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CAPITOLO 15

Battaglie per la libertà religiosa

Battaglie per la libertà religiosa

IN QUESTO CAPITOLO

Cristo aiuta i suoi seguaci a lottare per ottenere il riconoscimento legale e veder tutelato il loro diritto di ubbidire alle leggi di Dio

1, 2. (a) Cos’è che attesta che siamo cittadini del Regno di Dio? (b) Perché a volte i Testimoni di Geova hanno dovuto ingaggiare battaglie per la libertà religiosa?

 SIETE cittadini del Regno di Dio? Quali Testimoni di Geova, lo siete senz’altro. E cosa lo attesta? Non un passaporto o qualche altro documento, ma il modo in cui adorate Geova Dio. La vera adorazione non chiama in causa solo quello in cui crediamo ma anche ciò che facciamo, la nostra ubbidienza alle leggi del Regno di Dio. Tocca ogni aspetto della nostra vita, compreso il modo in cui cresciamo i figli e l’approccio che abbiamo di fronte ad alcune questioni mediche.

2 A volte il mondo in cui viviamo non rispetta né la nostra cittadinanza né ciò che essa comporta. Alcuni governi hanno tentato di limitare la nostra libertà di culto o addirittura di privarcene completamente. Talvolta i sudditi del Re messianico hanno dovuto lottare per essere liberi di seguire le sue leggi. Non c’è da sorprendersi, visto che anche nei tempi biblici i servitori di Geova hanno dovuto lottare per essere liberi di adorarlo.

3. Quale lotta dovette ingaggiare il popolo di Dio ai giorni della regina Ester?

3 Ad esempio, ai giorni di Ester, regina di Persia, il popolo di Dio dovette combattere per la sua stessa sopravvivenza. Come mai? Il primo ministro, il malvagio Aman, aveva suggerito al re Assuero di far uccidere tutti gli ebrei dell’impero, perché “le loro leggi [erano] diverse da quelle di tutti gli altri popoli” (Est. 3:8, 9, 13). Geova abbandonò i suoi servitori? Tutt’altro, concesse un esito favorevole agli appelli che Ester e Mardocheo presentarono al re perché proteggesse il popolo di Dio (Est. 9:20-22).

4. Cosa considereremo in questo capitolo?

4 Che dire dei nostri giorni? Come abbiamo visto nel capitolo precedente, le autorità a volte si sono opposte ai Testimoni di Geova. In questo capitolo vedremo alcuni modi in cui i governi hanno cercato di imporre restrizioni alla nostra adorazione. Ci concentreremo su tre aspetti: (1) il diritto di esistere come organizzazione e di esercitare liberamente il culto, (2) la libertà di scegliere terapie mediche che siano in armonia con i princìpi biblici e (3) il diritto dei genitori di educare i figli in base alle norme di Geova. Analizzando ciascun aspetto, vedremo come i leali cittadini del Regno messianico hanno lottato con coraggio per salvaguardare la loro preziosa cittadinanza e come i loro sforzi sono stati premiati.

Battaglie per il riconoscimento legale e per le libertà fondamentali

5. Di che utilità è il riconoscimento legale per i veri cristiani?

5 Abbiamo forse bisogno del riconoscimento legale da parte dei governi umani per adorare Geova? No, ma il riconoscimento legale facilita la nostra adorazione. Ci permette ad esempio di riunirci liberamente nelle nostre Sale del Regno e Sale delle Assemblee, di stampare e importare pubblicazioni bibliche e di predicare la buona notizia senza intralci. In molti paesi i Testimoni di Geova sono legalmente registrati e godono della stessa libertà di culto degli aderenti ad altre religioni ufficialmente riconosciute. Cosa è successo, però, quando i governi ci hanno negato il riconoscimento o hanno tentato di limitare le nostre libertà fondamentali?

6. Quale situazione dovettero affrontare i Testimoni di Geova in Australia agli inizi degli anni ’40?

6 Australia. Agli inizi degli anni ’40 il governatore generale definì le nostre credenze “pregiudizievoli” per lo sforzo bellico, e l’opera venne proscritta. I Testimoni non potevano più riunirsi né predicare liberamente, le attività della Betel vennero interrotte e le Sale del Regno furono messe sotto sequestro. Il semplice possedere le nostre pubblicazioni bibliche era proibito. Dopo aver operato in clandestinità per qualche anno, i nostri fratelli australiani trovarono infine sollievo. Il 14 giugno 1943 l’Alta Corte australiana annullò la proscrizione.

