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Russia

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“DA DOVE si leva il sole fin dove tramonta, il mio nome sarà grande fra le nazioni”. (Mal. 1:11) Nella Russia odierna si riscontra quanto siano vere queste straordinarie parole profetiche pronunciate da Geova circa 2.450 anni fa. Quando il sole tramonta sui leali servitori di Geova della città di Kaliningrad, nella parte più occidentale del paese, già sta sorgendo sui proclamatori della penisola dei Ciukci, sullo stretto di Bering di fronte all’Alaska, a 11 fusi orari di distanza. Si può davvero dire che in Russia il sole non tramonta mai sull’opera di predicare il Regno e fare discepoli. Lo strenuo lavoro compiuto con coraggio da fratelli e sorelle sotto il regime sovietico è stato riccamente benedetto. Come vedremo, essi perseverarono nonostante la feroce persecuzione, spianando così la strada agli oltre 150.000 proclamatori odierni della Russia.

La “Federazione Russa”, com’è chiamata ufficialmente, non è costituita da una sola nazione o da un solo popolo. Come suggerisce il nome, è una federazione di stati, un insieme di etnie, lingue e popoli, ciascuno con la propria cultura. Inizieremo parlando non della Russia democratica di oggi, ma di quel crogiolo di etnie, lingue e religioni che era l’impero russo zarista oltre un centinaio di anni fa.

TESTIMONIANZA INTREPIDA AL CLERO MOSCOVITA

Fu in un clima di risveglio religioso che Semën Kozlickij, uomo molto devoto che aveva studiato in un seminario ortodosso russo, conobbe Charles Taze Russell, il quale coordinava l’attività degli Studenti Biblici, come erano noti allora i testimoni di Geova. Nina Luppo, nipote di Semën, in seguito scrisse: “Mio nonno si recò negli Stati Uniti nel 1891 e conobbe il fratello Russell. Conservava una foto che avevano fatto insieme e parlava sempre del suo fratello Russell”. Verso la fine dell’Ottocento, Russell e i suoi collaboratori attuarono un’opera di ripristino della pura adorazione, insegnando le potenti verità contenute nella Bibbia. Tale opera includeva la denuncia delle false dottrine insegnate dalle chiese e dal clero della cristianità. La verità biblica e lo zelo per la pura adorazione mostrato da Russell e dai suoi collaboratori indussero Semën a predicare intrepidamente al clero di Mosca. Quali furono i risultati?

“All’improvviso, e senza un processo, fu messo in catene ed esiliato in Siberia con l’accusa di oltraggio all’arcivescovo di Mosca”, proseguiva Nina, “e fu così che nel 1891 la parola di Dio raggiunse la Siberia”. Infine Semën Kozlickij fu trasferito in quella zona della Siberia che ora fa parte del Kazakistan. Lì continuò ad annunciare zelantemente la parola di Dio fino alla sua morte, avvenuta nel 1935.

‘NON C’È BUONA VOLONTÀ PER QUANTO RIGUARDA LA VERITÀ IN RUSSIA’

L’anno in cui Semën Kozlickij fu mandato in esilio, il fratello Russell effettuò il suo primo viaggio in Russia. Spesso vengono citate le sue parole riguardo a quella visita: “Non abbiamo visto nessuna apertura né buona volontà per quanto riguarda la verità in Russia”. Intendeva forse dire che le persone non volevano ascoltare la verità? No, era il regime assolutista che impediva loro anche solo di udirla.

Approfondendo la questione, nella Torre di Guardia di Sion (inglese) del 1° marzo 1892 il fratello Russell scrisse: “In Russia il governo tiene sotto stretto controllo tutti gli abitanti dell’impero, e lo straniero che si trova entro quei confini è sempre visto con sospetto. Deve esibire il passaporto in ogni albergo e in ogni stazione ferroviaria prima di entrare in una città, o in un paese, e prima di andarsene. Il proprietario dell’albergo ritira il passaporto e lo consegna al capo della polizia, che lo trattiene fino alla partenza; ogni straniero è quindi facilmente rintracciabile da quando arriva a quando lascia il paese. L’atteggiamento gentile ma distaccato di agenti e autorità vi ricorda che la vostra presenza è semplicemente tollerata. Inoltre, libri e carte in vostro possesso vengono esaminati attentamente per accertare che non ci sia nulla di contrario alle loro idee”.

Con quelle premesse sembrava che la predicazione della buona notizia avrebbe fatto poca strada. Eppure nulla poté impedire ai semi della verità di germogliare in Russia.

“IL GIORNO DELLE PICCOLE COSE”

Già nel 1887 La Torre di Guardia di Sion (inglese) riferiva che singoli numeri della rivista erano stati spediti in diversi luoghi, “persino in Russia”. Nel 1904 un gruppetto di Studenti Biblici della Russia scrisse di aver ricevuto pubblicazioni bibliche, ma dopo diverse peripezie. La lettera diceva: “Le pubblicazioni davano troppo nell’occhio e per poco non sono state bloccate” dalla censura. I fratelli di quel piccolo gruppo furono così grati di ricevere le pubblicazioni che dissero: “Qui sono come l’oro: è così difficile procurarsele!” Mostrando di capire lo scopo delle pubblicazioni aggiunsero: “Che il Signore ci conceda la sua benedizione e la possibilità di distribuire queste pubblicazioni!”

La predicazione della buona notizia in Russia era dunque iniziata sul serio e la vera adorazione stava pian piano prendendo piede. Era solo l’inizio ma, come scrisse il profeta Zaccaria, “chi ha disprezzato il giorno delle piccole cose?” — Zacc. 4:10.

Negli anni successivi zelanti fratelli della Germania spedirono pubblicazioni in Russia. Diverse erano in tedesco e molte persone che conoscevano la lingua accettarono la verità. Nel 1907 in Russia i fedeli di una chiesa battista tedesca ricevettero per posta copie della serie di libri L’Aurora del Millennio. Quindici di loro si schierarono a favore della vera adorazione e furono scomunicati. In seguito il ministro che li aveva osteggiati si convinse che L’Aurora del Millennio conteneva la verità.

Nel 1911 l’opera ricevette notevole impulso in un modo insolito: grazie a un viaggio di nozze. Gli Herkendell, due sposini tedeschi, passarono la luna di miele in Russia predicando a coloro che parlavano tedesco. Trovarono gruppi isolati di proclamatori del Regno e furono felici di dare loro aiuto spirituale.

Un po’ di tempo prima un lettore aveva scritto dalla Russia: “Per me le pubblicazioni che vengono dalla Germania sono preziose come la manna per i figli di Israele. . . . Che peccato che non siano in russo! Ogni volta che posso traduco io stesso qualcosa”. Fu così che si cominciò a tradurre, ma era solo l’inizio.

“MOLTE ANIME SONO ALLA RICERCA DI DIO”

Nel 1911, quando parte della Polonia era sotto il dominio russo, il fratello R. H. Oleszynski, un polacco che abitava a Varsavia, fece stampare in russo il volantino Dove sono i morti? In una lettera al fratello Russell scrisse: “Ne accludo una copia . . . Per diecimila copie hanno voluto 73 rubli . . . Le difficoltà non mancano, ma molte anime sono alla ricerca di Dio”. Quei volantini, insieme ad altre pubblicazioni, vennero lasciati a persone di lingua russa che li portarono con sé nel loro paese. Si era raggiunta una tappa importante in questo nuovo campo linguistico. Presto si produssero altre pubblicazioni, come volantini e opuscoli. Col passare del tempo venne tradotto anche materiale più impegnativo.

Nel 1912 il fratello Russell si recò in Finlandia, allora parte dell’impero russo. Kaarlo Harteva ricevette una procura per agire a nome della Watch Tower Bible and Tract Society in Finlandia. Il 25 settembre 1913, in rappresentanza dello zar, il console imperiale russo di New York appose alla procura un bollo governativo e la sua firma.

DOVEVA ESSERE UN GIRO DI PREDICAZIONE DI DUE MESI

Non mancava molto allo scoppio della prima guerra mondiale quando Joseph F. Rutherford partì da Brooklyn per visitare diversi paesi come rappresentante dell’organizzazione. Durante il viaggio incontrò nella città polacca di Łódź uno Studente Biblico di nome Dojczman. Di lì a poco il fratello Dojczman e la sua famiglia intrapresero quello che doveva essere un giro di predicazione di due mesi attraverso la Russia. Lo scoppio della guerra però prolungò la loro permanenza.

Dopo molte peripezie, i Dojczman si stabilirono in una cittadina sul Volga. Nel 1918 decisero di tornare in Polonia, ma non poterono a causa di un’epidemia di vaiolo. Poi scoppiò la guerra civile e le frontiere furono chiuse. In quegli anni i Dojczman persero tre figlie, una per il vaiolo, una per la polmonite e una per altre cause.

La gente viveva nel terrore e soffriva la fame. C’era chi moriva di stenti per la strada. Nel caos che si era creato molti, soprattutto gli stranieri, venivano accusati di complicità col “nemico” e giustiziati sommariamente, senza un processo. Un giorno un uomo irruppe nella casa dei Dojczman accompagnato da un soldato armato.

“È lui il nemico, prendilo!”, gridò l’uomo.

“Perché?”, chiese il soldato. “Cosa ha fatto?”

L’uomo aveva architettato tutto per non dover pagare al fratello Dojczman dei lavori di carpenteria. Dopo aver sentito le due campane, il soldato capì le cattive intenzioni dell’uomo e lo sbatté fuori. Poi disse al fratello Dojczman che ricordava una conversazione che avevano avuto su argomenti biblici. Probabilmente quella conversazione contribuì a salvare la vita al fratello Dojczman e alla sua famiglia. Nel 1921 il governo comunista vinse la resistenza armata e la guerra civile finì. I Dojczman tornarono a casa in Polonia.

GLI STUDENTI BIBLICI E I BOLSCEVICHI

Durante la prima guerra mondiale i pochi contatti tra i fratelli russi e quelli di altre zone furono interrotti. Probabilmente in Russia, come in altre parti del mondo, i fratelli di Cristo non avevano compreso appieno il significato dell’intronizzazione di Cristo. Non immaginavano certo che nel loro paese stavano per accadere alcuni degli avvenimenti più significativi del XX secolo, molti dei quali avrebbero adempiuto le profezie bibliche.

Nel 1917 la rivoluzione d’ottobre pose fine ai 370 anni di dominio degli zar. I bolscevichi, ora al potere in Russia, ignari della presenza del Signore Gesù Cristo, avevano piani ambiziosi: intendevano istituire una forma di governo completamente nuova. Nel giro di pochi anni nacque l’URSS, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, che sarebbe arrivata a includere quasi un sesto delle terre emerse.

È da notare che pochi anni prima della rivoluzione d’ottobre Vladimir Lenin, il primo leader dell’Unione Sovietica, aveva detto: “Ognuno deve essere pienamente libero non solo di professare qualsiasi religione, ma anche di diffondere qualsiasi religione e di cambiar religione. Nessun funzionario deve neppure avere il diritto di chiedere a una persona qualsiasi a quale religione appartenga: è una questione di coscienza, nella quale nessuno deve osare immischiarsi”. *

In alcune parti del paese queste direttive del Partito Operaio Socialdemocratico permisero a persone sincere di parlare ad altri delle verità bibliche. Nel complesso, però, fin dall’inizio il nuovo Stato fu improntato all’ateismo e assunse un posizione ostile nei confronti della religione, definita “l’oppio del popolo”. Uno dei primi decreti emanati dai bolscevichi fu quello che sanciva la separazione tra Chiesa e Stato. L’insegnamento da parte delle organizzazioni religiose divenne illegale e le proprietà ecclesiastiche furono confiscate.

Come venivano considerati dal nuovo governo i pochi gruppi di Studenti Biblici, che si mantenevano leali al Regno di Dio? Scrivendo dalla Siberia poco dopo la rivoluzione d’ottobre, uno Studente Biblico fece un triste quadro della situazione: “Probabilmente siete al corrente di quanto accade qui in Russia. Il governo sovietico si fonda sui princìpi del comunismo. Se da un lato è ben evidente l’impegno nella direzione della giustizia, dall’altro c’è la volontà di sbarazzarsi di tutto ciò che ha a che fare con Dio”.

Già verso il 1923 l’opposizione nei confronti degli Studenti Biblici si era intensificata. I fratelli scrissero: “Lo scopo di questa lettera è informarvi di ciò che sta accadendo in Russia. . . . Non ci manca il necessario, cibo, abiti, . . . ma abbiamo un gran bisogno di cibo spirituale. I libri inviatici sono stati confiscati dal governo. Quindi vi preghiamo di mandarci in forma di lettera brani di tutte le pubblicazioni che avete in lingua russa . . . Molti sono assetati della Parola di Verità. Non molto tempo fa cinque persone hanno reso pubblica la loro consacrazione con l’immersione in acqua, e anche quindici battisti si sono uniti a noi”.

La Torre di Guardia (inglese) del 15 dicembre 1923 commentava: “La Società sta tentando di introdurre pubblicazioni in Russia e continuerà a farlo, per grazia del Signore”. Dal 1925 La Torre di Guardia fu disponibile in russo, e questo ebbe un impatto immediato sull’opera di testimonianza nel paese. Per esempio, un fedele appartenente a un gruppo evangelico non riusciva a conciliare la dottrina dell’inferno di fuoco con l’idea di un Dio di amore. Quando espresse la sua perplessità ai suoi correligionari, questi pregarono che Dio lo salvasse da tali pensieri. In seguito lui e la moglie ricevettero alcuni numeri della Torre di Guardia e capirono immediatamente che era la verità. L’uomo scrisse per avere altre pubblicazioni dicendo: “Aspettiamo la manna da oltreoceano”. Anche altri fratelli della Russia confermarono di aver ricevuto la “manna” e ringraziarono i fratelli degli Stati Uniti per aver amorevolmente prodotto quelle pubblicazioni che rafforzavano la fede.

“MANDATEMI UN PO’ DI TUTTO”

L’edizione russa della Torre di Guardia del settembre 1925 conteneva una lettera toccante spedita dalla Siberia. Un insegnante, figlio di contadini, raccontava che nel 1909 si era trasferito insieme alla famiglia in Siberia dalla Russia meridionale. Scrisse che aveva letto le pubblicazioni con una gioia immensa e aggiunse: “Desidero di cuore approfondire sempre più le sante verità di Dio per poter combattere le tenebre con maggior efficacia e vigore”. Concluse la lettera richiedendo altre pubblicazioni con queste parole: “Vi prego, mandatemi un po’ di tutto”.

Nello stesso numero della rivista c’era la risposta degli editori: “Da un po’ di tempo cerchiamo di inviare pubblicazioni in Russia, ma tutti i nostri tentativi hanno incontrato l’opposizione governativa. Questa e altre lettere simili ricordano l’invocazione: ‘Passa in Macedonia e aiutaci’. (Atti 16:9) Verremo appena sarà possibile e se sarà volontà del Signore”.

La Torre di Guardia e altre pubblicazioni si sono dimostrate un mezzo davvero potente per predicare la buona notizia “in testimonianza” nella lingua russa. (Matt. 24:14) Fino al 2006 i testimoni di Geova avevano stampato in russo 691.243.952 copie delle loro pubblicazioni, più che in ogni altra lingua eccetto inglese, portoghese e spagnolo. Geova ha riccamente benedetto gli sforzi dei suoi Testimoni per proclamare il Regno.

TESTIMONIANZA AI RUSSI ALL’ESTERO

Con l’avvento al potere dei bolscevichi e la nascita dello Stato comunista molti russi emigrarono in altri paesi. La Torre di Guardia e le altre pubblicazioni in russo non venivano stampate nell’Unione Sovietica. Perciò il governo sovietico non poteva impedire l’afflusso di cibo spirituale in altri paesi. Alla fine degli anni ’20 del secolo scorso le pubblicazioni in russo arrivavano in tutto il mondo, e lettere di apprezzamento scritte da russi giungevano da Australia, Finlandia, Francia, Lettonia, Paraguay, Polonia, Stati Uniti e Uruguay.

In alcuni di questi paesi i fratelli disposero adunanze cristiane e organizzarono l’attività di predicazione in russo. Negli Stati Uniti venivano trasmesse regolarmente per radio conferenze bibliche in russo. Furono formate congregazioni di lingua russa, come quella di Brownsville, in Pennsylvania, e furono organizzate assemblee di distretto. Ad esempio all’assemblea russa di tre giorni tenuta nel maggio 1925 a Carnegie, in Pennsylvania, ci furono 250 presenti e 29 battezzati.

LE COSE CAMBIANO

Dopo la morte di Lenin il governo intensificò gli attacchi contro la religione. Il 1926 vide la formazione dell’Unione degli atei militanti, un nome che era tutto un programma. La pressante propaganda atea era intesa a sradicare completamente la fede in Dio dalla mente e dal cuore delle persone. In poco tempo l’ateismo si diffuse in tutto il vasto territorio dell’Unione Sovietica. In una lettera alla sede mondiale uno Studente Biblico scrisse dalla Russia: “I giovani stanno facendo propria questa concezione, che senza dubbio è un grosso ostacolo all’apprendimento della verità”.

L’Unione degli atei militanti pubblicava materiale propagandistico, tra cui la rivista Antireligioznik, che nel 1928 dichiarò: “L’oblast’ di Voronež è piena di sette”. * Tra gli altri menzionò 48 “Studenti delle Sacre Scritture” i cui “capi erano Zinčenko e Mitrofan Bovin”. La Torre di Guardia russa del settembre 1926 riportava la lettera di un Mikhail Zinčenko dalla Russia, che diceva: “La gente ha fame di cibo spirituale. . . . Abbiamo pochissime pubblicazioni. Il fratello Trjumpi e altri stanno traducendo e copiando le pubblicazioni, ed è così che ci nutriamo spiritualmente e ci rafforziamo l’un l’altro. Vi mandiamo i saluti di tutti i fratelli russi”.

Nel settembre 1926 il fratello Trjumpi scrisse che c’erano speranze che le autorità permettessero l’ingresso di pubblicazioni in russo. Chiese ai fratelli della Betel di Brooklyn di inviare volantini, opuscoli, libri e volumi rilegati della Torre di Guardia attraverso l’ufficio di Magdeburgo, in Germania. In risposta a questa richiesta il fratello Rutherford mandò a Mosca George Young. Egli arrivò il 28 agosto 1928. In una delle sue lettere scrisse: “Ho avuto delle esperienze interessanti, ma non so per quanto ancora mi sarà permesso di rimanere”. Anche se riuscì a farsi ricevere da un alto funzionario di Mosca, l’unica cosa che ottenne fu un visto valido fino al 4 ottobre 1928.

In quel periodo l’atteggiamento del nuovo Stato sovietico nei confronti della religione non era ben definito. In diversi documenti governativi si auspicava che i gruppi religiosi andassero a confluire nella manodopera dei soviet, i comitati dei lavoratori. Negli anni seguenti questo auspicio divenne una linea politica. Va specificato che il governo sovietico non aveva come obiettivo quello di uccidere i servitori di Geova, ma quello di conquistarne la mente e il cuore. Tentò di piegarli e di costringerli a una completa lealtà allo Stato. Di sicuro non voleva che manifestassero lealtà a Geova.

Dopo la partenza del fratello Young i fratelli russi continuarono a predicare con zelo il Regno di Dio. Danyil Starukhin fu incaricato di organizzare l’opera di predicazione del Regno in Russia. Per promuovere l’opera e incoraggiare i compagni di fede, il fratello Starukhin si recò a Mosca, Kursk, Voronež e altre città della Russia e dell’Ucraina. Insieme ad altri fratelli predicò ai battisti nei loro luoghi di culto, esponendo la verità riguardo a Gesù Cristo e al Regno di Dio. Nel gennaio 1929 a Kursk i fratelli riuscirono ad affittare un’ex chiesa per l’equivalente di 200 dollari all’anno, in modo da tenere apertamente le adunanze.

Poi, quello stesso anno, i fratelli della Betel di Brooklyn chiesero il permesso al Commissariato del popolo per il Commercio dell’Unione Sovietica di importare nel paese un piccolo quantitativo di pubblicazioni bibliche, che includeva 800 copie del libro L’Arpa di Dio e altrettante del libro Liberazione, oltre a 2.400 opuscoli. Dopo neanche due mesi il carico tornò al mittente con il timbro “Respinto dalla Commissione per la stampa”. Comunque i fratelli non si arresero. Alcuni pensarono che le pubblicazioni erano state respinte perché stampate con il vecchio sistema ortografico. Da quel momento in poi i fratelli si assicurarono che tutte le pubblicazioni fossero tradotte in russo in modo accurato e stampate secondo l’evoluzione della lingua.

NECESSARIA UNA TRADUZIONE DI QUALITÀ

A partire dal 1929 in diversi numeri della Torre di Guardia comparvero annunci volti a reperire traduttori qualificati che conoscessero l’inglese e il russo. Per esempio, La Torre di Guardia russa del marzo 1930 conteneva questo annuncio: “Si cerca un fratello dedicato e qualificato che conosca l’inglese e parli bene il russo per tradurre dall’inglese al russo”.

Geova era consapevole di quella necessità, e si trovarono traduttori in diversi paesi. Uno di questi fu Aleksandr Forstman, che già nel 1931 spediva alla sede mondiale tramite la filiale di Copenaghen articoli tradotti in russo. Il fratello Forstman era un brillante traduttore che viveva in Lettonia. Essendo istruito e avendo una buona conoscenza dell’inglese e del russo, traduceva velocemente le pubblicazioni bibliche. All’inizio dedicava alla traduzione solo qualche ora alla settimana, poiché lavorava per mantenere la moglie non credente e il figlio. Nel dicembre 1932 il fratello Forstman cominciò a tradurre a tempo pieno. In quegli anni tradusse volantini, opuscoli e libri. Morì nel 1942.

I fratelli ci tenevano molto a produrre pubblicazioni ben tradotte, perché pensavano che l’opera del Regno in Russia sarebbe stata presto legalizzata. William Dey, sorvegliante dell’Ufficio per l’Europa settentrionale, scrisse in una lettera al fratello Rutherford: “Quando la Russia aprirà le porte, e senz’altro succederà presto, sarà bene avere pubblicazioni ben tradotte da offrire ai suoi 180 milioni di abitanti”.

TRASMISSIONI RADIO

Un altro mezzo con cui la buona notizia si diffuse nell’immenso territorio della Russia fu la radio. La Torre di Guardia russa del febbraio 1929 conteneva questo annuncio: “Sono in programma conferenze radio in russo”. Le conferenze venivano trasmesse in Unione Sovietica dall’Estonia la seconda e la quarta domenica del mese.

Il fratello Wallace Baxter, sorvegliante della filiale dell’Estonia, in seguito raccontò: “Dopo lunghe trattative, nel 1929 fu firmato un contratto per un anno. Poco dopo l’inizio delle trasmissioni in Russia, venimmo a sapere che a Leningrado [l’odierna San Pietroburgo] c’era chi le ascoltava. La reazione del regime sovietico fu simile a quella del clero estone: misero in guardia la gente dall’ascoltare il messaggio del Regno”. Nel 1931 in Russia le trasmissioni andavano in onda su media frequenza a un orario comodo per gli ascoltatori, dalle cinque e mezza alle sei e mezza di sera. Nel giugno 1934, dopo tre anni e mezzo, furono sospese. In una lettera i fratelli della filiale estone spiegarono perché le trasmissioni erano state vietate: “Il clero disse al governo [estone] che le nostre conferenze radiofoniche andavano contro gli interessi dello Stato propagandando comunismo e anarchia”.

CAMBIAMENTI IN VISTA

Nel 1935 i fratelli della Betel di Brooklyn mandarono nell’Unione Sovietica Anton Koerber con la speranza che potesse aprirvi una filiale. Intendevano inviare nel paese una macchina da stampa dalla Germania, dove da poco era salito al potere Adolf Hitler. Anche se questo progetto non si concretizzò, il fratello Koerber si incontrò con diversi fratelli della Russia.

Per qualche anno l’opera di predicazione fece progressi costanti. La filiale lettone curava la traduzione delle pubblicazioni bibliche in russo. Tuttavia era difficile far entrare il materiale stampato nel paese, per cui molte pubblicazioni rimanevano in deposito.

Fino al 1939, anno in cui scoppiò la seconda guerra mondiale, i Testimoni erano pochi. Di conseguenza venivano praticamente ignorati dal governo sovietico. Ma le cose stavano per cambiare. Poco dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista nel 1939, l’Unione Sovietica incorporò le ultime 4 delle sue repubbliche: Estonia, Lettonia, Lituania e Moldavia. Migliaia di Testimoni si ritrovarono all’improvviso dentro i confini dell’Unione Sovietica, una nazione che presto avrebbe combattuto una guerra sanguinosa per la sua stessa sopravvivenza. Si avvicinava per milioni di persone un tempo di sofferenze e privazioni, e per i testimoni di Geova il momento di dimostrare lealtà a Dio di fronte a un’aspra opposizione.

PRONTI A RIMANERE SALDI

Nel giugno 1941 la Germania sferrò un pesante attacco all’Unione Sovietica, prendendo di sorpresa il suo leader, Iosif Stalin. Alla fine di quell’anno le truppe tedesche erano giunte alle porte di Mosca e la caduta dell’Unione Sovietica sembrava imminente.

In un tentativo disperato, Stalin mobilitò la nazione perché combattesse quella che fu chiamata “la grande guerra patriottica”. Si rese conto che per ottenere il pieno coinvolgimento del popolo nello sforzo bellico doveva fare concessioni alla Chiesa, visto che milioni di persone erano ancora religiose. Nel settembre 1943 Stalin ricevette ufficialmente al Cremlino tre rappresentanti delle più alte gerarchie della Chiesa Ortodossa Russa. Questo sanò la frattura che si era creata tra Chiesa e Stato e creò i presupposti per l’apertura di centinaia di chiese.

Proprio come in Germania, in Russia i testimoni di Geova mantennero una posizione assolutamente neutrale durante la guerra. Erano pronti a subirne le conseguenze, fermamente decisi ad attenersi al comando del loro Signore. (Matt. 22:37-39) A motivo del loro atteggiamento neutrale, dal 1940 al 1945 più di mille Testimoni di Ucraina, Moldavia e repubbliche baltiche furono deportati nei campi di lavoro, o gulag, nel cuore della Russia.

Vasilij Savčuk ricorda: “Mi battezzai in Ucraina nel 1941 a 14 anni. Durante la guerra quasi tutti i fratelli attivi furono mandati nelle prigioni e nei campi di lavoro nel cuore della Russia. Ma l’opera di Geova non si fermò. Adolescenti come me e fedeli sorelle si assunsero le responsabilità della congregazione e del ministero. Nel nostro paesino c’era un fratello invalido ancora in libertà. Mi disse: ‘Vasilij, c’è bisogno del tuo aiuto. Abbiamo un’opera molto importante da compiere e non ci sono abbastanza uomini’. Mi commosse vedere quanto questo fratello, nonostante i problemi di salute, si preoccupasse dell’opera di Geova. Acconsentii volentieri a fare qualsiasi cosa fosse necessaria. Allestimmo stamperie improvvisate nei seminterrati, dove riproducevamo il prezioso cibo spirituale che facevamo arrivare ai fratelli, specialmente a quelli che erano detenuti”.

Malgrado il lavoro compiuto con amore e abnegazione da quelle sorelle e da quei ragazzi, il cibo spirituale prodotto non era sufficiente. Un aiuto arrivò quando dei fratelli polacchi emigrati dalla Russia riuscirono a informare la filiale della Polonia. Fratelli russi e ucraini in viaggio nella direzione opposta portarono con sé cibo spirituale, matrici di cera, inchiostro e altro materiale da usare in Russia.

“VADANO CIASCUNO AL SUO LUOGO”

Nel 1946 alcuni fratelli che vivevano in Polonia furono obbligati a trasferirsi nell’Ucraina sovietica. Ivan Paškovskij ricorda: “I fratelli chiesero alla filiale di Łódź cosa dovevano fare in quella situazione. La risposta che ricevettero citava Giudici 7:7, che dice: ‘Vadano ciascuno al suo luogo’. Molti anni dopo capii come Geova, nella sua sapienza, aveva guidato l’opera di predicazione in quei difficili territori. Il ‘nostro luogo’ era ovunque Geova ci mandasse. Capimmo che era importante ubbidire alle autorità. Così facemmo i preparativi per trasferirci in un paese ateo.

“Prima di tutto ci incontrammo con 18 candidati al battesimo a casa di un fratello e li preparammo per quel passo. Poi facemmo scorta di pubblicazioni in russo e ucraino e cercammo di impacchettarle in modo che non attirassero l’attenzione in caso di perquisizione. All’alba il nostro villaggio fu circondato da soldati dell’esercito polacco che ci ordinarono di disporci per il viaggio. Ci permisero di portare viveri per un mese e alcuni oggetti utili. Fummo scortati fino alla stazione ferroviaria. Così l’Ucraina sovietica divenne il ‘nostro luogo’.

“Appena arrivati a destinazione fummo circondati dalla gente e dalle autorità del posto. Volendo dare subito testimonianza, dicemmo loro con coraggio che eravamo testimoni di Geova. Inaspettatamente il giorno dopo ricevemmo la visita del segretario del comitato agricolo locale. Disse che suo padre era emigrato in America e che gli mandava del materiale stampato dai testimoni di Geova. Come fummo felici di sentire quelle parole! La cosa più bella è che ci diede delle pubblicazioni. Quando insieme alla sua famiglia iniziò a frequentare le nostre adunanze capimmo che in quel paese c’erano molte ‘cose desiderabili’ agli occhi di Geova. (Agg. 2:7) In breve tempo lui e la sua famiglia divennero testimoni di Geova e prestarono fedelmente servizio per molti anni”.

UN GRANDE LAVORO DA COMPIERE

Durante e dopo la seconda guerra mondiale l’opera in Russia venne svolta in circostanze molto difficili. Una lettera della filiale polacca alla sede mondiale, datata 10 aprile 1947, diceva: “I capi religiosi spaventano i fedeli dicendo che se accettano un numero della Torre di Guardia o un volantino dei testimoni di Geova li attendono dieci anni di esilio e lavori forzati. Quindi ansia e timore attanagliano il paese, mentre la gente è alla ricerca della luce”.

L’Annuario del 1947 commentava: “I Testimoni non hanno a disposizione pubblicazioni stampate e nemmeno la Torre di Guardia nella sua bella veste grafica. . . . In molti casi viene ancora meticolosamente ricopiata a mano e passata ad altri . . . A volte, quando vengono trovati in possesso della Torre di Guardia, i nostri corrieri vengono fermati e messi in prigione”.

Regina Krivokul’skaja afferma: “Mi sembrava che tutto intorno al paese ci fosse il filo spinato e che noi fossimo prigionieri, anche se non eravamo in prigione. I nostri mariti, che servivano Dio con zelo, trascorrevano buona parte del tempo in prigioni e campi di lavoro. Noi donne non avevamo vita facile: passavamo notti insonni, eravamo sotto sorveglianza, subivamo pressioni psicologiche da parte del KGB (il Comitato per la sicurezza dello Stato), venivamo licenziate e affrontavamo altre prove. Le autorità fecero vari tentativi per allontanarci dalla via della verità. (Isa. 30:21) Non avevamo dubbi che Satana stesse approfittando della situazione per cercare di fermare l’opera di predicazione del Regno. Ma Geova non abbandonò i suoi servitori: il suo aiuto fu evidente.

“Le pubblicazioni bibliche, introdotte clandestinamente nel paese tra mille traversie, ci diedero ‘potenza oltre ciò che è normale’ e saggezza per affrontare la situazione. (2 Cor. 4:7) Geova guidò il suo popolo e, perfino quando l’opposizione delle autorità era durissima, nella sua organizzazione continuavano ad affluire dei nuovi. Era sorprendente vedere come fin dall’inizio erano pronti ad affrontare grosse difficoltà insieme agli altri servitori di Geova. Solo lo spirito di Geova poteva realizzare tutto questo”.

LETTERE LANCIATE OLTRE LA RECINZIONE

Nel 1944 Pëtr, futuro marito di Regina, fu imprigionato in un gulag nella provincia di Gor’kij (oggi provincia di Nižegorod) per aver mantenuto la neutralità cristiana. Questo non frenò minimamente il suo zelo per la predicazione. Pëtr scriveva lettere e in ognuna di esse spiegava brevemente un insegnamento biblico. Poi metteva ogni lettera in una busta, la legava con una corda a un sasso e la lanciava oltre la recinzione di filo spinato, sperando che qualcuno la leggesse. Un giorno una ragazza di nome Lidia Bulatova si mise a leggere una di quelle lettere. Pëtr la vide e la chiamò a bassa voce. Le chiese se le sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sulla Bibbia. A Lidia piacque l’idea e presero accordi per rivedersi. Dopo quell’episodio Lidia venne regolarmente a prendere altre preziose lettere.

Lidia divenne una sorella e una zelante predicatrice della buona notizia. Cominciò presto a studiare la Bibbia con Marija Smirnova e Ol’ga Sevrjugina. Anche loro iniziarono a servire Geova. Per assistere spiritualmente questo piccolo gruppo di sorelle, i fratelli iniziarono a provvedere loro cibo spirituale direttamente dal campo di lavoro. Pëtr fabbricò appositamente una valigetta con un doppio fondo in cui si potevano mettere le riviste. Riuscì a fare in modo che la valigetta entrasse e uscisse dal campo portata da non Testimoni. Questi, che non erano detenuti, la recapitavano all’indirizzo di una delle sorelle.

In breve tempo le sorelle organizzarono l’opera di predicazione nella loro zona. La polizia se ne accorse e incaricò un’agente di spiarle, cosa comune a quel tempo. L’agente, una maestra, finse di interessarsi alla verità e si guadagnò la fiducia delle sorelle. Queste furono felici di insegnare le verità della Bibbia alla nuova “sorella” e, non avendo esperienza, dopo un po’ le dissero come ricevevano le pubblicazioni. La volta seguente in cui la valigetta stava per uscire dal campo, Pëtr venne fermato e condannato ad altri 25 anni di prigione. Anche le tre sorelle furono condannate a 25 anni.

“BISOGNA FORNIRE CHIARIMENTI”

Sia durante che dopo la guerra il governo sovietico continuò a opporsi accanitamente alle attività dei testimoni di Geova. Secondo quanto riferirono i fratelli della Polonia in una lettera del marzo 1947, un alto funzionario di una delle regioni occidentali dell’Unione Sovietica aveva dichiarato che, per la fine della primavera, nella sua zona non ci sarebbe stato più nemmeno un testimone di Geova. La lettera diceva: “Mentre vi scriviamo ci è giunta notizia che in un solo giorno sono stati arrestati 100 fratelli e sorelle”. Un’altra lettera diceva dei fratelli nei campi di lavoro: “Si stanno dimostrando leali a Geova in modo straordinario. Molti hanno già perso la vita. I fratelli attendono la liberazione da Geova come hanno fatto coloro che erano nei campi di concentramento”.

I Testimoni venivano arrestati anche perché predicavano e si rifiutavano di votare. Nel 1947 fratelli che avevano incarichi di responsabilità scrissero: “Abbiamo l’impressione che le più alte autorità della Russia non sappiano molto di ciò che accade ai nostri fratelli, e che comunque non abbiano intenzione di eliminarli. Quello che manca è l’informazione: bisogna fornire chiarimenti” alle autorità.

