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Honduras

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Aveva lottato con tutte le sue forze contro una terribile tempesta che minacciava di scaraventare la sua nave proprio contro la costa che aveva appena scoperto. Infine, dopo essere uscito da quelle acque infide, Cristoforo Colombo avrebbe detto con un sospiro: “Grazie a Dio, siamo usciti da queste profondità!” Il termine spagnolo per profondità, honduras, evidentemente rimase. È a questo che l’Honduras deve il suo nome, almeno secondo ciò che dicono alcuni libri di storia.

Oggi è molto più facile raggiungere o lasciare l’Honduras di quanto non lo fosse per Cristoforo Colombo. È uno dei sette piccoli paesi che si trovano sullo stretto istmo che congiunge l’America Settentrionale e quella Meridionale. Con i suoi cinque milioni circa di abitanti e una superficie di 112.000 chilometri quadrati non è né il più grande né il più popoloso paese dell’America Centrale; è però il più montuoso. A 15 gradi di latitudine nord, sia la costa caribica che quella del Pacifico si crogiolano al caldo sole tropicale, mentre le alteterre dell’interno sono molto più fresche.

Dalle montagne rivestite di pini fino alla vetta, alle foreste delle pianure ondulate dove crescono i famosi mogani e cedri honduregni, alle umide paludi e oltre fino alle spiagge orlate di palme e alle lagune della costa caribica, questo paese è ricco di bei paesaggi naturali che esaltano il Creatore e deliziano l’anima.

La popolazione è altrettanto varia e interessante: amerindi, bianchi, neri e una bella mescolanza di tutt’e tre le razze. I primi ad arrivare furono i maya. Da dove venissero nessuno lo sa con certezza.

Ci sono rimarchevoli somiglianze fra le piramidi maya e le ziqqurat d’Egitto e di Babilonia, e si riscontrano interessanti parallelismi anche nella religione. Il culto dei maya, con i suoi numerosi dèi e il credo dell’immortalità dell’anima e del castigo dopo la morte, non si distaccava molto dalla religione babilonese. Né si può dire che queste credenze cambiassero di parecchio con l’avvento della cristianità.

La cristianità penetrò nel paese con la forza. L’Honduras fu conquistato dagli spagnoli nel 1524. Com’erano soliti fare, essi imposero ai nativi la lingua spagnola e la religione cattolica. Circa il 95 per cento degli honduregni è cattolico ancor oggi. Il periodo coloniale terminò circa tre secoli dopo con la dichiarazione d’indipendenza del 1821. Gli spagnoli non erano gli unici a essere ansiosi di sfruttare questo paese ricco di flora e fauna e dove abbondano oro e argento. I successivi invasori, comunque, non furono chiamati colonizzatori bensì pirati. Sia William Parker che sir Francis Drake infestarono la costa honduregna nel decennio 1570-80.

La verità agli inizi

La religione babilonica, sia quella degli antichi maya che la versione moderna, la cristianità, ha per molti secoli tenuto la gente nelle tenebre e nella schiavitù dell’ignoranza, della superstizione e dello spiritismo. Solo in questi ultimi giorni è apparso nell’Honduras un debole raggio di luce spirituale.

Nel 1930 Freddie Johnson, una piccola donna nubile sui cinquant’anni, cominciò a predicare il messaggio del Regno lungo la costa settentrionale e sulle Islas de la Bahía. Non avendo altra compagnia che quella del suo cavallo, questa pioniera della classe degli unti ebbe bisogno di forte fede e di grande resistenza fisica per raggiungere la popolazione nelle piantagioni di banane sparse qua e là e nelle città costiere di Tela, La Ceiba e Trujillo. Non c’erano strade allora, solo sentieri battuti nella foresta umida. Fino a un certo punto faceva il viaggio su un treno con la locomotiva a vapore, gestito da una società coltivatrice di frutta. Erano pochi quelli che avevano visto una Bibbia; molti, anche se ne avevano visto una, non sapevano leggere. Nondimeno durante quell’anno essa lasciò a coloro che mostravano interesse più di 2.700 libri e opuscoli. Vi tornò nel 1934 e di nuovo nel 1940 e nel 1941.

A eccezione di un proclamatore che vi lavorò nel 1943, non risulta che altri vi abbiano più predicato fino all’arrivo dei primi missionari nell’ottobre 1945. A metà del 1946 Nathan H. Knorr visitò l’Honduras per aprirvi una filiale e organizzare l’opera. Quello stesso anno il servitore (sorvegliante) di filiale Donald Burt, diplomato della terza classe di Galaad, fece un viaggio nell’interno per vedere di cosa avrebbero avuto bisogno i futuri pionieri speciali e quali condizioni avrebbero trovato.

Tra i primi sette missionari c’era Darlean Mikkelsen. Diplomata della terza classe di Galaad, fu assegnata a Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, nel febbraio 1946. Non riusciva neppure a pronunciare il nome della città e dovette cercarlo in un dizionario! Apprese che in lenca, una lingua india, “Tegucigalpa” significa “Colline d’argento”. Un tempo non era insolito vedere file di 15 o 20 asini che dalle miniere sulle colline scendevano faticosamente in città con un carico d’argento. Quando Darlean arrivò, l’aeroporto consisteva solo di un fabbricato di legno e una pista d’atterraggio molto corta. Ma che sollievo provò vedendo che la capitale era più moderna di quanto non si fosse aspettata!

Fra quei primi missionari c’erano anche Loverna Grell e sua figlia Ethel. Al suo arrivo Loverna ebbe la sorpresa di sentirsi dire che proprio il giorno dopo sarebbe stata di turno in cucina. Nelle case missionarie si usa che ogni persona o coppia prepari i pasti a turno. Loverna scoprì che questa era una bella impresa; la maggior parte della frutta e della verdura le era sconosciuta e per comprarla doveva contrattare in una lingua altrettanto sconosciuta.

Nel 1946 c’erano complessivamente nove missionari che servivano nell’Honduras. Fu formata la prima congregazione e le prospettive per il futuro sembravano buone. I missionari tenevano 57 studi biblici a domicilio. Fra il 1946 e il 1949 il numero medio dei proclamatori del Regno crebbe da 19 a 256, e il numero delle congregazioni da uno a sei. Nello stesso tempo gli studi biblici salirono da 57 a 160!

Appesero un cartello

Verso la fine del 1946 Everett e Gertrude Weatherbee e due missionari arrivati da poco si stabilirono a San Pedro Sula, la seconda città dell’Honduras. Situata nell’entroterra e distante 58 chilometri dal Mar delle Antille, questa città, sebbene sia considerata la capitale dell’industria, si trova in una delle più ricche e più fertili parti del paese. Grazie alla giusta quantità di precipitazioni, la regione è coperta di lussureggiante vegetazione e tutto l’anno vi crescono banane, arance, ananas e canna da zucchero.

I nuovi arrivati affissero subito al portico della loro casa un cartello con la scritta “Sala del Regno dei Testimoni di Geova”. Nella regione il nome di Geova era poco conosciuto, per cui il cartello destò parecchia curiosità. Alcuni seguaci della locale chiesa evangelica assisterono perfino a una conferenza pubblica. La cosa non piacque al pastore che nel sermone successivo pronunciò una condanna contro i testimoni di Geova, dicendo addirittura i nomi di quelli che erano andati a sentire il discorso per svergognarli pubblicamente. La sua diatriba servì solo a suscitare maggior interesse; la settimana dopo il numero degli evangelici presenti nella Sala del Regno fu anche maggiore!

L’opera progrediva anche nella città di La Lima, dieci chilometri a est di San Pedro Sula, ma a quell’epoca c’era solo una congregazione di lingua inglese che non poteva prendersi cura del crescente numero di interessati di lingua spagnola. Ci voleva una congregazione spagnola, ma c’era un problema.

Buona parte della popolazione pensava che non ci fosse alcun vantaggio a essere sposati legalmente; le coppie si limitavano a mettersi insieme per allevare i figli. Spesso, quando la novità sfumava, gli uomini abbandonavano la famiglia, di solito per donne più giovani. Molte donne che erano state abbandonate lottavano per prendersi cura dei figli dovendo lavorare a tempo pieno. Così alla fine venne organizzata una congregazione spagnola, ma solo quando fu disponibile un sufficiente numero di uomini legalmente sposati per averne cura. Geova benedisse questi sforzi, poiché in un solo anno il numero dei proclamatori di La Lima passò da 24 a 77.

Le visite del presidente

L’evento più importante del 1949 fu la visita di N. H. Knorr e di Roger Morgan in occasione dell’assemblea generale di Tegucigalpa. Dopo l’assemblea essi si recarono a San Pedro Sula e a La Ceiba, dove pronunciarono discorsi per incoraggiare le congregazioni.

Fra i presenti a La Ceiba c’era Oscar, un bambino di nove anni. Sua madre si alzava tutti i giorni alle 4 per fare tortillas da vendere, dopo di che si preparava per uscire nel servizio di campo alle 9. Oscar era un ragazzino molto sveglio e poiché era un testimone di Geova ed era fidato, un negoziante del posto si serviva di lui per versare denaro in banca. A volte portava fino a 1.500 dollari. Durante la visita del fratello Knorr il piccolo Oscar riuscì sempre ad accaparrarsi il posto accanto a lui. In seguito intraprese il ministero a tempo pieno. Nel 1956, in un tragico incidente, Oscar annegò. Non sarà dimenticato.

I testimoni di Geova alla radio

Fare visite di casa in casa, sul modello stabilito da Gesù Cristo, è un segno caratteristico del popolo di Geova nell’Honduras. Ma nei primi anni il numero degli operai era esiguo, e poiché le strade asfaltate erano pochissime, gran parte della popolazione non si poteva raggiungere. Perciò la radio fu uno strumento molto efficace per diffondere la verità. Nel 1949 la stazione radio HRQ di San Pedro Sula invitò i Testimoni a preparare un programma settimanale di 15 minuti. Si intitolava “Sia Dio riconosciuto verace” ed era basato sul libro dallo stesso titolo. Naturalmente in quei giorni non tutti avevano la radio, ma siccome la maggioranza di quelli che l’avevano la tenevano a tutto volume, i nostri programmi erano ascoltati da molte persone oltre ai proprietari degli apparecchi.

Il programma andò in onda per quattro anni senza problemi. Un giorno, però, il proprietario della HRQ lesse un articolo di Svegliatevi! che parlava di Suyapa, il “santo” protettore del paese. Quest’uomo era devoto a Suyapa, tanto che la sua stazione veniva anche chiamata Radio Suyapa. Infuriato mandò un messaggio alla casa missionaria dicendo che la nostra trasmissione sarebbe stata interrotta. Il personale della stazione che aveva simpatia per i Testimoni cercò di ragionare col proprietario, ma inutilmente. Se quel giorno egli ascoltò la radio, dovette rimanere sorpreso sentendo l’annunciatore dire: “Il proprietario di questa stazione ha fatto interrompere il programma ‘Sia Dio riconosciuto verace’. Tutto il personale se ne rammarica vivamente e considera questo atto una violazione della libertà di parola nell’Honduras”.

Nel frattempo il direttore di un’altra stazione radio intendeva fare un programma giornaliero di istruzione biblica, da chiamarsi “L’ora cattolica”. Chiese al sacerdote del posto di parteciparvi, ma questi si rifiutò, dicendo d’essere occupato e non interessato all’istruzione biblica. Il direttore, seccato, rispose che se al sacerdote la cosa non interessava, sapeva a chi rivolgersi. Si procurò la letteratura dei Testimoni e la lesse alla radio. Poco dopo i missionari lo contattarono e gli fornirono del materiale sul tema “Cose a cui la gente pensa”. Il sacerdote obiettò, ma il direttore rispose: “Lei ha avuto la sua occasione e l’ha rifiutata”. Così il programma continuò.

“Dovete essere santi, perché io sono santo”

Durante gli anni ’50 furono registrati due periodi di calo. Il 1950 vide una diminuzione della media dei proclamatori, da 256 a 208. Perché? Geova, tramite il suo spirito, induceva la sua organizzazione a insistere che tutto il suo popolo fosse puro ai suoi occhi. (Confronta 1 Pietro 1:16). Alcuni resistettero a quello spirito e abbandonarono le file dei servitori di Dio. Come risultato di questa vagliatura, nei successivi quattro anni ci fu un improvviso aumento sia nel numero dei proclamatori che in quello delle congregazioni.

Tuttavia nel 1954 ci fu un altro avvenimento poco piacevole che frenò l’opera per diversi anni. Il servitore di filiale, che era stato nominato nel settembre 1953, dovette essere disassociato. La trasgressione che aveva commesso, a sua volta, influì negativamente su altri. Alcuni erano a conoscenza della sua condotta peccaminosa prima che venisse denunciata, e poiché avevano fatto finta di non saperlo anziché avere il coraggio di intervenire, anch’essi inciamparono. (Confronta Levitico 5:1). Ad altri dispiacque che fosse disassociato perché era benvoluto dai fratelli. Ma siamo lieti di dire che in seguito venne riassociato e che da allora è sempre stato fedele.

Nondimeno il danno era fatto, e toccò ad Aldo Muscariello, il nuovo servitore di filiale, occuparsene. Egli riconobbe che le diminuzioni erano da attribuire anche ad altri fattori. Molti proclamatori e missionari contavano prematuramente come proclamatori quelli con cui tenevano studi biblici, arrivando al punto di fare rapporto per loro senza che lo sapessero. La filiale spiegò che prima d’essere contati come proclamatori questi studenti dovevano essere idonei.

