Domande dai lettori

Domande dai lettori

Domande dai lettori

Ad alcuni testimoni di Geova è stato offerto un lavoro che ha a che fare con edifici di culto o proprietà religiose. Qual è il punto di vista scritturale su tale lavoro?

Questo problema può presentarsi a cristiani che desiderano sinceramente rispettare il principio di 1 Timoteo 5:8, che sottolinea l’importanza di provvedere materialmente alla propria famiglia. Benché i cristiani debbano sicuramente seguire questa esortazione, essa non giustifica l’accettare indiscriminatamente qualunque sorta di lavoro secolare, a prescindere dalla sua natura. I cristiani comprendono che occorre tener conto anche di altri aspetti della volontà di Dio. Per esempio, il desiderio di mantenere la famiglia non giustificherebbe la violazione di ciò che dice la Bibbia riguardo all’immoralità o all’omicidio. (Confronta Genesi 39:4-9; Isaia 2:4; Giovanni 17:14, 16). È inoltre essenziale che i cristiani agiscano in armonia con il comando di uscire da Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione. — Rivelazione (Apocalisse) 18:4, 5.

A livello mondiale i servitori di Dio incontrano svariate situazioni nel campo del lavoro. Sarebbe inutile cercare di elencare tutte le possibilità e stabilire regole categoriche, ed esulerebbe dalle nostre competenze. (2 Corinti 1:24) Menzioniamo comunque alcuni fattori che i cristiani dovrebbero considerare nel prendere le loro decisioni personali in materia di lavoro. Questi fattori furono trattati brevemente nella Torre di Guardia del 1° gennaio 1983, in un articolo che spiegava come trarre beneficio dalla coscienza che Dio ci ha dato. In un riquadro venivano indicate due domande basilari e poi altri aspetti utili da valutare.

La prima domanda basilare è questa: Il lavoro in questione è di per sé condannato dalla Bibbia? In proposito La Torre di Guardia osservava che la Bibbia condanna il furto, l’uso errato del sangue e l’idolatria. Il cristiano eviterà un lavoro secolare che promuova direttamente attività che Dio disapprova, come quelle appena menzionate.

La seconda domanda è: Svolgere quel lavoro renderebbe la persona complice di una pratica condannata? È evidente che chi lavorasse in una casa da gioco, in una clinica specializzata in aborti o in una casa di tolleranza, sarebbe complice di una pratica antiscritturale. Anche se il suo lavoro quotidiano lì fosse solo quello di pulire i pavimenti o di rispondere al telefono, contribuirebbe a promuovere una pratica condannata dalla Parola di Dio.

Molti cristiani che dovevano prendere decisioni inerenti al lavoro hanno riscontrato che anche solo analizzare queste domande li ha aiutati a prendere una decisione personale.

Per esempio, da queste due domande si può comprendere perché un vero adoratore non lavorerebbe alle dirette dipendenze di un’organizzazione religiosa falsa, per una chiesa e in una chiesa. In Rivelazione 18:4 Dio comanda: “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati”. Chi lavora regolarmente per una religione che insegna la falsa adorazione partecipa alle opere e ai peccati di Babilonia la Grande. Che faccia il giardiniere, il custode, il contabile o lavori di manutenzione, il suo lavoro contribuisce a promuovere una forma di adorazione in contrasto con la vera religione. Per di più, chi vedesse quel dipendente lavorare per abbellire la chiesa, mantenerla in buono stato o svolgere mansioni che ne promuovono le finalità lo collegherebbe ragionevolmente con quella religione.

Che dire però di chi non lavora in pianta stabile alle dipendenze di una chiesa o di un’organizzazione religiosa? Magari viene chiamato solo per fare una riparazione di emergenza a una tubatura dell’acqua nell’interrato della chiesa. Non sarebbe diverso dal prendere un lavoro in appalto, ad esempio stipulando un contratto per rivestire o isolare il tetto della chiesa?

