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Svezia

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Rapporto dell’Annuario 1991

DI fra le tenebre che avvolgevano l’Europa nel Medioevo emersero improvvisamente dal nord i vichinghi, una popolazione di stirpe germanica. Questi uomini dall’aspetto fiero provenienti dalla Scandinavia erano maestri nell’arte del combattimento navale ed erano costruttori di grandi e agili navi con le quali estesero il loro dominio verso sud, est e ovest. I vichinghi norvegesi e danesi mossero in direzione delle coste della Britannia, dell’Irlanda e dell’Europa continentale, mentre i vichinghi provenienti dalla Svezia volsero le loro prue a est spingendosi dal Mar Baltico, attraverso fiumi e laghi, alle sterminate foreste di betulle e alle steppe della Russia. A partire dalla fine dell’VIII secolo, e per circa 250 anni, le navi vichinghe dominarono i mari del Nord, in cerca di commercio e di preda.

Di nuovo, alla fine del XIX secolo, gli svedesi partivano per altri lidi, ma questa volta la loro conquista aveva fini pacifici. Avevano sofferto a causa di cattivi raccolti, disoccupazione e perfino fame. In cerca di una vita migliore, un milione e più di svedesi lasciarono il proprio paese tra il 1865 e il 1914. La maggior parte si stabilirono nell’America Settentrionale, dove trovarono prosperità materiale. Alcuni d’essi scoprirono però qualcosa di valore assai maggiore — una ricca vita spirituale basata su una fede viva — di cui avrebbero presto reso partecipi amici e parenti lasciati in Svezia. Come avvenne che questo tesoro spirituale toccò infine la costa svedese?

“Duecento svedesi l’hanno accolta”

Verso il 1882 un predicatore laico svedese residente negli Stati Uniti, Charles Seagrin, lesse alcune pubblicazioni di Charles Taze Russell, fra cui Cibo per i cristiani riflessivi. Convinto che questa era la verità, ne parlò con fervore agli immigrati svedesi. Dopo aver predicato per sei mesi, scrisse queste parole al fratello Russell, il primo presidente della Watch Tower Society: “Da quando predico questa verità, circa duecento svedesi l’hanno accolta, e questi ora se ne rallegrano e ne parlano ad altri. . . . Molti nostri connazionali [svedesi] sembrano disposti ad ascoltare . . . Se potessimo avere Cibo anche in svedese, sarebbe di grande beneficio con la benedizione del Signore”.

In seguito a questa lettera il fratello Russell ricordò ai lettori della rivista Torre di Guardia di Sion (giugno 1883, inglese) che era già stato istituito uno speciale “Fondo trattati svedesi” per la stampa di pubblicazioni in svedese. Riferì comunque che allora il fondo conteneva solo 30 dollari. Fiducioso, aggiunse: “Il nostro Signore è ricco: a lui appartengono le bestie su mille monti, come pure i monti stessi, e tutto l’oro e l’argento è Suo. Se egli ritiene necessaria quest’opera, provvederà ciò che occorre”.

E “il nostro Signore” lo provvide! Solo quattro mesi più tardi La Torre di Guardia di Sion annunciò: “Il Fondo trattati svedesi è cresciuto così da giustificare la pubblicazione di un esemplare di saggio della TORRE in lingua svedese, da usare come trattato qui e in Svezia, fra i cristiani svedesi e norvegesi”. Dieci anni dopo fu pubblicato in svedese il primo volume della serie Aurora del Millennio, poi chiamata Studi sulle Scritture.

Furono così poste le basi per portare i semi della verità del Regno a questo che è il più vasto dei paesi scandinavi. Ma che dire dei suoi abitanti, delle loro caratteristiche, delle loro usanze e della loro terra? La “messe” sarebbe stata abbondante qui? — Matt. 9:37, 38.

Ammantata di foreste

Il paesaggio svedese è stupendo, e vi predominano l’azzurro e il verde. Com’è possibile, dal momento che la Svezia è situata ai confini più settentrionali d’Europa, a cavallo del Circolo Polare Artico? Ricca di montagne maestose, fertili pianure, foreste di conifere, spiagge sabbiose e begli arcipelaghi, la Svezia gode di un clima piacevole su cui influisce l’azione mitigatrice della Corrente del Golfo.

Una tradizione peculiare di questo paese, una specie di “diritto di tutti”, autorizza chiunque a fare liberamente passeggiate attraverso le foreste e i campi, raccogliere bacche e funghi, nuotare oppure ormeggiare una barca senza dover chiedere alcun permesso. Dato che la Svezia è il quarto paese d’Europa per superficie, con una lunghezza di quasi 1.600 chilometri da nord a sud e una larghezza di circa 500 chilometri dal Mar Baltico a est alla Norvegia e al Mare del Nord a ovest, i suoi quasi 8,6 milioni di abitanti dispongono di spazio a volontà. Infatti si calcola che vi sono in media per persona circa 5 ettari di territorio, dei quali quasi 3 sono terreni boschivi, ricchi di betulle, abeti rossi e pini, con una media di circa 7.500 alberi per ogni abitante. Riuscite a immaginare il tonificante profumo di quelle rigogliose conifere?

Un regno eterogeneo

La Svezia, una delle monarchie più antiche del mondo, ha tradizioni democratiche molto stabili, con un sistema parlamentare pluripartitico. Quasi il 95 per cento degli svedesi appartiene alla Chiesa di Stato Luterana, anche se solo una piccola minoranza frequenta la chiesa regolarmente. Negli ultimi decenni, comunque, dato l’afflusso di centinaia di migliaia di immigrati la Svezia si è trasformata in una società religiosamente e culturalmente eterogenea. Lo svedese alto, dai capelli biondi o castani e dagli occhi azzurri, non è più l’unico rappresentante tipico della nazione.

Ai residenti svedesi è garantita un’assistenza sociale che li accompagna dalla culla alla tomba. Ricevono assegni per l’infanzia, istruzione gratuita, concessioni di alloggi, indennità di malattia, assistenza medica praticamente gratuita e pensioni di anzianità e invalidità, per menzionare alcuni dei tanti servizi a carico dello Stato. Nonostante qui fabbriche e macchine della rivoluzione industriale siano arrivate in ritardo, oggi la Svezia è annoverata fra le nazioni più industrializzate del mondo. Inoltre in sostanza il caratteristico spirito nordico pare sia quello d’essere intimamente convinti che se una cosa va fatta, va fatta bene. Or dunque, in mezzo a queste condizioni di vita apparentemente favorevoli, avrebbe il seme del Regno messo radice e dato frutto?

I primi semi di verità raggiungono la Svezia

Un centinaio d’anni fa gli emigrati svedesi che avevano accettato con entusiasmo la verità negli Stati Uniti cominciarono a inviare pubblicazioni a parenti e amici in Svezia. Alcuni di questi semi di verità raggiunsero una piccola casa di campagna sull’isoletta di Sturkö, al largo della costa meridionale della Svezia. Lì germogliarono rapidamente nel cuore di un giovane.

Una sera del 1898 un capitano dell’Esercito della Salvezza, un venticinquenne energico e ben piazzato di nome August Lundborg, andò a trovare Petter Larsson e la sua famiglia a Sturkö. Rimasto per un po’ solo nella loro casa, gli occhi gli caddero su due libri: i primi due volumi dell’Aurora del Millennio, di C. T. Russell. Sfogliandoli trovò una spiegazione del sacrificio di riscatto di Cristo che gli procurò gioia e stupore insieme. Chiese i libri in prestito, li divorò e cominciò subito a servirsene per insegnare alle sue adunanze.

Lundborg, un uomo d’azione, scrisse al fratello Russell una lettera, datata 21 dicembre 1898: “Caro sig. Russell, il sottoscritto, ex capitano dell’Esercito della Salvezza, ha di recente, grazie alla luce che Dio gli ha mandato attraverso la sua opera, L’AURORA DEL M., abbandonato la suddetta organizzazione”. Dopo essersi dichiarato riconoscente per la verità che aveva trovato, Lundborg concludeva dicendo: “Se questo è conforme ai suoi desideri, sarò felicissimo di intraprendere l’opera di colportore qui in Svezia”. Senza esitare il fratello Russell inviò a Lundborg 55 serie dei primi tre volumi dell’Aurora del Millennio, esortandolo a mandarne delle copie ai suoi ex colleghi dell’“Esercito”.

Come fu deluso Lundborg quando il pacco arrivò! I libri non erano sufficienti! In men che non si dica li aveva distribuiti tutti ai suoi colleghi e ad altri. Si affrettò a scrivere a Russell per averne altri, ma l’attesa fu lunga e sembrava non arrivassero mai. Pur senza pubblicazioni, nel maggio 1899 iniziò imperterrito a Stoccolma la sua attività di colportore, predicando a tempo pieno di casa in casa. Nel suo zelo, prendeva ordinazioni di libri che avrebbe consegnato in seguito. In tal modo la semina del seme del Regno proseguì.

Prende forma la prima congregazione

Il fratello Russell inviò a Lundborg anche l’indirizzo di un certo S. Winter, che abitava in Danimarca e aveva cominciato a seminare i semi della verità in quel paese come pure nell’estremo sud della Svezia. Immediatamente Lundborg lo invitò a venire a Stoccolma e organizzò un’adunanza biblica, la primissima in Svezia. Alcuni interessati si accalcarono nell’angusta cucina di una famiglia alla quale Lundborg aveva dato alcune pubblicazioni. L’atmosfera era carica di emozione mentre queste persone spiritualmente affamate divoravano le parole di verità.

Verso la fine del 1899 questo energico gruppetto cominciò a radunarsi regolarmente ogni domenica. Per due corone (meno di 500 lire) a sera fu affittata una piccola falegnameria in Apelbergsgatan. Il giovedì 12 aprile 1900 otto persone si radunarono in una stanza presa in affitto in Grev Magnigatan per celebrare la prima Commemorazione della Svezia. Pregarono perché lo spirito di Dio affrettasse la crescita.

Alcuni mesi dopo presero in affitto un locale più grande, un appartamento in Trångsund 8. Lì, dal 20 al 27 giugno 1901, tennero la loro prima assemblea “in casa”. Vi assisterono anche alcuni Studenti Biblici della Danimarca. Volendo tastare l’interesse fuori Stoccolma, gli svedesi organizzarono un’adunanza nella città universitaria di Uppsala, a nord di Stoccolma. Rimasero stupefatti allorché vi assisterono 150 interessati.

A questo punto la verità iniziò a diffondersi oltre. Una stanzetta presa in affitto a Stoccolma in Kungsgatan 20 fungeva da ufficio e da deposito della letteratura. Lundborg continuò strenuamente a ‘seminare’ in ogni direzione, viaggiando a piedi, in carrozza, in treno e per nave. (Matt. 13:3-23) Nel 1902 riferì di aver percorso quasi tutte le città e i paesi della Svezia centrale e meridionale.

Germogliano altri semi

Altri semi di verità, man mano che raggiungevano varie parti del paese, germogliavano nel cuore di tante persone energiche, le quali senza indugio partecipavano all’opera. Un giorno del 1902, nella città di Malmö, un giovane di nome P. J. Johansson stava passeggiando in un parco, quando si fermò davanti a una panchina. Lì sopra notò un volantino dal titolo Lo sapete? Lo lesse, comprese che questa era la verità e, senza por tempo in mezzo, intraprese il servizio di colportore.

A Segmon, nella parte centro-occidentale della Svezia, viveva Axel Gustaf Rud, un fabbro ferraio che da 35 anni era affiliato alla Chiesa Libera ed era un noto predicatore. Ricevette per posta, da parenti che vivevano nel Nordamerica, una copia dell’Aurora del Millennio. Volevano solo conoscere la sua opinione in merito. Egli si convinse a tal punto che questa era la verità, che nel suo luogo di culto dichiarò: “Finora non ho detto che menzogne. Adesso dirò la verità”.

Quando lui e una trentina di altri fedeli lasciarono la chiesa, un giornale locale riferì che essa rimpiangeva la perdita di “questo impareggiabile predicatore”. Un suo ex compagno di fede espresse questa lamentela: “In che cosa possiamo credere ora che Rud ci ha privati dell’inferno?” In breve si formò una congregazione di Studenti Biblici nella vicina cittadina di Grums.

La “Torre di Guardia” anzitempo in svedese

Proseguendo l’opera nel 1902, il fratello Lundborg chiese al fratello Russell di far stampare una rivista in svedese. Il fratello Russell rispose: “Sono ancora fermamente convinto che l’opera di colportore, insieme alla diffusione di volantini, è molto più importante della pubblicazione di qualsiasi rivista in qualsiasi lingua, perciò ti esorto a impiegare il tuo tempo conformemente”.

Tuttavia Lundborg, tenace com’era, procedette con i suoi piani. Per la fine di quell’anno aveva stampato e distribuito il primo numero di un periodico mensile, I Morgonväkten (Nella Veglia del Mattino). Conteneva brani tratti dalla Torre di Guardia di Sion, sermoni del pastore Russell, poesie e lettere dei lettori. Quando nel maggio 1903 visitò Stoccolma durante un suo giro in Europa, il fratello Russell decise che la rivista doveva chiamarsi La Torre di Guardia di Sion e che C. T. Russell doveva esserne il direttore. Ciò fu fatto nel gennaio 1904.

La prima vera assemblea

Il 3 e 4 maggio 1903 si tenne la prima vera assemblea, in occasione della visita del fratello Russell a Stoccolma. Egli pronunciò diversi discorsi stimolanti, che furono tradotti da un ex ministro della Chiesa di Stato svedese. I presenti furono circa 250, metà dei quali erano “estranei”, nuovi interessati.

I fratelli e le sorelle erano molto affezionati al fratello Russell. Attraverso i suoi scritti avevano assimilato la sua fede e i suoi pensieri, e ora provavano l’emozione di vederlo e udire il suo messaggio. Un fratello scrisse: “Fummo sorpresi nel vedere la sua figura imponente e l’espressione giovanile e felice del suo viso, nonostante gli anni avessero già inargentato la sua chioma scura. Dai suoi occhi miti eppure seri trasparivano benignità e amore. Il suo linguaggio era vivo e avvincente, ma scevro di qualsiasi ampollosità. Egli ci conquistò dal primo istante”.

Estasiata, Matilda Lindros, la prima colportrice della Svezia, scrisse alla filiale: “Ora quei giorni mi sembrano un bel sogno, ma prego Dio che mi aiuti non solo a ricordarli, ma anche a mettere prontamente in pratica le cose imparate, . . . e che il Signore aiuti i suoi servitori volenterosi e ubbidienti a rimanere tali sino alla fine!” Essa rimase fedele servendo Geova finché morì, nel 1945, all’età di 91 anni.

