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Bolivia

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SITUATA nel cuore dell’America Meridionale, la Bolivia presenta aspetti naturali veramente straordinari. Le vette delle Ande raggiungono i 7.000 metri e il lago Titicaca, a ben 3.812 metri sul livello del mare, è il più alto bacino navigabile del mondo. A est si incontrano ripide vallate e, in pianura, estese praterie e foreste.

A ovest, fra due catene montuose, si stende il vasto altiplano con un’altitudine media di 3.810 metri. Questa è una zona fredda, rocciosa, con scarsa vegetazione. Benché apparentemente inospitale, vi dimorano imponenti lama, àlpaca, enormi condor e molta gente. Infatti circa due terzi dei 6.400.000 abitanti vivono qui. Gli altri vivono nelle vallate e nei caldi, umidi bassopiani a nord e a est.

LA RICERCA DI POTERE E RICCHEZZA

Verso la metà del XV secolo, eserciti di inca invasero gli altopiani e vi imposero una nuova cultura. Nel secolo successivo gli spagnoli spodestarono gli inca. I conquistadores spagnoli cercavano ricchezza, e in Bolivia trovarono favolosi giacimenti di argento e di oro. Gli indigeni furono messi ai lavori forzati, e schiavi vennero importati dall’Africa per sfruttare i giacimenti d’argento scoperti a Potosí. A metà del XVII secolo Potosí, con oltre 150.000 abitanti, era la maggiore città delle Americhe.

Gli spagnoli portarono con sé la religione cattolica romana, che venne imposta a molti con la forza e fu un mezzo per dominare la popolazione. Comunque la nuova religione consentì e assorbì molti degli antichi culti degli inca, che adoravano il sole, la luna e la “madre terra”, detta Pacha Mama.

All’inizio del XIX secolo i tentativi per sottrarsi alla dominazione straniera portarono all’indipendenza. Simón Bolívar fu proclamato “Liberatore”, e il paese prese nome da lui. D’allora in poi si sono succeduti molti governi.

Tutto questo ha avuto grande influenza sulla reazione della gente alla buona notizia del Regno di Dio.

LA VERITÀ BIBLICA GIUNGE IN BOLIVIA

Ministri pionieri dei testimoni di Geova avevano predicato qualche volta in Bolivia, ma la proclamazione del Regno ebbe inizio in modo meno sporadico nell’ottobre 1945. Fu allora che Edward Michalec e Harold Morris, diplomati della terza classe della Scuola missionaria di Galaad, scesero da un piccolo bimotore atterrato nel più alto aeroporto commerciale del mondo, a un’altitudine di 4.110 metri. Il sole sembrava insolitamente luminoso e il cielo era d’un azzurro intenso. Immediatamente sentirono l’effetto dell’aria frizzante, rarefatta, perché era difficile assorbire sufficiente ossigeno.

Mentre il piccolo bus su cui erano saliti si allontanava dall’aeroporto, furono colpiti dallo straordinario panorama di La Paz nell’ampio canyon circa 460 metri più in basso. Sembrava costellata di frammenti d’argento: in realtà migliaia di tetti di lamiera che riflettevano il sole. La città era un labirinto di viuzze tortuose, fra le quali si elevavano gruppi di eucalipti. Qui avrebbero svolto la loro opera missionaria.

Mentre scendevano per i tornanti della stretta strada che portava in città, sorpassarono altri autobus stracarichi, con grappoli di passeggeri alle porte anteriore e posteriore. Quando cominciarono a osservare la gente più da vicino, non videro che volti abbronzati, occhi scuri e capelli corvini. Gli uomini indossavano maglioni o abiti logori e curiosi berretti di lana con paraorecchie. Le donne con i tipici cappelli a bombetta, indossavano scialli lavorati a maglia e diverse gonne lunghe una sull’altra. Alcune avevano legata intorno al collo una coperta a strisce variopinte, nella quale portavano sul dorso un bambino. Nei mercati spesso si vedeva una cholita (indigena di La Paz nel costume tipico) seduta su uno sgabello in mezzo a una montagna di frutta o verdura. Nel centro della città le casette di mattoni cotti al sole cedevano il posto a edifici in stile coloniale e alberghi moderni. Il tutto sul magnifico sfondo dell’enorme monte Illimani, incappucciato di neve.

PORTAVANO UN DONO PREZIOSO

I nuovi arrivati non erano venuti in Bolivia per una semplice gita turistica. Né assomigliavano agli avidi avventurieri e conquistatori del passato. Non erano venuti per prendere tutto quello che potevano, ma per portare un dono, un tesoro ben più prezioso dell’argento e dell’oro: la verità della Parola di Dio. — Prov. 8:10, 11.

Nei giorni che seguirono cercarono di ottenere il permesso di soggiorno e di trovare un alloggio. All’inizio non fu facile andare in giro per quella città collinosa a un’altitudine di 3.700 metri. Quando cercavano di comunicare col poco spagnolo che sapevano avevano il fiato mozzo e il cuore che martellava. Non potevano prevedere cosa era in serbo per loro.

Un buon 85 per cento della popolazione adulta non sapeva leggere. Di due lingue, l’aymará e il quechua, non esisteva neanche la scrittura. Erano migliaia coloro che non parlavano spagnolo, ma lo stavano imparando. Gli stranieri erano visti con grande sospetto. Viaggiare era pericoloso. La miseria costringeva molti a lavorare 12-14 ore al giorno. L’alcolismo e l’uso di foglie di coca, la cui coltivazione qui è legale, avevano minato la fibra morale di molti. Era comune che uomini e donne convivessero senza essere legalmente sposati. Il misticismo pagano permeava una popolazione prevalentemente cattolica. Eppure col tempo tutti questi ostacoli sarebbero stati superati con l’aiuto dello spirito e dell’organizzazione di Geova.

L’INSEGNAMENTO BIBLICO RICEVE UNA BUONA ACCOGLIENZA

Muniti di un fonografo con dischi contenenti messaggi biblici in spagnolo e di una borsa di letteratura, i missionari cominciarono a dare testimonianza nel nuovo territorio. Non era facile salire le ripide strade a quell’altitudine, ma quasi tutti ascoltavano il messaggio registrato. Molti accettavano letteratura. Non era insolito che ferventi cattolici dicessero: “Sono cattolico apostolico romano, ma non posso vedere i preti”. Dopo soli due mesi i missionari tenevano 41 studi biblici a domicilio.

Uno dei primi ad accettare la verità in Bolivia fu un affabile ragioniere, Carlos Arraya. Il suo nome era incluso in un elenco di abbonati alla Torre di Guardia che i missionari avevano ricevuto prima di partire per la Bolivia. Egli fu ben lieto di studiare la Bibbia con i missionari, nonostante la loro limitata conoscenza di spagnolo. Il suo progresso spirituale fu lento ma costante, e nel novembre 1953 fu battezzato in simbolo della sua dedicazione a Geova Dio. In seguito, come sorvegliante di congregazione, fece molto per rafforzare gli altri Testimoni di La Paz. Anche se ultimamente la vista debole e l’età avanzata hanno limitato la sua attività, il suo amore per Geova è sempre forte.

FIDUCIA IN GEOVA IN MEZZO ALLA VIOLENZA

Sette mesi dopo l’arrivo dei primi missionari ne arrivarono altri quattro: Alden Seeyle con la moglie Mary e la cognata Betty Jackson, ed Elizabeth Hollins.

La seconda guerra mondiale era terminata da un anno soltanto, e in Bolivia era in atto una trasformazione politica. Il timore che il nazismo risorgesse nell’America del Sud e le rivalità politiche provocavano violente dimostrazioni per le strade e assassini. Il presidente del paese venne ucciso e il suo cadavere appeso a un lampione davanti al palazzo presidenziale.

Il fratello Michalec ricorda che non era insolito vedere pozze di sangue sul marciapiede: “Un giorno osservai un carro armato avanzare sul prato davanti a una grande casa, puntare il cannone e sparare proprio al centro dell’edificio. Conclusi che doveva abitarvi qualcuno che non godeva molte simpatie”. Elizabeth Hollins, che in seguito sposò Ed Michalec, ricorda: “A volte era impossibile uscire di casa. In settembre, mentre passavo per la piazza principale su un autobus, vidi tre giovani impiccati. Non avevo mai visto una cosa del genere, e lanciai un grido. Una donna mi disse: ‘Se non ti piace quello che vedi, volta la testa’”. Questi avvenimenti convinsero i fratelli della necessità di confidare interamente in Geova, che li proteggeva nei momenti di pericolo. — 2 Cron. 16:9.

