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Zimbabwe

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OSSERVATE il risguardo all’inizio di questo Annuario. Scorrete col dito fino alla parte meridionale del continente africano. Vi troverete un piccolo paese senza sbocchi sul mare chiamato Zimbabwe (ex Rhodesia Meridionale e Rhodesia). È delimitato dai fiumi Limpopo e Zambesi. Confina a nord con la Zambia, a est col Mozambico, a sud con il Sudafrica e a ovest con il Botswana.

“Zimbabwe” è il nome con cui viene designato un insieme di antiche rovine che si trovano nel paese; la maggior parte delle costruzioni originali furono fatte con pietre senza uso di calce, un’impresa davvero abile. Secondo la spiegazione di alcuni, questo nome significa “luogo di pietra” o “case venerate”. Secondo altri significa “corte o gran dimora di un capo”. Qualunque sia l’esatto significato, si riferisce a costruzioni in pietra piuttosto imponenti, a testimonianza di una società un tempo prospera. E ora è il nome ufficiale di tutto il paese.

Sul piano politico questo paese, in linea di massima, è stato tranquillo. L’ovvia eccezione è stata una guerra vera e propria durata quasi un decennio, durante gli anni ’70. Fu una guerra combattuta per mandare la maggioranza al potere. Dal principio degli anni ’20 fino al 1965 il paese fu una colonia britannica autonoma, governata da una minoranza bianca. Poi nel 1965, avendo la Gran Bretagna rifiutato di concedere l’indipendenza senza un governo di maggioranza, il governo dichiarò unilateralmente la propria indipendenza. I semi del malcontento cominciarono a germogliare e a crescere finché ci fu una ribellione contro il governo di minoranza, ribellione che sfociò in guerra a oltranza e che terminò solo nel 1980. Fu quell’anno che nel paese si votò per la prima volta per un governo di maggioranza. Con esso il paese ricevette il suo nuovo nome, “Zimbabwe”.

RISORSE NATURALI

In fatto di clima, lo Zimbabwe ha tutto quello che si potrebbe desiderare e anche di più; piogge fresche e ristoratrici d’estate, giornate calde e solatie d’inverno. E la temperatura? Quasi ideale praticamente in tutte le parti del paese. Nella capitale, Harare (già Salisbury), la temperatura massima media è di 28 gradi centigradi d’estate e di 18 gradi d’inverno.

Questo bel clima ha favorito lo sviluppo agricolo del paese, che ha quasi tutto. Cosa stuzzica di più le vostre papille gustative? I succosi, dolci frutti dei tropici, come banane, papaie e manghi? Li abbiamo. O preferite frutti più rinfrescanti come mele, pere, pesche o nocepesche? Lo Zimbabwe ha anche questi.

In quanto alla bellezza del paesaggio, a ovest ci sono le famose cascate Vittoria, una delle sette meraviglie del mondo moderno. A est ci sono le belle regioni montuose chiamate ‘Altipiani Orientali’. In mezzo, sparsi nelle varie parti del paese, ci sono parchi naturali ricchi di fauna selvatica.

Ma anche se ci sono molte cose che attirano l’occhio, quello che vogliamo veramente dirvi riguarda qualcosa di molto più desiderabile. Ha relazione con le cose menzionate da Geova per mezzo del profeta Aggeo (2:7), “le cose desiderabili di tutte le nazioni”. Sì, abbiamo queste “cose desiderabili” anche nello Zimbabwe: si tratta di persone che accettano la vera adorazione. Ma come fanno a esserci?

I PRIMI SEGNI DI INTERESSE

È molto difficile stabilire esattamente quando il messaggio del Regno di Dio giunse per la prima volta in questo paese. Dalle registrazioni, comunque, risulta che nel 1910 circolava già molta letteratura della Società in lingua inglese nel Malawi (già Niassa) a nord, e anche in Sudafrica. Come minimo all’inizio degli anni ’20 il messaggio contenuto in questa letteratura si stava diffondendo nello Zimbabwe (già Rhodesia Meridionale) per mezzo di predicatori itineranti. Da questi piccoli inizi cominciarono a formarsi gruppi di studio in vari centri, da Mutare sul confine mozambicano a Hwange, un grosso centro minerario vicino alle cascate Vittoria a ovest.

Uno di quelli che conobbe la verità in quei primi tempi fu Hamilton K. Maseko, che serve ancora fedelmente come anziano a Pretoria, nel Sudafrica. Egli dice: “Nel 1924 mi recai dal Niassa a Bulawayo, dove cominciai ad associarmi con gli Studenti Biblici. Quello che studiavano era logico e mi permise di capire le promesse della Bibbia”. Rimase lì due anni dopo di che andò nel Sudafrica.

Un altro che fu tra i primi predicatori della verità di Dio nello Zimbabwe fu Nason Mukaronda. Sembra infatti che sia stato il primo a essere battezzato in questo paese. Ciò avveniva nel 1924. Intraprese il servizio continuo nel 1947, divenne sorvegliante di circoscrizione nel 1948 e a 82 anni è ancora un pioniere speciale pieno di vigore.

L’OPERA SI SVILUPPA SEPARATAMENTE

A motivo delle circostanze esistenti in questo paese, l’interesse per il messaggio del Regno si sviluppò lungo due fronti, secondo le razze. Consideriamo prima il progresso fra coloro che parlavano le lingue africane.

Pare che il 1924 sia stato l’anno in cui la verità cominciò veramente a mettere radice. Fu allora che Nathan Muchinguri conobbe la verità, nei Distretti Orientali. Egli dice: “A portarci la verità furono due uomini del Niassa. Non solo ci insegnarono le verità dottrinali, ma dissero pure che se volevamo essere servitori di Dio dovevamo essere puri sia nel cuore che nel modo di agire”. Fu battezzato quell’anno e fu il primo che la Società usò per tradurre letteratura biblica in cishona, la lingua parlata dalla maggior parte della popolazione.

Due altri che ebbero una parte notevole in quei giorni furono Wilson Stima e Robin Manyochi. Il fratello Stima cominciò a interessarsi della verità in Malawi nel 1925. Venne poi nello Zimbabwe e si stabilì a Mutare dove si rese molto utile al gruppo che vi era stato appena formato. Si trasferì in seguito a Bulawayo e nel 1948 divenne uno dei primi pionieri. Il fratello Stima, che ora ha 76 anni, serve come pioniere speciale dal 1955.

L’altro fratello, Robin Manyochi, iniziò la sua carriera teocratica nel 1929 a Bulawayo, la seconda città dello Zimbabwe per grandezza. Tuttavia fu battezzato a Salisbury (oggi Harare) nel 1932. Poco dopo il suo arrivo ad Harare si mise in contatto con Willie Kuchocha e alcuni altri che formavano la sola congregazione della zona.

Presto però si resero conto che non tutti i componenti della congregazione erano veri testimoni di Geova. Ma lasciamo che sia il fratello Manyochi a narrare ciò che accadde:

“Nel 1932 ricevemmo una lettera dall’ufficio di Città del Capo dove era detto che dovevamo predicare di casa in casa; fino a quel momento non l’avevamo fatto. Di tutti i componenti della congregazione, solo il fratello Kaunda, sua moglie, Willie Kuchocha ed io ritenemmo di dover seguire le istruzioni. Per questo, però, fummo espulsi dalla congregazione. Ma in seguito altri si resero conto che l’opera di casa in casa era scritturale e cominciarono a compierla insieme a noi. Che dire di quelli che si erano opposti a questo modo di predicare? In seguito, nel 1933, le autorità, allarmate dalla crescente attività, deportarono l’ex sorvegliante e il suo assistente, pensando che fossero ancora i ‘caporioni’ della congregazione”.

Nei primi anni che era nella verità il fratello Manyochi ebbe molte interessanti esperienze. Una volta fu portato davanti al locale commissario distrettuale a causa dell’opera di predicazione che svolgeva. Quando gli fu chiesto dove aveva imparato queste cose, disse al commissario distrettuale: “Dalla Bibbia, il libro che voi ci avete portato in Africa. Sto solo spiegando alla gente quello che ho imparato dalla Bibbia”.

Robin Manyochi ha ora 85 anni. Lui e la moglie Rosie sono ancora pionieri speciali, dopo avere svolto per diversi anni l’opera di circoscrizione. È interessante leggere il rapporto fatto di recente da un sorvegliante di circoscrizione sul fratello Manyochi. Il rapporto dice: “Questo fratello avanti negli anni sta facendo un lavoro meraviglioso. Ha molti studi biblici. La maggioranza dei proclamatori fa assegnamento su di lui”.

INIZIO DELL’OPERA NEL CAMPO DI LINGUA INGLESE

Passiamo ora al campo di lingua inglese. Curiosamente, i semi della verità cominciarono a essere piantati verso la stessa epoca che nel campo delle lingue locali, sia pure da fonti diverse. L’opera ebbe inizio nel 1921 quando tre fratelli della filiale sudafricana di Città del Capo, cioè Henry Ancketill, P. J. deJager e P. Williams, fecero un breve viaggio in questo paese e pronunciarono discorsi a Bulawayo e Salisbury. Furono seguiti nel 1924 e nel 1925 da altri, soprattutto allo scopo di stabilire legalmente l’opera, ma senza risultato.

Questi Testimoni di lingua inglese potevano fare ben poco, perché era loro vietato avere contatti con gli africani, i quali costituivano la stragrande maggioranza della popolazione. Comunque i semi della verità venivano seminati.

Un luogo dove questi semi della verità del Regno misero veramente radice fu un grande ranch di oltre 600.000 ettari in un remoto angolo del paese, dove lavorava Jack McLuckie. Questo avveniva nel 1928. Dorell, la moglie di Jack, era in Sudafrica a quell’epoca, e fu lì che venne a contatto col messaggio del Regno per mezzo di Bert, il fratello di Jack. Come risultato, Jack ricevette i sette volumi degli Studi sulle Scritture.

A Jack piacquero così tanto che volle immediatamente trasmettere questa buona notizia ai suoi amici, ma non fu facile. Il più vicino ufficio postale si trovava a 90 chilometri, e le famiglie erano poche e molto distanti le une dalle altre. Gli unici mezzi di trasporto erano il mulo o il carro trainato da buoi. Imperterrito, Jack scrisse chiedendo opuscoli da distribuire. Ai trattenimenti nella fattoria, lui non perdeva mai occasione di dare testimonianza riguardo al Regno. Infatti Jack, suo fratello Bert (chiamati affettuosamente “Zio Jack” e “Zio Bertie”) e le loro famiglie divennero così zelanti che in tutta la parte meridionale del paese la verità finì per essere conosciuta col nome di “religione dei McLuckie”.

GLI ANNI ’30

Sempre decisa a fare in modo che il messaggio del Regno mettesse fermamente radice fra tutte le razze, nel 1932 la filiale sudafricana mandò quattro pionieri, uno dei quali era Robert Nisbet, ora in Australia. Il loro non fu un viaggio esente da difficoltà. Questi pionieri erano nel paese solo da dieci giorni quando furono convocati presso la Sezione Indagini Penali. Qualche giorno dopo ricevettero l’ordine di lasciare il paese entro 48 ore e fu detto loro che non c’era possibilità di appello. Ciò nondimeno si appellarono e, come riferì il fratello Nisbet, “ci fu permesso di rimanere sei mesi purché non lavorassimo tra gli africani”. Sembra che questa fosse la grande paura delle autorità a quell’epoca.

Non si ebbero grandi risultati da quella visita del 1932. Nel 1938 comunque fu fatto un altro viaggio che portò più frutto. A questo punto c’erano abbastanza proclamatori per formare la prima congregazione di lingua inglese.

SI COMINCIA A SUPERARE LA BARRIERA DELLO SVILUPPO SU DUE FRONTI

Frattanto era apparso sulla scena qualcuno che avrebbe fatto molto per porre l’opera su basi più sicure, specie nella zona di Bulawayo. Si trattava di Willie McGregor, il quale, pur a 80 anni di età, serve come anziano in una congregazione di Bulawayo. Il fratello McGregor, battezzato in Scozia nel 1924, quando venne nello Zimbabwe nel 1929 era un giovane impiegato di banca. Nel 1933 si stabilì a Bulawayo, dove fu di grande aiuto per i fratelli durante alcuni anni piuttosto difficili.

Ricordate che in tutti quegli anni il governo aveva continuamente messo i bastoni fra le ruote ai Testimoni, specie in relazione ai fratelli africani. Robert Nisbet disse: “L’opposizione sia da parte del governo che di molti rhodesiani bianchi era stata, a dir poco, schiacciante”. I nemici esercitarono uno sforzo costante per impedire che il messaggio del Regno si diffondesse nelle lingue locali.

Sulla base di questi fatti, è interessante apprendere qualcosa sul primo Studio Torre di Guardia interrazziale organizzato nel paese. Fu condotto per mezzo di due traduttori. Ma lasciamo che sia Willie McGregor a narrarcelo:

“Lo studio era in corso da una mezz’ora quando vedemmo avvicinarsi 12-15 poliziotti a cavallo. La cosa provocò un certo nervosismo. Invitai i fratelli a continuare lo studio come avevamo fatto fino a quel momento. Giunti sul posto, i poliziotti accerchiarono i presenti (lo studio si teneva all’aperto sotto un albero) rimanendo a una certa distanza, ma a portata d’orecchio e con le teste dei cavalli girate verso di noi. I poliziotti rimasero fino alla preghiera conclusiva dopo di che, a un segnale, voltarono i cavalli e si allontanarono”. Non ci furono né arresti né interferenze. Si stava aprendo un varco nella barriera dello sviluppo su due fronti? Piccolo davvero, ma era l’inizio.

PROCESSI PER STABILIRE LA BUONA NOTIZIA

Non essendo riuscite a impedire che la verità mettesse ferme radici nello Zimbabwe, le autorità cominciarono a fare opposizione su un nuovo fronte. Infatti, nel 1936 ebbe inizio un decennio di persecuzioni ufficiali fra le più intense nella storia dell’opera in questo paese.

Quell’anno il governo emanò una legge sulla sedizione (Sedition Act) e dichiarò sediziose 14 pubblicazioni della Società. Come conseguenza, nel 1937 ci fu una causa che costituì un precedente giuridico. Ecco come Willie McGregor descrive ciò che accadde:

“Fu presentato ricorso contro la decisione del magistrato di Bulawayo che aveva ritenuto sediziose le pubblicazioni, e l’Alta Corte di giustizia di Bulawayo ritenne che le pubblicazioni non fossero sediziose in base alla legge sulla sedizione”. Deciso a far cessare la distribuzione della nostra letteratura biblica, il governo di quel tempo “ricorse allora contro questa decisione presso la Sezione d’Appello di Bloemfontein, in Sudafrica. Nel marzo del 1938 quella corte confermò la sentenza dell’Alta Corte di Bulawayo, cioè che la letteratura non era sediziosa e respinse l’appello con la condanna alle spese”.

Da questa causa risultò un’ottima testimonianza. Il Bulawayo Chronicle riportò per intero la sentenza della corte. George Phillips, dell’ufficio della Società a Città del Capo, era seduto accanto al legale della Società in tribunale e lo aveva aiutato a trovare scritture appropriate e a spiegare brani tratti dalle pubblicazioni che erano state dichiarate sediziose. L’avvocato della Società, fra parentesi, era Hugh Beadle, che in seguito divenne presidente della Corte di Cassazione della Rhodesia (Zimbabwe).

L’OPPOSIZIONE SI INTENSIFICA

Nel 1939 gli oppositori lanciarono una campagna più intensa per soffocare le attività del gruppo di zelanti Testimoni che stava crescendo, ma che era pur sempre esiguo. A quel tempo c’erano 477 proclamatori nel paese, 16 dei quali erano bianchi. Era contro questi ultimi che era particolarmente diretta l’opposizione.

Quello stesso anno si trasferì nello Zimbabwe una famiglia, e questo trasferimento avrebbe avuto un profondo effetto sull’opera del Regno negli anni successivi. Era la famiglia di Bert McLuckie, fratello di Jack, formata da sua moglie Carmen e dai loro figli. Ancor oggi, a 85 anni, Bert McLuckie è noto per i suoi infocati discorsi e per il suo instancabile zelo per Geova. Questo zelo fece avere a lui e alla sua famiglia molte interessanti ed entusiasmanti esperienze, come vedremo.

Nel 1940 le attività del popolo di Geova furono oggetto di molto interesse e dibattiti, specie fra i capi religiosi. I giornali pubblicarono lettere miranti a gettare il discredito sull’opera di Geova. Per neutralizzare questa campagna denigratoria, l’ufficio della Società a Città del Capo stampò un volantino intitolato Intolleranza religiosa nella Rhodesia Meridionale (inglese). Era indirizzato “A tutti i rhodesiani che amano l’ordine”. Il volantino fu consegnato in ogni casa, ufficio e luogo di lavoro di Bulawayo e provincia.

Poi nel novembre del 1940 il governo approfittò dell’isterismo della guerra e vietò l’importazione e la distribuzione di tutta la letteratura della Società. Il gruppetto di fratelli, fra cui c’erano uomini zelanti come Jack e Bert McLuckie e Willie McGregor, decise di contestare la validità di questa restrizione. Così cominciarono a distribuire la letteratura. Fu allora che cominciarono i fuochi d’artificio! La polizia effettuò alcuni arresti a cui seguirono i processi. All’inizio la maggioranza delle cause venne respinta. Ma presto le cose cambiarono.

Un episodio interessante si verificò quando sia Bert che Jack McLuckie si trovarono in tribunale. Jack era uno di quei tipi a cui non andava l’idea di cavarsela per motivi tecnici. Preferiva andare in prigione. Vi divertirà sentir raccontare da Bert quanto accadde:

“Ebbi il permesso di interrogare i testimoni a carico di Jack. Dato che c’è una forte somiglianza fra noi, chiesi ai testimoni se potevano giurare che era stato Jack ad avvicinarli e non io. Avendo essi ammesso che non ne erano sicuri, la causa fu archiviata, con gran dispiacere di Jack”.

In quei giorni parecchi fratelli finirono in prigione, alcuni per avere distribuito letteratura vietata e altri per il problema della neutralità cristiana. Fra questi c’era Willie McGregor. Il fratello McGregor, che a quell’epoca era un funzionario di banca, fu licenziato. Del periodo che trascorse in prigione dice: “Ero il solo detenuto della prigione europea costretto a lavorare. Sebbene altri fossero condannati per omicidio, rapina e altri reati violenti, giocavano a scacchi e a domino e leggevano libri per passare il tempo mentre io dovevo verniciare le tubature e le parti in legno fuori dell’edificio”.

VENTI DI CAMBIAMENTO NEGLI ANNI ’40

Nella prima parte di questo decennio l’atteggiamento ufficiale verso l’opera del Regno cambiò di poco. Nel 1942 (l’anno in cui Bert McLuckie trascorse altri quattro mesi e mezzo in carcere) i fratelli presero brani dell’Annuario e stamparono un opuscolo intitolato I testimoni di Geova: Chi sono? Qual è la loro opera? (inglese). Seguirono altri arresti! Il fatto che nell’opuscolo non ci fosse il nome dell’editore non fece nessuna differenza. Fra gli arrestati c’erano Willie McGregor e Gerry Arsenis, un fratello greco di Salisbury (l’Harare di oggi) battezzato da poco.

A poco a poco però la situazione cambiò. Cominciarono a vedersi i segni di un atteggiamento più mite. In una lunga lettera al Bulawayo Chronicle una donna scrisse: “Lo stesso McLuckie è venuto a casa nostra. È arrivato molto tranquillamente, con una Bibbia in mano, e quando ho aperto la porta mi ha detto con gentilezza: ‘Ho un messaggio per lei, le piacerebbe sentirlo?’ Con tono acceso ho replicato: ‘Non avete ancora imparato la lezione?’ Al che ha risposto: ‘Cosa intende dire? Si riferisce al fatto che siamo stati in carcere?’ ‘Sì’, e ho chiamato mio marito perché se ne occupasse lui. Che si poteva fare; era così gentile, con la Bibbia in mano, il padrone di casa non poteva mandarlo via a calci e neppure chiamare la polizia; non c’era nulla nel suo comportamento di cui potessimo lamentarci. Ci ha disorientati e se n’è andato così tranquillamente com’era venuto”.

Per tutti gli anni della seconda guerra mondiale il numero dei proclamatori continuò ad aumentare, raggiungendo nel 1943 la cifra di 1.090. L’anno seguente, nonostante l’opera non fosse libera, furono organizzate due assemblee per i fratelli che parlavano le lingue locali e una piccola per la congregazione di lingua inglese. Il totale di 1.101 presenti a queste tre assemblee ci aiuta a capire che durante tutto il tempo in cui i fratelli bianchi avevano tali difficoltà, i Testimoni africani erano ancora molto attivi.

TOLTE LE RESTRIZIONI

Nel 1946 il governo decise di togliere le restrizioni che erano state poste sull’importazione e sulla distribuzione della letteratura della Società, cosa che rallegrò moltissimo i fratelli. Era tuttavia necessario molto addestramento nel servizio di casa in casa. A questo punto anche nel campo bisognava impartire una maggiore direttiva. Un notevole passo avanti per soddisfare questo bisogno fu fatto il 1° luglio 1947, quando fu affidato a Bert McLuckie il compito di aprire un deposito a Bulawayo per conto della Società, su istruzione della filiale sudafricana.

INIZIA L’OPERA DI PIONIERE

Finora si è detto pochissimo dell’opera di pioniere. Questa fase del servizio ebbe inizio effettivamente nel 1947. Prima c’erano solo due o tre pionieri nel campo, e certi anni neanche uno. Poi nel 1947 avemmo tre pionieri, due dei quali furono Nason Mukaronda e Robin Manyochi.

Da quel momento in poi l’opera di pioniere si sviluppò rapidamente. Nel 1949 avemmo una media di 114 pionieri, ma nel 1950 il numero salì a 292, un aumento del 156 per cento. Nel 1949 avemmo anche il nostro primo pioniere speciale, Zachariah Noah. Qualcosa cominciava dunque a muoversi.

