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Ungheria

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IL 25 LUGLIO 1991 fu un giorno felice per l’opera del Regno in Ungheria. Questa data segnò l’arrivo del primo missionario addestrato dalla Watch Tower Society e inviato a servire in Ungheria. László Sárközy e la moglie Karen atterrarono alle 13,03 all’aeroporto Ferihegy a sud di Budapest. Venivano da Toronto (Canada) dove lui aveva servito dopo aver ricevuto il diploma della Scuola di Addestramento per il Ministero. Per il fratello Sárközy significava ritornare a casa dopo più di 27 anni.

L’odierna Ungheria è una nazione dell’Europa centro-meridionale con oltre 10 milioni di abitanti. Più del 95 per cento degli abitanti sono di origine magiara (ungherese) e circa i due terzi di questi sono considerati cattolici. In questo paese il cattolicesimo risale a oltre un migliaio di anni fa. Poco dopo l’introduzione del cattolicesimo, István (Stefano) fu incoronato re da papa Silvestro II. Successivamente l’Ungheria assunse il titolo di Regnum Marianum.

Ma in Ungheria non tutti sono cattolici. La prima Bibbia completa pubblicata in ungherese, nel 1590, era stata tradotta da un protestante, Gáspár Károli. Questa traduzione che contiene il nome divino, più volte riveduta, è attualmente la Bibbia ungherese più usata. La presenza e l’influenza di non cattolici vennero riconosciute dal governo nel 1868 quando fu emanata una legge che concedeva la libertà di scelta in quanto all’educazione religiosa. Nel 1989 il governo ungherese estese questo diritto ai testimoni di Geova. Ora si potevano inviare nel paese missionari dei testimoni di Geova. Comunque l’attività dei testimoni di Geova non era affatto nuova per gli ungheresi.

La verità biblica si diffonde in Ungheria

Novantatré anni prima dell’arrivo di László e Karen Sárközy, La Torre di Guardia di Sion (inglese) del 15 maggio 1898 aveva pubblicato il seguente annuncio relativo a un fratello del Canada: “Salutiamo un caro fratello che parte per il suo paese nativo, l’Ungheria, per portare la buona novella ai suoi compaesani. Essendo stato per anni professore nelle scuole del suo paese, conosce bene il latino e il tedesco oltre all’ungherese, e confidiamo che possa essere impiegato dal Signore per trovare e suggellare alcuni eletti”.

La sua attività evidentemente portò frutto. Cinque anni dopo, quando Charles Taze Russell e i suoi compagni di viaggio si recarono a Zurigo, incontrarono, fra gli altri, due compagni di fede dell’Ungheria. Inoltre, diverse lettere di fratelli ungheresi pubblicate nell’edizione tedesca della Torre di Guardia di Sion nel 1905 indicano che alcuni ricevevano letteratura biblica dalla Germania.

Nel 1908 Andrásné Benedek — un’umile ungherese entrata a far parte degli Studenti Biblici, come venivano chiamati allora i testimoni di Geova — tornò a Hajdúböszörmény, nell’Ungheria orientale, per portare ad altri la buona notizia che aveva appreso dalla Parola di Dio. Quattro anni dopo altri due Studenti Biblici ritornarono dagli Stati Uniti. Essi avevano conosciuto la verità riguardo a Dio e ai suoi propositi assistendo ad alcuni discorsi pubblici del fratello Russell. Il fratello Russell aveva l’abitudine di avvicinare dopo il programma le persone dell’uditorio che aveva visto assistere già altre volte e di chiedere loro: “Da dove venite? Di che nazionalità siete? Vi piacerebbe tornare dai vostri parenti per parlare loro della verità?”

Uno di questi due Studenti Biblici, Károly Szabó, tornò a Marosvásárhely (ora Tîrgu-Mureş, in Romania), città che allora era in Ungheria. L’altro, József Kiss, lavorò insieme al fratello Szabó, distribuendo pubblicazioni nelle vicinanze prima di ritornare al suo paese nativo, Abara (ora Oborín, nella Repubblica Slovacca). La loro attività portò frutto, infatti la famiglia del fratello Szabó accettò la verità, e in seguito altri nella zona si schierarono dalla parte della verità e cominciarono a predicare la buona notizia.

Il campo ungherese nel Nordamerica

Andrásné Benedek, Károly Szabó, József Kiss e il professore canadese sono solo alcuni dei molti che conobbero la verità nel Nordamerica e tornarono in Ungheria per predicare la buona notizia. Che così tanti siano tornati al loro paese dimostra che il campo ungherese in America era ben lavorato.

La Torre di Guardia del 15 agosto 1909 ricordò ai fratelli che c’erano ‘migliaia di persone che leggevano il magiaro in tutte le principali città degli Stati orientali e centrali’ d’America. Quindi i fratelli furono incoraggiati a ordinare e distribuire gratuitamente l’edizione ungherese dei volantini chiamati Pulpito dei popoli. Per la fine dell’anno seguente circa 38.000 copie erano state distribuite negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. Fra le altre pubblicazioni ungheresi uscite negli anni successivi ci furono gli Studi sulle Scritture, lo Scenario del Fotodramma della Creazione, La Torre di Guardia, L’Età d’Oro e l’opuscolo Milioni or viventi non morranno mai. In seguito la Società si servì di programmi radio in ungherese per diffondere la buona notizia. Cinque stazioni trasmisero 27 programmi in ungherese nel 1930.

Ostacoli in Ungheria

Nel 1911, in un giro di conferenze in Europa durante il quale visitò almeno dieci paesi, il fratello Russell sperava di poter parlare a Budapest sul tema “Il sionismo nella profezia”. Ma un rabbino di New York che si opponeva accanitamente all’opera svolta dal fratello Russell influenzò i suoi colleghi dell’Austria-Ungheria inducendoli a ostacolare i piani per tenere quell’adunanza.