TENTATIVI DI OTTENERE UN RICONOSCIMENTO

Poco tempo dopo la filiale della Polonia suggerì che due fratelli russi preparassero con un avvocato esperto i documenti necessari per ottenere il riconoscimento delle attività dei testimoni di Geova nell’Unione Sovietica. Una lettera inviata dalla Polonia ai fratelli della Russia diceva: “Ovunque si deve udire la predicazione della buona notizia del Regno, anche in Russia. (Mar. 13:10)” La lettera concludeva: “Abbiate pazienza. Geova tramuterà le vostre lacrime in grida di gioia. — Sal. 126:2-6”.

Nell’agosto 1949 Mikola Pjatokha, Mikhajlo Čumak e Il’ja Babijčuk presentarono domanda per il riconoscimento. Il governo acconsentì a riconoscere i testimoni di Geova, ma solo a determinate condizioni. Tra le altre cose i fratelli avrebbero dovuto fornire i nomi di tutti i testimoni di Geova che vivevano nel territorio dell’Unione Sovietica. I fratelli non potevano accettare. Anche se l’opera veniva portata avanti e il numero dei proclamatori era in costante aumento, molti continuavano a essere privati della libertà.

“IL TUO GEOVA NON TI TIRERÀ FUORI DI QUI”

Pëtr Krivokul’skij, ricordando l’estate del 1945, diceva: “Dopo il processo i fratelli furono mandati in diversi campi di lavoro. In quello dove mi trovavo io molti prigionieri mostrarono sincero interesse per la verità. Uno di loro, un ecclesiastico, capì presto che ciò che udiva era la verità e si schierò dalla parte di Geova.

“Ciò nondimeno era molto dura. Una volta fui rinchiuso in una cella talmente piccola che a malapena ci stava una persona in piedi. Era chiamata ‘casa delle cimici’, perché era infestata da cimici dei letti: ce n’erano così tante che avrebbero potuto succhiare tutto il sangue di un uomo. In piedi davanti alla cella, l’ispettore mi disse: ‘Il tuo Geova non ti tirerà fuori di qui’. La mia razione giornaliera era di 300 grammi di pane e una tazza d’acqua. Non c’era ossigeno, per cui mi chinavo verso la porticina e inspiravo avidamente l’aria dalla fessura sottilissima. Sentivo le cimici che mi succhiavano il sangue. Nei dieci giorni in cui rimasi nella casa delle cimici chiesi ripetutamente a Geova di darmi la forza di perseverare. (Ger. 15:15) Quando aprirono la porta svenni e mi risvegliai in un’altra cella.

“In seguito il tribunale del campo mi condannò per ‘agitazione e propaganda contro le autorità sovietiche’ a dieci anni di carcere di massima sicurezza in un campo di prigionia. Era impossibile inviare o ricevere posta. In genere vi venivano rinchiusi prigionieri condannati per reati violenti, come gli assassini. Mi fu detto che se non abiuravo la mia fede quegli uomini mi avrebbero fatto tutto ciò che veniva ordinato loro. Pesavo solo 36 chili e a stento riuscivo a camminare. Eppure anche lì trovai persone sincere dal cuore ben disposto verso la verità.

“Una volta stavo pregando sdraiato tra gli arbusti, quando un uomo anziano mi si avvicinò e mi chiese: ‘Cosa hai fatto per finire in questo inferno?’ Quando seppe che ero testimone di Geova si sedette, mi abbracciò e mi baciò. Poi mi disse: ‘Ragazzo mio, è da tanto tempo che vorrei conoscere la Bibbia! Ti va di insegnarmela?’ Ero fuori di me dalla gioia. Avevo cucito nei miei abiti laceri dei foglietti con stralci dei Vangeli, così li tirai subito fuori. L’uomo si commosse. Quella sera parlammo a lungo. Mi disse che lavorava nella mensa del campo e che mi avrebbe procurato da mangiare. Diventammo amici. Lui cresceva spiritualmente e io riacquistavo le forze. Ero sicuro che era stato Geova a guidare le cose. Dopo alcuni mesi l’uomo fu rimesso in libertà e io fui portato in un altro campo, sempre nella provincia di Gor’kij.

“Lì le condizioni erano molto migliori. Soprattutto, però, ero felice perché studiavo la Bibbia con quattro prigionieri. Nel 1952 le autorità del campo ci sorpresero con le pubblicazioni. Durante l’interrogatorio preliminare mi misero in una cassa chiusa ermeticamente. Quando stavo per soffocare, la aprivano per farmi prendere qualche boccata d’aria, poi la richiudevano. Volevano che rinnegassi la mia fede. Fummo condannati tutti quanti. Alla lettura delle sentenze nessuno dei miei studenti biblici si lasciò prendere dal panico. Ne fui così orgoglioso! Tutti e quattro furono condannati a 25 anni da scontare nei campi di lavoro. Io ricevetti una condanna più severa, che però fu commutata in altri 25 anni in un campo di massima sicurezza e 10 di esilio. Lasciando l’aula ci fermammo a ringraziare Geova per averci sostenuto. Le guardie erano allibite e si chiedevano come potessimo essere felici. Ci divisero e ci mandarono in campi diversi. Io fui mandato in un campo di massima sicurezza a Vorkuta”.

SALVO GRAZIE ALLA NEUTRALITÀ CRISTIANA

La vita nei gulag era molto dura. Molti detenuti non Testimoni si toglievano la vita. Ivan Krylov ricorda: “Dopo essere stato rilasciato da un campo di massima sicurezza, ebbi la possibilità di entrare in diverse miniere di carbone dove i fratelli e le sorelle erano ai lavori forzati. Prendemmo contatti e chi era riuscito a copiare a mano alcune nostre riviste le passò agli altri. I Testimoni predicavano in ogni campo e molti detenuti mostrarono interesse. Dopo il rilascio alcuni di loro si battezzarono nel fiume Vorkuta.

“La nostra fede in Geova e nel suo Regno era costantemente messa alla prova. Una volta, nel 1948, alcuni detenuti di un campo di Vorkuta organizzarono una rivolta. Dissero agli altri che la rivolta avrebbe avuto più successo se si fossero organizzati dei gruppi, magari per nazionalità o religione. In quel periodo con me c’erano altri 14 Testimoni nel gulag. Dicemmo ai ribelli che, essendo cristiani testimoni di Geova, non prendevamo parte a queste cose. Spiegammo loro che i primi cristiani non parteciparono alle insurrezioni contro i romani. Ovviamente questo lasciò perplessi molti, ma noi rimanemmo saldi”.

La rivolta ebbe conseguenze tragiche. Soldati armati la soffocarono e misero tutti i ribelli in una baracca. Poi la cosparsero di benzina e le diedero fuoco. Quasi tutti quelli che erano nella baracca morirono, ma i soldati non fecero alcun male ai fratelli.

“Nel dicembre 1948 in un gulag conobbi otto fratelli che dovevano scontare 25 anni”, continua Ivan. “Era un inverno freddissimo e il lavoro in miniera era molto duro. Eppure dallo sguardo di quei fratelli si percepiva fiducia e forte speranza. Il loro atteggiamento positivo incoraggiava anche i detenuti che non erano testimoni di Geova”.

ESILIATI IN SIBERIA

Nonostante la feroce opposizione da parte delle autorità, i Testimoni continuarono a predicare zelantemente la buona notizia del Regno di Geova. La cosa indispettì il governo centrale di Mosca e in particolare il KGB che, con un memorandum datato 19 febbraio 1951, comunicava a Stalin: “Per sopprimere definitivamente ogni attività antisovietica dei geovisti che operano in clandestinità, l’MGB [il Ministero per la sicurezza dello Stato, in seguito KGB] dell’URSS ritiene necessario confinare nelle oblast’ di Irkutsk e Tomsk i geovisti e le loro famiglie”. Il KGB conosceva l’identità dei Testimoni e chiese a Stalin il permesso di deportarne in Siberia 8.576 da sei repubbliche dell’Unione Sovietica. Il permesso fu accordato.

Magdalina Belošickaja ricorda: “Domenica 8 aprile 1951, alle due di notte, fummo svegliati da qualcuno che bussava forte. La mamma balzò in piedi e corse alla porta. Ci ritrovammo davanti un agente che ci disse con tono formale: ‘Siete condannati al confino in Siberia per la vostra fede in Dio. Avete due ore per fare i bagagli. Potete prendere le cose che avete nella stanza. Ma non sono permessi grano, farina e cereali, e tanto meno mobili, utensili di legno o macchine da cucire. Non potete portarvi nulla dal cortile. Prendete lenzuola e coperte, vestiti e borse e uscite’.

“Nelle nostre pubblicazioni avevamo letto che c’era molto lavoro da fare nella parte orientale del paese. Ora capimmo che era arrivato il momento di compierlo.

“Nessuno di noi si lamentò o pianse. L’agente rimase stupito e disse: ‘Non avete versato neanche una lacrima’. Gli dicemmo che sin dal 1948 sapevamo che quel momento sarebbe arrivato. Chiedemmo il permesso di prendere almeno un pollo vivo per il viaggio, ma ce lo negò. Gli agenti si divisero il pollame davanti ai nostri occhi: uno si prese cinque polli, un altro sei e un altro ancora tre o quattro. Quando nel pollaio ne rimasero solo due, l’agente ordinò che venissero ammazzati e dati a noi.

“Mia figlia, che aveva otto mesi, era in una culla di legno. Chiedemmo se potevamo portare la culla con noi, ma l’agente disse di smontarla e ci lasciò prendere solo la parte dove dormiva la bambina.

“Presto i nostri vicini seppero che stavamo per essere deportati. Qualcuno portò un sacchetto di pane abbrustolito e lo lanciò sul carro con cui ci stavano portando via. Il soldato che ci sorvegliava se ne accorse e lo gettò fuori. Eravamo in sei: io, mia madre, i miei due fratelli, mio marito e la nostra bambina di otto mesi. Fuori dal villaggio ci caricarono a spintoni su un’auto e ci portarono a un ufficio regionale per preparare i nostri documenti. Poi ci misero su un camion diretto alla stazione ferroviaria.

“Era una bella domenica di sole. La stazione era piena di gente: c’era chi doveva essere deportato e chi veniva a vedere. Il nostro camion si fermò proprio accanto a un vagone dove c’erano già altri fratelli. Quando il treno fu pieno i soldati fecero l’appello. Nel nostro vagone eravamo in 52. Prima della partenza quelli che erano venuti a salutarci iniziarono a piangere e a singhiozzare. Rimanemmo allibiti, perché c’erano alcuni che non conoscevamo nemmeno. Loro però sapevano che eravamo testimoni di Geova e che venivamo deportati in Siberia. La locomotiva fischiò. I fratelli iniziarono a cantare un cantico in ucraino: ‘L’amore di Cristo sia con voi. Diamo gloria a Gesù Cristo e ci rivedremo nel suo Regno’. Quasi tutti eravamo pieni di speranza e fiducia che Geova non ci avrebbe abbandonato. Cantammo diverse strofe. Fu commovente vedere alcuni soldati piangere. Poi il treno partì”.

“L’ESATTO OPPOSTO DI QUANTO SI ASPETTAVANO”

Nikolaj S. Gordienko, professore presso l’Università Herzen di San Pietroburgo, spiega in un suo libro cosa ottennero i persecutori: “Il risultato fu l’esatto opposto di quanto si aspettavano: volevano indebolire l’organizzazione dei testimoni di Geova nell’URSS e invece la rafforzarono. Nei nuovi insediamenti, in cui nessuno aveva udito parlare della loro confessione religiosa, i testimoni di Geova ‘contagiarono’ la gente del posto con la loro fede incrollabile”.

Molti Testimoni si adattarono in fretta alle nuove circostanze. Vennero organizzate piccole congregazioni e assegnati i territori per la predicazione. Nikolaj Kalibaba dice: “Ci fu un periodo in Siberia in cui predicavamo di casa in casa o, per l’esattezza, da una casa a due o tre case dopo. Ma era rischioso. Come facevamo? Dopo la prima visita cercavamo di tornare nel giro di un mese. Iniziavamo chiedendo alle persone: ‘Vendete polli, capre o mucche?’ Poi portavamo la conversazione sull’argomento del Regno. Dopo un po’ il KGB lo venne a sapere e fece pubblicare sul giornale un articolo che metteva in guardia la gente del posto dal parlare con i testimoni di Geova. L’articolo diceva che i Testimoni andavano di casa in casa a chiedere capre, mucche e polli, ma in realtà erano in cerca di pecore!”

Gavriil Livyj racconta: “I fratelli cercavano di partecipare al ministero anche se erano strettamente sorvegliati dal KGB. I sostenitori del regime, quando avevano il sospetto che qualcuno volesse parlare loro di argomenti religiosi, avvertivano immediatamente la polizia. Malgrado ciò continuammo a predicare, all’inizio senza risultati evidenti. Tuttavia, col tempo la verità cominciò a operare cambiamenti in alcuni abitanti del posto. Uno di loro, un russo che beveva come una spugna, quando conobbe la verità mise la sua vita in armonia con i princìpi biblici e divenne un Testimone attivo. In seguito un agente del KGB lo convocò e gli disse: ‘Con chi passi tutto quel tempo? Quei Testimoni sono tutti ucraini’.

“Il fratello replicò: ‘Quando ero un ubriacone e annaspavo nel fango non mi avete mai degnato di uno sguardo. Adesso che sono diventato una persona normale e un bravo cittadino non vi vado più bene. Molti ucraini se ne stanno andando dalla Siberia, ma lasciano dietro di sé dei siberiani a cui Dio sta insegnando a vivere’”.

Alcuni anni dopo un funzionario di Irkutsk scrisse a Mosca: “Diversi lavoratori del posto hanno dichiarato che bisognerebbe mandare tutti [i testimoni di Geova] in qualche zona del nord per rieducarli e impedire loro di avere contatti con la popolazione”. Né le autorità siberiane né quelle moscovite sapevano cosa fare per mettere a tacere i testimoni di Geova.

“VI AVREMMO FUCILATI TUTTI”

All’inizio del 1957 le autorità intrapresero un’altra campagna repressiva contro i testimoni di Geova. I fratelli venivano pedinati e le loro case perquisite. Viktor Gutšmidt ricorda: “Una volta, rientrando dal ministero, trovai l’appartamento a soqquadro. Il KGB stava cercando le pubblicazioni. Fui arrestato e interrogato per due mesi. La nostra figlia minore, Julija, aveva 11 mesi e la più grande 2 anni.

“Durante le indagini l’ispettore mi disse: ‘Sei tedesco, no?’ A quel tempo per molti ‘tedesco’ era sinonimo di ‘nazista’ e i tedeschi erano odiati.

“‘Non sono affatto nazionalista’, risposi, ‘ma se per tedeschi intende quelli che furono messi nei campi di concentramento nazisti, allora sono orgoglioso di quei tedeschi! Si chiamavano Bibelforscher e ora si chiamano testimoni di Geova. Sono fiero che nessun Testimone abbia mai sparato un proiettile o un colpo di cannone. Di quei tedeschi sono orgoglioso!’

“L’ispettore non replicò, quindi proseguii: ‘Sono certo che nessun testimone di Geova ha preso parte a rivolte o disordini. Anche quando le loro attività sono vietate, i testimoni di Geova continuano ad adorare Dio. Al tempo stesso riconoscono le autorità legittime e ubbidiscono alle loro leggi, se queste non infrangono le leggi superiori del Creatore’.

“All’improvviso l’ispettore mi interruppe e disse: ‘Non abbiamo mai studiato un altro gruppo così approfonditamente come abbiamo fatto con i Testimoni e le loro attività. Se nei dossier avessimo trovato qualcosa contro di voi, se aveste sparso anche una sola goccia di sangue, vi avremmo fucilati tutti’.

“Allora pensai: ‘I fratelli di tutto il mondo hanno avuto il coraggio di servire Geova e questo ha salvato la vita a noi in Unione Sovietica. Forse il fatto che serviamo Dio qui potrà aiutare in qualche modo i fratelli di altre zone’. Questo pensiero mi rese ancora più deciso ad attenermi alle norme di Geova”.

TESTIMONI IN PIÙ DI 50 CAMPI

La neutralità e lo zelante ministero dei testimoni di Geova nell’Unione Sovietica continuavano a infastidire il governo. (Mar. 13:10; Giov. 17:16) Spesso a causa della loro presa di posizione i fratelli venivano condannati a lunghe e ingiuste pene detentive.

Dal giugno 1956 al febbraio 1957, nel corso di 199 assemblee tenute in tutto il mondo, ben 462.936 fratelli aderirono a una petizione che fu inviata a Mosca, al Consiglio dei ministri dell’Unione Sovietica. Tra le altre cose la petizione diceva: “Ci sono testimoni di Geova detenuti in più di 50 campi, dalla Russia europea alla Siberia e a nord fino al Mar Glaciale Artico, persino nell’isola artica di Novaja Zemlja . . . In America e in altri paesi occidentali i testimoni di Geova sono definiti comunisti, mentre nei paesi comunisti sono chiamati imperialisti . . . I governi comunisti li hanno accusati e processati come ‘spie imperialiste’ e li hanno condannati anche a 20 anni di prigione. Eppure i Testimoni non hanno mai preso parte ad attività sovversive”. Purtroppo quella petizione non servì a migliorare la situazione dei testimoni di Geova nell’Unione Sovietica.

Educare i figli era particolarmente difficile per le famiglie dei testimoni di Geova in Russia. Vladimir Sosnin, un fratello moscovita che in quegli anni aveva tre figli da crescere, dice: “Nelle scuole sovietiche la frequenza era obbligatoria. Insegnanti e altri alunni facevano pressione sui nostri figli perché si unissero alle organizzazioni giovanili comuniste. Volevamo che i nostri figli ricevessero la necessaria istruzione, e li aiutavamo negli studi, ma non era facile far crescere in loro l’amore per Geova. L’ambiente scolastico era permeato dall’ideologia socialista e comunista. Noi genitori dovevamo avere una pazienza e una perseveranza eccezionali”.

ACCUSATI DI AVER STACCATO UN ORECCHIO ALLA FIGLIA

Semën e Dar’ja Kostylev crebbero tre figli in Siberia. Semën racconta: “Allora i testimoni di Geova erano considerati dei fanatici. Nel 1961 Alla, la nostra secondogenita, iniziò la prima elementare. Un giorno, mentre giocava con gli altri bambini, una di loro senza volere la ferì all’orecchio. Il giorno dopo, quando la maestra le chiese cos’era successo, Alla non disse nulla per non tradire la sua compagna di classe. La maestra sapeva che noi eravamo testimoni di Geova e concluse che picchiavamo Alla per obbligarla a vivere secondo i princìpi biblici. La scuola riferì la cosa all’ufficio del pubblico ministero. Fu coinvolta anche l’azienda per cui lavoravo. Le indagini andarono avanti per circa un anno e infine, nell’ottobre 1962, fummo convocati per un’udienza in tribunale.

“Nelle due settimane che precedettero il processo il Palazzo della Cultura espose un manifesto su cui era scritto: ‘Fra breve un processo alla pericolosa setta geovista’. Io e mia moglie fummo accusati di aver educato i nostri figli secondo la Bibbia e di essere stati crudeli. Il tribunale sosteneva che avevamo obbligato nostra figlia a pregare e che le avevamo staccato un orecchio con il bordo di un secchio. L’unica testimone era Alla, ma era stata mandata in un orfanotrofio nella città di Kirensk, circa 700 chilometri a nord di Irkutsk, dove vivevamo noi.

“L’aula si riempì di attivisti delle organizzazioni giovanili. Quando la corte si ritirò per deliberare, ci fu un tumulto. Fummo presi a spintoni e insultati dalla folla, e ci dissero di toglierci i nostri abiti ‘sovietici’. Tutti chiedevano a gran voce che fossimo giustiziati e c’era già qualcuno disponibile a farci fuori sul momento. La folla era sempre più inferocita, ma la corte non ricompariva. Ci volle un’ora perché deliberasse. Quando la folla avanzò, una sorella e suo marito, che non era Testimone, si misero tra noi e loro pregandoli di non farci del male. Cercarono di spiegare che le accuse nei nostri confronti erano false e ci strapparono letteralmente dalle loro mani.

“Infine apparve un giudice con i consiglieri del tribunale popolare e lesse la sentenza: perdita della patria potestà. Io fui messo sotto sorveglianza e mandato in un campo di lavoro correttivo per due anni. La nostra figlia maggiore fu mandata anche lei in un orfanotrofio e le fu detto che i suoi genitori erano membri di una setta pericolosa e costituivano un’influenza dannosa per la sua educazione.

“Nostro figlio poté rimanere con Dar’ja perché aveva solo tre anni. Dopo aver scontato la pena tornai a casa. Come prima, potevamo dare testimonianza solo in maniera informale”.

“ERAVAMO FIERI DEI NOSTRI FIGLI”

“Nostra figlia Alla lasciò l’orfanotrofio all’età di 13 anni e tornò a vivere con noi. Come fummo felici quando nel 1969 si dedicò a Geova e si battezzò! In quel periodo nel Palazzo della Cultura della nostra città fu tenuta una serie di conferenze sulla religione. Decidemmo di andare a sentire cosa avevano da dire questa volta. Come sempre i testimoni di Geova erano il gruppo più bersagliato. Uno degli oratori mostrò una copia della Torre di Guardia e disse: ‘Questa è una rivista pericolosa e dannosa che sta minando l’unità del nostro Stato’. Poi fece un esempio: ‘I membri della setta obbligano i loro figli a leggere queste riviste e a pregare. In una famiglia c’era una ragazzina che non voleva leggere la rivista e il padre le staccò un orecchio’. Alla fu sorpresa perché era seduta ad ascoltare la conferenza con entrambi gli orecchi sani. Tuttavia non disse nulla perché temeva di essere allontanata dai genitori un’altra volta.

“A 13 anni nostro figlio Boris si dedicò a Geova e si battezzò. Una volta, benché la nostra attività fosse ancora vietata, diede testimonianza per strada insieme ad alcuni Testimoni della sua età. Non avevano né la Bibbia né pubblicazioni bibliche con sé. All’improvviso si avvicinò una macchina e i ragazzi furono portati al comando delle forze dell’ordine. Durante l’interrogatorio e la perquisizione gli uomini non trovarono nulla a parte un foglietto di carta con un paio di versetti biblici. Allora permisero ai ragazzi di tornare a casa. Quando arrivò, Boris ci raccontò con orgoglio che lui e gli altri fratelli erano stati perseguitati per il nome di Geova. Eravamo fieri dei nostri figli, perché Geova li aveva aiutati nel momento della prova. In seguito a quell’episodio io e Dar’ja fummo convocati diverse volte dal KGB. Un agente ci disse: ‘Questi ragazzi dovrebbero essere mandati in una colonia penale minorile. Peccato che non abbiano ancora compiuto 14 anni’. Fummo multati per l’attività di predicazione di nostro figlio.

“Oggi vivo con mio figlio e i miei nipoti, che camminano come noi nella verità. La mia figlia maggiore vive in Uzbekistan e, anche se non serve ancora Geova, rispetta noi e la Bibbia e viene spesso a trovarci. Nel 2001 Dar’ja morì, dopo aver servito fedelmente Geova sino alla fine. Io sono ancora in grado di andare insieme alla congregazione a predicare in territori remoti, in cerca di persone ‘giustamente disposte per la vita eterna’. (Atti 13:48) Sono sicuro che molto presto Geova realizzerà il desiderio di ognuno di noi, come è scritto in Isaia 65:23”.

GENITORI CHE DANNO L’ESEMPIO

Vladislav Apanjuk, che presta servizio alla Betel della Russia, ricorda in che modo i suoi genitori instillarono in lui e nei suoi fratelli l’amore per Dio sin dall’infanzia: “I nostri genitori erano stati deportati in Siberia dall’Ucraina nel 1951. Ci insegnarono a prendere decisioni tenendo sempre conto della volontà di Geova. Apprezzavo davvero il fatto che ci parlassero senza imbarazzo delle loro mancanze. Quando facevano errori non li nascondevano. Il loro amore per Geova era evidente. Erano quasi sempre di buon umore, in particolare quando si parlava di cose spirituali. Notavamo che amavano davvero meditare e parlare di Geova. Questo spinse anche noi a meditare sulle verità divine. Immaginavamo come sarebbe stata la vita nel nuovo mondo quando tutto sarebbe stato meraviglioso e non ci sarebbero state più né malattie né guerre.

“Quando ero in terza elementare tutta la classe fu invitata a iscriversi all’organizzazione giovanile sovietica dei ‘Giovani pionieri’. In Unione Sovietica per la maggioranza dei bambini era un grande onore far parte dei ‘Giovani pionieri’. I miei compagni avevano atteso con ansia quel giorno. Ognuno di noi doveva mettere per iscritto un giuramento formale con cui si dichiarava pronto a unirsi ai Pionieri, le future colonne del comunismo sovietico. Io mi rifiutai. La maestra mi punì chiudendomi nell’aula. ‘Non uscirai di qui finché non avrai scritto il giuramento’, mi disse. Qualche ora dopo alcuni miei compagni bussarono alla finestra e mi invitarono ad andare a giocare con loro. Io rimasi nell’aula, fermamente risoluto a non scrivere nulla. Verso sera arrivò un’altra maestra. Vedendomi tutto solo mi lasciò andare a casa. Quella fu la mia prima vittoria. Ero orgoglioso di aver fatto qualcosa che rallegrava il cuore di Geova. (Prov. 27:11) Quando tornai a casa raccontai ai miei genitori cos’era successo. Ne furono felici, e papà disse: ‘Ma che bravo figlio che ho!’”

GIUDICANO LA BIBBIA ANTISOVIETICA

A volte i fratelli venivano processati solo perché erano in possesso di una Bibbia. Nadežda Višnjak dice: “Io e mio marito non eravamo ancora testimoni di Geova, ma la verità ci aveva toccato profondamente. Una volta la polizia venne dove lavoravo e mi portò via senza neanche farmi cambiare d’abito. Anche Pëtr, mio marito, fu prelevato sul posto di lavoro. Poco prima la nostra casa era stata perquisita e la polizia aveva trovato una Bibbia e l’opuscolo Dopo Armaghedon il nuovo mondo di Dio. Pëtr pensava che non mi avrebbero arrestato, perché ero al settimo mese di gravidanza.

“Fummo accusati di agire contro le autorità sovietiche. Rispondemmo che noi credevamo nella Bibbia, un’autorità molto più alta di quella sovietica.

“‘La Bibbia è la Parola di Dio ed è per questo che vogliamo vivere secondo i suoi princìpi’, dissi.

“Il processo si tenne due settimane prima che partorissi. Il giudice mi concesse delle pause tra un’udienza e l’altra, in modo che potessi uscire a camminare accompagnata da un soldato armato. Durante una di quelle passeggiate il soldato mi chiese che cosa avevo fatto. Ebbi così una splendida opportunità di dargli testimonianza.

“Il giudice dichiarò che la Bibbia e le pubblicazioni confiscate erano ‘antisovietiche’. Mi rincuorò il fatto che non avevano accusato solo me e mio marito di essere antisovietici, ma anche le pubblicazioni, e persino la Bibbia! Ci chiesero dove avevamo conosciuto i testimoni di Geova. Quando rispondemmo che era avvenuto nel campo di lavoro di Vorkuta, il giudice gridò con rabbia: ‘Ecco cosa succede nei nostri gulag!’ Fummo condannati entrambi a dieci anni in un campo di lavoro correttivo.

“Pëtr fu mandato in un gulag della Repubblica dei Mordvini, nella Russia centrale, e io fui messa in isolamento. Nostro figlio nacque nel marzo 1958. In quei tempi difficili Geova fu il mio miglior amico e soccorritore. Mia madre prese con sé il bambino e lo accudì, mentre io fui internata in un gulag di Kemerovo, in Siberia.

“Fui rilasciata dopo otto anni, prima di aver scontato tutta la pena. Ricordo che la responsabile dichiarò ad alta voce nella camerata che non avevo mai fatto affermazioni ‘antisovietiche’ e che le nostre pubblicazioni erano esclusivamente religiose. Nel 1966, dopo essere stata rimessa in libertà, mi battezzai”.

Nelle prigioni e nei campi di lavoro le Bibbie e le pubblicazioni bibliche erano particolarmente preziose. Nel 1958 c’era un gulag nella Repubblica dei Mordvini in cui i fratelli tenevano regolarmente le adunanze. Per non farsi sorprendere dai responsabili del campo, diversi fratelli venivano incaricati di stare di guardia a portata di voce l’uno dall’altro mentre un gruppo studiava La Torre di Guardia. Il primo che avvistava un responsabile diceva al fratello più vicino “arriva”, e così si passavano parola fino ad avvertire il gruppo radunato. Tutti si sparpagliavano e la rivista veniva nascosta. Spesso, però, i responsabili comparivano dal nulla.

Una volta i fratelli furono colti di sorpresa, così Boris Kryl’cov decise di distrarre i responsabili del campo per salvare la rivista. Afferrò un libro e corse fuori dalla camerata. Gli uomini lo inseguirono per un bel po’, ma quando infine lo presero gli trovarono in mano un libro di Lenin. Anche se venne messo in isolamento per sette giorni, fu felice che la rivista non fosse stata scoperta.

SPARSI I SEMI DELLA VERITÀ A MOSCA

Fu un piccolo gruppo a dare inizio alla predicazione della buona notizia del Regno a Mosca. Boris Kryl’cov, uno dei primi che predicarono zelantemente nella capitale, racconta: “Lavoravo come capocantiere. Io e un gruppetto di fratelli e sorelle cercavamo di predicare in maniera informale. Essendone venuto a conoscenza, nell’aprile 1957 il KGB perquisì il mio appartamento e vi trovò pubblicazioni bibliche. Fui immediatamente arrestato. Durante l’interrogatorio l’ispettore affermò che i testimoni di Geova erano le persone più pericolose dello Stato. Mi disse: ‘Se vi lasciamo in libertà, molti cittadini sovietici seguiranno il vostro esempio. È per questo che rappresentate una grave minaccia per lo Stato’.

“‘La Bibbia ci insegna a essere cittadini rispettosi della legge’, dissi. ‘Ci insegna anche a continuare a cercare prima il Regno e la giustizia di Dio. I veri cristiani non hanno mai tentato di impadronirsi del potere, in nessun paese’.

“‘Come ti sei procurato le pubblicazioni che abbiamo trovato durante la perquisizione?’, chiese l’investigatore.

“‘Cosa c’è che non va in quelle pubblicazioni?’, replicai. ‘Parlano delle profezie bibliche e non contengono alcun accenno a questioni politiche’.

“‘Sì, ma vengono pubblicate all’estero’, rispose lui.

“Finii in un campo di massima sicurezza nella città di Vladimir. Fui attentamente perquisito, ma con mia stessa sorpresa riuscii a introdurre nel campo quattro numeri della Torre di Guardia copiati a mano su carta sottile. Era evidente che Geova mi aveva aiutato. In cella ricopiai tutte e quattro le riviste. Sapevo che oltre a me c’erano altri Testimoni, che da sette anni non ricevevano cibo spirituale. Passai loro le riviste tramite una sorella incaricata di pulire le scale.

“Si scoprì poi che insieme ai fratelli c’era qualcuno che parlava troppo, il quale spifferò che nella prigione circolavano pubblicazioni bibliche. Le guardie perquisirono subito tutti quanti e sequestrarono le pubblicazioni. Poco dopo vennero da me e trovarono le riviste nel materasso. Fui messo 85 giorni in isolamento, ma Geova continuò ad aver cura di noi come aveva fatto fino ad allora”.

LE CONFERENZE AIUTANO ALCUNI A CONOSCERE LA VERITÀ

In Unione Sovietica si tenevano conferenze per fomentare la guerra ideologica contro i testimoni di Geova. Viktor Gutšmidt dice: “Nel nostro gulag venivano regolarmente oratori che tenevano conferenze mirate a promuovere l’ateismo. I fratelli facevano sempre domande. A volte gli oratori non sapevano rispondere nemmeno a quelle più semplici. In genere la sala era piena e tutti ascoltavano attentamente. La gente veniva volentieri, curiosa di sentire cosa avrebbero detto i testimoni di Geova alla fine della conferenza.

“Una volta venne a tenere una conferenza nel campo un’ex prete della Chiesa Ortodossa Russa. Tutti sapevano che durante la detenzione in un gulag aveva rinunciato alla fede ed era diventato ateo.

“‘Lei era già ateo prima di essere imprigionato o lo è divenuto dopo?’, chiese uno dei fratelli alla fine della conferenza.

“‘Ci pensi un attimo’, rispose l’oratore. ‘L’uomo è andato nello spazio e non ha visto Dio’.

“‘Quando lei era prete credeva veramente che Dio guardasse gli uomini da poco più di 200 chilometri al di sopra della superficie della terra?’, chiese il fratello. L’oratore non replicò. Questi botta e risposta fecero riflettere molti prigionieri, e in seguito alcuni si misero a studiare la Bibbia con noi.

“Ad una di queste conferenze una sorella chiese il permesso di intervenire. ‘Dica pure. Probabilmente lei è una testimone di Geova’, disse l’oratore.

“‘Come definirebbe una persona che urla in mezzo a un prato: “Ti uccido!”, ma intorno non c’è nessuno?’, chiese la sorella.

“‘Beh, non direi certo che brilla per intelligenza’, rispose l’oratore.

“‘Se Dio non esiste, perché combattere contro di lui? Se non esiste, non c’è nessuno con cui combattere’. L’uditorio si mise a ridere”.

IL PREDICATORE TORNERÀ SICURAMENTE

Ovviamente le conferenze sull’ideologia sovietica non venivano tenute solo nei campi di lavoro. La maggioranza veniva organizzata per il pubblico nelle grandi città. Oratori esperti si recavano nei centri piccoli e grandi, soprattutto dove c’era un’alta concentrazione di Testimoni, come a Vorkuta, Inta, Uhta e Syktyvkar. Il fratello Gutšmidt racconta: “Una volta, nel 1957, un oratore venne nel Palazzo della Cultura dei minatori di Inta, dove si erano riunite 300 persone. Spiegò in che cosa credevano i testimoni di Geova e come predicavano. Dopo aver descritto accuratamente i nostri metodi di predicazione, spiegando come presentavamo il messaggio in 15 visite consecutive, continuò: ‘Se non obiettate in alcun modo il predicatore tornerà sicuramente. Se dopo la seconda visita ancora non obiettate ne seguirà una terza’.

“In due ore descrisse sei visite parola per parola seguendo il nostro metodo, e dai suoi appunti lesse tutte le scritture usate. Mia moglie Polina me lo raccontò per lettera mentre ero detenuto in un gulag. Mi descrisse lo stupore dei fratelli presenti che non credevano alle loro orecchie. Dopo quella conferenza il giornale pubblicò commenti negativi sui Testimoni, ma parlò anche in maniera esauriente del Regno. Inoltre la conferenza fu trasmessa integralmente alla radio. Grazie a ciò migliaia di abitanti della città seppero come e cosa predicavano i testimoni di Geova.

“Nel 1962 un oratore venne da Mosca a tenere una conferenza sui testimoni di Geova. Dopo aver parlato della loro storia moderna disse: ‘Ogni mese arrivano a Brooklyn milioni di dollari come offerte volontarie per sostenere le attività dei Testimoni in vari paesi. Ma nessuno dei loro capi ha un vasto guardaroba. Mangiano tutti insieme nella mensa, sia la donna delle pulizie che il presidente, e fra loro non ci sono differenze. Tutti si chiamano fratello e sorella, come noi ci chiamiamo compagni’.

