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Ghana

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IL PAESE del Ghana è situato nell’ampia sporgenza occidentale del continente africano. È appena al di sopra dell’equatore, confinando a ovest con la Costa d’Avorio e a est con il Togo. Con una superficie di 237.873 chilometri quadrati, è all’incirca grande come la Gran Bretagna. L’attuale popolazione è di otto milioni e mezzo di abitanti, 16.093 dei quali sono testimoni di Geova. Questo è il paese che, fino al 6 marzo 1957, era noto come Costa d’Oro.

È degno di nota che la religione indigena del popolo del Ghana si basa sull’animismo. A causa di ciò le domande sull’anima e su ciò che accade dopo la morte sono qui di tale importanza da ridurre quella di qualsiasi altro insegnamento religioso.

La credenza che gli oggetti inanimati abbiano anime o siano abitati da spiriti degni di riverenza ha portato ad adorare fiumi, laghi e lagune, fra i quali sono noti i fiumi Prah, Tano e Densu, il lago Bosomtwi e le lagune Korle e Sakumo. Si pensa che certi animali siano la sacra incarnazione dell’anima di certi clan ed è resa loro appropriata riverenza. Monti, rocce, valli, alberi e viti sono stati tutti adorati o considerati con timore superstizioso.

Quando i Portoghesi furono costretti a lasciare la Costa d’Oro nel 1642, i sacerdoti cattolici andarono via con loro. Prima di partire, comunque, avevano presentato al popolo il culto di Sant’Antonio.

Oggi il popolo pagano di Elmina ha costruito un santuario alla statua di Sant’Antonio. L’hanno nominato Nana Ntuna (Nonno Antonio). In tempi recenti la vecchia Bibbia che asseriscono venisse con la statua è scomparsa dalla capanna, ma il rosario e il crocifisso vi sono ancora. Hanno anche creato un dio compagno, Brafu Kweku, per Sant’Antonio. Isa (Gesù) è rappresentato nella Ntuna Bum (capanna di Antonio) in “ciò che sembra sia il residuo polverizzato di antichissime ostie o pane della comunione lasciato in un recipiente”.

Così “Nana Ntuna, Isa e Brafu Kweku costituiscono la trinità dell’adorazione dell’Antonio-Bum, durante la cui celebrazione si pongono intorno alla statua ceri o candele accese e si brucia incenso”. Il culto di Ntuna a Elmina è messo in relazione col frutto del primo tentativo della cristianità di cristianizzare un popolo che adorava alla maniera animistica.

Passarono due secoli dal tempo che furono cacciati i Portoghesi prima che la cristianità facesse un altro tentativo di evangelizzare la Costa d’Oro, questa volta per mezzo di missioni protestanti. Appena i missionari ebbero superato il problema dell’acclimatazione, che fece perdere a parecchi la vita, si dedicarono allo studio delle lingue native. In breve tempo i missionari di Basilea e di Brema avevano messo per iscritto le tre principali, twi, ewe e ga. Dopo ciò tradussero parti della Bibbia nelle lingue vernacolari e nel 1871 l’intera Bibbia era disponibile in forma stampata in twi, ewe e ga.

Queste traduzioni erano così accurate, per ciò che concerneva le lingue, che quelle in ewe e ga sono ancora le sole traduzioni in uso con pochissima revisione.

Un altro lodevole pregio delle loro traduzioni è l’uso del Nome divino. Questo, reso Iehowa e Yehowa, compare nelle Scritture Ebraiche in quasi tutti i debiti luoghi in tutte e tre le traduzioni. I traduttori ewe e ga fecero anche meglio di ciò. Usarono il Nome divino nelle Scritture Greche, in lingua ga in II Corinti 6:17 e 18 e nella lingua ewe in Ebrei 7:21; 13:6; I Pietro 3:12 e nel libro di Rivelazione ovunque ricorre l’espressione “Alleluia”.

I primi missionari insegnarono così al popolo che il nome del Dio in Capo è Iehowa o Yehowa. Istituirono scuole e insegnarono al popolo a leggere. Produssero inoltre libri e opuscoli che contenevano racconti storici semplificati della Bibbia e incoraggiarono a leggerli. Tutto questo contribuì a dare ai nativi alcune basilari informazioni intorno alla Bibbia e a far conoscere loro il Nome divino.

Dopo la prima guerra mondiale si diede all’istruzione maggior incremento nella Costa d’Oro. In questo tempo l’influenza delle chiese era cresciuta in tutto il paese, e le poche eccezioni erano le zone musulmane del settentrione. Avevano istituito altre scuole e anche si erano ramificate nelle commerciali e in altri campi. L’istruzione e le chiese erano così collegate insieme nella mente dei nativi che le chiese erano chiamate Sukuu o Scuola.

Per questa ragione si considerò un segno di prestigio essere formalmente battezzati in una delle chiese della cristianità. Gli istruiti si identificarono con questa o con quella chiesa, chiamando quelli il cui nome non era iscritto in nessun registro ecclesiastico arretrati, boscaioli, non istruiti e pagani.

Comunque, nonostante questa esteriore mostra di pietà, il nativo frequentatore di chiesa era interiormente lo stesso. Il battesimo era una cosa di poco conto, accessibile a chiunque ne facesse richiesta verbale, anche in punto di morte. I cambiamenti che si dovevano fare nella vita della persona conforme alla volontà di Dio non avevano nessuna importanza.

Molti “illuminati” frequentatori di chiesa continuavano a rendere omaggio agli dèi ancestrali. In molti modi partecipavano a feste pagane onorando i morti. I capi, che facevano offerte di cibo e di bevande agli dèi ancestrali, erano accettati nelle chiese con un senso di prestigio. Per arricchire le feste pagane questi capi tribali, accompagnati da numeroso seguito, assistevano alle funzioni ecclesiastiche con tamburi e molti arredi pagani per “ringraziare Dio” con grosse offerte in denaro, che erano sempre accettate dalle chiese.

La poligamia non costituiva nessun ostacolo per l’appartenenza alla chiesa, benché i poligami e alcuni capi tribali fossero dichiarati esclusi dalla partecipazione al pane e al vino della comunione. La propria reputazione nella chiesa era determinata in effetti dalla propria capacità di contribuire al fondo della chiesa, e il funerale e le altre funzioni erano decise in gran parte dal pagamento o meno della propria quota di appartenenza alla chiesa.

Nonostante tutto ciò, non c’era da meravigliarsi se alcuni Africani negli anni venti pensarono che le chiese erano state una grossa frode. C’erano uomini nella Costa d’Oro che in quel tempo inorridirono di queste cose, guardarono la confusa situazione della cristianità e dei suoi insegnamenti e si chiesero se Dio era capace di fare qualche cosa di meglio.

C’era, per esempio, Eddy Addo, snello, color rame, aggressivo ed esplicito. Egli era attivo nella chiesa, sì, ma non esitava ad affrontare il clero su ciò che definiva “un pensiero che si agita in me sulla frequente e insistente richiesta di denaro”. C’era J. B. Commey, riservato e riflessivo, che cercava la verità. Provò sorpresa quando il sacerdote anglicano gli disse che la chiesa era una società e che aveva le proprie regole le quali non dovevano conformarsi alla Bibbia.

Considerate inoltre C. T. Asare, uno studente piuttosto mansueto e apologetico, che cercava con sincerità e onestà di adorare Dio. Guardatelo dall’altra parte della tavola mentre è rivolto al sacerdote in una conversazione prima della comunione. Udite il sacerdote che gli chiede di pagare ciò che deve alla chiesa come condizione perché gli sia servita la comunione. Vergognoso Asare distoglie lo sguardo. Con difficoltà spiega che è uno studente e perciò ha diritto alla speciale dispensa che esenta gli studenti dal pagamento delle tasse ecclesiastiche. Ora udite il sacerdote che gli ordina di uscire, con quanta voce ha in gola, aggiungendo: “Non pensi che io mangio come lavoro?”

C’erano altri uomini nella Costa d’Oro che cercavano con premura la verità della Parola di Dio, come I. K. Norman. Era giovane, arguto, con buona istruzione e un avvenire materiale assicurato nel servizio civile. Ma il giovane Norman era lungi dal compiacersi della religione nella quale era stato allevato. Nonostante il suo naturale senso umoristico prese la religione tanto seriamente che a rischio di perdere il lavoro scrisse all’arcivescovo di Canterbury e al vescovo di Liverpool, sfidando la dottrina della Trinità con chiari termini. Immaginate la sua delusione quando un cappellano gli scrisse per dirgli che l’arcivescovo era troppo occupato per rispondere alla sua lettera. Immaginate il suo disgusto allorché la lettera prosegue esortandolo a battezzarsi immediatamente e dice che dopo ciò ogni cosa gli sarà accessibile!

Questi erano uomini che volevano conoscere la giusta via per adorare Dio. Avevano trovato il paganesimo animistico insoddisfacente e la cristianità era loro venuta meno.

GEOVA MANDA LA LUCE

“Per certo . . . Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole”. — Atti 10:34, 35.

Così si sentiva esattamente il piccolo gruppo di persone affamate di verità nella Costa d’Oro nell’anno 1924. Avevano brancolato nelle tenebre, sospirando e gemendo per tutte le cose detestabili che sapevano eran commesse nella cristianità e nel paganesimo.

In quel tempo un unto servitore di Geova arrivò per aiutarli a imparare la verità della Parola di Dio. Era Claude Brown, che dalle Indie Occidentali era emigrato nel Canada. Egli era uno Studente Biblico Internazionale durante la prima guerra mondiale e in Canada aveva trascorso qualche tempo in carcere anziché violare la propria neutralità. Verso la fine del 1923 partì dalla città di Winnipeg in Canada e salpò per la Sierra Leone. Lì si unì a W. R. Brown, che era arrivato dalle Indie Occidentali sei mesi prima per dichiarare la buona notizia del regno di Dio al popolo dell’Africa Occidentale.

Claude Brown trascorse circa tre mesi nella Sierra Leone pronunciando conferenze bibliche e adattandosi al clima dell’Africa Occidentale. Fu all’inizio del 1924 che W. R. Brown lo mandò a fare un giro di conferenze nella Costa d’Oro e in Nigeria.

Prima di partire dalla Sierra Leone, Claude Brown ottenne informazioni intorno a una famiglia della Sierra Leone che abitava nella Costa d’Oro. Benché Accra, capitale della Costa d’Oro, fosse in quel tempo un’operosa città di 43.000 abitanti, Claude Brown riuscì a trovare la famiglia. I Cole, come eran chiamati, si mostrarono assai ospitali e diedero alloggio a questo ambasciatore del regno di Dio nella loro abitazione.

Essi possedevano un complesso palazzo per trattenimenti chiamato Merry Villas. Il principale teatro era costruito come una sala cinematografica e aveva circa 400 posti a sedere. Era usato principalmente per un carosello che funzionava a mano, il quale poteva essere smontato e tolto via per far posto ad altre attività nella sala. Già le Merry Villas erano famose come il luogo ideale nella città per conferenze e adunanze pubbliche. Claude Brown ottenne l’uso della sala per le sue conferenze bibliche, le prime che venivano tenute nel paese da un rappresentante degli unti servitori di Geova.

Egli aveva portato con sé grandi manifesti per annunciare le conferenze. A mano aggiungeva i particolari del luogo e del tempo e si teneva occupato ad affiggerli sugli edifici pubblici, sulle case private e sui pubblici pannelli per l’affissione.

La lettura delle notizie pubbliche in quei giorni, segno di saper leggere, accresceva il prestigio delle persone. Molto presto i manifesti di Claude Brown cominciarono dunque ad attirare l’attenzione di una larga parte della popolazione di Accra. I letterati e i semiletterati vi affluivano da ogni luogo. Ciò che i manifesti dicevano li sorprendeva. Presto parecchi del popolo che leggevano i manifesti ripetevano la domanda: “Dove sono i morti?” “Se i buoni sono in cielo e i cattivi sono davvero all’inferno, perché viviamo col timore dei morti?”

Vale la pena di ricordare qui che alcuni degli uomini che avevano riflettuto sui punti suscitati dai manifesti di Claude Brown, come J. B. Commey e Eddy Addo, si rifiutarono quel giorno di andare in chiesa, per assicurarsi che nulla impedisse loro di andare alle Merry Villas in tempo per udire lo strano espositore internazionale della Bibbia.

Alle 14.30 la sala era piena più che a metà, e quando il discorso iniziò non c’erano meno di 500 persone presenti. Era un distinto uditorio formato da ecclesiastici preminenti, tra cui J. T. Roberts, fondatore della scuola superiore di Accra. Erano anche presenti il sig. E. Ayeh, direttore della Scuola Infantile del vescovado, l’avvocato T. Hutton Mills, che in seguito divenne ministro di stato, e il sig. John Buckman, in seguito segretario del consiglio provinciale dei capi.

Non c’era nessun elaborato podio o pulpito per l’oratore, come questa gente era abituata a vedere nelle cappelle della cristianità. C’era solo una scrivania su cui era stesa una pulita tovaglia bianca. Su di essa poggiavano la Bibbia e libri di consultazione dell’oratore.

Claude Brown fece una breve rassegna del suo uditorio e quindi cominciò il suo discorso. Indicò il fatto che la morte è un problema universale ed era dunque appropriata la domanda: “Dove sono i morti?” Diede enfasi al fatto che la morte non è una benedizione ma una maledizione, il risultato della disubbidienza, e pertanto sgradevole alla natura umana. L’uditorio non poteva fare altro che acconsentire.

L’oratore additò poi il concetto pagano di dove sono i morti. Dichiarò inoltre la veduta protestante del cielo e dell’inferno e l’aggiunta cattolica del purgatorio. Ora, facendo appello alla ragione anziché alle facoltà emotive del suo uditorio, mostrò come queste vedute erano tutte in disaccordo l’una con l’altra e, peggio ancora, in diretto contrasto con la dottrina scritturale della risurrezione. Poiché erano così contrarie all’insegnamento della Bibbia e in disaccordo con l’amore di Dio, dovevano essere opposte all’Autore della Bibbia, Geova Dio. Se erano opposte a Geova, l’Iddio di verità, erano quindi false.

Ora l’oratore proseguì dando enfasi alla necessità di rivolgersi alla Parola di verità di Dio per una risposta fidata. Un testimone oculare scrive: “Potevo vivamente ricordare gli ‘ehm’ di approvazione dai quattro angoli della sala quando il conferenziere citò Atti 2:29-34 per confutare l’insegnamento che gli ‘antichi degni’ sarebbero andati direttamente in cielo alla morte.

Un passo alla volta l’oratore spiegò con le Scritture la condizione dei morti. Dopo aver usato molte scritture per provare i suoi argomenti, concluse il discorso.

