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Libano e Siria

Libano e Siria

Libano e Siria

Patria dei fenici, un popolo di navigatori. Terra dei famosi e maestosi cedri di cui parla la Bibbia. Questo era il Libano nei secoli passati.

Oggi il Libano è una piccola repubblica moderna che occupa una striscia di costa bagnata dal Mediterraneo orientale. Il paese ha un’estensione di appena 10.400 chilometri quadrati, essendo lungo 190 chilometri e largo da 48 a 56 chilometri. Questo paese costiero è ricco di bananeti, agrumeti e varie altre colture semitropicali. Questa fertile regione che si affaccia sull’azzurro Mediterraneo è delimitata alle spalle dai torreggianti e imponenti monti del Libano, la cui vetta più alta supera i 3.000 metri. Dietro questi monti c’è la fertile Rift Valley, e ancora oltre si innalza la catena dell’Antilibano, dominata all’estremità meridionale dall’alto monte Hermon.

Nei molti villaggi disseminati sui monti e nelle valli del Libano si parla arabo. Questa è la lingua maggiormente parlata anche nelle città, dove però si ode spesso parlare anche francese e inglese e qualche altra lingua europea.

Parlando di religione, nel piccolo paese del Libano c’è molta varietà. La comunità “cristiana” più numerosa è quella dei cattolici maroniti. Poi viene la religione greco-ortodossa, ma sono rappresentate anche varie organizzazioni protestanti. Questi gruppi “cristiani” formano poco più di metà dei 3.650.000 abitanti della nazione. Il resto appartiene a varie sette musulmane. Pertanto il Libano è il solo paese arabo a maggioranza “cristiana”.

I libanesi sono per natura molto amichevoli e affabili. Sono sempre disposti a trattare le cose della vita, anche con degli estranei. In effetti, è naturale per loro parlare di religione.

La Siria, che confina col Libano a est e a nord, è un paese molto più grande. Con una superficie di circa 185.200 chilometri quadrati, è oltre 17 volte più grande del Libano. Tuttavia, gran parte del paese è un immenso deserto. Pertanto la maggior parte della popolazione siriana con circa 8.375.000 abitanti — di cui quasi il 90 per cento musulmani — abita relativamente vicino alla costa mediterranea e non lontano dalla frontiera del Libano. La lingua ufficiale del paese è l’arabo, parlato dall’80 per cento circa della popolazione.

LA VERITÀ DELLA BIBBIA GIUNGE A TRIPOLI

Molti libanesi sono emigrati in altre nazioni in cerca di fortuna. Se hanno successo negli affari, spesso tornano nel paese d’origine per vivere con quello che hanno guadagnato all’estero. Nel 1921, Michel Aboud, un libanese che aveva avuto successo negli affari, tornò in patria con qualcosa di molto più prezioso della ricchezza materiale. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti d’America era diventato uno Studente Biblico, come si chiamavano allora i testimoni di Geova. Aboud era molto ansioso di far conoscere ai sinceri libanesi le nuove cose che aveva imparate dalla Bibbia.

Tornato alla nativa Tripoli nel Libano settentrionale, Michel Aboud affittò una casa vicino a una clinica. Anche il dott. Hanna Shammas, che faceva il dentista in quella clinica, era andato negli Stati Uniti d’America, ed era poi tornato nel Libano. Non c’era mai stato un dentista come lui a Tripoli ed era molto stimato. Era anche un uomo religioso che spesso invitava a casa sua vescovi e altri importanti ecclesiastici.

Il fratello Aboud fece in fretta conoscenza col dott. Shammas, conversando con lui quasi tutti i giorni quando passava davanti alla clinica. Uno dei principali argomenti di conversazione era la dottrina della trinità. Un giorno il medico chiamò un ecclesiastico protestante che cercò di dimostrare la trinità con il versetto di Giovanni 1:1, sottolineando le parole “la Parola era Dio”. Il fratello Aboud spiegò che, secondo il testo greco originale, doveva dire “la parola era un dio”. Egli fece notare che questo è anche ciò che dice il testo nella traduzione ortodossa della Bibbia in arabo.

L’ecclesiastico non ci credeva e, sebbene la discussione fosse continuata fin verso le 22,30, fu suggerito di andare alla residenza del vescovo della Chiesa Ortodossa e dare un’occhiata a questa traduzione ortodossa di Giovanni 1:1. L’ecclesiastico protestante non voleva, ma il dott. Shammas insisté. Fece attaccare i cavalli alla carrozza e nel cuore della notte partirono. Il vescovo fu molto sorpreso che gente così importante bussasse alla sua porta a quell’ora. Non fu meno sorpreso di scoprire che volevano vedere ciò che dice la Bibbia in Giovanni 1:1. Naturalmente, il fratello Aboud dimostrò il punto e l’ecclesiastico protestante fu messo a tacere.

Il dott. Shammas esultò perché questo punto era stato chiarito. Da allora in poi fece rapido progresso nello studio delle Scritture, e nel 1922 si unì al fratello Aboud nella vera fede. Il fatto che diventasse uno Studente Biblico causò non poca agitazione. In seguito, la clinica del fratello Shammas fu usata come primo luogo di adunanze cristiane a Tripoli. Verso quell’epoca un famoso professore della scuola americana maschile di nome Ibrahim Atiyeh cominciò a interessarsi della verità.

Un altro professore locale, Saba Boutary, fu incoraggiato dalla sua comunità greco ortodossa a farsi prete. Egli non volle, ma continuò a interessarsi di questioni religiose. Sentito parlare di Michel Aboud, lo rintracciò e si fece dare una pubblicazione di studio biblico. Durante la notte lesse l’intero libro e volle altra letteratura. In breve tempo il professor Boutary si convinse di avere trovato la verità. La sua casa fu usata in occasione della prima Commemorazione della morte di Cristo tenuta dagli Studenti Biblici nel Libano. La moglie cosse il pane non lievitato per quella Commemorazione, come avrebbe fatto per molte volte ancora negli anni successivi.

ALTRI ACCETTANO LA VERITÀ

Anche fuori di Tripoli si faceva molto per divulgare la buona notizia. La fertile regione del Koura, con le sue colline ondulate coperte di olivi rigogliosi, diede frutto anche spiritualmente. Il fratello Aboud vi andò a trovare Nicola Najjar, un vecchio amico e compagno d’affari abitante nel villaggio di Bishmazin. Dapprima Nicola si sorprese di sentire il suo amico parlare della Bibbia. Ma dopo breve tempo partecipava con il fratello Aboud alla predicazione della buona notizia.

Nella regione del Koura altri accettarono presto la verità. Tra questi c’erano Salim Karam di Aafasdik, Salim Jehha di Bishmazin e Ibrahim Salem, Dib Shaw e Dib Andraws della vicina Bterram. Questi sinceri fratelli cominciarono subito a dire ad altri le cose che avevano imparate dalla Parola di Dio.

UNA SALA DA GIOCO USATA PER UNO SCOPO DIVERSO

Si era al principio degli anni venti. E qual era il più comune modo di viaggiare? A dorso d’asino o a piedi. Ogni domenica i pochi zelanti testimoni di Geova cristiani si recavano nei vari villaggi per divulgare la verità della Bibbia. Uno di questi villaggi era Amioun.

Ad Amioun i proclamatori del Regno trovarono un brav’uomo di nome Abdullah Salem. Si guadagnava da vivere con una sala da gioco che gestiva in una stanza al piano superiore di casa sua. Prestava anche denaro ai giocatori ad altissimo interesse, fino al 100 per cento per 70 giorni. Un sacerdote prese a prestito una forte somma di denaro a interesse elevato, e per qualche tempo il debito non fu pagato. Alla fine il sacerdote doveva ad Abdullah Salem una somma che era quattro volte l’ammontare del prestito originale. Siccome non erano d’accordo su come liquidare la faccenda, la cosa finì in tribunale.

Mentre il procedimento era in corso, Abdullah Salem conobbe gli Studenti Biblici, fu molto colpito dal loro messaggio e fece rapido progresso nello studio della Bibbia. Sebbene vincesse il processo, Abdullah Salem prese con sé un fratello cristiano e andò dall’ecclesiastico al quale disse che non intendeva riscuotere l’intera somma. Fu detto inoltre all’ecclesiastico che poteva pagare qualsiasi cosa pensasse di dover pagare. Inutile dirlo, il sacerdote rimase stupefatto. Alla fine l’ecclesiastico pagò una certa somma e la faccenda fu conclusa.

La sala da gioco diventò ben presto un luogo di adunanza degli Studenti Biblici e vi si radunavano da 12 a 15 persone. Certe volte il clero e dei fanatici contrari al messaggio del Regno mandavano bambini a fare un gran baccano fuori della casa per disturbare le adunanze cristiane. Abdullah Salem osservò: “Qui si giocava e si facevano altre cose disoneste, ma nessuno era mai venuto a far baccano o a interrompere quello che stavamo facendo. Ora che studiamo la Bibbia, la Parola di Dio, vengono a disturbarci. È uno strano modo d’agire per della gente che si dichiara cristiana!”

PERSEVERANZA NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ

In quei giorni, le strade della regione del Koura erano cattive ed era pericoloso viaggiare sui monti a cavallo o sull’asino. Nonostante ciò i pochi fedeli testimoni di Geova di quella zona dichiaravano con perseveranza il messaggio del Regno. Spesso cavalcavano per 25 o 30 chilometri, a volte sotto la pioggia e col cattivo tempo, per assistere a un’adunanza cristiana o per portare il messaggio della verità in un altro villaggio ancora. Mtanous Daaboul rammenta di avere cavalcato per circa 23 chilometri insieme ad altre quattro persone per assistere alla Commemorazione in un villaggio vicino.

In quei primi anni la casa del fratello Daaboul fu usata come una specie di stazione emittente. Sul tetto furono montati altoparlanti e i fratelli pronunciavano discorsi pubblici che venivano uditi quasi da tutti nel villaggio. Molti ascoltavano volentieri, sebbene altri fossero contrari e causassero problemi al fratello Daaboul.

