Liberia
Liberia
“L’amore della libertà ci ha portati qui”. Queste furono le parole dei coloni che, dopo aver attraversato l’Atlantico, il 25 aprile 1822 approdarono alla minuscola isola di Providence presso la costa occidentale dell’Africa. Questi arditi e liberi pionieri, sotto gli auspici della Società americana per la colonizzazione, avevano aperto la via all’istituzione, nel 1847, della prima repubblica negra dell’Africa: la Liberia. Con un’estensione che si avvicina a quella dell’Alta Italia, confina con la Sierra Leone, la Guinea e la Costa d’Avorio.
La verdeggiante Liberia, che si stende principalmente lungo la pianura costiera, è ricca di foreste in cui si trovano elefanti, leopardi e il singolare ippopotamo nano. È un paese ricco di gomma, con piantagioni ben tenute che vanno da un confine all’altro. Sulle alture vi sono miniere di ferro tra le più ricche del mondo.
LA VERITÀ LIBERATRICE GIUNGE IN LIBERIA
Verso il 1867, vent’anni dopo la fondazione della repubblica, ben 13.136 coloni erano immigrati in Liberia, principalmente dall’America. Oltre alla capitale, Monrovia, sorsero colonie lungo il litorale dal fiume Mano al fiume Cavalla: Robertsport, Marshall, Buchanan, Greenville e Harper nel “Maryland della Liberia”. Qui a Harper sul Capo Palmas, dove la costa africana si piega a est, la Torre di Guardia di Sion e Araldo della presenza di Cristo veniva studiata, verso il 1895, da una classe di studenti biblici, essendo queste le prime adunanze del genere in Liberia o, per quanto si sappia, in tutta l’Africa Occidentale. Per la prima volta, la popolazione della Liberia udiva la Giov. 8:32.
verità della Bibbia che rende realmente liberi. —Non si sa né come né quando i due anziani fratelli, Henry e Joseph Gibson, si procurassero la Torre di Guardia di Sion. Ma classi di studio biblico a domicilio venivano tenute regolarmente, come hanno attestato alcune persone d’età, fra cui il defunto presidente della Repubblica, William V. S. Tubman. Egli ricordava che si tenevano tali adunanze quando era ragazzo. Quelli che con disprezzo chiedevano: “Ma da quanto tempo ci sono i Testimoni di Geova in Liberia?” di solito facevano silenzio quando sentivano dire: “Le nostre adunanze si tenevano già settantacinque anni fa, secondo il Presidente”. La Commemorazione della morte del Signore era osservata ogni anno la sera dell’anniversario corrispondente al 14 Nisan del calendario ebraico. I fratelli Gibson morirono all’inizio del secolo e allora evidentemente finirono anche le classi.
Comunque, circa un quarto di secolo passò prima che il messaggio del regno di Geova fosse proclamato pubblicamente in Liberia. Nel 1926 uno Studente Biblico di Freetown, nella Sierra Leone, Claude Brown, si trattenne per alcune settimane a Monrovia. Egli preparò il terreno per la visita di W. R. Brown (detto Brown “della Bibbia”), della filiale della Watch Tower Society nell’Africa Occidentale. Per tre settimane, W. R. Brown, vigoroso sostenitore del regno di Geova, parlò ogni sera nella Sala della Camera dei Rappresentanti a Monrovia e distribuì molti libri. Folle, che includevano i personaggi più in vista, si radunarono per udire il poderoso messaggio della verità esposto con grande entusiasmo.
I membri delle chiese tradizionali furono profondamente impressionati dalle conferenze di Brown “della Bibbia”, che smascheravano e scuotevano alla radice i loro sistemi religiosi. I suoi discorsi erano l’argomento del giorno, e i più anziani ne parlano ancora, cinquant’anni dopo! Prima di partire, il fratello Brown organizzò una classe biblica che era presieduta dal sig. Faulkner, due volte candidato alla presidenza. Uno dei più leali componenti della classe fu J. G. Hansford, un Liberiano che era venuto da Freetown con Brown “della Bibbia”. Anche alcuni ecclesiastici assistevano occasionalmente agli studi.
SI MANIFESTA L’OPPOSIZIONE
Quando Brown “della Bibbia” tornò a Monrovia nel 1929, l’opposizione religiosa era divenuta intensa. All’inizio degli anni venti alcune Liberiane molto in vista avevano abbracciato gli insegnamenti carichi di emotività della sig.ra January, evangelista pentecostale. Queste donne in particolare fecero pressione sulle più alte sfere del governo.
Deploravano che ‘la predicazione di Brown avrebbe abbattuto le loro chiese’. Dopo aver fatto soltanto una conferenza durante questa visita, Brown “della Bibbia” fu costretto a partire dopo una sola settimana poiché gli fu negato il permesso di soggiorno. Ma egli si rivolse altrove a campi ancor più fertili in Africa.Ma la classe biblica continuò e col tempo fu presieduta da un Testimone della Sierra Leone. All’inizio degli anni trenta le condizioni economiche erano critiche, e alcuni ritennero che la predicazione di questo fratello incitasse alla rivolta contro il governo. Il risultato? D’autorità fu accompagnato al confine ed espulso. Le intimidazioni raffreddarono lo zelo degli altri e la classe biblica si disperse.
RINNOVAMENTO SPIRITUALE
La Società Firestone, che nel 1926 aveva cominciato a piantare alberi della gomma a Harbel e sette anni più tardi aveva una piantagione di oltre 22.000 ettari, diede alla Liberia l’aiuto economico di cui aveva grande bisogno. Ma fu il decennio iniziato nel 1940 che risultò davvero determinante per la Liberia, sia sul piano materiale che su quello spirituale. Materialmente, la seconda guerra mondiale diede alla Liberia, per così dire, un posto sul mappamondo, perché gli Alleati avevano bisogno di una base aerea nell’Africa Occidentale, e si scelse Roberts Field, presso la Firestone di Harbel. La Liberia in breve formicolava di militari americani che vi portarono denaro e usanze occidentali. Perfino il presidente americano Roosevelt vi restò brevemente. In seguito si ottennero i capitali per dotare Monrovia di un porto moderno, di strade asfaltate e di ponti, e anche della prima linea ferroviaria della nazione.
Finanzieri internazionali si resero conto del potenziale della Liberia nella produzione di minerale ferroso di ottima qualità. Altre società produttrici di gomma si resero conto dei vantaggi di avere le piantagioni in un paese amichevole con l’occidente e accessibile dall’oceano Atlantico, invece di dipendere dalle piantagioni dell’Estremo Oriente. Perciò dopo la guerra la Liberia ebbe un boom economico senza precedenti in tutta la sua storia. Non solo migliorò in generale il tenore di vita, ma ora il governo aveva i fondi necessari per promuovere con urgenza la costruzione di scuole e strade.
Provvidenzialmente, nel 1946 ebbe inizio anche un boom spirituale con l’arrivo di Harry C. Behannan, un missionario diplomato dalla terza classe della Scuola Biblica Watchtower di Galaad. Il fratello Behannan era un artista negro molto dotato, che aveva dato concerti pianistici Luca 12:32) Il fratello Behannan giunse a Monrovia da solo, come un vero pioniere. Immediatamente si accinse a predicare di casa in casa. Nel breve spazio di sei mesi aveva fatto molte amicizie, distribuendo oltre 500 libri. Per portare la verità in altre parti della nazione, si recò in barca fino a Greenville (Contea di Sinoe), distante da Monrovia 240 chilometri in linea d’aria.
in tutta l’Europa, anche in presenza di sovrani. Aveva un eccezionale zelo per il servizio di Dio, un ardore che ben si addiceva alla sua unzione quale appartenente al “piccolo gregge” del Signore. (Purtroppo questo amorevole fratello non vide maturare l’abbondante seme che aveva piantato e coltivato! Al suo ritorno da Greenville il fratello Behannan si ammalò e morì all’ospedale, evidentemente vittima della febbre tropicale. Membri dell’ambasciata americana, fra molti altri, assistettero al suo funerale. Del fratello Behannan, un Liberiano disse: “Agiva come un uomo che avesse una grande missione”. E quella missione non fallì.
L’OPERA SI AFFERMA CON I MISSIONARI
Nel maggio 1947, una nave si ancorò al largo e due missionari della Scuola di Galaad, George e Willa Mae Watkins, giunsero in barca alla loro assegnazione a Monrovia. Per questi coniugi sulla quarantina cominciava una nuova vita, che avrebbe richiesto adattabilità e perseveranza. Fu un bene che il fratello Watkins, ex pugile dilettante, avesse una forte costituzione. Dopo una settimana all’albergo, la coppia si trasferì in una stanza non arredata, dove dormirono per terra finché il fratello costruì un letto, oltre ad altri mobili.
Non esisteva l’acqua corrente. L’acqua si doveva attingere coi secchi dal pozzo e si doveva bollire per un quarto d’ora prima che fosse potabile. Il cibo doveva essere ben protetto dalle formiche portatrici di dissenteria. La cucina? Eccola: una pentola di ferro sostenuta da tre sassi, in mezzo ai quali si accendeva il fuoco a legna.
Zanzariere e amare pastiglie di chinino li protessero dalla malaria. Ma i missionari incontrarono anche un altro nemico quando, dopo qualche tempo, riaprirono una valigia di cuoio, per scoprire che l’interno e tutto il contenuto era stato divorato dalle termiti bianche.
Il fratello e la sorella Watkins trovarono che in Liberia due culture esistevano a fianco a fianco. La maggioranza della popolazione del paese apparteneva alle oltre venti tribù, parlava altrettante lingue e dialetti diversi ed era governata dalla legge indigena amministrata da delegati e capitribù. I discendenti degli immigrati originali, invece, avevano conservato le usanze occidentali, adottate da un
crescente numero di persone provenienti dalle tribù che ricevevano un’educazione occidentale. Benché l’inglese fosse la lingua ufficiale, numerosi indigeni a Monrovia allora la parlavano solo “poco poco”, ed erano in grande maggioranza analfabeti.In genere la sete di conoscenza era grande e nei primi quindici mesi i missionari distribuirono più di un migliaio di libri. Comunque, molte persone istruite non volevano abbracciare una “nuova religione” e dicevano: “Quello che andava bene per mio padre va bene anche per me”. Quasi sempre il maggiore interesse era mostrato da coloro che avevano difficoltà a esprimersi e a leggere. Di grande aiuto nell’ammaestrare queste persone assetate di verità furono le illustrazioni del libro “La verità vi farà liberi”, pubblicato dalla Watch Tower Society.
Per molti la “casa” consisteva di un unico cubicolo in un vasto edificio che ne conteneva venti o più, dalla cantina alla soffitta. A molti questi cubicoli servivano semplicemente per dormire. I Testimoni trovavano perciò difficile incontrare di nuovo gli interessati alle visite ulteriori. E chissà perché la gente non faceva che spostarsi da un luogo all’altro. Questo dipendeva dal fatto che non aveva lavoro o che cercava una sistemazione migliore.
Nonostante questi inconvenienti, presto si organizzarono adunanze cristiane nella veranda di J. G. Hansford. Egli aveva appreso la verità più di vent’anni prima da W. R. Brown. Molte persone veramente mansuete cominciarono ad assistervi. Si può solo immaginare quanta pazienza ci volesse per raggiungere un massimo di quindici persone che partecipavano al servizio del Regno nel settembre 1948, quando fu organizzata la prima congregazione dei Testimoni di Geova in Liberia. A quel tempo Leticia Martin, la prima Liberiana ad accettare la verità della Bibbia, cominciò a predicare la buona notizia. Nel 1949 divenne la prima pioniera, o proclamatrice del Regno a tempo pieno, della Liberia.
GLI SFORZI SINCERI DANNO RISULTATI
Nel maggio 1949 arrivò un’altra coppia di missionari, Frank e Taretha Faust. A quel tempo la casa missionaria si trovava in una strada molto affollata, Camp Johnson Road. Fu installata un’insegna luminosa per fare pubblicità al libro “La verità vi farà liberi”. Fra gli altri, un giovane di nome Frank Powell fu attratto dall’insegna e disse a un missionario: “Quella è la chiesa di mio padre”. Suo padre, uno degli unti seguaci di Gesù Cristo, per quarant’anni era stato Testimone in Giamaica, e Frank aveva assistito da ragazzo ad alcune adunanze. Egli ricominciò
a frequentare il popolo di Dio e cominciò a partecipare alla predicazione. Nel 1951 fu l’unico delegato liberiano all’assemblea cristiana tenuta al Wembley Stadium di Londra, dove fu battezzato in simbolo della sua dedicazione a Geova Dio. La “chiesa” di suo padre era ora anche la sua.Il titolo del libro sull’insegna luminosa incuriosì Frank Songor, che apparteneva alla tribù Kissi della Guinea. Alla fine chiese a un missionario che cosa fosse ‘questa verità che rendeva liberi’, e venne iniziato con lui uno studio biblico. La verità piacque moltissimo a Songor. Col tempo, una delle sue tre mogli morì. Ma quale delle altre due avrebbe scelto come moglie? Quando spiegò loro la situazione, che secondo le Scritture poteva avere solo una moglie, una delle ragazze disse prontamente che non voleva diventare cristiana e preferiva tornare al paese. Mentre l’altra, Alberta, disse che sarebbe rimasta con lui ovunque andasse.
Frank ne fu soddisfatto, e Alberta rimase la sua unica moglie, benché fosse di un’altra tribù: i Mano. Ma rimaneva il dubbio: Sarebbe diventata una vera cristiana? Sembrava estremamente timida. Ogni volta che il fratello Watkins andava a casa loro, essa letteralmente lo sfuggiva. Perché? Ebbene, suo marito doveva al missionario una piccola somma di denaro, e Alberta temeva che il fratello Watkins venisse a prenderla in pegno finché il debito non fosse saldato!
Alberta col tempo divenne un’eccellente testimone di Geova con una buona conoscenza di inglese e di kissi. Questo è davvero uno splendido esempio di ciò che può fare la verità per chi è leale!
Un giorno venne alla casa missionaria un giovane fratello analfabeta, di nome Isaac. Egli aveva predicato a un militare che l’aveva ascoltato volentieri ma aveva chiesto di essere visitato da qualcuno che sapeva leggere. Trovata a casa la sorella Faust, Isaac la portò dal maggiore A. G. L. Williams, direttore della banda delle Guardie di Frontiera liberiane. Sulla sessantina e di religione cattolica, Williams proveniva dalle Indie Occidentali e aveva fatto una lunga carriera militare. Comunque la sua vera fede era nel potere della “stregoneria” di dargli protezione e successo.
La sorella Faust riconobbe subito che quest’uomo cercava la verità. Si fecero visite regolari e quindi scoppiò la bomba: Deuteronomio 18:10-12 vietava di riporre fiducia nella “stregoneria” di ispirazione demonica. Profondamente scosso da questa dichiarazione divina, Williams eliminò prontamente tutte le sue varie “stregonerie” e ripose fede in Geova.
Ritiratosi dal servizio militare, invece di “maggiore” si fece chiamare “fratello” e intraprese con zelo il servizio del Regno, predicando a molte persone altolocate. Dopo qualche tempo, le infermità lo costrinsero a rimanere in casa, ma la gente veniva da lui tutto il giorno, ed egli dedicava molte ore a insegnare e tenere studi biblici. Se non c’era nessuno in visita, andava al cancello e invitava i passanti a fermarsi per poter annunciare loro la buona notizia. Quest’uomo anziano, gentile e molto rispettato, continuò a essere un buon soldato di Cristo Gesù senza rallentare fino alla sua morte nel 1963.
Il quinto missionario che si unì al gruppo fu Hoyle Ervin, che arrivò nel gennaio 1950. Egli fece lo studio a due uomini insieme, Spencer Thomas e Lichfield Remmie, che in seguito resero preziosi servigi al popolo di Dio. Dapprima le loro mogli rimasero indifferenti nonostante i tentativi di Ervin per interessarle allo studio. Alla fine, cercando di spiegarsi per quale ragione la sig.ra Remmie non vi partecipasse, Ervin chiese in tutta innocenza: “È analfabeta?” Ciò ottenne l’effetto desiderato. Gli avrebbe fatto vedere com’era istruita! Quindi partecipò allo studio e imparò la verità. Anche la sig.ra Thomas cominciò a prendervi parte ed entrambe le mogli furono battezzate l’anno dopo. Divenute zelanti pioniere, Winifred Remmie e Olive Thomas hanno aiutato molti altri a imparare la verità.
Nel 1950 altri due missionari, i fratelli Cyr e Mroz, si unirono temporaneamente al gruppo prima di proseguire per l’Africa Orientale. In maggio si trovò una casa più spaziosa a Monrovia, in 17 Johnson Street, e i Faust salparono per una nuova assegnazione a Harper sul Capo Palmas. Erano passati circa tre anni da che il fratello e la sorella Watkins erano arrivati in questo ‘paese della libertà’, e già un nucleo di 28 proclamatori e 8 pionieri dichiaravano regolarmente la buona notizia. Ma quale sarebbe stato il risultato del servizio a Geova negli anni cinquanta, appena iniziati?
DI NUOVO A HARPER DOPO CINQUANT’ANNI
Circa cinquant’anni erano trascorsi da quando, a causa della morte dei fratelli Gibson, erano state interrotte le classi di studio della Torre di Guardia di Sion tenute a Harper. Ora su quel pittoresco promontorio, cosparso di palme, che si sporge nell’Atlantico, i Faust trovarono una pronta reazione. Dopo soli quattro mesi, dieci proclamatori facevano rapporto di servizio di campo.