Il fratello Muscariello rimase colpito dall’Honduras, un paese di contrasti: buoi e asini percorrevano le strade accanto ad automobili e autocarri; capanne col tetto di paglia vicino a case moderne; la stagione delle piogge seguita dall’unica altra stagione, calda e piena di polvere. Una sera studiava con una famiglia al lume di candela in una casupola di adobe appollaiata sui pendii di Tegucigalpa — un’abitazione formata da una sola stanza con la nuda terra per pavimento — e la sera dopo teneva uno studio in una stanza spaziosa e ben illuminata dell’ambasciata guatemalteca.

L’opera ricomincia a progredire

L’opera andava avanti, diffondendosi nel territorio in tutte le direzioni. Il bell’arcipelago honduregno, con le isole principali di Roatán, Utila e Guanaja, si trova nel Mar delle Antille, una cinquantina di chilometri al largo della costa settentrionale, su una barriera corallina che per grandezza è la seconda del mondo. Queste isole si possono raggiungere in aereo, con il traghetto o, nel caso di chi non teme il mal di mare, con una goletta. Questa è una piccola imbarcazione, che di solito viene caricata di merci fino al limite massimo. Ogni tanto, a causa del sovraccarico, ne affonda una. Su queste isole ci sono molte case di legno verniciate dei più disparati colori e costruite su palafitte sopra l’acqua per cui vi si accede attraverso una stretta passerella.

Nel 1948 Donald Burt e i missionari William e Ruby White fecero un viaggio a Coxin’s Hole, il centro principale di Roatán, per promuovere l’opera su quell’isola. Dopo d’allora molti, soprattutto fratelli stranieri, hanno cercato di stabilirsi su queste isole per predicarvi la buona notizia del Regno. Finora però i risultati sono stati scarsi.

Quando Lloyd Aldrich, servitore di filiale negli anni ’60, visitò Roatán, riscontrò che gli abitanti erano persone religiose, socievoli, alla buona e placide. Notò con interesse che se durante un discorso pubblico l’oratore faceva una domanda retorica, l’uditorio rispondeva ad alta voce. Per esempio, quando un oratore chiese: “Quant’acqua c’è nel mare?”, qualcuno rispose: “Solo Dio lo sa e non lo dice”. Parlando di problemi familiari, un oratore osservò che alcune donne assillano e tormentano il marito e finiscono anche per arrogarsi la sua autorità. Dal fondo della sala una voce rispose con fervore: “Amen!”

Nella Mosquitia

La maggioranza degli honduregni non si è mai avventurata nella Mosquitia, l’estremo settore orientale del paese. Costituita essenzialmente da terreno boscoso inviolato, fertili valli e fitta foresta pluviale, nel corso dei secoli questa regione scarsamente popolata ha ospitato le più svariate specie di persone, dai gruppi etnici dei paya e dei mosquitos (miskito), che parlano ancora i loro antichi dialetti nativi, agli zambo, derivati dagli incroci tra neri e feroci caribi, oltre a fuggiaschi, pirati e mercanti di schiavi.

Sebbene a quell’epoca pochi parlassero spagnolo o inglese, qualcuno doveva pure portare loro la buona notizia. Questo fu ciò che pensò nel 1957 Gerald Hughes, un sorvegliante di circoscrizione. Furono prese disposizioni per un giro di predicazione e Cristóbal Valladares, che in seguito divenne il primo Testimone honduregno a intraprendere l’opera di circoscrizione, si unì a lui. Insieme a un gruppo partirono per Trujillo da cui sarebbe effettivamente cominciato il loro giro di predicazione.

Portarono con sé solo l’essenziale e noleggiarono una piccola barca a motore sprovvista di “lussi” come cuccette, sedili, radio, bussola o strumenti di qualsiasi genere. Ma il capitano e l’equipaggio erano bravi e sapevano manovrare una barca. Questo fu un bene, poiché oltre il punto detto Cabo de Honduras le acque erano burrascose. Un uomo cadde perfino in mare ma fu tratto abilmente in salvo.

Passarono ventidue ore prima che attraccassero nel piccolo villaggio di Sangrelaya e durante tutto quel tempo rimasero senz’acqua e senza viveri. Il giorno seguente risalirono un fiume in canoa, addentrandosi nel territorio che dovevano lavorare. Trovarono subito una donna di lingua inglese che mostrò interesse e trascorsero con lei parecchie ore insegnandole la Bibbia, cosa che fecero anche durante il viaggio di ritorno. La sera dopo 35 persone ascoltarono un discorso biblico, dopo di che i fratelli rimasero in piedi fino a notte inoltrata per rispondere alle loro domande.

La successiva destinazione fu Brus Laguna. Dopo avere arrancato per tre ore sul cordone litorale che divide la laguna dal mare, giunsero a una delle più grandi piantagioni di palme da cocco del mondo, la Tusí Cocal. Lì fecero il loro primo vero pasto dopo parecchi giorni e furono calorosamente ospitati nella casa in cui pronunciarono il discorso pubblico “La risurrezione, l’inferno e il cielo”, che fu udito da 34 persone, fra cui alcune donne con i bambini legati sulla schiena. In un villaggio dall’altra parte della laguna oltre 30 persone assisterono a un discorso biblico. Continuava ad arrivare gente, per cui dopo lo studio Torre di Guardia i fratelli pronunciarono un altro discorso pubblico.

Trascorrevano la giornata predicando alacremente e passavano la notte in qualsiasi alloggio venisse loro offerto. L’alimentazione era varia: yucca, sardine, pane di cocco e caffè locale. Infine, tornati a Sangrelaya, scoprirono che il sacerdote stava dissuadendo la gente dall’ascoltarli. Si rifiutò perfino di consegnare loro la chiave della scuola pubblica. Comunque, 62 persone assisterono al discorso pubblico altrove. A 18 giorni dalla partenza il gruppo riprese la via del ritorno passando dalla città di Limón. Il sindaco di quella città mostrò loro un libro che custodiva gelosamente da tempo, L’Arpa di Dio. Lo aveva acquistato 27 anni prima, allorché la sorella Johnson aveva fatto la pioniera nella regione.

Mentre facevano ritorno a Trujillo in canoa, il gruppo calcolò di avere parlato della buona notizia con quasi 800 abitanti sparsi nella regione della Mosquitia. Un buon inizio!

Alcuni attacchi falliscono

Naturalmente Satana fa in modo di ostacolare in qualche modo l’opera di predicazione. In genere i testimoni di Geova sono rispettati nell’Honduras. Anche quando il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, non ha mai preso misure per impedirci di tenere le adunanze. Ma c’è sempre qualche personalità importante che è così prevenuta da essere disposta a muovere cielo e terra per fermare l’opera di predicazione. A quanto pare, in ciascun caso Geova ha suscitato in difesa dei Testimoni un moderno Gamaliele. — Confronta Atti 5:33-40.

Negli anni ’60 ci fu un gruppo che fece di tutto per screditare i testimoni di Geova agli occhi del governo, attaccandoli sia attraverso i giornali che la radio e istigando ad espellere tutti i missionari dei Testimoni. Tutte queste accuse indussero il governo a costituire una commissione speciale per stabilire il da farsi. Alla riunione fu presente un avvocato che un tempo aveva preparato una tesi sulle battaglie legali dei testimoni di Geova in varie parti del mondo e sui vantaggi che la comunità può trarre da esse. Egli parlò a favore dei Testimoni, rammentando alla commissione: “Questa gente ha ottenuto il riconoscimento dei propri diritti in innumerevoli paesi del mondo”. Esortò il governo a fare, come minimo, altrettanto per i Testimoni, se non di più. La commissione decise di lasciare che i testimoni di Geova continuassero la loro opera senza impedimenti.

A causa di questi stessi articoli diffamatori, fu chiesto a un ispettore scolastico distrettuale di indagare sulle attività dei testimoni di Geova. Quest’uomo imparziale conosceva diversi Testimoni e aveva letto alcune loro pubblicazioni. Si rifiutò di approvare l’investigazione e suggerì che sarebbe stato più utile indagare invece sugli autori degli articoli. Sostenne che era molto più probabile che fossero loro a minacciare la sicurezza nazionale.

I testimoni di Geova sono completamente neutrali nei confronti degli affari politici e dei conflitti. Questa presa di posizione è a volte la causa di attacchi ingiustificati. Poco prima dell’assemblea di distretto del 1966 il ministro della Pubblica Istruzione tentò di far entrare in vigore un regolamento in base al quale tutti gli studenti sarebbero stati obbligati a salutare la bandiera e a cantare l’inno nazionale a scuola. Ma ogni volta che la commissione si riuniva, qualcuno proponeva di rimandare. Fra gli altri c’era un uomo la cui moglie studiava con i Testimoni. Egli era sicuro che dovevano avere valide ragioni scritturali per non partecipare a cerimonie patriottiche. Il ministro inviò alcune circolari alle scuole per comunicare agli insegnanti che dovevano costringere gli alunni a salutare la bandiera pena l’espulsione, ma questo assurdo regolamento non divenne mai parte della costituzione.

La coscienza cristiana

Il problema del saluto alla bandiera tocca principalmente gli alunni. Alcuni insegnanti, volendo essere comprensivi, si rendono inconsapevolmente ingannevoli. Alcuni dicono agli alunni che il saluto alla bandiera non è altro che un segno di rispetto. I giovani Testimoni, tuttavia, conoscono bene la differenza fra il rispetto — che mostrano per la bandiera di ogni nazione — e l’idolatria. Sanno pure che l’inno nazionale honduregno applica alla bandiera espressioni come “emblema divino” e “sacro vessillo”, attribuendole chiaramente un significato religioso.

Nella città di San Juancito un insegnante diede a un giovane Testimone un suggerimento “utile”: quello di fare il saluto alla bandiera “solo questa volta” per ottenere il diploma e poi “confessare” la cosa ai suoi superiori religiosi e farsi perdonare. Il giovane fratello spiegò che quando si pecca, si pecca contro Dio e Cristo e che era il timore di dispiacere a Dio, non agli uomini, a far agire la sua coscienza.

Anche alcune autorità militari hanno appreso che è la coscienza, non uno spirito di codardia o di ribellione, a spingere il cristiano a ripudiare la violenza. Alcuni fratelli erano impegnati nel ministero non lontano da Danlí quando sopraggiunse una pattuglia militare per arruolare nuovi soldati. Fu ordinato a due giovani fratelli di salire su un autobus che li avrebbe portati al quartier generale del battaglione. Quando il fratello responsabile del gruppo apprese cos’era accaduto chiese il permesso di dare testimonianza a tutti quelli che erano sull’autobus. Cominciò dal sergente, descrivendo particolareggiatamente l’opera di ministero svolta da questi giovani. Il sergente ordinò di lasciarli andare affinché continuassero pacificamente la loro opera.

La guerra del 1969

Per qualche tempo la propaganda nazionalistica trasmessa dalla radio sia nell’Honduras che nel Salvador alimentò la rivalità e la diffidenza fra i due paesi. A volte nell’Honduras si riunivano folle tumultuose attorno alle case e ai negozi di salvadoregni. Bastava la più piccola scintilla per scatenare la violenza; questo è esattamente ciò che accadde nel luglio 1969 quando le squadre di calcio dell’Honduras e del Salvador disputarono a San Salvador le partite del girone eliminatorio per i campionati mondiali del 1970. La guerra cominciò proprio lì nello stadio! È difficile credere che honduregni e salvadoregni, che per oltre una generazione erano stati amici ed erano vissuti gli uni accanto agli altri, impugnassero pistole e coltelli e cominciassero a scannarsi fra loro, ma questo è proprio ciò che accadde nelle città e nei villaggi dei due paesi.

La guerra influì sulle congregazioni, sul ministero e sulle adunanze dei Testimoni a causa di oscuramenti, coprifuochi notturni, perdita del lavoro, vessazioni ed espulsione dal paese di salvadoregni, alcuni dei quali erano fratelli. Il fratello Manuel Martínez del Comitato di Filiale, ora impegnato nell’opera di circoscrizione, ricorda che 23 fratelli dedicati della sua congregazione dovettero tornare nel Salvador. Egli ha aggiunto: “Ero turbato e non sapevo bene cosa fare. Quando il periodo peggiore della guerra fu passato andai a tenere lo studio Torre di Guardia e c’erano solo due presenti”.

In molte città furono formati dei comitati civici che si assunsero il compito di perlustrare le strade e perquisire le case in cerca di potenziali nemici dello Stato. Ci si aspettava che ogni componente della comunità partecipasse al lavoro del comitato e alle ronde notturne. A quell’epoca la sorella Rubina Osejo gestiva una scuola privata. Il comitato civico le chiese di collaborare. La sorella rammentò il consiglio di Gesù d’essere “cauti come serpenti” e rispose che non poteva né partecipare alle ronde notturne né offrire denaro, ma che si sarebbe mantenuta spiritualmente vigilante e che avrebbe pregato affinché la guerra e le ingiustizie fossero presto eliminate. — Matt. 10:16.

A volte la guerra offre ai veri cristiani la possibilità di dare testimonianza con la propria condotta. Alcuni Testimoni di El Progreso avevano un vicino salvadoregno che odiava i Testimoni e si rifiutava di parlare con loro. Quando scoppiò la guerra, folle tumultuose misero gli occhi sul suo redditizio negozio. Ma un giorno che stavano per saccheggiarlo un uomo che studiava con i Testimoni gridò alla folla in tumulto: “Non comportatevi da barbari! La moglie di quest’uomo è honduregna e toglierete il cibo di bocca ai loro bambini, che sono vostri fratelli honduregni”. La folla si acquietò e il salvadoregno riuscì a scappare con un po’ di merce e di denaro e a nascondersi nella Sala del Regno. Più tardi, quando tornò in possesso di tutto ciò che era suo, l’uomo dichiarò: “Ora so che i testimoni di Geova sono gente onesta e fidata e che sono neutrali nei confronti delle guerre”. Piangendo supplicò i fratelli di perdonarlo per come li aveva trattati in passato.

