Prima lettera a Timoteo 3:1-16
Note in calce
Approfondimenti
Questa dichiarazione è degna di fiducia Alcuni ritengono che questa frase si riferisca a quello che Paolo ha appena menzionato (1Tm 2:15), ma l’espressione “questa dichiarazione” si applica meglio a quello che segue. A quanto pare Paolo vuole indicare che ciò che sta per dire a proposito dell’aspirare a essere sorvegliante è particolarmente importante e merita attenzione.
aspira Il verbo greco usato qui significa alla lettera “protendersi verso qualcosa”; trasmette l’idea che un uomo deve impegnarsi con determinazione per essere idoneo a diventare sorvegliante. Nei versetti che seguono (vv. 2-10, 12, 13) Paolo elenca dei requisiti che uomini imperfetti possono soddisfare se si impegnano al meglio delle loro possibilità. Ovviamente questi requisiti sono collegati a qualità di cui hanno bisogno tutti i cristiani, non solo gli uomini che hanno incarichi. (Confronta Ro 12:3, 18; Flp 4:5; 1Tm 3:11; Tit 2:3-5; Eb 13:5; 1Pt 2:12; 4:9.)
a essere sorvegliante Un sorvegliante ha la responsabilità di prendersi cura dei compagni di fede che gli sono stati affidati e di proteggerli. (Vedi Glossario, “sorvegliante”.) Dovrebbe pertanto essere un uomo spiritualmente maturo, che soddisfa i requisiti elencati da Paolo nei versetti successivi. Il termine greco qui reso “essere sorvegliante” può anche essere tradotto “incarico di sorveglianza” (At 1:20); questo però non significa che un sorvegliante ricopra una posizione che lo eleva al di sopra dei fratelli e delle sorelle. Ai cristiani di Corinto, infatti, Paolo disse: “Non che siamo i padroni della vostra fede; siamo invece compagni d’opera per la vostra gioia” (2Co 1:24 e approfondimento; 1Pt 5:1-3).
opera eccellente In greco questa espressione è composta dall’aggettivo kalòs (“buono”, “bello”) e dal sostantivo èrgon (“opera”, “lavoro”). Un commentario dice che “l’aggettivo esprime eccellenza, mentre il sostantivo sottolinea la difficoltà del lavoro svolto”. L’opera di un sorvegliante è quindi eccellente, utile, ma resta pur sempre un’opera, un lavoro. Questo significa che un sorvegliante deve essere altruista e disposto a fare sacrifici e a impegnarsi alacremente per il bene degli altri.
Il sorvegliante Qui Paolo usa il singolare del termine greco epìskopos preceduto dall’articolo determinativo, ma non intende dire che in ogni congregazione ci debba essere un unico sorvegliante. La congregazione di Filippi, per esempio, ne aveva più di uno. Quando scrisse una lettera ai cristiani di quella città, Paolo si rivolse alla congregazione “insieme ai sorveglianti e ai servitori di ministero”. (Vedi approfondimento a Flp 1:1; vedi anche approfondimento ad At 20:28.)
irreprensibile Il termine greco usato qui potrebbe anche essere reso “ineccepibile” o “inattaccabile”. Questo non vuol dire che un sorvegliante debba essere perfetto, ma significa che nessuno dovrebbe essere in grado di muovere un’accusa valida contro di lui. La sua condotta, il suo modo di comportarsi con gli altri e il suo stile di vita dovrebbero essere inattaccabili. Dev’essere un uomo che ha norme morali davvero elevate (2Co 6:3, 4; Tit 1:6, 7). Alcuni studiosi sostengono che tutti i requisiti che gli uomini cristiani devono soddisfare per essere nominati sorveglianti potrebbero essere racchiusi in quest’unica parola, “irreprensibile”.
