La verità non porta pace, ma spada

La verità non porta pace, ma spada

“Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettere pace, ma spada” (MATT. 10:34)

CANTICI: 125, 135

1, 2. (a) Quali tipi di pace possiamo avere fin da ora? (b) Perché al momento non è possibile godere di pace assoluta? (Vedi l’immagine iniziale.)

TUTTI noi desideriamo vivere in pace, senza il peso dell’ansia. Siamo molto grati di poter ricevere “la pace di Dio”, una calma interiore che può proteggerci da pensieri e sentimenti negativi (Filip. 4:6, 7). Essendo dedicati a Geova, abbiamo anche “la pace con Dio”, cioè una buona relazione con lui (Rom. 5:1).

2 Comunque, non è ancora arrivato il momento in cui Dio porterà pace assoluta sulla terra. Questi difficili ultimi giorni sono caratterizzati da conflitti di ogni genere, e molte persone sono litigiose (2 Tim. 3:1-4). Inoltre, noi cristiani dobbiamo combattere una guerra spirituale contro Satana e i falsi insegnamenti che promuove (2 Cor. 10:4, 5). Ma la cosa che potrebbe turbare maggiormente la nostra pace è l’opposizione dei parenti che non sono Testimoni. Forse alcuni ci deridono per le nostre convinzioni religiose, ci accusano di dividere la famiglia o minacciano di rinnegarci se non rinunciamo alla nostra fede. Come dovremmo considerare l’opposizione da parte dei familiari? Come possiamo mantenere la pace?

COME CONSIDERIAMO L’OPPOSIZIONE DEI FAMILIARI?

3, 4. (a) Quale effetto avrebbero potuto avere gli insegnamenti di Gesù? (b) In quale caso sarebbe stato particolarmente difficile seguire Gesù?

3 Gesù sapeva che i suoi insegnamenti avrebbero creato divisione tra le persone e che i cristiani avrebbero avuto bisogno di coraggio per continuare a seguirlo nonostante l’opposizione dei familiari. Effettivamente, tale opposizione può mettere in pericolo la pace in famiglia. Infatti Gesù disse: “Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettere pace, ma spada. Poiché sono venuto a causare divisione, ponendo un uomo contro suo padre, e la figlia contro sua madre, e la giovane nuora contro sua suocera. In realtà, i nemici dell’uomo saranno quelli della sua propria casa” (Matt. 10:34-36).

4 Perché Gesù disse: “Non pensate che io sia venuto a mettere pace”? Voleva che alcuni dei suoi ascoltatori riflettessero sulle conseguenze che avrebbe avuto la decisione di seguirlo: il suo messaggio avrebbe potuto creare divisione. Naturalmente Gesù voleva proclamare la verità riguardo a Dio, non rovinare i rapporti familiari (Giov. 18:37). Comunque, seguire gli insegnamenti di Cristo sarebbe stato particolarmente difficile nel caso in cui amici o familiari si fossero opposti alla verità.

5. Quali situazioni devono affrontare i seguaci di Gesù?

5 Come disse Gesù, il dolore causato dall’opposizione dei familiari fa parte di ciò che i cristiani devono essere disposti a sopportare (Matt. 10:38). Per essere degni del Cristo, infatti, i suoi discepoli devono perseverare nel caso in cui i familiari li deridano o addirittura li rinneghino. Comunque, ricevono ricompense di gran lunga superiori a qualsiasi sacrificio. (Leggi Marco 10:29, 30.)

6. Cosa dobbiamo ricordare se abbiamo dei parenti che si oppongono alla nostra decisione di servire Geova?

6 Anche se i nostri parenti si oppongono alla nostra decisione di servire Geova, noi continuiamo ad amarli. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che l’amore per Dio e per Cristo viene prima di quello per chiunque altro (Matt. 10:37). Dobbiamo anche ricordare che Satana cercherà di sfruttare l’affetto che proviamo nei confronti dei familiari per infrangere la nostra integrità. Analizziamo ora alcune situazioni in cui ci possiamo trovare a causa dell’opposizione dei familiari e vediamo come affrontarle nel modo migliore.