ORGANIZZATI PER L’OPERA DA COMPIERE

Fino a quel momento l’opera in questo paese era stata diretta dalla filiale sudafricana. Ma nel 1948 ci fu un cambiamento che ebbe effetti di vasta portata. Nel gennaio di quell’anno arrivò il nostro primo diplomato della Scuola di Galaad, a cui l’Annuario fece riferimento come a un “dono di Galaad”. Si trattava di Eric Cooke. Poco dopo il suo arrivo ricevemmo anche una visita dai fratelli N. H. Knorr ed M. G. Henschel. La loro visita significò un altro grande passo avanti per migliorare la direttiva e l’organizzazione delle congregazioni. Questo fu possibile con l’istituzione di una filiale che venne aperta il 1° settembre 1948 e di cui fu nominato sorvegliante Eric Cooke.

Era chiaro che ci voleva una più attenta sorveglianza nel campo. Ora i proclamatori erano più di 3.500 ed erano raggruppati in 117 congregazioni. Nel 1948 queste congregazioni furono dunque suddivise in cinque circoscrizioni. Si può immaginare il lavoro che dovevano fare i nostri sorveglianti di circoscrizione: cinque, in un paese con una superficie di circa mille chilometri quadrati. Viaggiavano un po’ in treno e in autobus, ma soprattutto in bicicletta. Era comunque un inizio.

ALTRI AIUTI DA GALAAD

Ricorderete che, in tutto questo tempo, l’opera era stata ostacolata per il fatto che i fratelli europei non potevano lavorare nelle zone africane. Anzi, ai fratelli bianchi era vietato entrare in quelle che allora erano chiamate Native Reserves (le aree riservate agli africani) sia pure per scopi di supervisione. Questa era la situazione quando nel febbraio del 1949 arrivarono quattro diplomati della decima classe di Galaad. Erano George e Ruby Bradley, Myrtle Taylor e Phyllis Kite. In seguito Eric Cooke e Myrtle Taylor si sposarono e ora servono come missionari in Sudafrica.

I quattro nuovi missionari ricevettero il permesso di soggiorno, ma solo per un periodo di prova. Perché? Perché, secondo un funzionario dell’ufficio immigrazione, i testimoni di Geova erano ancora “in discredito”. Tuttavia, dopo aver lavorato per diversi mesi fra i bianchi di Bulawayo, Eric Cooke fu convocato presso l’ufficio immigrazione e gli fu detto che il periodo di prova era terminato. Fu concesso un permesso di residenza permanente a tutt’e quattro, una vittoria che avrebbe aperto la strada per l’ingresso nel paese di altri diplomati di Galaad negli anni avvenire!

AUMENTI

Anche se non vennero tolte le restrizioni che impedivano ai bianchi di lavorare nelle aree riservate agli africani, questa vittoria contribuì molto a stabilire su basi più solide l’opera del Regno nelle aree di lingua inglese. Per esempio, a Bulawayo, dove furono aperte la prima filiale e casa missionaria, la congregazione inglese ebbe nel 1949 un aumento del 54 per cento nel numero dei proclamatori.

La prima pioniera locale che frequentò la Scuola di Galaad, Doreen Kilgour, veniva da questa congregazione. Si diplomò nel 1956 e, dopo essere stata per alcuni anni qui nello Zimbabwe, fu trasferita in Sudafrica dove compì l’opera missionaria fino al febbraio del 1983. Quell’anno tornò qui per prendersi cura della madre anziana. Essa continua a dare un ottimo esempio come pioniera speciale.

In questo periodo ci fu un rapido aumento. Nei tre anni dal 1948 al 1951 il massimo dei proclamatori salì da 4.232 a 9.088; le congregazioni aumentarono da 117 a 191 e le circoscrizioni da cinque a sette. Nell’anno di servizio 1951 ci fu un aumento del 37 per cento nel numero medio dei proclamatori.

UN AIUTO INASPETTATO

Soffermiamoci per un attimo sui sentimenti che molti nutrivano nei confronti dei testimoni di Geova, in quanto dubitavano dei loro motivi. Questo è illustrato dall’esperienza avuta da George Bradley a Salisbury nel mese di giugno del 1950, dopo che la filiale e la casa missionaria erano state trasferite nella capitale.

Mentre era impegnato nell’opera stradale, il fratello Bradley fu avvicinato da un uomo ben vestito il quale appariva piuttosto meravigliato di vedere La Torre di Guardia e Svegliatevi! mostrate così apertamente. L’uomo chiese: “Non è roba comunista?” Quando gli fu assicurato che non lo era, disse: “Ebbene, sono Dendy-Young, un parlamentare, e devo ammettere che non so praticamente nulla della vostra opera”. Prese due riviste e chiese di essere visitato nel suo ufficio il giorno dopo.

Durante quel colloquio Dendy-Young disse che le riviste erano del tutto innocue e chiese una lettera in cui fossero chiaramente esposti i motivi e gli scopi della nostra opera. Perché questa richiesta? Perché il Parlamento avrebbe discusso il disegno di legge sulle attività sovversive e aveva l’impressione che in relazione ad esso si sarebbe parlato dei testimoni di Geova. Voleva leggere in Parlamento una lettera che esponesse i fatti. Mantenne la parola e lesse l’intera lettera.

Quel disegno di legge divenne infine un decreto, ma non è mai stato applicato all’opera dei testimoni di Geova.

PROBLEMI DI IMPORTAZIONE

Un’importante battaglia combattuta al principio degli anni ’50 riguardava l’importazione di letteratura biblica nel paese. Da quando era stato aperto un deposito nel 1947, i permessi di importazione erano concessi annualmente per una quota limitata di dollari americani. Così quando al principio del 1950 facemmo la domanda ci aspettavamo la stessa cosa. Con nostra grande sorpresa la richiesta fu respinta. Allorché la filiale fece la domanda precisando che si sarebbe trattato di letteratura regalata, questa pure venne respinta. Che dovevamo fare?

La sola cosa da fare era di continuare a presentare la domanda, nella speranza che le autorità si addolcissero e ci lasciassero importare la letteratura. Finalmente, nell’agosto del 1951, fu concordato che potevamo importare letteratura purché si trattasse di un dono. In tal modo non sarebbe uscita valuta straniera dal paese, e le risorse estere del governo non ne avrebbero sofferto.

La prima licenza che ci fu concessa in base a questo accordo era per il valore di 11.200 dollari. Pensammo si trattasse di uno sbaglio. Così decidemmo di approfittarne per timore che non ce ne venisse concessa una seconda. Tenendo presente questo fatto facemmo un’ordinazione per l’intero ammontare, ordinazione che includeva 32.000 copie del libro Cosa ha fatto la religione per il genere umano? (inglese). Siamo lieti che questa sia stata un’ottima pubblicazione di studio biblico perché abbiamo continuato a offrire le copie di quell’ordinazione originale fino al 1975, cioè 24 anni dopo!

MEGLIO ORGANIZZATI PER SODDISFARE I BISOGNI

Gli anni che seguirono l’apertura della filiale nel 1948 furono anni di rapidissimo aumento. Le cifre possono essere aride, ma a volte parlano da sé. Per esempio, nel 1949 avemmo cinque assemblee di circoscrizione con un totale di 7.415 presenti e 647 battezzati. Nei successivi tre anni 5.186 persone simboleggiarono la loro dedicazione a Geova col battesimo, cioè 1.587 in più del numero medio dei proclamatori che c’erano stati in tutto il paese l’anno che era stata stabilita la filiale.

Poi accadde qualcos’altro. Nel dicembre del 1952 i fratelli Knorr ed Henschel ci fecero un’altra visita. Stavolta, a un congresso tenuto all’aperto proprio nel bel mezzo della stagione delle piogge, i visitatori parlarono a 15.000 presenti, il doppio di quelli che c’erano stati nel 1949.

Tutto questo sottolineava il bisogno di organizzare meglio le cose. Così, durante questa visita, fu acquistata una casa proprio nel centro della capitale. Doveva servire da casa missionaria e come sede della filiale nei successivi 20 anni.

L’OPERA DI DISTRETTO RECA BENEFICI

Fino al 1953 l’opera del sorvegliante di distretto fu svolta da fratelli della filiale, ma ora era chiaro che ci voleva un sorvegliante di distretto permanente. Anzitutto, il numero delle circoscrizioni era salito a 13. Così da questo momento in poi, ci furono sorveglianti di distretto con assegnazioni permanenti e, negli anni che seguirono, furono impiegati soprattutto diplomati di Galaad.

Sebbene ai sorveglianti di distretto fosse ancora vietato recarsi in certe zone, la loro opera aveva i suoi vantaggi. Anzitutto servì a liberare molti coloni e minatori delle impressioni errate concernenti la nostra opera.

Se ne ebbe un esempio quando fu organizzata un’assemblea di circoscrizione a Mberengwa, un piccolo villaggio che sorgeva in un grande centro agricolo e minerario abitato da europei, nella parte meridionale del paese. Mentre si facevano i preparativi per l’assemblea, Ruby Bradley uscì in servizio e visitò un signore in pensione che abitava presso una miniera. Quest’uomo si mostrò molto prevenuto nei confronti della nostra attività. Era profondamente preoccupato per l’effetto che avrebbe avuto sugli africani.

Dopo che si fu sfogato, la sorella Bradley gli chiese: “Mi dà la possibilità di spiegare in che cosa consiste la nostra opera?” Egli acconsentì e, nei pochi minuti che seguirono, la sorella spiegò la natura e lo scopo dell’opera del Regno. Gli disse pure quello che avevano dichiarato i direttori di grandi società minerarie (uno dei quali gli era noto) circa l’onestà e la fidatezza dei Testimoni africani. L’uomo fu molto colpito da ciò che udì, tanto che prese quattro libri e si abbonò a entrambe le riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi!

Quella visita si dimostrò molto utile. C’era forte opposizione, e sapevamo che sarebbero stati fatti sforzi per impedire la nostra assemblea. Quest’uomo onesto si prese la briga di chiarire i malintesi. Andò all’albergo del villaggio dove molti si erano radunati e disse loro quello che aveva appreso. In quella zona non abbiamo più avuto problemi in relazione con le assemblee.

L’interesse suscitato a quel tempo per il messaggio del Regno in quelle regioni remote era notevole. Spesso il sorvegliante di distretto e sua moglie finivano la letteratura, per cui offrivano gli abbonamenti.

Un altro vantaggio dell’opera di distretto fu la proiezione dei film della Società, il primo dei quali fu La Società del Nuovo Mondo all’opera. La prima proiezione fu fatta a un’assemblea di circoscrizione tenuta nel 1954. Il numero complessivo dei proclamatori della circoscrizione era di circa 700, ma i presenti furono 3.378. Che emozione! Anche le successive proiezioni di film continuarono ad attirare un vasto pubblico e molti si dissero sorpresi della portata mondiale dell’organizzazione di Geova.

HA INIZIO UN’OPERA DI PURIFICAZIONE

Abbiamo già detto che all’inizio degli anni ’50 c’era stata una crescita molto rapida. Non fu però senza problemi. Si comprese che venivano battezzate un gran numero di persone che non si erano mai effettivamente purificate da usanze e pratiche errate. Anzitutto, venivano battezzati molti che si limitavano ad assistere alle assemblee di circoscrizione, ma che non si erano realmente dedicati a Geova. Per alcuni era solo una cosa passeggera, mentre per altri si trattava di semplice curiosità per qualcosa di nuovo.

Oltre a ciò, molti non avevano debitamente legalizzato il proprio matrimonio. Prima che l’uomo bianco arrivasse in questo paese, infatti, i matrimoni venivano celebrati secondo l’usanza africana, che prevede intermediari, prezzo della sposa, ecc. Queste usanze continuarono a essere osservate anche dopo che il governo aveva cominciato a richiedere che i matrimoni fossero registrati presso l’autorità civile. Per risolvere il problema, il governo decise di considerare validi tutti i matrimoni tribali avvenuti prima del 1° gennaio 1951. Da quella data in poi, però, tutti i matrimoni dovevano essere legalmente registrati per essere riconosciuti dalle autorità. Le usanze, comunque, fanno fatica a morire. Perciò molti continuarono a seguire le vecchie abitudini.

La Società, tuttavia, non poteva accettare i matrimoni tribali celebrati dopo il 1° gennaio 1951, quando non erano più riconosciuti dallo stato. (Rom. 13:1, 2; Luca 2:1-5) L’intera faccenda fu attentamente esaminata e le congregazioni furono informate dei requisiti scritturali. Tutti coloro che si erano sposati dopo il gennaio del 1951 e che non avevano legalizzato il loro matrimonio ricevettero sei mesi di tempo per registrarlo. Se, scaduto quel tempo, le coppie non avevano fatto nulla e non c’erano circostanze attenuanti, allora venivano disassociate.

Fu incoraggiante vedere che un gran numero di coloro che si trovavano in questa situazione, spinti dall’amore verso Geova, fecero immediatamente i passi per regolarizzare il proprio matrimonio in armonia con le Scritture. Ma non fu una cosa semplice. In molti casi fu necessario recarsi in paesi confinanti, o far venire parenti da quei paesi, prima che venisse concessa ai Testimoni l’autorizzazione di procedere alla registrazione del proprio matrimonio.

Parecchi, comunque, non volevano mettere veramente la propria vita in armonia con la volontà di Geova. Così nella prima parte del 1955 centinaia di persone che non volevano accettare le giuste norme di Geova furono disassociate. È stato molto incoraggiante vedere che, dopo tutti questi anni, alcuni che a quell’epoca furono disassociati hanno recentemente legalizzato il proprio matrimonio, sono stati riassociati e ora servono Geova con gioia.

REGRESSO NEL SERVIZIO DI PIONIERE

Nel 1949 cominciò a svilupparsi il servizio di pioniere. Quell’anno ne avemmo 114. Appena tre anni dopo, nel 1952, ci fu una media di 949 pionieri, oltre a 6 pionieri speciali. Era meraviglioso! Col passare del tempo, però, fu chiaro che un gran numero di questi pionieri non inviavano rapporti accurati. Molti di essi, anziché indicare nel rapporto il tempo effettivo dedicato al servizio di campo, facevano rapporto della quota di 100 ore. Perché? Perché molti non sapevano né leggere né scrivere e non potevano tenere un’accurata registrazione del servizio di campo svolto.

Nel 1955 la cosa fu discussa con la sede centrale della Società e fu consigliato alla filiale di avere nelle liste dei pionieri solo quelli che sapevano leggere e scrivere. Così il numero dei pionieri diminuì. Questo, è ovvio, avvenne gradualmente, man mano che i sorveglianti di circoscrizione visitavano le congregazioni dove servivano questi pionieri. Siamo lieti di dire che negli anni ’70 alcuni di essi sono rientrati nelle file dei pionieri dopo avere imparato a leggere e a scrivere con i corsi tenuti nelle congregazioni.

LA LOTTA PER OTTENERE IL RICONOSCIMENTO

A questo punto sembra opportuno tornare sull’argomento della migliore sorveglianza delle congregazioni nelle aree riservate agli africani chiamate Communal Lands. Fino a quel momento i sorveglianti di distretto, che erano europei, non avevano avuto il permesso di entrare in quelle zone del paese. Questo voleva dire che praticamente metà del paese era loro preclusa. Potevano servire i sorveglianti di circoscrizione e assistere alle assemblee di circoscrizione, ma fuori di quelle zone. Questo fatto ostacolava notevolmente gli sforzi della Società di rafforzare le congregazioni all’interno dei Communal Lands.

Che si doveva fare? Il problema di fondo era che non eravamo una religione riconosciuta. Il punto quindi era: Cosa bisognava fare per essere riconosciuti?

Lester Davey, venuto dalla Scuola di Galaad nel 1954 e ora sorvegliante della filiale, riteneva che se ci fosse stata accordata la facoltà di celebrare matrimoni questo sarebbe stato un passo notevole per ottenere il riconoscimento. Già nel 1949 si era chiesto di autorizzare i Testimoni a celebrare matrimoni, ma la richiesta era stata ripetutamente respinta.

Uno dei motivi principali per cui i Testimoni non venivano autorizzati a celebrare matrimoni era il fatto che tutti i testimoni di Geova sono ministri. La tesi ufficiale era che, dal momento che la legge (Christian Marriage Act) stabiliva che qualsiasi ministro di una religione riconosciuta poteva celebrare matrimoni, qualsiasi testimone di Geova sarebbe stato in grado di celebrarli. Fu assicurato comunque che sarebbero stati impiegati a tale scopo solo coloro che servivano come rappresentanti speciali della Società, vale a dire coloro che erano in possesso di appositi certificati di ordinazione.

Finalmente il permesso fu accordato! Nel maggio del 1956 sette fra diplomati di Galaad e fratelli della Betel ricevettero l’autorizzazione a celebrare matrimoni. Un notevole passo avanti per ottenere il riconoscimento completo!

ALTRE VITTORIE

Nel giugno del 1956, giunse una coppia americana, Bud e Joan Miller. Dopo avere frequentato Galaad, il fratello Miller fu mandato qui come sorvegliante della filiale. Sotto la sua direttiva si continuò a lottare perché ci fosse concessa la facoltà di mandare sorveglianti viaggianti europei nelle riserve. Fu a quell’epoca che la decisione di autorizzare alcuni Testimoni a celebrare matrimoni si dimostrò provvidenziale. Veniva tenuta una regolare corrispondenza con l’ufficio del segretario degli Affari Nativi. Ecco alcuni brani di lettere scritte da quell’ufficio:

27 settembre 1956: “Oggetto: Ingresso di supervisori europei nelle Native Reserves. La cosa è all’esame”.

8 dicembre 1956: “Solo i supervisori europei della Società che sono autorizzati a celebrare matrimoni dal dipartimento della Giustizia e degli Affari Interni avranno il permesso di entrare nelle aree riservate ai nativi”.

14 gennaio 1957: “Invio ora i permessi ai summenzionati signori per entrare nelle aree riservate ai nativi”.

Finalmente i sorveglianti di distretto potevano visitare le congregazioni insieme ai sorveglianti di circoscrizione in una vasta zona che, fino a quel momento, era stata loro preclusa. Veramente Geova stava dirigendo le cose affinché la sua volontà fosse fatta in ogni parte del paese.

LE CAUSE DELLE DIMINUZIONI

Oltre a quanto è stato appena menzionato, ci sono altre ragioni per cui il nostro ritmo di aumento rallentò notevolmente per un certo tempo. Per essere certi che venissero battezzati solo quelli che erano veramente idonei, era richiesto che tutti i candidati al battesimo seguissero prima un corso, non dissimile da quello che è ora tracciato a grandi linee in Organizzati per compiere il nostro ministero. Dopo avere seguito questo corso, ciascun candidato era approvato dal sorvegliante della congregazione. Ma non era tutto qui. I candidati erano ulteriormente interrogati dal sorvegliante di distretto alle assemblee di circoscrizione e da speciali rappresentanti della Società alle assemblee di distretto.

Potete immaginare quali furono i risultati di ciò! Una diminuzione nel numero dei battezzati. Per esempio, nel 1957, a un’assemblea con 16.000 presenti ci furono solo 100 battezzati. Un bel calo rispetto al numero precedente. Il risultato finale però furono congregazioni spiritualmente forti, congregazioni formate di persone che rivestivano veramente la nuova personalità per mezzo dell’accurata conoscenza. — Col. 3:10.

Un’altra ragione del rallentamento nel ritmo di aumento dei proclamatori era il fatto che i rapporti erano inesatti. La faccenda era stata trattata per quanto riguardava i pionieri, ma anche molti proclamatori facevano rapporti inesatti.

L’effetto di tutto questo si può notare nei cinque anni che vanno dal 1957 al 1962. In quel periodo ci furono 3.600 nuovi battezzati, ma nessun aumento nei proclamatori. Anzi, dal 1962 al 1967 continuammo a diminuire. Solo nel 1968 il numero dei proclamatori ricominciò a salire.

IL RICONOSCIMENTO COMPLETO NON È ANCORA CONCESSO

Per quanto possa sembrare strano, il popolo di Geova poteva essere ufficialmente riconosciuto da un ministero governativo senza che gli altri fossero costretti a farlo. Così il ministero della Giustizia e degli Affari Interni come pure il ministero degli Affari Nativi concessero infine ai Testimoni il riconoscimento, ma il ministero dell’Istruzione continuò a negarlo. La cosa presentava delle complicazioni. Perché?

In quel tempo fuori dei grandi centri l’istruzione era in larga misura nelle mani di organizzazioni religiose. Le norme governative stabilivano che gli studenti venissero iscritti alle scuole senza discriminazione e che agli alunni non venisse impartita un’istruzione religiosa diversa da quella voluta dai loro genitori.

Alcune organizzazioni religiose seguivano le norme governative al riguardo, ma altre no. Queste ultime erano decise a non permettere che i figli dei testimoni di Geova venissero educati nelle loro scuole a meno che non frequentassero anche la scuola domenicale e altri corsi di religione al di fuori del programma scolastico.

Don Morrison, che con sua moglie Marj era venuto dalla Scuola di Galaad nel 1955, e che serviva come sorvegliante di distretto, dice: “Alcune religioni dicevano apertamente che avrebbero espulso qualsiasi testimone di Geova non avesse aderito alle loro richieste e gli avrebbero anche impedito di rientrare l’anno dopo”. Quando la cosa era presa in esame dal ministero dell’Istruzione, le scuole dicevano di non avere posto. In effetti potevano accettare solo un dato numero di studenti, ma facevano sempre in modo che fra quelli non ci fossero figli di testimoni di Geova. Altre scuole dicevano al ministero che i ragazzi erano espulsi a causa di “disubbidienza”. Questa “disubbidienza” era il rifiuto di frequentare la scuola domenicale, cosa non richiesta dal ministero dell’Istruzione.

Sia per questo problema che per altri divenne indispensabile essere riconosciuti come religione.

Già nel 1950 il ministero dell’Istruzione aveva informato tutte le scuole che i testimoni di Geova adulti non potevano accedervi per impartire istruzione religiosa, neppure ai figli dei Testimoni. Nel 1956 fu data la stessa risposta: “È con grande rammarico che devo informarvi che il Ministro non è preparato a riconoscere la Watch Tower Bible and Tract Society di Pennsylvania come denominazione religiosa al fine di impartire istruzione religiosa agli alunni nelle scuole”. Una risposta simile si ebbe nel 1957.

Solo anni dopo il ministero dell’Istruzione cambiò infine il suo atteggiamento a questo proposito. Ma su questo diremo dell’altro più avanti.

