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Svizzera e Liechtenstein

Svizzera e Liechtenstein

Svizzera e Liechtenstein

QUANDO sentite parlare della Svizzera a cosa pensate? Alle montagne, agli orologi, al formaggio o a una squisita tavoletta di cioccolata? Be’, in Svizzera c’è qualcosa di molto più prezioso. Ma prima di tutto, parliamo un po’ del paese in se stesso.

Durante il secolo che precedette il ministero pubblico di Gesù Cristo in Israele, gli elvezi, una popolazione celtica, cercarono di trasferirsi dall’Europa centrale in regioni più temperate al sud. Ma l’esercito romano comandato da Giulio Cesare sbarrò loro la strada. Nel 58 a.E.V., dopo una sanguinosa battaglia, gli elvezi superstiti furono costretti a far ritorno nella pianura compresa fra il Reno e il lago Lemano. Dopo molti secoli qui si formò una confederazione che prese il nome di Confoederatio Helvetica, o semplicemente Helvetia. Senza dubbio conoscete questo paese col suo nome moderno: Svizzera.

La Svizzera è un piccolo paese — solo 41.293 chilometri quadrati — nel cuore dell’Europa. Confina a nord con la Germania, a ovest con la Francia, a sud con l’Italia e a est con il Liechtenstein e l’Austria. Per quanto piccola, pochi paesi offrono un panorama tanto vario in così poco spazio. Fanno parte del paesaggio alte montagne ammantate di neve, e al sud anche viali di palme. I quasi sei milioni e mezzo di abitanti appartengono a uno dei quattro gruppi culturali e linguistici: tedesco, francese, italiano e romancio. Quelli di lingua romancia di solito conoscono anche il tedesco o l’italiano. Inoltre ci sono molti stranieri, venuti per lavorare o per stabilirvi la propria residenza, che parlano altre lingue.

SITUAZIONE RELIGIOSA

La maggior parte degli abitanti della Svizzera è di fede protestante o cattolica. Oggi gli appartenenti a entrambe le confessioni vivono a fianco a fianco nelle città, ma ci sono ancora delle zone in cui predomina o l’una o l’altra religione. Per esempio Ginevra e Zurigo sono note nella storia come città dei riformatori protestanti Calvino e Zwingli. Berna, Basilea e Losanna sono pure prevalentemente protestanti, mentre San Gallo, Lucerna e Lugano sono prevalentemente cattoliche, e l’antica città di Friburgo è una roccaforte della Chiesa di Roma a motivo della sua università cattolica e dei numerosi seminari.

Spesso il confine di un cantone (cioè di uno stato o provincia) è anche un confine religioso, dato che la popolazione di un determinato cantone è in prevalenza cattolica o protestante. Per esempio, la Svizzera centrale, il Vallese o il Ticino, per uno svizzero si ricollegano immediatamente col cattolicesimo. Mentre coloro che provengono dai cantoni di Berna, Neuchâtel o Zurigo, per nominarne solo alcuni, di solito sono di fede protestante.

Naturalmente esistono anche altri gruppi religiosi, come la Chiesa Cattolico-Cristiana, ebrei, metodisti e molti altri. In certi villaggi si trovano effettivamente decine di gruppi religiosi diversi.

Il messaggio del Regno sarebbe stato bene accolto da una popolazione così religiosa? Vedremo.

LA VERITÀ BIBLICA GIUNGE IN SVIZZERA

Nel 1891 il primo presidente della Watch Tower Society, Charles T. Russell, compì un viaggio in diversi paesi dell’Europa e del Medio Oriente. Si fermò anche in Svizzera, a Berna. Spiegando lo scopo di questo viaggio affermò che non gli interessavano “curiosità, antichi ruderi, castelli, ecc.”, ma voleva “vedere la gente, giudicare il suo modo di vivere, di pensare e le sue tendenze”. Poi, nel rapporto pubblicato nella Torre di Guardia di Sion del novembre 1891, menzionò che, come in altri paesi, aveva riscontrato che in Svizzera il campo era “pronto per la mietitura”.

Per questa ragione consigliò a Adolf Weber di andare “nella vigna del Signore” in Svizzera. Il fratello Weber era un cittadino svizzero che aveva conosciuto la verità negli Stati Uniti e lavorava parte del tempo come giardiniere presso il fratello Russell. Senza esitare il fratello Weber accettò questa missione. Era bene in grado di assolverla, dato che parlava le tre principali lingue nazionali svizzere. Nel gennaio 1900 si stabilì a Les Convers, suo paese nativo, nelle montagne del Giura.

Il fratello Weber si guadagnava da vivere facendo il giardiniere e il guardaboschi, ma il suo principale interesse era seminare semi di verità. Iniziando dai compagni di lavoro, allargò il suo territorio recandosi a piedi in altri villaggi e cittadine e parlando con chiunque incontrasse. Durante l’inverno si spingeva a piedi fino in Francia e a sud fino in Italia per predicare, e in primavera tornava a Les Convers. A parte lo stretto indispensabile per vivere, riempiva lo zaino di tutta la letteratura che poteva portare.

Un giorno mentre attraversava un ponte sul canale Hagneck nel cantone di Berna, il fratello Weber incontrò un uomo a cui diede testimonianza. Ma mentre si toglieva lo zaino, ne scivolò fuori un libro che cadde nell’acqua bassa vicino alla chiusa, poco prima della paratoia. Quando il guardiano venne a pulire la paratoia, trovò il libro, lo fece asciugare e cominciò a leggerlo. Era una copia del primo volume degli Studi sulle Scritture, opera del fratello Russell. Il guardiano della chiusa e sua moglie rimasero stupiti di ciò che apprendevano e si convinsero di avere trovato la verità.

INTERESSE SUSCITATO DAGLI ANNUNCI PUBBLICITARI

Il fratello Weber non lasciò nulla d’intentato per avviare l’opera. Oltre alla testimonianza personale, faceva pubblicità agli Studi sulle Scritture su vari giornali, anche se questo tipo di pubblicità di solito era piuttosto costoso. Ottenne che alcuni librai includessero gli Studi sulle Scritture nelle loro raccolte. Ben presto da varie parti del paese gli scrissero chiedendo i libri. Quelli che abitavano nella stessa zona vennero messi in contatto fra loro, e furono esortati a radunarsi e studiare insieme. A quei tempi non c’erano molti svaghi, perciò conoscenti e amici assistevano volentieri a quelle adunanze quando venivano invitati. Di solito decidevano fra loro chi doveva condurre lo studio, e spesso facevano a turno.

I volantini ebbero una parte importante in quei primi inizi. I pochi fratelli dedicati si facevano coraggio e li distribuivano davanti alle chiese, oppure li spedivano per posta a migliaia di famiglie nella Svizzera tedesca. Anche fratelli degli Stati Uniti contribuirono a incentivare l’opera spedendo numeri della Torre di Guardia di Sion in tedesco ad amici e parenti in Svizzera. Alcuni di questi poi accettarono la verità. — Eccl. 11:1.

IL PRESIDENTE ALLA PORTA

Una delle prime persone che conobbero la verità per mezzo del fratello Weber fu Anna Bachmann a Basilea. Benché frequentasse regolarmente la Chiesa Evangelica Riformata, il suo interesse per lo studio biblico fu destato quando il fratello Weber le parlò del proposito di Dio per il genere umano e delle fondamentali verità bibliche. Accettò Il Divin Piano delle Età e lo studiò da sola, poiché non c’era nessuno per aiutarla. Dopo un anno il fratello Weber tornò, rispose alle sue domande con la sua calma abituale e la incoraggiò a continuare lo studio della Parola di Dio.

Poi, nel maggio 1903, fu stupita di vedere due visitatori alla sua porta. Uno era uno Studente Biblico della vicina Mulhouse (città della Francia che allora apparteneva alla Germania) e l’altro era il presidente della Watch Tower Society in persona, il fratello Russell. La conversazione tradotta dallo Studente Biblico fu molto edificante e aiutò la signora Bachmann a fare progresso. In seguito diventò una devota testimone di Geova, e sia il marito che più tardi il figlio Fritz accettarono la verità. Anche diversi altri manifestarono interesse, quindi dal 1909 in poi a Basilea fu organizzato un gruppo di studio. Fritz Bachmann, ora avanti negli anni, fa ancora parte di una congregazione di Basilea.

OCCORRONO PUBBLICAZIONI IN FRANCESE

La Torre di Guardia di Sion veniva pubblicata in tedesco negli Stati Uniti dal 1897. Quando nel 1903 cominciò a uscire anche in francese, il fratello Weber si rallegrò, ma pensava che ci fosse urgente bisogno di avere anche gli Studi sulle Scritture in francese per favorire la comprensione della Bibbia. Perciò li tradusse personalmente. Seguirono altre pubblicazioni, e nel 1903 a Yverdon venne aperto un piccolo ufficio della Società e un deposito di letteratura.

Quelli che servivano Geova non erano molti. Le adunanze, e anche i congressi, si tenevano in case private. Ma il futuro sembrava luminoso e i fratelli erano zelanti. Adolf Weber ricevette l’incarico di dirigere l’opera nel campo francese. Per la Svizzera tedesca venne aperto a Zurigo un piccolo ufficio d’informazione e deposito per la letteratura, sotto la sorveglianza della filiale di Barmen-Elberfeld, in Germania.

EDIFICANTI VISITE DEL FRATELLO RUSSELL

I “congressi generali” ebbero un ruolo importante sin dall’inizio dell’opera. A quello tenuto a Zurigo nel 1910 assisterono un centinaio di persone. Ogni anno il numero dei presenti aumentava. Spesso era presente anche il fratello Russell.

Ripensando al passato, non si può non essere colpiti dal suo spirito d’iniziativa. All’inizio del XX secolo non si viaggiava in modo confortevole e rapido come oggi, eppure quasi ogni anno il fratello Russell attraversava l’oceano per rafforzare i fratelli e incentivare l’opera in Europa. E che programma pieno aveva!

Nel 1912 si recò a Ginevra, Basilea, Zurigo e San Gallo. Il suo discorso pubblico, “Oltre la tomba”, venne annunciato con grandi cartelloni su cui un dito indicava una processione di ecclesiastici e si leggevano le parole: “Guai a voi . . . perché avete tolto la chiave della conoscenza”. (Luca 11:52) Il soggetto faceva veramente aprire gli occhi e destò grande scalpore. In tutta la città la gente parlava del fatto che non esiste l’inferno di fuoco, i morti sono inconsci e c’è la speranza che tornino in vita. (Eccl. 9:10; Atti 2:22-31; 24:15) La notizia si diffuse in un lampo. Le sale affittate non sembravano mai grandi abbastanza. Spesso si dovevano mandare via le folle per mancanza di spazio. Questa proclamazione della verità sulla condizione dei morti fece tremare le colonne della religione tradizionale.

DOMANDE IMBARAZZANTI PER IL CLERO

Alcuni cominciarono a fare domande imbarazzanti ai loro pastori. Fra questi c’era Clara Adler, che aveva ricevuto da un parente l’opuscolo Dove sono i morti? e l’aveva letto con molto interesse. La chiara spiegazione della condizione dei morti e della speranza per tutta l’umanità la spinse a correre dal suo ministro per comunicargli il suo entusiasmo.

‘Di sicuro non ha mai letto niente di così meraviglioso’, pensava fra sé la sorella. Ma, ahimè, la risposta del ministro fu: “Lo so, lo so, . . . ma sarebbe molto meglio che non leggesse cose del genere”. La sorella Adler non si lasciò scoraggiare: “Anche se in quel tempo sapevo ben poco della verità, quello che diceva la Bibbia era più importante per me delle parole del pastore. Ora mi rendevo conto che non era necessario uno studio teologico per comprendere la Parola di Dio. Anzi Dio aveva dato all’uomo la facoltà di ragionare perché ne facesse buon uso”. Questo è quanto lei fece, ed ha aiutato molti altri a fare la stessa cosa.

Benché le verità insegnate dal fratello Russell disturbassero grandemente molti ecclesiastici, alcuni vedevano di buon occhio i suoi sforzi per mettere in luce l’accurata conoscenza della Bibbia. Uno di questi, Ludwig Reinhardt, nel 1877 aveva pubblicato una traduzione tedesca del “Nuovo Testamento”, notevole perché rendeva Luca 23:43 nel seguente modo: “E Gesù disse [al malfattore]: In verità ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”. Nel 1908 questo ministro protestante scrisse a uno Studente Biblico: “Vede che conosco molto bene il ‘Movimento dell’aurora milleniale’ e apprezzo sinceramente l’energica e altruistica devozione del fratello C. T. Russell e di tutti i suoi collaboratori . . . Poiché ho il vivo desiderio di eliminare quante più inesattezze potrò e di pubblicare una traduzione più fedele ed esatta possibile, sarei molto grato a lei e al fratello Russell se annoterete tutti i punti che ritenete eccepibili nella mia traduzione”.

I “PELLEGRINI” RAFFORZANO I FEDELI

I “pellegrini” erano rappresentanti viaggianti della Società, come gli attuali sorveglianti di circoscrizione. Le loro fatiche contribuirono all’unità dei fratelli e resero più stretti i contatti con l’organizzazione di Dio. La Società annunciava sulla Torre di Guardia di Sion l’eventuale itinerario dei pellegrini, così le congregazioni e i piccoli gruppi che si trovavano lungo il percorso potevano scrivere per esprimere il desiderio di essere visitati. I pellegrini erano ottimi oratori e molti assistevano alle loro conferenze pubbliche. Nel 1913, per esempio, in Svizzera vi assisterono circa 8.000 persone.

Alcuni ricordano ancora i fratelli Herkendell e Buchholz della Germania, e anche altri pellegrini, per il loro amorevole aiuto. Essi si trattenevano solo un giorno o due in ogni posto, ma usavano la conoscenza che avevano della Bibbia per impartire discernimento spirituale ai fratelli ed esortare i nuovi a non lasciarsi scoraggiare dagli oppositori. L’argomento preferito dal fratello Wellershaus era la cronologia. Faceva lunghi discorsi basati su disegni e grafici, e ogni volta che viene menzionata quest’opera, coloro che erano presenti a quel tempo li ricordano ancora.

L’ATTESA DEL 1914

Sin dal 1876 l’attenzione degli Studenti Biblici era rivolta all’anno 1914 come a una svolta nella storia. I 2.520 anni noti come tempi dei Gentili dovevano terminare quell’anno. (Luca 21:24) La sorella Berta Obrist ricordava che la sua famiglia spesso la derideva quando parlava di una guerra che doveva venire. Sua nonna le diceva rabbiosamente: “Smetti di parlare di questo 1914!” Ma come rimase sorpresa e impressionata la nonna quando effettivamente nel 1914 scoppiò la guerra!

A Sciaffusa i genitori della piccola Hulda non potevano credere che nel 1914 gli eventi mondiali avrebbero subìto un grande cambiamento, come un conoscente spiegava ripetutamente loro dalla Bibbia. Ma la sorella Hulda Peter ricorda che sua madre era veramente fuori di sé quando in effetti scoppiò la guerra. Aveva tante domande e voleva ad ogni costo una Bibbia. Come la verità le fu chiara, l’accettò di tutto cuore, lasciò la sua chiesa e si dedicò a Geova Dio.

Anche altri furono aiutati a prestare attenzione e notare l’importanza degli avvenimenti che si svolgevano sulla scena mondiale a partire dal 1914. A questo fine, un meraviglioso strumento venne preparato per volere di Geova: una serie di quattro discorsi corredati di diapositive e pellicole cinematografiche.

IL FOTODRAMMA DELLA CREAZIONE

Il Fotodramma della Creazione ebbe molto successo. La prima volta fu presentato a Berna qualche settimana dopo che era stata annunciata la mobilitazione generale dell’esercito svizzero in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, ma il numero dei presenti nel giro di due settimane salì a più di 12.000. In seguito fu molto apprezzato dalle folle che vi assisterono in altre città e villaggi.

Fra i 3.000 che diedero nome e indirizzo per avere altre informazioni c’era Heinrich Heuberger, che vide il Fotodramma nel villaggio di Safenwil. Il programma durava quattro sere, ed egli fece in modo di non perderne nessuna: “Ero semplicemente entusiasta. Volevo saperne di più, perciò compilai l’apposita cartolina e la spedii quella sera stessa. Poco dopo ricevetti un volantino degli Studenti Biblici. Più tardi accettai l’invito a una conferenza pubblica e lì acquistai il primo volume degli Studi sulle Scritture”. Il suo datore di lavoro, cognato di un ministro protestante, disse chiaro e tondo che non approvava il libro. Ma l’interesse di Heinrich era profondo ed egli trascorreva le ore libere nel bosco dove poteva leggere il libro indisturbato.

Nel 1915, nella cittadina di Brugg, il Fotodramma si doveva proiettare nella locanda “Zum Rothen Haus”. La sala era strapiena molto prima dell’orario annunciato, perciò la polizia chiuse le porte e mandò via quelli che ancora stavano arrivando. Ma alcuni giovani intraprendenti, decisi a non perdere la proiezione, appoggiarono delle scale a pioli dall’altra parte del caseggiato e riuscirono a entrare dalle finestre aperte del primo piano.

SVILUPPI NEL TERRITORIO FRANCESE

Negli anni che precedettero il 1914 c’era stato un buon aumento nella Svizzera tedesca, ma l’opera nella parte di lingua francese ristagnava più del previsto. Perciò si prestò speciale attenzione a questa regione mediante conferenze pubbliche e proiezioni del Fotodramma della Creazione. Tutto questo portò buon frutto.

Nel 1912 il deposito di letteratura di Yverdon fu trasferito a Ginevra e divenne la filiale da cui era diretta l’opera non solo nella Svizzera francese, ma anche nel territorio di lingua francese di tutta l’Europa. L’ufficio venne poi trasferito sempre nella stessa via. La filiale si occupava di 23 congregazioni, e il rapporto della Commemorazione del 1916 indicava un totale di 256 presenti per la Svizzera di lingua francese e 108 per la Francia. Nel 1917 ben 56.550 persone assisterono alle proiezioni del Fotodramma.

RAFFINAMENTO PRODOTTO DALLE PROVE

Nel 1918 la fedeltà fu messa alla prova e ciò produsse un raffinamento eliminando le scorie e manifestando chi amava veramente le vie di Geova. (Mal. 3:1-3) C’erano delle limitazioni dovute alla guerra, specie riguardo al combustibile, e per questo furono sospese alcune adunanze. Inoltre ciò che accadeva nella sede centrale di Brooklyn ebbe un effetto negativo sui fratelli locali. Alcuni avevano paura. Altri credevano che l’opera stesse per terminare, e si aspettava Armaghedon in qualunque momento. I fratelli responsabili non erano di grande incoraggiamento. Questa era la situazione quando, l’11 novembre 1918, finì la guerra.

Più gravi furono le difficoltà causate da L. A. Freytag, responsabile dell’ufficio di Ginevra. Egli era stato autorizzato a pubblicare una traduzione francese della Torre di Guardia e anche degli Studi sulle Scritture, ma abusò della sua autorità pubblicando idee proprie. Quando il fratello Rutherford, presidente della Società, lo seppe, Freytag fu immediatamente congedato e l’ufficio di Ginevra venne chiuso. Tuttavia questi voleva continuare ad avere il controllo della proprietà della Società a Ginevra e rifiutò di rendere conto sulle questioni finanziarie. Inoltre voleva pubblicare una sua rivista dal titolo La Tour de Garde (La Torre di Guardia). Falsando grossolanamente i fatti, sosteneva che la Società aveva preteso da lui ciò che era suo. Fu necessario intentare un’azione legale contro Freytag. Egli perse tutte e tre le cause e infine dovette restituire alla Società mobili e letteratura, come pure il Fotodramma della Creazione, e fu costretto a presentare un rendiconto finanziario. Dopo di che fu troncato ogni rapporto e Freytag si mise a capo di un movimento proprio.

Per quanto le congregazioni fossero state energicamente avvertite e benignamente esortate, molti seguirono Freytag. Triste a dirsi, delle 304 persone di lingua francese che si erano radunate per la Commemorazione nel 1919, solo 75 rimasero con la Società, e anche diverse di queste in seguito tornarono nel mondo.

