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Pakistan e Afghanistan

Pakistan e Afghanistan

Pakistan e Afghanistan

LA POPOLAZIONE di 130 milioni di abitanti del Pakistan — di cui l’88 per cento professa la religione dell’Islam — costituisce il più grande stato musulmano del mondo. È il solo paese al mondo con oltre milleseicento chilometri di territorio straniero che ne separa le due parti, il Pakistan Occidentale e il Pakistan Orientale. Confinando a ovest con Iran e Afghanistan, a nord con la Cina, e a sud con il mar Arabico, il Pakistan Occidentale ha l’India come sua vicina orientale. Il Pakistan Orientale, in maggior parte, è circondato dal territorio indiano.

Come si operò questa insolita divisione? Prima del 1947 i più di 930.000 chilometri quadrati del Pakistan facevano tutti parte dell’India in prevalenza indù. Per molti anni la minoranza musulmana aveva cercato un governo indipendente basato sui princìpi dell’Islam. La loro opportunità venne al tempo in cui, nel 1947, la Gran Bretagna concesse all’India l’indipendenza. Nell’agosto di quell’anno venne all’esistenza la nuova nazione del Pakistan, formata di due zone di forte concentrazione musulmana che non erano continue, ma piuttosto ampiamente separate l’una dall’altra.

L’urdu è la lingua principale dell’Occidente, mentre il bengali si parla nell’Oriente. Il Pakistan, in massima parte, è un paese agricolo. La percentuale relativamente piccola della popolazione che sa leggere e scrivere si trova principalmente nelle città e nei piccoli paesi. A questa classe di persone è stata diretta nei recenti anni la maggior parte della predicazione della “buona notizia” del Regno.

Benché il Pakistan avesse il suo inizio politico nel 1947, i proclamatori del regno di Geova furono attivi nel territorio anche prima del 1926, quando fu aperta in India la filiale della Società Torre di Guardia. Parte della letteratura della Società era stata mandata nella provincia settentrionale del Punjab e nella sua capitale, Lahore. Questo avvenne a causa della zelante attività di un telegrafista anglo-indiano, Frank Barrett, del dipartimento dei telegrafi indiani, che continuò ad essere attivo nel servizio del Signore fino alla propria morte e che dedicò molte ore alla predicazione in quello che ora è il Pakistan Occidentale.

Il fratello Barrett aveva avuto a Lahore un collaboratore che aveva mostrato molto interesse nel messaggio del Regno, un uomo chiamato Harvey. Per visitare quest’uomo il nuovo servitore di filiale nominato per l’India, F. E. Skinner, fece il viaggio a Lahore. In quel tempo c’era un generale senso d’urgenza fra i Testimoni, quindi furono fatti i piani per percorrere in breve tempo quanto territorio fosse possibile. Agli abbonati a La Torre di Guardia si doveva chiedere di intraprendere la distribuzione della letteratura. Per cui il fratello Skinner andò a Lahore a visitare Harvey.

Millecentoventisei chilometri a ovest, a Quetta, nella provincia del Belucistan, c’era un altro uomo da visitare in questo stesso viaggio, Walter Harding. Il fratello Skinner trovò che egli era già un vigoroso espositore delle cose apprese dallo studio de La Torre di Guardia. Come conduttore delle ferrovie si rivolgeva spesso ai passeggeri di seconda e prima classe chiedendo se desideravano avere qualche cosa da leggere, e così partecipava con efficacia alla divulgazione del messaggio del Regno. Solo dopo la morte del fratello Harding nel 1933, sua moglie e la sua famiglia si schierarono per la vera adorazione. Membri di questa famiglia, infatti, furono fra i primi proclamatori della congregazione di Karachi, città nella quale si erano trasferiti da Quetta.

Dopo questa fruttuosa visita, e dopo che la famiglia Harding l’aveva caricato di letterali frutti di cui Quetta è famosa, il fratello Skinner partì in treno per il viaggio di ritorno di 2.400 chilometri fino a Bombay, via Karachi. Questa città portuale è molto umida e affaticante; comunque, il fratello Skinner vi trascorse profittevolmente una settimana distribuendo il libro Liberazione, principalmente fra i cristiani nominali. Così fu iniziata la proclamazione della “buona notizia” in quella che in seguito doveva divenire la prima capitale del Pakistan.

L’opera di predicazione non fu limitata in quei primi anni alle grandi città. Il fratello Skinner cominciò a fare regolari visite annuali ai piccoli paesi e ai villaggi del Punjab. Qui si trova la maggioranza della popolazione cristiana nominale. Per visitare ogni anno questi luoghi nei mesi invernali di dicembre e gennaio, il fratello Skinner veniva con S. M. Shad, suo interprete, un nuovo interessato che era insegnante di scuola nel Punjab.

Il fratello Skinner trovò queste visite annuali rallegranti. Si incontrava con Shad a Lahore e viaggiavano quindi in treno, a cavallo o su un veicolo trainato da un cavallo nei polverosi itinerari fra i villaggi, abitando con le persone locali nelle loro piccole case di fango insieme a polli, vacche e capre. Come trovava stimolante parlare ai semplici contadini appena tornati dal duro lavoro nelle piantagioni di canne da zucchero, allorché si accosciavano sul pavimento di fango o sedevano sui loro letti di corda intrecciata, sfogliando le pagine delle Scritture mentre si spiegavano loro nuove verità!

PROCLAMATORI VENNERO PER RESTARE

Nell’agosto del 1929 due fratelli che dovevano avere una parte considerevole nell’espansione dell’opera di predicazione sotto la filiale dell’India arrivarono a Bombay, Claude Goodman e Ron Tippen. Questi fratelli si erano offerti di fare servizio in India al recente congresso internazionale d’Inghilterra, dove avevano udito un fratello tornato in licenza dal suo lavoro secolare in India che raccontò la sua esperienza. Parlarono al fratello Rutherford, allora presidente della Società, e subito furono iniziate le disposizioni per mandarli in India. Essi si avviarono con fiducia nello spirito di Matteo 6:33, giacché avevano solo dieci dollari ciascuno e un biglietto per l’India di sola andata. Appena arrivati usarono subito il loro denaro per acquistare abiti tropicali e coperte per dormire molto essenziali quando si viaggia in India. Due settimane dopo partivano nel viaggio via mare di due giorni per Karachi.