In seguito Károly Szabó scrisse al fratello Russell: “In Ungheria l’opera è molto più difficile che in America, perché gli amici, salvo poche eccezioni, sono molto poveri, e l’opera si deve svolgere su scala molto ridotta. . . . Attualmente ci sono quarantadue piccole classi in vari comuni . . . L’11 e il 12 maggio abbiamo tenuto una piccola assemblea, con circa 100 presenti. . . .

“I pastori e i preti di varie denominazioni hanno cercato di fermare la nostra opera per vie legali. Siamo stati trascinati in tribunale. Finora siamo riusciti a difendere il nostro operato”.

La verità raggiunge la capitale

Prima della prima guerra mondiale uno spazzino di Budapest trovò un volantino degli Studenti Biblici sotto l’immondizia che stava portando via. Il volantino conteneva un indirizzo di Marosvásárhely. Egli mostrò il volantino alla moglie, che lo lesse con grande piacere e interesse. Essa scrisse immediatamente chiedendo altre pubblicazioni. Le pubblicazioni furono inviate e poi qualcuno le fece visita.

Di conseguenza presto si formò un piccolo gruppo di studio e questa donna, la signora Horváth, offrì la sua casa per le adunanze del gruppo. Questo luogo, in piazza Tisza Kálmán (ora piazza Köztársaság), fu il primo usato dagli Studenti Biblici di Budapest per le loro adunanze. Quando nel 1923 la sorella Horváth morì, il suo appartamento continuò a essere usato dai fratelli per tenervi le adunanze, e servì temporaneamente anche come ufficio.

Kiss e Szabó in prigione

Geova benedisse lo zelo dei fratelli Kiss e Szabó e di altri, tanto che quando scoppiò la prima guerra mondiale c’erano, oltre che nella capitale, gruppi di studio in diverse città: Hajdúböszörmény, Bagamér e Balmazújváros nell’Ungheria orientale, e Nagyvisnyó nell’Ungheria settentrionale. Non solo c’era un gruppo a Marosvásárhely ma ce n’era uno anche a Kolozsvár (Cluj), città che ora fanno entrambe parte della Romania.

Il clero era irritato dalla zelante attività dei fratelli Kiss e Szabó e incitò il governo a intervenire contro di loro. Entrambi furono arrestati e condannati a cinque anni di prigione. Tuttavia, durante la rivoluzione del 1919, vennero rilasciati, e iniziarono subito a stabilire i contatti fra le congregazioni. Nel 1920 questo però diventò più difficile perché il Trattato del Trianon aveva privato l’Ungheria di buona parte del suo territorio, che fu assegnato ad alcune nazioni circostanti.

Attività postbelliche organizzate da Cluj

Dopo la guerra mondiale altri che avevano conosciuto la verità biblica negli Stati Uniti tornarono in Ungheria. Fra questi c’erano due fratelli carnali, József e Bálint Soós, che si erano battezzati nel 1918. Arrivati nel loro paese nel 1919, iniziarono prontamente a diffondere la buona notizia con l’aiuto di pubblicazioni della Società. Era evidente che Geova benediceva i loro sforzi. Venne formata una congregazione a Tiszaeszlár, e altre sorsero poi nei villaggi vicini.

L’anno dopo l’arrivo dei fratelli Soós in Ungheria, la Società mandò Jacob B. Sima in Romania. Pochi giorni dopo il suo arrivo a Cluj, egli si incontrò con Károly Szabó e poi con József Kiss per riorganizzare l’opera sia in Ungheria che in Romania. Cercarono un luogo adatto per un ufficio. La predicazione della buona notizia in Romania, Ungheria, Bulgaria, Iugoslavia e Albania fu curata da questo ufficio.

Poiché risultò impossibile trovare locali adatti per la filiale a Cluj, nel 1924 la Società si accinse a costruirvi un ufficio e una tipografia. Alla fine dell’anno La Torre di Guardia riferiva: “Lo stabilimento tipografico della Società a Cluj ha prodotto durante l’anno 226.075 libri, e ne sono stati distribuiti 129.952. Inoltre sono state distribuite più di 175.000 copie della Torre di Guardia e dell’Età d’Oro in ciascuna delle due lingue [romeno e ungherese]”.

Gli osservatori del mondo erano sbalorditi. La rivista Az Út (La Via) disse: “Attualmente [1924] in Romania non esiste un’altra tipografia con attrezzatura così moderna. . . . Com’è lillipuziana la nostra . . . attività di diffusione in paragone con [quella degli Studenti Biblici]”.

Amorevole, coraggioso e odiato

Il progresso nel diffondere il messaggio del Regno nella stessa Ungheria, però, non attese che la tipografia della Romania fosse pronta ad entrare in azione. Nel 1922 ben 160 persone si radunarono in Ungheria per commemorare la morte del Signore. Quell’anno, sotto la direttiva della Società, si presero disposizioni per stampare 200.000 copie della risoluzione Sfida ai capi del mondo, e ai fratelli venne ufficialmente concesso un giorno per distribuirla. Copie d’essa raggiunsero per posta molti uffici pubblici e alti funzionari.

György Kiss fu uno di quelli che diedero un ottimo esempio ai fratelli ungheresi in quel periodo. Era un omone amorevole e coraggioso. Durante la prima guerra mondiale era stato condannato a morte per la sua posizione neutrale, ma poi la pena fu commutata in carcere a vita, e dopo la guerra fu rimesso in libertà. Egli impiegò bene gli anni di vita che gli erano stati aggiunti, aiutando a stabilire molte congregazioni. Servì anche come pellegrino, oratore viaggiante degli Studenti Biblici.