Nondimeno i missionari incontrarono l’opposizione dei “Profeti”. Diverse volte alla settimana, questi religiosi fanatici si vestivano di abiti bianchi e marciavano per le
strade con delle lanterne in mano, salmodiando, gridando, battendo tamburi e si fermavano ogni tanto inscenando una specie di danza. Credevano nelle “guarigioni” e quando uno dei missionari si ammalò e dovette andare all’ospedale, i “Profeti” circondarono la casa missionaria dicendo in tono beffardo: “Un servitore di Dio si ammala e va all’ospedale? Non siete servitori di Dio; siete falsi profeti!” Durante le settimane successive questi fanatici si avvicinavano alla casa missionaria nel cuore della notte e in silenzio compivano gesti molto strani e grotteschi, senza dubbio con l’intenzione di scacciare i missionari con un incantesimo.Ma i Faust rimasero, e un bel giorno il capo di questa banda di fanatici prese delle pubblicazioni della Watch Tower. Dopo una conversazione con un missionario, avvertì i suoi seguaci che non era più necessario che si togliessero le scarpe prima di camminare sulla “terra santa” della chiesa. Mediante uno studio biblico quest’uomo si convinse che molte delle sue idee erano “insegnamenti di demoni” e che il vero Dio è Geova, il cui nome non si deve ignorare. (1 Tim. 4:1) Questo indusse l’uomo a cambiare il nome della sua chiesa da “Chiesa del Signore” a “Tabernacolo di Geova”. Quando lo seppe il principale “apostolo” del gruppo a Monrovia, si precipitò in città e trascinò lo sviato discepolo in tribunale per aver cambiato il nome della chiesa. Il dissenso che seguì divise la congregazione. Benché il capo locale vincesse la causa, ulteriori conversazioni e studio gli fecero capire che la sua chiesa non era un “Tabernacolo di Geova”. E l’insegna fu tolta.
Poi un giorno denunciò la sua falsa religione alla sua congregazione esterrefatta, dichiarando di aver trovato il vero popolo di Geova. Quindi accompagnò i Testimoni nella predicazione di casa in casa, spiegando a molti come aveva conosciuto la verità. Di nuovo fu portato in tribunale dal suo precedente capo spirituale, questa volta per aver sconfessato la fede dei “Profeti” e aver allontanato i fedeli da quella chiesa. Il giudice chiese all’accusato perché aveva cambiato religione ed egli rispose: “Ero cieco ma ora ci vedo”. Dopo aver dato un’efficace testimonianza a tutti, il procedimento fu sospeso. Questo fratello, Wilmot Bright, da allora in poi servì come proclamatore del Regno nella città di Harper.
Nel 1951 i Remmie si trasferirono da Monrovia a Harper e furono di grande aiuto alla nuova congregazione. Per qualche tempo la sorella Faust fu ricoverata in una clinica privata a Pleebo, distante una trentina di chilometri. Mentre era là, fece lo studio biblico a William David, e presto altri della famiglia accettarono la verità. Fra questi
vi erano tre anziane analfabete, che divennero poi le sorelle Blondie, Tardie e Kardie, ben note a Pleebo dove predicarono con entusiasmo la verità nella lingua indigena dei Grebo.Un altro parente che cominciò a studiare in quel tempo fu Frank Williams, il primo nativo della Liberia a frequentare la Scuola di Galaad; si diplomò nel 1958 all’Assemblea Internazionale Volontà Divina tenuta a New York nello Yankee Stadium. Un altro parente ancora che cominciò a studiare fu Jacob Wah, piccolo di statura ma con ottima conoscenza e capacità oratoria.
Nel 1952, un Liberiano di nome Theodore Y. Morgan tornò a casa dalla Costa d’Oro (Ghana) e fece il pioniere nella congregazione di Capo Palmas. Il fratello Morgan era nato da genitori grebo nel 1895, proprio quando la tribù dei Grebo aveva deciso di far guerra ai coloni del Capo. Perciò il neonato fu chiamato Yedato, che significa “Sia la guerra!” Ma fu a una guerra spirituale che Yedato dedicò le sue energie.
Nell’agosto 1952, nella zona di Capo Palmas vi erano venti proclamatori oltre a quattro pionieri. Col tempo a Harper si costruì una spaziosa Sala del Regno, e si organizzò una congregazione a Pleebo. I più anziani del Capo possono ben riflettere: ‘La Watch Tower era qui quando sono nato, e sembra che sarà ancora qui quando me ne andrò!’
Nel novembre 1952 ci fu un avvenimento significativo per l’opera del Regno nel paese. Le due piccole congregazioni si unirono per la prima assemblea nazionale della Liberia; i delegati provenienti da Capo Palmas viaggiarono via mare per centinaia di chilometri. Fu un’occasione di entusiasmo e gioia senza precedenti, poiché tutti erano in attesa della visita di due fratelli della Betel di Brooklyn, N. H. Knorr e M. G. Henschel.
SI APRE UNA FILIALE
Nel Centennial Memorial Pavilion, a Monrovia, 400 persone si radunarono per ascoltare il discorso pubblico del fratello Knorr “È tempo di considerare la via di Dio”. L’opinione generale era che l’opera del Regno era solo all’inizio, infatti non era penetrata affatto all’interno della Liberia. Per sorvegliare meglio l’espansione futura fu aperta una filiale, e uno dei missionari locali fu nominato sorvegliante di filiale.
La casa missionaria di Monrovia (17 Johnson Street) era una casetta col tetto di lamiera ondulata. Ma nel febbraio 1953 fu iniziata la costruzione di un nuovo edificio
che fu completato in ottobre. La Sala del Regno poteva accogliere comodamente 150 persone, e la casa missionaria aveva tre camere da letto. La linea moderna dell’edificio suscitò molti commenti favorevoli. Poiché molte più persone assistevano alle adunanze, l’idea generale era: “I Testimoni di Geova sono qui per restarci!”ALL’INTERNO
Alla fine del maggio 1953, arrivarono dalla Sierra Leone John e Michael Charuk, fratelli carnali (di “una sola mamma e un solo papà”, come direbbe un Liberiano). Questi due missionari, sulla trentina e provenienti dal Canada occidentale, avevano già prestato servizio in Africa per quattro anni, tre dei quali come sorveglianti di distretto e missionari in Nigeria. Avevano molta conoscenza ed esperienza pratica dei problemi particolari dell’Africa Occidentale. Poiché l’alloggio era troppo piccolo per quattro missionari, John Charuk cercò una nuova sistemazione a Kakata.
Dopo essersi sistemato a Kakata, John Charuk andò a Salala a trovare il vecchio Thomas Holman e in seguito passò alcuni giorni con lui ogni mese. Alla seconda visita quest’uomo mansueto espresse la determinazione di essere un Testimone e fece i cambiamenti necessari nella sua situazione coniugale. Thomas Holman, battezzato nell’aprile successivo, era il primo Testimone nella zona di Kakata e Salala.
All’inizio del 1954 venne affittata una casa a Kakata. Serviva da casa missionaria, e Michael Charuk vi raggiunse suo fratello. I fratelli percorrevano enormi distanze a piedi per raggiungere le persone mansuete e formare un gruppo. Michael Charuk trovò alcuni giovani veramente interessati a Nyehn, a quattro ore di cammino lungo un sentiero nel bosco. Per un certo tempo li visitò due volte la settimana. Doveva partire molto presto la mattina per tornare in giornata, naturalmente a piedi. Questi uomini apprezzarono veramente gli sforzi fatti per aiutarli. Il risultato fu che William Bonney, William Morris e James Mally divennero proclamatori del Regno.
Alla fine di settembre, sette proclamatori del Regno facevano rapporto in questo esteso territorio, e nel febbraio 1955 fu organizzata una congregazione. E come accoglieva la buona notizia la popolazione della zona di Kakata? Ebbene, state a sentire: Terminato lo studio biblico con un gruppo di interessati fu chiesto al missionario quando avrebbe proseguito lungo la strada, perché alcuni aspettavano i Testimoni di Geova. La settimana dopo decise di andarli a trovare. In una casa fu invitato ad entrare, ma
fu garbatamente rimproverato: “Ci chiedevamo quando sarebbe venuto a studiare con noi. Perché ci ha fatto aspettare tanto?” Presero la letteratura e lì per lì fu iniziato il primo studio biblico. Più avanti una donna accolse il fratello: “Finalmente è venuto da noi!” Con riconoscenza per il messaggio del Regno, fu invitato a mangiare. Alla casa successiva, fu una gioia sentire la signora dire: “Lei non è un estraneo per me. Conosco la sua opera, e stavamo aspettando la sua visita”. Tutta la famiglia si radunò per sentire la conversazione scritturale. Chiesero anzi di essere rivisitati regolarmente per poter imparare la Parola di Geova.LA VERITÀ CREA GRANDE ECCITAZIONE A HARBEL
Nel maggio 1953, Frank Songor della tribù Kissi, ora pioniere, partì da Monrovia per svolgere temporaneamente il suo lavoro di idraulico a Roberts Field, presso l’immensa piantagione della Firestone, che dava lavoro a circa 30.000 operai. La domenica successiva lo spirito di Geova lo spinse a dare testimonianza in uno degli accampamenti degli operai. Per strada incontrò un uomo della sua tribù che andava in chiesa, e gli parlò del proposito di Geova e del nuovo sistema di cose. Proprio lì sotto gli alberi della gomma ebbe inizio la congregazione di Harbel. Quest’uomo, Bayo Gbondo, accettò la verità e chiese uno studio. Dopo il primo studio smise di andare in chiesa. In seguito al secondo studio mandò via due delle sue tre mogli e legalizzò il matrimonio con quella rimasta. Da allora cominciò a predicare la Parola di Dio con sincerità e zelo.
Frank Songor trovò che l’interesse per il messaggio del Regno era fenomenale. Ogni giorno, dopo le ore di lavoro, si recava negli accampamenti per dare testimonianza e tenere studi biblici. Quelli che apprezzavano il messaggio vollero accompagnare il fratello Songor mentre dichiarava la buona notizia da un luogo all’altro, e presto era accompagnato da una decina di persone. L’improvvisa comparsa di questa comitiva induceva molti a venire ad ascoltare. Come apprezzavano il messaggio! E come ne parlavano! Feticci, amuleti e “stregonerie” in cui un tempo avevano riposto fiducia finivano nel fuoco o nel letamaio.
Molti si conformarono alle elevate norme della Bibbia quando compresero che poligamia, fornicazione e adulterio non erano approvati da Dio e sarebbero stati eliminati dalla guerra di Geova ad Armaghedon. (Riv. 16:14-16) Benché la legge tribale permettesse la poligamia e tollerasse la fornicazione, la verità come acqua pura aveva purificato questi mansueti da tali contaminazioni ed essi erano pieni di coraggio e di gratitudine. Non si accontentavano di ascoltare la verità una o due volte la settimana. Ogni giorno volevano essere ammaestrati e, a loro volta, parlare ad altri di ciò che imparavano.
Quando Frank Songor lasciò la zona, Bayo Gbondo curò gli interessati. Da soli questi studenti impararono i metodi dell’organizzazione di Dio e li misero in pratica. Si costruirono panche di bambù e si tennero le adunanze sotto gli alberi della gomma. Erano trascorsi appena sei mesi da quando Frank Songor aveva cominciato a lavorare qui e vi erano diciotto persone qualificate per partecipare al servizio di campo e sessanta assistevano alle adunanze. Queste riunioni erano ordinate e si distinguevano per lo spirito di pace e gioia che attirava altri ancora, colpiti da questa eccellente dimostrazione del potere del cristianesimo di unire uomini di diverse tribù.
Analfabetismo e immoralità erano i due grossi problemi da superare a Harbel, come in quasi tutte le località dell’interno. Col tempo, anche gli analfabeti riuscirono a preparare coerenti presentazioni scritturali, imparando prima a memoria i versetti e ripetendoli mentre indicavano le parole nella Bibbia inglese. La vista di donne indigene, analfabete, che facevano questo sorprendeva i padroni di casa. Il feticismo e le false dottrine della cristianità venivano abbattuti. In vece loro si innalzavano il nome e la fama del vero Dio, Geova. Poiché la piantagione della Firestone attirava operai da tutto il paese e questi con i loro parenti andavano di continuo avanti e indietro dai propri villaggi indigeni, in tutto il paese si parlava dei Testimoni di Geova e della loro attività alla Firestone.
Nel giugno 1954, trentuno proclamatori furono organizzati nella congregazione di Harbel, e nel giro di sei mesi questa era diventata la congregazione più numerosa della nazione. In seguito alla testimonianza data ogni giorno dalla maggior parte di costoro, durante il primo anno la congregazione ebbe una media individuale di 39,9 ore di servizio di campo al mese!
ASSEMBLEA DELLA SOCIETÀ DEL NUOVO MONDO
Cinque delegati dalla Liberia poterono assistere all’Assemblea della Società del Nuovo Mondo tenuta nel 1953 allo Yankee Stadium di New York. Fra questi vi era Bernice Clement, la prima delegata di origine africana. Il problema del suo bambino neonato fu risolto portandolo con sé. Quest’assemblea contribuì ad accendere in questa sorella il desiderio di fare la pioniera, e due anni più tardi quel desiderio divenne realtà. Ma come faceva questa sorella che aveva sette figli e un marito da cui non poteva
aspettarsi alcun aiuto finanziario? Essa manteneva la famiglia facendo pane e dolci da vendere, li impastava la sera e si alzava alle quattro della mattina per metterli al forno. All’una del pomeriggio aveva finito tutte le faccende ed era pronta per andare a divulgare la buona notizia.I giornali di Monrovia pubblicarono lunghi articoli sull’assemblea di New York. Gli interessati furono colpiti vedendo la fotografia dei delegati liberiani pubblicata nel resoconto dell’assemblea. Durante la nostra assemblea, tenuta in novembre nella Sala del Regno appena dedicata, si assorbì un po’ dello spirito di quella grande assemblea ascoltando le registrazioni dei discorsi. Al discorso pubblico vi furono 115 presenti. L’assemblea e la nuova Sala del Regno fecero conoscere meglio l’organizzazione di Geova in Liberia.
LA CONTEA DI SINOE ODE LA BUONA NOTIZIA
Nel 1953, al ritorno dall’assemblea di New York, Frank e Taretha Faust ricevettero una nuova assegnazione missionaria a Greenville (Contea di Sinoe). I Faust trovarono che Greenville era un campo molto fertile. Tuttavia, molti degli interessati lavoravano lunghe ore e non avevano piacere di uscire la sera. Inoltre quasi tutti sapevano leggere poco o niente. Che cosa si poteva fare per aiutarli più in fretta?
Perché non fare lo studio la mattina presto? Agli interessati piacque l’idea. Perciò, ogni mattina alle sei in punto una quindicina di persone in media venivano alla casa missionaria per lo studio biblico prima di andare al lavoro. Questo servì a rafforzare gli interessati e anche a migliorare la loro lettura.
Nel giugno 1954 il gruppo di dodici proclamatori di Greenville fu organizzato in una congregazione, la quarta della Liberia. Il crescente interesse manifestato in questa nazione fu evidente dal numero dei presenti alla Commemorazione nel 1954. Vi furono 240 presenti, mentre nel 1953 erano stati solo 118.
Fra parentesi, la casa missionaria di Greenville era una casetta con pilastri di pietra e pareti di lamiera zincata. Ogni tanto i missionari sentivano muoversi qualche cosa attraverso le pareti della casa. In seguito scoprirono che un lungo serpente aveva preso l’abitudine di convivere pacificamente con loro sotto lo stesso tetto!
“LA SOCIETÀ DEL NUOVO MONDO ALL’OPERA”
La pellicola prodotta dalla Watch Tower Society intitolata “La Società del Nuovo Mondo all’opera” contribuì molto ad aiutare la popolazione della Liberia ad apprezzare
l’organizzazione di Geova. Questo film, che illustrava le attività dei Testimoni di Geova nella sede centrale e altrove, cominciò a essere proiettato nel 1954.A Greenville 400 persone vennero a vederlo un giovedì sera. “È troppo bello per proiettarlo una volta sola”, osservarono molti. Sabato sera, mentre stava studiando per suo conto, il sorvegliante di circoscrizione sentì bussare alla porta. “Devi venire a proiettare il film. Tutti sono là che aspettano. Vieni, abbiamo preparato ogni cosa!” Al suo arrivo trovò 500 persone che gremivano la sala. Questa volta apprezzarono ancora di più la pellicola. “Queste persone [sullo schermo] non sono attori; lavorano veramente” si sentì ripetere più volte. Un uomo molto rispettabile e la sua famiglia presero sul serio il film e cominciarono ad assistere alle adunanze. Poco tempo dopo, il padre cominciò a proclamare il messaggio del Regno.
In un’altra comunità, il capo di un gruppo religioso aveva in precedenza detto ai suoi fedeli di bruciare i libri dei Testimoni di Geova. Dopo aver visto il film, osservò: “Non sapevo che la società del Nuovo Mondo fosse così”. In seguito, cominciò a mostrare interesse per la verità della Bibbia. Un altro interessato fu così colpito che dichiarò: “Prima della fine dell’anno devo farmi battezzare e diventare un testimone di Geova”.
A Harbel oltre 2.000 persone si radunarono per vederlo proiettare su un grande schermo. Molti espressero meraviglia per l’opera compiuta dalla Società del Nuovo Mondo. Nei mesi che seguirono la congregazione ebbe un rapido aumento e questo eccellente film dovette certamente avervi contribuito.
Nella capitale, Monrovia, 500 persone assisterono alla prima proiezione, e i proclamatori in seguito riferirono che agli studi biblici a domicilio gli studenti mostravano molto più interesse. Il film fu proiettato in parecchie località, e nel corso di un anno lo videro quasi 6.000 persone.