Continuarono a percorrere tutte le zone dove si poteva conoscere l’inglese, poiché non avevano letteratura nella lingua locale. Comunque, siccome l’India era allora sotto il dominio britannico, l’inglese era la lingua ufficiale e presto poterono distribuire lì molti scatoloni di letteratura che avevan portati con sé. L’opera delle visite ulteriori era solo occasionale, poiché in quel tempo si pensava a percorrere il territorio distribuendo quanta letteratura fosse possibile. Dopo essere stati nella città per circa una settimana, abitando nel posto più a buon mercato che avevano potuto trovare, ebbero un’esperienza che aiutò la loro fede e anche la loro situazione finanziaria. Il fratello Tippen testimoniò alla proprietaria del più grande e costoso albergo della città. Ella prese letteratura e si informò di dove stavano. La sorpresa fu che ella li invitò a essere suoi ospiti nell’albergo per tutto il tempo che sarebbero stati a Karachi. Così poterono accumulare i mezzi di cui avrebbero avuto molto bisogno nei mesi avvenire.

In seguito si trasferirono a Hyderabad, nella provincia di Sind, a centosessanta chilometri di distanza. Questa, pensarono, era vera vita da pionieri in condizioni indiane. I treni indiani avevano quattro classi, e questi fratelli, con mortificazione degli Europei, viaggiavano di solito nella classe più bassa, dove si ficcavano in scompartimenti dai sedili di legno pieni zeppi fra i contadini. Una settimana fu trascorsa a Hyderabad, e questa volta furono alloggiati in un bungalow “dak” (da postiglioni). Questi si trovano in tutto il paese, e per una piccola spesa si può occupare una piccola stanza con una rozza tavola, due sedie e due letti con tavole di legno su cui svolgere le coperte per dormire.

Due altri fratelli provenienti dall’Inghilterra, Randall Hopley e Clarence Taylor, arrivarono a Karachi nel 1932 per aiutare a radunare le vere “pecore” del Signore. Una delle città visitate dal fratello Hopley fu Dacca, che in seguito divenne la capitale del Pakistan Orientale. Comunque, le prospettive in quel tempo non erano troppo incoraggianti. Frattanto, si era formato a Karachi il nucleo di una congregazione. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 l’opera era più o meno limitata a Karachi e a due o tre altre città maggiori. A Lahore, nel 1942, un pioniere speciale, un Persiano, fu arrestato e tenuto in carcere secondo le Norme per la Difesa dell’India. Fu detenuto per tre mesi, ma in seguito fu rilasciato senza mai sapere quale si supponeva fosse la sua violazione. Nel 1943 i governanti britannici dell’India bandirono l’importazione e la stampa della letteratura della Società. Questo diede luogo per i pionieri a molte angherie. Felicemente, comunque, quel bando fu abolito nel 1944.

AFFRONTATE LE DIFFICOLTÀ

Un avvenimento che qui avrebbe influito rimarchevolmente sull’attività di predicazione non fu la seconda guerra mondiale, ma il fatto che il 15 agosto 1947 l’India ottenne l’indipendenza ed entrò in vigore la ripartizione del paese in ciò che ora sono l’India e il Pakistan. Pakistan, in lingua urdu, significa “terra santa”, e questo è ciò che molti musulmani in India speravano che divenisse quando, separatisi dagli indù e dai sikh dell’India, avrebbero potuto mettere in pratica i princìpi dell’Islam. L’effettiva separazione diede luogo a una delle più sanguinose insurrezioni della storia, allorché gli indù fuggivano in India e i musulmani fuggivano in Pakistan. Il Punjab soffrì maggiormente, per il fatto che la ripartizione lo divise in due, con Lahore solo ventisette chilometri entro il nuovo confine pakistano e Amritsar press’a poco alla stessa distanza entro il territorio indiano. Treni di profughi arrivavano in entrambe le città con tutti i passeggeri brutalmente assassinati. Quelli che riuscivano a scampare narravano spaventose esperienze, e così cominciarono le rappresaglie in tutt’e due i paesi. Si stima che otto milioni di profughi, con altri che ne sarebbero venuti, avevano attraversato i confini in entrambe le direzioni all’inizio del dicembre del 1947 e che migliaia di altri persero la vita.

Meno di venti proclamatori della “buona notizia” in India vennero a trovarsi da un giorno all’altro in un nuovo paese. A Karachi c’era una congregazione di dodici, e c’era un’altra congregazione a Quetta, dove prestavano aiuto due pionieri. Un solo ministro pioniere faceva servizio nelle zone rurali del Punjab. Certo un tempo di piccoli inizi per l’opera del Regno nel Pakistan!

La popolazione di Karachi aumentò all’improvviso da 450.000 a oltre 1.126.000 abitanti nel 1951 mentre vi affluivano i profughi dall’India. Antigieniche colonie colpite da malattie sorsero in tutta la città, con abitazioni costruite mediante stuoie di palme da datteri. I meno fortunati semplicemente dovevano dormire nelle vie. La congregazione ebbe un aumento, specialmente dopo l’arrivo dei primi due diplomati della Scuola di Galaad che giunsero nel Pakistan, Harry Forrest ed Henry Finch. Essi riscontrarono, come lo riscontrarono altri fratelli, che non era facile cominciare studi biblici e che anche l’opera di casa in casa aveva i suoi problemi. In una popolazione in gran parte musulmana questo era da aspettarsi. Per il musulmano il Corano è l’autorità suprema, ed egli pensa che la Bibbia, sebbene ispirata, sia stata cambiata. Quindi lo studio biblico può non attrarlo, e anche se in effetti se ne interessa può aver timore di parenti o vicini fanatici. Quest’ultima difficoltà è stata da alcuni superata venendo a studiare nella Sala del Regno.