Dato che allora la testimonianza non era organizzata com’è oggi, ciascun proclamatore del Regno approfittava di varie occasioni per dare testimonianza. Ad esempio, il fratello Salim Karam fu invitato una volta a un matrimonio in un lontano villaggio. Durante la cerimonia in chiesa egli rimase fuori, intendendo presentare la letteratura a quelli che uscivano dalla chiesa. Proprio mentre era intento a ciò uscì il vescovo che aveva celebrato il matrimonio. Tese la mano da baciare al fratello Karam, come si usava fra persone religiose. Il fratello Karam afferrò la mano e la strinse fermamente, dicendo: “Salve. Come sta?”

Non avendo ricevuto l’onore che si aspettava, il vescovo si mise a inveire contro il fratello Karam e a maledirlo. Perfino la folla radunata tentò di calmarlo. Vedendo che non tutti erano dalla sua parte, si calmò. Il vescovo rammentò pure di avere recentemente ricevuto una sostanziosa offerta dal padre del fratello Karam. Evidentemente pensò che non era prudente essere sgarbato con il figlio di un uomo così generoso. Alla fine se ne andò e il fratello Karam continuò a distribuire letteratura biblica. L’episodio destò interesse e il fratello Karam vuotò subito la borsa.

UNA VISITA DALLA BETEL DI BROOKLYN!

Nel 1925 la piccola schiera di servitori di Dio nel Libano settentrionale apprese con entusiasmo che il fratello A. H. Macmillan della Betel di Brooklyn avrebbe fatto visita al Libano. Quando la nave arrivò a Beirut, gli chiesero che progetti aveva. Poteva trascorrere con loro solo due giorni, disse, e avrebbe tenuto una conferenza all’Università Americana di Beirut e pronunciato un discorso all’università di Damasco, nella vicina Siria. Comunque, alla fine l’Università Americana — una scuola religiosa — non permise al fratello Macmillan di tenervi la conferenza. Che avrebbe fatto allora?

Da Tripoli giunse una delegazione su una vecchia Ford per chiedere al fratello Macmillan di andare a tenere una conferenza nella regione del Koura. Dato che non sapeva se gli avrebbero permesso di fare il discorso a Damasco, il fratello Macmillan disse: “Verrò con voi”.

Così su quella vecchia auto e su strade accidentate percorsero i 90 chilometri che separano Beirut dalla regione del Koura. I fratelli radunarono circa 200 persone dai villaggi attorno ad Amioun. Il fratello Macmillan pronunciò il famoso discorso “Milioni ora viventi non morranno mai”, con il fratello Ibrahim Atiyeh come interprete. Come furono felici i fratelli di sentire questo bel discorso e di notare che tanti mostravano interesse! Questo fu un ottimo incentivo per l’opera del Regno nel Libano settentrionale.

Prima della partenza del fratello Macmillan si tenne un battesimo. Fra i battezzati ci furono il dott. Hanna Shammas e Salim Karam. Il fratello Karam, basso di statura, soffriva il freddo. Quindi portava molti indumenti uno sull’altro. Prima di indossare la veste per il battesimo, cominciò a togliersi questi vari indumenti e accanto a lui il mucchio dei vestiti diventava sempre più alto. Il fratello Macmillan, vedendolo diventare sempre più sottile, disse scherzando: “Fratello, pensi che rimarrà qualcosa di te da battezzare?” Immediatamente dopo il battesimo, il fratello Macmillan partì per Beirut, arrivandovi proprio mentre veniva annunciata la partenza della sua nave.

UN CASO DI ERRORE DI PERSONA

Negli anni venti c’erano bande di rivoluzionari. Qual era il loro obiettivo? Unire Siria e Libano per formare un’unica nazione. Una mattina mentre davano testimonianza in un lontano villaggio vicino al confine siriano, i fratelli Karam, Aboud, Atiyeh, Boutary e Najib Fayad furono arrestati dai gendarmi locali. Perché? Perché furono presi per rivoluzionari. La notizia si diffuse in fretta e presso la gendarmeria cominciò a radunarsi della gente curiosa di vedere chi erano gli arrestati. La folla continuò a ingrossarsi finché ci furono più di 200 persone.

Vedendo una bella occasione di dare testimonianza, il fratello Ibrahim Atiyeh si rivolse alla folla rispondendo alle domande. I gendarmi osservavano senza intervenire, e fu data una buona testimonianza. Alla fine i fratelli furono messi in libertà, ma solo dopo avere lasciato della letteratura cristiana ai gendarmi. Questo errore di persona offrì la possibilità d’avere una memorabile esperienza di campo.

L’OPERA SI ESTENDE

Una sera d’inverno del 1926, i fratelli Hanna Shammas e Ibrahim Atiyeh partirono da Tripoli diretti al villaggio di pescatori di Enfé a sud, costeggiando il Mediterraneo in tempesta. Lì visitarono il fratello carnale di George Shakhashiri. (George, che ora ha 89 anni, è membro della famiglia Betel di Brooklyn). In quell’occasione due giovani, Jiryis Awijan e Salim Demaa, parteciparono entusiasticamente alla discussione biblica. Essi fecero rapido progresso spirituale. E dopo qualche mese la domenica si tenevano adunanze cristiane in casa del fratello Awijan, e vi assistevano persone provenienti dalle città circonvicine.

Durante gli anni venti i fratelli libanesi presero l’abitudine di riunirsi in qualche posto una domenica al mese e di dedicare l’intera giornata a parlare di argomenti spirituali. Non essendoci molta letteratura in arabo, il fratello Atiyeh, che conosceva molto bene inglese e arabo, traduceva articoli della Torre di Guardia e materiale di altre pubblicazioni. Questi articoli venivano letti durante l’adunanza mensile. In tal modo il cibo spirituale veniva ricevuto a suo tempo. — Matt. 24:45-47.

Gli abitanti del villaggio di Enfé erano amichevoli. Perciò a volte era possibile pronunciarvi discorsi pubblici. In un’occasione il discorso pubblico doveva essere tenuto in una scuola del posto. Quel giorno la maggior parte della gente era in chiesa e il pastore li esortò a non andare al discorso. Ma grazie alla sua pubblicità quasi tutti quelli che erano stati in chiesa andarono a sentire il discorso biblico nel pomeriggio. In seguito molti continuarono ad assistere alle adunanze cristiane.

MEGLIO ORGANIZZATI PER IL SERVIZIO

Durante gli anni venti il popolo di Geova nel Libano non era molto organizzato per quanto riguardava gli studi biblici e l’attività di predicazione. Tuttavia, la gente veniva a conoscenza della verità. L’accettavano e la predicavano ad altri. Veramente, “la mano di Geova era con loro”. — Atti 11:19-21.

Al principio degli anni trenta una decina di persone assistevano alle adunanze cristiane tenute nella clinica del dott. Shammas a Tripoli. Le domeniche venivano dedicate al servizio di campo nei territori più distanti. I fratelli si spingevano in Siria fino a Damasco, e perfino ad Aleppo nel nord, dando testimonianza in molti altri luoghi durante il viaggio.

Durante gli anni trenta le cose migliorarono alquanto dal lato organizzativo. Nel 1936 Yousef Rahhal, un fratello libanese vissuto per molti anni negli Stati Uniti, tornò nel Libano per una visita. Aiutò molto i fratelli a organizzarsi per il servizio di campo, spiegando come l’opera doveva essere compiuta e svolgendo l’attività di predicazione insieme a loro per mostrare come farla. Nel villaggio di Amioun, nel Libano settentrionale, pronunciò un discorso a una ventina di fratelli, spiegando la necessità di predicare di casa in casa. Immediatamente dopo quel discorso i fratelli uscirono a coppie per predicare di porta in porta e mettere in pratica quello che avevano udito.

RISUONA LA VERITÀ DEL REGNO!

Il fratello Rahhal dovette tornare in America, ma nel 1937 ritornò nel Libano. Portò con sé altoparlanti, dischi fonografici e un paio di fonografi. Ma il Libano e la Siria erano così grandi e i testimoni di Geova così pochi! Allora il fratello Rahhal acquistò una Ford modello 1931 e vi montò gli altoparlanti. Con essa i fratelli fecero molti viaggi in lungo e in largo per il Libano e la Siria, portando il messaggio del Regno nelle zone remote.

I fratelli andavano in un villaggio e parcheggiavano la macchina su un colle. Dopo una breve introduzione era presentato un discorso biblico registrato. In quelle zone tranquille il suono giungeva a parecchi chilometri sopra la vetta dei colli. La gente rimaneva stupefatta. Anzi, alcuni si spaventavano, credendo che Dio parlasse loro dal cielo quando udivano la voce tonante della registrazione.

Dopo la registrazione iniziale si raccoglieva una folla attorno alla macchina. Allora si poteva abbassare un po’ il volume e veniva fatto ascoltare al gruppo radunato un discorso biblico. Dopo il discorso, c’erano domande e risposte e poi si distribuiva letteratura alle persone radunate. In questo modo veniva seminato molto seme nelle zone dove non si poteva andare spesso a portare il messaggio del Regno.

Naturalmente, il clero diventava spesso furibondo contro i Testimoni perché andavano a predicare ai loro greggi. Cercavano di fermare i fratelli e farli andar via con le minacce. Najib Salem narra questa esperienza avuta nel villaggio siriano di Baid:

“Il sacerdote stava pranzando davanti a casa sua quando accendemmo l’apparecchio all’estremità del villaggio. Udito il suono dell’altoparlante, interruppe il pranzo, afferrò il grosso bastone da passeggio e corse in mezzo alla folla che si stava raccogliendo attorno alla macchina dotata di altoparlanti, agitando con ira il bastone contro di loro e minacciandoli come se avesse perso la testa. Giunto al microfono da cui veniva trasmesso il discorso gridò: ‘Smettete! Vi ordino di smettere!’ Ma notò che molti ci difendevano e non erano disposti a ubbidirgli. Così continuammo col discorso. Il sacerdote diventò così violento che alcuni lo sollevarono di peso e lo riportarono a casa, dove lo rimisero a sedere a tavola. Molti erano lieti di sentire il messaggio, ma molti altri erano felici solo di vedere una cosa così strana come una macchina dotata di altoparlanti che poteva produrre rumori così forti. Ad ogni modo, ricevettero il messaggio del regno di Dio”.