LE PRIME ASSEMBLEE DI CIRCOSCRIZIONE
Poiché vi erano congregazioni attive a Kakata e Harbel, nell’aprile 1954 fu possibile preparare un’assemblea di circoscrizione a Kakata. L’interessante è che il 40 per cento dei 67 proclamatori dell’intera circoscrizione furono battezzati a quest’assemblea: in tutto 26 nuovi! Al discorso pubblico ci furono 170 presenti. Inoltre, per la prima volta la maggioranza dei proclamatori della circoscrizione fecero la conoscenza l’uno dell’altro. Quest’assemblea di circoscrizione, la prima del genere in Liberia, fu davvero significativa e benefica.
Ma che dire dei proclamatori del Regno dall’altra parte del paese, a Capo Palmas e dintorni? Quei 36 proclamatori furono invitati alla loro prima assemblea di circoscrizione il mese dopo a Webbo, distante una settantina di chilometri da Capo Palmas. Parte del viaggio a Webbo si doveva fare in canoa risalendo il fiume Cavalla, e si incontrarono più rischi del previsto. Ma i fratelli che poterono parteciparvi furono molto felici che 65 persone venissero ad ascoltare il discorso pubblico. Questo era notevole poiché a Webbo non c’erano Testimoni e neanche interessati.
ASSEMBLEA “REGNO TRIONFANTE”
L’avvenimento più notevole del 1955 fu l’Assemblea “Regno Trionfante” di Monrovia, a cui presero parte M. G. Henschel dell’ufficio di Brooklyn della Società e Harry Arnott della filiale della Rhodesia del Nord (ora Zambia). Fu affittato di nuovo il Centennial Memorial Pavilion. Davvero rallegrante fu vedere 551 presenti all’incoraggiante discorso pubblico “La conquista del mondo vicina mediante il regno di Dio”. Diciannove furono i battezzati.
Erano trascorsi solo tre anni da che il fratello Henschel ci aveva visitati, insieme al fratello Knorr, nel 1952, quando fu aperta la filiale. A quel tempo vi erano 53 proclamatori, inclusi 11 pionieri. Qual era stato il risultato del loro servizio in quei tre anni? Che gioia vedere ora 162 proclamatori, inclusi 18 pionieri. Invece di due sole congregazioni, ve n’erano cinque. Davvero Geova aveva benedetto il nostro lavoro.
Si fecero quindi i piani per portare la verità in territori non assegnati mediante nuove assegnazioni missionarie, e impiegando fratelli locali come pionieri speciali non appena fossero qualificati. Si cominciarono anche a tradurre alcune pubblicazioni nella lingua dei Bassa.
A GBARNGA
All’inizio del 1956 il fratello e la sorella Watkins ricevettero una nuova assegnazione. Andarono a Gbarnga, città di provincia a circa 200 chilometri da Monrovia. La popolazione indigena di Gbarnga parlava kpelle, ma parecchi conoscevano anche l’inglese. Nell’aprile 1956 due nuovi proclamatori facevano già rapporto di servizio di campo.
Nel 1955 il governo aveva cominciato a riattare la dissestata strada dell’interno, costruendo una buona strada maestra. Questa strada passava da Gbarnga e giungeva fino a Capo Palmas, all’altra estremità della Liberia. Quando si cominciarono i lavori, William David di Pleebo fu assunto dalla ditta appaltatrice. Dopo le ore di lavoro,
questo fratello impiegava bene il suo tempo predicando a tutti i suoi colleghi e agli abitanti di città e villaggi lungo il percorso della strada.Col tempo due suoi compagni di lavoro si unirono a lui, benché uno fosse stato un accanito oppositore. Man mano che la strada procedeva all’interno molti ricevettero il messaggio del Regno per la prima volta. Davvero i fratelli che lavoravano alla costruzione della strada aiutarono molti interessati a trovare la strada che conduce alla vita eterna. — Matt. 7:13, 14.
Dopo che fu completata la strada maestra fino a Gbarnga, il fratello Watkins soleva recarsi a Monrovia quasi ogni mese, visitando per via le persone interessate. Fu così che lungo la principale arteria nazionale il nome e il proposito di Geova Dio divennero ben noti a molti, fino a Putu, distante quasi 650 chilometri da Monrovia, dove la costruzione della strada fu sospesa per qualche tempo.
Il fratello e la sorella Watkins trovarono molti buoni ascoltatori a Gbarnga. Ma per raggiungere meglio le zone più lontane, il fratello Watkins si procurò una motocicletta. Presto divenne una figura familiare in tutte le città e i villaggi del circondario. Una delle cittadine in cui fu manifestato molto interesse fu Sayngbey. Un “vescovo” era stato il consigliere spirituale di queste persone umili, ma recentemente se n’era andato con tutto il denaro, senza farsi più vedere. “Venite a insegnarci, perché amiamo Dio troppo”. (Così dicono i Liberiani per dire “moltissimo”). Con frasi del genere i missionari venivano accolti calorosamente. Poiché nessuno sapeva leggere, ogni settimana si tenevano discorsi su vari soggetti e quindi si faceva una ripetizione. Col tempo, un buon numero di questi paesani accettarono la verità e cominciarono a predicare la buona notizia.
Un giorno il fratello Watkins offerse a un giovane un opuscolo che spiegava la speranza per i morti. Accettando prontamente l’opuscolo, egli pregò il missionario di accomodarsi e leggerne almeno la metà con lui. Fu iniziato uno studio e la gioia di questo giovane non conosceva limiti mentre la sua grande sete di verità cominciava a essere soddisfatta. Era così entusiasta delle informazioni circa l’invisibile presenza di Cristo che imparò a memoria l’intero capitolo che trattava quel soggetto!
La logica della verità era così schiacciante che egli decise di studiare assiduamente e di dedicarsi alla predicazione del Regno. Ma questo non piacque a suo padre che manteneva il figlio agli studi perché diventasse qualcuno, ricco e importante, a beneficio della famiglia. Quindi il padre
cercò di soffocare il suo zelo per la predicazione togliendogli ogni aiuto finanziario. L’azione del padre rese il figlio più determinato che mai a servire Geova.In seguito il figlio si ammalò e si indebolì gravemente a causa della febbre. Ma si oppose all’intenzione del padre di mandarlo da un indovino indigeno per conoscere la causa della sua malattia. Il figlio sapeva che la sua malattia non era causata da qualche antenato o dal malocchio. Il padre lo abbandonò, ma in qualche modo il giovane riuscì a raggiungere l’ospedale in una città lontana. Dopo qualche giorno il padre mandò a dire di riportargli il cadavere, pensando che ormai il figlio doveva esser morto. Ma quando apprese che il figlio era in via di guarigione, senza esser ricorso al demonismo, il vecchio padre riconobbe che l’Iddio adorato da suo figlio era potente. Da allora in poi il vecchio cominciò a osservare la legge di Dio sul sangue. Quel giovane era Joseph Lablah, che fu battezzato nell’aprile 1957 e l’anno dopo iniziò il servizio di pioniere.
Un giorno in una cittadina poco distante da Gbarnga, il fratello Watkins fece una visita ulteriore a un giovane al quale aveva dato un opuscolo. Non appena udì il rombo della motocicletta del fratello, la moglie del giovane fuggì nella boscaglia di manioca, pensando: “Perché uno straniero dovrebbe venire a trovare persone come noi, se non per prenderci per un sacrificio?” Un’altra volta il missionario arrivò a piedi e colse la moglie alla sprovvista. Il suo saluto amichevole la trattenne dal fuggire.
Attraverso un interprete il fratello Watkins parlò di un ‘Grande Capo’ che aveva affidato molto terreno da coltivare al popolo che amava. Il terreno sarebbe stato loro finché avessero rispettato il ‘Capo’ e le sue leggi. Venuti meno miserevolmente, essi avevano sfidato il ‘Capo’ e rovinato il terreno. Perciò il benevolo ‘Capo’ stava per scacciar via quelli che avevano provocato i guai e dare i suoi possedimenti a quelli che li avrebbero apprezzati.
Con quell’esempio questa ragazza di campagna comprese per la prima volta il proposito del Creatore. Imparò anche che il suo nome è Geova. Cominciò a essere rincorata dalla speranza del meraviglioso futuro che attendeva coloro che hanno il favore di questo grande ‘Capo’ celeste.
In breve questa coppia cominciò a studiare la Bibbia e a frequentare le adunanze cristiane, e la donna diventò sempre più felice grazie alla verità. Ma questo non durò; il marito decise di trasferirsi altrove alla ricerca di “mammona”. Cominciò a interessarsi di un’altra donna, maltrattò la moglie e le proibì di avere a che fare con i Testimoni di Geova. Ma essa rifiutò, dichiarando dinanzi ai propri
genitori e agli anziani del villaggio: “Quello che Geova mi ha insegnato, nessuno di voi me l’ha insegnato in tutta la mia vita. Perciò non posso cambiare. Ora ho una nuova speranza!”I genitori della ragazza restituirono il denaro della dote al giovane ed egli sottoscrisse il documento che la rendeva libera: “Questa donna è libera di sposare chiunque. Non porta più il mio nome”.
Questa moglie ripudiata si affrettò a ricercare il popolo di Geova e un giorno indimenticabile accompagnò nell’opera di predicazione lo stesso missionario anziano dal quale era solita fuggire. In breve fu battezzata e quindi sposò un fratello col quale, a suo tempo, servì come pioniera speciale. Non poteva avere figli. Ma ora questa donna cristiana, Gbangu Woah, ha molte soddisfazioni dai “figli” spirituali che ha avuto.
Il fratello e la sorella Watkins provarono molta gioia nella loro assegnazione a Gbarnga. Nell’aprile 1957 vi erano diciassette proclamatori del Regno che partecipavano al servizio di campo. All’inizio dell’anno seguente vi fu organizzata una congregazione, l’ottava della Liberia.
MISSIONARI A BOMI HILLS
Alla fine di dicembre del 1955, due missionari arrivarono inaspettatamente dalla Gambia. Erano René leRoux e Matthew Pienaar, entrambi originari del Sud Africa. Fu un piacere che potessero iniziare l’opera nella popolosa zona mineraria di Bomi Hills.
René leRoux stabilì prontamente rapporti amichevoli con i Liberiani. Imparò a cucinare e a mangiare alla maniera locale, spesso sedendosi con gli interessati nella loro cucina, osservando come e perché facevano le cose. Si adattò alle loro abitudini e si guadagnò la fiducia di molti indigeni. Quando questi gli chiedevano di dove venisse, diceva loro che era nato in Africa. Questo di solito li faceva saltare dalla gioia. Era africano, proprio come loro!
Parecchi anni dopo, il fratello leRoux fu nominato sorvegliante di circoscrizione nell’interno del paese. Quando era tempo di iniziare l’assemblea, egli e altri fratelli andavano nella foresta e cacciavano la selvaggina per la mensa. Qualunque cosa prendessero, scimmie, porcospini, caprioli o procioni, tutto finiva in un gustoso stufato.
Nell’ottobre 1956 i primi proclamatori del Regno a Bomi Hills cominciarono a fare rapporto del servizio di campo. Nel marzo successivo si era formata una congregazione. In seguito, due zelanti sorelle, Esther Bruel e Jamina Flowers, cominciarono il servizio di pioniere in questa
piccola congregazione. La sorella Bruel morì nel 1970, ma la sorella Flowers ha continuato il servizio come pioniera speciale a Bomi Hills.ASSEMBLEA DI DISTRETTO A GREENVILLE
Fino al dicembre 1956 tutte le assemblee nazionali si erano tenute nella capitale, Monrovia. Si fecero dunque i preparativi per la prima assemblea nazionale fuori della capitale. Questa fu tenuta a Greenville (Contea di Sinoe), a una bella distanza da Monrovia e proprio sulla costa dell’Atlantico. Poiché non vi erano strade che collegavano Greenville alla capitale, si doveva scegliere tra fare il viaggio in aereo, che era costoso, o con qualche piccolo piroscafo con orari alquanto irregolari.
L’imbarcazione che trasportò parecchie decine di delegati da Monrovia era un mezzo da sbarco della seconda guerra mondiale. Si chiamava “Junior”. Quel viaggio che durò quasi tre giorni fu un’esperienza indimenticabile. Molti proclamatori non erano mai stati prima su un’imbarcazione ed erano del tutto impreparati a ciò che sarebbe avvenuto in seguito. La nave dal fondo piatto era molto bassa sul livello dell’acqua e sembrava che avesse un terribile rollio. Vi erano a bordo molti bidoni di petrolio puzzolenti, e a causa della pioggia tutti dovettero pigiarsi per trovare riparo sotto coperta. Quasi tutti ebbero mal di mare. (Fortunatamente, dopo l’assemblea un piroscafo più grande riportò i delegati a Monrovia abbastanza comodamente).
Giungemmo in porto appena due ore prima dell’inizio dell’assemblea, tutti assonnati, sporchi, nauseati e affamati. Ma alla fine delle sessioni del primo giorno, ci sentivamo di nuovo ‘abbastanza in forma’. A causa della difficoltà di trovare mezzi di trasporto, solo un’ottantina dei 246 proclamatori del Regno della nazione poterono assistere a questa bella assemblea. Comunque, i cittadini di Greenville fecero buona accoglienza e 190 persone furono presenti al discorso pubblico.
Al discorso pubblico vi era l’ecclesiastico che dirigeva la scuola episcopale. Quando vide fra i presenti anche uno dei suoi insegnanti, Thomas J. Williams, il giorno dopo lo licenziò prontamente. Questo insegnante interessato accettò comunque la verità e due anni più tardi fu battezzato.
AVANTI, A KOLAHUN!
Nel giugno 1956, Bayo Gbondo fu il primo Liberiano nominato pioniere speciale. Dapprima egli continuò a promuovere l’opera a Harbel. Ma nel febbraio 1957, con sua moglie, Teetee, partì per la nuova assegnazione di Kolahun, distante 483 chilometri da Monrovia all’estremità del paese
dove convergono i confini della Sierra Leone e della Guinea. Furono raggiunti da Borbor Tamba Seysey, un altro fratello della congregazione di Harbel che era appena stato nominato pioniere speciale.Kolahun era la città principale dei Gbandi. Ma vi erano anche molti indigeni kissi, che manifestarono maggiore interesse per la Bibbia. Prima della fine dell’anno, un altro pioniere speciale appena nominato, Fallah Neal, anch’egli kissi, si unì agli altri fratelli che sempre più rivolgevano la loro attenzione ai villaggi kissi. Nel dicembre 1957 si formò a Kolahun una piccola congregazione. Ma l’interesse nel villaggio kissi di Tarma era così grande che vi fu assegnato un pioniere.
Molti villaggi della zona erano schiavi di superstizioni e tabù, come quello di non pronunciare la parola “leopardo” nel villaggio e di non portare l’acqua se non sulla testa. Ma sempre più abitanti imparavano la verità e non volevano più sottostare alle leggi dei creduloni.
Per esempio: A Tarma non si poteva portare dai campi un mortaio sulla testa; si doveva metterlo giù e rotolarlo per terra. Se si violava questa legge, gli abitanti del villaggio credevano che nessuna donna della comunità avrebbe potuto avere figli. Se qualcuno cucinava il riso con legna presa nelle vicinanze del bosco dove si radunava la società segreta delle donne, il suo ventre si sarebbe gonfiato ed egli sarebbe morto.
Tuttavia un cristiano entra nel villaggio portando un mortaio sulla testa. Eppure, proprio il giorno dopo una donna partorisce, e la legge è infranta. I fratelli tagliano la legna nei pressi della zona proibita e cuociono il riso, ma nessuno muore. Un’altra legge crolla!
Dopo di che i vicini andavano a prendere la brace dal focolare del pioniere speciale per accendere il fuoco in casa loro. Egli chiese a una donna anziana: “Non avete paura di usare le braci della legna presa dal bosco della società delle donne?” Essa rispose: “Non farci caso. . . . Abbiamo abbandonato tutte quelle vecchie cose!”
Benché alcuni capi cercassero ogni opportunità per creare difficoltà ai servitori di Dio, la gente affluiva nell’organizzazione di Geova. Di conseguenza, nell’agosto 1958 si organizzò una congregazione a Tarma.
L’amore di questi nuovi fratelli per la verità spesso era messo alla prova quando la lealtà a un principio implicava la perdita di vantaggi materiali. Quando il sorvegliante di circoscrizione visitò il villaggio di Lilionee, la gente parlava a bassa voce. Era morto qualcuno? No. Era successo ancor di peggio. Un poligamo che aveva tre mogli
ne aveva appena mandate via due, ridando loro piena libertà. Inoltre, non aveva preteso la restituzione dei 300 dollari di dote spesi per procurarsi le mogli. Inaudito! L’uomo che aveva fatto questo era David Saa, che era diventato testimone di Geova.David Saa frequentava regolarmente le adunanze cristiane e non trascurava la sua famiglia, poiché tutti lo accompagnavano, anche il bambino più piccolo sul dorso della madre. In precedenza si era dimesso dalla sua posizione di capo del villaggio. Come egli disse: “Voglio servire il regno di Dio mediante Cristo Gesù. So che non si possono servire due cose. In qualità di capo potrei dover fare qualcosa che non sarebbe in armonia col regno di Dio. Potrei perdere il favore di Dio. Per me è meglio avere l’approvazione di Dio, anche se significa essere un comune lavoratore”.