7, 8. Descrivete la battaglia per la libertà di culto che i nostri fratelli in Russia hanno combattuto nel corso degli anni.

7 Russia. Sotto il regime comunista i Testimoni di Geova videro vietate le loro attività per decenni, ma nel 1991 furono legalmente registrati. Nel 1992, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, furono ufficialmente riconosciuti dalla Federazione Russa. Di lì a poco, però, alcuni oppositori, in particolar modo di ambienti vicini alla Chiesa Ortodossa Russa, iniziarono a essere preoccupati per la nostra rapida crescita. Tra il 1995 e il 1998 presentarono una serie di cinque denunce penali contro i Testimoni di Geova. In nessun caso il procuratore trovò prove di colpevolezza. Nel 1998 quegli ostinati oppositori intentarono una causa civile. All’inizio i Testimoni vinsero la causa, ma i nostri avversari impugnarono la sentenza e nel maggio del 2001 vinsero in appello. Nell’ottobre di quell’anno cominciò un nuovo processo, che portò alla decisione del 2004 di sciogliere l’ente giuridico registrato che i Testimoni usavano a Mosca e di vietarne le attività.

8 Ne seguì un’ondata di persecuzione. (Leggi 2 Timoteo 3:12.) I Testimoni furono vittima di soprusi e aggressioni. Le pubblicazioni religiose vennero confiscate; inoltre diventò sempre più difficile affittare e costruire luoghi di culto. Immaginate come dovettero sentirsi i nostri fratelli di fronte a quelle difficoltà! Nel 2001 i Testimoni si erano già rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo e nel 2004 presentarono ulteriore documentazione. Nel 2010 la Corte emise la sentenza. Ravvisando l’intolleranza religiosa dietro alla proscrizione, la Corte deliberò che non c’era ragione di confermare le decisioni delle corti di grado inferiore, visto che non esisteva prova di reato a carico di nessun Testimone. La Corte, inoltre, osservò che la proscrizione era tesa a privare i Testimoni dei loro diritti. Questa sentenza riconfermò il diritto dei nostri fratelli alla libertà religiosa. Anche se diverse autorità russe non hanno recepito la sentenza della Corte, quelle vittorie hanno infuso grande coraggio nel popolo di Dio in Russia.

Titos Manoussakis (Vedi il paragrafo 9)

9-11. In che modo il popolo di Geova in Grecia si è battuto per la libertà di radunarsi per il culto, e con quali risultati?

9 Grecia. Nel 1983 Titos Manoussakis affittò una stanza a Candia (Iraklion), sull’isola di Creta, per le adunanze di un piccolo gruppo di Testimoni di Geova (Ebr. 10:24, 25). Poco dopo, però, un prete ortodosso sporse denuncia contro i Testimoni per l’uso che facevano di quella stanza. Il motivo era semplicemente che le credenze dei Testimoni differivano da quelle della Chiesa Ortodossa. Le autorità avviarono un procedimento penale contro Titos Manoussakis e altri tre Testimoni locali. Questi vennero multati e condannati a due mesi di detenzione. Quali leali cittadini del Regno di Dio, i Testimoni considerarono la decisione del tribunale una violazione della loro libertà di culto. Per questo ricorsero in giudizio presso i vari tribunali nazionali e infine presentarono appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

10 Nel 1996 la Corte europea inflisse un duro colpo agli oppositori della pura adorazione. Osservò che “i Testimoni di Geova soddisfano le condizioni di ‘religione conosciuta’ stabilite dalla legge greca” e che le decisioni dei tribunali di grado inferiore avevano avuto un “effetto diretto sulla libertà religiosa dei richiedenti”. Aggiunse che non spettava al governo greco “determinare se le credenze religiose o i mezzi usati per esprimere tali credenze sono legittimi”. Le sentenze contro i Testimoni furono ribaltate e fu garantita loro la libertà di culto.