Per la sua attività intrepida e coronata da successo, il fratello Kiss era particolarmente odiato dal clero e anche dalla polizia di stato. Benché fosse stato maltrattato e arrestato più volte, era difficile condannarlo perché conosceva bene la legge e sapeva difendersi contro le accuse con grande abilità. I fratelli lo supplicavano di essere più cauto, ma egli continuò a viaggiare per il paese, a visitare le congregazioni e a cercare di rafforzare spiritualmente gli altri. Era un buon esempio, secondo le parole dell’apostolo Paolo “gentile verso tutti, qualificato per insegnare . . . istruendo con mitezza quelli che non [erano] favorevolmente disposti”. — 2 Tim. 2:24, 25.

Il 20 luglio 1931 i fratelli della fiorente congregazione di Debrecen, vicino al confine romeno, lo aspettavano, ma non arrivò mai. Essi conclusero che i suoi nemici dovevano averlo eliminato e che lui doveva essere ‘andato a casa’ avendo ricevuto la ricompensa celeste. — Giov. 14:2.

Altro aiuto dagli Stati Uniti

Negli anni ’20 altri ancora che erano diventati Studenti Biblici negli Stati Uniti tornarono in Ungheria animati da uno spirito di evangelizzazione. Tra questi ci furono János Varga, che prima andò a Hajdúszoboszló nell’Ungheria orientale e poi servì come pellegrino, e József Toldy, che andò a Nagyvisnyó nell’Ungheria settentrionale, dove si impegnò con zelo nell’opera di evangelizzazione.

János Dóber, che aveva conosciuto la verità nel 1910 assistendo a un discorso del fratello Russell, andò nell’Ungheria occidentale e cominciò a predicare con grande zelo a Zalaudvarnok. In pochissimo tempo si formò un gruppo e, sotto la sua zelante direttiva, questo gruppo predicò in tutte le città e i villaggi circostanti. Tuttavia egli dovette spesso affrontare dura opposizione e qualche volta desiderava ritornare in America. Ma la moglie gli chiedeva: “Caro, perché siamo ritornati in Ungheria? Non è per predicare?” E János riacquistava la calma.

Opposizione dall’interno e dall’esterno

Via via che la predicazione della buona notizia raggiungeva altre zone e si intensificava, aumentava anche l’opposizione. Nel 1925 il governo ritirò il permesso di distribuire letteratura della Società. Per continuare a provvedere cibo spirituale ai fratelli fu necessario pubblicare la rivista Torre di Guardia a Cluj con titoli, come Pellegrino cristiano e Vangelo, che cambiavano periodicamente.

Anche gli ecclesiastici intensificarono la loro azione contro i fratelli. Per esempio, Zoltán Nyisztor, un sacerdote cattolico, pubblicò un opuscolo, intitolato Millenaristi o Studenti Biblici, che diceva: “Il russellismo è peggiore e più detestabile del bolscevismo rosso, perché . . . sotto le spoglie della religione il russellismo nasconde un invito all’anarchia; descrive rivoluzioni, persecuzione delle chiese e l’eliminazione o annientamento del clero come il piano di Dio”.

Spesso erano le chiese a istigare il brutale trattamento riservato ai nostri fratelli dalla polizia. La prova di questa brutalità era evidente dalle cicatrici che aveva Károly Szabó quando tornò negli Stati Uniti.

A questa persecuzione si aggiungevano le difficoltà interne suscitate da Satana e dai demoni. A Cluj, Jacob B. Sima cominciò a perseguire mete egoistiche, dimenticando l’importanza della predicazione della buona notizia del Regno di Dio e attirando l’attenzione su di sé. Questo provocò una grave frattura.

Poco dopo la direttiva dell’opera in Ungheria fu affidata all’ufficio di Magdeburgo (Germania) della Watch Tower Society, e Lajos Szabó fu invitato ad andare a Budapest per aiutare a organizzare l’opera di predicazione e la traduzione della Torre di Guardia. Quindi La Torre di Guardia ungherese veniva pubblicata a Magdeburgo con il titolo Rivista per coloro che credono nel sangue di Cristo.

L’aiuto dei fratelli tedeschi

Nel 1931 gli Studenti Biblici in tutto il mondo compresero che, tenuto conto di ciò che la Parola di Dio dice chiaramente, sarebbe stato molto più appropriato essere conosciuti come testimoni di Geova. (Isa. 43:10) Gli opuscoli Il Regno, la speranza del mondo e Spiegazione, pubblicati in Ungheria, spiegarono perché veniva adottato il nome testimoni di Geova e, in armonia con questo nome, richiamavano l’attenzione su Geova e sul suo proposito in relazione al Regno.

L’Annuario del 1933 riferiva: “Con la pubblicazione dell’opuscolo Regno si è presentata un’occasione speciale per dare un’estesa testimonianza alla capitale dell’Ungheria. Nella data stabilita 90 fratelli tedeschi si sono recati lì e in cinque giorni sono stati distribuiti 125.000 opuscoli Regno e 200.000 volantini”.

La distribuzione dell’opuscolo Regno fu una delle molte occasioni in cui i Testimoni tedeschi aiutarono i loro fratelli ungheresi. Quando Hitler salì al potere in Germania e cominciò a perseguitare i testimoni di Geova, molti fratelli e sorelle dovettero lasciare la Germania e alcuni si trasferirono in Ungheria. Fra questi c’erano Martin Poetzinger, che era già stato un anno in Bulgaria e che, anni dopo, diventò membro del Corpo Direttivo, e Gertrud Mende, che diventò sua moglie.

Un altro Testimone di lingua tedesca, Gerhard Zennig, lavorò in quel tempo con il fratello Szabó. Benché non avesse un fisico forte, il fratello Zennig fu brutalmente maltrattato, in particolare da un investigatore della polizia chiamato Balázs. Anche Heinrich Dwenger, che fu mandato direttamente dalla filiale della Germania, è ricordato con affetto dai fratelli di Budapest. Con la sua dolcezza, la sua bontà e i suoi saggi consigli fu di grande aiuto ai fratelli ungheresi. I pionieri tedeschi lo chiamavano “papà pioniere” perché si prendeva amorevole cura di loro.