Questo fratello da solo rifiutò di unirsi al resto del villaggio nel fare il sacrificio dinanzi alla montagna, per implorare e adorare gli antenati morti. Venne poi la stagione della semina. Tutti cominciarono a portare nelle risaie il solito calderone per gli incantesimi, pensando che questo avrebbe assicurato la protezione del campo e quindi un abbondante raccolto. Di nuovo il fratello non lo fece. Tutti dicevano che era pazzo. Chi l’avrebbe protetto? Non avrebbe raccolto riso. Ma la sua risposta fu: “Se Geova vuole benedirmi dandomi abbondanza di riso, lo farà, ma altrimenti, siate certi che non offrirò un sacrificio né avrò fiducia in un altro dio”.
Passarono i mesi e giunse il tempo della mietitura. E quali campi diedero il miglior raccolto della regione? Ebbene, i campi del nostro fratello, David Saa! Geova sia lodato! Gli abitanti del villaggio erano sbalorditi. Vennero da altri villaggi per vedere con i propri occhi. “Veramente, Geova può benedirti”, dissero. “Vuoi dire che non hai mai fatto un sacrificio, non hai portato un calderone per gli incantesimi nei campi, e non ne hai avuto alcun danno? E guarda il tuo riso! Noi abbiamo fatto tutte quelle cose eppure che cosa abbiamo ricavato?”
L’atteggiamento della gente era mutato. Non erano più ostili. Perfino il fratello minore del fratello Saa, che un tempo era contrario, andò a cercare un Testimone nel prossimo villaggio e lo pregò di fargli conoscere Geova. Tutti gli abitanti del villaggio ebbero profondo rispetto per la Parola di Dio.
PROGRESSO NELLA REGIONE DEI KISSI
Il luglio 1958 fu un tempo felice per Bayo Gbondo e Fallah Neal. Avevano lasciato temporaneamente la loro
assegnazione di pionieri speciali per assistere all’Assemblea Internazionale Volontà Divina a New York. In seguito, frequentarono la trentaduesima classe della Scuola di Galaad.Al ritorno da Galaad nel 1959, Gbondo e Neal furono assegnati alla regione dei Kissi, dove era necessario il loro aiuto. Il fratello Neal fu mandato in una nuova zona, a Limbaba. Verso la metà del 1960 anche qui c’era una congregazione.
Nell’ottobre 1960 si tenne un’assemblea di circoscrizione per le tre congregazioni della regione kissi-gbandi. Dopo solo tre anni di predicazione vi erano 55 proclamatori e 10 pionieri. Ma il gran numero di interessati fu evidente dai 291 presenti al discorso pubblico. Ventidue persone furono battezzate a quell’assemblea.
In quel periodo i fratelli di Tarma si accinsero a costruire una Sala del Regno. Le autorità della tribù cercarono di impedire o intralciare la costruzione, ma inutilmente. Per un anno un fratello abbatté alberi e segò assi, mentre gli altri piantavano, coltivavano e mietevano il suo riso. Le assi furono trasportate per grandi distanze fino alla strada carrozzabile per essere vendute. Col denaro si comprarono cemento e lamiere di zinco ondulate che furono trasportati per ore sulla testa fino al luogo della costruzione. Alcuni volontari posero le fondamenta, quindi tutto il gruppo di una cinquantina di fratelli cominciò la costruzione con vero zelo. In soli quattro giorni l’edificio era completato. Gli osservatori sorpresi esclamarono: “La parola dei Testimoni di Geova è forte!”
LOTTA CONTRO L’ANALFABETISMO
Quello dell’analfabetismo era un problema enorme fra i Kissi e i Gbandi. In alcuni villaggi nessuno sapeva leggere. Eppure ovunque c’era molto interesse per la buona notizia. In un caso, i 50 abitanti di un villaggio chiesero che qualcuno venisse a insegnare loro, ma non c’era nessuno qualificato da mandare. I pochi fratelli che sapevano leggere facevano già tutto il possibile. La cosa migliore era che i fratelli kissi e gbandi imparassero a leggere la propria lingua. In gbandi era disponibile il Vangelo di Giovanni. Ma, almeno in Liberia, sembrava che non esistessero porzioni delle Scritture in kissi. Poi si apprese che gran parte della Bibbia era stata pubblicata nella lingua kissi parlata in Guinea, che era un po’ diversa da quella della Liberia.
Con l’aiuto di René leRoux, che era allora sorvegliante di circoscrizione, i fratelli inventarono i propri sillabari
in kissi e gbandi. Il sillabario kissi, ben illustrato, fu stampato per noi dal Ministero delle Informazioni e dell’Istruzione a Monrovia. Il sillabario gbandi fu ciclostilato alla filiale della Watch Tower Society. Avendo ricevuto questi libri di testo, i fratelli si impegnarono con zelo per imparare a leggere. Nell’agosto 1962, 47 fratelli kissi e gbandi avevano imparato a leggere nella propria lingua! I Kissi erano ansiosi di ricevere un volantino e l’opuscolo “Questa buona notizia del regno” in kissi per usarli nel servizio di campo. I manoscritti di queste pubblicazioni erano stati mandati alla sede della Società a Brooklyn per essere stampati.IL PROBLEMA DEL SALUTO ALLA BANDIERA A KAKATA
Nel 1957, quando la congregazione di Kakata funzionava da circa due anni, si presentò una vera prova d’integrità. Una mattina, in una scuola pubblica, il preside chiese: “Quanti studenti qui sono Testimoni di Geova e non vogliono salutare la bandiera?” Otto studenti si fecero avanti. Il preside e gli insegnanti erano furibondi. Cercarono di convincere il magistrato a consegnare i ragazzi ai militari affinché li spogliassero e infliggessero loro venticinque vergate, e quindi li costringessero a salutare la bandiera. Il magistrato rifiutò, osservando: “Non vi è alcuna legge nel paese che mi autorizzi a far questo, a meno che non possiate provare che sono malintenzionati e contro il governo. Ma se è per motivi puramente religiosi, allora la Costituzione garantisce la libertà di adorazione per tutti”.
Le autorità scolastiche espulsero prontamente i fratelli. Parenti e amici, e in pratica l’intera comunità, erano contro di loro: “Siete stupidi a privarvi dell’istruzione. Cosa accadrà di voi? Non riuscirete a trovare lavoro. Non sarete nessuno in questo paese”. Quasi tutti gli studenti espulsi approfittarono della situazione per fare i pionieri. In seguito, tre di loro, John Roberts, Samuel Brown e Charles David, divennero pionieri speciali.
ASSEMBLEA “SAPIENZA VIVIFICANTE”
Quest’assemblea nazionale fu tenuta a Harper (Capo Palmas) dal 18 al 22 dicembre 1957. Fu la prima assemblea del genere nella regione del Capo, e poterono assistervi circa 90 dei 291 fratelli della nazione. Come per l’assemblea dell’anno prima a Greenville, i delegati vennero in piroscafo da Monrovia. Ma questa volta si trattò di un rapido viaggio notturno sul ponte di un grosso mercantile tedesco. I delegati cantarono cantici, fecero lo studio Torre di Guardia sul ponte e giunsero alla città dell’assemblea per tempo.
Il nuovissimo edifico del governo, con la bella vista delle spiagge del Capo fiancheggiate da palme, provvide un ambiente meraviglioso in cui udire la “sapienza vivificante” di Geova Dio. Otto persone furono immerse. Ci furono 166 presenti al discorso pubblico e altri ancora vennero per vedere la più recente pellicola della Società, portando a 228 il numero dei presenti.
Ma in che modo i delegati sarebbero ritornati a Monrovia? Tutto dipendeva dall’eventualità che una nave risalisse la costa al momento giusto, e fosse disposta a imbarcare passeggeri sul ponte. I fratelli non se ne preoccuparono durante l’assemblea, lasciando la cosa nelle mani di Geova. Questo richiese veramente fede, dato che non era insolito rimanere a Capo Palmas per settimane in attesa di una nave.
Poco prima che iniziasse il discorso pubblico, cominciò a profilarsi all’orizzonte una nave che risaliva la costa. Per la fine delle sessioni, erano stati presi gli accordi con la compagnia di navigazione. Lunedì i delegati salirono a bordo del transatlantico mediante un ponticello pensile e una scala di corda. Martedì pomeriggio sul tardi tutti erano di ritorno a Monrovia. Questo fu considerato poco meno di un miracolo! Specialmente gli abitanti del Capo ebbero l’impressione che Geova avesse certamente agito a favore del suo popolo.
“CHI VI FARÀ IL FUNERALE?”
Molti appartenevano a qualche chiesa tradizionale per la sola ragione, sembrava, di assicurarsi un bel funerale religioso. Naturalmente, se non pagavano i contributi, la campana della chiesa non avrebbe suonato per loro e non avrebbero avuto un funerale religioso. Spesso le famiglie erano costrette a pagare alla chiesa gli arretrati per qualche parente morto. Con questo sistema le chiese scoraggiavano i loro fedeli dall’associarsi con noi, dicendo: “Se diventate Testimoni di Geova nessuno vi farà il funerale!”
Per alcuni anni nessuno morì fra i fratelli o gli interessati. Questa circostanza, oltre alla nostra predicazione che nel nuovo sistema di cose non si morirà più, indusse la gente a chiedere: “È vero che i Testimoni di Geova non muoiono?” Alcuni erano riluttanti ad associarsi con noi pensando che l’organizzazione non provvedesse al funerale. Quando morirono alcuni fratelli, molti estranei espressero meraviglia vedendo portare la bara nella Sala del Regno per un regolare servizio funebre. Invece di seguire
la consuetudine generale di pagare una banda per suonare musica funebre in testa alla processione, tutti i fratelli seguivano ordinatamente il feretro, cantando cantici del Regno mentre percorrevano la strada principale fino al cimitero. Questo assicurò molti che noi seppelliamo i nostri morti, e senza richiedere un pagamento.Molti sono turbati perché i Testimoni di Geova non fanno la veglia al morto, cantando inni religiosi e bevendo fino all’alba del giorno dopo. Gli ecclesiastici di solito danno inizio alla veglia, e ci si aspetta che la famiglia, per quanto povera sia, provveda bevande e rinfreschi. Se vi sono liquori in abbondanza, molti vi accorrono, ma se c’è poco da bere si sentono forti lamentele: “Che misera veglia!” In queste occasioni le sbornie sono frequenti portando a immoralità, dispute violente, zuffe e perfino omicidi.
Quando muore un Testimone, se il resto della famiglia non è nella verità di solito sorge un’accesa controversia sull’opportunità di fare una veglia, nonostante il desiderio contrario espresso dal deceduto. Allorché alcuni anni fa morì la giovane moglie di un fratello zelante, egli si oppose strenuamente alle insistenze della famiglia di fare la veglia. La sua fermezza li impressionò talmente che, quando egli stesso morì, volontariamente decisero di non vegliare il suo cadavere. Questo fu un eccellente tributo di vero rispetto per lui.
MATRIMONIO LEGALE PER IL CRISTIANO
Con l’espansione dell’opera si ritenne necessario esigere che i coniugi presentassero un documento comprovante la loro unione matrimoniale. C’era specialmente la tendenza a lasciar correre nel caso delle unioni contratte secondo la legge indigena. Poiché i genitori spesso esigevano un prezzo esorbitante per le loro figlie, il governo aveva stabilito che l’ammontare della dote non dovesse in alcun caso superare i 40 dollari. Inoltre la legge prevedeva che l’autorità indigena competente rilasciasse un certificato all’atto della registrazione.
In pratica, però, quasi mai le autorità indigene tenevano una registrazione dei matrimoni né rilasciavano certificati. Il marito e la famiglia della ragazza dovevano accordarsi sulla questione del pagamento per la sposa e sull’opportunità dell’unione. Molti in effetti avevano contratto un “matrimonio per prova”; secondo questa disposizione un uomo pagava una piccola somma, forse 5 dollari, ai genitori
per il privilegio di vivere con una loro figlia finché non potesse pagare l’intero prezzo per la sposa ed essa divenisse formalmente sua. In alcuni casi, la famiglia non voleva che fosse pagata l’intera dote pensando che, nel caso avessero avuto immediato bisogno di denaro, potevano esigere immediatamente il pagamento della dote. In altri casi, uomini poveri pagavano la dote a poco a poco per un periodo di molti anni.Ai fratelli fu consigliato di completare subito il pagamento della dote e di farsi rilasciare un certificato di matrimonio. Qualora l’autorità indigena non lo rilasciasse, il fratello e sua moglie compilavano un modulo di Dichiarazione di matrimonio che veniva accettata finché non potevano procurarsi il certificato. In seguito, il Ministero degli Interni ritenne opportuno accelerare il rilascio di certificati per tutti i matrimoni in cui era stato pagato il prezzo per la sposa. Questi erano chiamati certificati della “moglie principale”. Se un uomo denunciava che un altro aveva violato la sua moglie principale, o gliela aveva portata via, l’ammenda per questo reato era di 100 dollari. Ma l’accusatore doveva presentare un certificato della “moglie principale” comprovante che in effetti era la sua moglie principale e non soltanto una moglie secondaria.
Il popolo di Geova si era fatto un nome per aver sostenuto la regolarizzazione del matrimonio al punto che presso il Ministero degli Interni, a Monrovia, si teneva una registrazione separata solo per i Testimoni di Geova. Se un fratello in qualunque parte del paese non poteva ottenere un certificato, non doveva far altro che presentare la prova che era stato effettuato il pagamento per la sposa e il certificato gli veniva rilasciato.
Si riscontrava spesso che le persone interessate che desideravano predicare la buona notizia coabitavano senza il beneficio del matrimonio. Perciò, si cominciarono a celebrare numerosi matrimoni. Nel 1957 a Harbel non si parlava d’altro che delle nostre vedute sul matrimonio, poiché in un pomeriggio sette coppie avevano pronunciato il voto matrimoniale dinanzi al sorvegliante di distretto, e il giornale di Monrovia aveva pubblicato un articolo al riguardo. Molti erano venuti a vedere coi propri occhi; infatti, 242 persone assisterono alle cerimonie!
PROGRESSO E AFFERMAZIONE
Nel gennaio 1958 per la prima volta 300 proclamatori fecero rapporto in Liberia. A Kolahun, dopo che Bayo Gbondo aveva fatto delle visite in una località lontana,
gli interessati decisero che, se volevano veramente diventare Testimoni di Geova, dovevano anche proclamare la buona notizia. Quindi si accinsero da soli a dare testimonianza alla popolazione della zona. In seguito una delegazione si recò alla Sala del Regno, distante parecchi chilometri, e consegnò ai fratelli meravigliati un elenco di venti persone che avevano dedicato 186 ore a parlare ad altri del nuovo ordine di Dio!ASSEMBLEE VOLONTÀ DIVINA
L’avvenimento più importante del 1958 fu l’opportunità per alcuni fratelli della Liberia di assistere all’Assemblea Internazionale Volontà Divina a New York. Nel 1953 solo cinque delegati erano andati a New York per l’Assemblea della Società del Nuovo Mondo. Quanti avrebbero potuto andarci questa volta? Ventidue! Una grande fotografia del gruppo fu pubblicata dal principale giornale di Monrovia. In seguito, nove diversi articoli relativi a questa grande assemblea furono pubblicati dai giornali locali, e la gente fermava i delegati per strada dopo il loro ritorno, volendo sapere dell’altro su quel meraviglioso avvenimento.
Vi fu grande entusiasmo anche per l’assemblea Volontà Divina tenuta in Liberia dal 28 febbraio al 3 marzo 1959. Durante l’ultima settimana di febbraio, diversi gruppi cominciarono ad arrivare a Monrovia. Alcuni delegati dall’interno furono meravigliati vedendo per la prima volta una città moderna, per non parlare di fare la conoscenza di tanti fratelli e sorelle amichevoli. Tredici proclamatori avevano percorso a piedi, in nove giorni, 322 chilometri per venire da Capo Palmas, e durante il viaggio avevano distribuito tutta la letteratura biblica in loro possesso e pronunciato quindici discorsi pubblici a un totale di 450 ascoltatori.
Appena iniziata l’assemblea sabato pomeriggio si presentò un funzionario del Dipartimento di Stato per comunicare che un ente delle Nazioni Unite aveva avuto dal presidente il permesso di usare l’edificio fino a martedì, ultimo giorno della nostra assemblea. La mattina dopo il presidente Tubman confermò questa decisione. Quindi la nostra assemblea avrebbe dovuto spostarsi in uno stadio.
La sessione della domenica mattina fu tenuta nella Sala del Regno, veramente troppo piccola, in attesa di completare tutti i preparativi per occupare l’Antoniette Tubman Stadium. Finalmente, verso la metà del pomeriggio lo stadio fu aperto e con gran gioia i fratelli si riversarono
nei nuovi locali, alle calcagna del reparto pulizia dell’assemblea che, col diligente impiego di scope e spazzole, aveva rapidamente pulito la parte riservata al pubblico. La mancanza di sedie non preoccupò i fratelli, che stesero fazzoletti, stuoie e scialli sui gradini di cemento. L’insolita attenzione prestata dall’uditorio durante l’intero programma di cinque ore fu un segno di gratitudine per aver trovato un posto per l’assemblea.Quel lunedì, sul far della sera, saltarono tutte le valvole dello stadio tranne quella che controllava l’altoparlante e l’amplificatore, mentre il sorvegliante della filiale stava pronunciando un discorso. Improvvisamente egli si trovò circondato apparentemente da tutti gli insetti puzzolenti dello stadio, attirati dall’unica luce rimasta, quella sopra il podio dell’oratore. Il suo discorso si animò di gesti spontanei che servirono sia a dare enfasi che come autodifesa contro gli insetti molesti. Il fratello Knorr, della Betel di Brooklyn, era il prossimo oratore e, avendo osservato quanto accadeva, si spruzzò abbondantemente con un insettifugo e spostò saggiamente il leggio e il microfono verso la parte in ombra, dove c’era solo luce sufficiente per illuminare i suoi appunti. In questo modo si sottrasse in gran parte all’assalto degli insetti. Per la fine del suo discorso le luci erano state riparate e i presenti potevano vedere dove mettere i piedi per scendere dalle tribune.