marito di una sola moglie Gesù aveva già ripristinato la norma originale stabilita da Geova in relazione alla monogamia (Mt 19:4-6). Pertanto un sorvegliante cristiano non poteva essere poligamo, anche se la poligamia era concessa dalla Legge mosaica ed era comune tra chi non era cristiano. Altrettanto comune, anche tra gli ebrei, era divorziare e risposarsi. Gesù, però, aveva insegnato che, senza una base scritturale, il cristiano non poteva divorziare da sua moglie e sposarne un’altra (Mt 5:32; 19:9). Anche se queste norme si applicavano a tutti i cristiani, i sorveglianti e i servitori di ministero dovevano dare l’esempio (1Tm 3:12). Inoltre un sorvegliante sposato doveva essere fedele alla moglie e non doveva commettere immoralità sessuale (Eb 13:4).
moderato O “di abitudini moderate”. Stando a un lessico, alla lettera il termine greco usato qui si riferisce a una persona “sobria, equilibrata, che si astiene dal vino, evitandolo del tutto [...] o per lo meno non facendone un uso smodato”. Comunque assunse un significato più ampio e finì per descrivere una persona equilibrata, calma o che si sa controllare. Questo versetto indica che un sorvegliante cristiano deve essere moderato in tutti i campi della vita. Subito dopo, nel v. 3, Paolo fa un riferimento più esplicito all’abuso di alcolici.
assennato O “di mente sana”, “di buon senso”. Secondo un lessico, i termini greci solitamente resi “assennato” e “assennatezza” si riferiscono all’essere “prudenti, riflessivi ed equilibrati”. Una persona assennata mostra autocontrollo ed evita di emettere giudizi affrettati.
ordinato Lett. “regolato”. Un sorvegliante dovrebbe avere una vita dignitosa e ben organizzata. Il termine greco può anche riferirsi a una buona condotta. Quindi un uomo indisciplinato o disordinato non sarebbe idoneo a servire come sorvegliante (1Ts 5:14; 2Ts 3:6-12; Tit 1:10).
ospitale Tutti i cristiani devono essere ospitali (Eb 13:1, 2; 1Pt 4:9), ma chi è sorvegliante dovrebbe dare l’esempio al riguardo (Tit 1:8). Il termine greco reso “ospitalità” letteralmente significa “amore per gli estranei”. (Vedi approfondimento a Ro 12:13.) A proposito dell’aggettivo affine qui reso “ospitale”, alcuni lessici spiegano che si riferisce all’avere “riguardo per l’estraneo o il visitatore” e all’essere “generoso verso gli ospiti”. Parlando dell’atteggiamento che l’uomo ospitale manifesta, un’opera di consultazione dice che “le porte della sua casa e del suo cuore devono essere aperte agli estranei”. Quindi si dovrebbe mostrare ospitalità non solo alla propria stretta cerchia di amici, ma anche ad altri. Per esempio, i cristiani sono incoraggiati a mostrarla ai poveri o ai rappresentanti viaggianti delle congregazioni (Gc 2:14-16; 3Gv 5-8).
capace di insegnare Un sorvegliante dovrebbe essere un abile insegnante, che sappia trasmettere ai suoi compagni di fede le verità e i princìpi morali che si trovano nelle Scritture. Nella sua lettera a Tito, Paolo dice che il sorvegliante deve essere “uno che nella sua arte di insegnare si attenga fermamente alla fedele parola”; in questo modo riuscirà a incoraggiare, esortare e riprendere (Tit 1:5, 7, 9 e approfondimenti). Paolo usa l’espressione “capace di insegnare” anche nella sua seconda lettera a Timoteo, dove dice che “lo schiavo del Signore” deve essere “in grado di controllarsi [...], esortando con mitezza quelli che si oppongono” (2Tm 2:24, 25). Quindi un sorvegliante dovrebbe essere in grado di ragionare in modo convincente usando le Scritture, di dare validi consigli e di arrivare al cuore di chi lo ascolta. (Vedi approfondimento a Mt 28:20.) Deve studiare con attenzione la Parola di Dio così da poter insegnare ad altri che a loro volta studiano la Bibbia.
