Seconda lettera ai Tessalonicesi 1:1-12
Note in calce
Approfondimenti
Prima lettera ai Corinti A quanto pare intestazioni come questa non facevano parte del testo originale. Antichi manoscritti dimostrano che furono introdotte successivamente, senza dubbio per identificare con facilità le varie lettere. Il codice papiraceo noto come P46 attesta che i copisti avevano l’abitudine di identificare i libri biblici con un titolo. Questo codice, spesso datato intorno al 200, è la più antica collezione disponibile delle lettere di Paolo. Ne contiene nove. All’inizio della prima lettera ispirata che Paolo scrisse ai corinti, questo codice contiene il titolo Pròs Korìnthious A (“Verso [o “A”] Corinti 1”). (Vedi Galleria multimediale, “Prima lettera di Paolo ai Corinti”.) Altri antichi manoscritti, come il codice Vaticano e il codice Sinaitico, datati entrambi al IV secolo, contengono lo stesso titolo, che compare sia all’inizio che alla fine della lettera.
Seconda lettera ai Tessalonicesi A quanto pare intestazioni come questa non facevano parte del testo originale. Antichi manoscritti dimostrano che furono introdotte successivamente, senza dubbio per identificare con più facilità i vari libri. (Vedi approfondimento a 1Co titolo.)
Silvano Vedi approfondimento a 2Co 1:19.
alla congregazione dei tessalonicesi Come nel caso della prima, Paolo indirizza anche questa seconda lettera a tutti i componenti della congregazione di Tessalonica. Questo la rende diversa sia dalle lettere a Timoteo e a Tito, che infatti erano rivolte a questi due anziani in particolare, sia da quella ai Filippesi, in cui si menzionano in modo specifico i sorveglianti e i servitori di ministero della congregazione locale (Flp 1:1).
immeritata bontà Vedi Glossario.
cresce straordinariamente All’inizio della sua prima lettera, Paolo aveva menzionato la fede e l’amore dei tessalonicesi (1Ts 1:3). Ora li loda perché queste qualità sono cresciute in loro abbondantemente. Per dare enfasi a questa crescita ricorre al verbo hyperauxàno. Si tratta di un verbo composto dalla parola hypèr, che significa “oltre”, e dal verbo auxàno, usato spesso riguardo alla crescita delle piante (Mt 6:28; Lu 13:19; confronta Ef 3:20, dove il prefisso hypèr- è stato reso con “molto più”). L’espressione “cresce straordinariamente” potrebbe quindi essere tradotta “cresce oltremisura”.
difficoltà O “tribolazioni”. (Vedi approfondimento a 2Co 1:4.)
rivelazione Lett. “scoprimento”, “svelamento”. Qui compare il termine greco apokàlypsis in riferimento al Signore Gesù, il quale si rivelerà quale Re e Giudice investito del potere di ricompensare e punire. Quando ci sarà questa sua “rivelazione”, Gesù ricompenserà i suoi fedeli discepoli, che hanno subìto la tribolazione, e punirà gli empi.
in un fuoco fiammeggiante Le Scritture spesso si riferiscono al fuoco in senso figurato, come in questo versetto. Nei tempi biblici, si ricorreva al fuoco come strumento di completa distruzione (De 13:16; Gsè 6:24). Gesù a volte usò metaforicamente il concetto del fuoco per indicare la totale distruzione dei malvagi (Mt 13:40-42, 49, 50; confronta Isa 66:15, 24; Mt 25:41).
vendetta Qui il riferimento è alla vendetta e al giudizio divini. Paolo dice che “è giusto da parte di Dio ripagare con la tribolazione quelli che [...] causano tribolazione” ai cristiani (2Ts 1:6). Il termine greco usato qui, ekdìkesis, è composto da ek (“da”, “fuori”) e dìkesis (“giustizia”); ha il senso di giustizia fatta, raggiunta. In altri passi è stato reso “giustizia” o “fare giustizia” (Lu 18:7, 8; 21:22 e approfondimento). La Bibbia mostra che è Dio in ultima analisi colui che ha la responsabilità della “vendetta” con cui sarà fatta vera giustizia (De 32:35, 43; Sl 94:1; Ro 12:19; Eb 10:30). Per eseguire la vendetta menzionata qui da Paolo, Dio ha designato il Signore Gesù Cristo quale principale Giustiziere.
coloro che non conoscono Dio Paolo si riferisce a chi volutamente decide di non stringere un legame con Geova e non vuole diventare suo amico. Quelli che “conoscono Dio”, dal canto loro, non si limitano ad ammettere la sua esistenza e a conoscerlo in maniera superficiale. Fanno dei passi concreti per stringere un’amicizia intima con lui; sanno quello che gli piace e quello che non gli piace; lo amano e seguono le sue norme nella loro vita (1Gv 2:3, 4; 4:8). Chi impara a conoscerlo davvero ha l’onore di essere “conosciuto da lui” (1Co 8:3), gode cioè della sua approvazione. (Vedi approfondimenti a Gv 17:3; Gal 4:9.)
buona notizia riguardo al nostro Signore Gesù L’espressione comprende tutto quello che Gesù insegnò e che è riportato nella Parola di Dio. Questa buona notizia è la base sulla quale verrà giudicata l’intera umanità. Coloro che la accettano e ubbidiscono otterranno la salvezza; “coloro che non ubbidiscono alla buona notizia” causeranno la loro stessa distruzione.
distruzione eterna La Bibbia indica che ad alcuni verrà inflitta la distruzione eterna. Ad esempio, Gesù disse che chi bestemmia contro lo spirito santo “è colpevole di peccato eterno” e non verrà perdonato, “no, né in questo sistema di cose né in quello futuro” (Mr 3:28, 29; Mt 12:32). Tra queste persone rientrerebbe Giuda, che Gesù definì “il figlio della distruzione” (Gv 17:12 e approfondimento). Il premeditato tradimento del Figlio di Dio significò per Giuda la distruzione eterna. Paolo qui spiega che “coloro che [per scelta] non conoscono Dio e [...] non ubbidiscono alla buona notizia riguardo al nostro Signore Gesù” (2Ts 1:8) subiranno la “distruzione eterna”.
lontano dalla presenza del Signore Lett. “da[lla] faccia del Signore”. Le parole di 2Ts 1:9, sebbene possano richiamare quanto espresso in Isa 2:10, 19, 21, non sono una citazione diretta dalle Scritture Ebraiche. Qui il titolo “Signore” potrebbe riferirsi sia a Geova Dio sia a Gesù. In un caso come questo, il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo ha mantenuto la resa “Signore” per non oltrepassare i limiti del traduttore. (Vedi App. C1; confronta approfondimento a Ro 10:12.)
immeritata bontà Vedi Glossario.