Martedì sera eravamo di nuovo nel locale originale, il Centennial Memorial Pavilion. Il fratello Knorr vi pronunciò il discorso “Una terra paradisiaca mediante il regno di Dio” e vi furono 518 presenti. Mise in risalto che più fratelli dovevano imparare a leggere. Il nuovo libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato fu per molti un eccellente incentivo a imparare a leggere tutte le parole, non a imparare soltanto il significato delle illustrazioni.
Un numero eccezionale di 69 persone fecero il battesimo durante questa assemblea. Inoltre l’assemblea fu così incoraggiante per i Testimoni della Liberia che, alla fine dell’anno di servizio 1959, 415 proclamatori facevano rapporto: il sesto massimo consecutivo e un aumento del 42 per cento sulla media dell’anno precedente!
IMPARANO A LEGGERE
Dopo l’assemblea si insisté più che mai sulla necessità di imparare a leggere. Furono organizzate classi nelle congregazioni, e si ottennero i libri di testo dall’ufficio del governo che si occupava dell’istruzione degli adulti. Benché per alcuni più anziani fosse difficile imparare, cifre abbastanza
accurate indicano che nel quinquennio terminato nel 1962 un totale di 109 persone avevano imparato a leggere e scrivere frequentando la scuola per analfabeti nelle congregazioni. È inutile dire che questo contribuì notevolmente all’efficacia dell’opera di predicazione del Regno.Il maggiore interesse per imparare a leggere è indicato dal rapporto di un sorvegliante di circoscrizione nel 1959: “Quando ero qui quattro mesi fa conobbi la piccola Maria, di circa sette anni. Non potei parlare con lei perché non capiva l’inglese. Ma ora è una proclamatrice, fa buone presentazioni scritturali e distribuisce letteratura. Ma, la cosa migliore è che sa leggere. È stata una piacevole sorpresa vederla prendere il foglietto d’invito e leggere, non solo il titolo davanti, ma anche la spiegazione sul retro!”
IL NUMERO DEI PROCLAMATORI RADDOPPIA IN TRE ANNI
Nell’agosto 1961 il numero dei proclamatori in Liberia aveva raggiunto un massimo di 620! Esattamente tre anni prima, nel 1958, 301 avevano fatto rapporto del servizio di campo. Mentre il numero dei presenti alla Commemorazione nel 1958 era stato di 510, due anni dopo era salito a 1.396, e nel 1961 fu raggiunto il massimo di 1.710.
Nei 1960 il paese era stato diviso in tre circoscrizioni, e le assemblee erano tenute in parecchie località affinché i proclamatori potessero assistervi senza dover percorrere grandi distanze. Fu notato che a queste assemblee partecipavano non solo persone di tribù diverse, ma anche di razze diverse. Un sorvegliante di circoscrizione bianco scrisse: “Una sera venne da me un pentecostale che disse: ‘Quello che vedo qui non l’ho mai visto prima: un bianco che abita in casa di un negro, si intrattiene con lui e mangia con lui. Noi abbiamo i nostri missionari. Vengono per predicare, ma non vengono mai a casa nostra a mangiare, stare in nostra compagnia e dormire. Spesso cerchiamo di criticarvi, ma c’è una cosa che non possiamo negare: avete amore l’uno per l’altro, e questa è veramente la via della verità!’”
Nei tre anni dal 1958 al 1961, il numero dei proclamatori era raddoppiato. E anche il numero delle congregazioni era aumentato, da nove a diciotto. Inoltre vi erano circa una ventina di gruppi isolati. Alla fine del 1962 vi erano dodici diplomati della Scuola di Galaad che prestavano servizio in Liberia, quattro dei quali nativi del paese.
AUMENTA L’OPPOSIZIONE
Specialmente nelle zone di lingua kissi intorno a Kolahun i capitribù consideravano la zelante attività dei Testimoni di Geova come una minaccia al loro potere e alla loro autorità. I fratelli e gli interessati non osservavano più le superstiziose leggi tribali né prendevano parte ai sacrifici fatti agli antenati dalla comunità. Il rifiuto di parteciparvi per motivi di coscienza provocò arresti e punizioni ingiuste, e anche ricorsi ai grandi capi e ai principali amministratori del distretto che rimisero alcune delle decisioni al ministro degli interni a Monrovia.
Francamente, i fratelli stessi accrebbero fino a un certo punto la tensione facendo a volte una questione di consuetudini locali oltre il necessario. Alcuni nuovi erroneamente rifiutarono di svolgere lavori nell’interesse della comunità. Inoltre, le risposte di alcuni alle autorità non erano sempre date con mitezza e dovuto rispetto. — Tito 3:1, 2.
Nella zona di Limbaba, i fratelli cominciarono a costruirsi le case uno vicino all’altro, come per formare una propria comunità separata. Così si sottraevano alle fastidiose leggi del villaggio, ma questa poteva anche sembrare una tendenza all’autonomia. Fu quindi necessario che il sorvegliante di circoscrizione René leRoux avesse lunghi colloqui con i funzionari della zona per ridurre la tensione e chiarire le nostre intenzioni.
“INSEGNAMENTI SEDIZIOSI”?
Verso la metà di gennaio del 1963 il senato liberiano approvò un emendamento alla legge che regolava le manifestazioni patriottiche nel territorio della repubblica. La legge stabiliva che ogni giorno si rendesse tributo alla bandiera e specificava altri particolari riguardanti l’inno nazionale e altri canti patriottici. Le violazioni dovevano essere severamente punite.
Quasi simultaneamente l’organo ufficiale del governo, The Liberian Age, nel numero del 18 gennaio 1963, uscì con un grosso titolo di prima pagina: “Il governo decide di reprimere gli insegnamenti sediziosi”. L’articolo accusava ingiustamente i Testimoni di Geova di insegnare l’infedeltà allo Stato non salutando la bandiera e vietando ai propri seguaci di cantare l’inno nazionale. L’articolo diceva fra l’altro:
“Secondo il procuratore generale, in una regione dell’interno si era recentemente sviluppata una situazione derivante
dagli insegnamenti e dall’influenza di queste strane dottrine [ma] il governo è intervenuto prima che degenerasse.“Sono state prese delle misure affinché questo non avvenga di nuovo. Il presidente ha approvato un decreto che definisce sediziosa qualsiasi persona od organizzazione che, ‘con la scusa di credenze religiose o simili’, diffonda o insegni idee tendenti a influenzare i cittadini o gli stranieri a mancare di rispetto alla bandiera nazionale o all’inno nazionale, o ancora, chi cerchi di indurre qualsiasi persona o gruppo di persone a mancare di rispetto all’autorità del governo e alle leggi del paese”.
Fu riferito che un funzionario del ministero della giustizia avesse dichiarato che se l’organizzazione che insegnava queste cose non avesse desistito sarebbe stata messa al bando.
Lo stesso giorno, un rappresentante di questo giornale ci chiese una risposta a queste accuse. Perciò, il fratello G. Henry Ricketts, cittadino liberiano molto conosciuto e altamente rispettato, originario della Giamaica, consegnò una lettera al giornale. Questa risposta esponeva chiaramente il nostro punto di vista secondo cui la cerimonia del saluto alla bandiera è un atto religioso (in quanto la bandiera stessa è considerate sacra), e quindi costituisce una forma di adorazione. Per difendere la nostra posizione di rendere a “Cesare” ciò che gli spetta, ma a Dio tutta la nostra adorazione, si citarono numerose fonti, fra cui le opinioni della Corte Suprema degli Stati Uniti. — Luca 20:25.
La mattina che questa risposta fu pubblicata su The Liberian Age, il sorvegliante della filiale era in partenza per New York per frequentare la trentottesima classe della Scuola di Galaad, e il suo assistente John Charuk rimase responsabile della filiale. Frattanto cercammo di essere ricevuti dal presidente dopo che il procuratore generale aveva rifiutato di ricevere una delegazione di fratelli.
Quattro giorni dopo che era stata pubblicata la lettera del fratello Ricketts, il ministero della giustizia annunciò che sarebbe stato arrestato dietro accusa di “influenza e insegnamenti sediziosi” sotto la maschera di insegnamenti religiosi. Inoltre affermarono che Ricketts aveva sfidato l’autorità dello stato dichiarando che “i Testimoni di Geova chiedevano per se stessi semplicemente il diritto di rifiutare di salutare la bandiera di qualsiasi nazione”. Un articolo di fondo in merito a ciò su The Liberian Age venne intitolato “Dottrina pericolosa”.
I tentativi per essere ricevuti dal presidente Tubman e dal procuratore generale furono infruttuosi. Si potrebbe menzionare che nel frattempo l’atmosfera del paese era tesa. C’erano voci di un complotto per assassinare il presidente. All’inizio di gennaio il paese restò impressionato quando il presidente del Togo, Sylvanus Olympio, fu assassinato poco prima di fare una visita ufficiale in Liberia. I suoi ritratti erano affissi un po’ dappertutto a Monrovia, e si erano fatti molti preparativi per la visita che non avvenne mai.
Inoltre, un alto ufficiale dell’esercito era stato arrestato e il ministro della difesa era stato destituito. Si diceva che i semi della propaganda comunista erano diffusi nelle principali istituzioni culturali del paese, l’Università della Liberia e l’Istituto di Cuttington. In un discorso per radio alla nazione il presidente Tubman annunciò che se tali insegnamenti non fossero stati immediatamente sradicati, avrebbe fatto chiudere tali istituti. Questi sospetti di un tentativo generale per rovesciare il governo non incoraggiavano lo spirito di tolleranza nei confronti dei Testimoni di Geova e dei loro presunti “insegnamenti sediziosi”.
IL NEMICO COLPISCE A KOLAHUN
Verso la metà di febbraio del 1963, il presidente Tubman convocò a Kolahun un consiglio esecutivo in cui i capi esternarono le loro lagnanze contro i Testimoni di Geova, giungendo ad accusare il pioniere speciale Bayo Gbondo di voler stabilire un governo con leggi proprie. Il secondo giorno, sul tardi, il presidente convocò tutti i Testimoni. Una quarantina di fratelli si presentarono, pensando che il presidente Tubman volesse considerare come compensare Gbondo per le due case che gli erano state confiscate.
Durante la riunione fu chiesto a Bayo Gbondo: “È vero che voi Testimoni di Geova avete il vostro governo con le sue leggi?” A ciò egli rispose: “No, non è vero. I Testimoni di Geova sostengono il regno di Dio, per il quale Cristo insegnò a pregare, e allo stesso tempo riconoscono il governo esistente nel paese. Come cristiani ubbidiamo e viviamo secondo le leggi e i princìpi della Bibbia. Comunque, ubbidiamo e rispettiamo anche le leggi del governo”.
Ciò nonostante, fu ordinato ai Testimoni di uscire e salutare la bandiera. Fu un momento di tensione. Erano presenti molti funzionari del governo, membri della magistratura, capitribù provenienti da ogni parte del paese,
ecclesiastici, ufficiali e alcuni diplomatici stranieri. Dinanzi a questo pubblico insigne la grande maggioranza dei fratelli rifiutarono di fare il saluto. Perciò furono caricati dai soldati, armati di manganelli di gomma. Dopo di che, fu ingiunto di nuovo ai fratelli di salutare la bandiera, mentre i soldati stavano accanto per far alzare loro il braccio. Certo questo non poteva considerarsi un saluto volontario.Quindi alcuni capi asserirono: “È Bayo che causa tutte le difficoltà”. Al che fu ordinato che Bayo Gbondo fosse condannato a cinque anni di reclusione a Belle Yelle, la “Siberia” della Liberia. Ma Gbondo era stato percosso così brutalmente che non era in grado di camminare.
In seguito, Bayo Gbondo e altri furono rilasciati. Ma prima che ciò avvenisse ci fu un altro alzabandiera. Solo in seguito si seppe che cosa era accaduto, ma allora si presumeva che i fratelli non avessero salutato la bandiera benché fossero stati percossi duramente. Vedremo poi che cosa era veramente accaduto.
Il fratello Charuk inviò un radiogramma al presidente ringraziandolo per aver liberato i fratelli. In risposta fu dichiarato che erano stati rilasciati solo perché avevano salutato la bandiera e avevano promesso di ubbidire in futuro alle leggi del paese. Il presidente si riferiva a un saluto coatto, o i fratelli avevano effettivamente salutato la bandiera? Si sarebbe conosciuto meglio l’accaduto in occasione dell’assemblea di Gbarnga.
ARRESTO ED ESPULSIONE
Quello di Kolahun diede origine ad altri incidenti. A Lower Buchanan, il fratello Lichfield Remmie fu convocato dal sovrintendente della contea. Qui gli fu intimato di cessare ogni attività. Sia lui che il vicesorvegliante di filiale si recarono dal procuratore generale, ma egli rifiutò di riceverli senza neanche sentire cosa avessero da dire. Il fratello Remmie tornò quindi a Lower Buchanan dove il presidente Tubman avrebbe partecipato a una conferenza metodista. Qui il fratello Remmie poté parlare a lungo col presidente delle nostre vedute circa il saluto alla bandiera. Comunque, il risultato fu che ne furono ordinati l’arresto e l’espulsione, avendo il fratello Remmie la cittadinanza della Sierra Leone.
Il fratello Remmie venne percosso dai soldati e tenuto per tre giorni digiuno. Trasferito a Monrovia, fu gettato
in una cella dal pavimento coperto di escrementi umani. Un appello all’ambasciatore della Sierra Leone provocò un intervento, specialmente quando si apprese che il fratello Remmie era cugino del primo ministro di quella nazione. Dopo una settimana di trattamento disumano il fratello fu ricoverato all’ospedale e la sua espulsione venne rinviata.L’ASSEMBLEA DI GBARNGA
Dopo l’arresto del fratello Ricketts alla fine di gennaio, si chiese al ministero della giustizia se vi fosse qualche obiezione alla conferenza religiosa dei Testimoni di Geova in programma a Gbarnga dall’8 al 10 marzo 1963. Il ministero della giustizia fece sapere che non vi erano obiezioni. Quindi i preparativi dell’assemblea proseguirono. Gbarnga occupava una posizione centrale all’interno del paese.
All’inizio della settimana dell’assemblea, arrivò M. G. Henschel. Egli e il fratello Charuk trascorsero molto tempo all’ambasciata americana cercando di avere un’intervista col presidente Tubman per spiegare la nostra posizione. Finalmente furono informati che sarebbero stati ricevuti lunedì 11 marzo, alle dieci del mattino. Perciò i due fratelli proseguirono per Gbarnga e furono cortesemente alloggiati in casa del commissario distrettuale Samuel B. Cooper. Questo funzionario amichevole si era reso utile e pare non si fosse fatto influenzare dagli avvenimenti di Kolahun.
In vista dell’assemblea, i fratelli lavorarono sodo, sgombrando un vasto appezzamento alla fine di Progressive Street. Eressero delle capanne, poiché le sessioni si dovevano tenere in inglese, kpelle, kissi e bassa. Sabato sera il fratello Henschel pronunciò un appropriato discorso sul soggetto delle “autorità superiori”. (Rom. 13:1) Domenica mattina arrivò il fratello Ricketts, che era stato rilasciato il giorno prima. I fratelli si rallegravano, non rendendosi conto che questo faceva parte di un piano per radunare insieme tutti i Testimoni e sottoporli alla prova del saluto alla bandiera.
Domenica vi erano circa 400 presenti, compresi molti interessati di Gbarnga. La scrittura del giorno considerata quella mattina fu Giacomo 5:10, che dice: “Fratelli, prendete a modello di sofferenza del male e di esercizio della pazienza i profeti, che parlarono nel nome di Geova”. Come si mostrò appropriata quella scrittura!
Verso le 10,30, mentre i cristiani radunati ascoltavano
il discorso “Abbiate fede e una buona coscienza”, il luogotenente Warner della postazione militare locale si presentò sul luogo dell’assemblea con una lettera del commissario distrettuale Cooper. Questa in parte diceva: “Per sradicare dalla mente del pubblico in generale l’impressione relativa alla lealtà dei vostri associati, ho disposto che, appena ricevuta questa lettera, facciate marciare tutti i presenti alla vostra conferenza fino al campo distrettuale dove renderanno tributo alla bandiera della repubblica liberiana”.M. G. Henschel e altri due fratelli lasciarono l’assemblea per recarsi dal commissario distrettuale. Il fratello Henschel chiese che ogni azione fosse sospesa finché non avesse incontrato il presidente, secondo l’appuntamento stabilito attraverso l’ambasciata americana per lunedì mattina. Il commissario rifiutò di far questo e ordinò ai soldati di portare al campo tutti i presenti all’assemblea. I fratelli tornarono all’assemblea e mandarono immediatamente Spencer Thomas e Frank Williams a Monrovia per avvertire l’ambasciata americana e quella britannica degli avvenimenti che coinvolgevano alcuni loro connazionali. Nonostante il posto di blocco istituito dai soldati per scovare tutti i Testimoni di Geova, i due fratelli raggiunsero Monrovia.
PRIGIONIERI!
I soldati arrivarono con un autocarro. Interruppero la pacifica assemblea arrestando chiunque: uomini, donne e bambini. Fu così che circa 400 persone dovettero marciare fino al campo, attraverso il centro della città. Durante il percorso, il gruppo cantava cantici del Regno. La gente veniva a vedere da vicino e da lontano. Alcuni stranieri fecero fotografie. Gli Africani osservavano stupiti. I soldati gridavano: “Silenzio! Smettete di cantare!”