QUANDO IL NOSTRO CONIUGE NON È TESTIMONE DI GEOVA

7. In che modo chi ha un coniuge non Testimone dovrebbe considerare la propria situazione?

7 La Bibbia dice che chi si sposa ‘avrà tribolazione nella carne’ (1 Cor. 7:28). Se il nostro coniuge non serve Geova, forse avremo più cause di stress e di preoccupazione di quelle che normalmente fanno parte del matrimonio. Comunque, è importante vedere la situazione come la vede Geova. Il fatto che al momento il nostro coniuge non voglia seguire Cristo non è di per sé un valido motivo per separarsi o divorziare (1 Cor. 7:12-16). Anche se il marito non Testimone non si prende cura dei bisogni spirituali della famiglia, ne è il capo, e quindi la moglie dovrebbe rispettarlo. Se è la moglie a non servire Geova, il marito dovrebbe comunque trattarla con tenero affetto e amore altruistico (Efes. 5:22, 23, 28, 29).

8. Quali domande possiamo farci se il nostro coniuge cerca di porre dei limiti a quello che facciamo per adorare Geova?

8 E se il nostro coniuge cercasse di porre dei limiti a quello che facciamo per adorare Geova? Per esempio, il marito di una sorella le disse di partecipare al ministero solo in alcuni giorni della settimana. Se ci troviamo in una situazione del genere, chiediamoci: “Il mio coniuge mi sta forse dicendo di smettere di adorare Geova? Se non è così, posso accontentarlo?” Essendo ragionevoli, potremo evitare inutili tensioni nel matrimonio (Filip. 4:5).

9. In che modo un cristiano può insegnare ai figli a rispettare il genitore non Testimone?

9 Se il nostro coniuge non è Testimone, educare i figli può essere particolarmente difficile. Facciamo un esempio. Sappiamo di dover insegnare loro a ubbidire al comando biblico: “Onora tuo padre e tua madre” (Efes. 6:1-3). Ma che dire se nostro marito o nostra moglie non segue le alte norme di comportamento della Bibbia? Dovremmo dare l’esempio ai figli rispettando il nostro coniuge non Testimone. Dovremmo concentrarci sulle sue buone qualità e ringraziarlo per quello che fa per la famiglia. Inoltre, è importante evitare di parlare male del coniuge in presenza dei figli. Piuttosto, possiamo spiegare loro che ognuno deve scegliere personalmente se servire Geova o no. Se insegniamo ai nostri figli a rispettare il genitore non Testimone, il loro buon esempio potrebbe spingerlo ad avvicinarsi alla verità.

Dobbiamo insegnare le verità della Bibbia ai figli ogni volta che è possibile (Vedi il paragrafo 10)

10. In che modo un cristiano può insegnare ai figli le verità della Bibbia se il coniuge non è Testimone?

10 Un coniuge non Testimone potrebbe pretendere che i figli festeggino certe feste di origine pagana o che vengano insegnate loro false dottrine. Oppure alcuni mariti potrebbero proibire alla moglie di insegnare le verità della Bibbia ai figli. Anche in queste circostanze, la moglie farà il possibile per educarli secondo i princìpi biblici (Atti 16:1; 2 Tim. 3:14, 15). Prendiamo il caso di un marito che impedisce alla moglie di tenere uno studio biblico con i figli minorenni o di portarli alle adunanze. La moglie rispetterà la volontà del marito, ma potrà parlare ai figli della propria fede ogni volta che ne avrà l’occasione, aiutandoli così a conoscere Geova e i suoi princìpi morali (Atti 4:19, 20). Naturalmente, saranno poi i figli a decidere se servire Geova o no (Deut. 30:19, 20). *

QUANDO I PARENTI SI OPPONGONO

11. Cosa potrebbe causare problemi tra un cristiano e i suoi parenti non Testimoni?

11 Forse quando abbiamo iniziato a frequentare i Testimoni di Geova non lo abbiamo detto subito ai nostri familiari. Col tempo, però, la nostra fede è cresciuta e abbiamo sentito il bisogno di parlare apertamente delle nostre convinzioni (Mar. 8:38). Questo potrebbe aver causato problemi tra noi e i nostri parenti non Testimoni. In questo caso ci sarà utile esaminare alcuni consigli che ci aiuteranno a ridurre i contrasti e a rimanere leali a Geova.