Mentre infuriava la guerra un fratello honduregno fu arrestato e portato davanti a un sergente dell’esercito che gli ordinò di arruolarsi. Il sergente si arrabbiò quando il fratello gli spiegò la sua presa di posizione per motivi di coscienza. Per tre notti cercò di infrangere l’integrità di questo fratello e minacciò persino di ucciderlo, ma fu tutto inutile. Mesi dopo questo sergente perse il posto e dovette cercarsi un lavoro. Fu assunto in una miniera del luogo dove scoprì con sgomento che il suo caposquadra, il cui viso gli era parso familiare, era proprio quel fratello che aveva perseguitato! Lungi dal vendicarsi, il fratello divise il pranzo e il caffè con l’ex sergente spaventato. A poco a poco la paura dell’uomo diminuì e col tempo egli accettò uno studio biblico.

Una coppia fu arrestata e messa in prigione perché sospettata d’essere salvadoregna. Il marito era nato nel Salvador ma ora era naturalizzato honduregno; sua moglie era nicaraguense. Un anziano e un missionario andarono dall’ufficiale incaricato per spiegargli che i due, ormai settantenni, erano testimoni di Geova e non erano affatto nemici dello Stato. L’ufficiale permise loro di uscire dalla cella. Alla vista dei fratelli, l’anziana coppia si commosse fino alle lacrime. Notando questo sincero affetto malgrado la diversa nazionalità, l’ufficiale mise in libertà la coppia. Il pericolo più grande, comunque, sussisteva ancora: dovevano essere portati in salvo dentro il bagagliaio di un’auto. Cosa straordinaria, superarono tutti i posti di blocco e trovarono un sicuro nascondiglio alla periferia della città.

Non hanno bisogno di armi da fuoco

Sia in tempo di guerra che di pace, i momenti pericolosi e violenti in cui viviamo hanno indotto molti a far uso di pistole o di altre armi per difendersi. Tuttavia alcuni che un tempo facevano assegnamento sulle armi da fuoco hanno imparato a riporre invece la loro fiducia in Geova.

Durante la guerra il direttore della scuola di El Rosario, un pittoresco villaggio di montagna, era anche il capo di un gruppo armato che di notte pattugliava le strade, anche se oggi ammette che passava la maggior parte del tempo a bere. Era un fervente patriota, ma non voleva che i prigionieri fossero oggetto di inutili brutalità. In un’occasione un suo parente noto per le sue tendenze criminali voleva sparare a uomini, donne e bambini indifesi. Il direttore della scuola gli disse che se questo era un esempio del suo grande coraggio, o andava a combattere in prima linea, o risolvevano subito la faccenda fra loro, armi alla mano! Anni dopo questo direttore divenne un vero soldato di Cristo, un testimone di Geova. Ora egli difende con altrettanto coraggio i giusti princìpi, ma con la Parola di Dio, non con la pistola.

Una donna che gestiva un bar andava in giro con la pistola ed era molto temuta. La sua casa era piena di immagini e stava imparando le arti magiche, ma nel suo intimo non era felice e desiderava qualcosa di meglio. Il libro Verità le permise di soddisfare questo suo desiderio e grazie all’aiuto di uno studio biblico a domicilio cominciò a “rivestire la nuova personalità”. — Efes. 4:24.

Iniziò ad assistere alle adunanze e distrusse le immagini, ma quando i suoi “amici” misero in cattiva luce i Testimoni si scoraggiò. La sorella che le faceva lo studio fu paziente; col tempo il cuore di questa donna si fortificò a tal punto che cominciò ad andare di casa in casa con la Bibbia, ma senza pistola, naturalmente! Ben presto teneva lei stessa sette studi biblici. Da che fu battezzata nel 1971 ha continuato a fare progresso confidando sempre in Geova.

Santos era molto anziano quando conobbe la verità. Era stato ufficiale militare, sindaco, giudice di pace, giudice in processi penali e dirigente locale di un partito politico. Portava sempre la pistola come simbolo di autorità. Durante la sua carriera aveva dovuto arrestare alcuni temuti criminali. Quando Santos divenne Testimone e intraprese il ministero di casa in casa, si accorse che ora gli ci voleva molto più coraggio di prima. Trovò il coraggio necessario non in una pistola, ma pregando Geova.

Una volta, però, è stata usata una pistola per difendere i Testimoni. Il vescovo di Santa Rosa de Copán cercava sempre di creare problemi ai fratelli. Li seguiva di casa in casa e ritirava la letteratura che avevano lasciato per poi bruciarla. Istigava il suo gregge a lanciare sassi contro il tetto della Sala del Regno. Una sera durante l’adunanza qualcuno aprì la porta e rovesciò dentro un grande secchio pieno di fango rovinando, fra l’altro, l’abito bianco di una giovane sorella. Un fratello denunciò il fatto al locale capo della polizia, il quale, indignato, andò dal vescovo e, carezzando la sua pistola, gli disse: “Se sento un’altra volta che ha molestato quei testimoni di Geova, la userò contro di lei”. L’opposizione del vescovo cessò.

La legge di Geova sul sangue

Ogni tanto la fede dei testimoni di Geova dell’Honduras è stata messa a dura prova da quei pochi medici e chirurghi che non rispettano il loro atteggiamento scritturale in merito alle trasfusioni di sangue. Cecilia e suo marito, per esempio, furono coinvolti in un brutto scontro con un camion. Si risvegliarono infine all’ospedale, entrambi feriti gravemente. Cecilia aveva riportato la frattura della mascella. I medici le dissero che doveva essere operata e che ci voleva la trasfusione di sangue. Con la mascella fratturata Cecilia non poteva quasi rispondere ma riuscì a spiegare che avrebbe acconsentito a qualsiasi terapia necessaria, ma non alla trasfusione di sangue. Si assumeva la responsabilità di tutte le conseguenze derivanti dalla sua decisione. Il medico le disse che avrebbe dovuto lasciare l’ospedale, perché non potevano fare più nulla per lei.

Un giorno, prima che potesse andarsene, fu circondata da un gruppo di giovani studenti di medicina che, ridendo e dicendo volgarità, le chiesero chi le avesse messo in testa quelle idee stupide. Le dissero che in quell’ospedale comandavano loro, non i testimoni di Geova. Quindi la sottoposero a un trattamento che, per citare le loro stesse parole, “neppure gli animali riuscirebbero a sopportare”; le infilarono infatti dei fili metallici sotto la mascella e glieli piegarono in bocca. Quando si lamentò per il dolore, fu di nuovo apostrofata con delle volgarità, a eccezione di un giovane che sembrò un po’ più umano e la incoraggiò dicendole: “Senta, signora, so che le fa molto male. Chieda al suo Dio Geova di aiutarla a sopportare il dolore”.

Due giorni dopo gli stessi studenti tornarono e scoprirono che il loro lavoro non aveva dato l’esito sperato. In malo modo estrassero i fili metallici. Poi le infilarono una protesi nella mascella, dopo di che lasciarono passare altri tre giorni perché si rimettesse. In tutto questo tempo non poté parlare; poté solo pensare e pregare, e meditò sulle parole di Proverbi 3:5: “Confida in Geova con tutto il tuo cuore”. Al loro ritorno gli studenti rimasero sorpresi. Uno esclamò: “Guardate come sta bene!” Un altro aggiunse: “Dev’essere perché ha ubbidito a Dio. Non c’è nessuno che ubbidisca a Dio come loro”.

Sonia Marilú aveva 13 anni e non godeva di buona salute. I medici non erano mai riusciti a mettersi d’accordo sulla causa dei suoi dolori. Infine sopravvenne una crisi e fu ricoverata in ospedale. Aveva l’intestino perforato e dovevano operarla d’urgenza. I genitori spiegarono ai medici come la pensavano sul sangue. Questi ultimi dissero: “La opereremo senza sangue, se volete che muoia”. Allora i genitori, malgrado il viaggio pericoloso, la portarono nel Salvador. Quando arrivò le sue condizioni erano molto gravi. I medici, uno dei quali era Testimone, la visitarono e la operarono senza fare uso di sangue. Sebbene le sue condizioni si fossero molto aggravate, ne uscì viva!

La cosa non finì lì. Dopo quattro giorni le sue condizioni peggiorarono improvvisamente e fu necessario un altro intervento. Questa volta l’operazione doveva essere eseguita da un’altra équipe di chirurghi. Vedendo che i suoi valori del sangue erano pericolosamente bassi, dissero: “Se non accetti la trasfusione, muori, e senza trasfusione non ti operiamo”. Molto risoluta Sonia rifiutò la trasfusione di sangue. Poiché pensavano che la ragazzina non sarebbe vissuta altre 12 ore, i medici decisero di operarla, “con grande rischio e con le mani legate”, per citare le loro parole. Benché il livello dell’emoglobina fosse sceso a quattro grammi per 100 millilitri, non la trasfusero. La mattina dopo, con grande sorpresa del personale, era viva e stava migliorando. Un medico disse: “Sei andata da Dio e ti ha rimandata indietro. È ovvio che ti ama”.

Per qualche tempo Sonia ebbe bisogno di cure intensive e i medici continuavano a raccomandare il sangue per accelerare la guarigione. Ma migliorò, lentamente e costantemente, senza di esso. Al momento in cui fu dimessa, uno dei primi medici che l’avevano operata le disse: “Hai rispettato la legge di Dio, non sei andata contro la tua coscienza, e non corri il pericolo dell’AIDS”.

‘Fedeli nel minimo’

Il governo honduregno è perennemente in lotta con i piccoli trasgressori. Anche tra vicini mondani si combattono interminabili battaglie a causa dell’abitudine profondamente radicata di prendere cose a prestito senza mai restituirle. Prima del battesimo i nuovi devono cambiare questi modi di fare e imparare ad essere ‘fedeli nel minimo’. — Luca 16:10.

Una coppia ha appreso che ‘rendere a Cesare le cose di Cesare’ è non solo giusto ma utile. (Mar. 12:17) Da nove anni Edmundo e sua moglie Estela importano merci dal Guatemala e dal Messico. Essi hanno scoperto che alcuni addetti alla dogana sono disposti a ridurre sottobanco i dazi di importazione. Hanno fatto sapere sin dall’inizio di essere testimoni di Geova e a poco a poco, grazie alla loro onestà, si sono conquistati la fiducia dei doganieri. Ora si limitano a compilare la dichiarazione doganale e la loro parola è sufficiente. Quando altri importatori vedono che questa coppia ha pochi problemi con la dogana e che la loro merce non viene continuamente sequestrata, pensano all’opportunità di essere essi stessi più onesti.

Un fratello di San Pedro Sula ha lavorato per 18 anni nell’Amministrazione della dogana e delle entrate pubbliche, un ufficio governativo. In un colloquio il fratello ha spiegato: “La tentazione di arricchire senza lasciare la benché minima prova è molto forte, ma non voglio andare contro la mia coscienza. Inoltre so che Geova vigila sempre. In un’occasione mi fu fatta un’offerta: se solo avessi abbassato il valore tassabile di un certo gruppo di automobili avrei potuto prendermene una, quella che volevo. Una tale offerta, se pure allettante, non è neppure paragonabile al valore di una coscienza pulita e al rispetto dei colleghi e dei superiori. L’anno scorso sono stato invitato a un seminario e nei commenti conclusivi il rappresentante dell’amministrazione della dogana all’ONU mi ha invitato ad alzarmi in piedi. Si è congratulato pubblicamente con me perché sono ligio alla legge, non mi faccio corrompere e sono un esempio da imitare”.

Progresso nei territori rurali e isolati

I fratelli compiono grandi sforzi per contattare gli abitanti dei territori isolati. È un lavoro che richiede sacrifici, ma, come si suol dire, le gioie e le soddisfazioni superano di gran lunga la fatica.

Puerto Cortés, una città portuale affacciata sul Mar delle Antille e costruita su un terreno paludoso parzialmente bonificato, ha ora diverse fiorenti congregazioni. Robert Schmidt, un missionario che era lì alla fine degli anni ’60, rammenta di avere percorso a piedi questo territorio che si estende per 80 chilometri quando c’era solo una congregazione. “Visitare le case verso il confine con il Guatemala era un’impresa ardua in quei giorni, perché comportava un viaggio a piedi di sette giorni. Solo piccoli gruppi ce la facevano. Chi era interessato alla verità di solito offriva viveri in cambio della letteratura; molti che vivono dei prodotti della terra hanno poco denaro se non niente. Sulla via del ritorno facevamo visite ulteriori e la sera tenevamo studi biblici al lume di candela”. E quale fu la loro ricompensa? Nel 1971 fu stabilita una congregazione a Omoa, una delle città più grandi della zona.

Negli anni ’70 la congregazione di Puerto Cortés dispose di percorrere i territori sparsi a est, inviando gruppi di fratelli con il treno utilizzato per il trasporto della frutta o con una vecchia ma solida Land Rover. Tra le cose che portavano con sé c’erano una corda robusta e un paio di pale. Nella stagione delle piogge si formava una fila di camion davanti alle buche piene di fango particolarmente pericolose. Quando un camion riusciva a passare, si levava un evviva; in caso contrario venivano tirate fuori le corde e le pale. Immaginatevi la scena: toltesi calze e scarpe, i fratelli si arrotolavano i pantaloni e le sorelle si tiravano su le gonne fino al ginocchio e poi tutti giù a spalare. Anche in questo caso i fratelli videro premiato il loro paziente lavoro allorché sorse un gruppo isolato a Baracoa e una prospera congregazione a La Junta, presso il fiume Ulúa. Sia l’uno che l’altra hanno ora la propria Sala del Regno.