C’è poi per le donne l’usanza islamica del “purdah”, che richiede ch’esse si velino in pubblico. Ciò rende difficile ai fratelli il ministero di casa in casa, poiché le donne, in maggioranza, non vengono alla porta quando c’è un uomo. Inoltre, l’uomo della casa può essere molto ortodosso e non prendere dunque alla leggera l’idea che degli uomini cerchino di vedere le sue donne. Perciò quei primi missionari a Karachi trascorsero molto tempo visitando uffici e negozi per portare al popolo il messaggio del Regno. Le sorelle nella congregazione lavoravano insieme o con un fratello, giacché era considerato fuori posto che una donna rispettabile andasse nelle case da sola. Col passar degli anni questo problema è stato in qualche grado superato, e le sorelle missionarie danno l’esempio con buoni risultati. I fratelli, comunque, in molti luoghi hanno ancora un problema, e trovano più pratico condurre con sé una sorella nel ministero di campo. È ancora una vista comune vedere che un fratello aspetta con pazienza fuori della casa mentre la sorella testimonia dentro.

Nonostante queste difficoltà, la piccola congregazione di Karachi crebbe lentamente, come crebbe l’organizzazione in tutto il paese. Nel 1950 ci fu un aumento del 22 per cento e il numero totale dei proclamatori giunse a trentasette. Stava per arrivare altro aiuto.

Date le difficoltà che sorsero fra i due paesi, alla filiale indiana fu virtualmente impossibile soprintendere all’opera del Pakistan. Da un paese non si poteva mandare denaro o letteratura all’altro. Quindi, nel 1951, il Pakistan ebbe una filiale separata, e il fratello Goodman, che ancora faceva fedelmente servizio, fu nominato primo servitore di filiale. Quando ricevette questa assegnazione stava per diplomarsi dalla quindicesima classe della Scuola Biblica di Galaad in America. Tre compagni diplomati furono assegnati con lui, fra cui G. K. Young. Tre mesi dopo arrivarono a Karachi altri due diplomati, compreso il fratello stesso del fratello Young.

Nel 1951 non c’era nel paese nessuna casa missionaria. I fratelli Finch e Forrest avevano abitato con una famiglia di Testimoni, così quando arrivarono i nuovi missionari continuarono a mangiare i loro pasti tutti insieme nella casa di questa famiglia, ma erano alloggiati in diversi luoghi della città. Due dei fratelli trovarono alloggio in un albergo residenziale che aveva un minimo di servizi eccetto gli annessi igienici. Dopo cinque mesi, però, fu presa disposizione per una casa missionaria dove tutti potessero abitare comodamente insieme e da cui il personale della filiale potesse operare.

Verso questo tempo furon tutti rattristati dalla perdita di una di loro, Lesley, moglie del fratello G. K. Young. Non essendo forte di salute, e indebolita senza dubbio per l’infermità aggravata dalle difficili condizioni di vita, ella morì. In seguito, lo stesso anno, il fratello Joe Oakley, a causa di malattia non alleviata dal caldo e dall’umidità di Karachi, fu trasferito al più salutare clima di Quetta. Doveva divenire dopo breve tempo il primo servitore di circoscrizione che operava sotto la direzione della filiale pakistana. Egli fu accompagnato a Quetta da Allan Young, e più tardi G. K. Young si unì a loro e per la prima volta vi fu stabilita per loro una casa missionaria.

A Karachi i primi del gennaio 1952 tutti i proclamatori della “buona notizia” ricevettero grande incoraggiamento dalla visita dei fratelli Knorr ed Henschel. Un uditorio di 364 persone udì la conferenza “Risolverà la religione la crisi del mondo?” pronunciata dal fratello Knorr nell’allora più grande sala della città. Vennero molti altri, ma a intervalli andavano via dalla sala quando si menzionava che Cristo era il figlio o il riscatto, essendo entrambi questi insegnamenti fermamente rifiutati dai musulmani. Ciò nonostante, ci fu almeno un musulmano che venne incoraggiato da questa visita del presidente della società a prendere una più aperta determinazione. Il fratello Shah, quale in seguito divenne, quantunque esteriormente musulmano, dalla giovinezza aveva rifiutato in cuor suo gli insegnamenti dell’Islam. Avendo ricevuto tre o quattro anni prima il libro “Sia Dio riconosciuto verace” da un Testimone, era stato suscitato il suo interesse. Ma il Testimone non tornò mai a visitarlo e solo qualche tempo prima della visita del presidente della Società a Karachi ebbe l’opportunità d’accrescere il proprio interesse. Questo avvenne quando osservò un Testimone che distribuiva foglietti d’invito vicino alla sua bottega. Fu subito iniziato con lui uno studio, e nel 1952 egli simboleggiò la sua dedicazione a Dio con il battesimo.

C’era naturalmente opposizione. Egli narra che un giorno il suo vicino lo chiamò e gli disse: “La scorsa notte ho avuto un sogno in cui Dio mi ha detto di ucciderti, giacché stai diventando un infedele”. A ciò il fratello Shah rispose: “Se pensi che sia volontà di Dio uccidermi, fa pure. Io non ho paura. Ma ciò che farai sarà un assassinio, puro e semplice, per cui dovrai rendere conto alla polizia. E non pensare di andare in paradiso per aver fatto questo, come l’Islam insegna, poiché Geova Dio gli assassini non li ricompensa, ma li distrugge”. Fino a questo giorno l’“infedele” è ancora vivo e, infatti, per molti anni era il solo della fede islamica ad essere associato qui con il popolo di Geova. Alcuni altri vennero per un tempo e poi si allontanarono, pure dopo il battesimo. È stata perciò una grande gioia per questo fratello vedere altri, compresi i suoi propri i figli, che avevano i medesimi precedenti, mostrare vera determinazione di attenersi a Geova e servirlo.

Molto seme fu dunque seminato in quel tempo, parte del quale doveva portare frutto in seguito. Per illustrare questo, possiamo narrare di una donna cristiana nominale che fu visitata a Karachi da uno dei missionari. Fu tenuto con lei uno studio per circa diciotto mesi, ma a motivo dell’indifferenza del marito e dell’opposizione della madre e dei fratelli, ella annullò lo studio per un tempo. I missionari si tennero comunque in contatto con lei e nel 1955 la morte improvvisa della sua figlia maggiore la spinse quindi a cercare di nuovo il conforto delle Scritture. Così una giocatrice d’azzardo molto entusiasta divenne una dedicata e zelante proclamatrice della “buona notizia”, e questa sorella Davis ha avuto la gioia di vedere tutti i componenti della sua intima famiglia eccetto uno dedicare la propria vita a Geova. Suo figlio Geoffrey ha fatto servizio per molti anni come pioniere speciale. Nel 1971 divenne il primo fratello pakistano qualificato per l’opera di servire i suoi fratelli come servitore di circoscrizione.