Nonostante questi avvenimenti, lo spirito di Geova continuò a rafforzare i fedeli. In ogni parte del paese c’erano nuovi interessati, che intrapresero con gioia l’opera del Regno che li attendeva. Fra questi c’era Alice Berner. Da bambina aveva imparato a memoria il Salmo 103 ed era stata profondamente commossa dalle parole: “Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome”. (CEI) Questa signorina preoccupava i pastori della sua chiesa. Essa ricorda: “Il mio ritiro dalla Chiesa Protestante fece un certo rumore. Due ministri cercarono di convincermi a restare nel loro ovile. Ma quelle discussioni mi aiutarono solo a capire più chiaramente com’era necessario separarsi da un sistema che non era interamente basato sulla verità della Bibbia”. Pochi anni dopo la sorella Berner iniziò il servizio di Geova a tempo pieno. Il fatto che a 85 anni lavori ancora attivamente e con gioia alla Betel (ora in Germania) dimostra che non ha mai rimpianto la sua decisione.

Nella primavera del 1919, lo stesso anno in cui Alice Berner aveva avuto i primi contatti con la verità, giunsero buone notizie d’oltremare: il 25 marzo 1919 i fratelli della sede centrale di Brooklyn, incluso il presidente della Società J. F. Rutherford, erano stati rilasciati dall’ingiusta detenzione! Poco dopo, attraverso le pagine della Torre di Guardia, il popolo di Geova ricevette le istruzioni necessarie per rendersi conto del grande lavoro ancora da fare. Anziché terminare, l’opera di testimonianza doveva proseguire come mai nel passato!

APERTO UN UFFICIO PER L’EUROPA CENTRALE

L’anno dopo il fratello Rutherford visitò la Svizzera per dare nuovo impulso all’opera. Per riorganizzare l’opera nell’Europa dilaniata dalla guerra, sembrò meglio aprire un ufficio per l’Europa centrale, e si pensò alla Svizzera dato che non aveva avuto parte attiva nel conflitto. Alla fine la filiale svizzera e l’ufficio per l’Europa centrale vennero unificati a Zurigo, al 19 di Usteristrasse. Nel 1924 vi lavoravano dieci persone. Conrad Binkele era il responsabile, e uno dei suoi collaboratori era Max Freschel, che poi prestò servizio nella sede centrale di Brooklyn dove era noto come il caro Maxwell Friend.

L’ufficio per l’Europa centrale doveva sovrintendere all’opera in Svizzera, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Austria, Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Polonia, e per qualche tempo anche in Germania. Alcuni paesi avevano un responsabile locale, che però era in stretto contatto con l’ufficio per l’Europa centrale, a cui si dovevano inviare i rapporti mensili. A sua volta l’ufficio compilava il rapporto da inviare a Brooklyn. Questo ufficio doveva anche fornire pubblicazioni in varie lingue ai paesi sotto la sua giurisdizione.

In quegli anni il fratello E. Zaugg, responsabile dell’opera nei territori francesi, aveva un ufficio a Berna. Sempre a Berna, alcuni fratelli avevano fondato di propria iniziativa una società editrice e avevano cominciato a stampare pubblicazioni per la Società a un prezzo conveniente dato che tutti i lavoratori erano persone dedicate. In seguito la Società rilevò la tipografia, la ampliò e vi installò una rotativa con cui dall’ottobre 1922 venne stampata la rivista L’Età d’Oro in tedesco. Opuscoli e volantini in più di una dozzina di lingue venivano prodotti in gran quantità.

Durante una visita del fratello Rutherford nel 1924 risultò tuttavia evidente che per soddisfare l’enorme richiesta di letteratura necessaria in Europa dopo la guerra ci volevano locali più spaziosi. Venne acquistata una proprietà dall’altra parte della strada e cominciarono i lavori di una nuova “Casa biblica”, che fu ultimata nella primavera del 1925. Nella nuova tipografia fu installata un’altra rotativa. Nel corso degli anni la tipografia diventò sempre più efficiente e arrivò a produrre 500.000 libri e un milione di opuscoli l’anno, oltre a riviste e volantini in almeno 16 lingue.

NUOVA SISTEMAZIONE E DIREZIONE

Fu un grande avvenimento quando, il 1° aprile 1925, l’ufficio per l’Europa centrale si trasferì nella nuova sede al 39 di Allmendstrasse.

Josef A. Bick ricordava bene le circostanze relative, e disse: “Non vedevamo l’ora di trasferirci, ma c’era un grosso interrogativo nella mente di tutto il personale: chi sarebbe stato il responsabile? C’erano tre possibili candidati: C. C. Binkele, fino ad allora responsabile dell’ufficio di Zurigo; E. Zaugg, già a Berna e responsabile dell’opera lì e nella parte francese; e anche Jakob Weber, che si occupava dell’opera di predicazione e dei colportori”.

I fratelli avrebbero pensato prima di tutto a promuovere gli interessi della vera adorazione, o l’orgoglio personale e il desiderio di ricevere l’incarico avrebbero influito sulla loro capacità di rendere umile servizio? “Quei giorni”, secondo il fratello Bick, “erano carichi di tensione, ma il presidente si rese ben conto della situazione”. Poiché il fratello Binkele era di salute cagionevole, fu consigliato che andasse negli Stati Uniti per farsi curare. In sua vece il fratello Zaugg ebbe l’incarico di assumere la sorveglianza. In seguito però sia Binkele che Zaugg abbandonarono la vera adorazione.

DURE PROVE DURANTE IL 1925

Il 1925 era iniziato in modo molto promettente con la nuova casa Betel e tipografia a Berna. I fratelli erano felici e incoraggiati a continuare l’opera. Tuttavia qualcuno aveva le sue convinzioni personali riguardo all’anno 1925. Avrebbero seguito il consiglio della Torre di Guardia del 1° gennaio 1925? Essa avvertiva:

“Il 1925 è iniziato. I cristiani hanno atteso quest’anno con grande ansia. Molti sono fiduciosi che entro l’anno tutti coloro che fanno parte del corpo di Cristo saranno mutati nella gloria celeste. Può darsi che ciò avvenga, ma può darsi di no. A suo tempo Dio attuerà i suoi propositi relativi al suo popolo. I cristiani non dovrebbero preoccuparsi tanto di ciò che potrebbe accadere durante l’anno da non fare con gioia ciò che il Signore vorrebbe che facessero”.

Fra gli altri Jakob Weber, responsabile del reparto servizio della Betel, non se ne diede pensiero. Egli era così sicuro che tutti gli unti sarebbero stati glorificati in cielo entro la fine dell’anno che tenne una “condotta fallimentare”. Inviò grossi quantitativi di letteratura alle congregazioni senza averne ricevuto l’ordinazione, dicendo di distribuirla gratuitamente nel territorio prima della fine del 1925.

Tutti gli sforzi dei fratelli della Betel di ragionare con lui furono vani. Alla fine lasciò non solo la Betel ma anche la verità e causò molte pene ai fratelli in tutto il paese, perché trascinò molti con sé. Alcune congregazioni furono decimate.

Un’altra triste condizione venne alla luce all’interno della famiglia Betel. Alcuni avevano commesso azioni immorali. L’Ufficio del Presidente agì immediatamente. Poi, nel febbraio 1926 giunse da Brooklyn Martin C. Harbeck per assumere la direzione dell’ufficio di Berna.

PROCLAMATORI SVIZZERI NEL LIECHTENSTEIN

A questo punto sembra giusto parlare un po’ del Liechtenstein, una delle nazioni più piccole del mondo, che si trova al di là del Reno, fra la Svizzera e l’Austria. Ai suoi abitanti piace chiamarlo Ländle (Paesino), un diminutivo appropriato dal momento che è lungo solo 27 chilometri e largo in media meno di sei. La maggior parte dei suoi 27.076 abitanti preferisce vivere in campagna senza la tensione della vita cittadina. La capitale, Vaduz, dai bei dintorni alpini, ha solo 4.927 abitanti.

Far rifulgere la luce della verità biblica in questa roccaforte cattolica è stato compito dei proclamatori svizzeri. Negli anni venti alcuni fratelli di Rorschach che predicavano nel Liechtenstein incontrarono violenta opposizione: furono arrestati ed espulsi dal paese. Ma in armonia con la profezia di Gesù in Marco 13:10, Louis Meyer, ex ufficiale dell’Esercito della Salvezza che aveva accettato la verità nel 1923, desiderava vivamente che le persone mansuete del Liechtenstein avessero l’opportunità di udire la verità. Egli raccontò: “Una volta ci sforzammo di raggiungere ogni famiglia inviando per posta un opuscolo. Le autorità reagirono facendo causa al ‘mittente sconosciuto’, ma non ebbero successo perché le Poste Svizzere rifiutarono di rivelarne l’identità”.

Dopo aver consultato la filiale, il fratello Meyer organizzò un’assemblea di un giorno nell’Hotel Rosengarten di Bad Ragaz, non lontano dal confine del Liechtenstein. La mattinata era riservata alla predicazione di casa in casa. A buon conto sarebbero stati presenti fratelli del reparto servizio e dell’ufficio legale della Betel. Le istruzioni relative al servizio erano precise: dare una breve testimonianza, consegnare una pubblicazione, prendere nota degli interessati e andarsene. Se interveniva la polizia, telefonare immediatamente all’albergo.

Il fratello Meyer racconta: “All’inizio tutto sembrava andare bene. Ma a mezzogiorno i proclamatori che erano andati a predicare nel Liechtenstein non erano a tavola! Poi ci fu la telefonata: ‘Sono stati arrestati tutti e un’ingente somma è stata chiesta come cauzione’. Trattenuti nel loro autobus davanti al palazzo del governo, i fratelli cantavano cantici del ‘Libretto dei cantici di Sion’. Questo le autorità non lo potevano proibire, ma le rendeva assai nervose perché attirava l’attenzione della gente”.

Con l’intervento dei fratelli dell’ufficio legale della Società alla fine i proclamatori furono rimessi in libertà senza cauzione. Secondo i fratelli anche il canto aveva contribuito al loro rilascio.

MESSAGGI INDIMENTICABILI

Nel corso degli anni i testimoni di Geova più anziani hanno avuto il privilegio di portare al pubblico svizzero molti messaggi indimenticabili. Uno di questi era il discorso “Milioni ora viventi non morranno mai”. Grandi folle venivano ad ascoltare. Tuttora le persone anziane a cui diamo testimonianza ricordano il titolo di quel discorso. Qualcuno per scherzo ha cambiato leggermente il titolo in tedesco tralasciando le lettere st del verbo sterben (morire), così il titolo diventava “Milioni ora viventi non erediteranno mai” (in tedesco, erben). Ma la cosa importante è che la gente ricorda il messaggio.

Pure memorabile fu il messaggio contenuto nel volantino Atto d’accusa contro il clero. Fu entusiasmante distribuire quel volantino verso la metà degli anni venti. Alla congregazione di Zurigo fu affidata una parte del cantone cattolico di Schwyz. Un intrepido fratello, Gottfried Honegger, decise di distribuire i volantini davanti alla chiesa al termine della messa, ma altri fratelli lo dissuasero dicendo: “Sei matto. Ti faranno del male sul serio se li provochi così temerariamente”.

Perciò il fratello Honegger rinunciò a quel progetto, ma compì ugualmente un’azione coraggiosa. Quando la funzione religiosa finì e tutti gli uomini andarono all’osteria per la loro bevuta domenicale, egli andò di osteria in osteria e di tavolo in tavolo, porgendo velocemente un volantino a ciascuno. Quando capirono di che si trattava, successe un putiferio, perciò egli si ritirò prudentemente nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria finché si calmarono.

Jules Feller ricorda lo sforzo richiesto per distribuire quel volantino: “Cinque di noi beteliti decidemmo di distribuire il volantino nell’alta valle del Rodano. Essendo tutti ciclisti ben allenati, decidemmo di andarci in bicicletta, ma ci sarebbero voluti due giorni di viaggio. Perciò alla fine di maggio partimmo un sabato mattina presto. Tutto andò bene finché arrivammo a un passo dove c’era ancora molta neve. Quello era un ostacolo imprevisto!”

Che fare? Tornare indietro? No. Egli dice: “Con coraggio ci issammo sulle spalle le biciclette cariche e cominciammo a salire a zig-zag il ripido pendio. Ma era molto più difficile di quanto avessimo immaginato, e anche pericoloso. Inoltre uno dei fratelli non aveva scarpe adatte, perciò scivolava sulla neve gelata e andava più indietro che avanti. Era così scoraggiato che voleva rinunciare”.

Gli altri quattro fratelli si offrirono di aiutarlo a portare il carico e finalmente, dopo tre ore di salita e un temporale che li lasciò bagnati fradici, raggiunsero il primo villaggio dall’altra parte del passo. Là si ristorarono con un pasto e qualche ora di sonno. Il fratello Feller continua:

“L’indomani, alle tre del mattino, cominciammo a infilare i volantini sotto le porte o a metterli nelle cassette della posta. Più tardi, quando la gente si fu alzata, li consegnammo personalmente. Alcuni andarono su tutte le furie e stracciarono i volantini in mille pezzi. Ma noi con calma proseguimmo nei 20 villaggi di quel territorio profondamente cattolico”.

TESTIMONIANZA NELLA SEDE DELLA LEGA DELLE NAZIONI

Il sorvegliante di filiale, Martin C. Harbeck, era un uomo dinamico, capace di presentare la verità in modo piacevole anche a personaggi di primo piano. Egli si procurò una tessera giornalistica che gli permetteva di assistere a certe sessioni della Lega delle Nazioni a Ginevra. Cercando in ogni modo di avere l’opportunità di parlare a qualcuno di quegli uomini, ebbe l’occasione di presentare della letteratura all’inglese Anthony Eden, allo statista tedesco Gustav Stresemann e al russo Maksim Litvinov, tutti rappresentanti dei rispettivi paesi presso la Lega delle Nazioni. Così fu portato alla loro attenzione il vero mezzo per unire i popoli delle nazioni in pace e giustizia: il Regno di Dio retto da Cristo.

Un altro tentativo per raggiungere personaggi influenti, e anche capi di stato, fu fatto nel 1932 durante la Conferenza per il Disarmo tenuta a Ginevra. Secondo quanto scritto molto tempo fa nel Salmo 2:10-12, fu spedita sia a loro che a esponenti del clero una copia dell’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo, con acclusa una cartolina che esortava a prestare la massima attenzione al messaggio. Così si diede testimonianza a 292 persone politicamente potenti.

UNA ROTATIVA PER LA RUSSIA?

In Germania Hitler aveva assunto il potere nel 1933 e l’opera dei testimoni di Geova era stata vietata. Il fratello Harbeck andò a vedere cosa si poteva fare con la proprietà che la Società aveva a Magdeburgo, ma fu arrestato; dopo dieci giorni fu rimesso in libertà, solo a patto che lasciasse immediatamente il paese.

Allora arrivò un fratello da Brooklyn per cercare di fare uscire dalla Germania la rotativa confiscata e inviarla in Russia. La Società intendeva promuovere la predicazione della buona notizia del Regno di Dio in quella nazione. Ma le autorità russe erano del parere che la popolazione avesse bisogno più di scarpe che di Bibbie, perciò alla fine la rotativa da Magdeburgo venne inviata a Berna, dove se ne fece buon uso finché non si poté rimandarla in Germania qualche anno dopo la guerra.

L’OPERA COL FONOGRAFO

Un nuovo aspetto dell’opera di predicazione ebbe inizio nel 1934 con l’aiuto del fonografo. I proclamatori dicevano al padrone di casa che desideravano far sentire un disco con un sermone biblico di cinque minuti. Di solito la risposta era: “Oh, ma non abbiamo un fonografo!” Quando il proclamatore indicava quello che portava con sé, quasi tutti non potevano resistere alla curiosità e consentivano ad ascoltare. In questo modo veniva suscitato molto interesse e si distribuiva molta letteratura.

L’opera col fonografo era relativamente facile. Anche i ragazzini la potevano svolgere. Ruth Bosshard (ora alla Betel) ricorda che quando aveva circa dodici anni, nei pomeriggi in cui non andava a scuola si recava nel suo territorio e faceva sentire i dischi ad alcune signore che gradivano le sue visite. Almeno una di quelle signore in seguito dedicò la propria vita a Dio, con gran gioia della giovane Testimone.

A volte si verificavano situazioni insolite. Heinrich Heuberger narrò: “Una volta una famiglia di sei persone mi consentì di far sentire un discorso biblico registrato. Erano tutti radunati nel soggiorno, ma mentre il disco andava, ad uno ad uno sparirono in silenzio, così alla fine del sermone di cinque minuti mi ritrovai tutto solo. Cosa potevo fare? Chiusi il fonografo, gridai ‘Auf Wiedersehen!’ (‘arrivederci’) e me ne andai”.

Occorreva fare parecchie visite e avere molta pazienza perché nuove idee penetrassero nella mente di questa gente legata alle tradizioni.

‘IL NOSTRO DIO NON È UN DIO DI DISORDINE’

Questo è ciò che diceva Erwin Saner di Basilea indicando l’orologio ogni volta che un bambino arrivava in ritardo alla scuola domenicale della congregazione. — 1 Cor. 14:33.

Scuola domenicale? Sì, certo. Per un po’ avevamo un gruppo giovanile separato per i giovani dai 13 ai 25 anni, e una scuola domenicale per i più piccini, basata sul libro La via del Paradiso (pubblicato nel 1924 da W. E. Van Amburgh e “Dedicato ai ragazzi per lo studio delle Sacre Scritture”). Gli adulti che facevano parte della congregazione insegnavano a turno ai bambini la domenica mattina. Ulrich Engler di Thalwil ha spiegato: “Noi genitori andavamo a predicare la domenica, e a quel tempo non c’era l’abitudine di portare con sé i figli e neanche di portarli alle adunanze la sera. Perciò quando venne formato un gruppo giovanile a Zurigo, fummo lieti che fossero invitati anche i ragazzi della congregazione di Thalwil”.

L’associazione “Giovani di Geova” aveva perfino la sua segreteria a Berna. Lì veniva pubblicata una rivista speciale chiamata Giovani di Geova stampata nella tipografia della Società. La prefazione al primo numero era stata scritta dal fratello Rutherford. Quei giovani tenevano adunanze e partecipavano attivamente all’opera di testimonianza. Inoltre rappresentavano drammi biblici ai raduni più grandi organizzati per i ragazzi. Quella in realtà era un’organizzazione entro l’organizzazione. La Bibbia mostra che nell’antico Israele Geova aveva provveduto affinché adulti e ragazzi si radunassero insieme per essere ammaestrati. (Deut. 31:12) Quando si arrivò a capirlo più pienamente, quelle disposizioni speciali per i giovani furono annullate. Questo avvenne nel 1936 in occasione della visita del fratello Rutherford.

TENTATIVI PER FAR RISPLENDERE LA LUCE IN ITALIA

L’ufficio per l’Europa centrale era preoccupato per l’Italia. Mussolini era salito al potere e l’opera dei servitori di Geova era vietata. C’erano pochissimi fratelli in Italia ed erano rigidamente sorvegliati dalla polizia fascista. Tuttavia 500.000 copie dell’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo erano state stampate privatamente a Milano e attendevano di essere distribuite.

Si decise che alcuni fratelli svizzeri disposti a correre il rischio si recassero nell’Italia settentrionale e, con una rapida distribuzione di quegli opuscoli, facessero risplendere la luce fra coloro che sedevano nelle tenebre. Alfred Gallmann di Basilea è uno di quelli che furono lieti di partecipare a quest’opera. Egli riferisce:

“Insieme ad alcuni altri fratelli e sorelle, mi recai a Milano, dove ricevemmo istruzioni. La campagna era stata ben organizzata. Lavoravamo in coppie; ogni coppia doveva distribuire 50.000 opuscoli, che erano già stati spediti nelle varie città. Il mio compagno ed io dovevamo distribuirli a Verona, Vicenza e Venezia. Si doveva farlo rapidamente per evitare le proteste del clero e la confisca degli opuscoli da parte della polizia.

“Appena arrivati, cercammo qualche ragazzino disposto a indicarci le strade e i vicoli assegnati a ciascuno di noi. In cambio di una mancia furono lieti di aiutarci a mettere gli opuscoli nelle cassette della posta. Quei ragazzini erano molto divertiti di questa strana attività, di cui ignoravano totalmente la natura”.