In quel periodo il fascismo cominciò a esercitare una forte influenza sull’Ungheria. I fratelli tedeschi furono costretti ad andarsene e i fratelli ungheresi subirono maggiore persecuzione. Molti di loro furono brutalmente maltrattati dalla polizia e poi condannati a lunghi periodi di reclusione.

Adunanze tenute con cautela

Alla fine degli anni ’30 era possibile tenere le nostre adunanze solo segretamente e in piccoli gruppi. La letteratura disponibile di solito consisteva in una sola Torre di Guardia per congregazione, che veniva fatta circolare tra i fratelli.

Ferenc Nagy di Tiszavasvári ricorda: “Lo studio Torre di Guardia di allora non assomigliava a quelli di oggi. Dopo che tutte le persone attese erano arrivate, si chiudevano le porte. A volte la trattazione di un articolo durava anche sei ore. Io avevo circa cinque anni, mio fratello un anno di meno, ma ci piaceva starcene seduti nelle nostre seggioline ad ascoltare i lunghi studi. Era un vero piacere. Ricordo ancora alcuni drammi profetici. Il modo in cui i nostri genitori ci hanno allevato ha dato buoni risultati”.

Etel Kecskemétiné, che ha più di ottant’anni e serve ancora fedelmente a Budapest, ricorda che a Tiszakarád i fratelli tenevano le adunanze nei campi durante la pausa di mezzogiorno. Poiché lavoravano insieme coltivando la terra prima di un Testimone poi di un altro, le autorità non potevano impedire queste adunanze. In autunno e in inverno le sorelle si sedevano tutte insieme a filare, e i fratelli si univano a loro. La polizia indagò sulla loro attività, ma non riuscì a fermarli. Se non c’erano simili opportunità di radunarsi, si riunivano da qualche parte la mattina presto o la sera tardi.

Proclamatori pieni di risorse

Quando fu vietato di predicare alle porte, i Testimoni trovarono altri modi per comunicare le verità bibliche. L’uso dei fonografi portatili era relativamente nuovo in quel tempo, e non c’era nessuna legge che lo vietasse. Perciò i fratelli chiedevano al padrone di casa il permesso di far ascoltare un messaggio registrato. Se il permesso veniva dato, facevano sentire il disco di un discorso del fratello Rutherford. A questo scopo i fratelli incisero in ungherese i discorsi del fratello Rutherford e utilizzarono sia fonografi portatili che grammofoni con grandi trombe.

A proposito di quei poderosi messaggi biblici registrati, János Lakó, che in seguito sposò la figlia della sorella Kecskemétiné, ricorda: “Ebbi la bella esperienza di ascoltarne uno a Sátoraljaújhely. Una frase mi è rimasta impressa nella mente: ‘Monarchie, democrazie, aristocrazie, fascismo, comunismo e nazismo, e tutti gli sforzi del genere di governare finiranno ad Armaghedon e saranno presto dimenticati’. Eravamo sbalorditi dalla vigorosa esposizione di verità bibliche. Nel 1945 quel discorso, che mi aveva così colpito, acquistò il suono di una profezia”.

Le difficoltà continuano

La persecuzione continuò con accresciuta violenza. Dopo che un sacerdote cattolico era stato nell’ufficio della Società a Budapest e si era procurato tutte le informazioni che poteva, venne lanciata una campagna denigratoria sui giornali. Questa fu accompagnata da avvertimenti dal pulpito e alla radio. In tutto il paese fu confiscata la letteratura e i Testimoni furono picchiati senza pietà. A Kisvárda un certo numero di Testimoni furono portati in municipio. Uno per volta vennero condotti in un’altra stanza e picchiati e torturati ferocemente. Parlando di questo l’Annuario dei testimoni di Geova del 1938 chiedeva: “‘Pasqua’, la domenica della grande processione. Cosa hanno celebrato in quel giorno di risurrezione? La risurrezione dell’Inquisizione?”

Quando il clero non riusciva a convincere certi funzionari a fare quello che voleva, ricorreva ad altri mezzi. L’Annuario del 1939 diceva: “I fratelli vengono spesso percossi e maltrattati da tipacci che sono incitati e spesso pagati per farlo. Abbiamo saputo che in alcuni luoghi gli ecclesiastici locali hanno ricompensato ognuno di loro con 10 chili di tabacco per aver presentato false accuse contro i figli di Dio”.

Fuorilegge

Nel 1938 András Bartha, che aveva lavorato cinque anni nell’ufficio della Società a Magdeburgo, in Germania, e poi aveva servito in quella che allora era la Cecoslovacchia, si ritrovò in territorio ungherese dopo che parti della Cecoslovacchia e della Rutenia erano state annesse all’Ungheria. Il fratello Bartha venne subito incaricato di occuparsi dell’opera della Società in Ungheria. L’attività dei testimoni di Geova era già stata vietata in Germania sotto il regime nazista. Le loro adunanze furono proibite in Cecoslovacchia. Quindi, il 13 dicembre 1939, la loro attività fu dichiarata fuorilegge anche in Ungheria.

Quello stesso anno furono eretti due campi di internamento in Ungheria, uno a 30 chilometri da Budapest e l’altro a Nagykanizsa, città dell’Ungheria sud-occidentale, a 26 chilometri dal confine iugoslavo. Questi campi furono presto pieni di persone definite sospette: criminali, comunisti e testimoni di Geova, che erano accusati di essere una minaccia per la società.

Intanto un sovrintendente della polizia centrale di Budapest organizzò una squadra investigativa per scoprire chi erano i “capi” dei testimoni di Geova e analizzare la funzione di questa organizzazione illegale e i suoi contatti all’estero. Seguirono arresti, violenze fisiche e psichiche e imprigionamenti.