non violento Il termine greco qui reso “violento” alla lettera può riferirsi a qualcuno che colpisce fisicamente un altro. Comunque può avere un significato più ampio, e riferirsi anche a un bullo, a un prepotente. Una persona può bullizzare qualcuno usando parole taglienti o offensive che possono fare male come un colpo fisico, letterale. (Vedi approfondimento a Col 3:8.) Paolo spiegò che i cristiani dovrebbero essere gentili e miti, anche quando affrontano situazioni difficili. Questa norma ispirata è valida soprattutto per gli anziani. (Confronta 2Tm 2:24, 25.)
ragionevole Il significato del termine greco usato qui da Paolo è ampio e può anche trasmettere l’idea di una persona gentile, cortese o tollerante. (Vedi approfondimento a Flp 4:5.) Letteralmente significa “arrendevole”. Usando questa parola, però, Paolo non sta dicendo che un sorvegliante dovrebbe essere arrendevole o tollerante davanti a qualcosa di sbagliato né che dovrebbe scendere a compromessi riguardo alle norme divine. Piuttosto intende dire che, in questioni di gusto personale, un sorvegliante dovrebbe essere disposto a cedere e ad accettare il punto di vista degli altri. Non è rigido e non insiste sui suoi diritti o sul fare le cose come le ha sempre fatte. Al contrario, quando si tratta di opinioni personali, rispetta le preferenze altrui ed è pronto ad adattarsi alle circostanze che cambiano. Sostiene con fermezza le leggi e i princìpi biblici, ma cerca di mostrare gentilezza ed equilibrio nel metterli in pratica. La ragionevolezza è una sfaccettatura della sapienza divina e una caratteristica peculiare della personalità di Gesù Cristo (Gc 3:17; vedi approfondimento a 2Co 10:1). Inoltre è una qualità che dovrebbe contraddistinguere tutti i cristiani (Tit 3:1, 2).
non litigioso Vedi approfondimento a Tit 3:2.
non attaccato al denaro Chi è concentrato sull’accumulare beni materiali non può allo stesso tempo prestare la dovuta attenzione al pascere “il gregge di Dio” (1Pt 5:2). Chi si dedica alle cose materiali di questo mondo non può aiutare in modo concreto chi serve Dio a ottenere la vita eterna “nel sistema di cose futuro” (Lu 18:30). E non può essere incisivo quando insegna agli altri a “riporre la loro speranza [...] in Dio” mentre lui stesso confida “nelle ricchezze incerte” (1Tm 6:17). Perciò chi è “attaccato al denaro” non sarebbe idoneo a servire come sorvegliante. Quanto richiesto ai sorveglianti su questo argomento è in armonia con quello che la Bibbia consiglia a tutti i cristiani (Mt 6:24; 1Tm 6:10; Eb 13:5).
che diriga O “che presieda”. (Vedi approfondimento a Ro 12:8.)
che diriga la propria casa in maniera eccellente Il significato del verbo “dirigere”, o “presiedere”, viene chiarito nel v. 5, dove Paolo paragona il modo in cui un marito dirige la famiglia al modo in cui un sorvegliante deve “aver cura della congregazione di Dio”. Il verbo lì reso “aver cura”, secondo un’opera di consultazione, “implica sia guida sia amorevole cura”. Quindi il contesto chiarisce che un marito e padre deve essere non un despota crudele o un dittatore, ma un uomo che con amore si interessa dei bisogni della propria famiglia. (Vedi approfondimento a 1Tm 3:5.)
che abbia figli sottomessi e rispettosi Alcuni ritengono che il termine “sottomessi”, che in greco alla lettera è “in sottomissione”, si riferisca al padre, ma sembra più logico riferirlo ai figli. I figli cristiani si dimostrano “sottomessi e rispettosi” essendo ubbidienti ed educati. Si comportano in modo appropriato alla loro età e alle circostanze. La Bibbia indica che è normale che i bambini ridano e giochino (Lu 7:32; confronta Ec 3:4; Isa 11:8). In 1Co 13:11 Paolo riconobbe che quando era bambino parlava, pensava e ragionava “da bambino”. Quindi, qui in 1Tm 3:4, non intende dire che ci si dovrebbe aspettare che i bambini ragionino o si comportino come se fossero adulti.
