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Kenya e paesi vicini

Kenya e paesi vicini

Kenya e paesi vicini

A LONDRA 144 anni fa non si parlava d’altro: Johannes Rebmann, un esploratore tedesco, aveva riferito di aver visto una grande montagna nell’Africa orientale, una montagna così alta che la cima era ammantata di neve. Benché molti fossero colpiti da questa notizia sensazionale, i geografi scuotevano il capo. Neve all’equatore? Frutto dell’immaginazione di Rebmann, conclusero.

In anni successivi altri esploratori europei riportarono per sentito dire storie di uomini primitivi, minuscoli, che vivevano nelle foreste, uomini che nessun bianco aveva mai visto. Ancora una volta gli esperti rimasero scettici. Certo erano tutte favole.

Ma in entrambi i casi gli esperti si sbagliavano. Ulteriori esplorazioni confermarono l’esistenza del superbo Kilimangiaro, ammantato di neve tutto l’anno. Fu confermata anche l’esistenza dei pigmei: uomini alti in media poco più di 1 metro e 35.

L’Africa orientale è davvero un paese meraviglioso! Fra tutte le parti della terra, poche possiedono il brio, il colore, la bellezza e il fascino di questa regione dell’Africa. Vi sono non solo montagne incappucciate di neve, ma anche deserti infuocati. In questa zona abitano gli uomini più piccoli del mondo, ma anche i più alti: i vatussi e i dinka, fra cui non è insolito trovare uomini alti 2 metri e 15.

Popoli e lingue

È un paese estremamente vario. I 150 milioni di abitanti sono suddivisi in più di 350 gruppi etnici. Nella sola Tanzania ce ne sono circa 125. In Kenya ci sono una quarantina di gruppi etnici diversi, dai kikuyu, assai numerosi nel moderno distretto commerciale di Nairobi, ai masai, popolo dedito alla pastorizia che si nutre prevalentemente del latte e del sangue del proprio bestiame.

Non sorprende che nell’Africa orientale anche le lingue siano numerose. Per quanto si possano grosso modo raggruppare in alcune famiglie linguistiche principali, le sottofamiglie e le lingue locali ne fanno salire il numero ad alcune centinaia. Nella sola Etiopia si parlano più di cento lingue, inclusa “una lingua pura” che unirà non solo l’Africa orientale ma tutto il mondo. — Sof. 3:9.

Monti, laghi e fauna

La maggior parte dell’Africa orientale ha un clima tropicale, mentre l’entroterra, costituito da altopiani, è fresco in paragone con le regioni costiere che sono molto calde. La zona è attraversata da nord a sud dalla Great Rift Valley, frattura della crosta terrestre lunga 6.400 chilometri. Lungo questa valle ci sono vulcani estinti. Il più famoso è il Kilimangiaro, che, con un’altitudine di quasi 6.000 metri, è la montagna più alta dell’Africa. Più a nord c’è il monte Kenya, un paradosso topografico: la base poggia sull’equatore riarso dal sole, mentre le cime gemelle sono coperte di nevi perenni.

I laghi fra i monti ospitano un’enorme quantità e varietà di uccelli acquatici: pellicani, martin pescatori, oche, gru, aironi, cicogne, ibis e spatole, per menzionarne solo alcuni. L’alto contenuto di carbonato di sodio di questi laghi favorisce lo sviluppo di artemie e alghe azzurre di cui si nutrono i fenicotteri. Nell’Africa orientale si trovano quasi due milioni di questi eleganti uccelli. Uno degli spettacoli più straordinari di tutto il continente è un grande stormo di fenicotteri in volo: una pennellata rosa attraverso la volta azzurra del cielo.

Ovunque guardiate ci sono uccelli strani, fantastici e belli. Una nettarinia dal piumaggio iridescente centellina il nettare di un fiore. Un uccello tessitore di color giallo vivo costruisce il suo nido intrecciato in mezzo ai papiri. Un avvoltoio si libra senza sforzo fra le nuvole.

Naturalmente ci sono anche animali grossi. Venite nella prateria e vedrete elefanti, zebre, rinoceronti, bufali, giraffe, leoni, leopardi e più di 60 specie di antilopi. Potrete sentire il rombo simile al tuono di un branco di migliaia di gnu in corsa, vedere un cercopiteco che fa capolino da un’acacia o uno struzzo allampanato in cerca di cibo.

Sì, sia nella pianura della Dancalia, una delle zone più calde della terra, sia sul Ruwenzori, dove giocano i gorilla, sia sulle spiagge bianche, su cui si trascinano tartarughe centenarie, riscontrerete che l’Africa orientale è un paese che non ha uguali.

Un caleidoscopio di religioni

La popolazione dell’Africa orientale ha seguito in genere le religioni tribali, fatta eccezione per l’Etiopia, dove dal IV secolo E.V. ha dominato la Chiesa Ortodossa Etiopica. Ma con la Mecca appena di là del Mar Rosso e con gli alisei, che sospingevano i dhow (bastimenti a vela) arabi dal Golfo Persico alla costa dell’Africa orientale, l’Islam trovò presto dei seguaci. Nel XVIII e XIX secolo la redditizia tratta degli schiavi, che venivano reclutati principalmente nella zona tra i grandi laghi dell’Africa e il porto di Zanzibar, permise ai musulmani di penetrare più a sud e nell’entroterra. Oggi circa il 40 per cento della popolazione dell’Africa orientale è musulmano, anche se in alcune nazioni, come l’Uganda, il Kenya, il Ruanda e le Seicelle, la percentuale è molto minore.

Il XIX secolo portò anche esploratori e missionari europei, che posero le basi del colonialismo. L’impero britannico accampò diritti su quelli che divennero il Sudan Anglo-Egiziano e l’Africa Orientale Britannica. La Somalia fu divisa tra inglesi, francesi e italiani. Il Belgio amministrava il Ruanda e l’Urundi (oggi Burundi). Per periodi più brevi l’Italia dominò l’Eritrea e la Germania governò l’Africa Orientale Tedesca, ora Tanzania. * I missionari della cristianità divisero la regione in sfere d’influenza, consentendo a una particolare “chiesa” di avere una specie di monopolio in una determinata zona. Si costruirono scuole, si allestirono ospedali, e la Bibbia fu tradotta in molte lingue.

Oggi due terzi della popolazione del Kenya sono cristiani nominali, mentre in tutta l’Africa orientale meno della metà lo sono. Alcune tribù hanno conservato le credenze animistiche tradizionali, e oggi costituiscono tra un quarto e un quinto della popolazione. Gli immigrati asiatici sono rimasti fedeli alle religioni orientali.

In tempi più recenti il nazionalismo africano si è rafforzato, e negli anni ’60 un paese dopo l’altro ha ottenuto l’indipendenza. Nella maggioranza dei casi ciò ha significato maggiore libertà di adorazione. Il nazionalismo ha inoltre aperto le porte a molti nuovi profeti, autoproclamatisi tali, che hanno africanizzato le religioni della cristianità e fondato centinaia di nuove sette, fra le quali regna molta rivalità e confusione. Quando le controversie religiose si sono trasformate in odio, si è scatenata la persecuzione contro i seguaci di alcune religioni.

Le chiese della cristianità, implicate nella politica coloniale e in speculazioni finanziarie, non hanno dato un esempio cristiano, e non hanno neanche determinato cambiamenti morali permanenti nella maggioranza dei loro seguaci. Era tempo che la verità della Bibbia risplendesse nell’Africa orientale.

I primi pionieri accendono una fiaccola

Circa 60 anni dopo che i famosi esploratori Livingstone e Stanley si erano incontrati sulle rive del lago Tanganica, e quando le sorgenti più meridionali del Nilo non erano ancora state scoperte, si fecero i primi tentativi di far pervenire la luce della verità biblica in questa parte dell’Africa. In quel tempo gli Studenti Biblici erano già molto attivi in altre parti del mondo, smascheravano la falsità religiosa e avvertivano l’umanità del significato degli avvenimenti contemporanei. In Africa si fece il primo passo sulla costa occidentale e presso il Capo di Buona Speranza, l’estremità meridionale del continente.

Nel 1931, l’anno in cui gli Studenti Biblici di tutto il mondo adottarono il nuovo nome scritturale, testimoni di Geova, la filiale della Watch Tower Society a Città del Capo cercò il modo di seminare semi di verità biblica sulla costa orientale del continente e, se possibile, nell’entroterra. Gray Smith e il suo fratello maggiore Frank, due coraggiosi ministri pionieri di Città del Capo, partirono alla volta dell’Africa Orientale Britannica per esplorare le possibilità di diffondere la buona notizia. Presero un’automobile, una De Soto che trasformarono in caravan (casa mobile), la caricarono su una nave insieme a 40 scatole di libri e salparono per Mombasa, il porto del Kenya. Una ferrovia costruita in quel periodo collegava Mombasa con l’Uganda, attraversando gli altopiani del Kenya. Perciò, da Mombasa, i due pionieri spedirono i preziosi libri col treno a Nairobi, la capitale che si trovava a un’altitudine di circa 1.600 metri e dove circa 20 anni prima non c’erano che pochi capannoni sgangherati per il materiale ferroviario.

I fratelli Smith partirono quindi per Nairobi, un viaggio di 580 chilometri. Oggi i viaggiatori percorrono questa distanza in sette ore circa su una strada moderna, lastricata, ma in quei tempi un viaggio del genere con un caravan carico era una vera e propria avventura. Il rapporto inviato a Joseph F. Rutherford, l’allora presidente della Watch Tower Society, e pubblicato nella Torre di Guardia (inglese) del 1° agosto 1931, ci dà un’idea del viaggio compiuto dai due fratelli e dell’opera di testimonianza a Nairobi:

“Caro fratello Rutherford,

“Molte volte mio fratello ed io ti abbiamo ringraziato per il privilegio concessoci di venire dal Sudafrica a dare testimonianza in questo paese vergine.

“Abbiamo puntualmente spedito il nostro caravan da Città del Capo a Mombasa con il piroscafo ‘Llamtepher’; e dopo una piacevole traversata abbiamo iniziato il più terribile viaggio in macchina che io abbia mai fatto. Ci sono voluti quattro giorni, viaggiando tutto il giorno, per percorrere 580 chilometri, da Mombasa a Nairobi, dormendo all’aperto circondati da animali feroci.

“Ad ogni chilometro ho dovuto scendere col badile per spianare la strada, colmare buche, e anche tagliare erba degli elefanti e alberi per colmare pantani e permettere così alle ruote di far presa. Viaggiavamo tutto il giorno e parte della notte, ansiosi di iniziare l’opera di testimonianza.

“Finalmente siamo giunti a Nairobi, la capitale del Kenya, e vicino all’equatore e all’Africa Centrale; e il Signore ha benignamente benedetto i nostri sforzi con risultati eccezionali. Entrambi abbiamo lavorato 21 giorni, inclusi tutti i sabati e le domeniche, e in questo breve tempo abbiamo distribuito 600 opuscoli e 120 serie complete di nove volumi. Hanno minacciato di chiamare la polizia, ci hanno chiamato bugiardi, ci hanno insultato, ordinato di andarcene da certi uffici, ma abbiamo continuato, e la nostra opera è quasi finita. È stata accesa una fiaccola che arderà nell’Africa più nera. A giudicare da ciò che udiamo, l’opera ha messo sottosopra la Nairobi religiosa.

“Sto per fare ritorno a Città del Capo; mio fratello, invece, si prepara a portare il messaggio attraverso il Congo e la Rhodesia del Nord fino a Città del Capo, dove ci incontreremo nuovamente pronti per il prossimo privilegio.

Con te nel servizio del Maestro,

F. W. Smith, colportore”.

Durante la dominazione coloniale i contatti con la popolazione africana erano limitati, perciò i fratelli Smith diedero quasi tutta la letteratura a cattolici venuti da Goa, sulla costa occidentale dell’India, per costruire la ferrovia. Ma i sacerdoti cattolici, furiosi a motivo delle verità spiegate in quelle pubblicazioni bibliche, raccolsero e bruciarono tutti i libri su cui riuscirono a mettere le mani.

In seguito i fratelli Smith presero la malaria, malattia che aveva stroncato la vita a molti viaggiatori. Gray dopo quattro mesi di ospedale si ristabilì, mentre suo fratello Frank morì prima di raggiungere Città del Capo.

Altri pionieri coraggiosi

Nel frattempo, in Sudafrica, i pionieri Robert Nisbet e David Norman si preparavano a ripetere quella prima impresa. Robert Nisbet ricorda che, quando arrivò dalla Scozia alla filiale di Città del Capo, gli furono mostrate 200 scatole di letteratura pronte per essere inviate nell’Africa orientale, un quantitativo di libri cinque volte superiore a quello dei fratelli Smith!

Proteggendosi dalla malaria dormendo sotto la zanzariera e prendendo ogni giorno dosi di chinino, il 31 agosto 1931 iniziarono la loro campagna a Dar es Salaam, capitale del Tanganica. Non era un compito facile. Il fratello Nisbet racconta: “La luce accecante del sole sulle strade lastricate, il caldo umido intenso e la necessità di portare pesanti carichi di letteratura da una visita all’altra erano solo alcune delle difficoltà che dovemmo affrontare. Ma eravamo giovani e forti e contenti di farlo”.

Visitando negozi, uffici e case private, in due settimane questi due pionieri distribuirono quasi mille libri e opuscoli. Fra questi c’erano molte cosiddette Serie Arcobaleno, che comprendevano 9 libri di diversi colori sgargianti e 11 opuscoli che spiegavano la Bibbia. Non ci volle molto perché la Chiesa Cattolica emanasse un avviso che vietava a tutti i cattolici di avere in casa letteratura del genere.

Da Dar es Salaam i due pionieri passarono a Zanzibar, isola distante circa 40 chilometri dalla costa, che era stata un importante centro della tratta degli schiavi. L’omonima città vecchia, con il suo dedalo di stradine strette e tortuose, era impregnata dell’aroma dei chiodi di garofano, dato che l’isola ne era la principale esportatrice. La popolazione, che allora si aggirava sui 250.000 abitanti, era composta prevalentemente da musulmani di lingua swahili. Poiché era in inglese, la maggior parte della letteratura fu distribuita fra gli indiani e gli arabi che parlavano inglese.

Dopo essere rimasti dieci giorni a Zanzibar, i pionieri si imbarcarono su una nave diretta a Mombasa, in Kenya, per raggiungere gli altopiani kenioti. Da Mombasa proseguirono in treno, predicando nel territorio lungo la linea ferroviaria fino al lago Vittoria, proprio a sud dell’equatore.

Quindi in battello raggiunsero Kampala, capitale dell’Uganda, dove distribuirono molti libri e ottennero abbonamenti alla rivista L’Età d’Oro (ora Svegliatevi!). Un uomo che vide un amico leggere entusiasta il libro Governo percorse 80 chilometri per trovare i fratelli e procurarsi tutti i libri disponibili, oltre all’abbonamento alla rivista L’Età d’Oro.

Poi, passando da Jinja e Kisumu sul lago Vittoria, i due pionieri fecero ritorno a Mombasa. Qui distribuirono di nuovo molta letteratura e pronunciarono due discorsi biblici, a cui assisterono molte persone originarie di Goa. Di là tornarono via mare a Città del Capo, un viaggio di 5.000 chilometri. Complessivamente, i fratelli Nisbet e Norman distribuirono oltre 5.000 libri e opuscoli e fecero molti abbonamenti.

Via terra attraverso metà dell’Africa

Nel 1935, l’anno in cui grazie al progressivo intendimento biblico fu rivelato il radunamento di una grande folla che sarebbe vissuta su una terra paradisiaca, un gruppo di quattro Testimoni intraprese la terza campagna nell’Africa orientale. Erano Gray Smith, sopravvissuto alla prima campagna, con sua moglie Olga, e i due fratelli Nisbet, Robert e George. George era arrivato a Città del Capo in marzo. *

Questa volta erano ben equipaggiati; per alloggio avevano due furgoni dotati di letti, cucina, riserva d’acqua, serbatoio extra di benzina e telaietti mobili con zanzariera. Ora si potevano raggiungere altre città, anche se a volte le piste erano invase da erbacce alte fino a tre metri. Questi pionieri spesso dormivano in zone disabitate e potevano vedere, udire e capire cos’era veramente l’Africa, con i suoi orizzonti sconfinati e la sua ricca fauna: di notte leoni che ruggivano, e di giorno zebre, gazzelle e giraffe che pascolavano pacificamente, oltre alla minacciosa presenza di rinoceronti ed elefanti.

Percorsero parte della strada che andava da Città del Capo al Cairo. In realtà si trattava di una pista polverosa e a tratti sassosa, interrotta da buche fangose e soffice sabbia e da fiumi da guadare. Giunti in Tanganica i quattro si separarono. I fratelli Nisbet si diressero verso Nairobi, mentre il fratello e la sorella Smith rimasero in Tanganica, che allora era sotto la dominazione britannica.

Poco dopo la polizia arrestò gli Smith e ordinò loro di ritornare in Sudafrica. Essi invece, seguendo i fratelli Nisbet, si diressero a nord verso Nairobi, dove ricevettero il permesso di soggiorno solo dopo aver versato alla polizia locale una cauzione rimborsabile di 160 dollari. I pionieri lavorarono sodo, distribuendo oltre 3.000 libri e circa 7.000 opuscoli, e ottenendo molti abbonamenti alla rivista L’Età d’Oro. Infine a motivo della crescente opposizione religiosa venne emanato l’ordine di espulsione. Dopo vigorose ma inutili proteste contro l’espulsione, tre dei pionieri iniziarono il viaggio di ritorno in Sudafrica, lasciando Robert Nisbet, malato di febbre tifoidea, in un ospedale di Nairobi. Egli però si riprese e fu anche in grado di tornare in Sudafrica.

In seguito Robert e George Nisbet ebbero il privilegio di frequentare la Scuola di Galaad e nel 1951 furono mandati come missionari a Maurizio, isola dell’Oceano Indiano. Robert Nisbet attualmente è in Australia, mentre suo fratello George ha prestato servizio nella filiale del Sudafrica sino alla morte, avvenuta nel 1989.

Come i missionari del I secolo menzionati nel libro di Atti, questi pionieri dimostrarono profondo amore per Geova e per i loro simili nonostante le difficoltà e i pericoli. Dei sei pionieri venuti nell’Africa orientale, quattro furono ricoverati in ospedale per lunghi periodi e uno morì. Eppure fu data testimonianza e la letteratura portò frutto. Per esempio, circa 30 anni dopo, in un remoto territorio rurale del Kenya, un Testimone trovò un uomo che aveva una copia del libro Riconciliazione, acquistato nel 1935. Anche quest’uomo ora è un Testimone.

Un altro pioniere nell’impero misterioso

Più o meno nello stesso periodo arrivò in Etiopia un altro coraggioso pioniere, Krikor Hatzakortzian, per portare luce spirituale nella sua lingua, l’armeno, come pure in greco e in francese. Si stava avventurando in un paese sotto molti aspetti insolito. Buona parte del paese consiste di un vasto altopiano triangolare che ha un’altitudine media di 2.000 metri. Ci sono imponenti vette e brulle montagne coniche con la cima piatta, coperta di vegetazione, circondate da vallate. Qui ha la sorgente il Nilo Azzurro, che passa attraverso gole spettacolari. Anche il Tacazzè scorre in una gola che ad alcuni viaggiatori ricorda il Grand Canyon del Nord America. Questo terreno montuoso separa l’Etiopia dai bassopiani sudanesi a ovest e dai deserti della Dancalia e dell’Ogadèn a est.

All’inizio della sua storia l’Etiopia era già un impero indipendente. Nel IV secolo, più o meno all’epoca del concilio di Nicea, l’imperatore Ezanà introdusse ufficialmente la fede della cristianità. La Chiesa Ortodossa Etiopica, con l’importanza che attribuisce al culto di Maria e alla croce e con i suoi legami con il giudaismo antico, è stata una potente forza nella storia etiopica e ha fatto dell’Etiopia un misterioso impero “cristiano” che resisté alle invasioni dei musulmani provenienti dai bassopiani. L’imperatore Hailè Selassiè I, il cui nome significa “potenza della Trinità”, aveva titoli quali “Re dei re”, “Leone di Giuda” ed “Eletto da Dio”. Egli inoltre era obbligato dalla costituzione a difendere gli interessi della chiesa. Ma la popolazione veniva tenuta nelle tenebre spirituali e poteva facilmente essere spinta al fanatismo.

In questo ambiente nel 1935 il fratello Hatzakortzian si trovò senza un compagno pioniere ma pieno di fiducia in Geova. I seguenti brani di una lettera in cui faceva rapporto della sua attività, pubblicata nella Torre di Guardia (inglese) del 1° novembre 1935, ci danno un’idea della situazione:

“Non ritengo strano essere perseguitato per amore della giustizia, e mi aspetto di esserlo ancora. . . . Geova degli eserciti mi ha protetto in passato, e lo farà anche in futuro.

“A mezzogiorno stavo tornando a casa dal servizio, e un agente di Satana, sbucato all’improvviso dal suo nascondiglio, mi colpì due volte alla testa con un grosso bastone; mi colpì così forte che il bastone andò in pezzi. Ma grazie all’aiuto del Signore, e con sorpresa dei vicini, la ferita non era molto grave. Rimasi a letto solo due giorni. Un’altra volta i rappresentanti del nemico mi attaccarono armati di coltelli, ma nel momento stesso in cui stavano per accoltellarmi, spinti da qualche potere sconosciuto gettarono via i coltelli e mi lasciarono andare.

“Ma continuano a perseguitarmi. Questa volta hanno inventato false dichiarazioni sul mio conto, e mi hanno mandato nella capitale (Addis Abeba) per comparire davanti all’imperatore. Durante la mia permanenza (quattro mesi) qui nella capitale sono andato dappertutto e ho dato testimonianza di casa in casa, come pure negli alberghi e nei caffè. Finalmente mi hanno portato davanti all’imperatore. Egli mi ha ascoltato e, non trovando nessuna colpa, mi ha rimesso in libertà e mi ha comandato di tornare a casa. Sia lodato il Signore per questa vittoria!”

“La gente vive nel timore e nella perplessità, ma io mi rallegro nel Signore. Geova Onnipotente vi benedica riccamente e vi dia la forza di portare a termine l’opera che vi ha affidato.

Vostro fratello in Cristo

K. Hatzakortzian”.

Durante gli anni turbolenti della seconda guerra mondiale non si ebbero più notizie del fratello Hatzakortzian, ma all’inizio degli anni ’50, quando i missionari addestrati a Galaad giunsero ad Addis Abeba, sentirono parlare di un uomo di Diredaua che, diceva la gente, “parla come voi”. Haywood Ward si recò in quella cittadina e trovò un vecchio che non parlava inglese. Quando il missionario spiegò chi era, il vecchio scoppiò in lacrime, alzò gli occhi al cielo e mormorò qualche cosa in armeno pronunciando il nome di Geova. Era il fratello Hatzakortzian. Il giorno che aveva tanto atteso era giunto! Piangendo di gioia, abbracciò il fratello Ward. Quindi tirò fuori tutto orgoglioso delle vecchie scatole e mostrò riviste Torre di Guardia e libri logori, parlando tutto il tempo allegramente in una lingua che il suo visitatore non comprendeva.

Il fratello Ward fu felice di questo incontro e intendeva tornare, ma non gli fu possibile. Quando altri missionari andarono a cercare il fratello Hatzakortzian, trovarono alcune persone in lutto: il fratello Hatzakortzian era morto.

Per i missionari era una specie di “Melchisedec”. (Ebr. 7:1-3) C’erano molte domande senza risposta: Chi era? Da dove era venuto? Dove aveva conosciuto la verità? Cosa gli era accaduto durante gli anni difficili della seconda guerra mondiale? Ad ogni modo fu uno dei primi pionieri coraggiosi venuti in Etiopia.

Finalmente si pongono nuove basi nel Kenya

Nel novembre 1949 Mary Whittington dall’Inghilterra immigrò nel Kenya con tre bambini per raggiungere il marito, che lavorava a Nairobi per le ferrovie dell’Africa orientale. Benché fosse battezzata solo da un anno, imparò ben presto ad agire senza l’aiuto di nessuno. Donna esile e disciplinata con forte spirito di pioniere, non si lasciò prendere dalla malinconia in un paese più vasto della nativa Inghilterra, anzi considerò quel grande campo un’opportunità per diffondere la verità della Bibbia.

Poiché in quei tempi nelle colonie vigeva la segregazione razziale, quando cominciò a predicare di casa in casa nel vicinato la sorella Whittington dovette limitarsi a parlare agli europei. I padroni di casa erano molto amichevoli; spesso la invitavano a entrare e accettavano letteratura biblica. Molte volte le chiedevano: “Dove tenete le vostre adunanze?” La sua risposta era che per quanto ne sapeva era l’unica testimone di Geova in tutto il paese!

Ben presto la sua integrità fu messa alla prova. Nel giro di tre mesi il marito venne informato dai suoi superiori che la polizia non vedeva di buon occhio l’attività di predicazione svolta da sua moglie. Se non smetteva, la sorella Whittington poteva essere espulsa dalla colonia. Il marito, a sua volta, le disse di predicare solo agli amici. Essa rispose che non aveva amici in Kenya e che la sua fedeltà cristiana le imponeva di continuare la sua opera. Il marito la informò che se veniva espulsa, non le avrebbe permesso di portare con sé i figli.

Alcuni mesi più tardi alcuni agenti di uno speciale corpo di polizia si recarono nell’ufficio del signor Whittington e chiesero copie delle pubblicazioni distribuite da sua moglie. La sorella Whittington fu lieta di fornirne alcune. Il funzionario che riportò queste pubblicazioni disse che le aveva lette con piacere. Non vietò alla sorella di predicare, ma ribadì che non doveva predicare alla popolazione africana. All’epoca questo non costituiva un problema, poiché c’era molto da fare tra i non africani che abitavano a Nairobi.

Presto comparve sulla scena una compagna, ma non proprio come la sorella Whittington si aspettava. La filiale della Watch Tower Society della Rhodesia del Nord la informò che una certa signora Butler si interessava della Bibbia. Olga Butler, originaria delle Seicelle, per più di dieci anni aveva ricevuto pubblicazioni della Società nel Tanganica e si era trasferita a Nairobi poco dopo la morte del marito. Furono presi contatti per posta, fu disposto di incontrarsi in un caffè nel centro di Nairobi e ben presto fu iniziato uno studio biblico, che dapprima venne tenuto in un giardino pubblico, dal momento che era ancora vietato frequentare persone di un’altra razza. Due anni più tardi Olga Butler venne battezzata nella vasca da bagno degli Whittington.

Tentativi per prestare aiuto

Al fine di aprire questo vasto campo e anche di alleviare l’isolamento della sorella Whittington, furono fatti tentativi per mandare dei missionari, ma il governo coloniale non acconsentì. Nel 1952 il presidente della Watch Tower Society, Nathan H. Knorr, e il suo segretario, Milton G. Henschel, si recarono a Nairobi e trascorsero una serata con un gruppetto di fratelli e sorelle del Kenya e dell’Uganda. Fu presentata un’altra domanda per inviare missionari, ma anche questa venne respinta.

Ulteriori difficoltà giunsero da un’altra fonte. Le sommosse dei mau mau causarono uno stato d’emergenza, per cui era illegale riunirsi in più di nove persone senza previa autorizzazione del governo. Nel 1956 fu chiesto il permesso di tenere adunanze cristiane, ma non venne concesso. In quegli anni alcuni Testimoni stranieri vennero in Kenya per brevi periodi, ma solo Mary Whittington, i suoi figli e Olga Butler rimasero per proclamare la buona notizia.

L’arrivo di diplomati di Galaad

Questa era la situazione quando, nel 1956, arrivarono a Nairobi i diplomati di Galaad William e Muriel Nisbet, originari della Scozia. William Nisbet era fratello dei primi due pionieri che vennero in Kenya negli anni ’30, dopo essere stati in Sudafrica. Per poter rimanere il fratello Nisbet dovette trovare lavoro, ma fu ugualmente in grado di presiedere il piccolo gruppo di studio biblico. Nel frattempo la sorella Nisbet e la sorella Whittington dedicavano tranquillamente tutte le mattine all’opera di casa in casa.

I Nisbet erano entusiasti di Nairobi. La città si stava trasformando in una metropoli moderna, ordinata. Il clima temperato e le colline di Ngong alla periferia ricordavano loro la nativa Scozia. In una giornata limpida, guardando verso sudest, si poteva vedere luccicare al sole la neve che incappucciava il Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa. A nord si scorgeva il profilo frastagliato del monte Kenya, la montagna che aveva dato il suo nome al paese. E a due passi c’era il paradiso degli amanti degli animali: il Parco nazionale di Nairobi, con i suoi leoni, ghepardi, rinoceronti, bufali, giraffe, zebre e antilopi.

Comunque il principale interesse dei Nisbet era iniziare studi biblici. Uno di questi fu tenuto con la famiglia di un funzionario di un corpo speciale di polizia. Benché i Nisbet non lo sapessero, il funzionario aveva avuto l’incarico di svolgere indagini sui testimoni di Geova. Ma la sua investigazione finì in modo diverso dal previsto. Il funzionario non solo poté consegnare un rapporto favorevole sulla nostra attività, ma trovò anche un tesoro inestimabile: la verità. Col tempo i quattro componenti di questa famiglia divennero tutti Testimoni battezzati!

Anche altri studiavano. Purtroppo le leggi speciali erano ancora in vigore, e chiunque assistesse a riunioni di più di nove persone rischiava l’espulsione o anche tre anni di prigione. A malincuore i fratelli dovevano radunarsi in piccoli gruppi.

Il 1958, un anno memorabile

L’anno iniziò con l’arrivo a Nairobi di altri quattro diplomati di Galaad: i Clarke e gli Zannet. Come il fratello Nisbet, i due uomini dovettero svolgere un lavoro secolare, mentre le mogli facevano le pioniere. Si raggiunse un nuovo massimo, 35 proclamatori, quasi tutti stranieri.

Quello fu anche l’anno dell’assemblea internazionale “Volontà divina” che si tenne a New York, e a cui assisterono più di 250.000 persone provenienti da tutto il mondo. Fu emozionante per Mary Whittington essere fra loro e fare un breve rapporto dell’opera in Kenya. Ad accrescere la gioia dei fratelli quello stesso anno, un aereo pieno di Testimoni della Rhodesia diretti a New York fece sosta a Nairobi, consentendo un incontro spiritualmente stimolante.

All’assemblea di New York fu rivolto ai Testimoni capaci l’invito di trasferirsi nei paesi in cui c’era maggior bisogno di predicatori del Regno; uno di questi paesi era il Kenya. Perciò tra il dicembre 1958 e il settembre 1959 più di 30 fratelli e sorelle del Canada, degli Stati Uniti e dell’Inghilterra si trasferirono nel Kenya per dare una mano. Alcuni di questi nuovi arrivati andarono a Mombasa, sulla costa del Kenya, con le sue belle spiagge. Altri cominciarono a predicare nella provincia della Rift Valley, nella cittadina di Nakuru famosa per il lago omonimo, dimora di un milione di fenicotteri.

Il contributo dei Testimoni trasferitisi dove c’era maggior bisogno

Questo gruppo di zelanti Testimoni dimostrò un alto livello di maturità cristiana. Avevano lasciato amici, carriera e comodità, ma furono riccamente benedetti. Il Kenya era la loro moderna Macedonia. — Atti 16:9.

Parlando a nome di molti, l’inglese Ron Edwards disse: “Sin dall’inizio di quel periodo si formò tra noi che eravamo venuti a servire dove c’era maggior bisogno un fortissimo vincolo di amore e affetto. Senza dubbio ciò era dovuto alla nostra unità di intenti e alle circostanze simili. Avevamo più o meno la stessa età (dai 30 ai 40 anni) ed eravamo quasi tutti sposati, e prima di venire qui avevamo una vita familiare tranquilla. Tuttavia avevamo lasciato le nostre case e in risposta all’invito della Società ci eravamo imbarcati verso l’ignoto”.