Alcune sorelle pioniere speciali, fra cui Olga Aguilar (sposata Walker), della congregazione di Choluteca nel sud, cominciarono a visitare Guásimo, un paesino di alta montagna. Dopo qualche tempo, e con l’aiuto di altri fratelli, 25 persone cominciarono a riunirsi. Essi però si resero conto che per progredire spiritualmente avevano bisogno di frequentare altri della stessa fede. Ma come? C’erano quasi tre ore di cammino per arrivare a Choluteca. Dato che il loro unico mezzo di trasporto era l’asino, la vera forza motrice era l’amore per Geova. È interessante che di solito i primi ad arrivare alle adunanze erano i fratelli di Guásimo! All’assemblea di circoscrizione tenuta nel 1970 a Choluteca furono battezzati 13 fratelli di Guásimo. Uno, deciso a far sì che la sua famiglia traesse maggiore beneficio dalle adunanze, trasferì letteralmente la sua casa in città. Come? Trasportandola sulla schiena, pezzo per pezzo, ogni volta che veniva alle adunanze!

Quando i fratelli della congregazione di El Progreso cominciarono a visitare la città di Santa Rita, circa 25 chilometri a sud, il proprietario di un negozio di barbiere accettò volentieri la letteratura e pregò i fratelli di rimanere da lui per insegnargli la verità. Ma essi, prima di partire, volevano visitare il maggior numero possibile di abitanti della città. L’uomo li supplicò dicendo: “Se vi trattenete e mi insegnate la verità, potrete passare la notte a casa mia e vi darò da mangiare e così non perderete tempo prezioso”. Complessivamente quella notte 15 fratelli furono sfamati e alloggiati a casa del barbiere.

Arrivano famiglie straniere a dare una mano

Ci sono molti che non possono fare i missionari ma che hanno lo spirito missionario. Così nel 1968, quando La Torre di Guardia cominciò a incoraggiare i fratelli a trasferirsi dove c’era più bisogno, la filiale honduregna ricevette centinaia di lettere da almeno 24 paesi.

Grant Allinger, servitore di filiale a quell’epoca, fece preparare un promemoria di otto pagine per dare suggerimenti dettagliati e precisi a chi chiedeva informazioni. Il risultato? Dal 1968 al 1974 almeno 35 famiglie si trasferirono nell’Honduras da varie parti del mondo, da paesi come Canada, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, e perfino dalla lontana Nuova Zelanda.

Per realizzare i loro progetti alcuni dovettero sormontare grosse difficoltà. Una famiglia del Canada analizzò la situazione, calcolò la spesa e dispose di trasferirsi. Ma sorse un grave problema: Come avrebbero sostenuto le spese di viaggio? Con il ricavato della vendita dell’automobile intendevano pagare i debiti, ma il giorno della partenza si avvicinava e avevano in tasca solo 16 dollari. Geova non li abbandonò. Il giorno prima di partire vendettero l’auto! Ma quel che è rimarchevole, quando gli amici andarono ad augurare loro buon viaggio, lasciarono ciascuno un piccolo dono per dare loro una mano e così essi si ritrovarono con 600 dollari. Ringraziarono gli amici e ringraziarono Geova.

Coloro che sono venuti per servire dove c’era più bisogno hanno dato vero impulso all’opera. Raymond Walker, per esempio, giunse dall’Inghilterra nel 1969. Gli ci volle tempo per sistemarsi e per diventare padrone della lingua, ma poi entrò nelle file dei pionieri, quindi compì l’opera di circoscrizione e di distretto insieme a sua moglie Olga e ora è uno dei cinque membri del Comitato di Filiale.

“Salvezza a ogni sorta di uomini”

L’apostolo Paolo disse che la salvezza sarebbe stata resa possibile “a ogni sorta di uomini”, ma dichiarò anche: “Non furono chiamati molti saggi secondo la carne, non molti potenti, non molti di nobile nascita”. (Tito 2:11; 1 Cor. 1:26) Questo è ciò che è avvenuto nell’Honduras. Ogni sorta di persone — una sorprendente varietà — ha accettato la verità ma non tanti della classe dei molto ricchi o potenti.

Prendete il caso di una donna. Fu allevata dalla madre che si guadagnava da vivere gestendo bordelli. Alla morte della madre, questa donna prese il suo posto. Non fu facile per lei venire nella verità, ma ci riuscì e, naturalmente, si sbarazzò dell’attività familiare. Nel 1976 cominciò a fare la pioniera e ora conduce una vita modesta e si guadagna da vivere lavando panni.

Filander era un ragazzino quando cominciò a studiare la verità, e la cosa non piacque per nulla a suo padre. Più Filander faceva progresso, più il padre tentava di ostacolarlo. Voleva che il figlio andasse all’università e si facesse strada nel mondo. Non gli permetteva di andare alle adunanze e alle assemblee o in servizio, ma il ragazzo trovava sempre un modo per andarci. Nel 1972 si battezzò e ha continuato a progredire, iniziando prima il servizio di pioniere e poi essendo nominato anziano. Dopo avere collaborato alla costruzione della Betel dell’Honduras, è stato mandato in Colombia per svolgere un lavoro simile. In quanto alla sua famiglia, con il passare degli anni si è addolcita.

La cosa che Antonio faceva con più regolarità era quella di ubriacarsi, ed era in questo modo che aveva impiegato la maggior parte dei suoi 80 anni. Alcuni missionari avevano studiato con lui, ma senza risultati; così quando un missionario di nome Russell Graham volle dargli un’altra possibilità, i fratelli gli dissero che era tempo perso. Tuttavia Antonio aveva un pregio: era umile. La sua mente era così compromessa dall’alcool che doveva sempre studiare tre volte le stesse informazioni, nondimeno fece progresso e infine si dedicò e si battezzò. Ha servito Geova fedelmente sino alla morte.

José aveva ricevuto un’educazione cattolica ma aveva studiato la filosofia socialista e l’ateismo. All’università si convinse che l’uomo è il prodotto dell’evoluzione e smise completamente di credere in Dio. Nel 1966 un doloroso evento, la morte del figliastro, gli fece capire quanto siano impotenti gli uomini davanti alla morte. Un giorno un missionario gli spiegò la speranza della risurrezione. José si incuriosì e cominciò a riedificare la fede in Dio, ma questa volta essa era basata su un solido fondamento. Apprese che l’unico rimedio è il Regno di Dio, non il socialismo, e divenne un proclamatore del Regno. In seguito è stato nominato anziano e per alcuni anni ha compiuto l’opera di circoscrizione.

I frutti della testimonianza informale

Una delle fasi più piacevoli del ministero cristiano nell’Honduras è la testimonianza informale. Al mercato, nelle sale d’aspetto dei medici, sui treni e alle fermate degli autobus è comune vedere gruppi di persone che conversano. Perciò è relativamente facile nell’Honduras parlare in maniera informale con le persone di argomenti biblici.

Nella città di Omoa abitava una donna che non aveva nessuna simpatia per i testimoni di Geova. Non parlava mai con loro né accettava letteratura. Le interessava, però, far soldi e a tal fine allevava polli. Un fratello, che era a conoscenza di questo particolare, le spiegò in maniera informale quali erano alcuni modi per risparmiare tempo e denaro nell’allevare polli e questo era un argomento che la donna ascoltò con piacere. Alcune settimane dopo la rivista Svegliatevi! pubblicò un articolo che parlava di come risparmiare tempo e denaro, e il fratello gliene portò una copia. La donna ne fu contenta e ora prende volentieri la nostra letteratura.

Una sorella che lavorava in un negozio era alquanto intimorita dall’aspetto di un giovane cliente, un capellone. Trovò il coraggio di parlargli della speranza del Paradiso, ma lui rispose bruscamente che non credeva nelle favole e che era un hippie e un tossicodipendente. La sorella continuava a dargli una breve testimonianza ogni volta che entrava nel negozio. Una volta gli spiegò che secondo 1 Corinti 6:9-11, la cosa importante è ciò che si diventa, non ciò che si è stati. Quando lui le chiese cosa ne pensasse dei suoi capelli lunghi, lei replicò che non aveva diritto di dire ad altri come portare i capelli, ma che credeva nell’insegnamento biblico secondo cui i capelli lunghi sono un disonore per un uomo. (1 Cor. 11:14) Il giorno dopo il giovane si presentò sbarbato e con i capelli corti! Chiese uno studio biblico e un fratello fu felice di accontentarlo. Ora è battezzato e conduce a sua volta studi biblici.

Un bambino aveva l’abitudine di parlare a tutti quelli che incontrava, come fanno spesso i bambini di sette anni. Visto un giovane seduto davanti a casa sua con un libro, il piccolo gli chiese se stava leggendo la Bibbia. Quando il giovane gli rispose di no — si trattava in effetti di un manuale di meccanica — il bambino gli disse chiaro e tondo che solo leggendo seriamente la Bibbia avrebbe potuto ottenere la vita eterna. “Se vuoi, mio padre può studiare con te”, disse, e fece entrare il giovane in casa per presentargli il padre. Il risultato fu che nel 1976 il giovane si battezzò. In effetti anni prima aveva preso le riviste da una sorella ma aveva perso i contatti con lei. Com’è importante la testimonianza informale!

Si sposano

Conosciuta la verità, molte coppie si rendono conto di dover fare i passi per sposarsi legalmente. Nel 1973 fu comunicato che solo nella congregazione Bella Vista di Comayagua 32 coppie avevano fatto questo passo, più della metà dei 120 proclamatori della congregazione!

Teodoro e Mélida erano nonni. Mélida studiava la Bibbia e decise che voleva servire Geova. Il sessantenne Teodoro acconsentì a sposarla. Così, accompagnati da due loro nipoti, si recarono in municipio. Poco prima della cerimonia Teodoro si girò verso il giudice e disse: “Ha mai pensato di sposarsi un giorno?” Era risaputo che il giudice viveva con una donna e aveva tre figli illegittimi.

Ma che fare se il partner non vuole sposarsi? Questo fu il problema che si presentò a Gladys. Viveva con Antonio da anni, e avevano tre figli. Gladys aveva studiato con una missionaria e voleva regolarizzare la sua posizione per poter servire Geova. Infine disse ad Antonio: “Finché non ci sposeremo dormirò con i bambini. Quando saremo sposati legalmente potremo dormire insieme di nuovo”. E così fece; Antonio divenne sempre più corrucciato. Dopo sei lunghi mesi capitolò e disse: “Va bene, sposiamoci”.

Tirar su una famiglia

Una fase essenziale del nostro ministero è quella di insegnare ai genitori ad adempiere la responsabilità affidata loro da Dio di educare i figli. Una coppia sposata con cinque figli cominciò a studiare, fece progresso e iniziò subito ad assistere alle adunanze che produssero il loro immancabile effetto. Un giorno il missionario che faceva lo studio biblico con loro si addormentò nel corso dello studio. Va detto in tutta onestà che sotto il tetto di lamiera la temperatura superava probabilmente i 50° centigradi. Il padre, mettendo in pratica i consigli sull’educazione della famiglia che aveva sentito alle adunanze, si limitò a proseguire lo studio finché il missionario si svegliò, quando avevano fatto un bel po’ di paragrafi! Sono trascorsi alcuni anni e Geova ha benedetto questa famiglia diligente. Il padre è servitore di ministero, la moglie pioniera ausiliaria e il figlio maggiore pioniere regolare.

Ernesto, un bambino di tre anni, guardava troppo la TV e i suoi genitori, come spesso capita, ne erano preoccupati. Se ne andava in giro tutto il giorno canticchiando i motivetti degli spot pubblicitari. Per combattere questa malsana influenza i genitori gli comprarono le cassette del Mio libro di racconti biblici e gli insegnarono a spegnere il televisore. Ernesto era un bambino sveglio; ben presto aveva imparato a memoria le cassette così bene che bastava dirgli il numero di un racconto per farlo partire, e lo recitava sino in fondo. Una sera, all’adunanza, il padre di Ernesto era visibilmente stanco. Qualcuno gli chiese perché non avesse dormito bene e lui rispose a fatica: “Non siamo riusciti a fermare Ernesto fino al racconto numero 43”. Ora Ernesto ha dieci anni ed è attivo nel ministero. I suoi genitori sono felici di essersi presi la briga di riempire la sua mente di informazioni utili.

I bambini possono veramente prendere le proprie decisioni in base alle lezioni che imparano dai genitori e dai nonni? Mario, un bambino di appena quattro anni che abita a La Ceiba, passa molto tempo con la nonna Chepita, che è una Testimone da molti anni. Un giorno l’altra nonna di Mario, che è cattolica, è andata a trovarlo e gli ha chiesto se voleva andare in chiesa con lei. “Non più, nonna”, ha risposto. Lei gli ha chiesto il motivo del suo rifiuto e lui ha replicato: “Babilonia la Grande, nonna!”

Sormontati gli ostacoli

Naturalmente sono pochi quelli che servono Geova senza incontrare seri ostacoli e problemi. Emilia udì per la prima volta il messaggio del Regno nel 1967 e a quel tempo era già sposata, anche se non felicemente. Dapprima non prese la verità sul serio. Ma quando cominciò a fare qualche cambiamento, il marito minacciò di buttare fuori di casa la sorella che le faceva lo studio. Con molta fermezza Emilia disse: “Se la butti fuori, studieremo per strada”. Un giorno Emilia passò dal bar in cui c’era il marito che beveva per dirgli che stava andando all’adunanza. Quando tornò, lui l’aspettava all’angolo e cominciò a inveire contro di lei, chiamandola prostituta in pubblico.

Nonostante simili affronti e anche percosse, Emilia decise di battezzarsi. E ha educato i figli malgrado l’opposizione sia durata ininterrottamente altri 20 anni. Fin da quando erano piccolissimi insegnò a ciascuno di loro una presentazione biblica che si esercitavano a ripetere in giardino fra i cespugli e i fiori. È valsa la pena di fare tutta questa fatica? Dei suoi otto figli maschi, due sono ora servitori di ministero e due pionieri regolari. E il marito di Emilia? Ha finito per accettare lo studio biblico con una delle figlie, una pioniera regolare!