“In quel momento nella sala non volava una mosca. Poi l’oratore aggiunse: ‘Ma noi non adotteremo la loro ideologia, per quanto possa sembrare buona, perché vogliamo realizzare tutto questo senza Dio, con le nostre mani e la nostra testa’.

“Questo ci incoraggiò molto perché per la prima volta sentivamo dire la verità sui testimoni di Geova dalle autorità stesse. Quelle conferenze diedero tale opportunità anche a molte altre persone. Queste, però, avevano bisogno di scoprire personalmente come gli insegnamenti della Bibbia potevano aiutarle a vivere meglio”.

LA SORVEGLIANZA NON DÀ SEMPRE I RISULTATI SPERATI

Tra i metodi di sorveglianza che il KGB utilizzò per molti anni ci furono intercettazioni telefoniche e controllo della corrispondenza. A volte venivano installate segretamente delle microspie nelle case dei fratelli che avevano responsabilità nella congregazione. Grigorij Sivul’skij, che fu sorvegliante di distretto per 25 anni quando l’opera era vietata, ricorda di aver scoperto nel 1958 un aggeggio del genere in soffitta: “Vivevamo a Tulun, in Siberia, al secondo e ultimo piano di un caseggiato nella periferia della città. Una volta, rientrando a casa, sentii trapanare in soffitta. Capii che il KGB stava piazzando delle microspie per ascoltare i nostri discorsi, un metodo che usavano spesso. In soffitta, come nelle grondaie, era nascosta la maggior parte delle pubblicazioni.

“La sera, quando la famiglia fu riunita, espressi i miei sospetti e concordammo di non parlare di faccende della congregazione per un po’. Accendemmo la radio, alzammo il volume e lo lasciammo così per tutta la settimana. Alla fine della settimana io e un fratello ci arrampicammo fino in soffitta e trovammo un cavo attaccato alla microspia. Il cavo proseguiva tra due file di travi, lungo le grondaie e verso la città fino agli uffici del KGB. Non c’era alcun dubbio: stavano registrando tutto, ma quella volta sentirono solo programmi radio”.

IL KGB INTRODUCE INFILTRATI NELL’ORGANIZZAZIONE

Il KGB capì che la persecuzione diretta non indeboliva lo zelo dei Testimoni. Quindi con l’astuzia e l’inganno iniziò a seminare tra i fratelli sfiducia nei confronti dell’organizzazione e di coloro che soprintendevano all’opera. Una delle strategie usate dal KGB fu quella di introdurre agenti esperti nelle congregazioni.

Diversi agenti riuscirono a ottenere posizioni di responsabilità nell’organizzazione. Quei falsi fratelli fecero di tutto per rallentare l’attività di predicazione, creando un’atmosfera di timore e incertezza in cui crescevano i sospetti nei confronti dei fratelli responsabili. Inoltre trattenevano le pubblicazioni bibliche per non farle arrivare ai fratelli e le consegnavano al KGB. Secondo un rapporto, dal 1957 al 1959 due agenti consegnarono da soli al KGB più di 500 copie della Torre di Guardia insieme ad altre pubblicazioni.

A metà degli anni ’50 alcuni fratelli iniziarono a perdere fiducia nel comitato che soprintendeva all’opera in Russia. Girava la voce che alcuni membri del comitato collaborassero col KGB e tradissero i fratelli fedeli, tra cui coloro che duplicavano le pubblicazioni. Ivan Paškovskij ricorda: “Nell’aprile 1959 fu formato un nuovo comitato, di cui facevo parte anch’io. Eravamo fermamente decisi a difendere la verità, a prescindere dai tentativi del Diavolo di scompaginare la nostra fratellanza. Era iniziato il periodo più difficile della storia dei testimoni di Geova nell’URSS”.

Col crescere dei sospetti alcuni fratelli smisero di inviare i rapporti della congregazione al comitato che soprintendeva all’opera. I proclamatori delle congregazioni erano ancora attivi nel ministero e consegnavano regolarmente il proprio rapporto, ma la maggioranza di loro non sapeva che i rapporti non venivano più spediti al comitato. Già nel 1958 diverse migliaia di proclamatori erano stati tagliati fuori a causa di gruppi di fratelli che si erano interposti tra loro e il comitato. A Irkutsk e Tomsk e poi in altre città russe i gruppi di fratelli che si erano separati dall’organizzazione continuavano a crescere. Nel marzo 1958 avevano organizzato il loro “comitato” nella speranza che venisse riconosciuto da tutte le congregazioni.

Il Corpo Direttivo usò tutti i mezzi a sua disposizione per aiutare i fratelli dell’Unione Sovietica a ritrovare l’unità nell’adorazione di Geova. Alfred Rütimann, che viveva in Svizzera, era responsabile dell’Ufficio per l’Europa settentrionale, che all’epoca curava l’opera in Unione Sovietica. Nel 1959 mandò una lettera ai fratelli della Russia spiegando che Geova avrebbe benedetto solo coloro che si impegnavano per favorire l’unità e predicavano la buona notizia del Regno. Alcuni dei fratelli che si erano separati gli diedero retta e iniziarono a riacquistare fiducia nel comitato che soprintendeva all’opera in Russia. Tuttavia ci vollero anni prima che la fiducia fosse completamente riguadagnata. In tutto quel periodo il comitato provvide tramite corrieri pubblicazioni bibliche ai fratelli. Anche se studiavano le pubblicazioni, coloro che si erano separati non ripresero a consegnare i rapporti del servizio di campo.

Il KGB non smise di seminare la sfiducia tra i fratelli. Alcuni venivano lasciati di proposito in libertà, mentre altri venivano arrestati. Così i fratelli in generale sospettavano che i Testimoni in libertà collaborassero col KGB. Molti diventarono esageratamente diffidenti e critici verso i fratelli responsabili.

TANTO CLAMORE INTORNO A UN PROCESSO

Un rapporto inviato a Mosca da un funzionario di Irkutsk diceva: “[I testimoni di Geova dell’oblast’ di Irkutsk] hanno avviato un’attività clandestina su vasta scala. Nella seconda metà del 1959 gli agenti del KGB hanno scoperto cinque stamperie segrete”. Quelle stamperie si trovavano nelle città di Zima e Tulun e nei villaggi di Kitoj, Oktjabr’skij e Zalari, in Siberia. Alla scoperta seguì l’arresto di coloro che si occupavano della stampa.

Quattro fratelli che inizialmente erano stati arrestati rilasciarono dichiarazioni scritte sulle attività di stampa. Erano stati gli investigatori a estorcerle loro con l’astuzia. Poi il KGB fece pubblicare sui giornali locali una versione distorta di quelle testimonianze. I quattro fratelli vennero liberati e ne furono arrestati altri otto. Il processo si doveva tenere a Tulun nell’aprile 1960. Il KGB si attivò per fargli la più ampia pubblicità. Intendeva far testimoniare per l’accusa i quattro fratelli che erano stati liberati. Molti nelle congregazioni pensarono che quei fratelli si fossero venduti al KGB.

Nelle intenzioni del KGB questo processo farsa doveva anche servire a distruggere la fede dei Testimoni presenti e ad aizzare la popolazione locale contro di loro. A questo scopo, prima del processo, si organizzarono delle visite guidate a uno scantinato in cui i fratelli avevano stampato pubblicazioni per diversi anni. Presto in città non si parlava che delle attività di questa “setta segreta”. Il giorno del processo si affollarono nell’aula più di 300 persone, tra cui inviati di giornali e TV, alcuni dei quali venuti persino da Mosca. C’erano anche molti testimoni di Geova.

SCOMPIGLIO IN AULA

Inaspettatamente, però, il piano del KGB iniziò a scricchiolare. I fratelli che avevano rilasciato le dichiarazioni capirono di aver sbagliato. Il giorno prima del processo decisero fermamente che avrebbero fatto tutto il possibile per dare gloria a Geova. Durante l’udienza dissero che erano stati ingannati e che la loro testimonianza era stata distorta. Poi dichiararono: “Siamo pronti a sederci al banco degli imputati insieme ai nostri fratelli”. Nell’aula ci fu lo scompiglio totale.

Oltretutto, nell’interrogatorio gli imputati riuscirono a rispondere senza tirare in ballo altri fratelli. Per esempio, quando il giudice chiese a Grigorij Timčuk chi aveva allestito la stamperia in casa sua, lui rispose: “Sono stato io”. Interrogato su chi stampava le pubblicazioni, disse: “Le stampavo io”. Quando gli fu chiesto chi le distribuiva, Grigorij rispose: “Le distribuivo io”. E parlando di chi comprava e consegnava la carta, rispose di nuovo: “Sempre io”. Allora il pubblico ministero gli chiese: “Quindi qual è il suo ruolo? Lei è al tempo stesso il capo, il fornitore e l’operaio?”

“QUELLA LETTERA CI RINCUORÒ”

Quando fu chiaro che non c’erano testimoni a favore dell’accusa, il pubblico ministero affermò che i fratelli cospiravano con lo straniero. Per provarlo presentò una lettera di Nathan H. Knorr, della Betel di Brooklyn. Mikhail Savickij, uno dei fratelli che assisterono al processo, dice: “Il pubblico ministero iniziò a leggere ad alta voce una lettera che era stata intercettata dal KGB, scritta dal fratello Knorr e indirizzata ai Testimoni dell’Unione Sovietica. Per noi Testimoni presenti in aula fu un meraviglioso dono di Geova. Quella lettera ci rincuorò. Conteneva saggi consigli basati sulla Bibbia e ci incoraggiava a servire con amore i nostri compagni di fede e a rimanere fedeli di fronte alle prove. Venivamo esortati a confidare pienamente in Dio, a chiedergli sapienza e guida, e a operare a stretto contatto con i fratelli nominati. Il pubblico ministero lesse la lettera dall’inizio alla fine. Noi eravamo tutt’orecchi. Ci sembrava di essere a un’assemblea!” Anche se i fratelli furono condannati a diverse pene detentive, quelli presenti in aula rimasero fermamente decisi a servire Geova.

LA GIOIA DI ESSERE RIUNITI NELL’ADORAZIONE

Il KGB credeva di essere riuscito a bloccare le attività dei testimoni di Geova in Unione Sovietica e si preparava a sferrare l’attacco finale. Nel 1960 più di 450 fratelli furono inaspettatamente rinchiusi in un campo di prigionia nella Repubblica dei Mordvini. Tra loro c’erano i fratelli responsabili sia del gruppo che era rimasto unito all’organizzazione che di quello che si era separato. Nei piani del KGB questo avrebbe causato una frattura insanabile nell’organizzazione. Sul giornale del gulag apparve un articolo denigratorio che parlava di quali fazioni si sarebbero create. I fratelli invece, grazie al fatto che erano insieme, riuscirono a ritrovare l’unità.

Iov Andronik ricorda: “I fratelli responsabili esortarono tutti i Testimoni, tra cui quelli che si erano separati, a ritrovare l’unità. Richiamarono in modo particolare l’attenzione sull’articolo intitolato ‘Promessa l’unità di tutti gli uomini di buona volontà’, comparso nella Torre di Guardia russa del 1° settembre 1961. L’articolo conteneva princìpi ed esempi che mostravano come Geova aveva guidato il suo popolo nell’antichità. Spiegava anche quanto era importante che tutti operassero per la pace e l’unità della congregazione cristiana. Studiandolo attentamente, molti capirono il valore dell’unità teocratica e agirono di conseguenza”.

IL CIBO SPIRITUALE SANÒ LA FRATTURA

L’articolo della Torre di Guardia aiutò anche i Testimoni che non erano in prigione a ritrovare l’unità. I fratelli nominati per guidare l’opera pregarono e lo lessero insieme. L’articolo diceva che nell’agosto 1941 il fratello Rutherford, essendo malato, aveva pronunciato il suo ultimo discorso a un’assemblea. Incoraggiando i fratelli a tenersi stretti all’organizzazione di Geova e a non seguire leader umani, aveva detto: ‘Ogni volta che sorge e comincia a crescere un’organizzazione, dicono che un uomo si è messo a capo traendosi dietro un grande seguito. Se voi che siete qui credete che io sono solo un servitore del Signore e che noi lavoriamo a fianco a fianco unitamente, servendo Dio e Cristo, dite Sì’. La risposta decisa e diretta fu un unanime “Sì!”

Mikhail Savickij ricorda: “A quel tempo c’era davvero bisogno di unità tra i Testimoni dell’Unione Sovietica. Fummo molto grati a Geova per il sostegno spirituale che ci aveva dato con pazienza e amore. Un fratello che si era separato dall’organizzazione mi chiese subito quella rivista dicendo: ‘Dammela, così possiamo leggerla ai fratelli di Bratsk e di altre località’. Gli dissi che ne avevo solo una copia, ma mi assicurò che me l’avrebbe restituita la settimana dopo. Mi riportò la rivista insieme a parecchi rapporti di servizio arretrati di molte congregazioni. Centinaia di fratelli e sorelle erano tornati a far parte dell’unita famiglia di adoratori di Geova”.

Ivan Paškovskij, per oltre trent’anni membro del comitato che soprintendeva all’opera in Russia, ricorda: “Tramite un fratello in viaggio dall’estero chiedemmo al fratello Knorr di invitare tutti i Testimoni del nostro paese a ritrovare l’unità e sottomettersi all’ordine teocratico. Il fratello Knorr acconsentì, e nel 1962 ricevemmo 25 copie della sua lettera in due lingue, inglese e russo. Quella lettera servì davvero a scuotere molti”.

LE PECORE ODONO LA VOCE DEL PASTORE

Il comitato che soprintendeva all’opera si diede molto da fare per riunire i fratelli. Non era un compito facile, viste le circostanze. Per l’estate del 1962 un intero distretto era rientrato nell’organizzazione. Era stato nominato un comitato speciale di fratelli spiritualmente maturi. Geova benedisse i loro sforzi dando loro “sapienza dall’alto”. (Giac. 3:17) Aleksej Gaburjak, sorvegliante di circoscrizione dal 1986 al 1995, ricorda: “Nel 1965 ci incontrammo con il comitato che soprintendeva all’opera a Usolje-Sibirskoje. Ci chiesero di cercare tutti i fratelli e le sorelle disseminati qua e là a causa di deportazioni, prigionia e disaccordi e di aiutarli a rientrare nelle congregazioni. Ci diedero l’indirizzo di alcuni da cui cominciare. Il mio territorio includeva le province di Tomsk e Kemerovo e le città di Novokuzneck e Novosibirsk. Ad altri fratelli furono assegnati territori diversi. Dovevamo organizzare congregazioni e singoli gruppi, oltre a nominare e addestrare fratelli responsabili. Inoltre bisognava escogitare il modo di far arrivare le pubblicazioni e organizzare le adunanze di congregazione nonostante l’opera fosse vietata. In poco tempo visitammo 84 fratelli e sorelle che avevano perso i contatti con l’organizzazione. Che gioia: le ‘pecore’ di Geova udivano di nuovo la voce del Pastore eccellente e tornavano a servire Dio insieme al suo popolo!” — Giov. 10:16.

Presto molti dei fratelli che si erano separati furono di nuovo riuniti sotto il comitato che soprintendeva all’opera e iniziarono a inviare i rapporti del servizio di campo. Già nel 1971 erano rientrati nell’organizzazione di Geova più di 4.500 proclamatori. A metà degli anni ’80, nonostante l’opera fosse ancora vietata, si continuava a predicare e i nuovi affluivano nelle congregazioni.

PREZIOSI MICROFILM

Per i prudenti ma coraggiosi fratelli dell’Unione Sovietica era sempre un’impresa riprodurre il cibo spirituale. Ma prima ancora, in che modo il cibo spirituale entrava nel paese?

Principalmente tramite microfilm. I fratelli che lavoravano oltre confine fotografavano le riviste, i libri e gli opuscoli editi in russo, ucraino e in alcune altre lingue. Lo facevano accuratamente, pagina per pagina, con un microriproduttore e usando bobine da 30 metri. Ogni articolo veniva fotografato più volte in modo da produrre molte copie e facilitare la distribuzione. Nel corso degli anni per provvedere il cibo spirituale si produssero parecchi chilometri di microfilm. Per praticità questi venivano tagliati in spezzoni di una ventina di centimetri ciascuno, pronti per essere portati in Unione Sovietica dai corrieri.

STAMPERIE CLANDESTINE IN SIBERIA

Duplicare le pubblicazioni bibliche non era facile, ma Geova benediceva il lavoro. Solo tra il 1949 e il 1950 i fratelli duplicarono e consegnarono alle congregazioni 47.165 copie di varie pubblicazioni. Inoltre il comitato che soprintendeva all’opera riferì che, nonostante l’accanita opposizione, nello stesso periodo si erano tenute nel paese 31.488 adunanze.

La richiesta di pubblicazioni non accennava a diminuire, il che rese necessario allestire nuove stamperie. Stakh Savickij dice: “Nel 1955 fu allestita una stamperia clandestina in casa nostra. Poiché mio padre non era testimone di Geova dovemmo chiedergli il permesso. Per circa due mesi scavammo sotto la veranda e ricavammo un locale di due metri per quattro. Rimuovemmo più di 30 metri cubi di terra. Dovevamo portarla fuori e nasconderla in modo che nessuno se ne accorgesse. A un metro e mezzo di profondità trovammo il permafrost. Così, quando noi uscivamo per andare a lavorare, mamma prendeva la legna e accendeva un fuocherello sul terreno per scongelarlo, cercando di non attirare l’attenzione dei vicini. Poi rivestimmo il pavimento, le pareti e il soffitto con delle assi di legno. Appena il tutto fu pronto vi si trasferì una coppia. Vivevano e lavoravano lì, e mamma si prendeva cura di loro cucinando e facendo il bucato. La stamperia funzionò fino al 1959.

“Nel 1957 il fratello che soprintendeva alla duplicazione delle pubblicazioni mi chiese: ‘Puoi lavorare nella stamperia? Abbiamo bisogno di almeno 200 riviste al mese’. All’inizio ne stampavo 200, poi 500. Ma la richiesta di pubblicazioni aumentava. Il lavoro andava fatto di notte, perché noi deportati lavoravamo sei giorni su sette con un supervisore che controllava la produzione.

“Dopo il lavoro tornavo e casa e scendevo nella stamperia. Non dormivo quasi mai perché, una volta avviata la stampa, dovevo seguirla fino alla fine. Visto che l’inchiostro si sarebbe seccato, non potevo interrompere il lavoro per riprenderlo in seguito. A volte stampavo 500 fogli e poi li ritoccavo con un ago per rendere ben leggibile il testo. C’era pochissima ventilazione, per cui era difficile asciugare i fogli che uscivano dalla macchina.

“Di notte portavo le riviste stampate a Tulun, una città a una ventina di chilometri da casa. Non sapevo esattamente che percorso avrebbero fatto poi le riviste, ma sapevo che servivano ai fratelli di Krasnojarsk, Bratsk, Usolje-Sibirskoje e altre località.

“Nel 1959 i fratelli che organizzavano le attività mi chiesero di collaborare all’allestimento di una nuova stamperia a Tulun, accanto alla stazione ferroviaria. Ed eccomi di nuovo a scavare e a installare l’impianto elettrico, come avevo fatto nell’altra stamperia. Geova ci diede la sapienza necessaria. Una famiglia si trasferì nel locale e ci lavorò per circa un anno. Alla fine la stamperia fu scoperta dal KGB. Il giornale del posto diceva che ‘l’impianto elettrico era stato installato così bene che aveva lasciato perplessi persino elettricisti esperti’.

“A parte i miei familiari, pochissimi fratelli sapevano del mio lavoro di stampa. Siccome la sera non mi vedevano mai, i fratelli e le sorelle della congregazione erano preoccupati per la mia spiritualità. Venivano a casa per incoraggiarmi, ma non mi trovavano mai. Visto che eravamo sotto stretta sorveglianza, l’attività di stampa poteva riuscire solo col più completo riserbo”.

SI DUPLICANO PUBBLICAZIONI A MOSCA

Le autorità sapevano bene che i Testimoni avevano urgente bisogno di Bibbie e pubblicazioni. Le ripetute richieste inoltrate dal Corpo Direttivo per stampare o importare letteratura biblica venivano respinte o ignorate. Le pubblicazioni scarseggiavano, per cui in diverse parti del paese, inclusa la città di Mosca, i fratelli continuavano a ingegnarsi per duplicarle, allo scopo di provvedere cibo spirituale alle congregazioni e ai gruppi.

Nel 1957 Stepan Levickij fu condannato a dieci anni di prigione perché in possesso di un solo numero della Torre di Guardia, trovato nella sua cucina sotto una tovaglia. Stepan racconta: “Dopo tre anni e mezzo la Corte Suprema annullò la condanna. Prima che fossi rilasciato, i fratelli mi consigliarono di trasferirmi vicino a Mosca per predicare e impegnarmi in altre attività spirituali. Trovai casa a due ore da Mosca e iniziai a predicare in diverse zone della capitale. Geova benedisse i miei sforzi e dopo due anni nella città fu organizzato un gruppo di fratelli e sorelle. Nel 1970 mi fu assegnata una circoscrizione che includeva Mosca, Leningrado (oggi San Pietroburgo), Gor’kij (oggi Nižnij Novgorod), Orel e Tula. Il mio compito era provvedere pubblicazioni alle congregazioni.

“Non avevo dubbi: era volontà di Geova che a Mosca e in altre parti della Russia arrivassero quantità adeguate di pubblicazioni bibliche. Gli espressi in preghiera il mio desiderio di dare un contributo maggiore. Poco dopo conobbi uno stampatore di professione che aveva contatti con parecchie tipografie di Mosca. Con apparente disinvoltura gli chiesi se in una di esse era possibile stampare l’edizione ridotta di un libro.

“‘Che libro?’, mi chiese.

“‘Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato’, risposi nervosamente.

“Aveva un amico, comunista e leader di un organo del partito, che lavorava in una tipografia. Dietro compenso questi accettò di stampare una piccola partita di libri. Che bello fu per i fratelli poter tenere tra le mani quel manuale di studio biblico!

“Sia io che lo stampatore correvamo grossi rischi. Quando ogni partita di libri usciva dalla macchina, in genere di notte, bisognava portarla via velocemente senza farsi notare. Con la benedizione di Geova, da quella tipografia uscirono molte pubblicazioni bibliche, tra cui i libri ‘La verità vi farà liberi’, La Verità che conduce alla Vita Eterna e persino il libro dei cantici. Per noi era davvero cibo a suo tempo. (Matt. 24:45) Ci servimmo di quella tipografia per nove anni.

“Un giorno, però, la direttrice entrò all’improvviso mentre stavamo stampando una delle nostre pubblicazioni. Intervenendo subito sulla macchina, l’operatore mandò in stampa un periodico sulla salute. Tuttavia, nella fretta, fece finire per sbaglio nel periodico sei pagine della nostra pubblicazione. La direttrice portò una copia fresca di stampa nel suo ufficio. Si mise a sfogliarla e rimase molto sorpresa che contenesse del materiale che non c’entrava nulla. Fece chiamare lo stampatore e gli chiese come poteva essere successo. La cosa finì nelle mani del KGB. Lo stampatore, dietro minaccia di una lunga pena detentiva, vuotò il sacco. Il KGB non ci mise molto a trovarmi, visto che mi conosceva bene come l’unico testimone di Geova di Mosca. Fui condannato a cinque anni e mezzo di reclusione”. Allo stampatore ne diedero tre.

“VENGA ARMAGHEDON!”

Molti fratelli e sorelle scontarono lunghe pene detentive. Grigorij Gatilov, che rimase in prigione 15 anni, ricorda: “L’ultima prigione in cui fui rinchiuso aveva un nome romantico: Cigno bianco. Si trovava in una pittoresca località del Caucaso, sulla cima di una delle cinque vette che circondano la città turistica di Pjatigorsk. Per un anno intero in quella prigione ebbi l’opportunità di parlare della verità con diverse persone. Non avevo bisogno di andare da nessuna parte, perché la mia cella era un ‘territorio’ di predicazione straordinario. Le guardie vi mettevano nuovi prigionieri e dopo pochi giorni li spostavano, ma io rimanevo sempre lì. Raramente mi trasferivano in un’altra cella. Cercavo di dare a tutti completa testimonianza riguardo al Regno di Geova. Molti facevano domande su Armaghedon. C’era chi si stupiva che qualcuno fosse disposto a passare così tanto tempo in prigione per la propria fede. ‘Perché non rinunci alla tua fede e non te ne vai a casa?’, mi chiedevano altri detenuti e a volte persino le guardie. Ero felice ogni volta che qualcuno di loro mostrava sincero interesse per la verità. Una volta vidi scarabocchiato sulle pareti di una cella: ‘Venga Armaghedon!’ Anche se di per sé la vita in prigione non era affatto piacevole, ero felice di poter parlare della verità”.

“C’È QUALCHE GIONADAB TRA VOI?”

Nei gulag finirono anche molte sorelle cristiane che servivano zelantemente Geova. (Sal. 68:11) Zinaida Kozyreva, ricordando il comportamento amorevole che le sorelle avevano tra loro e con le altre prigioniere, dice: “Nel 1959, a meno di un anno dal mio battesimo, fui rinchiusa in un gulag a Kemerovo, in Siberia, insieme a Vera Mikhajlova e Ljudmila Evstaf’eva. C’erano 550 detenute. Quando arrivammo c’erano diverse donne in piedi all’ingresso.

“‘C’è qualche Gionadab tra voi?’, chiedevano.

“Capimmo che erano nostre care sorelle. Ci diedero subito da mangiare e iniziarono a farci domande. Irradiavano un calore e un amore che non avevo mai percepito nemmeno nella mia famiglia. Sapendo che non eravamo abituate alla vita nel gulag, ci sostennero. (Matt. 28:20) Capimmo subito che avevano un ottimo programma di alimentazione spirituale.

“Diventammo una vera famiglia. Il periodo più piacevole era l’estate, quando raccoglievamo il fieno. Le autorità del campo non temevano che scappassimo o infrangessimo le regole. C’era un solo soldato a sorvegliare 20 o 25 sorelle, e in realtà eravamo noi a sorvegliare lui! Quando si avvicinava qualcuno, lo svegliavamo in modo che non fosse sorpreso a dormire in servizio e quindi punito. Mentre eravamo in pausa, e lui dormiva, ne approfittavamo per parlare di argomenti spirituali. La cosa faceva comodo sia a lui che a noi.

“Alla fine del 1959 io e alcune sorelle fummo mandate in un campo di massima sicurezza. Ci misero in una cella gelida con una finestra senza vetri. Di giorno lavoravamo e di notte dormivamo su delle assi. Le autorità del campo ci assegnarono il compito di selezionare le verdure e ci tenevano sotto controllo. Poco tempo dopo, avendo accertato che non rubavamo come le altre detenute, ci portarono un po’ di paglia su cui dormire e misero i vetri alla finestra. Rimanemmo lì un anno, dopo di che fummo tutte trasferite a Irkutsk, in un campo dove eravamo soggette a meno restrizioni.

“In quel campo c’erano circa 120 sorelle. Vi rimanemmo un anno e tre mesi. Il primo inverno fu freddissimo e nevicò molto. Il lavoro nella segheria era davvero duro. Le guardie ci perquisivano spesso in cerca di pubblicazioni. Pareva fosse il loro unico passatempo. Eravamo diventate molto brave a nascondere le pubblicazioni, a volte fin troppo. Un giorno io e Vera nascondemmo così bene nelle giacche da lavoro dei pezzi di carta con la scrittura del giorno che non riuscimmo più a trovarli. Purtroppo li trovò una guardia e fummo messe in isolamento per cinque giorni. Fuori c’erano 40 gradi sotto zero e le pareti della cella, che non era riscaldata, erano ricoperte di brina.

“Nella cella c’erano piccole sporgenze di cemento su cui a malapena ci si poteva sedere. Quando avevamo troppo freddo ci sedevamo schiena contro schiena piegando le gambe e appoggiandole alla parete. Ci addormentavamo così, ma poi ci svegliavamo all’improvviso e balzavamo in piedi per paura di morire assiderate nel sonno. Ci davano un bicchiere d’acqua calda e 300 grammi di pane nero al giorno. Nonostante ciò eravamo felici, perché Geova ci impartiva ‘potenza oltre ciò che è normale’. (2 Cor. 4:7) Quando ci fu permesso di tornare in camerata le sorelle furono molto premurose. Ci fecero trovare qualcosa di caldo da mangiare e acqua calda per lavarci”.

‘SANNO STARE INSIEME AGLI ALTRI’

Zinaida prosegue: “Non era facile predicare in quel campo perché le detenute erano poche e tutte conoscevano i Testimoni. In quella situazione si applicava bene il principio esposto in 1 Pietro 3:1. La chiamavamo ‘predicazione senza parole’. Tenevamo le camerate pulite e in ordine, ed eravamo amichevoli e molto unite tra noi. (Giov. 13:34, 35) Inoltre eravamo in buoni rapporti con coloro che non erano Testimoni. Cercavamo di agire in armonia con ciò che insegna la Parola di Dio ed eravamo attente alle loro necessità. A volte li aiutavamo in qualche modo. Una sorella, per esempio, diede una mano a qualche detenuta che doveva fare calcoli matematici. Molti capirono che i testimoni di Geova erano diversi dalle persone di altre confessioni.

“Nel 1962 fummo trasferite dal gulag di Irkutsk a un altro nella Repubblica dei Mordvini. Anche lì cercammo di curare il nostro aspetto e mantenere una buona igiene personale. I nostri letti erano sempre puliti e ben rifatti. Nella nostra camerata c’erano circa 50 detenute, quasi tutte Testimoni. Solo noi sorelle pulivamo la camerata perché alle altre non andava di farlo. Lavavamo e strofinavamo regolarmente i pavimenti, e le autorità del campo ci fornivano il necessario. Le suore e le intellettuali che erano nella camerata con noi non volevano saperne di pulire, perciò le condizioni in cui vivevamo dipendevano in gran parte dalle nostre fatiche. Quando una delle sorelle veniva rilasciata, nel suo rapporto scrivevano che era ‘adattabile e sapeva stare insieme agli altri’”.

I FIORI A STELO LUNGO: UN BUON NASCONDIGLIO

“Una volta”, racconta Zinaida, “diverse sorelle scrissero ai familiari chiedendo loro di inviare semi di fiori a stelo lungo. Dicemmo alle autorità del campo che volevamo piantare dei fiori e chiedemmo se potevamo avere un po’ di terriccio. Con nostra sorpresa acconsentirono volentieri. Piantammo delle aiuole intorno alle baracche e creammo lunghi viottoli fiancheggiati dai fiori. Il gulag fu presto adornato da fitti cespugli di rose a gambo lungo, garofani e altri fiori incantevoli, ma soprattutto alti. Nell’aiuola centrale c’erano bellissime dalie e fitti cespugli di margheritoni dai diversi colori. Camminavamo in mezzo alle aiuole, studiavamo la Bibbia dietro ai fiori e nascondevamo le pubblicazioni fra i rigogliosi cespugli di rose.

“Tenevamo le adunanze passeggiando. Ci organizzavamo in gruppi di cinque. Ognuna di noi, in anticipo, imparava a memoria un paragrafo di una pubblicazione biblica. Poi, dopo una preghiera iniziale, a turno recitavamo il nostro paragrafo e lo trattavamo insieme. Dopo la preghiera conclusiva continuavamo la passeggiata. Avevamo dei numeri della Torre di Guardia in forma di libriccini [come quello della foto a pagina 161]. Ogni giorno studiavamo qualcosa, in genere la scrittura del giorno, e ripetevamo i paragrafi per le adunanze, che tenevamo tre volte a settimana. Cercammo addirittura di imparare a memoria interi capitoli della Bibbia e ce li ripetevamo l’un l’altra per rafforzarci. Così non ci preoccupavamo troppo se le autorità ci confiscavano qualche pubblicazione durante le perquisizioni.

“Le autorità del campo cercarono di scoprire com’erano organizzate le nostre attività con l’aiuto di altri detenuti, ma molti di questi erano dalla nostra parte. Nella nostra camerata c’era anche Olga Ivinskaja, scrittrice e compagna del noto poeta e scrittore Boris Pasternak, che fu insignito del Nobel per la letteratura. Era ben disposta verso di noi e ammirava il modo in cui eravamo organizzate. Geova ci diede sapienza, soprattutto affinché non ci mancasse il cibo spirituale”. — Giac. 3:17.

“NE HO ABBASTANZA DI TE”

“Le pubblicazioni ci arrivavano in diversi modi”, continua Zinaida. “Spesso si vedeva che era Geova a guidare le cose, come aveva promesso: ‘Non ti lascerò affatto né in alcun modo ti abbandonerò’. (Ebr. 13:5) A volte chiudeva semplicemente gli occhi delle guardie. Un giorno, in inverno, quando la nostra squadra di lavoro rientrò nel campo dai cancelli, ci perquisirono come al solito facendoci togliere tutti i vestiti. Io entrai per ultima. Avevo delle nuove pubblicazioni nascoste sotto due paia di pantaloni.

“Visto che faceva molto freddo mi ero vestita a strati come una cipolla. Per cominciare la responsabile ispezionò il cappotto, poi un giubbottino imbottito senza maniche che avevo sotto. Decisi di tirarla per le lunghe sperando che si stancasse. Mi tolsi lentamente un maglione, e poi un altro. Mentre li ispezionava mi levai pian piano diverse sciarpe, un gilet, una maglia e un’altra ancora. Mi rimanevano due paia di pantaloni e gli scarponi di feltro. Con molta calma mi tolsi uno scarpone e poi l’altro e altrettanto lentamente iniziai a sfilarmi i pantaloni di sopra. A quel punto pensai: ‘E adesso cosa faccio? Se mi dice di togliermi anche gli altri devo scappare e lanciare le pubblicazioni alle sorelle’. Mi ero appena sfilata il primo paio di pantaloni quando la responsabile gridò irritata: ‘Ne ho abbastanza di te. Fuori di qui!’ Mi rivestii in fretta ed entrai di corsa nel campo.

“Come ci procuravamo le pubblicazioni? I fratelli le lasciavano in un posto concordato in anticipo. A turno le andavamo a prendere e le introducevamo nel campo. Poi le nascondevamo in un posto sicuro, che ogni tanto cambiavamo. Le copiavamo di continuo a mano e nascondevamo le copie. Lavoravamo sotto le coperte lasciando uno spiraglio per la luce proveniente da un lampione fuori dalla finestra. Ci tenevamo sempre occupate per non sciupare nemmeno un minuto. Anche quando andavamo in mensa ciascuna di noi portava con sé un pezzo di carta con un versetto”.

“IL SUO MOMENTO È ARRIVATO”

Nel 1965 il governo sovietico emanò un decreto speciale con il quale si ordinava che tutti i Testimoni che erano stati deportati in Siberia tra il 1949 e il 1951 fossero rilasciati. Alla maggioranza dei fratelli, però, non fu permesso di tornare nel luogo d’origine. Coloro che non volevano rimanere in Siberia decisero di spostarsi in zone in cui c’era più bisogno di predicare.

Magdalina Belošickaja dice: “Rimanemmo al confino in Siberia per quasi 15 anni. D’inverno la temperatura poteva scendere a 60 gradi sotto zero e d’estate c’erano sciami di tafani e zanzare che cercavano di pungerci perfino negli occhi. Riuscimmo a resistere grazie all’aiuto di Geova. Ma come fu bello seminare i semi della verità in quei freddi territori siberiani! Per 15 anni, ogni mese, firmammo nell’ufficio del supervisore un documento con cui dichiaravamo che non avremmo tentato di fuggire dal confino. Ogni tanto, la sera, il supervisore veniva a casa nostra. In quelle occasioni era particolarmente gentile e ci faceva molte domande sulla Bibbia e su ciò che si doveva fare per vivere secondo i suoi princìpi. Ci chiedeva cosa ci aveva spinto a scegliere quel modo di vivere pur sapendo che saremmo stati perseguitati. Una volta gli domandammo se avevamo qualche speranza di essere liberati dal campo. Lui aprì il palmo della mano e chiese: ‘Ci sono speranze che qui crescano dei capelli?’