La campagna si svolse senza incidenti? Quasi. Alcuni fratelli vennero fermati dalla polizia, ma dopo qualche spiegazione nel loro italiano sgrammaticato, li lasciarono andare. Alla fine della settimana, tutti si incontrarono di nuovo a Milano, felici per quello che era stato fatto. Era stata portata all’attenzione di almeno una piccola parte della vasta popolazione italiana l’unica speranza di libertà e giustizia: il Regno di Dio.

CIBO SPIRITUALE INTRODOTTO NELLA GERMANIA NAZISTA

Uno dei compiti dell’ufficio per l’Europa centrale era quello di mantenere i contatti con i fratelli perseguitati. Anche se la Germania non era sotto la giurisdizione di questo ufficio, i fratelli di Berna fecero molto per rifornire i fratelli tedeschi dell’indispensabile cibo spirituale.

A questo fine l’ufficio inviava copie dattiloscritte di articoli della Torre di Guardia a Karl Kalt, un sorvegliante di Basilea. Egli spiegò: “Era mia responsabilità far battere a macchina da fratelli o sorelle degni della massima fiducia una trentina di copie degli articoli su carta sottile e averli pronti per una certa data. Lavoravamo ogni sera fino a mezzanotte”.

Come giungeva questo materiale ai fratelli in Germania? Poiché Basilea era vicino al confine, la distanza non era molta, e in quegli anni prima della guerra c’era ancora molto viavai attraverso il confine. Ogni tanto però i viaggiatori venivano minuziosamente perquisiti. Il fratello Kalt proseguiva:

“Persone fidate venivano dalla Germania a prendere le copie a casa mia e le portavano oltre il confine nelle scarpe, fra le doppie suole, o sotto i vestiti, facendole pervenire a destinazione. Spesso lo facevano a rischio della vita”. Quel cibo spirituale raggiungeva non solo i Testimoni che erano in libertà ma anche quelli nei campi di concentramento.

SOLIDARIETÀ CON I TESTIMONI IN GERMANIA

I fratelli della Germania subivano un’oppressione terribile, e i loro conservi in tutta la terra soffrivano con loro. Come scrisse l’apostolo Paolo, “se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con esso”. (1 Cor. 12:26) Questo fu reso evidente da un’adunanza speciale tenuta in tutte le congregazioni la domenica 7 ottobre 1934, alle 9 del mattino. A quell’ora venne aperta una busta sigillata. Era il testo del seguente telegramma da inviare al governo di Hitler:

“Il maltrattamento che infliggete ai testimoni di Geova sorprende tutte le persone buone della terra e disonora il nome di Dio. Astenetevi dal perseguitare ulteriormente i testimoni di Geova; altrimenti Dio distruggerà voi e il vostro partito”.

Il telegramma fu inviato quello stesso giorno dalle congregazioni di 50 nazioni, inclusa la Germania. Immaginate la montagna di telegrammi giunti a Berlino quel giorno! Non fu soltanto un avvertimento per Hitler e il suo partito; fu anche una dimostrazione dell’unità e solidarietà dei testimoni di Geova in tutto il mondo. In quanto al risultato, tutti sanno quale fine fecero Hitler e il suo partito politico.

“CROCIATA CONTRO IL CRISTIANESIMO”

Per attirare l’attenzione del grande pubblico sulla resistenza dei testimoni di Geova al terrore nazista, l’ufficio della Società a Brooklyn approvò la pubblicazione del libro Kreuzzug gegen das Christentum (Crociata contro il cristianesimo). Descriveva nei particolari il difficile cammino dei testimoni di Geova nella Germania nazista. Riportava le esperienze di più di un centinaio di fratelli e sorelle ed era soprattutto una testimonianza del fatto che nella Germania nazista uomini e donne lottavano, soffrivano e morivano a motivo della loro fede. Questo libro venne pubblicato dalla casa editrice Europa di Zurigo, e fu esposto nelle librerie e nelle edicole. È stato tradotto in francese e in polacco, ma non in inglese.

Il famoso scrittore Thomas Mann dichiarò in una lettera alla Società: “. . . avete fatto il vostro dovere pubblicando apertamente questo libro, e mi sembra che non esista appello migliore alla coscienza del Mondo di questa pubblicazione”. Un ministro protestante, Th. Bruppacher, scrisse su un giornale svizzero del 19 agosto 1938: “Un giorno il futuro studioso di storia delle religioni dovrà riconoscere che non le grandi chiese, ma parecchi appartenenti alle sette calunniate e derise si sono opposti per primi alla furia del demonio nazista e hanno osato farlo a motivo della fede. Soffrono e muoiono perché quali ‘testimoni di Geova’ e candidati al Regno di Cristo rifiutano l’adorazione di Hitler, la svastica, il saluto tedesco e la partecipazione coatta alle elezioni”.

RIFUGIO PER PIONIERI IN ESILIO

Nel 1936 la Società acquistò il podere “Bärenmoos”, presso Steffisburg-Thun, per provvedere alla famiglia Betel cibo sano al più basso costo possibile. Due anni più tardi fu acquistato un altro podere, chiamato Chanélaz, nei pressi di Neuchâtel. Entrambi i poderi offrirono rifugio a pionieri costretti a lasciare la loro assegnazione all’estero che non erano in grado di tornare in patria. Questo accadde in particolare ai pionieri tedeschi che avevano prestato servizio nei Balcani. Più di 30 fratelli e sorelle lavorarono in questi poderi come braccianti agricoli, e questo fra l’altro era l’unico genere di lavoro per cui le autorità svizzere concedevano il permesso di residenza.

Uno dei fratelli che lavoravano a Bärenmoos fu Heinrich Dwenger. Nato in Germania nel 1887, fu battezzato a Barmen nel 1909 durante una visita alla filiale che si trovava in quella città. Fu invitato seduta stante a iniziare il servizio continuo. Non fu una decisione facile perché i suoi genitori non erano nella verità e avevano grandi ambizioni per la carriera del figlio. Comunque egli iniziò il servizio continuo nell’ottobre del 1910, prestando servizio prima nella filiale a Barmen e poi a Magdeburgo. In seguito assolse difficili incarichi in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Braccato dalla Gestapo, riuscì finalmente a raggiungere la Svizzera secondo le istruzioni della Società. Mentre lavorava come bracciante a Bärenmoos, era lieto di occuparsi dei maiali. Successivamente lavorò nel reparto abbonamenti della filiale svizzera.

Ripensando alla sua vita nel servizio di Geova, il fratello Dwenger disse: “Sono molto felice di aver preso sul serio la responsabilità scritturale di predicare la buona notizia del Regno di Dio. Ho trascorso buona parte della mia vita servendo alla Betel in vari paesi, dove non stava a me scegliere il lavoro che preferivo, ma piuttosto fare quello assegnatomi. Come sono felice di aver sempre seguito la guida impartita da Geova per mezzo della sua organizzazione terrena assolvendo fedelmente ogni incarico! Infatti questa ubbidienza è stata realmente fonte di ricche benedizioni”.

Il 30 gennaio 1983, all’età di 96 anni, il fratello Dwenger terminò il suo corso terreno. Nella memoria di numerosi fratelli e sorelle sia in Svizzera che in altri paesi, Heinrich Dwenger rimane un esempio di modestia, umiltà e ubbidienza, un esempio da imitare.

Mentre lavoravano temporaneamente nel podere Chanélaz, Oskar Hoffmann e sua moglie Anni apprezzarono particolarmente la compagnia di Adolf Weber, che aveva iniziato la predicazione della buona notizia in Svizzera nel 1900. Egli aveva visto molti cominciare in modo promettente il servizio di Geova ma poi tornare indietro. Benché alcuni si fossero lasciati sopraffare da sentimenti di orgoglio, il fratello Weber aveva continuato fedelmente e umilmente a servire Geova. Era molto avanti negli anni e sofferente, perciò trascorreva l’inverno al podere. La sua modestia, la sua forte fede e il suo zelante servizio hanno lasciato una profonda impressione in tutti coloro che l’hanno conosciuto. Egli finì il suo corso terreno nel febbraio 1948, all’età di 85 anni.

AFFRONTATA UNA ROCCAFORTE CATTOLICA

Nel 1922, in occasione di una visita del fratello Rutherford, si era deciso di tenere un discorso pubblico a Lucerna, roccaforte del cattolicesimo. I fratelli erano riusciti a trovare un locale con 850 posti a sedere, e ogni posto era stato occupato. Tutti avevano mostrato la massima attenzione e nessuno aveva lasciato la sala prima della fine. Il pubblico si era dimostrato pienamente d’accordo con prolungati e ripetuti applausi, che avevano costretto il fratello Rutherford a tornare sul podio, di dove si accomiatò dicendo a gran voce: “Auf Wiedersehen!” (“Arrivederci!”)

Egli mantenne la promessa. Fu disposto di tenere un congresso internazionale a Lucerna dal 4 al 7 settembre 1936. Erano presenti fratelli provenienti quasi da ogni nazione europea, alcuni anche dalla Germania nazista, a rischio della libertà e della vita. Infatti agenti nazisti fotografarono segretamente i congressisti tedeschi, e questi al loro ritorno a casa furono immediatamente arrestati.

Il fratello Rutherford doveva pronunciare la conferenza “Armaghedon: la battaglia di Dio Onnipotente”, a cui era stata fatta molta pubblicità. Tuttavia all’ultimo momento le autorità cantonali vietarono l’ingresso al pubblico. I fratelli poterono assistervi, ma a una folla di circa altre 2.000 persone la polizia impedì di entrare nella sala. Comunque i fratelli erano determinati a fare in modo che il pubblico ricevesse il messaggio. Trovarono una tipografia disposta a stampare il materiale in sei ore; così il testo del discorso poté essere distribuito a tutti coloro cui era stato vietato l’ingresso in sala. In questo modo la città di Lucerna ricevette una testimonianza molto più duratura, con gran costernazione del clero che aveva voluto il divieto.

Quando la soppressione della libertà di riunione divenne di dominio pubblico, attraverso la stampa svizzera fu espressa molta indignazione. Il National-Zeitung di Basilea alla fine di un lungo articolo chiedeva: “Dove va a finire la libertà di cui eravamo così orgogliosi?”

GLI SFORZI DEL CLERO OTTENGONO L’EFFETTO CONTRARIO

Il fratello Rutherford, uomo coraggioso e franco, l’indomani presentò ai congressisti una risoluzione, che in parte diceva: “Ora facciamo risuonare l’avvertimento alle autorità tedesche e alla gerarchia cattolica romana, e a tutte le organizzazioni simili che perseguitano crudelmente i veri e fedeli seguaci di Cristo Gesù, che la loro sorte decretata da Dio è la distruzione completa. (Sal. 145:20)”. Una copia di questa risoluzione fu spedita come raccomandata sia al papa che a Hitler.

Ma non è tutto. L’ultimo giorno del congresso circa un migliaio di Testimoni distribuirono a Lucerna e dintorni oltre 10.000 copie dell’opuscolo Scegliete: la ricchezza o la rovina? Alcuni proclamatori vennero arrestati e la loro letteratura fu confiscata. Diversi giornali criticarono le misure prese dalle autorità, ma in realtà in questo modo si diede una testimonianza molto più ampia. Inoltre fu pubblicato un numero speciale dell’Età d’Oro che conteneva tutti i particolari di quel congresso.

Questa è la copertina della rivista su cui si vede un cappello nero da prete su un palo, col panorama di Lucerna sullo sfondo. Sotto la figura si legge: “Der neue Gesslerhut” (“Il nuovo cappello di Gessler”). Chi era questo Gessler? Nel dramma di Friedrich Schiller, il Wilhelm Tell (Guglielmo Tell), Gessler è il tirannico balivo che nel XIII secolo cercò di soggiogare la popolazione dei dintorni del lago di Lucerna, amante della libertà. Si dice che avesse messo il suo cappello su un palo e costretto la popolazione a inchinarsi ad esso in segno di sottomissione e fedeltà. Quindi il simbolo del dispotismo — il cappello di Gessler — figurava sulla copertina di questo numero speciale dell’Età d’Oro, alludendo alla soppressione della libertà di parola ispirata dal clero in quell’occasione.

Ne furono stampate 100.000 copie, 20.000 delle quali vennero inviate gratis a tutte le famiglie di Lucerna e dintorni. Si dovette farne una ristampa di 18.000 copie, e anche queste finirono in pochi giorni. Tuttora il congresso di Lucerna del 1936 è nella memoria di molti!

Quel numero speciale dell’Età d’Oro richiamò l’attenzione di Edouard Zysset, che viveva a Berna. Egli si mise in contatto con l’ufficio della Società e, dopo un’animata conversazione con il direttore responsabile, il fratello Zürcher, se ne andò con un pacco di pubblicazioni sotto il braccio. Quattro anni dopo, nel 1940, sia lui che la moglie Yvonne furono immersi. In seguito entrambi sono stati di grande aiuto alla Società correggendo le bozze delle pubblicazioni e contribuendo alla preparazione della nostra concordanza biblica in francese, e anche rafforzando le congregazioni francesi. In due periodi hanno prestato servizio come membri della famiglia Betel.

LOTTA IN TRIBUNALE NEGLI ANNI TRENTA

La Svizzera è nota in tutto il mondo come una delle più antiche democrazie. Gli storici esaltano la lotta per la libertà dalla dominazione straniera sostenuta dai fondatori della Confederazione, e gli svizzeri sono orgogliosi della loro costituzione che garantisce, fra le altre cose, libertà di religione e di coscienza. Tanto più sorprende perciò l’intensa lotta nei tribunali necessaria ‘per difendere e stabilire legalmente’ il nostro diritto di predicare di casa in casa, a voce e mediante la pagina stampata. (Filip. 1:7) Questa lotta si protrasse per quasi tre decenni. Solo nel 1935 si dovettero dibattere 111 cause, circa la metà delle quali si risolse a nostro favore.

Quali erano le ragioni, e chi era responsabile di tutte le difficoltà causate ai proclamatori del Regno di Dio? I principali rappresentanti di “Babilonia la Grande”, scontenti della crescente attività dei testimoni di Geova. La simbolica piaga delle locuste descritta nelle profezie di Gioele e di Rivelazione li aveva raggiunti e si sentivano tormentati dal messaggio di giudizio.

Per esempio, l’opuscolo Fuggite al Regno spinse un sacerdote cattolico a dichiarare: “Questa pubblicazione contiene una quantità di falsità riguardo alla Bibbia, assurdità, volgari diffamazioni intese a sviare la gente, e meschini richiami alle inclinazioni sensuali dell’umanità. E noi come cattolici dovremmo tollerare simili manipolazioni? Certo ci sono strumenti legali per rendere innocui questi abietti figuri e demagoghi. Non dovremmo usare il nostro potere? Chiediamo insistentemente alle autorità competenti di essere rigorose con questi malevoli studenti biblici e di dare loro ciò che meritano”.

USARONO EFFETTIVAMENTE IL LORO POTERE

Le conseguenze della continua pressione esercitata dal clero sulle autorità cominciavano a farsi sentire. Istigata dai sacerdoti locali, spesso la polizia arrestava i proclamatori mentre svolgevano il servizio di campo. Le accuse andavano dall’offesa ai sentimenti religiosi con le vigorose espressioni o illustrazioni contenute nelle nostre pubblicazioni, al turbamento della pace confessionale o alla violazione di leggi relative al riposo domenicale. Spesso eravamo anche accusati di essere venditori ambulanti senza licenza.

Nel cantone di Lucerna venne vietato il libro Luce, primo volume, per certe illustrazioni che conteneva. In un altro cantone cattolico, quello di Friburgo, alcuni proclamatori furono accusati in tribunale di aver criticato in modo oltraggioso la Chiesa Cattolica con la distribuzione del libro Liberazione, e perdemmo la causa. Il cantone dei Grigioni proibì la distribuzione di tutta la nostra letteratura, e il cantone cattolico di Zug vietò “l’attività che turba la quiete pubblica” svolta dai testimoni di Geova. Successivamente il governo cantonale di Lucerna fece la stessa cosa.

In questi e in decine di altri casi impugnammo la legittimità delle misure prese contro di noi. Si dovette lottare nei tribunali, arrivando a volte fino alla Corte Suprema Federale. Subimmo sconfitte, ma ottenemmo anche vittorie. Geova sosteneva il suo popolo, ed era incoraggiante osservare come i proclamatori partecipavano alla lotta per la libertà di predicare la verità. Continuavano a svolgere il servizio di campo, benché in certi territori l’arresto fosse quasi inevitabile.

LA META DEL NEMICO: LA PROIBIZIONE TOTALE

“È ora di porre fine all’attività degli Studenti Biblici alias testimoni di Geova” era una frase che ricorreva spesso, specie nella stampa cattolica. Visto che i testimoni di Geova erano stati messi al bando nella Germania nazista, i nostri nemici in Svizzera si sentirono incoraggiati a prefiggersi lo stesso obiettivo. Calunnia e travisamento dei fatti erano le loro armi.

Un mezzo potente fu la cosiddetta Schweizerische Pressekorrespondenz (Rassegna della stampa svizzera), mensile d’informazione inviato a tutte le autorità e a tutti i giornali. Questo periodico, molto legato all’“Associazione per la Chiesa e il Papa”, fondata a San Gallo nel 1931, faceva di tutto per far apparire i testimoni di Geova un’organizzazione molto sospetta, ostile allo Stato e favorevole all’idea di un governo mondiale ebraico. Nel tentativo di ottenere la soppressione della nostra opera e della distribuzione della nostra letteratura, affermò: “Questa ondata di fango, che proviene da Berna e sommerge tutte le nazioni europee, impone a noi cattolici svizzeri l’obbligo di provvedere alla chiusura dell’ufficio centrale [svizzero]. Non possiamo tollerare che il nostro meraviglioso paese diventi il punto di partenza di un’insidiosa agitazione bolscevica”. Un’altra assurdità!

Il direttore responsabile di quel periodico, il signor Toedtli, intentò una causa contro Martin C. Harbeck e Franz Zürcher, rappresentanti della Società, per “vilipendio della religione”. Nello stesso processo si doveva chiarire se le pubblicazioni della Società erano “letteratura scadente” o no. Le accuse presentate dal signor Toedtli si basavano sulla prolissa opinione del signor Fleischhauer, appartenente al Fronte Nazionale e direttore del Centro per la propaganda nazionalsocialista e antisemita di Erfurt, in Germania. Quest’uomo sosteneva che gli Studenti Biblici fossero comunisti camuffati “che insieme a massoni ed ebrei si battono per rovesciare con la violenza tutti i governi cristiani al fine di erigere un impero ebraico sulle rovine della cristianità”.

IL FRATELLO RUTHERFORD ASSISTE ALLE UDIENZE

Quando il 26 agosto 1936 la causa venne dibattuta a Berna, il fratello Rutherford era in Svizzera. Egli si presentò in tribunale e fu chiamato a deporre come autore della letteratura in questione. “Se le pubblicazioni comprese nell’accusa sono ‘letteratura scadente’, come si sostiene, anche la Parola dell’Iddio Onnipotente è ‘letteratura scadente’”, disse, poiché sia le espressioni che le illustrazioni incriminate si basavano su brani dei libri biblici di Ezechiele, Geremia e Rivelazione. “È ovvio che i legislatori non hanno intenzione di vietare la distribuzione delle Sacre Scritture o una spiegazione stampata delle stesse. Queste pubblicazioni contengono la verità e nient’altro che la verità; e il Signore Gesù Cristo disse: ‘Santificali nella verità: la tua parola è verità’. (Giov. 17:17)”. Con ciò il fratello Rutherford concluse.

Dopo cinque ore di argomenti pro e contro, il presidente della corte, signor Lehmann, arrivò alla conclusione che i rappresentanti della Società, Martin C. Harbeck e Franz Zürcher, non potevano essere ritenuti colpevoli di trasgressione della legge che vietava la pubblicazione di “letteratura scadente” né la religione era stata vilipesa dalle pubblicazioni stampate dalla tipografia della Società a Berna. Gli imputati vennero prosciolti e al querelante fu imposto di versare a ciascuno di loro 150 franchi svizzeri come risarcimento per le spese processuali.

APPELLO CONTRO LA SENTENZA

La stampa cattolica di tutto il paese coprì di vergogna la corte e definì la sentenza “un incredibile errore giudiziario”. Toedtli fece ricorso, e il caso fu riaperto il 28 maggio 1937 davanti all’Alta Corte di Berna. Il verdetto emesso dal primo tribunale fu annullato e i rappresentanti della Società furono condannati a pagare una multa di 100 franchi per “vilipendio della religione”. Comunque la corte sostenne l’opinione che non c’era stata alcuna trasgressione della legge che vietava la pubblicazione di “letteratura scadente”.