Nel corso degli anni molti dovettero andarsene per problemi di salute, motivi di lavoro e cose del genere. Alcuni però, come Alice Spencer, riuscirono a rimanere per molti anni. Essa sfidò il caldo di Mombasa per oltre 25 anni. E Margaret Stephenson, che ha più di 80 anni, ha vissuto nel Kenya per oltre 30 anni e presta tuttora servizio come pioniera regolare. * Spinti da zelo missionario, questi fratelli e sorelle posero le basi su cui molti kenioti hanno edificato il loro amore per la vera adorazione.

Nonostante l’arrivo di questi Testimoni, l’opera era ancora ostacolata: la predicazione si svolgeva soprattutto fra gli europei, cioè fra gli stranieri bianchi, e nella comunità asiatica. Per quanto alcuni Testimoni stranieri avessero studiato il swahili, la loro testimonianza si limitava più che altro ai domestici.

Disposizioni per ulteriore espansione

Nel 1959 il fratello Knorr si recò di nuovo a Nairobi. Ormai il gruppetto di nove proclamatori era diventato una congregazione di 54 proclamatori divisa in due gruppi. Dato che ora c’erano diversi fratelli in grado di prendere la direttiva, il fratello Knorr dispose che i due gruppi si dividessero in quattro. Il fratello Nisbet doveva prestare servizio come sorvegliante di circoscrizione, pur conservando il suo lavoro secolare. In quei tempi si trovava fra gli stranieri un sorprendente numero di interessati.

Verso la fine della dominazione coloniale i testimoni di Geova furono i primi a contattare la popolazione indigena, come è dimostrato dalla seguente esperienza. Mentre acquistava delle scarpe in città, una sorella europea chiese alla commessa dove abitasse. La commessa disse: “A Gerico”. La sorella rispose: “Conosco molto bene Gerico. Ci vado spesso”. La commessa esclamò immediatamente: “Allora lei deve essere una testimone di Geova!”

L’opera del Regno stava facendo progressi nel Kenya. Ma prima di andare avanti, soffermiamoci a esaminare alcuni paesi vicini, nei quali pure si facevano sforzi per predicare la buona notizia.

Uganda: la “perla dell’Africa”

L’Uganda, a ovest del Kenya, è un paese ricco di vegetazione dove è possibile passeggiare lungo le rive verdeggianti del lago Vittoria, arrampicarsi sulle cime innevate del Ruwenzori (le leggendarie Montagne della Luna), fare una crociera sul Nilo o attraversare in macchina la maestosa foresta pluviale. Le precipitazioni abbondanti assicuravano buoni raccolti di cotone e di caffè, nonché verdura e frutta eccellente. Il caldo era tollerabile e l’estate perenne piaceva sia agli amministratori inglesi che ai commercianti asiatici. Essi si godevano gli spazi aperti: i loro club, i campi di golf, le piscine, i galoppatoi e i campi di cricket. Non sorprende che l’Uganda fosse chiamata la “perla dell’Africa”.

La vita era tranquilla e piacevole quando, nell’aprile 1950, giunse in Uganda una giovane coppia di Testimoni inglesi, ansiosi di condividere la conoscenza della Bibbia con altri. Nel giro di un anno essi avevano aiutato una famiglia greca e una italiana a capire la verità.

Venne formata una piccola congregazione a Kampala, città costruita su sette colli come Roma. La predicazione un po’ alla volta si estese al campo africano, e certo fu di aiuto il fatto che l’inglese fosse la lingua ufficiale dell’Uganda. Per la prima volta un discorso pubblico fu tradotto in una lingua locale, il luganda, a beneficio di un pubblico composto da 50 africani. Nel 1953 c’erano sei proclamatori attivi.

Due anni più tardi il primo battesimo dell’Uganda ebbe luogo nel lago Vittoria presso Entebbe. Fra i cinque battezzati c’era lo zelantissimo George Kadu, che presta tuttora fedele servizio come anziano a Kampala.

Ci fu una crisi quando, a motivo di cattiva condotta, alcuni vennero disassociati o lasciarono il paese, altri inciamparono. Così alla fine del 1957 il fratello Kadu si ritrovò a essere l’unico proclamatore dell’Uganda. Ma sapeva di avere la verità e amava Geova.

Nel 1958 le proiezioni del film La Società del Nuovo Mondo all’opera e la pubblicazione dell’opuscolo “Questa buona notizia del regno” in lingua luganda diedero nuovo impulso all’opera. Inoltre dal Canada e dall’Inghilterra si trasferirono in Uganda Testimoni disposti a servire dove c’era maggior bisogno, e tre anni più tardi, nel 1961, fecero rapporto 19 proclamatori. Ma parleremo ancora di questo paese in seguito.

Sudan: il più vasto paese dell’Africa

Un ramo del Nilo, il fiume più lungo che esiste, dall’Uganda raggiunge il Sudan attraverso praterie, boscaglie, paludi e zone semidesertiche. Lungo le rive vivono allevatori di bestiame molto alti. Dopo circa 2.000 chilometri il fiume confluisce con il Nilo Azzurro, che proviene dagli altopiani etiopici a est. Qui, lungo il fiume, sorgono tre grandi città: Khartoum, Omdurman e Khartoum North.

Più in giù il Nilo forma una serie di cateratte ed entra in una regione ricca di storia. Qui si trovava l’impero di Cus, le cui rovine sono ancora visibili fra le sabbie del Sahara. Questa era l’Etiopia dei tempi biblici, da cui provenivano Ebed-Melec e anche il funzionario di corte battezzato dal discepolo Filippo. — Ger. 38:7-16; Atti 8:25-38.

Il Sudan, un tempo Sudan Anglo-Egiziano, è il paese più vasto dell’Africa, con un’estensione pari a un quarto di quella degli Stati Uniti d’America. La lingua principale è l’arabo. Il nord del paese è quasi interamente islamico, mentre nel sud ci sono più animisti e cristiani nominali. I sudanesi sono in genere straordinariamente ospitali e gentili.

Nel 1949 Demetrius Atzemis, diplomato di Galaad originario dell’Egitto, giunse per la prima volta nel Sudan. Come in Egitto, le rive del fiume nella zona di Khartoum erano verdeggianti a motivo dei campi coltivati a cetrioli, porri e cipolle. Alcuni viali vicino all’acqua offrivano piacevoli oasi d’ombra sotto gli enormi banani. Ma queste strette fasce di vegetazione lussureggiante cedevano ben presto il posto al deserto desolato. Il colore dominante era il marrone. Il cielo era marrone. Il terreno era marrone. Le case fatte di mattoni di fango erano marroni. E anche molti abiti erano marroni.

Inoltre il caldo era torrido. Di notte la temperatura raggiunge i 39°C. Al sole il termometro sale a 60°C. Poiché i tubi dell’acqua erano esposti al sole, una doccia “fredda” poteva scottare se prima non si faceva scorrere l’acqua per un po’.

In questo ambiente il fratello Atzemis si mise all’opera. Predicò principalmente a Omdurman, facendo 600 abbonamenti. Poi, prima di tornare in Egitto, andò in una cittadina industriale chiamata Wad Medani. In seguito una famiglia di tre persone si trasferì a Khartoum dal Cairo. Il fratello, un mercante di lana, dava testimonianza ai clienti, offrendo abbonamenti e letteratura prima di fare affari con loro.

Ben presto venne formata una piccola congregazione, e il numero dei proclamatori aumentò di mese in mese, raggiungendo il massimo di 16 nell’agosto 1951. L’avvenimento dell’anno successivo fu un discorso a cui assisterono 32 persone. A beneficio degli stranieri presenti venne tradotto in tre lingue.

Nel 1953 il fratello Atzemis ritornò dal Cairo; questa volta rimase per cinque mesi e organizzò l’opera in modo da coprire in maniera sistematica il territorio di Khartoum. Fu ricompensato quando i tre fratelli Orphanides accettarono la verità. Solo un mese dopo essere stato contattato George Orphanides offrì buona parte della sua casa come luogo di adunanza. Questo fratello alla fine diventò sorvegliante della congregazione e, insieme a suo fratello Dimitri, portò con vigore il messaggio del Regno ad altri. Nell’aver cura delle pecore George sapeva essere molto deciso, perseverante e allo stesso tempo estremamente ospitale. Prestò servizio per molti anni, fino al 1970, quando dovette lasciare il paese. Dimitri riuscì ad aiutare molti a conoscere la verità. Nonostante il caldo inesorabile e le periodiche tempeste di sabbia, questi fratelli perseverarono con un ottimo spirito. Una volta George disse: “Benché non abbiamo riconoscimenti mondani, con il riconoscimento celeste e con l’aiuto dello spirito di Geova ci godiamo ogni giorno di vita, cercando di compiere il nostro ministero secondo le parole di Paolo riportate in 2 Timoteo 4:2-5”.

Il fratello Atzemis ritornò altre volte, e nel 1955 la Società fu in grado di mandare a Khartoum un altro missionario, Emmanuel Paterakis, che riuscì a restare per dieci mesi. Nel frattempo diversi proclamatori avevano lasciato il paese. Nel giugno 1956 fu presentata la domanda per il riconoscimento legale ma, a motivo dell’influenza dei sacerdoti copti e dei mullah islamici, venne respinta. Per breve tempo i Testimoni furono sorvegliati, ma non ci fu molta persecuzione, e l’opera di predicazione non si fermò mai.

Sorelle fedeli

Nel I secolo donne devote divennero colonne spirituali della congregazione. La stessa cosa si è verificata nel XX secolo nel Sudan. (Atti 16:14, 15; 17:34; 18:2; 2 Tim. 1:5) Nel 1952 un’energica sorella greca, che aveva sposato un sudanese nel Libano, venne nel paese di origine del marito per incentivare l’opera di predicazione. Questa sorella, Ingilizi Caliopi, diventò ben presto pioniera regolare e poi pioniera speciale. Era esuberante, dinamica e perseverante, qualità necessarie per predicare fra i copti ortodossi, gente molto emotiva, che si turbava facilmente e aveva timore dei preti e dei parenti.

Fra coloro che aiutò a conoscere la verità c’era Mary Girgis, la quale pure diventò pioniera speciale. La storia della vita di Mary è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° agosto 1977. Mary viveva nella storica città di Omdurman, antica capitale del Sudan. Aveva appena finito di pregare quando, nel 1958, la sorella Caliopi bussò per la prima volta alla sua porta. La sorella Caliopi trovò una donna turbata dalle spaventose bestie descritte in Rivelazione. Cosa potevano significare? Era atterrita anche dal “fuoco dell’inferno”. Si chiedeva se Dio volesse questo. Ma la domanda che la assillava maggiormente era: Dov’è la verità?

La sorella Caliopi rispose a tutte queste domande. Mary si rallegrò sentendo che Gesù ora è Re. Ma il marito, Ibrahim, le disse: “Non ascoltare questa donna. Dev’essere cattiva. Quando è caduta dall’autobus l’altro giorno, la gente ha detto: ‘Ben le sta perché ha cambiato religione’”.

Ibrahim prese lo stesso i due libri “Sia Dio riconosciuto verace” e “Questo significa vita eterna”. Poco dopo, mentre assisteva a una funzione nella chiesa copta, Ibrahim si preoccupò sentendo il prete rimproverare gli uomini che permettevano alla moglie di studiare e predicare una religione diversa. Era facile capire di chi stesse parlando! Ibrahim lasciò la chiesa. Ora lui e la sua famiglia divennero oggetto di persecuzione. Un giorno qualcuno scagliò oltre il muro un sasso che lo colpì in faccia e gli fece cascare gli occhiali, ma non ferì seriamente né lui né il bambino che aveva in braccio!

Nel 1959 la polizia accusò Mary Girgis di andare per le case con l’intento di rubare. La cosa finì in tribunale. Due querelanti si schierarono contro di lei, ma naturalmente non avevano prove. Il caso venne archiviato.

In un altro processo i sacerdoti mossero accuse di sionismo. In tribunale la nostra sorella magnificò il nome di Geova davanti a quattro giudici. Il presidente emise una sentenza favorevole dicendo: “Vada pure, signora, a predicare dove e quanto vuole nel Sudan. La legge del paese è dalla sua parte e la proteggerà”.

La sorella Girgis e la sorella Caliopi, fino alla morte, sono state un ottimo esempio per i più giovani. Nel corso degli anni queste due zelanti sorelle hanno aiutato molti altri. Anche Ibrahim Girgis accettò la verità ed è stato un fedele Testimone fino alla morte.

I tentativi per ottenere il riconoscimento legale fallirono, perciò l’opera continuò a non essere riconosciuta, e ogni tanto ci fu persecuzione. Ciò nonostante si ebbero continui aumenti: 27 proclamatori fecero rapporto nel 1960 e 37 nel 1962. Nel 1965 la sorveglianza dell’opera venne affidata alla filiale del Kenya, appena aperta, e fu disposto di tenere un’assemblea di circoscrizione ogni anno. L’anno dopo 81 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo. Parleremo ancora di questo paese.

Etiopia: la “regione delle facce bruciate”

A nord del Kenya, fra il Sudan e il Mar Rosso, c’è l’Etiopia, grande quanto metà del Sudan. In greco il nome significa “regione delle facce bruciate”, e anticamente designava la regione dell’Africa a sud dell’Egitto. Infatti l’Etiopia biblica includeva per lo più il Sudan settentrionale e la parte nord dell’odierna Etiopia. Come il fratello Hatzakortzian aveva già constatato negli anni ’30, questo paese, che aveva una cultura propria e una potente Chiesa Ortodossa Etiopica, era unico sotto molti aspetti. Vi furono mandati tre missionari scapoli, che giunsero nella capitale, Addis Abeba, il 14 settembre 1950.

C’erano molte cose nuove a cui bisognava abituarsi. Prima l’altitudine di Addis Abeba, che con i suoi 2.400 metri è una delle capitali più alte del mondo. Poi la lingua amarica, con le sue p, t e s esplosive, e anche la scrittura etiopica che ha 33 caratteri e più di 250 varianti. Inoltre c’erano più di 70 lingue tribali e circa altre 200 lingue e dialetti minori. E poi i sacerdoti facevano ancora uso di una lingua semiestinta, il geʽez, come alcuni studiosi europei usano il latino.

La gente aveva volti abbronzati, attraenti, acconciature insolite, abiti particolari e costumi festosi. Alcuni avevano una croce tatuata sulla fronte. Avevano nomi interessanti. Gli uomini potevano chiamarsi Gebre Meskal, che significa “Schiavo della croce”, Habtemariam, “Servo di Maria” o Tekle Haimanot, “Pianta della religione”. Una donna poteva chiamarsi Leteberhan, che significa “Schiava della luce” o Amaresh, “Tu sei bella”.

Professori predicatori

Nella prima casa missionaria, in un appartamento nel quartiere di case popolari di Addis Abeba, i missionari rimasero stupiti di ricevere le visite regolari di un colobo, una scimmia birbona che metteva il naso dappertutto e combinava un sacco di guai. Non contenta di essere finita nel concentrato di pomodoro, dovette lasciare le tracce per tutta la casa e imbrattare i muri! Naturalmente venivano anche visitatori umani, e si tenevano studi biblici nel portico davanti alla casa missionaria.

Per tutelare gli interessi della Chiesa Etiopica, la legge vietava il proselitismo fra i cristiani. Era permesso solo fra i musulmani e i “pagani”. Infatti i missionari ricevettero il visto d’ingresso solo a patto che aprissero delle scuole per insegnare materie come inglese, dattilografia e computisteria.

Quando ad Addis Abeba i corsi serali per adulti furono ben avviati, i missionari dovettero trasferirsi in una casa più grande in Churchill Road, la via più importante della capitale. I fratelli decisero di non mischiare l’insegnamento religioso con le materie scolastiche, ma gli studenti erano invitati ad assistere, se volevano, alle nostre adunanze di congregazione. Quando si tenevano le adunanze una delle aule diventava Sala del Regno.

Nel 1952 giunsero ad Addis Abeba altri otto missionari della 18a classe della Scuola di Galaad. Fra loro c’erano Harold e Anne Zimmerman, che dovevano aiutare a tenere i corsi serali nella capitale. Due coppie della 12a classe, i Brumley e i Luck, aprirono una scuola nella storica Harar, a est, vicino al confine con la Somalia, città in cui un tempo era vietato l’accesso agli stranieri e dove tuttora si aggirano le iene. Infatti, di notte, i cosiddetti uomini delle iene danno spettacolo sfamando questi animali possenti per il piacere degli spettatori. — Vedi Svegliatevi! del 22 novembre 1985.

I missionari di Galaad Dean Haupt e Raymond Egilson aprirono una scuola simile a Diredaua, centro commerciale poco distante da Harar, situato in posizione strategica sull’unica linea ferroviaria dell’Etiopia che congiungeva il porto di Gibuti con Addis Abeba. Qui a Diredaua era morto il fratello Hatzakortzian.

La vita era tutt’altro che agiata. Il fratello Haupt spiega: “La prima notte fu un’esperienza indimenticabile. Non avevamo ancora il mobilio, perciò usammo un baule come tavolo e ci sedemmo sulle valige per mangiare. Poiché i letti non erano ancora arrivati, stendemmo i materassi per terra. Questo non era niente, ma quando spegnemmo la luce, le cimici cominciarono a scendere lungo i muri per sentire che sapore avevamo! Sembra che quella parte della casa fosse rimasta vuota per qualche tempo, e le cimici venivano fuori in cerca di sangue fresco! Credo che quella notte non chiudemmo occhio”.

Una piccola filiale

Un missionario spiega che, nonostante gli insetti, l’opera era piacevole: “Un giorno camminavo per la strada quando incontrai un giovane etiope e mi fermai per parlargli. Saputo che ero un missionario, mi disse: ‘La prego, signore, mi parli di Gesù Cristo’. Lo invitai a venire l’indomani a casa nostra e, dieci minuti dopo il suo arrivo, avevamo iniziato lo studio con il libro “Sia Dio riconosciuto verace”. Tornò il giorno dopo per continuare lo studio, portando con sé un altro giovane. I due diventarono i primi proclamatori etiopici”.

Persone interessate venivano continuamente alla casa missionaria a chiedere uno studio biblico, perciò un missionario doveva sempre rimanere a casa. Alcuni camminavano ore per arrivarci e volevano studiare per due o tre ore alla volta. Ben presto il numero dei proclamatori salì a 83.

Nel 1953 fu aperta ad Addis Abeba una piccola filiale. Il materiale delle adunanze veniva tradotto, scritto a mano in caratteri etiopici e ciclostilato. Questo certamente aiutò i nuovi a divenire più ferrati nella verità. I fratelli locali impararono a svolgere l’opera di casa in casa, a tenere studi biblici e a preparare adunanze istruttive. Grazie al loro zelo la buona notizia si diffuse in 13 diverse località dell’interno del paese, dove nel 1954 fecero rapporto quasi 20 proclamatori.

Un seminarista mette mano all’aratro

Uno di coloro che reagirono in modo positivo al messaggio del Regno fu un seminarista che non sapeva una parola di inglese. La sua prima conversazione con uno dei nostri missionari avvenne per mezzo di un interprete. Quando sorgevano punti controversi, egli consultava la sua Bibbia nell’antica lingua geʽez. Il seminarista rimase colpito vedendo che il suo brano preferito a sostegno della Trinità, 1 Giovanni 5:7, non c’era nella sua Bibbia. Con questa Bibbia furono subito smascherate altre dottrine sbagliate.

Veniva a studiare tre o quattro volte alla settimana, portando con sé altri. Quando lasciò il seminario per trasferirsi in casa di un Testimone, il direttore andò a prenderlo con un poliziotto e lo trascinò via. Poi venne rinchiuso per quattro giorni nel seminario, e mandò un biglietto ai fratelli per dire che non dovevano essere dispiaciuti per lui, poiché si rallegrava di essere prigioniero per amore di Geova. “Non pensate che andrò con loro”, diceva. “Nessun uomo che ha messo mano all’aratro guarda indietro”. Quando fu rilasciato, si trasferì nella capitale, dove assisteva alle adunanze, e divenne uno dei primi testimoni di Geova battezzati dell’Etiopia.

Finalmente pubblicazioni in amarico!

Nel 1955, dopo un discorso speciale, con gioia di tutti i presenti fu presentata la prima pubblicazione in amarico, l’opuscolo La via di Dio è amore. Poco dopo seguì un volantino, e l’anno successivo fu disponibile in amarico l’opuscolo per lo studio “Questa buona notizia del regno”.

L’anno seguente, il 1956, fu un’altra pietra miliare nella storia teocratica dell’Etiopia. I fratelli organizzarono la proiezione del film La Società del Nuovo Mondo all’opera. Foglietti d’invito in inglese e in amarico fecero pubblicità al film, che si doveva proiettare nel teatro più grande d’Etiopia, proprio nella piazza principale di Addis Abeba. Furono affissi manifesti in tutti i punti di maggior traffico della città. Il risultato? Molta gente affluì al teatro. Così tanti gremirono la sala che fu necessario disporre un’altra proiezione: quella sera ben 1.600 persone videro il film. A ciascuno dei presenti venne dato un opuscolo gratis. Ci furono altre proiezioni del film a Gondar, Asmara e Dessiè, tre centri importanti dell’Etiopia settentrionale. Complessivamente 3.775 persone videro questo istruttivo film sull’attività dei testimoni di Geova.

Furono nominati altri pionieri speciali, e un sorvegliante di circoscrizione locale cominciò a incoraggiare le congregazioni. I fratelli predicavano intrepidamente, sostenuti da una costituzione riveduta che garantiva i fondamentali diritti umani di libertà di confessione religiosa, libertà di parola e libertà di stampa. Si raggiunse il massimo di 103 proclamatori.

Persecuzione! Espulsione dei missionari!

Tutta questa attività e prosperità spirituale aveva suscitato le ire del clero della cristianità. Nel capoluogo di provincia, Debra Marcós, circa 280 chilometri a nordovest di Addis Abeba, la popolazione era ancora fedelissima alla Chiesa Etiopica.

Quando arrivarono i pionieri speciali, ci furono subito episodi di violenza. Uomini influenti radunarono una turba nella piazza principale gridando che i nuovi arrivati calpestavano l’immagine di Maria e mangiavano gatti e cani! La polizia dovette salvare i fratelli che rischiavano di essere picchiati a morte. La folla, pronta a entrare con la forza nel posto di polizia, dovette essere trattenuta sotto la minaccia delle armi. Nel parapiglia i due pionieri persero tutti i loro averi.

Il governo approfittò di questo incidente per proclamare che i testimoni di Geova costituivano un pericolo per la pace e la sicurezza della nazione. Le autorità chiusero la casa missionaria e la filiale, e il 30 maggio 1957 ordinarono ai missionari di lasciare il paese. Benché in privato alcuni funzionari si fossero detti favorevoli e avessero fatto capire che della faccenda era responsabile il clero, ogni appello, anche all’imperatore stesso, fu vano.

Per quanto da ogni parte del mondo si scrivessero molte lettere di protesta, i missionari furono costretti a lasciare il paese. Seguirono arresti e interrogatori. Ci fu un periodo di prova e vagliatura. Alcuni ebbero paura e lasciarono la verità. Qualcuno tradì. L’attività dei pionieri speciali cessò, e diversi ex pionieri dovettero essere disassociati. Altri invece rimasero fedeli. Un fratello fu messo ai ferri per 42 giorni e fu poi rilasciato con il severo ammonimento di smettere di predicare.

Così l’opera continuò clandestinamente. Molto lontano, all’assemblea internazionale “Volontà divina” del 1958, fu presentato il primo libro in amarico, “Sia Dio riconosciuto verace”, ma solo poche copie riuscirono a penetrare in Etiopia. Prove che richiedevano lealtà e coraggio indussero alcuni ad arrendersi, così che nel 1962 il numero di quelli ancora attivi era sceso a 76.

Somalia, nel Corno d’Africa

Dopo l’espulsione da Addis Abeba, il missionario Dean Haupt fu incaricato dalla Società di recarsi a Mogadiscio, capitale della Somalia. Da un migliaio d’anni Mogadiscio era un centro commerciale. Questa città faceva un tempo parte di Ofir, la regione da cui proveniva l’oro di ottima qualità importato dal re Salomone? Può darsi, anche se secondo l’opinione prevalente il filone doveva trovarsi in Arabia.

Quando nel 1957 arrivò il fratello Haupt, il somalo non era ancora una lingua scritta; si usavano invece l’italiano e l’arabo. Il fratello Haupt decise di visitare prima la parte europea della città e di offrire abbonamenti mostrando copie delle riviste senza lasciarle, poiché ne aveva pochissime. In questo modo fece più di 90 abbonamenti in tre mesi circa. Poi il suo visto scadde e non fu possibile rinnovarlo. Perciò il fratello Haupt dovette partire e continuare il servizio in Italia.

Un’assegnazione difficile

Dopo la partenza del fratello Haupt, la Società dispose di inviare quattro missionari in Somalia. Essi giunsero nel marzo 1959, ma poiché la predicazione si limitava agli stranieri, rimasero solo Vito e Fern Fraese della 12a classe di Galaad.

Ben presto il clero cattolico cominciò ad andare da coloro che mostravano interesse per l’opera dei testimoni di Geova. Una persona che fu visitata da un sacerdote disse: “Perché tutto questo interesse per me proprio ora, dato che da diversi anni ho smesso di andare in chiesa? Forse perché studio la Bibbia?”

Nel settembre 1959 i Fraese tenevano 11 studi biblici. Molte famiglie italiane visitate non avevano la Bibbia e non era mai stato detto loro chi era Geova, per quanto avessero sentito parlare dei testimoni di Geova dai giornali. Perciò il messaggio della Bibbia suscitava molto interesse; non era insolito che i fratelli rimanessero un’ora o più in ogni casa che visitavano.

Nel 1961 due persone che studiavano la Bibbia cominciarono a predicare. L’anno dopo un’altra persona cominciò ad associarsi con i testimoni di Geova, portando a tre il numero dei proclamatori oltre ai missionari.

Dopo essere stati quattro anni in Somalia, i Fraese furono trasferiti, poiché le possibilità di visitare la locale popolazione islamica erano molto limitate. Ma essi avevano lasciato una buona impressione. Una persona osservò: “Di tutti i gruppi di europei, inclusi i missionari laici e il clero, voi testimoni di Geova siete gli unici che siete restati onesti!” Dei tre proclamatori rimasti, due in seguito si trasferirono in altri paesi e uno divenne inattivo. I Fraese invece svolgono ancora servizio a tempo pieno in Italia dove il fratello è sorvegliante viaggiante.

Tanzania: la quintessenza dell’Africa

Dopo la Somalia e il Kenya, scendendo lungo la costa, si incontra il Tanganica, ora Tanzania. In questo bel paese si trova la piana di Serengeti — spesso chiamata la quintessenza dell’Africa — dove si può ammirare lo spettacolo di oltre due milioni di grossi animali che vagano per la savana e nei boschi, e dove si trova il cratere del Ngorongoro, bacino di 260 chilometri quadrati ricco di flora e fauna. La maggioranza della popolazione è dedita all’agricoltura e produce sisal, chiodi di garofano, caffè e cotone.

Negli anni ’30 la buona notizia del Regno era stata predicata nel Tanganica, e infatti nel 1948 nella parte sudoccidentale del paese c’erano alcuni proclamatori. Chi erano? Come avevano conosciuto la verità?

Appartenevano in gran parte alla tribù dei nyakyusa, stabilitasi nella regione montuosa all’estremità settentrionale del lago Malawi dove convergono i due rami della Great Rift Valley. Da qui gli uomini andavano a lavorare nelle miniere di rame della Rhodesia. Poiché erano per natura amichevoli e ricettivi, questo lavoro diede ad alcuni di loro la possibilità di venire in contatto con le verità della Parola di Dio.

Hosea Njabula, nato nel 1901 vicino a Tukuyu, apparteneva alla confessione dei Fratelli Moravi ed era pieno di zelo per la sua fede. Diventò diacono e insegnò alla scuola domenicale in molti villaggi. Fra i suoi allievi c’era Nehemiah Kalile. Nel 1930, mentre lavorava come cuoco per alcuni coloni europei a Vwawa, un giorno Nehemiah si trovò coinvolto in una profonda discussione biblica con un altro cuoco.

Nehemiah scoprì che quest’uomo sapeva cose straordinarie grazie alla Bibbia. Quella era la verità! Poco dopo passò il confine per recarsi a Mwenzo e battezzarsi. Qui rimase profondamente colpito vedendo per la prima volta i sette volumi degli Studi sulle Scritture.

Nehemiah Kalile era pieno d’entusiasmo. Desiderava ardentemente parlare di ciò che aveva scoperto al suo ex insegnante della scuola domenicale. L’anno seguente rivide il suo vecchio amico Hosea Njabula e gli parlò della verità.

Più di 60 anni dopo, Hosea ricorda quel giorno e dice: “Discussi molto, ma quando mi mostrò nella Bibbia i versetti che parlavano del sabato, compresi che era la verità. Senza indugio cominciai a predicare ad altri; uno di questi fu Job Kibonde. Noi tre iniziammo a tenere le adunanze in casa mia. Andai a trovare anche altri allievi della scuola domenicale e li invitai alle nostre adunanze. Diversi accettarono l’invito, fra cui Joram Kajumba e Obeth Mwaisabila”.

A piedi sulle alture

Nel 1932, dopo il battesimo del fratello Njabula, questi fratelli, senza sapere cosa fosse un ministro pioniere, predicavano come pionieri. Percorsero 60 chilometri in direzione del lago Malawi e diedero testimonianza nella zona di Kyela, dove Hosea Njabula e Obeth Mwaisabila incontrarono forte opposizione. Benché non sapessero nuotare, vennero afferrati e gettati in un fiume pieno di coccodrilli. In qualche modo, forse con l’aiuto di Geova, si salvarono. Poco dopo questo episodio costruirono la loro prima Sala del Regno vicino al villaggio di Buyesi, in una località che chiamarono Betleem.

Nel frattempo si manifestò nuovo interesse a Vwawa, dove Nehemiah Kalile aveva sentito parlare la prima volta della verità, e uomini come Solomon Mwaibako, Yesaya Mulawa e Yohani Mwamboneke presero posizione. I fratelli di Buyesi disposero amorevolmente di inviare una volta al mese uno del loro gruppo a Ndolezi vicino a Vwawa per rafforzare i più nuovi. Questo significava percorrere 100 chilometri a piedi sia all’andata che al ritorno. A volte percorrevano faticosamente oltre 200 chilometri per raggiungere Isoka nella Rhodesia del Nord e consegnare i rapporti alla congregazione locale che li faceva pervenire alla filiale.

Oggi, 60 anni più tardi, all’età di 90 anni, Hosea Njabula è ancora “diacono”, ora nel vero senso della parola, essendo servitore di ministero nella congregazione di Ndolezi. Il fratello Njabula ha la soddisfazione di vedere che la moglie, Leya Nsile, è rimasta fedele al suo fianco, come pure di avere diversi nipoti attivi nel servizio di pioniere.

Anche altri predicarono con zelo per molti anni. Fra questi c’erano Jimu Mwaikwaba, che fu imprigionato a motivo della buona notizia; Joel Mwandembo, che poi prestò servizio come sorvegliante di circoscrizione; Semu Mwasakuna, che predicò in bicicletta e cantando; Ananiah Mwakisisya e Timothy Kafuko.

Un altro fratello che contribuì notevolmente a promuovere la testimonianza del Regno fu David Kipengere, che nacque nel 1922 e conobbe la verità nel 1935 a Mbeya. Egli predicò dappertutto e in seguito venne mandato a iniziare l’opera a Dar es Salaam. Negli ultimi 18 anni della sua vita, fino alla morte avvenuta nel 1983, svolse il servizio di pioniere regolare. Fu arrestato diverse volte, ma non si lasciò mai prendere dallo scoraggiamento, dicendo: “In prigione c’è molto lavoro che Geova vuol farmi fare”. Suo fratello, Barnabas Mwakahabala, che conobbe la verità insieme a lui, presta tuttora servizio come anziano. Questi fratelli fecero quello che potevano nonostante l’isolamento in cui si trovavano, la mancanza di letteratura nella loro lingua e la limitata capacità di lettura.