PROBLEMI DURANTE IL VIAGGIO

Quando usavano l’auto dotata di altoparlanti, i fratelli facevano un lavoro di squadra: uno si occupava degli altoparlanti e altri due distribuivano la letteratura alla folla che si radunava attorno alla macchina nei villaggi. Durante uno di questi viaggi i fratelli Rahhal, Najib Salem e Jiryis Awijan lavoravano insieme. In quei giorni le strade non erano molto buone, e quando si dovevano attraversare corsi d’acqua e fiumi, di rado c’era un ponte. I fratelli dovevano passare a guado il fiume come meglio potevano.

In un’occasione i tre fratelli scesero in acqua con la macchina e, giunti a metà strada, si accorsero che l’acqua era più profonda del previsto. E il motore si fermò. Era una regione remota e selvaggia ed erano tutt’e tre nella macchina ferma in mezzo al fiume. Che fare?

I fratelli decisero di rendersi il più possibile simili a contadini, dato che si trovavano in una zona agricola. Quindi si tolsero anelli, cravatta e altre cose che davano loro l’aspetto di ricchi stranieri. Poi il fratello Awijan uscì dalla macchina e attraversò il fiume a guado, raggiungendo un villaggio su un colle un po’ distante. Zuppo d’acqua e imbrattato di fango disse agli abitanti del villaggio che erano rimasti bloccati con la macchina in mezzo al fiume. Potevano aiutarli a tirarla fuori? Muniti di corde e di altri attrezzi, partirono insieme al fratello e in poco tempo tirarono fuori la macchina dall’acqua. Prima di partire, i fratelli poterono dare un po’ di testimonianza ai gentili abitanti del villaggio che li avevano soccorsi.

Queste erano esperienze comunissime. I fratelli continuarono a usare la vecchia auto, arrivando fino ad Aleppo in Siria per divulgare il messaggio del Regno. Durante il viaggio di ritorno, però, la macchina era in condizioni così cattive che rimasero bloccati in una cittadina e decisero di vendere il veicolo e continuare il viaggio in altro modo. Così terminarono i servizi della Ford 1931 acquistata dal fratello Rahhal. Ma i guai dei fratelli non erano finiti.

Quella sera si fermarono in una cittadina dove trovarono alloggio in una vecchia casa. Per arrivare nella stanza dove avrebbero passato la notte, bisognava arrampicarsi su una scala a pioli. Nel salire, il fratello Rahhal cadde dal dodicesimo piolo e si ruppe una gamba. A fatica fu riportato a Tripoli, dove trascorse due mesi di convalescenza. Nondimeno i fratelli erano felici di sopportare qualsiasi avversità pur di divulgare la buona notizia.

In seguito si acquistarono altri automezzi che vennero impiegati per portare il messaggio del Regno in tutto il territorio. Spesso i fratelli partivano da casa a Tripoli verso le tre o le quattro del mattino della domenica per tornare a tarda notte. Ma che gioia provavano! Trascorrevano molte ore felici predicando la buona notizia a persone che non ne avevano mai sentito parlare.

ADUNANZE BIBLICHE IN QUEI GIORNI

Durante gli anni trenta le adunanze cristiane si tenevano in modo ordinato, ma lasciavano molto a desiderare. Consistevano più che altro in considerazioni, e chiunque lo voleva poteva fare domande e commenti. A volte i fratelli avevano le pubblicazioni della Società da studiare, ma non c’era sempre letteratura disponibile in arabo. Così qualcuno traduceva un articolo dall’inglese che poi veniva letto e studiato.

Gli oratori non venivano addestrati; quindi pochi erano qualificati per parlare davanti a un uditorio. Ciò nonostante, i fratelli facevano del loro meglio. Citiamo un esempio: Nel 1935 morì a Enfé la nonna del fratello Jiryis Awijan. La famiglia desiderava che il fratello Awijan si occupasse del funerale, e dato che nessuno aveva da obiettare se veniva celebrato il servizio funebre dai Testimoni, egli mandò a dire a un fratello qualificato di Tripoli di venire a pronunciare il discorso funebre. Per qualche ragione, però, il fratello non venne.

Così il fratello Awijan, che in vita sua non aveva mai pronunciato un discorso davanti a un uditorio, si levò in piedi per fare il sermone funebre. Inutile dirlo, fu un’esperienza drammatica per lui. Ma seppe cavarsela bene, parlando al gruppo di persone radunate della morte e della risurrezione. L’anno dopo morì suo padre e il fratello Awijan se la cavò molto meglio col discorso funebre.

Dato che pochissimi fratelli erano qualificati per tenere conferenze, si usava il fonografo. Anziché ascoltare discorsi pubblici, varie famiglie si radunavano in una casa e ascoltavano i discorsi biblici registrati col fonografo. Dopo di che discutevano e spesso veniva lasciata letteratura agli interessati.

UN ESEMPIO DI ZELANTE SERVIZIO

Persone zelanti ed entusiaste continuarono a venire alla conoscenza della verità di Dio. Per esempio, nel 1936 un giovane di Beirut di nome Jamil Sfeir ricevette testimonianza nel luogo di lavoro. Dopo breve tempo frequentava il popolo di Dio, ma incontrò forte opposizione. Aveva uno zio che era un sacerdote (cattolico) maronita.

Il sacerdote e altri familiari fecero pressione su Jamil perché smettesse di frequentare i testimoni di Geova. I genitori arrivarono al punto di dirgli che se insisteva nelle sue attività coi Testimoni non lo avrebbero più considerato loro figlio; sarebbe stato come morto per loro. Come reagì? Fece loro le condoglianze per il figlio morto. Poco dopo, nell’aprile del 1936, cominciò a predicare la buona notizia di casa in casa. Questo suscitò una tale polemica fra i parenti che tentarono di farlo rinchiudere in manicomio, senza però riuscirci.

Allora Jamil decise di tornare nel suo villaggio per far conoscere la buona notizia ad amici e parenti. Lavorò meticolosamente il villaggio recando a tutti il messaggio del Regno e distribuendo parecchia letteratura. In seguito il vescovo, che risiedeva in quel villaggio, ingiunse al sacerdote di raccogliere la letteratura presa dalla gente e bruciarla. Alcuni consegnarono le pubblicazioni al sacerdote, ma altri dissero che erano liberi di fare quello che volevano in casa propria e non consegnarono la letteratura. Il vescovo andò su tutte le furie e scomunicò Jamil, risparmiandogli così il fastidio di dimettersi dalla chiesa. Questo accadeva prima che il fratello Sfeir si battezzasse nel 1937.

Tornato a Beirut, Jamil Sfeir continuò a predicare la buona notizia. Un giorno un calzolaio e suo figlio, che avevano mostrato interesse per la verità della Bibbia, lo invitarono ad accompagnarli nel vicino villaggio di Aley dove andavano a trovare dei parenti. Jamil portò con sé il fonografo, dei dischi e un po’ di letteratura. Fu una serata molto piacevole, e un gruppo attento ascoltò i discorsi registrati.

Tra i presenti c’era un sacerdote della famiglia Hadad che straordinariamente ascoltò con piacere il messaggio. Finito il discorso, mise mezza sterlina d’oro sul fonografo. Ma Jamil gli disse: “Il fonografo non mangia e non beve, quindi non ha bisogno di offerte. Ma sarei molto lieto di darle dei libri in cambio di questo denaro”. Il sacerdote accettò. Anni dopo i nipoti di questo sacerdote divennero testimoni di Geova.

Verso la metà del 1937 il fratello Sfeir cominciò a fare il pioniere o il predicatore a tempo pieno. Alcuni mesi dopo, mentre predicava in un palazzo, fu invitato a entrare in un appartamento dove parlò a un gruppo di persone, fra cui c’era un gesuita. La conversazione si fece molto accesa e Jamil ritenne opportuno andarsene. Mentre usciva, il padrone di casa gli diede una forte spinta, facendolo cadere dalle scale, così che si ruppe una gamba. Il padrone di casa rientrò lasciandolo sulle scale. Jamil si mise a gridare per farsi notare dalla gente che passava per strada due piani più sotto. Comunque, dal terrazzo il padrone di casa gridava alla gente di non badarci, perché quello che gridava era un pazzo.

Finalmente passò qualcuno che conosceva di persona il fratello Sfeir e lo portò in un ospedale gestito da preti e suore. Solo dopo che gli avevano rimesso a posto la gamba vennero a sapere che era un testimone di Geova. Allora cominciarono a schernirlo e minacciarlo, dicendogli pure che se abbandonava i testimoni di Geova lo avrebbero messo in una stanza di prima categoria gratis. Ovviamente queste minacce e l’offerta non sortirono nessun effetto. Infine lo cacciarono dall’ospedale. Fu costretto a saltellare su un piede per circa 200 metri prima di riuscire a trovare una macchina che lo portasse a casa.

Anche in seguito il fratello Sfeir ebbe opposizione dai sacerdoti mentre lavorava nei villaggi del territorio libanese. Questa era una zona fortemente maronita, ma la gente era pronta ad ascoltare il messaggio del Regno. Tuttavia, appena i sacerdoti sapevano della sua presenza, cominciavano a dargli fastidio, costringendolo a spostarsi da un villaggio all’altro. Così in questi territori venne seminato molto seme del Regno.

Spesso gli abitanti di queste zone non avevano denaro contante. Perciò il fratello Sfeir portava a casa molto grano, formaggio, uova, e altre cose che aveva ricevute in cambio della letteratura. In queste zone remote c’erano molte bande di predoni che derubavano i viaggiatori lungo la strada. Nessuna di queste bande, però, molestò mai il fratello Sfeir. Anzi, egli predicava loro. Uno di questi uomini — molto violento e temuto persino dagli altri predoni — ascoltò il messaggio del Regno come un bambino.