LA “BUONA NOTIZIA” NEL PAKISTAN ORIENTALE

Pochissimo è stato detto finora circa la predicazione del Regno nel Pakistan Orientale. Nonostante la densità della popolazione, quasi sette volte quella dell’Occidente, la maggior parte dell’attività dei testimoni di Geova si è compiuta nell’Occidente. Salvo una breve visita nel 1932, come è stato menzionato sopra, nessun missionario fu assegnato fino al 1953 al Pakistan Orientale, allorché il fratello e la sorella Howard Benesch furono mandati a Dacca e fu aperta una casa missionaria. Data la mancanza di adesione, comunque, dopo due anni e mezzo furono trasferiti a Lahore, e dovevano passare altri tredici anni prima che l’opera fosse di nuovo tentata a Dacca. Che nella zona si trovassero tuttavia persone simili a pecore fu mostrato dal fatto che una sorella missionaria poteva tenere uno studio per corrispondenza con una signora di Chittagong, il più grande porto di mare del Pakistan Orientale. Qui sono alcuni cristiani nominali, e questa signora era una di loro, cattolica romana. A causa dell’estrema povertà era stata ceduta alle monache da fanciullina. Fece per loro servizi umili nel convento finché, all’età di undici anni, le monache la diedero in matrimonio a un uomo molto più vecchio di lei. Questo la lasciò con poca istruzione e ancor meno amore per la Chiesa Cattolica. Quando la sua propria famiglia era cresciuta fino a tredici membri, un seme di verità fu seminato nel suo cuore da un’anziana, nuova sorella battezzata che era stata essa stessa informata e ammaestrata per corrispondenza. Questa mise in contatto la donna allevata in convento con la stessa sorella missionaria, che le suggerì di studiare ella pure per corrispondenza. Frattanto, un fratello in viaggio d’affari dal Pakistan Occidentale le lasciò inoltre un libro Paradiso.

Per tre anni dopo questo contatto iniziale non se ne seppe più nulla. Un giorno la missionaria ricevette poi una sua lettera che in parte diceva: “Penso che tu sappia che non c’è a Chittagong nessun testimone di Geova eccetto io, ti prego dunque d’aiutarmi mandandomi una Bibbia e delle riviste per guida”. Pare che a causa di gravi alluvioni portate dai cicloni — un avvenimento annuale in questa zona costiera — ella fosse stata costretta a lasciare la propria casa perdendo nel trasferimento l’indirizzo della filiale. Rispondendo alla sua lettera, fu iniziato per corrispondenza uno studio regolare, e il figlio più grande scriveva le risposte alle domande inviatele. Nonostante che la Chiesa Cattolica Romana avesse ritirato tutte le pubblicazioni e che il marito fosse disoccupato, ella studiava con i propri figli e si sforzava di predicare per suo conto la “buona notizia”, perfino mettendosi in fondo alla chiesa cattolica e rivolgendosi alle persone che ne uscivano. Quindi, proprio verso il tempo che arrivarono a Dacca una famiglia di Testimoni e due pionieri speciali per aiutarla s’ammalò molto gravemente e morì di cancro. Questo avvenne nel 1968.

Il padre di quella famiglia arrivata da poco, il fratello Mass Jivanandham, faceva servizio nelle forze armate quando acquistò conoscenza dei propositi di Dio parecchi anni prima. Dopo un anno di studio a Karachi prese la sua determinazione, e fu condannato a sei mesi di prigionia e dimesso dal servizio. Rilasciato, simboleggiò la propria dedicazione con il battesimo e, insieme alla moglie e a tre figli, divenne attivo nella congregazione di Karachi. Nel 1968 gli fu offerta l’opportunità di lavorare a Dacca per diciotto mesi. Accettò l’offerta solo a condizione che i pionieri speciali, il fratello e la sorella Porter, che erano venuti nel 1961 a servire dove la necessità è grande, l’accompagnassero. Sentiva che tale disposizione era necessaria per mantenere la sua famiglia spiritualmente forte. Il gruppo si mise dunque al lavoro a Dacca. Fu distribuita molta letteratura e furono ottenuti molti abbonamenti a La Torre di Guardia. Furono iniziati anche studi biblici, e un risultato fu che un giovane simboleggiò la propria dedicazione con il battesimo all’assemblea di distretto di Karachi nel 1970, mentre due altri cominciavano a proclamare. Nonostante che il fratello Jivanandham e la sua famiglia dovessero alla fine lasciare Dacca al termine del suo contratto di lavoro, i due pionieri speciali vi rimasero fino al 1971 allorché partirono in mezzo alla caotica situazione politica.

L’ESPANSIONE RICOMPENSA GLI SFORZI DEI MISSIONARI

I rapporti della filiale mostrano che alla fine dell’anno di servizio del 1953 c’erano nel paese quattordici diplomati della Scuola di Galaad ed era stato raggiunto un massimo di cinquantasette proclamatori. I diplomati eran distribuiti fra le quattro case missionarie in quattro diverse città. Una delle nuove case era a Lahore, la seconda delle più grandi città del Pakistan, dove, nel corso degli anni, molti hanno partecipato alla predicazione del Regno. Infine, all’inizio del 1954 si formò la prima congregazione di cinque nuovi proclamatori (solo uno alla fine rimase leale a Geova) e quattro missionari. Verso la fine del luglio dello stesso anno il loro numero aumentò con l’arrivo dei fratelli Goodman e Forrest quando, a causa del problema degli alloggi a Karachi, Lahore divenne il nuovo luogo della filiale della Società. Essi furono costretti a lasciare la casa di Karachi con breve preavviso, e siccome Karachi era ancora in lotta per l’enorme problema dei profughi, non c’era da fare altro che trasferirsi a Lahore. Ivi erano stati trovati locali adeguati di nuova costruzione.