11 Questa vittoria mise fine alla questione in Grecia? Purtroppo no. Fu solo nel 2012, dopo una battaglia legale durata quasi 12 anni, che nella cittadina di Cassandra si chiuse un caso simile. Questa volta l’opposizione era stata fomentata da un vescovo ortodosso. Il Consiglio di Stato, la massima autorità giuridica del paese, si espresse a favore del popolo di Dio. Nella sentenza venne citato il diritto alla libertà religiosa garantito dalla costituzione greca e venne confutata la reiterata accusa secondo cui i Testimoni di Geova non sono una religione conosciuta. Il Consiglio di Stato affermò: “Le dottrine dei ‘Testimoni di Geova’ non sono segrete e, di conseguenza, la loro è una religione conosciuta”. I membri della piccola congregazione di Cassandra sono ora felici di poter tenere le adunanze nella loro Sala del Regno.

12, 13. In che modo in Francia gli oppositori hanno cercato di progettare “affanno mediante decreto”, e con quali risultati?

12 Francia. Alcuni oppositori del popolo di Dio hanno usato la tattica di progettare “affanno mediante decreto”. (Leggi Salmo 94:20.) Per esempio, a metà degli anni ’90 il fisco avviò una verifica dei conti di uno degli enti giuridici usati dai Testimoni di Geova in Francia (Association Les Témoins de Jéhovah). Il ministro del Bilancio rivelò il vero scopo della verifica: “Il controllo può, in effetti, portare a un procedimento di liquidazione giudiziaria o a delle azioni penali [...] che possono destabilizzare il funzionamento dell’associazione, se non addirittura obbligarla a cessare le proprie attività sul nostro territorio”. Anche se non risultarono irregolarità, il fisco impose all’associazione una tassa esorbitante. Se avesse avuto successo, questa tattica non avrebbe lasciato ai nostri fratelli altra scelta che chiudere la filiale e vendere gli edifici per pagare quella tassa. Fu un duro colpo, ma i Testimoni non si arresero. Denunciarono vigorosamente questo trattamento ingiusto, arrivando nel 2005 a presentare il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

13 La Corte emise la sentenza il 30 giugno 2011. Affermò che il diritto alla libertà religiosa dovrebbe impedire allo Stato di pronunciarsi, se non in casi estremi, in merito alla legittimità delle credenze religiose o al modo in cui vengono espresse. E aggiunse: “L’imposizione fiscale [...] ha avuto quindi l’effetto di privare l’associazione di risorse essenziali, in quanto essa non era più in grado di assicurare concretamente ai propri fedeli il libero esercizio del loro culto”. La Corte si espresse unanimemente a favore dei Testimoni di Geova. Con grande gioia del popolo di Geova, il governo francese restituì all’associazione le imposte riscosse e gli interessi e, in conformità con la sentenza, svincolò dalle ipoteche le proprietà della filiale.

Possiamo pregare regolarmente per i nostri fratelli che stanno soffrendo a causa di ingiustizie perpetrate in nome della legge

14. Cosa possiamo fare per sostenere la lotta per la libertà religiosa?

14 Nell’antichità Ester e Mardocheo lottarono per la libertà di adorare Geova nel modo a lui gradito, e la stessa cosa fa il suo popolo oggi (Est. 4:13-16). Possiamo fare qualcosa anche a livello individuale? Sì, possiamo pregare regolarmente per i nostri fratelli che stanno soffrendo a causa di ingiustizie perpetrate in nome della legge. Tali preghiere possono essere un potente aiuto per coloro che subiscono difficoltà e persecuzioni. (Leggi Giacomo 5:16.) Geova agisce sulla base di tali preghiere? Le vittorie legali che abbiamo ottenuto dimostrano che lo fa sicuramente (Ebr. 13:18, 19).