Giunti al campo militare, fummo tutti disposti in cerchio intorno al pennone della bandiera, con i Testimoni stranieri davanti. Due volte il luogotenente spiegò quello che voleva, ma nessuno fece il saluto. Allora il commissario ordinò: “Rinchiudeteli tutti”. I soldati presero tutti gli effetti personali dei fratelli, inclusi occhiali, penne, borse, e tutto ciò ufficialmente. Ma poi, denaro, orologi e gioielli furono saccheggiati dai soldati. Quanti più Testimoni possibile furono pigiati in quattro locali privi di finestre. Alcuni erano vere latrine. Gli altri furono ammassati nel piccolo recinto lungo la prigione. Lì rimasero, cantando
cantici del Regno, tutto il pomeriggio della domenica fino alle 18 circa.Intanto, da una vicina caserma erano arrivati tre autocarri carichi di soldati. I fratelli furono riportati nel campo, scortati dai soldati con le armi spianate. Di nuovo davanti alla bandiera, solo alcuni fecero compromesso. Gli altri furono trascinati attraverso la strada maestra in un campo aperto e costretti a correre mentre erano percossi a calci, pugni e col calcio dei fucili. Fra questi vi erano donne e ragazzi le cui grida si dovettero sentire a considerevole distanza.
Quindi si dovettero togliere scarpe, giacche, camicie, copricapi e il gruppo venne costretto a sedere eretto per tutta la notte. Non fu permesso loro di dormire e neanche di appoggiare la testa. Solo ai bambini e ai lattanti fu data dell’acqua, e alcuni di questi ultimi furono portati al vicino ospedale. Era penoso sedere sul terreno ghiaioso. Eppure, se qualcuno reclinava la testa, un soldato era pronto a risvegliarlo a calci. Durante la lunga notte i soldati non cessarono mai di rivolgere parole di insulto: “Dov’è ora il vostro Geova?” “La ‘G’ è sempre la stessa. ‘G’ per Geova, ‘G’ per governo. Il nostro dio ci ha dato un fucile. Cosa vi ha dato il vostro Dio?”
LUNEDÌ MATTINA ALCUNI CEDONO
All’alba l’aria era tesa. I soldati si dicevano convinti che tutti sarebbero stati felici di fare il saluto con entrambe le mani prima di sera. Tranne alcuni bambini, nessuno dei Testimoni aveva avuto qualche cosa da mangiare dalla domenica mattina, e neanche da bere. Un colonnello li informò che quella mattina sarebbe stata terribile. Flettendo il frustino disse: “Questa mattina vogliamo vedervi fare il saluto”.
Durante il percorso verso il pennone della bandiera, fu comandato di togliersi scarpe, calze e soprabiti, mentre i soldati strappavano gli orologi dal polso. Quando iniziò la cerimonia, quelli che avevano deciso di salutare la bandiera furono invitati a separarsi e avvicinarsi al pennone. Strano a dirsi, sessanta o più della zona di Kolahun fecero il saluto, incluso il diplomato di Galaad Bayo Gbondo! Senza dubbio la sua azione influenzò molti degli altri.
Perché quelli di Kolahun salutarono la bandiera? Il commissario distrettuale aveva separato i fratelli di Kolahun e aveva ricordato loro che a Kolahun avevano fatto il saluto. Se non lo facevano adesso, li avrebbe mandati tutti
a Belle Yelle. In seguito, la sorella Watkins chiese a Gbondo se avesse salutato la bandiera a Kolahun. “Sì”, rispose. “Mi avrebbero ucciso”. Evidentemente i soldati avevano continuato a percuoterlo finché aveva ceduto, ma non l’aveva rivelato. Così alla fine si seppe come erano andate le cose.I Testimoni che a Gbarnga non fecero il saluto furono di nuovo trascinati come animali nel campo aperto. Molti furono colpiti con i fucili, specialmente alla testa. La sorella Rhoda Brown di Lower Buchanan, a quel tempo all’ottavo mese di gravidanza, venne fatta cadere due volte e rotolare per terra. Un’altra sorella, Ida Zizi di Monrovia, che aveva il bambino sul dorso, venne colpita facendola cadere sul neonato. Benché sembrasse morto, il bambino fu poi rianimato all’ospedale. Ragazzi di soli sette anni furono colpiti dai soldati armati.
Una volta seduti, fu ingiunto ai Testimoni di guardare il sole, e i soldati osservavano gli occhi per assicurarsi che fissassero il sole folgorante. Dopo aver subito questo trattamento disumano per una mezz’ora, fu permesso di ripararsi all’ombra degli alberi all’interno del campo. Quindi i soldati costrinsero alcuni Testimoni, incluso il fratello Henschel, ad attingere acqua da un ruscello infestato da parassiti distante alcune centinaia di metri lungo la strada. La sorella Muriel Klinck, una missionaria, fu costretta a entrare nel ruscello e a portare l’acqua sulla testa. Un soldato sadicamente la prese a calci nel ventre. Alcuni soldati minacciarono di violentarla. Quando l’acqua giunse ai Testimoni, i soldati rovesciarono i secchi e calpestarono i bicchieri, dichiarando: “Se non salutate la bandiera, niente acqua”. Alla fine, comunque, i soldati permisero loro di bere un po’ d’acqua del fiume, la prima che avessero bevuto in più di ventiquattr’ore!
Le autorità non provvidero mai cibo. Dopo più di ventiquattr’ore senza mangiare, fu permesso ad alcuni Testimoni di recarsi sul luogo dell’assemblea per preparare un po’ del riso che vi era disponibile. Quando venne portato al gruppo, non ce n’erano che poche cucchiaiate per persona.
Durante le prime ventiquattr’ore, solo ad alcune donne fu concesso di andare al gabinetto. E soltanto lunedì sul tardi gli uomini cominciarono ad avere qualche opportunità di fare altrettanto.
Durante la cerimonia del saluto alla bandiera alle 18, il luogotenente Warner chiese ai Testimoni di tradurre i
discorsi che avrebbero fatto gli ufficiali per indurre a fare il saluto, e alcuni Testimoni si mostrarono pronti a fare da interpreti. Ma invece di approfittare dell’opportunità per incoraggiare i loro fratelli alla fedeltà in una lingua incomprensibile ai soldati, gli interpreti ripeterono semplicemente quello che dicevano i soldati: ‘Non è contro la legge di Dio salutare la bandiera, tutti dovranno fare il saluto, e anche voi dovrete farlo’. Udito questo, un altro centinaio, oltre agli interpreti, rinunciarono alla propria integrità. Fra loro vi erano alcuni sorveglianti e pionieri speciali. Mentre stavano sull’attenti davanti alla bandiera, alcuni svennero, evidentemente per paura. Essi in seguito fecero compromesso.Gli infedeli vennero messi in un tratto erboso del campo, mentre i fedeli dovettero stare su una strada ghiaiosa piena di sassi. Così, per la seconda notte dovettero sedere eretti. Intanto fu aggiunta una nuova tortura: Tutti furono costretti a tenere le mani alzate sopra la testa, o rischiavano di essere colpiti col fucile. Gli ufficiali incoraggiarono i parenti mondani a parlare ai fedeli. Essi supplicavano: “Pensa ai tuoi figli”, o “Come puoi farci questo?” Alcuni cedettero a tale pressione; quindi la loro integrità venne meno.
Il gruppo dei fedeli ormai era più piccolo di quello degli infedeli. Quella notte coloro che erano rimasti saldi ebbero un po’ di sollievo in un modo piuttosto strano, perché l’attenzione dei soldati era spesso attirata dal campo degli infedeli, che era in uno stato di confusione. Era evidente che lo spirito di Geova li aveva abbandonati.
Si potevano udire i soldati insultare quelli che avevano ceduto alla pressione: “Perché ci avete fatti star qui tutto questo tempo? Perché non avete salutato la bandiera il primo giorno?” “Ora il mio dio è il tuo dio”. Un soldato schernendoli disse: “Perché avete tradito i vostri fratelli?” Un altro soldato disse loro: “Abbiamo capito che ci sono due specie di cristiani, come vi sono due specie di soldati: i coraggiosi e i codardi. Voi siete venuti alla conferenza solo per il riso. Se non fosse stato per voi che avete fatto il saluto, tutti sareste ormai liberi”. Anche il gruppo degli infedeli fu tenuto sveglio tutta la notte.
MARTEDÌ, 12 MARZO
In mattinata, giunsero altri soldati, e questi sembravano più sadici. Alcuni altri Testimoni cedettero e i restanti furono riportati nel campo dove furono nuovamente percossi,
sia col calcio dei fucili che con frustini. M. G. Henschel fu colpito col calcio di un fucile e quasi ridotto all’incoscienza.Il sole era ormai alto sulle loro teste scoperte. Un missionario ebbe un colpo di sole. Un altro, René leRoux, in seguito disse: “Sembrava di avere la testa in un forno rovente”.
La mattina del martedì 12 marzo, i Testimoni stranieri reclamarono a gran voce di essere rilasciati. Il luogotenente andò a informarsi. Poco dopo tornò, e verso le 11 i circa trenta stranieri furono rilasciati. Tutti erano rimasti fedeli nonostante il trattamento brutale. Prima di andarsene, il fratello Henschel parlò per alcuni minuti ai Testimoni liberiani rimasti; pregarono insieme e si sentirono rafforzati.
Il luogo dell’assemblea era uno scempio, con tutte le valigie sventrate a colpi di baionetta per rubare oggetti di valore. L’attrezzatura elettrica e d’altro genere era in frantumi. I Testimoni liberati tornarono al campo dove erano ancora prigionieri i cristiani liberiani, per portare loro bevande, cibo, denaro e altre cose. Ma il commissario distrettuale vi pose subito fine. Poi disse ai fratelli liberiani che sarebbe stato molto duro con loro. Sulla testa degli uomini, i soldati rasero due strisce a forma di croce per indicare che erano prigionieri. Questa “rasatura” fu fatta con vetri di bottiglie rotte. Alla cerimonia del saluto alla bandiera quella sera, un’altra dozzina fecero compromesso.
Il fratello Joseph Lablah ricordò in seguito che, mentre li radevano, i soldati dissero: “Questi sono i veri Testimoni di Geova”. In questo modo, involontariamente, i soldati li incoraggiarono molto.
La notte del martedì fu la più difficile di tutte. Le teste rase servivano a ricordare ai Testimoni che erano prigionieri e potevano aspettarsi di andare a Belle Yelle. Gli uomini furono costretti a togliersi la camicia e alle donne non fu permesso di coprirsi né di ripararsi la testa dal freddo. Il Testimone in servizio continuo Moses Anderson, che indossava solo i pantaloncini, fu costretto a reggersi su un piede solo finché cadde svenuto. Molti altri caddero in uno stato di incoscienza.
I Testimoni mostrarono amorevole cura l’uno per l’altro. Appena potevano, parlavano fra loro incoraggiandosi, citando scritture e pregando per avere la forza di essere fedeli. Quando il fratello Anderson cadde svenuto, gli altri Testimoni del gruppo corsero in suo aiuto, incuranti
del pericolo. Non si sentiva il polso e temevano che fosse morto. Il suo corpo era molto freddo. Essi lo coprirono e costrinsero i soldati a portarlo al pronto soccorso.Il gruppo nell’insieme mostrò rimarchevole fede e coraggio. Non avevano mangiato niente di sostanzioso da domenica mattina, non avevano bevuto abbastanza acqua, non avevano dormito da sabato notte ed erano stati esposti sia al sole ardente che al freddo umido. Ma la preghiera, l’incoraggiamento reciproco e la meditazione sulle Scritture li aiutarono a rimanere saldi.
MERCOLEDÌ MATTINA: LA PROVA FINISCE
Ancora una volta davanti alla bandiera, i fratelli erano decisi a rimanere fedeli. La sorella Rhoda Brown, che, benché all’ottavo mese di gravidanza, fu brutalmente percossa alle gambe e buttata a terra colpendola coi fucili, disse: “Abbiamo resistito finora. Facciano pure quello che vogliono; io non saluterò mai la bandiera”. Solo uno fece il saluto, Apollos Ene, proveniente dalla Nigeria, la cui ambizione era di raggiungere gli Stati Uniti attraverso la Liberia.
Poco dopo la cerimonia, il commissario Cooper informò i Testimoni che sarebbero stati liberati. Udito ciò l’infedele Ene cadde a terra piangendo amaramente. Tornato a Monrovia, si ammalò e morì il 24 aprile 1963.
Ai fedeli fu detto che sarebbero stati processati, la loro proprietà sarebbe stata confiscata e sarebbero stati condannati a dieci anni di prigione. Prima di lasciare Gbarnga tutti gli uomini furono rapati a zero. Oltre ai fratelli stranieri, circa un centinaio di fratelli liberiani avevano superato la persecuzione di Gbarnga rimanendo fedeli. Essi provenivano da ogni classe sociale, analfabeti e molto istruiti. Il gruppo dei leali era costituito di fedeli che erano stati assidui alle adunanze.
I ragazzi si comportarono molto bene durante la persecuzione. Rimasero fermi, seduti per ore a terra, avendo imparato a sedere tranquilli durante le adunanze nelle Sale del Regno.
Le perdite materiali subite dai fratelli in quell’occasione ammontavano a oltre 6.000 dollari. Ma la perdita più grave per le congregazioni liberiane fu quella dei sette servitori di congregazione (sorveglianti che presiedevano) e dei nove pionieri speciali che furono infedeli. In seguito a ciò alcune congregazioni e una dozzina di gruppi isolati dovettero essere sciolti. Molti altri che furono infedeli erano
proprio nuovi nella verità e non si rendevano pienamente conto delle questioni in gioco.Dopo la sua liberazione, un fratello fedele provò una felicità incontenibile, non per aver evitato ulteriore persecuzione, ma per essere stato fedele, e disse: “Così ci si dovrebbe sentire dopo Armaghedon”. E il suo cuore fu quindi pieno di speranza.
Il vecchio fratello Holman fu uno dei fedeli. Durante la prova, svenne e fu portato al vicino ospedale. Quando si riunì al gruppo, i fratelli furono molto felici di vederlo, perché avevano pensato che fosse morto. Anche i suoi capelli erano stati rasi a strisce come quelli dei detenuti. “Ero così felice di essere sopravvissuto”, scrisse in seguito. “Non mi vergognavo neanche di avere la testa rasata come un detenuto. La mostravo alla gente con cui parlavo . . . Nei settant’anni della mia vita non ero mai stato in prigione, e ora se sono prigioniero per amore del nome di Geova ne sono felice”. — Matt. 5:10-12.
ESPULSIONE DEI MISSIONARI
Dopo quanto era avvenuto a Gbarnga, i fratelli erano nell’incertezza. Potevano solo immaginare quali ulteriori provvedimenti il governo avrebbe potuto prendere contro di loro. Per aver rifiutato di salutare la bandiera, la sorella Edna Geary perse l’impiego presso il ministero del tesoro, la sorella Dorothy Seaman, che era insegnante, fu licenziata, e il fratello Jacob Wah venne licenziato dall’Università della Liberia. In varie città i ragazzi furono espulsi dalla scuola perché erano testimoni di Geova.
Infine, il 18 aprile 1963, il governo ingiunse ai 27 Testimoni stranieri di lasciare il paese, inclusi tutti i missionari, che ricevettero la seguente comunicazione dal ministero della giustizia: “A motivo del vostro flagrante e insolente rifiuto di salutare e rendere omaggio alla bandiera liberiana, in deliberata violazione delle leggi del paese, vi si comanda di lasciare il paese entro due settimane dalla data di questa lettera. In caso contrario, si procederà alla vostra espulsione”.
È superfluo dire che se quei Testimoni stranieri avessero salutato la bandiera liberiana questo atto avrebbe fatto perdere loro la cittadinanza del proprio paese d’origine.
A questo punto, molti fratelli liberiani se ne andarono da Monrovia e da altri centri dove erano molto conosciuti e si trasferirono altrove, alcuni nella Sierra Leone. Le adunanze nella Sala del Regno furono sospese e venivano
tenute altrove in gruppi più piccoli. Il fratello Frank Williams, Liberiano diplomato della Scuola di Galaad, fu addestrato prima della partenza dei missionari affinché potesse svolgere il lavoro della filiale della Società. Il fratello Joseph Lablah di Gbarnga continuò a servire come sorvegliante di circoscrizione, visitando e incoraggiando i fratelli di tutto il paese.In marzo soltanto 258 fecero rapporto del servizio di campo, e 314 in aprile. Il numero dei Testimoni era dimezzato. Circa 200 avevano rinnegato la propria fede. Poiché parecchi pionieri speciali (molti dei quali erano stati infedeli) non tornarono alle loro assegnazioni, numerosi proclamatori isolati smisero di dare testimonianza. Questo accadde anche in alcune piccole congregazioni. Per paura, certi proclamatori che non si erano trovati a Gbarnga smisero ogni attività di testimonianza.
Timore e incertezza furono più evidenti in maggio, quando i fratelli stranieri erano ormai partiti. Nella zona di Kolahun, dove c’erano stati ben 150 proclamatori attivi, almeno metà erano venuti meno. Ma dopo il mese di aprile, la sorveglianza di questa regione fu affidata alla filiale della Sierra Leone e i rapporti degli attivi nella zona non furono più mandati a Monrovia. (Solo di recente questa regione è tornata sotto la giurisdizione della filiale della Liberia).
