Conoscete Geova come lo conoscevano Noè, Daniele e Giobbe?

Conoscete Geova come lo conoscevano Noè, Daniele e Giobbe?

“Gli uomini dediti al male non possono capire il giudizio, ma quelli che cercano Geova possono capire ogni cosa” (PROV. 28:5)

CANTICI: 43, 133

1-3. (a) Cosa ci aiuterà ad avere l’approvazione di Dio durante gli ultimi giorni? (b) Cosa analizzeremo in questo articolo?

MENTRE gli ultimi giorni si avvicinano alla loro conclusione, i malvagi “germogliano come la vegetazione” (Sal. 92:7). Non ci sorprende quindi che le norme morali vengano sempre più spesso ignorate. In un contesto del genere, come possiamo essere “bambini in quanto a malizia” e al tempo stesso “uomini fatti nelle facoltà d’intendimento”? (1 Cor. 14:20).

2 La risposta si trova nella scrittura base di questo articolo, che in parte dice: “Quelli che cercano Geova possono capire ogni cosa”, ovvero tutto quello che è necessario per avere la sua approvazione (Prov. 28:5). Un concetto simile è espresso in Proverbi 2:7, 9, dove si legge: “Ai retti [Geova] riserverà la saggezza”. Di conseguenza, questo tipo di persone sono in grado di ‘comprendere la giustizia e il giudizio e la rettitudine, l’intero corso di ciò che è buono’.

3 Noè, Daniele e Giobbe ebbero questa saggezza di origine divina (Ezec. 14:14). Lo stesso vale per i servitori di Dio oggi. Ma che dire di noi personalmente? ‘Capiamo ogni cosa’ necessaria per avere l’approvazione di Geova? Il segreto sta nel conoscerlo davvero bene. Con questo in mente, vediamo (1) come Noè, Daniele e Giobbe impararono a conoscere Dio, (2) come questa conoscenza li aiutò e (3) come possiamo sviluppare una fede come la loro.

NOÈ CAMMINÒ CON DIO IN UN MONDO MALVAGIO

4. In che modo Noè imparò a conoscere Geova, e questa conoscenza cosa gli permise di fare?

4 Come Noè imparò a conoscere Geova. Fin dagli albori della storia umana, uomini e donne di fede hanno imparato a conoscere Dio principalmente in tre modi: osservando la creazione, ascoltando altri fedeli servitori di Dio e sperimentando di persona i benefìci che si hanno quando si seguono le norme e i princìpi di Dio (Isa. 48:18). Osservando la creazione, Noè avrà avuto molte prove non solo dell’esistenza di Dio ma anche delle sue tante invisibili qualità, tra cui “la sua sempiterna potenza e Divinità” (Rom. 1:20). Di conseguenza Noè non si limitò a credere in Dio, ma sviluppò anche una forte fede in lui.

5. In che modo Noè venne a conoscenza del proposito di Dio per gli esseri umani?

5 “La fede segue ciò che si ode” (Rom. 10:17). In che modo Noè sentì parlare di Geova? Di certo imparò molto dai suoi parenti. Tra questi c’era suo padre Lamec, un uomo di fede che nacque quando Adamo era ancora vivo. (Vedi l’immagine iniziale.) Tra i parenti di Noè c’erano anche il nonno Metusela e il trisavolo Iared, che morì 366 anni dopo la nascita di Noè (Luca 3:36, 37). * Forse questi uomini e magari le loro mogli parlarono a Noè degli inizi della storia umana, del proposito di Dio che la terra fosse popolata da persone giuste, e della ribellione in Eden, le cui conseguenze erano sotto i suoi occhi (Gen. 1:28; 3:16-19, 24). In ogni caso, quello che Noè imparò toccò il suo cuore e lo spinse a servire Dio (Gen. 6:9).

6, 7. In che modo la speranza rafforzò la fede di Noè?