In mezzo ai disordini, la Parola di verità metteva radice nei cuori umili. Infatti nel settembre 1946 la Watch Tower Bible and Tract Society aprì una filiale a La Paz per curare gli interessi del Regno in Bolivia. Fu affittato un appartamento che servì sia come ufficio che come casa missionaria. Qualche mese più tardi, quando venne formata la prima congregazione in Bolivia, lo stesso appartamento servì anche come luogo di adunanza. Era un inizio modesto.

PAUROSO VIAGGIO NELLE YUNGAS

In quel tempo i fratelli Michalec e Morris decisero di recarsi nelle yungas, la zona boscosa a nord di La Paz nelle cui valli si trovano numerosi villaggi. Volevano iniziarvi la predicazione del Regno. Quando presero posto nella parte posteriore di un camion non avevano idea del viaggio pauroso che li attendeva.

Dopo esser salito fino a 4.600 metri, il camion affrontò una ripida e tortuosa discesa. La strada, che sembrava troppo stretta per un automezzo del genere, era scavata negli scoscesi pendii dei monti. Non c’erano guardrail, e in molti punti si sfioravano strapiombi di 300 metri o più. Il fratello Michalec descrive così il viaggio: “Il camionista abbordava i tornanti senza quasi rallentare, girava freneticamente il volante e prendeva le curve senza sapere se c’era un veicolo che procedeva in senso opposto!” I fratelli fecero il possibile per non pensare a quello che sarebbe successo in quel caso.

In una ripida discesa il camionista frenò bruscamente per evitare di investire un enorme condor le cui ali spiegate occupavano tutta la strada. In alcuni punti il pendio della montagna era così scosceso che per farvi passare la strada era stata costruita una specie di galleria aperta su un lato. Quando il camion l’attraversava, i passeggeri dovevano abbassare rapidamente la testa per evitare le rocce sporgenti. E quando si incontrava una cascata, i passeggeri facevano una bella doccia.

Dopo quel viaggio nelle Ande i fratelli si resero conto che una volta stabilite delle congregazioni nelle yungas, ci sarebbe voluto molto amore e straordinario interesse da parte dei sorveglianti viaggianti per visitarle.

Giunti a destinazione, i due fratelli distribuirono molta letteratura fra la popolazione amichevole, piantando molti semi di verità biblica. Negli anni avvenire quei semi avrebbero contribuito alla crescita di fiorenti congregazioni.

SPEDIZIONI IN ALTRE GRANDI CITTÀ

Poco dopo esser tornato a La Paz il fratello Michalec si recò a Cochabamba, seconda città della Bolivia in ordine di grandezza. Questa volta viaggiava solo, su un camion carico di arance. Arrampicatosi con circospezione sul telone che copriva la frutta, si stese in tutta la sua lunghezza (un metro e ottanta) per evitare di schiacciare il carico. Il camion era diretto a sud per una strada polverosa e accidentata. Dopo aver serpeggiato tutta la notte per le montagne, giunsero nell’incantevole valle di Cochabamba, dal clima temperato. La città, con le sue palme e i suoi edifici moderni, aveva un aspetto molto piacevole in confronto all’arido altopiano.

A quanto pare il clima mite aveva attirato molti sacerdoti e monache stranieri che erano assai influenti. Non pochi si mostrarono scettici quando il fratello Michalec li visitò, ma egli si rese conto di avere la guida di Geova. Il fratello Michalec visitò un colonnello in pensione che leggeva le nostre pubblicazioni e sembrava entusiasta della verità. L’indomani, in bicicletta, visitarono diverse persone con cui quell’uomo aveva parlato della Bibbia. Uno di questi, un insegnante di nome Carlos Saavedra, mostrò vero interesse e prese letteratura per sé e per la propria famiglia.

Una settimana dopo il fratello Michalec prese un vecchio treno passeggeri per Oruro, in quel tempo la terza città del paese. Era una località fredda e desolata sull’altopiano, scalo ferroviario per le vicine zone minerarie. Per quanto l’ambiente fosse tetro, la gente era generalmente umile e amichevole. Ma il fratello Michalec non era al corrente di certi riti demonici di cui erano schiave molte di quelle persone umili.

Fra coloro che furono contattati in quella prima visita a Oruro c’era un lattoniere, Raimundo Vásquez, che poi prestò servizio per molti anni come sorvegliante di congregazione. In una successiva visita durante lo stesso anno, venne iniziato uno studio biblico con una signorina di nome Sofia Reynaga (ora Flores). Ben presto essa cominciò a parlare delle verità bibliche ad altri e in breve si battezzò. Nonostante i piccoli inizi, nel 1947 a Oruro fu formata una congregazione. Nel gennaio successivo se ne formò un’altra a Cochabamba.

Non tutti però facevano lo stesso progresso. Sofia Reynaga sposò un uomo che non era un Testimone e rimase inattiva per quasi dieci anni. Ma poi un altro Testimone iniziò uno studio biblico con lei. Le venne dato l’aiuto necessario per imprimere più profondamente la verità nel suo cuore. Da 20 anni è di nuovo un’attiva proclamatrice del Regno e fonte d’incoraggiamento per i più nuovi della congregazione. A Cochabamba, il colonnello in pensione che aveva aiutato altri si battezzò solo alla fine degli anni settanta. Viceversa Carlos Saavedra e sua moglie ben presto iniziarono il servizio di campo. La loro casa diventò la Sala del Regno, e il fratello Saavedra sorvegliante di congregazione. Quasi tutti i suoi figli sono diventati Testimoni, e intere famiglie di proclamatori della seconda e terza generazione ricordano i loro primi studi con Carlos che, dopo 36 anni di fedele servizio, è morto nel 1983.

LIBERATI DA UNA MORSA DEMONICA

Per secoli, dall’arrivo dei sacerdoti cattolici, qui in Bolivia i minatori hanno creduto che le miniere siano dominate da un signore invisibile che chiamano el tío (letteralmente, lo zio). La Chiesa Cattolica, incapace di sradicare la credenza, l’ha assorbita e persino incoraggiata. El tío è diventato il Diavolo, e ai minatori è stato insegnato di implorare la protezione della “Vergine”. La vita nelle miniere favorisce la superstizione.

Anche se l’ingresso della miniera può essere coperto di ghiaccioli, il calore all’interno delle umide caverne può raggiungere i 50°C. I minatori maneggiano pesanti attrezzi in umide gallerie in cui manca l’ossigeno, piene di polvere e gas tossici. La loro bocca, macchiata di verde scuro, è prova del continuo uso di foglie di coca, che masticano per calmare la fame e sentirsi più in forze. Queste condizioni penose, insieme al concetto pagano dell’inferno di fuoco, favoriscono la venerazione del Diavolo.

Quasi tutte le miniere hanno all’ingresso una piccola nicchia per un’immagine di el tío. A quest’idolo, con corna e coda, vengono offerte generosamente bevande alcoliche, sigarette e foglie di coca. Si spera che ciò induca il Diavolo a proteggere la vita dei minatori sottoterra.

In occasione della festa annuale caratterizzata dalla danza del Diavolo, forti somme di denaro vengono spese, spesso da coloro che meno se lo possono permettere, per gli elaborati costumi e l’acquisto di foglie di coca e bevande alcoliche. Le strade sono affollate da coloro che partecipano alla danza del Diavolo, che culmina con un rito nella Chiesa Cattolica delle Miniere. Qui viene reso omaggio alla “Vergine” cantando: “Veniamo dall’inferno a chiedere la tua benedizione, tutti noi figli del Diavolo, piccola Madre del socavón [miniera]”. Una Messa speciale viene celebrata dal sacerdote cattolico per questi “figli del Diavolo”. Durante i giorni della festa regna il caos: folle di ubriachi, uomini e donne, coperti di fango, coriandoli e farina, gettano acqua, cantano motivi stonati e si azzuffano, raggiungendo, come scrisse l’apostolo Pietro, un “basso livello di dissolutezza”. — 1 Piet. 4:4.

Mentre predicavano a Oruro e nei centri minerari, i testimoni di Geova trovarono molte persone sincere, disgustate di queste superstizioni e delle consuetudini assurde che ne erano la conseguenza. Queste si rallegrarono quando appresero il proposito di Dio di trasformare tutta la terra in un paradiso dove regnerà la giustizia. Furono liete di sapere che la Parola di Dio dice: “Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli. Poiché quale associazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale partecipazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia c’è fra Cristo e Belial [o Satana]?” (2 Cor. 6:14, 15) Molti hanno dovuto lottare per liberarsi da superstizioni profondamente radicate, dall’assuefazione alla coca e al tabacco, e dall’abuso di alcolici. Ma una volta che sono stati aiutati a conseguire la libertà spirituale, si sono sentiti come il salmista che scrisse: “[Geova] non ha né disprezzato né abominato l’afflizione dell’afflitto; e non ha nascosto da lui la sua faccia, e quando gli gridò per invocare soccorso, udì”. — Sal. 22:24.