Di nuovo si potrebbero ipotizzare tante situazioni. Consideriamo quindi altri cinque fattori menzionati nella Torre di Guardia:

1. Il lavoro consiste semplicemente in un servizio umano non errato dal punto di vista biblico? Prendete il caso di un postino. Anche se fra gli edifici del quartiere in cui consegna la posta ci fosse una chiesa o una clinica specializzata in aborti, difficilmente si potrebbe pensare che egli stia promuovendo una pratica condannata. Dio fornisce la luce del sole che risplende attraverso le finestre di tutti gli edifici, chiese e cliniche abortiste comprese. (Atti 14:16, 17) Un portalettere cristiano potrebbe concludere che egli sta rendendo quotidianamente un servizio umano a tutti indistintamente. La stessa cosa potrebbe pensare il cristiano che interviene in un’emergenza, come un idraulico chiamato a risolvere il problema di un allagamento in una chiesa o l’addetto a un’ambulanza chiamato a soccorrere una persona che si è sentita male durante una funzione religiosa. Potrebbe considerare il suo intervento un servizio umanitario, svolto casualmente in quel luogo.

2. Fino a che punto la persona ha autorità su quanto viene fatto? Un cristiano che è proprietario di un negozio difficilmente accetterebbe di ordinare e vendere immagini religiose, amuleti e oggetti di spiritismo, sigarette o sanguinacci. Essendo il proprietario, è lui che decide cosa vendere. Altri potrebbero incoraggiarlo a vendere sigarette o immagini religiose a scopo di guadagno, ma lui agirà coerentemente con le sue convinzioni scritturali. Dall’altro lato, un cristiano che lavora come dipendente in un grande magazzino può essere incaricato di lavorare alla cassa, di pulire i pavimenti o di tenere la contabilità. Non è lui che decide quali prodotti ordinare e vendere, anche se alcuni di questi possono essere condannabili, come le sigarette o articoli legati a feste religiose. a (Confronta Luca 7:8; 17:7, 8). Questo ci porta al punto successivo.

3. In che misura è coinvolta la persona? Torniamo all’esempio del negozio. Probabilmente il dipendente incaricato di lavorare alla cassa o di riempire gli scaffali maneggia solo di tanto in tanto sigarette o articoli religiosi; è una piccola parte del suo lavoro complessivo. Com’è diversa la situazione del dipendente dello stesso negozio che invece è addetto alla vendita delle sigarette! Tutto il suo lavoro, giorno dopo giorno, consiste in qualcosa di contrario ai princìpi cristiani. (2 Corinti 7:1) Questo illustra perché, prima di decidere in merito a un impiego, occorre valutare anche in che misura si verrà coinvolti o si avrà a che fare con una determinata attività.

4. Da chi sarà pagata la persona e dove si svolgerà il lavoro? Consideriamo due situazioni. Per migliorare la sua immagine pubblica, una clinica specializzata in aborti decide di pagare qualcuno perché tenga pulite le strade del quartiere. Lui viene pagato dalla clinica abortista, ma non lavora lì e nessuno lo vede stare tutto il giorno in quella clinica. La gente lo vede compiere un lavoro che di per sé non è in contrasto con le Scritture, indipendentemente da chi lo paga. Facciamo un esempio opposto. In un paese in cui la prostituzione è legalizzata, il servizio sanitario pubblico paga un’infermiera perché esegua controlli sanitari nei bordelli per ridurre il rischio di diffusione di malattie trasmesse per via sessuale. Benché sia stipendiata dal servizio sanitario pubblico, il suo lavoro si svolge interamente nelle case di tolleranza, rendendo l’immoralità più sicura e più accettabile. Questi esempi illustrano perché occorre anche considerare da chi si viene pagati e dove si svolge il lavoro.

