ARTICOLO DI STUDIO 33

Chi ci ascolta sarà salvato

Chi ci ascolta sarà salvato

“Presta costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Persevera in queste cose, perché così facendo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano” (1 TIM. 4:16)

CANTICO 92 “Predica la parola”

IN QUESTO ARTICOLO *

1. Cosa desideriamo per i nostri familiari?

 “È DA quando ho conosciuto la verità che desidero che tutta la mia famiglia viva con me nel Paradiso”, racconta una sorella di nome Pauline. * “Soprattutto volevo che mio marito Wayne e nostro figlio servissero Geova con me”. Forse anche noi abbiamo familiari che ancora non conoscono Geova e non lo amano, e sicuramente abbiamo le stesse speranze di Pauline.

2. A quali domande risponderemo in questo articolo?

2 Non possiamo costringere i nostri familiari ad accettare la buona notizia, ma possiamo aiutarli a essere più aperti al messaggio della Bibbia (2 Tim. 3:14, 15). Perché dovremmo dare testimonianza ai nostri familiari? Perché dovremmo mostrare empatia nei loro confronti? Come possiamo aiutare i nostri familiari a conoscere e ad amare Geova? E in che modo tutti nella congregazione possono essere d’aiuto?

PERCHÉ DARE TESTIMONIANZA AI FAMILIARI?

3. In base a 2 Pietro 3:9, perché dovremmo dare testimonianza ai nostri familiari?

3 Presto Geova porrà fine a questo sistema. Solo coloro che hanno “la giusta disposizione per ricevere la vita eterna” sopravvivranno (Atti 13:48). Dedichiamo molto tempo ed energie a predicare a persone che non conosciamo, quindi è naturale voler dare testimonianza anche ai nostri familiari. Il nostro amorevole Padre, Geova, “desidera che non sia distrutto nessuno ma che tutti giungano al pentimento”. (Leggi 2 Pietro 3:9.)

4. Quale errore potremmo fare quando diamo testimonianza ai nostri familiari?

4 Dobbiamo tenere a mente che c’è un modo giusto e un modo sbagliato per parlare del messaggio di salvezza. Forse diamo testimonianza con tatto a una persona che non conosciamo, ma siamo troppo diretti con i nostri familiari.

5. Cosa dovremmo ricordare quando parliamo della verità ai nostri familiari?

5 Pensando alle prime volte in cui hanno cercato di dare testimonianza ai familiari, molti di noi si rendono conto che avrebbero dovuto comportarsi diversamente. L’apostolo Paolo diede ai cristiani questo consiglio: “Le vostre parole siano sempre gentili, condite con sale, così che sappiate come rispondere a ciascuno” (Col. 4:5, 6). Dovremmo ricordare questo consiglio quando parliamo ai nostri familiari, altrimenti potremmo allontanarli invece di invogliarli ad ascoltarci.

COME POSSIAMO AIUTARE I NOSTRI FAMILIARI?

La nostra empatia e le nostre azioni sono spesso la migliore testimonianza che possiamo dare (Vedi i paragrafi da 6 a 8) *

6-7. Fate un esempio che evidenzi l’importanza di mostrare empatia nei rapporti con un coniuge non Testimone.

6 Mostriamo empatia. Pauline, menzionata in precedenza, dice: “All’inizio volevo parlare a mio marito solo di argomenti spirituali; non avevamo mai una conversazione ‘normale’”. Ma suo marito Wayne conosceva poco la Bibbia e non capiva quello che gli diceva Pauline. Gli sembrava che pensasse solo alla sua religione. Temeva che stesse entrando a far parte di una setta pericolosa e che la stessero ingannando.

7 Pauline ammette che, tra adunanze, ministero e occasioni di svago, le sere e i weekend trascorreva tanto tempo con i fratelli. “A volte quando Wayne tornava a casa noi non c’eravamo, e si sentiva solo”, dice Pauline. Comprensibilmente, Wayne voleva stare di più insieme alla moglie e al figlio. Non conosceva le persone con cui passavano il tempo, e gli sembrava che Pauline considerasse i suoi nuovi amici più importanti di lui. Wayne la minacciò di chiedere il divorzio. Se ci trovassimo in una situazione simile, in che modo potremmo mostrare più empatia?