Anche il lavoro può presentare degli ostacoli nel servizio di Geova. Nell’Honduras le donne delle pulizie o le domestiche devono lavorare per lunghe ore e spesso sono trattate come delle vere e proprie schiave; ci si aspetta, infatti, che siano disponibili sette giorni la settimana. Molte sono restie a chiedere permessi per timore di perdere il lavoro. Ma una certa giovane sorella specificava sempre sin dall’inizio che avrebbe accettato il lavoro solo se si fosse potuta prendere il tempo libero per adorare Geova. Oltre a badare alla sua stessa casa, teneva undici studi biblici a domicilio, e la maggior parte degli studenti assistevano alle adunanze.

Arriva l’uragano Fifi!

L’Honduras non è stato risparmiato dai disastri naturali. Gli uragani non sono nulla di nuovo in questo paese ma nel settembre 1974, quando l’uragano Fifi investì la costa settentrionale, si verificò il peggior disastro naturale nella storia del paese. Nella zona disastrata abitavano circa 1.600 Testimoni (due terzi del totale). Malgrado 10.000 persone rimanessero uccise, nessun fratello perse la vita. Molti, comunque, persero casa e beni, e le estese inondazioni danneggiarono i mezzi di comunicazione, le strade, le ferrovie e i ponti di cui tutti si servivano. Un gruppo di Testimoni partì in canoa dalla stazione ferroviaria di Baracoa per andare a vedere come stavano i fratelli e gli studenti biblici delle zone isolate. Poterono viaggiare in canoa sul terreno allagato fino a Tela, situata a 55 chilometri di distanza! Le cime delle case e le vette degli alberi servivano da punti di riferimento. Allorché sfiorarono un albero, un serpente corallo rimasto bloccato lassù cadde nella canoa contorcendosi. Prima che potesse far loro del male, i fratelli uccisero il micidiale serpente con un rapido colpo di machete.

Fifi causò altri problemi. Due assemblee di circoscrizione dovettero essere rimandate. Il rapporto di settembre registrò un calo, poiché si dovettero dedicare ai soccorsi lunghe e faticose ore di lavoro. Da ogni parte del mondo i fratelli offrirono il loro aiuto e, in breve tempo, giunsero soccorsi da New York, New Orleans e dal Belize. In meno di un mese vennero distribuiti tra i fratelli, le loro famiglie e i loro amici circa 30.000 chili di viveri. Il 6 novembre di quell’anno fu un giorno indimenticabile. Nonostante gli enormi ostacoli, proprio al centro della zona disastrata fu tenuta un’assemblea di circoscrizione di un giorno con 4.000 presenti. Molti fratelli e sorelle piansero lacrime di gioia e provarono grande sollievo allorché videro per la prima volta che i loro cari amici erano sani e salvi.

L’anno seguente i fratelli costruirono due nuove Sale del Regno e 36 case nuove. Alcune case furono riedificate nello stesso posto in cui erano in precedenza, mentre altre dovettero essere costruite altrove, dato che il luogo dove sorgevano prima si trovava ora nel letto del fiume! Un fratello apprezzò così tanto l’aiuto che rifece il progetto della sua casa in modo tale da avere sia il denaro che lo spazio per costruire nello stesso appezzamento anche una Sala del Regno nuova.

Grandi terremoti

“Era come il rimbombo di cento treni merci”. Ecco come un fratello descrisse il terremoto del 4 febbraio 1976 che scosse così violentemente la sua casa da farla cadere dai sostegni alti quasi tre metri giù nella palude sottostante. All’incirca altre 150 case della cittadina rimasero gravemente lesionate. Ma l’epicentro di questo sisma di magnitudo 7,5 si trovava appena oltre il confine, nel Guatemala, e lì i danni furono veramente ingenti. Un pescatore che in quella notte di luna si trovava a pochi chilometri dalla costa disse di essere rimasto stupefatto vedendo il mare diventare all’improvviso liscio come l’olio. Stranamente, tutt’attorno i pesci cominciarono a saltar fuori dell’acqua. Non riusciva ancora a capire finché nella città in lontananza si spensero tutte le luci e un terribile rombo echeggiò sull’acqua.

Nel 1980 la faglia di Motagua subì un nuovo slittamento che ancora una volta fece saltar giù la gente dal letto, ma i danni furono di gran lunga inferiori. La gente stessa dice: “È il segno degli ultimi giorni”. Purtroppo la maggioranza non fa nulla in proposito. Nonostante i grandi terremoti e l’indifferenza di molti, nell’Honduras l’opera del Regno continua a espandersi. E dopo tutto, anch’essa fa parte del segno che viviamo negli ultimi giorni. — Matt. 24:7, 14.

Il fiume Eufrate si sta prosciugando

Ai non informati potrebbe sembrare che nell’Honduras la religione sia fiorente; molte chiese sono ancora piene, almeno per le occasioni speciali. Ci sono segni sempre più evidenti, comunque, che le acque (le quali simboleggiano le persone) che un tempo davano sostegno a Babilonia la Grande cominciano a prosciugarsi. (Riv. 16:12; 17:1, 15) La gente comincia ad aprire gli occhi e a vedere realtà poco piacevoli.

Per esempio, i cattolici honduregni sono assai devoti ai “santi”. Molti fedeli rimasero perciò piuttosto scossi quando nel maggio 1969 il papa tolse circa 200 “santi” dal calendario liturgico ufficiale. “San” Martín de Porres, un santo peruviano nero che si supponeva capace di comunicare con gli animali, non fu tolto, mentre “San” Cristoforo, particolarmente amato da camionisti, conducenti di autobus e tassisti, fu tolto perché si dubitava che fosse esistito. Tali decisioni suscitarono disgusto in coloro che erano stati ingannati per tanto tempo.

Un giovane di 23 anni era un cattolico fervente, militante in un movimento “cristiano” e secondo per autorità solo al sacerdote. Un giorno la sua vita giunse a una svolta. Era andato a trovare un amico quando all’improvviso comparve il sacerdote, completamente ubriaco. Il sacerdote cominciò a insultare il giovane, usando termini molto volgari e accusandolo di immischiarsi nella sua vita privata, una vita che era ben lungi dall’essere senza macchia.

Deluso il giovane lasciò la chiesa. Alcune settimane dopo “accettò il Signore” unendosi a un’importante religione evangelica, ma l’ipocrisia e le vuote tradizioni gli causarono un’ulteriore disillusione. Così un anno dopo decise di cogliere quella che considerava l’ultima possibilità: uno studio biblico con i testimoni di Geova. A quell’epoca aveva poca stima dei Testimoni ma rimase subito colpito dalla coerenza dei loro insegnamenti biblici. Fece progresso ed educò la sua famiglia secondo ciò che imparava. Nel 1975 dedicò la propria vita a Geova e continua a servirLo tuttora.

Ai Testimoni che erano andati a visitarla, un’anziana signora di nome Marta disse che sarebbe stata felice di conoscere meglio la Bibbia e che era disposta a studiare con loro, ma che in nessun caso avrebbe cambiato religione. I Testimoni promisero che non l’avrebbero costretta a diventare membro di nessuna organizzazione. Cinque mesi dopo l’anziana signora cominciò ad assistere alle adunanze. Era stata diaconessa della religione avventista, ma quando infine i membri della sua chiesa trovarono il tempo di andare a visitarla, disse loro che mentre i Testimoni erano vivi e pieni d’amore e di speranza, la loro chiesa era morta.

In una zona c’erano tre famiglie che abitavano l’una vicino all’altra ma litigavano sempre. Una famiglia era pentecostale, una evangelica e l’altra avventista. Sorprendentemente, quando un missionario portò la buona notizia, tutt’e tre le famiglie ascoltarono il messaggio! Il missionario suggerì di fare un unico studio con tutti loro. Così alla fine risolsero i loro problemi. Questo è il frutto della vera religione. — Giov. 13:35.

Secoli di falsi insegnamenti religiosi nell’Honduras hanno dato i loro frutti: uno di questi è che tutti sono ossessionati dalla morte. Anche i peggiori nemici di un uomo andranno al suo funerale e coglieranno l’occasione per far baldoria, vegliando tutta la notte, bevendo e giocando a carte. Una pioniera della costa settentrionale rammenta di avere parlato una volta con un uomo anziano davanti alla sua umile casa. Quando lei guardò con curiosità l’oggetto su cui era seduto, l’uomo le spiegò che si trattava della sua bara. Ce l’aveva da così tanto tempo che stava marcendo. Poi tutto orgoglioso le additò la sua nuova bara che era dentro casa, ben sistemata sulle travi del tetto, al di sopra del letto. Non si sa quante altre bare marciranno prima che l’uomo muoia.

Benedizioni e difficoltà dell’opera di circoscrizione

I sorveglianti di circoscrizione, con le rispettive mogli, e l’opera che compiono per promuovere la verità sono molto apprezzati nell’Honduras, e a ragione. Si tratta di un’opera gioiosa, che però richiede grandi sacrifici. Nei primi anni il mezzo di trasporto rappresentava un grosso problema. Un fratello di Siguatepeque, un paesino d’alta montagna, rammenta che un sorvegliante di circoscrizione arrivò a piedi, madido di sudore e spingendo una carriola su cui trasportava l’occorrente per la settimana della visita.

Cattivo tempo, fiumi in piena e la mancanza di strade rendevano spesso molto difficile a questi uomini e alle rispettive mogli spostarsi da una congregazione all’altra. Gary ed Elaine Krause, missionari della 41a classe di Galaad, erano stati assegnati a una circoscrizione che andava da San Pedro Sula fino a Limón, all’estremità della Mosquitia. Quando il tempo era molto brutto non vi si poteva viaggiare né in treno né a cavallo. Più di una volta i Krause dovettero fare a piedi, con i bagagli, un tragitto di circa 80 chilometri lungo la spiaggia da Trujillo a Limón e ritorno. L’intenso caldo tropicale era alleviato dalla brezza che soffiava dall’oceano, ma a volte riscontravano che era preferibile viaggiare di notte.

Nel 1970 Aníbal Izaguirre, sorvegliante di circoscrizione sulla costa settentrionale, doveva visitare un remoto villaggio chiamato Chacalapa. Fece la prima tappa del viaggio su un treno carico di banane, noci di cocco e animali vari. Il tratto successivo, fino al villaggio di El Olvido, che tradotto approssimativamente significa “L’oblio”, lo fece su un autocarro, e fu un tragitto pieno di scossoni. L’ultima parte fu una camminata di quattro ore; ogni tanto doveva attraversare fiumi con l’acqua che gli arrivava al petto e con la valigia sulla testa mentre le scimmie gli lanciavano urli dagli alberi. Durante il cammino incontrò un nero grande e grosso che si offrì di portargli la valigia e di condurlo a destinazione. Giunti a una radura dove si trovavano una cinquantina di capanne col tetto di paglia, l’omone posò la valigia e annunciò: “Eccoci a Chacalapa!” Ma era valsa la pena di fare quella fatica, poiché su una delle capanne c’era il cartello “Sala del Regno dei Testimoni di Geova”. Vi si radunarono undici proclamatori!

Piuttosto insolito nell’opera di circoscrizione è il caso di Julio Mendoza, della congregazione di Juticalpa. Battezzato nel 1970 entrò nelle file dei pionieri speciali nel 1977 e fu subito addestrato per l’opera di circoscrizione, che iniziò nel 1980. Cosa c’è di tanto insolito nel suo caso? Questo: sia che visitasse città o regioni isolate, era accompagnato dalla moglie Dunia e dalla figlioletta Esther. Molte case rurali consistono di una sola stanza, che viene usata come soggiorno, camera da letto e cucina. Julio e la sua famiglia hanno diviso molte volte l’unica camera con i padroni di casa, oltre che con le galline, i tacchini e le capre! Una volta, non potendo attraversare un fiume, furono costretti a passare la notte nell’unico alloggio disponibile: un’amaca, dove dormirono tutt’e tre.

Nei primi anni i sorveglianti di circoscrizione dell’Honduras erano immancabilmente fratelli stranieri: o missionari o altri che erano venuti a servire dove c’era più bisogno. Ma in seguito, dei cinque sorveglianti di circoscrizione quattro erano fratelli del posto. Negli ultimi anni questi uomini e le rispettive mogli, sia che fossero del posto o che fossero stranieri, hanno potuto continuare l’opera più a lungo che in passato, nonostante malattie come epatite, malaria e dissenteria, che nelle campagne sono molto diffuse.

Naturalmente, quando l’opera li porta nelle grandi città, sono a volte ospitati da fratelli che hanno belle case. Essi hanno imparato il segreto di adattarsi, proprio come l’apostolo Paolo. (Filip. 4:11, 12) Negli ultimi anni l’opera di circoscrizione è divenuta molto più facile, grazie al maggior numero di strade asfaltate e al servizio di autobus che collega quasi tutte le città.

“Pascete il gregge di Dio”

Nel 1972 andarono in vigore nell’Honduras, come in altre parti del mondo, le nuove disposizioni riguardanti la nomina degli anziani e dei servitori di ministero. Nel complesso i fratelli mostrarono apprezzamento, impegnandosi strenuamente per divenire idonei. È interessante notare che quando venne introdotta la nuova disposizione, solo un terzo degli anziani del paese erano fratelli honduregni, ma entro il 1976 la proporzione era salita a due terzi.

Dato che allora la media nazionale era di meno di un anziano per congregazione, esisteva sempre il pericolo di trascurare di pascere il gregge. Così fu consigliato agli anziani di addestrare i servitori di ministero a compiere l’opera pastorale. Le loro visite dovevano servire a incoraggiare i fratelli e a tenere aperte le linee di comunicazione. Naturalmente se c’erano problemi gravi dovevano informarne gli anziani.