I contatti con la filiale a Città del Capo erano sporadici e i rapporti poco attendibili. L’Annuario del 1943 indica che nella zona 158 proclamatori svolgevano l’opera di predicazione e, nel 1946, 227 facevano rapporto in sette congregazioni. Negli anni precedenti i rapporti dell’attività dei Testimoni del Tanganica a quanto pare venivano inclusi in quelli della congregazione di Isoka nella Rhodesia del Nord, e probabilmente alcuni rapporti andarono perduti. Dovevano passare ancora parecchi anni prima che si potesse dirigere meglio l’opera di radunamento nel Tanganica meridionale.

Direttiva da parte della Rhodesia del Nord

Certo ci voleva aiuto, poiché i Testimoni incontravano molta opposizione da parte della falsa religione e, allo stesso tempo, lottavano con il problema della poligamia, del tabacco e di altre usanze non cristiane.

Nel 1948 fu aperta una nuova filiale a Lusaka, nella Rhodesia del Nord, che doveva occuparsi non solo della Rhodesia del Nord ma anche di gran parte dell’Africa orientale. Ciò si rivelò provvidenziale dato che, dopo una lunga interruzione, nuovi inizi si stavano profilando in Kenya e in Uganda. Per quanto più di 2.400 chilometri di strada accidentata la separassero ancora da Nairobi, questa filiale era sempre più vicina di quella di Città del Capo, che si trovava a una distanza due volte maggiore.

Così nel 1948 la filiale della Rhodesia del Nord mandò Thomson Kangale ad aiutare i fratelli. Quando egli giunse a Mbeya nel marzo di quell’anno, c’erano molte cose da insegnare e da sistemare.

Il fratello Kangale era un insegnante paziente, e i nostri fratelli furono pronti a fare i cambiamenti necessari. Per prima cosa impararono a identificarsi come testimoni di Geova e non più come “quelli della Torre di Guardia”. Da tempo avevano conosciuto e accettato il nome testimoni di Geova, ma non l’avevano fatto conoscere. In armonia con il consiglio di 1 Pietro 3:15, i nostri fratelli impararono anche a usare più tatto nel presentare il messaggio del Regno. Ora davano risalto alla buona notizia anziché limitarsi ad attaccare le dottrine della falsa religione. E furono eliminati gli equivoci circa il modo corretto di fare rapporto del tempo dedicato al ministero di campo. Inoltre i fratelli sistemarono le loro case e migliorarono anche il loro aspetto personale; parecchi avevano bisogno di tagliarsi la barba incolta.

Per quanto riguarda le adunanze, tutti impararono a seguire un programma più ordinato ed efficace e a eliminare usanze religiose babiloniche, come quella di suonare le campane. Quanto alla Scuola di Ministero Teocratico, capirono l’utilità di smettere di annunciare i nomi di quelli che avevano avuto buoni voti nella ripetizione scritta. Alcuni Testimoni dovettero abbandonare certi usi relativi alle onoranze funebri. Per altri era tempo di abbandonare l’uso del tabacco. Ma probabilmente il cambiamento più difficile fu quello di registrare il matrimonio, rendendolo onorevole al cospetto di tutti. — Ebr. 13:4.

Tentativi per ottenere il riconoscimento ufficiale

La filiale della Rhodesia del Nord fece numerosi tentativi per ottenere che il governo coloniale britannico del Tanganica lasciasse entrare missionari nel paese e concedesse il riconoscimento ufficiale alla nostra opera di predicazione. Nel 1950 una domanda venne respinta con la motivazione che “nel Tanganica le condizioni non erano quelle degli altri territori africani”. Nel 1951 fu presentata un’altra domanda ma di nuovo senza successo. Nel frattempo un commissario distrettuale aveva tentato di proibire localmente l’opera di predicazione. Nel settembre 1951 i fratelli presentarono alle autorità governative di Dar es Salaam un memorandum che spiegava la posizione dei testimoni di Geova nei confronti delle organizzazioni religiose e delle cerimonie patriottiche. Questo fece sorgere qualche speranza, ma durante l’anno successivo si ricevette un’altra risposta negativa. Altre istanze furono presentate nel 1956 e dopo, ma tutto invano.

Nonostante l’atteggiamento negativo del governo, i proclamatori della buona notizia non incontrarono veri ostacoli nell’adorazione. Pionieri speciali e sorveglianti di circoscrizione continuarono a prestare aiuto senza problemi dalla Rhodesia del Nord.

L’addestramento continua

Nel 1952 Buster Mayo Holcomb, un diplomato di Galaad che era sorvegliante di distretto nella Rhodesia del Nord, riuscì a entrare nel Tanganica e a partecipare a un’assemblea di circoscrizione vicino a Tukuyu. Egli riferì: “Nel tardo pomeriggio eravamo vicino al luogo dell’assemblea e speravamo di raggiungerlo prima di sera; poi i cieli letteralmente si aprirono e fummo investiti da una pioggia torrenziale. Era impossibile andare avanti, poiché per la pioggia battente non si vedeva la strada. Fermammo il furgone e ci apprestammo a passare la notte nel miglior modo possibile, dato che, invece di dar segno di calmarsi, l’uragano sembrava crescere d’intensità. L’indomani mattina la pioggia cessò e, dopo aver proceduto a guado per un po’, finalmente raggiungemmo il luogo dell’assemblea e trovammo alcuni fratelli. Con nostra sorpresa, si meravigliarono che pensassimo anche lontanamente che non era possibile tenere l’assemblea. I fratelli sarebbero venuti sicuramente!

“E in effetti vennero, sebbene alcuni avessero dovuto camminare per due o tre giorni con quel tempaccio. Domenica pomeriggio i presenti furono 419, e la mattina 61 proclamatori simboleggiarono la loro dedicazione con l’immersione”.

I fratelli accettarono i consigli e gli interessati fecero enormi cambiamenti nella loro vita. Per esempio, la Bibbia non consente la poligamia. Dice che ciascun uomo dovrebbe ‘avere la propria moglie e ciascuna donna il proprio marito’, e che un sorvegliante cristiano dovrebbe essere “marito di una sola moglie”. (1 Cor. 7:2; 1 Tim. 3:2) Pertanto un capo che aveva molte mogli le mandò via tutte tranne la prima, poi fu battezzato e in seguito diventò anziano di congregazione. Un altro uomo che aveva due mogli diede la più giovane al fratello minore e disse che non voleva che il suo egoismo facesse perdere la vita a tre anime della sua famiglia. Quindi anch’egli fu idoneo per il battesimo.

Altri Testimoni manifestarono amore altruistico rinunciando al tradizionale diritto di richiedere il prezzo della sposa quando davano in matrimonio le figlie. Il prezzo della sposa poteva essere proibitivo per i giovani Testimoni, specie i pionieri. Ma molti padri erano felici di vedere le figlie sposarsi “nel Signore”. (1 Cor. 7:39) Eliminando questo peso era molto più facile per le nuove coppie iniziare la vita coniugale. Dapprima questo fatto suscitò stupore, ma col tempo sempre più persone apprezzarono e rispettarono questa espressione di amorevole interessamento.

Anche nel Tanganica il clero cercò di causare difficoltà, ma non ci riuscì. Quando venne arrestato dalla polizia a Mbeya, il fratello Kangale poté spiegare che si limitava a visitare i suoi fratelli spirituali. La polizia allora si dimostrò disposta a cooperare e gli chiese di lasciare l’itinerario delle sue visite alle congregazioni per avvertire del suo arrivo gli altri posti di polizia, così non si sarebbero preoccupati per lui. In questo modo il fratello Kangale poté viaggiare liberamente in ogni parte del Tanganica per anni. Altri pionieri speciali e sorveglianti viaggianti della Rhodesia del Nord e del Niassa si unirono a lui per edificare le pecore: Frank Kanyanga, James Mwango, Washington Mwenya, Bernard Musinga e William Lamp Chisenga, per menzionarne solo alcuni. L’interessante è che nel 1957, a Mbeya, il fratello Chisenga conobbe Norbert Kawala, un uomo assetato di verità. Questi fece lo studio biblico due volte la settimana, si rese idoneo per il battesimo e poi lavorò come traduttore alla filiale di Nairobi, in Kenya.

Proiezione del film ed espansione a nord

Nel frattempo, dal 1956 in poi, si cominciò a proiettare nel Tanganica il film La Società del Nuovo Mondo all’opera: lo videro oltre 5.000 persone. Altro aiuto venne nel 1959 quando cominciarono ad arrivare Testimoni dall’estero per servire dove c’era maggior bisogno di predicatori del Regno. Il numero dei proclamatori del Tanganica cominciò a salire di nuovo: 507 nell’anno di servizio 1960.

Tuttavia il progresso non fu sempre facile. In molte cittadine c’era un’alta percentuale di musulmani, che metteva alla prova l’abilità dei proclamatori. Anche il clima caldo e umido metteva a dura prova i fratelli stranieri. Ma essi avevano lo spirito di Isaia, che disse: “Eccomi! Manda me”, e furono benedetti per questo. — Isa. 6:8.

Lungo i pendii del Kilimangiaro

Nel 1961 il Tanganica divenne indipendente e nel 1964 insieme all’isola di Zanzibar costituì la Repubblica Unita di Tanzania. Tuttavia, già nel 1961 la buona notizia aveva raggiunto una nuova zona della Tanzania, ai piedi del possente Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa. Il Kilimangiaro è un imponente vulcano estinto coperto di neve perenne. I dolci pendii a est e a sud sono bagnati da piogge abbondanti. Il terreno fertile e le piogge copiose rendono questi pendii adatti all’agricoltura, perciò la regione è molto popolata. Qui un pioniere speciale proveniente dalla Rhodesia del Nord cominciò lo studio con un gruppo di cinque interessati.

L’anno dopo, in agosto, si tenne un’assemblea di circoscrizione nell’Hotel Kibo vicino a Marangu, di fronte all’imponente montagna. Testimoni del Kenya percorsero con un convoglio di auto i 400 chilometri da Nairobi per partecipare all’assemblea. Il battesimo ebbe luogo in un freddo torrente di montagna, e fu la prima volta che in questa parte del mondo un europeo, Helge Linck, venne battezzato da un fratello africano.

Helge Linck aveva sentito parlare della verità da bambino in Danimarca, ma non l’aveva seguita. Era venuto in Tanganica per lavorare in una piantagione di canna da zucchero. Nel 1959 il suo fratello carnale che abitava in Canada fece un viaggio nell’Africa orientale e riaccese il suo interesse per la verità. Quando nel 1961 un pioniere speciale venne imprigionato perché predicava, Helge fece in modo che venisse rilasciato. Dopo il battesimo in questo scenario meraviglioso all’assemblea di circoscrizione di Kibo, Helge iniziò il servizio di pioniere e in seguito fu espulso dal paese a motivo della predicazione.

Ma lasciamo per un momento il continente per raggiungere Zanzibar, la più grande isola corallina al largo della costa africana, nota per la produzione di chiodi di garofano.

Zanzibar: l’isola dei chiodi di garofano

Zanzibar, distante solo 40 chilometri dalla terraferma, servì sia agli arabi che agli europei come punto di partenza per le spedizioni nel cuore dell’Africa. La popolazione è quasi interamente islamica e di origine afro-araba. Vi si parla il swahili, la lingua che, a causa della tratta degli schiavi raggiunse i confini dell’Angola nell’Africa occidentale. Nel XIX secolo Zanzibar era un importante mercato di schiavi.

Nel 1932 due pionieri dell’Africa meridionale fecero una breve sosta in quest’isola. Ventinove anni dopo, nel 1961, Roston e Joan MacPhee, proclamatori della buona notizia appena battezzati, si trasferirono nell’isola dal Kenya. Si misero subito al lavoro e lasciarono molta letteratura biblica. Ben presto tenevano due studi biblici. La congregazione della vicina Dar es Salaam dispose di trascorrere ogni mese un fine settimana a Zanzibar per incoraggiarsi a vicenda.

Poco dopo che i MacPhee erano ritornati nel Kenya, arrivò a Zanzibar un’altra famiglia cristiana, i Burke, provenienti dall’America. Essi si presero cura degli interessati e iniziarono altri studi. Improvvisamente, alla fine del 1963, scoppiò una rivolta nell’isola, e la famiglia Burke dovette scappare, abbandonando quasi tutto quello che possedeva.

Con la partenza dei Burke, sull’isola cessò ben presto l’attività del Regno. Poi fu ripresa nel 1986, quando si trasferirono a Zanzibar alcuni interessati. In breve tempo si formò un gruppetto di proclamatori. Un interessato straordinariamente zelante dedicava tutto il tempo libero a tenere studi biblici con ben 30 persone. Era un’impresa, dato che aveva anche un lavoro secolare! Alle adunanze i presenti arrivarono fino a 45. Che sorpresa nel dicembre 1987, all’assemblea di distretto di Dar es Salaam, vedere cinque di loro presentarsi per il battesimo! Ora c’erano le basi per formare una congregazione su quest’isola storica.

Ma lasciamo l’isola dei chiodi di garofano per fare ritorno sul continente africano.

Gioie e problemi

In 30 anni di predicazione nel Tanganica i nostri fratelli ebbero pochi problemi con le autorità. Quasi sempre la polizia era molto rispettosa e pronta ad aiutare, a volte offrendo persino impianti acustici per le nostre assemblee. Nel maggio 1963, quando Milton G. Henschel della sede mondiale della Società a Brooklyn venne a Dar es Salaam, si tenne un’assemblea nella Karimjee Hall, la più bella sala del paese. Vi assisterono 274 persone, incluso il sindaco della capitale, e 16 furono battezzate. Era stata appena aperta una filiale nel vicino Kenya per poter curare meglio gli interessi del Regno in Tanganica, ora Tanzania.

Si dispose di pubblicare La Torre di Guardia in swahili. Il primo numero uscì il 1° dicembre 1963. Quello stesso anno un corso della Scuola di Ministero del Regno provvide la guida e l’istruzione necessarie ai sorveglianti delle 25 congregazioni della Tanzania. Nei mesi di settembre e ottobre del 1964 si tennero assemblee di distretto, con un totale di 1.033 presenti.

Ma c’erano problemi. Non erano mai stati ammessi nel paese missionari dei testimoni di Geova e tutti i tentativi per ottenere il riconoscimento legale erano stati respinti.

Una brutta piega

Anche se la situazione rimase tranquilla per quasi tutto il 1963 e il 1964, si ebbe notizia che era stata inviata una lettera a tutti i funzionari di polizia per avvertirli che i testimoni di Geova erano stati messi al bando e dovevano essere arrestati. Un altro colpo ci fu il 25 gennaio 1965. Un comunicato stampa annunciava che la Watch Tower Society era illegale. Eppure qualcuno dubitava che si trattasse di un comunicato ufficiale. In questa atmosfera si dispose di tenere un’assemblea di circoscrizione a Tanga dal 2 al 4 aprile 1965.

Fu affittata una sala, si presero disposizioni per gli alloggi e molti Testimoni vennero in treno dalle piantagioni di sisal. Sul treno essi predicarono ai compagni di viaggio, uno dei quali era un agente di polizia. All’arrivo egli fece arrestare e portare al posto di polizia tutti i Testimoni, che però di lì a poco furono rilasciati.

Il 3 aprile, secondo giorno dell’assemblea, la radio annunciò che il governo aveva vietato l’opera dei testimoni di Geova e di tutti gli enti ad essi associati. L’assemblea si concluse comunque senza incidenti. Nessun divieto del genere fu pubblicato nella gazzetta ufficiale. Giunsero notizie dal vicino Malawi (ex Niassa) e dalla Zambia (ex Rhodesia del Nord) che il divieto era stato emanato e poi ritirato. Questo fu confermato dall’agenzia di stampa Reuters, ma infine avvenne l’inevitabile. L’11 giugno 1965 la gazzetta ufficiale annunciò che la Watch Tower Society e tutti gli enti ad essa associati erano stati dichiarati illegali.

Ora la polizia era all’erta, e i tentativi per tenere un’assemblea di circoscrizione nel sud del paese fallirono. Seguirono alcuni arresti. A volte venivano confiscate le pubblicazioni, ma ogni tanto venivano restituite. I fratelli ritennero più saggio radunarsi in piccoli gruppi. Nelle zone in cui i missionari della cristianità istigavano la polizia, la situazione diventò più tesa.

Malintesi persistenti

Poco prima che l’opera venisse proibita, William Nisbet era venuto dal Kenya e per otto settimane aveva cercato inutilmente di farsi ricevere dalle autorità a Dar es Salaam, nel tentativo di ottenere il riconoscimento per i testimoni di Geova. Gli fu data la possibilità di parlare con il segretario del ministro degli Interni. A quanto pare a motivo di una campagna di disinformazione svolta dalle missioni della cristianità, molti funzionari governativi associavano i testimoni di Geova con illegali gruppi religiosi estremisti della Zambia e del Malawi.

Un ingiustificato timore dei testimoni di Geova incombeva sui funzionari come vuote nubi temporalesche. I funzionari confondevano i testimoni di Geova con i gruppi indigeni denominati “Torre di Guardia”, o Kitawala, che non avevano niente a che fare con i Testimoni. * Queste sette praticavano l’adulterio e la stregoneria e spesso si ribellavano ai governi costituiti. Inoltre abusavano del nome divino e di alcune nostre pubblicazioni. Costoro erano da temere, non i veri testimoni di Geova amanti della pace. La visita del fratello Nisbet e la documentazione scritta preparata dalla Watch Tower Bible and Tract Society chiarirono questi malintesi di alcuni funzionari.

Prima di lasciare Dar es Salaam, il fratello Nisbet presentò la domanda per il riconoscimento dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici. Che sorpresa, sei mesi dopo l’interdizione ufficiale, ricevere un telegramma dai fratelli di Dar es Salaam, che diceva che in data 6 gennaio 1966 l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici era stata riconosciuta secondo l’ordinanza che regola le imprese. Eppure i testimoni di Geova e la Watch Tower Society rimasero al bando. Il 24 novembre 1966 un comunicato governativo annunciò che l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici era stata sciolta perché le sue congregazioni non avevano ottenuto il riconoscimento secondo l’ordinanza che regola le società.

I fratelli della Zambia e del Malawi che erano venuti a dare aiuto in Tanzania ora dovettero lasciare il paese. Si sentì molto la loro mancanza, ma in Tanzania la vera adorazione non era affatto morta. Nel 1966 ben 1.720 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo e ci furono 836 attivi predicatori del Regno.

Le Seicelle: le “isole del paradiso”

“Uniche nel giro di mille miglia” è lo slogan usato per pubblicizzare le Seicelle, che si trovano a circa 1.600 chilometri dalla costa dell’Africa orientale, dove vivono le tartarughe giganti, tanto grandi da poter essere cavalcate. L’arcipelago delle Seicelle è composto da un centinaio di isole e si estende fin nei pressi del Madagascar. Alcune isole sono granitiche, come l’isola principale, Mahé, mentre altre sono coralline. Hanno tutto ciò che rende attraenti le isole tropicali: monti, rocce pittoresche, spiagge bianco-argento, acque color turchese, magnifiche scogliere, vegetazione lussureggiante, uccelli esotici che volteggiano nell’aria satura di aromi, e nessuna malattia tropicale.

La popolazione — il 90 per cento residente a Mahé — parla un dialetto creolo-francese. Discende prevalentemente da africani, da coloniali inglesi e francesi, da indiani e da cinesi.

Nel 1961 arrivò dall’Africa orientale una persona che si interessava degli insegnamenti biblici spiegati dai testimoni di Geova. L’anno successivo arrivarono alcuni Testimoni, inclusi quattro componenti della famiglia McLuckie provenienti dalla Rhodesia del Sud, che cominciarono a dare testimonianza informale. A motivo della forte presenza cattolica era proibito tenere discorsi pubblici basati sulla Bibbia. Nell’aprile 1962 però 12 persone assisterono alla prima adunanza organizzata, e 8 svolgevano il ministero di campo.

L’opposizione ottiene l’effetto contrario

Ma presto si manifestò la consueta persecuzione da parte delle chiese della cristianità. Il dipartimento per l’immigrazione invitò i McLuckie ad andarsene entro il 25 luglio 1962. La polizia avvertì un altro fratello straniero che non poteva predicare e che il suo permesso di soggiorno non sarebbe stato rinnovato. I sacerdoti cattolici fecero prediche e scrissero lunghi articoli sui giornali locali mettendo in guardia la popolazione contro i Testimoni.

Ciò ottenne l’effetto contrario. Molti non avevano mai sentito parlare dei testimoni di Geova. Ma ora, incuriositi, cominciarono a informarsi. Il progresso della verità biblica non poteva essere arrestato nelle Seicelle! Il 15 luglio 1962, una settimana prima della partenza della famiglia McLuckie, si battezzò la prima coppia originaria delle Seicelle, Norman e Lise Gardner. La famiglia in procinto di partire la considerò un’ottima ricompensa per il denaro e gli sforzi spesi per iniziare l’opera in quelle isole lontane.

Cinque mesi dopo giunsero a Mahé due Testimoni del Sudafrica, entrambi in pensione, con l’intenzione di stabilirvisi e di sostenere l’opera di predicazione. Dopo un po’ essi misero un’inserzione sul giornale locale invitando chi desiderava studiare la Bibbia a mettersi in contatto con loro. L’indomani ricevettero una lettera che li avvertiva che il loro visto era stato annullato. Nei quattro mesi trascorsi nelle Seicelle avevano distribuito molte pubblicazioni bibliche e avevano dato un’ottima testimonianza. Ora però non c’erano più Testimoni nelle isole, poiché anche i Gardner se n’erano andati.

L’opera riprese pochi mesi dopo allorché i Gardner tornarono da una breve trasferta a Khartoum nel Sudan. Durante quel periodo avevano goduto dell’ottima compagnia di fratelli fedeli nel Sudan, e anche nel Kenya e nella Rhodesia del Sud. Essi si stabilirono nell’isola di Cerf, a circa mezz’ora di battello da Mahé, dove c’erano solo una decina di famiglie. Il fatto di essere isolati non favoriva la loro attività di testimonianza, ma, essendo gli unici proclamatori delle Seicelle, ce la misero tutta e mantennero una media di 30 ore al mese nel ministero di campo.

Nel 1965 si organizzarono le prime visite dei sorveglianti di circoscrizione. Altre cose buone accaddero quell’anno. Ben 75 persone assisterono alla proiezione di un film biblico. Tre interessati si unirono ai Gardner nell’attività di predicazione e si battezzarono quell’anno. Furono disposte adunanze regolari.

Per quanto i Gardner amassero molto l’isola di Cerf, il loro amore per il prossimo era più forte, perciò nel 1966 si trasferirono nell’isola principale, Mahé, al fine di stabilire un centro per promuovere la vera adorazione. Accanto alla loro casa venne costruita una Sala del Regno, che aprì la via a ulteriore espansione.

Stephen Hardy e sua moglie Barbara, missionari inglesi che svolgevano il servizio in Uganda, fecero ripetute visite di circoscrizione alle Seicelle. Durante una visita, il 6 dicembre 1968, ci furono 6 proclamatori attivi e 23 presenti alla dedicazione della nuova Sala del Regno.

Nel 1969 fu fatto un tentativo per ottenere il riconoscimento dell’opera e il visto d’ingresso per i missionari. Entrambe le domande vennero respinte senza indicarne la ragione.

La crescita era lenta, poiché alcuni giovani emigravano in cerca di lavoro e molti altri esitavano per timore dell’uomo, cosa abbastanza comune fra una popolazione poco numerosa. Anche l’analfabetismo, la generale indifferenza e l’immoralità diffusa erano veri ostacoli per molti. Ma altri — come l’impiegato statale con una famiglia numerosa che studiava la Bibbia ogni giorno durante l’intervallo di mezzogiorno — fecero rapido progresso. Nel 1971, 40 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo e 11 erano attive nel ministero di campo. Il messaggio della futura terra paradisiaca continuava a risuonare nelle belle Seicelle.

Burundi: i primi anni

Prima di svolgere il servizio in Uganda e di visitare le Seicelle, gli Hardy erano stati mandati nel Burundi, un bel paese piccolo e pittoresco, con migliaia di colline, situato fra la Tanzania e lo Zaire. È densamente popolato; i laboriosi agricoltori coltivano principalmente una varietà di banana sui pendii a terrazza delle colline.

Durante la dominazione coloniale belga la Watch Tower Society aveva chiesto di poter mandare missionari a Usumbura, ora Bujumbura, capitale del Burundi, ma il permesso era stato negato. Nel 1962, però, con l’indipendenza si creò una situazione politica diversa, e nell’ottobre 1963 due pionieri speciali della Rhodesia del Nord riuscirono a ottenere un visto di tre mesi, che venne rinnovato senza difficoltà. Solo tre mesi più tardi, nel gennaio 1964, arrivarono quattro diplomati di Galaad con visti permanenti.

Pressione religiosa

Sin dall’inizio la gente accettò molto volentieri la buona notizia del Regno. Quando i missionari arrivarono nel Burundi, i pionieri speciali tenevano già numerosi studi biblici, e nove proclamatori predicavano la buona notizia. Ma il mese dopo, i missionari furono avvertiti che per ottenere permessi di lavoro era necessario che la loro organizzazione fosse riconosciuta.

I fratelli erano fiduciosi che il riconoscimento sarebbe stato concesso. Tuttavia, durante le settimane che seguirono, il capo dell’ufficio immigrazione e altri funzionari manifestarono un atteggiamento negativo. Dietro le quinte gli ambienti religiosi facevano pressione sui funzionari. Infatti ai primi di maggio i missionari vennero informati che avevano dieci giorni per lasciare il paese. Immaginate il loro disappunto dovendo lasciare 70 persone con cui studiavano la Bibbia!

Entro la fine di maggio anche i pionieri speciali dovettero andarsene. Questo lasciò un bel po’ di lavoro a un fratello della Tanzania, che doveva occuparsi di una trentina di persone che studiavano la Bibbia. Ma anche senza i pionieri e i missionari i proclamatori locali continuarono a predicare. Nel 1967 fecero rapporto 17 proclamatori, e 32 persone assisterono alla Commemorazione. Purtroppo l’anno dopo sorsero difficoltà poiché alcuni fratelli non accettavano i sorveglianti nominati. Questo fece scendere a otto il numero dei proclamatori durante quell’anno di servizio. I consigli spirituali impartiti furono il rimedio. Finalmente i fratelli risolsero i loro problemi, e così nel 1969 ci furono 25 proclamatori attivi nel ministero di campo e 58 presenti alla Commemorazione.

I nuovi resistono alla tortura

Lo zelo di quei Testimoni suscitò l’ira del clero, che fece pressione sul governo. Nell’agosto 1969 sette Testimoni furono arrestati e torturati, costretti a rimanere in piedi per due giorni immersi nell’acqua fino alla cintola. Ma, come gli apostoli, essi non si scoraggiarono. Due mesi più tardi nove nuovi furono battezzati. In due occasioni alcuni funzionari invitarono i fratelli a chiedere il riconoscimento della loro religione, ma tutt’e due le volte la domanda fu respinta. In ciascuno degli anni seguenti ci furono nuovi massimi — 46, 56, 69, 70 e 98 proclamatori — e nel 1969 venne formata la congregazione a Bujumbura.

Il 1972 vide gravi lotte tribali fra i vatussi e gli hutu. Si dice che durante il conflitto siano stati uccisi più di 100.000 hutu, inclusi almeno quattro Testimoni. Altri Testimoni vennero imprigionati, alcuni per otto mesi. Nonostante i disordini, i fratelli erano assidui nel servizio di campo e dedicarono in media 17 ore al mese alla predicazione.

Dopo dieci anni di crescita rimaneva ancora il preoccupante problema di provvedere adeguata sorveglianza teocratica. Anche se gran parte dei fratelli rimasero saldi, sotto altri aspetti si rivelarono spiritualmente immaturi, superficiali e privi di discernimento. Alcuni subirono l’influenza nascosta del Kitawala, il falso “movimento Torre di Guardia” delle zone vicine. Questi problemi non sorprendono, dato che i fratelli non avevano mai avuto la visita di un sorvegliante di zona, film della Società, corsi speciali per i sorveglianti di congregazione, assemblee o pubblicazioni nella loro lingua. Perciò nel 1976 la sorveglianza del paese fu affidata alla filiale dello Zaire. Così fratelli di lingua francese e swahili poterono dare l’aiuto necessario ai Testimoni del Burundi.

Un particolare interessante è che, al tempo delle stragi intertribali, il leader deposto del Burundi ricevette una completa testimonianza prima di morire in esilio. Un missionario di passaggio conobbe quest’uomo a Mogadiscio, in Somalia, e ne seguirono lunghe conversazioni. Questo ex capo di stato fece molte domande e rimase profondamente colpito. Solo più tardi il missionario scoprì a chi aveva dato testimonianza.

Anni d’oro per i missionari in Uganda

L’espulsione dei missionari dal Burundi giovò all’Uganda, dove, nel 1964, era attivo un forte nucleo di proclamatori. Finalmente, dopo 30 anni di tentativi, insieme alla prima coppia di missionari arrivarono fratelli e sorelle maturi per servire dove c’era maggior bisogno. Altri missionari sarebbero venuti in seguito.

Dopo che era stata stabilita a Kampala la prima casa missionaria, ne fu aperta una seconda nella città industriale di Jinja, all’uscita del Nilo dal lago Vittoria. Il progresso fu rapido e in breve tempo venne formata una congregazione.

Intanto il messaggio del Regno aveva raggiunto tutte le città minori dell’Uganda, e nel 1967 c’erano 53 proclamatori. L’anno seguente fu aperta un’altra casa missionaria a Mbale, città in espansione sui pendii occidentali del monte Elgon, al confine con il Kenya. Nel 1969 c’erano 75 proclamatori, l’anno dopo 97, e 128 nel 1971.

Dal 12 agosto 1965 l’opera è ufficialmente riconosciuta. Nel 1972 le cose sembravano molto promettenti. C’era stato un nuovo massimo di 162 proclamatori, e altri cinque missionari erano stati appena ammessi nel paese. Iniziarono i preparativi per tenere la più grande assemblea che fosse mai stata tenuta dai testimoni di Geova in Uganda, nello stadio Lugogo di Kampala. Testimoni giunsero dal Kenya e dalla Tanzania e persino dalla lontana Etiopia. Sessantacinque fratelli etiopi viaggiarono in corriere noleggiate, e alcuni di loro percorsero quasi 3.200 chilometri in due settimane.

Disordini in Uganda

I visitatori che arrivavano in Uganda erano sorpresi di vedere una marea di gente — insegnanti stranieri e famiglie asiatiche — andare in direzione opposta, lasciando in fretta e furia il paese. La scena politica era cambiata dopo un colpo di stato, e la gente temeva per il proprio futuro. Sembrava che tutti, tranne i Testimoni, volessero andarsene. La situazione era tesa. Eppure, in mezzo a tutti questi disordini, nella via principale di Kampala uno striscione lungo 18 metri annunciava il discorso pubblico dell’assemblea. I fratelli furono grati di poter tenere l’assemblea di distretto “Dominio divino”, il cui massimo di presenti fu 937 al discorso pubblico. I veterani di tutta l’Africa orientale ricordano ancora con piacere quell’assemblea di Kampala.

Benché ci fosse molto interesse per la verità della Bibbia e fosse stata distribuita moltissima letteratura, all’orizzonte si profilavano nuvole minacciose. A due coppie di missionari non venne rinnovato il permesso di soggiorno, perciò dovettero andarsene nel giro di tre mesi. Poi, l’8 giugno 1973, senza preavviso il governo mise al bando 12 gruppi religiosi, inclusi i testimoni di Geova. Gli altri 12 missionari dovettero partire entro il 17 luglio 1973. Questo fatto rattristò tutti i fratelli stranieri, e avvenne in un momento in cui anche nel Kenya la libertà di adorazione era in pericolo.