6 La fede diventa più forte grazie alla speranza. Pensiamo, quindi, a come dev’essersi sentito Noè quando capì che il suo nome, che probabilmente significa “riposo” o “consolazione”, dava motivo di sperare! (Gen. 5:29, nt.). Sotto ispirazione Lamec aveva detto di Noè: “Questi ci recherà conforto [...] dal dolore delle nostre mani derivante dal suolo che Geova ha maledetto”. Noè sperava in Geova: come i suoi antenati Abele ed Enoc, credeva nel “seme”, o discendenza, che avrebbe schiacciato la testa del serpente (Gen. 3:15).

7 Forse Noè non aveva compreso la profezia di Genesi 3:15 in tutti i suoi dettagli, ma aveva capito che dava una speranza per il futuro. Enoc aveva proclamato un messaggio simile a quello contenuto nella promessa fatta nell’Eden, preannunciando il giudizio di Dio sui malvagi (Giuda 14, 15). Le parole di Enoc, che avranno il loro adempimento definitivo ad Armaghedon, rafforzarono sicuramente la fede e la speranza di Noè.

8. In quali modi conoscere bene Dio protesse Noè?

8 Conoscere bene Dio aiutò Noè. Conoscere bene Dio permise a Noè di sviluppare fede e sapienza, che lo protessero soprattutto in senso spirituale. Per esempio, siccome “camminò con il vero Dio”, non camminò con persone malvage, cioè non stette in loro compagnia. Quelle persone prive di fede si erano fatte impressionare dai poteri sovrumani dei demoni scesi sulla terra e forse erano addirittura arrivate al punto di adorarli; Noè invece non si fece ingannare (Gen. 6:1-4, 9). Inoltre sapeva che il comando di riprodursi e di riempire la terra era stato dato agli esseri umani (Gen. 1:27, 28). Quindi doveva sapere che l’unione tra donne e spiriti materializzati era innaturale e sbagliata. Questa conclusione fu senz’altro confermata quando i figli nati da quelle unioni si rivelarono più grandi e più forti del normale. Alla fine Dio avvisò Noè che intendeva portare un diluvio sulla terra. Noè ebbe fede in quell’avvertimento; di conseguenza costruì l’arca, grazie alla quale lui e la sua famiglia si salvarono (Ebr. 11:7).

9, 10. Come possiamo imitare la fede di Noè?

9 Come possiamo sviluppare una fede come quella di Noè? Il segreto è studiare attentamente la Parola di Dio, prendere sul serio quello che impariamo e permettere a questa conoscenza di modellarci e guidarci (1 Piet. 1:13-15). Così facendo, fede e sapienza ci proteggeranno dalle astute tattiche di Satana e dal malvagio spirito del mondo (2 Cor. 2:11). Questo spirito alimenta l’amore per la violenza e per l’immoralità, e induce le persone a concentrarsi sui desideri della carne (1 Giov. 2:15, 16). Potrebbe anche spingere quelli che sono spiritualmente deboli a ignorare le prove del fatto che il grande giorno di Geova è vicino. Non dimentichiamo che, quando paragonò i nostri giorni a quelli di Noè, Gesù non parlò di violenza e immoralità, ma di quanto sia pericoloso essere indifferenti verso le cose spirituali. (Leggi Matteo 24:36-39.)

10 Chiediamoci: “Il mio modo di vivere dimostra che conosco bene Geova? La mia fede mi spinge a vivere secondo le sue giuste norme e a insegnarle ad altri?” Le nostre risposte ci permetteranno di capire se anche noi stiamo ‘camminando con il vero Dio’.

DANIELE MOSTRÒ SAPIENZA IN UNA CITTÀ PAGANA

11. (a) Cosa impariamo sui genitori di Daniele dall’amore che lui aveva per Dio? (b) Quali qualità di Daniele vorreste imitare?

11 Come Daniele imparò a conoscere Geova. Daniele doveva aver ricevuto un’ottima educazione dai suoi genitori, che gli avevano insegnato ad amare Geova e la sua Parola. Daniele continuò ad avere questo amore per tutta la vita; anche in tarda età studiava attentamente le Scritture (Dan. 9:1, 2). Dalla sua sentita preghiera riportata in Daniele 9:3-19 emerge la profonda conoscenza che aveva di Dio e di come Lui aveva agito con gli israeliti. Potremmo leggere questa preghiera e meditarci su, prestando attenzione a quello che ci dice sul conto di Daniele.