INTREPIDA PREDICAZIONE

Nel 1949 a Oruro c’erano 13 zelanti proclamatori, fra cui un libanese ben piantato, di nome Seleme Wakin. Egli dava intrepidamente testimonianza a soci in affari, clienti del suo negozio di merceria, e a chiunque volesse ascoltare. Un giorno nel negozio cominciò una conversazione amichevole con un sacerdote a cui chiese: “Signor Sacerdote [lo chiamò così], perché mai la Chiesa usa immagini quando la stessa Bibbia cattolica le vieta?” Il sacerdote rispose: “Oh, solo quella gente ignorante lassù sulle montagne che non sa leggere né scrivere le adora. Le persone intelligenti, istruite non le adorano. Le tengono solo per ricordarsi di adorare Dio”. Proprio in quel momento entrò una signora elegante, di una delle migliori famiglie. Rivolgendosi a lei, Seleme chiese: “Signora, come considera le sue immagini? Le tiene solo per ricordare Dio, o le adora?” Con un ampio gesto, rispose convinta: “Le adoro!”

Venduto il negozio, Seleme si trasferì a La Paz per dedicarsi maggiormente al ministero a tempo pieno come pioniere. Una volta si recò alla caserma con una valigia piena di libri. Ne distribuì molti fra i soldati, che lo invitarono a mangiare. Invitarono anche un sacerdote. Non passò molto tempo prima che i militari dessero inizio a un interessante scambio di idee fra i due. La differenza in quanto a conoscenza biblica era lampante, e il pasto terminò con uno scroscio di applausi in onore di Seleme da parte dei soldati.

Seleme dava spesso testimonianza ad alti funzionari, lasciando loro delle pubblicazioni bibliche. Riuscì anche a farsi ricevere dal presidente della Bolivia a cui poté dare una chiara testimonianza, che fu ascoltata con favore.

PRIMA VISITA DEL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ

Nel marzo 1949 l’allora presidente della Watch Tower Society, N. H. Knorr, fece la sua prima visita in Bolivia, insieme al suo segretario, M. G. Henschel. In quell’occasione si tenne un’assemblea a La Paz. Il discorso principale, preceduto da alcune osservazioni del fratello Knorr, fu pronunciato dal fratello Michalec. Alla fine c’erano 56 presenti. Qualcuno arrivò anche mezz’ora dopo che tutti gli altri erano andati a casa! I visitatori si resero conto personalmente di cosa significhi l’hora boliviana, modo scherzoso per indicare l’abitudine inveterata di arrivare tardi. Ma, nonostante la consuetudine locale, qui i testimoni di Geova cominciano le adunanze in orario, come fanno i loro fratelli cristiani in altre parti del mondo.

Dopo l’assemblea vennero dati molti amorevoli consigli su come organizzare ed espandere l’opera del Regno in Bolivia. Sarebbero stati inviati altri missionari e fu suggerito che la filiale e la Sala del Regno fossero trasferite in una zona più centrale. Fatto questo, il numero dei presenti alle adunanze crebbe notevolmente, e 20 proclamatori o più partecipavano al ministero di campo. Ora si doveva pensare alla quarta città in ordine di grandezza.

SANTA CRUZ

Santa Cruz de la Sierra, nella parte orientale del bassopiano, era quasi isolata dal resto del paese. L’unica via d’accesso era una strada non asfaltata, e nella stagione delle piogge il viaggio da Cochabamba poteva richiedere un mese. Quando giunsero in Bolivia altri missionari, alcuni, fra cui John ed Esther Hansler, furono inviati a Santa Cruz.

Qui nelle pianure subtropicali crescevano palme totai, papaya, agrumi e quegli strani alberi, i toborochi, dal tronco panciuto (detti anche palo borracho, che significa “palo ubriaco”). Le strade erano fossi di sabbia e melma. Il vento che soffiava in continuazione sollevava la sabbia in faccia e nel cibo che si mangiava. La cosa più interessante era però la popolazione.

Mentre sull’altopiano di solito la gente era riservata, seria, e un po’ scettica nei confronti degli stranieri, gli abitanti di Santa Cruz erano più gioviali, spensierati ed estroversi. Anche la loro musica, forte ed esuberante, era ben diversa dai ritmi più malinconici dei montanari. A volte non si poteva dormire perché una banda suonava tutta la notte durante una festa.

Quando i missionari davano testimonianza di porta in porta, spesso la gente li invitava a entrare e ascoltava per mezz’ora o più. Ma per quanto amichevoli, i più non si preoccupavano delle condizioni mondiali ed erano soddisfatti del proprio modo di vivere. L’immoralità sessuale era comune. E in quanto a cambiare religione, questo avrebbe provocato gli scherni di un’infinità di parenti. Comunque dopo tre anni fu possibile formare una piccola congregazione, e a suo tempo dieci proclamatori facevano rapporto. Ma allora sembrava che da Santa Cruz non sarebbe uscito molto di più. Perciò, quando la sorella Hansler rimase incinta, la casa missionaria fu chiusa.

Gli Hansler decisero di rimanere in Bolivia. Questo significava vivere in alloggi primitivi, rinunciando alle comodità. Ma furono benedetti dalla nascita di quattro bei bambini, che diventarono tutti servitori di Geova e che sono o sono stati tutti nel servizio a tempo pieno. John ed Esther sono ritornati a Santa Cruz, dove prestano servizio come pionieri speciali.

RIVOLUZIONE

Nei primi cinque anni che trascorsero in Bolivia i missionari si erano abituati ai continui sconvolgimenti politici. Tuttavia, nel 1952, la popolazione cominciò a ribellarsi contro il governo e la ribellione sfociò in una delle più terribili rivoluzioni della storia del paese. A La Paz si udivano in tutte le direzioni fucilate, raffiche di mitra e, a volte, esplosioni di dinamite. Proiettili di mortaio sparati dal crinale del canyon sopra la città caddero sulle case vicine. Ambulanze correvano per le strade a raccogliere morti e feriti. La sparatoria durò tre giorni.

Proprio in quel tempo si stavano facendo i preparativi per celebrare il Pasto Serale del Signore. A La Paz i missionari non potevano immaginare che qualcuno si sarebbe avventurato per le strade, quindi si accinsero a tenere la Commemorazione da soli. Come rimasero sorpresi quando altri, che avevano rischiato la vita schivando le pallottole, vennero a quella sacra adunanza!

LA VERITÀ STIMOLA UN CUORE VOLENTEROSO

Nel 1953, mentre un missionario dava testimonianza a una donna nel suo spagnolo frammentario, un giovane curioso di nome Walter Martínez si avvicinò per ascoltare. Il missionario chiese al giovane se era tanto gentile da leggere “Lo scopo della Torre di Guardia” alla signora. Egli lo lesse e la signora prese le riviste. Dopo altre conversazioni fu iniziato uno studio biblico con Walter. Quella settimana si tennero con lui tre studi, e la domenica era all’adunanza della congregazione.

Due settimane più tardi, quando il sorvegliante di circoscrizione visitava la congregazione di Oruro, Walter notò che tutti erano invitati a partecipare al “servizio di campo”. Pensò si trattasse di una gita in campagna. “Infatti, la domenica mattina”, ricorda Walter, “fui il primo ad arrivare alla Sala del Regno, con tutto l’occorrente per un picnic”. Quando arrivarono gli altri, fu stupito che nessuno avesse del cibo, ma piuttosto che tutti si procurassero libri e riviste. Non volendo essere diverso, prese due libri e 20 riviste. Non aveva idea di cosa ne avrebbe fatto. Ma quando gli altri si avviarono verso il mercato, Walter fu preso da sgomento. “Oh, no”, pensò, “vanno a cantare al mercato come fanno gli evangelisti la domenica mattina”. Cercò di rimanere indietro, con l’idea di svignarsela alla chetichella, ma non ci riuscì. Che sollievo quando passarono il mercato e proseguirono! Ora avrebbe capito cos’era il “servizio di campo”.

Giunti nel territorio, il sorvegliante di circoscrizione gli disse: “Voglio lavorare con te”. Poco dopo Walter stesso faceva entusiastiche presentazioni e quella mattina distribuì tutta la letteratura che aveva. Il suo progresso fu rapido, fu battezzato e, in seguito, iniziò felicemente il servizio di pioniere. Più tardi lui e Jaime Valdivia ebbero il privilegio di essere i primi boliviani a frequentare la Scuola di Galaad, quindi entrambi prestarono servizio come sorveglianti viaggianti in Bolivia.