“‘No’, risposi.

“‘Neanche per voi ci sono speranze’, proseguì. Poi, ripensandoci, aggiunse: ‘Certo, a meno che il vostro Dio non intervenga o faccia un miracolo per voi’.

“Un giorno d’estate del 1965 mi avviai verso la stazione ferroviaria per spedire una lettera. Da lontano il supervisore mi vide e gridò: ‘Magdalina, dove va senza permesso?’

“‘Non sto andando da nessuna parte’, risposi, ‘devo solo spedire una lettera’. Lui si avvicinò e mi disse: ‘Oggi sarà liberata. Il suo momento è arrivato’. Poi mi lanciò un’occhiata espressiva, come per dire: ‘Dio l’ha liberata’. Non riuscivo a crederci!

“Potevamo andare in qualunque luogo dell’Unione Sovietica tranne quello da cui eravamo venuti. Era come se Geova ci stesse dicendo: ‘Sparpagliatevi e predicate. Adesso è il momento opportuno, perciò fatelo subito’. Se ci fosse stato permesso di tornare a casa, molti avrebbero scelto di stabilirsi nella propria città natale. Ma, poiché non potevamo, ci trasferimmo tutti in un posto nuovo. Io e la mia famiglia decidemmo di stabilirci nel Caucaso”.

Migliaia di Testimoni si sparsero per l’Unione Sovietica. Lo stesso anno, in un convegno organizzato dallo Stato, un funzionario chiese perplesso: “Chi sa dirmi cosa ci fa la setta geovista nella nostra città, che è appena stata costruita da giovani volontari? Sorge una città nuova e ordinata, e subito spunta la setta geovista!” Con i Testimoni le autorità non sapevano che pesci pigliare. Nessuno poteva impedire l’adempimento della promessa divina di riempire la terra della “conoscenza di Geova”. — Isa. 11:9.

“VOI AVETE ‘ACQUA SANTA’”

I Testimoni venivano mandati nei campi di prigionia a causa della loro attività di predicazione. Nikolaj Kalibaba, che vi trascorse molti anni, ricorda: “In quattro fummo mandati in un campo di prigionia a Vihorevka, nella provincia di Irkutsk, dove erano detenuti una settantina di fratelli. Non c’era acqua potabile. L’unico tubo dell’acqua era collegato al sistema fognario, per cui bere era rischioso. Inoltre, il cibo era immangiabile, ma Geova ci aiutò. In quel gulag nessuno voleva lavorare a parte i Testimoni. Eravamo dei bravi operai. Le autorità non ci misero molto a capirlo e ci mandarono a lavorare in altre aree del gulag. Da lì potevamo portare secchi di acqua potabile. Molti detenuti venivano da noi e ci dicevano: ‘Abbiamo sentito che voi avete “acqua santa”. Datecene almeno mezzo bicchiere’. Ovviamente la condividevamo.

“Tra i detenuti c’erano persone dal cuore buono. Alcuni avevano commesso furti o altri reati gravi, ma accettarono la verità e diventarono testimoni di Geova. Altri sembravano contrari alla verità e ci facevano opposizione. Un giorno, però, quando un oratore venne nel nostro gulag a tenere una conferenza contro i testimoni di Geova, quei detenuti intervennero in nostra difesa affermando che i Testimoni erano stati calunniati”.

“VERREMO IN GRUPPI”

I fratelli cercavano sempre di sfruttare le circostanze per promuovere gli interessi del Regno e chiedevano sapienza a Geova. Nikolaj continua: “Venimmo a sapere che presto saremmo stati trasferiti in un altro gulag non lontano da Mosca, nella Repubblica dei Mordvini. Prima della nostra partenza accadde un fatto interessante. Lasciandoci di stucco, alcuni funzionari e delle guardie che da diversi anni sorvegliavano i testimoni di Geova vennero da noi e ci dissero: ‘Vorremmo chiedervi di cantarci i vostri cantici e di spiegarci meglio quello in cui credete. Verremo in gruppi di 10, 20 o forse più’.

“Temendo per se stessi e per noi, dissero che avrebbero messo degli uomini a sorvegliare il posto in cui dovevamo incontrarci. Dicemmo che noi eravamo più esperti e quindi avremmo piazzato anche i nostri guardiani. I loro uomini agirono esattamente come i nostri: si misero tra la guardiola e il luogo in cui eravamo radunati, a una certa distanza l’uno dall’altro. Vi immaginate la scena? Un gruppo di Testimoni che canta cantici davanti a funzionari e guardie e poi un fratello che tiene un breve discorso su un soggetto biblico. Sembrava di essere in una Sala del Regno dei Testimoni di Geova! In quel modo tenemmo diverse adunanze con gruppi di interessati. Capimmo che Geova si prendeva cura non solo di noi, ma anche di quelle persone sincere.

“Da quel campo portammo molte riviste nel gulag della Repubblica dei Mordvini”, dice Nikolaj. “Lì c’erano molti Testimoni. I fratelli mi diedero una valigia col doppio fondo in cui mettere le pubblicazioni. Facemmo in modo che non attirasse troppo l’attenzione delle guardie nel corso di una perquisizione. Nel gulag della Repubblica dei Mordvini ci perquisirono minuziosamente. Una guardia prese la valigia ed esclamò: ‘Com’è pesante! Dev’esserci un tesoro!’ Inaspettatamente la mise da parte insieme ad alcuni oggetti e iniziò a controllare gli effetti personali degli altri. Finita la perquisizione un’altra guardia disse: ‘Prenda le sue cose e vada’. La mia valigia non fu esaminata e quindi riuscii a portare nella camerata cibo spirituale fresco, di cui c’era tanto bisogno.

“Oltre a ciò, più di una volta misi negli scarponi dei volantini scritti a mano. Siccome avevo i piedi lunghi, ci potevo infilare parecchi fogli. Li mettevo sotto la soletta e ingrassavo abbondantemente gli scarponi. Il grasso era scivoloso e puzzolente, per cui le guardie stavano alla larga dai miei scarponi”.

“LE GUARDIE CI SORVEGLIAVANO E IO SORVEGLIAVO LORO”

Nikolaj prosegue: “Nel gulag della Repubblica dei Mordvini i fratelli mi incaricarono di soprintendere alla duplicazione delle pubblicazioni bibliche. Una delle mie responsabilità era quella di tenere d’occhio le guardie in modo che chi copiava le pubblicazioni avesse il tempo di nascondere tutto. Le guardie ci sorvegliavano e io sorvegliavo loro. Alcuni, decisi a coglierci in flagrante, entravano spesso nella camerata all’improvviso. Era difficilissimo controllare i loro movimenti. Altri venivano una volta al giorno, erano più tolleranti e non ci creavano problemi.

“In quel periodo ricopiavamo gli originali, che venivano tenuti nascosti in luoghi sicuri. Ne tenevamo diversi nelle stufe, persino in quella dell’ufficio del direttore del campo. I fratelli che facevano le pulizie per lui avevano creato uno speciale comparto nella stufa, dove tenevamo i preziosi originali di molti numeri della Torre di Guardia. Le guardie potevano perquisirci quanto volevano, tanto gli originali erano al sicuro nell’ufficio del direttore!”

I fratelli diventarono molto bravi a nascondere le pubblicazioni. Uno dei posti preferiti era il davanzale delle finestre. Impararono anche a nasconderle nei tubetti di dentifricio. Solo due o tre fratelli sapevano dove si trovavano gli originali. Quando era necessario, uno di loro li ricuperava, li ricopiava a mano e li rimetteva al suo posto. Così gli originali rimanevano al sicuro. La maggioranza dei fratelli considerava un onore lavorare alla duplicazione, nonostante il rischio di passare 15 giorni in isolamento. Viktor Gutšmidt ricorda: “Su un totale di dieci anni di campi di lavoro ne passai circa tre in isolamento”.

TORRE DI GUARDIA “A RAGNATELA”

Ai fratelli sembrava che le autorità del campo avessero trovato un sistema per scovare e confiscare le pubblicazioni bibliche. Alcuni agenti erano molto zelanti in questo. Ivan Klimko narra: “Una volta, nel campo 19 della Repubblica dei Mordvini, i soldati vennero coi cani e condussero i fratelli fuori del campo, poi li perquisirono accuratamente. Ogni Testimone dovette svestirsi, togliendosi perfino gli stracci che portava ai piedi. I fratelli però si erano incollati alla pianta dei piedi alcuni fogli scritti a mano, che non vennero scoperti. Avevano prodotto anche degli opuscoli in miniatura che potevano stare tra un dito e l’altro. Quando le guardie ordinavano di alzare le mani, gli opuscoletti rimanevano tra le dita e così si riuscì a salvarne alcuni”.

Per proteggere il cibo spirituale si usavano anche altri metodi. Aleksej Nepočatov dice: “Alcuni fratelli idearono quella che veniva chiamata scrittura ‘a ragnatela’. Affilavano bene la punta di una penna in modo che tra una riga e l’altra di un quaderno si potessero scrivere tre o quattro righe di testo. Una scatola di fiammiferi poteva contenere cinque o sei copie della Torre di Guardia scritte a mano in quel modo. Per scrivere così piccolo bisognava avere un’ottima vista e una buona resistenza. Quando si spegnevano le luci e tutti andavano a dormire, quei fratelli si mettevano a scrivere sotto le coperte. L’unica luce disponibile veniva da una lampadina all’ingresso della camerata che non sempre funzionava. Quel lavoro, fatto per diversi mesi, rovinava la vista. A volte qualche guardia se ne accorgeva e, se era ben disposta verso di noi, diceva: ‘Ancora a scrivere? Ma quand’è che dormite un po’?’”

Il fratello Klimko ricorda: “Una volta perdemmo un bel po’ di pubblicazioni e persino la Bibbia. Avevamo nascosto tutto nella gamba artificiale di un fratello. Le guardie lo costrinsero a toglierla e gliela ruppero. Fotografarono i fogli sparsi e pubblicarono le foto nel giornale del campo. Questo, però, servì a dimostrare ancora una volta che i testimoni di Geova si dedicavano esclusivamente ad attività religiose. Dopo la scoperta il direttore del campo, gongolante, disse ai fratelli: ‘Per voi è arrivato Armaghedon!’ Il giorno dopo, comunque, gli riferirono che i testimoni di Geova erano di nuovo insieme a cantare cantici e a leggere, come al solito”.

INCONTRO CON IL PROCURATORE GENERALE

Alla fine del 1961 il procuratore generale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa effettuò un’ispezione in un campo della Repubblica dei Mordvini. Mentre passeggiava per il campo entrò nelle camerate dove alloggiavano i Testimoni. Permise loro di fare qualche domanda. Viktor Gutšmidt ricorda: “Io gli chiesi: ‘Pensa che la religione dei testimoni di Geova sia un pericolo per la società sovietica?’

“‘No, penso di no’, disse il procuratore. Ma mentre la conversazione proseguiva gli sfuggirono queste parole: ‘Solo nel 1959 sono stati destinati all’oblast’ di Irkutsk cinque milioni di rubli per la questione dei Testimoni’.

“Quello che intendeva dire era che le autorità sapevano bene chi erano i testimoni di Geova, visto che per capirlo avevano speso cinque milioni di rubli dai fondi del sistema penale. Era una cifra enorme. Allora con cinquemila rubli si poteva comprare una macchina di lusso o una bella casa. Le autorità di Mosca sapevano sicuramente che i testimoni di Geova non costituivano un pericolo.

“Il procuratore generale aggiunse: ‘Se dicessimo al popolo sovietico che può fare dei Testimoni ciò che vuole, di voi non rimarrebbe alcuna traccia’. Voleva dire che la società sovietica non amava affatto i Testimoni. Da queste parole si capisce come la propaganda atea avesse influenzato milioni di persone.

“Noi replicammo: ‘Vedrete come stanno veramente le cose quando i Testimoni terranno assemblee da Mosca a Vladivostok’.

“‘Forse mezzo milione di persone potrà pure venire dalla vostra parte, ma le altre continueranno a stare dalla nostra’, disse.

“La nostra conversazione con il procuratore generale si concluse con quelle parole. Non sbagliò di molto. Oggi nel territorio che un tempo costituiva l’Unione Sovietica quasi 700.000 persone assistono alle adunanze dei testimoni di Geova, dove al posto della propaganda odono la pura verità biblica”.

‘QUESTO È UN LUOGO DI VILLEGGIATURA PER I TESTIMONI’

Viktor prosegue: “Le autorità del campo mostrarono al procuratore generale i fiori e gli alberi piantati dai Testimoni, oltre ai pacchi spediti dai familiari che tenevano nelle camerate senza che nessuno li rubasse. Egli osservò ogni cosa con evidente stupore. Tuttavia in seguito venimmo a sapere che ordinò alle autorità del campo di togliere i fiori e abbattere gli alberi. Disse al direttore: ‘Questo non è più un campo di lavoro, ma un luogo di villeggiatura per i Testimoni’. Vietò anche ai Testimoni di ricevere pacchi e chiuse lo spaccio in cui potevano comprare cibo extra.

“Per la gioia dei fratelli, però, il direttore non eseguì tutti gli ordini. Per esempio, le sorelle poterono continuare a coltivare fiori. In autunno li tagliavano e preparavano dei bei mazzi da regalare ai dipendenti del campo e ai loro figli. Era bello soprattutto vedere i bambini che si incontravano con i genitori in guardiola, prendevano i fiori e correvano felici a scuola. Volevano bene ai Testimoni”.

Viktor ricorda: “Un giorno, all’inizio del 1964, un responsabile che aveva un fratello nel KGB ci disse che lo Stato stava organizzando un’energica campagna repressiva nei confronti dei testimoni di Geova. Ma improvvisamente, verso la fine dell’anno, Nikita Krusciov fu destituito dalle cariche di governo e l’ondata di persecuzione si placò”.

CANTICI DEL REGNO IN UN CAMPO DI MASSIMA SICUREZZA

Negli anni ’60 c’era un campo di massima sicurezza della Repubblica dei Mordvini nel quale i detenuti potevano ricevere pacchi dall’esterno solo una volta all’anno, e si trattava di un ‘provvedimento premio’! Venivano continuamente effettuate delle perquisizioni. Se qualcuno era trovato in possesso di un foglio di carta contenente un versetto biblico veniva messo in isolamento per dieci giorni. Inoltre in quel gulag i detenuti ricevevano meno cibo che altrove. Anche il lavoro era più duro nei campi di massima sicurezza: i Testimoni dovevano sradicare ceppi di alberi enormi. Aleksej Nepočatov dice: “Spesso eravamo ridotti allo stremo delle forze, ma rimanevamo all’erta e non ci arrendevamo. Un modo in cui ci tenevamo su di morale era cantando i cantici del Regno. Formammo un coro a più voci che, anche senza quelle femminili, era straordinariamente bello. Quei cantici non allietavano solo i Testimoni ma anche i funzionari, che chiedevano ai fratelli di cantare durante le ore di lavoro. Un giorno stavamo abbattendo degli alberi quando il sorvegliante del convoglio venne da noi e ci disse: ‘Cantate qualche cantico. Lo ha chiesto il responsabile di divisione’.

“Quell’uomo aveva sentito molte volte i fratelli cantare i cantici. La richiesta arrivò proprio al momento giusto, perché non ce la facevamo più. Iniziammo a glorificare Geova gioiosamente con le nostre voci. Di solito, quando cantavamo nel gulag, le mogli dei responsabili che abitavano lì vicino uscivano in veranda e rimanevano ad ascoltare. A loro piaceva particolarmente il cantico 6 di un vecchio libro dei cantici, ‘La terra dia gloria’. Sia il testo che la melodia erano molto belli”.

ERA ARRIVATO IN “UN ALTRO MONDO”

Anche nelle situazioni più impensate si vedeva di che pasta erano fatti i testimoni di Geova. Viktor Gutšmidt ricorda: “Alla fine di una settimana di lavoro eravamo seduti all’aperto quando nel campo furono recapitate delle costose apparecchiature elettriche. L’autista che effettuava la consegna era detenuto con noi, ma non era un fratello, e il responsabile degli acquisti che lo accompagnava veniva da un altro campo. Visto che il magazzino era chiuso e il magazziniere era in vacanza, fu chiesto ai Testimoni di ricevere la merce e scaricarla.

“Scaricammo le apparecchiature e le mettemmo accanto al magazzino, non lontano dalle camerate dei fratelli. Il responsabile degli acquisti era molto restio a effettuare questa consegna non ufficiale senza una ricevuta firmata dal magazziniere. Ma l’autista lo rassicurò: ‘Non abbia paura. Qui nessuno toccherà niente. Questo è “un altro mondo”. Dimentichi quello che succede fuori del gulag. Qui può appoggiare il suo orologio dove vuole, e domani lo ritroverà allo stesso posto’. Il responsabile degli acquisti insisteva che, poiché la merce valeva mezzo milione di rubli, non poteva consegnarla senza far firmare una ricevuta.

“Alcuni responsabili del campo si avvicinarono e diedero ordine che il camion se ne andasse. Uno di loro disse al responsabile degli acquisti di lasciare la fattura e venirla a prendere il giorno dopo. Questi, seppur riluttante, se ne andò. La mattina dopo si ripresentò e chiese di entrare per far firmare la fattura, ma la guardia gliela consegnò già firmata.

“In seguito la guardia ci raccontò che l’uomo non si decideva ad andare via. Fissava il cancello e i documenti, faceva per andarsene, poi tornava a fissare il cancello, e tutto questo per mezz’ora. Probabilmente non aveva mai visto nulla del genere in tutta la sua vita. Era stata consegnata della merce di valore, la fattura era stata firmata anche senza di lui, e tutto era avvenuto onestamente. Ma, fatto ancora più interessante, era successo in un campo di lavoro di massima sicurezza in cui erano detenuti ‘delinquenti particolarmente pericolosi’. Così, a prescindere dalla propaganda avversa, quando accadevano fatti simili tutti potevano capire che persone erano in realtà i testimoni di Geova”.

“ECCOLI CHE PREDICANO DI NUOVO”

Nel 1960 molti fratelli furono riuniti in un gulag della Repubblica dei Mordvini. Pochi giorni dopo più di un centinaio di loro furono presi e trasferiti nel campo n. 10, una prigione speciale nel vicino villaggio di Udarnyj. Era una prigione “sperimentale” che aveva lo scopo di rieducare i Testimoni. I detenuti dovevano indossare uniformi a strisce come quelle dei campi di concentramento nazisti. Oltre a svolgere altri lavori, i Testimoni dovevano sradicare ceppi di alberi enormi nella foresta, almeno 11 o 12 a testa ogni giorno. Ma a volte, anche lavorando insieme tutto il giorno, un’intera squadra di fratelli non riusciva a sradicarne nemmeno uno, visto che si trattava di querce gigantesche. Spesso cantavano cantici del Regno per incoraggiarsi a vicenda. Sentendoli, l’amministratore del campo a volte gridava: “Per voi Testimoni niente cena stasera, così la smettete di cantare! Vi insegno io a lavorare!” Un fratello ricorda: “Ma Geova ci sosteneva. Malgrado le condizioni difficili rimanemmo spiritualmente svegli. Ci incoraggiavamo a vicenda con il pensiero che ci eravamo schierati dalla parte di Geova nella contesa della sovranità universale”. — Prov. 27:11.

Nella prigione c’erano diversi “educatori”, e ogni cella aveva il suo, un ufficiale di grado non inferiore a quello di capitano. L’obiettivo di questi ufficiali era quello di indurre i Testimoni a rinunciare alla loro fede. Chiunque avesse ceduto, abiurando, sarebbe stato rilasciato. Ogni mese gli educatori stilavano un rapporto sulla personalità di ciascun Testimone, che veniva firmato da diversi dipendenti del campo. Per ogni Testimone, però, si ritrovavano sempre a scrivere: “Non risponde alle misure correttive; è irremovibile nelle sue convinzioni”. Ivan Klimko disse: “Su dieci anni di pena ne scontai sei in quella prigione e fui classificato insieme ad altri fratelli come ‘delinquente recidivo particolarmente pericoloso’. A quanto ci dissero gli ufficiali, le autorità mettevano di proposito noi Testimoni in condizioni estremamente stressanti per osservare il nostro comportamento”.

Iov Andronik, che passò cinque anni in quella prigione, una volta chiese al comandante del campo: “Per quanto tempo rimarremo qui dentro?” Indicando la foresta il comandante rispose: “Finché non finirete là sotto”. Iov racconta: “Ci tenevano isolati dagli altri per impedirci di predicare. Eravamo guardati a vista. Anche se uno solo di noi doveva andare da un’altra parte del campo veniva sempre scortato da una guardia. Diversi anni dopo, quando fummo trasferiti in un campo con meno restrizioni, alcuni detenuti non Testimoni dissero ai responsabili: ‘I testimoni di Geova hanno vinto. Li avete tenuti isolati, ma ora eccoli che predicano di nuovo’”.

UN UFFICIALE RICONOSCE LA SUA BIBBIA

Era estremamente difficile introdurre pubblicazioni nel campo n. 10, per non parlare della Bibbia. I fratelli pensavano che fosse praticamente impossibile farla arrivare in quella prigione. Un fratello che rimase lì alcuni anni dice: “Nulla è impossibile per Geova. Egli ascoltò le nostre preghiere. Eravamo un centinaio di Testimoni in quella prigione e avevamo chiesto almeno una Bibbia, invece ne ottenemmo due!” (Matt. 19:26) Come fu possibile?

Un colonnello ricevette l’incarico di educatore nella prigione. Ma come poteva “rieducare” i Testimoni non sapendo nulla della Bibbia? In qualche modo riuscì a procurarsi una Bibbia logora. Prima di andare in vacanza, chiese a un vecchio detenuto battista di rilegargliela e disse alle guardie di non confiscarla. Il battista si vantava con i Testimoni di aver ricevuto una Bibbia e accettò di prestarla loro perché potessero darle un’occhiata. Quando misero le mani su quel prezioso tesoro, i fratelli la scucirono immediatamente e si divisero le pagine da ricopiare. Nei giorni che seguirono, ogni cella in cui c’erano Testimoni diventò un laboratorio di copisti all’opera. Furono fatte due copie di ogni pagina. Uno dei fratelli ricorda: “Una volta raccolte tutte le pagine c’erano tre Bibbie! Il colonnello ebbe la sua copia rilegata e noi le nostre due. Una la tenemmo a portata di mano per leggerla e l’altra la mettemmo al sicuro, ricavando degli spazi appositi in alcuni tubi in cui passavano cavi dell’alta tensione. Avendo paura ad avvicinarsi, le guardie non effettuavano mai perquisizioni in quei punti. L’alta tensione era un ottimo custode per la nostra biblioteca”.

Durante una perquisizione, però, il colonnello si imbatté in una pagina della Bibbia ricopiata a mano. Quando capì cos’era successo ci rimase molto male ed esclamò: “Questa è una parte della Bibbia che io stesso ho introdotto nel campo!”

SI CELEBRA LA COMMEMORAZIONE

Ogni anno i fratelli rinchiusi nei gulag cercavano di celebrare la Commemorazione. In un gulag della Repubblica dei Mordvini nessun fratello perse mai l’evento. Le autorità del campo ovviamente cercavano di impedirlo. Conoscevano la data della Commemorazione e quel giorno mobilitavano tutte le unità mettendole in stato di massima allerta. Tuttavia, dato che nessuno conosceva il luogo e l’orario esatti della celebrazione, verso sera molte guardie erano stanche di guardare a vista i Testimoni.

I fratelli cercavano sempre di procurarsi il vino e il pane non lievitato. Una volta un’unità di sorveglianza scoprì gli emblemi in un cassetto il giorno della Commemorazione e li confiscò. Poi ci fu il cambio della guardia e un fratello che puliva gli uffici del comandante dell’unità riuscì a ricuperare gli emblemi e a passarli agli altri senza farsi scoprire. La sera i fratelli celebrarono la Commemorazione con gli emblemi durante il terzo turno di sorveglianza. Gli emblemi erano necessari perché c’era un fratello che li prendeva.

COMMEMORAZIONE IN UN CAMPO FEMMINILE

In altri campi c’erano problemi simili. Valentina Garnovskaja, ricordando com’era difficile celebrare la Commemorazione in un campo femminile di Kemerovo, dice: “In quel campo eravamo circa 180 sorelle. Non potevamo radunarci. In dieci anni riuscimmo a osservare la Commemorazione solo due volte. Una volta decidemmo di tenerla in uno degli uffici che pulivo. Qualche ora prima della Commemorazione, le sorelle iniziarono ad arrivare di nascosto, un po’ alla volta. Ce la fecero circa 80 sorelle. Mettemmo sulla scrivania il pane non lievitato e il vino rosso secco.

“Decidemmo di iniziare senza cantico. Una sorella disse una preghiera e tutto cominciò in maniera dignitosa e serena. Ma quando all’improvviso sentimmo dei rumori e delle urla capimmo che ci stavano cercando. A un tratto vedemmo il comandante delle guardie in persona comparire da dietro il vetro, anche se la finestra era molto alta. Contemporaneamente cominciarono a battere alla porta intimando di aprire. Le guardie irruppero nell’ufficio, afferrarono la sorella che stava facendo il discorso e la portarono via per metterla in isolamento. Un’altra sorella prese coraggiosamente il suo posto e continuò il discorso, ma portarono via anche lei. Subito dopo ci provò un’altra sorella, per cui ci raggrupparono in un’altra stanza minacciandoci di metterci tutte in isolamento. Lì finimmo di celebrare la Commemorazione con il cantico e la preghiera conclusiva.

“Quando tornammo nelle camerate le altre detenute ci accolsero dicendo: ‘Siete sparite all’improvviso e abbiamo pensato che fosse venuto Armaghedon e che Dio vi avesse portato in cielo, lasciandoci qui per essere distrutte!’ Quelle detenute erano con noi da alcuni anni e non avevano mai accettato la verità, ma dopo quell’episodio alcune iniziarono ad ascoltare”.

“CI STRINGEVAMO L’UNO ALL’ALTRO”

In un campo di Vorkuta erano rinchiusi molti Testimoni provenienti da Ucraina, Moldavia, repubbliche baltiche e altre repubbliche dell’Unione Sovietica. Ivan Klimko ricorda: “Era l’inverno del 1948. Anche se non avevamo pubblicazioni bibliche, scrivevamo su foglietti di carta che tenevamo nascosti ciò che riuscivamo a ricordare di vecchie riviste. Ma le guardie sapevano che avevamo quei foglietti. Venivamo sottoposti a perquisizioni meticolose e sfibranti. Nelle fredde giornate invernali ci portavano fuori in gruppo e ci facevano rimanere in piedi in file di cinque. Spesso ci contavano e ci ricontavano. Probabilmente si aspettavano che consegnassimo quei foglietti pur di non rimanere fuori al gelo. Mentre continuavano a contarci, noi ci stringevamo l’uno all’altro e parlavamo di argomenti biblici. Tenevamo la mente concentrata sulle cose spirituali. Geova ci aiutò a rimanergli leali. Qualche tempo dopo dei fratelli riuscirono a introdurre nel gulag una Bibbia. La dividemmo in tante parti per impedire che, in caso di perquisizione, ce la confiscassero tutta.

“Alcune delle guardie capivano che noi testimoni di Geova eravamo fuori posto nel campo di prigionia. Erano gentili e facevano tutto quello che potevano per aiutarci. C’era chi semplicemente chiudeva un occhio quando qualcuno di noi riceveva un pacco. Di solito in ognuno c’erano nascoste una o due pagine della Torre di Guardia. Quei fogli non pesavano che qualche grammo, ma valevano più di molti chili di generi alimentari. Nel gulag ci mancavano tante cose dal punto di vista materiale, ma spiritualmente eravamo ricchissimi”. — Isa. 65:13, 14.

“VE LA DIVIDERÀ IN 50 PEZZI!”

I fratelli conducevano studi biblici ogni settimana con chi manifestava interesse per la verità. Diversi detenuti, anche quelli che non erano interessati alla Bibbia, sapevano che dopo le sette di sera nelle camerate si tenevano studi e cercavano di fare poco rumore. Iov Andronik ricorda: “Era chiaro che Geova si prendeva cura di noi e benediceva l’opera. Inoltre cercavamo di mostrarci amore cristiano e di applicare i princìpi biblici. Per esempio condividevamo i pacchi di cibo che ricevevamo, il che non era comune nei campi.

“In un gulag Mikola Pjatokha era responsabile della distribuzione del cibo tra i fratelli. Una volta un agente del KGB disse: ‘Date a Mikola una caramella e ve la dividerà in 50 pezzi!’ È così che facevamo noi fratelli. Condividevamo tutto quello che arrivava nel gulag, che si trattasse di cibo materiale o spirituale. Faceva bene a noi ed era una buona testimonianza per le persone sincere”. — Matt. 28:19, 20; Giov. 13:34, 35.

GRATIFICHE PER BUONA CONDOTTA

I dipendenti del gulag che lavoravano a stretto contatto con i testimoni di Geova ricevevano una gratifica pari al 30 per cento del salario. Perché? Viktor Gutšmidt racconta: “Un’ex contabile del campo me lo spiegò. Disse che i dipendenti dei gulag in cui erano detenuti molti Testimoni venivano esortati a non perdere la pazienza, a non imprecare e a essere sempre gentili e riguardosi. Se mantenevano una buona condotta ricevevano un salario migliore. L’intento era quello di dimostrare a tutti che i testimoni di Geova non erano gli unici a comportarsi in maniera esemplare e che non c’era alcuna differenza tra loro e gli altri. In pratica i dipendenti tenevano una buona condotta perché erano pagati. Il personale del gulag contava un centinaio di dipendenti tra operatori sanitari, operai, contabili e guardie. Nessuno voleva lasciarsi scappare l’opportunità di guadagnare di più.

“Un giorno un fratello che lavorava fuori del gulag sentì imprecare il sorvegliante di una squadra di lavoro. Il giorno dopo si incontrarono all’interno del campo e il fratello gli chiese: ‘In guardiola devono averla fatta arrabbiare parecchio. Ha imprecato a voce così alta!’ L’uomo ammise: ‘No, è che mi sono dovuto trattenere tutto il giorno. Perciò sono uscito dal gulag per sfogarmi’. Non era affatto facile per loro comportarsi come i testimoni di Geova”.

PREDICAZIONE GRAZIE A UN VETRO

I fratelli coglievano le opportunità per predicare e a volte i loro sforzi erano riccamente ricompensati. Nikolaj Guculjak ricorda: “Spesso riuscivamo a procurarci qualcosa da mangiare allo spaccio del campo. Ogni volta che era il mio turno cercavo di dire qualche parola su un argomento biblico. La donna che serviva ascoltava sempre con attenzione e una volta mi chiese di leggerle qualcosa. Tre giorni dopo un ufficiale mi chiamò al cancello. Incaricò me e un altro Testimone di montare un vetro a una finestra della casa del comandante del campo.

“Io e il fratello andammo in città scortati dai soldati. Quando arrivammo alla casa venne ad aprirci la donna che lavorava allo spaccio del campo. Era la moglie del comandante! Un soldato entrò mentre gli altri due rimasero di piantone fuori, accanto alla finestra. La donna ci offrì del tè e ci chiese di parlarle della Bibbia. Quel giorno montammo il vetro e le demmo completa testimonianza. Alla fine della conversazione ci disse: ‘Non abbiate timore di me. I miei genitori erano persone devote, come voi’. La donna leggeva le nostre pubblicazioni di nascosto dal marito, che odiava i Testimoni”.

“TORNATE AL VOSTRO POSTO”

Tra coloro che ricoprivano cariche pubbliche c’erano alcuni che avevano una buona opinione dei testimoni di Geova e intervenivano in loro difesa. Negli anni ’70 a Bratsk, nella provincia di Irkutsk, la cellula del partito che aveva sede nella segheria locale decise che tutti i dipendenti testimoni di Geova dovevano essere licenziati. Ai fratelli fu detto: “Visto che lo stato sovietico non vi sta bene, non vi manterrà più. Se preferite Geova, fatevi mantenere da lui”. I fratelli licenziati decisero che la cosa migliore era predicare apertamente, quindi cominciarono ad andare di casa in casa. A una porta venne ad aprire una donna e i fratelli le spiegarono brevemente lo scopo della loro visita. Dalla cucina si udì una voce maschile: “Con chi stai parlando? Falli entrare”. Quando i fratelli entrarono in casa, l’uomo chiese: “Come mai non siete al lavoro? Oggi è un giorno feriale”. I fratelli gli spiegarono l’accaduto.

L’uomo era un procuratore ed era tornato a casa per il pranzo. Indignato prese il telefono e chiese a qualcuno dello stabilimento se era vero che la dirigenza aveva licenziato tutti i testimoni di Geova. Dopo aver ricevuto una risposta affermativa proseguì: “Su quale base? Non capite che avete infranto la legge? Non avevate il diritto di farlo! Vi ordino di reintegrare tutti i Testimoni ai loro posti e di pagare loro un indennizzo per i tre mesi in cui non hanno lavorato a causa della vostra decisione”. Il procuratore riagganciò la cornetta e disse ai fratelli: “Domani tornate al vostro posto. Continuerete a lavorare lì”.

‘NASCONDO PUBBLICAZIONI DAL 1947’

Negli anni ’70 i fratelli erano diventati esperti nel produrre, distribuire e nascondere le pubblicazioni. A volte però si presentavano situazioni in cui ci voleva prontezza d’ingegno. Grigorij Sivul’skij ricorda: “Un giorno, nel 1976, ci perquisirono la casa. La sera prima avevo incautamente lasciato alcuni rapporti e indirizzi di fratelli sotto un cassettone. Durante la perquisizione gli agenti del KGB sembravano molto sicuri di sé, come se sapessero dove e cosa cercare. Uno di loro mi disse: ‘Ci porti delle pinze e un cacciavite, dobbiamo smontare il divano’. Pregai e risposi con voce sicura:

“‘Se foste piombati qui all’improvviso come avete fatto nelle case di altri Testimoni avreste trovato qualcosa. Ma ora è troppo tardi. Non troverete nulla’.

“‘E cosa avremmo trovato?’, chiese l’agente.

“‘Le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi! Ma oggi non troverete più nulla’.

“Porgendo loro gli attrezzi dissi: ‘Dopo la perquisizione dovrete rimontare il divano, esattamente com’è adesso’.

“Esitarono un attimo. Percependo la loro indecisione mi girai verso uno di loro, un ragazzo, e dissi: ‘Saranno tre anni, non di più, che perquisisci i testimoni di Geova in cerca di pubblicazioni mentre io le nascondo dal 1947. Qui perdete tempo; le pubblicazioni sono in un posto sicuro’.

“Con mia sorpresa se ne andarono. I rapporti e gli indirizzi dei fratelli erano così accessibili che chiunque li avrebbe trovati in un attimo”.