Lahore non ha la popolazione cosmopolitana di Karachi e le persone sono perciò inclini ad essere di mente ristretta. È nota come la città delle università e molti antichi monumenti attraggono i visitatori. Come nella maggioranza delle città dell’Asia il contrasto fra ricchi e poveri è notevole, con gli abbienti che abitano in ricchi bungalow e i miseri, che formano la grande maggioranza, in squallide, antigieniche capanne di fango o in buie, ugualmente antigieniche, anguste vie. C’è poi un altro crescente strato della popolazione che forma la classe media, ed è fra questi che si compie la massima parte dell’opera di testimonianza. Questo non si fa a causa della distinzione di classe, ma, piuttosto, per i problemi che sorgono visitando i quartieri poveri della comunità.

La semplice comparsa di uno straniero o di un forestiero ben vestito è il segnale perché la stretta via si riempia di ragazzini sporchi e spettinati di ogni età. Si versano letteralmente fuori delle case, non lasciando nella mente alcun dubbio che in questa parte del mondo il problema N° 1 è la sovrappopolazione. Urlando e spingendosi l’un l’altro, seguono il proclamatore di casa in casa, spesso entrando lentamente nella casa dietro il proclamatore, senza tener conto di nessuna rimostranza. I più grandi si rendono subito conto dell’identità del nuovo venuto e in breve l’intera via ode che possono acquistare una rivista per venticinque paisas o che l’estraneo va facendo cristiani. Questo fa spesso chiudere le porte, ma in ogni modo a questo punto il proclamatore decide di andare in un’altra via dove possa udirsi parlare.

In tale circostanza una bicicletta, il più comune mezzo di trasporto a Lahore, è un vantaggio per una rapida fuga. Quando il Testimone infine va via, ci sono strilli e battimani e, in alcuni casi, lancio di pietre. Quindi il miglior modo di lavorare in tali quartieri è quello di imitare l’esempio dei fratelli dei paesi comunisti, facendo una casa in una via alla volta.

Quando la filiale fu da principio trasferita a Lahore, la testimonianza era in gran parte limitata a quelli che conoscevano l’inglese. In quel tempo non c’era per i nuovi venuti nessuno speciale corso di lingua di due mesi. I nuovi missionari impararono l’urdu come meglio poterono, a volte pagando un insegnante privato. Anche così, se l’insegnante si interessava più del pagamento che d’insegnare, il progresso era lento. Ci fu comunque un missionario che cercò di far uso della conoscenza acquistata della lingua, in tutti gli sparsi villaggi del Punjab, viaggiando con una bicicletta a pedali.

Questi fu Harry Forrest. Dopo il suo trasferimento da Karachi al nord egli divenne un personaggio ben noto nei tre anni che percorse le centinaia di chilometri del Punjab rurale. Egli portava con sé ogni cosa, letteratura, abiti, Bibbia e coperte per dormire. Carico di fronte, di dietro e a entrambi i fianchi, sembrava più un turista del mondo. Le persone comuni apprezzavano grandemente i suoi sforzi e lietamente l’ascoltavano proferire poche parole in urdu, leggendo le scritture nelle loro Bibbie punjabi. Lo chiamavano “Il Signore della Giungla”, poiché questo è il letterale significato del suo nome in urdu. Benché avesse più di cinquant’anni e, in quel tempo, fosse leggermente duro di udito, continuava il suo lavoro con l’estremo caldo, dormendo ovunque potesse, fosse una casa o un fienile, una capanna, un bazar oppure l’aperta campagna sotto le stelle. Quanto spesso ai Testimoni fanno oggi domande su di lui allorché trovano persone che per la prima volta ricevettero il messaggio del Regno grazie alla sua zelante attività!

Maggiore predicazione si faceva ora fra la vasta popolazione musulmana in tutto il paese, e quando nel 1951 fu presentato il libro Che cosa ha fatto la religione per il genere umano? con il suo capitolo sull’“Islam” si sperava che molte persone di cuore onesto aprissero gli occhi. Molte copie furono messe nelle mani delle persone, ma nel 1955 alcuni dei più fanatici cominciarono a fare obiezione a quello specifico capitolo, e nella stampa cominciarono a comparire lettere che esprimevano obiezione. I musulmani sono così sensibili sulla questione che qualsiasi cosa si dica su Maometto che potrebbe in alcun modo interpretarsi in senso offensivo è un motivo sufficiente per suscitare un tumulto. In ogni modo, il governo decise nell’agosto del 1955 di bandire questa pubblicazione totalmente, e la ragione addotta fu che offendeva la suscettibilità religiosa della popolazione locale. Comunque, erano disponibili altre pubblicazioni, quindi l’opera di predicazione continuò senza subire alcuna diminuzione.

Alla fine di quell’anno 1955 si stabilì una nuova casa missionaria a Rawalpindi, 274 chilometri a nord-ovest di Lahore, ai piedi delle grandi catene montuose. Questo portò a quattro il numero di tali case, per il fatto che il fratello e la sorella Benesch avevano ora lasciato Dacca per Lahore, dove si unirono a loro le prime due sorelle missionarie nubili ch’erano arrivate nel paese. I fratelli Muscat e Miller, originari dell’Australia, furono in questo tempo trasferiti da Lahore a Rawalpindi per aiutare lì a iniziare l’opera.

Mentre era a Lahore, il fratello Miller iniziò uno studio biblico con un certo sig. Lamuel, che mostrò d’essere un bramoso uditore della Parola di Dio e che subito fece progresso fino al punto di battezzarsi. Benché dapprima la sua conoscenza dell’inglese fosse molto limitata, nel corso degli anni acquistò in questo senso tale abilità che ora è impiegato per promuovere gli interessi del Regno mediante la regolare traduzione del Ministero del Regno in urdu e facendo da interprete nella congregazione di Lahore.