Un testimone oculare riferisce: “Felicemente fu data risposta a tutte le sue domande e a tutte le domande di altri con abilità e in maniera scritturale”. Un altro testimone oculare disse: “Se le prime impressioni furono mai un indizio degli avvenimenti avvenire, allora, da quella prima vigorosa conferenza fu evidente che la verità si era affacciata per rimanere in permanenza nella Costa d’Oro”.

Dopo una seconda conferenza sul soggetto “Possono i viventi parlare con i morti?” il giovane Eddy Addo mostrò grande interesse in ciò che si era detto. Da allora in poi lavorò strettamente con Claude Brown, aiutandolo a completare e ad affiggere i manifesti per annunciare le altre conferenze della serie. Nei giorni fra una conferenza e l’altra Claude Brown era occupato a distribuire i libri nelle vie. Le folle lo circondavano nella piazza dell’ufficio postale, sulla via Bannerman, vicino alle Merry Villas, dove abitava, e ovunque andasse prendevano letteratura e facevano domande bibliche.

Alcuni del popolo che assisterono alle sue conferenze ad Accra formarono un gruppo per fare conversazioni. Lo pregarono di rimanere ad Accra per aiutarli a tenere lezioni bibliche. Benché a Claude Brown piacesse molto far questo, aveva l’incarico di visitare la Nigeria con la stessa serie di conferenze. Così dopo alcuni giorni partì, assicurando loro che avrebbe chiesto al fratello W. R. Brown in Sierra Leone di mandare qualcuno perché si stabilisse nella Costa d’Oro per aiutarli.

Avvenne così che nel 1924, l’anno che vide in Accra la comparsa della luce elettrica, vi fu nella Costa d’Oro anche la comparsa di una diversa specie di luce, della luce spirituale.

QUALCHE SVILUPPO ERRATO

La zelante distribuzione di letteratura in tutto il paese significò che molti individui ricevettero letteratura senza potersi associare con nessuna congregazione del popolo di Geova. Il risultato fu che parecchie persone che avevano letto i libri e avevano riconosciuto che il messaggio era la verità cercarono di praticare una religione in base a ciò che avevano letto. Ciò accadde in particolar modo all’inizio degli anni trenta. Finora il messaggio era stato portato solo a persone che avevano avuto qualche istruzione ed erano in grado di leggere l’inglese. Ora l’umile gente rurale che era stata trattata come bestie da soma sotto il giogo della cristianità abbracciò questo messaggio con apprezzamento di cuore.

Molti di questi erano stati tanto frustrati nella cristianità che avevano smesso di frequentare la chiesa. I loro debiti verso la chiesa si erano accumulati fino a quantità che sapevano di non poter pagare nel tempo della loro vita. Erano poveri e vivevano una vita semplice che permetteva di maneggiare pochissimo denaro. Ma ora erano in debito e sapevano che, se morivano, i loro parenti sarebbero stati costretti a pagarne ogni centesimo prima che fosse permessa loro una funzione funebre in chiesa. Si può immaginare quindi la prontezza, il fervore, con cui questa gente accettò e volle adorare secondo la via della verità.

Sampson Nyame e i suoi amici organizzarono queste persone in qualche specie di chiesa, con sede a Osino in Akim Abuakwa, presso la casa di Sampson Nyame. Essi credevano di operare con l’I.B.S.A. e si chiamavano dunque “Studenti Biblici” e “Espositori della Bibbia”. Le persone interessate che si sorprendevano della destrezza con cui maneggiavano le Scritture diedero loro in twi il nome di “Bible Nkyerasefo”, letteralmente “Interpreti della Bibbia”. Il nome sembrò buono ai capi, poiché traduceva più o meno l’italiano “Espositori della Bibbia”. In seguito l’organizzazione fu chiamata “Gyidi” o “Fede”.

Senza sapere niente della struttura dell’organizzazione dei testimoni di Geova, Sampson Nyame, M. K. Twum e W. Otchere incorporarono nella loro chiesa una quantità di antiscritturali tratti avventisti e pentecostali. Durante le preghiere in gruppo alcuni asserivano di aver ricevuto lo spirito santo e parlavano in lingue. A Nkwatia gli aderenti si insospettirono di quello spirito e pregarono Geova che, se in realtà era il suo spirito santo, venisse su tutti gli aderenti del gruppo e non solo su alcuni. Dopo ciò nessuno di essi ricevette quella specie di spirito.

Questa sorta di “zizzania” si sparse rapidamente e trovò un gran numero di seguaci nelle zone di Akim, Krobo, Kwahu e Ashanti. La cosa curiosa, però, fu che i capi di questa organizzazione erano in continuo contatto con il gruppo di studio biblico e con il deposito di letteratura di Koforidua. Il fratello A. W. Osei, colportore incaricato sia del gruppo che del deposito di letteratura di Koforidua, visitava regolarmente parecchi di questi gruppi con Sampson Nyame e dava loro le pubblicazioni dell’I.B.S.A. per il loro uso nella congregazione. Comunque, non fu fatto nessun tentativo per organizzarli in corrette classi di studio biblico o congregazioni conforme alle disposizioni organizzative dell’I.B.S.A. fino al termine degli anni trenta.

LA CRISTIANITÀ PROVA IL TORMENTO

Non c’era da aspettarsi che il clero della cristianità subisse l’assalto alla falsa religione senza architettare qualche specie di impura rappresaglia. La maggioranza delle persone che venivano allora nella verità provenivano dal gregge della cristianità e facevano questo perché la verità smascherava il clero come operai di frode. Questi uomini sentivano d’essere stati ingannati per tutta la vita e si rammaricavano d’aver dato denaro a sostegno del clero. In questa circostanza era solo naturale che prendessero le solide verità e le scagliassero contro il clero per vendetta e in una maniera che quelli che ora vengono nella verità possono definire piuttosto priva di tatto.

Nel dicembre del 1930 un certo fratello Norman mandò un articolo de L’Età d’Oro sul Natale all’editore del Gold Coast Weekly Spectator. L’uomo riprodusse l’articolo per intero nel suo giornale. Nel gennaio del 1931 il fratello Norman fece seguire a questo un altro articolo intitolato “Le feste e le loro origini”. Anche questo fu riprodotto. Alcune settimane dopo un lettore di Peki scrisse al giornale sfidando il clero a venir fuori per confutare o sostenere le dichiarazioni fatte negli articoli. Naturalmente non ci fu nessuna risposta, mentre l’ira dei sacerdoti covava contro i fratelli.

Nel giugno del 1931 un avvocato editore di un giornale chiamato Vox Populi invitò Eddy Addo a scrivere un articolo sulla stregoneria. Era accaduto che la cristianità si era divisa sul soggetto e aveva costituito un comitato di ecclesiastici per prenderlo in esame e informare se le streghe esistono o no. L’articolo era intitolato: “Al comitato sulla stregoneria”. Conteneva parecchie esposizioni che il clero dovette trovare irritanti. Ciò nondimeno, dal lontano Sekyedomase nell’Ashanti settentrionale, Eddy Addo ricevette una lettera in data 27 luglio 1931. Essa diceva: “Egregio Signore, ho letto col più vivo interesse il suo articolo del 27 giugno sul soggetto ‘Al comitato sulla stregoneria’ e dal profondo del mio cuore desidero congratularmi con lei, sig. Addo. . . . Ho gli stessi sentimenti contrari alla stregoneria e ho spesso citato gli stessi argomenti a cui lei si è riferita nel suo articolo riguardo a quei santissimi santi che negano l’esistenza delle streghe e le loro attività”.

Non furono solo i pungenti colpi delle verità che fecero adirare i sacerdoti. Essi perdevano membri. Per questa ragione odiarono i fratelli e fecero tutto quello che potevano per contrastarli. A Jamase, circa 40 chilometri a nord di Jumasi, un sacerdote cattolico bianco aggredì violentemente il fratello Noah Adjei in un’incontrollata esplosione d’ira. In altri luoghi istigarono l’azione delle turbe o cercarono l’aiuto delle autorità locali per cacciare i fratelli dalla città. A Obuasi nel 1932 un sacerdote cattolico cercò di far questo con risultati molto interessanti.

Obuasi era una fiorente città di Ashanti dove erano miniere d’oro. Michael Firempong, agente di polizia aiutato a venire nella verità da I. D. Anaman, era stato promosso caporale e trasferito lì per essere incaricato della stazione ferroviaria. Non era a Obuasi da molto tempo quando la città fu satura di letteratura, parte della quale giunse nelle case della missione delle chiese della cristianità.

Una mattina Firempong testimoniava al capostazione della stazione ferroviaria, un membro della chiesa cattolica, quando comparve un sacerdote cattolico romano. “Sei tu quello che distribuisce pubblicazioni comuniste?” chiese. “L’altro giorno alcuni di questi libri sono giunti nella casa della missione e ho avuto il piacere di farci un falò. Tu diffondi propaganda comunista in questa città. Parlerò delle tue attività al direttore delle miniere”.

Conforme alla sua parola, il sacerdote scrisse una lunga relazione avvertendo del comunismo all’opera nella città e disse che c’era bisogno di “stroncarlo sul nascere” e che l’alto caporale di polizia incaricato della stazione ferroviaria ne era l’agente. Il direttore delle miniere mandò immediatamente la relazione al commissario capo di polizia incaricato di Ashanti. Egli, a sua volta, la mandò al commissario di polizia incaricato del distretto di Obuasi.

Una mattina Firempong fu chiamato nell’ufficio del commissario di polizia. Il commissario chiese copie dei libri che aveva letti e distribuiti nella città. Il caporale gli mandò un pacco contenente Liberazione, L’arpa di Dio, Luce, Governo e parecchi opuscoli. Pregò e continuò il ministero.

Tre mesi dopo, quando era stato trasferito a Tarkwa, i libri gli furono rispediti con una nota dal commissario che diceva che non aveva trovato in essi nulla di comunistico. Le pagine delle pubblicazioni erano state segnate con linee, punti e sottolineate in molti luoghi. Apparentemente il commissario le aveva fatte circolare fra gli alti funzionari del governo perché le leggessero e vi facessero le loro osservazioni. Certo, il caporale Firempong fu pieno di gioia vedendo che le macchinazioni del sacerdote cattolico avevano fatto leggere le pubblicazioni negli alti circoli governativi.

Ci furono molti di questi incidenti in tutto il paese in cui gli sforzi del clero per soffocare la verità fallirono. Dicendo al loro gregge di non ascoltare i fratelli, non approdarono a nulla; solo generarono curiosità e suscitarono domande. Un frustrato sacerdote anglicano andò dal fratello J. B. Commey ad Accra, protestando: “Perché non smette questa insensatezza? Lei mi fa rivolgere dalle donne domande stolte”.

Dopo un po’ il clero vide che non poteva tenere testa alle simboliche locuste che riducevano in rovina il loro pascolo religioso. (Gioe. 1:4) Né potevano controllare i simbolici cavalli che li pungevano a destra e a sinistra, davanti e di dietro. (Riv. 9:7-10) Perciò, in un disperato tentativo l’organizzazione protestante chiamata Consiglio Cristiano cercò l’aiuto del governo coloniale perché dichiarasse il fratello W. R. Brown, che dirigeva l’opera dalla Nigeria, “persona indesiderata”.

Dopo ciò fu imposto un tacito bando sull’ulteriore importazione e distribuzione delle pubblicazioni della Società. Fecero questo ricorrendo al comma 27(1) (a) (ii) dell’ordinanza doganale del 1923, che dava alle autorità doganali il potere di confiscare e trattenere qualsiasi “libro, giornale e materiale stampato che, secondo l’opinione del controllore (soggetto a qualsiasi direttiva del governatore), sia sedizioso, diffamatorio, scandaloso o demoralizzante”. Tutte le pubblicazioni della Società Torre di Guardia e dell’I.B.S.A. furono poste in questa categoria. Era il 1936. Il clero della cristianità si rallegrò. Credette di aver soppresso l’opera dei testimoni di Geova.

BANDO E RESTRIZIONI

Il bando contro l’ulteriore ingresso di W. R. Brown nella Costa d’Oro non fu comunicato ai fratelli al tempo in cui fu presa la decisione. Come lo seppero? Il fratello Brown stesso spiega:

“Osservammo che nel rapporto dell’anno passato [anno di servizio del 1936] era stato deciso di dedicare quest’anno più ore e, se possibile, triplicare la diffusione di libri e opuscoli dell’anno scorso. Disponemmo perciò di fare in auto un giro da primato nella Costa d’Oro con l’auto acustica a cominciare dal periodo dell’‘Urlo di battaglia’, dal 3 all’11 ottobre 1936.

“Fu mandata a Brooklyn un’ordinazione per 20.000 opuscoli Chi dominerà il mondo? e 20.000 opuscoli Governo da spedire alla Costa d’Oro. Il primo ottobre partimmo da Lagos in bastimento con l’auto acustica e 40 scatoloni di libri e di opuscoli per arrivare ad Accra un giorno prima del periodo. All’arrivo del piroscafo ad Accra l’auto acustica e i 40 scatoloni furono portati a riva prima che l’ufficiale di immigrazione arrivasse a bordo. Quando l’ufficiale fu arrivato tutti i passeggeri stranieri si presentarono dinanzi a lui con i loro passaporti. Io consegnai il mio, mi fu detto di aspettare finché non avesse finito con i passeggeri, dopo di che fui chiamato e informato che non mi era permesso di sbarcare nella Costa d’Oro. Quando i fratelli a riva, che mi aspettavano, l’ebbero udito, andarono dall’ufficiale di immigrazione con sessanta sterline in contanti quale deposito per farmi sbarcare, ma questo fu rifiutato. Il giorno dopo mi fecero salire su un altro bastimento con l’auto e il bagaglio e fui rimandato a Lagos essendo costretto a pagare il viaggio di ritorno.

“In seguito fummo informati che il cosiddetto ‘Consiglio Cristiano’ aveva lì deciso di proibire al rappresentante della Società ulteriore attività nella Costa d’Oro a causa dell’accoglienza che il popolo e i giornali gli avevano riservato un anno prima quando s’eran fatte ascoltare le conferenze del giudice Rutherford in un teatro gremito da approssimativamente 2.000 anime”.

Il 17 febbraio 1937 i fratelli richiesero al governatore, Sir Arnold Hodson, che fosse consegnata la fornitura di libri mandata nella Costa d’Oro un mese dopo che al fratello Brown era stato negato l’ingresso, ma che era stata messa al bando dalle autorità doganali. Essa era sotto custodia del controllore doganale. Giunse la risposta del governatore in data 18 marzo ed essa diceva che le pubblicazioni erano state requisite secondo le leggi della Costa d’Oro e che egli non aveva nessuna intenzione di cambiare la decisione del controllore doganale in tale questione. Più tardi, nel giugno del 1937, i 69 scatoloni contenenti 22.245 pezzi di letteratura furono bruciati.