Tutto questo fermò l’attività dei testimoni di Geova in Ungheria? No, ma richiese che ogni proclamatore seguisse il consiglio di Gesù di essere “cauti come serpenti e innocenti come colombe”. (Matt. 10:16) L’Annuario del 1940 riporta un esempio di come una pioniera usò cautela. Essa aveva un fazzoletto nero in testa e un altro sulle spalle. Dopo aver predicato in un quartiere, vide uno degli uomini che aveva contattato venire verso di lei con due poliziotti. La sorella si infilò in una stradina laterale, cambiò i fazzoletti neri con fazzoletti di un altro colore, e andò tranquillamente incontro ai due poliziotti. Questi le chiesero se aveva visto una donna con dei fazzoletti neri, al che la sorella rispose che ne aveva vista una allontanarsi di corsa nella direzione opposta. I poliziotti e il loro informatore si misero a rincorrerla mentre la Testimone tornò tranquillamente a casa.

Una fedele pioniera in seguito ricordava come le autorità, sotto la pressione del clero, l’avevano fatta arrestare. Per un po’ venne sorvegliata dalla polizia e obbligata a presentarsi alla polizia due volte al mese. Ma appena usciva dal commissariato, montava in bicicletta e andava nel suo territorio a predicare. Poiché non smetteva di predicare, la misero in prigione, prima per cinque giorni, poi per dieci, quindici e trenta giorni, due volte per quaranta giorni, quindi per sessanta giorni, due volte per cento giorni e infine per otto anni. E perché? Perché insegnava alla gente la Bibbia. Come gli apostoli di Gesù Cristo, ubbidiva a Dio come governante anziché agli uomini. — Atti 5:29.

Dal momento che il fratello Bartha era interamente preso dal lavoro di traduzione, nel 1940 la Società affidò la direttiva dell’opera in Ungheria a János Konrád, ex servitore di zona (sorvegliante di circoscrizione).

Altri campi di internamento

Nell’agosto 1940 parte della Transilvania (Romania) fu assorbita dall’Ungheria. L’anno dopo la persecuzione in questa zona si intensificò. A Cluj, in Transilvania, fu eretto un altro campo di internamento, e vi furono portati centinaia di fratelli e sorelle, giovani e vecchi. Lì i Testimoni furono poi sottoposti a molte brutalità perché non rinunciavano alla loro fede e non tornavano alla religione di un tempo. Quando ne furono informati, i fedeli Testimoni di tutto il paese si unirono in preghiera a loro favore. Poco dopo un’indagine ufficiale effettuata nel campo di Cluj rivelò che c’era corruzione, per cui il comandante e gran parte delle guardie vennero trasferiti, e alcuni furono perfino arrestati. Ciò recò un po’ di sollievo ai nostri fratelli, e per questo resero grazie a Geova.

Nel frattempo nell’Ungheria sud-occidentale, in un campo vicino a Nagykanizsa, venivano internate insieme delle coppie, e i Testimoni rimasti ancora a casa badavano ai loro figli. In tutti questi campi il popolo di Geova era sotto pressione. Veniva offerta loro la libertà se solo avessero firmato un documento rinunciando alla propria fede e promettendo che avrebbero troncato ogni legame con i testimoni di Geova e sarebbero tornati alla fede di un tempo approvata dallo Stato.

La situazione dei testimoni di Geova diventò ancor più pericolosa quando, il 27 giugno 1941, l’Ungheria entrò in guerra contro l’Unione Sovietica. Questo provocò molti processi in relazione al rifiuto del servizio militare.

Arrestato il servitore responsabile

L’attività della squadra investigativa che si occupava dei testimoni di Geova si intensificava, con irruzioni in casa di molti fratelli. Il fratello Konrád ricevette parecchi mandati di comparizione, vennero fatte irruzioni in casa sua e due volte alla settimana doveva presentarsi al commissariato centrale di polizia.

Nel novembre 1941 egli convocò tutti i servitori di zona (sorveglianti di circoscrizione) e disse loro che era sicuro che presto sarebbe stato arrestato, per cui suggerì che József Klinyecz, uno dei servitori di zona, sovrintendesse all’opera nell’eventualità del suo arresto.

Il mese dopo, il 15 dicembre, il fratello Konrád fu arrestato. Per diversi giorni fu sottoposto a un trattamento indicibilmente barbaro e brutale nel tentativo di fargli rivelare i nomi dei servitori di zona e dei pionieri, ma i suoi tormentatori non ebbero successo. Infine venne consegnato al procuratore distrettuale. Dopo tutto questo fu condannato a soli due mesi di prigione. Ma una volta scontata la pena, non fu rimesso in libertà. Invece venne trasferito nel campo di concentramento di Kistarcsa con la scusa che era un pericolo per la società.

Due servitori responsabili

Intanto nel 1942 l’Ufficio per l’Europa centrale in Svizzera incaricò ufficialmente Dénes Faluvégi di occuparsi dell’opera in Ungheria. Il fratello Faluvégi, che era mansueto e accomodante per natura, era nondimeno capace di incitare gli altri con il suo zelo per la verità. Era stato maestro in una scuola della Transilvania e dopo la prima guerra mondiale aveva avuto una parte importante nell’organizzare l’opera in Romania.

Tuttavia il fratello Klinyecz, il servitore di zona a cui il fratello Konrád aveva affidato temporaneamente la sorveglianza dell’opera nell’eventualità del suo arresto, non vide di buon occhio che l’incarico fosse stato dato al fratello Faluvégi, che riteneva incapace di assolvere il difficile compito.

Il fratello Klinyecz era sempre stato un fratello zelante e coraggioso, per natura più risoluto che mansueto. Era zelante nel servizio di campo ed era ben conosciuto e amato dai fratelli di tutto il paese. I fratelli finirono per dividersi in due gruppi: uno riconosceva la nomina del fratello Faluvégi da parte della Società, l’altro condivideva l’opinione del fratello Klinyecz che in tempi così difficili l’incarico di sorveglianza doveva essere in mani risolute.