Neanche un anno più tardi furono smascherati gli istigatori di Toedtli allorché fu processato, trovato colpevole di spionaggio a favore della Germania nazista e condannato a tre mesi di prigione. Comunque egli era già latitante e fu condannato in contumacia.

OPUSCOLO VIETATO

Nel 1939 la situazione in Europa era tesa. La Svizzera era circondata da potenze totalitarie. Per quanto le loro ideologie fossero generalmente respinte, le autorità svizzere facevano di tutto per non provocare quei vicini pericolosi. La situazione diventò ancora più tesa quando gli eserciti nazisti circondarono la Svizzera da ogni parte. Erano in Francia a ovest, in Austria a est e in Italia a sud. La Svizzera e il Liechtenstein erano completamente isolati, come un’isola in un mare in tempesta. In quell’atmosfera il popolo di Geova distribuì coraggiosamente l’opuscolo Fascismo o libertà, che presentava l’alternativa: “Il mondo sarà retto con giustizia da Cristo, il Re posto da Geova sul trono? oppure sarà retto da dittatori egoisti ed arbitrari?” Quell’opuscolo definiva Hitler ‘un rappresentante di Satana’ e accusava la gerarchia cattolica romana di essere ‘in combutta coi fascisti’.

Milioni di copie di questo opuscolo furono distribuite nei paesi che dipendevano dall’ufficio per l’Europa centrale. Ma non fu una sorpresa quando l’opuscolo, in seguito a una decisione del Consiglio Federale, venne vietato dall’Ufficio del procuratore di Stato in Svizzera. Tuttavia ci fu una grossa polemica sulla stampa riguardo a questa misura. La Società rispose con un volantino, 400.000 copie del quale furono distribuite in tutta la Svizzera. Seguì una valanga di opposizione poiché spesso venivamo accusati di propaganda filocomunista. Nel territorio cattolico molte adunanze furono vietate o interrotte, ma, secondo Josef Dvorak di Lucerna, “si può dire che dove le difficoltà erano maggiori, nella congregazione regnava lo spirito migliore”. Senza l’aiuto dello spirito di Geova i fratelli avrebbero potuto stancarsi e indebolirsi a motivo dei continui attacchi del nemico. Invece furono pronti a “combattere strenuamente per la fede”, e la loro fiducia in Geova fu premiata. — Giuda 3.

Ne è un esempio quanto riferito dalla congregazione di Buchs, nel cantone di San Gallo. Questa congregazione aveva una notevole quantità dell’opuscolo Fascismo o libertà, vietato in Svizzera. I fratelli decisero che la cosa migliore era distribuirlo all’estero, nel vicino Liechtenstein. Grazie all’unione doganale con la Svizzera, non si facevano controlli alla frontiera. Karl Dangelmeier è uno dei fratelli che di sera distribuivano l’opuscolo nel Liechtenstein. “Immaginate il subbuglio fra la gente”, racconta, “specie a motivo della figura del papa in compagnia di Hitler e Mussolini! I giornali pubblicarono articoli indignati, e il movimento giovanile cattolico era pronto a fronteggiarci, ma eravamo cauti e non portavamo mai la borsa. Così terminammo la campagna senza venire scoperti, e gli opuscoli furono distribuiti”.

1939: SCOPPIA LA SECONDA GUERRA MONDIALE!

Non fu un compito facile per il governo svizzero barcamenarsi all’ombra delle potenze totalitarie che invadevano un paese dopo l’altro. Venne mobilitato l’esercito per sorvegliare le frontiere. Il servizio militare obbligatorio causò dure prove agli uomini dedicati esclusivamente a Dio. Seguendo ciò che dettava la loro coscienza cristiana, quasi tutti i testimoni di Geova rifiutarono di fare il servizio militare. (Isa. 2:2-4; Rom. 6:12-14; 12:1, 2) Per questo un buon numero di Testimoni comparvero davanti ai tribunali militari. La condanna variava da alcuni mesi a cinque anni di prigione. Spesso, dopo aver scontato una condanna, i fratelli venivano chiamati di nuovo sotto le armi, e tutto cominciava di nuovo. La seconda condanna di solito era più lunga della prima.

Fra tutti i testimoni di Geova condannati come obiettori di coscienza, Fernand Rivarol di Ginevra fu quello che rimase in prigione più a lungo. Questo gli costò l’impiego secolare e, comprensibilmente, causò dei problemi alla moglie e alla figlioletta. Ma Geova gli provvide incoraggiamento nella persona di un carceriere che in quel tempo già s’interessava della verità. Questi coglieva ogni opportunità che la sua mansione gli consentiva per confortare, sia fisicamente che spiritualmente, il fratello Rivarol, e anche i due fratelli detenuti con lui. La ferma presa di posizione di quei servitori di Dio permise al carceriere, Emile Bolomey, di diventare un fratello zelante.

Dalla posizione assunta dai fratelli, le autorità conclusero erroneamente che le attività della Società nuocessero agli interessi dello Stato e incitassero deliberatamente un’azione antimilitaristica. Accusarono persino la Società, del tutto ingiustamente, di svolgere attività sovversiva!

SI CHIUDE L’UFFICIO PER L’EUROPA CENTRALE

Con l’inizio della seconda guerra mondiale, l’attività dell’ufficio per l’Europa centrale fu grandemente ridotta man mano che una nazione dopo l’altra cadeva sotto il dominio totalitario. I contatti con i fratelli diventarono molto difficili o cessarono del tutto. Il lavoro dell’ufficio per l’Europa centrale divenne inutile, perciò all’inizio dell’estate del 1940 il fratello Harbeck e sua moglie tornarono negli Stati Uniti, dove svolsero l’opera di zona e di circoscrizione.

La responsabilità dell’opera in Svizzera fu affidata al fratello Franz Zürcher, che aveva iniziato il servizio alla Betel nel 1923. Egli aveva partecipato alle proiezioni del Fotodramma della Creazione in Belgio, nella Saar, nella valle del Nahe, in Renania, in Alsazia-Lorena e, naturalmente, in tutta la Svizzera. In seguito gli fu affidato lavoro editoriale per l’edizione tedesca dell’Età d’Oro. Nel reparto servizio, doveva pure occuparsi dei quasi 100 pionieri dei paesi sotto l’ufficio per l’Europa centrale.

Il fratello Zürcher assunse la responsabilità della filiale svizzera in un periodo molto difficile. Dovette confidare pienamente nella direttiva di Geova. L’obiettivo dei nostri nemici era addirittura la proibizione totale dell’opera dei testimoni di Geova. La stampa cattolica pubblicava articoli che accusavano i testimoni di Geova di avere mire politiche e di svolgere attività nociva allo Stato. Questi articoli avevano titoli come “Gli zelanti Studenti Biblici: Pionieri del bolscevismo” e “Seguaci di Mosca: gli Studenti Biblici”.

In quel clima le autorità militari si sentirono autorizzate ad agire. Nelle prime ore del pomeriggio del 5 luglio 1940, i soldati giunti su un camion occuparono la tipografia e la filiale della Società a Berna. La famiglia Betel ebbe l’ordine di radunarsi nella sala da pranzo dove fu trattenuta mentre veniva fatta una minuziosa perquisizione. Alcune camere furono sigillate e grandi quantitativi di letteratura furono confiscati e portati via. Cercavano qualche dichiarazione comprovante che la Società istigava direttamente il rifiuto del servizio militare. Fu avviata un’indagine.

PERQUISITE LE CASE DEI FRATELLI

Poco dopo, in un dato giorno e a un’ora stabilita, in tutta la Svizzera diverse case di sorveglianti e proclamatori vennero occupate e perquisite. La letteratura venne confiscata e gli interrogatori messi per iscritto.

Emile Walder racconta: “Alle sette del mattino suonò il campanello del nostro appartamento di Zurigo-Wollishofen, al 37 di Marchwartstrasse. Due uomini robusti, agenti della polizia cantonale, presentarono un mandato di perquisizione ed entrarono senza indugio. Frugarono in ogni angolo e trovarono la mia borsa con i documenti e le contribuzioni dell’adunanza della sera prima, dato che allora ero servitore contabile. Controllarono e confiscarono ogni cosa. Dovetti accompagnarli al comando di polizia. Là per un po’ cercarono invano di farmi il lavaggio del cervello, sperando di ottenere altri nomi e indirizzi di fratelli. Poi un altro agente mi accompagnò alla banca dove lavoravo, per controllare la mia cassetta di sicurezza e vedere se potevano trovare qualcosa di compromettente per la Società, ma tutto fu inutile”.

IMPOSTA LA CENSURA

Senza aspettare il risultato dell’indagine, lo Stato Maggiore dell’esercito svizzero ordinò la censura preliminare della Torre di Guardia. A questo la Società non poteva acconsentire. Il cibo spirituale proveniente da Geova poteva essere censurato da militari di questo sistema di cose? Perciò la pubblicazione ufficiale della Torre di Guardia venne interrotta. Ma i fratelli — ormai più di un migliaio — non furono per questo spiritualmente nel bisogno. Ricevevano gli articoli dattiloscritti e ciclostilati per lo studio privato, che venivano poi passati dall’uno all’altro nella congregazione. In questo modo i fratelli si tenevano aggiornati sulla luce sempre crescente.

Per avere la letteratura da distribuire nel campo, però, si ottenne dalle autorità di censura il permesso di pubblicare la rivista Consolazione (già L’Età d’Oro) e alcuni opuscoli. La costante richiesta delle autorità di scegliere con circospezione le espressioni riguardanti la situazione mondiale rispecchiava il timore che avevano dei loro potenti vicini.

Il fratello Jules Feller, che ormai presta servizio alla Betel da oltre 60 anni, fu incaricato di presentare i manoscritti alla censura. “Di solito non avevano nulla da ridire sul testo”, ricorda. “Ogni tanto trovavano un’espressione troppo schietta e chiedevano che venisse formulata in modo diverso. Naturalmente si possono dire le cose in vari modi senza nuocere alla verità. Ma un giorno fui accolto con molta ostilità. I funzionari rimproveravano ai testimoni di Geova di approfittare dello Stato senza far nulla in cambio, per esempio il servizio militare. Fu un vero attacco.

“Seguì una lunga discussione. Per due ore i quattro uomini presenti quel giorno mi sottoposero a un fuoco di domande. Provai di persona la veracità delle parole di Gesù in Matteo 10:18, 19: ‘Sarete trascinati per causa mia davanti a governatori e re, in testimonianza a loro e alle nazioni. Comunque, . . . non siate ansiosi di come parlerete o di ciò che dovrete dire; poiché ciò che dovrete dire vi sarà dato in quell’ora’. La conversazione si rivelò una vittoria per la verità. Da allora in poi ci trattarono con cortesia sino alla fine della guerra”.

LA CONDANNA DEL FRATELLO ZÜRCHER

Tuttavia, come risultato dell’indagine intrapresa dalle autorità militari, fu intentata un’azione contro il sorvegliante di filiale, il fratello Zürcher. Egli venne falsamente accusato di minare la disciplina militare e di contravvenire al divieto di svolgere propaganda pericolosa per lo Stato. Trascorsero due anni prima che si svolgesse finalmente il processo il 23 e 24 novembre 1942. L’arringa del pubblico ministero del tribunale militare fu un fuoco di fila. Il fratello Zürcher fu definito un demagogo della peggiore specie che meritava di finire dietro le sbarre. Vennero fatte citazioni del libro Luce, secondo volume, pagine 171-4, dove è menzionato che il rimanente osserverà da un posto sicuro il grande massacro di coloro che compongono l’organizzazione di Satana, inclusi re, capitani e uomini potenti. Poiché una delle accuse era di minare la disciplina militare, era evidente perché un’affermazione del genere aveva fatto andare su tutte le furie il pubblico ministero. Egli tuonò: “Questo significa sottrarsi all’obbligo di leva, codardia al massimo grado. Qui avete un’idea del loro atteggiamento nei confronti del servizio militare svizzero!”

L’avvocato difensore, il signor Johannes Huber, parlamentare molto rispettato e membro del Consiglio Nazionale, menzionò che nei 40 anni durante i quali aveva esercitato la sua professione non aveva mai dibattuto una causa in un’atmosfera di così totale pregiudizio. Secondo lui il processo non era tanto contro l’imputato, quanto contro i testimoni di Geova in generale. Era un tentativo per metterli a tacere. Concludendo la sua arringa disse: “Quindi per me non si è trattato semplicemente di difendere un mio cliente, ma, nonostante la nostra diversità di opinione, ho ritenuto fosse mio dovere battermi per questa gente che è così incompresa e a cui è stato inflitto un trattamento tanto ingiusto. Per questa ragione invito la corte a pronunciare una sentenza di assoluzione”. Ciò nonostante il fratello Zürcher fu condannato a due anni di carcere e alla perdita di certi diritti civili.

Il nostro avvocato ricorse in appello. La decisione finale fu emessa il 16 aprile 1943. La condanna venne ridotta a un anno di carcere, con la condizionale, e alla perdita di certi diritti civili per cinque anni. Date le circostanze, quella fu una condanna estremamente mite.

INTERROTTE NEL 1942 LE COMUNICAZIONI CON BROOKLYN

Sin dall’inizio delle ostilità, tutte le lettere indirizzate alla Società venivano censurate, ma quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, tutte le comunicazioni con la sede centrale della Società a Brooklyn vennero interrotte. Perciò si ricevette l’edizione inglese della Torre di Guardia solo fino al numero del 1° ottobre 1942, che conteneva l’articolo “La sola luce”. Ora che non si potevano più ricevere le riviste inglesi, come avrebbe fatto la filiale a procurarsi il cibo spirituale per i fratelli sotto la sua giurisdizione?

Geova fece in modo che fosse possibile mettersi in contatto con la filiale della Svezia, un altro dei pochi paesi europei non coinvolti nella guerra. Di là ricevevamo i numeri correnti della Torre di Guardia, ma in svedese! Nessuno dei fratelli svizzeri conosceva a fondo quella lingua, tuttavia era evidente una certa somiglianza con il tedesco. Incoraggiata da ciò, Alice Berner, ora alla filiale in Germania ma allora componente della famiglia Betel di Berna, si accinse a studiare lo svedese. Dopo un tempo relativamente breve, fu in grado di tradurre in tedesco La Torre di Guardia, così nei successivi due anni fu possibile fornire ai fratelli cibo spirituale. In questo modo vennero provveduti complessivamente 42 articoli e due opuscoli.

A guerra finita, la sede centrale di Brooklyn inviò una serie completa di tutti gli articoli pubblicati nel frattempo nella Torre di Guardia inglese. Quanti articoli avevano perso i fratelli svizzeri durante la guerra? Neanche uno! La prima edizione svedese che ricevemmo conteneva gli articoli pubblicati in inglese subito dopo l’articolo “La sola luce”. Il flusso dell’acqua di verità non era stato interrotto in tutti quegli anni di guerra! Potrete certo capire come eravamo grati a Geova, il grande Provveditore! — Confronta Genesi 22:14.

PROBLEMI FINANZIARI

Geova aiutava il suo popolo non solo spiritualmente ma anche materialmente. Tuttavia ci furono dei problemi finanziari. Perché? L’opera era sostenuta da contribuzioni volontarie, e molti fratelli durante gli anni di guerra erano nelle strettezze. Inoltre da che avevamo smesso di stampare La Torre di Guardia e non si poteva inviare letteratura in altri paesi europei, si riceveva meno denaro da questa fonte. Date le circostanze non c’era abbastanza lavoro per tutti i membri della famiglia Betel, perciò alcuni fratelli e sorelle manifestarono l’intenzione di lasciare la Betel, benché unanimi nel dire che gli anni trascorsi alla Betel erano stati i più felici della loro vita.

Comunque i gravi problemi finanziari non erano risolti. Si dovette, fra l’altro, ridurre a dieci franchi al mese il dono dato a quanti lavoravano alla Betel e nel podere, eppure i fratelli accettarono questa misura economica senza lamentarsi.

UN LIBRO DEL COLORE PREFERITO

Nel bel mezzo della guerra, nel 1942, fu tenuto a Zurigo un congresso entusiasmante. La domenica mattina le prime file erano gremite di giovani dai volti raggianti! Quello doveva essere un avvenimento speciale per loro. In un discorso rivolto a loro in particolare, furono esortati a essere diligenti, cortesi, servizievoli e cordiali, e, soprattutto, a ubbidire ai genitori secondo il consiglio biblico. Alla fine di quella conferenza, venne presentato il libro Fanciulli, e ognuno di quei giovani ne doveva ricevere una copia gratis.

Alcuni fratelli salirono sul podio, ciascuno con un quantitativo di libri in nove diversi colori. Poi tutti i ragazzi furono invitati a sfilare sul podio, e ognuno ricevette un libro del colore da lui scelto. Che gioia fu per loro! Più di 400 libri furono così consegnati a quei futuri Testimoni. Parecchi di quei ragazzi diventarono zelanti proclamatori e sono ancora attivi nell’organizzazione di Geova.

LA SCUOLA DI MINISTERO TEOCRATICO PRENDE IL POSTO DEL FONOGRAFO

Nel 1944 nelle congregazioni svizzere fu introdotta una novità: la Scuola di Ministero Teocratico. All’inizio dell’anno ebbe inizio alla Betel di Berna. Nei mesi successivi il corso che insegnava a parlare in pubblico e provvedeva utili consigli sul come presentare il messaggio del Regno, fu introdotto in tutte le congregazioni del paese. Man mano che i fratelli diventavano più esperti nell’esporre la buona notizia, il fonografo cominciò a essere sostituito da brevi sermoni pronunciati dal proclamatore stesso.

Molti testimoni di Geova furono felici di questo nuovo metodo di predicazione, poiché per alcuni era un po’ troppo portare un pesante fonografo e una borsa di letteratura nel servizio di campo. Inoltre il cambiamento segnò un progresso nella qualità del nostro ministero.

LA FINE DELLA GUERRA È VICINA

Il 6 giugno 1944 ebbe inizio lo sbarco degli Alleati in Normandia e il 15 agosto gli eserciti alleati sbarcarono sulla costa mediterranea della Francia. Il prossimo crollo del nazismo e la vittoria degli Alleati erano sempre più evidenti, perciò le autorità svizzere cominciarono ad allentare le misure imposte ai testimoni di Geova e alla Società. Proprio come era stato predetto in Rivelazione 12:16, “la terra [le potenze democratiche più stabili] venne in aiuto della donna, e la terra aprì la sua bocca e inghiottì il fiume [dell’opposizione totalitaria] che il dragone aveva vomitato dalla sua bocca”.

I fratelli responsabili della filiale trassero un sospiro di sollievo! Il fratello Rutherford li aveva esortati ad evitare, se possibile, la proibizione totale dell’opera e la chiusura della filiale in Svizzera. Si erano trovati in situazioni precarie, ma ora il peggio era passato. La filiale funzionava ancora e l’opera non era cessata! I fratelli si sentivano come Davide quando compose il Salmo 34:19: “Molte sono le calamità del giusto, ma Geova lo libera da esse tutte”.

Ben presto la letteratura confiscata dallo Stato Maggiore svizzero nel luglio del 1940 venne restituita alla Società. I soldati ci misero diversi giorni per fare il conto esatto delle pubblicazioni. Queste in seguito furono tutte messe a buon uso nel campo.

Come vi sentireste se, dopo quattro anni di interruzione, aveste di nuovo fra le mani una copia stampata della Torre di Guardia? I fratelli di lingua francese e tedesca furono ben felici quando dal 1° ottobre 1944 in poi la rivista uscì di nuovo regolarmente, anche se solo una volta al mese. Circa un anno più tardi ricominciò a essere pubblicata quindicinalmente.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE ERA FINITA, MA LA NOSTRA LOTTA NO

L’8 maggio 1945 le nazioni occidentali celebrarono la fine della seconda guerra mondiale in Europa, ma in Svizzera la lotta per la libertà di adorazione e il diritto di predicare continuava. In quasi tutto il paese avevamo più libertà d’azione che durante la guerra, ma nelle zone cattoliche c’era ancora molta opposizione.