FANNO CAMBIAMENTI PER PIACERE A DIO

Verso il 1937, nel piccolo villaggio di Kfarhaboo, abitava un uomo sincero, un ortodosso di nome Louis Yazbek. Egli sentì parlare dei testimoni di Geova, li cercò e li trovò nella clinica del dott. Shammas a Tripoli. Naturalmente i Testimoni furono lieti di assisterlo spiritualmente.

Fatto degno di nota, durante una conversazione fu menzionato il soggetto del fumo. Fu spiegato a Louis che un servitore di Dio faceva bene a non fumare. Louis, che stava rapidamente diventando un Testimone, tirò fuori di tasca le sigarette e altre cose necessarie per fumare, le gettò dalla finestra e non fumò mai più. Questo è un buon esempio di come chi ama Geova può fare e fa cambiamenti nella propria vita per piacere al Padre celeste.

Per molti anni il fratello Louis Yazbek fu il solo testimone di Geova nel villaggio di Kfarhaboo. Tuttavia, grazie alla perseveranza e all’aiuto di altri fratelli, fu destato interesse in quel villaggio. Oggi c’è una zelante piccola congregazione che lavora quel territorio, e il fratello Yazbek è ancora fra loro.

Nel 1937 arrivò nel Libano il fratello Petros Lagakos, un americano di origine greca che aveva compiuto con zelo il servizio in altri paesi del Medio Oriente. Dopo avere predicato nelle città siriane di Eskandurun, Aleppo, Antiochia e Latakia, egli e sua moglie andarono a Beirut nel Libano dove c’erano molti greci e il fratello e la sorella Lagakos predicarono diligentemente fra loro.

Un giorno la sorella Lagakos bussò alla porta di una certa Katina Nicolaidou, che osservava con molto zelo le tradizioni della Chiesa Ortodossa. Infatti, entrata in casa, la sorella Lagakos notò un’intera parete coperta di immagini e quadri di santi religiosi, con una piccola lampada a olio accesa davanti ad essi. La donna aveva l’abitudine di inginocchiarsi e pregare quotidianamente davanti a questi oggetti.

Col tempo e con l’aiuto dei Lagakos, la signora Nicolaidou acquistò conoscenza delle Scritture. Ben presto dovette decidere cosa farne di tutte le immagini e i quadri religiosi. “Forse potrei mandarli alla chiesa”, ragionò.

“No”, rispose il fratello Lagakos.

“Be’, ho molti amici religiosi; li darò ai miei amici”, replicò.

Ma il fratello Lagakos disse: “Neanche questo andrebbe bene”.

“Allora”, chiese, “cosa devo farne?”

“Quello che comanda la Parola di Dio”, fu spiegato. “Si devono fare a pezzi e toglierli di mezzo”.

Fu una decisione difficile per la donna che per tanti anni aveva pregato davanti a questi oggetti “sacri”. Ma prese la decisione e i quadri e le immagini furono fatti a pezzi e usati come combustibile per riscaldare il bagno di casa. — II Re 18:1-5.

Quando la signora Nicolaidou fece questo grande cambiamento nella sua vita e divenne una Testimone, la comunità greca decise di rovinarle gli affari. Giurarono tutti che non sarebbero più andati da lei a farsi cucire qualcosa e mantennero la parola. Ma, imperterrita, questa nuova sorella si accorse ben presto d’avere più clienti di prima. E aveva anche una preziosa relazione con Geova Dio! Inoltre, lei e il marito allevarono le loro figlie nella verità.

L’OPERA DURANTE GLI ANNI DELLA GUERRA

Al principio degli anni quaranta il mondo era in guerra. Le condizioni erano pessime e nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto l’indomani. Non fu facile per i Testimoni libanesi mantenere i contatti con la sede centrale della Watch Tower Society a Brooklyn (New York), e in quegli anni le pubblicazioni non abbondavano. Nel Libano molti temevano che Adolf Hitler e il suo partito nazista avrebbero invaso il Medio Oriente. D’altra parte, alcuni ecclesiastici e altri si misero apertamente dalla parte di Hitler e della sua politica, e cercarono di intimidire i testimoni di Geova dicendo quello che avrebbero fatto loro quando Hitler avrebbe occupato il paese. Ma naturalmente Hitler non vinse la guerra e i testimoni di Geova continuarono a predicare la buona notizia per tutto il periodo del conflitto.

Sebbene durante quegli anni non si facesse un largo uso della macchina dotata di altoparlanti e del fonografo, i fratelli fecero delle piantine e lavorarono sistematicamente di casa in casa nelle città e nei villaggi dove potevano arrivare. Al principio degli anni quaranta si tennero anche piccole assemblee a Tripoli e nelle vicinanze, e queste servirono a rafforzare spiritualmente i fratelli. Ovviamente essi si rattristarono quando giunse la notizia della morte del fratello J. F. Rutherford avvenuta nel 1942. Ma erano decisi a continuare a predicare la buona notizia, sapendo che l’opera dell’organizzazione di Geova non si sarebbe fermata.

Prima della seconda guerra mondiale Libano e Siria erano territori affidati in mandato alla Francia. Dopo il giugno del 1940, quando la Francia cadde in mano ai nazisti, le autorità libanesi decisero di stare dalla parte del regime francese, il governo Vichy, che collaborava con la Germania. Perciò, la guerra si spostò infine verso il Libano e nel 1941 ci furono combattimenti fra le forze del governo Vichy e le truppe inglesi, australiane e di altre nazionalità. Beirut e alcuni altri luoghi subirono incursioni aeree e bombardamenti. Alla fine, il Libano fu occupato dalle truppe inglesi e australiane. Nonostante la guerra, però, i fratelli poterono continuare a predicare la buona notizia.

LA PREDICAZIONE IN SIRIA CONTINUA

In Siria la libertà di predicare diminuiva sempre più. Ciò nondimeno Geova continuava a benedire il suo popolo. Nel 1942 furono organizzate regolari adunanze a Damasco sotto la direttiva di Adib Kafroony. Di frequente i fratelli erano arrestati e la letteratura confiscata. Come al solito, il clero accusava falsamente il popolo di Geova.

Per esempio, gli ecclesiastici accusavano falsamente i testimoni di Geova d’essere comunisti. Tuttavia l’opera di testimonianza fu estesa a varie parti della Siria. I pionieri Jamil Sfeir e il fratello e la sorella Lagakos poterono lavorare tutta Aleppo. Nel villaggio di Amar El Hussan, nella Siria settentrionale, fu infine formata una piccola congregazione.

GIUNGE AIUTO DALL’ESTERO

Durante la seconda guerra mondiale i contatti con la sede della Società a Brooklyn erano stati quasi completamente interrotti. Perciò durante l’anno di servizio 1945 solo un proclamatore del Regno aveva fatto rapporto di servizio di campo nel Libano. Tuttavia, alla fine dell’anno di servizio 1946 fu raggiunto un massimo di 72 proclamatori. Come mai questo improvviso aumento?

Esso fu dovuto soprattutto al fatto che l’opera venne organizzata meglio, dato che in effetti c’era stato più di un proclamatore della buona notizia nel 1945. Il fratello Afif Farah e sua moglie, i primi diplomati della Watchtower Bible School of Gilead mandati nel Libano, furono di grande aiuto. Il fratello Farah aiutò i fratelli a condurre adunanze più conformi alle disposizioni seguite altrove, e a organizzare l’opera del servizio di campo. Visitò i proclamatori sparsi e dispose che facessero regolare rapporto della loro attività di predicazione.

Nella primavera del 1947 ci fu un altro avvenimento che costituì un grande incentivo per l’opera nel Libano, cioè la visita del presidente della Società, N. H. Knorr, e del suo segretario, M. G. Henschel. Durante il loro giro del mondo giunsero nel Libano, dove i fratelli ne attendevano con impazienza l’arrivo. Centinaia di persone assisterono alle assemblee tenute durante la visita e furono spiritualmente edificate dai discorsi pronunciati dai fratelli. Fu disposto che il diplomato di Galaad Afif Farah si recasse in varie parti del Libano e della Siria per organizzare in congregazioni i gruppi di Testimoni. Perciò alla fine dell’anno di servizio 1947 c’erano in tutta la Siria e il Libano sette congregazioni.

“SOLDATI DELLA FEDE”?

Tra coloro che ascoltarono il discorso del fratello Knorr a Tripoli c’erano cinque fratelli carnali. Alcuni erano stati piuttosto restii a venire perché, fino a poco tempo prima, avevano ostacolato parecchio i testimoni di Geova. Erano di religione greco-ortodossa e di nazionalità greca, sebbene fossero sempre vissuti nel Libano. Avevano fatto parte di una locale società religiosa ortodossa detta “Soldati della fede”, costituita allo specifico scopo di ostacolare i testimoni di Geova.

Il capo di questa società religiosa era un sacerdote di nome Stephen. Era famoso per il suo temperamento violento, portava sempre la pistola al fianco e l’aveva usata in varie occasioni. Tra i più ardenti sostenitori di questa società religiosa c’erano i sei fratelli Stavro.

Questa società escogitò vari sistemi per ostacolare i testimoni di Geova. Alcuni estremisti suggerirono di minacciare i Testimoni di violenza, uccidendone alcuni, se necessario, per spaventare gli altri. Tuttavia, un membro della società, un avvocato, suggerì che era meglio combattere i Testimoni con le loro stesse armi. Dato che i “Soldati della fede” appartenevano alla Chiesa Greco-Ortodossa e pensavano d’avere la vera religione, perché non studiare la Bibbia e dimostrare che i testimoni di Geova erano in errore? Molti furono d’accordo, e fra questi c’erano i fratelli Stavro.

Tuttavia un giorno il fratello Michel Aboud entrò nella sartoria di Costi Stavro e si mise a parlargli della Bibbia. Con sorpresa, Stavro notò che quello che udiva era molto ragionevole e in armonia con le Scritture. Il fratello Aboud gli fece ripetute visite e alla fine iniziò con lui uno studio biblico. Questo suscitò le ire dei fratelli carnali di Costi. Ne seguirono accese discussioni, a volte persino violente, e i fratelli arrivarono al punto di gettarsi delle sedie addosso. Ma Costi continuò a studiare.