In seguito il fratello Russell, spiegando in breve quanto fosse soddisfatto di quel viaggio, scrisse: “Non dimenticherò mai la mia visita in Scandinavia e pregherò sempre il Signore che benedica la sua opera in quei paesi”.

Servizio a tempo pieno: spina dorsale dell’opera

La fede e lo spirito intraprendente del fratello Russell spinsero alcuni di quelli che erano stati i primi ad accettare la verità a impegnarsi con entusiasmo nell’opera di predicazione a tempo pieno. Da allora il ministero a tempo pieno è stato la spina dorsale dell’opera del Regno in Svezia.

Quei primi colportori iniziarono la loro opera in maniera risoluta, senza alcuno speciale addestramento, spesso senza avere fissa dimora, sostenendosi solo con un lavoro part-time e non disponendo che dei propri piedi come mezzo di trasporto. Si rendevano conto della portata e dell’urgenza della loro opera, e pareva corressero — anziché andare — di casa in casa, percorrendo rapidamente vaste zone. Lundborg riferiva al fratello Russell:

“Cerco sempre di essere il più pratico possibile seguendo lo stesso metodo che, come posso capire dalla tua lettera, seguite voi in America, cioè quello di far visita in tutte le case in ogni luogo. Vado di porta in porta, isolato per isolato (dalla mattina presto fino alla sera tardi), e quando ho finito passo alla città successiva. Se però un posto non è più esteso di quello che sto visitando ora (Mariefred, con circa 1.100 abitanti), non ci vogliono molte ore”.

Quando la distanza da percorrere era eccessiva, i colportori usavano i mezzi di trasporto, di solito a buon mercato e lenti. Ma il tempo veniva usato saggiamente, come spiega lo stesso rapporto: “Per viaggiare spendo poco. Ho un fisico forte che può sopportare di tanto in tanto qualche strapazzo. Quando è possibile viaggio per via d’acqua, a volte su navi da carico. Talvolta mi pago la sistemazione più economica su un piroscafo da passeggeri (dove l’unico posto letto — di notte e di giorno — è il ponte di passeggio). Anche lì bado di utilizzare bene il tempo parlando con le persone e studiando la Bibbia”.

Iniziano le visite dei sorveglianti viaggianti

Occorrevano visite regolari da parte di sorveglianti viaggianti per incoraggiare e aiutare le nuove congregazioni a organizzarsi meglio. Perciò nel 1905 furono organizzate visite di uomini maturi chiamati fratelli pellegrini. Charles Edberg, che aveva appreso la verità negli Stati Uniti ed era arrivato nel 1904 a bordo di un piroscafo, fu il primo fratello pellegrino e concorse in maniera straordinaria a organizzare l’iniziale opera del Regno nel paese.

Fu annunciato nella Torre di Guardia che le congregazioni avrebbero dovuto scrivere alla Società e richiedere queste visite. Le congregazioni dovevano fissare le adunanze che il fratello in visita avrebbe tenuto e disporre di alloggiarlo. Si consigliava loro di non fare nessun altro preparativo particolare per lui, poiché, come diceva La Torre di Guardia, “egli non viene per essere servito, ma per servire”.

Ogni visita del fratello Edberg durava almeno due giorni. Incoraggiato dai suoi discorsi, un ascoltatore disse dopo una visita: “Ho imparato da questi discorsi più di quanto non abbia imparato negli scorsi 20 anni”. Un altro disse: “È incredibile quante informazioni la Bibbia contiene che non avevamo né sentito né visto”. Il fratello Edberg non immaginava neppure che, oltre 85 anni dopo, sorveglianti di circoscrizione e di distretto avrebbero ancora fatto queste visite alle congregazioni.

La filiale si trasferisce più volte

Nei suoi primissimi anni la piccola filiale svedese — il cui arredamento consisteva più che altro di scatoloni di letteratura e del letto del fratello Lundborg — fu trasferita da un posto all’altro nel centro di Stoccolma. Nel 1905 fu trasferita da una stanzetta interna in Kungsgatan 20 a un appartamento in Adolf Fredriks Kyrkogata 7, del quale furono prese in affitto solo tre stanze, una per le adunanze, una per l’ufficio e un’altra per gli scatoloni e il letto di Lundborg. Prima della fine dell’anno, comunque, il padrone dell’appartamento rivolle indietro le sue stanze e la filiale fu trasferita in Rådmansgatan 39 B.

Poiché l’opera progrediva, specie nelle due città principali — Stoccolma sulla costa orientale e Göteborg su quella occidentale — Lundborg ritenne fosse meglio operare da un luogo a metà strada fra le due città. Perciò, nel 1907, la filiale fu trasferita a Örebro, circa 200 chilometri a ovest di Stoccolma, dove rimase per quasi 20 anni.

Russell si interessa della Svezia

Le numerose lettere indirizzate dal fratello Russell al fratello Lundborg riflettevano il suo profondo interesse per l’opera del Regno in Svezia. Sempre calorose e incoraggianti, esse contenevano istruzioni chiare e ben precise. Una volta scrisse: “Ricevi i miei più affettuosi saluti, anche se a volte ritengo necessario criticare qualcosa”.

Nel 1909, quando Russell visitò la Svezia per la seconda volta, si radunarono circa 300 persone per un’assemblea a Örebro. Egli tornò appena due anni dopo e nella sala più grande di Stoccolma parlò sul tema “Il giudizio del grande trono bianco”. Ormai era famoso in Svezia. Ci fu un tutto esaurito, e circa 1.500 persone deluse non poterono neppure entrare nella sala. In tutta la città non si parlava d’altro. Quando lui e il suo gruppo salirono sul treno che li avrebbe portati a Copenaghen, il capotreno rimase così affascinato dalla sua figura imponente che se ne stette lì, a bocca aperta e con gli occhi spalancati, e dimenticò di dare il segnale di partenza in orario. Alcuni chiedevano: “Chi è quel personaggio regale?”

Fu nel 1912 che il fratello Russell fece la sua ultima visita in Svezia, come parte di un giro intorno al mondo. Il discorso pubblico che pronunciò al Circus, nel parco di Djurgården, si intitolava “Oltre la tomba”. Una sorella di Karlstad, ricordando con quanto entusiasmo il pubblico accolse la sua visita in quella città, disse: “La sala affittata per l’adunanza era così gremita che si temeva che il pavimento avrebbe ceduto”.

Il fratello Russell continuò a manifestare interesse per la Svezia inviandovi fratelli dalla sede centrale, tra cui J. F. Rutherford, che in seguito divenne presidente della Watch Tower Society. Nel 1913 il fratello Rutherford visitò 15 grandi città della Svezia e della Norvegia in sole tre settimane. Il suo modo di fare energico, la sua conoscenza della Bibbia e i suoi discorsi dinamici spronarono i fratelli. Il tema del suo discorso pubblico era: “Dove sono i morti?” Un fratello ricordava ciò che accadde a Göteborg durante un’adunanza: “Nel corso del suo discorso il fratello Rutherford disse: ‘Offro 1.000 dollari a chiunque nell’uditorio sia in grado di dimostrare che l’uomo ha un’anima immortale’. Nessuno raccolse la sfida”.

Quando la notizia della morte del fratello Russell, avvenuta il 31 ottobre 1916, giunse in Svezia, fu evidente quanto egli fosse famoso. Diversi quotidiani lo onorarono con annunci dal tono cordiale. Alcuni pubblicarono perfino un suo sermone. Non c’è dubbio che l’interesse del fratello Russell per la Svezia servì di sprone a continuare con decisione l’opera del Regno.

La prima guerra mondiale non coglie di sorpresa

Lo scoppio della prima guerra mondiale non colse di sorpresa gli Studenti Biblici in Svezia. Anni prima avevano letto nelle pubblicazioni Watch Tower che la cronologia biblica additava l’anno 1914 come il tempo in cui c’era da aspettarsi l’“anarchia mondiale”. All’inizio del 1914 l’aspettativa era tale che alcuni cominciarono perfino a fare provviste di generi alimentari. Così quando arrivò la notizia della guerra, si rallegrarono che la loro salvezza fosse vicina.

Il fratello Arthur Gustavsson, che allora aveva 11 anni, narrava: “Ricordo benissimo la domenica 2 agosto 1914. Mio padre stava conducendo l’adunanza a Göteborg, quando fuori udimmo uno strillone gridare: ‘Conflagrazione mondiale!’ Nella sala i fratelli si guardarono l’un l’altro. Alcune delle cose che avevamo proclamato riguardo al 1914 cominciavano ad avverarsi”. In seguito il fratello Gustavsson compì l’opera di predicazione a tempo pieno per 56 anni e continuò a predicare sino alla fine della sua vita terrena nel 1987.

Anche se la Svezia non intervenne nella prima guerra mondiale, cibo e altri generi di prima necessità scarseggiavano. Le masse popolari erano in agitazione e organizzavano marce nelle zone rurali per saccheggiare i poderi. Geova Dio però mantenne spiritualmente ben nutrito il suo popolo in Svezia durante gli anni bellici, nonostante fosse molto difficile comunicare con la sede centrale a Brooklyn. La rivista Torre di Guardia fu pubblicata senza interruzione. Anche il settimo volume degli Studi sulle Scritture raggiunse la Svezia e fu tradotto e stampato durante la guerra.

Il Fotodramma, un altro strumento

Mentre infuriava la prima guerra mondiale, giunse in Svezia anche l’apparecchiatura per proiettare il Fotodramma della Creazione, una rappresentazione della durata di diverse ore che includeva diapositive e pellicole cinematografiche col sonoro sincronizzato. Dagli Stati Uniti venne una coppia svevo-americana, William e Bella Undén, per dimostrare il funzionamento dell’apparecchiatura. Lo zelo e l’entusiasmo dei fratelli per il Fotodramma sono rispecchiati dall’edizione svedese della Torre di Guardia del 15 ottobre 1914:

“Adesso dobbiamo raggiungere il più presto possibile tutte le principali città e comunità del nostro paese, . . . ora che vediamo i cieli scatenare la loro ira e l’umanità tremare di paura per la bufera che già scrolla il presente ordine di cose”.

La prima proiezione ebbe luogo il 25 settembre 1914 in un teatro di Örebro. La sala traboccava di gente e altri arrivavano a frotte ma non riuscivano a entrare. Le proiezioni continuarono le sere successive. La Torre di Guardia riferisce: “L’afflusso di pubblico aumentava sempre più, così che ogni volta diversi poliziotti in uniforme ebbero un bel daffare per aiutarci a respingere le folle”.

Nel 1915 un giornale riferiva questa notizia da Sundsvall: “Le guardie sono state bravissime, tanto che non c’è stata alcuna insubordinazione, ma si assisteva sempre a scene di silenziosa disperazione quando le porte venivano chiuse senza pietà. Le migliaia di persone che non erano riuscite a entrare si allontanavano con riluttanza mentre i più fedeli rimanevano per tutta la durata della proiezione per tenersi almeno nei pressi di quel fenomeno, di quel miracolo”.

Nei successivi tre anni il Fotodramma fu proiettato in centinaia di luoghi, 1.256 volte solo nel 1915. Fu un mezzo molto valido per aiutare le persone a conoscere i propositi di Geova e a vedere la Bibbia come un libro vivo. Parlando di Russell e dei suoi compagni di fede, il succitato giornale aggiungeva: “Lavorano, come ben si sa, per divulgare le Sacre Scritture e, mediante spiegazioni di diversi versetti biblici, presentare un’immagine intelligente di Dio”.

Da giovane Elin Andersson partecipò alla proiezione del Fotodramma. Ormai 90enne, gli occhi le si riempiono di lacrime quando ricorda: “Appartenevo al gruppo di 12 fratelli e sorelle che viaggiava per tutto il paese con l’apparecchiatura del Dramma. Il mio lavoro consisteva nell’assegnare i posti e nell’assistere gli spettatori. Era meraviglioso vedere arrivare tutte quelle persone e osservare come rimanevano colpite. Molti tornarono a vederlo più volte, facendo la fila per ore in attesa di un posto. Che tempi memorabili e felici!”

Durante quegli anni bellici la verità fu diffusa anche da giornali che ristampavano i sermoni del fratello Russell. Nell’insieme, da prima della guerra e fino al 1916, cinque diversi giornali misero a disposizione varie colonne o intere pagine. Alcuni giornali perfino pubblicarono regolarmente i sermoni nelle loro edizioni del sabato. Quella pubblicità faceva colpo in un’epoca in cui radio e televisione non erano ancora diventate oggetti domestici.

Le sorelle compiono molto lavoro

Verso quell’elettrizzante anno 1914 diversi proclamatori del Regno si sentirono spinti a cambiare radicalmente la propria vita. In un’epoca in cui si pensava che le ragazze dovessero sposarsi e allevare figli, diverse giovani sorelle intrapresero senza esitare il servizio a tempo pieno e continuarono a compierlo fino alla morte. La loro opera è stata riccamente benedetta, poiché ancora adesso alcuni Testimoni svedesi ugualmente zelanti sono in grado di riferirsi a loro come alle proprie madri, nonne e perfino bisnonne spirituali. — Gioe. 2:28.

Una giovane infermiera, Ebba Palm, desiderava tanto aiutare le persone spiritualmente malate che, quando andava a predicare, indossava la sua uniforme di infermiera. Quell’uniforme, che rappresentava un ordine molto stimato di infermiere, le Sorelle Sofia, le apriva le porte di numerose case signorili. Durante i suoi primi tre mesi di colportrice distribuì 1.085 libri e tantissimi opuscoli.

La sorella maggiore di Ebba, Ellen, lasciò il suo impiego in banca e iniziò l’opera di colportore. Il suo zelo era straordinario. Dopo sposata, lei e il marito armarono un vaporetto e con esso raggiunsero gli abitanti lungo i fiordi e le insenature del Mar Baltico.

Anna Wickbom era figlia di un capo di polizia. Aveva lavorato come governante alla corte dello zar di Russia e in seguito come insegnante privata in casa di un conte. Lasciò il suo lavoro ben retribuito per diventare colportrice in un territorio vicino casa sua. Sapendo chi era, i vicini la ricevevano in casa con rispetto. La sua buona conoscenza delle lingue le apriva molte porte.

Una volta si recò a una residenza lussuosa. La contessa che vi abitava mandò il maggiordomo alla porta per intimorire Anna. “Oggi la contessa conversa solo in francese”, disse con voce tonante. “Perfetto!”, ribatté Anna. Sentendo l’ottimo francese di Anna, la contessa, che il francese lo parlava male, fu talmente imbarazzata che supplicò: “Prego, parli in svedese!” Inutile dirlo, la contessa rimase così colpita che per molti anni accettò regolarmente le pubblicazioni quando veniva visitata dai Testimoni.