BENEDIZIONI DEL 1956

Nel gennaio del 1956 il Pakistan ricevette un nuovo servitore di filiale, R. T. Pope dalla Nuova Zelanda, che era venuto nel Pakistan due anni prima dopo essersi diplomato dalla Scuola Biblica Torre di Guardia di Galaad. Questo accadde per la partenza di Claude Goodman, che doveva presto sposarsi con una delle figlie del summenzionato fratello Harding. Il fratello Goodman parlò dei suoi ventisei anni di diligente servizio in queste regioni come il più rallegrante e dilettevole capitolo della sua vita. Benché di salute cagionevole, egli continua a far servizio come pioniere e sorvegliante nell’Australia Occidentale.

All’inizio dello scorso anno fu formata a Karachi la primissima congregazione di lingua urdu. Molti fratelli erano qui appartenuti alla stessa denominazione cristiana nominale, e il fratello Sadiq Masih fu colui che per primo portò il messaggio a questa gente umile. Egli stesso aveva dapprima appreso qualche cosa dei propositi di Dio in India nel 1947 quando aveva acquistato di seconda mano un libro Liberazione, senza copertina, lacero e privo di frontespizio. Sadiq, figlio di un ecclesiastico, si era vivamente interessato dalla giovinezza alla Parola di Dio. Nel 1948 portò la sua famiglia a Quetta e trovò una casa di fronte alla chiesa. La sola preghiera detta da questo ecclesiastico che egli trovò ammirevole seppe che era stata solo letta da un libro di preghiere. E chi glielo disse? Sì, lo stesso figlio dell’ecclesiastico il quale, quindici anni dopo, doveva egli stesso divenire un dedicato servitore di Geova Dio. Sadiq continuò a essere in uno stato spirituale molto insoddisfacente fino a una fredda, nevosa domenica mattina in cui egli e la sua famiglia se ne stavano a letto per tenersi al caldo allorché un fratello pioniere venne alla sua porta. Egli accettò il libro “Sia Dio riconosciuto verace” e acconsentì d’iniziare immediatamente nella sua casa uno studio biblico.

In breve partecipava all’opera di predicazione, e un giorno gli si presentò quindi un altro privilegio. Era in programma che il servitore di circoscrizione pronunciasse un discorso estesamente annunciato nella locale Sala Comunale, ma l’interprete non si fece vivo. Sadiq Masih fu invitato a sostituirlo, e questa non fu che la prima di molte opportunità del genere di migliorare la sua disposizione di servire. Non molto tempo dopo ciò andò nel Punjab, dove, nel suo tempo libero, era in grado di seminare molto seme, parte del quale in seguito portò frutto nella forma di altri dedicati servitori di Geova. Gradualmente si rese conto che il suo lavoro secolare ostacolava e limitava i suoi sforzi, quindi, con sua grande perdita economica, decise di cambiare la sua vocazione.

Credendo fermamente nella promessa di Matteo 6:33, tornò nel suo proprio distretto del Punjab, a Sialkot. Nonostante i tempi difficili e l’opposizione, comprese due insurrezioni di turbe, trovò un uomo che era disposto a dedicare la propria vita a Geova e che fa ancora servizio fedelmente. Nel 1952, quando il fratello Knorr visitò Karachi, Sadiq vendé il suo unico possedimento mobile, una bicicletta, per pagarsi il viaggio di andata all’assemblea di Karachi, a circa 400 chilometri di distanza. A Karachi fece in modo di trovare un’occupazione adatta e decise di restarvi e di parteciparvi all’opera del Regno.

In seguito, in questa stessa congregazione di Karachi, c’erano due fratelli carnali, Sattar e Sadiq, che fecero progresso nella conoscenza e poi tornarono nel loro nativo Punjab con le loro famiglie per farvi servizio come pionieri speciali. Questo accadeva nel 1959, dopo che il fratello Forrest era tornato in Canada. Grazie all’addestramento che questi due fratelli avevano ricevuto nella congregazione di Karachi, furono presto in grado di organizzare il primo gruppo isolato nel Punjab rurale. Non istruiti agli occhi del mondo (uno dei fratelli aveva imparato a leggere dopo esser divenuto Testimone), questi fratelli continuarono a predicare a dotti e a illetterati allo stesso modo in tutti i villaggi e i paesi intorno a Daska, circa novantasei chilometri da Lahore. Nel 1970 il piccolo gruppo fu formato in una congregazione e i due fratelli costruirono una Sala del Regno nel piccolo pezzo di terreno dove sorgeva la loro casa. Questa struttura ha la distinzione d’essere la sola Sala del Regno del paese costruita e posseduta dai fratelli.

Verso la fine del 1956 i settantanove proclamatori di tutto il paese si rallegrarono alla prospettiva di radunarsi ancora una volta con il presidente della Società, il fratello Knorr. Nella Sala Comunale di Lahore 160 persone udirono la conferenza pubblica pronunciata dal presidente, e in quella occasione furon battezzate cinque persone. Durante la sua visita il fratello incise una breve intervista che in seguito fu trasmessa dalla radiostazione di Lahore, la prima e ultima volta che uno del popolo di Geova abbia avuto l’opportunità di dichiarare la “buona notizia” alla radio pakistana.

Il vicepresidente della Società, il fratello Franz, doveva pure essere a quella assemblea di Lahore con il fratello Knorr, ma per qualche inaspettata difficoltà a causa della vaccinazione contro la febbre gialla il fratello Franz fu tenuto in quarantena a Karachi con un intero carico di passeggeri di aereo. Quando fu rilasciato, naturalmente, l’assemblea di Lahore era finita. I fratelli furono assai delusi, ma trovarono qualche consolazione nel fatto che i fratelli dell’India e della Birmania si sarebbero rallegrati della sua visita. Poco dopo quell’assemblea, nel febbraio del 1957, i tre proclamatori e i due missionari di Rawalpindi divennero una congregazione, e questo portò a cinque il numero delle congregazioni nel paese.

LA “BUONA NOTIZIA” VIENE NELL’AFGHANISTAN

Nel settembre del 1957 il territorio della filiale pakistana aumentò di circa 647.000 chilometri quadrati e di oltre dodici milioni di abitanti. In che modo? In quanto i primi testimoni di Geova erano arrivati nello scabroso, vicino paese dell’Afghanistan. Philip Zimmerman, impiegato di un’aerolinea internazionale si era trasferito dagli Stati Uniti a Kabul, nella capitale. Con sua moglie, sua madre e il suo figliuolo, era venuto in questa città di 350.000 abitanti.