aver cura Il verbo greco qui presente viene usato anche dall’evangelista Luca nella parabola del buon samaritano che “si prese cura” di un uomo caduto vittima di briganti (Lu 10:34, 35). Anche un sorvegliante dovrebbe “aver cura” in modo premuroso dei bisogni dei componenti della congregazione.
uno convertito di recente Paolo usa un termine greco che letteralmente significa “piantato di recente”. Qui l’espressione si riferisce figurativamente a qualcuno che da poco è diventato cristiano. (Confronta 1Co 3:6-8, dove Paolo paragonò l’attività che si compie nell’opera di fare discepoli a quella che si svolge quando si pianta.) In questo versetto Paolo fa capire chiaramente che un uomo che riceve la nomina di sorvegliante deve essere un cristiano maturo, non uno che ha abbracciato il cristianesimo da poco.
orgoglioso Vedi approfondimento a 2Tm 3:4.
e riceva la stessa condanna emessa contro il Diavolo Paolo menziona l’esempio negativo della creatura spirituale perfetta che diventò Satana il Diavolo. Anziché svolgere l’incarico che Dio gli aveva affidato, il Diavolo “[diventò] orgoglioso”. L’orgoglio e l’ambizione egoistica furono la causa della sua rovina e del conseguente giudizio che ricevette. In questo modo Paolo indica che deve passare un po’ di tempo prima che un uomo riceva autorità come sorvegliante nella congregazione cristiana, così che possa dimostrare di essere veramente umile. Un uomo umile segue l’esempio di Gesù, che non cercò mai ambiziosamente di avere più autorità (Flp 2:5-8; Eb 5:8-10).
cada in discredito e in una trappola del Diavolo Un cristiano che riceve la nomina di sorvegliante deve avere “una buona reputazione” agli occhi di chi non fa parte della congregazione. Se fosse nominato pur avendo una cattiva reputazione, getterebbe discredito su sé stesso, sulla congregazione e soprattutto su Geova. Inoltre correrebbe il rischio di cadere in una delle trappole del Diavolo, per esempio l’orgoglio o l’ambizione, che potrebbero portarlo a disubbidire a Dio (1Tm 3:6; 2Tm 2:26). Comunque, per come sono formulate nell’originale, le parole di Paolo potrebbero anche essere intese nel senso che il “discredito” faccia parte della “trappola” impiegata dal Diavolo. Satana sarebbe contentissimo di vedere la congregazione cristiana cadere in discredito a causa della cattiva reputazione di un sorvegliante.
servitori di ministero O “aiutanti”. L’espressione traduce il sostantivo greco diàkonos, spesso reso “ministro” o “servitore”. In questo contesto si riferisce a coloro che venivano nominati per servire nella congregazione e assistere il corpo degli anziani. Sembra che i servitori di ministero dessero una mano con tante attività pratiche che assicuravano il buon andamento della congregazione. Questo alleggeriva gli anziani, che così potevano concentrarsi sull’insegnamento e sull’opera pastorale. (Vedi Glossario, “servitore di ministero”; approfondimento a Flp 1:1; vedi anche approfondimento a Mt 20:26.)
seri Il termine originale, che compare anche nel v. 11 e in Tit 2:2, potrebbe pure essere tradotto “degno di rispetto”, “dignitoso”, “onorevole”. Per soddisfare i requisiti previsti per i servitori di ministero, un uomo deve comportarsi in modo dignitoso, così da guadagnarsi il rispetto degli altri. Deve essere affidabile e prendere sul serio le sue responsabilità.