Un’altra giovane, Maja Lundquist, fece per tre anni lavoro volontario come inserviente del Fotodramma. Grata di questo privilegio, si sentì spronata a proseguire con zelo il ministero a tempo pieno per 53 anni, fino alla morte. La sua specialità era dare testimonianza su navi straniere. Per anni lungo i moli e sulle navi si vide spesso questa donna minuta ma vivace ed energica parlare del Regno di Dio con i capitani e i loro equipaggi e distribuire enormi quantità di pubblicazioni in varie lingue. “Il porto è il mio miglior territorio”, era solita dire.

La resistenza, la fede e la perseveranza di queste pioniere erano straordinarie. Johan H. Eneroth, defunto coordinatore del comitato della filiale, una volta scrisse: “È davvero commovente sapere che deboli e fragili donne percorrono a piedi chilometri e chilometri, talvolta attraverso boschi privi di strade, trasportando pesanti borse piene di libri, per trovare qualche piccolo villaggio isolato e portare il messaggio di speranza, conforto e allegrezza a coloro che vi abitano in condizioni molto difficili”.

La porta si sarebbe chiusa nel 1918?

Al principio del 1918 c’erano grandi aspettative tra i fratelli. Le profezie indicavano che allora sarebbe iniziata la “prima risurrezione” e la classe della sposa di Cristo sarebbe stata portata in cielo. (Riv. 20:5, 6) Avrebbe questo incluso tutti gli unti, anche gli ultimi che erano in vita sulla terra a quel tempo? La porta d’ingresso alla “festa nuziale”, di cui parla Matteo 25:10, si sarebbe presto chiusa? Interrogativi di questo genere circolavano tra i fratelli, dando luogo a discussioni molto profonde. Quell’anno alla Commemorazione, il 26 marzo, furono in 1.714 a prendere gli emblemi. Molti di essi pensavano di aver tenuto per l’ultima volta questa celebrazione. Anzi, sembrava che perfino l’opera fosse rallentata! Uno zelante fratello pellegrino, Ernst Lignell, scrisse alla filiale:

“Speriamo che questa sia stata l’ultima occasione del genere quaggiù e che la nostra prossima celebrazione sia quella di bere dal calice dell’allegrezza nel Regno. Comunque, si compia in ogni cosa la volontà del Padre nostro! Se fosse suo volere lasciarci restare ancora un poco in questa ‘valle dell’ombra di morte’, vorremo rimetterci alla sua decisione. Ma tutto lascia pensare che rimane pochissimo tempo”.

Lo Sposo però aveva in mente altri meravigliosi compiti da affidare agli ultimi unti ancora sulla terra. Nel 1919, alla grandiosa assemblea di Cedar Point (Ohio, USA), fu ricordato loro il privilegio che avevano di essere ambasciatori del Signore per annunciare la venuta del glorioso Regno di Dio. Quando l’eco di questa assemblea giunse in Svezia, i fratelli si rallegrarono e si adattarono presto all’incarico. L’opera riprese slancio.

Furono distribuite tonnellate di pubblicazioni. Gli opuscoli Milioni ora viventi non morranno mai e Dove sono i morti? venivano accettati con piacere. A volte i colportori avevano così urgente bisogno di queste pubblicazioni che telegrafavano alla filiale perché inviasse “500 Milioni” o “200 Morti”, messaggi che lasciavano perplessi molti telegrafisti.

Difficili prove negli anni ’20

Tutta questa vigorosa attività non sfuggì all’attenzione del grande nemico, Satana il Diavolo, che cercò di smorzare lo zelo dei fratelli nell’opera diffondendo sentimenti di delusione. Poi, verso il 1920 e fino al 1925, cercò di far leva sulle debolezze delle diverse personalità umane. August Lundborg, che per circa 20 anni aveva assolto responsabilità in seno alla filiale della Società, cominciò a perdere di vista la sua corretta posizione nei confronti dell’organizzazione di Dio. Ignorando il consiglio e le direttive dell’organizzazione, curava l’edizione della Torre di Guardia secondo la propria interpretazione. I fratelli erano confusi. L’opera rallentò. Con amore furono dedicati tempo e sforzi per aiutare quest’uomo che si era allontanato dalla retta via a rendersene conto e a pentirsi.

Piena di risorse, l’organizzazione di Dio passò a combattere le astuzie di Satana. Venuto a sapere dei problemi, il fratello Rutherford agì immediatamente e nel maggio 1921 inviò il fratello A. H. Macmillan per risolvere il caso. Ma il Diavolo non si arrese. Presto i problemi riaffiorarono, inducendo il fratello Rutherford a recarsi di persona in Svezia nel 1922. Si tenne un’assemblea a Örebro, nella speranza di incoraggiare i fratelli.

L’anno seguente, venuto a sapere di ulteriori difficoltà, il fratello Rutherford indirizzò a tutti i fratelli una lettera datata 23 maggio 1923, spronandoli a tenersi occupati nel servizio: “È giunto il tempo di agire in maniera compatta in tutta la Svezia. Con la presente esorto ciascun consacrato in Svezia a cooperare congiuntamente e in piena armonia nel proclamare la verità”.

Nel 1924 fu inviato in Svezia, a offrire aiuto, il fratello C. A. Wise, che allora era vicepresidente della Società. Il suo rapporto indusse il fratello Rutherford a includere la Svezia nel proprio viaggio in Europa nella primavera del 1925. In maggio si tenne a Örebro un’assemblea per la Svezia, la Norvegia, la Danimarca e la Finlandia, alla quale assisterono 500 persone.

Tempo di cambiamento

Il fratello Rutherford fece allora l’opportuno annuncio dell’apertura a Copenaghen (Danimarca) di un nuovo ufficio, l’Ufficio per l’Europa settentrionale, simile all’Ufficio per l’Europa centrale aperto in Svizzera alcuni anni prima. Questo nuovo ufficio avrebbe sorvegliato l’opera in Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia, nonché negli Stati baltici allora indipendenti di Estonia, Lettonia e Lituania. Avrebbe anche assunto la direzione legale della Torre di Guardia. Le filiali in Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia avrebbero continuato a operare come prima, ma sotto la diretta supervisione dell’Ufficio per l’Europa settentrionale, del quale fu incaricato William Dey, di Londra. Questo annuncio fu accolto con entusiasmo dalla quasi totalità dei 500 presenti.

Poco dopo l’assemblea il fratello Lundborg informò il fratello Rutherford che non desiderava più essere responsabile della filiale. Allora il fratello Rutherford scrisse: “Se il fratello Lundborg dà le dimissioni, lo fa di sua propria scelta, e in tal caso chiedo al fratello Dey di incaricare dell’ufficio il fratello Johan Henrik Eneroth. Come sapete egli è nato e cresciuto in Svezia, conosce la gente e le condizioni locali e, soprattutto, è interamente devoto al Signore”.

Nuova era nell’amministrazione della filiale

Il fratello Eneroth aveva conosciuto la verità mentre era al servizio dell’Armata Reale Svedese come tenente durante la prima guerra mondiale. Si trovava in servizio nella Svezia settentrionale, quando sua madre gli inviò il Volume IV degli Studi sulle Scritture, intitolato “La battaglia di Armaghedon”. “Quel libro mi fece comprendere che l’umanità andava incontro a una guerra molto più importante di quella in cui erano impegnate le nazioni mondane”, disse. Un giorno si fece coraggio e andò a trovare certi Studenti Biblici. “Immaginate l’espressione del viso di quell’uomo e di sua moglie quando aprirono la porta e si videro davanti un ufficiale dell’esercito in uniforme che chiedeva uno studio biblico”, disse, e aggiunse: “Quando si furono ripresi dallo stupore iniziale, mi accolsero a braccia aperte”.

Eneroth lasciò l’esercito e ben presto intraprese il servizio a tempo pieno. Nel 1920 fu invitato a lavorare nella filiale di Örebro. In seguito quell’anno fu mandato via da Lundborg e poi svolse il servizio in Danimarca finché nel 1925 fu incaricato della filiale a Örebro. Così, dopo che per molti anni un ex capitano dell’Esercito della Salvezza aveva avuto cura della filiale, Geova lasciava ora che subentrasse nell’incarico un ex tenente dell’Armata Reale Svedese.

Il fratello Eneroth aveva solo 32 anni quando divenne sorvegliante della filiale in Svezia. Adempì lealmente per 50 anni l’incarico assegnatogli e terminò fedele il suo corso di vita terrena il 7 febbraio 1982.

Unificati di nuovo i fratelli

Una volta assunto il suo incarico, il fratello Eneroth, assistito dal fratello Dey, si accinse ad aiutare i fratelli a riprendere in unità l’opera di predicazione. Insieme dedicarono quasi un anno a visitare una settantina di congregazioni in tutto il paese. Il fratello Eneroth traduceva per il fratello Dey. “In molti luoghi dovemmo letteralmente far schierare i fratelli in due gruppi, a favore e contro la Società”, narrava il fratello Eneroth.

In tal modo i fratelli e le sorelle furono vigorosamente incoraggiati a riporre fiducia nell’organizzazione di Geova e a proseguire risoluti l’opera. Gradualmente si riorganizzarono e tornarono a gustare appieno le benedizioni di Geova. Gli oppositori fecero rumore per un po’ e cercarono di fare le cose a modo loro, ma, come avviene sempre in situazioni simili, in breve diminuirono e scomparvero dalla scena. Ancora una volta gli sforzi di Satana per arrestare l’opera furono vanificati.

Il fratello Dey, un tipico scozzese ed ex ispettore delle tasse a Londra, sapeva come sistemare le cose nell’ufficio svedese. A cominciare dal marzo 1926 il Bollettino (ora chiamato Il ministero del Regno), contenente istruzioni per il servizio e testimonianze preparate, venne distribuito mensilmente a tutti i proclamatori per aiutarli nella loro opera. Inoltre il paese fu diviso in territori di dimensioni più pratiche. Tutto questo stimolò i fratelli a compiere rinnovati sforzi, e il primo Annuario, datato 1927, conteneva queste parole promettenti in un rapporto dalla Svezia:

“C’è ancora molto da fare in quanto a organizzazione, ma è una vera gioia notare come i fratelli hanno sempre più chiaro in mente che stiamo ora combattendo al comando del Re dei re e Signore dei signori. E tutti i fedeli sono profondamente grati per LA TORRE DI GUARDIA che ad ogni nuovo numero dà ancor più luce, ristoro e sprone. Sono sempre più numerose le classi che riprendono a studiare LA TORRE DI GUARDIA, e riferiscono di trarne grandi benefìci”.

Testimonianza ai funerali

Dal 1926 in poi i testimoni di Geova della Svezia poterono usufruire di un altro mezzo per dare testimonianza. Fu approvata una legge che consentiva di tenere funerali senza l’intervento di un sacerdote della Chiesa di Stato. In tal modo migliaia di familiari di persone defunte poterono essere confortate da discorsi scritturali. Decine di migliaia di persone, che probabilmente non avrebbero prestato orecchio altrimenti, hanno ascoltato la testimonianza data ai funerali.

Il defunto Martin Wenderquist, che per 67 anni fu attivo nell’opera del Regno, venne chiamato spesso a pronunciare discorsi ai funerali. Una volta disse: “Confortare i parenti di persone defunte conducendo servizi funebri è qualcosa che ho fatto più di 600 volte in vari luoghi in Svezia e in Finlandia. Difficilmente si può trovare un uditorio più attento e più sensibile che a un funerale. Sono stati poi iniziati diversi studi biblici che hanno condotto persone alla verità”.

Una mossa ben fatta

Una felice mossa teocratica nel settembre 1926 fu quella di trasferire la filiale nuovamente a Stoccolma. I fratelli avevano trovato un luogo adatto in Drottninggatan 83, proprio nel centro della città. E, cosa assai vantaggiosa, accanto c’era una tipografia, la Egnellska Boktryckeriet, che venne convenientemente usata per 28 anni per stampare le nostre riviste!

Come fu fatto il trasloco dell’ufficio? Venne caricata tutta l’attrezzatura della filiale su due vaporetti, che lungo un canale percorsero i 200 chilometri dalla città interna di Örebro a quella costiera di Stoccolma. La famiglia Betel seguiva su un terzo vaporetto. Il viaggio durò un giorno e una notte.

Tre anni dopo fu disponibile un edificio in pietra di tre piani nel centro della città, in Luntmakaregatan 94. Il fratello Rutherford volle che la Società lo acquistasse, e molti fratelli volenterosi prestarono denaro per estinguere le ipoteche sull’edificio. Così, dopo vari spostamenti nel corso degli anni, questa divenne la sede da cui la filiale avrebbe servito gli interessi del Regno per i successivi 25 anni.

La prima auto fa scalpore

Nel 1927 il fratello Rutherford permise alla filiale di acquistare il suo primo autoveicolo, una Ford modello A nuova di zecca. Non doveva comunque servire al personale della filiale per girare in città con un’automobile lussuosa. Doveva servire a due fratelli pionieri per raggiungere, attraverso strade quasi impraticabili, villaggi distanti nel fitto delle foreste dell’estremo Nord, nella Lapponia. Essi riferirono di aver percorso, tra aprile e settembre del 1930, 11.000 chilometri e di aver distribuito oltre 2.000 libri e 4.000 opuscoli.

L’auto attraeva le persone in quei luoghi isolati, in cui di rado, se non mai, se ne vedeva circolare una. Molta gente del posto avvicinava i fratelli e chiedeva pubblicazioni solo per dare un’occhiata più da vicino a quella meraviglia della meccanica e annusare i gas di scarico, che per loro erano profumo. Spingevano volentieri quando si chiedeva loro aiuto per farla uscire dal fango o mettevano a disposizione i loro cavalli per tirarla fuori da un fossato.

Un giorno i due fratelli offrirono alcuni libri a un gruppo di stradini. Poiché non avevano denaro con sé, uno di loro disse: ‘Seguite questa strada finché troverete una casa. Lì abitiamo noi. Date i libri alla donna delle pulizie e ditele di prendere il mio borsellino da sotto il mio cuscino e pagarvi’. Giunti lì, i fratelli bussarono alla porta, ma nessuno aprì. La porta era chiusa a chiave. Comunque, dopo aver ispezionato l’esterno dell’abitazione, scoprirono una piccola finestra aperta su in alto nel muro, e venne loro in mente la profezia di Gioele 2:9 che dice: “Entrano per le finestre come il ladro”. Uno di loro si arrampicò ed entrò carponi attraverso la finestra, trovò il borsellino e prese la cifra esatta. Quindi rimise il borsellino sotto il cuscino, posò i libri sul letto e pian piano uscì guardingo nella stessa maniera in cui era entrato. Non sono mai venuti a sapere se quello stradino accettò la verità, comunque sia ricevette i libri!