La filiale di Lagos immediatamente istruì i fratelli della Costa d’Oro perché si mettessero in contatto con un avvocato per vedere ciò che si poteva fare per ottenere una riparazione dalla legge.

Ciò che era errato non era l’ordinanza doganale come tale, ma, piuttosto, il pregiudizio e la malizia con cui era stata applicata. Dall’apparenza delle cose il controllore doganale e i suoi funzionari erano ben isolati da ogni procedimento giudiziario d’accusa nell’applicazione dell’ordinanza e questo era a discrezione del governatore.

Il 24 agosto 1937 l’avvocato scrisse al fratello Brown in Lagos includendo copie della corrispondenza tra lui e il governo. Egli diceva:

“È chiaro che a causa di certe conseguenze che vi sarebbero probabilmente state, l’essenza della questione sottoposta alla considerazione del governatore non fu apertamente affrontata nella lettera del segretario coloniale. Ci è perciò consentito fare quei passi che potrebbero indurre il governo a darci una soddisfacente risposta. Inoltre, benché io non abbia rinunciato all’idea di rivolgere una formale petizione al governatore sull’intera questione, è molto improbabile che, salvo che non si faccia pressione sul governo della Costa d’Oro dal di fuori, qualsiasi passo volontario sia compiuto ad Accra per soddisfare e compensare la filiale della vostra Società nella Costa d’Oro”.

Egli parlava quindi di un’inchiesta che stava intraprendendo per stabilire quale fosse l’opinione pubblica in relazione con le pubblicazioni e le attività dei fratelli nel paese. Egli sperava di incorporarla nella petizione. Scrisse la petizione e la fece verificare ai fratelli. Quando fu approvata la stese nella forma finale e la presentò al governatore. La risposta giunse il 26 gennaio 1938, dicendo: “Sua Eccellenza ha attentamente considerato la petizione dei suoi clienti, la Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, filiale della Costa d’Oro, e non è preparato a fare nessuna dichiarazione generale come richiede il paragrafo 18 della petizione”.

L’AUTO ACUSTICA SCONVOLGE IL NEMICO

In seguito W. R. Brown mandò S. Ogunde nella Costa d’Oro con un’auto acustica da usare per divulgare il messaggio del Regno. La stessa novità dell’auto acustica nel paese, accompagnata dalla tradizionale curiosità africana, assicurò immediatamente il successo della campagna. Il popolo viveva una vita semplice in quei giorni e aveva molto tempo a disposizione, mentre i mezzi di ricreazione erano assai limitati, in particolar modo nelle zone rurali. Gli Africani accorrevano nella via al suono di qualsiasi cosa di insolito. Fra tali persone rilassate l’auto acustica, con la sua strana musica e i sermoni che davano risalto alla “voce dell’Europeo”, semplicemente attirava le folle. Sebbene molti fra loro fossero solo curiosi anziché realmente interessati, il loro numero faceva buona pubblicità all’opera dell’auto acustica. Come reagì a ciò il clero? Il fratello Ogunde riferisce:

“La scritta ‘Messaggio del Regno’ sugli altoparlanti, che era la prima del genere che si vedesse nella Costa d’Oro, fece adirare il clero, che si atterrì udendo divulgare le conferenze del giudice Rutherford. Spinse le autorità a perseguitarci in quanto fummo chiamati parecchie volte dai soprintendenti di polizia sia nelle province centrali che in quelle occidentali e fummo avvisati di non servirci dell’auto acustica. Visto che non c’era nessuna legge che ci impedisse di servircene, noi continuammo a dare testimonianza in altri luoghi, dopo aver lasciato le città capoluogo. In un caso, l’ufficiale che rilasciava la licenza a Takoradi, nella provincia occidentale, minacciò di annullare la nostra licenza di guida se avesse ancora visto l’altoparlante sulla nostra auto, e noi facemmo tutto il possibile per impedire che lo vedesse”.

Considerando i generali risultati il rapporto del fratello Ogunde continua dicendo: “Quelli di buona volontà mostrarono grande interesse e apprezzamento per il messaggio del Regno mediante l’auto acustica e in tre mesi collocammo più di 100 libri e oltre 20.000 opuscoli. Per suggerimento di Satana per mezzo dei suoi visibili agenti religiosi, il governo della Costa d’Oro ha ora escogitato un inganno facendo una legge secondo cui su nessun motoveicolo si può adattare nella Costa d’Oro alcun altoparlante senza aver prima ottenuto un permesso dall’autorità”. Questo pose fine alla campagna con l’auto acustica.

APPARECCHI FONOGRAFICI E MEGAFONI

Prima che il fratello Brown fosse espulso dal paese al tempo della sua breve visita nel 1938, fu in grado di lasciare tre apparecchi fonografici e serie di sermoni fonografici ai fratelli A. W. Osei e J. B. Commey. Con questi nuovi apparecchi i fratelli poterono andare in molte città e parlare a grandi moltitudini nello stesso tempo.

A Konongo, nel 1944, l’ispettore di polizia Doe raccolse un certo numero di fratelli e li trattenne nel luogo di custodia senza nessuna accusa contro di loro. Questa divenne una questione quasi settimanale, proprio quando i fratelli si preparavano a uscire nel servizio di campo. Un giorno i fratelli si presentarono all’ispettore nella sua casa. L’uomo portò dalla sua biblioteca il libro Governo e l’opuscolo La guerra universale è vicina. Parlò del diletto che aveva provato leggendoli, che non se ne sarebbe mai voluto privare perché erano ottimi, dicevano la verità, e così via. I fratelli gli dissero che predicavano lo stesso messaggio di quei libri.

“Lo so”, disse.

“Perché allora ci crea difficoltà?”

“È il sacerdote cattolico che vi crea difficoltà”.

“Perché?”

“Dice che due suoi aderenti si sono uniti a voi e che a meno che non siate cacciati dalla città, la sua chiesa crollerà”.

“È d’accordo con lui?”

“Ciò che dice è vero, ma io so di non dover cooperare con lui. Infatti, non lo farò più”.

Il fratello Eric Adu Kumi riferisce che da quel giorno in poi l’ispettore Doe non creò più per loro nessuna difficoltà. Infatti permise ai fratelli di ricevere la loro posta attraverso la cassetta postale della polizia presso l’ufficio postale così che il nemico non avrebbe potuto distruggere nessuna pubblicazione che giungeva loro.

Alla fine degli anni trenta c’erano solo tre apparecchi fonografici nel paese. Quindi i fratelli idearono qualche cosa per proprio conto. Tagliarono e saldarono lastre di stagno o di qualsiasi metallo del genere facendone grossi imbuti che servivano loro da trombe acustiche. I fratelli li chiamavano “corni” o megafoni e li usavano per parlare a numerose folle nei villaggi e nelle città. Circa l’accorgimento il fratello K. Gyasi, che aveva molta esperienza nel suo uso, dice: “Era molto efficace per giungere a una certa distanza e risultò il più efficace altoparlante che noi potessimo usare in quei giorni”.

Ovunque andassero i megafoni la gente si riversava fuori delle case lasciando perfino i pasti consumati a metà per udire la Parola di Dio dal “curioso corno”. Con esso i fratelli potevano iniziare l’opera e istituire congregazioni e gruppi in molta parte dell’allora territorio non assegnato. Era utile ai fratelli, inoltre, in quanto le molte interessanti e a volte violente esperienze ne rafforzavano lo zelo e la fede. Il fratello Anaman ricorda quanto segue:

Nel 1943, quando suo padre si era ritirato dal servizio nella chiesa presbiteriana ed era a Kwanyaku, sua città natìa, decise di fargli una visita. Mandò messaggi a J. O. Blankson e a E. K. Paning perché si unissero a lui lì per lavorare quel territorio.

Una mattina verso le 5 questi due fratelli presero il megafono e andarono al confine che divideva i cosiddetti quartieri cristiani o “Salem” dal resto della città e cominciarono a gridare una conferenza nell’aria. “Salem” si agitò. Opanin Birikuran, presbitero della chiesa presbiteriana e l’insegnante della scuola presbiteriana uscirono dalle loro case. Il presbitero percosse il fratello Anaman e afferrò il megafono.

“Non vi è permesso di predicare qui”, disse.

“Perché?” chiese Anaman.

“Questo territorio appartiene a me. Andate dai pagani”.

Anaman si rivolse all’insegnante della scuola e chiese in inglese: “Che c’era di male in ciò che ho detto?”

“Era in realtà un’intelligente esposizione della Bibbia”, rispose l’uomo.

“Perché, allora, dovreste impedirci di predicare?”

Il presbitero, che non conosceva l’inglese, interruppe dicendo: “Io dico di uscire di qui! Non avete nessun diritto di parlare qui. Questo territorio è mio!”

“È padrone anche delle persone che vi abitano?”

“Sì, sono le mie pecore. Vattene via!”

Il fratello Blankson venne e spiegò che in tale circostanza era appropriato il comando di Gesù di ‘scuotere la polvere’ dai piedi. “Ecco, noi scuotiamo dunque la polvere dai nostri piedi. Andiamo dai pagani. Ma sappiate oggi che nel giorno del giudizio sarà peggio per voi che per Sodoma e Gomorra!” Con ciò andarono nella parte pagana della città.

L’avvenimento lasciò il presbitero preso da una sorta di timore. Al levar del sole andò dal padre del fratello Anaman e protestò con lui dicendo che il figlio di Anaman e i suoi compagni lo avevano maledetto e che dovevano essere costretti a togliere la maledizione. L’ecclesiastico in pensione rimproverò il presbitero per aver impedito di predicare la Parola di Dio. Per qualche strana coincidenza il presbitero morì all’improvviso la mattina dopo. Il fratello Anaman riferisce che “grande timore si abbatté sul popolo e le porte cominciarono ad aprircisi liberamente”.

Nell’insieme i pagani dei villaggi erano favorevolmente disposti a udire il messaggio. Ciò nondimeno, occasionalmente creavano difficoltà ai fratelli. Ad Akoti, un villaggio presso Asesewa nel territorio di Krobo, il fratello E. T. Quaye e altri furono percossi e gettati in una sudicia cella nel palazzo del capo per aver predicato il giudizio di Dio contro gli dèi pagani.

GLI INTERPRETI DELLA BIBBIA CAMBIANO PER SEGUIRE LA PURA ADORAZIONE

Un’attività che recò la benedizione di Geova sull’organizzazione fu la correzione dei cosiddetti Interpreti della Bibbia. Questo avvenne a cominciare dagli ultimi tre o quattro anni degli anni trenta. In precedenza si erano compiuti sforzi isolati, ma ora era una norma dell’organizzazione quella di aiutare gli Interpreti ad aggiungere conoscenza al loro zelo e a rivolgere la loro predicazione nella giusta direzione. Una concertata campagna fu perciò predisposta a tal fine.

Non fu facile, ma mediante l’amore e la pazienza la verità vinse. Come gruppo essi fecero il cambiamento, a eccezione di alcuni individui che si sviarono lungo il cammino. Nessuno dei pochi che si rifiutarono di fare il cambiamento poté perpetuare l’organizzazione. La “chiesa” degli Interpreti della Bibbia cessò pertanto di esistere dal 1940 in poi.

I loro capi, Sampson Nyame, W. Otchere e M. K. Twum, intrapresero tutti il servizio di pioniere. Con questa benedizione vennero altre responsabilità pastorali. Significò che tutto ad un tratto l’organizzazione fu invasa da gente rurale illetterata. Avevano bisogno di studiare la Parola di Dio per conseguire la maturità. Ma come, a meno che non imparassero essi stessi a leggere?

C’erano parecchi fratelli istruiti che avevano genuino amore per questa gente rurale. Essi organizzarono classi di lettura nelle congregazioni e nelle case private a cominciare notevolmente dall’anno 1937. Il progresso fu semplicemente meraviglioso. Alcuni in due mesi fecero progresso fino al punto di saper leggere la Bibbia. Alcuni perfino continuarono per imparare a parlare, leggere e scrivere l’inglese, e in maniera notevole.

Tali persone divennero molto utili nell’organizzazione, prestando servizio in vari incarichi nelle congregazioni e badando alle adunanze di congregazione che in quei giorni si basavano principalmente sulle pubblicazioni inglesi.

Sorse un altro problema, ora che agli amici si diceva di abbandonare la pratica della cristianità di suonare le campane per indicare che era ora di riunirsi per l’adorazione nella congregazione. Come avrebbero saputo questi abitanti dei villaggi, la maggior parte dei quali erano illetterati, che era l’ora dell’adunanza?

Ebbene, la risposta più semplice fu di chiedere a uno dei pochi che possedeva l’orologio in tale società rurale di andare alla sala del Regno in orario così che gli altri sapessero l’ora dal suo arrivo. Un altro modo era di tornare al rudimentale orologio solare. Essi dovevano ascoltare la campana della scuola del villaggio, che scandiva i rintocchi delle ore fra le 7 e le 16. Quindi avrebbero segnato i punti dell’ombra della loro casa, di un albero di fronte alla casa o di qualche simile oggetto stazionario nelle varie ore e così avrebbero acquistato conoscenza del “progresso” delle ombre rispetto al tempo che passava.

Disposizioni simili furono prese per aiutarli a imparare come tenere la registrazione delle loro attività nel servizio di campo e farne rapporto alla congregazione. Certo, mentre sempre più amici imparavano a leggere e compravano l’orologio, il problema cominciò a scomparire.

L’intera disposizione ricevette la benedizione di Geova così che nel 1946 il numero di quelli che facevano rapporto di servizio di campo era cresciuto da meno di 50 nel 1936 a 500 che lavoravano in 33 congregazioni.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE AUMENTA LE DIFFICOLTÀ

Quando scoppiò la guerra nel 1939 le autorità resero ancora più insopportabili le stringenti misure prese contro i fratelli. In questa circostanza alcuni fratelli, notevolmente quelli di Kumasi che erano già stigmatizzati “causa del vespaio”, decisero di dare battaglia al nemico anziché aspettare e lottare con le spalle al muro.

Così nel 1939 quando la rivista Consolazione cominciò una serie di articoli intitolati “Il papa e la guerra”, i fratelli Anaman, Blankson e Quansah decisero di spedire tutte le quaranta copie per la distribuzione che ricevevano agli ecclesiastici preminenti e ai funzionari governativi del paese, compreso il governatore. Fecero questo iniziando con l’edizione che riportava la Prima Parte della serie.

Alcune settimane dopo questa speciale distribuzione un poliziotto andò all’ufficio del fratello Anaman. Il commissario di polizia, membro della Chiesa Cattolica Romana, voleva vederlo, gli fu detto.

Poco dopo, J. G. Quansah pure andò all’ufficio del fratello Anaman. Allorché gli fu detto ciò che era accaduto corse al posto di polizia, giungendovi prima di Anaman e del vigile. Egli li seguì nell’ufficio del commissario, dove trovarono l’ostile capo di polizia dalla faccia truce seduto dietro la sua scrivania.