doppi nel parlare O “subdoli”. Lett. “doppi di parola”. Questa espressione traduce un termine che trasmette l’idea di qualcuno che non è sincero. Un uomo che riceve la nomina di servitore di ministero o di sorvegliante non deve essere ipocrita, ad esempio adulando gli altri oppure ingannandoli per tornaconto personale. Non deve neanche essere bugiardo, dicendo una cosa a una persona e l’opposto a un’altra (Pr 3:32; Gc 3:17). Deve invece dire la verità ed essere onesto, e quindi essere un uomo le cui parole sono degne di fiducia.
avidi di guadagni disonesti Stando a un lessico, il termine greco reso con questa espressione (che si trova anche in Tit 1:7) fondamentalmente descrive qualcuno “ignobilmente avido di profitti o di vantaggi economici”. (Confronta 1Tm 3:3; 1Pt 5:2.) Chi ama il denaro mette in pericolo l’amicizia che ha con Geova, e gli avidi non erediteranno il Regno di Dio (1Co 6:9, 10; 1Tm 6:9, 10). È chiaro che un avido non è idoneo a diventare sorvegliante o servitore di ministero, infatti è probabile che sfrutterebbe gli altri compagni di fede. Per esempio, a chi è nominato potrebbe essere affidata la gestione dei fondi della congregazione e la loro distribuzione a chi è nel bisogno. Ma se questa persona fosse “[avida] di guadagni disonesti” potrebbe essere tentata di rubare parte di questo denaro, danneggiando la congregazione e soprattutto offendendo Geova (Gv 12:4-6).
il sacro segreto della fede A quanto pare questa espressione si riferisce alle verità della fede cristiana. Queste verità sono rimaste segrete, o sconosciute, fino a quando Dio non le ha rivelate ai discepoli di suo Figlio. Si comprende, quindi, che un servitore di ministero non doveva limitarsi ad assistere gli anziani in modi pratici. Doveva anche sostenere con fermezza e lealtà la verità rivelata, avendo sia il desiderio che le capacità di difendere l’intero complesso di questi insegnamenti cristiani.
una coscienza pura Vedi approfondimento a Ro 2:15.
Allo stesso modo, le donne devono Quando elenca i requisiti per gli uomini nominati, Paolo menziona qualità simili anche per le donne cristiane. Il sostantivo greco qui reso “donne” può riferirsi sia alle donne in generale che alle mogli (1Tm 3:2, 12). Pertanto quello che viene detto in questo versetto si applica a tutte le donne cristiane, soprattutto alle mogli di coloro a cui vengono affidate responsabilità nella congregazione.
mariti di una sola moglie Vedi approfondimento a 1Tm 3:2.
dirigano in maniera eccellente Vedi approfondimento a 1Tm 3:4.
grande libertà di parola Vedi approfondimento a 2Co 7:4.
casa di Dio Paolo chiama “casa di Dio” l’intera congregazione dei cristiani unti. Questa metafora ricorre diverse volte nelle Scritture Greche Cristiane. (Vedi approfondimenti a Gal 6:10; Ef 2:19.) Trasmette l’idea che i cristiani formano un nucleo familiare unito in cui regna una piacevole atmosfera, simile a quella che si respira in una famiglia.
Iddio vivente L’espressione usata qui da Paolo ricorre spesso nelle Scritture Ebraiche (De 5:26; 1Sa 17:26, 36; Isa 37:4, 17). In questo contesto serve a creare un contrasto tra Geova, l’“Iddio vivente”, e gli idoli inanimati che i pagani di Efeso e di altre località adoravano. Paolo può averla usata anche per ricordare ai cristiani la superiorità del loro modo di adorare.