SPETTACOLO CATTOLICO A SUCRE

Benché La Paz sia la sede del governo boliviano, Sucre è la capitale effettiva. In questa regione vivono i tarabuco, popolazione i cui uomini portano copricapi simili agli elmi dei conquistatori spagnoli. Sin dall’inizio, la minore altitudine e il piacevole clima di Sucre ne hanno fatto il rifugio preferito dagli immigranti cattolici che lavoravano a Potosí. E Sucre vanta di avere più chiese per abitante di qualsiasi altra città del paese.

La tradizione cattolica della città influì profondamente sull’accoglienza data qui al messaggio del Regno. I sacerdoti avvertirono i loro “greggi” di non dar ascolto ai Testimoni, e ragazzi cattolici vennero istruiti a molestare i missionari quando visitavano le famiglie.

Per incentivarvi l’opera del Regno, nel 1955 si stabilì di tenere un’assemblea di circoscrizione a Sucre. Manifesti nelle vetrine dei negozi annunciavano il discorso pubblico. Ma, man mano che il giorno dell’assemblea si avvicinava, i manifesti cominciarono a sparire. Alcuni negozianti dissero che “giovani Testimoni” li avevano avvertiti che l’assemblea era stata disdetta e dovevano togliere i manifesti. Ovviamente, spacciandosi per Testimoni, i giovani cattolici si erano dati da fare. I preti avevano cercato di persuadere il proprietario dell’albergo dove si doveva tenere l’assemblea ad annullare il contratto. Ma egli rifiutò di lasciarsi intimidire.

Quando l’assemblea stava per iniziare, una banda di ragazzi della scuola cattolica del Sacro Cuore circondò l’albergo gridando e lanciando sassi. Ma la polizia li disperse e per il momento tornò la calma. L’ultimo giorno dell’assemblea comparvero sacerdoti, donne dell’Azione Cattolica e studenti contestatori. In cima alla chiesa di fronte, un potente altoparlante invitava tutti i cattolici a difendere la Chiesa e la “Vergine” dagli “eretici protestanti”. Poiché tra la folla c’erano molte persone pacifiche, i fratelli colsero l’occasione per dar loro testimonianza. Tuttavia la tensione crebbe quando giunse l’infuriato vescovo di Sucre.

Il sindaco e il prefetto erano già sul posto, e avvertirono il vescovo che se succedeva qualcosa, lui sarebbe stato ritenuto responsabile. Quando si calmò, essi gli permisero di entrare nella sala. La polizia chiese rinforzi. Era iniziato il discorso principale dell’assemblea. Quando stava volgendo al termine, un prete si alzò e chiese la parola. Il fratello Michalec, che presiedeva, si avvicinò e gli disse che le sue domande sarebbero state considerate in seguito. Il prefetto e il sindaco dissero a un sacerdote che il loro comportamento era stato vergognoso e aggiunsero: “È ora di uscire”. “Chi intendete: loro o noi?”, replicò il sacerdote. “VOI!”, rispose il prefetto. Al che il vescovo, i sacerdoti e i loro amici se ne andarono, ponendo fine al tumulto.

Il prefetto e il sindaco si scusarono con i fratelli, assicurandoli che le azioni di quei fanatici non riflettevano i sentimenti di Sucre. Nel corso degli anni moltissimi funzionari boliviani hanno manifestato simile obiettività nei confronti dei testimoni di Geova. I fratelli di Sucre capirono che Geova li aveva protetti per mezzo di quei funzionari, come aveva salvato l’apostolo Paolo nell’antica Efeso da una turba di fanatici religiosi aizzati contro di lui e i suoi compagni. — Atti 19:35-41.

Nonostante l’esito favorevole avuto a Sucre in quell’occasione, temporaneamente il numero dei presenti alle adunanze diminuì, e sembrava che la gente avesse paura di ascoltare i Testimoni. Si decise perciò di concentrare maggiormente l’attenzione su Potosí.

POTOSÍ APPREZZA LA VERA RICCHEZZA

Potosí, che significa “grande ricchezza” o “mucchio di soldi”, non era più la grande metropoli che era stata nel XVII secolo. Quasi tutto l’argento era stato estratto, e rimanevano ben poche tracce del passato splendore della città.

Nonostante le difficoltà dovute all’altitudine di quasi 4.000 metri, i missionari si arrampicavano su per le colline di Potosí e distribuivano molta letteratura. La reazione di quella popolazione amichevole fu ottima, e in soli cinque anni c’era una congregazione di 40 proclamatori.

Nel 1956 uno dei missionari, Richard Holman, iniziò uno studio con la famiglia Ibieta, a cui partecipava anche il piccolo Marco, di otto anni. La famiglia fece un buon progresso per qualche tempo e iniziò l’attività di predicazione. Ma nel 1959 non si sa perché lasciò la congregazione. Marco però non dimenticò mai lo zelo del fratello Holman, che era sempre venuto puntuale per lo studio, anche nelle sere fredde e piovose. Alcuni anni dopo, a La Paz, Marco e il fratello minore ricominciarono a studiare la Bibbia: “Il mio latente amore per l’organizzazione di Geova cominciò a risvegliarsi e a manifestarsi man mano che acquistavo accurata conoscenza della Bibbia. I lieti ricordi del tempo in cui facevamo parte della congregazione di Potosí furono per me un grande incentivo a prendere sul serio la verità. Quando ricominciammo a studiare nel 1970 stavo per iscrivermi all’università. Ma ora nulla poteva soffocare l’ardente desiderio di studiare la Bibbia”. Marco divenne pioniere e in seguito membro della famiglia Betel di La Paz, dove attualmente fa parte del Comitato della Filiale.

TESTIMONI BOLIVIANI IN NUOVI TERRITORI

Specie dal 1956 in poi, un crescente numero di devoti Testimoni boliviani intrapresero il ministero a tempo pieno come pionieri e contribuirono a iniziare l’opera in nuovi territori. Quasi tutti questi fratelli parlavano la lingua quechua, quindi furono in grado di raggiungere migliaia di persone che non avevano ancora udito la buona notizia. Walter Martínez, Jaime Valdivia e Jaime Barrery erano fra quei zelanti lavoratori. Poi si unirono a loro Joaquin Copa, Antonio Zamudio e altri. Gli strenui sforzi di quei primi pionieri permisero di formare congregazioni a Uyuni, Atocha e in altri centri minerari. Essi aiutarono molte famiglie di minatori, operai addetti all’estrazione del sale e agricoltori a sottrarsi alla superstizione religiosa e a diventare leali servitori di Geova.

Lo spirito di sacrificio di quei pionieri era straordinario. Per esempio, una coppia di pionieri speciali chiese spiegazioni al sorvegliante di circoscrizione su qualcosa che non capiva. Porgendogli una manciata di assegni, chiesero: “A che cosa servono?” Ogni mese la Società invia un piccolo dono ai pionieri speciali per aiutarli a sostenere le spese, in quanto il tempo che dedicano alla predicazione di solito non consente loro di svolgere un lavoro secolare. Quella coppia era soltanto grata del privilegio di servizio che aveva.

LA VERITÀ DEL REGNO RAGGIUNGE LA REGIONE TROPICALE DEL BENI

Già nel 1952 alcuni proclamatori del Regno avevano visitato la vasta regione del Beni al nord, ricca di alligatori e tartarughe giganti. Qui grandi allevamenti di bestiame dotati di aerei privati costituiscono un netto contrasto con la miseria di coloro che vivono in capanne di fango. I sacerdoti cattolici hanno la reputazione di favorire i ricchi, essendo spesso essi stessi benestanti e, molti, notoriamente immorali. Il risultato è una popolazione di cattolici virtualmente atei. Ma fortunatamente ci sono eccezioni.

Infatti, in un villaggio, il commissario di polizia manifestò molto interesse quando i Testimoni che visitavano la zona gli spiegarono la loro opera. Si offrì persino di aiutarli a distribuire letteratura biblica. Gli agricoltori che andavano in paese si radunavano davanti al commissariato per vedere cosa succedeva, solo per ricevere pubblicazioni bibliche dal commissario. Un uomo prese 30 riviste da distribuire ai vicini. Intanto i missionari si davano da fare nelle visite di casa in casa.

Nel 1957 furono inviati missionari nelle due principali città della zona, Trinidad e Riberalta. Spesso era difficile convincere la gente che la Bibbia non era semplicemente un libro di origine umana, con un codice morale impossibile da osservare. Ma Felicia Chinchilla abbracciò la verità, e continuò a servire fedelmente anche quando i missionari furono mandati altrove. Quando stava per morire, la sua principale preoccupazione era che i figli diventassero adoratori di Geova. Chiese ai pionieri speciali della zona se volevano adottare le ragazze. Benché non fossero in grado di far questo, essi le promisero che avrebbero fatto tutto il possibile per aiutarle spiritualmente. Una delle ragazze, col marito, è ora pioniera speciale.