Quasi tutti i missionari dovettero ritornare al loro paese, ma alcune coppie venute in Uganda per servire dove c’era maggior bisogno furono in grado di stabilirsi nel Kenya e di dare ulteriore aiuto. Fra questi c’erano Larry e Doris Patterson, e Brian e Marion Wallace. Gli Hardy andarono nella Costa d’Avorio e poi, nel 1983, alla Betel di Londra. *

Legge e ordine avevano assunto un nuovo significato in Uganda. Per esempio, un pioniere fu arrestato e portato in caserma per essere interrogato. Di che cosa era accusato? Di ricevere denaro da “spie” europee. Era stato visto recarsi alla casa missionaria. Nonostante avesse spiegato chiaramente la natura della sua opera volontaria di predicazione, venne percosso e poi gli fu data una vanga perché si scavasse la fossa. Quando ebbe finito, gli fu detto di scavarne altre due per le “spie” europee, cioè i missionari. Dopo che ebbe fatto questo, tre soldati lo gettarono a terra e gli spararono, ma non lo colpirono. Una pallottola fu deviata dallo stivale di un soldato; questo fece nascere una discussione fra i soldati e distolse la loro attenzione. Il fratello rimase lì per un po’ e l’indomani venne rilasciato.

Le congregazioni ora dovevano radunarsi segretamente e adattarsi alle nuove circostanze. La vita in genere era tenuta di poco conto, e lavorare per un’organizzazione religiosa proscritta costituiva un ulteriore rischio.

Inizia l’opera nel Sudan meridionale

Verso la fine degli anni ’60 ci fu tensione anche nel Sudan, principalmente fra settentrionali e meridionali. Benché fosse tanto distante dalla filiale di Nairobi e completamente isolata, la congregazione di Khartoum perseverò con coraggio. Nell’agosto 1970, poco prima che George Orphanides, l’anziano di congregazione che aveva maggior esperienza, lasciasse il paese, fu raggiunto il massimo di 54 proclamatori.

Proprio allora alcuni Testimoni furono accusati di essere sionisti e vennero interrogati da pubblici ufficiali per due giorni interi. E due pioniere, mentre davano testimonianza a una signora interessata, furono sorprese da un prete copto, che chiamò la polizia e le denunciò come spie israeliane. Al comando di polizia le sorelle riuscirono a dare una buona testimonianza e quindi furono rilasciate. Esperienze del genere intimorirono alcuni Testimoni, mentre rafforzarono la fede di altri.

Finora tutta la nostra storia del Sudan si è incentrata su Khartoum. Ma c’era un vasto campo non sfruttato: il sud, pieno di cristiani nominali. La verità sarebbe riuscita a penetrare in quella ampia zona? Nel 1970 si aprì uno spiraglio, quando un giovane del sud, direttore di una rivista cattolica, fu contattato dai Testimoni. Egli fece rapidi progressi nello studio della Bibbia e ben presto cominciò a sua volta a studiare con amici e parenti. Uno dei suoi amici divulgò con coraggio il messaggio del Regno nella sua scuola, benché venissero pubblicati opuscoli denigratori.

Nel 1973 c’erano diversi gruppetti di interessati nel sud del paese, e 16 studenti biblici di quella zona furono battezzati. A parte il chiaro suono della verità biblica, queste persone erano attratte da un’organizzazione religiosa in cui si praticava l’amore senza ipocrisia, in cui la vera fratellanza trascendeva le divisioni tribali e razziali.

All’inizio degli anni ’70 il Sudan meridionale aveva un fascino particolare, forse a motivo del suo isolamento. Da Khartoum ci voleva più di una settimana di viaggio per raggiungere Juba in treno e in battello. Gli avvenimenti mondiali non sfioravano nemmeno la mente di molti. La gente era estremamente gentile e ospitale. Alcune camere d’albergo non avevano neanche chiavi o serrature alle porte. La gente si faceva in quattro per guidare, sfamare o alloggiare i viaggiatori di passaggio senza aspettarsi di essere pagata. Anzi, nella maggioranza dei casi, il denaro veniva rifiutato in modo categorico. Un numero sempre maggiore di queste persone di buon cuore udiva e accettava la verità riguardo al proposito di Geova.

Con l’apertura del sud del paese e la maggior prontezza ad accettare pubblicazioni bibliche ci fu una crescita costante, e nel 1974 nel Sudan si raggiunse il massimo di 100 proclamatori.

In Eritrea divampa la persecuzione

A est del Sudan c’è l’Eritrea. All’inizio degli anni ’60 — dopo l’espulsione dei missionari — radio, giornali e altri mezzi d’informazione furono usati estesamente per diffamare i testimoni di Geova. Sotto titoli quali “Falsi profeti” e “Guardatevi dalla finzione religiosa che induce a rinnegare la vera fede”, i Testimoni venivano descritti come nemici dell’imperatore e della chiesa, che rigettavano la Trinità e la Vergine Maria. Si diceva che fossero agenti di potenze nemiche, persone immorali che non combattono per il proprio paese. Si invocava da più parti un’azione drastica per eliminare dal paese il popolo di Geova.

Il clero della Chiesa Ortodossa Etiopica era il principale fomentatore dell’ostilità. A una festa battesimale a cui assisterono più di 20.000 persone, l’arciprete propose una risoluzione che scomunicava i testimoni di Geova e ordinava alla gente di togliere loro il saluto, di non dare loro lavoro e di non seppellire i loro morti.

Molti ebbero l’impressione che “si aprisse la stagione della caccia” ai testimoni di Geova: ora potevano essere uccisi da chiunque senza conseguenze giudiziarie! I proprietari di case dovevano sfrattare gli inquilini testimoni di Geova. Ai genitori fu detto che se uno dei loro figli era un Testimone, doveva essere cacciato di casa, maledetto e diseredato. Diciotto giovani di una famiglia numerosa furono scacciati perché studiavano con i testimoni di Geova.

In una città una turba voleva picchiare un fratello molto conosciuto ma non lo trovò. La polizia cominciò ad arrestare i fratelli, cercando di costringerli a firmare dichiarazioni in cui rinnegavano la loro fede e ammettevano di agire per destabilizzare il governo. Alcuni fratelli che non avevano capito firmarono, ma, quando si resero conto dell’errore, ritrattarono immediatamente per iscritto la dichiarazione, incuranti delle conseguenze.

Altri dovettero affrontare un’insidia sottile: “Puoi avere la tua fede nel cuore, basta che tu ci dica che non sei uno di questi Testimoni”, imploravano i funzionari. Oppure, nel caso di giovani Testimoni detenuti, i funzionari ricorsero a una tentazione ancora più diabolica. Un dato giorno sceglievano un giovane Testimone detenuto e disponevano che andassero a trovarlo moltissimi parenti anziani. Al loro arrivo, i parenti prima lo fissavano in silenzio, poi scoppiavano in lacrime, cadevano in ginocchio e lo pregavano di rinunciare alla sua fede in Geova. Fratelli che subirono questo tipo di pressione la ricordano come la prova più dura. Intensa persecuzione e pressioni di questo tipo continuarono per anni.

Tregua e consolidamento in Etiopia

In quegli stessi anni anche i Testimoni di Addis Abeba e del sud dell’Etiopia furono perseguitati, ma non come in Eritrea. Nel 1962 Etiopia ed Eritrea furono unificate. Questo causò disordini politici che si sono protratti fino agli anni ’90.

Nel 1964 risultò pratico trasferire la sorveglianza di tutte le congregazioni dell’Etiopia alla filiale del Kenya aperta di recente. Rappresentanti della filiale di Nairobi furono in grado di svolgere l’opera di circoscrizione in Etiopia e, visitando le congregazioni, di contribuire ad appianare serie divergenze fra gli anziani nominati nelle congregazioni. In alcune congregazioni lo studio Torre di Guardia si teneva sotto forma di dibattito. Un sorvegliante di circoscrizione locale diffondeva idee proprie anziché quelle della Bibbia, quindi dovette essere sostituito. Questi problemi rallentarono l’aumento negli anni tra il 1964 e il 1966, durante i quali il numero dei proclamatori rimase intorno ai 200.

Comunque la verità si diffondeva. Un Testimone in vacanza a Massaua, caldo porto sul Mar Rosso, contattò un interessato nell’ufficio postale e iniziò uno studio biblico a cui si unirono altri etiopi, e ben presto fu stabilita una congregazione. Più o meno nello stesso tempo si formò un’altra nuova congregazione ad Assab, altro porto dell’Etiopia.

Benché le pubblicazioni fossero vietate dal 1957, i Testimoni trovarono i modi di fornire cibo spirituale nelle lingue locali. Nel 1966 fu tenuto per due settimane nella capitale un corso della Scuola di Ministero del Regno per impartire ai sorveglianti nominati istruzione relativa all’organizzazione teocratica e a soggetti biblici. Così i fratelli acquistarono una mentalità più teocratica e lungimirante, e l’anno di servizio 1967 vide un aumento del 21 per cento, con un totale di 253 proclamatori.

Per quanto la pressione da parte degli ambienti religiosi fosse diminuita, i Testimoni dovettero continuare a radunarsi in piccoli gruppi a motivo delle tensioni politiche presenti nel paese. Anche se l’organo ufficiale del governo imperiale assicurava libertà di adorazione per tutti ed elencava i testimoni di Geova fra i gruppi religiosi che godevano di questi diritti, tutte le domande di riconoscimento vennero respinte.

Sacerdoti ortodossi imparano a conoscere Geova

Come era avvenuto nel I secolo a Gerusalemme, alcuni sacerdoti sinceri prestarono attenzione alle verità della Bibbia. (Atti 6:7) Un sacerdote senza pregiudizi confessò a un Testimone: “Voi in realtà state svolgendo l’opera che dovrei svolgere io. Oggi la vostra visita è stata un vero colpo per me come sacerdote”.

Un altro sacerdote ortodosso cominciò a fare domande sugli insegnamenti dei testimoni di Geova e trovò risposte soddisfacenti alle sue domande bibliche: queste conversazioni a volte duravano anche 12 ore! Il risultato? Egli legalizzò il proprio matrimonio, divenne pieno di zelo per la verità e diede testimonianza a una suora. Essa dispose un incontro fra suo figlio (anziano della chiesa) e un Testimone, promettendo che se il Testimone ‘avesse vinto’, lei avrebbe cominciato a studiare la Bibbia.

Ebbene, il figlio “perse”. In seguito egli monopolizzò il sorvegliante di circoscrizione in visita e lo assediò con domande per 20 ore, con una sola pausa di 4 ore per fare un sonnellino! Il risultato? L’intera famiglia studiò, e 15 parenti fecero un ottimo progresso nella verità; anche la suora si battezzò, e suo figlio diventò pioniere speciale.

Tempi migliori di breve durata

All’inizio del 1971 i fratelli dell’Etiopia ebbero molti motivi di gioia. Il fratello Henschel del Corpo Direttivo visitò Addis Abeba e Asmara e parlò a un uditorio di 912 persone. Il numero dei proclamatori del paese era salito a 500 circa. Ed era arrivato un grosso carico di letteratura.

Ma erano all’orizzonte altre difficoltà. Col passare dei mesi le trasmissioni radio condannarono aspramente i testimoni di Geova. Più di 20 apostati cooperarono con il clero, aiutandolo a scrivere articoli diffamatori.

In una località la polizia entrò in una sala di adunanza, confiscò 70 Bibbie e trattenne per un po’ alcuni Testimoni. Successivamente la Sala del Regno di Asmara venne chiusa, e la congregazione fu costretta a radunarsi di nuovo in piccoli gruppi. Ma l’opera non rallentò. Nel 1971 ci furono in tutto 142 nuovi battezzati, e 2.302 furono i presenti alla Commemorazione della morte di Cristo.

Nuovi gruppi si formavano in zone isolate, e due sorveglianti di circoscrizione visitavano 25 congregazioni, gruppi e altri interessati isolati. Presto si superarono i 1.000 proclamatori, e nel 1974 il massimo fu di 1.844.

Perseguitati ma non abbandonati

L’opposizione continuò. Nel 1972 la polizia invitò diversi fratelli a presentarsi per essere interrogati e avvertì che sarebbe intervenuta se non avessero cessato la loro attività. Poi, il 27 agosto 1972, arrivarono grossi camion nei luoghi dove si tenevano le regolari adunanze domenicali; la polizia arrestò 208 Testimoni e persone interessate. In una congregazione l’oratore stava trattando la profezia di Ezechiele riguardante l’attacco di Gog (Satana) e chiese: “Cosa direste se la polizia venisse ad arrestarci?” Strano a dirsi, fu quello che accadde pochi minuti dopo!

La polizia ammucchiò 59 fratelli in un locale di 3 metri per 3, infestato da insetti. Pigiò 46 sorelle in un locale simile. Costrinse gli altri a dormire fuori al freddo. Venne negata la libertà provvisoria e non fu possibile avere un avvocato difensore. Benché i fratelli avessero dato un’ottima testimonianza al personale carcerario, 96 furono condannati a sei mesi di prigione. Alcuni giorni più tardi, e dopo che erano stati rasi loro i capelli, furono rilasciati su cauzione.

Gli altri 112 furono accusati di associazione religiosa illegale e condannati a sei mesi di prigione. Dopo un mese questi fratelli furono rilasciati su cauzione. In seguito furono richiamati in tribunale, messi di nuovo in prigione e successivamente rilasciati su cauzione dopo 12 giorni. Quasi un anno dopo il primo arresto l’alta corte di giustizia esaminò l’appello e confermò la decisione del tribunale di primo grado, ma concesse la condizionale dando severi ammonimenti. I Testimoni erano stati perseguitati ma non abbandonati. (2 Cor. 4:9) Intanto, mentre erano in prigione, i fratelli predicarono intrepidamente e aiutarono due ergastolani a giungere alla dedicazione.

Una visita utile e altro cibo spirituale

William Nisbet della filiale di Nairobi venne ad Addis Abeba e trovò un altro problema. Un gruppo sempre più numeroso di fratelli giovani, dal temperamento emotivo, sosteneva di far parte degli unti, di avere la speranza celeste. Essi svolgevano il servizio di campo solo fra di loro e non accettavano consigli da chi non si professava unto. Le loro adunanze erano caratterizzate da tumultuose manifestazioni dello “spirito santo”. Per esempio, alla Commemorazione della morte di Cristo alcuni gridavano, strappando di mano gli emblemi a quelli che li passavano, e si alzavano in piedi per prendere gli emblemi, richiamando l’attenzione su di sé. Per risolvere questi problemi ci volle molto tempo. Negli anni successivi alcuni dei partecipanti più rumorosi e ostinati non rimasero Testimoni fedeli.

Nel 1973 furono disponibili pubblicazioni molto utili, fra cui i libri La Verità che conduce alla Vita Eterna e Vera pace e sicurezza, da quale fonte? in amarico, e il libro Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli in tigrino. Questo ottimo cibo spirituale, e una serie di piccole assemblee di circoscrizione a cui assisterono 1.352 persone, rafforzarono la fede dei fratelli.

Inoltre un gruppo di Testimoni etiopi si recò all’assemblea internazionale “Vittoria divina” che si tenne a Nairobi, a cui parteciparono i fratelli Henschel e Suiter del Corpo Direttivo. Ma erano nell’aria cambiamenti politici, e una rivoluzione stava per mutare la situazione della teocrazia in Etiopia.

Riconoscimento legale e filiale nel Kenya

Ora torniamo al Kenya per riprendere la sua storia. Il paese era appena diventato indipendente dalla dominazione britannica quando, durante l’ultima assemblea tenuta come un picnic nel febbraio 1962, Harry Arnott, il sorvegliante di zona in visita, fece uno storico annuncio ai 184 presenti. Quella sarebbe stata l’ultima assemblea illegale nel Kenya. Ai testimoni di Geova era stato appena concesso il riconoscimento ufficiale! Le cinque piccole congregazioni di Nairobi ora potevano unirsi in una bella sala vicino al centro della città. Come furono contenti i fratelli di scoprire che ora erano una congregazione più grande con 80 proclamatori! Alla Commemorazione, la loro prima adunanza libera, ci furono 192 presenti.

Gli avvenimenti si susseguirono rapidamente. Peter e Vera Palliser della filiale della Zambia furono incaricati di dare aiuto in Kenya. I Palliser e i McLains, diplomati di recente, si trasferirono nella prima casa missionaria a Nairobi South, e il 1° febbraio 1963 fu aperta la filiale. All’epoca in Kenya e in Uganda c’erano circa 150 proclamatori, il che richiedeva poco lavoro d’ufficio, forse uno o due giorni la settimana. Come ufficio era sufficiente una stanzetta di due metri e mezzo per tre nell’appartamento.

Ma presto altri paesi, come la Tanzania e l’Etiopia, furono affidati alla filiale del Kenya, e così il lavoro fu più che raddoppiato. Si presero disposizioni affinché alcuni fratelli potessero celebrare matrimoni. Si organizzarono assemblee di circoscrizione in sale pubbliche o scuole, e venne il fratello Henschel per impartire la direttiva necessaria al funzionamento della nuova filiale.

Si scopre un campo isolato

Ci volle impegno per superare la segregazione razziale rimasta dai giorni del colonialismo. Circolavano storie secondo cui era pericoloso addentrarsi nei quartieri africani, anche di giorno. Ma i nuovi missionari e i fratelli venuti a servire dove c’era maggior bisogno erano ansiosi di espandere la propria attività. Come primo territorio si scelse una zona abitata da ferrovieri.

Era la stagione delle piogge e grosse zolle di fango si attaccavano alle scarpe degli zelanti predicatori. Erano le prime volte che tentavano di usare presentazioni bibliche in swahili preparate con cura. La reazione? Molte donne ascoltavano con il volto privo di espressione, spiegando a gesti che non capivano l’inglese. Che sollievo scoprire, quando rincasavano dal lavoro i mariti che parlavano inglese, che le mogli conoscevano poco anche il swahili!

Per i fratelli stranieri fu una bella impresa imparare il swahili, poiché poche parole sono simili a quelle di qualsiasi lingua europea. Ma la grammatica è logica, e ben presto ogni cosa trova il proprio posto. La pronuncia è facile e il vocabolario è più ricco di quello di quasi tutte le lingue africane.

Certo mentre imparavano non tutto filava liscio. Una sorella voleva parlare del “serikali ya Mungu” (governo di Dio) ma invece parlò dei “suruali ya Mungu” (pantaloni di Dio). Un fratello si trovò in difficoltà quando confuse il comune saluto “Habari gani?” (Che c’è di nuovo?) con “Hatari gani?” (Che pericolo c’è?). Una missionaria, pensando che non sarebbe riuscita ad ammazzare una gallina, voleva chiedere a un pioniere speciale: “Vuoi ammazzare questa gallina per me?” Invece di “kuua” (ammazzare) venne fuori “kuoa”, e quindi: “Vuoi sposare questa gallina per me?” Durante una parte con domande e risposte un missionario chiamò tutti i fratelli “Dudu” (insetto) anziché “Ndugu” (fratello).

Per molti bambini, naturalmente, quegli stranieri erano una novità. Qualcuno toccava le mani dei fratelli per vedere se il bianco veniva via. Decine di bambini seguivano i proclamatori di casa in casa. Le storie di ostilità nei confronti degli stranieri risultarono infondate. Al contrario, molti erano sinceramente assetati di verità biblica. Nella maggioranza dei casi i visitatori erano invitati a entrare e accomodarsi, a volte veniva persino offerto loro tè o cibo. Era un’esperienza completamente nuova!

I nostri proclamatori stranieri dovettero imparare anche a essere selettivi nell’offrire studi biblici: così tanti erano ansiosi di accettare che era impossibile studiare con tutti. Prima della fine dell’anno venne formata una seconda congregazione a Nairobi, nel produttivo territorio in cui i quartieri erano contraddistinti da nomi di località mediorientali. I Testimoni si sentivano a casa loro predicando a “Gerusalemme” o a “Gerico”, e in breve avevano tutti gli studi che potevano tenere.

L’interessante è che circa una decina di coloro che conobbero la verità allora e si associavano con le prime due congregazioni di Nairobi servono ancora fedelmente dopo circa 30 anni.

Il primo libro in swahili, Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato, fu pubblicato nel giugno 1963. Era uno strumento adatto per persone di ogni livello d’istruzione che cercavano la verità. Poi si cominciò a ciclostilare il Ministero del Regno in swahili, e la Torre di Guardia in swahili veniva stampata nella Zambia.

Nel frattempo Alan e Daphne MacDonald, diplomati della Scuola di Galaad, giunsero nell’isola di Mombasa sulla costa del Kenya, mentre i McLains furono i primi missionari inviati a Kampala, in Uganda. Così William e Muriel Nisbet si trasferirono nella filiale. Come erano felici di potersi dedicare di nuovo insieme al servizio a tempo pieno! Per sette anni, per poter rimanere nel paese, il fratello Nisbet aveva dovuto svolgere un lavoro secolare. I Nisbet ora iniziarono l’opera di circoscrizione nel Kenya e di tanto in tanto compirono anche quella di distretto nella vicina Tanzania.

Espansione nelle città minori del Kenya

A Mombasa i MacDonald trovarono una piccola congregazione composta di Testimoni stranieri venuti a servire dove c’era maggior bisogno, e anche da un gruppetto di Testimoni africani trasferitisi dalla Tanzania a Mombasa per motivi di lavoro. Ora che si poteva predicare liberamente, questi fratelli non persero tempo a organizzare la loro prima adunanza. Erano trenta. Quasi tutti i testimoni africani però non erano legalmente sposati. Perciò una domenica uno dei rappresentanti della Società autorizzati a celebrare matrimoni sposò 14 coppie. La domenica successiva furono tutti ribattezzati.

Il territorio di Mombasa costituiva una vera sfida per i fratelli, dato che vi erano rappresentate così tante religioni. Gli zoroastriani adoratori del fuoco sostenevano che la loro religione risaliva ai giorni di Nimrod. Le diverse sette dell’induismo includevano non solo i sikh dal tipico turbante ma anche i seguaci del giainismo, che non avrebbero mai calpestato una formica o ucciso una mosca. Poi c’erano molti musulmani e cristiani nominali. Mombasa era piena di templi, moschee e grandi chiese. Per presentare l’eterna buona notizia ci volevano flessibilità e abilità.

In seguito arrivarono altri missionari che furono mandati nelle città di provincia, quali Nakuru, Kisumu, Kitale, Eldoret, Kericho, Kisii, Thika e Nyeri. Entro la fine degli anni ’60 alcuni kenioti avevano intrapreso il servizio di pioniere speciale ed erano ben preparati per predicare nei centri minori.

Il piccolo diventa mille

Ora cominciava davvero la crescita. Quando l’opera venne riconosciuta ufficialmente, in Kenya c’erano 130 proclamatori. Due anni dopo il numero era quasi raddoppiato, e nel 1970 il piccolo era letteralmente diventato mille. — Isa. 60:22.

Coloro che imparavano la verità dovevano fare notevoli cambiamenti per eliminare cose come immoralità, ubriachezza, stregoneria e analfabetismo. Molti inoltre erano cresciuti con un eccessivo amore per i possedimenti terrieri, il bestiame, l’istruzione o il denaro. Bisognava eliminare anche l’orgoglio e la preoccupazione di salvare la faccia. Perciò, anche se l’interesse c’era, ci volevano anni prima che rivestissero la nuova personalità cristiana al punto di dedicarsi all’Iddio Onnipotente.

In genere il progresso dei giovani era più rapido di quello degli anziani, poiché sapevano leggere e non erano così imbevuti di tradizioni. Un esempio calzante è quello di un adolescente di nome Samuel Ndambuki, confuso e disgustato dall’ipocrisia delle religioni della cristianità. A 13 anni aveva iniziato una vita ribelle caratterizzata da fumo, furto, menzogna, immoralità e droga. Otto anni più tardi, nel 1967, due ex compagni di classe gli parlarono della buona notizia tratta dalla Bibbia. Rimase colpito dal modo in cui questi giovani usavano le Scritture. Come erano diversi i testimoni di Geova con il loro insistere sulla condotta pura! Samuel fece enormi cambiamenti, che furono notati dai vicini. Nonostante i suoi progressi nella condotta, ci fu molta opposizione alla sua nuova fede, ma egli continuò a migliorare e entro l’anno fu battezzato. L’anno dopo iniziò il servizio di pioniere regolare, poi divenne pioniere speciale, prestò servizio alla Betel e compì l’opera di circoscrizione. Oggi è un padre di famiglia e ha aiutato diverse persone a venire alla conoscenza della verità, ponendo le basi per la congregazione di Ukambani, che continua a crescere.

Un altro esempio è quello di Raymond Kabue di Nairobi, che conobbe la verità insieme a un fratello carnale e a un altro gruppo di giovani. Pieno di zelo tornò a casa nell’Aberdare Range e predicò alla popolazione locale. Come risultato, sorse una congregazione che produsse molti pionieri regolari e speciali. Uno dei suoi figli diventò pioniere e un altro prestò servizio alla Betel.

Suo fratello Leonard aiutò Ruth Nyambura, una donna che aveva letto tutta la Bibbia senza trovare risposta alle proprie domande. Quando andò a trovarla, essa aveva preparato una lista di domande. Con l’aiuto di un fratello straniero, il fratello Kabue fu in grado di rispondere a tutte le domande, inclusa quella sul significato del numero 666 che si trova in Rivelazione 13:18. Quella donna sincera fu una delle primissime persone di lingua swahili che accettarono la verità. Questo avvenne nel 1965. Avendo il marito non credente, Ruth rispecchia la situazione di molte altre fedeli sorelle del Kenya, dove, a differenza di altri paesi africani, nelle congregazioni le donne sono spesso più numerose degli uomini. Essa ha allevato sette figli nella verità, è stata per qualche tempo pioniera regolare, e tuttora è una fedele proclamatrice.

Una delle sue figlie, Margaret MacKenzie, nel 1974 perse tragicamente il marito in un incidente e rimase con tre figli piccoli. Secondo le consuetudini tribali, i parenti del marito non credenti avevano disposto che al funerale venisse rapita per “sposare” suo cognato. Ma essa fu avvertita e se la svignò, rinunciando così a tutti i suoi diritti sulla casa che aveva aiutato a costruire e sul campo che aveva aiutato a coltivare. I parenti riuscirono a portarle via il bambino, lasciandola solo con due figlie. Non fu facile provvedere alle figlie e allo stesso tempo avere sufficiente cura di loro in senso spirituale, ma con l’aiuto di Geova la sorella MacKenzie ci riuscì. Essa prendeva molto sul serio lo studio familiare e il ministero di campo. Nel 1987 ebbe la gioia di vedere entrambe le figlie, una di 14 e l’altra di 15 anni, battezzarsi a un’assemblea di circoscrizione. Inoltre il figlio tornò a casa dopo 11 anni di assenza e ha fatto progresso al punto di servire Geova.

Incrementata l’opera del Regno

La filiale fece un vero sforzo per incrementare l’opera del Regno. Volantini e libri furono tradotti in kikamba, kikuyu e luo. Altri libri furono pubblicati in swahili: ‘Cose nelle quali è impossibile che Dio menta’, La Verità che conduce alla Vita Eterna e “La tua Parola è una lampada al mio piede”. L’edizione della Torre di Guardia in swahili diventò di 24 pagine. Così aumentò la distribuzione di letteratura.

Le pubblicazioni erano molto apprezzate dalla popolazione asiatica, che di solito accoglieva bene i Testimoni europei e prendeva subito la letteratura anche se generalmente rimaneva attaccata alla sua religione. Tuttavia c’erano eccezioni. Una adolescente non rinunciò alla verità nonostante la dura opposizione familiare e le pressioni della comunità sikh. Il padre la scacciò di casa e minacciò persino di ucciderla. Essa andò ad abitare con una famiglia di Testimoni e, dopo uno studio approfondito della Bibbia, dedicò la sua vita a Geova, iniziò il servizio di pioniere e in seguito frequentò la Scuola di Galaad. Ora che è sposata, Goody Poulsen è ancora una zelante pioniera e ottiene buoni risultati specie fra gli asiatici.

Risolto un problema relativo ai matrimoni

In tutto il Kenya molti non erano sposati legalmente. Alcuni si sposavano seguendo la consuetudine tribale, secondo la quale era molto facile ottenere il divorzio; altri convivevano in base a un accordo consensuale. Questo non soddisfaceva le alte norme di Geova. — Ebr. 13:4.

Perciò diversi fratelli furono autorizzati a celebrare matrimoni secondo la legge che regola i matrimoni cristiani tra africani. Questi fratelli viaggiavano molto poiché gli interessati prendevano posizione per la vera adorazione e giungevano al punto di voler legalizzare il proprio matrimonio, divenendo così idonei, nella maggioranza dei casi, come proclamatori della buona notizia. Questo poneva anche la base per una vita familiare migliore poiché eliminava il timore che il matrimonio sarebbe stato sciolto se non fossero nati figli o se non si fosse finito di pagare il prezzo della sposa. Negli anni che seguirono, ben più di 2.000 coppie beneficiarono di questo provvedimento.

Una nuova filiale

All’assemblea di distretto del 1970 fu annunciato che la Società aveva acquistato nuovi locali per la filiale in Woodlands Road a Nairobi. L’ufficio di una sola stanza a Nairobi South era stato trasferito in un appartamento della zona, ma ora negli otto paesi affidati alla filiale facevano rapporto quasi 3.000 proclamatori. Questo comportava l’invio di più letteratura, maggior lavoro di traduzione e più corrispondenza.

Il nuovo edificio, che sorgeva su un’area di 6.000 metri quadrati in una zona tranquilla ma nello stesso tempo vicino al centro della città, era nella posizione ideale per ulteriore espansione. I molti alberi e gli spazi erbosi con bordure di fiori multicolori e siepi ne facevano un piccolo paradiso.

Il programma della dedicazione si tenne il sabato 26 giugno 1971. In seguito furono apportate modifiche all’edificio per renderlo più adatto come ufficio e abitazione. Vennero aggiunte altre camere da letto. La bella area nella parte inferiore della proprietà fu usata per costruire una grande Sala del Regno, la prima di Nairobi. L’avrebbero usata due congregazioni, e rimaneva ancora un grande prato su cui si sarebbe potuto costruire in seguito. Questa Sala del Regno venne ultimata quasi contemporaneamente a quelle di Mombasa, Kisumu e Nakuru.

L’aumento suscita la gelosia del clero

Man mano che sempre più persone interessate abbandonavano le chiese, il clero era sempre più infuriato. Furono fatti tentativi per screditare i testimoni di Geova. Un parlamentare male informato disse alla Camera che i Testimoni non mandano i bambini a scuola e non permettono ai propri aderenti di ricevere cure ospedaliere. Egli fece ben presto la figura dello stupido, quando fu corretto dal presidente della Camera, che aveva ricevuto informazioni accurate da un funzionario imparentato con un Testimone.

Quindi continuò a prevalere un atteggiamento democratico, favorevole alla libertà. All’inizio del 1972 il fratello Knorr fece un’altra visita a Nairobi, e più tardi quell’anno si tenne una grande assemblea a Mombasa, con 2.161 presenti al discorso pubblico. Le prospettive erano luminose, e tutto sembrava calmo e pacifico.

Improvvisamente al bando nel 1973

Che shock il 18 aprile 1973 sentire alla radio l’annuncio che i testimoni di Geova erano considerati un pericolo pubblico ed erano stati messi al bando nel Kenya. È vero, c’erano stati un po’ di disordini e pubblicità sfavorevole qua e là, ma non c’erano mai state accuse ufficiali né interventi della polizia. Improvvisamente la vera istruzione biblica era illegale!

Furono fatti tentativi per incontrare alti funzionari e chiarire le cose. Un appello formale venne presentato l’8 maggio ma fu respinto sei giorni dopo. Nel frattempo il più alto funzionario competente annullò il riconoscimento dell’Associazione dei Testimoni di Geova. Successivamente venne rifiutato un incontro con il presidente. Il 30 maggio fu inoltrato l’appello contro l’annullamento, al quale la sede centrale dei testimoni di Geova a Brooklyn fece seguito con una lettera personale inviata dal presidente della Watch Tower Society.