colonna e sostegno della verità Per descrivere la congregazione dei cristiani unti, e per estensione l’intera congregazione cristiana, Paolo usa in senso figurato due termini architettonici. Ai suoi giorni, le colonne erano elementi strutturali robusti presenti in tanti grandi edifici; spesso servivano a sorreggere pesanti tetti. Paolo poteva avere in mente il tempio di Gerusalemme oppure alcuni imponenti edifici di Efeso, dove Timoteo viveva a quel tempo. (Il termine “colonne” compare anche in Gal 2:9. Vedi approfondimento.) Qui in 1Tm 3:15 Paolo descrive l’intera congregazione cristiana come una simbolica colonna che sostiene la verità. Il termine greco per “sostegno” si riferisce a “ciò che provvede una solida base a qualcosa”. Potrebbe anche essere tradotto “fondamento”, “appoggio” o “terrapieno di supporto”. Paolo usa insieme sia il termine “colonna” che “sostegno” per mettere in evidenza che la congregazione doveva sostenere e difendere le sacre verità della Parola di Dio. Soprattutto a chi è stato affidato l’incarico di sorvegliante nella congregazione è richiesto che sia “capace di maneggiare correttamente la parola della verità” (2Tm 2:15). Per Paolo questa era una questione urgente; voleva che Timoteo facesse tutto quello che poteva per rafforzare la congregazione prima che prendesse piede la grande apostasia.
il sacro segreto di questa devozione a Dio Questo è l’unico punto nelle Scritture in cui le due espressioni “sacro segreto” e “devozione a Dio” compaiono insieme. (Vedi approfondimenti a Mt 13:11; 1Tm 4:7.) Paolo qui si concentra sul sacro segreto che ha a che fare con il seguente quesito: esiste un essere umano in grado di mostrare devozione a Dio in modo perfetto per tutta la vita? Quando egoisticamente si ribellò a Geova nell’Eden, Adamo dimostrò di non esserci riuscito. Perciò questa domanda risultò essere particolarmente significativa per i suoi discendenti. Per circa 4.000 anni la risposta continuò a essere un mistero, o un segreto. Essendo imperfetti, nessuno dei discendenti di Adamo ed Eva poteva essere perfettamente integro (Sl 51:5; Ec 7:20; Ro 3:23). Ma Gesù, un uomo perfetto come Adamo, fu devoto a Dio in ogni pensiero, parola e azione, perfino nelle prove più difficili (Eb 4:15; vedi approfondimento a 1Co 15:45). Il suo attaccamento per Geova si poggiava su un amore altruistico e sincero. Lasciando un esempio di perfetta devozione a Dio, Gesù diede la risposta definitiva a questo sacro segreto.
devozione a Dio Per una trattazione dell’espressione “devozione a Dio”, vedi approfondimento a 1Tm 4:7; vedi anche approfondimento a 1Tm 2:2.
‘Fu [...] nella gloria’ Basandosi sulla struttura, sul ritmo e sul parallelismo del testo greco originale, alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che le frasi racchiuse dalle virgolette potrebbero essere tratte da un detto molto conosciuto o forse da un canto diffuso tra i cristiani del I secolo. (Confronta approfondimento a Ef 5:19.)
Fu reso manifesto nella carne Questa espressione si applica a Gesù, a quanto pare dal momento in cui fu battezzato nel Giordano. (Vedi approfondimento a Mt 3:17.) Fu allora che Gesù di Nazaret diventò l’Unto di Geova, o Messia. Pur essendo stato creato nei cieli, Gesù fu un essere umano perfetto, fatto di carne e ossa, e spesso parlò di sé come del “Figlio dell’uomo” (Mt 8:20; vedi Glossario, “Figlio dell’uomo”).
fu dichiarato giusto nello spirito Questa espressione si riferisce a quando Geova riportò in vita suo Figlio risuscitandolo come spirito (1Pt 3:18). Dopo averlo risuscitato, Geova concesse a Gesù la vita immortale (Ro 6:9; 1Tm 6:16). In questo modo confermò che Gesù aveva dimostrato di essere giusto sotto ogni aspetto. (Vedi approfondimento a Ro 1:4.)
apparve ad angeli Dopo essere stato risuscitato, Gesù apparve agli angeli infedeli, o demòni, e pronunciò il giudizio emesso da Dio nei loro confronti (1Pt 3:18-20). Questi angeli, che si ribellarono ai giorni di Noè, si trovano ora in legami simbolici e in una condizione di profonde tenebre spirituali, e a quanto pare non possono più materializzarsi (2Pt 2:4; Gda 6).
