Prima lettera ai Corinti 9:1-27

  • L’esempio di Paolo come apostolo (1-27)

    • “Non devi mettere la museruola al toro” (9)

    • Guai a me se non predicassi! (16)

    • “Sono diventato ogni cosa per persone di ogni tipo” (19-23)

    • Disciplina nella corsa per la vita (24-27)

9  Non sono forse libero? Non sono un apostolo? Non ho visto Gesù nostro Signore?+ E voi non siete la mia opera nel Signore?  Se non sono apostolo per altri, di sicuro lo sono per voi. Voi infatti siete il sigillo che attesta il mio apostolato nel Signore.  Questa è la mia difesa contro quelli che mi giudicano.  Non abbiamo forse il diritto* di mangiare e bere?  Non abbiamo il diritto di portare con noi una moglie credente,*+ come gli altri apostoli, i fratelli del Signore+ e Cefa?*+  O siamo solo io e Bàrnaba+ a dover lavorare* per mantenerci?  Quale soldato presta servizio a proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto?+ Chi pasce un gregge e non si nutre del latte del gregge?  Parlo forse da un punto di vista umano? Queste cose non le dice anche la Legge?  Infatti nella Legge di Mosè è scritto: “Non devi mettere la museruola al toro mentre trebbia”.+ È dei tori che Dio si preoccupa? 10  O in realtà lo dice per noi? È stato scritto proprio per noi, perché l’uomo che ara e l’uomo che trebbia devono farlo con la speranza di ricevere la propria parte. 11  Visto che abbiamo seminato tra voi cose spirituali, è troppo se raccogliamo da voi un sostegno materiale?+ 12  Se altri hanno tale diritto* su di voi, noi non lo abbiamo molto di più? Eppure non ce ne siamo avvalsi,+ ma sopportiamo ogni cosa per non ostacolare in nessun modo la buona notizia del Cristo.+ 13  Non sapete che gli uomini che svolgono le mansioni sacre mangiano le cose del tempio, e che quelli che servono regolarmente presso l’altare ricevono una porzione dall’altare?+ 14  Analogamente il Signore ha disposto che quelli che proclamano la buona notizia vivano mediante la buona notizia.+ 15  Ma io non ho fatto uso di niente di tutto ciò.+ E non ho scritto queste cose perché si faccia così con me: piuttosto morirei, ma nessuno mi toglierà il mio motivo di vanto!+ 16  Se annuncio la buona notizia, per me non è un vanto, perché è una necessità che mi si impone. Guai a me se non annunciassi la buona notizia!+ 17  Se lo faccio di mia spontanea volontà, ho una ricompensa; ma se non lo faccio di mia spontanea volontà, mi è pur sempre affidata una responsabilità.*+ 18  In cosa consiste dunque la mia ricompensa? Nel fatto che quando annuncio la buona notizia la offro senza costo, in modo da non abusare della mia autorità* nella buona notizia. 19  Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto schiavo di tutti per guadagnare il maggior numero possibile di persone. 20  Per i giudei sono diventato come un giudeo, per guadagnare i giudei;+ per quelli sottoposti alla legge, pur non essendo sottoposto alla legge sono diventato come uno sottoposto alla legge, per guadagnare quelli sottoposti alla legge.+ 21  Per quelli che non hanno legge sono diventato come uno che non ha legge (anche se non sono senza legge davanti a Dio, anzi sono sottoposto alla legge davanti a Cristo+), per guadagnare quelli senza legge. 22  Per i deboli sono diventato debole, per guadagnare i deboli.+ Sono diventato ogni cosa per persone di ogni tipo, per salvarne alcune a qualsiasi costo. 23  Ma faccio tutto per la buona notizia, per trasmetterla ad altri.+ 24  Non sapete che in una corsa tutti corrono ma solo uno ottiene il premio? Correte in modo tale da conseguirlo.+ 25  Ora, chiunque partecipa a una gara* si padroneggia in ogni cosa. Naturalmente quelli lo fanno per ottenere una corona che si deteriora,+ ma noi per una che non si deteriora.+ 26  Perciò non corro senza una meta;+ non sferro i miei colpi in modo da colpire l’aria; 27  anzi, tratto duramente* il mio corpo+ e lo riduco in schiavitù, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non finisca in qualche modo per essere disapprovato.*

Note in calce

Lett. “autorità”.
O “una sorella come moglie”.
Chiamato anche Pietro.
O “a non avere il diritto di non lavorare”.
Lett. “autorità”.
O “gestione”.
O “dei miei diritti”.
O “ogni atleta”.
O “punisco”, “disciplino severamente”.
O “squalificato”.