PROVE INFUOCATE

Nel corso degli anni i fratelli avevano subito diverse prove, ma l’inizio degli anni sessanta fu un tempo in cui ciascuno dovette dimostrare la qualità della propria fede. C’era notevole tensione politica nel paese, e le manifestazioni patriottiche erano all’ordine del giorno. Alcuni non avevano ben compreso la neutralità cristiana e cosa significava fuggire l’idolatria. (Matt. 22:21; 1 Giov. 5:21; Dan. 3:16-18) Iniziando con La Torre di Guardia del 1° maggio 1963 (ed. italiana del 1° giugno 1963), i fratelli furono rafforzati da uno studio approfondito di quanto dice la Bibbia circa l’atteggiamento del cristiano verso le “autorità superiori” e la sottomissione relativa. (Rom. 13:1-7) Era veramente ‘cibo spirituale a suo tempo’. (Matt. 24:45) Ciò nonostante alcuni si tirarono indietro, per timore di perdere l’impiego o che i figli potessero essere espulsi da scuola. Ma la maggioranza, pur subendo dei torti, ha dato prova di forte fede e si è comportata in modo da avere la coscienza pura dinanzi a Dio.

L’anno dopo, 1963, fu pure un tempo di prova e purificazione. Fu necessario disassociare 17 persone, quasi quante nei precedenti 16 anni. Furono disassociati alcuni che avevano fatto parte della congregazione per molti anni ed erano ben conosciuti. Alcuni trovarono difficile accettare le azioni giudiziarie. Ma nelle cose sacre non si deve mostrare parzialità, e quegli avvenimenti misero alla prova la lealtà di ciascuno a Geova e alla sua organizzazione visibile. — Prov. 24:23.

Lo stesso anno si scoprì che una missionaria aveva commesso immoralità in una cittadina nei pressi di Santa Cruz. Benché venissero prese misure disciplinari, la popolazione divenne antagonistica nei confronti dei testimoni di Geova. Era quasi impossibile dare testimonianza alle porte, perciò fu deciso di trasferire i pionieri in altre zone. Sinora in quella cittadina non esiste una congregazione, anche se ultimamente si è trovato un po’ di interesse.

Nonostante queste prove, nel 1963 la Bolivia ebbe oltre 500 proclamatori del Regno. Quell’anno terminò con una visita del fratello Henschel. Poco prima, in Liberia (Africa occidentale) egli aveva personalmente subito una dura prova della sua neutralità cristiana. I Testimoni boliviani furono profondamente commossi e rafforzati quando narrò loro quell’esperienza, sottolineando l’importanza di resistere con coraggio.

IL RICONOSCIMENTO LEGALE E LA FILIALE

Durante la visita del fratello Henschel si parlò della costruzione di un nuovo edificio per la filiale. Il primo passo fu quello di ottenere il riconoscimento legale della Watch Tower Bible and Tract Society, e questo fu ottenuto dopo un anno di tediose pratiche burocratiche. Poi ci fu la ricerca di un terreno: compito non facile in una città sovrappopolata, circondata da ripide montagne. Finalmente, nel 1965, durante una visita del fratello Knorr, si presero disposizioni per l’acquisto di un terreno nella zona residenziale di La Paz, vicino al centro. Quando venne ultimato due anni più tardi, l’edificio includeva una spaziosa Sala del Regno e stanze per 14 missionari. Il bell’edificio diede ulteriore prova ai Testimoni locali che l’organizzazione di Geova s’interessava vivamente dell’opera del Regno in Bolivia.

Diversi fratelli qualificati avevano coordinato nel corso degli anni il lavoro della filiale in Bolivia. Edward Michalec, uno dei primi missionari, aveva prestato servizio come sorvegliante di filiale per una decina d’anni. Poi J. R. Dickey, Harold Morris, Don Anders, Chester Krochmal, J. F. Millar e Alden Seeyle prestarono servizio come tali per un tempo più o meno lungo. Ciascuno di loro fu pronto a spendersi e contribuì notevolmente all’incremento dell’opera del Regno. Nel 1966, mentre venivano costruiti i nuovi locali, la responsabilità della filiale venne affidata a J. D. Rose, appena diplomato a Galaad.

COMPLOTTO FALLITO

In quell’epoca a Santa Cruz erano in atto drastici cambiamenti che l’avrebbero fatta diventare la seconda città della nazione. Erano stati scoperti petrolio e gas naturale. La strada proveniente da Cochabamba era stata asfaltata, e migliaia di persone si trasferivano in quella che era stata una comunità di poche grandi famiglie molto unite. La locale congregazione dei testimoni di Geova ebbe un rapido aumento, e nel 1966 più di 50 proclamatori partecipavano al servizio del Regno. Erano giunti altri missionari. Ma inaspettatamente il sorvegliante della congregazione fu invitato a presentarsi a un funzionario per essere interrogato.

La stanza era piena di sconosciuti, che poi risultarono essere giornalisti. In loro presenza il funzionario interrogò il fratello a proposito del suo lavoro secolare, che definì illegale. Il fratello lo assicurò che non era affatto illegale. Inoltre spiegò che aveva lasciato il lavoro per intraprendere il mese successivo l’attività di predicazione a tempo pieno. Il funzionario rispose che anche lui era “credente”, ma che il fratello aveva commesso “gravi errori”. Dopo aver confiscato i documenti personali del fratello e di sua moglie, li congedò.

Il sorvegliante di congregazione e un altro fratello che svolgeva lo stesso lavoro secolare si erano resi conto che certe ditte locali erano preoccupate per la loro concorrenza. In base alle accuse di costoro il funzionario, fanatico avventista, complottò di coinvolgere l’opera dei testimoni di Geova. Cosa sarebbe accaduto?

Scorrendo i giornali la mattina dopo, il nostro fratello non poteva credere ai suoi occhi: su tutti e quattro i giornali, titoli di prima pagina riferivano la cosa. In uno compariva il suo nome e cognome a caratteri cubitali, con la notizia che a Santa Cruz era stato arrestato un individuo colpevole di appropriazione indebita su scala internazionale! In un altro giornale, il funzionario aveva infangato il nome dei testimoni di Geova, dichiarando: ‘Testimone di Geova alterna l’attività della setta con illecite attività commerciali’. L’indomani ci furono altri articoli del genere in prima pagina. Questa volta venne annunciato che si era “scoperto” che il nostro fratello era stato “consigliere” di un ex presidente deposto che ora si trovava in esilio ed era considerato un nemico! Le stazioni radio trasmettevano le stesse notizie. La propaganda calunniosa continuò una settimana dopo l’altra, per mesi.

Non avendo motivi legali per intervenire contro i nostri fratelli, il funzionario cercava ovviamente di servirsi di una campagna diffamatoria per scuotere l’opinione pubblica e provocare un’eventuale azione della polizia. Aspettando il peggio, i fratelli pensavano che la polizia sarebbe venuta a prenderli. Ma non venne mai. E nessuno intentò un processo contro di loro. Quando i Testimoni andavano di casa in casa, le gente continuava ad ascoltare e gli studi biblici aumentavano. Era come se non vedesse i giornali e non sentisse la radio. In seguito quel funzionario fu destituito.

In quel periodo critico i fratelli locali ebbero l’incarico di presentare alla prossima assemblea il dramma di “Geremia”, che descriveva in modo vivido la persecuzione subita da quel fedele profeta di Dio. L’eccitazione per la registrazione e le prove del dramma li aiutò a dimenticare le nubi temporalesche che li sovrastavano.

Anche se il sorvegliante di congregazione ebbe qualche tentennamento a motivo della grande pressione cui fu sottoposto, in seguito poté iniziare il servizio a tempo pieno come si era proposto. Quasi 20 anni dopo il fallito complotto di quel funzionario ostile sia lui che l’altro fratello prestano ancora servizio in Bolivia come pionieri e sorveglianti.

RAPIDA CRESCITA A SANTA CRUZ

La congregazione di Santa Cruz ebbe una momentanea diminuzione, ma non subì alcun danno permanente. I Testimoni locali, incoraggiati dai missionari, lavoravano più alacremente che mai. Come la congregazione cristiana del I secolo dopo la campagna di persecuzione sferrata da Saulo, anche i fratelli di Santa Cruz ‘entrarono in un periodo di pace ed edificazione e si moltiplicavano’. (Atti 9:31) I locali dove tenevano le adunanze erano gremiti, e la gente ascoltava fuori delle finestre. Si costruì una nuova Sala del Regno con 150 posti a sedere. In due anni si dovette ampliarla. La congregazione si divise e fu eretta una grande sala dall’altra parte della città. Attualmente a Santa Cruz ci sono 11 congregazioni e complessivamente circa 800 proclamatori annunciano con zelo il Regno di Geova. Ottimi aumenti si sono avuti anche a La Paz, Cochabamba, Oruro e nei centri minerari.