FRATELLI ESPERTI RAFFORZANO LE CONGREGAZIONI

A questo punto, per darvi un’idea del calibro della maggioranza dei missionari mandati in questo paese, è opportuno menzionare due coppie.

I primi due, Ted e Joyce Buckingham, arrivarono qui nel giugno del 1959, dopo essersi diplomati alla Scuola di Galaad. Da quel momento fino a che furono trasferiti nella Sierra Leone a metà degli anni ’70 servirono principalmente nel campo inglese, nell’opera di circoscrizione. Per oltre un decennio questa coppia si spostò quasi ogni settimana da una congregazione all’altra. Il loro campo era l’intero paese, che formava una sola circoscrizione. Nella Sierra Leone il fratello Buckingham si ammalò gravemente, dopo di che partirono per andare a servire nella filiale di Londra. I fratelli di qui li ricordano ancora con grande affetto.

John e Val Miles sono l’altra coppia. Americani, furono trasferiti qui dalla Zambia nel giugno del 1960, perché c’era bisogno di un sorvegliante di distretto. Potrebbero senz’altro scrivere un libro sulle loro esperienze. Ma eccone una. Stavano visitando una piccola congregazione vicino alla strada principale. Il fratello Miles narra:

“Quella settimana decidemmo di piantare la tenda in un bel posticino isolato ai margini della strada principale vicino alla congregazione. I fratelli locali però pensarono che era meglio se piantavamo la tenda in un altro punto ancor più vicino. Avremmo preferito il posto scelto da noi, ma per comodità decidemmo di trasferirci nel punto più vicino.

“Una sera di quella settimana, mentre stavamo cenando, sentimmo come degli spari, ma pensammo si trattasse del ritorno di fiamma di un autocarro. Il giorno dopo, mentre stavamo pranzando, sentimmo alla radio che c’era stato uno scontro a fuoco tra la polizia e i ‘combattenti per la libertà’ proprio nel punto dove avevamo pensato di piantare la tenda. Durante la sparatoria tre ‘combattenti per la libertà’ erano rimasti uccisi e vari poliziotti feriti. Potete immaginare come ci sentimmo quando in seguito vedemmo i fori delle pallottole nella tavola e nelle panche del campo nonché negli alberi circostanti. Come fummo grati a Geova di essere stati spinti a cambiare il luogo dove attendarci!” Ora il fratello e la sorella Miles servono fedelmente nel Lesotho.

ESPERIENZE NEL DISTRETTO

Vorreste sentire qualcun’altra delle insolite esperienze di alcuni sorveglianti di distretto e delle loro mogli? Abbiamo già menzionato Don e Marj Morrison. Una sera, mentre si trovavano nella parte occidentale del paese, in un luogo chiamato Kariba, il fratello Morrison era seduto fuori della tenda e stava scrivendo a macchina. La sorella Morrison si era coricata nella tenda. Ecco il suo racconto: “Ero sdraiata sul letto quando udii uno strano rumore, come un soffio. Chiamai Don, ma non mi sentì. Udii nuovamente il rumore. Stavolta uscii e mi avvicinai a Don per dirglielo”.

“Presi allora una torcia elettrica”, dice il fratello Morrison, “ed entrai nella tenda. Là, fra il bordo della tenda e un po’ di letteratura che si trovava all’interno, vidi la parte mediana di un serpente, più grosso di un pugno. Uscii e, preso un tubo di ferro, mi portai sul retro della tenda. Lì vidi spuntare la coda del serpente. Era una vipera soffiante. La colpii con il tubo. All’improvviso comparve la testa del serpente che si sollevò, soffiandomi contro. L’avevo già ridotto male e lo finii col tubo di ferro”. Inutile dire che quella notte la sorella Morrison non dormì troppo bene.

“La nostra prima esperienza con gli scorpioni”, dice Ruby Bradley, “fu quando piantammo per la prima volta la tenda nell’opera di distretto. Eravamo in procinto di andare a letto quando notammo qualcosa che si infilava sotto la tenda. Era uno scorpione. Lo uccidemmo in fretta. Ma poi ne venne un altro, e un altro ancora. Solo quando ne avemmo uccisi quattro ci rendemmo conto che era la nostra luce ad attirarli. Così decidemmo che la miglior cosa da fare era di spegnere la luce”.

Nel marzo del 1962 arrivò un’altra coppia di missionari, John e Irene McBrine. Il fratello McBrine aveva frequentato il corso della Scuola di Galaad di dieci mesi ed era stato mandato qui per assumere l’incarico di sorvegliante della filiale. Prima però fece servizio per un po’ nel distretto per abituarsi al campo. Egli narra quanto accadde:

“George Bradley della filiale condusse Irene e me a una piccola assemblea di circoscrizione tenuta nella boscaglia a una novantina di chilometri dalla città più vicina. Incappammo nella parte finale di un uragano e pioveva a dirotto.

“Il luogo dell’assemblea si trovava sulla sponda opposta di quello che era stato un piccolo corso d’acqua. Ma ora era un fiume infuriato. Era chiaro che quella sera le sessioni dell’assemblea non si sarebbero potute tenere, così i fratelli africani si misero al riparo come poterono.

“Noi che avremmo fatto? In effetti, non c’era altro da fare che aspettare. Subito dopo il nostro arrivo avevamo piantato la tenda, ma temendo che a causa della forte pioggia potesse entrarci l’acqua, noi tre decidemmo di dormire nel furgone: George si sistemò sul sedile anteriore, e Irene ed io nella parte posteriore. Che notte fu quella! Fuori man mano che aumentava la velocità del vento la furia dell’uragano cresceva. A un certo punto guardammo nella tenda e cosa vedemmo? C’erano dieci centimetri d’acqua! Fummo grati di avere deciso di dormire, o di cercare di dormire, nel furgone”.

La mattina dopo la situazione appariva meno brutta. La pioggia si era calmata. Subito i fratelli locali trovarono un’aula scolastica dove potemmo tenere l’assemblea. Il calore dei fratelli, che avevano sopportato molte più difficoltà di noi, ci compensò largamente di tutto quello che avevamo passato”.

NUBI ALL’ORIZZONTE

Man mano che ci avvicinavamo alla metà degli anni ’60, cominciarono a vedersi segni di fermento. In precedenza, i sorveglianti viaggianti dovevano proteggersi dagli animali selvaggi. Mentre si spostavano da una congregazione all’altra alcuni sorveglianti avevano addirittura passato la notte legati sugli alti rami degli alberi per proteggersi da animali predatori. Ma ora il pericolo veniva da una fonte diversa: l’uomo. (Confronta II Corinti 11:23-27). Cominciarono a vedersi i segni dell’intimidazione politica.

Uno dei primi fratelli a farne le spese fu Arimon Muringa, che serviva come sorvegliante di congregazione nella capitale. Il 12 gennaio 1965 fu arrestato. Perché? Perché, dissero, avevano riconosciuto in lui “uno dei tanti che in passato aveva commesso atti di violenza”. Questo, naturalmente, era falso. Ma prima che fosse dimostrata la sua innocenza passò un mese durante il quale ebbe le più penose esperienze.

Essendo stato condannato senza processo a 90 giorni di carcere, il fratello Muringa fece ricorso in appello. Fu informato che non ci sarebbe stato appello. Non soddisfatto di questo, John McBrine, in rappresentanza della filiale, si rivolse direttamente al ministro della Legge e dell’Ordine. Questo fatto, oltre all’ottima raccomandazione del datore di lavoro del fratello Muringa, gli fece infine ottenere la scarcerazione, dopo un mese di prigione.

Ma come fu trattato in carcere? Egli disse: “Le autorità carcerarie mi trattarono bene, ma alcuni detenuti furono brutali con me. In due occasioni fui picchiato così violentemente che persi i sensi. Lo scopo era quello di cercare di convincermi a diventare membro del loro partito politico. Fui picchiato sul dorso nudo con una grossa cinghia e per di più in ciascuna occasione fui schiaffeggiato con violenza da almeno nove uomini”.

Durante tutto il tempo il fratello Muringa tenne una condotta cristiana così lodevole che, verso la fine, alcuni dei suoi precedenti tormentatori presero le sue difese. Il suo irriducibile atteggiamento sarebbe stato in seguito fonte di grande incoraggiamento per altri.

SORVEGLIANTI DI DISTRETTO LOCALI

Per anni i missionari avevano fatto la maggior parte dell’opera di sorveglianza. All’inizio degli anni ’60, comunque, sembrò opportuno impiegare maggiormente i fratelli locali. Questo si sarebbe dimostrato provvidenziale.

Il primo fratello locale impiegato come sorvegliante di distretto fu Isaac Chiadzwa, che intraprese quest’opera, insieme a sua moglie Ivy, nel dicembre del 1962. Poi nel 1966 un altro esperto fratello locale, Sizulu Khumalo, iniziò l’opera nel distretto. Egli fu di grande aiuto per i fratelli negli anni di estreme difficoltà e avversità che li attendevano.

Fu una vera benedizione che questi fratelli compissero l’opera nel distretto. Anzitutto, conoscendo bene la lingua e le usanze locali, potevano fare molto di più per scoprire la causa dei problemi dei proclamatori. Conoscevano i fratelli e le difficoltà che dovevano affrontare. Essendo oriundi del posto, potevano spostarsi con più facilità dei missionari. La tensione stava crescendo, e gli stranieri venivano subito sospettati. Da come andarono poi le cose, fu senz’altro sotto la guida di Geova che vennero impiegati fratelli locali.

PROVVEDIMENTI STRAORDINARI E ASSEMBLEE DI CIRCOSCRIZIONE

Quando il governo rhodesiano dichiarò l’indipendenza l’11 novembre 1965, furono presi provvedimenti straordinari che influirono sulle nostre attività. Anzitutto il governo chiese che presentassimo alla Commissione per la Censura un campione di tutte le pubblicazioni che entravano nel paese, incluso ogni numero delle riviste. Questa era più che altro una seccatura, poiché non trovarono mai nulla nelle nostre pubblicazioni che impedisse alla letteratura di entrare nel paese.

La cosa che ci colpì maggiormente furono i rigidi controlli a cui vennero sottoposte le adunanze pubbliche. Erano ammessi raduni di poche persone soltanto, altrimenti ci voleva il permesso delle autorità competenti. Anche se, a rigor di termini, questo non si applicava alle adunanze esclusivamente religiose, in alcune zone dove c’erano disordini queste riunioni erano vietate.

Era una situazione scoraggiante. Infatti, quasi tutte le volte che la filiale chiedeva all’autorità competente il permesso di tenere un’assemblea di circoscrizione, la richiesta era respinta. Si decise infine di non tenere assemblee di circoscrizione. Avremmo invece tenuto soltanto assemblee di distretto, in zone sicure.

Immaginate la nostra sorpresa quando un giorno del 1969 ricevemmo una lettera da alcune congregazioni di Bulawayo e insieme ad essa un programma per l’assemblea di circoscrizione! Sì, avevano preparato la loro assemblea, fatto il loro programma, assegnato le parti e organizzato la mensa. Forse non avrebbero dovuto fare tutto di loro iniziativa, ma le cose andarono per il meglio. A quell’assemblea centinaia di fratelli si riunirono insieme.

Questo ci diede delle idee. Invece d’essere la Società a chiedere alle autorità competenti il permesso per conto delle circoscrizioni, perché non lasciare che fossero i fratelli locali a presentare la domanda alle autorità locali? Fu così che vennero di nuovo organizzate assemblee di circoscrizione. Il sorvegliante di circoscrizione faceva presentare la domanda da fratelli locali ben conosciuti. Funzionava sempre. Da allora in poi abbiamo tenuto assemblee di circoscrizione in tutte le zone, anche se continuano ad essere in vigore i provvedimenti straordinari. Ovviamente questa fu la guida di Geova.

DECISA UN’ANNOSA QUESTIONE

Torniamo ora alla lotta in atto per ottenere il riconoscimento legale completo come organizzazione religiosa. Ricorderete che il popolo di Geova aveva già ottenuto questo riconoscimento da due ministeri governativi, il ministero degli Affari Nativi e il ministero della Giustizia e degli Affari Interni, ma non da quello dell’Istruzione.

Fu così che nel febbraio del 1966 la filiale riportò la cosa alla ribalta scrivendo una lettera particolareggiata e chiedendo d’essere riconosciuti come organizzazione religiosa. L’8 marzo avemmo la risposta: “Dopo aver considerato la vostra richiesta sono dolente di non poterla accogliere”.

Prendemmo immediatamente in mano il telefono e, dopo una lunga discussione, ottenemmo un colloquio con il ministro. Era stabilito per il 23 marzo. Dopo il colloquio passarono quattro mesi senza che ricevessimo risposta. Avrebbero ignorato la nostra richiesta?

Il 21 luglio ricevemmo una lettera dal ministro dell’Istruzione che diceva: “Abbiamo esaminato a fondo la cosa e abbiamo deciso di mettere i testimoni di Geova nell’elenco ufficiale delle denominazioni religiose riconosciute dal ministero dell’Istruzione”. La vittoria dopo una lotta durata 16 anni! Non solo essa aprì ai testimoni di Geova la strada per entrare nelle scuole a impartire istruzione religiosa, ma risolse anche il problema dell’espulsione dei nostri ragazzi dalle scuole. Siamo grati a Geova di questa vittoria!

MISSIONARI ESPULSI DAL MALAWI

Nel 1968 ebbe inizio un nuovo capitolo per la nostra filiale: la cura degli interessi del Regno nel Malawi. Inizialmente questo fu fatto perché nell’ottobre del 1967 i Testimoni di quel paese furono messi al bando e nel novembre del 1967 i missionari ne furono espulsi. Di questi missionari due coppie, Keith e Anne Eaton e Hal e Joyce Bentley, furono infine assegnate allo Zimbabwe.

UN COMPITO STRAORDINARIO

I Bentley ricevettero un’assegnazione straordinaria. Dovevano servire nel Mozambico che, fino al momento del bando, era stato sotto la sorveglianza della filiale del Malawi. Se guardate una cartina dell’Africa, noterete che il Mozambico è un paese di forma stretta e allungata situato sulla costa orientale di quel continente. Confina a sud col Sudafrica, a est con lo Zimbabwe e si estende a nord da ambo i lati del Malawi. Il governo mozambicano non ha mai riconosciuto l’organizzazione dei testimoni di Geova. Finora tutti i tentativi di ottenere li riconoscimento legale sono falliti. Ma lasciamo che il fratello Bentley ci parli della loro assegnazione:

“Fu verso il febbraio del 1962 che Joyce ed io fummo assegnati al Mozambico. Facemmo il primo viaggio in aereo da Blantyre nel Malawi a Lourenço Marques (attuale Maputo), capitale del Mozambico. Vi trovammo un gruppetto di interessati che si riunivano all’interno del campo militare in casa di un sergente dell’esercito.

“Per diverse volte prendemmo l’aereo, ma poi decidemmo di fare il viaggio per strada, portando con noi l’equipaggiamento da campeggio ed entrando nel paese come turisti. A tal fine, usammo un furgone Volkswagen. Le strade del litorale che passavano per Beira erano per lo più strade coperte di ghiaia e molto dissestate. È un tratto di circa 1.600 chilometri”.

Poiché nel Mozambico c’era la guerriglia, in seguito i Bentley ritennero necessario andare da Beira a Lourenço Marques passando da Salisbury. Questo significava percorrere, solo all’andata, oltre 2.000 chilometri. Facevano questo viaggio ogni sei mesi. Un bel po’ di strada, non c’è che dire! Ma furono benedetti vedendo crescere la congregazione.

Dopo alcuni anni i Bentley si limitarono a visitare la parte settentrionale del paese. “Apprendemmo in seguito che questo cambiamento era stato probabilmente una manovra di Geova”, disse il fratello Bentley, “perché la polizia segreta di Lourenço Marques attendeva la nostra successiva visita per arrestarci”.

I Bentley ebbero molte esperienze emozionanti: arresti, mancati arresti, ordini di lasciare il paese. Ma riuscirono a fare un ottimo lavoro, rafforzando molti nuovi proclamatori e interessati. La sorella Bentley narra un’esperienza che ebbe a Beira:

“Una giovane donna che aveva studiato in Portogallo si trasferì nel Mozambico e scrisse alla Società chiedendo di continuare lo studio. Ci furono trasmessi nome e indirizzo. Quando facemmo la visita venne alla porta una donna. Le chiedemmo: ‘È lei Clotilde de Gomes?’ ‘Sono Clotilde, ma non de Gomes’, rispose. ‘Sono Clotilde de Almeida’. Non volendo farci sfuggire questa occasione di dare testimonianza, spiegammo perché avevamo chiesto dell’altra donna”. Subito lei andò a chiamare una vicina. In seguito trovammo anche la Clotilde che eravamo andati a cercare. Quale fu il risultato di tutto ciò?

La sorella Bentley ci dice: “La donna che eravamo andati a visitare è ora una Testimone dedicata; suo marito è un anziano; i suoi cinque figli, i genitori e il fratello del marito sono tutti Testimoni. La seconda donna è battezzata come lo sono anche la vicina, suo marito e il figlio”.

Quando è stato loro chiesto cosa pensavano di quell’assegnazione, il fratello Bentley ha riassunto i loro sentimenti dicendo: “In certi momenti pensavamo che sarebbe stato bello essere da qualche altra parte, lontani dal caldo e dall’umidità e dove non ci fosse la sensazione di poter essere arrestati da un momento all’altro. Ripensandoci, però, ci rendiamo conto che abbiamo avuto un meraviglioso privilegio di servizio in quell’assegnazione e che la benedizione e la protezione di Geova non ci sono mai mancate”.

In seguito i Bentley furono trasferiti nel Botswana dove continuano a dare un ottimo esempio come missionari.

PERSECUZIONE NEL MALAWI

Torniamo ora all’ottobre del 1967 quando i testimoni di Geova furono messi al bando nel Malawi. A seguito del bando ci fu un’ondata di persecuzione descritta da una rivista come la “più brutale, inumana persecuzione di cristiani in questo XX secolo”. Lo stesso articolo dichiarava: “Per avere un’idea dei terribili racconti di sofferenze, crudeltà e oscenità, . . . si dovrebbe risalire allo sterminio dei primi protestanti valdesi nella Francia sudorientale e nell’Italia del XV e del XVI secolo”.

Perché furono commesse queste atrocità? A causa della posizione rigorosamente neutrale del popolo di Geova verso la politica. Interrogato a quell’epoca sul perché questi veri cristiani erano sottoposti a un simile trattamento, un Testimone, il fratello Justin Zacuruka, dichiarò: “Perché abbiamo rifiutato di acquistare una tessera politica”. Sì, come fanno i testimoni di Geova in tutto il mondo, questi cristiani rifiutarono di venir meno alla loro neutralità cristiana, anche se dovettero sopportare il più crudele dei trattamenti. Anzi, alcuni persero addirittura la vita.

L’atteggiamento di tutti i leali potrebbe essere riassunto benissimo dalle parole di un fratello attempato, Samson Khumbanyiwa, che perse la casa, i mobili, gli abiti e tutto quello che aveva. Egli disse: “So di non essere mai solo, e che Geova mi protegge”. Veraci sono le parole del salmista: “Molte sono le calamità del giusto, ma Geova lo libera da esse tutte”. — Sal. 34:19.

SOCCORSI PER I FRATELLI NEL BISOGNO

La violenza della persecuzione costrinse migliaia di Testimoni del Malawi ad abbandonare il paese. Alcuni andarono nella Zambia, solo per essere rimandati nel Malawi. Migliaia di altri attraversarono il confine e si rifugiarono a Milange, nel Mozambico. Lì rimasero fin verso il 1970 quando ricominciarono a tornare alla spicciolata nel paese.

Nel Mozambico i fratelli erano al sicuro dalle mani dei loro persecutori, ma avevano altri problemi. Erano senza viveri, senza vestiario e senza alloggio. Avevano abbandonato tutto nella fuga. Che dovevano fare?

Siamo lieti di dire che sebbene nel Mozambico i Testimoni non siano mai stati riconosciuti legalmente, questi profughi furono trattati con la massima benevolenza. Le autorità mozambicane provvidero autocarri per trasportare i fratelli in una località del paese chiamata Mocuba, a circa 160 chilometri dal confine col Malawi. Diedero loro della terra e provvidero case, scuri, zappe e semenza. Fornirono anche quotidianamente sacchi di farina di granturco da 90 chili l’uno per il loro sostentamento. Fu un grande aiuto per i nostri fratelli i quali videro in questo il modo in cui Geova provvedeva per loro.

Questo aiuto però non era sufficiente. Oltre a ciò che era provveduto dal governo mozambicano, c’era un estremo bisogno di viveri, indumenti, coperte e medicinali. Cosa si doveva fare per soddisfare queste necessità? L’unico modo per trasportare queste cose dallo Zimbabwe era via terra, attraversando il Malawi! Con quello che era appena accaduto nel Malawi, c’era qualche probabilità di riuscire a passare con le cose necessarie?

UN VIAGGIO EMOZIONANTE

Queste erano le domande che si affollavano nella mente di John McBrine e di Jim Mundell — un missionario che, con sua moglie Kathy, era stato appena espulso dalla Zambia e si trovava temporaneamente nello Zimbabwe — quando il 22 febbraio 1968 partirono da Salisbury con un furgone Volkswagen stracarico di indumenti e coperte regalati. Prima della partenza avevano fatto tutto il possibile per ottenere lo sdoganamento del loro carico attraverso i vari posti di confine. Questo però non era stato possibile a causa di regolamenti e restrizioni. Così non c’era altro da fare che lasciare interamente la cosa nelle mani di Geova, confidando nella sua guida. Ogni posto di confine era motivo di preoccupazione, ma ciascuno di essi fu superato senza difficoltà. Era come se gli angeli fossero presenti per tutto il tragitto.

Non fu un viaggio facile. C’erano quasi 650 chilometri da Salisbury al confine fra Mozambico e la parte orientale del Malawi. La maggior parte della strada era piuttosto accidentata, e lo era ancor più per i restanti 160 chilometri fino a Mocuba.