8. In armonia con 1 Pietro 3:1, 2, di solito cosa ha più effetto sui nostri familiari?

8 Lasciamo che siano le nostre azioni a parlare. Spesso sui nostri familiari ha più effetto quello che facciamo che quello che diciamo. (Leggi 1 Pietro 3:1, 2.) Alla fine Pauline se ne rese conto. “Sapevo che Wayne ci amava e che non voleva veramente divorziare”, dice. “Ma la sua minaccia mi fece capire che dovevo iniziare a mettere in pratica i consigli di Geova. Invece di parlare così tanto, dovevo dare testimonianza con le mie azioni”. Pauline smise di assillare suo marito parlando solo della Bibbia e iniziò a conversare con lui delle cose di tutti i giorni. Wayne vide che lei era diventata più mite e che anche suo figlio si comportava meglio (Prov. 31:18, 27, 28). Quando notò come la verità influiva positivamente sulla sua famiglia, si mostrò più disposto ad ascoltare il messaggio della Parola di Dio (1 Cor. 7:12-14, 16).

9. Perché non dobbiamo smettere di aiutare i nostri familiari?

9 Non smettiamo di aiutare i nostri familiari. Geova ci dà l’esempio: “più e più volte” dà alle persone l’opportunità di accettare la buona notizia e ottenere la vita (Ger. 44:4). E l’apostolo Paolo incoraggiò Timoteo a ‘perseverare’ nell’aiutare gli altri. Perché? Perché facendo questo avrebbe salvato sé stesso e quelli che lo ascoltavano (1 Tim. 4:16). Noi amiamo i nostri familiari, quindi vogliamo che conoscano le verità contenute nella Parola di Dio. Alla fine le parole e le azioni di Pauline ebbero un buon effetto sulla sua famiglia. Ora Pauline ha la gioia di servire Geova insieme a suo marito. Entrambi sono pionieri e Wayne serve come anziano.

10. Perché dobbiamo essere pazienti?

10 Dobbiamo essere pazienti. Quando iniziamo a seguire le norme di Dio, i nostri familiari possono trovare difficile accettare le nostre nuove convinzioni e il nostro nuovo modo di vivere. Spesso una delle prime cose che notano è che non festeggiamo più con loro le ricorrenze religiose o non partecipiamo più ad attività politiche. All’inizio alcuni familiari potrebbero arrabbiarsi con noi (Matt. 10:35, 36). Ma non dovremmo pensare che non cambieranno mai. Se smettessimo di aiutarli a capire le nostre convinzioni, sarebbe come giudicarli indegni di ottenere la vita eterna. Geova non ha dato a noi il compito di giudicare: l’ha affidato a Gesù (Giov. 5:22). Se siamo pazienti, forse un giorno i nostri familiari saranno disposti ad ascoltare il messaggio biblico. (Vedi il riquadro “ Usiamo il nostro sito”.)

11-13. Cosa impariamo dal modo in cui Alice si comportò con i suoi genitori?

11 Dobbiamo essere fermi, ma senza mancare di tatto (Prov. 15:2). Vediamo l’esempio di Alice. Quando cominciò a conoscere Geova viveva lontano dai suoi genitori, che erano atei e attivi nella politica. Capì che doveva parlare loro delle verità bibliche il più presto possibile. “Se aspetti a parlare ai tuoi familiari delle tue nuove convinzioni e di cosa è cambiato nella tua vita”, dice Alice, “potrebbero esserne ancora più sconvolti”. Alice scrisse lettere ai suoi genitori, chiedendo fra l’altro la loro opinione su argomenti biblici che sperava fossero di loro interesse, come l’amore (1 Cor. 13:1-13). Li ringraziò per come l’avevano cresciuta e si erano presi cura di lei, e spedì loro dei regali. Ogni volta che andava a trovarli, si dava molto da fare per aiutare sua madre nelle faccende di casa. Eppure all’inizio i suoi genitori non reagirono positivamente quando Alice parlò loro delle sue nuove convinzioni.

12 Quando era a casa dei genitori, Alice continuava ad attenersi al suo programma di lettura biblica. “Questo aiutò mia madre a capire quanto la Parola di Dio fosse importante per me”, dice Alice. Nel frattempo suo padre decise di imparare qualcosa riguardo alla Bibbia per capire perché sua figlia fosse cambiata; inoltre voleva trovare qualcosa da criticare. “Gli regalai una Bibbia e gli scrissi una dedica”, racconta Alice. Quale fu il risultato? Invece di trovare qualcosa da ridire, il padre di Alice fu profondamente colpito da quello che lesse nella Parola di Dio.

13 Dobbiamo essere fermi, ma senza mancare di tatto, anche quando incontriamo delle prove (1 Cor. 4:12b). Alice, per esempio, dovette affrontare l’opposizione di sua madre. “Quando mi battezzai, mia mamma mi disse che ero una pessima figlia”, racconta. Come reagì Alice? “Invece di evitare l’argomento, spiegai rispettosamente che avevo deciso di essere testimone di Geova e che non avrei cambiato idea. Cercai di rassicurare mia madre facendole capire che le volevo bene, e ci mettemmo a piangere tutt’e due. Poi le cucinai qualcosa di buono. Da quel momento in poi, mia madre cominciò ad ammettere che la Bibbia mi stava rendendo una persona migliore”.