A questo punto gli altri Stavro ebbero un colloquio col sacerdote. ‘Come faremo a dimostrare che questi testimoni di Geova sono in errore?’ domandarono. Il sacerdote fece loro vedere Giovanni 1:1 e disse che si poteva citare per dimostrare che i Testimoni erano in errore, dato che non credevano alla trinità. Quando gli Stavro incontrarono il fratello Aboud si resero conto che la loro unica scrittura non bastava proprio. Quest’uomo poteva citare moltissimi versetti biblici per sostenere il suo argomento. Così passarono più tempo ad ascoltare che a parlare. Nel giro di qualche mese altri quattro fratelli Stavro accettarono la verità della Bibbia insegnata dai testimoni di Geova.

Il sacerdote era sbalordito. Come potevano allearsi col nemico? Il sacerdote andò subito a casa loro per tentar di dissuaderli. “I testimoni di Geova sono ebrei”, disse mentendo. “Voi siete greci, quindi dovete senz’altro rimanere ortodossi. Siete le colonne della nostra comunità greco-ortodossa”.

Pareva strano che il sacerdote si desse tanto da fare. Infatti, quando gli Stavro facevano orge, in cui si beveva sfrenatamente, ecc., il sacerdote non li aveva mai corretti. Ora che avevano cominciato a studiare la Bibbia, li rimproverava. Così gli dissero che era arrivato troppo tardi. Erano testimoni di Geova e intendevano rimanere testimoni di Geova Dio.

I fratelli Stavro continuarono ad accrescere la loro conoscenza e infine anche la madre e la sorella accettarono la verità. Il più giovane cominciò a fare il pioniere. In seguito ebbe il privilegio di andare alla Scuola di Galaad e poi di prestare servizio in Siria, oltre che a Baghdad, nell’Iraq, e a Teheran, nell’Iran. Costretto a lasciare quel paese, continuò a fare il missionario nel Libano finché non cominciò l’opera di circoscrizione. Due suoi fratelli hanno avuto il privilegio di servire come sorveglianti di congregazione.

STABILITA LA FILIALE

Il fratello Afif Farah fece un ottimo lavoro nel Libano, ma, per ragioni personali, dopo circa un anno dovette lasciare il paese. Comunque la Società mandò subito nel Libano altri missionari. Nella primavera del 1949 arrivarono i diplomati di Galaad Don Tuttle e John Chimiklis. Furono assegnati a Beirut, dove affittarono una casa nel quartiere di Ras Beirut da usare come casa missionaria.

Nel settembre del 1949 fu aperta a Beirut una filiale della Watch Tower Society, e Don Tuttle fu nominato servitore di filiale. Questo ufficio curava l’opera dei testimoni di Geova nel Libano, in Siria e in Giordania. Alla fine dell’anno di servizio 1949 un massimo di 172 proclamatori prestavano servizio nelle cinque congregazioni del Libano. La Siria aveva tre congregazioni con un massimo di 20 proclamatori del Regno.

I NUOVI MISSIONARI LASCIANO IL SEGNO

Alcuni fratelli del Medio Oriente assisterono all’assemblea internazionale tenuta nello Yankee Stadium di New York nel 1950. Impararono molte cose che risultarono utili nel servizio alla lode di Geova. Ma stavano per arrivare altri aiuti.

Nel gennaio del 1951 arrivarono altri quattro diplomati di Galaad per compiere l’opera missionaria a Beirut, e altri ne arrivarono in ottobre. Erano Keith e Joyce Chew, Olive Turner e Doreen Warburton, Edna Stackhouse, e Anne e Gwen Beavor. Furono assegnati tutti a Tripoli temporaneamente.

La congregazione di Tripoli si riuniva ancora nella clinica del dott. Shammas, ed erano presenti regolarmente da 30 a 50 persone. Dato che in quella congregazione si seguivano ancora le usanze orientali, pochi fratelli conducevano alle adunanze la moglie e le figlie. Le donne che assistevano si sedevano sempre nell’ultima fila, mai fra gli uomini. Naturalmente i missionari non sapevano di questa usanza. Quindi il fratello e sua moglie si sedettero davanti e le missionarie nubili si sedettero dove trovarono posto. Questo suscitò non poca agitazione tra i fratelli.

Dopo l’adunanza ci fu una discussione e il fratello missionario spiegò gentilmente che erano tutti fratelli e sorelle. Quindi non vedeva perché dovesse esserci segregazione. Certo un fratello poteva sedere accanto alla moglie dove voleva. Poco dopo mogli e figlie non stavano più a casa, limitandosi a chiedere informazioni sull’adunanza quando il capofamiglia tornava. Invece, assistevano personalmente alle adunanze.

La stessa usanza orientale veniva seguita nel servizio di campo. Prima dell’arrivo dei missionari di rado, se non mai, le sorelle andavano di casa in casa. Ma le missionarie, che bussavano ogni giorno alle porte, cominciarono subito a portare con sé le sorelle locali. Che gioia per tutti! Ben presto i fratelli furono molto felici di veder progredire mogli e figlie, e notarono che questo produceva un cambiamento in meglio nel loro spirito e che in famiglia c’era un’atmosfera diversa.

A SIDONE E A TIRO

Fu infine possibile trovare una casa missionaria a Tripoli con Sala del Regno adiacente. I presenti alle adunanze crebbero e ben presto la sala era piena. Col tempo da quell’unica congregazione ne sorsero quattro. Per l’estate del 1953 era stato fatto tanto progresso che sembrò opportuno spostare i missionari in altri territori. Due missionarie furono mandate nell’antica Sidone.

Le colline ondulate e i molti agrumeti di Sidone rendevano il territorio assai piacevole per le sorelle Olive Turner e Doreen Warburton. Svolgevano gran parte della loro opera nella parte vecchia della città, con le strade e i piccoli ingressi coperti. Nella stagione delle piogge questo era un buon territorio perché evitavano di bagnarsi quando camminavano per le strade. Inoltre la gente era sorpresa di vedere due ragazze inglesi andare su e giù per quelle stradine, bussare alle porte e parlare alla gente della Parola di Dio. La popolazione le rispettava e le ragazze si sentivano più sicure lì di quanto non si senta oggi la maggioranza delle persone per le strade delle città occidentali.

Quaranta chilometri a sud di Sidone c’è la cittadina di Tiro. Lì regnava un tempo il re Hiram. Tiro era la signora dei mari nell’antichità, e fondò città commerciali così lontane come Cartagine. Alessandro Magno conquistò Tiro costruendo un ponte di terra per raggiungerla, dato che la città del suo tempo era su un’isola prospiciente la costa. Oggi la cittadina di Tiro è costruita sulle rovine di quelle antiche città, una parte proprio sulla strada rialzata costruita da Alessandro. Le sorelle Turner e Warburton furono mandate in questa città per dare testimonianza alla popolazione prevalentemente musulmana. Furono condotti studi biblici, alcuni musulmani furono aiutati a conoscere la verità e fecero progresso. In seguito alcuni divennero proclamatori del Regno nella congregazione di Sidone.

Lungo la strada fra Tiro e Sidone c’erano vasti campi dove i profughi palestinesi avevano vissuto dal tempo della guerra arabo-israeliana del 1948. Vivevano in condizioni disagevoli, ma erano umili e le missionarie potevano andare e venire liberamente fra loro. Alcuni accettarono studi biblici e due famiglie mostrarono particolare interesse per la verità. In seguito si trasferirono nelle vicinanze di Beirut e frequentarono le congregazioni cristiane di quella città.

Le missionarie notarono con piacere la schietta ospitalità mostrata agli estranei dalla popolazione del Libano meridionale. Indipendentemente da quanto si trattiene un visitatore, anche se è un estraneo, il padrone di casa gli offre da bere. Nel corso della conversazione queste persone dicono volentieri chi sono, che lavoro fanno, quanti figli hanno, quanto pagano d’affitto, ecc. E non chiedono mai al visitatore il motivo della sua venuta. Lo mettono a suo agio, pensando che quando vuole dirà la ragione della sua visita. Fino a quel momento è un ospite gradito. Infatti, alcuni arabi del deserto arrivano al punto di far passare due giorni e due notti prima di chiedere gentilmente al visitatore la ragione della sua venuta. Naturalmente le missionarie non si trattenevano mai così a lungo in una casa. E dicevano volentieri l’importante ragione della loro visita.

In certi casi la popolazione desidera semplicemente la visita di queste persone amabili. Tuttavia molti hanno conosciuto la verità a Sidone e in seguito si sono trasferiti in altri territori e paesi, dove hanno continuato a servire Geova. La piccola congregazione di Sidone compie ancora l’opera di dichiarare la buona notizia.

A DAMASCO IN SIRIA

Verso la fine di dicembre del 1951 i Testimoni libanesi ricevettero un’altra visita di N. H. Knorr e di M. G. Henschel. Durante quell’anno di servizio i rapporti indicarono un massimo di 401 proclamatori del Regno in Libano e 82 in Siria. Si ebbe il permesso di tenere un’adunanza pubblica, e grande fu la gioia dei fratelli quando videro 793 presenti al discorso pubblico pronunciato dal fratello Knorr nella grande sala delle conferenze all’Università Americana di Beirut. Che meravigliosa occasione fu quella!

Durante questa visita si decise che era opportuno mandare missionari a Damasco, in Siria. Fu trovata una casa missionaria e quattro missionari cominciarono a compiere l’opera di testimonianza facendosi notare meno che potevano. La piccola congregazione di Damasco con 10-12 proclamatori si riuniva nella casa di Adib Kafroony. Ben presto i missionari parlavano l’arabo discretamente.

Erano passati solo pochi mesi quando le autorità notarono l’opera dei missionari e cominciarono a farli seguire. Poco tempo dopo un funzionario del Dicastero della Sicurezza andò alla casa missionaria per informare i fratelli che avevano 24 ore per lasciare il paese. Finì così il breve periodo dell’opera missionaria a Damasco. Tuttavia i fratelli di quella città continuarono il servizio alla lode di Geova e in seguito furono mandati pionieri speciali ad aiutarli.