ALCUNE DELUSIONI

Naturalmente, una delle prime cose che John McBrine e Jim Mundell volevano fare era di visitare i fratelli nei due campi in cui erano stati sistemati. Così la mattina del 24 febbraio la prima cosa che fecero fu di andare a parlare a questo riguardo con l’amministratore del campo. Che delusione quando l’amministratore disse loro che non era possibile. Perché? Perché i testimoni di Geova non erano riconosciuti dal suo governo.

L’amministratore però era un brav’uomo e suggerì loro di attendere finché non avesse discusso la cosa coi rappresentanti del governo. E attesero, per tre giorni. Infine giunse la risposta: ‘Non c’erano testimoni di Geova nel Mozambico, solo dei profughi che il governo aveva aiutato per ragioni umanitarie. Se si fidavano dell’amministratore del campo, dovevano lasciare gli indumenti a lui; se non potevano, dovevano riportarseli indietro’. Come furono delusi! Tutto quel viaggio senza neppure vedere quei leali fratelli che avevano sopportato tante avversità! Purtroppo non c’era nulla da fare.

Ora dovevano decidere cosa fare degli indumenti e delle coperte. Cosa potevano fare se non fidarsi dell’amministratore? Ed è ciò che fecero.

Naturalmente, gli indumenti e le coperte trasportati col furgone non erano minimamente sufficienti per i bisogni dei fratelli del Malawi. I due fratelli però avevano anche del denaro che era stato offerto per provvedere agli ulteriori bisogni di questi fratelli. Fu stipulato un accordo firmato dai due fratelli, dall’amministratore governativo e da un commerciante indiano. Il denaro fu consegnato all’amministratore e al commerciante fu fatta un’ordinazione per una somma corrispondente. Doveva procurare abiti, pantaloni e altre coperte. L’amministratore lo avrebbe quindi pagato e avrebbe consegnato le cose ai fratelli che si trovavano nei campi.

UN LIETO FINE

Il seguito di questo racconto mostra il risultato del viaggio. Sulla via del ritorno, mentre erano ancora nel Mozambico, i due fratelli videro alcuni africani lungo la strada con mucchi di coperte piegate sulle biciclette. Erano proprio fratelli! E avevano ricevuto queste cose dall’amministratore. I nostri due viaggiatori furono indubbiamente felici di notare che l’amministratore aveva mantenuto la parola e si era subito dato da fare. Ma la loro più grande felicità stava nel fatto di avere almeno incontrato alcuni Testimoni dei campi. Com’era da prevedere, ne derivò un grande scambio di incoraggiamento, sia per i viaggiatori che per quei fratelli.

Da quel momento in poi i due paesi, Malawi e Mozambico, furono curati dalla filiale dello Zimbabwe. Il Malawi rimase sotto la sorveglianza della nostra filiale per diversi anni, e il Mozambico continua ad esserlo.

UN ALTRO OSTACOLO DA SUPERARE: LA STREGONERIA

Fu verso quell’epoca che molti fratelli dello Zimbabwe dovettero affrontare un altro problema. Qui la stregoneria è praticata da secoli, ma fu verso il 1969 che prese una piega che la portò alla ribalta. Per aiutarvi a capire il problema che costituiva per i fratelli è opportuno fornire qualche ragguaglio in proposito.

Sebbene quasi tutti gli africani dello Zimbabwe siano cristiani di nome, con una piccola percentuale di musulmani, superstizione e stregoneria sono ancora diffuse. Ci sono stregoni con le loro pelli di animali, le ossa, i copricapi di piume e gli incantesimi.

Ci sono due categorie di stregoni: il muroyi, uno stregone che pratica la magia nera, e il n’anga, che è un divinatore o guaritore. Il muroyi è quello che uccide. Getta incantesimi e, a quanto si afferma, causa morti strane e premature. È bandito dalla legge e, se trovato a esercitare la sua arte, può essere arrestato e perseguito a termini di legge.

Il n’anga invece non uccide necessariamente. È un guaritore, anche se a volte si ricorre ai n’anga per gettare incantesimi di morte. Si dice che possa rompere un incantesimo gettato dal muroyi. Il n’anga può essere legalmente abilitato a esercitare la sua arte.

Nel 1969 il n’anga stava acquistando preminenza perché si diceva potesse scoprire chi praticava la stregoneria. Questo avveniva non solo nei “communal lands” (le ex riserve), ma anche nelle fattorie e nelle miniere dove spesso centinaia di dipendenti abitavano con le loro famiglie. Ogniqualvolta veniva denunciato un atto di stregoneria, la comunità chiamava il n’anga. Poi tutti erano convocati davanti a lui.

Dopo aver gettato incantesimi, il n’anga, coadiuvato dai suoi cantori, invocava gli spiriti per sapere chi praticava la stregoneria. Se il colpevole veniva “identificato”, il capo lo consegnava all’autorità giudiziaria, che lo giudicava in base alla legge sulla stregoneria (Witchcraft Act). Naturalmente, se ne doveva sempre dimostrare la colpevolezza seguendo la normale procedura prevista dalla legge.

I FRATELLI SONO MESSI ALLA PROVA

Perché questo costituiva un problema per i fratelli? Benché il n’anga sia considerato un guaritore e un uomo buono, ha sempre a che fare con lo spiritismo. Ecco dove sorgeva il problema! Quando la comunità era convocata davanti al n’anga, i fratelli naturalmente si rifiutavano di presentarsi. Così il capo, o l’amministratore della miniera o della fattoria, quale che fosse il caso, li faceva condurre con la forza.

La stragrande maggioranza rimase irremovibile, ma purtroppo alcuni fecero compromesso in queste circostanze. In seguito alcuni di questi si pentirono sinceramente e ora sono felici di servire Geova di nuovo.

L’atteggiamento generale dei fratelli fu ben illustrato dall’esperienza di Paul Ndlovu, che a quel tempo serviva come pioniere speciale. Aveva 67 anni ed era paralizzato in seguito a un colpo apoplettico. Quando fu portato con la forza davanti al capo, gli fu detto: “Faresti meglio a inginocchiarti [in omaggio al n’anga] come fanno tutti gli altri”. La sua risposta fu chiara: “Non mi prostrerò ad alcun uomo perché sarebbe falsa adorazione. Sapete bene che sono un ministro dei testimoni di Geova, e non posso ubbidire al vostro comando sotto questo aspetto”.

Il fermo atteggiamento di questo fratello fece infuriare il capo che chiamò quattro poliziotti perché lo ammanettassero e lo portassero nella stanza dov’era il n’anga. Il fratello Ndlovu riferisce: “Mi spinsero nella stanza dove trovai alcuni cantori che mi aspettavano per salutarmi coi loro canti cerimoniali, secondo l’usanza”. Cosa disse loro? “Non partecipo ad attività demoniche e non mi inginocchierò mai davanti a voi perché sono un testimone di Geova”.

La ferma presa di posizione del fratello fu ricompensata, perché il n’anga accettò una copia del libro Verità per il quale offrì anche una contribuzione.

VITTORIA A SOSTEGNO DELLA VERA ADORAZIONE

Dopo non molto la cosa si ripeteva in tutte le parti del paese, mettendo alla prova i leali di Geova. Un’esperienza avuta da una congregazione situata nei pressi di una miniera nella parte settentrionale del paese mostra fino a che punto arrivarono alcuni nel tentativo di infrangere l’integrità del popolo di Dio. Siccome venivano denunciati atti di stregoneria, i dipendenti più anziani chiesero che venisse assunto un n’anga. Il rapporto della polizia sulla faccenda ci dice quello che accadde:

“Fu fatta la proposta all’amministratore della miniera il quale acconsentì dopo avere controllato le credenziali dello nganga [ora si scrive n’anga] e averle trovate in ordine, a patto che tutti [il corsivo è nostro] nel campo partecipassero. I dipendenti più anziani furono d’accordo.

“Il giorno che lo nganga doveva compiere i suoi riti, tutte le persone del campo, a eccezione dei testimoni di Geova, . . . si presentarono allo nganga. I dipendenti più anziani tentarono di persuadere i componenti della setta, . . . ma essi continuarono a rifiutarsi. Furono condotti dall’amministratore della miniera, ma fu inutile e gli dissero che preferivano abbandonare il lavoro piuttosto che presentarsi davanti allo nganga”.

Ed è esattamente ciò che accadde. Tutti i fratelli furono licenziati. Ma cosa accadde poi?

L’intera congregazione si spostò in un’altra miniera, dove tutti i fratelli trovarono lavoro. Così la congregazione era ancora al completo, con tutti i fratelli responsabili e un pioniere. Inoltre, questa miniera era situata in territorio non assegnato, una zona che all’improvviso venne lavorata da una congregazione perfettamente organizzata! Anzi, non si dovette neppure cambiare il nome della congregazione, perché si chiamava Chrome (Cromo), e i fratelli si trasferirono da una miniera di cromo a un’altra.

E che dire dell’amministratore della miniera che aveva licenziato tutti i suoi dipendenti che erano Testimoni? Fu molto dispiaciuto quando si rese conto di avere cacciato via i suoi dipendenti migliori. Anzi, in seguito ne riassunse alcuni. Al sorvegliante di distretto che era nella zona disse: “Ho mandato via i migliori dipendenti che avevo”. La fedeltà dei nostri fratelli ebbe come risultato un’ottima testimonianza.

GLI ANNI ’70

Nel 1960 il numero medio dei proclamatori raggiunse una cifra senza precedenti, 12.487, con un massimo di 13.493. Da allora fino al 1967 ci fu la tendenza a diminuire. Infatti il numero dei proclamatori scese a una media di 9.384, la cifra più bassa dal 1952. Questo avvenne soprattutto perché coloro che non erano veramente testimoni di Geova furono espulsi dall’organizzazione.

Poi dal 1967 in avanti si ricominciò a salire, tanto che nel 1971 ci fu una media di 11.430 proclamatori, con un massimo quell’anno di 12.456. Questa tendenza continuò fino al 1976, quando il numero dei proclamatori ricominciò ancora una volta a diminuire. Perché? Perché da allora sino alla fine del decennio questo paese attraversò quello che dev’essere stato il periodo più nero della sua storia. Che effetto ebbe sui fratelli? Per rispondere torniamo all’inizio degli anni ’70.

Questo decennio portò molte prove e tribolazioni al popolo di Geova. Fra le altre ci furono prove riguardo al lavoro, la questione della neutralità e i danni provocati dalla guerra, come ad esempio perdita di case, bestiame e campi, oltre a maltrattamenti fisici e perfino la morte. Alcuni oppositori fecero anche pressione sul governo perché mettesse al bando l’opera del Regno. Ci vengono in mente le parole che disse Paolo dopo che era stato lapidato e abbandonato appena fuori di Listra perché ritenuto morto. L’apostolo disse: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. — Atti 14:22.

GEOVA PROVVEDE AIUTO

Come sarebbe stato preparato il popolo di Geova ad affrontare le prove che lo attendevano? Provvidenzialmente questo avvenne in due modi. Uno fu la disposizione della nomina da parte del Corpo Direttivo di anziani e servitori di ministero nelle congregazioni. Questa disposizione andò in vigore nel 1972, e non poteva giungere in un momento più appropriato.

Fu incoraggiante vedere come i fratelli accolsero la direttiva, sostenuta dalle Scritture, impartita dal Corpo Direttivo circa la nomina di questi fratelli. Esaminando i requisiti scritturali, diverse congregazioni si accorsero di essere senza anziani o servitori di ministero. Una congregazione scrisse: “Dopo aver preso in esame i requisiti, insieme al sorvegliante di circoscrizione, abbiamo riscontrato che nessuno è qualificato come anziano o come servitore di ministero. Ma ci sforzeremo di soddisfare i requisiti l’anno prossimo”.

James Mubata, del Comitato della Filiale, che è alla Betel dal 1966, fa alcuni commenti sugli effetti quasi immediati che ebbe sulle congregazioni la disposizione degli anziani. Egli dice: “Non solo nelle congregazioni si resero disponibili più fratelli in grado di insegnare, ma anche quelli che erano già usati come insegnanti, applicandosi, migliorarono. Oltre a ciò, si prestò più attenzione alla purezza delle congregazioni. Prima del 1972 i servitori di molte congregazioni non risolvevano con prontezza i casi di impurità. Ma quasi immediatamente dopo l’istituzione di corpi di anziani questi casi vennero presi in considerazione. Tanto che per qualche tempo siamo stati più occupati che mai a risolvere casi del genere”.

Questa disposizione edificò straordinariamente le congregazioni sul piano spirituale. I fratelli che vennero squalificati perché non prestavano la debita attenzione alla crescita spirituale della propria famiglia si resero conto della necessità di mettere in pratica i consigli scritturali. Altri fratelli che fino a quel momento non avevano avuto modo di mettere a profitto le proprie capacità e il proprio progresso spirituale si adoperavano ora a beneficio delle congregazioni. Il risultato di tutto ciò fu un’organizzazione molto più forte che, chiaramente, aveva maggiori possibilità di aiutare i fratelli ad andare incontro alle prove degli anni avvenire.

NUOVO EDIFICIO DELLA FILIALE

L’altro opportuno provvedimento di Geova fu la costruzione di una bella e nuova casa Betel a tre piani. Durante la sua visita nel 1971 il fratello Knorr considerò a lungo il nostro bisogno di un edificio più spazioso per la filiale. All’epoca della sua visita vari componenti della famiglia Betel abitavano in appartamenti nelle vicinanze, e i locali usati come uffici e reparto spedizioni erano assolutamente inadeguati. Dal 1953 abitavamo in una casa a un piano con cinque camere da letto soltanto. Anzi, all’epoca della visita del fratello Knorr tre di queste camere da letto erano state trasformate in uffici. Fu così deciso che si dovevano cercare nuovi locali.

Dopo vari tentativi infruttuosi per ottenere il permesso di costruire da qualche altra parte quello di cui avevamo bisogno, si decise di demolire la nostra vecchia casa e di costruire lì i nuovi locali. I lavori cominciarono nel dicembre del 1972. Dieci mesi dopo entrammo nell’edificio. Che felice occasione fu quella!

Questa costruzione non ebbe nulla a che vedere con le “meraviglie”, di oggi, le Sale del Regno costruite in due giorni, ma fu senz’altro qualcosa di cui si parlò nel vicinato. Fu data veramente un’ottima testimonianza, sia alle autorità locali che agli abitanti del quartiere. Il fatto che centinaia di persone, uomini e donne, bambini e vecchi, aiutassero in qualche modo diede luogo a molti commenti.

L’ispettore edile del comune fece alcuni commenti favorevoli. Sebbene dapprima fosse piuttosto freddo, la cordialità generale a poco a poco lo entusiasmò. Disse: “State procedendo bene. Avete dell’ottima manodopera qui. Non la trovereste a pagamento”. Un altro uomo, un imprenditore edile che stava lavorando sul lato opposto della strada, disse: “È un piacere sapere che c’è ancora gente con convinzioni così radicate da fare qualcosa di simile”. In effetti il nostro bell’edificio fu costruito quasi interamente da volontari o sotto la direttiva di questi volontari.

Sarebbe impossibile menzionare per nome tutti quelli che mostrarono tanta prontezza e abnegazione, ma pensiamo di dover citare come minimo alcuni esempi notevoli. Prendiamo il caso di Peter Drewett. Lasciò il lavoro secolare e venne in città con la moglie e la figlia e vissero in una roulotte per tutta la durata dei lavori. Ci fu poi Noel Ellerman che, insieme alla moglie e a due figli, portò la loro piccola roulotte nel luogo polveroso dove si costruiva. Vissero lì, proprio nel cantiere, per circa otto mesi. È il caso di menzionare anche Eric Cargill, un uomo d’affari che non solo provvide attrezzatura edile essenziale e alcuni dei suoi operai, ma ogni giorno passò anche metà del suo tempo in cantiere finché i lavori non furono finiti.

IL PROBLEMA DEL TABACCO

Come abbiamo già detto in precedenza, all’inizio degli anni ’70 vennero alla ribalta diversi problemi. Uno di questi era il fatto di coltivare tabacco o di lavorare in poderi o per ditte che avevano a che fare con la produzione e la lavorazione del tabacco. Nello Zimbabwe il problema era serio, dato che il tabacco è una delle principali fonti di reddito nazionale. È il principale prodotto di esportazione e fa affluire nel paese la tanto necessaria valuta straniera.

Già nel 1972 i fratelli che lavoravano in questo ramo avevano cominciato a chiedersi se il loro lavoro era conforme alle Scritture. Infatti, la prima volta che vennero raccomandati fratelli come anziani o come servitori di ministero, diversi rifiutarono per motivi di coscienza. Un sorvegliante viaggiante disse: “Ci sono diversi fratelli che sarebbero stati qualificati come anziani per la loro eccellente condotta. Essi stessi hanno chiesto di non essere raccomandati come anziani o come servitori di ministero perché lavorano in un podere dove si coltiva e si imballa tabacco. Hanno chiesto di non essere raccomandati per motivi di coscienza”.

Alcuni che coltivavano tabacco smisero subito e altri si organizzarono in tal senso. Uno si espresse in questi termini: “Molti di noi abbiamo mandato via le nostre mogli secondarie quando abbiamo capito come Dio la pensava in proposito, quindi dovrebbe essere facile smettere di coltivare tabacco”.

I FRATELLI RIMANGONO SALDI

Fu un bene che i fratelli ragionassero già in questo modo perché così si sarebbero facilitati di molto le cose due anni dopo. Fu nella prima parte del 1974 che il Ministero del Regno pubblicò uno speciale inserto intitolato “Mettiamo il nostro lavoro in armonia con ‘l’amore verso il prossimo’”. Questo inserto presentava chiaramente il punto di vista scritturale sulla cosa. Fumare tabacco contamina la carne ed è quindi una trasgressione meritevole di disassociazione, in base a II Corinti 7:1. Stando così le cose, era giusto che un cristiano coltivasse questa pianta, o la lavorasse e la vendesse? L’ovvia risposta scritturale è no. Non potevamo fare un lavoro del genere e mostrare amore al prossimo. Questo era il ragionamento che faceva l’inserto.

La reazione dei fratelli fu a dir poco entusiasmante! Provate a mettervi nei panni di questi fratelli. Supponete di avere un lavoro di grande responsabilità in un podere che produce tabacco. Insieme al lavoro avete la casa e forse un pezzo di terra dove mandare al pascolo un po’ del vostro bestiame. Ora tutt’a un tratto dovete prendere una grave decisione. Il vostro datore di lavoro vi dice che se non volete avere niente a che fare con la produzione di tabacco, dovrete cercare lavoro altrove. Può darsi abbiate dei figli piccoli. Che farete?

I nostri fratelli fecero proprio questo! Furono disposti a rinunciare a tutto piuttosto che separarsi dall’organizzazione di Geova. Molti subirono forti perdite finanziarie, ma conservarono il favore di Geova. Si potrebbero contare sulle dita quelli che dovettero essere disassociati. Come ci sentimmo vicini a quei cari fratelli che avevano sostenuto così fermamente la giustizia di Dio!

REAZIONI CONTRASTANTI

Ovviamente questa presa di posizione dei fratelli provocò un’estesa reazione, per lo più sfavorevole. Gli articoli di giornale e le lettere al direttore divennero una cosa comune. Certi parlamentari espressero le loro critiche sia in Parlamento che fuori, alcuni con veemenza. Il redattore di una rivista mensile, indicando fino a che punto si era arrivati, disse: “I testimoni di Geova sono stati fortemente criticati sia in Parlamento che fuori. . . . In base alla nuova legislazione ora possono essere privati della cittadinanza ed essere soggetti a deportazione”. La definì “una tempesta in un bicchier d’acqua”.

Gli stessi padroni dei poderi reagirono in modo contrastante. Alcuni furono perfidi. Certuni scrissero alla Società, dicendo quello che pensavano dei testimoni di Geova; altri si servirono del telefono. Tuttavia avrebbero ugualmente voluto avere dei testimoni di Geova in posti di fiducia nei loro poderi.

Perciò diversi coltivatori fecero tutto il possibile per venire incontro ai fratelli. Anziché perdere dei lavoratori bravi e fidati furono disposti ad affidare loro compiti che non avevano a che fare con la produzione del tabacco. Naturalmente questo fu apprezzato dai fratelli.

C’è il caso di un fratello che faceva il rappresentante di prodotti del tabacco. Rendendosi conto che non poteva continuare a fare questo tipo di lavoro, il fratello rassegnò le dimissioni, che il suo principale respinse. Allora il fratello non si presentò al lavoro. Quando il principale andò a casa sua per vedere come mai non era al lavoro, il fratello spiegò la situazione, al che il principale lo elogiò per la sua onestà e disse che non voleva assolutamente perderlo.

Approfittando della situazione, il fratello indicò le condizioni alle quali sarebbe rimasto alle sue dipendenze. Non solo non voleva lavorare nel campo del tabacco, ma voleva anche essere libero per partecipare a tutte le adunanze. Il principale acconsentì a tutto questo, anche se per il fratello significò una riduzione della paga.

“So per esperienza”, concluse questo fratello, “che se perseveriamo quando incontriamo problemi nel luogo di lavoro, saremo benedetti. Ho anche appreso quanto sia importante preoccuparci maggiormente della crescita spirituale mentre progrediamo con l’organizzazione di Geova”. Ora questo fratello serve come anziano.

DIVULGATA LA BUONA NOTIZIA IN MEZZO ALLE AVVERSITÀ

In effetti, questo spostamento di fratelli in vari luoghi contribuì molto a divulgare la buona notizia del Regno. Vennero perfino organizzate nuove congregazioni in luoghi precedentemente isolati. Ad esempio, un fratello era proprietario di una miniera che si trovava in un territorio isolato. I fratelli seppero che aveva bisogno di operai e che era disposto ad aiutare chi si trovava nel bisogno. Ben presto 20 fratelli lavoravano per lui. Questi, insieme alle loro famiglie, formarono una congregazione che esiste tuttora. Anche altri furono pronti a dare una mano dove potevano.

Alcuni che a causa del problema del tabacco rimasero disoccupati tornarono nei luoghi di origine dove, in molti casi, non c’erano congregazioni. Come risultato, la Parola di Geova è stata predicata in zone dove la buona notizia non era mai stata portata.