BUONI RISULTATI DI UNA SALDA PRESA DI POSIZIONE A FAVORE DELLA VERITÀ

Ignacia de Torres, di Santa Cruz, ascoltava quando sua sorella, di La Paz, le parlava della verità. Benché la sua reazione fosse tiepida, il seme della verità cominciò a crescere. Nel 1963 una missionaria cominciò uno studio biblico con lei. Ma il marito di Ignacia, un poliziotto alto e ben piantato, era molto contrario. Egli andava su tutte le furie e sparava in aria con la pistola d’ordinanza, mentre la moglie e i figli correvano a mettersi al riparo.

Un giorno arrivò mentre un’altra missionaria, Pamela Moseley, teneva lo studio. Le sue tonanti ingiunzioni affinché se ne andasse immediatamente le fecero rintronare gli orecchi. Ma Pamela non cedette. Un giorno egli rimase a casa per sorprendere la missionaria, ma Ignacia gli disse chiaro e tondo che se le vietava di studiare a casa sarebbe andata alla Sala del Regno. “Non è meglio che io studi qui?”, gli chiese. Allora l’opposizione cessò.

L’amore di Ignacia per Geova e per i fratelli continuò a crescere. Spesso ricorreva alla sua abilità di infermiera per aiutare fratelli o sorelle in difficoltà. Più importante però era la sua zelante attività per liberare coloro che erano spiritualmente schiavi. Seguendo il suo esempio di devozione, tre suoi figli diventarono pure Testimoni. Dopo anni di ferventi preghiere, una delle sue più vive speranze si realizzò: il marito, che era stato così contrario, cominciò a investigare la verità, e dopo dieci anni di studi biblici e molti cambiamenti personali, anch’egli fu battezzato nel gennaio 1984.

VERITÀ SENZA MACCHIA

Come era accaduto nel I secolo, imperfezione e debolezza umana possono pregiudicare l’attività dei cristiani, inclusi quelli che hanno posizioni di responsabilità. (Atti 15:36-40; Gal. 2:11-14) Infatti, negli anni sessanta alcuni fratelli diventarono molto critici nei confronti del rappresentante della Società nella filiale e di altri suoi stretti collaboratori. Un sorvegliante viaggiante che era molto conosciuto simpatizzò con i lamentatori, muovendo critiche lui stesso. Questo fratello pensava che il promuovere trattenimenti mentre visitava le congregazioni avrebbe reso i fratelli più uniti. Tuttavia questi spesso diventavano grandi conviti in cui si eccedeva nel bere. Per coloro che avevano lottato strenuamente per vincere il vizio del bere ciò divenne una pietra d’inciampo. Alcuni nuovi smisero di studiare la Bibbia a motivo di quello che vedevano. Alcuni, che cercavano di giustificare la propria condotta con la scusa di quello che facevano altri, dovettero poi essere disciplinati perché eccedevano nel bere.

Un altro sorvegliante di circoscrizione, che aveva fatto molto per aiutare altri, cominciò a dare un cattivo esempio in questioni commerciali. Nella circoscrizione posponeva importanti questioni spirituali per occuparsi prima dei propri affari.

Per un po’ sembrava che coloro i quali avrebbero dovuto mettere le cose a posto fossero incapaci di farlo con spirito di pace e padronanza di sé. Ma dopo alcuni anni furono finalmente prese misure disciplinari. (Gal. 6:1; Giac. 3:17) È stato motivo di gioia che alcuni di quelli che avevano avuto difficoltà spirituali siano riusciti a tornare in una buona relazione con Geova.

NUOVE COSTRUZIONI PER LA VERA ADORAZIONE

Nel 1969 c’erano 869 proclamatori e 24 congregazioni. Ma quasi tutte le Sale del Regno erano locali poco raccomandabili presi in affitto. In una località la congregazione si radunava nel cortile parzialmente coperto di una casa privata, il che presentava dei problemi quando pioveva.

La congregazione di Trinidad fu la prima che, con l’aiuto di un prestito da parte della Società, si costruì la propria Sala del Regno permanente. Seguirono molte altre: a La Paz, Potosí, Oruro, Santa Cruz, Cochabamba, Tarija e Sucre.

Quella di Chorolque è senza dubbio una delle Sale del Regno più alte del mondo. Qui una miniera di stagno dà lavoro a qualche migliaio di persone. Molti, a motivo dell’aria rarefatta, hanno il viso e le labbra bluastre. Un buon numero di famiglie di minatori ha accettato la verità. La loro Sala del Regno, costruita su un terreno donato dalla società mineraria, si trova a un’altitudine di 4.800 metri!

GEOVA PROVVEDE SCAMPO

Il messaggio del Regno penetrava in remote zone del paese. Anche gli abitanti del vastissimo Salar (distesa di sale) poterono udire la buona notizia. Ma l’accoglienza non era sempre amichevole. Ciò che accadde nel 1970 a Coquesa, dove vive il fratello Toribio Cruz, dimostrò come Geova aiuta i suoi servitori in circostanze del genere.

Il sorvegliante di distretto, sua moglie, il sorvegliante di circoscrizione e una coppia di missionari si recarono a Coquesa. Solo il sorvegliante di circoscrizione era boliviano, e in una località dove i forestieri sono visti con molto sospetto, il loro arrivo fece molto scalpore. La situazione già tesa peggiorò quando il missionario fece un’osservazione inopportuna che voleva essere uno scherzo, ma non fu presa come tale. Ben presto l’intera popolazione si radunò nella scuola per decidere cosa fare riguardo ai forestieri. Intuendo il pericolo, il fratello Martínez, sorvegliante di circoscrizione, suggerì di andarsene immediatamente. Gli altri però decisero di pernottare lì per vedere come andavano le cose.

L’indomani un messaggero informò i fratelli: “La popolazione vuole udirvi fin in fondo, perciò vi preghiamo di venire in piazza e istruirci”. Al loro arrivo si notò che tre lati della piazza erano bloccati. Sospettando una trappola, il sorvegliante di distretto tornò di corsa alla macchina gridando agli altri di seguirlo. La folla raggiunse Toribio mentre gli altri cercavano di mettersi in salvo. Nel furioso inseguimento, qualcuno della folla afferrò la sciarpa del fratello Martínez e tagliò la faccia del missionario. Raggiunta a malapena la macchina, si affrettarono ad andarsene mentre la folla lanciava sassi contro di loro.

Toribio però era nelle mani della folla. Fu picchiato così selvaggiamente che era sicuro di morire. Finalmente riuscì a divincolarsi e si mise a correre. Con la folla alle calcagna, giunse a un ruscello profondo e impetuoso, troppo largo, pensava, per superarlo con un salto. Ma non aveva scelta. Saltò con tutte le sue forze. Stentava a crederci, ma ce l’aveva fatta! Quando la folla raggiunse la riva del ruscello, non poté far altro che guardare sbalordita Toribio che scompariva dall’altra parte.

Pieno di contusioni e poco vestito, trascorse la notte gelida su un monte vicino. Ma a quanto pare l’incredibile salto di Toribio convinse la gente che il suo Dio l’aveva aiutato. Anziché incendiargli la casa, come avevano fatto in passato, la lasciarono intatta. Egli fu in grado di tornare in paese e vivere indisturbato, e ora è il sorvegliante che presiede la congregazione locale.

ROTTO L’INCANTESIMO DEL LAGO

Il lago Titicaca si trova a un’altitudine di 3.810 metri e ha una profondità registrata di oltre 270 metri. Le sue acque sono solcate da barche di totora, che hanno fornito il modello per l’imbarcazione di papiro con la quale Thor Heyerdahl attraversò l’Oceano Atlantico. Ma c’è dell’altro.

Sin dall’antichità, intorno al lago Titicaca c’era un accentuato misticismo. Che effetto avrebbe avuto la verità biblica sulla vita di coloro che vivevano nella zona?

Nel 1966 un uomo buttò via il libro “La verità vi farà liberi”, ma suo cognato se lo portò a casa. Benché le sue nozioni di spagnolo fossero limitate, essendo di lingua aymará, capì che il libro conteneva informazioni su Geova Dio. Si rese conto che questo nome si trovava nella Bibbia, ma non veniva spiegato dalle chiese. Ogni tanto andava a La Paz per procurarsi altre pubblicazioni. A poco a poco strinse una relazione con Geova, e cominciò a parlare ai vicini di ciò che imparava. Col tempo fu battezzato e poi iniziò il servizio di pioniere.