L’era della bicicletta

Quando negli anni ’30 vennero in voga le biciclette, i laboriosi colportori pedalavano, sia che piovesse o che splendesse il sole, lungo strade e sentieri ciottolati e fangosi per raggiungere fattorie e villaggi remoti in quei vasti territori. Rosa Gustavsson, una sorella dotata di forte fede, buon senso dell’umorismo e una bicicletta, descrive l’opera di colportore che compiva negli anni ’30 insieme a sua cognata, Mirjam Gustavsson:

“Ci trasferivamo da un comune all’altro portando sulle nostre biciclette tutto il bagaglio che riuscivamo a legarci sopra: scarpe, vestiti, strofinacci e spazzolino da denti, tegami e padelle e, soprattutto, scatole di libri e opuscoli. Che spettacolo! Non era sempre facile trovare un alloggio. Spesso supplicavamo Geova di aiutarci. Ricordo che una volta, dopo aver predicato tutto il giorno ognuna per conto proprio, Mirjam ed io ci rincontrammo a sera inoltrata. Insieme pedalammo sotto la pioggia in direzione di una luce fioca che si vedeva a distanza. Era una fattoria. Eravamo intirizzite, e la giornata era stata lunga e faticosa. All’improvviso riconoscemmo la casa e quasi ci venne un colpo. ‘Quella gente è contraria!’, esclamammo guardandoci negli occhi. Un po’ esitante, Mirjam si presentò timidamente alla porta e chiese alloggio. Con nostra sorpresa e grande sollievo, la famiglia ci invitò a entrare. Ci fecero accomodare nella stanza più bella della casa e ci servirono un pasto squisito. Sazie e soddisfatte, ci alzammo da tavola ed essi ci mostrarono la camera da letto che avremmo occupato. Be’, non riuscivamo a credere ai nostri occhi. I letti erano stati preparati con la biancheria migliore, e questo era più di quanto ci saremmo mai potute permettere!

“Dormimmo beatamente e il mattino arrivò anche troppo in fretta. Comunque, dopo che fu servita la colazione, ci offrimmo doverosamente di pagare. Ma loro rifiutarono il denaro. Come potevamo esprimere la nostra gratitudine? Il libro Liberazione avrebbe affettuosamente ricordato loro i nostri sentimenti. Così chiedemmo: ‘Possiamo darvi questo in segno della nostra gratitudine?’ ‘Oh, certo, desideriamo avere questo libro!’, risposero subito. ‘Una nostra conoscente ci ha detto che gliene avete dato uno quando siete state da lei, e le è piaciuto tanto’. È inutile dire che questo ci insegnò una lezione. Non si può mai sapere quale frutto produrrà anche una sola pubblicazione biblica lasciata a qualcuno”.

Il fratello Axel Richardson, piccolo di statura ma un gigante in senso spirituale, narra: “Nel 1936 io e Asta, la mia esile mogliettina, ricevemmo l’incarico di servire in una vasta zona montuosa, la sezione occidentale nella contea di Jämtland. Le uniche cose terrene che possedevamo a quel tempo erano due biciclette, una tenda, un portamaterasso e una valigia. Ma eravamo fermamente decisi a percorrere il nostro territorio, senza tralasciare nessun accampamento lappone isolato e nessuna fattoria di montagna. Spesso camminavamo a lungo, armati di stivali, con i piedi gonfi e doloranti, portando sulle spalle e a mano le nostre provviste quotidiane e la letteratura, e percorrevamo decine di chilometri al giorno, su e giù per monti aspri e impervi”. Axel ricorda cosa gli accadde una volta che sua moglie non lo aveva accompagnato: “Un estraneo, una persona gentile, mi diede un passaggio sul suo motoscafo fino all’altra sponda di un lago. Dopo che mi ebbe sbarcato, rimasi a guardarlo mentre tornava sull’altra riva. Poi mi girai attorno e mi vidi lì tutto solo, con la mia bicicletta e un borsone pieno di libri, in un luogo completamente isolato. Mi sentii perso. C’erano solo tre case in tutto il territorio. Dopo averle visitate, mi sentii spinto a proseguire. Ma come? Da un lato c’era il lago e dall’altro una montagna ripida. Non avevo scelta. Su una spalla caricai la bicicletta e sull’altra la borsa, e cominciai ad arrampicarmi su per la montagna. Sfinito dopo parecchie ore di salita faticosa, con un sospiro di sollievo cominciai la discesa sull’altro fianco. Un uomo che abitava più in basso sul pendio mi chiese: ‘E lei da dove piove?’ Mi guardava a bocca aperta mentre io gli indicavo l’erta montagna. ‘Lei è il primo che viene di là’, disse, ‘e per giunta in bicicletta!’ Mi sentii felice di aver fatto quello sforzo per amore della buona notizia”.

Impiegato ogni mezzo di trasporto

Verso la metà degli anni ’30 una sessantina di pionieri laboriosi e instancabili si servivano di ogni possibile mezzo di trasporto, tra cui sci, racchette da neve, biciclette, cavallo e carrozza, autobus, treni e imbarcazioni, per diffondere la buona notizia in ogni angolo del paese.

Per tre mesi nel 1935 due fratelli si servirono di un motoscafo per visitare 284 isole lungo la costa orientale a sud di Stoccolma e predicare agli abitanti isolati in quelle zone. Riferirono che nell’insieme avevano parlato a 1.053 persone, lasciato 428 libri, 1.145 opuscoli e 496 copie della rivista L’Età d’Oro e fatto 68 abbonamenti. Parecchie di quelle isolette non erano mai state raggiunte dal messaggio del Regno prima di quell’anno.

Si usava grande ingegnosità per diffondere la buona notizia. All’inizio degli anni ’30 la piccola congregazione di Hjo, composta da una decina di proclamatori, affittò un camioncino e montò una capote di tela sul pianale posteriore. Era il mezzo ideale per il servizio di campo. La loro ingegnosità fu ricompensata quando in seguito il padrone del camioncino accettò la verità. Egli lo trasformò in un minibus, che continuò a essere usato per diversi anni per portare la verità in 6 città e altri 132 comuni.

Nel 1939 due pionieri, David Börjesson ed Elis Hulthén, acquistarono un camioncino di seconda mano del peso di 2,5 tonnellate. “Con entusiasmo lo trasformammo in un camper da usare nel servizio di pioniere”, dice l’ormai anziano Elis. Appoggiandosi sul suo bastone da passeggio, prosegue con lo sguardo divertito:

“Nonostante le pareti fossero fatte di sottili pannelli di fibra, sembrava un autoblindo perché lo avevamo dipinto di grigio. Eravamo quattro fratelli, scapoli e ardimentosi, e vivevamo bene insieme nel nostro camper che sembrava corazzato. Eravamo felici di usare quel mezzo per viaggiare nella Svezia centrale, la zona cui eravamo stati assegnati.

“A quel tempo infuriava in Europa la seconda guerra mondiale. Era naturale che alcuni fossero sospettosi quando vedevano il camioncino grigio parcheggiato nelle vicinanze. Qualcuno ne era perfino spaventato e deviava prendendo la via dei boschi. A volte persone ostili ci mandavano la polizia alle calcagna. Una sera vennero due agenti per un controllo. Dopo aver ascoltato alcuni sermoni registrati, che diedero loro una buona testimonianza, se ne andarono senza la minima lamentela. Una volta un capo della polizia venne a controllare quanti eravamo nel gruppo. ‘Saranno almeno una decina in quel camion’, lo avevano avvertito alcuni. Un’altra volta un contadino venne quasi piangendo e ci supplicò: ‘Vi prego, ragazzi, portate via quell’auto dal mio terreno. Toglietela, per favore. La gente mi insulta perché vi tengo qui’.

“Durante la guerra gli inverni furono terribilmente freddi. La notte cercavamo di riscaldare il camper con una stufa a cherosene. Ma il vapore acqueo si condensava sulle pareti delle cuccette e gocciolava sul pavimento ghiacciandosi. Una mattina David, che stava in una cuccetta inferiore, disse che sentiva un freddo da morire. Per forza: il cassetto sotto il suo materasso si era trasformato in una lastra di ghiaccio! Cercammo di confortarlo dicendogli: ‘La roba congelata si conserva bene’. Acquistammo una salute di ferro, e non ci ammalammo mai. Quell’‘autoblindo’ aiutò molte persone ben disposte a trovare la verità”.

Espansione prima della seconda guerra mondiale

Nel periodo precedente la seconda guerra mondiale ci fu una buona espansione. Tra il 1925 e il 1938 il numero dei proclamatori del Regno aumentò da circa 250 a un massimo di 1.427. Durante quegli anni questi zelanti proclamatori distribuirono intorno ai cinque milioni di libri e opuscoli, per non menzionare le migliaia di abbonamenti che furono fatti e le decine di migliaia di riviste che vennero distribuite.

Di solito quei proclamatori coraggiosi davano accurata testimonianza. In un periodo del 1932 fu fatto il conto delle persone alle quali si era data testimonianza: circa 300 proclamatori, che avevano preso parte ogni settimana all’opera di testimonianza, riferirono di aver parlato a 515.119 persone, l’equivalente di un dodicesimo della popolazione svedese!

Monito a Hitler

Dopo che nel 1933 era iniziato in Germania lo spaventoso periodo del nazismo, in Svezia giunse notizia delle tremende pressioni cui erano sottoposti i testimoni di Geova in Germania. L’anno seguente i fratelli in Svezia vissero un momento emozionante quando furono invitati dalla sede centrale di Brooklyn a unirsi ai loro fratelli della Germania e di altri 48 paesi nell’esprimersi a favore dei propri fratelli tedeschi.

Dopo una riunione speciale tenuta in tutte le congregazioni la domenica 7 ottobre 1934, furono inviati a Hitler telegrammi contenenti questo monito: “Il maltrattamento che infliggete ai testimoni di Geova sorprende tutte le persone buone della terra e disonora il nome di Dio. Astenetevi dal perseguitare ulteriormente i testimoni di Geova; altrimenti Dio distruggerà voi e il vostro partito”.

Identificata una nuova “classe”

Nel 1935 giunse una straordinaria notizia dalla grande assemblea di Washington (USA). Il fratello Rutherford aveva esposto le prove scritturali secondo cui la “grande moltitudine”, o “grande folla”, di Rivelazione 7:9 era identica ai ‘Gionadab’, la classe delle pecore di Matteo 25:31-46. (Ger. 35:18, 19) Molti che avevano pensato di far parte di una classe spirituale secondaria si resero allora conto di appartenere alle “altre pecore”, aventi una speranza terrena. — Giov. 10:16.

Durante una sessione dell’assemblea annuale a Stoccolma arrivò da Washington un telegramma che annunciava questa sorprendente notizia. Fu letto all’uditorio, e fra i 300 presenti corse un’ondata di caloroso entusiasmo. Fu rivolto loro un appello affinché tutti iniziassero a cercare queste altre pecore.

Che aderirono a questo invito è evidente dal rapporto relativo all’anno di servizio 1936: “In Svezia questa moltitudine ha continuato a manifestarsi . . . I rapporti indicano che dal 1° ottobre dell’anno scorso [1935] 150 Gionadab hanno simboleggiato la loro consacrazione a fare la volontà di Geova, e sappiamo di molti luoghi in cui diversi aspettano solo l’occasione per poter fare la stessa cosa. Ad ogni assemblea di servizio diversi appartenenti a questa classe si fanno avanti e iniziano a testimoniare”.

‘Smettete d’impedirglielo’

Alla stessa assemblea fu chiarito un aspetto importante per quanto riguardava un certo gruppo in seno al popolo di Dio. Fu trattata la partecipazione dei bambini alla diffusione della buona notizia. Sotto il titolo ‘Smettete d’impedirglielo’, il Bollettino svedese dell’agosto 1935 asseriva in breve:

“È del tutto corretto. . . . Lasciate che incomincino accompagnando i loro genitori o un altro proclamatore adulto. . . . La loro partecipazione all’opera non recherà altro che benedizioni, sempre che, naturalmente, ciò avvenga perché hanno imparato dai loro genitori o dai loro compagni ad amare e a onorare il grande Dio e a rallegrarsi col suo Regno, nella misura in cui sono in grado di capire”. I giovani furono pieni di entusiasmo a questa meravigliosa notizia, ed erano così ansiosi di iniziare che sembravano tanti cavalli scalpitanti.

I difficili anni bellici

Torniamo al cardine dell’opera: il servizio di pioniere. Durante la seconda guerra mondiale i pionieri continuarono con ancor più zelo a diffondere la verità in tutto il paese, nonostante scarseggiassero denaro, cibo, vestiario e carburante. Anche se la Svezia era riuscita a non intervenire nella guerra, le autorità governative avevano imposto restrizioni e razionamenti. “Chi era pioniere in quegli anni doveva veramente confidare in Geova”, dice Gustaf Kjellberg, che verso la fine degli anni ’30 abbandonò la carriera di lottatore per dedicarsi interamente alla verità. Gustaf, che tuttora è pioniere, rammenta:

“Durante l’estate il mio compagno pioniere ed io abitavamo in una tenda, ma durante l’inverno alloggiavamo in case private. Spesso questo era difficile e costoso. Per aiutarci la Società ci inviò una descrizione di come costruire una roulotte smontabile che poteva essere trainata da una bicicletta. Ne facemmo subito costruire una.

“D’inverno faceva freddo, perché la roulotte era fatta di sottili pannelli di fibra. Per stare al caldo bruciavamo rametti e pigne in una stufa di ferro, e in più ci imbacuccavamo mettendoci addosso tutti gli abiti che avevamo. Una notte il mio compagno mi svegliò lamentandosi che non riusciva a sollevare la testa. Sfido io! I suoi capelli folti si erano gelati incollandosi alla spalliera d’acciaio del letto! Dovetti liberarlo sciogliendo il ghiaccio con le mani. Eppure durante tutto il tempo che abitammo in quella roulotte non ci ammalammo mai e fummo in grado di trascorrere lunghe giornate predicando la buona notizia. Che periodo stupendo fu quello!”

Ingvar Wihlborg, che negli ultimi anni ’30 diede testimonianza ai lapponi e percorse vasti territori nel Nord, ricorda: “Nell’estremo Nord, oltre il Circolo Polare Artico, c’era la fascia scarsamente popolata lunga 130 chilometri tra Kiruna e il confine norvegese. Per non perdermi dovevo camminare o sciare lungo i binari della ferrovia, e facevo questo due volte l’anno. Una sera sciavo al freddo e al buio, quando un treno mi arrivò all’improvviso da dietro. Il suo potente spartineve mi scaraventò per aria insieme agli sci e allo zaino e poi giù in fondo a una valle. Be’, mi ci vollero alcuni secondi per orientarmi. Grazie alle luci dell’Abisko Tourist Hotel ritrovai la strada. Il personale dell’albergo sgranò gli occhi vedendomi avanzare a grandi passi come un pupazzo di neve. ‘Come ha fatto ad arrivare fin qui?’, chiesero. ‘Via aerea’, risposi in tono scherzoso. Furono gentili e mi rifocillarono con cioccolata calda e sandwich”.