Questi fattori spiegano perché solo 164 proclamatori del Regno fecero rapporto di servizio in maggio. Durante quel mese, un fratello nuovo scrisse una lettera lamentandosi che i fedeli e gli infedeli erano tutt’uno, mangiavano insieme e facevano ogni cosa insieme. Egli disse inoltre che sembrava che non ci fosse una guida. In queste osservazioni ci doveva essere del vero, infatti in giugno solo 100 fecero rapporto di servizio.
LA RISPOSTA DI TUBMAN
Quando i missionari ricevettero l’ordine di lasciare la Liberia, il fratello Knorr scrisse una lettera al presidente Tubman, deplorando questa azione e invitandolo a riconsiderare la cosa. Questa lettera del 17 aprile 1963 fu pubblicata in inglese sullo Svegliatevi! del 22 luglio 1963 (ediz. italiana dell’8 dicembre 1963), e fece molto scalpore.
Il 14 agosto 1963, Tubman fece un discorso in occasione della riconferma ufficiale del suo mandato presidenziale. Si sentì in obbligo di parlare a lungo dei Testimoni di Geova,
e accennò alle lettere di protesta già ricevute da vari paesi, come Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada.Nel suo discorso, il presidente Tubman disse fra l’altro: “I Testimoni di Geova, come setta, sono benvenuti in questo paese, ma dovranno conformarsi alla legge che richiede che tutti salutino la bandiera quando è alzata o ammainata in loro presenza, o che non assistano a tali cerimonie”. L’espressione che i Testimoni di Geova erano benvenuti fu molto incoraggiante per i fratelli. In breve furono riprese le adunanze alla Sala del Regno.
Ma ancor prima di ciò, i fratelli avevano cominciato ad agire più allo scoperto. L’attività di proclamazione cominciò ad aumentare, infatti 116 fecero rapporto in agosto e 153 in settembre. Il resoconto completo delle atrocità di Gbarnga fu pubblicato in inglese nello Svegliatevi! dell’8 agosto 1963 (ediz. italiana del 22 gennaio 1964), e la valanga di lettere che cominciarono a giungere a Monrovia e alle ambasciate liberiane in vari paesi destava sempre maggiore preoccupazione. La Liberia non poteva negare gli atti disumani commessi contro i Testimoni di Geova.
Le voci che uno dei fratelli fosse morto a Gbarnga indussero il presidente ad affermare che avrebbe personalmente investigato la cosa. Questo avvenne cinque mesi dopo il dramma di Gbarnga.
Oltre alle reazioni dall’estero, molti Liberiani influenti erano favorevoli ad accordare ai Testimoni la libertà di adorazione ed erano disgustati degli atti di violenza commessi da alcuni. Finalmente, alla fine di novembre il presidente Tubman telegrafò a M. G. Henschel alla sede centrale della Watch Tower Society, dicendosi disposto a ricevere, a Monrovia, il 4 dicembre, una delegazione di Testimoni di Geova per considerare la questione del saluto alla bandiera e delle nostre attività missionarie in Liberia.
INTERVISTA COL PRESIDENTE
Oltre a M. G. Henschel, la delegazione includeva i fratelli Klinck, Charuk e Woodworth Mills, quest’ultimo della filiale della Società in Nigeria. Il fratello Henschel descrisse il nostro interesse di insegnare ai Liberiani la Bibbia affinché potessero effettivamente fare la volontà di Dio e non dire semplicemente “Signore, Signore”. (Matt. 7:21) Quindi presentò alcune pubblicazioni che illustrano la nostra veduta sul pagare le tasse e sulla sottomissione alle “autorità superiori”, menzionate in Romani, capitolo 13.
Il fratello Klinck parlò del benefici pratici che i Liberiani avevano tratto dalla nostra predicazione, del progresso morale e spirituale fatto da molti, e del prezioso addestramento ricevuto nell’attività di predicazione. Il fratello Charuk descrisse i risultati della scuola per analfabeti tenuta secondo le direttive del governo, e il fratello Mills parlò dell’eccellente reputazione cristiana che i Testimoni godevano in Nigeria, dov’erano allora 37.000 e non avevano difficoltà.
Tubman ascoltò attentamente per una mezz’ora. Chiese se la nostra opera è la stessa cosa della “Torre di Guardia di Sion”. Apprendendo che questo era il nome usato nel passato, spiegò che una classe di studio biblico basato sulla Torre di Guardia di Sion veniva tenuta nella sua città, Capo Palmas, nel decennio dopo il 1890, quando non era che un ragazzino. Menzionò i fratelli Gibson e un certo sig. Seton che facevano parte del gruppo.
Tubman riferì quindi come la legge sul saluto alla bandiera fosse stata proposta per la prima volta da un ecclesiastico episcopaliano di nome J. W. Pearson, e in tono divertito disse che il primo trasgressore arrestato fu il padre ottantenne dell’ecclesiastico. Il presidente accennò di nuovo al suo discorso del 14 agosto e riaffermò la sua profonda fede nella libertà di adorazione e di coscienza. In tono gioviale, riferì che qualche tempo prima un testimone di Geova gli aveva parlato durante una visita alle province. “Mi fece un sermone, e io lo ascoltai. I Testimoni di Geova conoscono molto bene la loro Bibbia. Cercò di convertirmi, ma gli dissi: ‘Ormai sono troppo vecchio per cambiare’”.
Il presidente riferì quindi la sua versione di quanto era accaduto a Kolahun: Il commissario distrettuale gli aveva riferito che alcuni testimoni di Geova della zona avevano rifiutato di sottomettersi o di riconoscere l’autorità del capo. Costoro si erano separati dalla comunità del villaggio e abusivamente avevano costruito case su un terreno di cui si erano appropriati senza autorizzazione. Quando il capo locale li aveva invitati a rispondere a queste accuse, avevano rifiutato di presentarsi, dicendo che come Testimoni di Geova non erano soggetti alla sua autorità. Perciò il commissario aveva scritto al presidente per chiedere il permesso di procedere con i suoi soldati alla demolizione delle case abusive. Quando il presidente Tubman era giunto a Kolahun per investigare personalmente la cosa, aveva trovato che gli uomini in questione avevano un atteggiamento provocatorio verso l’autorità. Disse che erano stati
puniti non per aver rifiutato di salutare la bandiera, ma per l’appropriazione indebita del terreno e per aver provocato il capo e aver rifiutato di riconoscere l’autorità del rappresentante del governo.Sulla questione di Gbarnga, Tubman disse che quegli avvenimenti erano stati “un oltraggio”, e che i colpevoli sarebbero stati dovutamente puniti. “Mi dispiace che ciò sia avvenuto”, dichiarò il presidente Tubman. Fu sorpreso apprendendo che il fratello Henschel era stato là e aveva subito i maltrattamenti. Di nuovo il presidente disse: “Mi dispiace”.
Poi Tubman disse che i missionari che avevano dovuto lasciare la Liberia potevano ritornare. In quanto alla questione del saluto alla bandiera, dichiarò: ‘La legge prevede che ognuno deve mostrare rispetto alla bandiera durante la cerimonia dell’alzabandiera o dell’ammainabandiera. Il termine “rispetto” è soggetto a interpretazione. Se sono presente a una cerimonia in cui si alza o si ammaina la bandiera, io non faccio il saluto. Sto sull’attenti e mi tolgo il cappello. Non sono un interprete della legge, ma ritengo che dai civili non sia richiesto il saluto militare’.
Il presidente assicurò inoltre la delegazione che sarebbe stata pubblicata un’ordinanza affinché l’opera dei Testimoni di Geova potesse continuare indisturbata in tutto il territorio della repubblica. Questo fu fatto alcuni giorni dopo. In parte l’ordinanza rendeva noto a “tutti i cittadini in ogni parte del paese, che i Testimoni di Geova avranno il diritto e il privilegio di libero accesso a qualsiasi parte del paese per continuare l’opera missionaria e praticare la loro adorazione senza esser molestati da alcuno. Essi avranno la protezione della legge sia per la loro persona che per la loro proprietà e il diritto di adorare liberamente Dio secondo i dettami della loro coscienza, osservando nel contempo le leggi della repubblica e mostrando rispetto alla bandiera nazionale stando sull’attenti durante le cerimonie dell’alzabandiera o dell’ammainabandiera”.
I giornali commentarono favorevolmente questa pacifica soluzione del problema. Molti del pubblico si congratularono con i primi due missionari di ritorno, dicendo che erano felici che i Testimoni di Geova fossero tornati.
LA RICOSTRUZIONE
Le autorità scolastiche erano a conoscenza dell’ordinanza
che concedeva ai Testimoni di Geova il diritto di mostrare rispetto stando sull’attenti dinanzi alla bandiera, e, generalmente questo fu accordato ai figli dei Testimoni di Geova. Alcuni studenti dovettero cambiare scuola. A parte ciò, si cominciò a rivolgere l’attenzione all’opera più urgente di ricostruire le congregazioni sconvolte. Era evidente che Geova aveva manovrato le cose affinché venisse data un’estesa testimonianza a tutta la Liberia.È inutile dire che i fratelli si rallegrarono al ritorno dei missionari. Nei mesi successivi tutti i missionari tornarono, tranne René leRoux che ebbe una nuova assegnazione nel Kenya. Nel dicembre 1963, quando tornarono i primi missionari, 216 proclamatori del Regno fecero rapporto del servizio di campo, ma nell’agosto 1964 il numero dei proclamatori era salito a 307, inclusi 6 pionieri speciali e 14 pionieri regolari locali.
I fratelli che avevano subito l’esperienza di Gbarnga comprendevano meglio che cosa implicava la questione dell’integrità. Prima c’era stata la tendenza a dire: “Fratello, non succederà qui. La Liberia è diversa”. Molti erano impreparati a quanto avvenne a Gbarnga perché non avevano riflettuto sulla possibilità di subire vera persecuzione. Perciò furono presi da timore e cedettero.
Molti di coloro che erano venuti meno ne furono sinceramente addolorati. Diedero prova soddisfacente di vero pentimento e del dovuto apprezzamento per la questione implicata. Alla fine dell’anno di servizio 1964, dei 115 che erano stati infedeli, e che dipendevano dalla filiale della Società in Liberia, 69 erano stati riassociati. Gli altri abitavano nella zona di Kolahun, allora sotto la giurisdizione della filiale della Sierra Leone.
ASSEMBLEA “ETERNA BUONA NOTIZIA”
Nell’aprile 1964 fu tenuta nella Sala del municipio di Monrovia un’assemblea di quattro giorni, seguendo il programma dell’Assemblea “Eterna Buona Notizia” del 1963. In quel bel locale il popolo di Geova si radunò per celebrare la vittoria concessa loro da Geova. La vera adorazione aveva trionfato contro il tentativo di Satana di distruggere il gregge cristiano in Liberia. Molti fratelli ebbero la gioia di riabbracciarsi per la prima volta dopo la grave prova di Gbarnga. Prevaleva lo spirito di felice fiducia in Geova.
Ma come sarebbe stato accolto l’invito a venire al
discorso pubblico “Chi avrà la vittoria nella lotta per la supremazia mondiale?” Tutti furono felici all’annuncio che vi erano 520 presenti, il doppio del numero dei proclamatori del Regno che avevano fatto rapporto in tutto il paese.Indubbiamente il clero ‘digrignava i denti’ vedendo la prova del favore di Geova sulla sua organizzazione. Da una fonte fidata si apprese in seguito che negli archivi della polizia sui movimenti sediziosi esisteva una risoluzione firmata da tre eminenti ecclesiastici. Con questa risoluzione, piena di false accuse, si richiedeva che il governo vietasse l’attività dei Testimoni di Geova perché minavano l’autorità dello stato insegnando al popolo a non salutare la bandiera e a non cantare l’inno nazionale. Inoltre, vi si affermava che la nostra organizzazione era politica e non religiosa. Quei tre ecclesiastici ora sono morti, ma i Testimoni di Geova sono più vivi che mai!
VERSO UNA MAGGIORE SPIRITUALITÀ
L’incidente di Gbarnga aveva rivelato che molti proclamatori della buona notizia non avevano chiaro intendimento di cosa fosse richiesto per essere integri e rendere a Geova esclusiva devozione. (Eso. 20:4-6; Sal. 3:8; 1 Giov. 5:21) Per questa ragione si decise di considerare questo e altri argomenti con gli eventuali proclamatori prima di permettere loro di partecipare al servizio di campo. Quindi, era richiesto molto studio prima del battesimo. Naturalmente, questo ridusse il numero di coloro che dedicavano la loro vita a Geova Dio, ma ne conseguì maggiore spiritualità.
Durante il quinquennio 1964-1969, vi furono solo 93 battezzati. I fratelli, particolarmente i pionieri, furono incoraggiati a studiare il più possibile con coloro che sapevano leggere, poiché questi potevano insegnare meglio ad altri e in genere mostravano migliori capacità di “resistenza” degli analfabeti.
L’ESPANSIONE A MONROVIA
C’era ora la possibilità di far venire dalla Nigeria pionieri speciali qualificati. Il primo, Isonode Akhibi, prestò servizio per qualche tempo come sorvegliante di circoscrizione. Un altro, Enoch Esionye, arrivato nel 1965, servì dapprima a Capo Palmas e poi, per un certo tempo, come sorvegliante di circoscrizione. Dal Canada venne la
famiglia Norman, e nei successivi tre anni arrivarono altri sei missionari.Con l’arrivo di altri missionari nel 1968, si dovette affittare un’altra casa missionaria a Monrovia, nel quartiere Sinkor in rapida espansione. All’inizio del 1969 si affittarono ottimi locali nuovi in Old Road, a Sinkor. In questo edificio si poté sistemare l’ufficio della filiale e anche alloggiare i missionari. Nel 1970 venne acquistata una terza casa missionaria della zona di Logan Town. Perciò, all’inizio degli anni settanta, c’era una casa missionaria in ciascuno dei quartieri più popolosi di Monrovia (che aveva circa 100.000 abitanti).
PERENNE PROBLEMA DELLA BANDIERA
Nel corso degli anni si ripresentava periodicamente il problema del saluto alla bandiera nelle scuole. Nel 1965 tre studenti furono espulsi da una scuola gestita dai metodisti a Monrovia. Erano Beverly e Kenneth Norman, insieme a Leona Williams. Quando la tredicenne Leona lo disse al padre non credente, egli la picchiò, minacciando di costringerla a salutare la bandiera davanti alla scolaresca la mattina successiva. Tutti i suoi argomenti, le minacce e le nuove percosse non ebbero alcun successo. In seguito, Leona poté continuare gli studi altrove.
Un’altra volta, quattro giovani Testimoni ricevettero venticinque colpi di bastone ciascuno e un altro fu espulso per non aver ripetuto il giuramento. Comunque, si riscontrò che quando non si faceva una grossa questione del saluto alla bandiera, le scuole erano più tolleranti.
Il 25 giugno 1968, The Liberian Age pubblicò in prima pagina un articolo intitolato “Otto studenti rifiutano di salutare la bandiera”. Gli studenti erano associati ai testimoni di Geova. Il sottosegretario all’istruzione Samuel F. Dennis, che era un sacerdote episcopale, condannò il rifiuto definendolo “antipatriottico”.
Il sorvegliante di filiale ebbe parecchie conversazioni col sottosegretario, sperando che il governo avrebbe in seguito adottato un atteggiamento più ragionevole verso i Testimoni che frequentavano le scuole. Fu messo in risalto che se si negava la libertà di adorazione agli studenti, ciò sarebbe stato controproducente e non avrebbe accresciuto il rispetto per la bandiera, neanche fra coloro che facevano il saluto. Furono addotti molti altri argomenti indicanti che la posizione della Liberia era contraria ai princìpi di un governo illuminato.
Il sottosegretario dovette considerare la cosa col presidente Tubman, e quindi i rappresentanti della filiale della Società furono informati del risultato. Si deve menzionare che la questione del saluto alla bandiera era sorta di nuovo subito dopo un lungo processo per tradimento che coinvolse personalità di primo piano che avevano cercato di spodestare dal governo i discendenti dei coloni stranieri. Nel passato, le ribellioni delle tribù contro il governo di Monrovia si erano manifestate anche con la profanazione della bandiera liberiana. All’Università della Liberia alcuni studenti criticavano apertamente il governo e il presidente. Uno dei modi per manifestare il malcontento era quello di salutare la bandiera in modo decisamente irrispettoso.
Il sottosegretario rivelò che il governo avrebbe potuto concedere ai Testimoni di Geova il diritto di stare sull’attenti durante le cerimonie scolastiche del saluto alla bandiera, se non fosse stato per il timore che alcuni gruppi politici avrebbero approfittato di questa tolleranza per i propri fini. In tal modo, nelle scuole, coloro che sostenevano il governo delle tribù avrebbero potuto rifiutare di salutare la bandiera introdotta dai coloni, invocando il diritto di non fare il saluto perché non lo facevano neanche i Testimoni di Geova.
Questa spiegazione permise di comprendere meglio la posizione del governo. I fratelli furono assicurati che il governo era convinto che i Testimoni di Geova non avevano fini politici. Ma, a motivo delle circostanze, non si riteneva opportuno accordare ai Testimoni di Geova il diritto di non fare il saluto alla bandiera nelle scuole.
Quindi il ministero dell’istruzione stabilì che gli studenti che rifiutavano di salutare la bandiera della repubblica dovevano essere espulsi dalla scuola, e i presidi e gli insegnanti che permettevano “tali atti di slealtà” dovevano essere licenziati. La circolare stabiliva inoltre: “Il saluto alla bandiera non dovrebbe essere considerato un atto di adorazione, ma un segno di lealtà e rispetto per la nazione e l’autorità costituita. Il rifiuto di farlo sarà considerato un atto sedizioso e criminale”.