Nell’aprile del 1952 il fratello Atif Naous, un pioniere speciale, fu assegnato alla città siriana di Homs. C’erano alcuni fratelli zelanti in quella città, ma il territorio era vasto e avevano bisogno d’aiuto. La sua esperienza fu molto simile a quella dei missionari di Damasco. Dopo due mesi soltanto il fratello Naous fu arrestato, rinchiuso in prigione e trattenuto per 42 giorni in base alla legge militare. Per i primi cinque giorni gli dettero pochissimo da mangiare e la notte dormiva su una stretta panca di legno in una cella che aveva solo una finestra munita di sbarre e niente per tener fuori il freddo. Se non fosse stato per la compassionevole guardia che verso mezzanotte gli dava regolarmente il suo cappotto, il fratello Naous se la sarebbe passata molto peggio. A causa dei maltrattamenti subiti, la sua salute ne soffrì in modo permanente. Ma poté continuare lo stesso a servire Geova come pioniere speciale.

BENEDETTI NONOSTANTE LA PERSECUZIONE

Poco dopo il loro ritorno nel Libano da Damasco, due missionari, una coppia di sposi, furono assegnati a Zahle, una cittadina della Rift Valley situata una cinquantina di chilometri a nord dello storico monte Hermon. Era una città prevalentemente cattolica, con un discreto numero di greco-ortodossi e non molti musulmani. I testimoni di Geova non vi avevano mai stabilito una congregazione, ma i pochi proclamatori del Regno della città furono aiutati a progredire nella verità lavorando con i missionari. Le adunanze si tenevano regolarmente, con otto o dieci presenti.

Nel giro di sei mesi quasi tutta Zahle aveva ricevuto testimonianza. In primavera due missionarie, Olive Turner e Doreen Warburton, si unirono agli altri in quel territorio. A questo punto il clero aveva istigato la popolazione contro i testimoni di Geova. Non c’erano altri stranieri in città e quindi i missionari davano nell’occhio mentre svolgevano ogni giorno il servizio di campo. Erano quotidianamente fatti segno a insulti e scherni. Spesso gli tiravano sassi addosso e a volte li colpivano. Un sasso fece saltar via gli occhiali a una sorella, e questo le procurò parecchi lividi e alcuni tagli. Ma i missionari se la cavarono senza gravi danni e poterono continuare a visitare le persone nelle loro case per due anni. Fu formata una piccola congregazione e le adunanze si tenevano nella casa missionaria, con 10-15 presenti ogni settimana.

I missionari dovevano evitare le scuole perché erano quasi tutte gestite dalla chiesa. Sia gli insegnanti che gli ecclesiastici nelle scuole istigavano gli alunni a tirar sassi ai testimoni di Geova ovunque li incontrassero. Se capitava che i missionari passassero nei pressi di una scuola durante un intervallo, potevano esser sicuri che dal cortile sarebbe partita una sassaiola.

Nei villaggi dei dintorni la situazione era pressappoco la stessa. Una volta le tre missionarie, accompagnate da tre sorelle locali, predicavano in un vicino villaggio. Dopo aver dato testimonianza per un’ora due sorelle furono avvertite da una persona che il sacerdote stava organizzando gli alunni per prenderle a sassate. Quando queste sorelle ebbero trovato le altre, il sacerdote aveva riunito i bambini ed esse non poterono andarsene come al solito passando per la strada. Così tagliarono per i campi onde evitare la turba. Ma furono inseguite. Per fortuna trovarono alcuni uomini che lavoravano nei campi. Quando le sorelle chiesero loro aiuto, questi dissero che avrebbero fermato i bambini. Ma per farlo, dovettero tirare sassi anche sui loro figli che erano stati aizzati dal sacerdote.

Mentre i missionari camminavano per le strade di Zahle, il grido che si udiva più di frequente, con tono di scherno, era Shuhoud Yahwah (“testimoni di Geova”). Nondimeno, gli abitanti avevano imparato chi è Geova e sapevano che aveva testimoni in quel villaggio.

Tra parentesi, anni dopo, a un’assemblea cristiana di Beirut, i missionari che avevano fatto servizio a Zahle furono avvicinati da un giovane. Egli si presentò dicendo: ‘Probabilmente non vi ricordate di me, ma io mi ricordo di voi. Ero fra quei bambini che vi tiravano sassi quando eravate a Zahle’. Questo ex musulmano era diventato un loro fratello cristiano, avendo dedicato la sua vita a Geova Dio.

UN SACERDOTE E LA SUA CAMPANA

Soprattutto d’estate, i proclamatori del Regno di Tripoli si recavano in autobus in vari villaggi isolati. Partendo la domenica mattina presto, portavano con sé uno spuntino e dedicavano l’intera giornata al servizio di campo, tornando a casa la sera, stanchi ma felicissimi. Durante il viaggio di andata e ritorno sull’autobus cantavano cantici del Regno e facevano giochi biblici.

A volte in queste zone si dovevano usare tattiche speciali. Andavano in gruppo in un villaggio particolarmente difficile, stabilendo di ritrovarsi all’autobus a una certa ora. In questo modo potevano dare testimonianza in fretta nei villaggi prima che il clero o qualcun altro creasse difficoltà ai proclamatori. Uno di questi villaggi fu visitato mentre si teneva il funerale di un ricco. Siccome tutti gli ecclesiastici del villaggio erano andati al funerale, nel frattempo i fratelli predicarono nell’intero villaggio. Quando i sacerdoti tornarono alle loro quotidiane faccende, i fratelli avevano visitato tutte le case e si erano già rimessi in viaggio.

In un’altra occasione, però, il sacerdote di un villaggio venne a sapere che i testimoni di Geova erano nella zona e si mise a cercarli. Giunto alla casa dove il sorvegliante che presiedeva stava dando testimonianza, il sacerdote era furibondo. Cominciò a imprecare e a dire parole sconce, rivolgendo i suoi commenti soprattutto a coloro che ascoltavano il fratello. La gente cercò di calmare il sacerdote, ma senza riuscirci. Infine gridò che chi non usciva immediatamente da quella casa sarebbe stato scomunicato dalla chiesa. Solo metà di quelle persone se ne andarono. A ciò il sacerdote si infuriò ancora di più. E corso in chiesa, si mise a suonare la campana. Pensava che questo avrebbe senz’altro fatto radunare tutti gli abitanti del villaggio. Avrebbe dato a questi 30 testimoni di Geova una lezione!

L’autobus era fermo nella piazza del villaggio e dopo avere visitato tutte le case i proclamatori avevano cominciato a raccogliersi lì. Quando arrivò il sorvegliante che presiedeva, il suono della campana aveva radunato una numerosa folla, mentre il sacerdote la suonava ancora con furia. La gente continuava ad arrivare e i proclamatori si mescolarono in mezzo a loro, dando testimonianza. Era una magnifica opportunità di predicare, e il sorvegliante salì su una roccia vicino all’autobus, richiamò l’attenzione di tutti i presenti e pronunciò un discorso pubblico abbreviato! Gli abitanti del villaggio furono molto divertiti per il fatto che il sacerdote stava ancora suonando la campana e radunando la gente ad ascoltare un discorso pronunciato da un testimone di Geova. Chiesero addirittura scusa per l’ira e il linguaggio volgare del loro sacerdote. Così un episodio di violenta opposizione si era trasformato in un’occasione unica, quella di un sacerdote che con la sua campana aveva inconsapevolmente chiamato a raccolta la gente per sentire un discorso biblico cristiano.

LE RIVISTE SONO MESSE AL BANDO

Nel 1955 il numero massimo di proclamatori del Regno del Libano era salito a 501. Un avvenimento saliente di quell’anno fu la speciale distribuzione dell’opuscolo La Cristianità o il Cristianesimo — Qual è “la luce del mondo”? Questo opuscolo fu tradotto in arabo e ne vennero stampate 10.000 copie nel Libano. Che splendida testimonianza! Ma naturalmente suscitò le ire del clero che fece ripetuti sforzi per ostacolare l’opera di predicazione.

Ogni anno migliaia di copie della Torre di Guardia e di Svegliatevi! erano messe nelle mani del popolo libanese. Infatti, durante il 1956, i proclamatori del Regno ottennero 1.106 nuovi abbonamenti. Molte copie delle riviste finirono nelle mani di uomini d’affari che le lasciavano nei loro uffici e nelle sale d’attesa. Ogni volta che un ecclesiastico entrava in un ufficio trovava una copia di Svegliatevi! o della Torre di Guardia sul tavolo! Non ne erano certo felici.

Nell’estate del 1956 il clero riuscì a far mettere al bando nel Libano sia La Torre di Guardia che Svegliatevi! I Testimoni furono così privati di due ottimi strumenti da usare nel servizio di campo, ma furono grati che il cibo spirituale contenuto in queste pubblicazioni continuasse ugualmente a giungere ai fratelli e alle sorelle. Anche al presente le riviste sono proibite nel Libano nonostante siano stati fatti molti tentativi per togliere il bando. Tuttavia Geova fa in modo che i Testimoni ricevano il cibo spirituale.

TEMPO DI CAMBIAMENTI

Nel settembre del 1955 erano giunti nel Libano il fratello Lee Plummer e sua moglie, diplomati della Scuola di Galaad e missionari. Nel maggio dell’anno successivo il fratello Plummer fu nominato sorvegliante di filiale. Si dispose pure di riorganizzare l’opera di circoscrizione e varie fasi dell’attività di predicazione. Per esempio, i proclamatori libanesi usavano pochissimo la Bibbia nel servizio di casa in casa. Ma i sorveglianti di circoscrizione incoraggiarono a usarla e presto i proclamatori del Regno andavano di casa in casa in tutto il paese con la Bibbia in mano.

Durante l’inverno 1956-57 i fratelli N. H. Knorr e F. W. Franz, insieme al sorvegliante di zona, Philip Hoffmann, visitarono il Libano. Questa fu un’ottima occasione per edificare spiritualmente i fratelli. Si tenne un’assemblea e i fratelli Knorr e Franz diedero ottimi consigli e incoraggiamento ai presenti.