“Mi avete mandato questo?” chiese, mostrando la rivista Consolazione. Il suo viso era davvero minaccioso. La domanda era rivolta ad Anaman, e Quansah era impaziente mentre egli pronunciava le parole: “Io sono uno di quelli che l’hanno mandato”. Con l’ultima parola ancora sulle labbra di Anaman, Quansah gridò dal di dietro:

“Anch’io sono uno di loro, e qui c’è la Seconda Parte!” Mentre parlava lasciò cadere la nuova rivista sulla scrivania del commissario.

Il capo di polizia fu preso di sorpresa, completamente sbalordito. Era ovvio che aveva prestabilito di intimorire con le minacce nella speranza di spaventare il fratello per farlo sottomettere. Non si sarebbe mai aspettato tale audacia da parte dei testimoni di Geova. Non seppe cosa dire, come se avesse perduto la battuta del dramma. Semplicemente scrisse gli indirizzi dei fratelli e li lasciò andare, con molta sorpresa degli ufficiali subalterni.

La stampa della Costa d’Oro era allora molto liberale e favorevolmente disposta verso la causa dei fratelli. Nel suo rapporto sull’anno di servizio del 1939 il sorvegliante di filiale per la zona disse:

“Un altro modo in cui la testimonianza qui viene compiuta, un modo che il Signore stesso ha senza dubbio facilitato, è per mezzo della stampa. Una regolare colonna è riservata quotidianamente ai nostri articoli intitolati: ‘Affrontate i fatti’. Vengono fatte riproduzioni degli scritti del fratello Rutherford, e questi non solo fecero adirare la Gerarchia, ma la fecero anche urlare, come le Scritture dicono che avrebbe fatto. Molti hanno imparato la verità per mezzo della stampa”.

Gli oppositori usavano la Catholic Voice per ripetere pappagallescamente la menzogna che i fratelli fossero comunisti e che propagassero la mancanza di rispetto per il governo britannico. Questo portò poliziotti in abiti civili alla Sala del Regno di Kumasi durante un’adunanza. I fratelli riconobbero gli estranei per ciò che erano e svolsero un programma estemporaneo per il loro beneficio. In forma di domanda e risposta, l’adunanza fu tenuta in questo modo:

D. “Si riferisce che voi mancate di rispetto e non avete riguardo verso il governo britannico e cercate di stabilire un vostro proprio regno. È vero questo?”

R. “No! Il governo britannico è un governo costituito dagli uomini, come lo è qualsiasi altro governo oggi sulla terra. Ciò che noi vogliamo è il governo di Dio dal cielo”.

D. “Che sosteniate il regno di Dio non costituisce un atto sedizioso?”

R. “Come lo potrebbe? I re e le regine d’Inghilterra stessi pregano che venga il regno di Dio, non le pare? ‘Venga il tuo Regno’, essi recitano nella Preghiera del Signore. Possono forse essere accusati di sedizione?”

(Il poliziotto accennò di acconsentire con discernimento. Il programma continuò)

D. “Ma perché dovreste attaccare in particolare la Chiesa Cattolica?”

R. “Guardi l’introduzione della stessa Bibbia del re, la Versione Autorizzata del Re Giacomo [inglese]. Qui leggiamo: ‘Così che se, da una parte, saremo calunniati da persone papali in patria o all’estero, le quali maligneranno perciò di noi, perché siamo poveri strumenti per far conoscere la santa verità di Dio sempre più al popolo, che esse desiderano tenere ancora nell’ignoranza e nelle tenebre. . . .’ Quindi, vede, il re d’Inghilterra stesso e i suoi eruditi convengono con ciò che noi diciamo, che sono le ‘persone papali’ della Chiesa Cattolica a desiderar di tenere il popolo lontano dalla ‘santa verità di Dio’ e nelle tenebre mentali. E quindi malignare di noi, perché osiamo disfare il danno che hanno fatto e continuano a fare, è ingiusto. Di sicuro questa è la sola ragione per cui la Gerarchia ci manda dietro i poliziotti”.

Di nuovo i poliziotti fecero cenno di acconsentire. Dopo un’ora di tale animata discussione i poliziotti si comportarono come gli ufficiali mandati ad arrestare Gesù, tornarono senza aver fatto un arresto. — Giov. 7:32, 45, 46.

Il giorno dopo il fratello Quansah incontrò il caporale per via. Egli disse: “Abbiamo fatto su di voi un buon rapporto. Solo che il vostro nemico è la Chiesa Cattolica”. Non furono più visti alle adunanze poliziotti in abiti civili.

LO SFORZO BELLICO

Il 16 giugno del 1941 il governatore della Costa d’Oro, Sir Arnold Hodson, fece pubblicare nella Gazette un’ordinanza nota come “Ordinanza del 1941 sul servizio obbligatorio”. Essa imponeva che “ogni suddito britannico maschio e ogni persona sotto la protezione britannica e ogni persona trattata come se fosse sotto la protezione britannica che ha raggiunto l’età di diciott’anni e non ha superato l’età di quarantacinque anni e che risiede comunemente nella Costa d’Oro” era soggetta alla coscrizione per il servizio militare obbligatorio.

Nel 1940 i fratelli di Kumasi tradussero l’articolo sulla “Neutralità” de La Torre di Guardia del 1° novembre 1939 in twi. Copie ciclostilate furono mandate a molte congregazioni di lingua twi nel paese. Dopo questo nel 1941 tradussero un articolo di Consolazione intitolato “Chi temete?” che fu anche distribuito alle congregazioni di lingua twi.

Nel 1941 i fratelli di Kumasi disposero di dedicare la fine di parecchie settimane allo studio di questi articoli con i fratelli di Safo e di Asonomaso. Così fortificati con la conoscenza, essi poterono decidere per proprio conto ciò che dovessero fare in armonia con la loro determinazione di neutralità riguardo alla guerra e alla dichiarazione del governatore. Si rifiutarono di contribuire al fondo che si raccoglieva per acquistare aerei Spitfire da impiegare nella guerra. Questo fece esplodere di nuovo il risentimento contro di loro in forma di persecuzione.

Il nemico cercò di incitare i capi di Kwahu perché istigassero la persecuzione contro i Testimoni. Ecclesiastici, preminenti membri della chiesa e altri uomini influenti della zona rappresentarono erratamente i fratelli dinanzi al capo superiore. Si disse che si fossero ribellati contro il re di Ashanti e che avessero dovuto fuggire la sua ira. Tali persone, si disse, erano state accolte dai testimoni di Geova in mezzo a loro per sovvertire l’autorità in quella zona.

Il capo superiore tenne consiglio con i suoi sottocapi per discutere la questione. Avevano quasi deciso di espellere i profughi e di bandire le attività dei Testimoni nativi quando il capo di Obo si levò e disse, in sostanza: “Questi sono predicatori della Parola di Dio. Non forzano nessuno ad ascoltarli né a unirsi alla loro chiesa. Sono diversi da tutte le chiese che conosciamo e può ben darsi che siano i veri adoratori di Dio e che Dio li sostenga. Dovreste badare perciò a ciò che fate loro. In quanto a me non parteciperò a nessuna cosa che potrebbe significare combattere contro la volontà di Dio”.

Questo spaventò i capi e pose fine all’adunanza. Ciò nondimeno, visto che erano stati collettivamente sconfitti, alcuni di essi cominciarono a complottare contro i fratelli nelle loro proprie città. Il capo di Nkwatia fu particolarmente attivo in questo. Fece gettare in carcere due fratelli per due mesi e dietro sua istigazione il fratello Anaman fu preso e interrogato dalla polizia parecchie volte.

Anche qui i fratelli furono erratamente rappresentati dinanzi al commissario distrettuale. Egli li convocò nel suo ufficio a Mpraeso e li interrogò. Quando gli ebbero spiegato la loro neutralità egli deluse grandemente i persecutori. Disse ai fratelli:

“So che questo è l’atteggiamento dei testimoni di Geova in Inghilterra. Andate a casa, ma fate in modo di non scoraggiare altri dal sostenere gli sforzi bellici”.

I nemici continuarono ad agitarsi finché indussero il capo principale a convocare nuovamente dinanzi a lui i fratelli. Questa volta i fratelli furono accusati di non pagare le tasse. Immaginate la situazione quando proprio lì tutti i fratelli mostrarono le loro ricevute della corrente imposta basilare (tassa dei lavori pubblici). Questo mise a tacere parecchi oppositori, poiché essi stessi non avevano pagato questa tassa basilare.

Fu qui che il capitano dell’esercito del capo, tradizionalmente chiamato Osafohene, si alzò e disse all’assemblea:

“Voi ben sapete che noi pure abbiamo dèi e feticci che ci impongono certi tabù e restrizioni. E come dice il detto: ‘Nessuno forza un altro a mettere da parte il tabù del suo feticcio’. Se, perciò, questi adoratori di Geova dicono che la guerra è tabù per decreto del loro Dio, io dico che dovremmo lasciarli stare. Dovremmo badare a non forzarli a violare le leggi del loro Dio”.

RISULTATO DELLA PERSECUZIONE

Ora, quale fu il risultato della persecuzione? In molti modi le persecuzioni divennero una benedizione per l’opera nel paese. Prima di tutto, mandò molti fratelli deportati in territorio isolato a iniziarvi l’opera. Questo diede luogo all’istituzione di molte nuove congregazioni, oltre a rafforzare quelle vecchie.

E poi, mise fine una volta per tutte all’opposizione dei villaggi gemelli di Safo e Asonomaso. Molti abitanti del villaggio si attendevano che i fratelli, tornati dalla prigione, facessero molto scalpore nel paese e andassero in giro rendendo male per male. Non avendo essi fatto questo, ma, invece, essendo andati di casa in casa a salutare e a parlare con tutti, gli abitanti dei villaggi si stupirono. Molte orecchie cominciarono ad aprirsi alla buona notizia. Questo non fu tutto.

Dopo le persecuzioni cominciarono gravi avversità che si abbatterono su alcuni capi dei persecutori, avversità che le superstiziose menti degli animisti posero prontamente in relazione con la persecuzione dei veri cristiani. Uno dei principali artefici delle percosse di Asonomaso, Opanin Kwabena Saara, cadde da un alto albero di funtumia (gomma) e morì. Due magistrati che avevano processato e schernito i fratelli morirono misteriosamente. Il brigadiere di polizia Fodwoo, che aveva detto che avrebbe gettato J. F. Rutherford in carcere se fosse stato nella Costa d’Oro, fu espulso tre giorni dopo aver fatto quella affermazione.

Queste e molte altre cose gli oppositori pagani misero insieme dicendo: ‘Davvero Dio è con questo popolo’. Come risultato alcuni vennero nella verità, come mostra quanto segue.

Due messaggeri di Asantehene erano andati dal capo di Asonomaso. Dopo aver sbrigato il loro compito ufficiale, si fermarono presso un uomo di mezza età e sua moglie che si godevano la brezza della sera fuori della loro casa. I messaggeri dissero: “Per favore, anziano. Desideriamo chiederti qualche cosa. Ma, prima, dicci, per favore, sei tu un nativo di questa città?”

Avendo l’uomo risposto che lo era, essi continuarono a dire:

“Alcuni mesi fa Nana, re di Ashanti, arrestò parecchi testimoni di Geova che si erano rifiutati di pagare la tassa per la guerra. Nana stesso prese a schiaffi alcuni di loro, ma, come tu ben sai, non rimane in vita nessuno contro cui ‘Chi siede sull’oro’ [il re] punta un dito. Quindi per favore, dicci, quanto tempo dopo esser tornati a casa morirono quegli uomini?”

Fu assicurato loro che non ne era morto nessuno. Essi risposero: “Be’, non crediamo che tu comprenda di che cosa stiamo parlando”.

L’uomo spiegò che comprendeva, che egli era il figlio del capo di Asonomaso e che uno degli uomini così trattati da Asantehene, Kwadwo Owusu, era suo cognato. Indicando sua moglie disse: “Guardate, sua sorella!”

Gli uomini si stupirono. “Ora comprendiamo che quegli uomini sono, in realtà, servitori del vero Dio. Dovremo riferire questo al Potente e avvertirlo di guardarsi in caso debba di nuovo avere a che fare con i testimoni di Geova”.

La moglie dell’uomo, Akua Kwatema, era in quel tempo una pagana superstiziosa. Ella non aveva mai considerato la questione da quel punto di vista. Ora rifletté molto seriamente sulla situazione. “Se c’è un Dio che può liberare i suoi servitori dall’ira degli dèi di Ashanti, quindi Egli è l’Iddio da adorare”, ella concluse. Immediatamente si associò con i testimoni di Geova e ha reso fedelmente servizio fino a questo giorno.

Passando a un altro soggetto, vorremmo raccontare un’esperienza detta a un congresso. Il fratello B. A. Quaye, un fratello cieco di Koforidua, narra come fece in modo di essere al congresso del 1944 a Swedru. Non aveva denaro con sé per pagare il viaggio, ma aveva abbastanza cibo per andarvi soltanto a piedi. Decise di recarvisi, nonostante che la distanza fosse di circa centodieci chilometri.

Riuscì a convincere un altro fratello che aveva deciso di non andarvi con la scusa che “non aveva denaro” affinché acconsentisse di andarvi a piedi con lui. Partirono una settimana prima del congresso. Prima di giungere a Swedru il numero di quelli che andavano al congresso a piedi era salito a circa venti. Come avvenne?

Ebbene, mentre trascorrevano le sere con i fratelli lungo il percorso, lo sforzo di questo fratello cieco stupiva e incoraggiava molti fratelli e sorelle robusti, che avevan deciso di restare a casa per mancanza di denaro, ad andarvi con loro a piedi. Questo fecero e al congresso furono riccamente ricompensati. L’ospitalità dei fratelli che all’assemblea udirono l’esperienza permise a questi fratelli di tornare dopo il congresso in treno o in autocarro.

UN ANNO DI VITTORIE E DI SORPRESE

All’inizio del 1947 i fratelli della Costa d’Oro decisero di tenere un congresso ad Accra. Non avrebbero lasciato nulla di intentato al fine di far abolire la proibizione di ingresso nel paese al fratello Brown, per consentirgli di assistere al congresso. Nominarono il fratello J. G. Quansah loro segretario e lo incaricarono di mandare una petizione al governatore a loro favore.

Il 6 marzo il fratello Quansah presentò la petizione. Benché non avesse ricevuto nessuna formale istruzione legale, la sua petizione fu considerata un capolavoro. Quale gioia provarono tutti quando il 25 marzo 1947 il signor G. Sinclair, agendo per il ministro delle colonie, scrisse al fratello Quansah dicendo:

“Ho istruzione dal governatore di informarla che le autorità di immigrazione sono disposte a permettere al sig. Brown di entrare in questo paese”.