Come i paesi vicini orientale e occidentale, l’Afghanistan è quasi totalmente islamico di religione, e la predicazione del cristianesimo agli Afghani non è mai stata tollerata. Non si può dire nulla in maniera ufficiale contro il Corano o la religione musulmana perché il re è musulmano, e qualsiasi cosa che lo discrediti è considerata come lesa maestà, e costituisce un motivo sufficiente per espellere uno straniero dal paese. Fino a questo giorno i Testimoni devono limitare la loro opera alla comunità degli stranieri di passaggio, mentre ricorrono a ingegnosità per rivolgere il messaggio del Regno alla popolazione locale. La maggioranza delle persone sono contadini analfabeti che parlano solo il pushto (parlato anche nella regione di frontiera nordoccidentale del Pakistan) o il dari, la forma afghana della lingua persiana. Gli Afghani dotti parlano di solito almeno una lingua europea.

Dato il tipo di occupazione del fratello Zimmerman e il suo bisogno di tornare a regolari intervalli negli Stati Uniti, non fu possibile in questo tempo una predicazione molto uniforme; fu tuttavia abbastanza, perché parecchie persone sapessero che la famiglia era partita nel 1958 per l’assemblea internazionale di New York, persone che erano interessate ad apprendere ciò che vi era accaduto quando la famiglia tornò a Kabul. I novantasette proclamatori del Pakistan furono pure rappresentati in quel grande congresso. Cinque missionari e il fratello Sadiq Masih da Karachi furono grati dell’assistenza finanziaria che ricevettero dai fratelli di ogni parte del mondo così che poterono andare a quell’assemblea e tornare spiritualmente rafforzati e carichi di esperienze da condividere con i loro fratelli.

Poiché da principio l’intero paese del Pakistan formava una sola circoscrizione, era necessario che alcuni facessero viaggi da 800 a 1.500 chilometri di sola andata almeno due volte l’anno per assistere alle assemblee di circoscrizione e di distretto. Fu a una di tali assemblee di circoscrizione a Rawalpindi, nell’aprile del 1959, che i fratelli si sorpresero all’arrivo di un delegato poco prima che iniziasse il programma il venerdì sera. Questi era il fratello Werner Schwarze. Aveva fatto un viaggio di oltre 480 chilometri da oltre Kabul, nell’Afghanistan, in motocicletta. Dall’eccessivo freddo dei monti era venuto attraverso lo storico passo Khyber alle calde pianure polverose di qua. Benché non si potesse esprimere facilmente in inglese, la sua felicità d’esser lì era irradiata ai congressisti. Esattamente due mesi prima il fratello Schwarze era venuto dalla Germania nell’Afghanistan per servire dove la necessità è grande.

Il suo viaggio di ritorno in Afghanistan non fu senza problemi. Portava con sé sulla motocicletta una valigia piena di letteratura, ed era alquanto preoccupato di come gli agenti di confine avrebbero reagito. Comunque, alcuni chilometri prima del posto di blocco un auto di passaggio si fermò e l’automobilista disse: “Quella valigia sulla motocicletta le è troppo difficile. La dia a me e la consegnerò alla sua ambasciata a Kabul”.

Per tutto il percorso egli cercò, nonostante la sua limitata conoscenza della lingua, di condividere la “buona notizia” con gli abitanti locali. La stessa cortese testimonianza occasionale circa i propositi di Geova egli la dà in quei luoghi ovunque viaggi fino a questo giorno. Alla successiva assemblea, il fratello Schwarze fu accompagnato dalla moglie e dalle due figlie, arrivate di recente a Kabul. Questo fece aumentare i proclamatori del Regno in Afghanistan a sette. Subito altri tre proclamatori dovevano arrivare dalla Germania per servire dove la necessità è così grande.

Una vera pietra miliare nel progresso dell’opera in Afghanistan si raggiunse nel 1962 quando Milton Henschel, dall’ufficio del presidente, visitò Kabul. In quell’occasione i fratelli ebbero lì la loro propria piccola assemblea, che per certo indicò qualche piccolo alleggerimento delle restrizioni. Come ne furono tutti incoraggiati! Nel 1964, dopo avervi compiuto sette anni di servizio, i Zimmerman dovettero lasciare l’Afghanistan. Nei successivi cinque anni ci furono solo cinque proclamatori per servire i milioni di abitanti del paese: il fratello Schwarze, sua moglie, le sue due figlie e il fratello Muecke, marito di una di quelle figlie.

I fratelli tengono letteratura in circa trenta lingue, e nella casa del fratello Schwarze c’è un’esposizione del libro Paradiso in parecchie lingue, che serve da argomento di conversazione ogni qualvolta qualcuno fa visita. Il fratello Schwarze ricorda che nel 1959 avevano fino a sette poliziotti che vigilavano sul loro luogo di adunanza, e se una persona locale voleva studiare dovevano incontrarla all’angolo di qualche via e condurla in auto a fare una scampagnata in collina. Ora non c’è nessun poliziotto che vigila.

Nell’opera di casa in casa bisogna divenire esperti nel riconoscere i nomi non afghani alle porte. In quanto alle case di Kabul, di solito hanno alte mura di cinta e quando bussate alla porta risponde un servitore afghano. Prima gli chiedete in persiano se lì abita uno straniero. Se la risposta è negativa, vi scusate e quindi provate a un’altra casa.

VOLENTEROSI CONTRIBUISCONO ALL’ESPANSIONE

Nel Pakistan c’era stato un altro cambiamento al principio del 1959. Il fratello Pope partì per sposarsi e per continuare il suo servizio missionario in India, quindi G. K. Young fu nominato in sua vece. Nell’aprile del 1960, quando ci fu un massimo di 112 proclamatori, c’erano solo sei diplomati di Galaad che rimanevano, e due di questi si preparavano a partire a causa di malattia. Comunque, quattro altri ne arrivarono quel mese dal Canada.