Alcune congregazioni furono visitate contemporaneamente da due servitori di zona: uno mandato dal fratello Faluvégi, l’altro dal fratello Klinyecz. Triste a dirsi, in simili situazioni, invece di incoraggiare i fratelli a volte i due servitori di zona litigavano fra loro. Si capisce che ciò addolorava i fratelli fedeli.

La scuderia di Alag

Nell’agosto 1942 le autorità decisero di farla finita con i testimoni di Geova in Ungheria. A questo scopo prepararono dieci punti di raccolta in cui furono ammassati i Testimoni, uomini e donne, giovani e vecchi. Furono portate in questi luoghi anche persone non ancora battezzate, ma che si sapeva avevano avuto contatti con i testimoni di Geova.

I Testimoni di Budapest e dintorni furono portati in una scuderia per cavalli da corsa ad Alag. Da entrambi i lati della scuderia, lungo le pareti esterne, fu stesa della paglia su cui i fratelli e le sorelle dormivano la notte. Se durante la notte qualcuno voleva anche solo voltarsi doveva ottenere il permesso formale delle guardie. Di giorno erano costretti a stare seduti in fila su panche di legno con la faccia al muro mentre le guardie marciavano su e giù per la scuderia con le baionette inastate. Era vietato parlare.

Vicino alla scuderia c’era un locale più piccolo dove gli inquirenti, al comando di István e Antal Juhász, due fratelli carnali, svolgevano gli “interrogatori”. Torturavano i fratelli, usando metodi talvolta troppo abietti per essere menzionati.

Neanche le sorelle erano risparmiate. A una sorella furono ficcate in bocca le calze per soffocarne le grida. Poi fu costretta a sdraiarsi per terra a faccia in giù con un agente seduto su di lei che le teneva le gambe alzate mentre un altro le batteva spietatamente la pianta dei piedi. I colpi e le sue grida si sentivano chiaramente nel locale in cui erano i fratelli.

Il “tribunale” di Alag

Gli “interrogatori” terminarono alla fine di novembre. Quel mese fu improvvisata un’aula di tribunale nella sala da ballo di un ristorante di Alag dove lo stato maggiore di Heinrich Werth si occupò del processo di 64 testimoni di Geova. Entrando in quell’aula essi videro pubblicazioni, Bibbie, macchine da scrivere, fonografi e dischi che erano stati confiscati durante le perquisizioni nelle case.

Il processo ebbe inizio senza che alcuno dei 64 accusati fosse stato interrogato dal militare querelante o avesse potuto parlare con l’avvocato incaricato dal tribunale di difenderli. L’interrogatorio di tutti gli imputati durò solo poche ore, e i Testimoni non ebbero nessuna vera possibilità di difendersi. A una sorella fu chiesto se era preparata a impugnare le armi. Essa rispose: “Sono una donna, e come tale non sono tenuta a impugnare le armi”. Allora le fu chiesto: “Impugneresti le armi se fossi un uomo?” E lei: “Risponderò a questa domanda il giorno che diventerò un uomo!”

Poi furono emesse le sentenze. I fratelli Bartha, Faluvégi e Konrád dovevano essere impiccati. Altri furono condannati all’ergastolo e il resto ricevette condanne da due a quindici anni da scontare in un penitenziario. Quello stesso pomeriggio vennero portati nel carcere militare di viale Margit a Budapest. I tre fratelli che erano stati condannati a morte attendevano l’esecuzione da un momento all’altro, ma esattamente un mese dopo che erano stati rinchiusi in carcere il loro avvocato venne a informarli che la condanna a morte era stata commutata nell’ergastolo.

Negli altri nove punti di raccolta gli interrogatori si svolsero con metodi simili a quelli usati nella scuderia di Alag. I fratelli condannati vennero infine trasferiti nel penitenziario di Vác nel nord del paese.

Monache come guardie

Le sorelle in genere vennero internate a Budapest nella prigione del controspionaggio in via Conti. Quelle condannate a tre anni o più furono trasferite nel carcere femminile di Márianosztra (Maria nostra), villaggio vicino al confine slovacco, dove erano sorvegliate da monache che trattavano le nostre sorelle nel modo peggiore. Furono portate lì anche Testimoni che erano già state in altre prigioni.

Chi non era pronto a ubbidire alle regole carcerarie stabilite dalle monache veniva messo nel sotterraneo. Fra queste regole c’era l’obbligo di assistere alle funzioni e il saluto cattolico “Sia lodato Gesù Cristo”. Se veniva dato qualcosa alle prigioniere, l’espressione di ringraziamento doveva essere “Dio te ne renda merito”.

Naturalmente le nostre fedeli sorelle non si conformavano a queste regole. Ogni volta che rifiutavano di andare in chiesa, venivano rinchiuse nel sotterraneo per 24 ore; era in queste occasioni che le nostre sorelle dicevano “Dio te ne renda merito”. Le Testimoni furono private anche di tutti i normali privilegi, come quello di ricevere pacchi, corrispondere con i parenti e ricevere visite. Solo qualcuna scese a compromessi per evitare ulteriori sofferenze. Dopo qualche tempo, però, per le fedeli il trattamento diventò meno duro.

Il campo di concentramento di Bor

Nell’estate del 1943 tutti i fratelli al di sotto dei 49 anni vennero radunati da tutte le prigioni del paese in una città di provincia e ricevettero l’ordine di fare il servizio militare. I fratelli fedeli, benché venissero nuovamente sottoposti a un trattamento brutale, rimasero saldi e rifiutarono, non accettando neanche gli indumenti militari che furono offerti loro. Nove del gruppo, però, fecero il giuramento militare e indossarono l’uniforme. Ma il compromesso non recò loro nessun sollievo. Tutti e 160, inclusi i nove traditori, furono trasferiti nel campo di concentramento di Bor (Serbia). Due anni più tardi uno dei traditori, con il fucile in mano, si trovò pallido e tremante a far parte di un plotone incaricato di fucilare, fra gli altri, il proprio fratello carnale, un Testimone fedele.

