Prima lettera ai Tessalonicesi 4:1-18
Approfondimenti
che siate santi L’espressione originale greca potrebbe anche essere tradotta “la vostra santificazione”. Contiene il termine greco hagiasmòs, che Paolo usa altre due volte in questo capitolo, nei vv. 4 e 7, dove è reso “santità”. Nelle Scritture Greche Cristiane le parole per “santo” e “santità” indicano la condizione di chi o di ciò che è riservato al servizio di Dio, e includono l’idea di purezza a livello morale (Mr 6:20; 2Co 7:1; 1Pt 1:15, 16). In questo contesto l’essere santi ha a che fare con l’evitare l’immoralità sessuale, cioè certi atti sessuali proibiti da Dio. (Vedi Glossario, “santità; santo”.)
immoralità sessuale Vedi approfondimento ad At 15:20.
corpo Lett. “vaso”. Paolo paragona il corpo umano a un vaso. Affinché “sappia padroneggiare il proprio corpo in santità”, una persona deve mettere i suoi pensieri e i suoi desideri in armonia con le sante leggi morali di Dio. Il termine greco per “vaso” è usato in senso figurato anche in At 9:15, nt.; Ro 9:22 e 2Co 4:7.
desiderio sessuale [...] sfrenato Questa espressione traduce il greco pàthos, che si riferisce a un desiderio forte, a una passione incontrollata; il termine compare anche in Ro 1:26 e Col 3:5. In questa lettera ai Tessalonicesi, Paolo lo usa insieme a un’altra parola, epithymìa, che letteralmente significa “desiderio” ma che qui è stata tradotta con l’aggettivo avido dal momento che in questo contesto indica un desiderio bramoso e smodato. Il contesto chiarisce che insieme questi due termini si riferiscono a desideri sbagliati di natura sessuale. Anche se i desideri sessuali possono essere soddisfatti nel modo giusto all’interno di un matrimonio onorevole (1Co 7:3, 5; Eb 13:4), Paolo indica che “Geova punisce” i comportamenti sessuali inappropriati (1Ts 4:3-6).
si approfitti del proprio fratello in questo campo Il verbo greco tradotto “approfittarsi” è affine a un termine solitamente reso “avidità” e qui indica un concetto avido ed egoistico del piacere sessuale. Può avere anche il significato di “ingannare”, “frodare” o “derubare”. Qui sembra trasmettere l’idea che chi egoisticamente commette peccati di natura sessuale con un compagno di fede “si approfitti del proprio fratello” (o sorella) privandolo, o in un certo senso derubandolo, di una coscienza pulita. Se inoltre uno dei due è sposato, il coniuge innocente viene “derubato” della felicità e della sicurezza che il matrimonio dovrebbe garantire. Per di più, a seguito di questo tipo di peccati, le persone direttamente coinvolte, le loro famiglie e la congregazione possono essere “derubate” di una buona reputazione. Ma cosa ancora più grave, chi commette immoralità sessuale mostra disprezzo nei confronti di Dio (1Ts 4:8).
perché Geova punisce tutti questi peccati L’espressione potrebbe anche essere resa “perché Geova è il Vendicatore di tutte queste cose”. A quanto pare qui Paolo allude a Sl 94:1, dove Geova viene definito “Dio di vendetta”. È vero che gli anziani nominati nella congregazione hanno la responsabilità di espellere i peccatori che non si pentono (1Co 5:1, 13), ma è Geova che in definitiva punisce il peccatore che pratica impenitentemente l’immoralità sessuale. (Per maggiori informazioni sull’uso del nome divino in questo versetto, vedi App. C3 introduzione; 1Ts 4:6.)
impurità Vedi approfondimento a Ef 4:19.
amore fraterno Vedi approfondimento a Ro 12:10.
è Dio che vi insegna Nell’espressione originale è presente il termine greco theodìdaktos, che compare solo qui nelle Scritture Greche Cristiane e che è composto da theòs (“Dio”) e didaktòs (“istruito”, “ammaestrato”). Forse Paolo richiama Isa 54:13, che secondo il testo ebraico dice: “I tuoi figli saranno istruiti da Geova”. Come si legge in Gv 6:45, Gesù citò queste parole di Isaia. Anche altri versetti parlano di Geova Dio come di colui che insegna ai suoi servitori (De 6:1; Isa 48:17). Almeno una traduzione delle Scritture Greche Cristiane in ebraico usa il nome divino qui; lo stesso fanno alcune traduzioni in altre lingue.