Nonostante a quel tempo la vita fosse difficile in Svezia e malgrado gli inverni freddissimi, gli zelanti pionieri non rallentarono la loro attività. Geova mantenne caldo il loro cuore. Durante quegli anni l’opera progredì costantemente. Il numero degli adoratori crebbe più del doppio, da 1.427 nel 1938 a 2.867 nel 1945, dopo la guerra.

Si scatena l’opposizione

Anche gli esponenti religiosi della cristianità cercarono di scoraggiare il popolo di Dio. La filiale riferiva:

“Attualmente è difficile trovare nel paese un giornale di qualsiasi genere che non contenga uno o più articoli malevoli che accusano i testimoni di Geova di essere una ‘quinta colonna finanziata da capitale straniero’, ‘un’avanguardia del comunismo’, ‘falsi profeti’, ‘nemici dello stato e della società’, ecc., ecc., con tutti i soliti epiteti. Va da sé che dietro tutto questo c’è il clero, . . . e il blaterare della stampa ha raggiunto il culmine quando a metà maggio nella capitale è stato convocato un numeroso concilio ecclesiastico”.

Questa vampata di odio si manifestò non appena i Testimoni ebbero distribuito con entusiasmo 300.000 copie dell’opuscolo Lottiamo per la libertà nel fronte interno. Impegnato in una velenosa campagna, il clero tentò di usare il nostro metodo di visitare le persone di casa in casa, facendo leggere loro ciò che era stato scritto contro di noi.

La campagna produce l’effetto contrario

Il risultato di questa campagna, comunque, fu che all’opera di Geova si fece in tutto il paese una pubblicità più grande che mai. Con rinnovati forza e coraggio, i proclamatori del Regno proseguirono lieti in mezzo a “cattiva fama e buona fama”. — 2 Cor. 6:8; Sal. 143:10.

I pionieri ricevettero altre ricompense durante l’anno di servizio 1944. I pionieri speciali ebbero valide ragioni di rallegrarsi allorché furono in grado di organizzare 17 nuove congregazioni. Anche gli altri pionieri si rallegrarono quando, grazie ai loro sforzi, si formarono 11 nuove congregazioni. Quell’anno si formarono 144 nuove congregazioni! Perciò la campagna contro di noi produsse l’effetto contrario. Ecco un esempio tipico:

In una zona rurale il consiglio parrocchiale deliberò di intimare a due pioniere speciali di (1) smettere di fare visite portando alla gente le loro pubblicazioni, (2) credere nel Signore Gesù e (3) andare immediatamente ad abitare fuori di quella parrocchia.

Il sacerdote locale fece pressione anche sul padrone di casa presso il quale le sorelle abitavano affinché le sfrattasse senza indugio. La lettera con cui il padrone di casa veniva informato della decisione presa dal consiglio parrocchiale di sfrattare le sorelle terminava con le parole: ‘Cordiali saluti a lei e a loro (alle due sorelle)’. Il padrone di casa e suo fratello, entrambi assidui frequentatori della chiesa, furono così nauseati da quelle false accuse che smisero di andare in chiesa e iniziarono a frequentare gli studi condotti dalle sorelle.

Non tutti i sacerdoti sono ostili

Una pioniera invitò un fratello di una congregazione vicina a pronunciare un discorso pubblico nel suo territorio. Con sorpresa di tutti, il sacerdote locale venne, ascoltò con attenzione e prese appunti. Quindi fece molte domande e ammise che la chiesa era in errore per quanto riguardava molti suoi insegnamenti. Si lagnò dicendo che la gente non sarebbe venuta in chiesa neppure se egli avesse predicato loro la verità.

Il fratello disse al sacerdote che lui e i suoi colleghi avrebbero dovuto imitare Cristo e i suoi seguaci andando di casa in casa. Il sacerdote replicò: “Dovremmo, è vero, ma siamo pusillanimi e troppo pigri per farlo e, per di più, siamo molto impegnati nelle faccende secolari”. Nel congedarsi, il sacerdote strinse amichevolmente la mano a tutti e ringraziò l’oratore per il discorso.

Vinta la timidezza

Per natura gli svedesi sono piuttosto riservati e molti non sono troppo loquaci, poiché temono di fare qualche gaffe. È quindi notevole il fatto che tanti svedesi siano stati capaci di vincere questi tratti del loro carattere e andare intrepidamente di porta in porta per adempiere il comando di Gesù contenuto in Matteo 28:19, 20, quello di ‘andare’ e ‘fare discepoli delle persone . . . , insegnando loro’.

Inoltre in Luca 18:27 Gesù disse: “Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio”. Geova ha aiutato i proclamatori in Svezia — proprio come aiutò Mosè quando si lamentò di non essere un oratore dalla parola facile e gli diede Aaronne come aiutante — e ha fornito loro, attraverso la sua organizzazione, diversi “Aaronne” o mezzi per parlare, come indicano i seguenti esempi:

“Aaronne 1”: La cartolina di testimonianza

Uno di questi “Aaronne” fu la cartolina di testimonianza, che fu introdotta nel 1934 e usata per quasi tutti gli anni ’40. Conteneva un breve sermone stampato e un’offerta di letteratura. Il Bollettino spiegava: “Quando andate alle porte porgete questa cartolina alla persona che viene ad aprirvi. Lasciategliela leggere. Poi porgetele l’opuscolo, e tutto ciò che dovete dire è che quello è l’opuscolo menzionato nella cartolina”. Come funzionava in pratica?

Un pioniere ricorda: “Feci proprio come ci fu detto. E di solito andava abbastanza bene. A volte però nascevano dei malintesi. La persona prendeva la cartolina, entrava in casa e chiudeva la porta, oppure pensava che avessi qualche difetto della parola e mossa a pietà accettava diversi libri. Alcuni volevano farmi la carità. In certe occasioni il padrone di casa ed io ci siamo fatti una bella risata”.

Queste cartoline furono di grande aiuto non solo per rompere il ghiaccio con i padroni di casa, ma anche per coprire vasti territori in breve tempo. Bisogna riconoscere che non tutti gli svedesi sono taciturni. Alcuni proclamatori scrissero alla Società dicendo scherzosamente che secondo loro il Signore aveva preso questo provvedimento per aiutarli ‘a vincere il vizio di sciupare tempo parlando troppo’.

“Aaronne 2”: Il fonografo

Un altro “Aaronne” fu il fonografo portatile, con dischi contenenti sermoni biblici della durata di 5 minuti. Questo nuovo strumento fu ben utilizzato per diversi anni.

Nel 1937 il fratello Eneroth registrò in svedese i discorsi del giudice Rutherford. Quando i dischi furono disponibili, i proclamatori ne furono entusiasti e si riversarono nei territori come sciami di locuste. Durante i primi dieci mesi i sermoni furono fatti ascoltare 107.077 volte a un totale di 153.786 persone. Lo stesso fratello Eneroth fu tra i primi a usare i dischi. Ridendo sotto i baffi, narrava: “Dopo che ebbi fatto ascoltare uno di questi dischi a una coppia a Stoccolma, la donna disse: ‘La sua voce somiglia tanto a quella che abbiamo sentito. Deve averla ascoltata parecchie volte’”.

Dapprima i fonografi portatili erano piuttosto grandi e pesanti. Non molto tempo dopo però ne fu messo a disposizione un tipo piccolo pieghevole che poteva essere messo nella borsa. Era fatto così bene che il disco era più grande del fonografo. Tante volte, quando il proclamatore chiedeva al padrone di casa se poteva fargli ascoltare una conferenza biblica registrata, quello replicava: “Non ho il fonografo”. Subito il proclamatore tirava fuori il piccolo fonografo. Allora il padrone di casa si incuriosiva e invitava il proclamatore a entrare. Alcuni chiedevano addirittura se il fonografo era in vendita. Così molti che altrimenti non avrebbero prestato orecchio alla testimonianza ascoltarono.

Spesso il fonografo aiutava i fratelli a sentirsi più coraggiosi nel servizio. Un fratello narra: “Giunsi a una fattoria dov’era in corso un grande ricevimento in occasione del battesimo di un bambino. Chiesi al padrone di casa se potevo far ascoltare una conferenza biblica registrata. Il padrone di casa, pensando che questo avrebbe conferito alla festa un tocco di religiosità, specie dal momento che il prete era lì, radunò tutti gli invitati. Essi ascoltarono attentamente, compreso il prete, il quale però subito dopo se la diede a gambe, con grande sorpresa di tutti. Io risposi a molte domande e diversi ospiti accettarono pubblicazioni”.

“Aaronne 3”: L’altoparlante con relativa attrezzatura

La filiale mise a punto una speciale attrezzatura che serviva a collegare il fonografo con un sistema di amplificazione che si poteva piazzare su un rimorchio dietro la bicicletta. In tal modo un sermone registrato poteva essere udito da un intero agglomerato di case. Prima si metteva della musica per destare l’interesse iniziale e far sì che la gente aprisse le porte e le finestre e ascoltasse. Dopo la conferenza i fratelli andavano di casa in casa per rispondere a domande e offrire pubblicazioni.

Un fratello zelante desiderava che i suoi vicini ascoltassero un sermone mentre cavavano le patate da un campo. Sistemò un altoparlante in cima a un pino e accese il fonografo. Non appena la voce forte e chiara riempì l’aria, quegli uomini smisero di lavorare e ascoltarono a bocca aperta e con lo sguardo fisso in alto, pensando che fosse un messaggio dal cielo!

Verso la fine degli anni ’40 si smise di usare i fonografi. Dal 1938 al 1943 erano stati usati circa 1.200 fonografi e un milione e mezzo di persone avevano ascoltato sermoni registrati. Durante quel periodo il numero dei proclamatori crebbe da 1.427 a 2.571.

Come mai cessò l’uso del fonografo? Perché ormai si era affermato un mezzo ben più efficace per diffondere la buona notizia: l’opera di predicare e insegnare compiuta dai ministri stessi. Com’era possibile questo tra i taciturni svedesi?

“Aaronne 4”: La Scuola di Ministero Teocratico

Quale fu uno dei fattori principali che diedero impulso all’opera del Regno in Svezia? La Scuola di Ministero Teocratico, grazie alla quale i Testimoni ricevettero un ottimo addestramento.

La scuola fu istituita in tutte le congregazioni della Svezia nel 1944, un anno dopo che aveva avuto inizio negli Stati Uniti. Per cominciare furono iscritti solo i fratelli. Un fratello veniva nominato dalla Società come istruttore. Per dare risalto all’importanza della frequenza regolare, ciascuna adunanza iniziava con l’appello, consuetudine che in seguito fu abbandonata.

Per molti studenti la scuola significava duro lavoro e profonda riflessione. Un fratello ricorda: “Ancor prima dell’adunanza era facile riconoscere i fratelli che quella sera dovevano pronunciare un discorso di esercitazione. Di solito erano pallidi e si muovevano come automi”. In una congregazione l’istruttore chiese all’uditorio: “Qual è la prima cosa che fate quando vi viene assegnato un discorso?” Un fratello rispose: “Comincio a tremare”.

Un sorvegliante di distretto narrava: “Molti studenti si esercitano ripetendo il loro discorso un incalcolabile numero di volte in qualche luogo appartato della casa. Un fratello, che nel bel mezzo del suo discorso ebbe un’amnesia, ammutolì, fissò l’uditorio per un po’, poi disse: ‘Temo che questa volta non sia andata tanto bene’. Quindi, ricomponendosi, esclamò: ‘Ma avreste dovuto sentirmi nella legnaia!’”

Un sorvegliante di circoscrizione ricorda: “Certi fratelli dovevano veramente lottare per vincere la tremarella. Un fratello doveva pronunciare il suo primo discorso di esercitazione. Durante l’adunanza, mentre attendeva nervosamente il suo turno, dovette uscire parecchie volte. Quando infine salì sul podio, fece questa sorprendente introduzione: “Sono andato fuori tre volte a vomitare”.

Un altro fratello rammenta: “Uno dei primi studenti della nostra congregazione, un bel giovane alto, aveva preparato così bene il suo discorso che lo sapeva a memoria. Era abbastanza sicuro di sé. Ma quando arrivò il momento fatidico, preso dal nervosismo non riusciva ad aprire bocca. Dopo quella che parve un’eternità, d’un tratto salutò l’uditorio con un Ciao! Detto questo, gli si sciolse la lingua. Riacquistò la parola e dopo tutto pronunciò un ottimo discorso di esercitazione”.

Risultati eccellenti

La Scuola di Ministero Teocratico produsse non solo buoni oratori pubblici, ma anche buoni insegnanti capaci di parlare con la gente alle porte e nelle case. Quando furono invitate a partecipare a questo addestramento, anche le sorelle fecero grandi passi avanti come proclamatrici del Regno.

Grazie alla scuola, pure i giovani in Svezia hanno fatto ottimo progresso. Essa ha spronato molti ragazzi e ragazze a impegnarsi pienamente nell’opera del Regno. Un bambino di sette anni chiese al sorvegliante della scuola se poteva iscriversi. Quando il sorvegliante gliene domandò la ragione, il ragazzo rispose prontamente: “Non si può rimanere tutta la vita senza far nulla!”

Sfilano per le strade

I fratelli svedesi hanno diligentemente servito Geova impiegando ogni mezzo promosso dalla sua organizzazione. Ad esempio, durante gli anni ’40 e i primi anni ’50, non appena seppero che negli Stati Uniti e in Inghilterra, in occasione delle assemblee, i fratelli sfilavano per le strade portando cartelloni pubblicitari che annunciavano il discorso pubblico, anche in Svezia furono prese con entusiasmo disposizioni simili.

Jack Pramberg, che a quel tempo serviva come sorvegliante di distretto e preparò diverse di queste sfilate, ricorda: “Nel nord della Svezia fa buio molto presto nei pomeriggi d’inverno, perciò usavamo delle torce perché la nostra pubblicità facesse più effetto. Una volta il tema del discorso pubblico era: ‘La sola luce’. Mentre il corteo illuminato dalle torce si snodava attraverso la città, improvvisamente venne a mancare l’elettricità e l’intera cittadina piombò nelle tenebre. Le nostre torce invece erano accese e illuminavano i nostri cartelli su cui la gente poteva leggere: ‘La sola luce’”.