Sia in viaggio verso il campo che nel campo stesso i fratelli vissero delle brutte esperienze. Ma il comandante del campo in genere non insisté che i fratelli svolgessero un lavoro contrario alla loro coscienza. Una volta quando alcuni soldati ricorsero alla tortura per cercare di costringere i Testimoni a violare la propria coscienza, il comandante persino si scusò.

Károly Áfra, un fratello ultrasettantenne che serve ancora fedelmente Geova, racconta: “Ci furono alcuni tentativi di infrangere la nostra fede, ma rimanemmo saldi. Una volta dovevamo fare la piazzola di cemento per un cannone. Per questo lavoro furono scelti due fratelli. Essi rifiutarono dicendo che erano detenuti per non aver fatto niente in relazione con la guerra. L’ufficiale disse che se non eseguivano il lavoro li avrebbe fucilati. Uno dei fratelli venne portato da un soldato dall’altra parte del monte, poi si udì uno sparo. L’ufficiale disse all’altro fratello: ‘Ormai tuo fratello è morto, ma tu puoi ripensarci’.

“La sua risposta fu: ‘Se mio fratello ha potuto morire per la sua fede, perché io non potrei?’ L’ufficiale ordinò all’altro soldato di riportare il fratello ‘fucilato’ e, dando un colpetto sulla spalla all’altro, disse: ‘Uomini così valorosi meritano di rimanere in vita’, e li lasciò andare”.

I fratelli sapevano che la ragione per cui erano in vita era servire come testimoni di Geova. C’erano migliaia di prigionieri nel campo di Bor, e i Testimoni diedero a molti di loro una completa testimonianza riguardo a Geova e al suo Regno. In tutto il paese durante quegli anni difficili i testimoni di Geova — in prigione, nei campi di concentramento o altrove — fecero buon uso delle opportunità di dare testimonianza. Ovunque incontrarono persone bendisposte, anche fra alti ufficiali, che ammiravano l’intrepida perseveranza dei Testimoni. Alcuni ufficiali persino li incoraggiarono: “Possiate continuare a perseverare nella vostra fede”.

I Testimoni avevano già trascorso 11 mesi a Bor in circostanze pericolose e penose quando si sparse la voce che i partigiani intendevano attaccare la città. Fu deciso di evacuare il campo. Quando i Testimoni seppero, due giorni prima della partenza stabilita, che avrebbero dovuto compiere il viaggio a piedi, si misero immediatamente a costruire carretti a due e a quattro ruote. Al momento della partenza avevano così tanti carretti che ufficiali, soldati e altri prigionieri vennero a osservare sbalorditi quello che i testimoni di Geova erano riusciti a fare.

Prima di mettersi in cammino (insieme a 3.000 prigionieri ebrei), ogni fratello ricevette sette etti di pane e cinque scatolette di pesce, che non sarebbero certo stati sufficienti per il viaggio. Ma Geova provvide quello che non avevano provveduto gli ufficiali. In che modo? Mediante i serbi e gli ungheresi che abitavano nella zona che attraversarono. Questi furono lieti di dar loro il pane che erano riusciti a mettere da parte. I fratelli raccoglievano questo pane e durante una sosta lo dividevano in maniera equa tanto che ciascuno ne riceveva un pezzo, anche se era solo un boccone. Centinaia di prigionieri furono consegnati ai soldati tedeschi per essere messi a morte, ma la protettiva mano di Geova fu sui suoi Testimoni.

Nuova prova di integrità

Verso la fine del 1944, quando gli eserciti sovietici si stavano avvicinando, i Testimoni ricevettero l’ordine di dirigersi verso il confine tra l’Ungheria e l’Austria. Visto che tutti gli uomini validi erano al fronte, lungo il cammino i Testimoni aiutarono le donne nel duro lavoro di coltivare la terra. Dove erano ospitati, i fratelli colsero l’occasione per dare testimonianza.

Nel gennaio 1945 il comandante informò i Testimoni che tutti gli uomini in grado di lavorare dovevano presentarsi al municipio di Jánosháza. Di là un ufficiale tedesco li portò fuori del villaggio a scavare trincee. Quando i primi sei che erano stati scelti si rifiutarono, l’ufficiale ordinò immediatamente: “Fucilateli!” I sei fratelli vennero messi in fila, i soldati ungheresi avevano i fucili spianati pronti al comando di far fuoco e gli altri 76 fratelli stavano a guardare. Sottovoce uno dei soldati ungheresi incitò i fratelli che osservavano: “Fatevi avanti e deponete gli arnesi altrimenti li fucileranno”. Essi seguirono all’istante il suo consiglio. L’ufficiale tedesco rimase così perplesso che in un primo momento si limitò a fissarli incredulo. Poi chiese: “Non vogliono lavorare neanche loro?” Il fratello Bartha rispose in tedesco: “Oh, sì, noi vogliamo lavorare, ma non possiamo svolgere lavori contrari alla nostra fede. Il sergente qui presente può confermare che abbiamo fatto di tutto nel modo più coscienzioso ed efficiente, e lo facciamo ancora, ma non faremo questo lavoro che intendete farci fare”.

Uno di quei fratelli in seguito ricordava: “L’ufficiale allora ci dichiarò tutti in arresto, cosa in realtà abbastanza ridicola perché ad ogni modo eravamo tutti prigionieri”.

Altri fedeli

Come i fratelli menzionati sopra, centinaia di fratelli e sorelle di tutto il paese combatterono la stessa battaglia per la fede in molti altri campi di concentramento e prigioni.

Nella primavera del 1944, quando molti ebrei furono trasferiti dal campo di internamento di Nagykanizsa in campi della Germania, fra loro c’erano due testimoni di Geova, Éva Bász e Olga Slézinger, ebree per nascita, rispettivamente di 20 e 45 anni. Entrambe erano adoratrici di Geova Dio, zelanti e pure di cuore. La sorella Bász era una ragazza molto delicata, ma prima dell’arresto aveva servito come pioniera. Era impegnata nel ministero di campo a Dunavecse quando la polizia la arrestò e la portò in municipio.