Il Pakistan ha avuto una buona partecipazione di fratelli e sorelle che son venuti a servire dove la necessità è grande, e questi sono sempre stati fonte di stimolo per i proclamatori locali, come il fratello e la sorella Pinchbeck dall’Inghilterra, che restarono per alcuni anni. Questa coppia rinunciò ad andare all’assemblea internazionale del 1958 a New York al fine di venire a Karachi, e restarono per quattro anni, e alla fine il fratello divenne sorvegliante della congregazione inglese di Karachi, mentre sua moglie faceva la pioniera. Trovarono una famiglia con la quale studiarono finché non si trasferì nel Pakistan Orientale per servire dove la necessità era maggiore.

Una zelante sorella di mezza età degli Stati Uniti pure ebbe un’eccellente partecipazione alla distribuzione de La Torre di Guardia urdu nei bazar e in altri luoghi non visitati spesso. Era venuta col marito, che lavorava per una compagnia che scavava pozzi. Ma come superò il problema della lingua? Siccome aveva per sua convenienza un’auto guidata da un autista, impiegava il suo autista musulmano come interprete, facendo per mezzo di lui brevi presentazioni delle riviste. Così, con l’aiuto di fratelli di varie nazioni, raggiungemmo nel maggio del 1961 un massimo di 129 proclamatori, un aumento del 22 per cento. Allora c’erano solo tre congregazioni, una a Lahore e due a Karachi.

L’assemblea tenuta nel Pakistan nel 1962, quando fu nostro grato ospite il fratello Henschel, risultò molto incoraggiante per i fratelli. In seguito durante l’anno altri otto fratelli e sorelle, addestrati nelle Scuole di Ministero del Regno negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Australia, vennero a unirsi agli otto diplomati di Galaad già occupati in questo paese. Alcuni furono assegnati a iniziare l’opera di nuovo a Rawalpindi, ma il progresso era lento sebbene la popolazione della città fosse enormemente aumentata dopo essere divenuta capitale ad interim, mentre si costruiva a soli tredici chilometri la nuova capitale, Islamabad. Nonostante i molti anni di duro, paziente lavoro in questa zona, i quattro missionari che vi sono ancora hanno in entrambe queste città meno di dieci proclamatori che lavorano con loro.

Un altro punto notevole nella nostra storia fu il congresso internazionale di Delhi, in India, nel 1963. I fratelli del Pakistan dovettero fare molto duro lavoro e faticosi preparativi per ottenere passaporti e visti, dato che le relazioni fra Pakistan e India non sono mai state massimamente cordiali. Alcuni dall’Afghanistan poterono recarsi a questa meravigliosa assemblea.

Per rendere più facile a tutti assistere alle tre assemblee, il Pakistan Occidentale fu diviso nel 1965 in due circoscrizioni, lavorando i due servitori di circoscrizione per parte del loro tempo. Durante questo stesso anno le relazioni fra India e Pakistan peggiorarono, e ne risultò perfino la guerra. Comunque, questo non influì sull’attività del Regno.

Negli anni di servizio dal 1964 al 1968 ci furono quarantaquattro persone che simboleggiarono la loro dedicazione a Geova, indice di un crescente numero di persone che rispondono al messaggio del Regno in questo paese. È vero che il nostro numero di proclamatori non mostra ogni anno un aumento grande, ma questo è da attribuire alla partenza di alcuni per altri paesi e all’allontanamento di alcuni che non avevano amore verso Geova nel loro cuore.

Alla fine del 1967 e al principio del 1968 arrivarono qui altri sette diplomati di Galaad. Cinque di questi furono in origine assegnati all’India e a Ceylon, ma siccome non poterono ottenere il visto per quei paesi, chi ci guadagnò fu il Pakistan. Nel 1968 alla prima assemblea di distretto di Karachi simboleggiò la propria dedicazione la prima della comunità dei Parsi nel Pakistan. Questi seguaci di Zoroastro formano una comunità strettamente collegata e prospera, in cui si sposano solo fra loro e non fanno convertiti alla loro religione. Per questa ragione la nostra sorella dovette avere grande coraggio e determinazione.

Data la generosità dei nostri fratelli in altri paesi, tutti i missionari e cinque pionieri speciali poterono assistere alle assemblee internazionali del 1969. Altri fratelli pakistani furono in grado di disporre le loro cose in modo da essere all’assemblea che si tenne a Londra, in Inghilterra. Il rapporto dell’anno di servizio del 1969 indica un aumento del 5 per cento rispetto all’anno precedente. Quindi nel febbraio del 1971 avemmo un nuovo massimo di 173 proclamatori mentre alla Commemorazione il numero salì a 517 presenti. Durante l’anno di servizio del 1971 furono distribuiti 6.610 Bibbie e libri, e anche 8.043 opuscoli, 41.392 riviste, e si ottennero 1.511 nuovi abbonamenti alle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi!

Anche l’Afghanistan ebbe un aumento per l’arrivo di altre due coppie dalla Germania. In realtà, tutti i proclamatori nell’Afghanistan e una persona interessata furono tra i 196 che si adunarono in febbraio a Lahore per l’assemblea di circoscrizione. Cinque dei nuovi interessati a Lahore sono ex musulmani. Uno di questi fu visitato in principio nel suo ufficio solo alcuni mesi prima dell’assemblea e fece progresso così rapidamente che simboleggiò la propria dedicazione alla successiva assemblea di circoscrizione, nel giugno del 1971.

Si prendono ora disposizioni per stampare nel Pakistan La Torre di Guardia urdu. Per anni è stata tradotta e stampata in India, ma a causa del peggiorare delle relazioni fra i due paesi il governo pakistano ha messo al bando tutto il materiale stampato proveniente dall’India. Ora i proclamatori attendono con ansia l’edizione urdu de La verità che conduce alla Vita Eterna, attualmente in corso di preparazione.

Nonostante che le condizioni politiche ed economiche divengano sempre più difficoltose e che l’orizzonte internazionale si faccia più tenebroso, la piccola schiera di proclamatori, ancora una volta costretta a lavorare solo nella parte occidentale del Pakistan, continua zelantemente a proclamare il messaggio del Regno rivolgendosi a Geova perché continui a benedire i loro sforzi, fiduciosi che egli adempirà il suo amorevole proposito di concedere protezione e vita a tutti quelli che gli dimostrano amore.