Sven-Eric Larsson, un sorvegliante viaggiante, ricorda: “A volte i fratelli sfilavano per le strade portando su un’asta un tabellone che annunciava il discorso pubblico delle assemblee. Nel 1948 due ragazzi a Örebro assisterono a un’assemblea per semplice curiosità. Non avevano ancora deciso di diventare testimoni di Geova. Dopo una sessione, senza sapere chi fossero, porsi loro un tabellone e dissi dove dovevano marciare. Titubanti, lo presero e marciarono per il centro della città. Uno di loro, Lars Lindström, è anziano di congregazione ormai da anni; e l’altro, Rolf Svensson, è sorvegliante di distretto”.

È in gioco la neutralità cristiana

Pur cercando di mantenere una stretta neutralità politica, la Svezia conserva un forte esercito e il servizio di leva è obbligatorio. Questo ha messo alla prova l’integrità dei fratelli in relazione alla loro neutralità cristiana. Prima della seconda guerra mondiale di solito i fratelli espletavano servizio civile sostitutivo, in qualità di pompieri o boscaioli, facendo lavori di scavo in zone archeologiche e compiendo diversi altri servizi alternativi. Poi, durante la seconda guerra mondiale, compresero che in realtà venivano classificati come soldati e tenuti a disposizione delle autorità militari. Perciò si rifiutarono di svolgere questo servizio.

Ne seguirono ripetuti periodi di detenzione, cominciando con una pena detentiva di un mese al primo rifiuto. Poco dopo il rilascio venivano nuovamente chiamati alle armi e rimandati in prigione per scontare un’altra condanna, questa volta a due mesi. Tornati fuori, la cosa si ripeteva fino a quattro, cinque, sei o più volte, e ogni volta veniva di solito aggiunto un mese alla durata della precedente condanna. Nel corso di molti anni centinaia di fratelli furono tenuti in prigione per un totale di un migliaio d’anni. Werner Johansson, che allora era pioniere e che dovette scontare 12 mesi nel corso di 13 anni, disse:

“Era abbastanza penoso essere ripetutamente chiamato alle armi, passare da un processo all’altro ed entrare e uscire dalle prigioni. Avevo una famiglia da mantenere. Ma l’amore e l’incoraggiamento dei fratelli e delle sorelle ci furono di grande aiuto. In fondo, si trattò di un periodo meraviglioso, e si presentarono molte opportunità di dare testimonianza a tutti quelli con cui ebbi a che fare”.

A volte i fratelli venivano oltraggiati e mortificati da pubblici ministeri e giudici. Un pioniere, Erik V. Johansson, ricorda il suo primo processo: “Il pubblico ministero e il giudice dissero che sarebbero passati alle maniere forti se non avessi fatto il mio dovere. Dissi loro che ero pronto a soffrire come Daniele quando fu gettato nella fossa dei leoni. Allora il pubblico ministero disse: ‘Sarebbe interessante gettare Johansson in una fossa di leoni e vedere quanto vale la sua fede’. L’indomani mi portarono ancora dinanzi al giudice, il quale mi afferrò e mi disse: ‘Sei una canaglia, dovresti essere fucilato, e probabilmente lo sarai’”. Be’, questo non è ancora accaduto. Il fratello Johansson, ora ultraottantenne, è ancora vivo e molto attivo nel servizio a tempo pieno.

Le autorità fanno un tentativo disperato

Era sempre più evidente per le autorità che le condanne alla prigione non riuscivano a infrangere l’integrità di questi giovani. “Giudici e pubblici ministeri sono impegnati in una gara in cui hanno la sensazione di essere avversari perdenti”, commentò un ex membro del parlamento svedese a proposito del trattamento riservato ai Testimoni.

Verso la fine della guerra le autorità fecero una mossa prudente nel disperato tentativo di cambiare la situazione. All’improvviso ordinarono di sottoporre a un esame psichiatrico 126 testimoni di Geova che si erano rifiutati di svolgere il servizio civile. Se fossero stati dichiarati seminfermi mentali, i tribunali li avrebbero trattati in maniera diversa. Una relazione della filiale dice al riguardo:

“Gli esami hanno avuto luogo in tre città diverse e ciascuno degli esaminati è stato interrogato da un sacerdote e da due medici nel corso di cinque-sei giorni. I fratelli che sono stati sottoposti a questa visita sono concordi nel dire che si è trattato di un’esperienza estremamente incoraggiante, che ha offerto loro splendide opportunità di dare testimonianza. I preti esaminatori erano così confusi e nervosi che perfino i medici ne erano divertiti e i medici stessi riconoscevano che i testimoni di Geova erano, in linea di massima, persone molto intelligenti con solide convinzioni ed elevate norme morali”.

Il problema si aggrava

Presto si smise di sottoporre i Testimoni a questi esami psichiatrici essendo essi inutili. D’altra parte molti giudici, pubblici ministeri, direttori delle carceri, guardie e perfino cappellani delle prigioni erano sempre più preoccupati. Un pubblico ministero, rivolto al parlamento, disse queste testuali parole:

“Nonostante io sia un pubblico ministero, non credo che le minacce di punizione servano in questo caso. . . . Possibile che in pieno 1958 dobbiamo ancora trascinarci dietro i ricordi della caccia alle streghe, come si possono ben definire questi processi nei confronti di persone altrimenti incensurate? È spaventoso che le si debba mettere insieme ai delinquenti comuni nelle nostre carceri. Devo ammettere che l’unica volta in cui mi vergogno della mia professione di pubblico ministero è quando sono costretto a chiedere che queste persone vengano condannate a una pena detentiva”.

La prigione dei prigionieri

Man mano che altri giovani accettavano la verità, aumentavano anche i detenuti. Le prigioni erano affollate di delinquenti, e anche le spese per il mantenimento delle carceri salivano. Poiché per scontare le loro pene detentive i fratelli dovevano essere stipati ora qua ora là, la Direzione delle case di pena prese il provvedimento straordinario di far dirigere in via sperimentale ai testimoni di Geova la propria prigione.

La costruzione fu eseguita da tutti i detenuti, cioè dai testimoni di Geova. Venivano lasciati da soli per 12 ore al giorno senza guardie carcerarie. Di tanto in tanto veniva un agente a portare viveri e forniture per il lavoro. Capitava che un agente affidasse a due fratelli il compito di fare la guardia, e così dei prigionieri vigilavano altri prigionieri. Potevano tenere tutte le adunanze e ricevere visite la domenica in qualsiasi ora del giorno. La testimonianza veniva data per lettera. I mezzi d’informazione parlarono di questa “prigione dei prigionieri” come di un esperimento ridicolo. Comunque i fratelli la gestirono alla perfezione. Non ci furono evasioni né tentativi di evasione.

Si profila una soluzione

Parlamentari e altri funzionari governativi cominciavano a comprendere la necessità di cambiare politica. Man mano che fratelli e altre persone comprensive contattavano i funzionari chiedendo di trovare una soluzione, si attirava l’attenzione su questo stato di cose.

Un fratello imbianchino, che aveva fatto dei lavori in casa di un membro del governo, parlò con lui della cosa. In seguito quest’uomo chiese al fratello di aiutarlo a calcolare quanto costava allo Stato mantenere i Testimoni in prigione. Sorpreso dei risultati, promise di mostrare le cifre ai suoi colleghi. Anche un sarto a Stoccolma aveva dei parlamentari come clienti e spesso ricordava loro il problema, esortandoli a fare qualcosa per correggere la situazione.

Nel gennaio 1964 il ministro della Difesa formò una commissione per proporre un emendamento. Due rappresentanti della filiale della Società furono convocati dinanzi alla commissione per suggerire qualcosa in sostituzione del servizio militare obbligatorio. Comunque, anziché accettare la proposta di esonerarci da qualsiasi genere di servizio di leva, essa propose quanto segue, come risulta dal suo rapporto ufficiale: “Pertanto il parere della commissione è che si dovrebbe prendere in seria considerazione di . . . dichiarare temporaneamente inabili i testimoni di Geova, secondo le stesse norme che si applicano a certi alcolisti o individui asociali”.

Ecclesiastici prendono le nostre parti

L’averci paragonati a “certi alcolisti e individui asociali” sollevò un’ondata di indignazione tra il pubblico, perché i testimoni di Geova erano noti quali cittadini dignitosi e osservanti della legge. Protestarono perfino alcune autorità ecclesiastiche. Un giornale citò il capitolo della diocesi di Härnösand, che avrebbe detto:

“Giustamente la commissione considera inadeguata la soluzione adottata di rispondere con una pena detentiva alla convinzione [dei Testimoni]. Ma poiché si pensa di risolvere questo aspetto del problema raccomandando di mettere giovani appartenenti ai Testimoni di Geova alla stessa stregua degli asociali e degli alcolisti, la commissione manca di riconoscere la realtà dei fatti e di rispettare la dignità umana”. Questa classificazione ci fece venire in mente Gesù, che fu erroneamente annoverato tra persone del genere. — Matt. 11:19.

La decisione finale

Il 25 maggio 1966 il parlamento deliberò che si doveva fare un’indagine caso per caso per ciascun obiettore di coscienza Testimone. In base a questa indagine il governo avrebbe deciso di revocare la chiamata alle armi. La vittoria dopo anni di perseveranza fu accolta con grande gioia. Ora i fratelli potevano continuare senza interruzione a predicare la buona notizia.

Fu inviato un telegramma alla sede centrale della Società a Brooklyn (USA). Una coppia svedese, che stava assistendo a una grande assemblea a Baltimora, provò grande emozione sentendo il fratello F. W. Franz, allora vicepresidente della Società, leggere il telegramma all’uditorio. “Egli lodò le autorità svedesi e definì la Svezia un paese modello”, rammentano.

Il “modello svedese”

La procedura stabilita dal governo svedese è stata definita il “modello svedese” dalle autorità di altri paesi, che si sono riferite ad essa nel cercar di elaborare soluzioni simili. In che consiste esattamente questa procedura?

Ognuno che viene chiamato alle armi deve richiedere agli anziani della propria congregazione un attestato comprovante che è un testimone di Geova battezzato e un proclamatore regolare associato alla congregazione. La filiale della Società verifica che le firme siano quelle degli anziani nominati. Il coscritto sottopone questo attestato e una richiesta personale scritta di esenzione dal servizio militare alla sua commissione di leva, che accorda il congedo illimitato. Una procedura simile è stata seguita nel caso di alcune sorelle chiamate a espletare servizio di protezione civile.

Nuovi tentativi per far scendere a un compromesso

Dopo che il parlamento ebbe preso questa decisione furono fatti tentativi per imporci un servizio sostitutivo di quello militare. All’inizio degli anni ’70 fu nominata una commissione governativa allo scopo di rivedere il trattamento degli obiettori di coscienza. Per amore dell’uniformità le autorità volevano che i testimoni di Geova si adeguassero ad altri gruppi religiosi accettando di svolgere servizio civile alternativo.

Alcuni rappresentanti della filiale si presentarono dinanzi alla commissione spiegando che i Testimoni non potevano accettare nessuna alternativa al servizio militare, indipendentemente da quanto fosse meritorio il lavoro assegnato. Spiegarono che i testimoni di Geova svolgono già un’opera di utilità pubblica col loro ministero di casa in casa, in quanto aiutano altri a purificare la loro vita e a diventare cittadini decorosi e osservanti della legge. Allora un membro della commissione venne fuori con un’idea assai sorprendente.

Si chiedeva se avremmo acconsentito a compiere quel ministero di casa in casa a tempo pieno nell’ambito delle nostre congregazioni per un periodo di tempo — corrispondente a quello del periodo di leva — e a farne rapporto alle autorità come servizio sostitutivo. I fratelli spiegarono che il servizio che rendiamo a Dio non può mai essere obbligatorio né una questione di Stato. Finalmente la commissione propose di mantenere la decisione presa nel 1966, e concludeva così il suo rapporto finale: “A giudizio della commissione non esistono al presente nel nostro paese altri gruppi religiosi che si possano equiparare ai Testimoni di Geova”.

Lasciano la chiesa a migliaia

I Testimoni in Svezia non solo si sono attenuti alla loro neutralità nelle questioni politiche, ma hanno anche dato lealmente ascolto al comando contenuto in Rivelazione 18:4 di uscire da Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione. A questo riguardo il 1° gennaio 1952 fu una data memorabile. Quel giorno entrò in vigore una nuova legge che regolava la libertà di culto e concedeva a tutti i cittadini svedesi il diritto di lasciare la Chiesa di Stato senza dover aderire a qualche altra organizzazione religiosa riconosciuta dal governo.

Bastava compilare un modulo o scrivere su un foglio di carta che si desiderava essere cancellati dai registri della chiesa, far controfirmare il documento e consegnarlo poi all’ufficio parrocchiale, dove la cancellazione avveniva senza fare obiezioni, domande o discussioni.

Gli svedesi in generale non si avvalsero di questa opportunità, la maggior parte a motivo della loro indifferenza. I testimoni di Geova invece si affrettarono a consegnare alla chiesa il loro modulo. I 5.000 Testimoni di quel tempo, tutti insieme come un sol uomo, si fecero cancellare dai registri. Molti preti, stupiti, non seppero trattenersi dal fare domande. Alcuni mesi dopo la filiale riferiva:

“In quanto a ciò, le visite fatte agli uffici parrocchiali hanno dato a questi testimoni parecchie ottime occasioni di testimoniare intorno al Regno. In diversi casi, in seguito a questi colloqui, i sacerdoti si son fatti dare pubblicazioni e hanno perfino assistito a studi allo scopo di sapere meglio in cosa crediamo. I volantini biblici che sono usciti in svedese proprio in quel periodo sono stati utilissimi a questo riguardo. Un prete si è interessato tanto che da allora in poi una sorella anziana, che costituisce la compagnia [congregazione] di quel villaggio, tiene con lui studi settimanali sul libro ‘Sia Dio riconosciuto verace’; e a un pioniere che gli ha fatto visita ha detto di essere felice che lei lo visiti regolarmente e che lo tenga impegnato”.

Impedito ai testimoni di Geova l’uso della radio

In Svezia la radio è sempre stata monopolio di Stato. Ciò significa che una commissione, che rappresenta lo Stato, ha pieno controllo delle trasmissioni radio (e ora anche di quelle televisive). Poiché la Svezia è un paese a regime democratico in cui la discriminazione religiosa è considerata illegale, abbiamo fatto dei tentativi per ottenere spazio nelle trasmissioni.