è Dio che vi insegna ad amarvi gli uni gli altri Dio creò l’uomo a sua immagine, dotandolo della capacità di amare (Gen 1:27). E insegna agli esseri umani ad amare dando lui stesso l’esempio (Mt 5:44, 45; At 14:17; 1Gv 4:9-11). Anche la sua Parola mette più volte in evidenza l’importanza di mostrare amore (Le 19:34; De 10:18, 19; 1Gv 3:16; 4:21). Gesù disse che uno dei due comandamenti più importanti della Legge data da Dio a Israele era: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22:39; Le 19:18), comando che il discepolo Giacomo definì “la legge regale” (Gc 2:8). Gesù lo ampliò dicendo che i cristiani devono amarsi gli uni gli altri come lui aveva amato i suoi discepoli (Gv 13:34).
coloro che dormono nella morte Lett. “coloro che sono addormentati”. Le Scritture usano i verbi “dormire” e “addormentarsi” per riferirsi sia letteralmente al sonno (Mt 28:13; Lu 22:45; Gv 11:12; At 12:6) che metaforicamente alla morte (Gv 11:11; At 7:60; 13:36; 1Co 7:39; 15:6, 51; 2Pt 3:4). Quando questi verbi ricorrono in contesti che si riferiscono alla morte, i traduttori della Bibbia spesso usano l’espressione “addormentarsi (o “dormire”) nella morte” o semplicemente “morire”. L’accostamento che la Bibbia fa della morte al sonno è appropriato per almeno due ragioni: 1) le Scritture indicano che lo stato di incoscienza in cui si trovano i morti è come un sonno (Ec 9:5, 10; Gv 11:11, 13), e 2) le Scritture offrono la speranza che “coloro che dormono nella morte” “si sveglieranno”, tornando in vita grazie alla risurrezione (Da 12:2; vedi approfondimenti a Gv 11:11; At 7:60).
parola di Geova Questa espressione si riferisce in senso lato a un messaggio che proviene da Geova. (Confronta approfondimenti ad At 8:25; 1Ts 1:8; per maggiori informazioni sull’uso del nome divino in questo versetto, vedi App. C3 introduzione; 1Ts 4:15.)
la presenza del Signore Ovvero la presenza del Signore Gesù Cristo (1Ts 2:19; 3:13; 5:23). Un antico manoscritto greco legge “la presenza di Gesù”.
il Signore Ovvero Gesù Cristo.
scenderà dal cielo Il Signore Gesù scenderà in senso metaforico rivolgendo la sua attenzione alla terra ed estendendo la sua autorità su di essa. Nelle Scritture Ebraiche verbi come “scendere” e “chinarsi” vengono utilizzati con un significato simile (Gen 11:5; 18:21; Sl 113:6). Gen 11:5, per esempio, dice che “Geova [...] scese per vedere la città” di Babele. Lo fece con l’intento di verificare la situazione nella città e stabilire come agire.
con un comando O “con un grido imperioso”. Il termine greco usato qui compare solo una volta nelle Scritture Greche Cristiane. Si può riferire all’ordine di attaccare dato a un esercito oppure a un comando emanato da un re. Il Signore Gesù scende metaforicamente dal cielo per dare questo comando quando ordina a quelli che sono morti uniti a Cristo, ovvero ai suoi discepoli unti con lo spirito, di svegliarsi dal sonno della morte. Altri passi biblici indicano che è la “voce” di Gesù a essere sentita dai morti (Gv 5:25) e che “nel Cristo tutti riceveranno la vita” (1Co 15:22). (Vedi approfondimento a 1Co 15:55.)
con voce di arcangelo Il termine greco per “arcangelo” (archàggelos) compare solo due volte nelle Scritture Greche Cristiane, qui e in Gda 9. In entrambi i casi è al singolare. Il prefisso “archi-” (derivato dal greco ed eliso in “arc”) vuol dire “capo” o “primo”, quindi “arcangelo” vuol dire “capo degli angeli” oppure “angelo principale”. In Gda 9 il termine “arcangelo” è associato al nome proprio Michele. Nelle Scritture, quindi, Michele è l’unico a essere chiamato “l’arcangelo”. È a lui che Dio ha affidato l’incarico di capo delle schiere angeliche. Qui in 1Ts 4:16, del Signore Gesù viene detto che ha la “voce” di un arcangelo e il potere di risuscitare i morti. (Vedi approfondimento a Gv 11:25.) Quindi l’espressione “voce di arcangelo” richiama evidentemente l’attenzione sull’autorevolezza dell’imperiosa voce di Gesù (Gv 5:26-29).
con tromba di Dio Nelle Scritture vengono menzionati vari impieghi delle trombe. (Vedi Glossario, “tromba”.) Qui il suono della “tromba di Dio” ha l’obiettivo di radunare i suoi unti servitori, proprio come ai giorni di Mosè si suonavano le due trombe d’argento per radunare le 12 tribù di Israele (Nu 10:1-10). Un simile squillo di “tromba” che chiama a raccolta viene menzionato in 1Co 15:52 e anche lì è messo in relazione con la risurrezione dei cristiani unti con lo spirito.
verremo rapiti nelle nubi [...] per incontrare il Signore nell’aria In questo contesto sia il termine “nubi” che il termine “aria” sono usati in senso figurato. Le nubi spesso indicano invisibilità. (Vedi approfondimenti a Mt 24:30; At 1:11.)
incontrare il Signore Ovvero il Signore Gesù Cristo, come indica il contesto (1Ts 4:15, 16).
con il Signore Ovvero con il Signore Gesù Cristo (1Ts 4:15, 16).