Questo fu comunicato al fratello Brown a Lagos e dopo due settimane egli era ad Accra. Egli dice: “Immaginate come fui felice di vedere i miei figli nel Signore e di assistere al congresso!”

Invece del piccolo gruppo di testimoni che egli aveva visto nel paese nel 1935 c’erano 800 proclamatori e persone interessate riuniti in assemblea nella sala del cinema Palladium.

SOSTENUTA LA NORMA DEL MATRIMONIO CRISTIANO

Un punto importante che fu considerato in questo congresso fu la norma cristiana del matrimonio monogamo. Prima del 1947 parecchi fratelli (in nessun senso la maggioranza) vivevano in poligamia. La norma della moralità cristiana stabilita in Galati 5:19-21 e altrove nella Bibbia fu rispettata e cercarono di aderirvi. Comunque la poligamia non era chiaramente posta in relazione con l’adulterio. Questo era da attribuire in gran parte al fatto che nella società africana la poligamia è proprio così onorevole come la monogamia.

Infine, il 15 gennaio 1947, il numero de La Torre di Guardia uscì con un eccellente articolo sul matrimonio. La rivista affermava chiaramente che “la pluralità di mogli” non è per i cristiani.

Il venerdì 4 aprile 1947 all’assemblea di Accra il fratello W. R. Brown pronunciò un discorso di novanta minuti sul matrimonio, basato sul materiale de La Torre di Guardia del 15 gennaio. Immediatamente questo divenne il soggetto della conversazione dell’assemblea. Per la prima volta fu rifiutato ai poligami il battesimo e quelli che erano già stati battezzati in tale condizione furono invitati a purificarsi per essere accettevoli nell’organizzazione di Geova.

Accettare la norma cristiana del matrimonio significava fare grandi cambiamenti e aggiustamenti nella vita dei poligami. Ciò nondimeno c’era la volontà, insieme al desiderio di piacere a Dio. In armonia con la misericordia di Geova la Società li trattò con molta pazienza e benignità. In circostanze normali furono concessi loro sei mesi per correggere la loro situazione. La maggioranza d’essi mostrò d’apprezzarlo, com’è evidente dal seguente commento dell’allora sorvegliante di filiale:

“Fu molto incoraggiante, quando ogni cosa era stata corretta, riscontrare che quelli che si erano rifiutati di aggiustare la loro vita secondo la via cristiana si potevano contare sulle dita di una sola mano. Or dunque, mentre Geova faceva prosperare i fratelli nell’opera di fare nuovi discepoli, questi venivano nell’organizzazione di Geova con un chiaro intendimento di tutte le esigenze scritturali”.

ARRIVANO I DIPLOMATI DI GALAAD

Una buona notizia si ebbe al termine dell’assemblea quando il fratello Brown annunciò che due diplomati dell’ottava classe di Galaad erano stati assegnati alla Costa d’Oro e sarebbero arrivati alla metà di giugno. L’applauso che accolse l’annuncio fu semplicemente assordante. Quindi, avendo aggiunto il fratello Brown che “la prossima volta che vi visiterò il vostro numero sarà non 800 ma 8.000”, i fratelli non poterono più contenere la gioia.

La nave che portava i diplomati di Galaad, George Baker e Sidney Wilkinson, arrivò esattamente in orario, attraccando al porto di Takoradi il 17 giugno 1947. Ebbero il primo assaggio di ciò che li attendeva nel paese quando, sbarcati, al fratello Baker fu sequestrata la biblioteca personale delle pubblicazioni della Società secondo l’ordinanza della dogana. I fratelli che erano andati al porto per accoglierli subito li informarono di ciò ch’era avvenuto nel paese, il che fece sembrare l’avvenimento circa i libri del fratello Baker del tutto insignificante. In ogni modo, la calorosa accoglienza riservata loro dai fratelli li aiutò a superare la sorpresa iniziale.

APPELLI PER MAGGIORE LIBERTÀ

L’11 settembre 1947, la Società venne informata a Lagos che il consiglio legislativo della Costa d’Oro si doveva riunire il martedì 16 settembre. Ciò significava che i fratelli avevano solo cinque giorni per presentare al governatore e anche a tutti gli eletti membri del consiglio la prima petizione che avevano preparata.

Lavorarono strenuamente e, mediante telegramma, posta aerea e altri mezzi di comunicazione rapida, riuscirono a far pervenire copie della petizione come era stato prestabilito. Frattanto copie della petizione e delle lettere di accompagnamento erano state inviate per posta al re d’Inghilterra, al primo ministro britannico e al segretario di stato per le colonie. In questo stesso tempo la filiale di Londra aveva disposto che ciascuna congregazione nelle Isole Britanniche mandasse una lettera d’appello come congregazione al governo della Costa d’Oro. Oltre a ciò, i singoli individui furono incoraggiati a scrivere come privati cittadini amanti della libertà per esprimere ripulsa per l’atteggiamento del governo della Costa d’Oro verso i testimoni di Geova. I fratelli in Inghilterra fecero questo e riversarono nel palazzo governativo di Accra circa 1.500 pezzi di corrispondenza postale protestando per il rifiuto di far entrare nel paese la letteratura della Società.

A metà novembre 10.496 persone avevano apposto i loro nomi a una terza petizione, che diceva: “Non abbiamo nessuna ragione di lamentarci delle attività dei testimoni di Geova o del contenuto delle loro pubblicazioni, le quali non sono sovversive, ma volte al più alto benessere del popolo”. I firmatari comprendevano molti preminenti educatori, capi, avvocati, ecclesiastici, giornalisti, uomini d’affari, e così via. La presentazione formale ebbe luogo il 17 novembre 1947.

Ma ora era giunto il mese di dicembre e il venerdì 19, i fratelli Knorr e Henschel atterrarono nell’aeroporto di Accra. Questi visitatori funzionari della Società erano interessati ai problemi derivanti dall’atteggiamento del governo coloniale verso la nostra opera. Quindi, oltre ad assistere al congresso, dedicarono del tempo a visitare funzionari governativi come il direttore della dogana, membri del consiglio legislativo e il direttore dell’istruzione, che aveva passato in rassegna i libri prima della proibizione. Comunque, nessuno indicava specificamente che cosa fosse riprovevole nelle nostre pubblicazioni.

Durante la visita dei fratelli Knorr e Henschel si tenne un congresso in un teatro chiamato il Palladium. L’assemblea era ben organizzata e i due diplomati di Galaad ora assegnati ad Accra fecero molto per aiutare a questo riguardo.

La domenica mattina il fratello Henschel pronunciò il discorso sul battesimo. Dopo ciò i candidati furono portati alla spiaggia in autobus presi a noleggio. Nel po’ di riparo fornito da un boschetto di noci di cocco lungo la costa si cambiarono gli abiti e furono immersi nei marosi dell’Atlantico. Secondo un effettivo conto 171 furono così battezzati.

Ci furono all’assemblea 950 fratelli e oltre 800 di essi si impegnarono nel servizio di campo, annunciando l’adunanza pubblica e andando anche di casa in casa con il libro Fanciulli, che era stato ammesso nella Costa d’Oro. Informatori appiedati furono ben organizzati e la distribuzione dei biglietti d’invito continuò fino all’ora dell’adunanza pubblica. Le moltitudini di persone che quotidianamente attraversavano le vie di Accra seppero che “Il Governatore permanente di tutte le nazioni” era il titolo del discorso pubblico che sarebbe stato pronunciato dal fratello Knorr.

Alla conferenza assisté la folla primato di 1.353 persone, con centinaia di ascoltatori fuori della sala. Il fratello Knorr parlò in inglese e il discorso fu tradotto in twi e in ga.

Nelle sue osservazioni conclusive il presidente della Società diede ai fratelli buoni consigli sul modo di compiere l’opera nonostante l’ostacolo della censura. Li incoraggiò con la Parola di Dio e quindi sorprese tutti dicendo: ‘A cominciare dal 1° gennaio 1948, solo fra alcuni giorni, il campo della Costa d’Oro funzionerà come una filiale’. Il fratello A. G. Baker doveva essere il sorvegliante di filiale assistito dal fratello S. Wilkinson.

Che buona notizia! I fratelli continuarono ad applaudire per tutto il resto della sessione. Così finì il congresso, essendo tutti vivamente in attesa delle benedizioni di un’organizzazione filiale.

Prima che il fratello Knorr partisse dall’Africa occidentale indicò per iscritto la procedura che i fratelli dovevano seguire nella lotta per far abolire le ingiuste restrizioni sulle pubblicazioni della Società. Fra l’altro menzionò che durante la sua intervista con il dott. Danquah, un avvocato, era stato suggerito che la Società disponesse di far presentare la questione alla Camera dei Comuni britannica. Il dott. Danquah citò l’esempio di un libro chiamato Come la Russia ha trasformato il suo impero coloniale, scritto dal socialista George Padmore. La dogana di Sua Maestà aveva sequestrato una fornitura di questa pubblicazione indirizzata all’avvocato Ako Adjei di Accra secondo la stessa ordinanza doganale. La presentazione della questione alla Camera dei Comuni nel luglio del 1947 era stato tutto ciò che ci era voluto per indurre il segretario di stato sig. Creech Jones, a investigare sulla questione. Come risultato il libro era stato messo in libera circolazione nella Costa d’Oro.

Conformemente, il fratello Knorr scrisse alle Isole Britanniche e istruì la filiale della Società di fare tutto il possibile per presentare la cosa al parlamento.

Il 14 gennaio 1948 il fratello Atwood della filiale nigeriana scrisse a Sir Gerald Creasy, che aveva allora assunto l’incarico di governatore della Costa d’Oro, e menzionò l’argomento della petizione che era destinata a lui, ma che era stata presentata prima della sua assunzione nell’incarico. Il governatore inviò una gentile risposta dicendo che la richiesta stava ricevendo la sua attenta considerazione.

Nella stessa data 14 gennaio 1948 il fratello Atwood mandò anche una lettera e una copia del libro “Sia Dio riconosciuto verace” a ciascun membro eletto del consiglio legislativo della Costa d’Oro. Dopo aver trattato la storia della lotta fino a un certo punto la lettera diceva:

“È difficile capire come qualsiasi persona ragionevole possa proclamare che questa pubblicazione sia ‘sediziosa, diffamatoria, scandalosa o demoralizzante’. Tuttavia questa è apparentemente l’opinione del direttore e, nonostante la petizione di oltre 10.000 cittadini, il libro è al bando. Colgo l’opportunità di presentarle una copia di questo libro per la sua attenta considerazione”.

Non fu che il 7 dicembre 1948, dopo molti mesi di duro lavoro, che il fratello Baker scrisse: “È ora concesso l’ingresso a diciassette diverse pubblicazioni”.

Questo avrebbe dato risultati nel campo, come infatti avvenne. Alla fine dell’anno di servizio del 1949 le pubblicazioni distribuite erano aumentate da 23.724 l’anno precedente a 124.462. Gli studi biblici erano aumentati da 168 a 569 e c’erano 2.053 proclamatori rispetto ai 1.134. Ora c’erano sessantacinque congregazioni e quattro circoscrizioni invece di quarantadue e due rispettivamente. Davvero la vittoria era di Geova.

TERRITORI SETTENTRIONALI DELLA COSTA D’ORO

Sotto molti aspetti il settentrione differisce grandemente dal meridione, tanto che potrebbe ben essere stato un paese del tutto diverso. Questo territorio comprende un po’ più di un terzo della superficie totale del paese, ma è molto meno popolato. Gli amministratori coloniali prestarono pochissimo interesse a questa parte del paese, in parte a causa del suo clima più inospitale e inoltre perché il territorio in pratica è privo di ogni risorsa minerale o di legname. Il risultato è che il settentrione rimane ancora la regione dove le usanze risentono in alto grado delle superstizioni pagane e delle religioni islamiche.

Qualche predicazione era stata fatta in questo territorio verso la fine degli anni venti e all’inizio degli anni trenta dai fratelli J. O. Blankson e C. S. T. Caesar in luoghi come Navrongo, Wa, Gambaga, Tamale e Salaga, famoso mercato di schiavi ai tempi dei Portoghesi. Ma questo era stato fatto principalmente presso gli istruiti funzionari governativi del meridione.

Nell’agosto del 1949, dopo l’assemblea di Kumasi, i fratelli Baker e Wilkinson fecero un giro nella zona per visitare il territorio, ma non fu che nell’anno di servizio del 1951 che la Società riuscì a far trasferire un pioniere regolare, E. K. Konu, a Tamale, capitale amministrativa del settentrione. Il fratello Konu fu nominato pioniere speciale. Due mesi dopo E. A. S. Anson fu assegnato come pioniere speciale a Yendi, circa 100 chilometri a est di Tamale.

All’assemblea “Avanziamo verso la maturità” del 1952, i fratelli si rallegrarono delle esperienze narrate dai pionieri speciali che lavoravano nel settentrione. Pochissime persone del meridione hanno visitato il settentrione e le grandi differenze di cultura e paesaggio rendono il settentrione un paese affascinante e interessante per la maggioranza dei meridionali. Secondo i rapporti vi si compiva buon progresso, ma la necessità era ancora grande. Quindi la Società dispose di mandare altri pionieri speciali nel territorio.

Questi lavorarono duramente nonostante le condizioni meno favorevoli del settentrione. Alcuni di essi si comprarono biciclette per poter percorrere il vasto territorio loro assegnato. A volte dovevano percorrere in bicicletta settanta chilometri e più per visitare e rafforzare i proclamatori isolati. Impararono le lingue native e insegnarono ad alcune persone interessate che avevan trovate a leggere e scrivere, ad alcuni a imparare anche l’inglese.

Uno di tali zelanti nativi che abbracciò la verità e divenne molto utile nella congregazione locale è S. K. Adama di Lawra. Lo trovammo nella sua piccola bottega da sarto che indossava un’ampia veste su un paio di pantaloni alla europea, e sulla testa un copricapo a forma di fez tessuto a mano. Il suo bel viso rotondo risplende mentre ci accoglie con vigorose strette di mano. I suoi sorrisi rivelano una perfetta dentatura con i denti regolarmente in fila. E ora egli narra la sua storia sul tema: “La verità biblica mi libera dalla prigione di Satana”.

Fu nel 1953, quando aveva solo 19 anni, che udì uno dei pionieri speciali predicare la buona notizia del Regno a Lawra. Ciò che si diceva sembrava troppo strano ai suoi orecchi perché gli si imprimesse alcuna cosa nella mente, ma fu colpito dalla frequente ripetizione del nome di Geova in tutto il sermone.