Per esempio nel gennaio del 1946, mentre nella città di Zug veniva pronunciata la conferenza “L’uomo riuscirà a costruire un mondo migliore?”, d’un tratto la polizia entrò nella sala e interruppe l’oratore. La Società adì le vie legali, presentando il caso alla Corte Suprema Federale di Losanna. Come risultato, il divieto incostituzionale imposto dalle autorità di Zug fu revocato e sui giornali comparvero titoli come “I testimoni di Geova hanno fatto valere il loro diritto” e “La libertà di adorazione dev’essere rispettata”. Ma potete star certi che la stampa cattolica non parlò del verdetto in modo altrettanto positivo.

AIUTI PER I FRATELLI IN GERMANIA

Quando si ebbe notizia della dolorosa condizione in cui si trovavano i nostri fedeli fratelli usciti dai campi di concentramento, i fratelli svizzeri non ‘chiusero la porta delle loro tenere compassioni’. (1 Giov. 3:17) Si diedero da fare per organizzare i soccorsi con lo spirito delle prime comunità cristiane. (Atti 11:29, 30; 2 Cor. 8:1-4) Vennero donate grandi quantità di indumenti e articoli per la casa, e alcune sorelle offrirono tempo e lavoro per provvedere che tutto fosse in buona condizione. Complessivamente nel 1946 e 1947 furono inviate in Germania 444 casse per il peso netto di 25 tonnellate. Il valore dei generi di soccorso ammontava a più di 262.000 franchi. “Alla notizia della gioia e gratitudine dei nostri fratelli e sorelle della Germania, ci sentimmo felici e largamente ricompensati per il lavoro extra richiesto”, spiegò una sorella che aveva prestato il suo aiuto.

Come era necessario l’aiuto materiale, così c’era molto bisogno di cibo spirituale per rafforzare i fratelli e incoraggiarli a iniziare l’attività postbellica. Perciò la filiale svizzera inviò in Germania anche letteratura biblica, e fu per noi un grande privilegio contribuire anche minimamente alla ricostruzione dell’opera in Germania.

LA TANTO ATTESA VISITA DEL FRATELLO KNORR

Non vedevamo l’ora di ricevere la prima visita del presidente della Società dopo la guerra. Erano trascorsi otto anni densi di avvenimenti e Nathan H. Knorr era diventato presidente. La visita che fece a Berna nel 1945 fu breve, ma tornò nel maggio del 1947. Per sottolineare l’importanza dell’avvenimento, decidemmo di tenere un’assemblea nel bel Palazzo dei Congressi di Zurigo.

“L’allegrezza per tutto il popolo” era il tema del discorso pubblico che pronunciò il venerdì sera. Erano davvero allegri i proclamatori che distribuirono 100.000 foglietti d’invito, affissero manifesti e sfilarono per le vie della città portando cartelli! Anche i giornali annunciarono il discorso pubblico. Volevamo che a Zurigo tutti fossero informati dell’avvenimento.

Ben 1.540 persone sentirono la conferenza. Alla fine a tutti coloro che non erano Testimoni venne offerto un opuscolo. Poiché furono distribuiti 800 opuscoli, ne deducemmo che la maggioranza dei presenti erano persone interessate che avevano accettato l’invito. Fu una bella soddisfazione.

IMPORTANZA DEL SERVIZIO DI PIONIERE

Dall’epoca dei primi colportori, c’erano sempre stati alcuni fedeli predicatori a tempo pieno sia nei territori tedeschi che in quelli francesi. Ma bisogna ammettere che erano molto pochi. Per esempio, fra i 1.462 proclamatori del 1945 c’erano solo tre pionieri. Il fratello Knorr trovò questa cifra sproporzionata alle notevoli possibilità del paese. Concluse che il basso numero dei pionieri dipendeva in parte dal fatto che molta letteratura veniva distribuita gratuitamente per non cozzare con le norme che regolavano l’attività dei venditori ambulanti, e questo costringeva i proclamatori ad addossarsi tutte le spese dell’opera di predicazione.

La sua osservazione era corretta. Alcuni fratelli avevano effettivamente dovuto lasciare il servizio continuo perché non riuscivano a far fronte alle spese. Per aiutare coloro che avrebbero potuto svolgere l’opera di pioniere, si doveva risolvere il problema delle contribuzioni volontarie.

COME RISOLVERLO?

Insieme al fratello Knorr c’era Hayden Covington, allora legale della Società a Brooklyn. Durante il congresso egli spiegò che negli Stati Uniti avevano difeso in tribunale il diritto di accettare contribuzioni volontarie, senza bisogno di una licenza di vendita, per la letteratura distribuita in relazione alla predicazione del vangelo. La filiale svizzera doveva lottare per i diritti e i privilegi del ministero cristiano a costo di arrivare fino alla corte suprema per chiarire la questione. Ci voleva un’azione unita di tutti i proclamatori della Svizzera. Il loro desiderio di cooperare fu mostrato dagli applausi entusiastici. Quell’assemblea di Zurigo fu una pietra miliare nella storia dell’opera del Regno in Svizzera.

VENDITA SENZA LICENZA

Già negli anni trenta alcuni fratelli erano stati arrestati e multati per “vendita ambulante senza licenza”. Ora, con l’incoraggiamento avuto all’assemblea di Zurigo, la questione si doveva risolvere. Come aveva fatto l’apostolo Paolo nell’antica Filippi, i fratelli dovevano “difendere e stabilire legalmente la buona notizia”. — Filip. 1:7.

I proclamatori dovevano accettare nuovamente le contribuzioni volontarie per la letteratura distribuita nel ministero di campo. Immediatamente ci fu una valanga di denunce in tutto il paese. Ma la Società era decisa a risolvere la questione una volta per tutte. Quale fu il risultato?

L’Alta Corte del cantone prevalentemente protestante di Berna, per esempio, sosteneva da tempo che l’offerta di pubblicazioni sulla base di una contribuzione volontaria fosse soggetta alle ordinanze relative alla vendita ambulante. Per decenni le decisioni della corte ci erano state contrarie. Ora, nel 1948, un fratello fu nuovamente condannato da un tribunale di primo grado a pagare una multa di 20 franchi e fu presentato ricorso. Questa volta riuscimmo a sfondare! Esprimendo il suo parere, l’Alta Corte bernese affermò:

“A prescindere dal fatto che non veniva realizzato alcun profitto, nulla nel comportamento dell’imputato rivela che la sua attività abbia carattere professionale. Non si può stabilire che ci fosse l’intenzione di ottenere un profitto — né per sé né a favore dei testimoni di Geova — mediante vendita ambulante. Le circostanze consentono di concludere che l’imputato, mettendo da parte qualsiasi impulso egoistico, agì esclusivamente per uno scopo nobile e altruistico. L’offerta degli opuscoli non era fatta aspettando un pagamento compensativo che avrebbe almeno coperto il costo di produzione. Per l’imputato la migliore ricompensa consisteva evidentemente nell’aumento del numero degli adepti della setta e nella buona accoglienza riservata all’evangelizzazione. Per quanto le norme che regolano la vendita ambulante siano intese a proteggere il pubblico da coloro che vogliono molestarlo, sarebbe il colmo impedire la propaganda religiosa di casa in casa ricorrendo alla legge sul commercio e violare così la libertà di opinione garantita dalla Costituzione”.

Con questa assoluzione, l’Alta Corte bernese abbandonò la linea di condotta tenuta per 40 anni a questo proposito. Anche se la decisione non era vincolante negli altri cantoni, risultò assai interessante per molte corti di altri cantoni.

LA LOTTA PIÙ DURA NEL CANTONE DI VAUD

Il conflitto più lungo e più ostinato sulla questione della vendita ambulante fu quello dibattuto nel cantone di Vaud, di lingua francese, dove nel 1935 era stato approvato un emendamento alla legge sulla vendita ambulante. Questo emendamento affermava che l’offerta di merce il cui prezzo, anziché essere fissato, era lasciato alla discrezione dell’acquirente, equivaleva a vendita ambulante. Il procuratore di stato a Losanna ne approfittò per procedere contro i testimoni di Geova.

Nel 1948 la Corte Distrettuale di Payerne multò un pioniere, Jean Siegenthaler, per vendita ambulante senza licenza. Fu presentato ricorso all’Alta Corte, che confermò la decisione del tribunale inferiore, vale a dire che l’attività dell’appellante era esattamente ciò che la legge perseguiva.

In seguito a questa sentenza, iniziò una lotta per i nostri diritti e per la libertà che sarebbe durata più di cinque anni. In quasi tutti i casi la Corte Distrettuale di primo grado tutelava il nostro diritto assolvendoci. Ma il procuratore di stato era molto ostile e ricorreva all’Alta Corte, che annullava il giudizio precedente. La Società ricorse alla massima autorità giudiziaria, la Corte Suprema Federale. Ma l’appello fu vergognosamente respinto.

UN GIUDICE CORAGGIOSO OSA DISSENTIRE

Poi, il 3 settembre 1951, si svolse un processo davanti alla Corte Distrettuale di Losanna. L’imputata era Gilberte Schneeberger. C’erano poche speranze e la Società aveva deciso di fare senza avvocato. Potete immaginare come si sentiva quella giovane pioniera, seduta tutta sola nell’aula!

Entrò il giudice, il signor Zweifel. Dopo aver dichiarato aperta l’udienza, in tono paterno disse: “Cara signorina, il suo caso è identico a quello respinto dalla Corte Suprema Federale. Io stesso sono vincolato dalla legge e non posso cambiarla”.

Allora la nostra giovane sorella si alzò in piedi e chiese se poteva difendersi.

“Naturalmente, signorina, naturalmente. L’ascolto”. Il giudice si appoggiò allo schienale della poltrona e si concentrò sull’esposto della ragazza. Essa lesse un memorandum preparato dal reparto legale della Società.

Gli argomenti colpirono moltissimo il signor Zweifel, il quale cominciò a nutrire qualche dubbio (che è il significato del nome Zweifel in tedesco), e rinviò il giudizio. Due giorni dopo, la sentenza: assoluzione!

Che sorpresa! Ci volle vero coraggio da parte del signor Zweifel. Inoltre egli osò definire discutibile e poco convincente sia il giudizio dell’Alta Corte che quello della Corte Suprema Federale. Cosa riservava il futuro?

UN ECCLESIASTICO SINCERO TESTIMONIA A NOSTRO FAVORE

Qualche tempo dopo fu dibattuta un’altra causa dalla Corte Distrettuale di Aigle, dove, fra gli altri, fu invitato a testimoniare un ministro protestante. Egli aveva accettato due libri da un proclamatore e aveva dato quattro franchi come contribuzione volontaria. L’ecclesiastico affermò chiaramente in tribunale che il testimone di Geova era venuto da lui non per vendere libri, ma per parlare di argomenti religiosi. Il ministro decisamente considerava il giovane un evangelista e non un venditore ambulante. Il proclamatore fu assolto.

Viceversa, Karl Maurer, un fedele pioniere di Payerne, rimase un giorno e una notte in prigione perché non voleva pagare la multa inflittagli.

L’OSTINATO PROCURATORE DI STATO PERDE FINALMENTE LA BATTAGLIA

Finalmente nel 1953 la vertenza giunse alla sua conclusione. Il procuratore di stato, deciso ad avere la meglio sui testimoni di Geova e irritato dal fatto che i tribunali di primo grado ignoravano la posizione negativa assunta dai tribunali di grado superiore, era più volte ricorso in appello in un caso in cui i tribunali inferiori avevano assolto l’imputato. Così, per la quarta volta dal 1948, l’Alta Corte del cantone di Vaud dovette dibattere la stessa causa.

Ma ora accadde l’imprevisto: la corte, formata da un nuovo gruppo di giudici, esaminò la questione da cima a fondo e il 26 gennaio 1953 concluse all’unanimità che i testimoni di Geova non si potevano considerare venditori ambulanti. Il ricorso del procuratore di stato venne respinto. Finalmente l’Alta Corte del cantone di Vaud era riuscita a pervenire a una decisione ragionevole e senza pregiudizi in armonia con lo spirito e la lettera della legge sul commercio!

Questa vittoria chiuse un interessante capitolo della storia dell’opera dei testimoni di Geova in Svizzera. Attestava il coraggio dei proclamatori e l’amore per la libertà di molti giudici. Soprattutto era una prova del fatto che Geova benediceva i suoi servitori che avevano difeso con zelo i diritti dati loro da Dio e la libertà di adorazione.

LA NEUTRALITÀ PRESENTA ANCORA UNA SFIDA

Abbiamo già parlato di cosa dovettero affrontare i fratelli che avevano assunto una posizione di neutralità durante la seconda guerra mondiale. Anche se la Svizzera non era entrata in guerra e aveva dichiarato solennemente la propria neutralità, con la massima incoerenza condannava e imprigionava i cittadini che rivendicavano lo stesso diritto per motivi religiosi.

Dopo la guerra le sentenze divennero più miti, ma ripetute condanne erano ancora all’ordine del giorno. Col tempo tuttavia il pubblico ha mostrato crescente interesse per il problema degli “obiettori di coscienza”, e la stampa ha trattato estesamente la questione. Interessanti sono le osservazioni dell’ex comandante di Stato Maggiore svizzero, Jörg Zumstein, a proposito dei processi a carico di coloro che rifiutano di fare il servizio militare. Nel febbraio 1984 un giornale riportò queste sue parole:

“Ho assistito alle udienze perché volevo sapere cosa succede. I casi riguardanti i testimoni di Geova si distinguevano per un certo livello, anche da parte degli imputati. Sia loro che i familiari si presentavano in tribunale coi vestiti della domenica; si difendevano in modo dignitoso. I giudici conoscevano la loro posizione e infliggevano la punizione abituale, cinque o sei mesi. I testimoni di Geova in certo qual modo accettano che lo Stato punisca coloro che non accedono alle richieste dello Stato. Ma non insultano lo Stato come molti altri che oggi compaiono davanti ai tribunali militari”.

L’iniziativa tesa a trovare una soluzione al problema degli “obiettori di coscienza” ha comunque avuto un certo effetto sui tribunali militari. Attualmente le condanne variano da tre a cinque mesi di prigione, e di solito i fratelli al momento della condanna vengono esonerati da ulteriori obblighi militari. Spesso i fratelli scontano la condanna lavorando in ospedali o ospizi per persone anziane durante il giorno, e tornano in cella solo per trascorrervi la notte. Ogni anno però continuano a esserci nei tribunali militari dai 60 ai 70 processi, specie riguardanti giovani fratelli che affermano la propria neutralità.

‘Quali eccellenti soldati di Cristo Gesù’, questi giovani fratelli ‘accettano la loro parte nel soffrire il male’ per difendere la neutralità cristiana. (2 Tim. 2:3) Si offrono volenterosamente per compiere il servizio richiesto da Dio. È proprio come disse una volta la sorella Adele Reichenbach, una dei primi Testimoni unti della regione alpina di Gstaad. Mentre si accingeva a fare una visita ulteriore alla moglie di un ufficiale dell’esercito, il colonnello in persona venne alla porta, le restituì il libro che la moglie aveva preso e disse in tono offensivo: “Andatevene e portate via questa robaccia, voi che rifiutate di fare il servizio militare!” La sorella Reichenbach rispose: “Signore, noi compiamo il servizio che voi rifiutate di compiere”.

SFORZI PER RAGGIUNGERE IL “TERRITORIO NON ASSEGNATO”

Dal 1952 in poi sono stati fatti sforzi speciali per predicare nel “territorio non assegnato”. Questo era costituito in gran parte da valli remote e zone agricole, villaggi con grandi chiese e crocifissi un po’ dappertutto. I cattolici ferventi che vi abitano forse avevano ricevuto qualche volantino in passato, ma in alcune di quelle località fuori mano non era mai stata data completa testimonianza.

Alcuni non avevano mai sentito parlare dei testimoni di Geova, e molti non avevano mai visto una Bibbia, tanto meno ne possedevano una. Era territorio vergine! I proclamatori intrapresero quest’attività con coraggio ed entusiasmo. In molti luoghi rimasero sorpresi del successo ottenuto. Sorpresi erano anche i preti che non si aspettavano un’invasione in quelli che consideravano i loro pascoli! Fecero di tutto per avvertire il loro gregge di non accettare pubblicazioni oppure di bruciarle e chiamare la polizia. In un villaggio una cinquantina di giovani cattolici andò di casa in casa per raccogliere la letteratura lasciata dai Testimoni. Ci furono minacce e anche aggressioni.

Una volta, dopo che un fratello aveva dato testimonianza a un abitante del villaggio, questi telefonò immediatamente alla polizia per denunciarlo. Comunque, la risposta che ricevette non era quella che si aspettava: “Lasci che continuino tranquillamente la loro opera; conoscono la legge meglio di noi e sanno esattamente cosa fare e cosa non fare”. La nostra lotta per la libertà di adorazione aveva raggiunto il suo scopo!

IL “BOLLETTINO PARROCCHIALE” AIUTA A SUSCITARE INTERESSE

A volte gli sforzi del clero per tenere i parrocchiani lontano dalla verità sortivano l’effetto contrario. Questo fu ciò che accadde a una coppia: quando due giovani pionieri andarono alla loro porta, la moglie ascoltò attentamente il sermone e poi li invitò a entrare. “Questo interesserà a mio marito”, disse. Per un’ora circa la coppia seguì con insolito interesse le spiegazioni scritturali dei pionieri sul nuovo sistema che sarà portato all’esistenza da Dio. Accettarono pubblicazioni bibliche, e furono presi accordi per un’altra visita. In breve studiavano con impegno la Bibbia.

Dopo la terza visita il marito rivelò la ragione del suo interesse iniziale: “Sapete, avevo letto un articoletto sui testimoni di Geova nel Bollettino parrocchiale. Diceva: ‘Se vengono alla porta due giovani, ben vestiti, gentili e con l’interpretazione biblica della loro religione, non ascoltateli; dite loro che andate in chiesa e lì imparate tutte queste cose, e poi chiudete la porta’. Ma vedete, io sono un uomo libero e voglio esaminare le cose per conto mio. Ecco perché vi ho ascoltato”.

Quella giovane coppia fece progresso, cominciò ad assistere alle adunanze e poi a partecipare al servizio di campo. Hanno poi simboleggiato la loro dedicazione a Geova. È stato il Bollettino parrocchiale a indurli a prestare attenzione alla verità!

Ci sono state eccezioni anche fra il clero: alcuni hanno ammesso che il loro gregge aveva bisogno di aiuto e che le visite dei testimoni di Geova potevano essere benefiche. Per esempio un ministro protestante pubblicò il seguente articolo nel giornale della sua chiesa:

“Cari testimoni di Geova,

“Vi sono veramente grato, anzi molto grato, perché andate con tanto coraggio di casa in casa nella nostra comunità. Anche se non siete accolti ovunque, voi fate sì che la nostra gente ancora una volta ricordi forse — solo forse — che:

“Non ci sono solo panem et circenses, gioia e dolore, successo e insuccesso, non ci sono solo la lotta per vivere e gli affari, il lavoro e lo svago, ci sono anche cose come la religione, la fede, il credere in Gesù Cristo. La vostra stessa venuta è un sermone potente! . . . Forse avete ricevuto la risposta: ‘Grazie, non ci occorre niente, abbiamo la nostra chiesa’. Posso però chiedervi: quando qualcuno vi risponde che ha la sua chiesa, per piacere chiedetegli: ‘Ma cosa crede veramente?’

“Vedete, per questo vi sono così grato. Forse qua e là riuscirete a scuotere la nostra gente. Ma non voglio essere ingiusto; ammetto che anch’io come loro ho bisogno di questa sollecitazione a svegliarmi. Ammiro il vostro coraggio . . . Questa abnegazione ha tutto il mio rispetto; complimenti per la vostra buona volontà! Sono convinto che abbiamo tutti molto da imparare da ciò”.

CASE MISSIONARIE

I primi missionari giunti in Svizzera nel 1947 erano tre fratelli e una sorella della nostra filiale che avevano frequentato l’ottava classe della Scuola di Galaad ed erano stati rimandati in Svizzera. La loro preparazione fu di grande aiuto per la crescente attività della filiale e nel campo. Dopo quarant’anni tre di loro fanno ancora parte della famiglia Betel: Fred Borys e Willi Diehl in Svizzera, e Alice Berner in Germania dal 1956.