12. Perché i parenti non Testimoni potrebbero farci opposizione, ma come possiamo cercare di capirli?

12 Cerchiamo di capire i nostri parenti. Noi siamo molto felici di aver conosciuto le verità della Bibbia, ma forse i nostri parenti credono che siamo stati ingannati o che siamo entrati a far parte di una setta. Potrebbero pensare che non li amiamo più perché non festeggiamo certe feste con loro o addirittura essere preoccupati per la nostra salvezza eterna. Dovremmo cercare di vedere le cose dal loro punto di vista e ascoltarli con attenzione in modo da comprendere cosa li preoccupa davvero (Prov. 20:5). L’apostolo Paolo si sforzò di capire “persone di ogni sorta” per parlare loro della buona notizia. Se cerchiamo di fare la stessa cosa, capiremo come comportarci con i nostri parenti non Testimoni (1 Cor. 9:19-23).

13. Come dovremmo parlare con i parenti non Testimoni?

13 Parliamo con mitezza. La Bibbia dice: “La vostra espressione sia sempre con grazia” (Col. 4:6). Possiamo chiedere a Geova spirito santo per manifestarne il frutto quando parliamo con i nostri parenti. Non dovremmo metterci a discutere su ogni loro convinzione religiosa errata. Se ci feriscono con parole o azioni, possiamo imitare l’esempio degli apostoli. Paolo scrisse: “Quando ci insultano, benediciamo. Quando ci perseguitano, sopportiamo. Quando dicono male di noi, rispondiamo amichevolmente” (1 Cor. 4:12, 13, Parola del Signore).

14. Quali risultati positivi possiamo ottenere se ci comportiamo sempre bene?

14 Comportiamoci sempre bene. Anche se parlare con mitezza può essere d’aiuto quando abbiamo a che fare con parenti che si oppongono alla verità, comportarsi bene ha un effetto ancora più grande. (Leggi 1 Pietro 3:1, 2, 16.) Se diamo un buon esempio, i nostri parenti vedranno che i Testimoni hanno matrimoni felici, si prendono cura dei loro figli e conducono una vita soddisfacente basata su sani valori morali. Non possiamo sapere se i nostri parenti accetteranno la verità, ma in ogni caso proveremo la soddisfazione di rendere felice Geova con il nostro buon comportamento.

15. Qual è un modo in cui possiamo evitare i contrasti?

15 Pensiamo a come evitare i contrasti. Cerchiamo di prevedere le situazioni che potrebbero causare contrasti e decidiamo come affrontarle (Prov. 29:11). Una sorella dell’Australia spiega: “Mio suocero era molto contrario alla verità. Prima di telefonargli per sapere come stava, io e mio marito pregavamo che Geova ci aiutasse a non rispondere a tono se si fosse fatto prendere dalla rabbia. Pensavamo ad argomenti di cui parlare in modo da mantenere la conversazione su un tono amichevole. Dato che parlare troppo a lungo di solito portava a discussioni animate sulla religione, decidevamo in anticipo quanto tempo dovesse durare la telefonata”.