Quando ebbe finito, chiese al pioniere chi poteva essere quel Geova. Gli fu data un’ulteriore testimonianza intorno al vero Dio. Quando Adama andò a casa disse ai suoi parenti: “Oggi ho conosciuto un uomo che mi ha detto che c’è un Dio il cui nome è Geova”. Quale fu la reazione degli anziani pagani?

“Per loro questa non era una novità”, dice il fratello Adama, “perché i Dagarti hanno molti che son chiamati dèi e quindi Geova poteva essere il Dio di qualche altro popolo”.

Dopo alcuni giorni il pioniere lo rivisitò. Fu stimolato dal sermone sulle qualità del vero Dio e di ciò che Geova si è proposto di fare per il genere umano sulla terra per mezzo del suo Regno. Riconobbe che il messaggio era la verità. Ma non prese in proposito nessuna decisione. Partì da Lawra per Accra, dove ebbe un’altra opportunità di investigare il messaggio dei testimoni di Geova.

Quando si convinse ancora di più che i testimoni di Geova hanno la vera religione come risultato di ciò che aveva udito e visto d’essi in Accra, tornò a Lawra. Con sua delusione, il pioniere era partito da Lawra per Tumu, centoundici chilometri lontano. Riuscì a convincere suo fratello della veracità del messaggio. Tutt’e due decisero di fare il viaggio di centoundici chilometri a Tumu per cercare il pioniere.

Proprio in quel tempo qualcuno diede loro l’indirizzo del sorvegliante di circoscrizione. Comunicarono con lui e quasi immediatamente rispose per assicurarli di una visita. Dopo alcune settimane egli arrivò accompagnato da due pionieri speciali assegnati a Lawra. In breve tempo un piccolo gruppo di nativi fu battezzato.

Gli anziani della città non consideravano questo con favore. “Ci portarono via le nostre mogli”, narra il fratello Adama, “e ci dissero di smettere di servire Geova perché non potevano tollerare che le loro figlie fossero sposate ad adoratori di un ‘dio straniero’. Ma questo non ci distolse. Andarono dunque dal capo principale di Lawra e gli dissero: ‘Questi ragazzi stanno portando nella nostra città le tradizioni e le usanze di altra gente. Dovresti fare in modo di fermarli’”.

Il capo Karbo investigò la questione e disse agli anziani: “Io sono capo, ma non ho nessuna autorità di fermare le persone dall’adorare il dio che scelgono”.

“Gli anziani furono delusi”, ricorda il fratello Adama. “Ci maledissero e dissero che saremmo morti entro pochi giorni perché avevamo abbandonato le tradizioni e le usanze dei nostri antenati”.

“Ebbene, passarono tre giorni e nessuno di noi era morto”, osserva Adama. “Invece avevamo ottenuto un pezzo di terra per costruire una Sala del Regno nel nome di Geova”.

“Che cosa?” dissero gli oppositori con sorpresa. “Siete voi ancora in vita per costruire una casa al vostro Dio Geova? In realtà, egli dev’essere l’Iddio Onnipotente”.

“Gli anziani vennero perciò a riconoscere che Geova era il vero Dio e, sebbene non venissero ad adorarlo con noi, si astennero dal perseguitarci. Le nostre mogli alla fine dedicarono la loro vita a Geova e Geova continuò a far prosperare la nostra congregazione”.

Molte di tali esperienze rafforzarono i pionieri speciali che lavoravano nel settentrione. Inoltre furono incoraggiati dalle occasionali visite di autobus carichi di fratelli provenienti dal meridione, di solito al tempo dell’assemblea di circoscrizione. Una volta le congregazioni di Accra comprarono biciclette e le mandarono al settentrione per mezzo della Società perché fossero usate dai pionieri speciali. Altri mandarono indumenti usati perché fossero distribuiti tra quelli che lì erano bisognosi. Tutto questo fu apprezzato moltissimo.

ESPANSIONE

Non c’era dubbio che la necessità di letteratura nella lingua vernacolare era grande. Si prese perciò la disposizione di tradurre “Sia Dio riconosciuto verace” in twi.

In questo tempo T. A. Darko era stato battezzato. Egli era stato in contatto con la verità dal 1938, ma era rimasto un devoto presbiteriano fino alla lettura di “Sia Dio riconosciuto verace” nel 1948. Questa persona conosceva il twi, l’inglese e il ga molto bene e si interessava di traduzione. Prima del suo battesimo aveva cominciato di sua propria iniziativa a tradurre “Sia Dio riconosciuto verace” in twi. Intendeva trasferirsi nella fortezza presbiteriana di Akropong sui colli di Akwapim e di usare il libro per insegnare la verità ai frequentatori di chiesa.

Dopo il suo battesimo giunse al sorvegliante di filiale la notizia che egli s’interessava alla traduzione e così la Società lo invitò alla Betel per fare traduzioni di continuo. Questo avveniva il 1° febbraio 1949.

Nell’operoso anno del 1949 tenemmo due assemblee di distretto, una a Kumasi e l’altra ad Accra nella King George V Memorial Hall, ora Camera del Parlamento. Il fratello Atwood di Nigeria visitò il paese come sorvegliante di zona in relazione con la seconda assemblea.

A queste due assemblee l’insieme degli uditori ebbe 2.719 persone più del numero dei proclamatori nel paese. In totale 404 persone furono battezzate alle due assemblee, portando la cifra per l’anno a 806.

L’opera cresceva così rapidamente che nell’agosto del 1949 il 71 per cento dei 2.053 proclamatori erano nuovi, cioè persone che avevano accettato la verità da che si era stabilita la filiale. Questo, è inutile dirlo, portò un ulteriore carico di opera pastorale. La Società dispose pertanto che venissero altri missionari addestrati a Galaad.

Prima arrivarono W. C. Walden e G. L. Covert nel febbraio del 1949. Nel settembre dello stesso anno arrivarono tre altri missionari. Il fratello G. F. Burt della decima classe non era riuscito a ottenere l’ingresso nel Kenya, sua originale assegnazione, quindi fu riassegnato alla Costa d’Oro. I successivi due missionari furono John Charuk e suo fratello Michael, diplomati canadesi dell’undicesima classe.

UN ALTRO COLPO SI MUTÒ IN VITTORIA

I fratelli Knorr e Henschel stabilirono il programma di visitare la Costa d’Oro per la seconda volta nel 1952.

Con impazienza i testimoni di Geova in tutto il paese attendevano la visita. Questa volta il numero dei proclamatori era cresciuto a 4.446, in paragone con i soli 575 dell’anno 1947. Ognuno di essi avrebbe desiderato trarre beneficio dai consigli e dai discorsi del presidente della Società e del suo segretario, quindi, come nel 1947, si dispose di tenere ad Accra un congresso nazionale dal 21 al 23 novembre.

Con sorpresa di tutti, fu concesso per il congresso l’Old Polo Grounds, terreno della Corona britannica! Questo era uno spazioso appezzamento presso il mare di fronte alla Corte Suprema e alla King George V Memorial Hall. Non poteva esserci in tutta la Costa d’Oro un posto più eccellente!

A quarantacinque chilometri di distanza furono tagliati quasi 2.000 pezzi di canna di bambù e questi furono trainati fino all’Old Polo Grounds. Una gigantesca cucina con spazio per venti stufe fu la prima struttura completata. Stuoie vegetali separarono i reparti e formarono le pareti degli uffici, mentre rami di alberi di palma provvidero ombra.

Il podio dell’oratore fu costruito e adornato in maniera piacevole. Vi fu edificato un tetto che provvedeva ombra. A questo furono appese lettere ritagliate che componevano il tema dell’assemblea: “Avanziamo verso la maturità”.

Mentre si avvicinava il tempo, cibo e altre provviste cominciarono ad arrivare dal settentrione. Tre autocarri da cinque tonnellate carichi di patate dolci e uno di banane giunsero da 297 chilometri a settentrione, insieme a molte altre provviste per tenere occupati i 150 volontari della mensa. Ci fu da aggiungere a ciò il lavoro di trovare le stanze per 6.000 delegati attesi da fuori di Accra.

La pubblicità fu fatta con zelo. Trecento manifesti furono affissi in tutta Accra e nei suoi dintorni. Grandi cartelloni furono posti in incroci notevoli. Due manifesti di sedici metri davano tutti i particolari sul discorso pubblico intitolato: “È tempo di considerare la via di Dio”, che sarebbe stato pronunciato da N. H. Knorr, presidente della Società Torre di Guardia.

Ora giunse la notizia che i visti per il fratello Knorr e per il fratello Henschel erano stati annullati!

“Un colloquio fu concesso dal primo ministro, dott. Nkrumah. Gli fu spiegata la questione ed egli disse che circa due settimane prima la nostra opera missionaria era stata considerata in una riunione del consiglio dei ministri. Fu presa la decisione che si sarebbe concesso alle attività missionarie di continuare, ma non si sarebbe più permesso di far entrare altri missionari nel paese. Gli fu detto che il fratello Knorr e il fratello Henschel non venivano qui come missionari, ma solo per visitarci per alcuni giorni. Alla conclusione del colloquio il primo ministro dichiarò che avrebbe considerato la cosa con il ministro della difesa e degli affari esteri. In seguito un segretario del governo disse che la questione era stata considerata e la decisione finale era che il visto veniva rifiutato e un cablogramma in tal senso era stato inviato a New York”.

Poiché era definitivo che ai fratelli Knorr e Henschel non sarebbe stato permesso di assistere al congresso, il successivo punto importante del congresso era la presentazione del libro “Sia Dio riconosciuto verace” in twi. Oh, come i fratelli di lingua twi avevano atteso questa pubblicazione nella loro propria lingua! Quale progresso li avrebbe aiutati a fare per acquistare accurata conoscenza! E come li avrebbe aiutati a tenere migliori studi biblici a domicilio!

Ma anche qui la possibilità di fare della presentazione una realtà era seriamente minacciata. Come? La nave che portava i libri era arrivata troppo tardi perché potessero giungere all’assemblea!

Accra in realtà non è mai stata un porto e, in quei giorni prima della costruzione del porto di Tema, le navi dovevano fare la fila a circa un chilometro e mezzo dalla costa e aspettare il loro turno per scaricare la loro merce per mezzo di lentissime canoe che andavano e venivano dalla riva. Questo faceva sostare le navi al largo per giorni e ciascun capitano badava a non perdere il suo posto nella fila. La fornitura di letteratura, si apprese, era arrivata due giorni prima del congresso e non sarebbe stata scaricata per almeno sette giorni! Che cosa avrebbero potuto fare i fratelli?

La filiale decise di mettersi in contatto con il controllore della dogana e di chiedere la sua assistenza. Considerata la battaglia che era infuriata in passato fra il dipartimento della dogana e i testimoni di Geova, ci volle vera fede per rivolgersi con qualche ottimismo proprio al capo di questo dipartimento per avere aiuto. Ma il sorvegliante della filiale si rivolse a lui.

Il fratello Baker spiegò a questo funzionario europeo che nei passati tre anni si era fatta la traduzione di questa importante pubblicazione per presentarla all’assemblea. E ora era qui, trattenuta a un chilometro e mezzo dalla costa mentre l’assemblea era in corso. Poteva egli aiutarlo?

Immediatamente il direttore amministrativo di Sua Maestà condusse il fratello Baker dal suo assistente sulla spiaggia e spiegò la situazione. Diede istruzione all’ufficiale subalterno di prendere due canoe della flotta impiegata per lo scarico e di portare il sig. Baker dal capitano della nave. Lasciamo che il fratello Baker narri il resto.

“A causa delle grosse onde dell’oceano impiegammo un po’ a raggiungere la nave. Una volta accanto a essa, compresi che dovevo aggrapparmi a una scala di corda mentre la canoa beccheggiava sulle onde. Non potevo ricordare d’aver ricevuto nella Scuola di Galaad questo addestramento!

“Con qualche palpitazione mi arrampicai infine sul ponte dove trovai il capitano che aspettava per sapere in che cosa consisteva tutto questo. Dopo la mia spiegazione, egli rispose: ‘Questa quantità di merce non sarebbe elencata nel nostro foglio. Non ho idea di dove potrebbe essere’.

“Chiesi se potevamo cercarla sul posto. Egli acconsentì, e parecchi dell’equipaggio si avviarono in diverse direzioni. Passarono dieci minuti e non era stato trovato nulla. Quindi il capitano chiamò: ‘È questo?’

“Corsi e, proprio così, egli aveva trovato gli scatoloni. Fu aperto il portello del boccaporto e la gru li sollevò oltre la murata. Entro un’ora remavamo per tornare a riva. Immaginate la gioia di tutti quando il libro fu presentato all’assemblea com’era stato prestabilito!

“Fummo tutti molto delusi di non aver il fratello Knorr e il fratello Henschel con noi per l’assemblea, ma tutto risultò infine per una più grande testimonianza. I giornali per alcuni giorni successivi ebbero molto da dire intorno all’azione del governo”.

I commenti della stampa furono voluminosi, davvero una grande testimonianza, ma fu ancor più soddisfacente in proposito che non ci fu un solo commento contro i testimoni di Geova.

Con intestazioni quali: “Dite le ragioni”, “La Torre di Guardia protesta”, “Triste grave errore”, “Proibizione del primo ministro Nkrumah non compiaciuto di Knorr, la questione può essere presentata all’O.N.U.”, “Tolto il discorso di Knorr”, “Gli U.S.A. possono indagare sul caso di Knorr”, “Non c’è qui libertà? Citato il caso di Knorr, lo fanno solo i rossi”, “Considerate i fatti intorno al sig. Knorr”, “Processo per supposizione”, e molte altre, si scrisse molto che la Corona britannica dovette trovare assai imbarazzante.

Un editoriale avvertiva: ‘Vi è implicato molto di più nelle misure prese contro i testimoni di Geova. La libertà dell’individuo è in pericolo, la libertà di adorazione e di parola o di pensiero è in pericolo”.

Un altro diceva: “Ci saranno risuonanti ripercussioni, poiché quelli della Torre di Guardia sono molto espliciti e baldi. . . . In se stessa la proibizione contro Knorr è uno scherno alla pretesa delle Nazioni Unite sulla cittadinanza mondiale. È tragico. E questo è dire il meno”.

Molte persone istruite sospettarono la complicità della cristianità nella questione, come mostra il seguente editoriale di giornale:

“Non sarà ingiusto supporre che una leggera influenza sia stata esercitata dall’esterno per tenere Knorr fuori del paese. Tale fonte può essere stata cristiana, poiché sembra che la chiesa viva malvagi giorni di corrosiva competizione; e pare che quelli della Torre di Guardia l’abbiano vinta”.