In una congregazione c’era una sorella che si pensava avesse perso ogni interesse per la verità perché non assisteva alle adunanze. Ma i fratelli scoprirono che non era andata alle adunanze solo perché non poteva permettersi di comprarsi un paio di scarpe! Essa apprezzò molto un piccolo aiuto e ricominciò subito ad assistere alle adunanze e a partecipare al ministero.

Dal 1978 al 1983 si notò un rallentamento nelle attività teocratiche del paese, sia da parte degli anziani che dei proclamatori fedeli. Dopo avere analizzato la situazione, il Comitato di Filiale additò due cause principali: materialismo e mancanza di studio personale. La televisione ha esercitato un notevole effetto, specie dalla metà degli anni ’70. Essa ha contribuito in notevole misura a far peggiorare le abitudini di studio. E anche se di solito si pensa che il materialismo prevalga nelle nazioni prospere, in effetti l’amore del denaro può contagiare sia ricchi che poveri. Una missionaria rimase sorpresa vedendo che una coppia di Testimoni viveva in una casa con il pavimento di terra e senza acqua corrente, eppure possedeva un televisore e uno stereo e aveva il soggiorno arredato con mobili costosi. Queste cose si possono comprare a credito, ma spesso per pagare i debiti devono lavorare sia il marito che la moglie. Non è strano se questa coppia saltava le adunanze e in pratica non andava mai in servizio.

La filiale moltiplicò gli sforzi per ‘pascere il gregge di Dio’ e aiutare i fratelli a ‘riguadagnare l’amore che avevano in principio’. (1 Piet. 5:2; Riv. 2:4) Inoltre, nel 1981, arrivarono dalla nuova succursale messicana della Scuola di Galaad undici missionari, e nel 1988 vennero tre fratelli che avevano frequentato la Scuola di Addestramento per il Ministero. Geova ha benedetto tutte queste disposizioni, come dimostra il consistente aumento che c’è stato dal 1984.

L’opera di pioniere produce pionieri

Dal 1984 c’è stato un notevole risveglio per quanto riguarda i pionieri. Basta paragonare la media di 937 pionieri regolari e ausiliari del 1992 con i 276 del 1976. Il numero dei proclamatori è raddoppiato, ma quello dei pionieri si è quasi quadruplicato.

A risanare le file dei pionieri contribuirono gli schietti articoli pubblicati sulla Torre di Guardia e sul Ministero del Regno e gli incoraggianti discorsi pronunciati alle assemblee. Molti servitori nominati delle congregazioni cominciarono a esprimersi in tono più positivo riguardo alle gioie del servizio di pioniere. Alcuni sistemarono le loro cose per poter fare i pionieri regolari o ausiliari. Appresero quanto fosse importante ‘non spegnere il fuoco dello spirito’ e che lo spirito di pioniere è contagioso. (1 Tess. 5:19) L’opera di pioniere produce pionieri.

Alcuni hanno pensato, erroneamente, che si debba avere la sicurezza finanziaria prima di iniziare il servizio di pioniere, ma questo non è necessario. Si prenda, ad esempio, il caso di un giovane fratello di Guásimo, un paesino di alta montagna. Il giorno dopo essere stato battezzato compilò la domanda per il servizio di pioniere ausiliario. Aveva lavorato sodo per alcuni mesi per comprarsi degli abiti nuovi ed essere quindi presentabile nel ministero. La prima settimana tutto andò bene, ma la seconda settimana non si presentò per uscire in servizio. Preoccupati, gli altri pionieri salirono sui monti e scoprirono che una notte, mentre questo giovane fratello dormiva, era stato derubato degli abiti stesi ad asciugare sulla corda del bucato. I fratelli gli procurarono altri indumenti. Malgrado avesse perso una settimana, alla fine del mese aveva raggiunto la sua quota. Mesi dopo possedeva ancora solo un paio di pantaloni. Ma questo non lo privò della gioia di veder battezzarsi una persona con cui studiava la Bibbia, soltanto sei mesi dopo il suo stesso battesimo.

Nella congregazione di San Lorenzo c’è un pioniere ventenne cieco che si chiama Adrian. Nel 1984 sua sorella accettò uno studio biblico, ma nessuno offrì lo studio ad Adrian. Si pensava che fosse al di sopra delle sue capacità. Sua sorella faceva fatica a seguire lo studio, così Adrian, che stava sempre ad ascoltare, le spiegava le cose. Ben presto la sorella perse ogni interesse, ma ancora nessuno proponeva lo studio biblico ad Adrian. Dovette chiederlo lui. Ciò che imparava lo spronò a tal punto che cominciò subito, con l’aiuto della sua famiglia, ad andare alle adunanze.

Man mano che la verità metteva radice nel suo cuore, nasceva in lui il desiderio di farla conoscere ad altri. Ancora una volta si suppose che questo fosse chiedergli troppo. Adrian insisté e i fratelli lo aiutarono a partecipare al servizio. Il primo mese che si impegnò nel ministero fece rapporto di 24 ore, dopo di che accrebbe di mese in mese il suo servizio. Il mese dopo il suo battesimo fece la domanda per il servizio di pioniere ausiliario e non passò molto che era pioniere regolare. Di solito fa rapporto di oltre 100 ore e attualmente tiene otto studi biblici a domicilio. E pensare che dapprima i fratelli lo avevano trascurato!

Necessità particolari

Chi si trova in circostanze particolari ha spesso bisogno che gli si mostri una dose speciale di altruistico amore cristiano. Teresa, per esempio, era cieca dall’età di tre anni. Aveva studiato un po’ con una Testimone, ma nel corso degli anni si era interessata di vari gruppi religiosi. Alcuni di questi avevano pregato su di lei affinché riacquistasse la vista, senza risultati, naturalmente. Il suo ardente desiderio era quello di riprendere lo studio con i Testimoni. L’opportunità si presentò, ma come tenere lo studio? La sorella leggeva i paragrafi. Purché quest’ultima leggesse bene, con l’enfasi e le pause appropriate, Teresa non aveva difficoltà a dare le risposte corrette. Ben presto Teresa volle assistere alle adunanze. Così la sorella, che non era affatto una brava ciclista, portava Teresa alle adunanze in bicicletta! Nei giorni di pioggia era proprio uno spettacolo vederle arrivare con l’ombrello e i vestiti coperti con sacchetti di plastica.

Alle adunanze rispondeva subito alle domande senza aspettare che la chiamassero per nome, ma poi imparò. Iniziò a pronunciare discorsi alla Scuola di Ministero Teocratico e a partecipare al ministero. Malgrado le sue circostanze particolari, ha gli occhi spirituali del discernimento fissi sul premio: il giorno meraviglioso in cui vedrà la bellezza di una terra paradisiaca.

C’era un vecchio, quasi cieco, che abitava in montagna. Egli accettò il libro Verità da un fratello che fece uno sforzo speciale per mantenere i contatti con lui. A volte l’uomo stava così male che non poteva fare lo studio, ma di solito, quando riuscivano a studiare insieme, le sue risposte erano ponderate e intelligenti. All’improvviso, però, il vecchio scomparve. I vicini dissero che era andato a stare dalla figlia in città perché aveva bisogno di cure mediche. Invece di concludere che non poteva più far nulla, il fratello ebbe un’idea. Appena ci fu un’assemblea in quella città andò a cercare il suo vecchio studente di casa in casa. Alla fine lo trovò, sdraiato su un’amaca! Furono prese disposizioni per riprendere lo studio. Dopo non molto il vecchio riusciva perfino ad andare alle adunanze da solo contando le strade per arrivare alla Sala del Regno. Col tempo divenne un proclamatore della buona notizia. Che meraviglia per la gente vedere quest’uomo di 93 anni, coi capelli bianchi e quasi cieco, che ogni mese dedicava da 30 a 70 ore a far visite di casa in casa!

Lagos era affettuosamente chiamato Laguito dai Testimoni di Puerto Cortés. Chiunque se lo ricordava pioniere speciale. In quanto alla sua età, egli riusciva solo a dire vagamente: “Non credo di avere più di 86 anni”. Laguito ci vedeva pochissimo, per cui a volte alla filiale dovevano decifrare i suoi rapporti di servizio. Un mese fece rapporto di 1.050 ore, una cifra impossibile, ma risultò trattarsi di 150 ore, pur sempre tante. Per questa stessa ragione, quando andava in bicicletta, urtava spesso contro qualcosa. Dopo che era finito in un torrente e che si era fatto male alla testa, per amor suo i fratelli decisero che l’unica cosa da fare era quella di vendergli la bicicletta. In seguito si mise a letto con l’epatite e non si riprese più. Per quel che si sapeva, Laguito non aveva parenti, così nei suoi ultimi sei mesi di vita la congregazione si prese cura di lui. Un fratello lo accolse in casa sua e ogni giorno qualcuno andava ad assistere questo caro vecchio e fedele fratello.

“Non erano della nostra sorta”

Com’è da aspettarsi, però, non tutti rimangono fedeli. Nell’Honduras alcuni han dovuto essere disassociati dalla congregazione cristiana nel corso degli anni, soprattutto per immoralità e ubriachezza. Anche l’apostasia, con la sua arroganza e il suo spirito divisivo, ha portato alcuni alla rovina spirituale. La disassociazione, per quanto sia sempre una cosa triste, salva delle vite. Mantiene pura la congregazione, spinge alcuni trasgressori a pentirsi e a volte ne risulta perfino una buona testimonianza.

Blanca Rosa, per esempio, studiava con una missionaria in procinto di lasciare il paese. La missionaria voleva passare lo studio a un’altra proclamatrice, ma Blanca Rosa non voleva continuare lo studio. Però era curiosa di sapere perché la missionaria doveva andarsene. “Va all’adunanza stasera e capirai”, spiegò la sorella. Per soddisfare la sua curiosità quella sera Blanca Rosa andò all’adunanza e udì un annuncio: Il marito della missionaria, lui stesso missionario straniero e sorvegliante, era stato disassociato dalla congregazione. Blanca Rosa rimase profondamente colpita. Pensò: ‘Questa è la verità. Né razza, né aspetto, né posizione impediscono di espellere dalla congregazione un trasgressore’. Questo fatto segnò una svolta nella sua vita. Si battezzò e per quattro anni ha fatto la pioniera ausiliaria.

Figli prodighi

Molte lacrime sono versate dai genitori affranti allorché i loro figli diletti, maschi o femmine, vengono disassociati o semplicemente inghiottiti dal fango di questo mondo. Essi possono trarre conforto e speranza dalla ben nota parabola di Gesù del figlio prodigo, narrata in Luca capitolo 15. Le famiglie numerose sono una cosa normale nell’Honduras, quindi anche il numero dei ‘figli prodighi’ è numeroso. C’è comunque un pizzico di verità nel proverbio che dice: “Finché c’è vita c’è speranza”.

Oswaldo conosceva la verità sin da bambino dato che era stato allevato da uno zio che è testimone di Geova. Non era battezzato, e negli anni dell’adolescenza aveva cominciato a vivere una doppia vita. Andava alle adunanze e usciva in servizio, ma frequentava anche le discoteche con una ragazza del mondo. Per soddisfare i suoi desideri derubò persino un fratello. Costretto ad andarsene dalla casa dello zio, condusse una vita sempre più immorale, facendo anche uso di droga. Infine si arruolò nell’esercito.

Passarono gli anni; Oswaldo cominciò a desiderare la vita che conduceva un tempo nell’organizzazione di Geova. Ma si sentiva incapace di fare un qualsiasi passo. Un giorno incontrò per caso lo zio e gli disse che voleva tornare. Pur dubitando seriamente della sincerità di Oswaldo, lo zio gli diede l’indirizzo della casa missionaria. Oswaldo vi andò direttamente e prese accordi per lo studio biblico. Quella stessa settimana ricominciò a leggere le riviste e ad assistere alle adunanze; questo, a sua volta, gli diede la forza necessaria per troncare con la droga e la vita immorale. Trovò anche il coraggio di risarcire quelli che aveva derubato. Una sorella non voleva accettare nulla, ma Oswaldo, per tranquillizzare la propria coscienza, insisté perché accettasse un televisore e una cassetta di mele. Il marito non credente della sorella rimase molto colpito.

Oswaldo, comunque, era ancora nell’esercito, ma desiderava trovare il modo per ottenere il congedo. Successe che il suo superiore che lavorava al circolo ufficiali fu destituito per furto, e Oswaldo fu informato che poteva prendere il suo posto. Con la promozione ci sarebbero stati anche una buona paga e un lavoro piacevole, ma Oswaldo era deciso a ottenere il congedo. Così si presentò al comandante. Prima ancora che lui riuscisse a menzionare il congedo, il comandante si congratulò per la sua promozione! Oswaldo fu irremovibile e spiegò quello che voleva veramente: lasciare l’esercito e intraprendere il ministero a tempo pieno. Benché possa sembrare strano, il suo desiderio fu soddisfatto. Per di più, negli ultimi mesi passati nell’esercito aveva così trasformato la sua personalità che gli venne rilasciato un attestato ufficiale. Ebbe molte occasioni per dare testimonianza e prima che partisse i suoi amici dell’esercito lo soprannominarono rispettosamente “Il predicatore”. Ora è battezzato e pioniere regolare, un vero predicatore.