Libertà di scegliere terapie nel rispetto delle proprie convinzioni

15. Quali fattori prendono in considerazione i servitori di Dio riguardo all’uso del sangue?

15 Come abbiamo visto nel capitolo 11, i cittadini del Regno di Dio hanno ricevuto chiare indicazioni scritturali per evitare un uso improprio del sangue, cosa molto comune oggi (Gen. 9:5, 6; Lev. 17:11; leggi Atti 15:28, 29). È vero che non accettiamo emotrasfusioni, ma vogliamo le migliori cure mediche possibili per noi e per i nostri cari, fintanto che tali terapie non entrano in conflitto con le leggi divine. Le più alte corti di molte nazioni hanno riaffermato il diritto di accettare o rifiutare una terapia in base alla propria coscienza o alle proprie convinzioni religiose. In alcuni paesi, però, il popolo di Dio ha incontrato grosse difficoltà al riguardo. Vediamo alcuni esempi.

16, 17. A causa di quale terapia una sorella giapponese rimase profondamente turbata, e in che modo le sue preghiere furono esaudite?

16 Giappone. Misae Takeda, una casalinga di 63 anni, aveva bisogno di un complesso intervento chirurgico. Quale leale cittadina del Regno di Dio, disse chiaramente al suo medico che voleva essere curata senza sangue. Rimase scioccata quando, mesi dopo, scoprì che durante l’intervento le era stata somministrata una trasfusione di sangue. Sentendosi violata e ingannata, nel giugno del 1993 la sorella Takeda fece causa ai medici e all’ospedale. Questa donna mite e affabile aveva una fede inamovibile. Diede un’intrepida testimonianza in un’aula di tribunale gremita, rimanendo sul banco dei testimoni per oltre un’ora nonostante la salute cagionevole. L’ultima volta che si presentò in tribunale fu giusto un mese prima di morire. Non sono forse da ammirare il suo coraggio e la sua fede? La sorella Takeda disse che chiedeva sempre a Geova di benedire la sua battaglia, sicura che le sue preghiere sarebbero state esaudite. Lo furono?

17 Il 29 febbraio 2000, tre anni dopo la morte della sorella Takeda, la Corte Suprema si pronunciò a suo favore, condannando la somministrazione dell’emotrasfusione contro le sue espresse volontà. La sentenza affermava che “la libertà di scelta” in tali casi “deve essere rispettata in quanto diritto della persona”. Grazie alla determinazione della sorella Takeda di lottare per la libertà di scelta in campo terapeutico nel rispetto della propria coscienza educata secondo la Bibbia, i Testimoni in Giappone possono ora essere curati senza il timore di emotrasfusioni coatte.

Pablo Albarracini (Vedi i paragrafi da 18 a 20)

18-20. (a) In che modo la Corte Suprema argentina difese il diritto di rifiutare le emotrasfusioni tramite una dichiarazione di volontà? (b) Come possiamo dimostrare sottomissione a Cristo riguardo all’uso improprio del sangue?

18 Argentina. Cosa fanno i cittadini del Regno per cautelarsi nel caso in cui vada presa una decisione in campo sanitario mentre sono in stato di incoscienza? Portano con sé un documento legalmente riconosciuto che parla al posto loro. Questo è ciò che fece Pablo Albarracini. Nel maggio del 2012, mentre era in corso una rapina, fu raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco. Arrivò in ospedale privo di sensi e, di conseguenza, non poté spiegare la sua posizione riguardo alle emotrasfusioni. Tuttavia aveva con sé una dichiarazione di volontà, debitamente redatta e firmata più di quattro anni prima. Benché le sue condizioni fossero gravi e alcuni medici insistessero nel dire che era indispensabile una trasfusione, il personale medico fu pronto a rispettare le sue volontà. Il padre di Pablo, però, che non era testimone di Geova, ottenne un’ordinanza del tribunale per revocare la decisione del figlio.

19 L’avvocato della moglie di Pablo presentò immediatamente un appello. Entro poche ore la corte d’appello ribaltò l’ordinanza del tribunale di grado inferiore, decidendo che le volontà del paziente, così come erano espresse nella dichiarazione di volontà, dovevano essere rispettate. Il padre di Pablo si appellò alla Corte Suprema. Ma questa concluse: “Non esistono ragioni per mettere in dubbio che il documento con cui Pablo ha espresso il suo rifiuto a essere trasfuso sia stato compilato nelle piene facoltà di intendere e di volere e in assoluta libertà”. E aggiunse: “Ogni adulto nel pieno delle facoltà può preparare delle direttive anticipate sulla propria salute, accettando o rifiutando determinate terapie mediche [...]. Tali direttive devono essere accettate dal medico che lo ha in cura”.