Ma come andò a finire? Strano a dirsi, fu la stessa Associazione del Tabacco a definire la questione, pubblicando in un suo bollettino mensile un annuncio del presidente dell’Associazione rivolto ai coltivatori di tabacco. L’annuncio diceva che per i Testimoni si trattava di un fatto religioso e che non doveva essere motivo di controversia. Un interessante commento apparve nel numero di Rhodesia Tobacco Forum del giugno 1974. Esso diceva a pagina 27, riguardo ai testimoni di Geova: “Nello stesso articolo [un articolo di giornale] il ministro dell’Agricoltura . . . avrebbe definito la mossa ‘un apparente deliberato tentativo di causare turbamento nell’economia’. Tuttavia, il numero di coloro che sono coinvolti nella faccenda difficilmente giustificherebbe tale supposizione”. Questo commento dell’Associazione rhodesiana del Tabacco sembrò calmare gli animi, così che i fratelli non furono più molestati. Fu data davvero un’eccellente testimonianza riguardo alla lealtà del popolo di Geova.

LA QUESTIONE DELLA NEUTRALITÀ VIENE ALLA RIBALTA

Mentre i fratelli africani dovevano lottare col problema del tabacco, sempre nel 1972 sorse un’altra questione che dapprima riguardò solo i fratelli bianchi. Si trattava della neutralità cristiana verso gli affari delle nazioni. Il problema non assunse vaste proporzioni fin quando non cominciò quella che venne chiamata “lotta per la liberazione” o, come la definirono altri, “guerra dei terroristi”. Il problema, naturalmente, sorse in relazione al servizio militare obbligatorio per i bianchi.

Con l’intensificarsi della lotta, specie lungo le frontiere del paese, furono compiuti maggiori sforzi per far partecipare l’intera popolazione alla difesa nazionale. La coscrizione, comunque, riguardò solo i bianchi di sesso maschile agli inizi. La cosa interessò parecchi giovani Testimoni, molti dei quali furono condannati a pene detentive, in certi casi più di una volta, per avere coscienziosamente mantenuto la neutralità cristiana.

La natura della leva era tale che gli uomini erano chiamati alle armi per certi periodi dell’anno, dopo di che potevano riprendere il lavoro secolare. Quindi un fratello poteva essere portato in tribunale ogni volta che rifiutava per coscienza di ubbidire a una chiamata, il che significava che poteva dover scontare una pena detentiva dopo l’altra. Alcuni ricevettero perfino la cartolina precetto mentre erano ancora in prigione!

Era particolarmente difficile per i giovani sposati e con figli, non solo perché dovevano abbandonare la famiglia, ma anche perché andando in prigione perdevano spesso il lavoro, per cui quando uscivano ne dovevano cercare un altro. E quando si presentavano per un nuovo lavoro, si sentivano chiedere invariabilmente qual era la loro posizione nei confronti della leva. Allorché il probabile datore di lavoro veniva a sapere come stavano le cose, spesso rispondeva: “Mi dispiace. Vorrei assumerla, ma non posso finché non ha fatto il servizio militare”. Il problema divenne molto serio per alcuni.

UNO DEI PRIMI CASI

Uno dei primi ad affrontare queste prove fu Bob Hawkes. Aveva già fatto il militare quando cominciò a studiare coi testimoni di Geova. Studiava solo da sei mesi quando, nel gennaio del 1973, ricevette l’ordine di presentarsi. Ma perché non lasciare che sia lui a raccontare la sua storia?

“In base a quello che avevo appreso dallo studio della Bibbia decisi di non presentarmi. A quell’epoca Molly, mia moglie, era incinta di due mesi”.

Che accadde quando non si presentò?

“Dovetti comparire in tribunale e fui condannato a 30 giorni di carcere da scontare effettivamente, più tre mesi di condizionale”.

Fu una prova difficile da superare per lui?

“Difficilissima. Ero lì, non ancora battezzato e dietro le sbarre. Ero tutto solo in un mondo molto strano. Era tutto piuttosto sconcertante. Poi Molly si arrabbiò e mi scrisse una lettera da cui si capiva che mi avrebbe lasciato. A colmare la misura, mio padre venne a trovarmi e mi portò un bel po’ di letteratura contro i Testimoni. Lo informai che, qualsiasi cosa accadesse, ero deciso a mantenere la mia coscienziosa presa di posizione. Il mio unico conforto era pregare Geova”.

LE DIFFICOLTÀ SI MOLTIPLICANO

Uscito di prigione, Bob Hawkes riscontrò che i suoi guai erano tutt’altro che finiti. A casa, sua moglie Molly gli porse l’uniforme militare e gli suggerì di andare a combattere. Bob narra: “Le dissi di non tentare mai di costringermi ad andare e di non tornare mai più sull’argomento”.

Poi Bob si ripresentò al lavoro solo per essere licenziato in tronco. “Quando dissi a Molly che ero stato licenziato”, narra Bob, “mi meravigliai che restasse con me, visto che era ancora fredda nei riguardi della verità”.

Poco dopo ciò Bob fu battezzato. Quindi tornò in prigione, questa volta per sei mesi. Ma dovette scontare anche i tre mesi di condizionale della volta precedente. Complessivamente scontò tre pene detentive, l’ultima di otto mesi.

E MOLLY?

Potremmo chiedere: “Molly, cos’hai da dire tu su tutto questo?”

“Mentre studiavamo, la verità non significava molto per me. Per Bob era diverso. Non appena imparava qualcosa, faceva cambiamenti. Perciò fumo, feste e altre cose dovettero finire. Poi rimasi incinta, ed ero preoccupata per la faccenda del sangue. Tutta la nostra vita ne risentiva.

“Poi Bob andò in prigione. Pensai che era una cosa terribile. Come poteva farci tutto questo? Fu allora che decisi di dargli l’ultimatum. Gli scrissi e lo minacciai di lasciarlo. Nel profondo del mio cuore, però, sapevo che non facevo sul serio e che non avrei messo in atto quella minaccia”.

Cosa fece cambiare Molly che poi accettò la verità?

“Fu in gran parte la gentilezza delle sorelle. Mi diedero pacchi di generi alimentari, carne, pane e altre cose materiali. Ma oltre a ciò i fratelli e le sorelle mi mostrarono amorevole interesse edificandomi spiritualmente. A poco a poco questo produsse il suo effetto su di me. Mi indusse a pensare. Così cominciai a impegnarmi in vista del battesimo. Fui battezzata poco dopo che Bob era uscito di prigione l’ultima volta”.

Dopo d’allora il fratello Hawkes ricevette un’altra chiamata alle armi. Questa volta, però, non fu messo in prigione perché aveva fatto i piani per andare a lavorare all’estero.

Questa esperienza è un esempio tipico di ciò che accadde a diversi fratelli. Infatti, dato che l’età della leva fu alzata, fino a 50 e, infine, addirittura a 60 anni, il problema interessò parecchi di loro. Ma a questo proposito diremo dell’altro più avanti.

I PRIMI SEGNI DI OPPOSIZIONE POLITICA

Con tutta la pubblicità fatta a problemi come quello del tabacco e della neutralità cristiana, è facile immaginare quanto parlare si facesse dei Testimoni. Spalleggiati senz’altro da alcuni cittadini infuriati e infastiditi dalla posizione neutrale dei Testimoni, alcuni parlamentari cominciarono a battersi perché il governo prendesse qualche provvedimento per mettere un freno all’opera di predicazione.

Oltre a essere oggetto di critiche e di attacchi attraverso gli strumenti di informazione, i Testimoni divennero anche un comune oggetto di discussione nei dibattiti parlamentari. Questo avvenne in particolare il 4 dicembre 1973, quando il Parlamento discusse gli emendamenti alla legge sulla difesa e a quella sulla cittadinanza (Defence Act e Citizenship Act). Seguono alcuni brani presi da questi dibattiti:

“Le credenze di questa setta [testimoni di Geova] sono l’antitesi stessa delle rispettabili chiese istituzionali”. — Ministro della Difesa.

“In breve si vuole . . . stabilire che un testimone di Geova condannato a sei mesi o più di reclusione, senza l’alternativa di una pena pecuniaria, per un reato che implica il rifiuto di ubbidire a certi ordini per motivi di coscienza religiosa, può perdere la cittadinanza e, nel caso di chi non ha la cittadinanza, può essere espulso”. — Ministro della Difesa.

“Di solito queste convinzioni [degli obiettori di coscienza in generale] riguardano il fatto di togliere la vita umana e si possono conciliare con servizi non armati. . . . Fa eccezione . . . il culto o setta nota come testimoni di Geova che sono a mio avviso un’organizzazione perniciosa, il cui atteggiamento verso il servizio militare non ha fondamento né giustificazione di sorta”. — Membro del Parlamento.

“Vogliamo essere certi che i testimoni di Geova non influenzino i giovani che sono idonei e che stanno facendo il servizio militare”. — Ministro della Difesa.

A quanto pare, la coraggiosa presa di posizione dei fratelli stava producendo più di un effetto.

LA TENSIONE AUMENTA

Verso la fine del 1974 si poteva sentire aumentare la tensione. Questo fatto fu indicato da una lettera inviata da questa filiale in data 8 ottobre 1974 alla sede centrale della Società. Faceva riferimento fra l’altro alle voci di un’“indagine in grande stile” sulla nostra organizzazione e poi diceva: “Al momento in cui scriviamo non sappiamo niente di più, né siamo stati contattati dalle autorità. Circolano voci che sarà preso qualche provvedimento per dicembre, ma non possiamo confermarle.

“Da un capo all’altro del paese gran parte della popolazione è decisamente ‘in rivolta’ contro le nostre attività, specie contro il ministero di casa in casa”.

Cominciarono ad apparire dappertutto cartelli con la scritta “Non vogliamo i testimoni di Geova”. Un uomo intraprendente si mise a vendere questi cartelli di casa in casa. Per un po’ fece ottimi affari.

I PROVVEDIMENTI SUGGERITI

Nella prima parte di febbraio del 1975 la filiale venne in possesso del resoconto di una riunione molto significativa. Si trattava di una riunione dell’Esecutivo Nazionale del Fronte Rhodesiano, il partito politico che era al potere a quell’epoca. Questa riunione, tenuta il 31 gennaio 1975, aveva avuto come oggetto soprattutto i testimoni di Geova. Furono presentate varie ragioni per cui pensavano si dovesse prendere qualche provvedimento contro i testimoni di Geova.

Potete immaginare come ci sentivamo in quel periodo! Cosa sarebbe accaduto? I testimoni di Geova sarebbero stati messi al bando? I missionari sarebbero stati espulsi? Non sapevamo proprio cosa aspettarci.

Quelli che avevano dato questi suggerimenti al governo erano essi stessi membri del partito al potere e alcuni erano membri del Parlamento, ma a quanto sembra il governo assunse un atteggiamento più razionale; infatti, né allora né in seguito fu preso alcun provvedimento ufficiale contro l’opera di predicazione o contro l’organizzazione, cosa di cui siamo molto grati a Geova.

NEUTRALITÀ NELLE ZONE “CALDE”

Non fu solo la questione militare a richiedere che i fratelli assumessero una ferma presa di posizione circa la separazione dal mondo, ma si crearono anche altre situazioni. (Giov. 15:19) Per esempio, il fratello Will Vosloo aveva un podere che durante la guerra venne a trovarsi in una zona veramente “calda”. Si trovava a una sessantina di chilometri dalla congregazione dove serviva come anziano. Poco più in giù c’era una base dei “combattenti per la libertà”. Ci furono molti scontri fra questi ultimi e le truppe governative.

Un giorno — era battezzato da poco — il fratello Vosloo e sua moglie Gisela erano seduti in casa loro e stavano leggendo la Bibbia, in Salmo 112:7 che dice: “Non avrà timore nemmeno di cattive notizie. Il suo cuore è saldo, confida in Geova”. Nel giro di un’ora arrivò un poliziotto, il quale avvertì che nella zona c’erano dei “terroristi”. Insisté che l’agricoltore si armasse per proteggersi. Il fratello Vosloo rifiutò.

Egli narra: “Da quel momento in poi fui sempre più oggetto di pressioni affinché facessi la mia parte per difendere la comunità. I vicini non riuscivano a capire il mio atteggiamento: secondo loro ero un vile. Un giorno, nel servizio di campo, un uomo mi disse: ‘Lei sarà il primo a scappare quando la situazione comincerà veramente a scottare’. Si sbagliava. Oggi io sono ancora nel podere, ma loro se ne sono andati tutti”.

LA NEUTRALITÀ È UNA PROTEZIONE

Benché molestati dagli agricoltori vicini, il fratello Vosloo e la sua famiglia ricevettero conforto da una fonte inattesa. Un giorno un sorvegliante di circoscrizione andò a trovarlo e gli disse: “Sono vostro fratello e vengo dall’altra sponda del fiume Umfuli. Non dovete preoccuparvi. La gente di quella zona sa tutto della vostra posizione neutrale. Non vi sarà fatto alcun male”. E fu così.

Non molto tempo dopo, mentre i trattoristi del fratello Vosloo lavoravano nel campo, furono improvvisamente avvicinati da una banda di guerriglieri che dissero loro: “Conosciamo quell’uomo. Non vogliamo bruciare i suoi trattori”. E così avvenne: i trattori dei vicini furono bruciati e le loro pompe furono distrutte, ma le cose del fratello Vosloo non furono toccate. In seguito, mentre lui e la sua famiglia erano in vacanza, diverse case coloniche della zona furono distrutte, ma la casa dei Vosloo non fu toccata. Tutto questo perché la loro neutralità nei confronti degli affari politici era nota.

Le cose andarono avanti così per parecchi anni, sino alla fine della guerra. A volte rappresentanti della comunità andavano a trovare i Vosloo per fare pressione su di loro ‘svergognandoli’ così da indurli ad armarsi per loro propria protezione e per quella d’altri. Nella zona tutti andavano in giro armati fino ai denti. Non però il fratello Vosloo il quale cita le irremovibili parole di Gisela: “Niente pistole né fucili”.

Le cose andavano di male in peggio: I locali empori venivano bruciati. Venivano minate le strade. A causa del coprifuoco era molto difficile per i bambini andare a scuola. Così alla fine il fratello Vosloo decise di affittare una casa in città per la famiglia mentre lui continuava a lavorare nella fattoria. Ma egli ritiene che la sua vera protezione sia dipesa dalla sua posizione neutrale e dalla completa fiducia in Geova, com’è scritto: “Quando giacerai non sentirai nessun terrore; e per certo giacerai, e il tuo sonno dovrà esser piacevole. Non avrai bisogno di temere all’improvviso alcuna cosa terribile, . . . poiché Geova stesso mostrerà d’essere, in effetti, la tua confidenza, e per certo preserverà il tuo piede dalla cattura”. — Prov. 3:24-26.

UN PARADOSSO

È davvero strano che proprio la posizione neutrale che fece andare in prigione i nostri giovani fratelli bianchi desse ai fratelli africani una libertà che spesso le altre organizzazioni, religiose o meno, non avevano.

Col passar del tempo, l’intensificarsi della guerriglia causò in alcune zone un irrigidimento delle misure di sicurezza. Le riunioni furono vietate; scuole e negozi furono chiusi. I fratelli dovevano essere particolarmente cauti nel ministero di campo e nel modo in cui si riunivano per l’adorazione cristiana.

Nel febbraio del 1973 fu organizzata un’assemblea di circoscrizione in una di queste zone. Ci avrebbero permesso di tenerla? Con piena fede nella guida di Geova, i fratelli locali si recarono dal capo e gli chiesero una lettera da presentare al commissario distrettuale. Sebbene non desse loro la lettera in quel momento, permise ai fratelli di iniziare i preparativi.

Quando il sorvegliante di distretto, Isaac Chiadzwa, venne in seguito nella zona, andò dal commissario distrettuale per informarlo della sua presenza e chiedere il permesso di entrare nella zona in occasione dell’assemblea di circoscrizione. “Allorché chiesi il permesso di entrare nella zona di Dotito”, disse, “nell’ufficio del commissario distrettuale si misero tutti a ridere e pensarono che fossi pazzo. Che sorpresa fu per loro quando in seguito sentirono uno dei funzionari dire: ‘Vi conosciamo. Sappiamo qual è la vostra posizione riguardo alle condizioni attuali’”.

Il permesso per tenere l’assemblea fu accordato! Furono solo vietate le sessioni serali. Perfino il capo fu sorpreso e meravigliato!

Il fratello Chiadzwa disse che quando faceva l’opera nel distretto a quell’epoca incontrava molti posti di blocco. Egli narra: “Mi lasciavano sempre passare perché ero un testimone di Geova. A un posto di blocco fu ordinato a tutti di scaricare i veicoli per ispezionarli. Non appena saltai giù dal furgone un poliziotto vide la mia borsa. L’aprì e mi chiese chi ero e cosa facevo. Quando gli ebbi detto che ero un testimone di Geova, mi ordinò di non scaricare il furgone, che, fra parentesi, era pieno di letteratura e di tutto il nostro materiale. Sentendo queste parole, un altro poliziotto volle sapere perché il furgone non doveva essere scaricato. Udii il primo che diceva: ‘È un testimone di Geova. Non abbiamo problemi con questa gente’”.

Il sorvegliante di distretto disse che i fratelli di quella zona avevano sempre con sé letteratura della Società, anche quando lavoravano nei campi. Molte volte essa li aveva salvati da percosse e da altri maltrattamenti. È davvero strano che lo stesso gruppo di persone che in un caso era detestato dalle autorità potesse essere così favorito in un altro!

Parleremo ancora di questo più avanti, ma torniamo ora al Malawi.

PERSECUZIONE NEL MALAWI

L’ultima volta che ne abbiamo parlato, i fratelli del Malawi erano fuggiti dal loro paese e si erano rifugiati a Milange, nel Mozambico, a est del Malawi. Verso il 1970 molti cominciarono a tornare gradualmente in patria, dove tentarono di sistemarsi di nuovo. Ma questo stato di cose non durò molto.

Nel 1972 si abbatté sui fratelli un’altra ondata di crudele persecuzione. Il San Francisco Examiner la definì una “guerra religiosa” e disse: “È una guerra molto ingiusta, che oppone la forza alla fede”. L’ondata di persecuzione fu molto simile a quella del 1967, solo che stavolta fu molto più intensa.

La Lega Giovanile e il movimento dei Giovani Pionieri furono tra i più accaniti in questa “guerra”. Si organizzarono in bande, che andavano da una dozzina fino a un centinaio di elementi. Andarono poi di villaggio in villaggio, armati di bastoni, mazze, panga e scuri, cercando e attaccando i testimoni di Geova e distruggendo i loro averi. — Svegliatevi! dell’8 maggio 1973.

Le nostre sorelle furono violentate e i fratelli furono crudelmente picchiati con tavole chiodate. In un caso legarono fasci d’erba attorno al corpo di un fratello, dopo di che vi appiccarono il fuoco. Morì letteralmente bruciato.

Il fratello Michael Yadanga e la sua famiglia furono messi in libertà al centro di una riserva naturale piena di animali selvaggi. Dovettero fare a piedi parecchi chilometri per arrivare alla fermata dell’autobus. Quando tornarono a casa furono fatti altri tentativi, accompagnati da minacce, per persuaderli a prendere la tessera del partito. Il fratello Yadanga rispose: “Ho perso i denti perché non volevo prendere la tessera. Ho perso il lavoro perché non volevo prendere la tessera. Sono stato picchiato con violenza, hanno distrutto i miei averi e sono stato costretto a fuggire nella Zambia, tutto perché non volevo prendere la tessera. Non la prenderò certo adesso”. Successivamente, avvertito da un membro amichevole della Lega Giovanile che gli stavano alle calcagna, questo fratello e la sua famiglia fuggirono nel Mozambico.

Alle percosse e ai maltrattamenti fisici di vario genere si aggiunsero la chiusura dei negozi, il congelamento dei conti in banca, la confisca dei beni, la distruzione o il furto dei raccolti e il licenziamento dei Testimoni. Cosa fecero allora? L’unica cosa che potevano fare, cioè fuggire dal paese.

Questa volta la maggioranza fuggì nella Zambia dove oltre 19.000 di essi organizzarono un campo profughi a Sinda Misale.

AIUTI DAI FRATELLI DI TUTTO IL MONDO

Non passò molto prima che questi fratelli cominciassero a ricevere soccorsi. Giunsero da ogni parte della terra sotto forma di denaro, indumenti, viveri e altre cose. Senza indugio i fratelli della Zambia fornirono quintali e quintali di derrate alimentari, coperte e lenzuola, attrezzi da giardino e altre cose. Camion carichi di teloni incerati, coperte, fogli di plastica, badili, scuri e altre cose vennero dal Sudafrica, guidati da fratelli che fecero un viaggio di 2.400 chilometri per consegnare queste provviste al campo di Sinda Misale. Benché incontrassero molte difficoltà, sotto l’amorevole guida di Geova consegnarono le provviste. Complessivamente, ai fratelli del campo di Sinda Misale furono provvedute molte tonnellate di viveri, indumenti, medicinali e altri articoli.

DI NUOVO IN VIAGGIO

Purtroppo si trattava solo di un sollievo temporaneo. Il governo zambiano, con la scusa di trasferire questi fratelli in un altro luogo, li rimandò nel Malawi, dove la persecuzione ricominciò. Perciò i fratelli fuggirono di nuovo, stavolta a Mlangeni nel Mozambico, a ovest del Malawi.

Subito nel Mozambico furono aperti 12 campi profughi, in cui trovarono posto un massimo di circa 34.000 di essi. Successivamente, nel 1975, il governo mozambicano costrinse i nostri fratelli che si trovavano nella zona di Mlangeni a tornare nel Malawi. Di lì la maggioranza fuggì verso est rientrando nel Mozambico, e molti sono ancora lì.

A questo punto crediamo che vorrete senz’altro sentire le esperienze narrate da Cyril e Ina Long. Abitavano a Blantyre, nel Malawi, quando nel 1972 ricominciò la persecuzione. Essi narrano:

“Una famiglia stava attraversando un ponte sopra un fiume in piena quando fu avvicinata e invitata a esibire le tessere del partito. I genitori spiegarono per quale motivo non le avevano, al che i bambini furono scaraventati giù dal ponte nelle acque infuriate. Uno di essi aveva sei mesi. Fortunatamente, i bambini più grandi sapevano nuotare e riuscirono a salvarlo. Sotto la protezione della mano di Geova, si salvarono tutti.