12-14. (a) In quali modi Daniele mostrò sapienza? (b) In che modo Dio benedisse il coraggio e la lealtà di Daniele?

12 Conoscere bene Dio aiutò Daniele. Per un ebreo fedele vivere nella pagana Babilonia non dev’essere stato per niente facile. Per esempio, agli ebrei Geova aveva detto: “Cercate [...] la pace della città alla quale vi ho fatto andare in esilio” (Ger. 29:7). Allo stesso tempo richiedeva che adorassero solo lui con tutto il cuore (Eso. 34:14). Cosa permise a Daniele di trovare l’equilibrio tra questi due comandi? La sapienza lo aiutò a capire appieno il principio della sottomissione relativa alle autorità secolari. Centinaia di anni dopo, Gesù insegnò questo stesso principio (Luca 20:25).

13 Pensiamo a quello che Daniele fece quando un decreto vietò per 30 giorni di rivolgere preghiere a qualsiasi dio o uomo all’infuori del re. (Leggi Daniele 6:7-10.) Daniele avrebbe potuto accampare scuse e dire: “Sono solo 30 giorni!” Ma non permise che un editto reale diventasse più importante dell’adorazione che rendeva a Dio. Avrebbe anche potuto pregare con discrezione così da non essere visto, ma sapeva che le sue abitudini in relazione alla preghiera erano note a tutti. Perciò, anche se significava mettere in pericolo la propria vita, Daniele decise di non dare nemmeno l’impressione di essere sceso a compromessi.

14 Prendendo questa decisione dimostrò coraggio e lealtà, e Geova lo benedisse: con un miracolo lo salvò da una morte crudele. In seguito a questo, molti, anche nelle più distanti parti dell’impero medo-persiano, sentirono parlare di Geova (Dan. 6:25-27).

15. Come possiamo sviluppare una fede come quella di Daniele?

15 Come possiamo sviluppare una fede come quella di Daniele? Il segreto per avere una forte fede è non solo leggere la Parola di Dio ma anche ‘afferrarne il significato’ (Matt. 13:23). Abbiamo bisogno di sapere come la pensa Geova, e quindi anche di capire bene i princìpi biblici. Per fare questo è necessario meditare su quello che leggiamo. È altrettanto importante pregare regolarmente e in modo sentito, soprattutto quando affrontiamo situazioni difficili. Quando preghiamo con fede per avere sapienza e forza, Geova ce le concede generosamente (Giac. 1:5).

GIOBBE SEGUÌ I PRINCÌPI DIVINI NEL BENE E NEL MALE

16, 17. In che modo Giobbe imparò a conoscere bene Dio?

16 Come Giobbe imparò a conoscere Geova. Giobbe non era un israelita, ma era un parente alla lontana di Abraamo, Isacco e Giacobbe, e a loro Geova aveva rivelato dettagli sulla sua personalità e sul proposito che aveva per gli esseri umani. In un modo che la Bibbia non rivela, Giobbe imparò molte di quelle preziose verità (Giob. 23:12). “Per sentito dire ho udito di te”, disse (Giob. 42:5). Inoltre, Geova stesso confermò che quello che Giobbe aveva detto su di lui era vero (Giob. 42:7, 8).

La nostra fede si rafforza quando vediamo le invisibili qualità di Dio evidenti nella creazione (Vedi il paragrafo 17)

17 Giobbe aveva anche visto molte delle invisibili qualità di Dio nella creazione (Giob. 12:7-9, 13). E sia Eliu che Geova si servirono di alcuni aspetti della creazione per ricordargli la piccolezza dell’uomo rispetto alla grandezza di Dio (Giob. 37:14; 38:1-4). Le parole di Geova toccarono il cuore di Giobbe, che infatti gli rispose umilmente: “Ho saputo che tu puoi fare ogni cosa, e non c’è idea che sia per te irrealizzabile. [...] Mi pento nella polvere e nella cenere” (Giob. 42:2, 6).

18, 19. In quali modi Giobbe dimostrò di conoscere bene Geova?