PERESTROJKA: TEMPO DI CAMBIAMENTI

La perestrojka, annunciata nel 1985, non diede subito i risultati sperati. In alcune regioni i Testimoni venivano ancora condannati e imprigionati come in precedenza. Comunque, nel 1988, la filiale della Germania scrisse alla sede mondiale: “All’inizio dell’anno di servizio le autorità hanno lanciato qualche segnale di apertura in quanto a garantire maggiore libertà in relazione alle adunanze e forse alle pubblicazioni, posto che i fratelli si facciano registrare localmente. In molti luoghi sono riusciti a tenere la Commemorazione indisturbati. Hanno la sensazione che l’atteggiamento delle autorità nei loro confronti sia notevolmente cambiato”.

Col tempo coloro che erano stati incaricati fornirono alla filiale tedesca gli indirizzi dei fratelli che erano disposti a ricevere pacchi di cibo spirituale. Questi lo mettevano poi a disposizione degli anziani, i quali si assicuravano che tutti ne traessero beneficio spirituale. Nel febbraio 1990 c’erano già 1.600 indirizzi privati a cui veniva spedito cibo spirituale una volta al mese.

Nel 1989 diverse migliaia di Testimoni dell’Unione Sovietica riuscirono ad assistere alle assemblee speciali tenute in Polonia. Evdokija, una Testimone della città di Naberežnye Čelny, ricorda: “Pregammo fervidamente Geova di poter assistere alla nostra prima vera assemblea. Il direttore dell’azienda per cui lavoravo, sentendo che volevo andare all’estero, esclamò: ‘Cosa? Ma non guarda la televisione? Le frontiere sono chiuse, nessuno può attraversarle!’

“Risposi con sicurezza: ‘Le frontiere si apriranno’. Le cose andarono proprio così. Alla barriera doganale di Brest venivano fatti passare solo i testimoni di Geova. Non ci perquisivano nemmeno e ci trattavano con cortesia. Un uomo che non era Testimone cercò di attraversare il confine facendosi passare per un delegato, ma fu scoperto e trattenuto dagli agenti della dogana. Come l’avevano individuato? I delegati dell’assemblea erano tutti sorridenti e non avevano grossi bagagli”.

CALOROSA ACCOGLIENZA A MOSCA

Erano passati quarant’anni da quando, nel 1949, i testimoni di Geova si erano rivolti alle autorità di Mosca per ottenere il riconoscimento. All’epoca i fratelli non avevano potuto accettare in coscienza le condizioni poste dal governo di Stalin. Tuttavia, il 26 febbraio 1990 il presidente del Comitato per gli Affari Religiosi di Mosca ricevette una delegazione di testimoni di Geova. Al colloquio parteciparono anche due vicepresidenti e altri tre funzionari. La delegazione dei testimoni di Geova era composta di 15 persone: 11 fratelli della Russia e di altre repubbliche sovietiche, Milton Henschel e Theodore Jaracz della sede di Brooklyn, Willi Pohl e Nikita Karlstroem della filiale tedesca.

Il presidente diede inizio al colloquio con queste parole: “Siamo molto felici di questo incontro con i testimoni di Geova. Ho sentito parlare a lungo di voi, ma è la prima volta che ci vediamo di persona. Siamo aperti al dialogo nello spirito della glasnost [trasparenza]”. I fratelli espressero l’intento di chiedere il riconoscimento delle attività dei testimoni di Geova nell’Unione Sovietica. Il presidente continuò: “È un piacere sentirvelo dire, e i tempi sono maturi. Presto sarà primavera, tempo di semina: possiamo aspettarci buoni risultati e buoni frutti”.

Quando il presidente chiese ai fratelli di dichiarare le loro generalità risultò evidente che i testimoni di Geova erano presenti in ogni angolo del paese, da Kaliningrad alle regioni più orientali. Un sorvegliante di circoscrizione disse: “Io rappresento quattro congregazioni dell’oblast’ di Irkutsk. Ma mi occupo anche delle zone più orientali, dei kraj di Habarovsk e Krasnojarsk e delle oblast’ di Novosibirsk e Omsk”. * Il presidente esclamò: “Il suo territorio è enorme, più grande di quello di molte nazioni!”

Un vicepresidente disse: “Abbiamo bisogno di conoscere meglio le vostre credenze, poiché alcune non ci sono chiare. Per esempio, uno dei vostri libri dice che Dio purificherà la terra e distruggerà tutti i governi attuali. Non riusciamo a capire cosa significa”. Il fratello Pohl spiegò: “I testimoni di Geova non prendono parte ad alcuna azione violenta. Se un nostro libro fa quella affermazione si riferisce a specifiche profezie bibliche. I testimoni di Geova predicano il Regno di Dio e la vita eterna in un paradiso terrestre”.

“In questo non c’è nulla di male”, disse il vicepresidente.

Alla fine del colloquio il presidente disse: “Siamo molto felici di questo incontro. Al più presto vi sarà concesso il riconoscimento”.

Nel marzo 1991 i testimoni di Geova della Russia furono ufficialmente riconosciuti. Allora nel paese c’erano 15.987 proclamatori del Regno su una popolazione di oltre 150 milioni di persone. I fratelli e le sorelle della Russia avevano bisogno di ricevere maggiore istruzione da parte di Geova. — Matt. 24:45; 28:19, 20.

“CHE GIOIA, CHE LIBERTÀ!”

Visto che la Finlandia confina con la Russia, il Corpo Direttivo chiese alla filiale finlandese di collaborare all’organizzazione dell’assemblea internazionale che si sarebbe tenuta a San Pietroburgo dal 26 al 28 giugno 1992. Cosa provarono i fratelli partecipando liberamente a un’assemblea dopo aver operato in clandestinità per oltre 50 anni? Un fratello ricorda: “Allo stadio eravamo migliaia. Non riuscivamo a trattenere le lacrime. Che gioia, che libertà! Non sognavamo nemmeno di gustare una simile libertà in questo sistema di cose. Ma Geova lo ha reso possibile. Mi venne in mente quando eravamo in cinque in una cella d’isolamento di un gulag circondato da un’alta recinzione, e a turno ognuno di noi veniva scaldato dagli altri quattro. Anche nello stadio eravamo circondati da mura, ma volevamo rimanervi il più a lungo possibile. Ciò che abbiamo provato è indescrivibile.

“Per tutta l’assemblea avemmo gli occhi lucidi. Piangevamo di gioia vedendo un tale miracolo. Avevamo più di 70 anni, ma andavamo da una parte all’altra dello stadio come se avessimo le ali. Attendevamo quella libertà da 50 anni. Prima Geova aveva permesso che fossimo deportati in Siberia, poi eravamo finiti in campi e prigioni. Ma ora eravamo in quello stadio! Nessuno è più potente di Geova. Ci guardavamo commossi e non credevamo ai nostri occhi. Alcuni fratelli giovani si avvicinarono e ci chiesero: ‘Va tutto bene? È successo qualcosa?’ Ma tra i singhiozzi non riuscivamo a rispondere. Poi con le lacrime agli occhi uno di noi disse: ‘Stiamo piangendo di gioia!’ Raccontammo loro che avevamo servito Geova per molti anni quando l’opera era vietata e non riuscivamo a credere che Geova avesse fatto cambiare le cose così velocemente”.

Dopo quella memorabile assemblea la filiale finlandese fu invitata a mandare in Russia 15 pionieri speciali. Il 1° luglio 1992 arrivarono a San Pietroburgo Hannu ed Eija Tanninen, una zelante coppia della Finlandia. All’inizio la cosa più difficile fu imparare la lingua. Dopo la prima lezione uscirono in servizio e offrirono alle persone uno studio biblico. Hannu ricorda: “All’inizio degli anni ’90 quasi tutti in città volevano studiare la Bibbia. Le persone che fermavamo per strada ci davano volentieri l’indirizzo. Tutti volevano pubblicazioni. Se lasciavi una rivista o un volantino a una persona, altre dieci si avvicinavano perché anche loro volevano qualcosa. La gente non solo accettava le pubblicazioni, ma spesso si metteva subito a leggerle per strada o nella metropolitana”.

A partire dall’ottobre 1992 arrivarono molti pionieri speciali anche dalla Polonia. Il primo gruppo includeva alcune sorelle nubili. Poco dopo ne arrivò un secondo che fu mandato a San Pietroburgo. L’anno seguente un gruppo di pionieri della Polonia fu assegnato a Mosca. Successivamente più di 170 volontari polacchi furono incaricati di prestare servizio in Russia, perlopiù diplomati della Scuola di Addestramento per il Ministero.

“UNA GRANDE PORTA CHE CONDUCE AD ATTIVITÀ”

Dopo l’assemblea internazionale il Corpo Direttivo autorizzò i fratelli ad acquistare un terreno adatto (di 7 ettari) che comprendeva alcuni vecchi edifici nel villaggio di Solnechnoye, nei pressi di San Pietroburgo. Era arrivato il momento di costruire una Betel in Russia. La filiale finlandese fu incaricata di seguire la costruzione. Nel settembre 1992 arrivò a Solnechnoye il primo gruppo di volontari dalla Finlandia. Tra loro c’era Aulis Bergdahl, che in seguito divenne membro del Comitato di Filiale. Egli ricorda: “Io e mia moglie Eva Lisa accettammo volentieri l’invito a lavorare alla costruzione della Betel russa. Capivamo che era Geova a guidare il lavoro, e fratelli di tutto il mondo sostennero il progetto”.

Alf Cederlöf, il capocantiere che veniva dalla Finlandia, e la moglie Marja-Leena furono un esempio per tutti i fratelli del cantiere. Anche i membri del Comitato di Filiale della Finlandia furono molto incoraggianti. Durante la costruzione vennero in visita a Solnechnoye fratelli della sede mondiale di Brooklyn. Aulis ricorda: “Nel 1993, dopo l’assemblea internazionale di Mosca, venne a trovarci Milton Henschel. Fu molto incoraggiante sia nei discorsi che parlando a tu per tu con i volontari del cantiere”.

Alla costruzione della Betel lavorarono circa 700 volontari provenienti dalla Scandinavia, dal resto dell’Europa, dall’America, dall’Australia, dalla Russia e da altre ex repubbliche sovietiche. Venivano da ambienti diversi e avevano culture e metodi di lavoro diversi ma, come è scritto in Zaccaria 4:6, il progetto fu portato a termine “‘non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito’, ha detto Geova degli eserciti”. Era Geova a edificare quella “casa”. (Sal. 127:1) I fratelli russi si offrirono volontariamente per compiere l’opera del Regno. Erano in gran parte giovani e nuovi nella verità, ma molti di loro avevano già intrapreso il servizio di pioniere. Erano desiderosi di imparare a fare un lavoro rapido e di qualità e ad agire in maniera teocratica.

SI ORGANIZZA L’OPERA

Verso la fine del 1993 arrivarono a Solnechnoye i membri del comitato che soprintendeva all’opera in Russia. Furono invitati Ivan Paškovskij, Dmitrij Livyj, Vasily Kalin, Aleksej Veržbickij, Anatolij Pribytkov e Dmitrij Fedunišin. Circa un anno dopo si unì a loro Mikhail Savickij. Il Corpo Direttivo incaricò Horst Henschel, della filiale della Germania, di aiutare i fratelli a organizzare l’opera.

Una delle prime cose da organizzare era l’opera dei sorveglianti viaggianti. Inizialmente nel paese furono create cinque circoscrizioni, due a San Pietroburgo e tre a Mosca e dintorni. I primi cinque sorveglianti di circoscrizione a tempo pieno furono Artur Bauer, Pavel Bugaisky e Roy Öster a Mosca, e Kzyztov Poplawski e Hannu Tanninen a San Pietroburgo. In seguito fu nominato sorvegliante di circoscrizione anche Roman Skiba. Matthew Kelly, un fratello statunitense che nel 1992 aveva frequentato la Scuola di Addestramento per il Ministero, fu nominato sorvegliante di distretto part time.

Hannu Tanninen descrive in che modo si effettuavano le prime visite nelle circoscrizioni all’inizio degli anni ’90: “Mandai una lettera per annunciare la prima visita a una congregazione di Petrozavodsk, nella Carelia. La lettera spiegava in che modo si dovevano tenere le adunanze quella settimana. Quando io e mia moglie arrivammo, un anziano venne a prenderci alla stazione e ci portò a casa sua. Mi mostrò la lettera e mi disse: ‘Abbiamo ricevuto questa lettera ma, siccome non capivamo cosa voleva dire, abbiamo deciso di non fare nulla e aspettare il tuo arrivo per avere spiegazioni’.

“Quando visitai per la prima volta Murmansk c’erano 385 proclamatori che conducevano oltre 1.000 studi biblici. Il numero di coloro che studiavano la Bibbia, però, era molto maggiore, perché parecchi studi venivano tenuti collettivamente con diversi interessati. Per esempio, una pioniera conduceva 13 studi, ma in realtà studiava la Bibbia con 50 persone!

“La circoscrizione successiva che ci fu assegnata includeva le province di Volgograd e Rostov. A Volgograd c’erano solo quattro congregazioni su oltre un milione di abitanti. I fratelli non vedevano l’ora di sapere come si conducevano le adunanze e gli studi biblici e come si predicava di casa in casa. A ogni visita dovevamo formare nuove congregazioni. Per compilare il rapporto del sorvegliante di circoscrizione contavamo il numero di coloro che si erano battezzati dall’ultima visita. In ogni congregazione ce n’erano 50, 60 o 80, e in una ne contammo addirittura 100! Pertanto in soli tre anni furono formate nella città 16 nuove congregazioni”.

Nel gennaio 1996 fu costituito in Russia un Comitato di Filiale. Nello stesso periodo furono nominati i primi sorveglianti di distretto a tempo pieno. Tra questi c’erano Roman Skiba (Siberia e regioni orientali), Roy Öster (Bielorussia, Mosca e San Pietroburgo arrivando fino agli Urali), Hannu Tanninen (Caucasia fino al Volga) e Artur Bauer (Kazakistan e Asia centrale). Allora tutti i sorveglianti di distretto curavano anche una piccola circoscrizione.

GRANDI DISTANZE DA PERCORRERE

Roman Skiba, che fu tra i primi pionieri speciali ad arrivare in Russia dalla Polonia nel 1993, ricorda: “Nell’ottobre 1993 fui incaricato di prestare servizio nella circoscrizione. La mia prima circoscrizione includeva le congregazioni a sud di San Pietroburgo, la provincia di Pskov e tutta la Bielorussia. E non era neanche la più grande! Comunque, mi dovetti abituare presto alle distanze. Nel novembre 1995 mi fu affidata una circoscrizione nella zona degli Urali e fui nominato sostituto sorvegliante di distretto. Il territorio in cui prestavo servizio includeva gli Urali e tutta la Siberia fino alle regioni più orientali. Un fratello calcolò che quel distretto era grande 38 volte la Polonia! Si estendeva su otto fusi orari. Circa due anni dopo la filiale mi chiese di visitare un gruppo a Ulaanbaatar, capitale della Mongolia”.

Il fratello Skiba continua: “Una volta per riuscire ad arrivare da Norilsk, a nord del Circolo Polare Artico, a Ekaterinburg dovetti prendere due voli facendo scalo a Novosibirsk. Quel viaggio fu memorabile, perché sembrava non finire mai. Il primo volo partì da Norilsk con un ritardo di 12 ore, così io e mia moglie, Lyudmila, passammo tutta la giornata in aeroporto. Meno male che avevamo imparato a dedicarci allo studio personale durante gli spostamenti.

“A volte, per quanto ci provassimo, arrivavamo in ritardo per la visita alla congregazione. Una volta, per raggiungere una congregazione nel paesino di Ust’-Kan, sulle montagne dell’Altaj, dovemmo guidare su ripide strade sterrate. Purtroppo la macchina si fermò e non solo non feci in tempo a esaminare le cartoline di registrazione della congregazione, ma arrivammo anche con due ore di ritardo per l’adunanza. Eravamo demoralizzati e pensavamo che se ne fossero andati tutti. Come fummo sorpresi, invece, di trovare 175 persone ad aspettarci nella sala presa in affitto, malgrado i proclamatori fossero meno di 40! Pare che grazie al nostro ritardo fossero riusciti ad arrivare all’adunanza molti interessati da altri paesini di montagna”. *

ASSEMBLEE INDIMENTICABILI

Per la prima volta si tennero assemblee di distretto in alcune grandi città, anche se i fratelli locali non avevano esperienza nell’organizzarle. A Ekaterinburg nel 1996 si scelse uno stadio in cui tenere l’assemblea di distretto. Roman Skiba ricorda: “Sulle gradinate era cresciuta l’erba e nel campo c’erano betulle alte due metri. Mancavano tre settimane all’assemblea e c’erano solo tre congregazioni nella città e nei dintorni. Fortunatamente il direttore dello stadio fu disponibile a collaborare con noi, anche se non credeva che saremmo riusciti a tenere lì l’assemblea. I fratelli si misero al lavoro e per la data stabilita lo stadio brillava. Il direttore non credeva ai suoi occhi!” Per riconoscenza permise ai fratelli di tenere la Scuola del Servizio di Pioniere in uno degli edifici dello stadio. Un fratello ricorda: “Dopo l’assemblea lo stadio ricominciò a ospitare eventi sportivi che furono fonte di introiti per la città”.

A volte per tenere le assemblee ci volevano flessibilità e perseveranza. A Vladikavkaz, nel 1999, si doveva tenere un’assemblea di circoscrizione a cui avrebbero assistito 5.000 persone, ma non si riuscì ad affittare uno stadio. Perciò i fratelli si misero subito all’opera per organizzare un programma alternativo. Presero in affitto un cinema di Vladikavkaz e vi tennero per cinque giorni di seguito un programma giornaliero abbreviato. Poi, nel fine settimana, in due locali della città di Nalčik, distanti due chilometri l’uno dall’altro, si svolse l’intero programma di due giorni dell’assemblea di circoscrizione. Un’assemblea iniziava due ore dopo l’altra per dare agli oratori il tempo di arrivare da un locale all’altro. Alcuni dei sorveglianti viaggianti temevano di perdere la voce prima della fine delle assemblee. In seguito un fratello fece il conto: quella settimana aveva pronunciato 35 discorsi! Andò tutto liscio fino al sabato mattina, quando in una sala il programma fu interrotto. Agenti in uniforme entrarono con un cane e dissero che si doveva evacuare immediatamente il locale per ragioni tecniche. I fratelli e le sorelle mantennero la calma e lasciarono la sala, approfittando per mangiare qualcosa e stare insieme fuori dell’edificio. Si seppe poi che un fanatico aveva telefonato alle autorità dicendo che nell’edificio c’era una bomba. La sala fu ispezionata e non si trovò nulla, pertanto i fratelli poterono continuare l’assemblea. Con qualche piccola modifica al programma l’assemblea si concluse felicemente e tutti ne uscirono incoraggiati.

PIETRE, SCUDI E SPADE

I semi della verità si sparsero velocemente in tutto il paese. Eija Tanninen ricorda: “Nel 1998 stavamo facendo i preparativi per un viaggio in treno di 15 ore da un’assemblea di distretto a un’altra. I fratelli ci chiesero se potevamo portare con noi una marea di arredi per il dramma dell’assemblea. Eravamo titubanti perché sapevamo che i controllori dei treni non amavano molto la gente con tanti bagagli. Ma con l’aiuto dei fratelli caricammo coraggiosamente pietre, scudi, spade e borse piene di costumi nel nostro compartimento da quattro. Poi ci sedemmo con tutte le nostre cose e gli altri due passeggeri.

“Quando il controllore, una donna, venne a verificare i biglietti ci chiese come mai avevamo tanti bagagli. Le spiegammo che si trattava di arredi per un dramma che sarebbe stato rappresentato all’assemblea di distretto dei testimoni di Geova. Fu molto gentile e ci disse che aveva assistito a un discorso pubblico pronunciato da mio marito durante la visita a una congregazione della sua città. Vedemmo la potente mano di Geova all’opera”.

OSSERVATRICI AGLI STUDI BIBLICI

Le sorelle potevano imparare molto le une dalle altre. Eija racconta: “Posso immaginare quanta pazienza e umiltà ci saranno volute da parte delle sorelle quando iniziammo il nostro ministero in Russia, visto che non parlavo bene la lingua. Mi commosse vedere come erano ansiose di imparare a condurre studi biblici. Molte di loro erano nuove nella verità e alcune avevano servito quando l’opera era vietata, per cui non sempre avevano potuto ricevere istruzioni dall’organizzazione di Geova.

“Prestammo servizio nella città di Volžski dal 1995 al 1996. Spesso, quando una sorella mi invitava ad andare con lei a tenere uno studio biblico, diverse altre chiedevano se potevano accompagnarci. All’inizio mi domandai il perché, poi mi spiegarono che volevano vedere come si conduceva lo studio. Dissi loro che se la studentessa non aveva obiezioni e non era intimorita dalla loro presenza potevano venire. Spesso ci accompagnavano da sei a dieci sorelle, convinte che non avrebbero disturbato la padrona di casa, ed era veramente così. Dopo alcuni mesi vidi alcuni studenti della Bibbia che a loro volta iniziavano studi con gli interessati. Allora a Volžski c’erano due congregazioni. Dieci anni dopo erano salite a 11”.

UNA PREGHIERA ESAUDITA

Era evidente che a beneficiare dell’istruzione teocratica non erano solo i Testimoni battezzati da poco, ma anche quelli che avevano servito Geova per molti anni quando l’opera era vietata. Hannu Tanninen ricorda: “In diverse occasioni sentimmo la guida degli angeli e assistemmo a fatti che ci colpirono profondamente. Nel 1994 arrivammo in una nuova congregazione nella città di Novgorod, oggi chiamata anche Velikij Novgorod, e i fratelli ci accompagnarono all’appartamento in cui avremmo alloggiato quella settimana. Trovammo ad attenderci una sorella anziana di nome Maria, che aveva fatto 50 chilometri apposta per vederci. Era nella verità da 50 anni e voleva incontrare uno dei primi sorveglianti di circoscrizione che prestavano servizio ora che l’opera era libera. Le chiedemmo di raccontarci come aveva conosciuto la verità. Ci disse che a 17 anni era finita in un campo di concentramento in Germania, dove aveva conosciuto i testimoni di Geova. Aveva accettato la verità ed era stata battezzata nel campo da una sorella unta. Una volta liberata, era tornata in Russia a predicare la buona notizia del Regno. Dopo un po’ era stata arrestata e imprigionata per la sua attività di predicazione. Aveva trascorso molti anni nei campi di lavoro sovietici.

“Alla fine della sua storia ci commuovemmo: quell’umile sorella ci disse che nelle ultime settimane aveva pregato Geova di farle capire se c’era qualcosa che non andava nella sua adorazione. Nel corso della serata menzionai che un articolo ‘Domande dai lettori’, apparso nella Torre di Guardia molti anni prima, spiegava che perché il battesimo fosse valido si doveva essere immersi da un fratello. Maria fu molto riconoscente. Sentì di aver ricevuto la risposta alle sue preghiere e fu felice di farsi battezzare in una vasca da bagno. Erano passati 50 anni da quando nel 1944 si era dedicata a Geova”.

CIBO SPIRITUALE ATTRAVERSO 11 FUSI ORARI

Dall’inizio del 1991 le pubblicazioni arrivavano in Russia dalla Germania o dalla Finlandia in piccoli pacchi. Nel luglio 1993 giunse a Solnechnoye dalla Germania il primo camion con 20 tonnellate di pubblicazioni. La filiale russa iniziò a effettuare le consegne a mezzo camion a Mosca, nella Bielorussia e nel Kazakistan. Le difficoltà non mancavano. Per portare le pubblicazioni nel Kazakistan, per esempio, i fratelli dovevano percorrere 5.000 chilometri. Perdevano tempo alle frontiere, e d’inverno i camion restavano bloccati nella neve.

Attualmente arrivano a Solnechnoye circa 200 tonnellate di pubblicazioni al mese. Gli autisti della Betel sfruttano ogni occasione per dare testimonianza a doganieri e agenti di frontiera. Ad alcuni di loro piace leggere pubblicazioni bibliche. Durante un controllo, capendo che il camion della Betel apparteneva a un’organizzazione religiosa, un agente iniziò a inveire contro la religione in generale. Raccontò di essere stato maledetto da un prete che aveva fermato per una grave violazione del codice della strada. I fratelli gli spiegarono come agisce Dio con gli uomini e qual è il suo proposito per la terra e l’umanità. L’agente cambiò tono e divenne più amichevole. Iniziò persino a fare domande, per cui i fratelli presero la Bibbia e ne seguì un’edificante conversazione. L’agente rimase talmente colpito che disse: “Cercherò i Testimoni per approfondire l’argomento”.

Dal 1995 al 2001 fu la filiale giapponese a occuparsi della consegna delle pubblicazioni alle congregazioni di Vladivostok, nella parte più orientale del paese. Da lì i fratelli le inviavano via mare alle congregazioni della Kamčatka. I fratelli di Vladivostok fecero conoscenza con i capitani di alcune navi dirette in Kamčatka. Un capitano accettò di trasportare le nostre pubblicazioni gratuitamente nella sua cabina e ci aiutò persino a caricarle sulla nave. “Non sono credente”, aveva spiegato ai fratelli, “ma voglio fare una buona azione. Vi ammiro e mi piace il modo in cui siete organizzati. Quando arrivo al luogo della consegna non mi fate mai aspettare a lungo per lo scarico. I vostri uomini piombano come uccelli sugli scatoloni delle pubblicazioni e velocemente li portano via”.

NECESSITÀ DOVUTE ALL’AUMENTO

Per molti anni l’edizione russa della Torre di Guardia era mensile e aveva 16 pagine dalle dimensioni leggermente più grandi di quelle standard. Tutti gli articoli di studio venivano tradotti in russo e fatti arrivare ai fratelli dell’Unione Sovietica, ma erano pubblicati molto in ritardo rispetto all’edizione inglese. Per gli articoli di studio passavano da sei mesi a due anni e per quelli secondari anche di più. A cominciare dal 1981 La Torre di Guardia russa uscì in un’edizione mensile di 24 pagine e dal 1985 divenne quindicinale. Il primo numero di 32 pagine in quadricromia stampato simultaneamente all’inglese fu quello del 1° giugno 1990.

Tanja, una traduttrice, ricorda: “Guardandoci alle spalle, capiamo che molto del materiale prodotto e stampato nel passato non è ciò che si definirebbe una traduzione naturale e di facile comprensione, ma era il meglio che potevamo fare in quelle circostanze. Ed era il cibo di cui aveva estremo bisogno chi era spiritualmente affamato”.

Quando nei paesi dell’ex Unione Sovietica fu possibile predicare liberamente si iniziò a fare un’ampia distribuzione delle nostre pubblicazioni. I traduttori russi, che vivevano in Germania, erano ansiosi di ricevere aiuto. Due fattori contribuirono a migliorare la qualità della traduzione. Primo, diversi fratelli e sorelle della Russia e dell’Ucraina ebbero la gioia di recarsi nella filiale della Germania per ricevere addestramento come traduttori. Cinque di loro arrivarono il 27 settembre 1991 e poi seguirono gli altri. Così il team dei traduttori russi fu gradualmente riorganizzato. La cosa non fu facile. Il “legno” e la “pietra” non si trasformarono immediatamente in “oro”, ma ci vollero tutte le tappe intermedie menzionate in Isaia 60:17.

Un secondo fattore fu che i traduttori russi iniziarono a beneficiare del lavoro del Servizio Traduzioni, da poco istituito. Nel periodo in cui i primi fratelli e le prime sorelle arrivarono a Selters dalla Russia, nella filiale tedesca fu tenuto un seminario per i traduttori.

Idealmente la traduzione dovrebbe essere effettuata nel paese in cui si parla la lingua di destinazione. Pertanto un cambiamento entusiasmante arrivò nel gennaio 1994, quando il team dei traduttori russi lasciò la filiale tedesca per trasferirsi nella Betel in costruzione a Solnechnoye.

Alcuni traduttori, che per decenni avevano lavorato dietro le quinte per i fratelli che abitavano oltre la cortina di ferro, non poterono trasferirsi con il resto del team. Ovviamente per chi partiva fu difficile separarsi da loro. Il gruppo di 17 fratelli e sorelle, insieme a due fratelli che dovevano servire come pionieri speciali, lasciò Selters domenica 23 gennaio 1994 tra lacrime e abbracci.

“PER IL PAZIENTE IO SONO DIO”

In Russia, per decenni, medici e operatori sanitari avevano giudicato le convinzioni religiose dei pazienti in base all’educazione ateistica ricevuta, nonché alla prassi comune nella medicina sovietica di usare estesamente il sangue. Quindi, nel momento in cui un Testimone chiedeva di essere curato senza sangue, i medici rimanevano perplessi o rispondevano con durezza.

Spesso dicevano: “Qui per il paziente io sono Dio!” Se non ascoltava il parere del medico, il paziente poteva essere immediatamente dimesso dall’ospedale. Inoltre, la posizione assunta dai Testimoni sulle trasfusioni di sangue, basata sulla Bibbia, veniva spesso strumentalizzata dagli oppositori nel tentativo di vietare l’opera in Russia.

Nel 1995 nella filiale russa entrò in funzione il Reparto Informazione Sanitaria per provvedere agli operatori sanitari informazioni accurate sulla posizione dei testimoni di Geova. Vennero tenuti diversi seminari per insegnare ad anziani di oltre 60 Comitati di assistenza sanitaria a provvedere a medici e operatori del settore le informazioni necessarie, e a cercare medici disposti a curare i pazienti Testimoni senza sangue.

Nel 1998 medici russi e stranieri tennero a Mosca un convegno internazionale dal tema “Alternative alle trasfusioni in chirurgia”, il primo del genere in Russia. Vi assisterono più di 500 medici provenienti da diverse zone del paese. Tra il 1998 e il 2002 medici russi acquistarono l’esperienza sufficiente per tenere decine di convegni simili in diverse grandi città del paese. Quei convegni produssero ottimi risultati.

In una lettera ufficiale inviata agli avvocati che difendevano i diritti dei pazienti Testimoni, il dottor A. I. Vorob’ev, ex ministro della Salute della Federazione Russa e primario di ematologia, scrisse che grazie al diverso approccio adottato dai medici nei confronti delle emotrasfusioni “nel paese il tasso di mortalità tra le partorienti si era ridotto del 34 per cento”. Vorob’ev osservò: “Precedentemente il nostro sistema sanitario registrava tra le partorienti un tasso di mortalità otto volte maggiore rispetto a quello europeo perché qui le ostetriche somministravano emotrasfusioni non necessarie”.

Nel 2001 il ministro della Salute della Federazione Russa impartì una serie di direttive agli istituti sanitari di tutto il paese. Queste prevedevano il rispetto del paziente che rifiuta trasfusioni di sangue per motivi religiosi. Nel 2002 il ministro fece pubblicare il fascicolo Istruzioni sull’uso dei componenti del sangue. Esso specificava che il sangue dovrebbe essere trasfuso solo dietro consenso scritto del paziente. Indicava anche che al paziente che rifiuta la trasfusione di un componente del sangue per motivi religiosi dovrebbero essere provvedute terapie alternative.

Dopo aver collaborato con i rappresentanti del Reparto Informazione Sanitaria molti medici cambiarono idea in merito alle emotrasfusioni. Un chirurgo disse loro: “Dai pazienti [Testimoni] e da voi ho capito che il rifiuto delle emotrasfusioni non deriva da un capriccio ma da un comando biblico. Ho deciso di documentarmi. Ho letto tutti i versetti biblici indicati nel materiale che mi avete fornito. Riflettendoci, sono giunto alla conclusione che la vostra posizione è davvero basata sulla Bibbia. Ma perché i preti non si esprimono sull’argomento? Da ora in poi, quando verrà fuori il discorso, dirò agli altri medici che i Testimoni seguono la Bibbia”. Oggi in Russia più di 2.000 medici sono disposti a curare i pazienti Testimoni senza ricorrere al sangue.

SERVONO CON GIOIA DOVE SONO STATI MANDATI

Arno e Sonja Tüngler, diplomati della succursale della Scuola di Galaad in Germania, hanno prestato servizio in diverse città della Russia a partire dal 1993. Quali progressi ha fatto l’opera di Geova nei territori in cui hanno predicato? Ecco le loro esperienze.

Arno: “Poche settimane dopo il nostro arrivo a Mosca, dove eravamo stati assegnati, pronunciammo il primo discorso alla Scuola di Ministero Teocratico. Dopo sei settimane che eravamo in Russia feci il mio primo discorso all’assemblea. Fummo mandati in una congregazione con circa 140 proclamatori battezzati e con un territorio grande quanto una circoscrizione della Germania! Iniziammo a predicare vicino alla casa per pionieri in cui abitavamo. Che bello essere i primi Testimoni che andavano di casa in casa in quel territorio!”

Sonja: “Anche se conoscevamo pochissimo il russo, a volte compivamo l’opera per le strade da soli parlando con le persone e lasciando loro volantini e altre pubblicazioni. I fratelli e le sorelle del posto ci sostenevano e uscivano spesso con noi nel ministero di campo. Erano molto premurosi e pazienti e ci lasciavano parlare nel nostro russo stentato. Anche le persone a cui predicavamo erano molto pazienti. L’Unione Sovietica era crollata e la gente aveva un grande interesse per la religione”.

Arno: “Partecipare al ministero di casa in casa e condurre studi biblici ci aiutò a imparare la lingua. Nel gennaio 1994, quattro mesi dopo il nostro arrivo, conducevamo già 22 studi biblici, per cui avevamo molte occasioni di ascoltare e praticare il russo parlato dalla gente.

“Allora c’erano tantissimi battezzati alle assemblee, forse il 10 per cento dei presenti, se non di più. Non in tutte le congregazioni c’erano abbastanza fratelli qualificati per prestare servizio come anziani e servitori di ministero. Un anziano prestava servizio come sorvegliante che presiede in ben cinque congregazioni! Mi chiese di tenere il discorso della Commemorazione in una di queste. Vi assisterono 804 persone, che dovettero lasciare la sala subito dopo il discorso perché vi si doveva riunire un’altra congregazione. Tuttavia l’oratore del secondo turno ebbe un incidente stradale e non riuscì ad arrivare in tempo, così dovetti pronunciare di nuovo il discorso. Questa volta i presenti furono 796. Quindi due sole congregazioni ebbero 1.600 presenti alla Commemorazione, il che dimostra lo straordinario interesse che la gente aveva per la verità”.

GEOVA ‘AFFRETTA’ LA RACCOLTA

Nella sua Parola, Geova promise che avrebbe ‘affrettato’ la raccolta delle sue “cose desiderabili”. (Isa. 60:22; Agg. 2:7) Nel 1980 a San Pietroburgo c’erano 65 proclamatori che, malgrado la stretta sorveglianza del KGB, cercavano di conversare su argomenti biblici con la gente. Nel 1990 erano più di 170 e davano testimonianza informale per le strade in diverse parti della città. Nel marzo 1991 i Testimoni ottennero il riconoscimento in Russia e poco dopo a San Pietroburgo c’erano cinque attive congregazioni. L’assemblea internazionale che vi fu tenuta nel 1992 e altri eventi teocratici favorirono una rapida crescita. Nel 2006 nella città c’erano più di 70 congregazioni.

Nel 1995 ad Astrakhan, non lontano dal confine con il Kazakistan, c’era una sola congregazione, che non aveva né anziani né servitori di ministero. Si tennero comunque un’assemblea di circoscrizione e un’assemblea speciale di un giorno. I discorsi in programma furono pronunciati da anziani venuti dalla Cabardino-Balcaria, che avevano fatto un viaggio di circa 700 chilometri. Quei fratelli non sapevano in anticipo quanti battezzandi ci sarebbero stati. Roman Skiba ricorda: “Io e un altro fratello arrivammo due settimane prima dell’assemblea per predicare con la congregazione e trattare le domande con coloro che desideravano battezzarsi. Tuttavia scoprimmo che era impossibile uscire nel ministero: il tempo se ne andò tutto per i colloqui con i 20 candidati al battesimo!”