Nel 1953 un pastore fece alla radio un discorso di 30 minuti nell’intento di “smascherare” i testimoni di Geova, senza darci la possibilità di aprire bocca. Dopo ciò furono mandati due fratelli dal responsabile delle trasmissioni religiose — un sacerdote della Chiesa di Stato — a chiedere il permesso di trasmettere un programma come risposta. Un fratello rammenta:

“Seccamente ci disse: ‘Ai testimoni di Geova non sarà mai permesso di fare trasmissioni a Radio Svezia. Non vi consideriamo cristiani’. ‘Perché no?’, chiedemmo. ‘Voi non credete nella Trinità. Ecco tutto! Già che ci siamo, ho saputo che nelle vostre pubblicazioni citate la Bibbia a sproposito’. ‘Ad esempio?’, chiedemmo. ‘Ho un vostro libro qui nel mio scaffale. Ecco qua’. Tirò fuori un’edizione inglese di ‘Accertatevi di ogni cosa’ (un libro pieno di citazioni bibliche) e una Bibbia in inglese. Cominciò a confrontarli parola per parola, andando avanti per parecchi minuti. Non trovando nessuna differenza, si alzò e disse: ‘Comunque sia, solo ai cristiani è permesso di fare trasmissioni’, e ci mise alla porta”.

Un tentativo di “smascherarci” produce l’effetto contrario

Nell’ottobre 1976 un funzionario di Radio Svezia ci invitò a partecipare a una serie di tre trasmissioni che, disse, avrebbero informato il pubblico su di noi. Accettammo quando ci assicurarono che saremmo stati trattati in maniera imparziale. Il programma doveva consistere di parti registrate delle nostre adunanze e di interviste.

Mentre si registrava, divenne evidente ai fratelli che le trasmissioni avevano lo scopo di attaccare i Testimoni. I fratelli intervistati furono tempestati di domande pungenti e provocatorie. Tuttavia essi risposero con calma ed esponendo i fatti. Il montaggio dei nastri fu poi curato dal funzionario della radio in modo tale che quelle trasmissioni avrebbero dato di noi la peggiore impressione possibile.

Dopo la trasmissione la filiale ricevette lettere e telefonate da ascoltatori di tutto il paese, i cui commenti indicavano che avevano notato la differenza tra i Testimoni e i loro attaccanti e che si era sentito il suono della verità. Fra parentesi, nel novembre 1976, il mese dopo la trasmissione, registrammo in Svezia un nuovo massimo di 16.693 proclamatori della buona notizia! Ci rendemmo conto della veracità del versetto che dice: “Qualsiasi arma formata contro di te non avrà successo”. — Isa. 54:17.

Occorre una nuova filiale

Durante gli anni ’40 il numero dei proclamatori era più che raddoppiato, da 1.726 nel 1940 a 3.702 nel 1949. Un rapporto del 1949 rivelava che c’erano prospettive di un futuro incremento: “Da quasi ogni compagnia i servitori di circoscrizione fanno sapere che c’è più interesse nel campo di quanto i proclamatori locali riescano a curare”.

Avevano anche bisogno di stampare le riviste da sé. Nel 1950 le due riviste avevano raggiunto una tiratura complessiva di 123.000 copie al mese. La stampa veniva ancora eseguita da una ditta secolare. Nello scantinato della filiale c’era spazio solo per una piccola macchina Diegel alimentata a mano e per una macchina da stampa piana con cui stampare piccoli articoli. Era quindi estremamente necessario avere più spazio. Iniziò la ricerca di un luogo più adatto.

Azione risoluta

Lennart Thunberg, un architetto, ricorda: “Trovammo alcuni luoghi interessanti nel centro di Stoccolma. Inoltre il comune di Jakobsberg, circa 20 chilometri a nord-ovest della città, ci aveva offerto due lotti di terreno adiacenti. Comunque non ce lo sognavamo neppure di spostarci fuori città dopo essere stati 25 anni proprio al centro.

“Parlammo della cosa col fratello Knorr, l’allora presidente della Società, durante la sua visita in Svezia nel 1951. Il fratello Eneroth ed io raccomandammo alcuni posti nel centro della città. Ma il fratello Knorr, che aveva ben altro in mente, chiese se c’era qualcosa fuori Stoccolma. Rispondemmo a mezza voce che c’erano quei lotti di terreno a Jakobsberg. ‘Comprateli subito!’, disse risoluto.

“Era in corso l’assemblea nazionale all’Eriksdalshallen di Stoccolma, e il fratello Knorr volle che si firmasse immediatamente il contratto così da poter fare un annuncio. Mi precipitai a Jakobsberg e, dopo ore di ricerca, trovai i padroni dei due terreni, feci firmare loro il contratto, tornai in fretta all’assemblea e informai il fratello Knorr, che fiducioso annunciò il progetto a un uditorio felice ed entusiasta”.

Poco dopo, il lavoro di costruzione andava a pieno ritmo. Il fratello Thunberg continua: “I fratelli di tutta la Svezia ci sostennero inviando sacchi di patate, vitelli macellati di fresco, frutta, bacche e molte altre cibarie. Anche finanziariamente andò tutto bene. La compagnia che acquistò la vecchia sede pagò in contanti. La banca di cui la Società si serviva da anni ci concesse credito senza cauzione a motivo della buona reputazione della Società. Molti fratelli inoltre prestarono denaro alla filiale e fecero generosi doni. Una sorella perfino vendette il suo negozio per offrire una contribuzione”.

Il 31 marzo 1954 fu una data storica, poiché si aprì a Jakobsberg la nuova Casa Betel. La famiglia si trasferì da un luogo ristretto di 900 metri quadrati a locali nuovi di zecca su un’area di 3.600 metri quadrati, con molto spazio per un moderno impianto tipografico. A cominciare dai numeri del 15 maggio e dell’8 luglio 1954 stamparono le proprie edizioni delle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! Risultò poi che questo luogo avrebbe servito gli interessi del Regno in Svezia per 26 anni.

Si sviluppa un territorio straniero

Dopo la seconda guerra mondiale si è sviluppato un nuovo territorio. Lavoratori stranieri insieme alle loro famiglie, provenienti da paesi diversi, ma principalmente dalla Finlandia e dall’Europa meridionale, si sono trasferiti e stabiliti qui in gran numero. Anche migliaia di rifugiati di ogni parte del mondo si sono integrati nella società svedese. In tal modo, una nuova popolazione straniera di centinaia di migliaia di persone che parlava un centinaio di lingue era pronta per ricevere la buona notizia.

Inizialmente fu consigliato ai proclamatori di scoprire la nazionalità dei padroni di casa e di procurarsi una pubblicazione nella loro lingua da lasciare loro. Quelli che mostravano interesse si sarebbero pian piano inseriti nelle congregazioni di lingua svedese. All’atto pratico questo non fu produttivo. Poiché molti stranieri esitavano a venire nelle congregazioni, il progresso era lento.

Nel 1970 fu apportato un cambiamento. Durante la sua visita di zona il fratello Milton Henschel, della sede centrale di Brooklyn, raccomandò che questi fratelli di lingua straniera venissero organizzati in gruppi e congregazioni della loro propria lingua. Disse che una persona cresce più in fretta spiritualmente e ottiene un più profondo intendimento della verità se la studia nella lingua che conosce meglio.

Congregazioni di lingua straniera

A dicembre di quello stesso anno fu formata la prima congregazione di lingua straniera, la Göteborg finlandese. Ne seguì presto un’altra a Stoccolma. Il sorvegliante di circoscrizione che aveva aiutato a organizzare questa congregazione riferì:

“C’è grandissimo entusiasmo e gioia tra i fratelli finlandesi. Da ogni parte sono venuti fratelli e sorelle di lingua finlandese e, quasi dall’oggi al domani, hanno formato una congregazione numerosa e vivace. È come se una dolce pioggerellina fosse caduta su un campo arido”. Man mano sono sorte altre congregazioni di lingua finlandese, tanto che nel 1990 ce n’erano 33, oltre a 12 gruppi. Erano organizzate in tre circoscrizioni comprendenti più di 1.700 proclamatori e 119 pionieri.

Presto l’opera proseguì con altri gruppi linguistici. Nel 1971 un sorvegliante di circoscrizione tenne un’adunanza per “tastare l’interesse” tra la popolazione di lingua spagnola a Stoccolma. Vennero 56 persone. Cos’è accaduto da allora? Lars-Erik Eriksson della filiale, che collabora all’attività di organizzare l’opera nel territorio straniero, riferisce: “Ora abbiamo sette congregazioni e sette gruppi di lingua spagnola. Oltre alle congregazioni e ai gruppi finlandesi e spagnoli abbiamo una congregazione italiana, quattro iugoslave, tre greche e tre inglesi, nonché diversi gruppi che tengono adunanze in iugoslavo, greco, inglese, arabo e turco. Si stanno facendo inoltre i preparativi per organizzare una quarta congregazione inglese, tre gruppi polacchi e un gruppo francese. In tal modo in questi territori stranieri sono state trovate 2.700 persone, che sono radunate in 50 congregazioni e 28 gruppi”.

Fame di verità

Le seguenti esperienze mostrano quanto giovamento molti hanno tratto da quest’opera compiuta tra gli immigrati. Celo Pertot, di origine italiana, che da anni assiste le congregazioni di lingua straniera, riferisce:

“Una sorella svedese mi chiese di aiutarla a visitare alcune famiglie italiane. Io esitavo perché ero già stato lì e sembrava non avessero il benché minimo interesse. Così la accompagnai con riluttanza. Incontrammo una donna che non avevo mai visto prima. Quando la sorella presentò me e lei in lingua svedese, la signora cominciò a chiudere la porta. Subito dissi in italiano: ‘Stiamo parlando della speranza che il Regno di Dio ci dà’. Allora cominciò ad ascoltare. Alla seconda visita ci disse: ‘Quando siete venuti la prima volta avevo appena deciso di suicidarmi. Avevo pregato Dio: “Se esisti, perché ho perso la fede in te e perché la vita mi sembra così vuota?”’ Ebbene, grazie a uno studio biblico a domicilio essa ha scoperto il vero senso della vita. Ora da molti anni è pioniera, ed è zelante e piena di vita”.

Prima di trasferirsi in Svezia, una donna aveva studiato per un certo tempo con i testimoni di Geova in Cile e le era stato detto di cercare i Testimoni non appena fosse arrivata. Lei li cercò, ma inutilmente. Un giorno stava sfogliando a caso l’agenda telefonica di un’amica e, notando che era in disordine, cominciò a sistemarla. E indovinate cosa trovò! Il nome di una donna scarabocchiato due volte su una pagina e seguito dall’annotazione “estudio de la Biblia” (studio biblico). “Dev’essere una Testimone”, pensò, ed emozionata fece il numero. Sì, era una Testimone! Quella sera stessa assisté a uno studio di libro che un gruppo teneva in spagnolo. Ora è una proclamatrice battezzata e felice.

Un sorvegliante viaggiante incontrò a una porta una spagnola. Dato che lui sapeva parlare spagnolo, la invitò a un discorso e le diede testimonianza. Completamente assorta nella conversazione, lei dimenticò il telefono lasciando la cornetta alzata. Il marito, all’altro capo nel suo posto di lavoro, aspettava furibondo. Il telefono era bloccato e il suo capufficio ne aveva bisogno. Quando disperato rientrò e scoprì chi era stato a casa sua, si infuriò ancora di più. Nonostante questo incidente la moglie andò all’adunanza e continuò a frequentare le adunanze. Infine a lei si unì il marito e ora nove componenti di quella famiglia sono Testimoni battezzati.

Testimonianza ai lapponi

Quella di predicare ai lapponi, alcuni dei quali conducono ancora una vita nomade con i loro greggi di renne nelle candide regioni nordiche, è a volte un’esperienza unica nel suo genere. Dopo essere entrati in casa di un lappone e averlo salutato, non vi aspettate di iniziare una conversazione se non dopo essere rimasti in silenzio per un po’. Pian piano potete cominciare a parlare del tempo. Quando infine dirigete la conversazione su argomenti scritturali, è facile che giungiate a un punto critico.

Alcuni lapponi considerano la Bibbia così sacra da ritenere che quasi nessuno sia degno di leggerla. Gustav Kemi, un anziano e un lappone lui stesso, riferisce: “Quando si parla con i lapponi, specie con i più attempati, si ha quasi l’impressione che secondo loro non si dovrebbe neppure parlare della Bibbia. Una vecchia lappone disse schiettamente che ‘si dovrebbero versare lacrime di sangue prima di essere abbastanza degni di aprire la Bibbia’. A un bambino che voleva dare un’occhiata alla Bibbia, un altro lappone disse: ‘No, no. La Bibbia è troppo sacra per i bambini’”.

Ciò nonostante, parecchi lapponi hanno accettato le verità bibliche e si sono schierati dalla parte di Geova, anche se a volte lo hanno fatto a passo di lumaca. Un lappone ricevette un libro Salvezza all’inizio degli anni ’40. Lo studiò e lo prese a cuore, ma per una decina d’anni non ne parlò affatto. Poi andò a trovare un altro lappone che era Testimone. Volle sapere perché i testimoni di Geova non fumano e non fiutano tabacco. Fu soddisfatto della risposta; la volta successiva che incontrò il Testimone, disse con gioia: “Ho smesso di fiutare tabacco. I miei figli mi hanno nascosto tutte le tabacchiere”. Poco tempo dopo si battezzò.

Cerimonie nuziali teocratiche: un passo avanti

I testimoni di Geova si sono sempre dati da fare per “stabilire legalmente” la buona notizia. (Filip. 1:7) Poiché il matrimonio è una disposizione divina, i ministri Testimoni desiderano celebrare matrimoni cristiani. Prima del 19 marzo 1981 le coppie di testimoni di Geova potevano essere unite in matrimonio solo da un ufficiale di stato civile. Da allora invece, sorveglianti di congregazione nominati, personalmente autorizzati dal governo, possono celebrare matrimoni nelle Sale del Regno.

Per essere autorizzati, questi sorveglianti devono frequentare un corso per ufficiali di stato civile. Sotto la direttiva della sede mondiale, la filiale ha allestito questo corso, che include lezioni su diritto matrimoniale, norme anagrafiche, diritto penale se necessario, e altre materie attinenti. La cultura e le qualifiche dei sorveglianti vengono poi esaminate dal presidente della locale corte distrettuale. Dietro sua raccomandazione il governo fa le nomine.

Numerosi parenti che non sono Testimoni entrano in Sale del Regno per assistere a cerimonie nuziali e ricevono in tal modo una buona testimonianza, oltre che buoni consigli sugli obblighi e sui privilegi legati al matrimonio. Alcune coppie che si sono sposate prima che entrasse in vigore questa disposizione dicono scherzando che vorrebbero risposarsi usufruendo di questa disposizione teocratica.