Nel 1948 arrivarono altri missionari. Charles Renye e Raymond Leistikow ricevettero l’incarico di svolgere l’opera di circoscrizione, e si applicarono allo studio del tedesco per poterla svolgere bene. Due coppie degli Stati Uniti, Robert ed Elaine Honey e William e Ione Strege, vennero mandati a Ginevra, dove nel 1950 fu aperta la prima casa missionaria. Essi si sforzarono di imparare il francese per poter lavorare con i fratelli locali. Franziska Trackova della 15a classe di Galaad presta tuttora fedelmente servizio come missionaria a Losanna. Gli sforzi uniti dei missionari ebbero un benefico effetto sulla congregazione di Ginevra come fu evidente dall’aumento avuto.

La congregazione di Losanna fu pervasa da grande animazione nel 1951 quando venne aperta una casa missionaria per quattro sorelle della 17a classe. Quelle allegre ragazze aiutarono particolarmente le sorelle a migliorare la presentazione alle porte sviluppando un tema.

NUOVO SORVEGLIANTE DI FILIALE

Nel corso degli anni diversi fratelli fedeli che hanno ricoperto l’incarico di sorvegliante di filiale sono stati una guida preziosa per l’opera in Svizzera. Fino al 1953 Franz Zürcher aveva ricoperto questo incarico. Poi fu deciso che era venuto il momento di addossare il peso della responsabilità su spalle più giovani. Filip Hoffmann fu mandato dalla Germania. Sostituito nel 1957 da Jules Feller, il fratello Hoffmann presta attualmente servizio nella filiale della Danimarca. Nel 1963 la responsabilità della filiale svizzera fu affidata a Günter Kulschewski. E il 1° novembre 1965 fu nominato sorvegliante di filiale Willi Diehl.

Il fratello Diehl aveva iniziato il servizio continuo nel 1931 alla Betel di Berna, dove lavorava a una macchina tipografica piana. Quindici anni più tardi fu invitato a frequentare la Scuola missionaria di Galaad. Dopo essersi sposato, lui e la moglie fecero per due anni i pionieri. Nel 1964 egli fu invitato di nuovo a Galaad con la moglie, per frequentare un corso più completo. Tutto questo provvide un’ottima preparazione per la sua opera come sorvegliante di filiale.

Come in tutte le altre filiali della Società, dal 1976 la Svizzera ha un Comitato di Filiale. Willi Diehl è il coordinatore, e ne fanno parte Armin Beetschen, Jean-Jules Guilloud, Lars Johansson e Hans Klenk.

L’OPERA NEL CANTON TICINO

Nel solatio sud della Svizzera fra le Alpi e il confine italiano c’è il Canton Ticino. Qui si parla italiano e gli abitanti sono quasi esclusivamente di fede cattolica. Non fu facile per il messaggio del Regno affermarsi qui, ma la Società dispose di curare anche il poco interesse che vi si poteva trovare. Nessuno si sarebbe aspettato il ricco raccolto che ci sarebbe stato!

Andreas Monstein, che era di origine svizzero-tedesca ma parlava italiano, era stato mandato a Lugano nel 1944. Egli predicò, ebbe cura di alcuni gruppetti di interessati e tenne conferenze pubbliche. Era un piccolo inizio, ma non era da disprezzare. — Zacc. 4:10.

In seguito altri pionieri pure aiutarono a seminare il seme della verità in varie parti del Ticino. Era difficile; la gente era nella più completa ignoranza riguardo alla Bibbia e molti erano schiavi della superstizione e avevano paura dei preti. Ma i pochi proclamatori perseverarono e alla fine giunse aiuto da una fonte inaspettata.

MISSIONARI DALL’ITALIA

Parecchi missionari, costretti improvvisamente a lasciare l’Italia, si stabilirono nel Canton Ticino. In seguito quasi tutti riuscirono a tornare in Italia o partirono per altre ragioni, ma nel frattempo era stata posta la base per la formazione di diverse congregazioni. Un missionario che sarà ricordato a lungo è Angelo Fraese. Egli rimase nella casa missionaria di Lugano per 20 anni circa e a volte per scherzo veniva chiamato “l’angelo della congregazione di Lugano”.

Molti anni sono trascorsi da quella prima testimonianza in Ticino, e si è predicato ancora molto. Con quali risultati? Oggi ci sono 11 fiorenti congregazioni che contano complessivamente circa 950 proclamatori. A Lugano soltanto ci sono quattro attive congregazioni, e non è ancora la fine!

SI PREDICA AI LAVORATORI STRANIERI

Dopo la guerra la Svizzera ebbe un grande sviluppo economico. La manodopera svizzera occupava quelli che erano considerati i posti migliori, ma chi avrebbe svolto i lavori più umili? Nei paesi dilaniati dalla guerra c’erano molte mani volenterose, perciò ci fu un’ondata di immigrazione. Alla fine del 1968 i residenti stranieri erano 933.000, cioè il 15 per cento della popolazione. La maggioranza di quei lavoratori stranieri veniva dall’Italia. Mentre svolgevano il loro ministero, i nostri fratelli incontravano ovunque degli italiani. Molti di loro mostravano interesse per la verità.

Tipica è l’esperienza di Rudolf Wiederkehr. Un giorno, in una vecchia casa di Hunzenschwil, trovò un operaio italiano. Nessuno dei due conosceva la lingua dell’altro. Che fare? Il nostro fratello gli lasciò una copia della Torre di Guardia in italiano. Nonostante il problema della lingua, il fratello Wiederkehr tornò. Quando lo vide, l’italiano andò subito a prendere la copia della Torre di Guardia, esclamando con gli occhi che gli brillavano: “Questa è la verità!” Incoraggiato da questa reazione, il fratello si procurò tre libri “Sia Dio riconosciuto verace” in italiano e cominciò uno studio con l’uomo, il signor Pelagatti, la moglie e il figlio dodicenne, Gianni. La famiglia leggeva il libro in italiano, mentre il fratello Wiederkehr seguiva in quello tedesco. Quando non trovavano le parole, usavano gesti a profusione! A volte il ragazzino, che studiava il tedesco a scuola, faceva da interprete.

Allo studio con la famiglia Pelagatti si unì anche la figlia maggiore col marito, il signor Trombi. Tutti e cinque fecero un buon progresso. Alla fine del libro, l’intera famiglia dichiarò spontaneamente di essersi ritirata dalla Chiesa Cattolica e simboleggiò la propria dedicazione a Geova. Questi zelanti Testimoni aiutarono molte altre famiglie italiane a conoscere la verità. L’anziano fratello Pelagatti ora dorme nella morte, ma Gianni e la sua famiglia fanno tuttora parte della congregazione italiana di Reinach, e la famiglia Trombi è tornata in Italia ed è attiva nelle vicinanze di Parma. Cosa prova il fratello Wiederkehr? “Non potete immaginare la gioia che mi dà ancora questa esperienza!” egli esclama.

TESTIMONIANZA INFORMALE CON RISULTATI DI VASTA PORTATA

A Lucerna, Irène Frenzel (che ha fatto per molti anni la pioniera nella zona) menzionò casualmente al suo parrucchiere italiano che stava per recarsi negli Stati Uniti per assistere al congresso dei testimoni di Geova del 1953. Il parrucchiere non aveva mai sentito parlare dei testimoni di Geova e chiese di che cosa si trattava. Fu convenuto di continuare la conversazione dopo l’orario di lavoro e, con l’aiuto di una sorella che parlava italiano, fu iniziato uno studio.

Il parrucchiere, Bruno Quilici, era molto desideroso di imparare, ma allo stesso tempo difendeva le sue convinzioni cattoliche. Ci furono accese discussioni pro e contro l’inferno di fuoco. “Ci è stato insegnato che c’è l’inferno!” gridava, picchiando il pugno sul tavolo. Ma alla fine la Bibbia ebbe la meglio sulla falsa dottrina, e il signor Quilici era così avvinto dalla Bibbia che volle studiare due volte la settimana. Nel frattempo cantava ancora in chiesa. Alla fine però si liberò dai legami della falsa adorazione e si dedicò al Dio di verità, Geova. Ma lasciamo che narri lui stesso il risultato dei suoi sforzi:

“Prima di tutto, ero molto felice che anche mia moglie, di origine svizzero-tedesca, avesse accettato la verità. Così potevamo educare i nostri due figli secondo i princìpi biblici. Quando ci trasferimmo nel cantone di Argovia, mi trovai ad essere uno dei primissimi proclamatori italiani in quella regione e mi sentii spinto a predicare in lungo e in largo fra tutti i lavoratori italiani. I miei sforzi furono benedetti perché numerose famiglie accettarono la verità, e quando penso alle sette congregazioni italiane che sono state formate nel corso del tempo, ringrazio veramente Geova per la gioia che questo reca al mio cuore”.

Il fratello Quilici si accontentava dei risultati ottenuti nelle immediate vicinanze? No. Pensava anche ai suoi parenti in Italia. Egli dice: “Appena potei, mi recai in Italia per suscitare interesse fra i miei familiari. Ciò non è stato vano. Due mie sorelle carnali con le rispettive famiglie divennero i primi testimoni di Geova nei dintorni di Lucca. E ora lì ci sono cinque fiorenti congregazioni”.

Nel frattempo il fratello Quilici è andato in pensione e si è unito alla figlia nel servizio di pioniere regolare. Anche il figlio e la nuora servono Geova a tempo pieno.

CRESCITA INCREDIBILMENTE RAPIDA

I proclamatori svizzeri rimasero sorpresi della pronta reazione e della rapida crescita degli italiani. Erano abituati a studi che si trascinavano per anni con gli svizzeri, ma non era così con gli italiani! Quando capivano un punto dell’insegnamento biblico, lo mettevano subito in pratica. Non dovevamo invitarli due volte prima che venissero a un’adunanza, e raramente venivano da soli. Erano accompagnati da parenti e amici, e non avevano alcun timore di quello che potevano pensare i vicini. Anche se alcuni hanno dovuto superare l’opposizione dei familiari, il fatto di essere lontani da casa e alquanto isolati in mezzo alla popolazione svizzera contribuì molto alla rapida crescita del seme del Regno seminato nel loro cuore ben disposto.

Secondo Arturo Leveris, c’erano nove congregazioni e alcuni gruppetti da visitare quando iniziò l’opera nella circoscrizione italiana all’inizio degli anni sessanta. Egli spiega: “Le congregazioni italiane crescevano come funghi in tutto il paese. Questo significa che anche nelle regioni di lingua tedesca o francese si formavano congregazioni italiane per curare l’interesse trovato fra i loro connazionali”. Col tempo sono state formate cinque circoscrizioni italiane, e l’ottima partecipazione alle assemblee di circoscrizione ha dato ancor più slancio all’opera fra gli italiani.

OTTIME QUALITÀ DEGLI ANZIANI

Le famiglie italiane sono molto unite. Una loro caratteristica è lo straordinario amore per i figli, ma hanno anche molto rispetto per i genitori anziani e di solito si prendono buona cura di loro. Questi sentimenti amorevoli a quanto pare li aiutano a diventare buoni anziani nella congregazione, la grande famiglia cristiana. L’atteggiamento benevolo e comprensivo, ma anche fermo, degli anziani ha contribuito immensamente all’espansione fra gli italiani.

Essi danno un buon esempio portando l’intera famiglia alle adunanze e applicando così il consiglio di Ebrei 10:25 e Deuteronomio 31:12. Questa buona abitudine viene imitata dai nuovi, che vengono anch’essi con i figli. A volte i più piccoli, non ancora in grado di afferrare ciò che viene insegnato nella Sala del Regno, sono un po’ irrequieti e piangono. Ma è meglio portarli con sé che lasciarli a casa. Col tempo imparano, e crescono in sapienza.

Spesso le sale sono gremite e fa troppo caldo. Ma i fratelli sopportano con pazienza finché non si riesce a risolvere il problema. Molte congregazioni francesi e tedesche hanno dovuto cercare una sala più grande, non per sé, ma per la congregazione italiana che usa la stessa sala.

Tipico di questa situazione è il caso della congregazione di Neuchâtel. In quella città c’erano una congregazione francese e una tedesca. Poi se ne aggiunse una italiana e una spagnola, e più tardi fu stabilita la prima congregazione portoghese del nostro paese. Perciò l’aumento nelle congregazioni di lingua straniera ha costretto i fratelli a cercare un luogo di adunanza più adeguato. Essi hanno acquistato un appartamento in un caseggiato e ne hanno ricavato due Sale del Regno, che attualmente vengono usate da cinque congregazioni!

DOPO GLI ITALIANI, GLI SPAGNOLI

Un altro gruppo di lavoratori stranieri, non però così numerosi come gli italiani, è quello degli spagnoli. Proclamatori desti ne hanno aiutato molti a conoscere il messaggio del Regno, com’è illustrato da quanto riferisce Hans Bodenmann senior di Basilea:

“Un giorno, tornando da una visita infruttuosa, notai due giovanotti al margine della strada; uno di loro leggeva un libro che sembrava una Bibbia. Li salutai e scoprii che erano spagnoli. Il libro era veramente la Bibbia. Con qualche difficoltà, riuscii a far capire loro che la sera dopo sarei tornato lì con qualcuno che parlava spagnolo.

“Quando tornai l’indomani accompagnato dal fratello Siegenthaler, che aveva vissuto in Spagna per molti anni, trovammo ad aspettarci quattro spagnoli. Anche se prima di allora non avevano mai incontrato dei testimoni di Geova, acconsentirono immediatamente a incontrarsi una volta alla settimana in una casa privata per studiare la Bibbia.

“Al primo studio erano presenti sei persone, poi otto. Proiettammo per loro uno dei film della Società, che fece un’ottima impressione. Durante il primo anno ci furono molti alti e bassi. Alcuni smisero di studiare, altri tornarono in Spagna, ma dei nuovi presero il loro posto. Ho avuto la gioia di vedere Juan Pérez, uno dei primi a cui avevamo parlato al margine della strada, e sua moglie diventare proclamatori molti attivi”.

Infine, nel dicembre 1969 il gruppo di studio spagnolo fu organizzato in una congregazione, Basilea-spagnola, la seconda congregazione spagnola in Svizzera. (La prima era stata formata a Lucerna nel 1965). Juan Pérez diventò sorvegliante di congregazione. Poi nel maggio 1970 lui e la moglie tornarono in Spagna per svolgere l’opera di pioniere speciale.

Furono organizzate altre congregazioni spagnole, e dal 1972 in poi hanno formato la loro circoscrizione. Alla loro prima assemblea c’erano solo 185 presenti, ma da allora le congregazioni sono salite a 16, con quasi 1.200 proclamatori.

In relazione all’opera svolta nel nostro paese fra gli italiani e gli spagnoli, siamo grati di avere fratelli che sanno parlare queste lingue oltre a una delle lingue comunemente parlate in Svizzera. Per esempio, Max Wörnhard, di origine svizzero-tedesca e molto dotato per le lingue, ha una famiglia a cui provvedere, ma presta servizio parte del tempo alla filiale e come sorvegliante di distretto per le circoscrizioni italiane e spagnole.

APPREZZATI I FILM DELLA SOCIETÀ

Non solo i lavoratori stranieri spagnoli hanno tratto beneficio dalla proiezione dei film della Società: noi tutti ne siamo stati entusiasti. Molti fratelli facevano parte di piccole congregazioni nelle zone rurali e non riuscivano a farsi un’idea dell’estensione dell’opera mondiale di Geova. Perciò i film che mostravano fratelli di molte razze e nazionalità hanno colpito moltissimo sia loro che il pubblico. Quello che vedevano non era un piccolo gruppo insignificante, ma un’organizzazione mondiale.

Si sono avuti molti commenti favorevoli sulle scene in cui comparivano fratelli neri impegnati nel servizio di campo. Una signora era preoccupata vedendo i candidati al battesimo africani che venivano immersi completamente vestiti. Temeva potessero prendere un raffreddore andando poi in giro con gli abiti bagnati. Ma in Africa la temperatura non è come in Svizzera!

I film sono stati un mezzo eccellente per indurre la gente a entrare nelle Sale del Regno e vedere con i propri occhi l’adempimento delle parole di Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. — Matt. 24:14.

I PIONIERI SPIANANO LA STRADA NEL LIECHTENSTEIN

L’ultima volta che abbiamo parlato del Liechtenstein è stato a proposito della distribuzione dell’opuscolo Fascismo o libertà. Cosa accadde negli anni successivi nel bel Liechtenstein?

Nel 1956 una pioniera, Helen Knechtli, ebbe l’incarico di predicarvi. Abitava a Buchs, sulla sponda svizzera del Reno, e ogni giorno attraversava a piedi il ponte che portava nel Liechtenstein. Predicava di casa in casa solo con la Bibbia, ma quando veniva mostrato interesse, alle visite ulteriori lasciava qualche pubblicazione. La sorella Knechtli era molto amichevole e paziente, e queste qualità produssero una reazione favorevole da parte di molti e le permisero di iniziare parecchi studi biblici a domicilio. Finalmente la verità faceva presa nel Ländle!

Circa due anni dopo, Blanka Hertenstein, che aveva frequentato la Scuola di Galaad, venne trasferita dall’Austria in Svizzera per predicare nel Liechtenstein. Essa organizzò la sua attività così accortamente che — in un paese di soli 160 chilometri quadrati — la polizia ci mise un anno e mezzo per riuscire a incontrarla! Seguendo il consiglio di Cristo di ‘mostrarsi cauti come serpenti e innocenti come colombe’, la sorella Hertenstein faceva alcune visite in un territorio e poi se ne andava in un altro. (Matt. 10:16) Grazie a un’auto messa a sua disposizione da fratelli generosi, iniziava la mattina da un’estremità del paese e predicava in un villaggio dopo l’altro finché terminava la giornata dall’altra estremità. Così ogni volta che veniva chiamata la polizia e gli agenti andavano a cercarla, Blanka era sparita come se fosse stata inghiottita dalla terra.

La polizia le proibì di andare di casa in casa, ma lei aveva già trovato un certo numero di persone che si interessavano sinceramente della verità, e continuò a occuparsi di loro. La polizia non poteva vietarle queste visite private.

IL LÄNDLE COMINCIA A PORTARE FRUTTO

Nel 1961, a un congresso ad Amburgo, fu battezzata la prima sorella del Liechtenstein. Un anno più tardi c’erano sette proclamatori del Regno e in una casa privata si teneva un settimanale studio Torre di Guardia.

Anche se in quegli anni la Chiesa Cattolica aveva molto ascendente sulla popolazione e sapeva usare accortamente il potere dello stato contro i testimoni di Geova, l’opera del Regno progrediva. Nel 1965 c’erano 11 proclamatori attivi. Alcuni in seguito si trasferirono, e i due fratelli venuti dalla Germania per servire dove c’era maggior bisogno dovettero lasciare il paese. Altri proclamatori sono diventati inattivi. Ma la luce della verità continuava a risplendere nel Liechtenstein.

UN ARTICOLO DI SVEGLIATEVI! ABBATTE I PREGIUDIZI

Il numero di Svegliatevi! dell’8 agosto 1966 (8 novembre 1966 in italiano) conteneva un articolo intitolato “Liechtenstein, gioiello delle Alpi”. Venne distribuito in tutto il paese e i proclamatori sia della Svizzera che del Liechtenstein parteciparono con entusiasmo a quella campagna speciale.

L’articolo fu molto apprezzato. La gente era avvicinabile e ne prendeva volentieri una copia. Piaceva loro l’idea che l’articolo sul loro paese sarebbe stato letto in tutto il mondo, in 26 lingue diverse (quelle nelle quali allora si pubblicava Svegliatevi!). La Società ricevette una lettera dall’ufficio stampa del governo che ringraziava per l’ottimo articolo.

Dopo quella campagna i fratelli riscontrarono che c’erano meno pregiudizi contro l’opera dei testimoni di Geova. Infatti dal 1966 l’opera di predicazione ha incontrato meno difficoltà che in passato.

UN’AMICA CHE LAVORAVA NEL CASTELLO

Quando vi avvicinate alla capitale del Liechtenstein, notate da lontano il castello che sovrasta le linde case di Vaduz. No, non è solo un ricordo dei secoli passati, ma è l’attuale residenza del principe regnante. Infatti il Principato del Liechtenstein è una monarchia costituzionale ereditaria su base democratica e parlamentare.