5. Qual è l’effetto derivante dal compiere quel lavoro? Turberà la propria coscienza o farà inciampare altri? Bisogna tener conto della coscienza, sia propria che altrui. Anche se un certo lavoro (compresi il luogo in cui si svolge e da chi si è pagati) sembra accettabile alla maggioranza dei cristiani, un altro può pensare che turberebbe la sua coscienza. L’apostolo Paolo, che diede un ottimo esempio, disse: “Confidiamo di avere un’onesta coscienza, desiderando comportarci onestamente in ogni cosa”. (Ebrei 13:18) Dobbiamo evitare di svolgere un lavoro che ci lascerebbe turbati; ma dovremmo anche evitare di criticare chi ha una coscienza diversa dalla nostra. Viceversa un cristiano potrebbe non vedere nulla di male, dal punto di vista biblico, in un determinato lavoro, ma si rende conto che turberebbe notevolmente molti componenti della congregazione e della collettività. Paolo manifestò il giusto atteggiamento quando disse: “In nessun modo noi diamo alcun motivo d’inciampo, affinché non si trovi da ridire sul nostro ministero; ma in ogni modo ci raccomandiamo come ministri di Dio”. — 2 Corinti 6:3, 4.

Torniamo ora alla domanda iniziale circa il lavorare in un edificio ecclesiastico, ad esempio per montare finestre, pulire i tappeti o fare la manutenzione alla caldaia. Come potrebbero entrare in gioco i fattori indicati sopra?

Ricordate l’aspetto dell’autorità. Il cristiano è forse il proprietario o il responsabile della ditta, con la facoltà di decidere se fare o no quel lavoro nella chiesa? Il cristiano che ha tale autorità vorrebbe forse divenire partecipe delle attività di Babilonia la Grande prendendo in appalto o stipulando un contratto per un lavoro che aiuta una religione a promuovere la falsa adorazione? Non sarebbe come decidere di vendere sigarette o immagini religiose nel negozio di cui si è proprietari? — 2 Corinti 6:14-16.

Se il cristiano è un dipendente che non ha voce in capitolo nei lavori che la ditta decide di fare, si devono considerare altri fattori, come il luogo in cui si svolge il lavoro e la misura in cui si è coinvolti. Il dipendente deve semplicemente consegnare o installare nuove sedie in una certa occasione o rendere un servizio umano, come nel caso di un vigile del fuoco che va a spegnere un incendio in una chiesa prima che si propaghi? Molti la considererebbero una situazione diversa da quella del dipendente di una ditta che esegue un lungo lavoro di verniciatura in una chiesa o che fa regolarmente lavori di giardinaggio per abbellirla. Questo contatto regolare o prolungato renderebbe più probabile che molti associno quel cristiano con una religione che egli dice di non approvare, e potrebbe farli inciampare. — Matteo 13:41; 18:6, 7.

Abbiamo menzionato alcuni aspetti rilevanti da tenere presenti in relazione al lavoro. Sono stati presentati nel contesto di una specifica domanda inerente alla falsa religione. Tuttavia possono essere valutati anche in relazione ad altri tipi di impiego. In ciascun caso si dovrebbe analizzare la cosa in preghiera, tenendo conto degli aspetti specifici — e probabilmente unici — del lavoro in questione. I fattori sopra esposti hanno già aiutato molti cristiani sinceri a prendere in coscienza decisioni conformi al loro desiderio di camminare rettamente al cospetto di Geova. — Proverbi 3:5, 6; Isaia 2:3; Ebrei 12:12-14.

[Nota in calce]

a Alcuni cristiani che lavorano in ospedale hanno dovuto valutare il fattore dell’autorità. Un medico può avere l’autorità di far somministrare medicinali o terapie a un paziente. Anche se il paziente fosse consenziente, come potrebbe un medico cristiano che ne ha l’autorità prescrivere una trasfusione di sangue o eseguire un aborto, sapendo cosa dice la Bibbia al riguardo? Viceversa, un’infermiera dell’ospedale può non avere tale autorità. Mentre svolge il suo lavoro di routine, un medico potrebbe dirle di eseguire un test o un’analisi del sangue per qualche scopo o di assistere una paziente che è lì per un aborto. In armonia con l’esempio riportato in 2 Re 5:17-19, l’infermiera potrebbe concludere che, non essendo lei quella che ha l’autorità di prescrivere una trasfusione o di eseguire un aborto, può rendere ai pazienti un servizio umano. Naturalmente dovrà sempre tener conto della propria coscienza, in modo da ‘comportarsi dinanzi a Dio con buona coscienza’. — Atti 23:1.