Anche Santiago era un tipo piuttosto ribelle. Aveva tre sorelle — due pioniere regolari, una pioniera ausiliaria — ed erano tutt’e tre attive, diligenti e spirituali. Santiago era il contrario. Era fiero dei suoi capelli biondi (nell’Honduras hanno quasi tutti i capelli neri) che portava lunghi. Fra i suoi intimi amici c’erano ladri, ubriaconi e drogati, di cui seguiva le abitudini. Non è strano se finiva in prigione quasi ogni mese. Malgrado tutto ciò un missionario ragionava: “Con tre sorelle teocratiche, è impossibile che il fratello sia completamente privo di buone qualità”. Propose a Santiago lo studio, e il giovane accettò. Ma non faceva progresso. Infine il missionario smise di fargli lo studio, spiegando che era inutile continuare se Santiago non voleva mettere in pratica le cose che imparava.

I mesi passavano e al principio del 1986 Santiago chiese che gli fosse concessa un’altra possibilità. Stavolta le cose andarono diversamente: si tagliò i capelli lunghi, si preparava per lo studio e dava perfino testimonianza agli amici di un tempo, che cominciarono a sfuggirlo come la peste. Il missionario, comunque, non era ancora del tutto convinto. “Ha smesso veramente di fumare e di creare problemi nel vicinato?”, chiese alle sorelle di Santiago. Gli risposero di sì. In aprile gli fu concesso di partecipare al servizio di campo. In maggio fece rapporto di 65 ore di servizio; in giugno conduceva cinque studi biblici. Progredì fino al battesimo e ben presto era lui a guidare la famiglia in tutte le attività spirituali. Nel 1989 venne nominato pioniere speciale.

Cosa indusse Santiago a cambiare vita? Egli risponde: “Dopo avere studiato la prima volta, sapevo cosa Geova approva e cosa non approva. Quindi notai che ogni volta che facevo qualcosa di sbagliato, sapendo che era sbagliato, finivo per mettermi in serie difficoltà con altri. Questo mi fece capire che quanto Geova richiede è la cosa migliore ed è per nostra protezione. Chi ubbidisce a Geova ha invariabilmente meno problemi. Non volevo avere problemi per tutta la vita, così ricominciai a studiare, ma stavolta mettevo anche in pratica le cose che imparavo”.

La “bomba blu” e altri libri

Le numerose pubblicazioni della Società (Watchtower) hanno permesso di aiutare le persone a cambiar vita e ad avvicinarsi a Geova. Sono adatte sia per chi è istruito che per i semianalfabeti, sia per i giovani che per i meno giovani. È impossibile dire quale di queste abbia esercitato maggiore influenza nel campo honduregno.

Prendiamo, ad esempio, il famosissimo libro Verità, detto anche la “bomba blu”, di cui sono state stampate e distribuite in tutto il mondo oltre cento milioni di copie. Un’insegnante della scuola domenicale di catechismo di una chiesa evangelica decise di andare alla Sala del Regno a chiedere uno studio biblico. Durante il tragitto incontrò una sorella che le chiese perché volesse studiare con i Testimoni. La donna rispose: “Ho trovato la verità e non voglio continuare a fare la catechista”. Aveva letto di nascosto il libro Verità. Poiché potevano farle lo studio biblico solo due volte la settimana anziché tutti i giorni rimase delusa. Nondimeno fece progresso e cominciò subito ad assistere alle adunanze. Quando sentì per caso il sorvegliante della Scuola di Ministero Teocratico dire che chi voleva essere ministro di Dio doveva iscriversi alla Scuola di Ministero Teocratico si iscrisse. Troncò ogni legame con la scuola domenicale e si prefisse l’obiettivo di diventare un vero ministro di Geova.

Anche il libro Giovinezza ha ricevuto buona accoglienza nell’Honduras. In alcune scuole e università i professori se ne sono serviti per trattazioni in classe. Una ragazza che aveva ricevuto il libro Giovinezza dalla nonna lo portò a scuola. La professoressa lo esaminò e chiese dove l’avesse preso. Un altro studente che pure ne aveva una copia intervenne dicendo che era pubblicato dai testimoni di Geova. L’insegnante ordinò 34 libri da usare a scuola.

Anche il libro Creazione ha prodotto un notevole effetto nelle università. Una sorella che è insegnante ha sempre resistito alle pressioni del direttore e dei colleghi che tentavano di farle tenere lezioni sul soggetto dell’uomo preistorico. Quando uscì il libro Creazione, se ne servì in classe con buoni risultati dandone anche una copia a un’altra insegnante e una al direttore.

In zone come Puerto Cortés quasi tutti i direttori delle scuole hanno una copia di questo libro. Il direttore per i Caraibi di un’organizzazione assistenziale mondiale, che ha frequentato l’università in Inghilterra, lo ha letto più di una volta e ha detto: “Questo libro focalizza esattamente la questione. Non si può credere in Dio e allo stesso tempo nell’evoluzione”.

Il libro Vivere per sempre ha sostituito il libro Verità e reca speranza e conforto a milioni di persone. Sin da adolescente Leticia era ossessionata dal pensiero della morte; ogni volta che moriva qualcuno che conosceva, era sopraffatta da una grande tristezza. Infatti racconta: “Da due anni a questa parte non sono più oppressa da questo pensiero angoscioso; la mia tristezza è svanita”. Come mai? “Una compagna di università aveva il libro Vivere per sempre ma non le interessava così me lo diede. A pagina 10 lessi: ‘Voi non volete morire, come non lo desidera nessun’altra persona normale che abbia un minimo di salute. Dio ci ha fatti col desiderio di vivere, non di morire. . . . Un Dio di amore non avrebbe certo creato gli uomini col desiderio di vivere per sempre senza dar loro la possibilità di soddisfare questo desiderio!’ Meditai sulle informazioni e ne trassi conforto. In seguito dissi alla mia compagna che le ero molto grata per avermi dato un vero tesoro”.

Naturalmente, tra i libri che usiamo quello di gran lunga più importante è la Bibbia. Nell’Honduras, dove un tempo la gente non osava leggere questo libro, la Traduzione del Nuovo Mondo si è rivelata uno strumento di inestimabile valore. Quando nel 1967 uscì in spagnolo, la distribuzione di Bibbie nell’Honduras aumentò vertiginosamente di oltre il 1.000 per cento rispetto alla cifra del 1965. Questa ottima traduzione continua ad aiutare le persone ad avvicinarsi a Geova, l’Autore della Bibbia.

Un’unica rivista

Fu un gran giorno quello in cui l’Honduras cominciò a ricevere le riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! a colori. Che la nuova veste piacesse è indicato dal fatto che in quell’anno di servizio, il 1986, ci fu un aumento del 13 per cento nel numero di copie distribuite. Gli honduregni apprezzano davvero l’ampia varietà degli argomenti trattati nelle riviste e il fatto che si basano sulla Bibbia. È comune vedere qualcuno che le legge sull’autobus o negli uffici.

Nella zona di La Ceiba, un medico consigliò a una donna incinta di abortire dato che aveva avuto diversi parti difficili. Lei però era incerta, così il medico le disse di andare a casa e pensarci. Il giorno fissato per il successivo appuntamento una Testimone diede a questa donna una rivista che trattava il soggetto dell’aborto. La rivista l’aiutò a prendere la ferma decisione di non abortire. Come furono tutti felici quando infine partorì la sua bambina, senza alcun problema! Questa donna iniziò uno studio biblico. Ora sia lei che la figlia maggiore sono battezzate e fanno le pioniere ausiliarie. Tutto cominciò con un’unica rivista.

Una sorella diede una rivista Svegliatevi! contenente l’articolo “Perseguite la pace con il prossimo” al direttore del personale del ministero della Pubblica Istruzione. Rimase piacevolmente sorpresa quando 300 dipendenti ricevettero una fotocopia ciascuno di questo articolo! Dovevano trattarlo durante una riunione a scopo di studio. La riunione durò più del previsto ma nessuno si lamentò. In seguito a quella riunione l’atmosfera tra i dipendenti migliorò sensibilmente e il direttore si è conquistato la simpatia e il rispetto del personale. Anche questo è stato il risultato di un’unica rivista.

Stranamente alcuni fratelli avevano un atteggiamento negativo riguardo alla distribuzione delle riviste. Nel 1981 una piccola congregazione distribuì pochissime riviste: una media mensile di appena tre riviste circa per proclamatore. Il sorvegliante di circoscrizione li incoraggiò a essere positivi circa il vero valore delle riviste. Ben presto, in quella stessa congregazione, ciascun proclamatore distribuiva in media 16 riviste al mese. Rimasero sorpresi scoprendo che alcuni ne accettavano volentieri tre o quattro numeri per volta!

Ulteriore progresso nei territori rurali e isolati

Nel 1970 si calcolò che fino a quel momento la buona notizia del Regno giungeva solo a 3 o 4 honduregni su 10. In base ai suggerimenti dati quell’anno dal sorvegliante di zona, fu deciso di rifare i territori delle congregazioni per riuscire a raggiungere un maggior numero di persone. Le congregazioni risposero organizzando comitive di Testimoni, in macchina o anche in autobus, per lavorare una volta la settimana le zone rurali. Neppure in questo modo si riusciva ancora a percorrere l’intero paese. Nel 1971 la filiale dispose che il restante territorio non assegnato venisse lavorato una volta all’anno da pionieri speciali temporanei.

Due pionieri speciali, Armando Ibarra e Manuel Martínez, ricevettero l’incarico di lavorare i territori isolati del dipartimento di Olancho. Fecero almeno cinque giri nei villaggi sparsi di questo esteso dipartimento. È un territorio di montagne interminabili e remote valli, abitato da animali selvatici come giaguari e serpenti velenosi, oltre che da uomini violenti, che sono i più pericolosi.

Allo scopo di percorrere più territorio decisero di lavorare separatamente pur mantenendosi sempre in contatto. Un giorno Armando si accorse che non vedeva Manuel da un po’ e andò a cercarlo. Mentre si avvicinava a una casa sentì qualcuno dire: “Ti salvino il tuo Dio o la tua Bibbia adesso!” Fu preso dalla paura ma pregò Geova ed entrò. La situazione era tesa. C’era Manuel, con le mani alzate, davanti a due uomini armati di pistola e machete. Vedendo Armando e comprendendo che Manuel non era solo, gli uomini abbassarono le armi e lo lasciarono andare. Con cautela Manuel, sempre voltato verso questi uomini e indietreggiando lentamente, uscì dalla casa e raggiunse il suo compagno. Dopo di che i due si avviarono verso un altro villaggio.

Nel maggio 1987 Hector Casado, allora sorvegliante di circoscrizione, scrisse alle congregazioni chiedendo volontari per organizzare un giro di sei giorni nei villaggi isolati del dipartimento di Santa Bárbara. C’era bisogno di fratelli e sorelle di costituzione robusta disposti ad andare sui monti e a dormire in qualsiasi villaggio si trovassero al tramonto. Settanta Testimoni di 26 congregazioni e gruppi isolati si incontrarono il giorno stabilito a San Pedro Sula. Furono divisi in otto gruppi e dopo aver pregato Geova partirono per i rispettivi itinerari. Incontrarono ogni sorta di persone, per lo più poverissime, alcune piuttosto favorevoli, alcune ostili, molte analfabete e qualcuna che conosceva già benissimo la verità grazie a libri ottenuti anni prima. Una donna desiderava a tal punto il libro Vivere per sempre che offrì in cambio la sua unica gallina.

Un gruppo fece un faticoso viaggio di sei ore su tortuose strade di montagna con un veicolo a trazione integrale. Quando infine arrivarono in un paesino venne giù una pioggia torrenziale. Fu una vera provvidenza, visto che nella zona non pioveva da parecchi mesi. Il merito del temporale venne attribuito ai fratelli! Perciò le acque della verità furono accolte bene anche lì. Alcune sorelle tornavano lo stesso pomeriggio a tenere studi biblici con chi mostrava interesse. Alcuni di questi studi continuarono a essere tenuti per corrispondenza.

Un altro gruppo lavorò una zona che era praticamente sotto il controllo di evangelici nordamericani i quali avevano una stazione radio di loro proprietà. Se ne servirono per fare una campagna propagandistica contro i Testimoni, spiegando che vanno a far visite a due a due, portando borse per la letteratura. “Fate molta attenzione ai Testimoni”, avvertirono. “Sono bravi e hanno profonda conoscenza della Bibbia. Perfino il più esperto dei nostri fratelli potrebbe essere ingannato da loro. Evitateli! Non riceveteli in casa vostra!” Questa pubblicità gratuita destò grande curiosità e grazie ad essa furono fatte molte conversazioni interessanti.

In un’altra cittadina un uomo ospitale ma poverissimo mise la sua casa a disposizione dei fratelli. Dormire su stuoie sulla terra nuda non fu un problema. Ma prima che spuntasse l’alba furono svegliati dalle pulci, che avevano deciso di far colazione di buon’ora! In questa cittadina intrecciare stuoie è pressoché l’unica fonte di reddito. Varie donne che durante il giorno non avevano accettato letteratura andarono la sera nel luogo dove alloggiavano i fratelli e, in cambio di libri, offrirono le loro stuoie appena fatte.

Dopo sei giorni i settanta componenti del gruppo si rincontrarono. Avevano distribuito 623 libri e 687 riviste e dedicato al servizio 2.455 ore!

Alcuni si sono chiesti se valga la pena di fare tanta fatica per raggiungere queste persone isolate, visto che è quasi impossibile tornare a visitarle. Ma non bisogna sottovalutare il potere che ha la verità di mettere radice nel cuore delle persone. In una zona isolata, un uomo che era interessato si recava regolarmente in paese a prendere letteratura per sé. Allorché il gruppo che lavorava quella zona venne a saperlo, un fratello sellò il suo mulo e andò in montagna a cercare quest’uomo. Trovò la casa ma la moglie dell’uomo gli disse che lui non c’era. Dov’era? La donna rispose: “È andato a predicare”.