Nel 1958 tuttavia si verificarono gravi disordini nel Libano e le attività teocratiche furono molto ostacolate. Per il principio della primavera era stata indetta un’assemblea di circoscrizione a Tripoli. Ma mentre erano in corso i preparativi scoppiò una rivoluzione. Infine molte zone furono occupate dai rivoluzionari — com’essi si chiamavano — i quali avevano costituito una piccola organizzazione indipendente dal governo federale. In quei territori i fratelli incontrarono molte difficoltà. Alcuni furono arrestati da questi rivoluzionari. Di solito i fratelli erano rimessi in libertà quando si scopriva chi erano. I testimoni di Geova erano ben conosciuti per la loro neutralità nei confronti della politica, e questa fu una protezione in quel periodo di disordini. — Giov. 15:19.

Il 1958 fu importante per la grande Assemblea Internazionale “Volontà Divina” tenuta dai testimoni di Geova a New York. In Libano l’aeroporto da cui i congressisti dovevano partire era circondato dalle truppe governative e in stato d’assedio. Tuttavia all’ora della partenza il traffico aereo era normale, e i missionari ed altri partirono senza incidenti.

I servitori di Geova che rimasero nel Libano durante quel periodo di disordini dovettero modificare il loro programma per il servizio di campo. In quasi tutte le maggiori città c’era il coprifuoco, e non si poteva rimanere fuori che per poche ore nel pomeriggio. Anche allora in molti casi era pericoloso uscire per il fuoco d’artiglieria e le bombe che esplodevano nelle zone popolate. Beirut, la capitale, era un punto particolarmente caldo, essendo teatro di aspri combattimenti fra truppe governative e rivoluzionarie. Parecchi fratelli furono feriti da pallottole vaganti, ma per fortuna non uno di loro rimase ucciso nell’intero periodo dei disordini.

Alla fine sbarcarono i marines americani per impedire la caduta del governo. La situazione si calmò alquanto. Dopo alcuni mesi, governo e rivoluzionari giunsero a un accordo abbastanza soddisfacente per entrambe le parti. Così nel Libano tornò la pace. Ma era una pace incerta.

Nondimeno, il popolo di Geova continuò a predicare. Poterono ricominciare a lavorare apertamente di casa in casa, per parlare del pacifico messaggio del Regno. La gente era più disposta ad ascoltare che prima dei disordini. Nel novembre del 1958 tutti i missionari erano rientrati nel paese, e ripresero felicemente l’opera di predicare il Regno insieme ai compagni di fede libanesi. Nel 1960 un massimo di 608 testimoni del Regno facevano servizio nelle 15 congregazioni del Libano.

ULTERIORE PROGRESSO NEL LIBANO

Già nel 1954 due missionarie, Anne e Gwen Beavor, avevano cominciato a dare testimonianza nella comunità di circa 60-80.000 armeni di Beirut. Per qualche tempo fecero un ottimo lavoro. Poi nell’inverno del 1957-58, una sorella armena, Sona Haidostian, cominciò a fare servizio in mezzo a quegli armeni. Il progresso fu discreto e nel febbraio del 1959 fu formata a Beirut la prima congregazione armena. In seguito a Sona si unirono i genitori e l’opera continuò a progredire. Nel 1971 c’erano due congregazioni armene.

Il fratello Lee Plummer aveva servito come sorvegliante di filiale del Libano dal maggio del 1956. Ma per ragioni personali ritenne necessario rinunciare a questo privilegio di servizio. Quindi nel gennaio del 1962 divenne sorvegliante di filiale il fratello Afif Fayad. A quell’epoca c’erano 17 congregazioni nel Libano e due in Siria. Ma nel gennaio del 1965 il fratello Fayad non fu più in grado di assolvere le responsabilità nella filiale. Pertanto questo privilegio di servizio fu dato a un altro fratello che aveva recentemente terminato il corso di 10 mesi alla Scuola di Galaad negli Stati Uniti.

AD ALEPPO IN SIRIA

Nel 1962 Sona Haidostian fu mandata in un altro territorio armeno, ad Aleppo, in Siria. A quell’epoca c’erano un centinaio di proclamatori del Regno in tutta la Siria. Sona aveva alcuni parenti carnali ad Aleppo che non erano Testimoni, e in breve tempo parecchi di loro accettarono il messaggio del Regno. Il padre e la madre della sorella Haidostian la raggiunsero ad Aleppo, e nel 1966 fu formata una congregazione di 25 proclamatori del Regno. A questo punto il numero dei Testimoni in Siria era salito a circa 120.

Gli Haidostian rimasero ad Aleppo come gruppo di missionari per altri due anni, facendo un eccellente lavoro. Tuttavia Sona cominciò ad avere problemi di salute e dopo un bel po’ si scoprì che era affetta da sclerosi multipla. Allora la famiglia decise di tornare negli Stati Uniti.

Tuttavia, solo pochi giorni prima che la famiglia partisse dalla Siria, nel giugno del 1967 scoppiò un’altra guerra arabo-israeliana. Da qualche tempo la polizia di Aleppo sorvegliava i fratelli, istigata dal clero che li aveva accusati falsamente. Pertanto le autorità andarono a casa della famiglia Haidostian che fu arrestata insieme a due fratelli locali. Il fratello Haidostian aveva più di 70 anni e sua moglie si avvicinava alla settantina, mentre Sona era in pessime condizioni di salute. Ciò nondimeno, furono messi in prigione.

Le prime notti dovettero dormire sul nudo pavimento. In seguito diedero loro due coperte, una per dormirci sopra e l’altra per coprirsi. Rimasero in prigione quasi cinque mesi, ma non dispiacque loro fare quell’esperienza. Sona disse che il medico le aveva ordinato il riposo se voleva guarire. In prigione non poté fare nient’altro. Il fratello Haidostian osservò che in principio il pavimento di pietra era duro ma dopo averci dormito su per qualche settimana era diventato più morbido. Questa famiglia diede un ottimo esempio di fedeltà alla nuova congregazione di Aleppo.

Dopo circa sei mesi gli Haidostian furono portati a Damasco dove vennero sottoposti ad altri interrogatori. Dopo un po’ furono informati che li avrebbero messi immediatamente in libertà. Vennero accompagnati al confine libanese, senza che venissero loro restituiti i passaporti o che potessero tornare ad Aleppo a prendere le loro cose. Ma che felicità quando alla frontiera incontrarono i fratelli cristiani.

Nel corso degli anni la libertà di compiere la predicazione del Regno in Siria è stata limitata. Ma i fratelli non si sono dati per vinti. Hanno fatto il possibile per parlare ad altri della verità, e nuovi continuano a venire nell’organizzazione. A metà degli anni settanta si raggiunsero in Siria massimi di oltre 200 proclamatori del Regno.

CRESCONO LE DIFFICOLTÀ NEL LIBANO

Nel maggio del 1968 il fratello N. H. Knorr visitò il Libano e parlò ai sorveglianti del paese. Il suo eccellente discorso fu di grande incoraggiamento per loro, ed essi furono più decisi che mai a non dimenticare la legge di Geova, ma a continuare a servire per sempre il loro Dio.

Al principio degli anni 70 sorsero difficoltà quando tutte le pubblicazioni della Società vennero messe al bando, e tutte le Sale del Regno del paese furono chiuse. Ma la testimonianza occasionale continuò a dare buoni risultati. Perciò nel 1971 c’erano 29 congregazioni e tre gruppi isolati nel Libano. Poi nei successivi cinque anni — dal 1971 al 1975 — furono battezzate nel Libano altre 600 persone! In realtà si continuavano a trovare persone simili a pecore! Nel marzo del 1975 ci fu un massimo di 1.882 proclamatori della buona notizia, organizzati in 46 congregazioni.

PERSEVERANZA DURANTE LA GUERRA CIVILE

Nell’aprile del 1975 scoppiò in un sobborgo di Beirut un conflitto armato, che continuò a estendersi finché l’intero paese fu coinvolto nella guerra civile. La guerra durò quasi due anni e ci furono decine di migliaia di vittime. Molti fratelli persero la casa, il negozio e altri beni, tre Testimoni rimasero uccisi e un numero imprecisato fu ferito.

Una testimone fu uccisa da un cecchino mentre era fuori a stendere il bucato. Un altro fu ucciso mentre tornava a casa, non avendo dato ascolto all’avvertimento di non uscire dalla casa dove i Testimoni erano radunati. Altri Testimoni riportarono ferite da pallottole e granate, uno per un colpo di baionetta. Ma possiamo essere grati che tali incidenti sono stati sorprendentemente rari.

L’aspetto religioso della guerra è stato molto sentito, e forse è l’aspetto più inquietante di tutto il conflitto. Nelle zone a prevalenza musulmana, alcuni che si professavano cristiani furono portati via da casa nel cuore della notte e molti non si sono più rivisti. I musulmani furono trattati nello stesso modo da coloro che si professavano cristiani. Ma è risaputo che i testimoni di Geova sono diversi.

PACIFICI CON TUTTI

I testimoni di Geova si sono sempre sforzati di trattare tutti allo stesso modo, si tratti di cristiani nominali o di musulmani, e di seguire il consiglio della Bibbia: “Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini”. (Rom. 12:18) In un’occasione i membri della Lega cattolica maronita andarono da un Testimone per convincere lui e i suoi figli a far parte del comitato di vigilanza e a offrire 300 sterline libanesi per le munizioni.

Il Testimone disse loro: “Non posso aver niente a che fare con la guerra. E poi la vostra non è la guerra di Dio. Infatti, presto Dio porrà fine a tutti gli uomini con le loro armi e stabilirà un sistema pacifico sotto il dominio di Cristo”. In seguito, quando nella zona le condizioni migliorarono, il Testimone notò che la sua posizione decisa e neutrale gli aveva fatto conquistare il rispetto dei vicini.