Avete compilato il documento sulle direttive anticipate?

20 Da allora il fratello Albarracini si è completamente ristabilito. È contento, come lo è la moglie, di aver compilato a suo tempo il documento con le direttive anticipate. Con quel gesto semplice ma importante ha dimostrato la sua sottomissione a Cristo, Re del Regno di Dio. Che dire di voi e della vostra famiglia? Avete preso misure simili?

April Cadoreth (Vedi i paragrafi da 21 a 24)

21-24. (a) Come arrivò la Corte Suprema del Canada a emettere un’importante sentenza riguardo ai minori e alle trasfusioni di sangue? (b) Che incoraggiamento possono trarre da questo caso i ragazzi che servono Geova?

21 Canada. Generalmente i tribunali riconoscono ai genitori il diritto di scegliere le terapie mediche nel migliore interesse dei figli. A volte hanno persino stabilito che la volontà di un minore maturo nella scelta di un trattamento sanitario deve essere presa in considerazione. È quanto è accaduto nel caso di April Cadoreth. A 14 anni April fu ricoverata in ospedale con una grave emorragia interna. Alcuni mesi prima aveva redatto le proprie direttive anticipate, specificando che non avrebbe accettato trasfusioni di sangue nemmeno in una situazione di emergenza. Il medico che l’aveva in cura decise di ignorare le espresse volontà di April e sollecitò un’ordinanza del tribunale per poterla trasfondere. Le furono somministrate in modo coatto tre unità di globuli rossi concentrati. April disse poi di essersi sentita violentata.

22 April e i suoi genitori adirono le vie legali. Dopo due anni il caso arrivò alla Corte Suprema. Anche se tecnicamente April perse il ricorso relativo alla legittimità costituzionale, la Corte dispose che le venissero rimborsate le spese legali e deliberò a favore suo e di altri minori maturi che cercano di esercitare il diritto di scelta in campo terapeutico. La Corte affermava: “Nel contesto dei trattamenti sanitari, si dovrebbe dare ai minori sotto i 16 anni l’opportunità di dimostrare che il loro punto di vista riguardo a una particolare decisione in campo terapeutico riflette un sufficiente grado di indipendenza di pensiero e maturità”.

23 È significativo il fatto che la Corte Suprema abbia preso in considerazione i diritti costituzionali dei minori maturi. Prima di questa sentenza, un tribunale canadese poteva autorizzare una terapia su un minore sotto i 16 anni ogni volta che la riteneva nei migliori interessi del minore stesso. Ora, invece, un tribunale non può autorizzare un trattamento che vada contro la volontà di un minore sotto i 16 anni senza avergli prima dato la possibilità di dimostrare che è abbastanza maturo da prendere decisioni autonome.

“Sapere di aver avuto una piccola parte nel glorificare il nome di Dio e dimostrare che Satana è un bugiardo mi ha reso davvero felice”

24 Quando le è stato chiesto se è valsa la pena di combattere questa battaglia legale durata tre anni, April ha risposto di sì. Ora che si è rimessa ed è una pioniera regolare dice: “Sapere di aver avuto una piccola parte nel glorificare il nome di Dio e dimostrare che Satana è un bugiardo mi ha reso davvero felice”. L’esperienza di April indica che i giovani possono prendere coraggiosamente posizione, dimostrandosi veri cittadini del Regno di Dio (Matt. 21:16).

Libertà di educare i figli in base alle norme di Geova

25, 26. Quale situazione può presentarsi in seguito a un divorzio?

25 Geova affida ai genitori la responsabilità di crescere i figli secondo le sue norme (Deut. 6:6-8; Efes. 6:4). È un compito impegnativo, ma può diventarlo ancora di più quando c’è di mezzo un divorzio. I genitori possono avere punti di vista molto diversi sull’educazione dei figli. Per esempio, un genitore Testimone è convinto che suo figlio debba essere allevato secondo le norme cristiane, mentre un genitore non Testimone può non essere d’accordo. Ovviamente il genitore Testimone riconoscerà rispettosamente che, anche se il vincolo matrimoniale è stato sciolto dal divorzio, entrambi i genitori sono coinvolti nell’educazione dei figli.