Il 5 luglio quello dei testimoni di Geova fu uno dei principali argomenti dibattuti all’Assemblea Nazionale del Kenya. Venivano ancora confusi con un movimento politico minore e incolpati di mancare di rispetto ai governi secolari e di rifiutare le cure ospedaliere. Furono persino chiamati testimoni del Diavolo. Naturalmente tutto questo dimostrava fino a che punto la gente potesse essere malinformata, come coloro che mossero accuse contro il Figlio di Dio, Gesù Cristo. — Mar. 3:22; Luca 23:2.

Poi il governo si affrettò a espellere i 36 missionari, che dovettero partire l’11 luglio 1973. Era senza dubbio un momento triste per la storia della teocrazia nel Kenya. In fretta e furia si dovette cedere dell’attrezzatura delle dieci case missionarie sparse in tutto il paese, gli effetti personali dovettero essere imballati e messi in un magazzino per essere spediti in altri paesi.

Tuttavia la filiale continuò a funzionare. Si fecero i preparativi per intentare una causa e dimostrare che il bando era una violazione della costituzione del Kenya, che garantiva la libertà di adorazione.

Revocato il bando!

Funzionari ragionevoli ben presto riconobbero che tutta la faccenda non si conciliava con il desiderio che il Kenya fosse considerato un paese democratico, equo, moderato, aperto ai turisti e sostenitore dei diritti umani. Perciò, nell’agosto 1973, il governo ebbe il coraggio di revocare il bando. Un comunicato governativo sembrava indicare che in realtà il bando non c’era mai stato. I fratelli erano esultanti!

Per i Testimoni rimasti alla filiale il lavoro non era facile. Diversi Testimoni che non facevano parte della famiglia Betel vennero ad aiutare, fra cui Helge Linck, Stanley Makumba e Bernard Musinga. Solo pochi di loro avevano familiarità con il lavoro d’ufficio e sapevano cosa fare. Dovettero imparare a tenere la corrispondenza, la contabilità e le registrazioni.

Date le circostanze ebbero giustamente la priorità le assemblee. Una serie di assemblee di circoscrizione tenuta in ottobre provvide nuovo incentivo e guida ai fratelli nel campo. Inoltre si ripresero i preparativi per l’assemblea internazionale di distretto in programma dal 26 al 30 dicembre a Nairobi. Dopo il bando, il tema dell’assemblea “Vittoria divina” era il più appropriato e opportuno. Anche se ciò richiese molto duro lavoro entro breve tempo, che gioia fu vedere arrivare visitatori dall’estero per dare ulteriore incoraggiamento ai fratelli locali! Il massimo dei presenti fu di 4.588, e 209 furono i battezzati.

I giornali fecero una buona pubblicità e fu trasmessa un’intervista televisiva, della durata di 28 minuti, con Grant Suiter, venuto dalla sede centrale della Watch Tower a Brooklyn. Tutto questo dimostrava che i testimoni di Geova erano ancora vivi e attivi. Seguirono altre assemblee di circoscrizione, e gli anziani furono stimolati dall’addestramento che ricevettero alla Scuola di Ministero del Regno.

Per i Testimoni questo bando improvviso era stato un’esperienza sconvolgente e una prova della loro fede. Ma ebbe il salutare effetto di vagliare chi non aveva un’intima relazione con il suo amorevole Creatore e non aveva edificato la propria fede sul vero fondamento, Gesù Cristo, il nostro Modello. (1 Cor. 3:11) Divenne evidente che i fratelli kenioti dovevano imparare ad addossarsi più lavoro e più responsabilità, non contando unicamente sui missionari e sui fratelli di altri paesi, venuti a servire dove c’era maggior bisogno. Dovevano pure dedicarsi di più allo studio personale della Bibbia e alla fervente preghiera.

Presto altri missionari poterono venire in Kenya ad aiutare, inclusi John e Kay Jason, che avevano già prestato servizio per 26 anni nella Zambia come missionari, nella circoscrizione e alla Betel. Geova aveva dimostrato che in Kenya c’era ancora moltissimo da fare, e i Testimoni si accinsero con determinazione a portare avanti l’opera.

Espansione con nuovo slancio

Ci fu progresso anche nella spiritualità. Fino a quel momento i proclamatori avevano dato testimonianza principalmente con le riviste. Ora veniva dato particolare risalto all’importanza di usare la Bibbia, secondo le indicazioni del Ministero del Regno. Come era incoraggiante vedere anche i bambini aprire la Bibbia e dare testimonianza nel ministero di campo, con grande stupore del padrone di casa e dei proclamatori più anziani.

Per la prima volta il Ministero del Regno affrontò anche l’argomento delle tradizioni non cristiane. Fece notare che per quanto ci fossero tradizioni buone e utili, ce n’erano altre basate su insegnamenti sbagliati, come quello dell’immortalità dell’anima, che avrebbero potuto coinvolgere il cristiano nella falsa religione. Perciò i fratelli e le sorelle un po’ alla volta si liberarono da pratiche impure come quelle che avevano relazione con le veglie per i defunti, i riti funebri, il timore del malocchio, i portafortuna, le cerimonie tribali d’iniziazione e le circoncisioni cerimoniali.

Un altro importante passo avanti fu quello di stabilire che nelle città ogni congregazione doveva usare una sola lingua: swahili o inglese. Prima le adunanze di congregazione si svolgevano in entrambe le lingue e, a motivo della continua traduzione da una lingua all’altra, era possibile trattare solo metà del materiale. Ora i fratelli potevano godere l’intero programma in una delle due lingue.

“Macedonia” diventa un termine familiare

Nel frattempo una visita del sorvegliante di zona, il fratello Wilfred Gooch della filiale di Londra, aiutò a riorganizzare le cose nel Kenya e a porre le basi per la prima campagna sistematica nel territorio isolato dell’Africa orientale. In Kenya, per esempio, tre quarti della popolazione viveva in territorio isolato.

I proclamatori risposero con grande entusiasmo, e dal 1975 in poi le parole di Atti 16:9 a proposito della Macedonia sono diventate di dominio pubblico. Si sono sentiti anche non Testimoni dire: “Oggi i Testimoni tengono la loro adunanza in Macedonia”. Ogni anno vengono dedicati tre mesi all’opera nell’odierna “Macedonia”.

Inoltre la filiale incoraggiò tutti i proclamatori a usare le ferie annuali per predicare nei villaggi di origine. In risposta una sorella scrisse: “Dopo che sono arrivata a casa, ho parlato a tutti della buona notizia di Geova e subito ho trovato molti studi biblici, otto dei quali sono miei parenti. Sei hanno iniziato ad assistere alle adunanze, che si tengono a sedici chilometri di distanza”.

Il risultato di tutta questa testimonianza fu che ogni mese gli interessati scrivevano centinaia di lettere per richiedere pubblicazioni o uno studio biblico. Questo rese necessario aumentare il personale che sbrigava la corrispondenza alla filiale.

Un’altra importante novità dell’anno fu la Scuola di Ministero del Regno per gli anziani di sette paesi dell’Africa orientale. I fratelli non solo ricevettero molta istruzione spirituale, ma si resero anche conto di diverse cose. Per molti fratelli era la prima volta nella vita che aiutavano a fare i lavori di casa — lavare i piatti e preparare da mangiare — faccende che di solito erano lasciate interamente alle donne. Ma gli anziani si dimostrarono umili e adattabili. Per alcuni sorveglianti era pure un’idea assolutamente nuova che il padre dovesse giocare con i figli. Un anziano disse: “Dopo tutti questi anni, i miei figli saranno sorpresi quando al mio ritorno mi vedranno partecipare ai loro giochi”.

Così il 1975 terminò con il nuovo massimo di 1.709 proclamatori in Kenya. Più di 300 furono i battezzati. Ma come procedeva l’opera del Regno nella vicina Tanzania?

Mutate circostanze in Tanzania

A differenza di quanto era avvenuto nel Kenya, il bando imposto ai testimoni di Geova il 3 aprile 1965 non venne revocato. Questa situazione, insieme alle mutate circostanze familiari ed economiche, portò nuovi sviluppi. Uno dopo l’altro i fratelli stranieri che erano venuti per servire dove c’era maggior bisogno dovettero andarsene. Anche quasi tutti i pionieri speciali della Zambia dovettero tornare al loro paese, spesso per ragioni economiche legate al rapido aumento della famiglia. Per esempio, un pioniere speciale venuto nel 1961 con due figli, nel 1967 ne aveva sette.

Fece eccezione all’esodo dei pionieri Lamond Kandama, che aveva conosciuto la verità nel 1932 in Zambia. Nel 1940 e 1941 venne arrestato e imprigionato a motivo della sua fede. Nel 1959, all’età di 47 anni, iniziò il servizio di pioniere e venne inviato in Tanzania. Anche qui fu arrestato. Infine venne mandato nel Kenya, dove ha ricevuto diversi incarichi, e ora che ha quasi 80 anni, serve ancora come pioniere speciale ed è ancora scapolo. Che ottimo esempio di fedele perseveranza!

“Pecore” in tribunale

Nei due decenni successivi ci furono decine di arresti e processi in tutta la Tanzania. I Testimoni non se ne stupivano. Gesù aveva detto: “Se il mondo vi odia, sapete che prima di odiare voi ha odiato me. . . . Lo schiavo non è maggiore del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Giov. 15:18, 20) Perciò sopportarono gioiosamente, senza prendersela troppo.

I fratelli, per natura pacifici e pronti a cooperare, spesso fecero senza volere il gioco di accusatori pieni di odio. Gli oppositori simulavano amicizia o interesse, e i Testimoni ingenuamente li invitavano in casa loro e mostravano con orgoglio la loro biblioteca teocratica. A volte addirittura prestavano a costoro pubblicazioni per lo studio biblico, che poi venivano presentate in tribunale come prova contro di loro. I fratelli ammettevano prontamente di far parte dei testimoni di Geova, cosa che in termini giuridici significava sostenere un’associazione illegale. Poiché al posto di polizia alcuni fratelli si erano dichiarati colpevoli, non fu concesso loro di testimoniare in tribunale. Sempre perché erano pronti a cooperare, essi permettevano alla polizia di fare irruzione in casa loro e di arrestarli, anche senza mandato. Altri pensavano di dover rispondere a ogni domanda quando venivano interrogati, incriminandosi subito da soli.

I Testimoni furono accusati di appartenere a un’associazione illegale semplicemente perché assistevano ad adunanze di studio biblico, predicavano la buona notizia o possedevano letteratura biblica. I tribunali imponevano multe e condanne da tre a nove mesi di prigione.

Per esempio, anche se in Tanzania i Testimoni non erano molti, all’incirca 1 su 10.000 abitanti nell’anno di servizio 1973, il loro zelo non passava inosservato. Il 7 settembre 1974, mentre in casa di Isaack Siuluta a Dar es Salaam si teneva un’adunanza cristiana, la polizia circondò la casa. Quarantasei dei presenti furono arrestati, incluse due pioniere. La polizia rimandò a casa le altre donne. Ogni pubblicazione per lo studio biblico trovata nelle borse o fra le mani dei presenti venne poi usata come corpo del reato durante il processo.

L’udienza fu tenuta il 29 novembre. Le prove presentate dimostrarono che i Testimoni erano pacifici e ligi alla legge. Eppure il giudice decretò che, “essendo il loro aspetto religioso una semplice facciata”, erano tutti colpevoli. Vennero condannati a multe o a sei mesi di prigione per il possesso di pubblicazioni per lo studio biblico o per aver assistito alle adunanze di un’associazione illegale.

In prigione i Testimoni si incoraggiarono a vicenda studiando la Bibbia e tenendo discorsi biblici, come quello dal tema “Ogni giorno fate di Geova la vostra gioia”. Dopo sei mesi furono rimessi tutti in libertà. L’opera del Regno in Tanzania non si fermò; nell’anno di servizio 1975 fece rapporto un massimo di 1.609 proclamatori.

Dapprima ci volle un po’ perché la filiale del Kenya si rendesse conto delle difficoltà di questi fratelli inesperti in campo legale. Poi furono dati a tutte le congregazioni utili consigli circa i diritti legali che si hanno in caso di arresto e di processo. Questi consigli vennero pubblicati in un swahili semplice e furono di grande aiuto.

In anni successivi ci furono diversi processi nei quali i fratelli vennero prosciolti. Alcuni giudici dichiararono che i testimoni per l’accusa non avevano prove di alcuna “predicazione legata a una società proibita” e che “il semplice possesso di libri non costituiva una prova dell’appartenenza a un’associazione illegale”. Tutto questo fornì una convincente testimonianza contro il grande Avversario di Geova. — Prov. 27:11.

Geova dà la forza

L’ondata di persecuzione contro i Testimoni del vicino Malawi ebbe effetti negativi, specie nella zona di confine intorno a Tukuyu. Mentre da una parte incitò gli oppositori, dall’altra fece aprire gli occhi ad alcuni. Una guardia carceraria disse: “Nel Malawi hanno sprecato energie perseguitando e uccidendo questa gente. La stessa cosa avviene qui. Non faranno mai compromessi. Non fanno che crescere”.

Comunque la persecuzione non aveva la stessa intensità in tutto il paese. C’erano congregazioni che potevano costruire Sale del Regno nuove, radunarsi apertamente e persino cantare con entusiasmo. Nella maggioranza dei casi i Testimoni ricevevano le pubblicazioni per posta senza pericolo. La filiale del Kenya continuò a mandare sorveglianti viaggianti perché incoraggiassero i fratelli e suoi rappresentanti perché si incontrassero con gli anziani e visitassero alcune congregazioni. Altre pubblicazioni in swahili rafforzarono la fede dei fratelli della Tanzania. Alcuni Testimoni iniziarono il servizio di pioniere e furono in grado di prendere il posto dei pionieri speciali tornati in Zambia.

L’avvenimento più atteso da molti fratelli della Tanzania era il viaggio annuale per assistere alle assemblee di distretto nel Kenya. Di solito non era difficile raggiungere il Kenya in corriera. Infatti, nell’ottobre 1968 e anche in anni successivi, gruppi di un’ottantina di fratelli noleggiarono una corriera per compiere il viaggio di circa 1.500 chilometri dalla Tanzania meridionale al Kenya. Un bel sacrificio, poiché dovevano risparmiare per mesi per partecipare a questo grande evento dell’anno. Alcune guardie confinarie della Tanzania erano ragionevoli e dissero persino ai fratelli: “Andate e pregate anche per noi”. Nel 1970 ci vollero quattro corriere per trasportare i 350 Testimoni della Tanzania meridionale che si recarono all’assemblea di Nairobi.

Testimonianza sul lavoro

I fratelli della Tanzania erano intrepidi e ingegnosi nell’attività di predicazione. I Testimoni, che lavoravano per imprese pubbliche insieme a molti operai che non erano Testimoni, stabilivano tra loro che un fratello facesse la parte dell’interessato e cominciasse a porre ad alta voce domande bibliche agli altri Testimoni, che erano ben felici di rispondere. In questo modo ben presto altri operai prendevano parte alla conversazione, e si poteva dare testimonianza biblica per ore, naturalmente senza interrompere il lavoro.

Quando il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna fu pubblicato in swahili, diventò così popolare che in breve tempo anche i nemici della buona notizia lo riconoscevano benissimo dalla copertina blu. Per questa ragione la Società decise di pubblicare un’edizione diversa del libro Verità in swahili con una copertina di colore meno appariscente.

La verità rende liberi

In alcune parti del paese creò problemi il clero della cristianità. Sui pendii del monte Meru, a ovest del Kilimangiaro, un gruppo di sei persone studiava con zelo le verità della Bibbia. Al termine di uno studio un pastore luterano organizzò un tumulto per disturbare dall’esterno il luogo dove si studiava. Qualche giorno dopo questi interessati, quando ritornarono da un’adunanza di congregazione distante una ventina di chilometri, si trovarono in un mare di guai. Il padre era andato a casa di uno studente brandendo una scure e con l’intenzione di ucciderlo. La casa di un altro era stata danneggiata, la capra era sparita, il figlio se n’era andato. Un altro studente ancora venne percosso e gli fu rubato il bestiame. Si lasciarono forse dissuadere dal ricercare la verità della Bibbia? Tutt’altro! Ognuno di loro scrisse una lettera in cui dichiarava di aver abbandonato la chiesa.

Ben presto fecero tutti progresso al punto di diventare proclamatori non battezzati, ma c’era un ostacolo: dovevano presentare il certificato di matrimonio. I certificati però erano ancora nelle mani dei “pastori”, che rifiutavano di consegnarli. La questione dovette essere portata in tribunale. I “pastori” sostenevano che queste persone appartenevano a un’associazione illegale, ma il magistrato si irritò con loro, li condannò a pagare una multa e fece consegnare i certificati ai legittimi proprietari.

Aiuto per le Seicelle

Ricordate gli 11 proclamatori isolati che vivevano nelle Seicelle, così lontano dal continente africano? Essi desideravano ricevere urgentemente aiuto dall’esterno. All’inizio del 1974 Ralph e Audrey Ballard vennero dall’Inghilterra con i figli per servire dove c’era maggior bisogno, e riuscirono a ottenere la residenza. Grazie all’entusiasmo e allo zelo che manifestavano nel campo poterono iniziare molti nuovi studi biblici. Benché nel 1969 e di nuovo nel 1972 fosse stato negato il visto di ingresso ai missionari, il 29 agosto 1974 l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici ottenne il riconoscimento ufficiale, e anche questo diede nuovo incentivo all’opera.

Allora facevano rapporto 32 proclamatori, e l’anno dopo il loro numero era salito a 51. Non era facile per gli abitanti del luogo schierarsi dalla parte di Geova, dato che il clero cattolico minacciava di far perdere loro la casa o il lavoro. Con il passare degli anni l’influenza del clero diminuì, e coloro che amavano la verità fecero passi che richiedevano coraggio.

Sempre nel 1974, dopo che la buona notizia era stata predicata in tutta l’isola principale, Mahé, i Testimoni fecero una traversata di tre ore per raggiungere la seconda isola in ordine di grandezza, Praslin, famosa per la Vallée de Mai con le sue Lodoicee. Queste palme producono il cosiddetto cocco doppio o cocco di mare, forse il frutto più pesante del mondo (14-18 kg), ambito da molti collezionisti per la sua forma insolita. Naturalmente, con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, tutti si conoscono. Ci voleva coraggio per attenersi saldamente alla verità in condizioni del genere. Eppure alcuni lo fecero, anche se ci volle tempo per insegnare loro a predicare la buona notizia con tatto invece di limitarsi ad attaccare l’adorazione degli idoli o a predicare la distruzione dei malvagi ad Armaghedon.

Finalmente, nel 1976, una coppia di missionari si stabilì a Victoria nell’isola di Mahé. Essi aiutarono la congregazione a divenire spiritualmente stabile e i numerosi figli di Testimoni a camminare nella verità. Non era un compito facile, poiché qualcuno conduceva una vita comoda senza farsi tanti scrupoli. Solo pochi dei Testimoni locali si impegnavano nello studio personale e nel servizio di campo. Perciò alcuni si lasciavano influenzare da ogni nuova tendenza mondana e abbandonavano la verità. Inoltre un certo numero di coloro che si associavano con la congregazione, invece di servire in vista dell’eternità, si era messo in testa una data per la fine di questo mondo malvagio. Tutto questo frenò il progresso spirituale.

Saldi senza aiuto esterno

Il 5 giugno 1977 un colpo di stato portò un nuovo governo e un’esperienza nuova in queste isole un tempo tranquille. Il nuovo Parlamento discusse il problema dei testimoni di Geova e della loro neutralità nei confronti di tutti i governi terreni. Un parlamentare suggerì di mettere al bando i Testimoni, ma altri saggiamente sostennero le garanzie costituzionali che tutelano la libertà di religione.

Nondimeno nel 1978 la casa missionaria fu chiusa e i missionari furono mandati in Kenya. Anche la famiglia Ballard dovette trasferirsi. Ora i fratelli locali dovevano cavarsela da soli. Ma adesso erano più preparati per svolgere l’opera del Regno, poiché avevano beneficiato della compagnia di fratelli esperti nella verità e gli anziani avevano frequentato la Scuola di Ministero del Regno. Nonostante il diffuso analfabetismo e l’attaccamento allo spiritismo, si trovavano ancora persone mansuete. Nel 1982 c’erano di nuovo 50 proclamatori nelle Seicelle, e alcuni, fra cui Lise Gardner, iniziarono il servizio di pioniere regolare. Finalmente, nel gennaio 1987, l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici ottenne il riconoscimento, ma la domanda per l’ingresso di missionari venne nuovamente respinta.

Raccolta nelle isole

La prima assemblea di distretto fu tenuta dal 16 al 18 gennaio 1987. Fino a quel momento tutte le adunanze e le assemblee di circoscrizione si erano svolte nella Sala del Regno; quell’assemblea sarebbe stata la prima adunanza tenuta in un altro luogo.

Dove? In un bel padiglione di un grande albergo di categoria turistica. L’edificio semiaperto, con il tetto di paglia, era costruito fra le rocce e dava su una delle più belle baie di Mahé. I presenti non solo godettero il programma spirituale ma apprezzarono molto il piacevole suono delle onde e la ristoratrice brezza marina che rinfrescava il locale.

Il primo giorno il numero dei presenti fu entusiasmante: 173. La domenica il locale fu gremito da 256 persone. Con solo 80 proclamatori, che potenziale di crescita c’era in quelle isole!

Fra coloro che si battezzarono all’assemblea c’era una donna che un tempo era un’oppositrice. Che cosa le aveva fatto cambiare parere? L’aver assistito alla Commemorazione della morte di Cristo. In quell’occasione capì chi sono veramente i testimoni di Geova. Ma doveva fare dei cambiamenti nella sua vita. Per vivere aveva un negozietto lungo la strada dove, fra le altre cose, i clienti potevano acquistare tabacco. Fu avvertita che se avesse smesso di vendere tabacco avrebbe dovuto chiudere bottega. Imperterrita, essa confidò in Geova e smise di tenere tabacco. Gli affari non ne soffrirono. Anzi, per avere più tempo da dedicare all’importante opera di predicare il Regno, fissò l’ora di apertura e di chiusura del negozio, così poteva dedicare le ore migliori del giorno all’opera di predicazione.

Gli sforzi compiuti dai proclamatori nell’opera di evangelizzazione stanno avendo ottimi risultati. Nel 1990 è stata dedicata una Sala del Regno nell’isola di Praslin. Si tengono alcuni studi biblici nella terza isola in ordine di grandezza: La Digue. Inoltre nel settembre 1990 le Seicelle sono state affidate alla filiale di Maurizio, dove si parla un creolo simile.

Ruanda: la Svizzera dell’Africa

Ma torniamo sulla terraferma. Fra Tanzania, Uganda e Zaire, proprio a nord del Burundi e altrettanto bella e collinosa, c’è la nazione più densamente popolata dell’Africa, il Ruanda. Misura più di 160 chilometri da est a ovest e altrettanti da nord a sud, ma negli ultimi 20 anni la popolazione è aumentata da tre milioni a più di sette milioni. In Ruanda si trovano uno dei migliori tè del mondo e molti gorilla di montagna. È un paese di monti, di laghi e di oltre 10.000 colline; qui si trova il principale ramo sorgentifero del Nilo.

Come nel vicino Burundi, anche in Ruanda troviamo una maggioranza di hutu e una minoranza di vatussi di alta statura. In questa “Svizzera dell’Africa” la maggioranza della popolazione vive in fattorie isolate circondate da piantagioni di banani. (Vedi Svegliatevi! del 22 agosto 1976). Tutti gli abitanti parlano kinyarwanda; i più istruiti sanno anche il francese.

Come avrebbe fatto la vivificante verità della Parola di Dio a raggiungere questo remoto paese montuoso? Nel 1969 il Corpo Direttivo mandò in Ruanda quattro diplomati di Galaad, ma le loro domande d’ingresso furono respinte, forse a motivo dell’influenza ancora forte della Chiesa Cattolica.

L’anno dopo però una coppia di pionieri speciali della Tanzania, Oden ed Enea Mwaisoba, si stabilirono nella capitale, Kigali, e cominciarono a predicare. Poiché non parlavano kinyarwanda, cominciarono a contattare gli abitanti di lingua swahili, quasi tutti provenienti dallo Zaire e dalla Tanzania. Nel febbraio 1971 fecero rapporto del tempo dedicato al ministero di campo quattro proclamatori di congregazione. Un mutamento di governo aprì la porta a maggiore tolleranza religiosa, ma il problema della lingua rallentava la crescita, dato che non c’erano ancora pubblicazioni in kinyarwanda.

Altri pionieri dello Zaire e della Tanzania vennero in aiuto. Nel 1974 c’erano 19 proclamatori attivi. Nel 1975 furono distribuiti oltre un migliaio di libri. Quell’anno ci furono anche altri avvenimenti notevoli: la visita di un fratello della filiale di Nairobi, il battesimo di sei persone e un corso della Scuola di Ministero del Regno a cui parteciparono sette fratelli del Ruanda. Davvero era stato posto un buon fondamento per l’espansione. Piccoli gruppi di studio biblico cominciarono a formarsi fuori Kigali.

Ritorna un emigrante

Intanto un uomo originario del Ruanda, Gaspard Rwakabubu, aveva conosciuto la verità mentre lavorava nelle miniere di rame di Kolwezi, nello Zaire meridionale. Egli dava una mano ai sorveglianti di una congregazione locale, acquistando così un’utile esperienza spirituale. Ma i suoi pensieri e le sue preghiere erano spesso rivolti al Ruanda, il suo paese nativo, dove quasi nessuno aveva udito la buona notizia.

Cosa doveva fare? Gaspard ne parlò con un istruttore della Scuola di Ministero del Regno che era anche missionario. Questi gli chiese: “Hai mai pensato di iniziare il servizio di pioniere a tempo pieno e di ritornare in Ruanda?”

Egli si rallegrò all’idea, e né una promozione sul lavoro né l’opera di dissuasione dei parenti riuscirono a trattenerlo. Fu pure evidente l’aiuto di Geova. Non solo ottenne i documenti necessari a tempo di record, ma la società mineraria per cui lavorava gli diede persino i biglietti per tornare in aereo in Ruanda. Giunse a Kigali nel giugno 1975. Per trasferirsi il fratello Rwakabubu dovette fare dei sacrifici: non poté più vivere in una casa grande provveduta dalla ditta, ma dovette accontentarsi di un semplice alloggio di mattoni cotti al sole.

Con il suo entusiasmo e la sua conoscenza della personalità degli abitanti contribuì al progresso teocratico del Ruanda. Altri accettarono la verità con lo stesso spirito del fratello Rwakabubu. A Kigali il numero dei presenti alle adunanze aumentò, e il numero dei proclamatori salì da 29 nel 1975 a 46 nel 1976, quindi a 76 nel 1977. Alla prima assemblea di circoscrizione, che fu tenuta nel suo soggiorno, assisterono 40 persone.

Nel 1976 fu stampata la prima pubblicazione in kinyarwanda, l’opuscolo “Questa buona notizia del regno”. Poi, nel 1977, si fece un altro tentativo per mandare missionari a Kigali. Due coppie furono ammesse nel paese con visti temporanei. Dopo faticose ricerche, trovarono una casa missionaria adatta. La casa era spaziosa, ma, ahimè, non c’era acqua corrente, e i missionari dovevano accontentarsi di fare la doccia sotto la grondaia quando pioveva. A ogni acquazzone si affrettavano a portare fuori tutti i recipienti disponibili per raccogliere l’acqua piovana. Una volta, con grande sforzo, riempirono la vasca da bagno, solo per scoprire più tardi che il tappo non teneva e tutta la loro preziosa acqua era finita nello scarico!

Parlare la lingua

I missionari sapevano che, perché la buona notizia potesse toccare il cuore dei nativi, dovevano parlare la loro lingua, e perciò si accinsero immediatamente a studiare il kinyarwanda. Fecero ottimi progressi, che furono notati persino dai funzionari locali, molti dei quali erano favorevoli al messaggio del Regno. Presto, però, si fece sentire l’ingerenza della falsa religione: ai missionari non venne rinnovato il visto. Così, dopo soli tre mesi, essi partirono per lo Zaire.

Anche i pionieri speciali stranieri dovettero lasciare il Ruanda per vari motivi. I fratelli locali si rimboccarono le maniche, iniziarono a fare i pionieri ed estesero l’attività di predicazione a tutte le regioni del paese. Il risultato? I Testimoni predicarono il messaggio del Regno in più di cento mercati rurali. Come era meraviglioso vedere questo progresso dopo un inizio così tardivo!

I Testimoni del Ruanda, pieni di entusiasmo per la verità, desideravano provare la gioia di stare insieme ai fratelli di altri paesi. Perciò, nel 1978, 30 fratelli del Ruanda si recarono a Nairobi, distante più di 1.200 chilometri, per assistere all’assemblea “Fede vittoriosa”. Fu un viaggio difficile per diverse ragioni: i mezzi di trasporto erano poco affidabili, attraversare l’Uganda, politicamente instabile, comportava moltissimi controlli sotto la minaccia di armi da fuoco ai posti di blocco, e c’era persino il pericolo di essere arrestati e minacciati di morte. Oltre a ciò c’erano i frequenti guasti al veicolo e i problemi al passaggio della frontiera. In tutto, il viaggio durò quattro giorni. Ma come si rallegrarono quei fratelli vedendo migliaia di altri Testimoni di varie nazioni uniti pacificamente all’assemblea di Nairobi!

Anni turbolenti in Uganda

Verso la metà degli anni ’70 non c’era di che rallegrarsi nel vicino Uganda. Le condizioni erano stressanti. Non solo tutti i missionari e i fratelli stranieri erano stati costretti a lasciare il paese, ma ogni giorno la popolazione temeva per la propria vita. I problemi economici e il fatto che nel 1975 i testimoni di Geova erano stati messi nuovamente al bando accrescevano i guai dei fratelli. Un appello per far revocare il bando fu vano, per quanto il governo in precedenza si fosse impegnato a rispettare la libertà religiosa.

In quegli anni l’essere in disaccordo con la legge non comportava semplici processi, ma tortura e morte. Non c’era posto per i pusillanimi. Ci voleva ferreo coraggio per rimanere fedeli testimoni del vero Dio. E, con il deterioramento dell’economia, le preoccupazioni di carattere materiale assillavano sempre più la gente, e la tendenza all’immoralità non era affatto scomparsa. Perciò i Testimoni lottavano su diversi fronti: timore dell’uomo, materialismo, immoralità, spiritismo erano solo alcuni dei problemi che incontravano. Ci fu una diminuzione nel numero dei proclamatori, da 166 nel 1976 a 137 nel 1979. Naturalmente ciò era dovuto in parte al gran numero di coloro che lasciavano il paese. Più di 1 proclamatore su 4 se ne andò. Eppure rimasero nel paese molti che avevano grande rispetto per Dio e che erano favorevoli ai Testimoni.

Erano anni difficili per tutti in Uganda e tanto più per i Testimoni a motivo del bando. Meno male che questo bando non era imposto rigorosamente ovunque. In alcune località l’opera di pioniere speciale si poteva svolgere ancora e, in effetti, aumentò. Pionieri speciali furono inviati nelle città del nord del paese, e presto vennero formate nuove congregazioni. Nella città nordorientale di Soroti, nonostante il bando, il commissario distrettuale permise addirittura di usare una delle migliori scuole della città per tenere le adunanze di congregazione!

A Kampala, invece, due fratelli vennero sorpresi mentre predicavano e furono gettati nella prigione più tristemente nota del paese. Gli amici temevano di non rivederli più, ma dopo una settimana furono rilasciati. A Lira tre Testimoni furono imprigionati per tre mesi perché predicavano.

Per la popolazione locale la scomparsa di parenti e vicini, le sparatorie notturne, i negozi vuoti, un’inflazione a tre cifre e la mancanza di mezzi di trasporto divennero cose di ogni giorno. Centinaia di persone aspettavano alla fermata dell’autobus, pronte a prendere d’assalto un veicolo che poteva portare solo otto passeggeri. Le tariffe dei mezzi di trasporto stabilite dal governo venivano largamente ignorate. Si pagava il “biglietto” quando il mezzo si fermava in una zona fuori mano e ciascun passeggero doveva consegnare quello che gli veniva chiesto dal conducente.