Nel corso di queste conversazioni si ritenne opportuno chiedere il permesso di proiettare l’ultimo film della Società, “Dio non può mentire”, per il presidente Tubman e alcuni invitati nel teatro privato del palazzo presidenziale. Questo avrebbe mostrato agli spettatori che il nostro messaggio si basa unicamente sulla Bibbia e che le nostre speranze per il futuro sono fondate sul regno stabilito da Geova.
2 Piet. 3:13) Benché la proiezione del film non alterasse la decisione relativa al saluto alla bandiera, tuttavia aiutò il presidente a farsi un’idea più chiara della posizione del popolo di Dio in tutta la terra.
Il presidente Tubman, benché indisposto, assistette alla proiezione che parve piacergli. In seguito dichiarò che era proprio come dice la Bibbia. Fu colpito dalla prospettiva che la terra sarebbe diventata un paradiso dove gli uomini sarebbero vissuti per sempre. I fratelli poterono dare alcune spiegazioni circa i “nuovi cieli e nuova terra”, e offrire a Tubman le più recenti pubblicazioni della Società. (SI RIPETONO GLI INCIDENTI DI GBARNGA?
Il 24 agosto 1968, Giornata della Bandiera, a Mano River due figli di Testimoni di Geova non assisterono alle cerimonie in onore della bandiera tenute nella loro scuola e furono sospesi per una settimana. Quando tornarono a scuola, il preside ordinò loro di salutare la bandiera, il che rifiutarono di fare. Invece di limitarsi a espellere gli studenti, il sovrintendente della contea diede ordine alla polizia di andare a cercare i Testimoni a casa e nei luoghi di lavoro e di portarli tutti al posto di polizia. ‘Dovranno salutare la bandiera o andare in prigione e perdere l’impiego!’
Otto Testimoni attivi furono così radunati e fu ordinato loro di salutare la bandiera. Tutti tranne uno rifiutarono; l’unico che fece il saluto era molto nuovo nella verità e non era battezzato. Gli altri furono costretti a correre scalzi su sassi e detriti nel cortile della prigione per oltre due ore, finché furono esausti. Durante questa prova uno studente di sedici anni venne meno e fece compromesso. Infine, cinque fratelli e una sorella di cinquantasei anni furono rinchiusi in celle.
Quando la notizia giunse a Monrovia, fu informato il segretario agli interni. Egli convocò il sovrintendente e gli interessati a Monrovia per considerare la cosa. Comunque i fratelli dovettero attendere il ritorno del presidente Tubman da Algeri prima di essere rilasciati, dopo diciannove giorni. In quel periodo subirono ingiurie di vario genere e dovettero resistere alla forte pressione dei parenti, e alle peggiori minacce da parte delle autorità. Il nigeriano C. W. Hugh diede un eccellente esempio incoraggiando a resistere. La sorella Mary Williams, una donna anziana di salute cagionevole, stranamente non si sentì mai male durante tutto il periodo della detenzione!
UN DRAMMA BIBLICO ALLA TELEVISIONE
Le assemblee di distretto con i loro drammi biblici hanno contribuito in modo particolare ad abbattere il pregiudizio contro l’organizzazione di Geova nel paese. Nel 1967 un intero dramma dell’assemblea fu trasmesso alla televisione liberiana! Era la storia di Giosuè e degli Israeliti.
Questa rappresentazione di un’ora fu presentata in modo magistrale. Non fu saltata né una riga né una sola scena. Il direttore del programma, un Inglese, ne fu molto compiaciuto e lodò i fratelli per la loro sicurezza e disciplina. A giudicare dalla reazione del pubblico, migliaia di persone devono aver visto il dramma. Molti chiesero quando avremmo rappresentato altri drammi, e i commenti furono molto favorevoli. Un uomo che di rado aveva avuto per noi una parola gentile osservò: “Non capisco perché la gente vi odia!”
ASSEMBLEA “PACE IN TERRA”
L’Assemblea Internazionale “Pace in Terra”, tenuta a New York nel 1969, diede ad alcuni fratelli liberiani l’opportunità di assistere per la prima volta a un’assemblea veramente grande. In tutto, quarantuno delegati dalla Liberia assisterono a un’assemblea internazionale nel 1969. Alcuni andarono a New York, Londra e Norimberga. Sette pionieri speciali ricevettero aiuto finanziario per andarvi. Per esempio, grazie a tale aiuto, il pioniere speciale Daniel Tah poté vedere con i propri occhi la sede centrale della Società e le grandiose assemblee di New York e Londra. Raggiante, poté dire: “Geova non abbandona mai quelli che hanno fiducia in lui!”
L’Assemblea “Pace in Terra” per la Liberia fu tenuta in dicembre nel municipio di Monrovia, e 1.252 persone assisterono all’adunanza pubblica. Un numero davvero eccellente, poiché solo 582 proclamatori avevano partecipato alla predicazione della buona notizia durante quel mese! Quarantacinque furono i battezzati. Il programma era così pratico e commovente che parecchi delegati esclamarono: “Quest’assemblea ci ha veramente toccato il cuore!”
ASSEMBLEA “UOMINI DI BUONA VOLONTÀ”
Indubbiamente l’assemblea più straordinaria del popolo di Geova in Liberia fu quella tenuta alla fine del 1970. L’assemblea
principale in inglese ebbe luogo dal 3 al 6 dicembre a Monrovia nel Centennial Memorial Pavilion, rinnovato e dotato di aria condizionata. Nella Sala del Regno si tennero sessioni in varie lingue locali.Parecchi giorni prima dell’inizio dell’assemblea, il titolo dei giornali “Testimoni di Geova U.S.A. attesi per l’assemblea” aveva suscitato grande aspettativa. Sarebbe stata la prima assemblea veramente internazionale della Liberia. Due giorni dopo che era stato pubblicato l’articolo, i primi due delegati stranieri furono intervistati alla televisione.
L’attesa divenne una gioiosa realtà quando, la mattina del 2 dicembre, i cinquantacinque viaggiatori del Tour Watch Tower N. 4 furono calorosamente accolti da numerosi fratelli all’aeroporto. Il migliore autobus del paese attendeva di portare gli ospiti a Monrovia. Ma prima ci fu una visita alla piantagione della Firestone. Molti dei visitatori furono sorpresi dall’aspetto piuttosto moderno di gran parte di Monrovia, con automobili ultimo modello, case di lusso ed edifici a più piani.
Per i visitatori era previsto uno speciale programma presentato quel pomeriggio al Pavilion. Questo includeva discorsi che tracciavano la storia della nostra opera in Liberia, interviste con i missionari, e una descrizione dei quattro principali gruppi etnici delle tribù liberiane, rappresentate da fratelli che indossavano caratteristici costumi indigeni e spiegavano le particolarità delle tribù. Poi ci fu una rappresentazione molto pittoresca: “Vita alla fattoria”. Alcuni proclamatori bassa e kpelle, con canzoni e musica sincopata, mimarono delle scenette su come si prepara un campo di riso, si fa la semina, si erpica il terreno, si scacciano gli uccelli, si raccoglie la messe, e infine su come si batte il riso in un mortaio preparandolo per la cottura. A ogni sorella fu offerto un tipico ventaglio liberiano di fibre di palma artisticamente intessute e bordato di penne di gallina. I fratelli ricevettero degli anelli intagliati nei duri semi dei frutti delle palme.
Alla Sala del Regno seguì un sontuoso banchetto a base di “chop” africano e libanese. I visitatori assaggiarono leccornie come riso jallaf, foglie di patate, banane fritte e una bibita allo zenzero. Si assaggiò anche il vero fufu prodotto dalla fermentazione della manioca. Alla fine del primo giorno trascorso in Africa un visitatore osservò: “Anche se non proseguissimo oltre, valeva la pena di fare il viaggio!”
L’indomani mattina i fratelli liberiani furono felici di andare a predicare in compagnia dei visitatori. Venivano
da altri mondi, per così dire, ma si sentivano veramente uniti nello spirito di amorevole fratellanza.Durante quest’assemblea, 62 persone furono battezzate nell’oceano Atlantico. I candidati al battesimo erano di origini molto diverse: c’erano un famoso avvocato e una donna americana venuta in Liberia con i Peace Corps. C’era Neini, graziosa diciassettenne di Ganta, che era stata di recente espulsa dalla scuola per la sua fede, e c’era Angeline, una giovane moglie che era stata duramente percossa e infine scacciata di casa dal marito infuriato, tutto a motivo della verità. Poi c’era l’anziano “papà” Beckles, di settantasette anni, ex predicatore protestante.
Dopo la partenza del Tour Watch Tower N. 4 venerdì mattina, arrivò un secondo gruppo, composto di quaranta Testimoni, compreso M. G. Henschel, che sette anni prima aveva fedelmente sopportato la persecuzione insieme ai fratelli liberiani nel campo di Gbarnga. Si era ristabilito dalle ferite alla testa e alla nuca causate dalle percosse, e quel venerdì pomeriggio parlò sull’appropriato tema “Adoriamo ciò che conosciamo”. Alla conclusione della sessione pomeridiana, decine di coloro che erano stati nel campo di Gbarnga si fecero avanti per stringere la mano del loro fedele fratello. Si ricordarono le sofferenze, e si rise dei nomi dati dai soldati ai vari fratelli. Erano presenti anche alcuni dei ragazzi ben educati che avevano subito la persecuzione ed erano divenuti buoni proclamatori del Regno. Fu un avvenimento eccezionale e felice, in cui si sentirono molte parole di incoraggiamento e di determinazione a rimanere fedeli.
La mattina dopo, quando l’aereo che portava il fratello Henschel e questo secondo gruppo era appena decollato, atterrò un altro aereo. Fra i viaggiatori si videro un uomo e una donna affrettarsi attraverso il campo. Erano figure familiari: il fratello e la sorella Knorr! L’aereo che li portava da Freetown ad Accra faceva una breve sosta in Liberia, dando loro la possibilità di trascorrere un po’ di tempo in piacevole compagnia dei loro fratelli.
DI NUOVO IL PROBLEMA DELLA BANDIERA
Dal 1963 si era fatto molto per spiegare la posizione dei Testimoni di Geova sulla questione del saluto alla bandiera. Più volte questo era stato l’argomento di trasmissioni e interviste alla radio e alla televisione. Benché il governo alla fine avesse stabilito che era ammesso che gli adulti stessero rispettosamente in piedi durante le
cerimonie del saluto alla bandiera, non si presero provvedimenti per gli studenti. Quindi, numerosi giovani Testimoni furono espulsi dalla scuola. Molti cittadini imparziali non ritenevano giusto negare l’istruzione a questi ragazzi. Ma l’espulsione dei figli dei Testimoni dalle scuole, insieme all’opera di persuasione di certi cristiani liberiani, ebbero il risultato che la cosa fu discussa con lo stesso presidente.Per anni Spencer Thomas aveva lavorato per il governo liberiano come ingegnere del genio civile. Il presidente Tubman lo conosceva personalmente, grazie alla buona qualità del suo lavoro. Col tempo, divenne una cosa normale affidargli i lavori più importanti. Dopo la morte del presidente Tubman, il suo successore, William R. Tolbert, progettò di costruire o restaurare molte opere pubbliche in tutta la Liberia. A chi decise di affidare questo incarico? Al fratello Thomas, ovviamente! Quando fu convocato dal presidente e gli fu offerto l’incarico, il fratello Thomas lo declinò rispettosamente. Perché? Spiegò che era in procinto di lasciare la Liberia e che la sua famiglia era già partita. Quando gli fu chiesto perché partisse, il fratello Thomas menzionò il problema di dare ai figli una buona istruzione a motivo del problema del saluto alla bandiera.
Successivamente, nell’aprile 1972, il presidente Tolbert accolse una delegazione di sei Testimoni di Geova. Essi chiesero che il governo riconsiderasse la cosa. Durante la conversazione, il presidente rivolse alcune domande a un Testimone, nativo della Liberia. Le sue risposte, calme e sicure, indussero il presidente a chiedere: “Dove hai avuto questo addestramento?” Il fratello fu felice di dare il merito alla Scuola Teocratica. Due sorelle fecero presente la situazione dei genitori desiderosi che i figli ricevessero una buona istruzione, ma anche responsabili dinanzi a Dio di istruirli secondo i princìpi della pura adorazione. Fu poi presentato al presidente un particolareggiato documento di dieci pagine sul problema del saluto alla bandiera, ed egli promise di esaminarlo senza pregiudizi.
Questo documento sosteneva che l’esonero di alcuni dal salutare la bandiera non era una concessione di “preferenze o privilegi esclusivi”. Piuttosto, l’esonero confermava il loro “diritto naturale e inalienabile di adorare Dio secondo i dettami della propria coscienza, senza essere ostacolati o molestati da altri”, come garantisce la Costituzione.
Allorché il presidente richiese un parere legale sull’argomento,
il ministero della giustizia incaricò un gruppo di giuristi di studiare la questione. Il loro giudizio fu favorevole al diritto dei Testimoni di Geova e il ministero della giustizia sostenne quest’opinione. Comunque, non venne emanata alcuna disposizione in merito e il problema non si è più presentato.CONTINUO AUMENTO
Nel 1973, l’eccellente aumento della predicazione del Regno in zone isolate rese necessario formare nuove congregazioni. Alla fine dell’anno vi erano nel paese 22 congregazioni. Ci volevano molti più operai per aver cura della grande espansione.
L’Assemblea di Distretto “Vittoria Divina”, tenuta dal 5 al 9 dicembre 1973, fu speciale sotto molti aspetti. Con nostra gioia, 88 fratelli e sorelle vennero dall’estero per assistere all’assemblea, come parte del loro viaggio nell’Africa Occidentale. I fratelli locali, con vivaci scenette, rappresentarono il lavoro nelle risaie. Le sorelle mostrarono come si prepara il riso da cucinare: Viene seccato, battuto in un mortaio e setacciato per separare il riso dalla pula. Nel frattempo cantavano i canti indigeni che sono cantati dai contadini liberiani mentre svolgono il loro lavoro. Alla fine il loro appetito fu stuzzicato dall’esposizione della frutta e della verdura coltivata in Liberia.
Benché avessimo affittato molto in anticipo lo stadio Tubman, venerdì ci informarono che una partita di calcio era in programma per domenica alle 16, alla stessa ora in cui si doveva tenere l’adunanza pubblica. Il discorso fu spostato alle 11 di domenica mattina. Ma quanti sarebbero venuti a quell’ora? Quando il fratello William Jackson della Betel di Brooklyn finì il suo discorso, vi erano 2.225 presenti, il pubblico più numeroso che ci fosse mai stato per un discorso pubblico. L’eccellente testimonianza data da quest’assemblea e la gioia di avere con noi fratelli cristiani provenienti da altre nazioni contribuirono a incoraggiare tutti i presenti a impegnarsi ancora di più nel servizio di Geova.
La domenica 7 aprile 1974 fu occasione di grande soddisfazione per i Testimoni di Geova in Liberia. I 939 proclamatori avevano fatto ogni sforzo per invitare il maggior numero di persone possibile ad assistere al Pasto Serale del Signore che si teneva in quella data. Quanti avrebbero accettato l’invito? Come fummo riconoscenti a Geova che
3.310 persone si radunarono con noi nelle Sale del Regno in tutto il paese. Alla fine dell’anno di servizio, 160 nuovi erano stati battezzati. Quell’anno eccellente vide la benedizione di Geova sui nostri sinceri sforzi!GUARDIAMO AVANTI CON OTTIMISMO
Il fratello e la sorella Watkins erano arrivati qui come missionari nel maggio 1947. Da tempo il fratello Watkins anticipava il momento in cui i proclamatori del Regno in Liberia avrebbero raggiunto il migliaio. Finalmente era stato raggiunto, ventott’anni dopo. Nel maggio 1975, 1.027 proclamatori avevano fatto rapporto del servizio di campo. Abbiamo conosciuto la gioia espressa dalle parole: “Il piccolo stesso diverrà mille”, e ne siamo veramente grati a Geova! — Isa. 60:22.
Nel gennaio 1976 abbiamo raggiunto il nuovo massimo di 1.060 proclamatori. Ora cerchiamo di estendere l’opera in zone isolate che non hanno ancora ricevuto testimonianza. Speriamo che altri proclamatori del Regno abbiano la possibilità di divenire pionieri speciali. Questo ci permetterà di mandare più operai dove ve ne è grande bisogno.
Cerchiamo sempre di sormontare i due ostacoli che rallentano il progresso: l’analfabetismo e la tendenza all’immoralità. Circa il 24 per cento dei proclamatori è ancora analfabeta e un altro 15 per cento legge con difficoltà. Negli ultimi cinque anni, 130 persone sono state disassociate per immoralità. Ma i fedeli perseverano nell’opera, e hanno molto da fare.
La popolazione della Liberia, che conta 1.670.000 abitanti, è composta di cristiani nominali, musulmani e di un considerevole numero di animisti. Negli ultimi ventinove anni il campo cosiddetto “cristiano” è stato ben lavorato. Ma non si è fatto molto nelle regioni in prevalenza musulmane. Inoltre, gran parte della popolazione animista non è ancora stata raggiunta, essendo sparsa nei piccoli villaggi della boscaglia.
La nostra opera di predicazione e insegnamento continua in gran parte nelle zone più popolose. Eppure, se saranno disponibili pionieri speciali, speriamo che gradatamente altri centri abitati odano la buona notizia. Preghiamo sempre Geova Dio affinché molti abitanti di quello che è comunemente chiamato il “paese della libertà” accettino la verità che conduce alla piena libertà e alla vita eterna.