Anche altri intorno al lago avevano cominciato ad abbracciare la vera adorazione. Tuttavia nella zona i più non sapevano leggere e parlavano solo aymará. I fratelli che li visitavano notarono che alcuni non avevano eliminato gli oggetti sacri di cui si servivano prima di diventare Testimoni. Ma quando i consigli biblici al riguardo vennero spiegati nella loro lingua, li presero prontamente a cuore. (Atti 19:19, 20; Deut. 7:25, 26) Costosi costumi usati nelle danze pagane, portafortuna per rendere la terra e il bestiame produttivi, oggetti che erano cimeli di famiglia ma che erano stati usati per fare offerte a falsi dèi, croci e letteratura della falsa religione: tutto venne fuori per essere distrutto. Una sorella anziana era confinata a letto finché sua figlia non bruciò i suoi amuleti pagani, ma viene riferito che è migliorata e d’allora non ha più perso un’adunanza della congregazione.

GRANDE AUMENTO A EL ALTO

Nel 1945, quando i primi missionari atterrarono a El Alto, dove si trovava l’aeroporto di La Paz, c’erano solo alcune casupole di mattoni cotti al sole. Ma negli anni sessanta La Paz crebbe più di quanto non lo consentisse l’area edificabile, e una grossa borgata satellite sorse sulle alture soprastanti. In quel tempo due giovani di El Alto, Hugo Fernández e suo fratello, cominciarono ad assistere alle adunanze a La Paz. Per tornare a casa la sera tardi dovevano fare due ore di ardua salita su per il canyon. Ma continuarono ad andarci.

Col tempo il gruppo di El Alto cominciò a tenere tutte le adunanze. Hugo dedicava intere mattinate ogni settimana per preparare parti dell’adunanza. Era una fatica, ma contribuì molto al suo progresso spirituale. Poco dopo il battesimo espresse al sorvegliante di circoscrizione il suo desiderio di fare il pioniere. “Perché non cominciare subito?”, chiese il sorvegliante. Hugo pensava di continuare a fare il calzolaio per altri sei mesi ancora. Il sorvegliante di circoscrizione gli chiese: “Quante paia di scarpe riesci a fare in sei mesi?” Poi aggiunse: “Quante vite attendono di essere salvate?” Hugo ci pensò seriamente. Il 1° agosto era pioniere speciale. Egli ha visto il gruppo di El Alto moltiplicarsi fino a diventare quattro congregazioni di lodatori di Geova.

SORVEGLIANTI VIAGGIANTI MOSSI DA AMOREVOLE INTERESSAMENTO

Nel 1946, durante il loro primo pericoloso viaggio nelle yungas, i fratelli Michalec e Morris si fecero un’idea di cosa significava viaggiare in Bolivia. Ora ci sono congregazioni in zone ancora più difficili da raggiungere. Fedeli sorveglianti viaggianti e le loro mogli hanno fatto l’impossibile per raggiungere congregazioni e gruppi isolati nelle località più remote. I loro viaggi spesso richiedono drastici mutamenti di altitudine. In molti casi si poteva giungere a destinazione solo a piedi, e alcuni di questi fratelli fedeli hanno percorso anche 200 chilometri. I fratelli Nahín Escalera, Wallace Liverance, Mark Pefferman, con le rispettive mogli, hanno avuto una parte speciale in questa attività che richiede vera abnegazione.

Ne è un esempio un’esperienza avuta dal fratello Hugo Fernández, allora sorvegliante di circoscrizione. La pioggia aveva trasformato le strade in un scivoloso pantano. Con la sua motocicletta stracarica, era riuscito a percorrere circa 140 chilometri in otto ore, quando un fiume in piena largo parecchi metri gli sbarrò la strada. Stava per calare la notte. Era impensabile trascorrerla all’aperto sotto la pioggia torrenziale. Attraversare il fiume sembrava impossibile. Egli pregò Geova, quindi decise di tentare la traversata. Coprì il motore con della plastica ed entrò in acqua. Ricorda: “Entrato nel fiume così carico, feci un grande sforzo per non perdere il controllo del manubrio nella forte corrente fredda. L’acqua mi schizzava in faccia, togliendomi la visibilità, e mi sembrava di aver l’acqua anche sopra la testa. Ma prima di accorgermene, ero dall’altra parte!” Qualche attimo dopo una macchina che viaggiava nella direzione opposta tentò la traversata ma s’impantanò nel mezzo. Hugo era ben grato a Geova che, sentiva, gli aveva provveduto scampo in quel momento di necessità. (Sal. 18:1, 2) Raggiunse sano e salvo la congregazione successiva. Dal 1977 il fratello Fernández presta servizio come membro del Comitato della Filiale in Bolivia.

UNA MEMORABILE VISITA DI F. W. FRANZ

I fratelli della Bolivia ricordano bene la visita fatta nel 1974 da F. W. Franz, ora presidente della Watch Tower Society. Il fratello Franz era accompagnato da due missionari della prima classe di Galaad e da altri tre membri della famiglia Betel di Brooklyn, i quali, per suo desiderio, presero tutti parte al programma. Una missionaria era stata oltre nove anni in Bolivia ed era molto riconoscente dell’opportunità di tornare ancora una volta nella sua “assegnazione all’estero”.

Fu tenuta un’adunanza speciale nel teatro all’aperto di La Paz, e un folto pubblico si radunò da molte parti del paese. Il fratello Franz svolse magistralmente il suo discorso basato sul Salmo 91. All’inizio pioveva a dirotto, ma quasi tutti rimasero al loro posto per due ore buone. Alcuni però si chiedevano come facesse il fratello Franz a tenere asciutte la sua Bibbia e le note. Ma osservando meglio si accorsero che stava pronunciando l’intero discorso, con lunghe citazioni bibliche, non solo in spagnolo, ma completamente a memoria.

I fratelli rimasero profondamente colpiti dall’amore, dalla semplicità e umiltà del fratello Franz, che rimase alzato fino a tardi per rispondere alle loro domande bibliche.

IL COMITATO DELLA FILIALE

Allorché fu disposto che un comitato, anziché un singolo individuo, si occupasse della sorveglianza della filiale, fu possibile avere una direttiva più equilibrata e completa nelle questioni spirituali. Nel 1977, Eldon Deane, che aveva prestato servizio continuo in Argentina per parecchio tempo, venne inviato dal Corpo Direttivo quale coordinatore. Egli fa parte del Comitato della Filiale insieme a Hugo Fernández, Marco Ibieta e Walter Meynberg, che presta servizio alla Betel di La Paz da circa 20 anni. La benedizione di Geova su questa disposizione è stata evidente.

SACERDOTI FUGGONO DA “BABILONIA” PER AVVICINARSI A DIO

Le ‘acque di Babilonia’ si prosciugano sempre più; la gente non sostiene più la falsa religione. (Riv. 16:12) Ne è un esempio un gesuita: dopo aver studiato la Bibbia con i Testimoni a Cochabamba, Julio Iniesta dedicò la vita a Geova nella nativa Spagna. *

Sin da bambino Hugo Durán, originario di Valle Grande, aveva avuto il profondo desiderio di avvicinarsi a Dio. Pensò che il modo migliore per farlo fosse diventare un sacerdote cattolico. Ma, dopo aver dedicato dieci anni per prepararsi al sacerdozio, si sentiva più lontano che mai da Dio: “In seminario un incontro personale con Dio è impossibile. Egli non ha un nome né una personalità, e non s’interessa degli uomini, dato che prevale l’idea che ‘Dio è morto’. Imparavamo a memoria un’infinità di riti che, tutti insieme, non provvedevano una sola goccia di acqua vivificante per dissetarci. Una volta il seminario aveva bisogno di soldi e i sacerdoti si assicurarono la presenza di una cantante per uno spettacolo indetto per raccogliere fondi. Ci avevano insegnato che il solo guardare una donna era peccato, perciò il fatto che ci facevano ‘peccare’ allo scopo di raccogliere soldi rivelava la loro ipocrisia”.

Alla fine Hugo lasciò il seminario e sposò una ex monaca. Continuò a pregare di poter trovare Dio in qualche modo. In quell’epoca un Testimone venne a casa sua a Santa Cruz e, dopo molte conversazioni, fu iniziato un regolare studio biblico. Ora Hugo cominciava a conoscere chi è veramente Dio. Anziché una divinità anonima, indifferente, è Geova, un Padre amorevole, che pensa a ogni bisogno vitale dei suoi servitori. (Sal. 83:18; Luca 11:2-4; Filip. 4:6) Pur trovando difficili in un primo momento alcuni aspetti della verità, Hugo continuava a pregare e infine si convinse. Da che si è battezzato nel 1973 ha aiutato molti altri ad avvicinarsi a Dio e ora presta servizio come amorevole anziano cristiano.