“Un altro fratello perse i sensi per le percosse e fu cosparso di benzina. Dopo di che gli appiccarono il fuoco e morì fra le fiamme. Purtroppo la moglie, che era incinta, e i suoi sei figli furono costretti a guardare questa scena dal principio alla fine”.

IN AIUTO DEI PERSEGUITATI

Il fratello Long si rese conto che bisognava fare qualcosa per aiutare i fratelli che venivano derubati e picchiati. Fu pertanto predisposto un luogo d’incontro segreto dove i fratelli e le sorelle che fuggivano potevano essere raccolti e trasportati fino al confine. Col primo viaggio ne furono trasportati una trentina con due furgoni Volkswagen. Diversi arrivarono con le biciclette, ma si resero conto di non potersele portare dietro, così le gettarono nella boscaglia lungo la strada, sapendo che non le avrebbero più ritrovate.

“Lungo tutto il percorso”, dice Ina, “c’erano posti di blocco, e ogni volta i fratelli e le sorelle si appiattivano sul pavimento del furgone, sotto le coperte. Essendo Cyril bianco e l’unico visibile, gli facevano segno di proseguire senza che il furgone venisse perquisito. Alle tre del mattino giunsero sani e salvi al campo profughi del Mozambico.

“Alcuni giorni dopo fummo avvicinati da un sorvegliante di circoscrizione il quale disse che c’era urgente bisogno di medicinali e di coperte, perché nel campo della Zambia quasi 12.000 persone dormivano all’aperto. Era inverno e molti avevano raffreddore, diarrea, mal di gola, ecc. Inoltre, diversi avevano tagli, contusioni e brutte ustioni a seguito dei maltrattamenti subiti. Cosa potevamo fare per aiutarli?

“Dopo una fervida preghiera a Geova, decidemmo di andare da un farmacista per acquistare forniture sanitarie. Era pericoloso far questo perché avrebbe potuto facilmente denunciarci alle autorità. Comunque, andammo da lui e gli spiegammo la situazione.

“Apprendemmo che questo farmacista era arrabbiato perché il governo lo aveva costretto a licenziare uno dei suoi dipendenti più fidati, un testimone di Geova. Quindi anziché denunciarci fu ben felice di rendersi utile”. Immaginate la sorpresa e la gioia di Cyril e di Ina Long quando il giorno dopo andarono a ritirare l’ordinazione e ricevettero due enormi casse di forniture sanitarie in dono per i fratelli del campo profughi! Allorché tentarono di pagare le forniture, il farmacista disse loro: “È il meno che posso fare per persone così leali che sono trattate in maniera tanto vergognosa”.

Poco dopo, Cyril Long e un altro fratello si recarono di notte nel campo, stavolta con un carico di coperte. Il fratello Long disse: “Ci vennero le lacrime agli occhi per quello che vedemmo: una famiglia di sei persone raggomitolate sotto una sola coperta che cercavano di scaldarsi l’una con l’altra; una sorella era stata picchiata così forte e ustionata con legni infuocati che non poteva neppure stare sdraiata. Dovevano tenerla sollevata con fasci d’erba”.

Per concludere questo racconto vogliamo narrarvi un’altra esperienza che veramente commosse la sorella Long. Dato che il governo aveva congelato tutti i conti in banca dei fratelli, nessuno poteva ritirare il denaro per pagarsi il viaggio e fuggire. La sorella disse: “Due fratelli vennero da noi e ci dissero: ‘Siamo riusciti a ritirare i nostri risparmi prima che venissero congelati. Abbiamo comprato i biglietti dell’autobus per la nostra famiglia e ci è avanzato questo denaro. Volete darlo ad altri che ne hanno bisogno?’ Questi fratelli avevano perso il lavoro, ma l’amore fraterno li aveva spinti a dividere con altri quello che ancora avevano, sapendo che Geova avrebbe provveduto!”

Senz’altro, quando Cyril e Ina Long ripensano a quell’occasione, la loro fede nell’amorevole cura di Geova diventa sempre più forte.

UN VIAGGIO NEL MOZAMBICO

Fu nel 1975, mentre esistevano ancora campi profughi nel Mozambico a ovest del Malawi, che sorse un problema simile a quello esistito nella primitiva congregazione cristiana. (Atti 6:1-6) Sorse in relazione alla distribuzione dei viveri. Si decise che il modo migliore per risolvere la questione era quello di mandare sul posto un fratello della filiale. Perciò nel febbraio del 1975 Keith Eaton, membro del Comitato della Filiale, partì per raggiungere questi campi. Non fu facile arrivarci. Dovette fare il viaggio in aereo seguendo un percorso tortuoso. Andò da Salisbury a Beira sulla costa orientale del Mozambico, dove passò la notte e incontrò alcuni fratelli del posto. Poi si recò a Tete sullo Zambesi e di lì proseguì per Vila Coutinho (ora Ulongue), dove a quell’epoca c’erano sei campi profughi.

Una delle cose che rese difficile raggiungere questa destinazione fu il fatto che il Mozambico era alle prese con un cambiamento di governo: la minoranza portoghese stava cedendo il potere alla maggioranza negra. Quindi non era facile attraversare il confine, specie per chi non conosceva la zona.

Comunque, con l’aiuto dei fratelli che andarono a incontrarlo all’aeroporto di Vila Coutinho, il fratello Eaton riuscì a visitare i campi. Lì discusse i problemi dei fratelli, ascoltando i loro strazianti resoconti della situazione e dando utili suggerimenti. Non c’è dubbio che questo contatto personale con un rappresentante della Società fu di grande incoraggiamento per i fratelli.

APOSTASIA NEI CAMPI

Quando infine i fratelli si furono sistemati nei campi mozambicani di Milange, a est del Malawi, le loro condizioni migliorarono notevolmente. Ma col tempo sorsero altri problemi.

Nel 1976 alcuni cominciarono improvvisamente ad asserire d’essere degli unti e a tenere speciali adunanze separate da quelle della congregazione. Propugnavano insegnamenti non scritturali. Sostenevano che erano unti, e che dal 1975 Geova non aveva più a che fare con le congregazioni per mezzo degli anziani ma per mezzo di loro.

Uno dei capibanda fu trovato nudo dalla polizia vicino al monte Mlanje sul confine mozambicano e fu scortato fino alla zona dei campi profughi nel Mozambico orientale. L’uomo disse ai suoi seguaci che, come Mosè, ubbidiva a una chiamata di Geova di salire sul monte per ricevere istruzioni. Purtroppo, questi falsi insegnanti che professavano d’essere degli unti si fecero un notevole seguito e l’apostasia non fu fermata che quando ne vennero disassociati oltre 500. Parecchi di coloro che erano stati sviati si resero infine conto dell’errore, tornarono pentiti e furono riaccettati nella congregazione.

Siamo molto felici del fatto che due fratelli del Mozambico responsabili dell’opera in quel paese abbiano potuto partecipare al corso di Galaad di cinque settimane per i membri dei Comitati di Filiale. Questo è stato di grande aiuto per consentire una buona sorveglianza teocratica dell’opera in quel paese.

LA GUERRA CAUSA ALTRI PROBLEMI

Torniamo ora allo Zimbabwe. Man mano che la guerra si intensificava, si aggravavano anche i problemi che i fratelli dovevano affrontare. La vita si fece molto frenetica. In molte zone era impossibile condurre una vita normale. In parecchi casi, non si poteva sapere cosa sarebbe successo il giorno dopo. Cercate di mettervi nei panni della famiglia di questo fratello che scrisse alla Società:

“Vi scrivo per raccontarvi quello che è accaduto alla mia famiglia, mia moglie e cinque figli. Si sono salvati per miracolo mentre lavoravano nel mio campo di granturco. I soldati delle due parti hanno cominciato a spararsi addosso attraverso il campo. I miei familiari si sono sdraiati per terra mentre le pallottole fischiavano sopra le loro teste. Bombe di mortaio sono esplose a meno di dieci metri da loro. Sono stati presi nel fuoco incrociato, eppure ne sono usciti indenni. Credo che questo sia da attribuire alla protezione di Geova. Gli alberi attorno alla mia casa sono rimasti gravemente danneggiati per i colpi di bazooka, ma la mia casa non ha riportato danni”.

Questo fratello menziona anche un tipo di problema diverso:

“La sera i soldati vennero a casa nostra. Fecero varie domande e dissi loro che ero un testimone di Geova. Volevano passare la notte con le mie figlie. Di loro iniziativa le mie figlie si rifiutarono di andare. I soldati minacciarono di ucciderle, ma le ragazze continuarono a fare resistenza. Avevano in mente le parole di Gesù riportate in Matteo 10:28 e Rivelazione 2:10, che in precedenza avevamo considerato nello studio familiare. Infine, gli uomini decisero di lasciarle in pace.

“Le ragazze del mondo che acconsentirono ad andare con i soldati subirono violenze sessuali. Siamo grati a Geova per il modo in cui continua a prendersi cura di noi in questi tempi pericolosi”.

Purtroppo non tutte le nostre giovani sorelle se la cavarono con altrettanta facilità. Michael Chikara, un sorvegliante viaggiante, narra le traversie di una giovane sorella. Prima fu colpita sul mento. Poi “mentre si riprendeva da questo colpo un gruppo di uomini la immobilizzò e la violentò, col risultato che ora lei ha un bambino”.

Il fratello Chikara racconta un’altra esperienza narratagli da una sorella diciassettenne. Ecco la sua triste storia: “Fui presa con la forza dai soldati e picchiata in quattro diverse occasioni, due volte dai soldati di una parte contendente e due volte da quelli dell’altra.

“La prima volta che venni picchiata non sapevo neppure se sarei sopravvissuta. Mentre mi riprendevo da queste percosse, vennero nella zona i soldati dell’altra parte, che radunarono tutte le ragazze e le costrinsero ad assistere alle loro adunanze.

“In quell’occasione un uomo chiese che gli stendessi una coperta per terra e voleva che dormissi con lui. Corsi via piangendo, inseguita da quest’uomo. A lui se ne unì un altro e cercarono di farmi compiere un atto immorale. Fui colpita col calcio di un fucile, ma mentre cadevo gridai così forte che infine mi lasciarono. Mi mescolai allora tra la numerosa folla lì presente e più tardi, quando era buio, fui aiutata ad arrivare a casa all’insaputa di coloro che mi avevano aggredita.

“Alcuni mesi più tardi un’altra banda di soldati venne nella nostra zona e prese me insieme ad altre nove ragazze, sostenendo che eravamo state le amiche degli uomini della parte avversa. Naturalmente, nel mio caso non era vero. Fummo tutte picchiate fino al punto che per settimane non riuscimmo a muoverci. Complessivamente fui picchiata quattro volte”.

Questa giovane e brava sorella continua a mantenersi spiritualmente forte anche se nella sua famiglia è l’unica nella verità.

RAPIMENTI: UNA COSA COMUNE

In certe zone il rapimento di ragazzi appena adolescenti divenne una cosa piuttosto comune. Bande di soldati andavano nei piccoli villaggi e ordinavano di venire tutti all’aperto. Poi, mentre gli adulti erano costretti a cantare, i soldati sceglievano ragazzi e ragazze adolescenti. I maschi venivano presi per addestrarli alla guerra e le femmine perché servissero come cuoche e per scopi immorali. Alcuni genitori non hanno più rivisto i loro figli.

Persino alcuni fratelli hanno avuto questa angosciosa esperienza. Un fratello pioniere scrisse quanto segue alla Società: “Mia figlia e cinque altri giovani furono rapiti. Erano tutt’e sei Testimoni dedicati e battezzati”. Alcuni nostri fratelli cristiani hanno avuto la triste esperienza di veder tornare i loro figli non come Testimoni, ma come soldati addestrati nell’arte della guerra. Questi, però, furono casi rarissimi.

UNA PICCOLA TESTIMONE CORAGGIOSA

Un caso rallegrante fu quello di Catherine Mbona, una sorellina di 14 anni dei Distretti Orientali, che fu rapita. I suoi genitori (il padre, Michael, ha fatto il pioniere per molti anni) si chiedevano se l’avrebbero più rivista. Immaginate la gioia e il sollievo che provarono quando alcuni giorni dopo fu rimandata al villaggio, sana e salva.

“Che ti hanno fatto?”, chiesero a Catherine. “Nulla”, disse.

“Che hai fatto, allora, tutto il tempo che sei stata via?”

“Ho parlato loro di Geova. Ho dato testimonianza”.

Alcuni giorni dopo il capo di quel gruppo di soldati venne nel villaggio e cercò i genitori della ragazza. I genitori erano piuttosto preoccupati e si chiedevano quale fosse la ragione di questa visita. L’uomo comunque era andato apposta al villaggio a elogiare i genitori per la buona educazione che avevano dato alla loro figlia.

VILLAGGI PROTETTI

Dato che un crescente numero di villaggi stavano diventando zone “calde” e che alcuni venivano anche usati dai guerriglieri come rifugi e come basi di operazioni, il governo cominciò a spostare gli abitanti di questi villaggi in zone recintate, o villaggi protetti. Lo scopo era di proteggere gli abitanti, ma come conseguenza essi dovettero abbandonare case, beni, raccolti e tutto il resto, salvo le poche cose che poterono portare con sé.

Già nel 1973 un sorvegliante di circoscrizione, Reuben Mpedza, riferiva: “Per quanto concerne le congregazioni di Mukumbura, Musingwa e Chiutsi, gli abitanti di queste zone vengono trasferiti per ordine del governo in altri luoghi stabiliti. Per questo alcuni fratelli sono senza tetto”.

Potete immaginare cosa deve aver significato trovarsi all’improvviso con la famiglia in una zona recintata senza alcunché tranne un minimo di cose materiali. Niente casa, niente servizi igienici, nulla tranne la nuda terra su cui dormire. Come reagirono i fratelli in queste condizioni? Nel suo rapporto il sorvegliante di circoscrizione disse: “È pur sempre incoraggiante sapere che nonostante questi ostacoli i fratelli predicano con zelo il Regno di Geova come sola speranza per l’afflitta umanità”.

È interessante notare che l’atteggiamento manifestato riguardo a questi luoghi dalle persone in generale era diverso da quello dei testimoni di Geova. Mentre la maggioranza si lamentava per le perdite materiali, i Testimoni si davano da fare per adattarsi alla nuova situazione. Anzi, dato che le persone erano così vicine le une alle altre, era molto più facile per i fratelli portar loro il messaggio del Regno!

In uno di questi luoghi, le sorelle anziane furono felicissime. In precedenza non avevano potuto fare le pioniere ausiliarie a causa del coprifuoco e del fatto che nel territorio della loro congregazione gli abitanti erano molto sparpagliati. “Ora”, dissero, “le persone sono vicine le une alle altre e sarà facile per noi fare le pioniere ausiliarie”.

Naturalmente, il fatto di spostare gli abitanti e di metterli in questi villaggi protetti ebbe l’effetto di impedire che si avesse cura sul piano organizzativo di alcune congregazioni. Spesso i sorveglianti di circoscrizione non sapevano se al loro arrivo avrebbero trovato la congregazione che dovevano visitare. Tuttavia, quando alla fine della guerra non ci fu più bisogno dei villaggi protetti, i fratelli tornarono gradualmente alle rispettive case e cercarono di riprendere la vita di prima. Alcune congregazioni che da due o tre anni non ricevevano la visita di un sorvegliante di circoscrizione furono di nuovo servite da un sorvegliante viaggiante.

ORGANIZZATI PER FAR FRONTE ALLA SITUAZIONE

Non è difficile capire che durante la guerra si sarebbero dovuti fare dei cambiamenti per far fronte alle diverse circostanze.

Una disposizione presa per aiutare gli anziani fu quella di organizzare adunanze speciali tenute una volta all’anno in ciascuna circoscrizione dal sorvegliante di circoscrizione e di distretto, con un programma preparato dalla filiale. Questo programma trattava in special modo i bisogni dei fratelli a quell’epoca. Fu una disposizione molto apprezzata dagli anziani, che la considerarono proprio quello di cui avevano bisogno per compiere la loro opera pastorale in condizioni avverse. Non solo gli anziani ma anche vari fratelli scrissero alla Società per dire quanto beneficio traevano dall’addestramento ricevuto dagli anziani.

Non c’è il minimo dubbio che questa speciale disposizione, oltre al regolare addestramento degli anziani alla Scuola di Ministero del Regno e alle adunanze speciali tenute alle assemblee di circoscrizione, contribuì in notevole misura a tenere uniti i fratelli durante tutta la guerra.

“LEGATELO A UN ALBERO E LASCIATELO LÌ A MORIRE”

Fu proprio dopo avere assistito a una di queste speciali adunanze per gli anziani che Jeremiah Chesa, un fratello piuttosto in là con gli anni, ebbe un’esperienza degna di nota. Il fratello Chesa abita in una zona rurale. Egli narra:

“Una notte un gruppo di soldati venne a prelevarmi da casa mia e mi portò nella boscaglia; poi mi chiesero: ‘Dov’eri sabato e domenica?’ Dissi loro che ero andato a un’adunanza religiosa. ‘Lo sai, vecchio, che è arrivata la tua ora? Abbiamo già ucciso gente più importante di te, povero cane’. Poi gridarono: ‘Uccidiamolo!’

“Uno di essi però disse: ‘Leghiamogli invece le mani e le gambe a un albero e lasciamolo lì a morire’. Presero una corda, poi dissero: ‘Ora dicci se preferisci morire o smettere di adorare il tuo Dio’.

“‘Francamente’, dissi, ‘non voglio ingannarvi dicendo che smetterò di adorare il mio Dio. Lo adoro giorno e notte’.

“Udendo ciò alcuni si adirarono e gridarono: ‘Legatelo a un albero e lasciatelo lì a morire!’ Così trascorsi tutta la notte legato a un albero”.

Il giorno dopo, verso le 12, passò di là un cacciatore che vide il fratello Chesa legato all’albero. Sebbene fosse scosso e un po’ spaventato, il cacciatore ebbe il coraggio di slegare il fratello che se ne tornò a casa. Ma che successe poi? La storia del fratello Chesa continua:

“Alcuni giorni dopo vennero i soldati a casa mia e vollero sapere come avevo fatto a slegarmi dall’albero. Mi portarono nella boscaglia e mi chiesero chi mi aveva sciolto. Dissi che la mia risposta si trovava nella Bibbia, in Salmo 146:5-7. Fu dato ordine di leggere questa scrittura.

“Cinque persone che ricevettero l’ordine di rileggere il brano furono picchiate perché i capi pensavano che non lo leggessero correttamente. Fu interessante ascoltare la loro conversazione. ‘Chi l’ha veramente slegato?’ ‘È meglio lasciarlo stare e permettergli di andare’. ‘Sei fortunato, vecchio’”.

Cos’aveva improvvisamente fatto cambiare idea a questi uomini che volevano ucciderlo? La scrittura che lessero dice in parte: “Felice è colui . . . la cui speranza è in Geova suo Dio . . . Geova libera quelli che sono legati”. Il fratello Chesa se ne tornò a casa, libero.

“GEOVA . . . È SEMPRE CON VOI”

Queste sono le parole che una donna che non era una Testimone rivolse a una delle nostre fedeli sorelle. Quali circostanze la spinsero a pronunciare queste parole? Il fratello Tauzen Chawanda vi dà la risposta con l’esperienza che lui e la moglie ebbero mentre lavoravano in una piantagione di tè nei Distretti Orientali:

“Il 23 dicembre 1976 venne a casa mia nella piantagione un gruppo di soldati. Alcuni soldati furono mandati a fare il giro delle case per radunare tutti gli abitanti. Fummo condotti presso lo stabilimento e ci fu detto di sedere in cerchio. Gli unici Testimoni eravamo mia moglie ed io.

“Poi dissero a tutte le donne di indietreggiare e vedere come i loro mariti sarebbero stati uccisi. Mia moglie ed io pregammo Geova ad alta voce di proteggerci. Mentre mia moglie faceva qualche passo indietro, una donna le disse: ‘Per voi è meglio perché Geova è il vostro Salvatore, ed è sempre con voi’.

“Appena le donne si furono tolte di mezzo, i soldati dissero agli uomini: ‘Vi avevamo detto di non lavorare, ma voi avete continuato a farlo’. Detto ciò, due soldati spararono con le mitragliatrici sugli uomini. Dopo di che i soldati si allontanarono in fretta.

“Immediatamente le donne corsero verso i mariti, non sapendo se i loro uomini erano rimasti uccisi oppure no. Quando mia moglie tentò di sollevarmi, le dissi che stavo bene, ma dapprima lei non ci credette. Tutte le altre donne videro che i loro mariti erano morti e tornarono alle rispettive case. In seguito ci tornai anch’io e vidi che erano tutte radunate in casa mia.

“Mentre mi avvicinavo, la donna che prima aveva parlato della protezione di Geova stava dicendo a mia moglie: ‘Te l’avevo detto: Geova è con tuo marito. Vedi, è vivo ed è tornato grazie alla protezione di Dio!’”

ASSEMBLEE E ADUNANZE IN CONDIZIONI AVVERSE

Siamo felici di dire che durante tutti questi tempi difficili fu possibile continuare a tenere assemblee di distretto e di circoscrizione. Questo perché vennero tenute per la maggior parte nelle zone più sicure del paese. In alcune occasioni i fratelli delle circoscrizioni che si trovavano in aree pericolose dovettero riunirsi con i loro conservi cristiani di un’altra circoscrizione. Ma almeno non persero il programma e poterono mantenersi spiritualmente forti.

In molti luoghi, però, il problema maggiore era costituito dalle adunanze della congregazione. Questo soprattutto a causa del coprifuoco che limitava gli spostamenti da un luogo all’altro. Dato che la celebrazione della Commemorazione si doveva tenere di sera, in alcuni casi c’era un grosso problema. Di solito il coprifuoco andava dal crepuscolo all’alba, anche se a volte cominciava alle 4 del pomeriggio e durava fino alle 9 della mattina dopo.

