Neemia 5:1-19

  • Neemia mette fine allo sfruttamento (1-13)

  • Altruismo di Neemia (14-19)

5  Comunque, si levò un grande lamento dal popolo e dalle loro mogli contro i loro fratelli giudei.+  Alcuni dicevano: “Noi, i nostri figli e le nostre figlie siamo tanti. Abbiamo bisogno di grano per mangiare e rimanere in vita”.  Altri dicevano: “Per avere grano durante questa carestia, stiamo dando a garanzia i nostri campi, le nostre vigne e le nostre case”.  Altri ancora dicevano: “Abbiamo impegnato i nostri campi e le nostre vigne per prendere a prestito il denaro con cui pagare il tributo del re.+  Noi e i nostri fratelli siamo dello stesso sangue,* e i nostri figli sono come i loro figli; eppure dobbiamo dare come schiavi i nostri figli e le nostre figlie, e alcune delle nostre figlie sono già in schiavitù.+ Ma non possiamo farci nulla, perché i nostri campi e le nostre vigne appartengono ad altri”.  Mi arrabbiai molto quando sentii il loro lamento e le loro parole.  Così, dopo aver riflettuto attentamente sulla cosa, accusai i nobili e i governatori delegati, dicendo loro: “Ciò che ciascuno di voi esige dal proprio fratello è un’usura”.+ Inoltre, a motivo loro disposi di tenere una grande assemblea.  E dissi loro: “Abbiamo fatto tutto il possibile per ricomprare i nostri fratelli giudei che erano stati venduti alle nazioni, e ora voi vendete i vostri fratelli+ che poi dovranno essere rivenduti a noi?” Loro rimasero in silenzio, perché non sapevano cosa rispondere.  E proseguii: “Quello che fate non va bene. Non dovreste camminare nel timore del nostro Dio+ così che le nazioni, nostre nemiche, non ci disprezzino? 10  Anch’io, i miei fratelli e i miei servitori prestiamo loro denaro e grano. Smettiamo, vi prego, di prestare a interesse.+ 11  Vi prego, restituite loro oggi stesso i campi,+ le vigne, gli oliveti e le case, nonché la centesima parte* del denaro, del grano, del vino nuovo e dell’olio che esigete da loro come interesse”. 12  Allora dissero: “Restituiremo loro queste cose e non richiederemo nulla. Faremo esattamente quello che dici”. Chiamai dunque i sacerdoti e feci giurare a quegli uomini di mantenere la promessa. 13  Poi scossi le pieghe della mia veste* e dissi: “In questa maniera il vero Dio scuota dalla sua casa e dalle sue proprietà ogni uomo che non manterrà questa promessa, e in questa maniera sia scosso e svuotato”. A ciò tutta la congregazione disse: “Amen!”* E lodarono Geova, e il popolo fece quanto aveva promesso. 14  Inoltre, dal giorno in cui il re mi nominò loro governatore+ nel paese di Giuda, dal 20º anno+ fino al 32º anno+ del re Artasèrse,+ per 12 anni, né io né i miei fratelli mangiammo il cibo dovuto al governatore.+ 15  I governatori che c’erano stati prima di me, invece, avevano gravato sul popolo e ogni giorno avevano preteso 40 sicli* d’argento per il pane e per il vino. Anche i loro servitori avevano oppresso il popolo. Ma io non lo feci+ per timore di Dio.+ 16  Inoltre io presi parte ai lavori di queste mura, e non acquistammo alcun terreno;+ tutti i miei servitori erano radunati là per i lavori. 17  Alla mia tavola mangiavano in 150, tra giudei e governatori delegati, oltre a quelli che venivano da noi dalle nazioni circostanti. 18  Ogni giorno venivano preparati a mie spese* un toro, sei pecore scelte e uccelli, e una volta ogni 10 giorni avevamo ogni tipo di vino in abbondanza. Nonostante questo non pretesi mai il cibo dovuto al governatore, perché il popolo era già abbastanza gravato. 19  Ricordati di me in modo favorevole,* o mio Dio, per tutto quello che ho fatto per questo popolo.+

Note in calce

Lett. “come la carne dei nostri fratelli è la nostra carne”.
O “l’uno per cento”, cioè l’interesse mensile.
O “Così sia!”
Lett. “scossi il mio petto”.
Un siclo corrispondeva a 11,4 g. Vedi App. B14.
Lett. “per me”.
O “in bene”.