Nel 1999 in un mercato di Ekaterinburg i fratelli invitarono alla Commemorazione diversi venditori. Questi chiesero se potevano portare degli amici. Che sorpresa per i Testimoni vedere arrivare un centinaio di persone! Anche se la sala presa in affitto era grande, alcuni dovettero rimanere in piedi.

STUDI BIBLICI TENUTI CON 50 PERSONE

Nella provincia di Ivanovo, non lontano da Mosca, l’attività di predicazione cominciò verso la fine del 1991, quando vi si trasferirono Pavel e Anastasija Dimovy. Li attendeva un compito non facile: predicare in un territorio con oltre un milione di abitanti. Da dove iniziare? Decisero di usare un metodo semplice ma efficace: un banchetto con le pubblicazioni. Ne collocarono uno nella piazza principale della città e misero in esposizione opuscoli, riviste e libri. I passanti si fermavano e molti manifestavano sincero interesse. Tutti coloro che erano interessati alla verità venivano invitati a un incontro successivo per studiare la Bibbia. Quegli incontri difficilmente si potevano definire studi biblici a domicilio, poiché avevano luogo in locali presi in affitto e vi assistevano fino a 50 persone. Erano simili alle adunanze e venivano tenuti in due parti. Prima si considerava il libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, poi si studiava un articolo della Torre di Guardia. Gli studi si tenevano tre volte la settimana e duravano ogni volta tre ore. Ne erano stati organizzati tre in diverse parti della città. Nel suo rapporto di servizio Pavel registrava sempre tre studi biblici. Quando gli fu chiesto come mai ne aveva così pochi, visto che a quel tempo la maggioranza dei proclamatori conduceva dai 10 ai 20 studi a testa, venne fuori che a ogni studio assistevano una cinquantina di interessati. Evidentemente Geova benedisse quel metodo, perché molti di coloro che assistevano a tali studi espressero il desiderio di parlare della buona notizia ad altri. Dopo uno studio Pavel annunciò che coloro che volevano diventare proclamatori potevano rimanere. Nessuno se ne andò: diventarono tutti proclamatori. In città crebbe il numero dei banchetti con le pubblicazioni, e presto nelle piazze e nei parchi ce n’erano molti.

Era ormai tempo di passare a un’altra forma di servizio, il ministero di porta in porta. Ma come era possibile compierlo se quasi nessuno dei proclamatori vi aveva mai partecipato? Chi desiderava imparare a predicare di casa in casa iniziò ad accompagnare i Dimovy nel ministero. Spesso i proclamatori che volevano imparare erano molti. A volte Pavel era accompagnato da dieci proclamatori tutti insieme! Stranamente questo non intimoriva la gente, che era felice di parlare con quel gruppetto. Alcuni invitavano persino l’intera “delegazione” a entrare in casa.

I nuovi proclamatori manifestarono presto il desiderio di predicare fuori della città di Ivanovo. Pertanto vennero organizzate escursioni in altre città della provincia. Gruppi di 50 proclamatori prendevano il treno, iniziavano a predicare durante il viaggio e poi, una volta a destinazione, si dividevano e andavano a due a due. Predicavano nei palazzi invitando le persone all’adunanza che si sarebbe tenuta la sera, nella quale avrebbero visto un video prodotto dai testimoni di Geova e ascoltato un discorso. Poi si offriva a tutti uno studio biblico a domicilio e chi lo desiderava lasciava l’indirizzo ai fratelli. In diverse città della provincia di Ivanovo, grazie a quell’attività, furono formate fino a cinque congregazioni.

Nel 1994 solo nella città di Ivanovo c’erano 125 proclamatori, e alla Commemorazione assisterono 1.008 persone. Lo stesso anno ci furono 62 battezzati all’assemblea di distretto: una nuova congregazione in un giorno! Ora nella provincia di Ivanovo sono attivi nell’opera del Signore 1.800 proclamatori del Regno.

SI RADUNANO MALGRADO L’OPPOSIZIONE

In diverse città non era facile ottenere il permesso di usare stadi per le assemblee. Per esempio, a Novosibirsk oppositori spalleggiati dal clero picchettarono l’entrata dello stadio dove si teneva l’assemblea. Su uno dei loro striscioni c’era scritto: “State attenti ai testimoni di Geova”. I picchettatori, però, non si erano accorti che le ultime due lettere della prima parola non si leggevano, per cui in realtà c’era scritto: “Trattate bene i testimoni di Geova”.

Nel 1998, mentre si cercava di tenere un’assemblea di circoscrizione a Omsk, sorsero dei problemi. Cedendo alle pressioni degli oppositori, le autorità locali costrinsero all’ultimo minuto il direttore della sala a recedere dal contratto di locazione stipulato con i Testimoni. Centinaia di persone arrivate per l’assemblea si raggrupparono nei pressi della sala. Il direttore, temendo per sé e per l’edificio, iniziò a supplicare i fratelli di non ricorrere alla violenza. Questi lo tranquillizzarono dicendo che nessuno avrebbe alzato le mani. I fratelli scattarono qualche foto insieme per ricordare l’evento e se ne andarono. Il direttore si convinse che i testimoni di Geova sono gente pacifica. L’assemblea si tenne due settimane dopo in un’altra struttura. Gli oppositori lo vennero a sapere troppo tardi per interferire e arrivarono solo verso la fine del programma.

UN’ASSEMBLEA “SOTTO LE STELLE”

Dal 22 al 24 agosto 2003 a Stavropol, nella Caucasia, si doveva tenere una delle assemblee di distretto nella lingua dei segni. Arrivarono fratelli da 70 città della Russia. Tuttavia l’assemblea rischiava di essere annullata a causa dell’accanita opposizione delle autorità cittadine. Il giorno prima dell’assemblea il direttore della struttura sciolse il contratto di locazione, ma venerdì 22 agosto i fratelli stipularono un accordo con la direzione di un circo per tenere l’assemblea sotto il tendone.

Il programma iniziò alle tre del pomeriggio, ma poco dopo l’intervallo mancò improvvisamente la luce. I presenti stettero pazientemente al loro posto e un’ora dopo, quando tornò la corrente, il programma riprese concludendosi alle nove e mezza.

Il secondo giorno dell’assemblea iniziò alle nove e mezza di mattina con un black-out. Poco dopo tolsero anche l’acqua. Come si poteva continuare l’assemblea senza luce e acqua? Alle 10,50 i fratelli del comitato dell’assemblea decisero di aprire tutti gli ingressi del tendone, visto che era una bella giornata. Ingegnosamente portarono dei grandi specchi agli ingressi per far arrivare la luce del sole nel locale e all’oratore. Anche se ora l’uditorio poteva vedere l’oratore, fu presto ovvio che lui non riusciva a leggere gli appunti, perché era abbagliato dal riflesso. Quindi con altri specchi i fratelli indirizzarono la luce su una sfera a specchi che pendeva dal soffitto del tendone. Il circo si riempì di mille luci e sia l’oratore che tutto l’uditorio poterono concentrarsi sul programma. I presenti, descrivendo tutte quelle luci nel buio del tendone, dissero che era stata un’assemblea unica, “sotto le stelle”.

Il sindaco e diversi agenti si presentarono al circo. Si stupirono che i Testimoni non avessero sospeso l’assemblea. Soprattutto rimasero meravigliati dalla condotta dei presenti. Invece di lamentarsi o protestare, erano tutti attenti e rivolti verso il podio. Il capo della polizia, che in precedenza era stato aggressivo con i Testimoni, rimase così colpito che disse: “Sono con voi al cento per cento, ma viviamo in un mondo che non vi ama”.

Gli agenti se ne andarono e presto tornò la corrente. I primi due giorni l’assemblea finì tardi, ma i presenti rimasero ai loro posti fino alla preghiera conclusiva. A dispetto dell’opposizione il numero dei presenti crebbe ogni giorno: furono 494 il venerdì, 535 il sabato e 611 la domenica. Nella preghiera conclusiva si ringraziò Geova di cuore per aver permesso lo svolgimento di quella straordinaria assemblea. I presenti se ne andarono felici, ancor più decisi a servire il loro Padre celeste e a lodare il suo nome.

I SORDI LODANO GEOVA

Tra le migliaia di delegati dell’Unione Sovietica che nel 1990 assisterono alle speciali assemblee tenute in Polonia c’erano diversi sordi. Ricevuto incoraggiamento spirituale dall’assemblea, quei primi “seminatori” si diedero molto da fare per predicare. Già nel 1992 si poteva dire che quella parte del campo era pronta per la raccolta e che ‘la messe sarebbe stata grande’. (Matt. 9:37) Nel 1997 fu formata la prima congregazione nella lingua dei segni e c’erano già molti gruppi in tutto il paese. Nel 2002 nacque una circoscrizione nella lingua dei segni, la più grande del mondo per dimensioni. Nel 2006 la proporzione tra proclamatori e abitanti era di 1 su 1.000 tra gli udenti, ma di 1 su 300 tra i sordi.

Sorse la necessità di una traduzione accurata delle nostre pubblicazioni nella lingua dei segni. Nel 1997 la filiale della Russia intraprese questo progetto. Evdokija, una sorella sorda del team di traduzione della lingua dei segni, dice: “Per me è un grande onore lavorare alla Betel e tradurre le nostre pubblicazioni nella lingua dei segni. Nel mondo le persone non hanno fiducia nei sordi e li considerano inferiori, ma nell’organizzazione di Dio le cose non stanno così. Innanzi tutto, ho visto che Geova ha fiducia che noi sordi possiamo trasmettere la verità nella nostra lingua. E poi nel popolo di Geova ci sentiamo al sicuro; siamo davvero felici di far parte di questa grande famiglia”.

LA BUONA NOTIZIA IN OGNI LINGUA

Anche se la lingua più utilizzata per il commercio e l’istruzione era il russo, in Unione Sovietica si parlavano altre 150 lingue. Nel 1991, dopo che l’Unione Sovietica si smembrò in 15 stati, molte persone appartenenti a quei gruppi linguistici, soprattutto nei nuovi stati indipendenti, vollero conoscere la verità. In armonia con Rivelazione 14:6, fu fatto uno sforzo mirato per raggiungere persone di “ogni nazione e tribù e lingua e popolo” in quel vasto territorio. Si è quindi reso necessario pubblicare la Torre di Guardia in 14 nuove lingue per provvedere cibo spirituale alle decine di migliaia di nuovi discepoli nel territorio della filiale russa. Per facilitare la divulgazione della buona notizia, la filiale russa coordina la traduzione di pubblicazioni in più di 40 lingue, permettendo alla verità biblica di arrivare al cuore delle persone in maniera più rapida e profonda.

Buona parte di queste lingue è parlata nella Federazione Russa. Per esempio, per le strade di Beslan e Vladikavkaz si sente parlare l’ossetico; nella zona intorno al lago Bajkal il buriato, lingua affine al mongolo; nelle zone più orientali, tra gli allevatori di renne, lo iacuto, lingua turco-altaica; e in Caucasia un’altra trentina di lingue. Il tataro è parlato da più di cinque milioni di persone, soprattutto nella Repubblica dei Tartari (o Tatari), ed è la lingua più diffusa dopo il russo.

Chi parla tataro di solito accetta volentieri pubblicazioni nella sua lingua, mentre difficilmente le accetterebbe in russo. Durante la campagna di distribuzione del volantino Notizie del Regno N. 35 una donna che viveva in una zona rurale ne ricevette una copia e scrisse per chiedere l’opuscolo Cosa richiede Dio in tataro. Una sorella le scrisse una lettera e le mandò un opuscolo, e la donna inviò una risposta entusiastica di otto pagine. Di lì a poco iniziò a studiare la Bibbia con le pubblicazioni in tataro. Un uomo che ricevette l’opuscolo Dio si interessa in tataro disse che grazie a esso cominciava a vedere la situazione mondiale con occhi diversi. Non si sarebbero ottenuti questi risultati se non ci fossero state pubblicazioni in tataro.

Una donna di lingua mari ricevette il volantino Notizie del Regno N. 35. Dopo averlo letto voleva saperne di più, ma nella zona rurale in cui viveva non c’erano Testimoni. Quando andò in città ne incontrò uno, che le diede il libro Conoscenza e altre pubblicazioni in russo. Dopo averle studiate per conto suo iniziò a predicare nella zona in cui abitava e di lì a poco studiava la Bibbia con un gruppo di interessati. Venne a sapere che ci sarebbe stata un’assemblea speciale di un giorno a Iževsk e vi andò sperando di potersi battezzare. All’assemblea, però, scoprì che chi voleva battezzarsi doveva fare uno studio accurato della Bibbia. I fratelli presero accordi per darle assistenza spirituale. Tutto ciò fu possibile grazie al fatto che la donna aveva letto le Notizie del Regno nella sua lingua.

A Vladikavkaz c’era un’unica congregazione osseta e alle assemblee di circoscrizione e di distretto non si traducevano i discorsi in ossetico. Nel 2002, però, si cominciò a tradurli. I fratelli che parlavano ossetico erano entusiasti. Anche quelli che conoscevano bene il russo dissero che sentire il messaggio della Bibbia nella propria lingua era molto toccante. Questo contribuì alla crescita spirituale della congregazione e molti osseti furono attratti dalla verità. Nel 2006 in Ossezia fu formata una circoscrizione e si tennero per la prima volta assemblee di circoscrizione in ossetico.

Nello sperduto villaggio di Aktaš, nell’Altaj, un gruppo che contava un pugno di proclamatori fu visitato dai sorveglianti viaggianti. Per l’occasione si radunarono in un appartamento una trentina di persone. Tutti ascoltarono il discorso pubblico, ma durante il discorso di servizio del sorvegliante di distretto una metà dei presenti se ne andò. Dopo l’adunanza il sorvegliante di distretto chiese ai fratelli locali come mai tanti se n’erano andati. Una donna anziana rispose in un russo stentato: “La vostra è un’opera importante, ma io non ho capito quasi niente!” Alla visita successiva del sorvegliante di circoscrizione i discorsi vennero tradotti e tutti rimasero ad ascoltare l’intero programma.

Nella città di Voronež ci sono molti studenti stranieri. Nel 2000 un servitore di ministero che parlava cinese organizzò in maniera informale alcuni corsi di cinese. Molti Testimoni si resero conto del bisogno e iniziarono a studiare la lingua per predicare agli studenti cinesi. Il cinese è molto difficile, ma i fratelli non si arresero. Nel febbraio 2004 fu organizzato nella città il primo studio di libro in quella lingua. In aprile si battezzò il primo studente cinese e dopo due mesi il secondo. Ora allo studio di libro assistono regolarmente diversi interessati e vengono condotti 15 studi biblici in cinese. Man mano che la buona notizia arriva in tutti gli angoli di questo vasto territorio, la filiale russa continua a soddisfare richieste di pubblicazioni in più lingue.

ADDESTRAMENTO PER I PIONIERI

In Russia si tiene da diversi anni la Scuola del Servizio di Pioniere. Ogni classe è composta da 20-30 pionieri, che generalmente sono del posto e non devono fare lunghi viaggi per frequentarla. Tuttavia le cose non stavano così al tempo delle prime classi organizzate nel paese. Roman Skiba racconta: “Ricordo in particolare la Scuola del Servizio di Pioniere che si tenne a Ekaterinburg nel 1996. La frequentarono più di 40 fratelli e sorelle. Per farlo molti dovettero percorrere centinaia di chilometri, alcuni anche più di 1.000”.

Svetlana serve come pioniera regolare nel campo della lingua dei segni dal 1997. Nel gennaio 2000 frequentò la scuola nella lingua dei segni. Svetlana spiegò in seguito come il corso l’aveva aiutata a migliorare la qualità del suo ministero e a capire cosa significa essere cristiani in famiglia e nella congregazione. Disse: “Iniziai ad amare di più gli altri. Capii anche l’importanza di cooperare con i fratelli e le sorelle, e ora accetto volentieri i consigli. È migliorato molto anche il mio modo di condurre studi biblici, perché ho iniziato a insegnare facendo degli esempi”.

Alëna presta servizio come pioniera ad Habarovsk, città della Russia orientale, e aiuta i sordi a conoscere la verità. Per essere più efficace Alëna voleva frequentare la Scuola del Servizio di Pioniere nella lingua dei segni. Che tipo di difficoltà le si presentarono? Alëna dice: “La scuola più vicina tenuta nella lingua dei segni era a Mosca, a 9.000 chilometri da Habarovsk. Per frequentarla dovetti farmi otto giorni di treno all’andata e altrettanti al ritorno”. Ma non se n’è mai pentita.

A parte le scuole tenute per aiutare chi predica nella lingua dei segni, dal 1996 al 2006 in Russia sono state organizzate centinaia di classi della Scuola del Servizio di Pioniere. L’addestramento dato ai pionieri ha contribuito direttamente al progresso sia nell’opera di predicazione che nelle congregazioni. Marcin, che ora è sorvegliante di circoscrizione, ricorda: “Nel 1995 fui mandato come pioniere speciale nella congregazione Kuncevo di Mosca. Andai al discorso pubblico e allo studio Torre di Guardia e mi sembrò di essere a un’assemblea. Nella sala c’erano 400 persone. All’epoca la congregazione aveva 300 proclamatori. Meno di dieci anni dopo c’erano dieci nuove congregazioni, formatesi da quel nucleo originale.

“Negli anni 1996 e 1997 assistei a una crescita straordinaria nella circoscrizione in cui servivo come sorvegliante. Visitai una congregazione della città di Volžski, nella provincia di Volgograd, e vi tornai sei mesi più tardi. In quel lasso di tempo si erano aggiunti 75 nuovi proclamatori: praticamente una nuova congregazione! Lo spirito mostrato da questi nuovi e zelanti proclamatori è difficile da descrivere. Alle adunanze per il servizio di campo, che si tenevano in un appartamento all’interno di un palazzo, assistevano regolarmente fino a 80 proclamatori. Molti rimanevano sulle scale o nell’androne, perché non c’era abbastanza spazio nell’appartamento”.

RAGAZZI CHE GLORIFICANO GEOVA

Molti ragazzi mostrano interesse per il messaggio del Regno nonostante l’opposizione dei genitori. Una sorella che ora ha 22 anni racconta: “Nel 1995, quando avevo nove anni, i testimoni di Geova predicarono ai miei genitori, ma loro non accettarono la verità. Io invece volevo conoscere meglio Dio. Meno male che un’amica, che era in classe con me, iniziò a studiare la Bibbia, così io mi unii a lei nello studio. Quando i miei genitori lo seppero mi vietarono di vedere i Testimoni. A volte mi chiudevano in casa da sola per impedirmi di andare a studiare la Bibbia. Le cose non cambiarono finché non fui maggiorenne. Me ne andai di casa per proseguire gli studi in un’altra città, e lì trovai i Testimoni. Come fui felice di ricominciare a studiare la Bibbia! Iniziai ad amare Geova con tutto il cuore e mi battezzai a un’assemblea di distretto nel 2005. Dopo il battesimo cominciai subito a fare la pioniera ausiliaria. Ora i miei genitori apprezzano ciò che per me è stato così importante sin dall’infanzia”.

Un’altra sorella ricorda: “Nel 1997, quando avevo 15 anni, i Testimoni mi offrirono una copia di Svegliatevi! Mi piacquero il nome della rivista e gli argomenti trattati e chiesi di averla regolarmente. Mio padre però seppe che leggevo quella rivista e vietò ai Testimoni di venire a casa nostra. Qualche tempo dopo mia cugina iniziò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova e all’inizio del 2002 cominciai ad assistere con lei alle adunanze nella Sala del Regno. Venni a sapere che ci sono testimoni di Geova missionari e in me nacque il forte desiderio di aiutare altri a conoscere Dio. Mia cugina, però, mi spiegò che prima dovevo smettere di fumare, iniziare a vivere in armonia con la volontà di Dio e diventare una Sua servitrice. Seguii il consiglio. Sei mesi dopo mi battezzai e iniziai subito a fare la pioniera ausiliaria. Sono felice perché ho trovato un vero scopo nella vita”.

ALLA RICERCA DI “COSE DESIDERABILI” NELLA JACUZIA

Una circoscrizione include la provincia di Amur e tutta la Repubblica di Saha, o Jacuzia. Nell’anno di servizio 2005 Jakutsk, la capitale della Jacuzia, ospitò per la prima volta un’assemblea di circoscrizione e un’assemblea speciale di un giorno. Fu molto bello vedere gli abitanti del posto assistere a quelle assemblee.

Per andare incontro alle esigenze dei fratelli, la circoscrizione fu divisa in cinque zone e ognuna tenne la sua assemblea. Per recarsi da un’assemblea all’altra i sorveglianti viaggianti si facevano 24 ore di treno, 15 ore di auto e 3 ore di aereo.

L’inverno in quella zona è molto rigido e le temperature scendono anche oltre i 50 gradi sotto zero. Nonostante ciò i proclamatori locali predicano non solo nei palazzi, ma anche andando da una casa all’altra.

All’inizio del 2005 furono formati due gruppi di proclamatori. Uno si trova nel villaggio di Hajyr, a 80 chilometri dalle coste del Mar di Laptev, sopra il Circolo Polare Artico. Il villaggio ha 500 abitanti, tra cui 4 Testimoni. Nel 2004 assisterono alla Commemorazione 76 persone. Per visitare il gruppo in questo villaggio il sorvegliante di circoscrizione deve fare circa 900 chilometri in aereo e poi 450 chilometri in auto su strade innevate.

L’altro gruppo fu formato nel remoto villaggio di Ust’-Nera, a un centinaio di chilometri da Ojmjakon. Qui d’inverno le temperature raggiungono i 60 gradi sotto zero. L’anno scorso, per assistere all’assemblea di circoscrizione, i proclamatori di questo gruppo partirono con due macchine. Fecero un viaggio di circa 2.000 chilometri in gran parte attraverso zone disabitate e con una temperatura di 50 gradi sotto zero.

Un sorvegliante di circoscrizione riferì un’interessante esperienza avuta a 13.000 piedi di altezza: “Durante la campagna con l’opuscolo Siate vigilanti! nella nostra circoscrizione si tenne una serie di assemblee. Ero in volo con il sorvegliante di distretto verso una di queste. Purtroppo avevamo finito gli opuscoli della campagna speciale, per cui offrimmo alla hostess l’opuscolo Cosa richiede Dio da noi? Ci disse che aveva già ricevuto pubblicazioni bibliche e con nostra sorpresa ci mostrò una copia dell’opuscolo Siate vigilanti! Come eravamo felici che i nostri fratelli si fossero dati da fare! Mentre stavamo parlando passò il secondo pilota. Interessato, si unì alla conversazione e parlammo quasi per tutto il volo. L’argomento gli piacque e accettò diverse riviste da distribuire all’equipaggio nella cabina di pilotaggio”.

LA BUONA NOTIZIA SULL’ISOLA DI SAHALIN

Sahalin si trova a nord di Hokkaido, l’isola più settentrionale del Giappone. I Testimoni vi arrivarono alla fine degli anni ’70. I fratelli di Vladivostok che coordinavano l’opera di predicazione nella zona incoraggiarono Sergej Sagin a estendere il suo ministero e a trasferirsi sull’isola per predicare. Trovato lavoro al porto, Sergej si impegnò per iniziare conversazioni su soggetti biblici con gli altri dipendenti. Presto conduceva diversi studi biblici. Anche se in seguito dovette lasciare l’isola, i semi della verità che aveva piantato portarono infine frutto.

Le assemblee tenute in Polonia nel 1989 e nel 1990 spinsero molti Testimoni della Russia a estendere il loro ministero e spostarsi dove c’era più bisogno. Nel 1990 Sergej e Galina Averiny si trasferirono da Habarovsk a Korsakov, sull’isola di Sahalin, nell’estremo oriente. Qualche mese dopo due pionieri e diversi proclamatori arrivarono a Južno-Sahalinsk, dove c’era un solo Testimone.

Uno dei pionieri, Pavel Sivul’skij (figlio del Pavel Sivul’skij citato in precedenza), ora serve alla Betel e racconta: “Arrivati a Južno-Sahalinsk, io e un fratello alloggiammo in albergo, perché non riuscimmo subito a trovare un alloggio. Iniziammo a predicare di casa in casa vicino all’albergo e mentre parlavamo con le persone domandavamo loro se avevano una casa da affittare. Alcuni ci chiedevano dove potevamo continuare la conversazione sulla Bibbia, ma dovevamo dire loro che eravamo in albergo e che appena trovata una casa li avremmo invitati. Pregammo fervidamente Geova di aiutarci a trovare casa e lavoro. Lui esaudì le nostre preghiere e presto avevamo entrambe le cose. Una signora a cui predicammo ci invitò a rimanere da lei. Non voleva l’affitto e ci preparava addirittura da mangiare, il che ci aiutò a dedicare più tempo al ministero. Geova dimostrò di essere con noi. Iniziammo molti studi biblici e organizzammo dei gruppi di studio di libro. Due mesi dopo affittammo una casa e cominciammo a tenervi le adunanze”.

Man mano che la congregazione cresceva, molti nuovi proclamatori intraprendevano il servizio di pioniere. Avevano lo spirito di pioniere e si trasferirono in altre parti dell’isola per parlare della verità agli abitanti. Geova benedisse abbondantemente lo zelante ministero di quella congregazione in rapida crescita e tre anni dopo, nel 1993, c’erano otto congregazioni che si erano formate da quella originale.

Col tempo molti proclamatori lasciarono l’isola a causa delle difficoltà economiche. Altri decisero di espandere il loro ministero a Sahalin. Come era già successo, i loro sforzi furono seguiti da un aumento. Ora nel centro di Južno-Sahalinsk c’è una bella Sala del Regno e nell’isola ci sono nove congregazioni e quattro gruppi che formano una circoscrizione.

SI APRE UNA PORTA NONOSTANTE I MOLTI OPPOSITORI

Nel I secolo l’apostolo Paolo disse: “Mi è stata aperta una grande porta che conduce ad attività, ma ci sono molti oppositori”. (1 Cor. 16:9) Duemila anni dopo il numero degli oppositori non è diminuito. Dal 1995 al 1998 l’Ufficio del procuratore di Mosca avviò quattro procedimenti penali contro i Testimoni di Geova. I fratelli erano accusati di istigare all’intolleranza religiosa, dividere le famiglie, partecipare ad attività sovversive e violare i diritti di altri cittadini. Le accuse non poterono essere provate, ma nel 1998 fu intentata contro i Testimoni una causa civile sulla base delle stesse accuse infondate.

Circa un anno dopo il ministro della Giustizia registrò il Centro Amministrativo dei Testimoni di Geova in Russia, riconoscendo che né i testimoni di Geova né le loro pubblicazioni fomentano l’odio religioso, distruggono le famiglie o violano i diritti umani. Comunque l’Ufficio del procuratore riformulò le stesse accuse.

Alcuni studiosi del fenomeno religioso hanno capito che i testimoni di Geova basano le loro convinzioni esclusivamente sulla Bibbia. Nikolaj S. Gordienko, docente all’Università Statale Pedagogica Herzen di San Pietroburgo, dice: “Gli esperti non si rendono conto che quando attaccano gli insegnamenti dei testimoni di Geova in effetti muovono accuse contro la Bibbia”.

Purtroppo il tribunale di Mosca ha emesso una sentenza con la quale ha revocato il riconoscimento giuridico concesso alla comunità dei testimoni di Geova di Mosca. Questo però non ha impedito ai nostri fratelli di ubbidire al comando biblico di parlare ad altri della buona notizia. I testimoni di Geova sono convinti che i moscoviti debbano decidere da sé quali credenze religiose abbracciare. Limitare questo diritto significherebbe ledere la libertà di ogni cittadino di Mosca. Perciò i Testimoni moscoviti continueranno a ubbidire al comando di Gesù Cristo di predicare e fare discepoli. (Matt. 28:19, 20) Attualmente la sentenza del tribunale di Mosca è al riesame della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Nel settembre 1998, quando iniziò il processo volto a sciogliere la comunità dei testimoni di Geova di Mosca, nella città c’erano 43 congregazioni. Otto anni dopo ce n’erano 93! Geova ha promesso al suo popolo: “Qualsiasi arma formata contro di te non avrà successo”. (Isa. 54:17) Nel 2007 i testimoni di Geova hanno tenuto la loro assemblea di distretto allo stadio Lužniki di Mosca, che una volta ospitò le Olimpiadi. I presenti sono stati 29.040 e i battezzati 655.

IL NOME DI DIO È GRANDE IN RUSSIA

Come è scritto in Malachia 1:11, Geova Dio disse: “Da dove si leva il sole fin dove tramonta, il mio nome sarà grande fra le nazioni”. Ogni nuovo giorno che sorge offre la possibilità di trovare altre persone simili a pecore in questo grande paese. Solamente durante lo scorso anno di servizio ci sono stati più di 7.000 battezzati. Questa è una prova innegabile che lo “Zar degli Zar”, come è definito Gesù Cristo nella Bibbia russa, è con i suoi sudditi mentre compiono l’opera. — Matt. 24:14; Riv. 19:16.

“Il giorno di Geova verrà come un ladro”, disse l’apostolo Pietro. (2 Piet. 3:10) Pertanto i servitori di Geova della Russia sono decisi a usare il tempo che rimane per cercare le persone giustamente disposte di ogni nazione, tribù, lingua e popolo.

[Note in calce]

^ par. 30 Ai contadini poveri: Spiegazione per i contadini di ciò che vogliono i socialdemocratici, trad. di E. Negarville, Ed. Rinascita, Roma, 1950, p. 61.

^ par. 44 L’oblast’ è una ripartizione amministrativa russa, che di seguito chiameremo provincia.

^ par. 329 Il kraj è una circoscrizione amministrativa, in italiano generalmente chiamata “territorio”.

^ par. 353 Vedi l’articolo “Gli altaici, gente che abbiamo imparato ad amare”, nella Svegliatevi! del 22 giugno 1999.

[Testo in evidenza a pagina 110]

“Se nei dossier avessimo trovato qualcosa contro di voi, se aveste sparso anche una sola goccia di sangue, vi avremmo fucilati tutti”

[Testo in evidenza a pagina 128]

“Se vi lasciamo in libertà, molti cittadini sovietici seguiranno il vostro esempio. È per questo che rappresentate una grave minaccia per lo Stato”

[Testo in evidenza a pagina 219]

“I vostri uomini piombano come uccelli sugli scatoloni delle pubblicazioni e velocemente li portano via”

[Riquadro/Immagine a pagina 69]

Cos’è la Siberia?

Cosa vi viene in mente quando si parla di Siberia? Una regione incolta e desolata dagli inverni freddissimi? Una terra inospitale, luogo d’esilio per le persone invise al regime sovietico? Probabilmente avete ragione, ma questa è solo una parte della verità.

La Siberia è una regione immensa, addirittura più grande del Canada, che è il secondo paese al mondo per dimensioni. La Siberia odierna occupa una superficie di circa 13 milioni di chilometri quadrati; si estende dagli Urali al Pacifico e dal Mar Glaciale Artico alla Mongolia e alla Cina. È una terra ricca di risorse naturali, quali legno, petrolio e gas. Vi si trovano catene montuose, pianure, paludi, laghi e grandi fiumi.

Per circa 150 anni la Siberia è stata un luogo di prigionia, esilio e lavori forzati. Negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso Stalin mandò nei campi di lavoro siberiani milioni di persone. Nel 1949 e nel 1951 circa 9.000 testimoni di Geova di Moldavia (oggi Moldova), repubbliche baltiche e Ucraina furono deportati in Siberia.

[Riquadro/Immagini alle pagine 72 e 73]

Informazioni generali

Paese

La Russia è la nazione più grande del mondo e si estende per 7.700 chilometri da est a ovest (all’altezza del Circolo Polare Artico) e per 3.000 chilometri da nord a sud, occupando una superficie di 17.075.400 chilometri quadrati. Abbraccia quasi metà dell’emisfero settentrionale e include addirittura 11 fusi orari. In Russia ci sono la montagna più alta e il fiume più lungo d’Europa, oltre che il lago più profondo del pianeta.

Popolazione

È costituita per l’80 per cento di russi. Tuttavia in Russia ci sono più di 70 altri gruppi etnici, alcuni dei quali composti da poche migliaia di persone, altri da più di un milione.

Lingua

La lingua ufficiale è il russo, parlato praticamente da tutti. Vi sono però più di 100 altre lingue, alcune parlate da quasi un milione di persone.

Economia

La Russia è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio e gas naturale. Occupano un posto importante anche l’industria del legname, quella mineraria e quella manifatturiera.

Alimentazione

Si consumano pietanze sostanziose a base di carne, pesce, cavoli o una specie di ricotta, insieme a patate, grano saraceno e pane di segale. La cucina russa è ricca di grassi e carboidrati che forniscono l’energia necessaria per resistere ai freddi e lunghi inverni. Un pasto tradizionale può comprendere i pel’meni (ravioli di carne) in brodo o con panna acida, oppure i pirožki (una sorta di panzerotti) con ripieno di cavoli, carne, formaggio o patate. Le minestre più comuni sono il bortsch, una zuppa di barbabietole, e lo šči, una zuppa di cavoli.

Clima

Le estati sono calde mentre gli inverni sono rigidi e bui. La primavera e l’autunno sono brevissimi, per cui dominano estate e inverno.

(Cartine della Russia alle pagine 116 e 167)

[Immagini]

Il Cremlino

Monte Elbrus, Cabardino-Balcaria

Orso bruno, penisola della Kamčatka

[Riquadro alle pagine 92 e 93]

Una battaglia per conquistare la mente e il cuore

Il governo sovietico non cercava di sterminare i Testimoni ma di convertirli, con le buone o con le cattive, alla sua ideologia. A questo scopo si serviva del KGB, l’organo di polizia segreta per la sicurezza dello Stato. Ecco alcuni dei metodi usati dal KGB.

Perquisizioni: Venivano effettuate nelle case dei Testimoni, anche di notte. Erano talmente frequenti che alcune famiglie si videro costrette a trasferirsi.

Sorveglianza: Includeva intercettazioni telefoniche, controllo della corrispondenza e installazione di microspie nelle case dei fratelli.

Irruzioni durante le adunanze e sanzioni: Le autorità locali di ogni parte del paese individuavano e sorvegliavano i luoghi in cui si tenevano le adunanze. Tutti i presenti venivano multati. Spesso la sanzione equivaleva alla metà di un salario mensile o anche più.

Corruzione e ricatti: Il KGB promise ad alcuni Testimoni appartamenti nel centro di Mosca e automobili in cambio della loro collaborazione. In molti casi i fratelli venivano minacciati: se rifiutavano di collaborare sarebbero stati condannati a scontare molti anni nei campi di lavoro.

Propaganda: Film, televisione e giornali presentavano i Testimoni come un pericolo per la società. Durante conferenze tenute nelle prigioni e nei campi di lavoro si accusavano i fratelli di usare la Bibbia come copertura per svolgere attività politiche. Il risultato di tale propaganda fu la discriminazione: gli insegnanti davano agli alunni Testimoni voti più bassi e i datori di lavoro negavano ai nostri fratelli agevolazioni o vacanze a cui avevano diritto.

Infiltrati: Agenti del KGB si fingevano interessati al messaggio del Regno, studiavano e si battezzavano. Alcuni arrivarono a ricoprire posizioni di responsabilità in seno all’organizzazione. Il loro obiettivo era quello di fermare l’opera di predicazione creando sospetti e divisioni fra i Testimoni.