La letteratura inviata da Nairobi e le visite di fratelli della filiale erano come manna dal cielo: cibo spirituale a suo tempo e fonte ristoratrice di incoraggiamento per i Testimoni dell’Uganda. Alcuni riuscirono, nonostante tutti gli ostacoli, ad assistere alle assemblee di distretto in Kenya. Inoltre si continuarono a tenere piccole assemblee locali; a uno di questi raduni fu battezzata una donna che aveva partorito il giorno prima.

Sostenuti da Geova

I Testimoni che continuarono a predicare a tempo pieno in quella situazione turbolenta furono notevoli esempi di fede. Una di loro era Anna Nabulya, un’anziana sorella di Masaka. Per lei una delle cose più belle fu frequentare la Scuola del Servizio di Pioniere in Kenya. Veniva in classe con il suo abito ampio di foggia ugandese a grandi fiori ed era affascinata dalla profondità dei soggetti spirituali e dalle informazioni pratiche presentate.

I parenti della sorella Nabulya insistevano che non tornasse in Uganda ma che rimanesse con loro in Kenya, evitando così difficoltà economiche, pericoli e disagi. Essa fu irremovibile: voleva predicare in Uganda, dove la gente aveva bisogno del confortante messaggio della buona notizia. Essa diceva: “Anche se sono debole e vecchia, userò le poche forze che ho per aiutare i miei simili ad avere una buona relazione con Geova”. Perciò tornò in Uganda e servì fedelmente la sua gente e il suo Dio fino alla morte.

Un altro esempio di fede fu un pioniere che predicò coraggiosamente a tutti i militari e agli agenti di polizia che c’erano nel suo territorio isolato. Quando non aveva i soldi per comprare la legna da ardere per cucinare, bruciava sedie e altri pezzi del suo mobilio finché non arrivavano il denaro e l’indispensabile provvista di letteratura biblica. La gente del suo territorio era così affamata di cibo spirituale che in un giorno solo egli poteva facilmente distribuire 40 o 50 libri.

I Testimoni continuavano a essere molestati, arrestati e interrogati, ma perseverarono. Geova diede ai suoi servitori “la lingua degli ammaestrati”, ed essi diedero con coraggio testimonianza alle autorità. — Isa. 50:4.

A Kampala sorelle vedove furono fonte di incoraggiamento per molti Testimoni. Esse non solo avevano sofferto per la morte del marito, ma avevano anche perso i loro possedimenti materiali. Eppure mettevano gli interessi di Geova al primo posto, impegnandosi nel ministero e instillando sentimenti di devozione nei loro figli. Aiutarono anche i vicini a conoscere la verità, e in seguito ebbero la gioia di vedere alcuni figli dei loro studenti biblici diventare pionieri. (Vedi La Torre di Guardia [inglese] del 15 febbraio 1985, pagine 27-31). Geova benedisse la zelante opera di questi fedeli, e il numero dei proclamatori del Regno aumentò.

Gibuti, paese caldo e asciutto

Di fronte all’estremità sudoccidentale della Penisola Arabica, tra l’Etiopia e la Somalia, c’è una piccola nazione, Gibuti, ex Somalia Francese. Vi si trova un’importante base militare della Marina francese. La capitale, pure chiamata Gibuti, è indicata in alcuni almanacchi come la città più calda del mondo. Per quanto sia pressoché desertico, questo piccolo paese ha le sue attrattive, specie al largo della costa, dove ci sono superbe barriere coralline ricche di fauna marina.

Qui la Great Rift Valley, che parte dal Libano e attraversa il Mar Rosso, entra nel continente africano. Intorno ai laghi Assal e Abbè si godono splendidi spettacoli naturali: formazioni di sale e gesso, guglie calcaree, sorgenti calde e acque multicolori.

Più della metà della popolazione appartiene alla tribù degli afar, il cui territorio si estende nel deserto della Dancalia in Etiopia. L’altra tribù, gli issa, di origine somala, vive nella capitale, che si trova vicino alla Somalia. Il caldo cocente rende indolenti, tanto che alcuni prendono l’autobus per fare meno di 100 metri di strada. Molti fanno largo uso di kat (Catha edulis), una pianta che cresce sulle alture dello Yemen, dell’Etiopia e del Kenya, le cui foglie contengono una sostanza leggermente stimolante che causa assuefazione. Infatti di solito si trascorrono i pomeriggi bevendo kat; in questa parte del giorno cessano quasi tutte le attività. La popolazione è in gran parte musulmana e parla francese, arabo, somalo e afar.

Claudine Vauban, una sorella francese moglie di un militare, fu la prima a predicare la buona notizia a Gibuti. In quel paese islamico era pericoloso per una donna bianca uscire da sola. Questo non limitò l’attività della sorella Vauban. Nei tre anni trascorsi a Gibuti essa si diede da fare nel ministero di campo e tenne due studi biblici. Circa due anni dopo, alla fine del 1977, arrivò un giovane originario di Gibuti che aveva studiato la verità in Francia. Egli però ebbe problemi spirituali e in seguito dovette essere disassociato.

Nel 1978 una sorella fuggita dall’Etiopia si trasferì a Gibuti. Essa col tempo imparò il francese ed è rimasta fedele nonostante lunghi periodi di completo isolamento, lontana da altri Testimoni. Fratelli di passaggio provenienti dalla Francia e dall’Etiopia la incoraggiarono spiritualmente. Ma questo avveniva solo ogni tanto finché, nel 1981, arrivò Jean Gabriel Masson, un giovane servitore di ministero francese, con sua moglie Sylvie, per servire dove c’era maggior bisogno. Ci volle coraggio da parte dei Masson, che erano nuovi nella verità, per fare questo passo: sarebbero stati isolati, avrebbero dovuto affrontare il clima poco piacevole e l’alto costo della vita.

In breve la loro predicazione organizzata cominciò a dar frutto. Diversi profughi etiopi accettarono la verità prima di lasciare Gibuti diretti in altri paesi. Nel 1982 c’erano 6 proclamatori attivi; e i presenti alla Commemorazione furono 12. Due mesi più tardi, durante la visita di un sorvegliante di circoscrizione francese, tre furono battezzati.

Allora le adunanze venivano tenute nel cortile della modesta abitazione del fratello Masson, a volte in circostanze assai insolite. Una volta un fratello di Nairobi stava pronunciando un discorso biblico quando dei gatti cominciarono a soffiare, miagolare e lottare fra le piante rampicanti che formavano un pergolato sopra il cortile. Il rumore divenne assordante e, naturalmente, molto fastidioso finché i due contendenti caddero dal pergolato e atterrarono proprio davanti all’oratore. Come tocco finale, poco dopo mancò la corrente, così che tutti rimasero seduti nell’oscurità più assoluta. Comunque l’adunanza si concluse nel migliore dei modi. I presenti alle adunanze arrivarono a 18. Era strano vedere che, anche con un numero così piccolo di presenti, si tenevano adunanze in quattro lingue: inglese, francese, amarico e somalo.

Un monaco accetta la verità

Non fu facile per il fratello Masson trovare lavoro, ma alla fine riuscì a trovare un impiego come insegnante. A scuola conobbe Louis Pernot, monaco cattolico e direttore della scuola, che viveva lì da quasi 20 anni. Poiché Louis mostrava vivo interesse per la verità della Bibbia, il fratello Masson lo invitò alla Commemorazione della morte di Cristo. “Impossibile”, disse Louis. “Qui a Gibuti tutti mi conoscono e sanno chi sono. Come posso assistere a un’adunanza dei testimoni di Geova?”

Il fratello Masson, però, ebbe un’idea. Propose a Louis di venire a casa sua durante la siesta pomeridiana quando tutta Gibuti dormiva sotto il sole cocente. Poteva rimanersene seduto nella camera da letto dietro a una tenda e aspettare che iniziasse l’adunanza. Nessuno avrebbe saputo che era presente, e dopo l’adunanza poteva filarsela a casa con il favore delle tenebre senza che nessuno lo vedesse.

Fu quello che fece: Louis assisté alla sua prima adunanza seduto dietro a una tenda nella camera da letto dei Masson! Pur non comprendendo molte delle informazioni bibliche, rimase colpito dalla profondità della trattazione.

Il fratello Masson quindi lo incoraggiò a portarsi a casa uno dei suoi libri da leggere. Poiché era un educatore, Louis scelse il libro Come ottenere il meglio dalla tua giovinezza. Si era spesso chiesto perché la sua religione non presentasse informazioni chiare per aiutare i ragazzi a risolvere i problemi che incontrano nel mondo d’oggi. Pensava che la vera religione di Dio avrebbe dovuto fornire alla gente norme valide senza compromettere le Sue parole. Quella sera Louis cominciò a leggere il libro Giovinezza. Non riusciva a smettere. L’indomani disse al fratello Masson che aveva trovato la verità. In quella stessa settimana abbandonò non solo l’ordine monastico ma anche il cattolicesimo!

Questo, naturalmente, fece grande scalpore, e poco dopo il fratello e la sorella Masson furono invitati a lasciare la piccola repubblica. Un duro colpo per i Testimoni locali, dato che 44 persone avevano assistito alla Commemorazione. Il fratello Masson ricorse alle autorità e ricevette un mese di proroga; poi partì per l’isola di Mayotte, territorio francese nell’Oceano Indiano.

Fino alla partenza dei Masson, ogni giorno era stato tenuto lo studio biblico con Louis, il quale ormai si rendeva conto che doveva fare da sé. Dopo la partenza dei Masson, un pioniere riuscì ad andare a Gibuti per aiutare Louis spiritualmente.

Comunque, per varie ragioni, i Testimoni andavano e venivano. Perciò, appena battezzato, Louis dovette rimanere saldo nonostante anni di relativo isolamento spirituale. Più volte fu invitato a presentarsi alle autorità, interrogato e poi ammonito per le sue attività di predicazione. Egli non ebbe esitazioni; fece anche il pioniere ausiliario. Alla fine però perse il lavoro a motivo della sua fede. Louis lasciò la cosa nelle mani di Geova e andò avanti con determinazione finché non trovò un altro modo per guadagnarsi da vivere.

Oggi il piccolo gruppo di proclamatori di Gibuti continua a presentare le verità bibliche alla popolazione. Recentemente Testimoni di altri paesi si sono trasferiti a Gibuti, dando un nuovo incentivo.

Rinnovati sforzi in Somalia

Dopo che nel 1963 i missionari Vito e Fern Fraese avevano ricevuto un altro incarico di servizio, per anni in Somalia non venne data una chiara testimonianza del Regno. Finalmente, verso la fine del 1980, un fratello europeo, nativo della Somalia, si recò in vacanza in quel paese costiero. Mentre era là trovò alcuni che si interessavano della buona notizia. Quelle persone mansuete furono ulteriormente aiutate da vari Testimoni che visitarono il paese saltuariamente.

In seguito un fratello italiano venne a lavorare a Mogadiscio, porto e capitale del paese, per un’impresa di costruzioni. Egli ovviò alla mancanza di esperienza con l’entusiasmo. Messa da parte ogni prudenza, parlava della buona notizia a chiunque incontrava, musulmani inclusi. Un musulmano di mezza età ascoltò con attenzione. Capì che era la verità. Poiché aveva viaggiato molto, era un uomo di mente aperta e accettò uno studio biblico. Poi il contratto di lavoro del fratello italiano scadde, ed egli dovette lasciare il paese. Ma un’altra famiglia italiana si trasferì in Somalia e continuò ad aiutare questo interessato.

Poi una donna che aveva mostrato interesse per la verità mentre si trovava in Europa tornò in Somalia con il marito. Essa cercò i Testimoni, e così si formò un piccolo gruppo. Si tenevano le adunanze, e ci furono anche visite da parte di sorveglianti di circoscrizione. Finalmente nel 1987 questa donna si battezzò. Era così felice! C’erano voluti molti anni per arrivare a questo punto. Non c’è da meravigliarsi che, dovendo spostarsi continuamente da un paese all’altro e imparare nuove lingue, facesse un progresso spirituale lento, ma ora niente poteva trattenerla. Ben presto teneva studi biblici con altri, e che emozione provò quando due coniugi si unirono a lei nel lodare Dio. La moglie divenne la prima Testimone di origine somala.

Purtroppo l’economia e la sicurezza del paese peggiorarono a tal punto che molti stranieri e anche gente del luogo lasciarono il paese. Infatti alla fine del 1990 se ne erano andati anche tutti i proclamatori. Può darsi che questo sia stato provvidenziale, dato che nel 1991 la guerra civile ha messo sottosopra il paese e le sparatorie terrorizzavano Mogadiscio.

La Somalia non è il solo paese scosso dalla rivoluzione. Quasi vent’anni prima la guerra civile aveva cominciato a dilagare in Etiopia.

Rivoluzione in Etiopia

Nel 1974 lo storico impero d’Etiopia crollò. Impazienti di promuovere una nuova ideologia, i militari si impadronirono del potere detenuto dal vecchio imperatore e diedero inizio a riforme radicali. Per la prima volta nella loro vita giovani rivoluzionari conobbero il potere che deriva dal portare armi che uccidono all’istante. Venne imposto il coprifuoco e si sentivano scandire slogan come “Prima l’Etiopia!” E non erano tollerati i reazionari politici.

Questo coincise con un tempo di promettenti sviluppi per il popolo di Geova in Etiopia. Nel 1974 si era raggiunto il massimo di 1.844 proclamatori, e il libro Verità era stato tradotto in amarico. I presenti alla Commemorazione salirono a 3.136. Con l’aiuto di pionieri speciali nominati da poco, l’opera di testimonianza si diffuse per la prima volta in tutte le province etiopiche. Eppure era un tempo di controsensi. Alcune congregazioni potevano radunarsi apertamente, mentre alcuni pionieri speciali furono imprigionati.

La guerriglia continuava nella provincia settentrionale dell’Eritrea. La congregazione di Cheren fu tagliata fuori dal mondo esterno. Mancavano acqua, viveri ed elettricità. Con il coprifuoco dal tramonto all’alba, come si poteva tenere la Commemorazione della morte di Cristo, che può iniziare solo dopo il tramonto? La solenne celebrazione divenne un avvenimento particolarmente insolito, poiché tutti i Testimoni dovettero arrivare per tempo, prima del tramonto, ed essere preparati a trascorrere tutta la notte nel luogo di adunanza fino all’alba quando sarebbe terminato il coprifuoco. Che occasione di godere la compagnia dei fratelli!

Per i Testimoni ci furono altri sviluppi positivi. Nel 1975, per la prima volta in nove anni, fu tenuta la Scuola di Ministero del Regno a beneficio degli anziani dell’Etiopia. Più di 2.000 persone assisterono all’assemblea di circoscrizione. Si ottenne il permesso per importare la nostra letteratura. Dall’estero ne arrivarono ad Addis Abeba sette tonnellate, fra cui 40.000 libri. L’anno dopo, 1976, ad Asmara ci fu un periodo di insolita calma nelle attività della guerriglia, tanto che si poté tenere la Scuola di Ministero del Regno. I Testimoni locali riferirono che subito dopo la fine del corso ricominciarono le sparatorie e le esplosioni.

“Terrore rosso!”

Cambiamenti in peggio minacciavano i Testimoni. All’inizio del 1976 le autorità emanarono una circolare contro i Testimoni di Geova. Qualche mese dopo ebbe inizio la campagna “Terrore rosso” contro i nemici della rivoluzione. Furono presi di mira anche gli adoratori di Geova, erroneamente accusati di essere nemici. Seguirono degli arresti.

Come doveva gongolare la Chiesa Ortodossa Etiopica! Approfittò della situazione per lanciare i propri attacchi contro i Testimoni. A sud della capitale, nel villaggio di Mojo, i preti radunarono una turba di più di 600 persone per attaccare e uccidere i Testimoni, ma la polizia impedì loro di arrecare danni gravi. Qualcosa di simile accadde a Bahir Dar, alla sorgente del Nilo Azzurro.

In tutto il paese ci furono perquisizioni domiciliari di una minuziosità senza precedenti. Venivano persino arati gli orti e alzate le assi del pavimento alla ricerca di pubblicazioni bibliche, macchine da scrivere e materiale attinente.

Ad Asmara agenti di polizia avvicinarono un pioniere speciale venuto dalla campagna dove imperversava la guerriglia. Lo perquisirono e trovarono il suo modulo di rapporto del servizio di campo. Diverse abbreviazioni scritte a mano sul modulo li insospettirono. Allora costrinsero il pioniere ad accompagnarli dal sorvegliante di città, Gebregziabher Woldetnsae. Nella speranza di mettere le mani su un capo della guerriglia, diversi camion carichi di soldati armati si precipitarono rombando sul luogo di lavoro del fratello Gebregziabher. * Circondarono il suo ufficio, poi caricarono con i fucili spianati. Chiamarono fuori il fratello Gebregziabher, lo afferrarono e lo portarono via. I suoi colleghi erano sicuri che non l’avrebbero più rivisto.

Al comando il fratello Gebregziabher fu interrogato dai soldati. Egli rispose con franchezza a tutte le domande, dando testimonianza circa la nostra opera di predicazione e spiegando le misteriose abbreviazioni “riv, vu, S.B.”, eccetera. Erano solo innocenti annotazioni che indicavano quello che aveva fatto il pioniere speciale nel ministero di campo durante il mese, per esempio il numero delle riviste distribuite, delle visite ulteriori e degli studi biblici fatti. Lo bombardarono di domande: “Cosa! Vuoi dire che questo non ha niente a che fare con armi e munizioni? E chi ci crede? Cos’è questo cifrario?”

Rimasero colpiti dalla sincerità e dalla cooperazione del fratello Gebregziabher, eppure avevano ancora dei dubbi. Alla fine l’ufficiale superiore chiese: “Come facciamo a essere sicuri che sei veramente un testimone di Geova?” Il fratello cercò fra tutti i suoi averi senza riuscire a trovare niente che potesse identificarlo. Ma, un momento! Fra le sue cose aveva un cartoncino su cui erano stampate le parole: “Niente sangue”. Quando lo vide, l’ufficiale superiore disse: “Va bene, puoi andare”. Quando il fratello tornò in ufficio, i suoi colleghi pensarono che fosse risuscitato!

Una svolta inaspettata

Ad Asmara un certo numero di fratelli era radunato in una casa. Alcuni giovani lo scoprirono e immediatamente informarono la polizia dell’adunanza. Spiegarono che c’erano due ville e che davanti a una c’era una bambina che giocava. Quella era la casa in cui erano radunati i Testimoni!

La polizia si mise alla ricerca dei Testimoni. Nel frattempo la bambina aveva cambiato posto, aveva cominciato a giocare davanti all’altra villa. La polizia irruppe in quella casa e trovò solo alcune persone in un ambiente familiare. Gli agenti rimasero male e tornarono al commissariato, irritati al pensiero che i giovani li avessero messi fuori strada.

Il clima politico e sociale non era salutare per i Testimoni. La gente veniva incoraggiata a ripetere slogan politici, partecipare alle elezioni e contribuire allo sforzo bellico con denaro, viveri e attrezzatura. Eppure, in mezzo a tutto questo, con l’aiuto di fratelli coraggiosi, preziosa letteratura biblica giungeva in Etiopia dall’estero.

Pastori pieni di abnegazione

In Eritrea i guerriglieri avevano tagliato fuori dal resto del mondo diverse congregazioni. Eppure c’erano pastori amorevoli che incoraggiavano i fratelli locali. Un sorvegliante di circoscrizione dispose di fare un viaggio di oltre 90 chilometri, con un convoglio di rifornimenti, per raggiungere Cheren. Immaginate: viaggiare insieme a 100 camion scortati da 5 carri armati e 30 autoblindo!

Per via scoppiò un aspro combattimento e i guerriglieri circondarono il convoglio. Gli attaccanti intendevano impadronirsi di tutti i rifornimenti, come avevano fatto altre volte. Dopo 30 minuti di pesanti scontri, il convoglio riuscì a sfondare le linee nemiche e a mettersi in salvo. Così il sorvegliante di circoscrizione fu in grado di visitare la congregazione isolata e di incoraggiare i fratelli.

Tuttavia per il viaggio di ritorno non c’erano convogli né altri mezzi di trasporto. Al sorvegliante di circoscrizione non rimase che fare tutto il viaggio di ritorno a piedi. Questo era molto pericoloso. Gli ci vollero tre giorni interi, facendo lunghe marce senza fermarsi neanche di notte.

In quel periodo di terribili tumulti, alcuni proclamatori, fra cui qualcuno molto in vista, si dissociarono. Altri diventarono inattivi, e altri ancora fuggirono dal paese. Ne risultò un calo nel numero dei proclamatori.

Nel 1979 c’erano 80 fratelli in carcere a motivo della neutralità. Nell’aprile di quell’anno Gebregziabher Woldetnsae, sorvegliante di città ad Asmara, perì tragicamente in un incidente mentre andava a trovare dei fratelli nella campagna assediata. Nonostante queste tristi notizie, quelli che rimasero leali non dubitarono mai dell’amorevole sostegno di Geova.

La fede viene ulteriormente affinata e provata

Quando finì la prima fase della rivoluzione e il paese cominciò ad assestarsi, gli abitanti provavano un senso di vuoto spirituale. Avevano visto con i loro occhi le chiese fare compromessi e perdere il sostegno popolare. Anche alcuni Testimoni erano diventati spiritualmente instabili. Nel 1981 fu penoso, ma necessario, che 23 anziani e servitori di ministero venissero privati dei privilegi di servizio, poiché erano diventati irregolari nel ministero di campo. Da allora le cose cambiarono per le congregazioni, e siamo felici che quasi tutti quei fratelli in seguito abbiano riavuto i loro privilegi nella congregazione.

Ci furono altre prove, fra cui periodi di grande carestia. In effetti gli anni di tribolazione hanno prodotto nei fratelli dell’Etiopia una fede provata, solida. — 1 Piet. 1:6, 7.

Sudan: crescita nonostante le privazioni

C’erano voluti due anni, dall’agosto 1974 al 1976, per raggiungere nel Sudan il nuovo massimo di 101 proclamatori. Quel periodo fu caratterizzato da momenti di tensione. I tentativi di colpo di stato erano frequenti, e i sospetti politici erano diffusi. A volte proclamatori e anziani venivano interrogati dalla polizia. Difficoltà economiche, aumento dei prezzi e mancanza di generi di consumo creavano preoccupazioni materiali di cui alcuni erano schiavi. Perciò l’aumento dei proclamatori era lento. Nell’aprile 1981 il massimo fu solo di 102.

Nel sud due cose impedivano le regolari visite dei sorveglianti di circoscrizione alle congregazioni: le azioni di guerriglia o la mancanza di carburante che potevano far interrompere i trasporti in qualsiasi momento, e il modo di viaggiare che era problematico. A volte bisognava pigiarsi nella parte posteriore di un camion affollato ed essere sballottati per un giorno intero, oppure si doveva viaggiare a 10 chilometri all’ora in un treno gremito, con due passeggeri per posto e abusivi sul tetto delle carrozze. Neanche i viaggi aerei erano una gita di piacere. A volte capitava di rimanere in lista di attesa per un’intera settimana, aspettando che arrivasse un aereo, e poi di avere meno di un’ora di preavviso prima della partenza. Ma le congregazioni come apprezzavano le visite dei sorveglianti di circoscrizione! La loro gioia e ospitalità erano indescrivibili.

Nel 1982 si destò lo spirito di pioniere. Il risultato fu un traboccare di benedizioni. In cinque anni il numero dei pionieri da 7 salì a 86. In un mese il 39 per cento di tutti i proclamatori svolse il servizio a tempo pieno, benché fosse uno dei mesi più caldi dell’anno, con una temperatura che a mezzogiorno si aggirava sui 40°C. Nel 1987 c’erano più di 300 proclamatori attivi, e quasi 1.000 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo. In media i proclamatori di congregazione dedicavano 20 ore al ministero di campo ogni mese.

Molti giovani fecero rapido progresso spirituale e divennero idonei per essere nominati servitori di ministero e, in seguito, anziani; questo rafforzò ulteriormente le congregazioni. Nel 1987, finalmente, si costituì una congregazione nella storica città di Omdurman, sull’altra sponda del Nilo. La congregazione aveva un territorio di un milione di abitanti. Anche a Port Sudan si formò un gruppo di Testimoni.

Quasi tutto l’aumento però è avvenuto fra gli abitanti del sud — popolazione alta, di pelle scura e di corporatura atletica — che spesso si fanno abbondanti incisioni e decorazioni sulla faccia o sul corpo. Anche sudanesi del nord o di origine egiziana hanno accettato la verità, e diversi rifugiati hanno visto la luce della speranza che Dio offre all’umanità. Tutti i gruppi hanno mostrato zelo e perseveranza nel servizio di Geova. Per compiere l’opera di testimonianza spesso bisogna fare ancora lunghe camminate sotto il sole cocente. Nell’organizzare le adunanze si è dovuto aguzzare l’ingegno, perché l’opera non è ancora legalmente riconosciuta.

Assaporano il “pane della vita”

Nel 1983 i fondamentalisti musulmani introdussero la shariʽah, legge islamica, nel Sudan. I nemici del popolo di Geova approfittarono di questa situazione tesa sotto il profilo religioso per richiamare l’attenzione sui Testimoni, che a quel punto dovettero tenere le adunanze di congregazione in gruppi più piccoli.

In anni recenti, com’è stato ampiamente portato all’attenzione del pubblico, una grave siccità ha colpito gran parte del sahel, fascia dell’Africa che include il Sudan. Questo è avvenuto mentre imperversava di nuovo la guerra civile, causando molta fame e sofferenza. Eppure ciò ha avuto un interessante effetto collaterale: numerosi giovani dalle regioni più remote del Sudan sono immigrati nella capitale. Qui hanno assaporato il “pane della vita”, che forse non avrebbero trovato nell’isolamento in cui vivevano. (Giov. 6:35) Questo ha accelerato l’aumento.

Fame fisica, ma abbondanza spirituale

Nel 1988 bizzarre condizioni atmosferiche provocarono precipitazioni senza precedenti nella zona di Khartoum, che fecero alcune vittime e lasciarono migliaia di persone senza tetto. Decine di Testimoni e i loro figli furono duramente colpiti. Un padre di famiglia rimase in piedi all’aperto, nell’oscurità più completa, tenendo sollevato il suo bambino mentre continuava a piovere e il livello dell’acqua saliva fino ai suoi fianchi. Pali della luce furono divelti, case di mattoni cotti al sole crollarono e pozzi neri franarono, formando grandi buche nel terreno e contaminando l’acqua. Le strade furono allagate e interi quartieri cittadini restarono isolati. Le auto rimasero bloccate nel fango e non c’era speranza di tirarle fuori. Ci vollero molti giorni prima che i nuovi “laghi” si prosciugassero.

Gli anziani amorevoli sfidarono questi pericoli. Si diedero subito da fare per mettersi in contatto con il gregge sofferente. Ebbero presto inizio i soccorsi. Il Corpo Direttivo assicurò che sarebbero stati presi ulteriori provvedimenti. La cosa straordinaria fu che nonostante tutto il ministero di campo non ne risentì.

Inoltre un uragano di diversa natura colpì duramente il Sudan. Un colpo di stato portò un cambiamento di governo e il riaffermarsi della comunità islamica. La continua guerra civile, la siccità e le limitazioni all’importazione incisero gravemente sull’economia. La fame serpeggia ancora nelle grandi città mietendo vittime.

Poiché molti fuggivano la fame e la guerra, la popolazione di Juba, la principale città del sud, salì a oltre 250.000 abitanti. I guerriglieri tuttavia strinsero la morsa intorno a Juba. Quindi, per lunghi periodi, la città rimase completamente tagliata fuori dal resto del mondo. Più volte i soccorsi hanno raggiunto i nostri fratelli appena in tempo, prima che avessero esaurito le scorte.

Eppure continuava l’addestramento dei pionieri sempre più numerosi, come pure la regolare associazione spirituale. La riserva di cibo spirituale non si esaurì, e man mano che la verità si diffondeva nel sud, sorgevano nuovi gruppi e congregazioni in una città dopo l’altra.

Nel 1990, in mezzo a tutte queste difficoltà, sono accadute cose straordinarie. Innanzi tutto una provincia meridionale ha concesso il riconoscimento ufficiale ai testimoni di Geova.

Testimonianza di un non Testimone

In seguito, il 2 novembre, durante un seminario un professore musulmano di fama internazionale ha presentato un quadro estremamente favorevole dei testimoni di Geova a un numeroso gruppo di funzionari governativi riuniti. Ha spiegato loro le nostre credenze, la nostra neutralità nelle questioni politiche, il nostro insegnamento pubblico e l’opera che compiamo a beneficio della comunità in generale. Per concludere, la domenica successiva la televisione nazionale ha trasmesso l’intero discorso, dando testimonianza a persone di ogni condizione sociale e su così vasta scala che avrebbe potuto sembrare inimmaginabile. I risultati di questa grandiosa testimonianza? Si sono uditi molti commenti favorevoli, sono stati chiariti molti malintesi e si è creato ulteriore interesse per la verità. Infatti i funzionari governativi sono stati incoraggiati a imitare lo spirito di abnegazione dei testimoni di Geova.

I Testimoni del Sudan continuano veramente a cercare prima il Regno di Dio e sono lieti di dedicare ogni mese al servizio di campo quasi 20 ore per proclamatore. Perciò, nonostante le molte tribolazioni, incluso il flagello della carestia, la verità riguardo al Regno di Dio, l’unica soluzione durevole per i problemi dell’uomo, viene predicata nel Sudan come mai nel passato.

Yemen: la via dell’incenso

In anni recenti una devota sorella del Sudan ebbe l’insolita opportunità di far risplendere la sua luce nell’isolato Yemen, all’estremità sudoccidentale della Penisola Arabica. Ai giorni del saggio re Salomone, la via dell’incenso iniziava qui, e proseguiva attraverso il probabile dominio della regina di Saba. Ora, insieme alla nostra sorella sudanese, alcuni Testimoni di altri paesi si trovavano nello Yemen con un contratto di lavoro. Con l’aiuto di Geova si incontrarono. In modo discreto parlarono ad altri della loro fede e trovarono addirittura persone che volevano studiare la Bibbia.

L’Islam è ancora forte in questo paese montuoso, dove vengono imposte antichissime tradizioni. Quasi tutte le donne sono completamente velate, e gli uomini sfoggiano con orgoglio pugnali alla cintura. È stato triste udire che un fratello africano di mezza età, che godeva buona salute, all’improvviso una sera è morto. La causa rimane sconosciuta. Eppure l’opera di predicazione continua.

Nel 1986 furono presenti alla Commemorazione della morte di Cristo 15 persone. In seguito alcune di queste hanno lasciato il paese. Quindi i rapporti del servizio di campo e delle adunanze sono incompleti, ma si continuano a tenere le adunanze. Una sorella di un altro paese, benché separata dagli altri proclamatori, conduce diversi studi biblici. Perciò, in adempimento di Matteo 24:14, anche in questo paese viene data testimonianza.

Di fronte allo Yemen, sull’altra sponda del Mar Rosso, c’è un paese in cui, verso la fine degli anni ’70, dare testimonianza era diventata una questione di vita o di morte.

Integrità in Etiopia

In Etiopia l’opposizione dello stato diventò violenta. Le autorità condannarono a morte due Testimoni, ma la condanna non venne eseguita. I persecutori cercarono di costringere i Testimoni a violare la propria coscienza puntando loro la pistola alla tempia.

Le pressioni economiche produssero un adempimento quasi letterale della profezia di Rivelazione che dice: “Nessuno [può] comprare o vendere se non chi ha il marchio, il nome della bestia selvaggia o il numero del suo nome”. (Riv. 13:17) Le Bibbie scarseggiavano. Lo Stato controllava sempre di più la vita della popolazione. Era richiesto il visto anche per viaggiare all’interno del paese. Uomini, donne e bambini erano irreggimentati in organizzazioni di partito.