14. Perché non dobbiamo cedere alle pressioni dei familiari?

14 Potrebbe volerci del tempo prima che i nostri familiari capiscano davvero quanto è importante per noi servire Geova. Per esempio, quando Alice decise di servire come pioniera piuttosto che perseguire le mete in ambito lavorativo che i suoi genitori avevano pensato per lei, sua madre pianse di nuovo. Ma Alice non cedette. “Se scendi a compromessi su una cosa”, spiega Alice, “probabilmente ti faranno pressioni anche per altre cose. Se invece sei gentile ma ferma, alcuni dei tuoi familiari potrebbero ascoltarti”. Questo è ciò che successe nel caso di Alice. Ora entrambi i suoi genitori sono pionieri, e suo padre serve come anziano.

COME LA CONGREGAZIONE PUÒ ESSERE D’AIUTO

In che modo la congregazione può aiutare i nostri familiari non Testimoni? (Vedi i paragrafi 15 e 16) *

15. In base a Matteo 5:14-16 e 1 Pietro 2:12, in che modo i componenti della congregazione possono aiutare i nostri familiari?

15 Geova attira le persone grazie alle “opere eccellenti” che fanno i suoi servitori. (Leggi Matteo 5:14-16; 1 Pietro 2:12.) Se il nostro coniuge non è Testimone, gli abbiamo fatto conoscere i componenti della congregazione? Pauline, menzionata all’inizio, invitò dei fratelli a casa così che suo marito Wayne potesse conoscerli. Wayne ricorda come un fratello lo aiutò a liberarsi dei suoi pregiudizi: “Si prese un giorno libero dal lavoro solo per vedere una partita in TV con me. Così pensai: ‘Allora è una persona normale!’”

16. Perché dovremmo invitare i nostri familiari alle adunanze?

16 Un ottimo modo per aiutare i nostri familiari è invitarli alle adunanze (1 Cor. 14:24, 25). Prendiamo il caso di Wayne: la prima adunanza a cui assisté fu la Commemorazione, dato che si teneva dopo l’orario di lavoro e durava poco. “Non capii un granché del discorso”, ricorda Wayne, “ma rimasi colpito dalle persone. Mi vennero incontro, mi diedero il benvenuto e mi strinsero la mano calorosamente. Si vedeva che erano sincere”. Una coppia era già stata particolarmente gentile con Pauline, dandole una mano a badare a suo figlio durante le adunanze e nel ministero. Perciò quando alla fine Wayne decise di voler conoscere meglio la nuova religione di Pauline, chiese al fratello di studiare la Bibbia con lui.

17. Per cosa non dovremmo sentirci in colpa, ma perché non dovremmo pensare che i nostri familiari non cambieranno mai?

17 È nostro desiderio che tutti i nostri familiari si uniscano a noi nel servire Geova. Comunque, nonostante tutti i nostri sforzi per aiutarli, potrebbero non accettare la verità. In questo caso, non dovremmo sentirci in colpa. Dopotutto, non possiamo costringere nessuno ad accettare le nostre credenze. Ma c’è un fatto da non sottovalutare: se i nostri familiari notano che siamo felici servendo Geova, questo potrebbe avere un grande effetto su di loro. Non tratteniamoci: aiutiamoli pregando per loro e parlando loro con tatto (Atti 20:20). Possiamo avere fiducia che Geova benedirà i nostri sforzi. E se i nostri familiari sceglieranno di ascoltarci, saranno salvati!

CANTICO 142 Predichiamo a tutti

^ par. 5 Tutti noi desideriamo che i nostri familiari conoscano Geova, ma sono loro che devono decidere se servirlo o no. In questo articolo vedremo cosa possiamo fare affinché sia più probabile che ci ascoltino.

^ par. 1 Alcuni nomi sono stati cambiati. In questo articolo useremo il termine “familiari” per indicare qualsiasi parente che ancora non serve Geova.

^ par. 53 DESCRIZIONE DELL’IMMAGINE. Un giovane fratello sta aiutando il padre non Testimone mentre fa dei lavori sulla sua auto e in un momento adatto gli fa vedere un video su jw.org®.

^ par. 55 DESCRIZIONE DELLE IMMAGINI. Una sorella ascolta attentamente il marito non Testimone mentre le parla della sua intensa giornata. Più tardi lei dedica del tempo allo svago con la famiglia.

^ par. 57 DESCRIZIONE DELLE IMMAGINI. La sorella ha invitato a casa alcuni componenti della congregazione; i fratelli cercano sinceramente di fare amicizia con suo marito. In seguito lui assiste alla Commemorazione insieme alla moglie.