Ora accadde che Amalija, una giovane iugoslava che si interessava della verità biblica, trovò lavoro in casa del principe. Aveva conosciuto i testimoni di Geova nel suo paese e aveva una certa conoscenza della Parola di Dio. Secondo la consuetudine, ci si aspettava che assistesse alle funzioni nella cappella del castello, ma a motivo di ciò che aveva imparato dalla Bibbia, essa rifiutò gentilmente di farlo. “Sua Altezza sarà dispiaciuta se non viene con noi in cappella”, disse il suo superiore. “Ma Dio sarà dispiaciuto se ci vengo”, fu la risposta. E così fu lasciata in pace.

Ma Amalija aveva un problema, reso più difficile dalla barriera linguistica: come fare a mettersi in contatto con i testimoni di Geova? Prese il libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato e andò nella vicina stazione ferroviaria di Buchs, in Svizzera. Mostrando il libro ai passanti, cercò con l’aiuto di molti gesti di sapere dove poteva trovare quelli che lo distribuivano. Ma nessuno la capiva. Delusa, scrisse al suo paese per avere aiuto e finalmente per mezzo della filiale venne messa in contatto con i fratelli.

Poiché era una lavoratrice brava e fidata, questa giovane era molto apprezzata fra il personale della casa del principe. Perciò nel 1969 ebbe il permesso di recarsi all’assemblea internazionale “Pace in terra” a Norimberga, dove assisté con grande entusiasmo alle sessioni iugoslave. Fu una delle 5.095 persone battezzate in quell’occasione.

STABILITA UNA CONGREGAZIONE

Dal 1967 il gruppetto di proclamatori del Liechtenstein è sostenuto da una coppia di pionieri speciali, Oskar e Anni Hoffmann. Essi con fedeltà e perseveranza hanno arato il campo e seminato il seme della verità del Regno e hanno coltivato e curato le pianticelle che crescevano. È vero, la messe non è abbondantissima, ma ora a Schaan c’è una congregazione con circa 45 attivi Testimoni che si radunano in una bella Sala del Regno. Alcuni proclamatori svizzeri aiutano la congregazione supplendo al bisogno di anziani capaci.

Nel concludere il rapporto sull’opera nel Principato del Liechtenstein, il fratello Hoffmann dice: “Abbiamo superato la resistenza del clero e le interferenze della polizia. Quei giorni sono passati. Ora dobbiamo superare la mentalità materialistica e l’indifferenza verso le cose spirituali, ma i nostri fedeli fratelli del Liechtenstein sono decisi ad affrontare anche questa sfida”. Lo faranno certamente, con l’aiuto di Geova.

ALLA RADIO: UNA RARA OPPORTUNITÀ

Poiché le principali religioni della Svizzera sono la cattolica e la protestante, raramente si sentono parlare alla radio le denominazioni minori. Ma nel 1956 ci fu data un’opportunità.

Diversi movimenti religiosi dissidenti erano stati invitati a un incontro alla radio con rappresentanti della Chiesa Evangelica Riformata, ma noi fummo i soli ad accettare l’invito. La chiesa era rappresentata da un professore di teologia dell’Università di Berna, un insegnante delle scuole superiori e una maestra; la Società delegò Alfred Rütimann e Fred Borys della filiale. L’incontro iniziò con la loro concisa relazione sui testimoni di Geova, seguita da un breve discorso del professore. Poi seguì un dibattito su vari argomenti.

Il programma fu trasmesso un sabato sera, quindi in orario molto favorevole, e suscitò in tutto il paese una reazione spontanea e inequivocabile a favore dei testimoni di Geova. A quanto pare non furono solo i nostri fratelli ad ascoltare con attenzione ed entusiasmo. Decine di lettere indirizzate alla filiale espressero compiacimento per il modo in cui i testimoni di Geova si erano difesi. Molti erano disgustati del tono beffardo dei rappresentanti della chiesa. Ciò che colpì di più era il fatto che i nostri fratelli citassero continuamente la Bibbia, mentre i rappresentanti della chiesa non la usarono neanche una volta.

“Mi levo il cappello davanti ai testimoni di Geova”, esclamò un uomo che telefonò alla filiale subito dopo la trasmissione. Un altro inviò una copia della sua lettera di dimissioni dalla chiesa, in conseguenza di ciò che aveva sentito, e scrisse: “Finalmente ho trovato quello che cercavo”.

Il giornale Oberländer Tagblatt concluse come segue: “Gli incontri sull’interpretazione della Bibbia richiedono da parte dei partecipanti molto cristianesimo vero e concreto e la capacità umana di trattare con i dissidenti. I rappresentanti della Chiesa Evangelica Riformata non sono stati in grado di superare questi scogli. Ci rincresce dire che se avessimo dovuto decidere a favore di una o dell’altra parte, avremmo senz’altro deciso a favore dei rappresentanti della setta, i testimoni di Geova”.

TRASMISSIONE RADIO IN LINGUA FRANCESE

Naturalmente i nostri fratelli di lingua francese desideravano ardentemente che venisse data una buona testimonianza alla radio anche nella loro lingua. Questo avvenne una domenica sera, il 20 dicembre 1970. Qualche settimana prima l’ufficio di Radio Sottens, l’emittente della Svizzera francese, aveva preso contatti con André Eiselé, sorvegliante della congregazione di Prilly. In una serie di trasmissioni su vari gruppi sociali e religiosi del paese, sarebbero stati intervistati anche i testimoni di Geova.

Il fratello Eiselé, insieme ad altri due fratelli e una sorella, prese parte alla conversazione. Si rispose alle domande del moderatore circa la nostra relazione con Dio, col nostro prossimo e con la società in generale. Dato che mancava poco al Natale, fu sottolineata l’importanza della pura adorazione, incontaminata da idee e usanze pagane.

“Solo due giorni dopo fui contattato di nuovo”, spiega il fratello Eiselé. “Il moderatore proponeva un’altra trasmissione sulle impressioni personali e i conflitti interiori dovuti alla posizione neutrale assunta dal cristiano per osservare i princìpi biblici. Accettai, e la trasmissione ebbe luogo il venerdì 8 gennaio 1971, dalle 22 alle 22,35”. Ci furono molti commenti favorevoli, specie da parte di sorelle con mariti contrari alla verità. Quegli uomini si erano fatti una migliore impressione dei testimoni di Geova e non si opponevano più in modo così categorico alla partecipazione della moglie alle adunanze o al ministero cristiano.

ANCHE ALLA TELEVISIONE

La televisione svizzera si sarebbe dimostrata di vedute abbastanza larghe da presentare i testimoni di Geova sullo schermo? Riuscimmo a fare breccia nel 1965 con l’assemblea internazionale di Basilea. Nei notiziari furono inclusi resoconti brevi ma favorevoli sul congresso. D’allora in poi, interviste o brevi resoconti delle assemblee di distretto sono stati teletrasmessi sia sul canale tedesco che su quello francese. Anche se durano solo pochi minuti, hanno suscitato l’interesse di molti.

Il servizio migliore e più particolareggiato sui testimoni di Geova alla televisione è stato quello trasmesso sul canale italiano il 26 gennaio 1979. Durava 40 minuti e presentava molti aspetti della nostra vita cristiana. I telespettatori hanno visto come si svolgeva lo studio biblico familiare in casa del fratello Soldati di Bellinzona; hanno assistito a un congresso tenuto a Milano e hanno osservato le attività della nostra organizzazione con una visita alla filiale e alla tipografia della Società a Thun. Interessante è stata l’intervista con Teresa Medici di Lugano, una sorella allora novantottenne che era stata battezzata a 80 anni e che difendeva ancora con coraggio le proprie convinzioni. Questa cara sorella è poi morta all’età di 102 anni, sicura dell’adempimento delle promesse di Cristo circa la risurrezione. — Giov. 5:28, 29.

L’ASSEMBLEA PIÙ GRANDE DI TUTTE

La più grande riunione che fosse mai stata indetta in Svizzera fu l’assemblea internazionale “Parola di verità” del 1965 che si tenne a Basilea, una città di circa 200.000 abitanti. Il congresso doveva accogliere migliaia di fratelli della Germania meridionale, della Francia e di altri paesi europei. Erano attesi dai 30.000 ai 40.000 visitatori. Per la Svizzera era un’assemblea gigantesca, e i preparativi furono una sfida.

“‘Dove alloggeremo così tanti delegati?’ fu la prima domanda che mi venne in mente”, ricorda Hans Klenk, il sorvegliante di distretto svizzero a cui, insieme a Karl Hägele, un sorvegliante di distretto della Germania, ne fu affidata l’organizzazione.

Il programma si doveva svolgere in cinque lingue: tedesco, francese, italiano, spagnolo e portoghese. Sì, quello fu un grande avvenimento per i circa 2.000 fratelli spagnoli e portoghesi che, nonostante l’opera fosse ancora vietata nel loro paese, speravano di ottenere il permesso di recarsi in Svizzera. Purtroppo alcuni non ci riuscirono perché le autorità vennero a sapere che intendevano assistere a un’assemblea cristiana e negarono loro il passaporto.

All’adunanza preparatoria tenuta molto in anticipo a Basilea, circa 800 proclamatori, inclusi alcuni della vicina Germania, ricevettero istruzioni su come trovare alloggi in alberghi, dormitori scolastici, campeggi e case private in città e anche nei dintorni. Essi dedicarono 18.000 ore a quest’attività. L’entusiasmo e l’amore per i fratelli li aiutarono a portare a termine l’impresa, e quando arrivarono i delegati, neanche uno dovette dormire sotto il cielo stellato!

MERAVIGLIA PER LA NOSTRA BUONA VOLONTÀ

Il luogo del congresso, un grande campo sportivo, richiedeva molto lavoro di costruzione. Le sessioni in cinque lingue resero necessaria l’installazione di cinque palchi e altri impianti. Settantasette fratelli e sorelle offrirono tempo, forza e capacità. Per esempio, Frieda Hemmig il giorno in cui compì 65 anni scavava fosse per l’installazione di altri impianti igienici. Considera ancora un privilegio l’aver preso parte a quel lavoro amorevole per “l’intera associazione dei fratelli”. — 1 Piet. 2:17.

Il più sorpreso di tutti fu il comandante dei vigili del fuoco della città, che esclamò: “Come fate? Qui avete lavoratori non pagati in abbondanza, e in città c’è mancanza di manodopera nonostante gli alti salari offerti”.

Un sorvegliante di circoscrizione tedesco, il fratello Rohleder, responsabile del reparto servizio volontario, glielo spiegò citando l’esempio di un fratello australiano che aveva fatto un viaggio di quattro settimane per raggiungere la città del congresso. Giunto a Basilea andò diritto al reparto servizio volontario per offrirsi di lavorare come idraulico. Il comandante dei vigili del fuoco scosse la testa: “È davvero straordinario. Non posso crederci! Oggigiorno nessuno fa qualche cosa senza essere pagato”. Naturalmente non sapeva per esperienza quello che può fare lo spirito di Geova per mezzo di coloro che si lasciano impiegare da Dio.

L’ultimo giorno dell’assemblea, il 18 luglio 1965, i presenti al discorso pubblico, “Il governo mondiale sulle spalle del Principe della pace”, pronunciato dal fratello Knorr, furono complessivamente 36.785. Il congresso stesso era stato una dimostrazione di come i testimoni di Geova hanno già realizzato tra loro unità e pace. I presenti erano così suddivisi: 29.827 nella sezione tedesca, 3.385 in quella francese, 1.340 in quella italiana, 1.886 in quella spagnola e 347 in quella portoghese.

NUOVO EDIFICIO PER LA FILIALE

Durante la visita del fratello Knorr nel 1968 venne presa un’importante decisione. Il presidente stesso ne diede notizia a un’adunanza speciale tenuta a Berna il 29 maggio: la filiale avrà una nuova casa Betel e una nuova tipografia! C’era urgente necessità di locali migliori e i fratelli furono felicissimi della notizia, che rifletteva la benedizione di Geova sui loro sforzi. Si trovò un terreno adatto a Thun, a circa 32 chilometri dal vecchio edificio della Betel di Berna. Il posto era molto bello, non lontano dal lago di Thun e con una splendida vista delle Alpi. La famiglia Betel era entusiasta!

L’11 febbraio 1969 cominciarono gli scavi, e per la fine di marzo si fece la gettata di cemento. Poi i lavori di costruzione procedettero rapidamente. L’edificio doveva essere grande circa il doppio di quello vecchio, con cinque piani, 53 camere da letto per la famiglia e spazio sufficiente per la tipografia, i depositi e gli uffici. Gran parte del lavoro all’interno, come il rivestimento dei pavimenti e i lavori di falegnameria, venne fatto da fratelli. Per rinforzare il piano principale si usarono 80 tonnellate di ferro, di cui 50 solo per il solaio di cemento armato della tipografia. Anni dopo si rivelò provvidenziale che quel solaio fosse così solido.

UNA NUOVA ROTATIVA

Data la crescente necessità di pubblicazioni, nella tipografia venne installata una seconda macchina da stampa. Era una rotativa M.A.N. di 35 tonnellate, che Milan Miller di Brooklyn aiutò a installare. Naturalmente c’era anche la vecchia rotativa che la Società aveva acquistato nel 1924. Per molti anni l’aveva mandata avanti Reinhard Pletscher. Ne aveva tanta cura da impiegare parte del suo tempo libero per pulire e lucidare la “sua” macchina. Questo attaccamento aveva spinto qualcuno della famiglia Betel a chiamare quella macchina da stampa di colore nero “la moglie nera di Reinhard”! La sorella Pletscher non era offesa; ne rideva col resto della famiglia. Comunque, grazie a queste cure e all’attenta revisione, la macchina durò per molti anni dopo essere stata trasferita a Thun. Sopravvisse anche al fratello Pletscher, che finì il suo corso terreno nel 1973.

LA NUOVA SEDE

Il 16 maggio 1970, alla dedicazione dell’edificio, il fratello Knorr ricordò l’importante ruolo svolto nell’antichità da alcuni edifici in relazione all’adorazione di Geova: il tabernacolo nell’antico Israele e il sontuoso tempio eretto da Salomone. Quindi disse: “Questa nuova casa Betel, per quanto dedicata alla vera adorazione, non avrebbe alcun valore se coloro che ne fanno uso non lavorassero con tutto il cuore nell’interesse dell’opera di Geova sulla terra”.

Non solo la famiglia Betel era profondamente grata per la nuova casa e la nuova tipografia, ma più di 4.000 altri fratelli e interessati approfittarono dell’opportunità di visitare la nuova Betel nei due fine settimana di visita nell’ottobre dello stesso anno. “Siamo rimasti molto colpiti dal bell’edificio e dalla spaziosa tipografia”, disse una sorella, “e ci ha reso molto felici pensare che da questo luogo non solo noi proclamatori della Svizzera, ma anche fratelli in molti paesi stranieri potranno ricevere cibo spirituale”.

La seguente lettera di una giovane sorella è un esempio del vivo interesse e dello spirito di generosità che ha permesso di far fronte agli impegni finanziari relativi alla nuova costruzione:

“Cari fratelli,

“Ho appena finito il mio tirocinio. Come riconoscimento del buon risultato ottenuto, ho ricevuto in premio una certa somma di denaro e ciò mi ha reso molto felice. Siccome non vedo modo migliore di impiegare questo denaro che metterlo a vostra disposizione per il nuovo edificio della Betel a Thun, vi invio l’acclusa somma di 80 franchi.

“Unita a voi nel servizio di Geova, vi invio sinceri e affettuosi saluti.

Vostra sorella,

Marie-Louise”.

CI VUOLE PERSEVERANZA

Nel nostro paese di solito la gente non accetta la verità appena inizia uno studio biblico. Dobbiamo mostrare molta pazienza e perseveranza. Le esperienze dimostrano che quasi sempre si possono iniziare studi biblici solo dopo che la persona comincia ad avere fiducia nel proclamatore e si convince che ci interessiamo sinceramente del suo bene. Per illustrare questo punto Grete Schmidt, da molto tempo pioniera speciale, narra questa esperienza:

“Qualche anno fa mio marito ed io contattammo un’amichevole famiglia cecoslovacca che viveva a Lucerna. La moglie insegnava e il marito era campione di canottaggio. Entrambi avevano avuto un’educazione atea, tuttavia conversavano con piacere. Ma quando si menzionava Dio o la Bibbia, si limitavano a sorridere. . . . Alla fine smettemmo di visitarli”.

Passarono due o tre anni. Poi nella Torre di Guardia del 15 ottobre 1976 (1° gennaio 1977 in italiano) uscì un articolo su un fratello che aveva vinto una medaglia d’oro nella corsa alle Olimpiadi di Tokyo. “Quando lessi l’articolo”, continua la sorella Schmidt, “mi ricordai di quella coppia, perché il marito aveva vinto una medaglia d’argento in quelle Olimpiadi. Perciò decisi di tornare a visitarli portando la rivista. La prima volta parlarono di sport e io mi limitai ad ascoltare. Nelle visite successive parlai più volte della Bibbia”.

Quale fu la reazione della coppia? “Voglia scusarci, signora Schmidt. Lei dimentica che siamo atei”.

“Comunque continuai a visitare quella simpatica famiglia. Per qualche motivo sentivo che qualcosa non andava. Infine notai che avevano problemi in famiglia. Parlavano già di divorzio”.

La sorella mostrò loro dalla Bibbia come superare problemi del genere. Stupiti dei consigli pratici contenuti nella Bibbia, accettarono uno studio biblico. Il loro matrimonio si rinsaldò sempre più. Alla fine accettarono la verità e nella primavera del 1979 furono immersi. Come la pensa ora il fratello Jiri Lundák?

“Prima non tolleravo di sentire le parole ‘santo’, ‘angelo’ e simili; mi urtavano. Non volevo neppure sentir parlare delle adunanze. Ma ora tutto è cambiato. Il mio tempo libero appartiene a Dio e alla mia famiglia. Anche in quanto alle amicizie abbiamo fatto dei cambiamenti. Adesso so come sono importanti le adunanze. Ho imparato ad assumere la responsabilità di essere padre, e abbiamo una vita familiare felice. Ancora una volta voglio ringraziare Geova che abbiamo potuto imparare a pregare e che ci ha teso la mano prima che lo cercassimo”. La perseveranza ottiene davvero buoni risultati.

MOLTI CANDIDATI AL BATTESIMO SONO GIOVANI

Nel 1975 un massimo di 1.138 persone si presentò per il battesimo alle assemblee di circoscrizione e di distretto tenute in quattro lingue. Negli anni successivi il numero è diminuito, ma la cosa notevole è che nella media annuale di circa 560 candidati al battesimo ci sono molti giovani. Alcuni hanno sostenuto una dura lotta per liberarsi dalle tradizioni familiari, ma osservare il loro zelo rafforza la fede. Per esempio, sentite la storia di un giovane:

“Stavo facendo uno spuntino in un ristorante quando una turista tedesca mi chiese se il posto accanto a me era libero. Alla mia risposta affermativa, la signora si sedette e in breve iniziammo la conversazione. Mi disse che aveva molti contatti con i giovani, poiché lavorava all’Università di Costanza, in Germania. Mi fece notare l’importanza di additare ai giovani il miglior modo di vivere. Non potevo che convenirne, perché mi rendevo conto che molti giovani soffrivano a motivo dell’alcool e della droga. Infine mi parlò di un interessante libro per i giovani intitolato Come ottenere il meglio dalla tua giovinezza. Era spiacente di non averlo con sé, ma promise di portarmelo. E me lo portò, ma poiché ero molto occupato, mi lasciò il libro e disse che doveva tornare in Germania; qualcun altro però sarebbe venuto per parlare del libro con me.

“Venne un fratello, e ben presto non solo studiavo, ma assistevo a tutte le adunanze. Il mio amore per Geova cresceva. La mia vita aveva uno scopo e d’un tratto avevo molti nuovi amici. Compresi che era necessario uscire da ‘Babilonia la Grande’. Nel febbraio del 1979 decisi di lasciare la chiesa. Poiché ero lontano da casa, nessuno mi impedì di attuare questa decisione.

“Ma purtroppo, quando informai i miei genitori, la loro reazione fu violenta! Telefonarono per chiedermi se ero diventato matto. Tentarono di tutto per farmi cambiare idea. Spiegai gentilmente che avevo compreso la necessità di servire l’unico vero Dio e non avrei cambiato parere. L’indomani arrivò mio padre che disse: ‘Tornerai a casa con me, mascalzone!’ Riuscite a capire come mi sentivo?”