Nel marzo 1978 Wubie Ayele fu percosso a morte per essersi attenuto ai princìpi scritturali. Nei mesi successivi un pioniere e anziano, Ayele Zeyelew, e un proclamatore, Hailu Yemiru, furono uccisi, e i loro corpi vennero lasciati su una strada di Addis Abeba per un giorno intero, alla vista di tutti.

La pressione aumentava. La radio, i giornali e la polizia attaccavano i Testimoni. A volte c’erano più di un centinaio di fratelli in prigione. Alcuni furono rimessi in libertà, inclusi quelli che erano stati due anni e mezzo in prigione ed erano stati torturati. Qualcuno in prigione aveva persino fatto il pioniere ausiliario!

Poi fu ordito un complotto perverso: eliminare i testimoni di Geova. Alcuni Testimoni quando lo seppero si lasciarono sopraffare dal timore dell’uomo. Inoltre c’erano difficoltà economiche; la carne e i cereali scarseggiavano, come pure le gomme per le auto, la benzina e altri generi di prima necessità.

Più di cento Testimoni rimasero fedeli anche dopo aver perso il lavoro: una vera prova di fede per uomini che avevano famiglie numerose da sfamare. Com’era commovente vedere i Testimoni che non avevano perso il lavoro addossarsi l’onere di aiutare quelli nel bisogno, imitando con questo gesto amorevole i primi cristiani! (Atti 4:32) In tutte queste situazioni terribili i Testimoni avevano grande bisogno di guida e incoraggiamento spirituale, e questo fu provveduto sotto la direttiva di Geova.

Sempre coraggiosi

Arresti e processi continuavano come un foruncolo purulento. Un pioniere speciale è stato arrestato 15 volte dal 1972 in poi. Ragazzi 14enni furono imprigionati; alcuni trascorsero più di 4 anni in prigione, ma non fecero compromessi! Poi vennero le coscrizioni per sostenere lo sforzo bellico. Ora erano incluse anche le giovani donne. Molti Testimoni approfittarono del tempo che avevano in carcere per fare i pionieri ausiliari, aiutando altri carcerati a conoscere la verità della Bibbia. Una sorella ebbe il permesso di lasciare per un breve periodo la prigione per partorire, dopo di che dovette ritornare nella sua cella.

Durante un viaggio in macchina un fratello coraggioso si rese improvvisamente conto di aver dimenticato di nascondere un pacco di letteratura biblica. Era lì, ben visibile, sotto il cruscotto. Egli pregò di poter trovare un nascondiglio adatto, ma sembrava che non ci fosse nessun posto dove nascondere quel materiale ingombrante. Dovette lasciarlo dov’era, confidando in Geova. Immaginate il suo stupore quando a nove posti di blocco, in alcuni dei quali la macchina fu accuratamente perquisita, neanche una volta il pacco insospettì un agente!

Nel dicembre 1982 sei Testimoni vennero arrestati a motivo della loro neutralità cristiana. Anch’essi furono coraggiosi e aiutarono molti altri prigionieri a far propria la speranza del Regno. Dopo tre anni furono tolti di prigione, e non si videro più. Furono uccisi tutti.

A Dese, nella parte centro-settentrionale del paese, Demas Amde, maestro di scuola e padre di cinque figli, trascorse più di cinque anni strazianti in prigione: prima ai lavori forzati; quindi sei mesi in isolamento incatenato in posizione ricurva, a cui fece seguito una malattia che dovette affrontare senza cure mediche; poi fu lasciato nudo per due mesi, infestato dai pidocchi; successivamente fu trasferito in una cella dove c’erano altri detenuti che morivano di tifo. Infine, dopo che la sua salute era rovinata e il suo corpo era debilitato dal cancro, venne liberato di prigione per morire. È morto il 4 febbraio 1991, fedele sino alla fine e con la ferma speranza di una risurrezione. — Confronta Ebrei 11:37-40.

Altri Testimoni furono risparmiati. Durante un viaggio nelle campagne un fratello venne arrestato perché sospettato di far parte di un movimento partigiano. Egli non poté stare zitto e, pur rischiando molto, dichiarò intrepidamente che era un testimone di Geova. Nessuno gli credette e fu gettato in una cella insieme ad altri detenuti.

Come passò la notte? Invece di lamentarsi per la sua sventura, colse l’occasione per parlare della buona notizia agli altri. L’indomani accadde qualcosa di sorprendente: gli altri detenuti vennero prelevati dalla cella e interrogati. “Che tipo è quello che abbiamo messo nella vostra cella ieri sera?”, chiesero gli agenti.

“Oh, volete dire quello che ha predicato quasi tutta la notte e non ci ha lasciato dormire?”, fu la risposta. Gli agenti poterono capire facilmente che era davvero un testimone di Geova. La sua pubblica dichiarazione di fede gli aveva aperto le porte del carcere: fu rimesso in libertà!

Nel sud del paese un interessato sopportò fedelmente più di quattro anni di prigione. Il primo anno gli legarono le gambe con catene; trascorse sei mesi in isolamento. Quando i suoi effetti personali vennero restituiti ai parenti, essi erano convinti che sarebbe stato giustiziato. Rimase in vita benché gli venissero date razioni di cibo ridotte e quindi, in questa condizione fisica di estrema debolezza, fu condannato a morte. La condanna, però, venne annullata da ufficiali superiori.

Altre volte vennero messe prostitute nella sua cella per tentarlo. Dopo tre anni, fu incoraggiato quando ebbe la possibilità di parlare della sua fede con un altro interessato, che fu imprigionato insieme a lui. Comunque la sua liberazione sembrava insperabile. Un giorno, in modo del tutto inatteso, gli dissero che era libero. Ora, finalmente, aveva l’opportunità di simboleggiare la sua dedicazione a Geova con il battesimo!

Condannato a morte otto volte!

A Debre Zeit, una cittadina quasi al centro dell’Etiopia, un pioniere, Worku Abebe, fu arrestato a motivo della sua neutralità. La condanna a morte doveva essere eseguita quella notte stessa. Ma, prima che venisse giustiziato, in una città vicina furono arrestati altri 20 fratelli e sorelle. Le autorità di questa città credevano che questi 20 sarebbero venuti a un compromesso se avessero visto morto il fratello Worku. (I funzionari ritenevano che fosse il “leader”). Perciò volevano che il fratello Worku fosse consegnato loro per l’esecuzione capitale.

Il trasferimento da una prigione all’altra permise al fratello Worku di spiegare le sue convinzioni dinanzi a 300 persone. Approfittando della consuetudine locale secondo la quale non si può interrompere una persona mentre parla, il fratello Worku impiegò quattro ore per raccontare la sua storia, riepilogando la storia dei testimoni di Geova da Abele fino ai nostri giorni. Quando egli ebbe terminato, un funzionario disse: “Quest’uomo andrebbe separato dagli altri. Mi ha quasi convinto!”

Una sera i carcerieri scortarono lui e gli altri Testimoni in riva a un fiume per giustiziarli. Puntando i fucili contro di loro, chiesero: “Rinunciate sì o no alla vostra fede?” I Testimoni risposero come un sol uomo, con voce risoluta, che non avrebbero mai rinnegato Geova. Non vennero giustiziati, però furono percossi duramente per ore. “La sofferenza era tale che li pregavamo piuttosto di ucciderci, ma non smettevano”, dissero i fratelli.

Quindi venne preso il fratello Worku per l’esecuzione capitale. Rimbombò uno sparo. Per un momento egli rimase perplesso: non era caduto e non era ferito. Poi si rese conto che la pallottola non l’aveva colpito. I persecutori non persero tempo. Lo colpirono rabbiosamente con il calcio del fucile. Egli perse conoscenza e fu riportato nella sua cella.

Tornati nella prigione, le guardie ricevettero istruzioni di fare in modo che quella notte tutti i Testimoni venissero a un compromesso. Ben presto improvvisi colpi d’arma da fuoco risuonarono nelle celle. Ai Testimoni fu detto: “Avete sentito gli spari? I vostri fratelli sono stati ammazzati. Domani vedrete i loro cadaveri per la strada. E se non fate un compromesso sarete ammazzati anche voi”.

I Testimoni risposero: “Siamo pronti a bere il calice che hanno bevuto i nostri fratelli”.

Durante la notte le guardie cominciarono a bastonare il fratello Worku e gli altri Testimoni. Una guardia particolarmente violenta legò le braccia al fratello Worku così stretto che la pelle delle dita si lacerò e cominciò a sgorgare sangue. Il fratello Worku tenne nascoste le dita mutilate per non scoraggiare i fratelli. Quando ci fu un momento di pausa, i Testimoni, prima di cadere addormentati, pregarono. Ma all’una di notte i persecutori adirati irruppero nella cella e li batterono ripetutamente fino alle quattro. Dopo, i Testimoni pregarono ancora una volta, ringraziando Geova di averli rafforzati e chiedendogli di continuare a sostenerli.

La mattina altri energumeni entrarono nella cella e cominciarono a prendere a calci i Testimoni. Nel pomeriggio fu di nuovo prelevato il fratello Worku, e ben 20 persone lo colpirono e lo calpestarono. Eppure egli non cedette. Fu deciso di nuovo che doveva essere messo a morte. Alle 22 arrivarono altre 20 guardie che lo percossero fin verso le 2. Uno degli aguzzini era così infuriato che afferrò un altro Testimone da dietro e lo colpì con tanta violenza da lasciarlo sfregiato in modo permanente. Per quattro giorni i Testimoni furono rinchiusi in un locale buio senza mangiare né bere e furono percossi più volte. Tutti riportarono fratture a diverse ossa, come alle costole e al cranio. Fisicamente erano molto deboli.

Quando un alto ufficiale visitò la prigione, provò pietà vedendo in che condizione erano e ordinò che si desse loro qualcosa da mangiare. Tuttavia una guardia, quella violenta, si infuriò vedendo che veniva dato da mangiare e da bere ai Testimoni. Egli ordì un piano e li accusò di tentare la fuga. La sua manovra riuscì, e venne fissata un’altra esecuzione capitale. I fratelli pregarono intensamente di essere liberati, specie a motivo delle accuse false e ignominiose. Un alto ufficiale imparziale impedì che venissero uccisi, ma i fratelli furono bastonati per tutta la notte.

Dopo qualche giorno arrivò un altro ufficiale, il quale annunciò che il fratello Worku sarebbe stato giustiziato e gli altri sarebbero stati rilasciati. Fatto sorprendente, non solo furono rilasciati questi fratelli, ma qualche giorno dopo fu comunicato anche al fratello Worku che poteva andarsene.

Egli colse immediatamente l’occasione per incontrarsi con altri fratelli in una casa privata e incoraggiarli. Non si rese conto che era stato seguito e denunciato. Infatti l’indomani di nuovo fu arrestato e condannato a morte.

Venne fatto un altro tentativo per indurlo con l’inganno a fare un compromesso. Fu avvicinato in maniera amichevole e invitato gentilmente a gridare certi slogan. Il fratello Worku rifiutò; ripeté soltanto i suoi slogan biblici a favore del vero Dio. Allora quelle persone “amichevoli” si trasformarono in turpi torturatori.

Alcuni giorni dopo, i carcerieri vollero riparlare con lui. La conversazione durò quattro ore. Gli venne offerta un’importante carica politica. Egli rifiutò. Le loro parole furono: “Sarai certamente abbattuto a colpi d’arma da fuoco e sarai mangiato dai vermi”.

Finalmente alcuni ufficiali equanimi si interessarono del caso del fratello Worku e decisero di rimetterlo in libertà. Egli si rallegrò di aver sopportato le prove senza cedere. (Ebr. 12:2) Prima che iniziassero le prove, non aveva mai trascurato il regolare studio familiare e la preghiera. Senza dubbio questo lo aiutò a resistere. Egli riferì cosa aveva detto un “Nicodemo”, un pastore della cristianità, a proposito dei Testimoni sottoposti alla prova del fuoco della persecuzione, se paragonati ai suoi correligionari: “Noi abbiamo paura e veniamo a compromessi. Noi abbandoniamo Dio, mentre voi gli rimanete fedeli e non temete neanche la morte. Ben fatto”. Il fratello Worku era stato condannato a morte ben otto volte, ma Geova l’aveva conservato in vita!

Una grande lezione

In quegli anni di prove violente i Testimoni dell’Etiopia riscontrarono la veracità delle parole dell’apostolo Paolo: “Da uno stato debole furono resi potenti”. (Ebr. 11:34) Un’umile sorella, una domestica, che stava imparando a leggere, si trovò in prigione con un gruppo di Testimoni molto istruiti. Mentre qualcuno dei Testimoni detenuti pregava di essere liberato, essa pregava per avere la forza di rimanere fedele. Un giorno i persecutori portarono una scodella di olio bollente e minacciarono di immergervi le dita di ciascun prigioniero. Alcuni Testimoni cedettero al timore, ma l’umile sorella rimase salda, e le sue dita non furono mai toccate. In seguito venne rilasciata.

Questa fu una grande lezione per coloro che attribuivano molta importanza alla condizione sociale e all’istruzione. Essi compresero che quello che contava di più era la fedeltà.

Perseguitati, ma non abbandonati

Che soddisfazione vedere la maturità, l’equilibrio, la fiducia in Geova e il maggiore spirito di sacrificio di questi Testimoni che avevano sofferto tanto! Come in altri paesi, non erano stati abbandonati. La vera adorazione aveva trionfato.

In quel periodo alcuni si schierarono dalla parte di Geova in modi insoliti. Per esempio, sul lavoro un anziano diede testimonianza a una donna dell’Europa orientale. Dato che mostrava vivo interesse, le prestò una pubblicazione biblica che per lui era preziosa. Con costernazione del fratello, essa lasciò il paese senza restituirla. Anni dopo la stessa donna gli scrisse una lettera, che gli fece immensamente piacere: quella pubblicazione aveva trasformato la sua vita e ora era una sua sorella spirituale battezzata!

Un altro esempio è quello di una ragazza timida che ascoltava di nascosto da un’altra stanza lo studio biblico che veniva tenuto con il suo datore di lavoro, un insegnante. Si sentiva così indegna, eppure desiderava comprendere quelle meravigliose verità. ‘Queste lezioni bibliche devono costare moltissimi soldi’, pensava tra sé. Perciò lasciò il lavoro presso l’insegnante e cercò un altro impiego per guadagnare di più e potersi pagare lo studio biblico. Quando secondo lei aveva messo da parte abbastanza per pagare le lezioni bibliche, andò direttamente a casa del Testimone che studiava con l’insegnante suo ex datore di lavoro. Rimase meravigliata apprendendo che le lezioni erano gratuite! Fece un buon progresso nello studio e in seguito sposò l’insegnante; ora entrambi sono dedicati servitori di Geova.

I testimoni di Geova giovani subirono particolare pressione in questo paese. A motivo della neutralità, vennero negati loro molti diritti fondamentali, come cure ospedaliere, esami scolastici e lavoro. Per questo si sentirono forse abbandonati? No! Credendo fermamente che le tribolazioni sono momentanee, essi avanzarono grazie alla potenza impartita loro da Geova. — Filip. 4:13.

La vera soluzione

I problemi che travagliano l’Etiopia sono simili a quelli che affliggono il resto del mondo. I Testimoni credono di avere trovato il rimedio e si rallegrano che dal 1990 si sia allentata la pressione su di loro, così che possono offrire questa soluzione ad altri.

Per esempio, ad Asmara, capitale dell’Eritrea, le autorità hanno dato ordine di porre fine alla discriminazione nei confronti dei testimoni di Geova. Un altro esempio: Più di 50 fratelli etiopi hanno ottenuto gli opportuni visti per viaggiare, e quindi hanno potuto assistere a un’assemblea di distretto a Nairobi, nel Kenya. Altri due esempi ancora: Si possono nuovamente mandare pionieri speciali a predicare la buona notizia in vari territori. E alcune congregazioni hanno ricominciato a predicare di casa in casa, con risultati promettenti. Tuttavia in Etiopia ci sono ancora molti problemi.

Nel 1990, con la caduta del porto strategico di Massaua, la guerra civile si è intensificata. L’intera città era in rovina. Possiamo essere grati che nessun Testimone che vi abitava sia rimasto ferito. La carestia affligge Asmara e vasti settori del paese. Il Corpo Direttivo ha intensificato gli aiuti a questa disastrata parte del mondo. Per raggiungere Macallè, capoluogo della regione del Tigrè, e dare ai Testimoni che vi abitano l’incoraggiamento di cui hanno bisogno, due pionieri speciali hanno rischiato la vita, attraversando di nascosto una zona di guerra. Nel maggio 1991 gruppi della guerriglia hanno deposto il governo rivoluzionario e in seguito hanno firmato uno statuto che prometteva maggiore libertà. L’Eritrea ora ha un’amministrazione indipendente ed è in gran parte tagliata fuori dal resto del mondo. In tutti questi disordini i Testimoni sono rimasti rigidamente neutrali, poiché sanno che la soluzione permanente dei problemi dell’uomo si avrà solo mediante il Regno di Dio. Entro la fine dell’anno di servizio in diverse città dell’Etiopia si sono tenute liberamente assemblee speciali di un giorno. Sono iniziati i preparativi per le assemblee di circoscrizione e per un’assemblea di distretto, è stata fatta una grossa ordinazione di letteratura e si è cercato di ottenere il riconoscimento ufficiale. In Etiopia, come in molti altri paesi, “la scena di questo mondo cambia” rapidamente, e i fratelli attendono con entusiasmo una grande raccolta finale. — 1 Cor. 7:31.

Ma cos’altro è accaduto nel resto dell’Africa orientale dalla metà degli anni ’70? Vediamo.

Perseveranza in Tanzania

Nel 1976, grazie a un’amnistia, alcuni Testimoni della Tanzania furono scarcerati. Purtroppo c’erano ancora funzionari governativi che consideravano pericolosi i nostri fratelli. Perché? Confondevano i rivoluzionari seguaci dei Kitawala di Sumbawanga con i testimoni di Geova. I fratelli venivano tenuti sotto stretta sorveglianza, e molti pionieri speciali erano in ‘legami di prigionia come malfattori’, proprio come l’apostolo Paolo a Roma. — 2 Tim. 2:9.

C’erano altre difficoltà. Nel febbraio 1977 venne chiusa la frontiera fra Tanzania e Kenya, e rimase chiusa per più di sei anni. Per un po’ il servizio postale fu interrotto, e molta posta andò perduta. In molte zone c’era il problema della siccità, ed epidemie di colera ostacolavano i viaggi dei sorveglianti di circoscrizione. Nel 1979 la partecipazione della Tanzania alla guerra dell’Uganda causò altri problemi. Difficoltà materiali erano provocate dall’economia in sfacelo. Tutto questo esercitava molta pressione sugli anziani, tanto che in alcune congregazioni non riuscivano a svolgere l’opera pastorale come sarebbe stato necessario.

Ma c’erano punti positivi. Nel 1979 la parte sudorientale del paese fu aperta all’opera di predicazione, così che ora i Testimoni erano attivi dal Kilimangiaro a nord fino al confine del Mozambico a sud.

I magistrati cominciarono a emettere sentenze favorevoli ai Testimoni. Una guardia carceraria di Tukuyu diventò un Testimone: il suo interesse per la verità fu stimolato dall’eccellente condotta dei Testimoni. Nel luglio 1981, quando fecero rapporto 1.621 proclamatori, venne finalmente superato il massimo di 1.609 proclamatori raggiunto nel 1975.

Ricompensata la perseveranza

Nel 1979 e di nuovo nel 1981 i fratelli si rivolsero alle autorità nel tentativo di ottenere il riconoscimento ufficiale dell’opera. Queste iniziative non ebbero successo. I tentativi sul piano legale continuarono, e a tal fine il Corpo Direttivo inviò una lettera in data 5 maggio 1983. I successivi tentativi dei fratelli Faustin Lugora ed Elikana Green nell’agosto 1984 incontrarono un cortese rifiuto.

I Testimoni perseverarono e presentarono altri appelli. Nel 1985 un’udienza al ministero degli Interni ebbe pure esito negativo. Sembrava che non ci fosse speranza, eppure si capiva che le congregazioni venivano controllate. Forse alcuni funzionari imparziali volevano saperne di più sui Testimoni.

Nel 1986 i nostri fratelli continuarono i loro tentativi per ottenere il riconoscimento. Furono trattati con cortesia e imparzialità. Finalmente la loro perseveranza fu premiata. Dopo una serie di indagini accurate, furono corretti vecchi preconcetti, e il 20 febbraio 1987 fu consegnata ai rappresentanti dei Testimoni una lettera ufficiale che concedeva il riconoscimento all’Associazione dei Testimoni di Geova della Tanzania. Dopo essere stati per 22 anni al bando, era tempo di rallegrarsi.

Un paradiso per i missionari

L’esultanza si estese a tutta la Tanzania. Si organizzarono assemblee di circoscrizione. A quelle assemblee fra i candidati al battesimo c’erano alcuni che predicavano quanto i pionieri regolari e tenevano nove studi biblici o più. Un nuovo fratello si battezzò insieme a una persona con cui studiava la Bibbia!

Nel 1987 fu richiesto il permesso per far entrare in Tanzania i missionari, e venne concesso. Quello stesso anno alcuni diplomati di Galaad giunsero a Dar es Salaam, che allora era una città di oltre un milione e mezzo di abitanti. Che territorio per due sole congregazioni che in tutto avevano meno di 200 proclamatori!

Il territorio in cui dovevano predicare era un paradiso per i missionari. I padroni di casa li invitavano a entrare e accettavano volentieri le pubblicazioni. Venne aperta una casa missionaria a Mbeya, dove si trovava più della metà dei proclamatori del paese. Qualche mese più tardi altri missionari arrivarono ad Arusha e a Dodoma.

È necessario molto addestramento organizzativo per porre le basi che permettano di aiutare altri abitanti della Tanzania di cuore onesto ad adorare il vero Dio. Il potenziale è eccellente, e lo zelo non manca, come si vede dalle seguenti statistiche: nel 1982 c’erano 160 pionieri, nel 1991 ce n’erano 866; nel 1982 i Testimoni dedicarono 374.831 ore all’attività di predicazione, mentre nel 1991 ne dedicarono 1.300.085; nel 1982 ci furono 5.499 presenti alla Commemorazione, nel 1991 ben 10.441; nel 1982 furono battezzate 41 persone, 458 nel 1991.

Nel 1988 affiorarono di nuovo delle questioni legali riguardanti i Testimoni, e queste hanno fatto tenere in sospeso finora diverse domande per l’ingresso di missionari. Ma per la prima volta il governo ha accolto la domanda dei Testimoni affinché i loro anziani potessero celebrare matrimoni.

Il succedersi di inondazioni e siccità ha reso necessario inviare soccorsi nell’estremo sud del paese e intorno al lago Vittoria, e si è continuato a inviarli anche nel 1991. Ma nonostante le difficoltà e le incertezze, il popolo di Geova continua con un senso di urgenza a raccogliere le persone mansuete.

Repulisti nel Kenya

Negli anni che seguirono il 1975 ci fu un repulisti nelle congregazioni. Quelli che avevano accettato la verità non avendo in mente altro che la data del 1975, in cui si sarebbe dovuta verificare la fine di questo malvagio sistema di cose, si allontanarono quando quell’anno passò. Secondo una stima in quel periodo ci furono 77 nuovi, ma altri 49 diventarono inattivi. Quelli che avevano trascurato le adunanze e lo studio personale caddero preda dei lacci di Satana quali immoralità, ubriachezza e materialismo. Triste a dirsi, in certi anni più del 3 per cento di tutti i proclamatori dovette essere disassociato.

Naturalmente molte congregazioni erano piccole e mancavano di una buona direttiva. Infatti, nel 1978, delle 90 congregazioni del Kenya, 49 avevano meno di 10 proclamatori, e solo 12 ne avevano più di 40. Perciò la responsabilità teocratica di solito pesava sulle spalle di uno o due fratelli. Anche i disastri naturali resero più pesante il carico degli anziani. La zona a est di Nairobi fu colpita da una tale siccità che si dovettero organizzare soccorsi.

Tuttavia non tutto appariva nero. Ci furono anche molte cose buone, positive. Nel 1977 i presenti alla Commemorazione furono 5.584. La letteratura andava a ruba. La visita di Lloyd Barry del Corpo Direttivo stimolò lo zelo di tutti per il Regno. E la nuova disposizione del Comitato di Filiale, operante dal 1976, incentivò l’opera.

Una Betel più grande

Nel febbraio 1979 fu raggiunto il nuovo massimo di 2.005 proclamatori. Il numero dei proclamatori rese necessario aumentare la famiglia Betel, così che l’edificio della filiale diventò troppo piccolo. Perciò il Comitato di Filiale chiese al Corpo Direttivo il permesso di aggiungere altre quattro camere alla Betel. Con sorpresa del comitato, la risposta arrivò in una grossa busta che conteneva il progetto per l’aggiunta di un edificio completamente nuovo con 16 camere da letto in più!

Gli scavi iniziarono nel dicembre 1978, e nel giugno 1979 parte dell’attraente nuovo edificio della filiale era già in uso. Nel gennaio 1980 Don Adams venne dalla sede centrale per il programma della dedicazione e parlò a 2.205 fratelli radunati nello stadio comunale di Nairobi. Dopo di che, per quanto piovigginasse, circa un migliaio di fratelli visitarono i nuovi locali della Betel, e molti si fecero per la prima volta un’idea del funzionamento della loro filiale. Quell’anno terminò con assemblee più piccole, fra cui un’assemblea in inglese tenuta a Nakuru, alla quale assisterono fratelli provenienti dall’Uganda dilaniato dalla guerra.

L’anno seguente si fece un altro grosso passo avanti. Nella filiale del Kenya arrivarono moderne macchine da stampa. Ora moduli, programmi, carta intestata, il Ministero del Regno e persino riviste si potevano stampare sul posto. Erano finite le lunghe attese per riceverli dall’estero! Nel 1980 se ne erano stampati 120.000, due anni più tardi la produzione salì a 935.000 e nel 1990 a più di 2.000.000.

Nel 1983 a Nairobi c’erano più di 1.000 proclamatori, e in tutto il Kenya 3.005. In aprile il 28 per cento di tutti i proclamatori svolse il servizio a tempo pieno. Inoltre altri missionari erano venuti ad aiutare.

Le pubblicazioni accelerano la diffusione della parola

Le pubblicazioni della Società sono popolari nel Kenya. Alcune scuole usano Il mio libro di racconti biblici per le lezioni di religione. Le riviste assunsero una veste tipografica più attraente, tanto che in due anni, 1984-85, la distribuzione aumentò di più del 50 per cento e i proclamatori distribuirono in media più di dieci riviste al mese. Alcune edizioni ebbero un effetto immediato sul pubblico. Per esempio un uomo avvicinò un proclamatore che dava testimonianza per strada. L’uomo indicò la rivista che presentava in copertina l’articolo “Si fumerà sempre?”, e annunciò: “Io sono un ex fumatore”. Cosa lo aveva indotto a smettere di fumare? Proprio quell’articolo che aveva letto qualche giorno prima!

Il 1982 fu contrassegnato dall’arrivo dell’opuscolo formato rivista Vivere sulla terra per sempre!, che si dimostrò particolarmente adatto al campo africano. Lo volevano anche persone istruite, e alcuni addirittura lo portavano via dalla borsa dei proclamatori. Questo è accaduto a un Testimone cui era rimasto solo uno di questi preziosi opuscoli nella borsa. Voleva tenerlo per una persona che aveva appena iniziato lo studio biblico. Un viaggiatore individuò l’opuscolo e lo voleva; nessun’altra pubblicazione gli andava bene. Il Testimone spiegò che era riservato a chi fosse disposto a studiare la Bibbia regolarmente. “Non è un problema”, disse il viaggiatore deciso. “Per me va benissimo”. Il risultato? Il proclamatore iniziò un nuovo studio biblico!

Questo opuscolo dà una chiara testimonianza riguardo a Geova e ai suoi propositi, al governo del Regno e alle giuste norme della Bibbia. Poiché si è rivelato uno strumento molto efficace, è stato tradotto in altre 35 lingue parlate nell’Africa orientale, 14 nel Kenya e 21 nei paesi vicini. In alcune di queste lingue questo opuscolo è l’unica pubblicazione disponibile oltre la Bibbia. Infatti un missionario della cristianità ha detto di questa pubblicazione in lingua masai: “È la cosa migliore che sia mai capitata ai masai”.

Lo spirito di pioniere

Qualcos’altro trasformò il campo nel Kenya: il crescente spirito di pioniere fra i Testimoni. Era passato il tempo in cui i pionieri erano considerati degli eccentrici o dei falliti. Era evidente che Geova benediceva riccamente i pionieri concedendo loro di avere gioiose esperienze e produrre frutti del Regno. Qualcuno faceva il pioniere pur essendo cieco o senza una gamba. Non era insolito che un genitore con otto o più figli a carico fosse nelle file dei pionieri.

Nell’aprile 1985 circa il 37 per cento di tutti i proclamatori svolse il servizio a tempo pieno. Con l’aiuto di tutti quei pionieri, quell’anno furono dedicate al servizio di campo più di un milione di ore.

Nel Ruanda si ricupera con zelo il tempo perduto

Le cose si muovevano anche nel Ruanda. La verità biblica vi era arrivata relativamente tardi, eppure molti avevano fame del vivificante messaggio. Nel febbraio 1980 la pubblicazione del libro La Verità che conduce alla Vita Eterna in kinyarwanda fu un forte incentivo per i proclamatori, che allora erano 165. A Kigali nel 1980 venne costruita una Sala del Regno semplice ma spaziosa, e presto assistevano alle adunanze più di 200 persone, che si affollavano anche nel cortile.

L’interesse per la verità dimostrato dalla popolazione non piaceva ai nemici della buona notizia. Nell’ottobre 1979 in un elenco delle religioni riconosciute nel Ruanda non erano stati inclusi i testimoni di Geova. Si fecero tentativi per ottenere il riconoscimento ufficiale. Nel marzo 1980 Ernest Heuse, un belga che aveva svolto il servizio nello Zaire, venne a Kigali per incontrarsi con le autorità. Benché avesse presentato una ricca documentazione, il riconoscimento ufficiale non venne concesso.

La testimonianza del Regno, però, continuava a fare progressi. Nel 1982 all’assemblea di distretto ci furono 750 presenti e 22 battezzati, e in marzo 302 fecero rapporto del tempo dedicato al ministero di campo. Alle quattro assemblee di circoscrizione ci furono in totale più di 1.200 presenti e 40 battezzati. Fu tenuta la Scuola di Ministero del Regno, che impartì il necessario addestramento ai responsabili delle piccole congregazioni. Lo zelo non diminuì; i proclamatori dedicavano in media al servizio più di 20 ore ogni mese. Due pioniere speciali andarono in un nuovo territorio e nel giro di tre mesi tenevano lo studio con 20 persone, che frequentavano tutte le adunanze. Il Ruanda era in fermento per il messaggio!

Sempre più persone facevano domande sulle verità bibliche. Ciò era dovuto in gran parte al materiale tratto dalla rivista Svegliatevi! che veniva letto regolarmente alla radio. L’etere risuonava della verità biblica che smascherava le falsità insegnate dalle varie religioni. Non stupisce che ben presto i giornali religiosi, molto influenti in Ruanda, attaccassero i testimoni di Geova. Come al solito, questo suscitò maggiore interesse per la verità. All’incirca nello stesso periodo, però, i Testimoni cominciarono a essere fermati e interrogati, e venivano multati perché facevano parte di una società non riconosciuta.

Affanno mediante decreto

Nel novembre 1982 i tre pionieri speciali che avevano firmato la domanda per ottenere il riconoscimento ufficiale vennero invitati a presentarsi a Kigali, e al loro arrivo furono arrestati e imprigionati senza processo, cioè senza poter fare ricorso alla legge. La Sala del Regno fu chiusa. L’opera di predicazione si doveva svolgere nella clandestinità.