18 Conoscere bene Dio aiutò Giobbe. Giobbe capiva a fondo i princìpi divini, conosceva bene Geova e agiva sulla base di questa conoscenza. Per esempio, sapeva che non poteva dire di amare Dio e al tempo stesso trattare male il prossimo (Giob. 6:14). Non si considerava superiore agli altri; anzi, si interessava di tutti, ricchi o poveri, come se facessero parte della sua famiglia. “Colui che fece me nel ventre non fece forse [loro]?”, disse (Giob. 31:13-22). Anche quando ebbe ricchezza e prestigio, non pensò mai che gli altri fossero meno importanti di lui. Che differenza rispetto a molti che oggi sono ricchi e potenti!

19 Giobbe respinse tutte le forme di idolatria, anche quelle che potevano nascondersi nel suo cuore. Sapeva che la falsa adorazione, compreso l’attaccamento alle cose materiali, lo avrebbe portato a rinnegare “il vero Dio di sopra”. (Leggi Giobbe 31:24-28.) Inoltre, per lui il matrimonio era un legame sacro tra un uomo e una donna. Aveva addirittura fatto un patto con i suoi occhi per non guardare una vergine in modo immorale (Giob. 31:1). E lo aveva fatto in un periodo in cui Dio tollerava la poligamia. Quindi, se avesse voluto, avrebbe potuto avere una seconda moglie. * Evidentemente, però, aveva preso a modello il matrimonio così come Dio lo aveva stabilito nell’Eden, e vi si attenne come se fosse una legge (Gen. 2:18, 24). Circa 1.600 anni dopo, Gesù Cristo insegnò gli stessi giusti princìpi in relazione al matrimonio e alla morale in campo sessuale (Matt. 5:28; 19:4, 5).

20. In che modo conoscere bene Geova e le sue norme ci aiuta a scegliere in modo saggio amicizie e divertimenti?

20 Come possiamo sviluppare una fede come quella di Giobbe? Ancora una volta il segreto è conoscere bene Geova e permettere a questa conoscenza di guidarci in ogni aspetto della vita. Per esempio, il salmista Davide disse che Geova “odia chiunque ama la violenza” e che non dovremmo stare in compagnia di “uomini di falsità”. (Leggi Salmo 11:5; 26:4.) Cosa ci rivelano questi versetti sul modo di pensare di Dio? Come dovrebbe influire questo sulle nostre priorità, sull’uso che facciamo di Internet e sulle decisioni che prendiamo in fatto di amicizie e divertimenti? Le nostre risposte ci aiuteranno a capire quanto conosciamo Geova. Per rimanere integri in questo mondo complicato e malvagio, dobbiamo esercitare le nostre “facoltà di percezione” così da distinguere non solo quello che è giusto da quello che è sbagliato, ma anche quello che è saggio da quello che non lo è (Ebr. 5:14; Efes. 5:15).

21. Cosa ci permetterà di “capire ogni cosa” necessaria per avere l’approvazione di Geova?

21 Noè, Daniele e Giobbe ricercarono Geova con tutto il cuore, e lui si lasciò trovare; li aiutò a “capire ogni cosa” necessaria per avere la sua approvazione. Così loro diventarono esempi di giustizia ed ebbero una vita davvero soddisfacente (Sal. 1:1-3). Perciò chiediamoci: “Conosco Geova quanto lo conoscevano Noè, Daniele e Giobbe?” A dirla tutta, grazie all’abbondante luce spirituale che abbiamo oggi possiamo conoscerlo anche meglio! (Prov. 4:18). Perciò scaviamo a fondo nella Parola di Dio, meditiamoci su e preghiamo per avere spirito santo. Così ci avvicineremo ancora di più al nostro Padre celeste e agiremo con perspicacia e saggezza in questo mondo malvagio (Prov. 2:4-7).

^ par. 5 Anche Enoc, il bisnonno di Noè, “continuò a camminare con il vero Dio”. Ma “Dio lo prese” 69 anni prima della nascita di Noè (Gen. 5:23, 24).

^ par. 19 Lo stesso si potrebbe dire di Noè: aveva una sola moglie, anche se la pratica della poligamia era iniziata subito dopo la ribellione in Eden (Gen. 4:19).