Nelle prime ore del mattino del 26 novembre 1952 un aereo atterrò all’aeroporto di Accra col fratello Knorr a bordo. Sapeva che non gli sarebbe stato concesso di entrare nel paese e aveva dunque disposto che alcuni fratelli lo incontrassero all’aeroporto. Egli riferisce:

“Mentre i fratelli mi avevano atteso quattro giorni prima, quando arrivai alle 3 del mattino, c’erano il servitore di filiale e parecchi altri dell’ufficio. Per quarantacinque minuti conversai vivamente con loro sulla situazione di Accra.

“Provai molta gioia apprendendo che avevano avuto lo stesso un meraviglioso congresso. Ottomila fratelli erano venuti ad Accra da ogni parte del paese ed era stata data un’enorme testimonianza”.

In precedenza il fratello Knorr aveva scritto una lettera perché fosse letta ai congressisti. Poiché era stata ricevuta troppo tardi per esser letta all’assemblea, la filiale ne fece circolare il contenuto fra tutte le congregazioni, con la data del 25 novembre.

Sebbene il fratello Knorr cominciasse la sua lettera dicendo: “Con profondo rincrescimento scrivo questa lettera”, dava pieno incoraggiamento e ammonizioni cristiane ai fratelli. Egli diceva:

“Non lasciate che questa questione vi turbi, né fate sorgere ira nel vostro cuore. Questi uomini del governo hanno l’autorità . . . di rifiutare il visto a quelli che non desiderano avere nel paese. Fa parte del loro lavoro e, naturalmente, della loro responsabilità . . . Se fossimo stati con voi avreste provato grande gioia e noi avremmo potuto . . . aiutarvi nel servizio che compite. Ma se questo servizio cristiano vi è rifiutato dal governo, non lasciate che questo vi turbi in nessun modo.

“La dedicazione della vostra vita è stata fatta a Geova Dio e voi non siete testimoni di Geova a causa di qualche uomo o gruppo di uomini nell’organizzazione. Siete schiavi dell’Altissimo. Vi interessate di una sola cosa sia che il fratello Henschel ed io siamo lì per parlarvene o che lo leggiate per vostro conto nella Parola del Signore e questa è che glorifichiate il Padre vostro che è in cielo. . . .

“Vi prego di andare avanti nella vostra predicazione della buona notizia in maniera pacifica, con calma e con lo spirito di Geova. . . . Spero che l’effetto di questa restrizione sul fratello Henschel e su me stesso in quanto alla venuta nella Costa d’Oro sia per tutti voi massimamente salutare. Con sincerità spero che l’effetto sia di rendervi tutti più zelanti e più decisi a portare a più persone questa buona notizia del Regno, disponendo più studi biblici, testimonianza di casa in casa e accresciuta attività in ogni campo di servizio. . . .

“Il vostro zelo si esprima durante l’anno avvenire del 1953 adorando Geova con santa disposizione. . . .

“Mostrate il vostro amore a tutti nella Costa d’Oro portando loro la ‘buona notizia’ del regno di Dio, che è la sola speranza per il mondo. La ricca benedizione di Geova sia su tutti voi mentre fate questo e possiate mantenere la vostra integrità e partecipare alla rivendicazione del nome e della Parola di Geova. Il fratello Henschel e io mandiamo i nostri affettuosi saluti all’intera congregazione”.

Una lettera molto edificante. Terminammo l’anno di servizio del 1953 con un aumento di proclamatori del 21 per cento e un nuovo massimo di 5.181 proclamatori.

ATTIVITÀ CON I FILM

Giungiamo all’ottobre del 1954 quando la Società cominciò in tutto il paese un’attività con il film: “La Società del nuovo mondo all’opera”. Siccome l’elettricità finora è disponibile solo nelle città principali, la Società dovette acquistare non solo un proiettore, ma anche un generatore e altri dispositivi elettrici e una Land Rover per trasportarli tutti fino alle più remote parti del paese.

Alla fine dell’anno di servizio del 1955, erano state 109.496 le persone che avevano visto il film in cinquantanove proiezioni. Aiutò in effetti ad abbattere l’opposizione e il pregiudizio, come è evidente dal commento del capo di una chiesa metodista, che disse:

“Non avevo mai avuto molta considerazione per la vostra chiesa finché ho visto il film. Da allora ho detto ai miei membri di ascoltare ciò che i testimoni di Geova insegnano”.

La menzione dell’anno 1955 ci porta alle assemblee Regno Trionfante di quell’anno. Fu per certo incoraggiante vedere oltre venti delegati partire dalla Costa d’Oro per assistere a parecchie di esse che si tennero in Europa. Alcuni di questi delegati non conoscevano l’inglese né alcun’altra lingua europea. Ugualmente furono assai edificati da ciò che videro e da ciò che provarono in quanto all’ospitalità dei fratelli europei e all’amore e all’unità dell’organizzazione di Geova. Tornarono con un più profondo apprezzamento per la verità e i loro obblighi verso i loro conservi cristiani.

Dopo le assemblee europee la filiale della Costa d’Oro indisse un’assemblea nazionale sullo stesso tema da tenersi ad Accra dal 17 al 20 novembre 1955. Di nuovo il governo ci favorì col permesso di usare l’Old Polo Grounds.

Il fratello Henschel doveva assistere a questa assemblea e si doveva ottenere per lui un visto. Si sarebbe ripetuto l’episodio del 1952 quando il visto fu negato ai fratelli Knorr e Henschel? Ci fu un lungo rinvio dopo che era stata fatta la domanda e questo causò un po’ di ansietà. Comunque, dopo ripetute visite, il visto fu concesso, appena in tempo perché fosse comunicato mediante cablogramma al fratello Henschel per consentirgli di includere la Costa d’Oro nel suo itinerario.

Fin dalla prima sessione l’assemblea ebbe 7.000 presenti. Questi aumentarono di continuo fino al massimo di 14.331 al discorso pubblico. Il numero dei battezzati fu di 926.

AGGIUSTAMENTI NELLA SORVEGLIANZA

Quando il fratello Baker andò via in seguito a malattia, il fratello Knorr assegnò il fratello G. F. Burt a occuparsi dell’amministrazione della filiale finché non fossero prese altre disposizioni. Il fratello Burt fece questo fino al 27 giugno 1956, allorché arrivò Herbert Jennings e fu nominato sorvegliante di filiale.

Il fratello Jennings, di nazionalità canadese, fu battezzato il 22 ottobre 1950 e cominciò il servizio di pioniere regolare nel marzo del 1952. Fu nominato sorvegliante di circoscrizione nel gennaio del 1955 e, sette mesi dopo, fu invitato a frequentare la ventiseiesima classe di Galaad, da cui fu assegnato alla Costa d’Oro. Il fratello Jennings aveva solo venticinque anni quando vi arrivò, ma anche a quel tempo cominciava a divenire calvo. Siccome la calvizie, come i capelli grigi, nella società africana si pone in relazione con l’età avanzata, questo risultò un vantaggio nella sua opera.

Nel 1956 la Società dava risalto qui alla maturità e, naturalmente, questo richiedeva capace sorveglianza. Prima del 1956 sembra che la preoccupazione fosse stata quella della crescita numerica, e noi eravamo in effetti cresciuti in quel senso. Ora c’era bisogno di addestrare i proclamatori a cercare una maggiore responsabilità nell’organizzazione. Questo significava, per esempio, risolvere il problema dell’analfabetismo insegnando ai proclamatori a leggere e scrivere anziché assegnare due o tre analfabeti a un proclamatore che sapeva leggere perché andassero di casa in casa o dir loro di fare rapporto dell’attività di servizio di campo tenendo sassi e bastoncini in diversi sacchetti che rappresentavano i rapporti dei vari aspetti del ministero di campo.

Un altro problema che richiedeva attenzione era quello di mantenere attivi tutti i proclamatori. Per alcuni anni in precedenza si era notato che l’incidenza dell’aumento dei proclamatori era diminuita, nonostante che molti nuovi fossero battezzati. L’aumento di proclamatori nell’anno di servizio del 1953 fu del 21 per cento. Nel 1954 scese al 16 per cento, quindi al 7 per cento l’anno dopo e al 4 per cento nei primi otto mesi dell’anno di servizio del 1956. Questo era causa di preoccupazione.

Uno studio del problema rivelò che parecchi individui erano spinti a fare il battesimo senza che avessero vero apprezzamento delle responsabilità che accompagnano la dedicazione e il battesimo. Tali persone non avevano acquistato sufficiente conoscenza di Geova e dei suoi propositi su cui basare una fede solida, granitica. Come risultato, proclamavano per un po’ dopo il battesimo e poi smettevano di fare servizio.

Il rimedio offerto fu espresso nel numero del Supplemento dell’Informatore del maggio 1956 in un articolo intitolato: “Richiesto un esame per tutti i candidati al battesimo”. L’articolo affidava ai sorveglianti di congregazione la responsabilità di esaminare personalmente ciascun candidato all’immersione, garantita dalla loro congregazione, per assicurarsi che l’individuo non era ostacolato da nessun indebito matrimonio o da qualche altra condotta non cristiana. Si richiedeva che ciascun candidato avesse una conoscenza basilare della verità, acquistata per mezzo di un completo studio di “Sia Dio riconosciuto verace” e una chiara comprensione e apprezzamento di ciò che la dedicazione e il battesimo significano e dei propri obblighi dinanzi a Geova dopo aver fatto il battesimo. Quando il candidato era approvato, il sorvegliante che presiedeva compilava e firmava un modulo “Qualificato per il battesimo”. Con poche eccezioni, il battesimo era limitato al tempo dell’assemblea e a tali assemblee nessuno era battezzato senza aver prima presentato al reparto immersione il modulo “Qualificato per il battesimo” debitamente compilato e firmato dal suo sorvegliante di congregazione. Mentre ciò ridusse il numero di quelli che erano battezzati, assicurò che quelli riconosciuti come testimoni di Geova erano davvero qualificati.

LA COSTA D’ORO DIVIENE GHANA

Il 6 marzo 1957 il governo britannico concesse la piena indipendenza alla Costa d’Oro. Ora il paese era libero dal dominio coloniale, evento che recò grande giubilo a tutti quelli che avevano gridato per avere “l’autogoverno ora!”.

Come c’era da attendersi, molte cose di origine coloniale, come titoli e statuti e dispacci, compreso l’“elenco delle società missionarie approvate”, furono consegnate agli archivi e ai musei. Infatti, anche il nome Costa d’Oro fu considerato di origine coloniale e fu eliminato. Da allora in poi il paese doveva essere il Ghana. Con l’indipendenza venne una costituzione che stabiliva come: “Nessuna legge priverà nessuna persona della sua libertà di coscienza e del diritto di professare, praticare o propagare liberamente qualsiasi religione, soggetta a ordine pubblico, moralità e salute”.

Forse il più grande problema che doveva essere risolto era quello dell’analfabetismo. Nel 1957 il 61 per cento dei 6.727 proclamatori non sapeva né leggere né scrivere. Fino a quell’anno si lasciava in gran parte all’individuo se voleva imparare a leggere e scrivere, e alcuni zelanti riuscirono a imparare di loro propria iniziativa. Forse questo spiegava perché nell’organizzazione quelli che sapevano leggere e scrivere erano quasi il 40 per cento, mentre nel paese nel suo insieme erano meno del 30 per cento.

Furono prese disposizioni per tenere lezioni per insegnare a leggere e a scrivere. Visitando le classi di studenti che imparano a leggere e scrivere si prova sempre una rallegrante esperienza. Nella Sala del Regno di un umile villaggio trovate gente sincera, alcuni vecchi e alcuni non tanto vecchi, raggruppati intorno a una lanterna a pressione che prestano attenzione alle lezioni illustrate. Alcuni hanno la vista debole e pochi portano occhiali. Ora vedete lì la vecchia sorella che cerca di ricordare mediante l’associazione di idee il significato di ciò che l’insegnante indica sulla tabella. E ora vedete come si illumina il suo viso mentre riesce a interpretare la pagina stampata traducendola in linguaggio vivo. L’insegnante ne è così soddisfatto che applaude spontaneamente e l’intera classe si unisce nell’applauso. Col passar dei mesi ella fa progresso col gruppo. Alla nostra successiva visita la troviamo che si aggiusta e riaggiusta gli occhiali mentre è alle prese con i più avanzati libri di testo. In un’altra occasione la troviamo che cerca di tenere ferma la punta di una matita con le dita rese ruvide dagli anni di duro lavoro con la zappa nel podere. La vedete mentre lotta per fare semplici aste e linee e circoli. Non sembrano fatti molto bene, ma ella dev’esser lodata. Ha fatto progresso. Immaginate la sua gioia allorché entro un anno è in grado di leggere la Parola di Dio da sé e scrivere i suoi propri rapporti di servizio di campo e lettere personali.

Fu con tale diligenza che i testimoni di Geova affrontarono il problema dell’analfabetismo nell’organizzazione. Le lezioni erano strettamente sorvegliate e tenute in un’atmosfera di amore cristiano. Questo fece ottenere la lode da parecchi funzionari governativi, come nel caso di un ispettore dell’istruzione di massa nella regione occidentale che visitò le classi di una congregazione che era stata in grado di insegnare a leggere e scrivere a venti persone in meno di un anno. Egli fu spinto a dire “In realtà voi siete persone diverse. . . . Se il vostro spirito si manifestasse in altre organizzazioni, questo paese avrebbe sùbito pochissimi analfabeti”.

REGISTRAZIONE DEL MATRIMONIO

Il successivo progetto importante fu quello di aiutare i fratelli a porre il loro matrimonio su una solida base. Da che il paese era divenuto una colonia della Gran Bretagna le leggi inglesi sul matrimonio civile erano state applicate nel paese accanto alle leggi non scritte del matrimonio consuetudinario. Sia i matrimoni civili che quelli consuetudinari erano riconosciuti perfettamente legali, benché nella legge il matrimonio civile abbia la precedenza sul matrimonio consuetudinario. Di gran lunga la maggioranza dei nostri fratelli fino al 1957 si erano sposati secondo la legge consuetudinaria. Ciò significava che, benché i matrimoni fossero legali, non erano registrati, salvo alcuni casi dove gli individui li avevano registrati presso i consigli locali.

Il 4 luglio 1957 la filiale scrisse a tutte le congregazioni spiegando la necessità di registrare i matrimoni tra i testimoni di Geova. Le informazioni si basavano sul materiale dei numeri de La Torre di Guardia del 1956 che trattava il matrimonio. In quel tempo ciò significava che le coppie che si erano sposate secondo le non scritte leggi consuetudinarie facessero un matrimonio civile.

Ora la maggioranza dei consigli locali nel paese hanno dal governo l’autorità di registrare i matrimoni consuetudinari. Questo non è come il matrimonio civile, ma è altrettanto impegnativo, legale e correttamente registrato. Quindi ora si lascia alle coppie in che modo si vogliono sposare, se vogliono seguire la disposizione del matrimonio civile o andare dal consiglio locale e far registrare il matrimonio consuetudinario.