Una lettera inviata dal ministero della giustizia a tutte le prefetture (distretti) annunciava che i Testimoni erano stati messi al bando. Seguirono altri arresti. Quasi tutti i pionieri stranieri dovettero lasciare il paese. Per i fratelli locali fu un periodo di prova, un tempo di purificazione. Proprio al momento giusto si iniziò a pubblicare La Torre di Guardia in kinyarwanda, che provvide altro cibo spirituale.

I tre pionieri speciali, Gaspard Rwakabubu, Joseph Koroti e Ferdinand I’Mugarula, ebbero molto da fare nella grande prigione di Kigali. Tennero regolarmente studi biblici con altri detenuti, e alcuni di questi conobbero così la verità. Passarono mesi senza processo. Finalmente, nell’ottobre 1983, si tenne un processo. I tre fratelli furono accusati di appropriazione indebita di denaro altrui e di ribellione al governo, e di altri reati assolutamente inesistenti. Durante l’intero procedimento giudiziario non furono presentati come prove neppure una cifra né un documento finanziario, né furono prodotti testimoni per sostenere le accuse.

I fratelli vennero condannati a due anni di prigione e non fu concesso loro un solo giorno di grazia. (Nel frattempo gli assassini beneficiarono di un’amnistia). A Gisenyi altri cinque Testimoni sopportarono fedelmente quasi due anni di prigionia senza una sentenza della corte.

Nel 1985 una breve tregua permise ad alcuni fratelli del Ruanda di assistere all’assemblea di distretto a Nairobi e di incontrarsi con i fratelli del Corpo Direttivo. Ma nel marzo 1986 gli arresti erano già frequenti in tutto il paese. Molti furono arrestati in casa loro. Non furono risparmiati né bambini né donne incinte. In alcune zone i Testimoni vennero catturati perché i loro nomi erano negli elenchi dei ricercati. Alla fine più di 140 Testimoni furono gettati in prigione: quasi un terzo di tutti i Testimoni attivi del paese!

Confidare in un braccio di carne o nell’Onnipotente?

Il 24 ottobre 1986 la questione dei Testimoni finalmente giunse in tribunale. Alcuni erano in prigione da più di sei mesi. Infatti un bambino era nato in prigione e appropriatamente fu chiamato Shikama Hodari (Rimani Saldo). Le condanne, da 5 a 12 anni, furono vergognosamente crudeli. Un’interessata, che non era ancora una proclamatrice, fu condannata a dieci anni di prigione.

Questi casi divennero noti sulla scena internazionale e furono persino oggetto di conversazione fra capi di stato in Europa e in Africa. Molti dall’estero inviarono lettere di protesta ai funzionari responsabili nel Ruanda. Un annuncio alla radio menzionò che in certi giorni giungevano al governo 500 lettere a favore dei testimoni di Geova.

Tutto questo offriva ottime opportunità di dare testimonianza in prigione. I Testimoni diedero un notevole esempio di solidarietà: pregavano insieme e studiavano la Parola di Dio insieme. Molti detenuti si incuriosirono e cominciarono a studiare la Bibbia, e ora, ex criminali e prostitute stanno facendo progressi sulla via della vita eterna.

I Testimoni mantennero uno spirito gioioso nonostante le lunghe condanne ricevute. Solevano dire: “Noi abbiamo avuto 12 anni, ma Satana ne avrà 1.000!” E dicevano anche: “Qui abbiamo più libertà dei nostri fratelli fuori, perché noi possiamo cantare alle adunanze, loro no”.

Una piacevole sorpresa

Il 1° luglio 1987, 25° anniversario dell’indipendenza del Ruanda, il presidente della repubblica in un discorso alla radio si scusò per le violazioni dei diritti umani e annunciò che tutti coloro che erano stati condannati il 24 ottobre 1986 sarebbero stati rimessi in libertà. Che decisione coraggiosa e lodevole! Pochi giorni dopo, tutti e 49 i fratelli e le sorelle che erano stati condannati furono rilasciati.

Tuttavia rimaneva da vedere cosa sarebbe accaduto a quelli che non erano stati ancora condannati. Passarono diverse settimane, ma alla fine furono tutti chiamati in tribunale e fu detto loro che sarebbero stati più utili al paese andando a casa, coltivando la terra e facendo altri lavori utili.

Naturalmente questo fu motivo di grande gioia. Dopo essere stati rimessi in libertà, più di 30 proclamatori non battezzati e altri che studiavano e avevano fatto rapidi progressi durante la prigionia si presentarono per il battesimo. Grazie a questa “scuola”, la prigione, tutti maturarono rapidamente. Appena battezzati quasi tutti iniziarono il servizio di pioniere ausiliario. E tutti i Testimoni rimessi in libertà trovarono di nuovo un lavoro secolare. — Vedi Salmo 37:25, 28.

Pascasie fu una di coloro che superarono felicemente le prove. Suo marito, spaventato dal bando contro i testimoni di Geova, la portò al posto di polizia per farla arrestare. Benché non fosse ancora battezzata, fu imprigionata insieme alle sorelle. Venne condannata a dieci anni. Nonostante il dolore di dover lasciare i figli a casa, essa riconobbe che bisognava essere disposti a soffrire per la vera adorazione. In prigione fece progresso spirituale e fu tra coloro che si battezzarono appena liberati. Ma che gioia ancora maggiore quando tornò a casa e trovò che il marito era pronto a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova! La sua fermezza è stata davvero ricompensata, perché il marito è diventato suo fratello spirituale, e così la famiglia è unita nella vera adorazione.

All’inizio del 1990, in un’altra parte del paese, una causa pendente dal 1985 è stata riesumata e quattro fratelli sono stati condannati a 10 anni di prigione ciascuno. Questo non ha avuto ripercussioni in altre zone, dove si sono potuti tenere corsi della scuola per i pionieri e assemblee di circoscrizione. Per la prima volta c’è stata la visita di un sorvegliante di zona, e grazie al cibo spirituale più abbondante in kinyarwanda è aumentata anche la spiritualità. Inoltre, dopo sei mesi di prigione, i quattro fratelli sono stati rimessi in libertà grazie a un decreto presidenziale.

Verso la fine del 1990 un’improvvisa invasione ha portato la guerra civile anche in Ruanda. La neutralità dei nostri fratelli in armonia con il principio di Giovanni 17:14, “non fanno parte del mondo”, ha permesso a ex oppositori di rendersi conto che il popolo di Geova non è nemico di nessuno. All’inizio del 1991 la carestia ha provocato ulteriori problemi e ha reso necessario un programma di soccorsi per il Ruanda, specie nel sud del paese. Di recente sono state tenute liberamente assemblee di circoscrizione. I fratelli del Ruanda sperano che un giorno saranno concessi loro la completa libertà religiosa e il riconoscimento ufficiale, ma nel frattempo continuano ad aiutare i molti che ricercano la verità fra la crescente popolazione del paese.

Risveglio teocratico in Uganda nonostante le difficoltà

Nel 1979 la “guerra di liberazione” portò dei cambiamenti. Saccheggi, violenza e sofferenze richiesero misure di soccorso; le comunicazioni postali e telefoniche furono interrotte. Ma poi salì al potere un nuovo governo, e il Times dell’Uganda del 19 novembre 1979, sotto il titolo “I missionari possono tornare”, annunciò la revoca del bando contro i testimoni di Geova e la libertà di adorazione.

Fu subito organizzata in Uganda una nuova serie di assemblee di circoscrizione, a cui assisterono 241 persone. Ma l’economia era in sfacelo, e la vita non era tenuta in nessun conto. Molti andavano in giro armati, ed ex militari diventarono criminali. Quasi ogni notte si sentivano sparatorie. Le strade non erano sicure.

La filiale di Nairobi s’interessò vivamente di edificare e incoraggiare i fratelli cercando volontari coraggiosi disposti a portare letteratura in Uganda. Ricordate, la gente era armata, e spesso i militari conducevano una doppia vita, facendo i banditi di notte. I volontari dovevano attraversare un tratto di foresta tra Jinja e Kampala noto per gli assalti. In genere si doveva guidare alla massima velocità finché non si raggiungeva una zona più popolata.

Un missionario stava trascorrendo la notte presso un fratello a Mbale quando sentì qualcuno trafficare intorno alla sua auto parcheggiata nel cortile. Rendendosi conto che i ladri probabilmente erano armati, decise di lasciare che rubassero quello che volevano. L’indomani mattina la macchina era senza due ruote, ed erano stati rubati anche la ruota di scorta e il parabrezza. Con due ruote prese a prestito, che avevano le gomme quasi completamente lisce, e senza parabrezza per proteggersi dalla pioggia, affrontò un viaggio di 240 chilometri per raggiungere Kampala. La strada attraversava il tratto pericoloso di foresta. Ma tutto andò bene: non forò, prese solo molto vento e pioggia in faccia!

Nel dicembre 1980 fu raggiunto il nuovo massimo di 175 proclamatori. L’anno seguente iniziò con un’assemblea di distretto che si tenne nello Stadio Lugogo a Kampala, a cui assisterono 360 persone. Nonostante la continua violenza, alcuni conobbero la verità e in luglio ci furono nel paese 206 proclamatori, che distribuirono in media 12,5 riviste.

Poiché in Uganda c’era un solo anziano per otto congregazioni, c’era molto bisogno di aiuto. Perciò si decise di presentare di nuovo la domanda per l’ingresso di missionari. Nel settembre 1982 Ari Palviainen e Jeffrey Welch, due missionari non sposati, arrivarono a Kampala in mezzo ai continui disordini. C’era ancora il coprifuoco alle 18,30, e ogni notte c’erano attentati e sparatorie. Alcuni proclamatori scomparvero e si temeva che fossero morti, ma poi ricomparvero. Altri no. In tutto, otto proclamatori dell’Uganda persero la vita durante i disordini che seguirono alla guerra del 1979.

Nel febbraio 1983 vennero concessi i permessi per i missionari, e nell’aprile di quell’anno c’era già una casa missionaria in una zona relativamente sicura, con quattro prodi diplomati di Galaad, fra cui Heinz e Marianne Wertholz. La cortesia e il rispetto per la Bibbia manifestati dalla popolazione dell’Uganda fecero dimenticare ai missionari le difficoltà economiche, le strade dissestate, la mancanza di sicurezza e i disordini notturni. Non era insolito avere 10 o 15 studi biblici a testa. In un particolare mese i quattro missionari distribuirono 4.084 riviste!

“È proprio lui!”

In un villaggio dell’interno dell’Uganda un uomo di mezza età si ritrovò fra le mani il libro Verità e ben presto si accorse di possedere un vero tesoro. Lo lesse e lo rilesse più volte, poi iniziò a dare testimonianza a chiunque incontrava. Infatti dichiarava di essere un testimone di Geova benché non ne avesse mai incontrato uno e sapesse che nella zona non ce n’era nessuno.

Si rese conto che doveva trovare i suoi “fratelli”. Perciò un giorno si mise in viaggio in bicicletta per Kampala alla ricerca dei testimoni di Geova. Quando vedeva croci sulle chiese, sapeva che non potevano essere lì. La gente a cui si rivolse conosceva i testimoni di Geova, ma non fu in grado di dargli un indirizzo esatto. Disperato, entrò in una libreria e chiese dei Testimoni. Il cassiere disse che ogni tanto i Testimoni passavano con le riviste, ma non sapeva dove abitassero. “Quando torneranno”, disse l’interessato, “gli dia per piacere il mio indirizzo. Devono venire da me”.

In quel momento due missionari stavano facendo visite ulteriori a persone che avevano mostrato interesse; ma nessuno era a casa. Scorrendo di nuovo le loro note, trovarono il nome del cassiere e dissero: “Be’, andiamo a trovarlo”.

Quando i pionieri entrarono nella libreria, il cassiere disse loro: “È stato qui qualcuno che ha bisogno di voi”. Guardò fuori della porta, indicò la strada e aggiunse: “Infatti, è proprio lui!”

Un momento dopo i missionari europei incontrarono il paesano interessato. Egli li abbracciò entrambi! Naturalmente diventò uno studente biblico molto diligente. Entro breve tempo nel suo villaggio fu costruita una piccola Sala del Regno e, da che si è dedicato e battezzato, è diventato un fratello nel vero senso della parola.

Di nuovo guerra!

Per la maggioranza della popolazione la vita in Uganda era orribile. C’era poca sicurezza. Alcuni vennero portati via dall’esercito e non furono più visti. I prezzi salirono alle stelle. Per esempio, dal 1974 al 1984 il prezzo del pane salì del 1.000 per cento. Nel fare acquisti alcuni rinunciavano a contare il denaro e si limitavano a misurare con un righello la pila di banconote.

Il malcontento nel paese preparò la strada per la guerriglia. Infine dopo mesi di lotta il Movimento di Resistenza Nazionale si impadronì del potere. Nel frattempo militari in fuga saccheggiavano e uccidevano persone a casaccio.

I combattimenti scoppiarono proprio intorno alla casa missionaria. L’indomani la sparatoria cominciò mentre i missionari stavano andando alle adunanze cristiane. I proiettili sibilavano sopra la loro testa, ma nessuno rimase ferito. Poi, una domenica pomeriggio, vennero dei visitatori non invitati: soldati in fuga che si davano al saccheggio. I soldati erano furiosi perché la porta principale era chiusa a chiave. Ma quando il loro capo vide i documenti di identificazione dei missionari, all’improvviso cambiò, diventò amichevole e non toccò la loro roba. Con atteggiamento contrito, gli uomini presero alcuni indumenti e capi di biancheria, ma niente di maggior valore.

Andandosene, consigliarono ai missionari di mettere tutta la casa in disordine: tirare giù le tendine, svuotare i cassetti e spargere le cose per terra, in modo da dare l’impressione che la casa era già stata saccheggiata. Questo funzionò; relativamente poche cose furono rubate da chicchessia. Prima che tornasse la calma e mentre intorno a loro infuriavano i combattimenti, i missionari trascorsero tutto un giorno e una notte in uno sgabuzzino. Era il posto più sicuro della casa. Durante tutto questo periodo sentirono la protezione di Geova e l’amorevole vincolo di fratellanza che li univa.

I fratelli dell’Uganda ricordano molti episodi in cui fu evidente che la protettiva mano di Geova era su di loro. Alcuni possono indicare i fori dei proiettili nelle pareti e negli abiti. Un pioniere speciale dovette rimanere disteso bocconi per più di cinque ore, mentre il fuoco incrociato fra i soldati governativi e i ribelli sfrecciava sopra la sua testa. Quando la sparatoria finì si trovò circondato da cadaveri.

Maggiore sicurezza e nuove gioie

Nei mesi seguenti cominciò a esserci maggiore sicurezza e accaddero cose sorprendenti. Ad esempio, per andare a casa i missionari dovevano passare davanti alla grande casa di un alto ufficiale, che era sempre sorvegliata da soldati di umore così imprevedibile che la gente temeva di essere molestata. I missionari stessi tiravano un sospiro di sollievo ogni volta che erano passati, e pochi venivano alla casa missionaria. Ma con il nuovo governo, quella casa venne improvvisamente offerta in affitto proprio quando i missionari dovevano lasciare la loro. Ben presto si trovarono insediati nella stessa casa davanti alla quale avevano avuto paura di passare, a godersi le cene all’aperto sulla grande terrazza e la brezza serale dei tropici. Se qualcuno avesse suggerito una cosa del genere un anno prima, nessuno ci avrebbe creduto!

L’opera a Kampala aveva successo. In molte zone della città non si predicava da più di dieci anni, e c’era ancora molto da fare. Nel 1987 i fratelli dell’Uganda intensificarono l’attività, raggiungendo una media di 14,3 ore di servizio al mese per proclamatore.

Fra quei Testimoni si formò uno stretto vincolo di amore. Erano disposti a fare sacrifici nonostante le loro limitatissime risorse materiali. (Giov. 13:34, 35) A molti ci voleva il salario di diversi mesi per recarsi all’assemblea di distretto. Si mostravano sempre ospitalità a vicenda e aiutavano i missionari a risolvere qualsiasi problema. Senza dubbio Geova li aiutò in molti modi, e spesso fu un “miracolo” poter tenere le assemblee, a volte senza impianto acustico o persino senza sedili.

Dopo che erano state aperte le case missionarie a Kampala e a Jinja, fu allestita una terza casa dall’altra parte di Kampala. Ora l’Uganda ha 18 congregazioni, un massimo di 820 proclamatori, un massimo di 3.204 presenti alla Commemorazione e più di 140 pionieri regolari e speciali. Sale del Regno sono state costruite a Jinja, Tororo, Mbale e Kampala. Ma le condizioni ancora non sono facili per la testimonianza, e il futuro è incerto.

Dal 1989 c’è stata di nuovo opposizione, iniziata con commenti da parte del clero, a cui hanno fatto seguito articoli denigratori sui giornali, arbitrario annullamento a voce di un permesso di costruire che era già stato approvato, divieto di tenere assemblee in certe località e altri interventi di funzionari male informati. Col tempo è stato richiesto che tutte le associazioni si registrassero di nuovo, e la registrazione dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici è stata rifiutata. Quasi tutti i missionari hanno dovuto lasciare il paese. Nonostante tutto, nel dicembre 1990 si sono tenute con successo le assemblee di distretto. Alcuni alti funzionari si sono dimostrati di grande aiuto ed equanimi, e questo fa sperare che tutti i missionari potranno presto tornare in Uganda per continuare la loro opera di insegnamento. Questo campo ha un grande potenziale, e i fratelli pregano il Signore della messe di mandare altri operai. — Matt. 9:37, 38.

Il Kenya si prepara per l’ulteriore espansione

Dato che l’organizzazione di Geova avanzava in tutta la terra e in tutta l’Africa orientale si notava un aumento costante, era venuto il momento di impiegare nuove tecnologie anche in Kenya. Che eccitazione c’era alla filiale quando nel 1984 arrivarono dalla filiale della Germania i due primi personal computer della IBM!

All’inizio tutti erano sconcertati da queste nuove macchine, ma con l’aiuto di Geova e con qualche semplice manuale di istruzioni, in breve tempo i computer erano al lavoro. Grazie ai computer è stato possibile inserire il testo, che sarebbe stato trasferito su dischetti da inviare alle filiali estere per la stampa. Questo ha offerto grandi nuove possibilità. Non si dovevano più spedire avanti e indietro tra Gran Bretagna e Kenya due o tre bozze prima di poter stampare La Torre di Guardia in swahili. Ora La Torre di Guardia in swahili viene stampata contemporaneamente alla Torre di Guardia inglese, e tutte le congregazioni del Kenya possono studiare lo stesso materiale la stessa settimana.

Insieme al costante aumento di proclamatori è notevolmente aumentata anche la spiritualità. I Testimoni hanno dedicato più tempo al servizio di campo, avendo un occhio semplice rivolto agli interessi del Regno. Molti hanno fatto maggiori sforzi per aiutare i numerosi figli mediante lo studio biblico familiare. Sono stati nominati nuovi anziani, e sempre più fratelli giovani si sono impegnati per divenire idonei quali servitori di ministero. Molti hanno dimostrato integrità quando hanno dovuto affrontare la prova della neutralità cristiana. Sempre più fratelli sono disposti a fare sacrifici per avere la loro Sala del Regno.

L’assemblea “Manteniamo l’integrità!” del 1985

Alla fine del 1985 il Kenya fu tra le nazioni prescelte per ospitare una speciale assemblea internazionale a cui avrebbero assistito visitatori stranieri. Ne vennero quasi 2.000. Pur ammirando il paesaggio e la fauna del Kenya, i visitatori dissero all’unanimità che i momenti più belli della loro visita erano stati l’assemblea e il ministero di campo, che avevano svolto con i fratelli locali.

La popolazione di Nairobi rimase molto colpita vedendo tutti quei wazungu (bianchi o europei) con i loro accompagnatori locali. A loro volta i visitatori furono impressionati dall’interesse per la Bibbia manifestato dai kenioti e dalle folle di ragazzini che li seguivano.

Anche all’assemblea i visitatori rimasero incantati dalle migliaia di bambini attentissimi. Più di 8.000 persone gremirono il Jamhuri Park di Nairobi: la più grande assemblea mai tenuta. La presenza di due fratelli del Corpo Direttivo, Theodore Jaracz e Albert Schroeder, fu una grande gioia per l’uditorio.

Negli anni successivi il personale della filiale aumentò e giunsero nel Kenya altri missionari. I missionari furono ricompensati con molti figli spirituali. Per esempio, con l’aiuto dei missionari la congregazione di Eldoret in quattro anni passò da 45 a 129 proclamatori. Con il crescente spirito di pioniere gli interessi del Regno continuarono ad aumentare. Nel 1987 furono dedicate al servizio di campo più di un milione e mezzo di ore, e c’erano più di 4.000 proclamatori attivi, con una media mensile di 16,4 ore.

I presenti alla Commemorazione erano saliti a 15.683, e ci furono 466 battezzati. Ogni mese ci furono in media 1.000 pionieri, di cui oltre 500 erano pionieri regolari. Si costruirono nuove Sale del Regno e si fecero i piani per costruire un nuovo locale per le assemblee alla periferia di Nairobi. Per la prima volta ci furono più di 10.000 proclamatori sotto la sorveglianza della filiale, fra cui 1.000 pionieri regolari. Poi accadde qualcosa di sconcertante.

Un altro bando

Poco dopo che si erano tenute le assemblee di circoscrizione che incoraggiarono a perseverare nelle prove, e mentre si facevano i preparativi per le assemblee di distretto “Confidiamo in Geova!”, questa fiducia fu messa veramente alla prova. Il 19 novembre 1987 la Gazette del Kenya pubblicò un comunicato ufficiale in data 9 novembre che annunciava lo scioglimento dell’Associazione dei Testimoni di Geova dell’Africa orientale, benché questa operasse da più di 25 anni. Il decreto concedeva 21 giorni per liquidare la società e distribuire il patrimonio fra gli associati. Quel pomeriggio stesso una lettera inviata dal segretario generale confermò quella decisione, senza fornire alcuna spiegazione.

L’indomani mattina un giornale riportava la notizia in un articoletto a pagina 5 senza darle alcun rilievo, come invece era avvenuto nel 1973. Ma le agenzie di stampa straniere telefonarono immediatamente e poi pubblicarono la sconcertante notizia. Senza por tempo in mezzo si fecero tentativi per contattare funzionari del governo, ma questi o erano preoccupati per qualche visita di stato o non volevano parlarne.

Si consultò un avvocato e, dopo molte preghiere, fu presentato un appello. Il 27 novembre un giudice sentenziò che la causa poteva essere giudicata, e questo riportò l’Associazione nella legalità in attesa che il caso venisse risolto. Perciò le adunanze e le attività di predicazione continuarono apertamente in tutto il Kenya, offrendo momentaneamente un po’ di sollievo.

Ma che dire delle assemblee? Ci volle fede per continuare i preparativi, ma che gioia ricevere i permessi necessari! Dopo qualche difficoltà furono stipulati i contratti per i locali delle assemblee, e in dicembre si tennero tutte e tre le assemblee di distretto “Confidiamo in Geova!” Il numero dei presenti e dei battezzati in tutto il paese fu rispettivamente di 10.177 e 288.

Successivamente le condizioni sembravano normali. I Testimoni erano ben consapevoli che, per quanto riguardava il futuro della filiale e dell’opera nel Kenya, ora le cose erano nelle mani di Geova.

La situazione dal punto di vista legale è rimasta immutata per anni, poiché la causa è stata continuamente rimandata. Questo ha provocato molti incidenti a livello locale, dove funzionari, ignari che l’opera fosse ancora legale, hanno arrestato fratelli, ritardato permessi o perfino rifiutato autorizzazioni per tenere assemblee. Nel frattempo il clero della cristianità ha interferito più che mai nella politica, cosa che ha aiutato molti a vedere la differenza fra il clero e i Testimoni amanti della pace e ligi alla legge.

Ne è derivato un altro aumento di proclamatori del Regno. Nel 1991, nel periodo della Commemorazione, c’erano quasi 6.000 proclamatori nel paese, e 19.644 persone hanno assistito alla celebrazione. A Nairobi e a Nanyuki, che si trova all’equatore, sono state costruite Sale delle Assemblee. L’aumento dei proclamatori ha dato più lavoro alla filiale, perciò il numero dei membri della famiglia Betel è salito a 38, e ora è urgente l’ampliamento dell’edificio esistente.

Pensiamo al futuro confidando in Geova

Lo spazio non consente di menzionare molti altri sviluppi importanti ed esperienze emozionanti avvenuti nell’Africa orientale. Innumerevoli altri fedeli servitori del vero Dio si sono spesi a favore della buona notizia e hanno sofferto. Molti si sono addossati gravose responsabilità e, come l’apostolo Paolo, hanno provato per anni ansietà per tutte le congregazioni. (2 Cor. 11:28) Le difficoltà economiche, legali e politiche continuano. La soluzione definitiva di tutti questi problemi verrà solo mediante il Regno di Geova, e nel frattempo rimane molta messe da raccogliere.

In questa parte della terra la popolazione negli ultimi 20 anni è raddoppiata. Nell’agosto 1991 tutti i paesi affidati alla filiale hanno raggiunto il massimo complessivo di 15.970 proclamatori. La filiale dice: “Sappiamo che Geova conosce le sue pecore e preghiamo che ‘la parola di Geova continui a diffondersi rapidamente’ prima della fine sempre più vicina e del tempo in cui questa splendida parte della terra, con tutte le sue meraviglie, farà parte di un vero paradiso, che si estenderà a tutta la terra”. — 2 Tess. 3:1.

[Note in calce]

^ par. 17 Con la fine della dominazione coloniale il nome di molti paesi dell’Africa menzionati in questa storia è cambiato. La Rhodesia del Nord è diventata Zambia; la Rhodesia del Sud, Zimbabwe; il Tanganica, Tanzania; l’Urundi, Burundi; il Niassa, Malawi; il Congo Belga, Zaire.

^ par. 44 La storia della vita di George Nisbet è pubblicata nella Torre di Guardia (inglese) del 1° agosto 1974.

^ par. 84 La storia della sua vita è stata pubblicata nella Torre di Guardia (inglese) del 1° maggio 1985.

^ par. 208 Per i particolari vedi la storia del Sudafrica nell’Annuario dei testimoni di Geova del 1977.

^ par. 245 Barbara Hardy è morta, dopo una lunga malattia, nel febbraio 1988.

^ par. 443 In Etiopia generalmente il nome di una persona è più importante del cognome.

[Prospetti a pagina 206]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Kenya 8.000

1950 3

1960 108

1970 947

1980 2.266

1991 6.300

Massimo di proclamatori

2.000

1950

1960 5

1970 132

1980 317

1991 1.256

Media di pionieri

[Prospetti a pagina 207]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Nove paesi affidati alla filiale del Kenya

17.000

1950 119

1960 865

1970 2.822

1980 5.263

1991 15.970

Massimo di proclamatori

4.000

1950 1

1960 49

1970 296

1980 599

1991 3.127

Media di pionieri

[Riquadro/Cartina a pagina 66]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Mar Rosso

Golfo di Aden

YEMEN

SUDAN

Nilo

Omdurman

Khartoum

Eritrea

Asmara

GIBUTI

ETIOPIA

Addis Abeba

SOMALIA

Mogadiscio

KENYA

Nairobi

Mombasa

Equatore

Lago Vittoria

UGANDA

Kampala

ZAIRE

RUANDA

BURUNDI

TANZANIA

Zanzibar

Dar es Salaam

Mbeya

MALAWI

ZAMBIA

Oceano Indiano

SEICELLE

MADAGASCAR

[Riquadro]

KENYA

Capitale: Nairobi

Lingue ufficiali: swahili e inglese

Religione principale: fedi diverse

Popolazione: 23.000.000

Filiale: Nairobi

[Immagine a pagina 69]

Piccoli pastori nel Kenya

[Immagini a pagina 71]

Affascinante fauna del Kenya

[Immagini a pagina 74]

Olga Smith, con i due figli, saluta il marito Gray e il cognato Frank in procinto di imbarcarsi per l’Africa orientale

Frank Smith a Nairobi, vicino al centro della città, nel 1931

Gray Smith dà testimonianza in Kenya nel 1931

[Immagine a pagina 76]

David Norman e Robert Nisbet a Durban, in Sudafrica, nel 1931, poco prima di imbarcarsi per Dar es Salaam

[Immagini a pagina 79]

George Nisbet, Gray e Olga Smith, e Robert Nisbet, in viaggio verso l’Africa orientale nel 1935, attraversano il fiume Limpopo e si fermano lungo la strada

[Immagine a pagina 88]

Alcuni “veterani” prendono il tè insieme vicino a Nairobi nel 1985: da sinistra, Muriel Nisbet, Margaret Stephenson, Vera Palliser, Mary Whittington e William Nisbet

[Immagine a pagina 93]

Ingilizi Caliopi e Mary Girgis a Khartoum, nel Sudan

[Immagine a pagina 96]

I missionari di Galaad Dean Haupt e Haywood Ward ad Addis Abeba

[Immagine a pagina 99]

La piccola filiale dell’Etiopia ad Addis Abeba nel 1953

[Immagine a pagina 105]

Hosea Njabula e sua moglie Leya furono tra i primi a diffondere la buona notizia nella Tanzania

[Immagine a pagina 107]

Nove di coloro che conobbero la verità nella Tanzania meridionale negli anni ’30. Da sinistra a destra: Andrew Chungu, Obeth Mwaisabila, Timothy e Ana Kafuko, Leya Nsile, Joram Kajumba, Jimu Mwaikwaba, Stela e Semu Mwasakuna

[Immagine a pagina 108]

Thomson Kangale, che insegnò con pazienza ai suoi fratelli dell’Africa orientale

[Immagine a pagina 123]

George Kadu e Margaret Nyende si abbandonano ai ricordi dei primi giorni in Uganda, quando conobbero la verità più di 35 anni fa

[Immagine a pagina 131]

La prima casa missionaria e filiale del Kenya fu aperta a Nairobi il 1° febbraio 1963

[Immagini a pagina 139]

Nel 1965 la seconda filiale del Kenya, a Nairobi, si trovava nell’appartamento all’ultimo piano; sotto, la terza filiale nel 1970, prima dell’ampliamento, vista dal retro

[Immagine a pagina 141]

Lamond Kandama, pioniere speciale che ha servito in Zambia, Tanzania e Kenya per più di 50 anni, insieme a Esinala e Stanley Makumba, che hanno svolto il servizio per più di 40 anni in Uganda e in Kenya, quasi sempre nella circoscrizione

[Immagine a pagina 142]

John e Kay Jason, della Betel di Nairobi, entrambi da più di 50 anni nel servizio a tempo pieno

[Immagine a pagina 157]

Un gruppo di felici proclamatori del Ruanda dopo il battesimo

[Immagine a pagina 158]

Anna Nabulya, una delle risolute predicatrici dell’Uganda

[Immagine a pagina 169]

Gebregziabher Woldetnsae, sorvegliante che servì con abnegazione fino alla morte

[Immagini a pagina 177]

Volti che ci attendiamo di rivedere nella risurrezione. Tutti questi fratelli furono assassinati per la loro lealtà alla buona notizia. Da sinistra in alto: Ayele Zelelew, Hailu Yemiru, Wubie Ayele, Kaba Ayana, Gebreyohanes Adhanom, Adera Teshome, Wondimu Demera, Kasa Gebremedhin, Eshetu Mindu

[Immagine a pagina 192]

Gaspard Rwakabubu, Joseph Koroti e Ferdinand I’Mugarula dopo essere stati liberati di prigione a Kigali furono felici di partecipare all’assemblea internazionale tenuta a Nairobi nel 1985

[Immagine a pagina 199]

Qui a Mbale, in Uganda, si tenne un’assemblea di circoscrizione nel 1987

[Immagine a pagina 201]

L’attuale filiale del Kenya e la Casa Betel di Nairobi dopo l’ampliamento

[Immagine a pagina 202]

Bernard Musinga servì per 20 anni nell’Africa orientale come sorvegliante viaggiante e membro del Comitato di Filiale prima di tornare nella nativa Zambia