Riferendo qualcosa di analogo, un sorvegliante disse: “Supponete di arrivare in un paese isolato aspettandovi di trovare poca gente interessata alla verità. Ma in una casa dopo l’altra la gente dice: ‘I testimoni di Geova vengono a visitarci e siamo convinti che hanno la religione giusta’. Questo è accaduto a noi. Nello stesso paese altri dicevano: ‘Entrate, vi aspettavamo; noi studiamo con Don Tivo’. ‘Chi è Don Tivo?’, chiedevamo. Non conoscevamo nessun fratello che si chiamasse così. A quanto pare quest’uomo aveva ricevuto letteratura, e il messaggio aveva messo profonde radici nel suo cuore. Dopo avere conosciuto un Testimone che gli aveva spiegato come usare i libri per condurre studi biblici, Don Tivo si era accinto a fare discepoli. Allorché lo incontrammo, teneva sette studi biblici. Uno di questi era con una coppia che stava facendo i passi per sposarsi legalmente e quindi partecipare insieme a Don Tivo all’opera di predicazione!”

Assemblee memorabili

Alla prima assemblea di distretto dell’Honduras, tenuta nel 1948, ci furono 467 presenti. Tra questi c’era un uomo d’affari che disse: “Era ora che qualcuno portasse un messaggio come questo. È una novità per me, però mi piace”.

Passarono 18 anni prima che venisse organizzata la prima assemblea internazionale. Nel dicembre 1966 si radunarono nella capitale 1.422 persone, fra cui 225 fratelli provenienti da luoghi diversi come Canada, Germania e Australia. Un convoglio formato da 11 autobus trasportò 450 fratelli da San Pedro Sula. La strada asfaltata di lì a Tegucigalpa era ancora in costruzione, per cui furono costretti a fare un difficile viaggio di 12 ore su serpeggianti strade di montagna. I fratelli arrivarono da luoghi lontani come La Ceiba e giunsero con un giorno di ritardo perché le abbondanti piogge avevano impedito il passaggio del treno che trasportava la frutta e su cui essi viaggiavano. Nessuno si lamentò del viaggio faticoso.

Ricevettero consigli appropriati sul problema del nazionalismo nella parte intitolata “Ascoltate le parole di Daniele per il nostro giorno”. Videro per la prima volta un dramma dal tema “Rivolgiamoci alla Bibbia come guida della nostra vita”. Esso servì a proteggere i nostri fratelli che abitano in zone dove la fornicazione è così comune che se un uomo è fedele la gente in generale lo considera strano se non addirittura anormale.

Sia la stampa che la radio fecero una buona pubblicità. Ovviamente i nemici si diedero da fare come al solito, diffondendo menzogne e una pubblicità negativa, ma la stampa dedicò molto più spazio e attenzione alla verità. L’apostolo Paolo, infatti, disse: “Non possiamo fare nulla contro la verità, ma solo per la verità”. (2 Cor. 13:8) Non c’è dubbio che questa assemblea contribuì all’ottima crescita che ci fu in seguito. Nei successivi tre anni ci furono 477 battezzati, rispetto ai 175 battezzati dei tre anni precedenti.

Ogni tanto membri del Corpo Direttivo sono presenti alle assemblee, e la loro compagnia è sempre uno stimolo e un motivo di gioia per i fratelli. Il fratello N. H. Knorr venne diverse volte. I fratelli W. L. Barry, J. C. Booth, F. W. Franz, M. G. Henschel, W. K. Jackson, K. F. Klein, A. D. Schroeder e L. A. Swingle hanno tutti partecipato a un’assemblea o l’altra.

L’assemblea di distretto “Manteniamo l’integrità!” del 1986 fu un’altra occasione straordinaria. Il dramma “È in gioco il vostro futuro” spinse alcuni fratelli e sorelle a pensare più seriamente all’opera di pioniere. Un giovane fratello intendeva andare all’università dopo l’assemblea ma cambiò idea e si cercò un lavoro che gli consentisse di fare il pioniere ausiliario. Sua sorella perse il lavoro perché non volle mancare all’assemblea. Anche lei cominciò a fare la pioniera ausiliaria.

Una piccola assemblea di circoscrizione tenuta in una scuola di Puerto Cortés fu memorabile per il fatto che mancava il sorvegliante di circoscrizione! Era rimasto bloccato dall’altra parte di un fiume impetuoso e non aveva potuto far altro che restare dov’era. I fratelli se la cavarono egregiamente. Divisero fra loro le parti del sorvegliante di circoscrizione così che non andò perso nulla del programma. Tuttavia c’era ancora un problema: I fratelli responsabili dell’assemblea avevano deciso che tutti gli oratori indossassero la giacca. Da queste parti pochi fratelli hanno una giacca, perché normalmente non la usano. Così quando il primo fratello terminò la sua parte in programma, la stessa giacca rossa e la stessa cravatta verde ricomparvero per le successive tre parti. La diversa taglia e la diversa figura dei quattro fratelli diedero un leggero tocco di comicità a un’assemblea per altri versi normale.

Edificare per la vera adorazione

I testimoni di Geova si interessano di edificare: edificare la personalità cristiana, famiglie felici e congregazioni unite e pacifiche. Man mano che le congregazioni dell’Honduras sono cresciute, hanno dovuto cimentarsi nella costruzione di Sale del Regno e di una filiale. Nei primi anni bastava appendere un cartello al muro e sistemare qualche panca nel soggiorno della casa di un fratello per avere una Sala del Regno. Ma le congregazioni videro subito che c’erano dei vantaggi a costruire i propri locali. Delle 22 congregazioni esistenti nel 1971 nell’Honduras, 15 avevano la propria sala.

Di solito le Sale del Regno sono semplici, linde e adatte alla comunità in cui sorgono. La capanna col tetto di paglia e le panche di mogano — ricavate da alberi del posto — che troviamo nella radura di Chacalapa non sono costate nemmeno l’equivalente di 30.000 lire. A La Junta, vicino al fiume Ulúa, il bambù cresce abbondante, quindi la sala che vi è stata costruita, con la nuda terra per pavimento e le pareti di bambù, è costata più o meno lo stesso. Ampliata e migliorata più volte, continua ad essere semplice e adatta all’ambiente in cui si trova. Nelle città, invece, sono appropriati altri tipi di sale.

Per quanto semplice possa essere il locale, costruire una sala lontano da una grande città non è impresa da poco. Non si possono ordinare per telefono legname, sabbia e cemento. La sala di Siguatepeque fu edificata nel 1973 da fratelli non del mestiere con gli unici materiali grezzi che avevano a disposizione. Sabbia e ghiaia furono spalate dall’alveo del fiume e vagliate. Grandi pini furono abbattuti in una gola e trasportati fuori coi buoi, dopo di che gli alberi vennero poggiati su un cavalletto, e due uomini, con una sega a mano lunga quasi 3 metri, ricavarono delle travi di 11 metri di lunghezza.

La filiale, cioè la Betel, ha una storia interessante. A partire dal 1946 vennero presi in affitto dei locali nella capitale, per cui nel corso degli anni si è dovuto traslocare più di una volta. Ma mentre era servitore di filiale Harold Jackson, l’incremento degli interessi del Regno indicò che si sarebbe dovuto costruire un edificio adatto ai nostri bisogni. A tal fine fu acquistato un appezzamento di terreno situato in una magnifica posizione con vista sull’ambasciata americana. I lavori iniziarono nel 1961, quando era servitore di filiale Lloyd Aldrich. L’architetto era Baltasar Perla, del Salvador, mentre l’imprenditore era Pedro Armijo, di Tegucigalpa. Furono impiegati arnesi e tecniche edilizie semplici.

Parlando dell’ottimo lavoro compiuto, il fratello Aldrich fece questi commenti: “Fu sorprendente vedere ciò che i fratelli erano riusciti a fare senza macchine o attrezzature moderne. Fecero quasi tutto a mano. Le uniche due macchine di una certa importanza erano una betoniera e un camion per il trasporto dei materiali al cantiere”.

Nel 1961 c’erano solo 571 proclamatori nell’Honduras e i locali della filiale erano più che sufficienti, ma nel 1986 fecero rapporto più di 4.000 proclamatori e la casa Betel, benché ampliata nel 1978, era ormai troppo piccola. Il Corpo Direttivo approvò un ampliamento che avrebbe più che raddoppiato lo spazio esistente. I lavori iniziarono nell’ottobre 1987. Che gioia è stata vedere i volontari internazionali all’opera! Essi, con la volenterosa collaborazione di molte congregazioni, portarono a termine un bell’edificio che il 21 ottobre 1989 fu dedicato al servizio di Geova.

Uno sguardo al passato e alle prospettive future

La dedicazione della nuova Betel fu un’occasione felice. Fratelli e sorelle che svolgevano il servizio del Regno da molto tempo vennero da luoghi vicini e lontani e si rallegrarono rivedendosi dopo tanti anni. Fra loro c’erano alcuni dei primi missionari che avevano prestato servizio nell’Honduras: Allan ed Helen Bourne, Darlean Mikkelsen, Randy Morales e Woody Blackburn, che fu servitore di filiale al principio degli anni ’50.

Riflettendo sulla sua esperienza nel campo honduregno, Werner Zinke, che serve come coordinatore del Comitato di Filiale dal 1978, ha commentato: “Pensando ai miei 20 anni di servizio qui nell’Honduras, posso dire che Geova ci ha benedetto riccamente in questo paese. Ho visto aumentare il numero dei proclamatori da 1.341 nel 1970 fino agli attuali 6.583. Adesso che c’è una nuova filiale abbiamo il privilegio di servire ancor meglio i nostri fratelli honduregni”.

Quando Ethel Grell, che è pioniera da quando aveva 14 anni, arrivò nell’Honduras con sua madre Loverna nel 1946, c’erano solo 15 proclamatori, fra cui 7 missionari. A una recente assemblea l’hanno intervistata e le hanno chiesto qual è stata la più grande benedizione che ha ricevuto nei suoi oltre 40 anni di ministero compiuto in questo paese. Ha risposto: “Ciò che mi ha resa più felice è stato vedere la stabilità e la maturità dell’organizzazione di Geova, l’aumento dei giovani pionieri e l’enorme crescita dei proclamatori”.

Alla dedicazione della nuova Betel nel 1989 il Corpo Direttivo fu rappresentato da Lyman Swingle, che pronunciò il discorso della dedicazione. Quando gli fu chiesto cosa pensasse delle prospettive teocratiche nell’Honduras, diede una risposta che andava ben oltre l’immediato futuro. Disse infatti: “Ci sono ottime prospettive sia per l’Honduras che per tutti gli altri paesi perché presto l’organizzazione di Geova trasformerà tutta la terra in un paradiso”. Questo è in effetti ciò che desideriamo vivamente: il dominio del Regno di Geova! Ma nel frattempo c’è ancora lavoro da fare. Imploriamo la benedizione di Geova su tutti i fratelli honduregni mentre continuano a lavorare lealmente a spalla a spalla con i loro fratelli di altri paesi, per sostenere il Suo nome sotto la guida di Gesù Cristo e del suo schiavo fedele.

[Prospetti a pagina 207]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

HONDURAS

Media di pionieri

939

 

 

 

255

162

59

14

1950 1960 1970 1980 1992

Massimo di proclamatori

6,583

 

 

3,014

1,341

550

260

1950 1960 1970 1980 1992

[Cartina a pagina 148]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

HONDURAS

Capitale: Tegucigalpa

Lingua ufficiale: spagnolo

Religione principale: cattolica

Popolazione: 5.011.107

Filiale: Tegucigalpa

MESSICO

BELIZE

GUATEMALA

EL SALVADOR

NICARAGUA

HONDURAS

Mar delle Antille

ISLAS DE LA BAHÍA

Roatán

Puerto Cortés

Omoa

Tela

Baracoa

Trujillo

La Ceiba

Limón

Sangrelaya

Brus Laguna

LA MOSQUITIA

San Pedro Sula

La Lima

Ulúa

El Progreso

Santa Rita

OLANCHO

Santa Rosa de Copán

Siguatepeque

Tegucigalpa

Comayagua

Danlí

San Lorenzo

Choluteca

Guásimo

Oceano Pacifico

[Immagine a pagina 152]

Loverna Grell, a sinistra, e sua figlia Ethel

[Immagini alle pagine 156 e 157]

L’Honduras, un paese con pittoresche cascate, belle orchidee, antiche piramidi e spiagge lungo le coste

[Immagine a pagina 158]

William e Ruby White

[Immagine a pagina 162]

Questi missionari che servono nell’Honduras provengono da Canada, Finlandia, Germania, Messico, Norvegia, Stati Uniti e Svezia

[Immagine a pagina 168]

Il fratello Knorr e le gemelle Fischer, Jeannette, a sinistra, e Johneth, che cominciarono entrambe il servizio missionario nel 1952

[Immagine a pagina 172]

Grant Allinger, sorvegliante della filiale dal 1963 al 1978, e sua moglie Olga

[Immagine a pagina 176]

Predicazione vicino a Omoa

[Immagine a pagina 184]

Il sorvegliante di circoscrizione Julio Mendoza con la moglie Dunia e la figlia Esther

[Immagine a pagina 193]

Le Sale del Regno sono semplici, linde e adatte alla comunità in cui sorgono

[Immagini a pagina 200]

La prima filiale, ben diversa da quella costruita nel 1961; visibile la parte aggiunta nel 1978

Lyman Swingle al programma della dedicazione dei nuovi locali avvenuta il 21 ottobre 1989. Il nuovo edificio della filiale, ultimato nel 1989, è vicino all’edificio precedente

[Immagine a pagina 201]

I cinque fratelli del Comitato di Filiale con le rispettive mogli durante una visita di zona di Lloyd Barry. Da sinistra a destra: William e Ruth Sallis, Raymond e Olga Walker, Aníbal e Cristina Izaguirre, Lloyd e Melba Barry, Werner e Ulla Zinke, Manuel e Ada Martínez