Un cronista definì una di queste cerimonie in una Sala del Regno “bella, allegra, vivace e calorosa”, e aggiunse: “Un matrimonio teocratico non è né rigorosamente formalistico e pieno di convenevoli né pomposo, come lo sono invece quelli della Chiesa di Stato. Ma vuole essere un evento gioioso pur conservando la sua dignità”.

Terzo coordinatore del comitato della filiale svedese

Nel 1975 il fratello Eneroth, secondo coordinatore del comitato della filiale, ormai 83enne, aveva alle spalle oltre 50 anni di fedele servizio in questo incarico. Com’era cresciuta l’opera del Regno durante quegli anni! Da circa 250 proclamatori nel 1925 si era arrivati a 16.000. Mentre provava in cuor suo profonda gioia e soddisfazione, si rendeva conto che era giunto il tempo di affidare a un altro fratello quella responsabilità. Il fratello Bengt Hanson, che per anni aveva assistito il fratello Eneroth, fu incaricato di assolvere le responsabilità di coordinatore.

Quando gli è stato chiesto di narrare in breve la sua storia teocratica, il fratello Hanson ha detto: “A 16 anni mi trasferii dalla fattoria di mio padre a una città vicina, dove fu iniziato uno studio biblico con alcuni miei fratelli e sorelle e con me. Cominciai a frequentare le adunanze, e presto mi resi conto di ciò che questo avrebbe significato, cioè leggere ad alta voce, pregare in pubblico e pronunciare discorsi dinanzi a un uditorio. Questa sarebbe stata una vera prova per me, dato che a scuola avevo difficoltà quando dovevo leggere ad alta voce e venivo interrogato in classe. L’amore per Geova e l’ardente desiderio di dedicarmi interamente al servizio continuo mi furono di grande aiuto. Ma devo ammettere che questo mio handicap mi affliggeva tanto. Mi lasciavo quasi prendere dal panico quando mi si chiedeva di parlare estemporaneamente.

“Poi feci qualcosa che sarebbe stato determinante per il resto della mia vita. Disperato per il mio handicap, pregai Geova e lo ringraziai di avermi aperto il cuore alla verità, e gli promisi di dedicare la mia vita al suo servizio anche fino alla morte, se necessario. Promisi di non tirarmi mai indietro.

“Perché questa preghiera fu così decisiva per la mia vita? Perché ogni volta che ho provato timore ho potuto richiamarla alla mente, e ciò mi ha aiutato ad assolvere i miei doveri. Così, quando ripenso agli oltre 40 anni da che ho fatto quella preghiera, devo dire che Geova mi ha aiutato a comprenderne, a volte in maniera alquanto umoristica, la piena portata.

“Da allora mi son trovato a dover adempiere un incarico dopo l’altro, cosa che ha richiesto piena fiducia in Geova. A 18 anni, sei mesi dopo il battesimo, ricevetti l’incarico di pronunciare discorsi pubblici. Quello stesso anno divenni pioniere. Otto mesi dopo fui chiamato alla Betel. Poi fui mandato a compiere l’opera nella circoscrizione, benché avessi solo 22 anni. A 30 anni fui assegnato all’opera del distretto, ma, prima che cominciassi, nel 1961 mia moglie Ulla ed io fummo invitati a frequentare il primo corso di 10 mesi presso la Scuola di Galaad a Brooklyn. Poi fummo assegnati a lavorare alla Betel in Svezia. Siamo ancora qui e serviamo felicemente Geova con tutte le nostre forze.

“Forse qualcuno si chiederà se mi sono mai liberato del mio vecchio handicap. Be’, non voglio dire di sì, anche se ritengo che ora vada meglio. Sono convinto che le parole che il Signore rivolse a Paolo e che si trovano in 2 Corinti 12:9 si applicano anche a me: ‘Ti basta la mia immeritata benignità; poiché la mia potenza è resa perfetta nella debolezza’”.

Arboga: La sede di un nuovo centro

L’8 settembre 1978 un fratello forte e volenteroso armato di motosega abbatté il primo albero in una zona boschiva e sassosa nella periferia di Arboga. Perché? Per sgombrare il terreno su cui sarebbe sorto un nuovo centro per l’opera del Regno! Terminava così un lungo periodo di progettazione e trattative e iniziava la costruzione di un complesso di edifici che sarebbe diventato, come si espresse un giornalista, “il più importante e il più vasto mai costruito da lavoratori volontari in questo paese”.

Già da alcuni anni la famiglia Betel era diventata troppo numerosa per il complesso della filiale a Jakobsberg, che aveva ormai 26 anni. Dopo numerose e frequenti preghiere, e dopo due anni di ricerca di un luogo adatto, decidemmo di costruire ad Arboga, situata in posizione strategica non lontano dalla trafficata E 3, la Strada Europea, in questo caso il tratto che collega le due maggiori città svedesi, Stoccolma e Göteborg.

Un singolare lavoro di costruzione

Durante i successivi due anni e mezzo, circa 5.000 volontari della Svezia e dei paesi vicini lavorarono gratuitamente sul posto per periodi più o meno lunghi. In genere gli operai edili non alloggiano in un hotel confortevole mentre lavorano, ma la Società aveva acquistato in città un vecchio albergo con appartamenti e camere, che vennero rinnovati e poi usati per alloggiarvi i lavoratori volontari. Una volta terminato di costruire, l’albergo fu venduto.

Lavorare alla costruzione fu fonte di gioia, ma comportò qualche problema. “Non dimenticheremo mai quel primo inverno”, dice Gunnar Heinstedt, uno degli organizzatori, che aggiunge: “Si dice sia stato uno degli inverni più rigidi del secolo. In certi periodi, mentre preparavamo le fondamenta, la temperatura scese a meno 30 gradi centigradi. Il terreno era duro come la selce. Dovemmo coprirne grandi tratti con teloni impermeabili e soffiarvi sotto aria calda, usando fusti del petrolio come caloriferi. Andammo avanti senza perderci d’animo! È stata una delle esperienze più felici nei miei 35 anni di carriera come architetto e costruttore”.

Profondamente grati per la nuova Betel

Benché il 23 dicembre 1980 fosse stato uno dei giorni più bui dell’anno ad Arboga — il sole sorse alle 8,55 e tramontò alle 14,50 — fu il più luminoso e felice di tutto il periodo dei lavori di costruzione. Quel giorno la nuova filiale fu dedicata a Geova Dio! Il fratello Milton Henschel del Corpo Direttivo pronunciò il discorso della dedicazione e incoraggiò i fratelli a continuare a compiere con tutto il cuore la volontà di Dio mentre avrebbero usato il nuovo edificio.

Un componente della famiglia Betel disse: “Il giorno che lasciammo i locali della filiale a Jakobsberg, ormai sovraffollati, e ci trasferimmo in questo spazioso complesso della Betel nuovo di zecca, ci sentivamo come vitelli lasciati sciolti a primavera”. I 20.000 metri quadrati di superficie utile e i 12 ettari di terreno boschivo e giardini diedero alla famiglia un piacevole senso di libertà e tranquillità. Il bel parco, le attrezzature ricreative, gli alberi da frutto, gli orti e le belle aiuole costituivano per i lavoratori a tempo pieno un ambiente sano, spronandoli a maggiore attività.

Le nuove macchine da stampa accelerano l’opera

Ora che avevano il nuovo stabilimento, i fratelli potevano usare macchine da stampa migliori e più efficienti. Passarono dalle vecchie e lente macchine da stampa alla rotativa M.A.N. trasformata in offset che era stata inviata da Brooklyn. Servì allo scopo per oltre cinque anni, ma nel maggio 1989 fu rimpiazzata da una macchina da stampa a quattro colori. Una macchina identica fu installata l’anno dopo. Nel 1990 la tiratura mensile raggiunse le 800.000 copie circa per entrambe le riviste in svedese e in norvegese. Inge Olofsson, sorvegliante dello stabilimento e membro del comitato della filiale, dice:

“La nostra prima macchina da stampa, una Diegel degli anni ’40, che veniva azionata col piede e alimentata a mano, sta in un angolo della nuova filiale come un pezzo da museo per ricordarci il meraviglioso sviluppo dell’opera cui abbiamo assistito nel corso degli anni. Ci rammenta ciò che disse Gesù: ‘Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio’”. — Luca 18:27.

Meraviglioso incremento degli interessi del Regno

Quando si riflette sullo sforzo quasi secolare compiuto in Svezia in relazione all’opera del Regno, sono evidenti i molti ostacoli incontrati lungo il cammino, come il crescente materialismo, l’indifferenza religiosa e l’ateismo, l’opposizione e gli scherni da parte del pubblico e la caratteristica natura riservata degli svedesi in genere. Nonostante tutte queste cose i testimoni di Geova, grazie al loro amore per il prossimo e Dio, si sono impegnati portando in ogni dove la buona notizia. Ci sono ancora molti che restano colpiti dal meraviglioso messaggio recato loro dai Testimoni.

Erik Nordström, un sorvegliante di distretto, ricorda: “Mia moglie ed io iniziammo 37 anni fa a viaggiare per compiere questo servizio, e nella nostra opera di circoscrizione e di distretto abbiamo visitato varie volte più di 300 congregazioni in Svezia. Abbiamo percorso oltre 200.000 chilometri su e giù per questo paese lungo e stretto. Né il clima freddo e le tormente nel Nord, oltre il Circolo Polare Artico, né il sole e il caldo del Sud hanno potuto fermarci.

“Sì, ripensando ai nostri 45 anni di servizio a tempo pieno riviviamo l’emozionante periodo di progresso spirituale in Svezia. A differenza di ciò che è accaduto nel vecchio mondo, la società teocratica è sempre andata avanti”.

“Gli interessi del Regno sono saldamente stabiliti in ogni parte del paese”, dice Rune Grahn, sorvegliante del Reparto servizio della filiale. Egli riferisce: “Ora abbiamo 338 congregazioni sparse in tutto il paese, dalla punta più meridionale fin su al paese del sole di mezzanotte, molto oltre il Circolo Polare Artico. Abbiamo 15 circoscrizioni svedesi e 8 di lingua straniera che si radunano regolarmente in quattro Sale delle Assemblee, le quali abbracciano geograficamente l’intera nazione. In agosto del 1990 abbiamo avuto un massimo di 22.742 proclamatori del Regno, dei quali circa 1.700 sono pionieri regolari. I presenti alla Commemorazione nel 1990 sono stati 38.339, il che promette un ulteriore incremento finché Geova ci permetterà di continuare a compiere quest’opera”.

Poco alla volta, l’opera in Svezia è progredita nel corso degli anni. I fratelli e le sorelle hanno dimostrato forte fibra, fede e perseveranza. Con lealtà e zelo continuano a ubbidire ai desideri del loro Padre celeste espressi attraverso la sua organizzazione terrena. Perciò essi guardano al futuro con fiducia attendendo le continue benedizioni di Geova. Pregano sempre di poter rimanere leali al nostro Dio, che sta compiendo cose tanto meravigliose in Svezia come pure in più di 200 altri paesi. “Poiché tu sei grande e fai cose meravigliose; tu sei Dio, tu solo”. — Sal. 86:10.

[Prospetto a pagina 185]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Svezia 28.000

1950 4.460

1960 8.593

1970 11.696

1980 17.311

1990 22.742

Massimo di proclamatori

4.000

1950 178

1960 314

1970 754

1980 1190

1990 2.724

Media di pionieri

[Riquadro/Cartina a pagina 116]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Oceano Atlantico

NORVEGIA

Mare del Nord

DANIMARCA

Copenaghen

SVEZIA

Kiruna

Circolo Polare Artico

Härnösand

Sundsvall

Uppsala

Arboga

Jakobsberg

Örebro

Grums

Stoccolma

Göteborg

Malmö

Mar Baltico

FINLANDIA

[Riquadro]

SVEZIA

Capitale: Stoccolma

Lingua ufficiale: Svedese

Religione principale: Luterana

Popolazione: 8.574.698

Filiale: Arboga

[Immagine a pagina 118]

In autunno angolini tranquilli come questo abbondano in Svezia

[Immagine a pagina 129]

Rosa e Arthur Gustavsson, per 59 anni attivi insieme nell’opera di predicare il Regno

[Immagine a pagina 136]

Sorveglianti di paesi nordeuropei. Da sinistra a destra: Taylor (Lettonia), Eneroth (Svezia), Harteva (Finlandia), Dey (sorvegliante generale), Lüttichau (Danimarca), Öman (Norvegia), West (Estonia)

[Immagine a pagina 137]

Johan H. Eneroth divenne sorvegliante di filiale nel 1925

[Immagine a pagina 139]

Nel 1925 William Dey divenne sorvegliante del nuovo Ufficio della Società per l’Europa settentrionale

[Immagine a pagina 140]

L’edificio della filiale a Stoccolma, in Luntmakaregatan 94, fu acquistato nel 1929. Servì agli interessi del Regno per 25 anni

[Immagine a pagina 141]

La buona notizia penetrò ovunque nelle foreste della Svezia settentrionale

[Immagini a pagina 143]

Pronti per una domenica di predicazione fuori Stoccolma

Preparativi, poco prima che un gruppo di Luleå monti in auto per recarsi a predicare appena a sud del Circolo Polare Artico

[Immagine a pagina 145]

Nel 1936 Asta ed Axel Richardson servirono nella contea di Jämtland

[Immagine a pagina 147]

I primi Testimoni di Hjo si servirono di un minibus per percorrere un territorio di 5.000 chilometri quadrati

[Immagine a pagina 150]

Mai troppo giovani per servire il Regno

[Immagine a pagina 155]

Fonografi portatili vennero usati per diffondere la buona notizia. Perché li si poteva chiamare “Aaronne 2”?

[Immagini a pagina 160]

Piccole proclamatrici della buona notizia con la loro madre a Värnamo, nel 1946

Uomini sandwich annunciano un’adunanza pubblica a Stoccolma

[Immagine a pagina 170]

Dal 1954 al 1980 la filiale ebbe sede a Jakobsberg

[Immagini alle pagine 176 e 177]

La filiale e Casa Betel ad Arboga fu dedicata il 23 dicembre 1980. Il presidente della Società F. W. Franz, col casco bianco, visitò il cantiere poco prima del completamento dei lavori

[Immagine a pagina 178]

Comitato della filiale. Da sinistra a destra: Åke Carlsson, Rune Grahn, Bengt Hanson e Inge Olofsson

[Immagini a pagina 183]

La nuova macchina da stampa ha preso il posto della vecchia rotativa M.A.N. Questa nuova macchina stampa pubblicazioni bibliche a colori

[Immagini a pagina 184]

Testimonianza a pescatori di Djupvik sull’isola di Gotland e nel giardino di una casa a Ystad, una cittadina del Sud