26 Può darsi che il genitore non Testimone si rivolga a un tribunale per ottenere l’affidamento del figlio in modo da gestire la sua educazione religiosa. Alcuni ritengono che per un figlio crescere come testimone di Geova sia penalizzante, adducendo forse come motivo che gli verrà impedito di festeggiare i compleanni o altre ricorrenze e, in una situazione di emergenza, di ricevere un’“indispensabile” trasfusione di sangue. Fortunatamente la maggioranza dei tribunali valuta ciò che è nei migliori interessi del bambino anziché esprimersi sulla presunta dannosità della religione di uno dei genitori. Vediamo alcuni esempi.

27, 28. Come si espresse la Corte Suprema dell’Ohio in merito all’accusa che per un figlio è penalizzante crescere come testimone di Geova?

27 Stati Uniti. Nel 1992 la Corte Suprema dell’Ohio prese in esame un caso in cui un padre non Testimone asseriva che suo figlio ne avrebbe risentito se fosse cresciuto come testimone di Geova. Il tribunale di grado inferiore gli aveva dato ragione, concedendo a lui l’affidamento. Alla madre, Jennifer Pater, era stato garantito il diritto di visita, ma le era stato intimato di non “insegnare al bambino le credenze dei Testimoni di Geova né di esporlo ad esse in alcuna maniera”. Questa ordinanza del tribunale poteva essere interpretata in modo così ampio da impedire alla sorella Pater persino di parlare con suo figlio Bobby della Bibbia e delle norme morali in essa contenute. Pensate a come dovette sentirsi Jennifer! Era distrutta, eppure, come lei stessa afferma, imparò ad avere pazienza e ad aspettare Geova. “Geova non mi ha mai lasciato”, dice. Il suo avvocato, coadiuvato dalla nostra organizzazione, si appellò alla Corte Suprema dell’Ohio.

28 La Corte respinse la decisione del tribunale di grado inferiore, affermando che “i genitori hanno il diritto fondamentale di educare i figli, il che include il diritto di trasmettere loro i propri valori religiosi e morali”. Secondo quanto dichiarato dalla Corte, a meno che non fosse stato dimostrato che i valori religiosi dei Testimoni di Geova avrebbero danneggiato il benessere fisico e mentale del bambino, il tribunale non poteva limitare i diritti di affidamento di un genitore sulla base della religione. La Corte non rilevò alcuna prova che le convinzioni religiose dei Testimoni avrebbero influito negativamente sulla salute mentale o fisica del bambino.

Molti tribunali si sono pronunciati a favore di genitori Testimoni in merito all’affidamento dei figli

29-31. Perché una sorella danese perse l’affidamento della figlia, e cosa decise in merito la Corte Suprema?

29 Danimarca. Anita Hansen si trovò in una situazione simile quando il suo ex marito presentò un ricorso al tribunale per ottenere l’affidamento di Amanda, la loro bambina di sette anni. Nel 2000 il tribunale distrettuale aveva concesso l’affidamento alla sorella Hansen, ma il padre della bambina si appellò al tribunale di grado superiore, che ribaltò la sentenza e concesse a lui l’affidamento. Secondo questo tribunale, visto che le convinzioni religiose dei genitori li portavano a visioni contrastanti della vita, il padre sarebbe stato nella posizione migliore per gestire tali contrasti. In sostanza, quindi, la sorella Hansen perse l’affidamento perché era testimone di Geova.

30 Durante quel difficile periodo la sorella Hansen si sentiva a volte così confusa che non sapeva per cosa pregare. “Comunque”, racconta, “il pensiero espresso in Romani 8:26 e 27 mi era di grande conforto. Sentivo che Geova capiva esattamente cosa volevo dirgli. Ha sempre vegliato su di me e non mi ha mai abbandonato”. (Leggi Salmo 32:8; Isaia 41:10.)