AIUTO PER MEZZO DELL’ORGANIZZAZIONE DI GEOVA

L’inevitabile disastro, conseguenza di una condotta di autodistruzione, è stato sventato in molti casi grazie al potere della Parola di Dio. Ma nel caso di Carlos, un giovane gioielliere di Santa Cruz, non è stato sufficiente leggere la Bibbia da solo. È stato necessario l’aiuto dell’organizzazione di Geova.

Spesso tornava a casa ubriaco, portato a spalla da un compagno di baldoria, mentre la famiglia assisteva in lacrime. Poi i Testimoni contattarono la moglie, che trovò conforto nelle Scritture, e sperò che la Bibbia potesse aiutare anche Carlos. Ma questi, pur sapendo di essere davvero nei guai, era certo che i Testimoni non avevano la soluzione. Invece, quando provava il bisogno di bere, cercava di pensare alla famiglia o di andare in chiesa a pregare. Cercò persino di leggere la Bibbia, ma poiché non gli piaceva il nome Geova, lo sostituiva con “Dio”. Tutto questo non valse a nulla.

La moglie e il fratello, che ora studiavano con i testimoni di Geova, cercarono di parlargli della Bibbia, solo per ricevere un insolente rifiuto. Per quanto la situazione sembrasse disperata, la moglie continuò a pregare di avere l’opportunità di aiutare Carlos a cambiare. Un giorno, durante una riunione di famiglia, i familiari chiesero a Carlos di accompagnarli alla Sala del Regno. Per non essere scortese, acconsentì pensando di rimanere fuori. Quando arrivarono, però, la moglie disse: “Ora che siamo qui, perché non entri un momento?” Molto di mala voglia, Carlos entrò. Rimase per tutte e due le ore e, anche se capì molto poco, fu colpito perché tutto ciò che veniva detto si basava sulla Bibbia. Quella settimana assisté ad altre due adunanze, e la domenica decise di studiare seriamente la Bibbia.

Ma il problema del bere non fu risolto dall’oggi al domani. Per altri otto mesi continuò a bere molto e spesso mancava allo studio e alle adunanze. Il fratello che studiava con lui cercò di convincerlo della necessità di mettere in pratica quello che imparava, in armonia con Luca 6:46, che dice: “Perché dunque mi chiamate ‘Signore! Signore!’ ma non fate le cose che dico?” Come vincere lo struggente desiderio di bere? Un altro fratello gli suggerì di pregare con fervore Geova proprio nel momento della tentazione. Ci provò, e funzionò! La sua famiglia, un tempo divisa, divenne unita man mano che tutti crescevano spiritualmente. La sua situazione economica migliorò al punto che poté mettersi a lavorare in proprio come gioielliere. Carlos, la moglie e due figli sono stati battezzati. I figli sono ora pionieri, e Carlos è un sorvegliante cristiano. Quali ottimi risultati quando l’aiuto che Geova provvede per mezzo della sua organizzazione viene accettato con riconoscenza onde trarre profitto dalla sua Parola!

LA PAROLA DI DIO INTENERISCE DEI CUORI IN TARIJA

Benché gli abitanti abbiano un’indole calma e pacifica, la Tarija si rivelò ‘terreno duro’, spiritualmente parlando. La gente in questa regione della Bolivia meridionale è molto fedele alle tradizioni. Ma nel 1978 c’era una congregazione di 30 proclamatori. Eppure molti si sottovalutavano, forse a motivo dell’atteggiamento alquanto critico di alcuni che un tempo avevano preso la direttiva. Diversi che un tempo proclamavano il messaggio del Regno erano diventati inattivi. Tuttavia 15 di questi, con un po’ d’incoraggiamento, diventarono di nuovo attivi testimoni di Geova. Anche la gente diventò più favorevole man mano che i Testimoni diventarono più amichevoli e meno polemici.

Facendo uso di camion su cui trovavano posto prima 20, poi 30, 40 o 50 proclamatori, i fratelli percorrevano sassose strade di montagna per visitare i villaggi rurali. In pochi anni, circa 35 villaggi che costellavano questa regione montuosa hanno udito per la prima volta la buona notizia. Molti chapacos (montanari della Tarija) ascoltavano attentamente quando i Testimoni spiegavano la verità con l’aiuto del Mio libro di racconti biblici e delle sue belle illustrazioni. Queste escursioni per predicare aiutarono i fratelli a essere più uniti e sicuri. In soli quattro anni il numero dei proclamatori è più che raddoppiato. Ora nella regione due fiorenti congregazioni si danno da fare per raggiungere altre persone sincere.

“ARARE IL MARE”?

Molti anni fa un personaggio di primo piano della Bolivia avvertì i primi Testimoni che la loro opera sarebbe stata vana. Per sottolineare il suo scetticismo, dichiarò: “Voi arate il mare”. Quello che non riusciva a capire era la potenza della Parola di Dio, l’azione dello spirito di Geova, e l’amorevole risolutezza dei suoi Testimoni.

È vero, è stata una vera sfida fare discepoli in un paese dove, all’inizio, solo il 15 per cento della popolazione sapeva leggere. Ma i testimoni di Geova hanno insegnato a leggere e scrivere a centinaia di boliviani in modo che potessero leggere personalmente la Parola di Dio. È davvero una gioia vedere anziani, che una volta erano analfabeti, pronunciare discorsi alle assemblee, spiegando profondi argomenti spirituali.

Invece del gruppetto che si radunava a La Paz nel 1946, ora nella città ci sono 20 congregazioni. Invece di una sola famiglia che cercava la vera adorazione a Cochabamba, lì attualmente ci sono sei congregazioni. Tre ce ne sono a Oruro e due a Potosí. In tutta la Bolivia ci sono più di 85 congregazioni di lodatori di Geova. Nonostante l’inflazione galoppante, gli scioperi che paralizzano le città e il tempo pessimo, l’anno di servizio 1985 ha visto un massimo di proclamatori dopo l’altro, fino a 4.207 in aprile. E il totale di coloro che in aprile si sono impegnati in uno dei vari aspetti del servizio di pioniere è salito a 1.005: il 24 per cento del totale dei proclamatori! Ci sono inoltre buone prospettive di avere un numero ancora maggiore di lodatori di Geova, come indica il numero dei presenti alla Commemorazione, 17.169, e questo nonostante la pioggia torrenziale. Coltivato con pazienza, il campo boliviano si è dimostrato molto fertile.

Come minatori decisi a scovare minerali preziosi, i testimoni di Geova hanno usato ogni mezzo possibile per trovare chi ha il cuore incline alla giustizia. Hanno viaggiato servendosi di biciclette, moto, barche fluviali, canoe, camion, aerei, cavalli, asini, e specialmente a piedi per portare il messaggio del Regno in località remote. In quarant’anni oltre 180 missionari hanno preso parte a quest’opera.

Mentre intensificano la testimonianza durante questi ultimi giorni del vecchio sistema, i testimoni di Geova della Bolivia continuano a confidare in Geova. Pensando a quello che egli ha compiuto fra loro, provano gli stessi sentimenti del salmista ispirato, che scrisse: “Tu stesso hai fatto molte cose, o Geova mio Dio, anche le tue opere meravigliose e i tuoi pensieri verso di noi; nessuno è paragonabile a te. Se io fossi incline ad annunciarli e a parlarne, sono divenuti più numerosi di quanto io possa raccontare”. — Sal. 40:5.

[Nota in calce]

^ par. 136 Vedi La Torre di Guardia del 15 giugno 1983, pagine 10-15.

[Cartina a pagina 71]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

BOLIVIA

RIBERALTA

TRINIDAD

Lago Titicaca

LA PAZ

COCHABAMBA

SANTA CRUZ

ORURO

VALLE GRANDE

SUCRE

COQUESA

POTOSÍ

UYUNI

ATOCHA

CHOROLQUE

TARIJA

PERÚ

CILE

ARGENTINA

PARAGUAY

BRASILE

[Immagine a pagina 73]

Negli ultimi 40 anni Edward ed Elizabeth Michalec hanno svolto un fruttuoso ministero in Bolivia

[Immagine a pagina 79]

Harold Morris (al centro), uno dei primi missionari in Bolivia, fra N. H. Knorr e M. G. Henschel nel 1949

[Immagine a pagina 80]

John ed Esther Hansler (a destra), coi loro quattro figli adulti, mentre danno il benvenuto ad altri nella Sala del Regno di Santa Cruz

[Immagine a pagina 88]

Ufficio della filiale a La Paz

[Immagini a pagina 95]

Una missionaria, Charlotte Tomaschafsky (a destra), dà testimonianza a una famiglia aymará vicino al lago Titicaca. Le barche di giunchi sono comuni sul lago

[Immagine a pagina 98]

I membri del Comitato della Filiale hanno alle spalle complessivamente 90 anni di servizio a tempo pieno (Da sinistra: Eldon Deane, Walter Meynberg, Marco Ibieta, Hugo Fernández)