ASSEMBLEA DI KUMASI

Tutto era pronto per il congresso di Kumasi che doveva cominciare il 5 marzo 1959 come se non fosse sorta nessuna emergenza. Ma che dire del fratello Knorr?

Per volontà divina, questa volta non c’era nessuna difficoltà di immigrazione. Il fratello Jennings ci narra:

“Il fratello Knorr arrivò ad Accra e passò la dogana la sera prima che l’assemblea doveva cominciare. Dopo avere trascorso il giovedì e il venerdì esaminando le cose della filiale, egli e mia moglie ed io andammo in volo a Kumasi per assistere all’assemblea.

“Appena arrivato il fratello Knorr era in programma per fare un discorso alla sessione in lingua estera a cui assistevano i delegati di lingua francese della Costa d’Avorio e del Togo e delegati di lingua frafra del Ghana settentrionale. I fratelli aspettavano quando egli arrivò e ascoltarono attentamente l’intero discorso.

“Quel pomeriggio i sorveglianti erano seduti nella sezione riservata a un programma speciale. Due discorsi di mezz’ora diedero inizio all’adunanza e quindi fu la volta del fratello Jennings che diede consigli ai fratelli su: ‘Sorveglianti, mantenete vive le vostre congregazioni’. Il fratello Knorr parlò poi ai sorveglianti su: ‘Pascete il gregge di Dio con abilità’. Citando il re Davide e Cristo Gesù come esempi di pastori fedeli e abili, egli affidò ai sorveglianti la responsabilità di assistere i nuovi e i proclamatori deboli prima che alcuno di essi divenisse inattivo. Dopo aver mostrato preoccupazione per il fatto che molti che avevano fatto il battesimo non avevano continuato il servizio attivo, rese chiaro l’obbligo dei sorveglianti di ravvivare tali inattivi.

“La domenica, ultimo giorno dell’assemblea, sorse luminosa e calda. Durante la mattina vari oratori della Betel e servitori di congregazione diedero consigli e informazioni su soggetti scritturali. Esperienze e cantici di fratelli al di là della cortina di ferro che erano stati incisi su nastro furono pure fatti ascoltare, con diletto dei congressisti. Tutti i discorsi di questo giorno, come per tutti i giorni dell’assemblea, furono simultaneamente tradotti in twi, ga, ewe e adangbe.

“A mezzogiorno i servitori di circoscrizione e di distretto si radunarono per un’adunanza speciale col fratello Knorr che tenne un’animata e seria considerazione su come essere insegnanti del gregge, non solo dicendo loro cosa fare, ma dando l’esempio facendolo con loro. Il programma del pomeriggio comprese una lettera letta a tutti perché fosse approvata e adottata, la quale esprimeva apprezzamento alla Società per l’assemblea, la visita del fratello Knorr e il nuovo libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato.

“L’ultimo discorso del giorno fu il discorso pubblico: ‘Una terra paradisiaca per mezzo del regno di Dio’, del presidente della Società N. H. Knorr. Come si compiacquero e si rallegrarono tutti quando il conto rivelò che 13.754, quasi il doppio del numero dei Testimoni del Ghana, erano lì ad ascoltare questo interessante e importante soggetto. L’attenzione e i frequenti applausi rivelarono che il discorso era molto seguito e apprezzato da tutti.

“Il battesimo si tenne il sabato mattina e furono immerse 460 persone”.

IL FRATELLO BROWN RITORNA

Terminando questa parte della storia, torniamo alla sala del cinema Palladium di Accra, dove un congresso di 800 fratelli sta per terminare il 6 aprile 1947. C’è il fratello W. R. Brown che pronuncia le sue osservazioni conclusive all’uditorio e, nel mezzo dell’assordante applauso, egli dice: “La prossima volta che vi visiterò il vostro numero sarà non 800, ma 8.000”.

Nel 1950, quando nell’Africa Occidentale c’erano abbastanza missionari addestrati a Galaad per continuare ciò che per immeritata benignità di Geova egli aveva iniziato, l’anziano fratello Brown e sua moglie partirono dalla Nigeria per tornare a casa nelle isole caribiche.

Dieci anni dopo fu rammentato da un preminente statista nigeriano, il dott. Nnamdi Azikiwe, che egli aveva conosciuto durante la sua permanenza in Nigeria. Il dott. Azikiwe era stato nominato governatore generale della Nigeria da poco resa indipendente ed egli invitò il fratello Brown e sua moglie a visitare la Nigeria nell’ottobre del 1960.

Il fratello Brown e sua moglie colsero l’opportunità di fare anche una visita al Ghana e quale occasione di grande gioia fu per lui vedere che diversi degli anziani che avevano lottato accanto a lui ai primi giorni erano ancora attivi nella verità. E ora quanti proclamatori erano lì nel Ghana in quel tempo? C’erano 8.172, secondo il rapporto del servizio di campo dell’aprile 1960.

Al termine degli anni cinquanta la Società aveva addestrato parecchi fratelli del Ghana che erano divenuti qualificati per i vari incarichi di responsabilità nell’organizzazione. In quel solo decennio nove fratelli e due sorelle del Ghana frequentarono la Scuola di Galaad e furono assegnati in quattro diversi paesi.

NUOVA VISITA DI KNORR E HENSCHEL

Il dicembre 1970 portò un altro avvenimento di benedizione senza precedenti. Il fratello Knorr, undici anni dopo il suo ultimo viaggio qui, aveva deciso di visitarci di nuovo. Veniva con sua moglie e col fratello Henschel. Questo non era tutto. Viaggiavano in compagnia di 182 altri fratelli e sorelle che venivano a visitarci dagli Stati Uniti, dal Canada e da altri paesi di oltreoceano. Il gruppo faceva un giro dell’Africa Occidentale, disposto in modo da coincidere con una serie di congressi lungo la costa occidentale.

Alcuni mesi prima delle assemblee lungo la costa dell’Africa occidentale era scoppiato il colera asiatico. I funzionari di sanità lottando per impedire il diffondersi della pestilenza nelle zone sotto la loro giurisdizione avevano considerato con sospetto tutte le grandi riunioni. Per questa ragione i funzionari cittadini di Kumasi fecero di tutto eccetto l’immediato annullamento per impedire che si tenesse il congresso. Furono annullati cinque diversi luoghi di assemblea, uno dopo l’altro, per motivi di inadeguati mezzi sanitari. Quindi, solo quattro settimane prima del congresso, fu ricevuto il permesso di usare lo stadio sportivo, esclusa la domenica. Centinaia di volontari curvarono le spalle per il lavoro e, seguendo molte predisposizioni dell’assemblea del 1967 nello stesso posto, perfino con un anticipo di cinque giorni ogni cosa era completata per l’inizio dell’assemblea.

La Società, certo, si preoccupava della salute dei congressisti e consigliò rigorose misure igieniche. Queste furono scrupolosamente seguite in tutti i particolari, con ammirazione degli ispettori di sanità. A Kumasi, dove avemmo la massima difficoltà presso il medico sanitario ufficiale della città, uno dei funzionari di sanità confessò che la nostra attenzione ai particolari igienici e alle questioni sanitarie aveva superato perfino ciò che essi stessi erano in grado di conseguire.

Ad Accra le difficoltà cominciarono alcune ore prima che il programma avesse inizio. Mentre le folle cominciavano ad affluire, un funzionario di sanità il cui ufficio guardava sul luogo del congresso corse dal servitore del congresso, fratello Danley, con un viso dall’espressione molto preoccupata. Dopo alcune deliberazioni le autorità avevano deciso di annullare il congresso, in vista della minaccia del colera.

Dopo ulteriori discussioni la ragione prevalse. Come fu indicato, disperdere la crescente folla non era una soluzione del problema. Fu quindi permesso di tenere il congresso secondo il programma e molti delegati andarono nei vicini centri di inoculazione per immunizzarsi contro il colera. Non ci fu nessun caso di colera scoperto o denunciato in nessuna assemblea e solo alcuni casi di disturbi minori furono trattati nei reparti del pronto soccorso.

L’attenzione di tutti era rivolta a ciò che costituiva l’avvenimento insolito dei congressi “Uomini di buona volontà”, la presenza di oltre 180 delegati d’oltreoceano. Mentre due autobus carichi d’essi entravano nello stadio di Kumasi, grida di gioia e applausi si levarono dai diciottomila allora radunati. Centinaia di persone si misero in fila sulle rampe per dare personalmente il benvenuto e stringere la mano ai visitatori. E ad Accra l’emozione non fu inferiore. “Un’esperienza che non dimenticheremo mai”, disse un visitatore. Un altro aggiunse: “Non abbiamo avuto in nessun posto dove siamo stati una tale accoglienza. Penso che devo aver stretto la mano a diciottomila persone”.

Ai Testimoni locali, d’altra parte, fecero impressione l’umiltà e la cooperazione mostrate dai visitatori. La loro volontà di aspettare il loro turno nelle file e di mostrare considerazione per altri fu sorprendente per molti osservatori. Avendo vissuto sotto il dominio coloniale fino a “ieri”, per così dire, l’impressione che il Ghanaiano ha dell’“uomo bianco” è esattamente l’opposto della prontezza a servire. Questo è ciò che era evidente nel commento del fratello K. A. Odoom quando disse a una delle sessioni del programma speciale: “I bianchi vennero dapprima in questo paese come nostri padroni. Ma ‘la verità ci ha resi liberi’ e ora vi guardiamo come nostri fratelli”. Di sicuro lo spirito di Geova è una forza unificante.

Una sorella di lingua twi disse: “Sono stata nella verità per trent’anni. Ho letto dei nostri fratelli che sono all’estero. Ora finalmente vi ho visti”. Ed ecco come si espresse un missionario: “Di solito torniamo a casa in licenza per riposarci e riprenderci. Questa volta, voi siete venuti da noi e ci sentiamo grandemente ristorati ed edificati dalla vostra presenza”.

Ci vorrebbero pagine per riferire tutte tali esperienze di apprezzamento e affetto. Senza dubbio, il fratello Knorr parlò per tutti noi, visitatori e visitati, quando disse: “Le parole non possono esprimere i miei sentimenti alla meravigliosa espressione del vostro amore”.

Durante le sue osservazioni conclusive all’assemblea di Accra del 1970 il fratello Knorr annunciò che la filiale del Ghana, che era stata edificata nel 1962, sarebbe stata ampliata in modo da raddoppiare la sua attuale grandezza per provvedere adeguatamente al deposito di letteratura e a nuovi locali per la stampa.

In gennaio, dopo l’assemblea di Accra, furono pronti i disegni dell’ampliamento. Il progetto finale fu sottoposto ai funzionari civici di Accra in maggio. Frattanto, il lavoro preliminare, compreso quello di ricevere i materiali da costruzione mandati dalle congregazioni di Kumasi, fu iniziato. Il permesso di costruire fu emesso il 29 luglio 1971 e l’effettiva costruzione cominciò immediatamente. Le congregazioni dei testimoni di Geova delle zone di Accra e Tema furono invitate a inviare a turno volontari per la costruzione nei fine settimana. Ci fu una notevole partecipazione di migliaia di persone dal cuore ben disposto e da cinquanta a centocinquanta si presentarono e lavorarono duramente per la realizzazione del progetto.

Siamo grati dell’eccellente spirito mostrato. Come risultato di tutto questo ottimo sforzo volontario e della capacità manifestata l’ampliamento fu pronto per essere occupato nel maggio del 1972. Potemmo fare la costruzione della nuova parte dell’edificio per la sola metà del costo pattuito con una locale impresa edilizia. Questo risparmio, un generoso contributo dei nostri volenterosi fratelli e sorelle, è grandemente apprezzato!

L’ampliamento provvede spazio per la nostra nuova stamperia e ulteriore deposito di letteratura al pianterreno. Il primo piano di questo edificio di due piani provvede alloggio e altre stanze per altri quattordici membri della famiglia Betel.

Tra aprile e giugno le macchine da stampa e le forniture furono spedite dallo stabilimento di Brooklyn della Società che è a New York, e una nuova macchina da stampa dalla società Heidelberg che è in Germania. Nelle settimane seguenti la nostra stamperia prese forma. Furono installate le macchine per produrre La Torre di Guardia in ewe, ga e twi. Preliminare lavoro di stampa cominciò in luglio. In agosto si poté produrre il Ministero del Regno e si poté cominciare la composizione de La Torre di Guardia del dicembre 1972 in tre lingue.

Questa espansione ed estensione di attività della filiale della Società nel Ghana sarà un vero beneficio per l’associazione dei cristiani testimoni di Geova in tutto il Ghana.

Mentre terminiamo la nostra narrazione della storia dei testimoni di Geova nel Ghana dal 1924 al 1972, è per certo appropriato riconoscere la parte che i missionari mandati dalla Scuola di Galaad e altri che vennero da oltreoceano hanno avuto nell’aiutarci. Non tutti sono comparsi alla ribalta della storia. Ciò nondimeno, tutti hanno affrontato vari problemi per apportare il loro contributo nel progresso dell’opera nel Ghana.

I testimoni di Geova in questo paese sono invero grati a Geova e alla sua organizzazione per aver investito tanto in questo paese, non solo in denaro e proprietà ma in risorse umane per aiutare le persone di cuore onesto di questo paese a imparare come ottenere la buona volontà di Geova mentre ce n’è ancora l’opportunità.

Riconsiderando ogni cosa, non possiamo fare a meno di meravigliarci del modo in cui Geova ha magnificato il suo proprio nome in questa parte dell’Africa. Se ricordiamo l’anno 1924, quando l’unico testimone di Geova, Claude Brown, percorse la città di Accra affiggendo manifesti ai muri e distribuendo foglietti per invitare le persone a una conferenza biblica nelle Merry Villas, fino all’anno 1927, quando W. R. Brown battezzò il primo pugno di credenti a Koforidua e ad Accra, attraverso la lotta legale per stabilire la buona notizia sotto l’autocrazia coloniale e la tirannia indigena, fino all’anno 1972, in cui ancora possediamo la nostra libertà di testimoni di Geova Dio, non possiamo fare a meno di dire: “Di sicuro non è l’opera dell’uomo; è l’opera di Geova”.

E così i 16.093 testimoni di Geova nel Ghana, 16 dei quali professano d’esser dell’unta classe del rimanente, e le molte migliaia che, speriamo, ancora si uniranno a loro come dedicati servitori dell’Altissimo prima che scoppi la “grande tribolazione”, faranno per sempre echeggiare le parole del libro biblico di Salmi, che dicono:

“Oh magnificate con me Geova, ed esaltiamo insieme il suo nome”. “Di sicuro loderò il nome di Dio con canto, e lo magnificherò con rendimento di grazie”. “Oh rendete grazie a Geova, poiché egli è buono; poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito”. — Sal. 34:3; 69:30; 107:1.