Per risolvere questo problema all’epoca della Commemorazione, specie nelle piccole congregazioni di campagna, si disponeva che tutti i fratelli andassero a casa di un fratello. Lì, all’ora appropriata, celebravano la Commemorazione della morte di Cristo. Naturalmente non potevano tornare a casa la sera stessa, perché quando era in vigore il coprifuoco non potevano allontanarsi dalla casa del fratello che di pochi passi. Così passavano la serata a cantare cantici del Regno e a raccontare esperienze. La mattina dopo tornavano alle loro case, felici di aver potuto ubbidire al comando di Gesù di riunirsi per questa importantissima occasione. — I Cor. 11:23, 24.

AIUTO AGLI INTERESSATI

Queste speciali disposizioni per la Commemorazione, insieme ad altre adunanze della congregazione, furono molto utili per aiutare gli interessati di quelle zone e anche i fratelli. Per timore d’essere picchiati o maltrattati in altri modi, gli interessati esitavano ad assistere apertamente alle adunanze. Ma a quanto sembra erano incoraggiati dall’idea di pernottare sul posto.

Un fratello di una congregazione di 13 Testimoni scrisse alla Società per dire che avevano avuto la grande gioia di vedere 106 presenti alla celebrazione della Commemorazione, oltre 90 più del numero dei proclamatori!

Un altro fratello, Michael Mafara, che a quell’epoca serviva come pioniere speciale, escogitò un altro sistema per superare il problema del coprifuoco e anche per aiutare gli interessati. Nella sua zona il coprifuoco era molto rigido. Ci si poteva allontanare da casa solo da mezzogiorno alle 2 del pomeriggio. I fratelli della congregazione erano suddivisi in tre gruppi, e non c’era altro modo di viaggiare che a piedi. Che si poteva fare?

Ebbene, il fratello Mafara ebbe un’idea. Stabilì che si tenessero le adunanze in tre case. Nelle due ore in cui si poteva viaggiare, tutti i fratelli e le sorelle si recavano in una di queste case. Lì rimanevano fino alle 12 del giorno seguente, dopo di che tornavano a casa. Alla successiva adunanza si recavano tutti in uno degli altri luoghi, e così via. Così avevano molte ore per le adunanze e per stare insieme, in modo da rafforzarsi spiritualmente gli uni gli altri.

Dei risultati, il fratello Mafara scrive: “Quando visitavo questi gruppi, notavo che anche gli interessati erano presenti e pernottavano lì per assistere alle adunanze. Nella congregazione ci sono soltanto 13 proclamatori, ma nel periodo in cui fu in vigore questo coprifuoco i presenti salirono a 21, più che prima del coprifuoco”.

“COME UN LUOGO PER CELARE DAL VENTO”

Il profeta Isaia parlò di coloro che avrebbero servito come pastori e sorveglianti nella visibile organizzazione di Geova. Li paragonò a “un luogo per celare dal vento e un nascondiglio dal temporale”. (Isa. 32:2) I nostri leali sorveglianti viaggianti diedero prova d’essere proprio questo, per tutto il tempo della guerra.

Per amore dei fratelli sopportarono coraggiosamente ogni sorta di avversità. Alcuni camminarono per giorni in mezzo alla boscaglia, salirono e scesero dai monti, attraversarono fiumi pericolosi, passando la notte all’aperto, pur di raggiungere congregazioni e proclamatori isolati e incoraggiarli a rimanere fermi nella fede.

Per illustrare questo fatto, desideriamo narrare l’esperienza di un sorvegliante di circoscrizione, Isaiah Makore. Egli e un altro fratello, Obet Sose, percorsero circa 130 chilometri in bicicletta per raggiungere una parte remota e pericolosa del paese e visitare tre piccole congregazioni di quella zona. Sulla via del ritorno furono avvicinati da “combattenti per la libertà”. Ma lasciamo che sia il sorvegliante di circoscrizione a narrare i fatti:

“Avevamo fatto forse una quindicina di chilometri quando all’improvviso vedemmo degli uomini armati in mezzo alla boscaglia che ci chiamavano. Ci fermammo e con la bicicletta li raggiungemmo. Fummo subito spogliati degli orologi nuovi, del denaro, ecc. Fra il denaro che avevo con me c’era quello che mi era stato dato dalle congregazioni appena visitate e che dovevo mandare alla Società perché lo accreditasse sui loro conti.

“Mentre avveniva tutto questo, ci chiedevano chi eravamo e cosa facevamo lì. A quanto sembra, questi uomini sospettavano che fossimo agenti o impiegati del governo. Non sapendo cosa ne sarebbe stato di noi, pregai silenziosamente Geova di aiutarmi, specie per non fare compromesso. In seguito il fratello Sose mi disse che aveva fatto la stessa cosa.

“Infine riuscimmo a convincere questi uomini che eravamo testimoni di Geova e ministri religiosi. Con mia grande sorpresa ci restituirono tutto il denaro che ci avevano preso, ma tennero gli orologi e uno o due altri oggetti.

“Poi ci dissero che potevamo andare; stavamo proprio per allontanarci quando udimmo il rumore di un veicolo dell’esercito che si avvicinava. La battaglia era cominciata! Ci sdraiammo per terra e sentimmo le pallottole volare in tutte le direzioni. Per fortuna ne uscimmo indenni, e continuammo il nostro viaggio percorrendo in bicicletta i 115 chilometri che ci separavano dalla nostra base di operazioni”.

SOPPORTATA LA TORTURA

Alcuni sorveglianti viaggianti e altri fratelli e sorelle furono sottoposti a crudeli torture. Un esempio è quello di John Hunguka. La posizione neutrale dei testimoni di Geova era generalmente conosciuta e rispettata. In questo caso, però, sembra che la ferma presa di posizione di John come testimone di Geova fosse la causa del terribile trattamento che gli venne inflitto. Egli narra:

“Mi stavo recando alla successiva congregazione. Durante il tragitto dovevo incontrare un fratello che mi avrebbe accompagnato. Proprio nel momento in cui ci incontrammo fummo improvvisamente circondati da soldati. Avevano con sé un apparecchio elettrico che usavano per torturare le persone e indurle a rivelare informazioni sul nemico.

“Il fratello Mukwambo fu il primo a essere sottoposto a questa forma di tortura. Gli mandarono ripetute scosse elettriche attraverso il corpo mentre cercavano di estorcergli informazioni che non aveva. Nel frattempo mi fu ordinato di sedermi con la schiena girata verso di loro così da non vedere quello che stava succedendo. Fu allora che rivolsi a Geova una preghiera silenziosa, chiedendogli di aiutarci a mantenere ferma la nostra fede. Alla fine il fratello Mukwambo perse i sensi.

“Dopo di che fui interrogato io. Allorché seppero che ero un testimone di Geova, un soldato cominciò a sottopormi alla scossa elettrica finché persi i sensi. Quando tornai in me, ricominciarono a interrogarmi. Ripetei che ero neutrale. Sembrava che ogni volta che menzionavo i testimoni di Geova la loro ira aumentasse.

“Poi mi fecero spogliare e mi applicarono l’apparecchio ai genitali, sottoponendomi nuovamente alla scossa elettrica. Quindi mi lasciarono andare, con la minaccia di uccidermi se riferivo quello che mi avevano fatto. Con l’aiuto del fratello Mukwambo, riuscii ad arrivare fino a casa sua. Il giorno dopo i fratelli mi fecero salire sull’autobus per Mutare, dove ricevetti cure mediche”.

Cosa pensò John Hunguka di quanto gli era accaduto? “Durante la persecuzione non dubitai mai della protezione di Geova. Anzi, mi avvicinai a lui più che mai. Ero deciso a continuare a visitare i fratelli di quelle zone malgrado i problemi”. E questo è esattamente quello che fece, poiché la settimana dopo era di nuovo nella zona per continuare l’opera nella circoscrizione.

TORNIAMO ALLA QUESTIONE DELLA NEUTRALITÀ

Mentre la fede dei nostri fratelli africani, specie nelle zone rurali, era duramente messa alla prova, diversi fratelli bianchi dovevano continuare a difendere la loro fede in tribunale. Anzi, a questo punto quelli che erano interessati al problema erano molti di più, perché l’età della chiamata alle armi era stata portata a 50 anni.

La cosa aveva un lato positivo dato che questi fratelli più avanti con gli anni, molti dei quali anziani di congregazione, erano maggiormente in grado di parlare con baldanza della loro lealtà al Regno messianico. In molti casi diedero un’eccellente testimonianza. Per esempio, Gordon Hein disse con tono gentile, ma fermo, alla Commissione che si occupava delle richieste di esenzione: “Potete mettermi contro quel muro e spararmi, ma non verrò meno alla mia lealtà verso Geova e verso il suo Regno”.

Un altro che ebbe l’occasione di dare un’eccellente testimonianza davanti alla Commissione fu Koos deWet. Malgrado il fatto che questo fratello avesse spiegato la sua posizione scritturale in modo molto chiaro e vigoroso, la Commissione respinse la sua richiesta di esenzione. Il fratello deWet narra quello che accadde:

“Quando ebbero deciso di non esentarmi, il direttore degli effettivi militari venne a informarmi privatamente della loro decisione. Durante il colloquio gli feci notare che non c’era un solo testimone di Geova fra quelli che combattevano contro il paese. Rispose che lo sapeva. ‘E come lo sa?’, chiesi, e aggiunsi: ‘Lo sa perché i testimoni di Geova dei paesi circonvicini assumono esattamente la stessa posizione che ho assunto io oggi davanti a lei’.

“Egli ammise allora che anche se aveva considerato i testimoni di Geova una seccatura, nel corso degli anni si era reso conto che hanno la migliore religione che si possa desiderare”.

LA NOSTRA POSIZIONE NEUTRALE È BEN NOTA

A questo punto era chiaro in tutto il paese che i testimoni di Geova non sostenevano né una parte né l’altra. I nostri fratelli delle zone riservate ai nativi possono ben attestare questo fatto.

La seguente esperienza ebbe luogo nel 1978. Era stato fatto un annuncio relativo alle assemblee di distretto “Fede vittoriosa”. I fratelli della zona di Hurungwe desideravano assistere all’assemblea. Per farlo avrebbero dovuto noleggiare un autobus. Ma lasciamo che sia David Mupfururirwa a raccontarci come andarono le cose. A quell’epoca era sorvegliante di distretto e al presente serve come pioniere speciale insieme alla moglie Betty.

“Quella particolare zona era sotto il controllo dei ‘combattenti per la libertà’ e questo comprendeva anche l’uso di autobus da e per la zona. Nessuno poteva noleggiare un autobus o lasciare il posto senza il permesso dei ‘combattenti per la libertà’. Ma anche se il permesso veniva accordato, c’erano sempre problemi. Perché? Perché lungo il percorso c’era un posto di blocco delle forze governative. Sapevano che un autobus poteva viaggiare solo se aveva il permesso dei guerriglieri. Perciò questi autobus erano guardati con sospetto ed erano attentamente perquisiti — anche i bagagli e i pacchi — per scoprire eventuali bombe o altre armi micidiali.

“Questa era la situazione quando il comandante dei ‘combattenti per la libertà’ fu informato che i Testimoni volevano noleggiare un autobus. Furono poi mandati certuni dal proprietario dell’autobus a chiedere se era vero. Quest’ultimo disse loro che erano i testimoni di Geova che volevano noleggiare l’autobus, ma che lui non aveva ancora preso una decisione. Questa notizia fu riportata al comandante. Da quanto venne riferito ai fratelli, la conversazione si svolse pressappoco così:

“‘Comandante, sapevi che erano i testimoni di Geova quelli che volevano noleggiare l’autobus?’ ‘Sì’, fu la risposta. ‘Perché allora non ce l’hai detto? Non avremmo sprecato tempo a controllare. Sai che sono neutrali in politica. Non sono una minaccia per noi. Anzi, mi sento molto più tranquillo fra loro che fra i nostri. Lasceremo che noleggino l’autobus’.

“Successivamente, parlando ai fratelli, il conducente dell’autobus disse: ‘Voi avete l’appoggio di Geova! Altre chiese hanno cercato di noleggiare autobus, ma il permesso è stato loro negato sia dai “combattenti per la libertà” che dalle forze regolari’”.

UN ALTRO OSTACOLO DA SORMONTARE

I fratelli partirono, diretti a Chinhoyi per assistere all’assemblea di distretto. Ma a un posto di blocco dovettero fermarsi. Questa volta si trattava delle forze di sicurezza. I passeggeri furono fatti scendere tutti dall’autobus e fu loro ordinato di aprire i bagagli e i pacchi. Mentre si accingevano a farlo un soldato chiese da dove venivano e dove andavano. Un fratello disse: “Siamo testimoni di Geova e andiamo a Chinhoyi per un congresso religioso”.

“Siete tutti testimoni di Geova?”, chiese il soldato.

“Sì”, fu la risposta.

“Allora ricaricate i bagagli e andate al vostro congresso”.

Mentre salivano sull’autobus udirono la seguente conversazione fra due soldati:

“Ehi, perché lasci partire quell’autobus?”

“Sono testimoni di Geova, i cittadini più pacifici che si possano incontrare. Non possiamo sprecare tempo con loro”.

Fra parentesi, i “combattenti per la libertà” della zona fecero sapere ai fratelli che, per quanto riguardava il congresso, non dovevano preoccuparsi. Non ci sarebbero stati intoppi. E fu così.

I GIORNI PIÙ OSCURI DELLA GUERRA

Stava ora cominciando il periodo più critico della guerra. Non c’era nessun posto sicuro. Man mano che le forze governative erano incalzate più da vicino, il fronte poteva trovarsi in qualsiasi parte del paese, nelle città o nelle campagne. Nella prima parte del 1978, nelle città grandi e piccole esplodevano bombe e bombe a mano. Nella capitale una bomba squarciò il fianco di un edificio della Woolworth, causando parecchi morti e feriti. A Mutare una donna entrò in un grande magazzino con una bomba a mano legata a una gamba. La bomba esplose, uccidendo lei e altri.

Per questo motivo furono prese rigorose misure di sicurezza. Non si poteva entrare in un negozio senza essere perquisiti. Le strade di campagna erano minate, e le strade principali erano percorribili solo di giorno e sotto scorta dell’esercito.

CONSEGUENZE PER LE CONGREGAZIONI

Tutto questo, naturalmente, influì non poco sulle attività delle congregazioni, e in molti luoghi vennero interrotte. I sorveglianti di circoscrizione erano nell’impossibilità di raggiungere alcune congregazioni della loro circoscrizione. Per sormontare questo problema, fratelli locali fidati ricevettero il compito di fare il possibile per mantenere i contatti con queste congregazioni. Essendo del posto, erano avvantaggiati rispetto ai sorveglianti viaggianti, che spesso non conoscevano la zona.

Nonostante questa disposizione, alcune congregazioni rimasero completamente tagliate fuori tanto che per due o tre anni non se ne seppe nulla. Alla filiale giunse voce che intere congregazioni erano state costrette ad abbandonare le case e a vivere in grotte sulle colline fin quando non poterono farvi ritorno senza pericolo.

Queste condizioni, ovviamente, influirono parecchio sui rapporti ricevuti dalla Società. Infatti, il numero dei proclamatori che facevano rapporto diminuì costantemente, da una media di 12.127 nel 1976 a 10.087 nel 1981. Il calo fu dovuto in gran parte alle condizioni esistenti a quell’epoca.

Non appena furono in grado di farlo, i sorveglianti di circoscrizione cominciarono a ristabilire i contatti con queste congregazioni “smarrite”. Un rapporto molto incoraggiante fu quello inviato da John Hunguka che scrisse:

“A causa della guerra, questi fratelli e sorelle non ricevevano la visita di un sorvegliante di circoscrizione da due anni. È stato incoraggiante sentire il racconto di come hanno affrontato i problemi. I genitori hanno fermamente protetto i figli dalle intimidazioni, dalla violenza e dagli stupratori armati. Hanno sostenuto le elevate norme morali della Bibbia. Si comportano ancora come testimoni di Geova nonostante siano rimasti separati dagli altri per almeno due anni”.

Il fratello Hunguka disse inoltre che in quel periodo alcuni divennero inattivi e un piccolo numero di fratelli venne meno alla neutralità per paura. Com’è stato rallegrante, però, sapere che la stragrande maggioranza dei fratelli ha sopportato tutte queste prove senza venir meno alla dedicazione fatta a Geova.

CONFIDARONO IN GEOVA

Mentre ripensiamo a quegli anni tanto difficili, una cosa risalta molto netta. I leali di Geova ‘confidarono in lui con tutto il loro cuore’, ed egli, a sua volta, li protesse e li aiutò a perseverare. (Prov. 3:5) Saremo aiutati a capire bene questo fatto riflettendo su alcune esperienze.

Prendete il caso di Eric e Jane Hitz che, durante la maggior parte di questo periodo, svolsero l’opera di circoscrizione per le congregazioni di lingua inglese. Rammentate che specie negli ultimi anni della guerra quasi tutte le strade principali potevano essere percorse solo sotto scorta e che molte strade di campagna erano minate. Inoltre, in qualsiasi momento potevano comparire bande di malintenzionati.

Il fratello e la sorella Hitz dovettero percorrere molte di queste strade. Nonostante fossero incitati a farlo, essi erano decisi a non portare armi per proteggersi; confidavano invece in Geova. Il fratello Hitz disse: “Spesso ci dicevano che eravamo pazzi a passare per certe strade e che non ne saremmo usciti vivi, ma Geova ci protesse. L’amorevole interesse dei fratelli che visitavamo in quelle occasioni era eccezionale e ci faceva sentire che ne valeva la pena”.

La sorella Hitz narra che una volta, per qualche ragione, partirono da una congregazione un giorno più tardi del previsto. Il giorno dopo, durante il viaggio, videro i resti carbonizzati dei veicoli di un convoglio che era stato attaccato. Se fossero partiti il giorno prima, come intendevano fare, si sarebbero trovati in quel convoglio. “Questa fu solo una di molte simili esperienze”, aggiunge.

In seguito questa fedele coppia andò alla Scuola di Galaad e ora compie l’opera missionaria in Svizzera.

Stephen Gumpo è un altro che diede un esempio di assoluta fiducia in Geova. Lui e la moglie Gladys servono ora alla Betel. Mentre era pioniere speciale, il fratello Gumpo subì la stessa tortura con l’apparecchio elettrico subìta da John Hunguka. “Quando ti applicano quell’aggeggio”, osservò, “faresti qualsiasi cosa al mondo, mentire, fare compromesso, tutto pur di far cessare quel dolore atroce. Solo con la forza di Geova ho potuto sopportare e rimanergli fedele”. Il fratello Gumpo riferì che altri erano morti in seguito alla stessa tortura.

LA SPERANZA DELLA RISURREZIONE, UN AIUTO PER PERSEVERARE

Sebbene ci siano molti esempi che mostrano chiaramente come Geova protegge e libera in modo miracoloso da morte certa, questo non significa che si eviterà sempre la morte. In certi casi la ‘fedeltà sino alla morte’ è il mezzo mediante cui dimostriamo la nostra lealtà a Geova e ci assicuriamo così la “corona della vita” per mezzo della risurrezione. — Giac. 1:12.

È stato triste eppure incoraggiante leggere la lettera di un fedelissimo fratello, Tembe Mtshiywa, che ha mostrato la sua fiducia in Geova credendo fermamente nella risurrezione. Ha perso tre figli a causa della guerra. Due rimasero uccisi quando la loro auto fu attaccata e il terzo, Abutte, un giovane fratello che serviva nell’opera di circoscrizione, fu assassinato mentre andava in bicicletta da una congregazione a un’altra. Per quello che ci consta, fu l’unico testimone di Geova a essere ucciso durante la guerra perché era un Testimone.

Il fratello Mtshiywa dice che amici e parenti e anche il capo della zona esercitarono forti pressioni su di lui per convincerlo a placare i suoi antenati; asserivano che la disgrazia che gli era capitata era dovuta al fatto che aveva abbandonato il culto degli antenati. Egli comunque resisté fermamente a queste pressioni, avendo forte fede nella risurrezione, e dice che il conforto che gli hanno dato i fratelli e l’organizzazione di Geova lo ha rafforzato molto. Questo fratello serve ancora come pioniere e come anziano.

“GEOVA SA LIBERARE”

Come si sono dimostrate veraci queste parole! (II Piet. 2:9) Uno che può senz’altro confermarlo è Jeremiah Mupondi, un giovane pioniere speciale che ha un orecchio solo. Come è successo? Egli narra:

“Ci eravamo appena separati dal sorvegliante di circoscrizione e da un gruppo di proclamatori, quando, arrivando a casa [in una zona rurale], trovammo un gruppo di soldati ad attenderci. Ci avevano visto insieme al sorvegliante di circoscrizione e pensavano fossimo dei traditori. Dissero di essere stati mandati a prenderci.

“Nel corso della conversazione tentarono di farci gridare degli slogan come ‘Viva la guerra!’ e ‘Abbasso Gesù!’ Rifiutammo fermamente. Dopo di che presero del fil di ferro e legarono le mani dei fratelli dietro la schiena. Ci presero anche la letteratura e la bruciarono.

“Con noi c’era una giovane sorella. Le chiesero di ammettere che era stata costretta a diventare testimone di Geova. Al suo rifiuto la picchiarono fino a farle perdere i sensi. Quando rinvenne li sentì dire che aveva confessato d’essere stata costretta a diventarlo. Da terra gridò: ‘È una menzogna. Non l’ho detto!’ Di nuovo la picchiarono fino a farle perdere conoscenza.

“Un altro fratello e io fummo costretti a sdraiarci per terra. Quel fratello fu picchiato fino al punto che divenne quasi cieco. In quanto a me, mi afferrarono per un orecchio e brandendo un coltello dissero che se non ripetevo gli slogan me l’avrebbero tagliato. Rimasi in silenzio. Mettendo in atto la loro minaccia mi tagliarono l’orecchio. Fu allora che cominciai a trarre forza dalla speranza della risurrezione.

“Quindi i nostri persecutori minacciarono la sorella Muchini di fare a pezzi il suo bambino di cinque mesi se rifiutava di pronunciare gli slogan ‘Viva la guerra!’ e ‘Abbasso Gesù!’ Nonostante questa minaccia, e pur sapendo cosa avevano già fatto, questa leale sorella si rifiutò di ripetere gli slogan. Dovettero rimanere colpiti, perché non uccisero il bambino.

“Infine ci lasciarono andare. Dieci giorni dopo però fummo avvicinati da un’altra banda che di nuovo ci minacciò e ci picchiò. Rimanemmo tutt’e cinque fedeli”.