31 La sorella Hansen si appellò alla Corte Suprema. Nella sentenza la Corte affermò: “La questione dell’affidamento va decisa valutando oggettivamente ciò che è nei migliori interessi del minore”. Inoltre sostenne che l’affidamento va disposto in base al modo in cui i genitori gestiscono i contrasti, non in base alle “dottrine e posizioni” dei Testimoni di Geova. Con grande sollievo della sorella Hansen, la Corte riconobbe la sua idoneità e le concesse nuovamente l’affidamento di Amanda.

32. In che modo la Corte europea dei diritti dell’uomo ha difeso i genitori Testimoni dalla discriminazione?

32 Vari paesi d’Europa. In alcuni casi le controversie legali riguardanti l’affidamento dei figli sono andate oltre le più alte corti nazionali. Anche la Corte europea dei diritti dell’uomo ha preso in esame la questione. In due casi ha riconosciuto che i tribunali nazionali avevano trattato i genitori Testimoni diversamente dai non Testimoni semplicemente sulla base della religione. Definendo discriminatorio tale trattamento, la Corte ha stabilito che “una distinzione basata essenzialmente su una differenza puramente religiosa non è accettabile”. Una madre Testimone che ha beneficiato di una decisione simile da parte della Corte europea ha espresso il suo sollievo e ha affermato: “Mi ha fatto molto male essere accusata di danneggiare i miei figli, quando tutto quello che cercavo di fare era dare loro ciò che ritenevo fosse il meglio: un’educazione cristiana”.

33. In che modo i genitori Testimoni possono applicare il principio di Filippesi 4:5?

33 Il genitore Testimone che vede attaccato il proprio diritto di instillare nel cuore dei figli le norme bibliche cerca di dimostrarsi ragionevole. (Leggi Filippesi 4:5.) Riconosce che, proprio come lui o lei desidera esercitare il diritto di insegnare ai figli le norme di Dio, così anche il genitore non Testimone, se lo vuole, ha il diritto di partecipare all’educazione dei figli. Con che serietà il genitore Testimone assolve il compito di educare un figlio?

34. Come possono i genitori cristiani imitare l’esempio degli ebrei dei giorni di Neemia?

34 È interessante esaminare ciò che successe ai giorni di Neemia. Gli ebrei lavorarono duramente per riparare e ricostruire le mura di Gerusalemme. Sapevano che così facendo avrebbero protetto se stessi e le loro famiglie dalle nazioni nemiche circostanti. Per questo Neemia li esortò: “Combattete per i vostri fratelli, per i vostri figli e per le vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre case” (Nee. 4:14). Per quegli ebrei valeva davvero la pena di combattere. Analogamente, oggi i genitori Testimoni di Geova ce la mettono tutta per crescere i figli nella verità. Sanno che questi sono bombardati da influenze malsane a scuola e altrove. Tali influenze possono perfino insinuarsi tra le pareti domestiche attraverso i mass media. Genitori, non dimenticate mai che vale davvero la pena di lottare per provvedere ai vostri figli un ambiente sicuro in cui possano crescere spiritualmente sani.

Fiduciosi che Geova sostiene la vera adorazione

35, 36. Quali benefìci hanno conseguito i Testimoni di Geova lottando per i loro diritti, e cosa siamo decisi a fare?

35 Geova ha senz’altro benedetto la lotta che la sua moderna organizzazione ha ingaggiato per il diritto di adorarlo liberamente. Spesso, portando avanti tali azioni legali, i servitori di Dio sono riusciti a dare una potente testimonianza in tribunale e al pubblico in generale (Rom. 1:8). Le loro numerose vittorie legali hanno riaffermato di riflesso i diritti civili di molti non Testimoni. Tuttavia siamo servitori di Dio, non riformatori sociali, e non siamo in cerca di rivincite. Se i Testimoni di Geova sono ricorsi ai tribunali per far valere i loro diritti, è stato per stabilire e promuovere la pura adorazione. (Leggi Filippesi 1:7.)

36 Non sottovalutiamo mai quanto possiamo imparare dall’esempio di fede dato da chi ha lottato per essere libero di adorare Geova. Continuiamo a servirlo con fedeltà, fiduciosi che sostiene la nostra opera e continua a infonderci la forza di fare la sua volontà (Isa. 54:17).