Esilio: I Testimoni venivano mandati in zone remote del paese, dove per guadagnarsi da vivere dovevano lavorare duramente per 12 ore al giorno. D’inverno lottavano contro il freddo pungente, d’estate contro zanzare e tafani.

Confische e allontanamento: Case, beni mobili e immobili venivano confiscati. A volte i figli dei Testimoni venivano allontanati dai genitori.

Scherni e percosse: Molti fratelli e sorelle erano oggetto di scherni e insulti. Alcuni vennero picchiati brutalmente.

Carcerazione: L’obiettivo era costringere i Testimoni ad abiurare la loro fede o isolarli dagli altri fratelli.

Gulag: In questi campi di lavoro i Testimoni erano ridotti allo stremo delle forze. Spesso dovevano sradicare ceppi di alberi enormi. Oppure lavoravano nelle miniere di carbone e alla costruzione di strade e linee ferroviarie. Vivevano in baracche, lontani dalla famiglia.

[Riquadro/Immagine alle pagine 96 e 97]

Condannato a morte due volte

PËTR KRIVOKUL’SKIJ

NATO 1922

BATTEZZATO 1956

PROFILO Prima di conoscere la verità aveva studiato in seminario. Passò 22 anni tra prigioni e campi di lavoro. Morì nel 1998.

NEL 1940 Testimoni polacchi iniziarono a predicare nel paese in cui vivevo, in Ucraina. Da me venne Kornej, un fratello unto. Parlammo tutta la notte e mi convinsi che quello che mi diceva riguardo a Dio era la verità.

Nel 1942, con l’avanzata dell’esercito tedesco, le truppe sovietiche si ritirarono dalla zona in cui vivevo. Fu un periodo di anarchia. Dei nazionalisti ucraini fecero pressione perché mi unissi a loro nella lotta contro tedeschi e sovietici. Mi rifiutai e loro mi picchiarono finché persi conoscenza e mi gettarono lungo la strada. La notte vennero a prendermi e mi portarono in un luogo dove si facevano esecuzioni di massa. Lì mi chiesero di nuovo se avrei servito il popolo ucraino. Risoluto dissi loro ad alta voce: “Servirò solo Geova Dio!” Allora mi condannarono a morte. Quando uno dei soldati diede l’ordine di spararmi, un altro afferrò il fucile e gridò: “Non sparate! Può servirci ancora”. Un terzo soldato, infuriato, iniziò a picchiarmi. Promise che nel giro di una settimana mi avrebbe sparato lui stesso, ma pochi giorni dopo fu ucciso.

Nel marzo 1944 le truppe sovietiche rioccuparono la nostra zona e portarono via tutti gli uomini, me compreso. Questa volta era l’esercito sovietico ad aver bisogno di soldati. Nel luogo dell’adunata incontrai Kornej, il fratello che mi aveva fatto conoscere la verità. C’erano altri 70 Testimoni. Ci mettemmo in disparte e ci scambiammo parole di incoraggiamento. Un ufficiale venne verso di noi e ci chiese perché stavamo appartati. Kornej spiegò che eravamo cristiani e che non potevamo imbracciare le armi. Lo portarono subito via e ci dissero che lo avrebbero fucilato. Non lo rivedemmo più. Iniziarono a minacciarci dicendo che saremmo stati fucilati anche noi e, a uno a uno, ci chiesero di arruolarci. Al mio rifiuto tre soldati e un ufficiale mi portarono nel bosco. Il comandante lesse la sentenza del tribunale militare: “Per aver rifiutato di indossare l’uniforme e imbracciare le armi, fucilazione da parte del plotone d’esecuzione”. Pregai intensamente Geova, poi mi chiesi se avrebbe accettato il servizio che gli avevo reso, visto che non avevo avuto la possibilità di battezzarmi. All’improvviso sentii il comando: “Fuoco!” Ma i soldati spararono in aria. L’ufficiale iniziò a picchiarmi. Mi condannarono a dieci anni di prigione e finii in un campo di lavoro nella provincia di Gor’kij, nel cuore della Russia.

Venni liberato nel 1956 e in seguito sposai Regina, una fedele Testimone. Dopo appena sei mesi di matrimonio, all’improvviso fui arrestato e condannato a dieci anni di prigione.

Quando infine fui rilasciato un ufficiale mi disse: “Non c’è posto per te in terra sovietica”. Si sbagliava. Che bello sapere che la terra appartiene a Geova ed è lui a stabilire chi potrà viverci per sempre! — Sal. 37:18.

[Riquadro/Immagine alle pagine 104 e 105]

“Ragazze, c’è qualche testimone di Geova fra voi?”

EVGENIJA RYBAK

NATA 1928

BATTEZZATA 1946

PROFILO Nata in Ucraina, fu deportata in Germania dove conobbe la verità. Continua a servire fedelmente Geova in Russia.

UNA domenica sentii dalla finestra un canto melodioso. Erano i testimoni di Geova. Poco tempo dopo iniziai a frequentare le loro adunanze. Non riuscivo a capire perché i tedeschi perseguitassero altri tedeschi che professavano una fede diversa. I miei amici ucraini deportati con me iniziarono a odiarmi perché stavo insieme ai tedeschi. Una volta uno di loro mi insultò e mi schiaffeggiò. Le mie ex amiche si misero a ridere.

Nel 1945, quando fui liberata, tornai in Ucraina. Mio nonno mi disse: “Tua mamma è impazzita. Ha buttato via tutte le icone e adesso ha un altro Dio”. Quando fummo da sole la mamma prese una Bibbia e mi lesse che Dio odia l’idolatria. Poi mi disse che frequentava le adunanze dei testimoni di Geova. Le buttai le braccia al collo e con le lacrime agli occhi le sussurrai: “Mamma, anch’io sono testimone di Geova!” Entrambe piangemmo di gioia.

La mamma era molto zelante nel ministero. Visto che quasi tutti i fratelli erano nei gulag, le fu affidata la responsabilità del nostro gruppo. Il suo zelo contagiò anche me.

Nel 1950 fui arrestata per attivismo religioso e il tribunale mi condannò a scontare dieci anni in un campo di prigionia. Fui deportata con altre quattro sorelle in Siberia, nella città di Usolje-Sibirskoje. Nell’aprile 1951 ci misero a lavorare alla costruzione di ferrovie. Ci caricavamo in spalla le pesanti traversine dei binari, portandone una in due. Inoltre trasportavamo e posavamo con le nostre mani rotaie della lunghezza di 10 metri che pesavano 320 chili l’una. Era così stancante! Una volta, mentre tornavamo a casa esauste dal lavoro, si fermò vicino a noi un treno carico di prigionieri. Un uomo che guardava dal finestrino chiese: “Ragazze, c’è qualche testimone di Geova fra voi?” La stanchezza svanì. “Siamo cinque sorelle!”, gridammo. I prigionieri erano nostri cari fratelli e sorelle esiliati dall’Ucraina. Mentre il treno era fermo ci raccontarono in modo concitato cos’era successo e in che modo erano stati esiliati. Poi i bambini ci recitarono delle poesie scritte dai fratelli stessi. Nemmeno i soldati ci disturbarono. Riuscimmo a stare un po’ insieme e a incoraggiarci gli uni gli altri.

Da Usolje-Sibirskoje fummo trasferite in un grande gulag vicino ad Angarsk. Lì c’erano 22 sorelle che avevano organizzato ogni cosa, persino i territori per la predicazione. Questo ci aiutò a mantenerci spiritualmente forti.

[Riquadro/Immagine alle pagine 108 e 109]

Fui mandato diverse volte al “quinto cantone”

NIKOLAJ KALIBABA

NATO 1935

BATTEZZATO 1957

PROFILO Nel 1949 fu esiliato nella provincia di Kurgan, in Siberia.

AVEVAMO l’impressione che nell’Unione Sovietica ogni Testimone fosse sorvegliato. La vita non era facile, ma Geova ci dava saggezza. Nell’aprile 1959 venni arrestato per attivismo religioso. Non volendo tradire i fratelli decisi di negare tutto. L’investigatore mi indicò le foto di alcuni fratelli e mi chiese i loro nomi. Dissi che non riuscivo a identificare nessuno. Poi mi mostrò una foto di mio fratello e mi chiese: “È tuo fratello?” Risposi: “Non lo so, non ne sono sicuro”. Quindi mi mise davanti una mia foto e mi chiese: “Sei tu?” Gli dissi: “Questa persona mi assomiglia, ma non saprei dire se sono io o no”.

Fui rinchiuso in una cella per più di due mesi. Ogni mattina, quando mi svegliavo, ringraziavo Geova per la sua amorevole benignità. Poi pensavo a un versetto della Bibbia e ci meditavo su. Quindi cantavo un cantico del Regno tra me e me, visto che in cella era proibito cantare. Infine ripassavo un argomento biblico.

Nel campo di prigionia in cui venni mandato c’erano parecchi Testimoni. Le condizioni erano molto dure e non ci era permesso parlare. Molto spesso i fratelli venivano messi in isolamento o, come si diceva, al quinto cantone. Io vi fui mandato diverse volte. Lì i prigionieri ricevevano solo 200 grammi di pane al giorno. Dormivo su un tavolaccio di legno coperto da una spessa lastra di ferro. La finestra aveva i vetri rotti e c’erano molte zanzare. Usavo gli stivali come cuscino.

In genere ogni fratello si ingegnava per trovare il suo nascondiglio per le pubblicazioni. Io decisi di nasconderle nella scopa che usavo per spazzare il pavimento. Durante le perquisizioni la guardia esaminava attentamente ogni cosa, ma non pensava minimamente di guardare dentro la scopa. Nascondevamo pubblicazioni anche nelle pareti. Imparai ad avere fiducia nell’organizzazione di Geova. Lui vede e sa tutto, e aiuta ogni suo fedele servitore. Mi ha sempre sostenuto.

Ancor prima del 1949, quando la mia famiglia fu esiliata, mio padre diceva che Geova avrebbe fatto in modo che gli abitanti della lontana Siberia udissero la verità. Noi ci chiedevamo: ‘Com’è possibile?’ Furono le autorità stesse a permettere a migliaia di persone sincere della Siberia di conoscere la verità.

Quando nel paese le cose iniziarono a cambiare, i fratelli colsero al volo l’opportunità di recarsi in Polonia per l’assemblea internazionale del 1989. Furono giorni indimenticabili. Dopo la preghiera finale rimanemmo a lungo in piedi ad applaudire. Che emozione! Per molti anni avevamo sofferto difficoltà e privazioni, ma raramente avevamo pianto. Quando ci accomiatammo dai nostri cari fratelli in Polonia, però, nessuno poté né volle trattenere le lacrime.

[Riquadro/Immagine alle pagine 112 e 113]

Tutto per amore della buona notizia

PËTR PARCEJ

NATO 1926

BATTEZZATO 1946

PROFILO Conobbe i testimoni di Geova nel 1943. Fu imprigionato in due campi di concentramento nazisti e in un campo di lavoro in Russia. In seguito, sotto il bando, prestò servizio come sorvegliante di circoscrizione.

DOPO aver appreso gli insegnamenti biblici basilari nella Germania nazista, iniziai immediatamente a parlarne ai miei conoscenti, e molti si unirono a me nella pura adorazione. Nel 1943 un sacerdote mi denunciò alla Gestapo, e fui arrestato con l’accusa di fomentare la sedizione tra i giovani. Nel giro di poco tempo finii nel campo di sterminio di Majdanek, in Polonia. La compagnia dei fratelli e delle sorelle fu particolarmente preziosa. Nel campo la nostra volontà di predicare divenne ancora più ferma. Molti manifestavano interesse per la verità e noi facevamo di tutto per dare testimonianza riguardo al Regno di Geova. Una volta ricevetti 25 sferzate con una frusta doppia. Mi alzai e dissi ad alta voce in tedesco: “Danke schön!” (“Grazie!”) Un tedesco esclamò: “Questo ragazzo è un osso duro! Noi lo frustiamo e lui ci ringrazia!” Avevo tutta la schiena livida.

Il lavoro era molto pesante ed eravamo stremati. Chi moriva veniva bruciato nei forni crematori, che funzionavano giorno e notte. Pensavo che presto ci sarei finito anch’io. Non credevo che sarei uscito vivo dal campo. Poi mi infortunai, e quella fu la mia salvezza. Tutti quelli che godevano di una salute discreta erano obbligati a lavorare, mentre gli altri venivano mandati in altri campi. Due settimane dopo fui mandato nel campo di concentramento di Ravensbrück.

Quando la guerra stava per finire sentii dire che i tedeschi ci avrebbero uccisi tutti. Poi venimmo a sapere che le guardie erano scappate. Tutti i prigionieri, appena si accorsero di essere liberi, si dispersero. Alla fine io arrivai in Austria, dove mi fu chiesto di arruolarmi nell’esercito. Rifiutai immediatamente dicendo che a motivo della mia fede ero stato nei campi di concentramento. Mi permisero di tornare a casa in Ucraina, che allora era parte dell’Unione Sovietica. Nel 1949 sposai Ekaterina, che divenne la mia fedele compagna per tutta la vita. Nel 1958 fui arrestato e mandato in un campo di lavoro nella Repubblica dei Mordvini.

Quando fui rilasciato collaborai alla stampa di pubblicazioni bibliche. Una volta, nel 1986, lavorammo tutta la notte per stampare 1.200 fogli. Li mettemmo sul pavimento, sui letti, ovunque. All’improvviso si presentò un agente del KGB, “solo per fare due chiacchiere”, disse. Ekaterina gli chiese dove preferiva parlare, senza pensare che lui avrebbe potuto chiedere di entrare in casa. Meno male che si fermò a parlarci nella cucina che avevamo all’esterno. Se fosse entrato saremmo stati arrestati.

Ancora oggi cerchiamo di tener fede alla nostra dedicazione e di fare tutto per amore della buona notizia. I nostri 6 figli, 23 nipoti e 2 pronipoti servono fedelmente Geova. Siamo grati a Geova che i nostri figli continuino a camminare nella verità.

[Riquadro a pagina 122]

Segregazione cellulare

Nel sistema penale sovietico la segregazione cellulare era un metodo comune per punire reati quali il rifiuto di consegnare pubblicazioni religiose. I prigionieri ricevevano vestiti logori di cotone e venivano rinchiusi nelle celle.

Immaginatevi una cella tipica. Era piccola (circa tre metri per lato), buia, umida, sporca e terribilmente fredda, specialmente d’inverno. Le pareti erano di cemento grezzo. Incassata in una parete spessa un metro c’era una finestrella con i vetri rotti. In una nicchia della parete, dietro a una lamina di ferro traforata, c’era una lampadina elettrica che faceva un po’ di luce. Oltre che sul pavimento di cemento ci si poteva sedere solo su una stretta sporgenza del muro che fungeva da panca, ma non si resisteva a lungo. Dopo un po’ i muscoli delle gambe e della schiena si stancavano e dolevano, e le asperità della parete lasciavano la schiena a pezzi.

La sera le guardie spingevano dentro una cassa di legno poco profonda sulla quale si poteva dormire. Era rinforzata con traverse di metallo. Ci si sdraiava sulle assi e sul metallo, ma il freddo impediva di dormire. Non c’erano coperte. In genere i prigionieri in cella d’isolamento ricevevano 300 grammi di pane al giorno e una brodaglia un paio di volte alla settimana.

Dalla latrina, un semplice tubo nel pavimento, saliva un odore terribile. In alcuni casi c’erano delle ventole che facevano arrivare il tanfo dai canali di scolo alle celle. A volte le guardie le accendevano per demoralizzare e punire ulteriormente i prigionieri.

[Riquadro/Immagine alle pagine 124 e 125]

Repubblica dei Mordvini, campo n. 1

Tra il 1959 e il 1966 in questo campo, che poteva alloggiare 600 detenuti, furono rinchiusi più di 450 fratelli. Si trattava di uno dei 19 campi di lavoro della Repubblica dei Mordvini. Era circondato da un reticolato elettrificato alto circa tre metri e poi da altre 13 recinzioni di filo spinato. Il terreno intorno al gulag veniva dissodato di continuo in modo che nessuno potesse scappare senza lasciare impronte.

Isolando completamente i Testimoni dal mondo esterno, le autorità cercavano di piegarli fisicamente e psicologicamente. Nonostante ciò i fratelli riuscivano a organizzare attività teocratiche all’interno del gulag.

Il gulag stesso divenne una circoscrizione con il suo sorvegliante. La circoscrizione si componeva di quattro congregazioni, formate da 28 gruppi di studio di libro. Per aiutare tutti a rimanere spiritualmente forti, i fratelli disposero di tenere sette adunanze alla settimana. All’inizio possedevano un’unica Bibbia, per cui stabilirono un turno in modo che ogni congregazione potesse leggerla. Appena ne ebbero la possibilità iniziarono a duplicarla. I singoli libri venivano ricopiati a mano su dei notes, mentre l’originale veniva nascosto con cura in un posto sicuro. Così i fratelli riuscirono a rispettare il loro programma di lettura biblica. Si teneva anche lo studio Torre di Guardia. Le sorelle in visita ai mariti introducevano nel gulag copie in miniatura delle riviste, tenendole in bocca, mettendole nei tacchi o intrecciando sottili fogli di carta nei capelli. Quando venivano sorpresi a copiare le pubblicazioni, spesso i fratelli finivano in cella d’isolamento per un periodo da uno a 15 giorni.

Questo significava rimanere isolati dagli altri prigionieri. Le guardie si assicuravano che i Testimoni non leggessero niente mentre erano in isolamento. Tuttavia, altri fratelli escogitavano il modo di provvedere loro cibo spirituale. Un fratello si arrampicava sul tetto dell’edificio che dava sul cortile in cui i detenuti in isolamento venivano accompagnati per l’ora d’aria. Portava con sé foglietti accartocciati in palline di un centimetro, su cui erano stati ricopiati dei versetti biblici. Infilava la pallina in una specie di cerbottana e, soffiando, la lanciava verso il Testimone che camminava nel cortile sottostante. Questi si chinava facendo finta di allacciarsi una scarpa e raccoglieva il cibo spirituale senza che nessuno se ne accorgesse.

A colazione e a cena i detenuti ricevevano una brodaglia condita con olio di cotone. Il pranzo consisteva in un bortsch o in un’altra minestra acquosa e in una semplice pietanza. Il pane dato ai detenuti sembrava il feltro usato per fabbricare gli scarponi! Ivan Mikitkov ricorda: “Rimasi sette anni in quel campo e quasi sempre io e gli altri avevamo forti dolori di stomaco”.

I fratelli rimasero saldi nella fede. L’isolamento non riuscì a far perdere l’equilibrio spirituale ai leali servitori di Dio, che continuarono a mostrare fede, nonché amore per Dio e per il prossimo. — Matt. 22:37-39.

[Riquadro/Immagine alle pagine 131 e 132]

Mi chiese: “Perché piangi?”

POLINA GUTŠMIDT

NATA 1922

BATTEZZATA 1962

PROFILO Sposò Viktor Gutšmidt. Mentre era detenuta rimase colpita dalla gentilezza dei testimoni di Geova.

CREDEVO fermamente nel comunismo e ne sostenevo gli ideali. Tuttavia nel maggio 1944 fui arrestata dai comunisti e mandata in un campo di lavoro a Vorkuta. Per tre anni non seppi la ragione del mio arresto. All’inizio credevo ci fosse stato un errore e aspettavo di essere rilasciata. Invece fui condannata a dieci anni di prigionia con l’accusa di aver fatto affermazioni antisovietiche.

Poiché avevo esperienza nel settore medico, nei primi anni lavorai nell’ospedale del gulag. Nel 1949 fui trasferita a Inta, in un campo per prigionieri politici. Lì erano molto più severi. Tra i prigionieri regnavano apatia, risentimento, sgarbatezza, immoralità e disperazione. La situazione si fece ancor più tesa quando girò la voce che tutti i detenuti sarebbero presto stati fucilati o condannati all’ergastolo. Per la forte tensione diversi persero la ragione. Visto che nel campo c’erano molti informatori, i detenuti si odiavano e diffidavano l’uno dell’altro. Ognuno stava per conto proprio e sopravviveva come poteva. Regnavano egoismo e avidità.

C’era però un gruppo di 40 detenute che si distinguevano da tutti gli altri. Stavano sempre insieme ed erano sorprendentemente carine, pulite, gentili e affabili. Erano soprattutto ragazze e c’erano anche alcune bambine. Venni a sapere che erano persone religiose, testimoni di Geova. I prigionieri le trattavano nei modi più diversi: alcuni erano sgarbati e ostili, altri ammiravano il loro comportamento, soprattutto il loro amore reciproco. Per esempio, quando una Testimone si ammalava, le altre si alternavano al suo capezzale. Era una cosa molto insolita nel campo.

Ero sorpresa di vedere persone di nazionalità diversa dimostrarsi amichevoli fra loro. In quel periodo avevo perso ogni interesse per la vita. Un giorno in cui ero molto giù mi sedetti e mi misi a piangere. Una di quelle ragazze venne da me e mi chiese: “Polina, perché piangi?”

“Non ho più voglia di vivere”, risposi.

La ragazza, Lidija Nikulina, mi consolò. Mi parlò dello scopo della vita, del modo in cui Dio avrebbe risolto tutti i problemi dell’umanità e di molte altre cose. Nel luglio 1954 fui rimessa in libertà. Avevo imparato molto dai testimoni di Geova e non vedevo l’ora di diventare una di loro.

[Riquadro/Immagine alle pagine 140 e 141]

Da ingegnere militare a proclamatore della buona notizia

VLADIMIR NIKOLAEVSKIJ

NATO 1907

BATTEZZATO 1955

PROFILO Fu trasferito 256 volte in diversi campi e prigioni. Morì nel 1999.

MI LAUREAI nel 1932 all’Istituto di Ingegneria e Telecomunicazioni di Mosca. Fino al 1941 lavorai come ingegnere e capo architetto presso un istituto moscovita. Progettai dei congegni speciali per le navi da guerra. Durante la guerra fui arrestato e mandato in un gulag nel villaggio di Kengir, nel Kazakistan centrale.

I testimoni di Geova erano diversi dagli altri detenuti e attirarono la mia attenzione. Erano un’ottantina su circa 14.000 prigionieri divisi in tre sezioni. La differenza tra loro e gli altri divenne particolarmente evidente nel 1954 durante un’insurrezione a Kengir. I testimoni di Geova non presero parte alla rivolta e neanche ai preparativi. Mantennero una calma straordinaria e cercarono di spiegare la loro posizione agli altri detenuti. Il loro comportamento mi colpì così tanto che chiesi loro in che cosa credevano. Qualche tempo dopo anch’io dedicai la mia vita a Geova. Nel gulag la fede dei Testimoni venne messa alla prova, soprattutto quando la rivolta fu repressa dall’esercito con i carri armati.

Una volta mi comunicarono che due generali erano venuti da Mosca espressamente per parlare con me. Uno di loro mi disse: “Vladimir, adesso basta. Sei un ingegnere militare e un architetto. Il paese ha bisogno di te. Vogliamo che tu riprenda il tuo lavoro. Come puoi stare bene in mezzo a questa gente ignorante?”

“Non ho motivo di sentirmi superiore”, risposi. “Tutti i talenti che l’uomo ha vengono da Dio. Chi gli ubbidisce vivrà nel Regno millenario di Cristo, dove l’umanità sarà perfetta e istruita nel vero senso della parola”.

Fui molto felice di avere avuto la possibilità di parlare della verità con quei generali. Insistettero parecchio perché tornassi al mio lavoro di un tempo. Tuttavia chiesi loro di lasciarmi in pace, perché preferivo rimanere nel campo con i miei cari fratelli spirituali.

Nel 1955 mi venne annullata la pena. Iniziai a lavorare in uno studio di architetti che non realizzava progetti militari. Mi diedi da fare per seminare abbondantemente i semi della verità e iniziai a studiare la Bibbia con un ingegnere e la sua famiglia. Presto divennero tutti testimoni di Geova e zelanti predicatori. Il KGB però mi teneva d’occhio e durante una perquisizione trovò delle pubblicazioni bibliche nel mio appartamento. Fui condannato a 25 anni di detenzione e mandato in un campo di lavoro nella città di Krasnojarsk, in Siberia. Fui spostato molte volte in diversi campi e prigioni. Un giorno ho fatto il conto: in tutto sono stato trasferito 256 volte.

[Riquadro/Immagine alle pagine 147 e 148]

Ci servivamo di grosse valigie

NADEŽDA JAROŠ

NATA 1926

BATTEZZATA 1957

PROFILO Conobbe la verità nel campo di concentramento di Ravensbrück. Tornata in Unione Sovietica, per molti anni fece da corriere consegnando le pubblicazioni. Ora vive in Caucasia.

QUANDO nel 1943 fui rinchiusa in un campo di concentramento persi la voglia di vivere. Rimasi in quello stato finché non conobbi i testimoni di Geova. Che bello fu tornare a casa, in Ucraina, con la ferma speranza di vivere per sempre su una terra paradisiaca! Iniziai a corrispondere con delle Testimoni per rafforzarmi spiritualmente, ma il KGB intercettò le mie lettere e non molto tempo dopo fui condannata a 15 anni di detenzione.

Nel novembre 1947 fui mandata in un gulag nella Kolyma, dove scontai la pena senza mai vedere altri Testimoni. Geova mi aiutò a predicare. Una detenuta di nome Evdokija mostrò interesse per la Bibbia. Diventammo amiche e ci sostenemmo l’un l’altra, sia spiritualmente che emotivamente. Avevo pochissima conoscenza della Bibbia, ma ciò che avevo imparato era abbastanza per rimanere leale a Geova.

All’inizio del 1957, un anno dopo il rilascio, mi trasferii a Suetikha, nella provincia di Irkutsk. I fratelli furono calorosi e ospitali. Mi aiutarono a trovare casa e lavoro. Ma ciò che mi rese più felice fu che mi chiesero di partecipare alle attività teocratiche. Fui battezzata in una grossa tinozza, visto che non avevo ancora fatto questo passo. Ora ero pronta per assumermi delle responsabilità nell’organizzazione di Geova. Tra i miei compiti c’era quello di consegnare pubblicazioni bibliche e corrispondenza.

Le pubblicazioni dovevano essere consegnate in tutta la Siberia, nella Russia centrale e nell’Ucraina occidentale. Bisognava organizzarsi bene. Per far arrivare le pubblicazioni nell’Ucraina occidentale ci servivamo di grosse valigie. Una volta, alla stazione Jaroslavskij di Mosca, il lucchetto della valigia si ruppe e mi caddero tutte le pubblicazioni. Mantenendo il sangue freddo, le raccolsi con calma e intanto pregavo. Legai tutto insieme come potevo e mi allontanai in fretta dalla stazione. Fortunatamente nessuno mi notò.

Un’altra volta portai due valigie piene di pubblicazioni dall’Ucraina in Siberia passando per Mosca. Ne misi una sotto la cuccetta più bassa del compartimento del treno. Poco dopo entrarono nello stesso compartimento due uomini, agenti del KGB. Tra le altre cose parlarono dei Testimoni, che secondo loro “distribuivano pubblicazioni e fomentavano un atteggiamento antisovietico”. Cercai di mantenere la calma per non destare sospetti, visto che erano praticamente seduti sulle pubblicazioni!

Sia quando consegnavo le pubblicazioni che quando svolgevo altri compiti sapevo che avrei potuto essere arrestata. Ci furono molte situazioni in cui imparai ad affidarmi completamente a Geova.

[Riquadro/Immagine alle pagine 158 e 159]

“Siete completamente diversi”

ZINAIDA KOZYREVA

NATA 1919

BATTEZZATA 1958

PROFILO Passò molti anni in vari campi di lavoro. Morì nel 2002.

DESIDERAVO servire Dio sin dall’infanzia. Nel 1942 una mia amica di religione ortodossa, animata da buone intenzioni, mi portò nella sua chiesa perché non voleva che “finissi all’inferno”. Il prete però, saputo che ero osseta, si rifiutò di battezzarmi. Ma quando la mia amica gli diede del denaro cambiò idea e mi battezzò. Frequentai avventisti, pentecostali e battisti alla ricerca della verità e per questo fui condannata ai lavori forzati. Nel campo di lavoro conobbi i Testimoni e capii subito che avevano la verità. Dopo il rilascio, nel 1952, tornai a casa e iniziai a predicare la buona notizia.

Una mattina di dicembre del 1958 sentii bussare forte. I soldati fecero irruzione e perquisirono la casa, mentre due di loro mi tenevano sotto sorveglianza in un angolo. Mio padre si svegliò ed ebbe molta paura per la famiglia, soprattutto per i figli maschi. Eravamo sei figli e io ero l’unica femmina. Vedendo i soldati rovistare in tutte le stanze e in soffitta, papà capì che in qualche modo c’entrava la mia fede. Prese un fucile e gridò: “Spia americana!” Tentò di spararmi, ma i soldati gli sottrassero il fucile. Non riuscivo a crederci: mio padre voleva spararmi! Finita la perquisizione, mi portarono via in una camionetta coperta, ma ero felice di essere viva. Fui condannata a dieci anni di prigione per attivismo religioso.

Fui rilasciata nel dicembre del 1965, prima di aver scontato tutta la pena. I miei genitori furono felici di rivedermi, ma mio padre non voleva che rimanessi ad abitare con loro. Inaspettatamente, però, gli agenti del KGB lo obbligarono a fissare la mia residenza lì e mi aiutarono persino a trovare lavoro. Mio padre continuava ad avere un atteggiamento ostile nei miei confronti, ma pian piano iniziò a cambiare. Ebbe modo di conoscere i fratelli e le sorelle che venivano a trovarmi. I miei fratelli carnali non lavoravano, bevevano ed erano attaccabrighe. Un giorno mio padre mi disse: “Ho capito che siete completamente diversi da come pensavo. Voglio darvi una stanza dove tenere le vostre adunanze”. Chi l’avrebbe mai detto! Mio padre mise a disposizione una grande stanza e disse: “Non aver paura. Quando ci sono le adunanze starò io di guardia e non farò entrare nessuno”. Le cose andarono esattamente così, perché tutti conoscevano il carattere irremovibile di mio padre.

Così tenemmo le adunanze cristiane sotto il mio stesso tetto, con la protezione di Geova e di mio padre. Vi assistevano fino a 30 persone: tanti erano i Testimoni che vivevano in Ossezia a quel tempo. Era così bello guardare fuori dalla finestra e vedere i miei genitori seduti davanti a casa a fare la guardia. Oggi in Ossezia ci sono circa 2.600 zelanti proclamatori del Regno di Geova. — Isa. 60:22.

[Riquadro/Immagine alle pagine 162 e 163]

Ero l’unico Testimone rimasto nel gulag

KONSTANTIN SKRIPČUK

NATO 1922

BATTEZZATO 1956

PROFILO Conobbe la verità nel 1953 in un gulag e si battezzò lì nel 1956. Fu detenuto per 25 anni di seguito dopo essere diventato testimone di Geova. Morì nel 2003.

ALL’INIZIO del 1953 conobbi in cella un fratello di nome Vasilij. Disse che era finito lì a motivo della sua fede in Dio. Trovavo inconcepibile che qualcuno venisse messo in prigione per le sue convinzioni religiose. Ero così turbato che non riuscii a dormire. Il giorno dopo il fratello mi diede delle spiegazioni. A poco a poco mi convinsi che la Bibbia era la Parola di Dio.

Nel 1956 mi battezzai. Alla fine di quell’anno da una perquisizione risultò che avevamo molte pubblicazioni bibliche. Le investigazioni continuarono per quasi un anno e nel 1958 fui condannato a 23 anni per attivismo religioso. Ero nei campi di lavoro già da cinque anni e mezzo. Trascorsi l’intero periodo, 28 anni e 6 mesi, senza assaporare neanche per un attimo la libertà.

Nell’aprile 1962 il tribunale mi dichiarò “delinquente particolarmente pericoloso”, per cui venni trasferito in un campo di massima sicurezza, dove rimasi per 11 anni. Molte cose rendevano “speciale” quel campo. Ad esempio, per mangiare ci davano 11 copechi al giorno, che non bastavano neanche per comprare una pagnotta. Ero alto un metro e 92, ma pesavo solo 59 chili. La pelle mi si raggrinzì e iniziò a squamarsi.

Poiché ero un bravo muratore, spesso venivo mandato a fare riparazioni negli alloggi degli ufficiali. Nessuno aveva paura di me, e quindi non si preoccupavano di nascondere gli oggetti di valore. Quando la moglie di un ufficiale seppe che avrei lavorato nel suo appartamento non accompagnò il figlio di sei anni all’asilo. Era un quadro interessante: un “delinquente particolarmente pericoloso” lasciato l’intera giornata da solo con un bambino di sei anni! Evidentemente nessuno mi considerava un criminale, tanto meno “particolarmente pericoloso”.

Uno dopo l’altro i fratelli del nostro campo furono liberati. Nel 1974 io ero l’unico Testimone nel gulag e vi rimasi per altri sette anni. Fui liberato nell’agosto 1981. Geova continuò a sostenermi spiritualmente. Come? In quei sette anni ricevetti La Torre di Guardia grazie a un fratello che mi mandava regolarmente lettere contenenti articoli ben copiati a mano da numeri nuovi. Ogni volta il censore del campo mi consegnava la lettera già aperta. Ne conoscevamo entrambi il contenuto. Ancora non so cosa lo abbia spinto a correre un tale rischio, ma sono felice che per tutto il tempo, sette anni, abbia svolto lui quel lavoro. Soprattutto sono grato a Geova. In quel lungo periodo mi rafforzò e imparai a confidare in lui. — 1 Piet. 5:7.

[Riquadro/Immagine alle pagine 168 e 169]

Dopo la guerra tornai in Russia

ALEKSEJ NEPOČATOV

NATO 1921

BATTEZZATO 1956

PROFILO Conobbe la verità nel 1943 nel campo di concentramento di Buchenwald e scontò 19 anni di detenzione in Russia. Ha svolto il servizio di pioniere regolare per più di 30 anni, la maggior parte dei quali quando l’opera era vietata.

ALL’ETÀ di 20 anni Aleksej fu mandato nel campo di concentramento di Auschwitz, nella Germania nazista. Fu poi trasferito in quello di Buchenwald, dove conobbe la verità. Poco prima del suo rilascio due Testimoni della classe degli unti gli dissero: “Aleksej, sarebbe bene che dopo la guerra tu tornassi in Russia. È un paese enorme dove c’è grande bisogno di mietitori. Vi troverai una situazione difficile, perciò preparati ad affrontare prove di ogni tipo. Pregheremo per te e per coloro che ti ascolteranno”.

Aleksej fu liberato dagli inglesi nel 1945. Tornò in Russia dove presto venne condannato a dieci anni di prigione per essersi rifiutato di votare. Egli scrive: “All’inizio ero l’unico Testimone nella prigione. Chiesi a Geova di guidarmi nella ricerca delle pecore e presto eravamo in 13! Passammo tutto quel periodo senza pubblicazioni bibliche. Copiavamo dei versetti da romanzi che prendevamo in prestito dalla biblioteca della prigione”.

Aleksej scontò i suoi dieci anni. Dopo il rilascio andò in una zona dove sapeva che molti credevano in Gesù. Racconta: “Le persone erano spiritualmente affamate. Venivano da me giorno e notte, e portavano i loro bambini. Verificavano nella Bibbia ogni cosa che udivano”.