fu predicato fra le nazioni Dopo la Pentecoste del 33 i cristiani iniziarono a predicare a ebrei e proseliti circoncisi, compresi quelli che vivevano in altre nazioni (At 2:5-11). Successivamente il messaggio fu portato anche ai samaritani (At 8:5-17, 25). Poi, nel 36, Pietro predicò a Cornelio e ad altri non ebrei incirconcisi che si erano riuniti in casa di quest’ultimo (At 10:24, 34-43). Paolo, Timoteo e altri missionari in seguito dichiararono la buona notizia in Asia Minore e in Europa (At 16:10-12). Intorno al 60-61, parlando della buona notizia, Paolo poté scrivere: “È stata predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo” (Col 1:23 e approfondimento; vedi anche At 17:6; Ro 1:8; 15:24, 28; Col 1:6; App. B13 e Galleria multimediale, “Pentecoste del 33 e diffusione della buona notizia”).
fu creduto nel mondo I cristiani del I secolo portarono la buona notizia su Gesù “fino ai confini del mondo”. (Vedi approfondimento ad At 1:8.) Di conseguenza in varie parti della terra molti diventarono cristiani. Per esempio, nel libro degli Atti, si legge di nuovi credenti ad Antiochia di Pisidia, a Listra e Iconio (At 13:48; 14:21, 23), Filippi (At 16:12, 33, 34), Tessalonica (At 17:1, 4), Berea (At 17:10-12), Atene (At 17:16, 34) ed Efeso (At 19:17-20).
fu ricevuto in cielo nella gloria Qui Paolo si riferisce all’ascensione di Gesù (At 1:9, 10). Geova mise Gesù alla propria destra, dandogli più gloria di qualunque altra creatura nell’universo (Mt 28:18; Gv 17:5; Flp 2:9; Eb 1:3, 4).
Galleria multimediale
Mentre serve come anziano a Efeso, Timoteo riceve una lettera dall’apostolo Paolo (1Tm 1:3). Senza dubbio questa lettera ispirata è di grande utilità sia a Timoteo che agli altri anziani. Paolo vi elenca i requisiti che gli uomini devono soddisfare per servire come anziani o servitori di ministero nella congregazione cristiana (At 20:17, 28; 1Tm 3:1-10, 12, 13). Incoraggia Timoteo a diventare un esempio per i compagni di fede e ad applicarsi “alla lettura pubblica, all’esortazione e all’insegnamento” (1Tm 4:12, 13). Gli ricorda inoltre di non trascurare lo speciale dono, o incarico, che “il corpo degli anziani” gli aveva dato (1Tm 4:14).
Nell’immagine si vede una pagina del codice Sinaitico, un manoscritto su pergamena che risale al IV secolo. L’ingrandimento contiene la parte di 1Tm 3:16 che in diverse Bibbie è stata tradotta “egli fu manifestato in carne” o con altre espressioni simili. Comunque, come si può vedere dall’immagine, nel testo originale, sopra la parola resa “egli” furono aggiunte due lettere in modo da comporre la parola Theòs, ovvero “Dio”. (Questa aggiunta venne fatta successivamente, forse nel XII secolo.) Un cambiamento simile si riscontra anche in qualche altro manoscritto antico. Per questi motivi ci sono versioni della Bibbia che qui traducono “Iddio [o “Dio”] è stato manifestato in carne” (Diodati; La Nuova Diodati), come se fu Dio stesso ad apparire come uomo in carne e ossa. Secondo alcune opere di consultazione, però, manoscritti greci precedenti all’VIII o al IX secolo non giustificano questa lezione. (Vedi per esempio A Textual Guide to the Greek New Testament, a cura di Roger L. Omanson.) Quindi un attento esame dei manoscritti antichi permette agli studiosi di scoprire le poche lezioni non corrette che furono introdotte nei manoscritti successivi. (Vedi App. A3, e Glossario, “codice Sinaitico”.)