In quest’ultima occasione il fratello Mupondi disse agli uomini che li maltrattavano così crudelmente: “Non smetteremo né di predicare né di riunirci insieme, anche se questo può costarci la vita. Siamo decisi perfino a morire per il nome di Geova”. Fu allora che furono uditi alcuni persecutori dire, mentre si allontanavano: “Geova è il vero Dio”.

Poco dopo avere avuto questa esperienza il fratello Mupondi e il suo fratello maggiore cominciarono a fare i pionieri. Da allora lui e il suo compagno, Arnold Chamburuka, hanno avuto molte rallegranti esperienze nell’opera di pioniere speciale.

RIORGANIZZAZIONE DOPO LA GUERRA

Finalmente la guerra ebbe termine. Dopo un governo ad interim con a capo un governatore britannico che rimase in carica solo da gennaio ad aprile del 1980, questo paese venne a trovarsi sotto il suo primo governo di maggioranza. Fu sempre a quell’epoca che ricevette il nuovo nome di Zimbabwe.

Ora ebbe inizio un periodo di riorganizzazione, sia nel paese in generale che fra il popolo di Geova. Comunque, mentre il programma di riorganizzazione lanciato dal nuovo governo è stato ed è tuttora irto di problemi, il progresso del popolo di Geova è stato costante. Viene veramente da pensare alla situazione esistente fra i componenti della congregazione cristiana del primo secolo. Dopo un periodo piuttosto lungo di difficoltà e persecuzione, il racconto dice in Atti 9:31: “Quindi, in realtà, in tutta la Giudea e la Galilea e la Samaria la congregazione entrò in un periodo di pace, essendo edificata; e mentre camminava nel timore di Geova e nel conforto dello spirito santo, si moltiplicava”.

Qui sembrava avvenisse proprio questo. In virtù dell’amnistia concessa dal governo, i fratelli che erano in carcere furono rilasciati e poterono tornare alle loro normali attività. I fratelli che durante la guerra avevano mandato la famiglia nelle città, grandi e piccole, per metterla al riparo potevano ora riunirsi con i loro cari. Le congregazioni che erano state divise erano ora riunite. In questa atmosfera di pace l’opera di testimonianza del Regno riprese a espandersi e in appena due anni ci fu questo ottimo aumento:

Media Media Presenti alla

proclamatori pionieri Commemorazione

1981 10.078 560 28.103

1983 11.552 750 33.914

Come si vede da queste cifre, i fratelli non ci misero molto a intraprendere una buona, sana attività teocratica. Infatti le medie dei proclamatori sono salite progressivamente e questo è un segno che individualmente i fratelli e le sorelle fanno molto di più che prima del 1981.

L’INTERESSE PER IL MESSAGGIO DEL REGNO AUMENTA

Per un breve periodo di tempo dopo la fine della guerra la gente non ebbe tempo per ascoltare il messaggio del Regno. Durante la guerra erano state fatte molte promesse e ora la gente sperava di vederle realizzate. Ma non fu così.

Le conseguenze della guerra si videro subito: un aumento della criminalità e della violenza, cose quasi sconosciute in questo paese prima della guerra. I generi di prima necessità scarseggiavano ed era la prima volta che questo costituiva un grosso problema. Sequestri di persona e attività di gruppi dissidenti resero pericolosi gli spostamenti in alcune parti del paese.

Tutto ciò ebbe un notevole effetto su molti, che cominciarono a dubitare seriamente della capacità dell’uomo di amministrare i propri affari. Molti rammentarono la posizione assunta dai testimoni di Geova durante la guerra, quella di rimanere fermamente schierati dalla parte del messianico Regno di Dio come unico rimedio per i mali dell’umanità. In una lettera alla Società una persona scrisse: “Ce l’avevo molto con voi per la vostra presa di posizione durante la guerra. Ma ora mi rendo conto che siete veramente il popolo di Dio”.

Anzi, prima della fine della guerra la sede filiale non aveva mai ricevuto tante lettere che chiedevano l’aiuto dei testimoni di Geova. Ad esempio, un interessato ha scritto una lettera che diceva: “Ho letto con vero piacere questa buona notizia perché fin quando non mi è stato dato un libro da un amico bevevo, fumavo e mi occupavo di politica. Mi sentivo prigioniero, ma ora mi sento libero. Vorrei studiare la Bibbia con voi. Potete mandarmi una Bibbia perché possa studiare con i testimoni di Geova?”

I fratelli delle congregazioni hanno avuto esperienze analoghe. Rabson Daniel, un sorvegliante di circoscrizione che svolge il servizio continuo da 34 anni, ha scritto dicendo che, in alcune zone alla fine di ogni mese la gente va alle case dei fratelli a prendere le riviste. Una sorella pioniera che si stava preparando per l’opera con le riviste ha distribuito tutte le sue copie prima di uscire di casa a persone che sono andate alla sua porta!

Il direttore di una scuola ha scritto recentemente alla Società, chiedendo 45 copie di qualsiasi libro od opuscolo ritenevamo andasse bene per impartire l’istruzione religiosa. Un’altra scuola ha inviato alla filiale questa lettera:

“Scrivo a nome degli insegnanti e degli studenti della scuola secondaria di Nyangani. Aperta nel 1981, la nostra è una scuola nuova che negli ultimi mesi ha cominciato a farsi una sua biblioteca. Naturalmente consideriamo l’insegnamento della religione un aspetto essenziale dell’istruzione. Di recente ci sono state regalate alcune vostre pubblicazioni e le abbiamo trovate l’ideale per le nostre esigenze, quindi vorremmo avere altre informazioni. Per fare un esempio, Svegliatevi! è una lettura facile e tratta un’ampia gamma di soggetti.

“Se avete opuscoli con i prezzi correnti ci saranno senz’altro utili in futuro”.

CI SONO ANCORA PROBLEMI

Ovviamente, le mutate circostanze non significarono che ora i servitori di Dio fossero senza problemi. Anch’essi dovevano affrontare le condizioni che affrontava la popolazione in generale. C’erano ancora zone pericolose a causa di attività antigovernative e la criminalità e la paura delle bombe non erano scomparse.

Oltre a queste condizioni, i nostri fratelli continuarono ad avere altri problemi che mettevano ulteriormente alla prova la loro fede. Le organizzazioni politiche locali esercitavano pressioni sui Testimoni per costringerli a immischiarsi nella politica. Il nostro tenace rifiuto ci attirò molti fastidi, ma ne risultarono anche molte ottime opportunità di dare testimonianza alle autorità locali, oltre che a gruppi di persone.

Ben Mapuranga, un sorvegliante di circoscrizione, narra di un fratello, Tauzen Brown, che fu portato davanti a una folla di oltre 400 persone per spiegare la ragione per cui non voleva prendere la tessera del partito. Ma prima il fratello Brown dovette spiegare perché rifiutava di ripetere uno slogan politico. Dopo di che diede un’eccellente testimonianza a difesa del Regno di Dio e della neutralità cristiana.

Quando il fratello ebbe finito, il presidente chiese a tutti i testimoni di Geova presenti di alzarsi. Dopo di che chiese loro: “Anche voi siete d’accordo di non prendere la tessera del partito?” “Sì!”, dissero tutti con entusiasmo, e aggiunsero: “Siamo d’accordo perché anche noi siamo ministri di Dio”. Al che i presenti gridarono di picchiarli, ma il presidente disse: “Non bisogna picchiarli. Sono innocenti. Lasciateli tornare alle loro case. Ci hanno spiegato la loro posizione”.

ATTEGGIAMENTO UFFICIALE VERSO I TESTIMONI

Sebbene in tutto il paese gruppi politici locali, specie i movimenti giovanili, abbiano cercato di costringere i nostri fratelli a venir meno alla loro neutralità, la posizione ufficiale del governo a questo proposito è stata molto incoraggiante. In genere è stato permesso al popolo di Geova di continuare indisturbato l’opera del Regno.

Nella prima parte del 1983 si tenne un raduno politico in una cittadina e vi partecipò un ministro del governo. Al termine del suo discorso fu data la possibilità ai presenti di fare domande. Una domanda aveva a che fare con i testimoni di Geova e il loro rifiuto di sostenere le attività politiche. Il ministro chiese ai presenti: “I testimoni di Geova hanno combattuto contro di noi durante la nostra lotta per la libertà?”

“No”.

“Combattono contro di noi ora?”

Di nuovo: “No”.

“Allora lasciateli in pace. Non sono nostri nemici”.

In altre parti del paese sono state fatte domande simili alle quali sono state date risposte simili.

“LASCIATE CHE CONTINUINO LA LORO OPERA”

Una recente esperienza inviata dal sorvegliante di distretto Caleb Mandiwanza aiuta a capire ancora meglio come la pensano le autorità governative circa l’opera del Regno. Ci parla di due fratelli di una zona rurale che furono portati davanti ai responsabili del partito politico locale per spiegare perché si erano rifiutati di comprare la tessera del partito. La spiegazione non venne accettata. I responsabili del partito decisero invece di mandare questi due fratelli alla sede del partito che si trovava in un centro urbano più grande. Lì ebbero un’altra occasione di spiegare la ragione scritturale del loro comportamento.

Ancora una volta non si sapeva bene cosa fare. Allora i due furono mandati al quartier generale della polizia che suggerì di telefonare alla sede del governo ad Harare. Così si fece. Quale fu la risposta? “Il governo conosce questa organizzazione. Lasciateli andare. Non fermateli più. Lasciate che continuino la loro opera di predicazione. Non molestateli e non invitateli alle vostre riunioni [politiche]”.

“PER IL PROGRESSO DELLA BUONA NOTIZIA”

Scrivendo alla congregazione di Filippi, l’apostolo Paolo disse che le cose che gli erano accadute erano “riuscite per il progresso della buona notizia”. (Fil. 1:12) Questo avviene anche nel nostro tempo. L’esperienza appena narrata si risolse in un’ottima testimonianza nella zona dove abitavano i due fratelli e una donna si separò ufficialmente dalla sua religione, chiedendo di studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Un’altra esperienza lo dimostra in modo ancor più tangibile.

Kenias Chemere, un pioniere speciale, aveva diversi studi con insegnanti, direttori di scuola e altri. Di questi, sei compresero che stavano acquistando conoscenza della verità e ritirarono la loro adesione al partito politico locale. La cosa mandò su tutte le furie alcuni. Un consigliere municipale si occupò della faccenda e ordinò a tutti i testimoni di Geova di andarsene entro poche settimane dal territorio di sua competenza.

Dietro suggerimento della filiale, il pioniere speciale e il sorvegliante di circoscrizione, Steyn Madakuchekwa, si recarono dall’amministratore distrettuale per parlare della cosa. Dopo di che se ne occupò la polizia. Alla fine il consigliere che aveva ordinato ai testimoni di Geova di andarsene dalla zona fu avvertito di lasciarli in pace. Fu avvertito anche il presidente del partito politico locale. Infatti disse al fratello Chemere: “La vostra faccenda è chiusa. Ci hanno dato un severo ammonimento”.

Il risultato? Fu senz’altro “per il progresso della buona notizia”. Sono stati iniziati nuovi studi biblici. Coloro che già si interessavano della verità sono stati spinti a prendere una ferma posizione, alcuni perfino a prepararsi per il battesimo. Il pioniere speciale avrebbe dovuto essere trasferito in un altro territorio, ma il sorvegliante di circoscrizione ha raccomandato di lasciarlo lì proprio perché c’è stato un improvviso aumento di interesse per il messaggio del Regno.

Due altri giovani pionieri speciali che hanno avuto di recente un’esperienza simile hanno scritto in merito ai risultati ottenuti nella zona. Questi fratelli dicono: “Un uomo, che quando l’intera congregazione aveva assunto un atteggiamento neutrale si era mostrato molto contrario, ora studia la Bibbia con noi. Sta facendo un ottimo progresso. Nel giro di una settimana ha smesso di fumare sebbene fumasse da 25 anni. Quando ha appreso che la sua religione faceva parte di Babilonia la Grande, ha troncato ogni legame con essa”.

Si potrebbero narrare molte altre esperienze simili per dimostrare che ci è stata aperta la ‘grande porta dell’attività’. (I Cor. 16:9) Ringraziamo Geova di averci dato un campo così fruttifero. Ma, come disse ulteriormente Paolo, “vi sono molti oppositori”. E questo era da prevedere. Comunque, grazie all’intervento delle autorità che hanno impedito che i fratelli venissero intimiditi con le minacce, le acque sono molto più calme e siamo più liberi nell’opera.

ZELANTI PER LE OPERE ECCELLENTI

I fratelli hanno subito approfittato delle attuali circostanze per promuovere gli interessi del Regno. La pubblicazione Il mio libro di racconti biblici gode molta popolarità fra studenti e insegnanti. Sheva Mawasu, un fratello che è insegnante, dice che “secondo il direttore, il libro Racconti biblici era l’ideale per l’insegnamento delle Scritture. Sono lieto di dire che ora egli usa questo libro nella sua classe”.

Questo stesso fratello ha tratto profitto dalla situazione e ha disposto che la pubblicazione Impariamo a leggere e a scrivere venga usata per gli studenti della seconda elementare e il libro Come ottenere il meglio dalla tua giovinezza per le classi superiori.

Un altro giovane fratello piuttosto intraprendente ha trovato il modo di superare un problema a scuola. Questo fratello si era rifiutato di cantare inni politici e di dire la preghiera insieme agli altri a scuola. Si era rifiutato anche di partecipare a certi tipi di svago. Ecco cosa è accaduto:

“Quando il direttore fu informato che non cantavo e non pregavo insieme agli altri mi chiamò nel suo ufficio. Me ne chiese il perché e gliene spiegai le ragioni. Poi gli domandai se voleva che cantassimo i nostri cantici, ed egli acconsentì. Ben presto i figli dei testimoni di Geova e altri, anche l’insegnante, cantavano il cantico ‘Adorate Geova nella giovinezza!’”

Mentre andava a scuola questo giovane fratello, Jerasi Nyakurita, faceva il pioniere ausiliario e ora è pioniere regolare.

DESTATO L’INTERESSE

Tutta questa attività e gli ottimi articoli delle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! nonché le altre pubblicazioni hanno destato moltissimo interesse per il messaggio del Regno. La filiale continua a ricevere valanghe di lettere di apprezzamento. Ad esempio, ecco un brano di una lettera scritta da uno studente della scuola superiore:

“Non so dirvi la mia gratitudine per la vostra benignità, perché mi sembra quasi che Dio stesso mi abbia benedetto. Vi sono grato di avermi mandato il vostro fedele e amorevole messaggero per aiutarmi. Vorrei incoraggiare tutti i testimoni di Geova a continuare a svolgere la loro opera, inclusa la stampa di libri utili come Scegliamo il miglior modo di vivere. Non ho trovato nulla che io possa criticare nei vostri libri”.

Perfino alcuni interessati stanno usando le pubblicazioni per studiare con altri nelle zone dove al presente non ci sono Testimoni. Uno di loro ha inviato il denaro per quattro abbonamenti alla Torre di Guardia. Nella sua lettera scrive: “Siamo in un paese isolato e stiamo cominciando a leggere Nharire [La Torre di Guardia in shona]. Vi chiederemo presto di mandare qualcuno che ci guidi e ci aiuti. Siamo circa sette famiglie, intorno a 12 persone”.

Ora anche le autorità locali fanno una buona accoglienza ai Testimoni. Recentemente un pioniere speciale era stato assegnato a una zona isolata. Il fratello Chinamhora, che ha una proprietà in quella zona, si è presentato alle autorità locali per dire che sarebbe arrivato il pioniere speciale. Il presidente del partito politico locale ha detto al fratello Chinamhora: “Questa sì che è una buona notizia. Conducilo da noi e diremo al partito che ci sarà un predicatore che andrà di casa in casa e che non devono importunarlo”.

Un’altra autorità locale ha commentato: “Bene. In questo posto regnerà l’amore e diminuirà la delinquenza nel paese”. Se foste pionieri speciali, non vorreste un’assegnazione del genere?

LA SICCITÀ: UN PROBLEMA ATTUALE

Negli scorsi tre anni c’è stato un problema di diversa natura. Come alcuni altri paesi dell’emisfero meridionale, lo Zimbabwe è stato duramente colpito dalla siccità. Ed è stata la peggiore che si ricordi. In alcuni luoghi il bestiame muore come le mosche. Gli animali selvatici mangiano la corteccia degli alberi, spogliandoli, solo per procurarsi l’umidità necessaria al loro corpo. Ovviamente la popolazione, inclusi i fratelli, ha sofferto molto per questa situazione.

Fratelli e sorelle premurosi si sono prontamente interessati dei bisogni dei loro conservi cristiani meno fortunati. Un modo in cui viene ora affrontato questo problema è per mezzo delle circoscrizioni. I sorveglianti di distretto trattano la cosa con gli anziani alle assemblee di circoscrizione. Viene quindi affidata a questi ultimi la responsabilità di raccogliere gli aiuti offerti e di distribuirli ai più bisognosi. Questa disposizione impedisce che corrieri poco scrupolosi rubino gli indumenti e i viveri inviati come soccorso. La filiale ha ricevuto diverse lettere in cui veniva espressa riconoscenza per l’aiuto ricevuto.

Concludiamo questo racconto con grande allegrezza. Negli scorsi 24 anni non eravamo riusciti a superare un precedente massimo di 13.493 proclamatori, ma nell’aprile del 1984 abbiamo raggiunto un nuovo massimo di 13.621 proclamatori. Inoltre, la cifra più alta di pionieri regolari e ausiliari raggiunta in precedenza era stata 1.191, ma in aprile ne abbiamo avuti 2.114, quasi il doppio del massimo precedente! I presenti alla Commemorazione nel 1984 furono più di 38.000, tre volte il numero dei proclamatori e circa 4.000 in più del massimo del 1983, quando ci furono 33.914 presenti! Geova dà veramente l’aumento!

GEOVA NOSTRO SOCCORRITORE

Il detto “Com’erano belli i vecchi tempi!” non ha ragione d’esistere nel vocabolario del popolo di Geova, un popolo che guarda avanti. Abbiamo troppe cose davanti per rimpiangere il passato. Però possiamo trarre profitto riflettendo su di esso. E così facendo, possiamo trarre solo una conclusione, quella espressa da Davide in Salmo 34:19: “Molte sono le calamità del giusto, ma Geova lo libera da esse tutte”. Come sono state veraci queste parole nello Zimbabwe!

Riflettendo sui primi tempi in cui l’opera del Regno in questo paese stava mettendo radici, pensiamo a uomini coraggiosi come Nason Mukaronda, Robin Manyochi, Wilson Stima, Willie McGregor, i McLuckie e altri. Nonostante l’età avanzata sono ancora tutti arzilli. Come devono essere felici di vedere il modo in cui Geova ha sorretto i suoi servitori in tutte le loro prove, portandoli al loro attuale stato di prosperità spirituale!

Siamo grati alle autorità governative per avere assunto un atteggiamento così favorevole nei riguardi della nostra opera. Preghiamo riguardo a loro, “onde continuiamo a condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. (I Tim. 2:2) Ma nello stesso tempo sappiamo che è Geova a proteggere il suo popolo e ad averne amorevole cura, mentre lo guida verso la liberazione finale nel giusto nuovo ordine che stabilirà. Qualunque cosa succeda, egli sarà la nostra “fortezza nel tempo dell’angustia” e in tutti gli altri momenti, perché ci rifugiamo in lui. — Sal. 37:39, 40.

[Cartina a pagina 175]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

ZIMBABWE

Chinhoyi

Cascate Vittoria

Harare

Hwange

Mutare

Bulawayo

ZAMBIA

BOTSWANA

MOZAMBICO

Ulongue

Tete

Milange

Mocuba

Beira

MALAWI

M. Mlanje

Blantyre

OCEANO INDIANO

[Immagine a pagina 114]

Nel 1924 Hamilton K. Maseko (a sinistra) cominciò a dare testimonianza a Bulawayo. Nason Mukaronda fu il primo a essere battezzato in questo paese (1924)

[Immagine a pagina 117]

Wilson Stima (76 anni) e Robin Manyochi (85 anni) conobbero la verità negli anni ’20. Sono entrambi pionieri speciali

[Immagine a pagina 119]

Parte della famiglia McLuckie, che ebbe un ruolo importante nei primi tempi dell’opera di predicazione nello Zimbabwe e nel Malawi

[Immagine a pagina 122]

Willie McGregor andò nello Zimbabwe nel 1929 e fece molto per stabilire l’opera del Regno nella zona di Bulawayo

[Immagine a pagina 127]

Eric Cooke (con sua moglie Myrtle) fu il primo sorvegliante di filiale dello Zimbabwe

[Immagine a pagina 129]

Il congresso nello Zimbabwe durante la visita del fratello Henschel nel 1955

[Immagine a pagina 130]

Il battesimo al congresso del 1955

[Immagine a pagina 143]

John Miles (con sua moglie Val) servì nel distretto e nella filiale dal 1960 al 1979, quando vennero mandati come missionari nel Lesotho

[Immagine a pagina 145]

Diplomati di Galaad che servono attualmente nello Zimbabwe. Da sinistra a destra, seconda fila: George Bradley, Irene McBrine, Lester Davey, Keith Eaton, Don Morrison; prima fila: Ruby Bradley, John McBrine, Anne Eaton, Marj Morrison

[Immagine a pagina 146]

Il diplomato di Galaad Sizulu Khumalo, che ha servito come sorvegliante di circoscrizione e di distretto, è stato di grande aiuto per i fratelli africani

[Immagine a pagina 151]

Dopo avere servito nel Malawi, Hal e Joyce Bentley furono assegnati allo Zimbabwe

[Immagine a pagina 167]

Edificio della filiale dello Zimbabwe terminato nel 1973

[Immagine a pagina 194]

Jeremiah Chesa fu legato a un albero e lasciato lì a morire

[Immagine a pagina 202]

I sorveglianti viaggianti John Hunguka (che è stato torturato con un apparecchio elettrico) e Michael Chikara

[Immagine a pagina 210]

Jeremiah Mupondi, al quale fu tagliato un orecchio per essersi rifiutato di gridare slogan come “Abbasso Gesù!”