Cosa successe al nostro giovane amico? Dovette accompagnare il padre dal prete, che cercò di dissuaderlo senza però prendere in esame alcun brano della Bibbia. Poi i genitori decisero di mandarlo in un collegio cattolico. Come si sentiva?

“Ero molto depresso, ma confidavo in Geova secondo le parole di Salomone: ‘Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare al tuo proprio intendimento. In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso renderà diritti i tuoi sentieri’. (Prov. 3:5, 6) All’inizio fu molto difficile. Ogni domenica dovevo andare in chiesa, ma me ne stavo seduto e pregavo Geova mentre gli altri partecipavano alla funzione. Ebbi molte opportunità di dare testimonianza, e quando veniva l’ora dell’adunanza, studiavo per conto mio lì in collegio. Dopo circa tre mesi i preti ammisero che era inutile continuare a costringermi ad andare in chiesa. In seguito mi fu consentito di lasciare il collegio la domenica per tutto il giorno. Potete immaginare dove andavo?”

In uno dei diversi colloqui con l’abate, il giovane gli offrì le riviste. A sua volta l’abate lo invitò a parlare dei testimoni di Geova a tre classi. Così poté dare testimonianza a 90 studenti e offrire loro letteratura. Due classi avevano tante domande sulla Bibbia che gli furono concesse due ore per rispondere.

Il nostro giovane fratello conclude la sua storia: “Alla fine dell’anno i superiori addirittura mi ringraziarono e dissero che non avevano mai avuto un allievo così diligente. Oggi la mia vita ha uno scopo, e questo lo devo a Geova per mezzo della sua organizzazione terrena. Nell’estate del 1980 mi sono battezzato all’assemblea di distretto di Zurigo e ora provo molte gioie nel servizio di pioniere. Ringrazio Geova per la sua misericordia e amorevole benignità!”

OCCORRE AMPLIARE LA NUOVA BETEL

Dopo solo pochi anni era evidente che a motivo della maggiore produzione occorreva ampliare la nuova Betel. Stampavamo riviste in sei lingue, con un massimo di 31 milioni di copie nel 1975. Poiché nel 1970 l’opera dei testimoni di Geova aveva ottenuto il riconoscimento legale in Spagna, i proclamatori avevano bisogno di una gran quantità di riviste in spagnolo ora che si impegnavano sempre più in ogni fase del servizio di campo. Era nostro privilegio fornirle loro. Lo stesso si verificò in Portogallo quando l’opera ottenne il riconoscimento ufficiale nel dicembre del 1974. Stampavamo già le riviste in francese, tedesco, inglese e italiano. Dal 1981 in poi, si sono aggiunti alla lista il greco e il turco, portando il totale a 15 edizioni al mese in otto lingue. Più tardi si aggiunse l’edizione trimestrale di Svegliatevi! in turco.

“Tutto questo richiedeva spazio”, spiega Lars Johansson, attualmente sorvegliante della stamperia. “Perciò ritenemmo opportuno usare una parte del giardino per aggiungere un’ala all’edificio della Betel. Doveva includere un grande locale per il deposito della carta e ampio spazio per un reparto spedizioni più attrezzato. Prevedevamo inoltre che si sarebbero resi necessari altri alloggi, per cui la nuova costruzione doveva provvedere camere per altre 12 persone”. Nel febbraio del 1978 ci fu la dedicazione di questa nuova ala.

SI ADOTTANO NUOVI METODI DI STAMPA

Le parole dell’apostolo Paolo secondo il quale “la scena di questo mondo cambia” sono senz’altro vere riguardo al vecchio sistema di cose su questa terra, ma si potrebbero applicare anche ai metodi di stampa! (1 Cor. 7:31) Avevamo sentito parlare dei metodi moderni adottati nelle tipografie della Società negli Stati Uniti e altrove per tenere il passo con gli sviluppi mondiali, e ci chiedevamo quando sarebbe toccato a noi fare la stessa cosa.

Ebbene, i preparativi iniziarono nell’inverno 1980-81. Passo a passo nella nuova ala della Betel venne installato un nuovo reparto grafica. Per primo fu prodotto Il ministero del Regno in quattro lingue col metodo della fotocomposizione, e in luglio cominciammo a stampare l’edizione greca della Torre di Guardia e Svegliatevi! con la nuova macchina da stampa offset.

Poi nel giugno 1982 arrivò da Brooklyn la prima rotativa offset trasformata. Per farle posto, venne smantellata e demolita “la vecchia corazzata”, la rotativa acquistata nel 1924. Durante i suoi 58 anni di servizio aveva stampato non si sa quanti milioni di riviste!

Quindi ricevemmo da Brooklyn la notizia che la filiale svizzera avrebbe ricevuto una seconda rotativa offset trasformata. Come eravamo felici che quando era stata eretta la filiale di Thun la tipografia era stata costruita così solidamente! Questa macchina da stampa arrivò nel dicembre del 1983. La nostra tipografia era ora in grado di produrre riviste in otto lingue per la distribuzione o per uso personale dei nostri fratelli in quasi 100 paesi diversi.

SI OFFRONO VOLENTEROSAMENTE

Siamo felici di vedere che lo spirito di pioniere che pervade l’organizzazione visibile di Geova opera anche in diversi nostri fratelli e sorelle in Svizzera. Per molti anni nel nostro paese il numero dei pionieri era uno dei punti deboli, ma dal 1980 il numero dei pionieri regolari è salito da 101 a un massimo di 271, oltre a 64 pionieri speciali (inclusi 2 nel Liechtenstein e 3 missionari in Svizzera). Speriamo che molti altri saranno spinti a intraprendere questo servizio nel tempo ridotto che rimane. — 1 Cor. 7:29.

Il fatto che molti altri vorrebbero svolgere questo servizio continuo, ma non possono, è evidente dal crescente numero di coloro che colgono l’opportunità di svolgere il servizio di pioniere ausiliario. Nel maggio 1986 un massimo di 1.117 proclamatori ha svolto questo servizio, in paragone ai 361 nel 1980. Questo, pensiamo, è un notevole passo avanti per il nostro paese.

La congregazione di Dittingen è un esempio di quanto l’atteggiamento positivo degli anziani favorisca questo fruttuoso sviluppo. All’assemblea di circoscrizione tenuta a Basilea nell’autunno del 1985, Samuel Hurni ha presentato sul palco 15 pionieri ausiliari e ha spiegato: “Nella nostra congregazione ci sono 26 proclamatori battezzati e il 57 per cento di questi, cioè 15, ha svolto il servizio di pioniere ausiliario in maggio o in settembre, o in entrambi i mesi”. Ha spiegato che gli anziani avevano convenuto tra loro di prendere la direttiva in questa attività. Quindi si erano rivolti ad altri nella congregazione, dicendo: “In maggio gli anziani saranno pionieri ausiliari. Ti piacerebbe provare anche tu insieme a noi?” Alcuni proclamatori sono stati così felici che gli anziani li ritenessero capaci di svolgere questo servizio che hanno accettato con entusiasmo. Questo sforzo comune ha avuto molto successo e ha giovato molto all’intera congregazione. Tutti sono stati rafforzati e incoraggiati dal gioioso spirito dei pionieri. — Sal. 110:3.

PRESERVARE L’UNITÀ NONOSTANTE LA DIVERSITÀ

Una notevole caratteristica dell’organizzazione del popolo di Geova in Svizzera è la diversità della lingua e dell’ambiente culturale. Quello di preservare l’unità e avanzare insieme è infatti uno dei principali obiettivi perseguiti dal Comitato della Filiale.

La formazione di congregazioni di lingua straniera richiede molto lavoro. Per curarle si deve tenere la corrispondenza con le congregazioni e i sorveglianti di circoscrizione, bisogna analizzare rapporti, coordinare e organizzare assemblee, preparare circolari, provvedere istruzioni per il servizio di campo e pubblicazioni, e tutto in quattro lingue: tedesco, francese, italiano e spagnolo. Dato che non tutti i fratelli della filiale parlano queste lingue, ci vuole molto lavoro di traduzione.

Nel campo la crescente popolazione straniera costituiva una sfida per i proclamatori. Avrebbero evitato quelle porte con la scusa che era impossibile comunicare con quella gente? Oppure avrebbero almeno cercato di sapere di dove erano e procurato una pubblicazione nella loro lingua? Alcuni proclamatori svegli hanno fatto molto di più: hanno imparato una nuova lingua per aiutare questa gente. — 1 Tim. 2:4.

Infatti, oltre ai gruppi linguistici già menzionati, ci sono anche iugoslavi, portoghesi, greci e turchi, nonché profughi tamil e vietnamiti, a cui viene data testimonianza, e alcuni mostrano sincero interesse o si sono già schierati dalla parte di Geova. Sì, con gente di tanti paesi che vive entro i confini della Svizzera, abbiamo la possibilità di svolgere opera missionaria proprio in casa nostra!

ANCHE LA FAMIGLIA BETEL RIFLETTE QUESTA DIVERSITÀ

La nostra famiglia Betel ha circa 65 membri. Dato che la filiale della Svizzera è una delle più vecchie, quelli che fanno parte del personale sin dai primi tempi sono stati come colonne. I visitatori spesso sono colpiti dal numero relativamente alto di lavoratori anziani. Vorremmo presentarvi i 12 fratelli e sorelle che hanno passato i 65 anni d’età. (Vedi foto sopra). Complessivamente hanno prestato servizio alla Betel per 552 anni, cioè una media di 46 anni ciascuno.

Tutti lavorano ancora con ardore. Per fare qualche esempio, Lydia Wiedenmann, 87 anni, prepara i tavoli ogni giorno; Jules Feller, 86, risponde al telefono e accoglie i visitatori; Arnold Rohrer, 86, ripara le nostre numerose biciclette; Paul Obrist, 81, lavora nell’ufficio; Willi Diehl, 75, è il coordinatore del Comitato di Filiale.

Mancano nella foto due cari fratelli che recentemente hanno terminato il loro corso terreno: David Wiedenmann, a 82 anni, che fino all’ultimo respiro ha lavorato come membro del Comitato di Filiale e ci ha lasciato un esempio di semplicità e bonarietà; e Gottfried Feuz, a 88 anni, dopo 63 anni di servizio continuo. Negli ultimi anni era un coscienzioso collaboratore del reparto abbonamenti e sarà a lungo ricordato per la sua benignità.

Di questi fratelli e sorelle si può davvero dire: “I capelli grigi sono una corona di bellezza quando si trovano nella via della giustizia”. (Prov. 16:31) La lunga esperienza li rende preziosi ai più giovani della famiglia. La differenza di età non ostacola certo l’unità, né è di ostacolo la lingua diversa. Qui alla Betel abbiamo rappresentanti di tre delle lingue ufficiali. Questo è ben evidente durante la considerazione della scrittura del giorno e allo studio familiare della Torre di Guardia quando si sentono commenti in tre lingue.

SVILUPPI ALLA BETEL

Come si rendono conto quasi tutti i testimoni di Geova che vivono in questo XX secolo, negli ultimi anni c’è stato un enorme progresso tecnico. Senza dubbio Geova ha fatto sì che questa attrezzatura moderna potesse essere usata per compiere la predicazione di “questa buona notizia del regno . . . in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”, e questo entro una sola generazione. — Matt. 24:14, 34.

In considerazione di ciò, è chiaro perché la Società faccia il miglior uso possibile della computerizzazione. Dal luglio 1983 la filiale svizzera è dotata del MEPS (Sistema multilingue per la fotocomposizione elettronica), e continuiamo a imparare come rendere più efficiente il nostro lavoro con l’aiuto di questo versatile sistema. In particolare la grande quantità di lavoro del nostro reparto abbonamenti è diventata un’attività relativamente semplice grazie ad alcuni personal computer. Anche nel reparto spedizioni il computer ha semplificato il lavoro.

D’altra parte molto del lavoro di stampa che facevamo per altre filiali è stato trasferito man mano che queste sono state dotate di nuovi edifici e rotative offset. Alcuni vantaggi di questa decentralizzazione sono risparmio di tempo e di spese di spedizione. Attualmente la quantità di riviste di ogni edizione che stampiamo è notevolmente ridotta, comunque stampiamo ancora 12 riviste diverse in sei lingue.

In seguito a questi sviluppi, parecchi del personale della nostra filiale hanno potuto dedicarsi a tempo pieno all’attività di predicazione, e ci rallegriamo di ricevere il rapporto del loro ottimo lavoro. È evidente che Geova benedice coloro che sono pronti a servire in qualunque campo e si prende cura di loro con amore paterno.

ASSEMBLEE DI DISTRETTO DI CARATTERE INTERNAZIONALE

Quando la Società annunciò che i congressi del 1985 avrebbero avuto una caratteristica speciale, eravamo ansiosi di sapere cosa si intendeva fare. Ci siamo messi subito all’opera per organizzare le nostre assemblee di distretto “Manteniamo l’integrità!” in tedesco e in francese, alle quali avrebbero assistito delegati stranieri.

Poiché il gruppo di lingua inglese sarebbe stato particolarmente numeroso, si è disposto di tenere il programma in inglese tutti e quattro i giorni, contemporaneamente al congresso in tedesco che si sarebbe svolto a Zurigo dal 1° al 4 agosto. Fratelli degli Stati Uniti, del Canada e della Gran Bretagna, e anche alcuni che parlano inglese e abitano in Svizzera, sono stati lieti di preparare le varie parti. Questo ci ha permesso di presentare tutte le parti tranne i drammi, ai quali i visitatori hanno potuto assistere nella sezione tedesca. Al congresso francese di Ginevra, il programma inglese non era così esteso. Ma ad entrambi i congressi i fratelli locali sono stati felici di ascoltare gli entusiastici rapporti dei delegati di vari paesi.

Prima e dopo il programma, specie nel locale della mensa, i fratelli svizzeri e quelli stranieri hanno avuto l’opportunità di stare insieme e conversare. Era incoraggiante vedere molti che si sforzavano di superare la barriera linguistica spolverando l’inglese o il tedesco imparato a scuola. Si capivano, se non a parole, almeno a gesti, con un abbraccio o con l’espressione degli occhi. Era una dimostrazione di vera fratellanza che solo il frutto dello spirito di Dio, l’amore, può produrre, “poiché è un perfetto vincolo d’unione”. — Col. 3:14.

Molti dei quasi 1.800 delegati stranieri hanno accompagnato i proclamatori svizzeri nell’opera di testimonianza, mostrando così di interessarsi all’attività dei loro fratelli svizzeri. Quasi tutti hanno incluso nel loro tour una visita alla nostra casa Betel e stamperia, e questo è stato incoraggiante per noi.

Dai fratelli presenti al congresso di Ginevra abbiamo ricevuto un commovente messaggio di commiato che dice in parte: “Non vogliamo lasciarvi senza menzionare che le cose che ricorderemo di più non sono l’altezza dei vostri monti o la profondità dei vostri laghi, ma il grande amore che avete per il nostro grande Creatore e la fedeltà che mostrate sforzandovi di osservare i giusti princìpi del nostro Padre. Siamo stati incoraggiati dalla vostra determinazione di mantenere l’integrità.

“Abbiamo apprezzato moltissimo i vostri sforzi di conversare con noi nonostante la barriera linguistica.

“Non dimenticheremo mai i vostri volti amichevoli e sorridenti che ci hanno fatto sentire a casa nostra e benvenuti. Sì, ‘come è buono e come è piacevole che i fratelli dimorino insieme in unità!’ E come siamo grati di appartenere alla nostra famiglia universale di fratelli!” — Sal. 133:1.

Le assemblee di distretto del 1985, a cui hanno assistito 20.601 persone, ci hanno lasciato molti felici ricordi. Ci siamo sentiti tutti incoraggiati a continuare, a spalla a spalla con i nostri fratelli di tutto il mondo, a essere leali a Geova e a Gesù Cristo, e attendere altre meravigliose opportunità di stare insieme ai nostri fratelli.

DECISI A PERSEVERARE

Abbiamo esaminato insieme circa 95 anni della storia teocratica della Svizzera, dalla prima visita del fratello Russell nel 1891 fino ai nostri giorni. Da un esiguo ruscello, le crescenti acque di verità hanno raggiunto ogni vallata e ogni chalet isolato sui monti. Quando visitiamo le famiglie nelle città, spesso ci riconoscono come testimoni di Geova prima ancora che iniziamo a parlare. Così il messaggio del Regno è stato portato e la gente ha udito. Tuttavia la maggioranza si sente sicura ed è soddisfatta del proprio tenore di vita e poco le importa di quello che ritiene impossibile: la pace durevole sulla terra sotto il Regno di Dio.

Comunque gli sforzi dei servitori di Geova non sono stati vani. Anche se molti che hanno servito Geova per un po’ sono tornati nel mondo, siamo felici di aver raggiunto nel maggio 1986 un massimo di 13.659 leali proclamatori del Regno (inclusi 42 nel Liechtenstein). I presenti alla Commemorazione nel 1986 sono stati 25.698 (inclusi 82 nel Liechtenstein): una promessa di ulteriore aumento finché dura la pazienza di Geova. È interessante che moltissimi — forse la metà — dei proclamatori sono venuti in Svizzera dall’estero per migliorare la propria situazione economica e inaspettatamente hanno trovato ricchezza spirituale. Molti proclamatori sono tornati al loro paese e hanno aiutato a promuovere l’opera del Regno nel loro luogo d’origine. Così la divulgazione della buona notizia del Regno in quei paesi è stata incentivata, e i proclamatori svizzeri si rallegrano del privilegio di avervi contribuito.

In Isaia 56:6 si parla degli stessi componenti della “grande folla” come di “stranieri che si sono uniti a Geova per servirlo e per amare il nome di Geova, per divenire suoi servitori”. Migliaia di loro in Svizzera sono decisi a perseverare nel servizio di Geova, insieme ai 73 dell’unto rimanente ancora presenti qui e nel Liechtenstein, e annunciano unitamente la speranza del Regno a tutti coloro che sono disposti ad ascoltare.

[Cartina a pagina 266]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

SVIZZERA E LIECHTENSTEIN

FRANCIA

REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA

SVIZZERA

Berna

Sciaffusa

Basilea

Reno

Lago di Costanza

Brugg

Zurigo

San Gallo

Thalwil

Aare

Les Convers

Zug

Buchs

Neuchâtel

Lucerna

Bad Ragaz

Payerne

Steffisburg

Yverdon

Friburgo

Thun

Prilly

Losanna

Lago di Ginevra

Gstaad

Aigle

Rodano

Ginevra

Bellinzona

Lugano

LIECHTENSTEIN

Schaan

Vaduz

AUSTRIA

ITALIA

LINGUE

Tedesco

Francese

Italiano

Romancio

[Immagine a pagina 272]

Adolf Weber, tornato al suo paese nel 1900 per portarvi il messaggio del Regno

[Immagine a pagina 279]

La “campana di pace” issata su un carro trainato da cavalli usata dai fratelli a Zurigo per fare pubblicità alla rivista “L’Età d’Oro”

[Immagine a pagina 281]

Filiale e tipografia svizzera dal 1925 al 1970

[Immagine a pagina 282]

Martin C. Harbeck (in piedi con la moglie) e J. F. Rutherford

[Immagine a pagina 290]

Heinrich Dwenger, in servizio alla Betel dal 1910 al 1983, nel reparto abbonamenti di Thun

[Immagine a pagina 295]

Copertina del numero speciale dell’“Età d’Oro” che conteneva tutti i particolari del memorabile congresso di Lucerna

[Immagine a pagina 303]

Franz Zürcher, sorvegliante di filiale dal 1940 al 1953

[Immagine a pagina 305]

Jules Feller, che iniziò il servizio alla Betel nel 1924, è ancora attivo all’età di 86 anni

[Immagine a pagina 321]

Willi Diehl, coordinatore del Comitato della Filiale, con la moglie Marthe

[Immagine a pagina 330]

Il caratteristico castello del Liechtenstein

[Immagine a pagina 343]

Casa Betel, ufficio e tipografia a Thun

[Immagine a pagina 346]

Dodici veterani della famiglia Betel, aventi in media 46 anni di servizio continuo a testa (Da sinistra a destra: Lydia Wiedenmann, Marthe Diehl, Jules Feller, Willi Diehl, Paul Bigler, Martha Bigler, Paul Obrist, Ernst Zedi, Hans Russenberger, Arnold Rohrer, Johannes Förster, Josefine Förster)