Questo atteggiamento neutrale ha protetto più volte i testimoni di Geova. In molti casi è bastato dimostrare che si era testimoni di Geova per salvarsi. Un fratello fece vedere la cartolina che portava sempre con sé in cui era indicato il suo rifiuto delle trasfusioni di sangue, ed ebbe salva la vita. Anche un altro fratello evitò la morte ripetendo un discorso di esercitazione che aveva già pronunciato nella Scuola Teocratica; il gruppo di uomini che volevano ucciderlo si convinsero in tal modo che egli era un Testimone. In molti casi i testimoni di Geova si sono salvati grazie alla loro condotta cristiana.

Per citare un altro esempio, una sera un Testimone offrì un passaggio a un compagno di lavoro musulmano. Furono fermati da uomini armati che volevano uccidere il Testimone perché era cristiano. Ma il compagno musulmano lo difese, spiegando: “Lui è diverso dagli altri che si chiamano cristiani. È neutrale. Non si immischia nella politica”.

Dato che gli uomini non volevano ascoltarlo, il musulmano disse: “Se non ci lasciate andare, dovrete ucciderci tutt’e due”. Per la sua sincera supplica entrambi furono lasciati liberi.

Un altro Testimone narra che non aveva niente da mangiare in casa, e non era sicuro avventurarsi fuori perché c’erano uomini armati dappertutto. Ma poi arrivò a casa sua un ragazzo musulmano di un villaggio vicino. “I miei genitori”, disse, “vi mandano questo pane. E di qualsiasi altra cosa abbiate bisogno, ditecelo. Siamo pronti a procurarvelo”.

LA FAMA DEI TESTIMONI SI ESTENDE

Nella parte settentrionale del paese c’è un villaggio “cristiano” circondato da villaggi musulmani. In questo villaggio ci sono due congregazioni di testimoni di Geova. Quando i musulmani attaccarono il villaggio e giunsero alla casa dov’erano radunati i testimoni, si sentirono dire: “Siamo testimoni di Geova. Non abbiamo armi e siamo completamente neutrali. Ecco le nostre case, fatene quello che ritenete opportuno”. Gli uomini armati rimasero sorpresi e promisero di non far loro alcun male.

In un altro villaggio, perfino il sacerdote cattolico si era armato di mitra. I Testimoni furono oggetto di forti pressioni perché rinunciassero alla neutralità e si armassero in previsione di un attacco. Al loro rifiuto, un esponente della destra disse: “Quando questa guerra sarà finita ci occuperemo di voi!” Ma cosa accadde quando cominciò l’attacco il 20 gennaio 1976?

I regolari difensori del villaggio fuggirono. Il sacerdote gettò via l’arma e si nascose. Altri abitanti del villaggio che si erano armati cercarono di nascondere le armi; altri ancora le gettarono via. Un esponente della destra voleva dare il suo fucile a un Testimone e gli disse: “Si sa che i testimoni di Geova non tengono armi”.

Inoltre, molti si rifugiarono nelle case dei Testimoni. In una di queste case si erano radunate più di 60 persone! Dopo che un Testimone ebbe detto una preghiera per chiedere la protezione di Geova, la figlia di un esponente politico osservò: “Ora mi sento tranquilla, poiché Geova è l’Iddio che può proteggere”. Sebbene uomini armati entrassero nella casa e rubassero alcuni oggetti di valore, non fu fatto del male a nessuno.

Nella casa di un altro Testimone erano radunate una cinquantina di persone. Il sorvegliante dei testimoni di Geova che presiedeva in quella zona riferisce: “Udii un vicino musulmano dire agli uomini armati: ‘Non toccate questa casa. Sono studenti biblici, sono diversi dagli altri’. Ma in seguito gli uomini armati si presentarono. Avevo lasciato aperte tutte le porte di proposito, così quando arrivarono risposi prontamente e li invitai a entrare. Parlai con gentilezza ma senza esitare, spiegando che eravamo testimoni di Geova. Non avendo trovato armi, se ne andarono”. Tutte le case del vicinato furono saccheggiate eccetto quella.

Nella città di Tripoli, nel nord, gli scontri tra fazioni avversarie furono molto violenti. Centinaia di case e negozi furono saccheggiati e bruciati. Per i cristiani era particolarmente pericoloso uscire, così un vicino musulmano disse a un Testimone: “Questa gente non sa che siete testimoni di Geova. Quindi diteci di che cosa avete bisogno e noi ve lo procureremo”.

IN PERICOLO IL PERSONALE DELLA FILIALE

Al principio della guerra civile la filiale dei testimoni di Geova si trovava in un quartiere musulmano di Beirut. Prima di trasferirsi in un posto più sicuro fuori città, il personale della filiale ebbe alcune esperienze paurose. Il 6 febbraio 1976 uno del personale descrisse la situazione così:

“Per circa un mese non andammo neppure a letto nelle nostre stanze. Quando era ora di andare a dormire mettevamo i materassi nel piccolo ingresso, perché era la stanza più sicura della casa. Ci rannicchiavamo tutti lì e dormivamo vestiti, dato che non si sapeva mai cosa sarebbe accaduto durante la notte. Quando quella fase dei combattimenti cessò, gli uomini della destra tentarono di impadronirsi degli edifici strategici nella parte della città dove abitavamo.

“Poi cominciarono i combattimenti nelle strade, da una strada all’altra e da una casa all’altra. Pareva che gli uomini della destra venissero su per la strada davanti a noi e quelli della sinistra dietro a noi, per cui decidemmo di sgombrare. Tuttavia non era possibile uscire completamente dalla zona, ma c’erano case più sicure, per cui andammo da un Testimone che abitava nella stessa strada a oltre un chilometro e mezzo da noi. Stemmo lì due settimane e quindi potemmo tornare a casa nostra”.

Ci fu una notte particolarmente agitata per il personale della filiale. Fu quando venne incendiato il principale centro commerciale di Beirut, e intendevano distruggere anche il quartiere attorno alla filiale. Ecco alcuni particolari forniti dai Testimoni che erano nella filiale:

“Verso le 22,30 una raffica di mitragliatrice proprio di fronte a casa ci fece sussultare. Guardando dalla veranda, due membri della famiglia videro cinque o sei uomini armati uscire dall’albergo proprio di fronte a noi; poi, all’improvviso, una forte esplosione. Che fracasso quando le finestre e le porte a vetri di sette piani caddero in frantumi davanti a noi!

“Poi fu appiccato il fuoco a un negozio dopo l’altro, e uomini armati su automezzi andavano su e giù versando benzina sulle fiamme, per esser certi che i negozi bruciassero. Sparavano su chiunque tentasse di spegnere l’incendio. Le fiamme arrossavano il cielo notturno.

“Mentre guardavamo le fiamme da una camera da letto sul retro, un’altra esplosione ci fece sobbalzare. Corremmo sul davanti della casa e vedemmo che era esplosa una bomba in una drogheria nel nostro edificio. Anche il nostro palazzo era in fiamme! La cosa più allarmante era un deposito di gas nell’edificio. Se le fiamme lo raggiungevano, probabilmente sarebbe saltato in aria sia il nostro edificio che quello accanto. Tutti coloro che abitavano nella strada cooperarono e riuscimmo a spegnere il fuoco prima che facesse molti danni”.

ADUNANZE CRISTIANE E PREDICAZIONE

Per tutto il periodo delle violenze si continuò ad aver cura degli interessi del Regno. Le congregazioni tennero le adunanze in gruppi, piccoli o grandi, secondo le circostanze nella zona in un dato momento. Si tennero perfino assemblee di circoscrizione e di distretto! Durante le adunanze non era insolito sentire nelle vicinanze il fuoco dell’artiglieria e l’esplosione delle granate. In certi momenti l’oratore doveva soffermarsi un po’ e lasciare che il rumore dei combattimenti si affievolisse abbastanza da potersi fare sentire.

I fratelli continuarono a dare testimonianza di casa in casa tutte le volte che era possibile, e fecero molta predicazione occasionale della buona notizia. Molti ascoltarono volentieri il messaggio, mentre altri erano così preoccupati a salvare la pelle e a mettersi al sicuro che era difficile far entrare nella loro mente la speranza del Regno.

LA SITUAZIONE ATTUALE E IL FUTURO

Sono passati quattro anni e mezzo dall’inizio della guerra civile, e la situazione non è ancora tranquilla. C’è un esercito arabo per mantenere la pace nella maggior parte del Libano e un contingente delle Nazioni Unite nei territori meridionali del paese. In alcune zone si verificano ancora violenti scontri e a volte il fuoco di sbarramento delle artiglierie è intenso. Nel dicembre del 1978, raffiche di mitragliatrici ed esplosioni di granate echeggiavano ancora in tutta la zona dove si trova la filiale. Nell’autunno del 1978, in un periodo di 12 giorni, la famiglia dovette stare otto giorni in un rifugio nel seminterrato dell’edificio mentre 200 granate e razzi cadevano nelle immediate vicinanze. I fratelli di altre zone se la sono passata molto peggio.

Il futuro politico e sociale di questo tormentato paese è incerto. Ma è certo che Geova continuerà a far compiere la predicazione della buona notizia in Libano e in Siria finché la “grande tribolazione” introdurrà il suo pacifico nuovo sistema di cose. I fratelli di questi paesi pregano Geova di continuare a servirsi di loro in quest’opera finché non sia portata a termine.

[Cartina a pagina 165]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Libano e Siria

TURCHIA

IRAQ

MARE MEDITERRANEO

Aleppo

Latakia

Homs

DAMASCO

M. HERMON

LIBANO

Tripoli

BEIRUT

Sidone

Tiro

ISRAELE

GIORDANIA

SIRIA

[Immagine a pagina 172]

Il fratello Macmillan (al centro), della sede centrale di Brooklyn, battezzò Salim Karam (a sinistra) e Hanna Shammas, un dentista di Tripoli

[Immagine a pagina 176]

La verità del Regno fu portata in zone remote per mezzo di questa macchina dotata di altoparlanti

[Immagine a pagina 204]

Testimoni durante una tregua in una strada di un sobborgo di Beirut devastato dalla guerra