16. Se ci sentiamo in colpa perché abbiamo contrasti con i nostri parenti, cosa dovremmo ricordare?

16 Ovviamente non riusciremo sempre a evitare i contrasti con i nostri parenti non Testimoni. In questi casi potremmo sentirci in colpa, soprattutto se siamo molto legati ai nostri parenti e abbiamo sempre cercato di andare incontro ai loro desideri. Se ci sentiamo così, dobbiamo ricordare che la nostra lealtà a Geova viene prima dell’amore per la famiglia. Rimanendo leali, forse aiuteremo i nostri parenti a capire che mettere in pratica i princìpi biblici è una questione di vitale importanza. In ogni caso, non possiamo obbligare nessuno ad accettare la verità; possiamo però fare in modo che i nostri familiari vedano quanto è migliorata la nostra vita da quando serviamo Geova. D’altronde Dio dà a loro, come a tutti noi, l’opportunità di scegliere se servirlo o no (Isa. 48:17, 18).

SE UN MEMBRO DELLA NOSTRA FAMIGLIA LASCIA GEOVA

17, 18. Cosa possiamo fare se un membro della nostra famiglia lascia Geova?

17 Quando un membro della nostra famiglia viene disassociato o si dissocia dalla congregazione, proviamo profondo dolore. Cosa possiamo fare in un caso del genere?

18 Manteniamo buone abitudini spirituali. Per rimanere forti spiritualmente dobbiamo leggere regolarmente la Bibbia, prepararci per le adunanze e frequentarle, partecipare al ministero e chiedere in preghiera la forza di perseverare (Giuda 20, 21). Ma cosa possiamo fare se ci sembra di svolgere queste attività senza entusiasmo e in modo meccanico? Non dobbiamo arrenderci! Avere buone abitudini spirituali può aiutarci a riprendere il controllo dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti. Pensiamo allo scrittore del Salmo 73. Aveva sviluppato un modo sbagliato di vedere le cose ed era molto turbato. Come riuscì a cambiare il suo modo di pensare? Entrò nel luogo dove si adorava Dio (Sal. 73:16, 17). Riusciremo anche noi a tenere sotto controllo pensieri e sentimenti se continueremo ad adorare fedelmente Geova.

19. Come possiamo dimostrare che rispettiamo la disciplina di Geova?

19 Rispettiamo la disciplina di Geova. Anche se in un primo momento può causare dolore, la disciplina di Geova produce i migliori risultati a lungo termine per tutti, compreso il trasgressore. (Leggi Ebrei 12:11.) Geova, ad esempio, ci comanda di ‘cessar di mischiarci in compagnia’ di peccatori che non si pentono (1 Cor. 5:11-13). Anche se questo potrebbe farci soffrire, dobbiamo evitare contatti non necessari con un familiare disassociato attraverso telefonate, messaggi, lettere, e-mail o social network.

20. Cosa non dobbiamo smettere di sperare?

20 Continuiamo a sperare. L’amore “spera ogni cosa”, e quindi spera anche che chi ha lasciato Geova torni a lui (1 Cor. 13:7). Se abbiamo motivi fondati per credere che stia avvenendo un cambiamento nel cuore di un membro della nostra immediata cerchia familiare, potremmo pregare che lui o lei tragga forza dalle Scritture e accetti questo invito di Geova: “Torna a me” (Isa. 44:22).

21. Cosa dovremmo fare se subiamo opposizione da parte dei familiari?

21 Gesù disse che se avessimo messo qualsiasi essere umano al di sopra di lui, non saremmo stati degni di lui. Comunque, aveva fiducia nel fatto che i suoi discepoli avrebbero avuto il coraggio di rimanergli leali nonostante l’opposizione dei familiari. Se seguire Gesù ha portato una “spada” nella nostra famiglia, dobbiamo confidare che Geova ci aiuterà ad affrontare le difficoltà nel modo migliore (Isa. 41:10, 13). Proveremo gioia sapendo che stiamo rendendo felici Geova e Gesù e che loro ci ricompenseranno per la nostra fedeltà.

^ par. 10 Per maggiori informazioni sull’educazione dei figli in famiglie divise dal punto di vista religioso, vedi “Domande dai lettori” nella Torre di Guardia del 15 agosto 2002 e Il segreto della felicità familiare, capitolo 11, paragrafi 12-15.