In pochi anni Aleksej aiutò più di 70 persone ad arrivare al battesimo. Una di queste fu Marija, che divenne sua moglie. Egli ricorda: “Il KGB mi stava alle calcagna. Fui arrestato e condannato a 25 anni di prigione. Poi arrestarono Marija. Prima del processo la misero sette mesi in isolamento. L’investigatore le disse che bastava rinunciasse alla sua fede in Geova e sarebbe stata rilasciata immediatamente. Marija rifiutò. Fu condannata a sette anni di prigionia nei campi di lavoro. Una compagna di fede si prese cura della nostra bambina”.

Aleksej e Marija furono rimessi in libertà prima di aver scontato tutta la pena. Si trasferirono nella provincia di Tver. Le autorità e la gente del posto fecero una forte opposizione e un vicino incendiò loro la casa. Negli anni che seguirono, Aleksej e Marija furono costretti a trasferirsi molte volte, ma in ogni posto fecero nuovi discepoli.

Aleksej dice: “Negli anni in cui eravamo detenuti non potevamo leggere la Parola di Dio. Una volta usciti ci siamo prefissi di leggere la Bibbia tutti i giorni. Io e Marija l’abbiamo letta per intero più di 40 volte. È la Parola di Dio che ci ha dato forza e zelo nel ministero”.

In totale Aleksej ha passato 4 anni nei campi di concentramento nazisti e 19 nelle prigioni e nei gulag russi. Nei 30 anni in cui svolse il servizio di pioniere aiutò, insieme alla moglie, decine di persone a conoscere e amare Geova.

[Riquadro/Immagine alle pagine 177 e 178]

Quel soldato aveva ragione

REGINA KUKUŠKINA

NATA 1914

BATTEZZATA 1947

PROFILO Anche se per diversi anni non riuscì ad avere contatti con la congregazione, continuò fedelmente a predicare la buona notizia.

NEL 1947 fui avvicinata da una Testimone al mercato. Quella sera andai a casa sua e parlammo per diverse ore. Decisi lì per lì che avrei servito zelantemente Geova come lei. Le dissi: “Predicherò anch’io come fai tu”.

Nel 1949 fui arrestata a Leopoli, in Ucraina, per aver predicato e fui allontanata da mio marito e dalle mie due bambine. In un processo a porte chiuse la cosiddetta trojka, una corte formata da tre giudici, mi condannò a morte per fucilazione. Leggendo la sentenza uno dei tre giudici, una donna, aggiunse: “Poiché è madre di due figli abbiamo deciso di commutare la pena di morte in 25 anni di prigione”.

Fui messa in una cella di soli uomini. Sapevano che ero testimone di Geova. Sentendo che mi avevano condannato a 25 anni, si sorpresero della mia calma. Quando mi portarono fuori da quella prigione, un giovane soldato mi diede un pacchetto con qualcosa da mangiare e mi disse con gentilezza: “Non abbia paura; andrà tutto bene”.

Fino al 1953 scontai la pena in un gulag nel nord della Russia. Lì c’erano molte sorelle provenienti da diverse repubbliche dell’Unione Sovietica. Ci volevamo bene come una famiglia.

Cercavamo di dare testimonianza agli altri col nostro comportamento, nella speranza di indurli a servire Dio. Dovevamo lavorare duramente per molte ore. Fui rilasciata dal campo prima di aver scontato tutta la pena, ma finii in isolamento in un altro senso: per oltre cinque anni non ebbi contatti con la congregazione. Fu più difficile della prigionia. Malgrado le circostanze, sentii che Geova mi sosteneva di continuo col suo amore. Passai molto tempo a leggere la Bibbia e a meditare su ciò che leggevo, e questo mi rafforzò spiritualmente.

Geova mi aiutò a mettermi in contatto con i Testimoni in un modo insolito. Vidi sul giornale Russia sovietica un articolo che parlava male dei fratelli dell’Ossezia, nella Russia sud-occidentale. L’articolo diceva che le attività dei testimoni di Geova erano antisovietiche e forniva nome e indirizzo di fratelli e sorelle. Che gioia! Scrissi loro dicendo che volevo incontrarli. Quando ci vedemmo, i fratelli mi incoraggiarono molto e dissero che se Geova aveva permesso che fosse pubblicato quell’articolo era perché potessi mettermi in contatto con il suo popolo.

Ora ho più di 90 anni. Quel soldato gentile aveva ragione. Nella mia vita, nonostante le difficoltà, è andato tutto bene.

[Riquadro/Immagine alle pagine 188 e 189]

Rendemmo fermi i nostri “pioli di tenda”

DMITRIJ LIVYJ

NATO 1921

BATTEZZATO 1943

PROFILO Per vent’anni ha fatto parte del comitato che soprintendeva all’opera in Russia. Ora serve come anziano in una congregazione siberiana.

ERA il 1944, sei mesi prima della fine della seconda guerra mondiale. Mi trovavo davanti a un giudice di un tribunale militare a motivo della neutralità cristiana. Fui condannato a morte per fucilazione, ma la pena mi fu commutata in dieci anni di prigionia nei campi di lavoro correttivi.

Nel gennaio 1945 fui portato in un gulag di Pečora, città della Repubblica dei Komi, nella Russia settentrionale. Tra le centinaia di detenuti di quel gulag c’erano dieci fratelli. Purtroppo mi fu confiscata l’unica copia della Torre di Guardia che avevo, così rimanemmo senza cibo spirituale. Fisicamente ero così debilitato da non riuscire a lavorare. Un giorno, mentre ci lavavamo, un fratello mi disse che sembravo uno scheletro. Facevo talmente pena che mi portarono in un campo di Vorkuta dove potei ricevere assistenza medica.

Quando iniziai a sentirmi un po’ meglio mi mandarono a lavorare in una cava di sabbia. Dopo neanche un mese ero di nuovo uno scheletro. Il dottore pensò che barattassi la mia razione di cibo con le sigarette, ma gli dissi che ero testimone di Geova e che non fumavo. Rimasi in quel campo per più di due anni. Ero l’unico Testimone, ma c’era sempre qualcuno a cui piaceva sentir parlare della verità, e alcuni accolsero la buona notizia.

Una volta i miei parenti mi inviarono una Torre di Guardia scritta a mano. Come riuscirono a farmela arrivare visto che tutti i pacchi venivano attentamente controllati dalle guardie? I fogli erano stati piegati in quattro e messi in un barattolo col doppio fondo sotto uno spesso strato di strutto. La guardia ispezionò il contenuto del barattolo e, non vedendo nulla di sospetto, me lo consegnò. Quella fonte di “acqua viva” mi sostenne per un bel periodo. — Giov. 4:10.

Fui liberato nell’ottobre 1949, prima di aver scontato tutta la pena, e in novembre me ne tornai a casa in Ucraina. Sentimmo dire che diversi fratelli erano andati a Mosca per ottenere il riconoscimento delle attività dei testimoni di Geova, ma evidentemente le autorità sovietiche non erano ancora pronte.

La notte dell’8 aprile 1951 fummo caricati su vagoni ferroviari insieme ad altre famiglie di testimoni di Geova e mandati in Siberia. Due settimane dopo ci trovavamo nella provincia di Irkutsk, nel cuore della Siberia, e precisamente nel villaggio di Khazan.

Isaia 54:2 dice: “Allunga le corde della tua tenda, e rafforza quei tuoi pioli di tenda”. Queste parole furono molto importanti per noi: ci sembrava di partecipare all’adempimento della profezia. Chi di noi si sarebbe trasferito spontaneamente in Siberia? Pensai che dovevamo fare del nostro meglio per rendere fermi i pioli della nostra tenda. Sono passati più di 55 anni e io sono ancora in Siberia.

[Riquadro/Immagine alle pagine 191 e 192]

Non ho mai avuto una casa

VALENTINA GARNOVSKAJA

NATA 1924

BATTEZZATA 1967

PROFILO Passò 21 anni, 18 dei quali prima di battezzarsi, in prigioni e campi di lavoro. Aiutò 44 persone a conoscere la verità. Morì nel 2001.

VIVEVO con mia madre nella Bielorussia occidentale. Conobbi i testimoni di Geova nel febbraio 1945. Un fratello venne a casa nostra solo tre volte e ci lesse alcuni passi della Bibbia. Non lo rividi più, ma iniziai a predicare a vicini e conoscenti. Fui arrestata e condannata a otto anni di detenzione. Mi mandarono nella provincia di Uljanovsk.

Nel gulag osservavo le altre detenute e ascoltavo le loro conversazioni sperando di incontrare qualche testimone di Geova. Nel 1948 ne sentii una parlare del Regno di Dio. Si chiamava Asja. Ero così felice di poter parlare con lei di argomenti spirituali! Dopo poco furono internate nel campo altre tre sorelle. Avevamo poche pubblicazioni, quindi cercavamo di passare insieme più tempo possibile.

Nel 1953 fui rilasciata, ma tre anni e mezzo dopo mi condannarono ad altri dieci anni per aver predicato. Nel 1957 fui trasferita in un gulag di Kemerovo, dove c’erano circa 180 sorelle. Non rimanevamo mai senza pubblicazioni bibliche. D’inverno le nascondevamo nella neve e d’estate tra l’erba e sottoterra. Durante le perquisizioni nascondevo le pagine tra le mani e mi avvolgevo in un grosso scialle. Quando mi trasferivano da un gulag a un altro mi mettevo un berretto che avevo cucito io stessa e che conteneva diversi numeri della Torre di Guardia.

Alla fine mi mandarono in un gulag della Repubblica dei Mordvini. Lì c’era una Bibbia che era stata messa in un buon nascondiglio. Potevamo leggerla solo in presenza della sorella che era incaricata di tenerla al sicuro. Prima di allora l’unica volta in cui avevo visto una Bibbia era nelle mani del fratello che mi aveva parlato della verità nel 1945.

Nel 1967, quando fui rilasciata, andai a vivere ad Angren, in Uzbekistan, dove simboleggiai la mia dedicazione a Geova col battesimo in acqua. Era la prima volta che vedevo dei fratelli, a parte quello che per primo era venuto a casa mia. D’altra parte, ero stata solo in campi di lavoro femminili. Tutti i componenti della congregazione erano zelanti nel ministero, e presto mi affezionai a loro. Nel gennaio 1969 otto fratelli e cinque sorelle della nostra congregazione furono arrestati per aver predicato, e tra loro c’ero anch’io. Fui condannata a tre anni come “delinquente particolarmente pericolosa”. Fui messa molte volte in isolamento perché predicavo.

Conducevo studi biblici con le interessate sotto una coperta. Ci era proibito parlare mentre passeggiavamo. Se ci sorprendevano a farlo ci mettevano in isolamento. Usavamo solo pubblicazioni copiate a mano e non facevamo che produrre altre copie.

Non ho mai avuto una casa. Tutto ciò che possedevo stava in una valigia, ma ero felice perché servivo Geova.

[Riquadro/Immagine alle pagine 200 e 201]

Rafforzato spiritualmente da un investigatore

PAVEL SIVUL’SKIJ

NATO 1933

BATTEZZATO 1948

PROFILO Fu sottoposto più volte a tentativi di rieducazione ideologica. Ora serve come anziano in una congregazione della Russia.

NEL 1958 fui arrestato per attivismo religioso. L’agente che mi accompagnò al treno mi disse: “Guardi sua moglie per l’ultima volta, perché non la rivedrà mai più”.

A Irkutsk mi misero in una cella speciale, così piccola che ci si stava solo in piedi. In seguito, prima del processo, passai sei mesi in isolamento. Durante gli interrogatori, che si tenevano di notte, gli investigatori fecero di tutto per minare la mia fede nella Bibbia e la mia fiducia nell’organizzazione di Dio. Fui accusato di aver partecipato alle attività illegali dei testimoni di Geova. Qualche volta usarono la violenza, ma cercarono soprattutto di farmi il lavaggio del cervello. Pregavo Geova di darmi la forza di resistere, e lui non mi abbandonò mai.

Durante uno dei soliti interrogatori l’investigatore mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: “Ora le mostreremo cosa sta facendo la sua organizzazione. Così potrà vedere se è davvero l’opera di Dio”.

Guardandomi fisso proseguì: “Quest’anno alla vostra assemblea a New York c’erano 253.000 persone riunite in due stadi. Pensi alla portata dell’evento e capirà che era impossibile organizzarlo senza l’appoggio della CIA. L’assemblea è durata otto giorni. Vi hanno assistito delegati venuti da vari paesi in aereo, in treno, in nave e con altri mezzi di trasporto. Come si poteva fare tutto questo senza il sostegno delle autorità? Chi poteva finanziare un’assemblea di otto giorni in quegli stadi enormi?”

L’investigatore sparpagliò sul tavolo delle fotografie. Una ritraeva dei delegati che si abbracciavano felici, vestiti con i loro vivaci abiti tradizionali. In un’altra c’era il fratello Knorr che pronunciava un discorso. Un’altra ancora mostrava il battesimo e il fratello Knorr che dava ai battezzati il libro “Sia fatta la tua volontà in terra”. Noi non lo avevamo ancora ricevuto, ma ne avemmo notizia in seguito dalla Torre di Guardia. Guardandomi negli occhi l’investigatore disse: “Sa di cosa parla questo libro? Del re del nord e di ciò che lo attende. Com’è possibile che i testimoni di Geova abbiano organizzato tutto da soli? Sappiamo che a questi eventi assistono le gerarchie militari americane per imparare da voi a organizzare gli spostamenti dell’esercito. Sappiamo anche che un miliardario ha donato una grossa somma di denaro per finanziare questa assemblea. E i miliardari non buttano via i soldi così!”

L’investigatore non immaginava neanche lontanamente ciò che provavo. Mi sembrava di aver partecipato all’assemblea senza aver lasciato la prigione. Mi sentii pervadere da una forza nuova. Quanto ne avevo bisogno! Geova mi benedisse generosamente e in un modo speciale. Ora potevo continuare a perseverare.

[Riquadro/Immagine alle pagine 214 e 215]

Il cinema era pieno di testimoni di Geova

VENERA GRIGOR’EVA

NATA 1936

BATTEZZATA 1994

PROFILO Negli anni ’60 intraprese la carriera cinematografica e le fu assegnato un ruolo in un film propagandistico sovietico. Dal 1995 presta servizio come pioniera regolare a San Pietroburgo.

NEL 1960, all’inizio della mia carriera di attrice, ebbi il ruolo di protagonista nel film documentario I testimoni di Dio, che fu proiettato nei cinematografi sovietici. Impersonavo Tanja, l’eroina del film che moriva a causa della “terribile setta dei testimoni di Geova”. Secondo il copione Tanja fuggiva dalla “setta” di notte senza cappotto durante una tormenta. Scompariva nella neve e una voce fuori campo annunciava mestamente: “Così morì Tanja Veselova”. La storia mi piaceva ed ero onorata di dare il mio contributo nella lotta contro i testimoni di Geova, anche se di loro sapevo solo quello che avevo letto nel copione.

Il film fu proiettato nei cinema e nei circoli di molte città dell’Unione Sovietica. Andavo a ogni prima e mi presentavo sul palco alla fine del film. A quel tempo i sovietici credevano ciecamente a ogni cosa che compariva sullo schermo per cui, quando mi vedevano, tutti tiravano un sospiro di sollievo e dicevano: “È viva!” Spiegavo loro com’era stato girato il film e in che modo il regista e i tecnici degli effetti speciali avevano riprodotto la tormenta di neve che sembrava avermi inghiottito.

Una volta a Vyšni-Voloček, nella provincia di Kalinin (oggi Tver), il cinema era gremito, ma la serata si concluse in modo leggermente diverso dal solito. Alla fine del film un uomo anziano mi fece solo domande sulla religione e io sostenni la tesi ateistica sull’origine della vita. Nessuno commentava il film. Sgusciando dietro le quinte, andai dall’organizzatore dell’evento e gli chiesi: “Ma chi è quell’uomo?”

“Quello è il capo della setta dei testimoni di Geova. Il cinema è pieno di Testimoni, non c’è nessun altro”, disse. Fu così che senza saperlo incontrai i testimoni di Geova. Mi venne voglia di leggere la Bibbia, ma non riuscii a trovarne una. Sposai un polacco e lo seguii nel suo paese. Nel 1977 due sorelle bussarono alla nostra porta e presto iniziai a studiare la Bibbia con loro. Cominciai ad amare questo libro e facemmo amicizia con i Testimoni. Nel 1985 mio padre si ammalò e io e mio marito ci trasferimmo a Leningrado (oggi San Pietroburgo) per stargli vicino. Pregavo Geova di aiutarmi a trovare i testimoni di Geova in quella città.

Alla fine anch’io divenni testimone di Geova. Presto servizio come pioniera regolare da 12 anni e Zdzisław, mio marito, è servitore di ministero in una congregazione di San Pietroburgo.

So per esperienza che “per mezzo dell’astuzia nell’artificio dell’errore” l’industria del cinema può sviare molti. (Efes. 4:14) Quando recitai in quel film di propaganda non avrei mai immaginato che 30 anni dopo sarei stata io stessa testimone di Geova.

[Riquadro a pagina 237]

La Traduzione del Nuovo Mondo in russo

Per oltre un secolo i testimoni di Geova russi hanno usato diverse traduzioni della Bibbia, tra cui quella sinodale. Nonostante il linguaggio arcaico e il limitato impiego del nome divino, la traduzione sinodale ha aiutato migliaia di russi a capire il proposito di Dio. Anche la traduzione di Makarios, in cui il nome di Dio compare circa 3.000 volte, si è rivelata utile. Comunque, man mano che cresceva il numero dei testimoni di Geova russi cresceva anche il bisogno di una traduzione biblica chiara, moderna e accurata.

Il Corpo Direttivo dispose che si iniziasse a lavorare alla Traduzione del Nuovo Mondo in russo. Per oltre un decennio la filiale russa si occupò di questo impegnativo lavoro di traduzione.

Nel 2001 fu pubblicata in russo la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane. Nel 2007, per la gioia dei lettori russi di tutto il mondo, è stata presentata la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture completa in russo. L’annuncio della pubblicazione è stato dato in anteprima da due membri del Corpo Direttivo: Theodore Jaracz a San Pietroburgo e Stephen Lett a Mosca. È stato accolto da applausi fragorosi e ha generato grande entusiasmo. “Che linguaggio chiaro, comprensibile ed espressivo!”, ha scritto una sorella. “Ora leggere le Sacre Scritture è ancora più piacevole”. Molti hanno espresso la loro riconoscenza nei confronti dell’organizzazione con commenti come questi: “Che prezioso dono di Geova!” e “Vi ringraziamo di cuore”. La pubblicazione della versione russa della Traduzione del Nuovo Mondo è stata senza dubbio una pietra miliare per tutte le persone di lingua russa che amano la verità.

[Riquadro/Immagine alle pagine 244 e 245]

In un giorno si risolsero tutti i nostri problemi

IVAN E NATALIJA SLAVA

NATI rispettivamente nel 1966 e 1969

BATTEZZATI 1989

PROFILO Si trasferirono come pionieri dove c’era più bisogno. Ora Ivan fa parte del Comitato di Filiale della Russia.

ALL’INIZIO degli anni ’90 io e Natalija ci trasferimmo in Russia dall’Ucraina. Nella provincia di Belgorod c’erano meno di dieci proclamatori su quasi un milione e mezzo di abitanti. Senza dubbio si trattava di un luogo in cui “la messe [era] grande, ma gli operai [erano] pochi”. — Matt. 9:37.

Ci eravamo appena sposati e per mantenerci avevamo bisogno di un lavoro, ma la situazione economica del paese peggiorava e molti perdevano il loro impiego. Per garantire alla gente i generi di prima necessità il governo dava dei buoni pasto che venivano distribuiti sul posto di lavoro. Niente lavoro, niente buoni. Pertanto dovevamo fare la spesa al mercato a prezzi molto alti. Visto che non riuscivamo a trovare casa, stavamo in albergo. Dopo aver pagato la stanza per venti giorni non ci era rimasto quasi niente nel portafoglio. Ogni giorno pregavamo Geova di aiutarci a trovare un lavoro e una casa con un affitto modesto. In tutto quel periodo predicammo diligentemente alla ricerca di persone sincere. Arrivò l’ultimo giorno in cui potevamo stare in albergo. Con i soldi rimasti ci comprammo una pagnotta e una confezione di latte. Quando andammo a dormire supplicammo di nuovo Geova di aiutarci a trovare casa e lavoro, perché l’indomani dovevamo lasciare la stanza.

La mattina fummo svegliati da una telefonata. Con nostra sorpresa il gestore dell’albergo disse che mio cugino mi attendeva nella hall. Era venuto per offrirmi del denaro: visto che aveva ricevuto una cospicua gratifica, disse che voleva dividerla con me. Ma non era tutto. Pochi minuti dopo un fratello ci telefonò dicendo che aveva trovato per noi un appartamento a poco prezzo. Lo stesso giorno fummo assunti come inservienti in un asilo. Quindi in un giorno si risolsero tutti i nostri problemi: avevamo un po’ di soldi, una casa e un lavoro. Senza ombra di dubbio Geova aveva udito le nostre preghiere.

Nel 1991 a Belgorod assistettero alla Commemorazione 55 persone, l’anno dopo 150 e quello successivo 354. Nel 2006 c’erano sei congregazioni nella città e più di 2.200 proclamatori in tutta la provincia.

[Riquadro a pagina 250]

Recenti sviluppi legali

Il nostro diritto di adorare Dio senza ingerenze da parte delle autorità è stato confermato nel gennaio 2007, quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso all’unanimità una sentenza a nostro favore. In essa si affermava che “lo studio e la trattazione collettiva di testi religiosi da parte dei membri della confessione dei testimoni di Geova era una forma riconosciuta di espressione della propria fede attraverso il culto e l’insegnamento”.

Benché nel 2004 le loro attività nella città di Mosca siano state ufficialmente sottoposte a restrizioni, i fratelli continuano a radunarsi apertamente per adorare Geova e a impegnarsi il più possibile nell’opera di predicazione. A Mosca nel 2007 i fratelli sono stati felicissimi di poter celebrare la Commemorazione e hanno tenuto assemblee di distretto senza intralci, come in quasi tutto il resto della Russia.

Anche se permangono problemi di natura legale, i fratelli continuano coraggiosamente a opporsi ai tentativi di fermare l’opera. Per esempio, è stata presentata alla Corte europea una nuova istanza riguardante l’interruzione della Commemorazione, effettuata il 12 aprile 2006 a Mosca da agenti del dipartimento di polizia di Lyublino. Gli agenti trattennero 14 fratelli e minacciarono il loro avvocato con un coltello. Un tribunale locale emise una sentenza parzialmente favorevole ai fratelli, che però fu ribaltata in appello. Oltre a ciò, nel luglio 2007 si è sporta querela contro vari funzionari governativi per i controlli insistenti e ingiustificati effettuati in relazione alle nostre attività religiose a San Pietroburgo.

[Prospetto/Grafico alle pagine 228-230]

Russia — CRONOLOGIA

1890

1891 Semën Kozlickij viene esiliato nella parte orientale dell’impero russo per la sua coraggiosa predicazione.

1904 La filiale della Germania riceve dalla Russia lettere di apprezzamento per le pubblicazioni bibliche.

1910

1913 Le autorità russe riconoscono l’ufficio degli Studenti Biblici in Finlandia, allora parte dell’impero russo.

1923 La Watch Tower Society comincia a ricevere molte richieste di pubblicazioni bibliche dalla Russia.

1928 A Mosca George Young chiede che siano permesse le attività degli Studenti Biblici in Russia. Le autorità rifiutano di prolungargli il visto.

1929 Viene firmato un contratto con una stazione radiofonica di Tallinn, in Estonia. Vanno in onda conferenze bibliche che vengono seguite a Leningrado e in altre città.

1930

1939-40 L’URSS si annette l’Ucraina occidentale, la Moldavia e le repubbliche baltiche. Migliaia di testimoni di Geova si ritrovano dentro i suoi confini.

1944 Centinaia di Testimoni vengono mandati in prigioni e campi di lavoro in tutta la Russia.

1949 I testimoni di Geova vengono deportati dalla Moldavia in Siberia e nelle zone più orientali del paese.

1950

1951 Più di 8.500 Testimoni di Bielorussia, Estonia, Lettonia, Lituania e Ucraina occidentale vengono deportati in Siberia.

1956/57 A 199 assemblee di distretto tenute in tutto il mondo si sottoscrive una petizione per chiedere al governo sovietico di concedere libertà religiosa.

Fine anni ’50 Oltre 600 Testimoni vengono confinati in uno speciale campo di lavoro della Repubblica dei Mordvini.

1965 Il governo sovietico emana un decreto speciale che revoca il confino. I Testimoni che erano in Siberia si disseminano in tutto il paese.

1970

1989-90 Membri del Corpo Direttivo si incontrano per la prima volta con i fratelli in Russia. Testimoni dell’URSS assistono ad assemblee speciali in Polonia.

1990

1991 Il 27 marzo i testimoni di Geova ottengono il riconoscimento giuridico in Russia.

1992/93 Si tengono assemblee internazionali a San Pietroburgo e a Mosca.

1997 Dedicazione della filiale russa a Solnechnoye, vicino a San Pietroburgo.

1999 Dedicazione della prima Sala delle Assemblee della Russia, a San Pietroburgo.

2000

2003 Completato l’ampliamento della filiale.

2007 In Russia ci sono più di 2.100 congregazioni e gruppi isolati di proclamatori.

[Grafico]

(Vedi l’edizione stampata)

Totale proclamatori

Totale pionieri

Totale proclamatori

Totale pionieri

Totale proclamatori nei 15 paesi dell’ex URSS

360.000

300.000

240.000

180.000

120.000

60.000

40.000

20.000

1890 1910 1930 1950 1970 1990 1990 2000

[Diagramma/Cartina a pagina 218]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Altre filiali hanno collaborato per far arrivare le pubblicazioni in tutto il paese

GERMANIA FINLANDIA

↓ ↓

Solnechnoye

↓ ↓ ↓ ↓

BIELORUSSIA KAZAKISTAN MOSCA RUSSIA

GIAPPONE

Vladivostok

KAMČATKA

[Cartine alle pagine 116 e 117]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

CIRCOLO POLARE ARTICO

MAR GLACIALE ARTICO

Polo Nord

Mare di Barents

Mar di Kara

Mar di Laptev

Mare della Siberia Orientale

Mare dei Ciukci

Stretto di Bering

SVEZIA

NORVEGIA

DANIMARCA

COPENAGHEN

GERMANIA

POLONIA

Łódź

VARSAVIA

Mar Baltico

FINLANDIA

ESTONIA

LETTONIA

LITUANIA

BIELORUSSIA

Brest

UCRAINA

Leopoli

MOLDOVA

Mar Caspio

KAZAKISTAN

ASTANA

Kengir

UZBEKISTAN

TAŠKENT

Angren

CINA

MONGOLIA

ULAANBAATAR

CINA

Mar del Giappone

GIAPPONE

TOKYO

Hokkaido

Mare di Okhotsk

Mare di Bering

RUSSIA

Petrozavodsk

San Pietroburgo

Solnechnoye

Kaliningrad

Novgorod

Vyšni-Voloček

MOSCA

Tula

Orel

Kursk

Voronež

Udarnyj

Vladimir

Ivanovo

Nižnij Novgorod

Syktyvkar

Uhta

Pečora

Inta

Novaja Zemlja

Vorkuta

URALI

SIBERIA

Ekaterinburg

Naberežnye Čelny

Iževsk

Saratov

Volžski

Stavropol

Pjatigorsk

M. Elbrus

Nalčik

Nartkala

Beslan

Vladikavkaz

CAUCASO

Astrakhan

Volga

Tomsk

Novosibirsk

Kemerovo

Krasnojarsk

Novokuzneck

Ust’-Kan

Aktaš

Birjusinsk

Oktjabr’skij

Bratsk

Vihorevka

Tulun

Khazan

Zima

Zalari

Usolje-Sibirskoje

Kitoj

Angarsk

Irkutsk

Lago Bajkal

Kirensk

Habarovsk

Vladivostok

Korsakov

Južno-Sahalinsk

Sahalin

Jakutsk

Ojmjakon

Ust’-Nera

Kamčatka

Penisola dei Ciukci

Kolyma

Hajyr

Norilsk

[Cartina a pagina 167]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Mar Caspio

Mar Baltico

Mare di Barents

Mar di Kara

MAR GLACIALE ARTICO

Polo Nord

Mar di Laptev

Mare della Siberia Orientale

Mare dei Ciukci

Stretto di Bering

Mare di Okhotsk

Mar del Giappone

KAZAKISTAN

CINA

MONGOLIA

MURMANSK

PSKOV

TVER

MOSCA

BELGOROD

VORONEŽ

ROSTOV

REP. DI CABARDINO-BALCARIA

REP. DELL’OSSEZIA SETT.-ALANIA

IVANOVO

NIŽEGOROD

REP. DEI MORDVINI

ULJANOVSK

VOLGOGRAD

REP. DEI TARTARI

PERM

REP. DEI KOMI

URALI

SIBERIA

SVERDLOVSK

ČELJABINSK

KURGAN

TJUMEN

OMSK

TOMSK

NOVOSIBIRSK

TERR. DELL’ALTAJ

REP. DELL’ALTAJ

KEMEROVO

REP. DELLA HAKASSIA

TERR. DI KRASNOJARSK

REP. DI TUVA

IRKUTSK

REP. DEI BURIATI

ČITA

REP. DI SAHA (JACUZIA)

AMUR

TERR. DI HABAROVSK

TERR. DI PRIMORJE

SAHALIN

KAMČATKA

[Immagine a pagina 66]

Alba nella penisola dei Ciukci

[Immagini a pagina 68]

Questo cartello in kazaco e in russo indica il villaggio siberiano di Bukhtarma, dove fu esiliato Semën Kozlickij

[Immagini a pagina 71]

Gli Herkendell passarono la luna di miele in Russia predicando a persone che parlavano il tedesco

[Immagini a pagina 74]

Procura conferita a Kaarlo Harteva (a destra), col bollo governativo apposto dal console imperiale russo di New York

[Immagine a pagina 80]

Nel maggio 1925 a questa assemblea russa tenuta a Carnegie, in Pennsylvania, ci furono 250 presenti e 29 battezzati

[Immagine a pagina 81]

Questa rivista dichiarò: “L’oblast’ di Voronež è piena di sette”

[Immagine a pagina 82]

George Young

[Immagini a pagina 84]

Per quasi dieci anni Aleksandr Forstman tradusse volantini, opuscoli e libri in russo

[Immagine a pagina 90]

Regina e Pëtr Krivokul’skij nel 1997

[Immagini a pagina 95]

Ol’ga Sevrjugina iniziò a servire Geova grazie alle lettere ‘lanciate’ da Pëtr

[Immagine a pagina 100]

Ivan Krylov

[Immagini a pagina 101]

I Testimoni esiliati si costruirono case in Siberia

[Immagine a pagina 102]

Magdalina Belošickaja, esiliata in Siberia con la sua famiglia

[Immagine a pagina 110]

Viktor Gutšmidt

[Immagine a pagina 115]

Alla nel 1964

[Immagine a pagina 118]

Semën Kostylev oggi

[Immagine a pagina 120]

Grazie all’istruzione biblica ricevuta, Vladislav Apanjuk riuscì a superare prove di fede

[Immagini a pagina 121]

La polizia trovò questo opuscolo, “Dopo Armaghedon il nuovo mondo di Dio”, in casa di Nadežda Višnjak

[Immagine a pagina 126]

Boris Kryl’cov

[Immagine a pagina 129]

Viktor Gutšmidt con la sorella (dietro), le figlie e la moglie Polina nel 1957, circa un mese prima dell’arresto

[Immagine a pagina 134]

Ivan Paškovskij

[Immagine a pagina 136]

Nel 1959 la rivista “Krokodil” pubblicò una foto di queste pubblicazioni scoperte in un pagliaio

[Immagine a pagina 139]

Sotto questa casa c’era una delle stamperie scoperte dal KGB nel 1959

[Immagine a pagina 142]

Aleksej Gaburjak collaborò alla riunificazione dei fratelli che si erano separati

[Immagini a pagina 150]

Strumenti per la stampa fatti artigianalmente

Rotativa

Pressa per la carta

Taglierina

Cucitrice

[Immagine a pagina 151]

Stepan Levickij, tranviere, si rivolse coraggiosamente a uno stampatore

[Immagine a pagina 153]

Grigorij Gatilov predicava ai compagni di cella

[Immagini a pagina 157]

I fiori a stelo lungo erano un buon nascondiglio per studiare e fare conversazioni bibliche

[Immagine a pagina 161]

“La Torre di Guardia” in forma di libriccino, qui riprodotta a grandezza naturale

[Immagine a pagina 164]

“Decreto del presidium del Soviet Supremo dell’URSS”

[Immagine a pagina 170]

I fratelli nascondevano “tesori” in valigie col doppio fondo o sotto le solette degli scarponi

[Immagine a pagina 173]

Ivan Klimko

[Immagine a pagina 175]

Una scatola di fiammiferi poteva contenere cinque o sei copie della “Torre di Guardia” scritte “a ragnatela”

[Immagine alle pagine 184 e 185]

In un gulag della Repubblica dei Mordvini nessun fratello perse mai la Commemorazione

[Immagine a pagina 194]

Nikolaj Guculjak diede testimonianza informale alla moglie del comandante di un campo

[Immagini a pagina 199]

Assemblee internazionali

Nel 1989 delegati russi parteciparono alle tre assemblee internazionali tenute in Polonia

Varsavia

Chorzów

Poznań

[Immagine a pagina 202]

Dopo aver ottenuto il riconoscimento ufficiale, da sinistra a destra: Theodore Jaracz, Mikhail Dasevič, Dmitrij Livyj, Milton Henschel, un funzionario del Ministero della Giustizia, Ananij Grogul’, Aleksej Veržbickij e Willi Pohl.

[Immagini a pagina 205]

Milton Henschel nel 1992 mentre pronuncia un discorso all’assemblea internazionale “Portatori di luce” allo Stadio Kirov di San Pietroburgo

[Immagine a pagina 206]

Proprietà acquistata a Solnechnoye

[Immagine a pagina 207]

Aulis ed Eva Lisa Bergdahl furono tra i primi volontari ad arrivare a Solnechnoye

[Immagine a pagina 208]

Hannu ed Eija Tanninen furono mandati a San Pietroburgo

[Immagine a pagina 210]

Roman Skiba ha percorso grandi distanze come sorvegliante di distretto insieme alla moglie Lyudmila

[Immagine a pagina 220]

Fratelli alle prese con le pubblicazioni sul molo di Vladivostok

[Immagine a pagina 224]

Arno e Sonja Tüngler hanno avuto molte soddisfazioni prestando servizio in Russia

[Immagine alle pagine 226 e 227]

Un’adunanza di congregazione in un bosco vicino a San Pietroburgo nel 1989

[Immagine a pagina 238]

La filiale russa coordina la traduzione di pubblicazioni in più di 40 lingue

[Immagine a pagina 243]

La prima Scuola del Servizio di Pioniere tenuta a San Pietroburgo nel giugno 1996

[Immagini a pagina 246]

Predicazione in Russia

Nei campi della provincia di Perm e a Nartkala

Per le strade di San Pietroburgo

Di casa in casa a Jakutsk

In un mercato di Saratov

[Immagini alle pagine 252 e 253]

Filiale russa

Veduta aerea degli edifici residenziali e del paesaggio circostante

[Immagine a pagina 254]

Nel 2006, 23.537 persone hanno assistito all’assemblea di distretto a Mosca

[Immagine a pagina 254]

Stadio Lužniki