Su istigazione del sindaco subì un trattamento umiliante. La sorella Bász ricorda: “Venni rapata completamente; dovetti stare in piedi nuda in presenza di dieci o dodici poliziotti. Poi iniziarono un interrogatorio e volevano sapere chi fosse il nostro capo in Ungheria. Spiegai che non abbiamo altro condottiero che Gesù Cristo”. Per tutta risposta fu percossa spietatamente con gli sfollagente. Ma la sorella Bász era decisa a non tradire i suoi fratelli cristiani.

Quindi, essa ricorda, “quelle bestie mi legarono mani e piedi insieme sopra la testa, e tutti mi umiliarono stuprandomi, tutti tranne un poliziotto. Mi legarono così forte che tre anni dopo, quando arrivai in Svezia, avevo ancora i segni ai polsi. Fui talmente maltrattata che mi nascosero in cantina per due settimane, finché le ferite più gravi si rimarginarono. Non osavano farmi vedere da altri in quelle condizioni”. La sorella Bász venne mandata nel campo di Nagykanizsa e di là, insieme alla sorella Slézinger, ad Auschwitz.

Essa prosegue: “Mi sentivo sicura quando ero con Olga; lei riusciva a conservare il senso dell’umorismo in situazioni penose. Il dottor Mengele aveva l’incarico di separare i nuovi arrivati che non erano in grado di lavorare da quelli che erano idonei. I primi venivano mandati nelle camere a gas. Quando venne il nostro turno, egli chiese a Olga: ‘Quanti anni hai?’ Baldanzosamente e ammiccando in modo scherzoso essa rispose: ‘Venti’. In realtà ne aveva il doppio. Ma Mengele rise e la lasciò andare dalla parte destra e rimanere in vita”.

Stelle gialle che le identificavano come ebree vennero cucite sui loro abiti, ma esse protestarono, insistendo che erano testimoni di Geova. Strapparono via le stelle gialle e chiesero che fossero cuciti al loro posto i triangoli viola che le avrebbero identificate come testimoni di Geova. Pur essendo picchiate duramente per questo, risposero: “Fateci quello che volete, ma rimarremo sempre testimoni di Geova”.

Poi furono mandate nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Più o meno in quel tempo nel campo scoppiò un’epidemia di tifo. La sorella Slézinger stava così male che venne allontanata dal campo insieme a molti altri e non la si rivide più. Poco dopo la zona venne liberata dall’esercito inglese. La sorella Bász fu ricoverata in un ospedale, dopo di che si trasferì in Svezia, dove si mise subito in contatto con i fratelli.

Molti fratelli imprigionati in Ungheria furono poi deportati in Germania. Parecchi ritornarono dopo la guerra, ma non tutti. Dénes Faluvégi morì mentre veniva trasferito dal campo di concentramento di Buchenwald in quello di Dachau. Aveva servito fedelmente Geova per oltre 30 anni.

Testimoni fedeli fino alla morte

Quando il campo di Nagykanizsa venne smantellato nell’autunno del 1944, i Testimoni che non erano già stati deportati in Germania furono rimessi in libertà. Ma poiché il fronte rendeva loro impossibile tornare a casa, essi decisero di cercare lavoro nelle fattorie vicine finché la situazione fosse migliorata. Poi il 15 ottobre 1944 il Nyilaskeresztes Párt (partito delle Croci frecciate), sostenuto dal partito nazista tedesco, salì al potere e iniziò immediatamente a richiamare i giovani sotto le armi.

Ben presto i fratelli furono arrestati di nuovo per la loro neutralità. Cinque dei giovani fratelli arrestati furono portati a Körmend, cittadina distante circa 10 chilometri dal confine austriaco, dove un tribunale militare si riuniva nella scuola locale. Il primo processato fu Bertalan Szabó, che venne condannato alla fucilazione. Prima dell’esecuzione egli scrisse una commovente lettera di addio, che potete leggere nel libro I Testimoni di Geova, proclamatori del Regno di Dio, a pagina 662. Poi altri due fratelli, János Zsondor e Antal Hönis, furono portati davanti al tribunale. Anche loro rimasero saldi, e anche loro furono giustiziati.

Sándor Helmeczi, che era detenuto nello stesso luogo, ricorda: “A una certa ora del giorno, avevamo il permesso di usare i gabinetti nel cortile. L’orario venne cambiato affinché vedessimo le esecuzioni, come per dire: ‘Adesso sapete cosa accadrà anche a voi’. Fu un momento molto triste per noi, vedere i nostri cari fratelli cadere privi di vita. Poi fummo riportati nelle nostre celle.

“Dopo dieci minuti ci fecero uscire e ci dissero di togliere ogni traccia del sangue dei nostri fratelli. Così li vedemmo da vicino. Il viso di János Zsondor era rimasto proprio tale e quale. Il suo volto sorridente, amichevole e mite non mostrava traccia di timore”.

Allo stesso tempo un altro fratello, Lajos Deli, di 20 anni, venne impiccato pubblicamente nella piazza del mercato di Sárvár, a circa 40 chilometri dal confine austriaco. Nel 1954 un ex ufficiale, un testimone oculare, descrisse ciò che era avvenuto quel giorno:

“Eravamo in molti, sia civili che militari, a fuggire a occidente. Passando da Sárvár vedemmo la forca eretta nella piazza del mercato. In piedi sotto la forca c’era un ragazzo con un viso molto simpatico e pacifico. Quando chiesi a uno degli astanti cosa aveva fatto, mi fu riferito che aveva rifiutato di prendere in mano sia un’arma che una vanga. Intorno c’erano molte reclute delle Croci frecciate armate di mitra. Tutti udirono quando uno di loro disse al giovane: ‘Questa è la tua ultima opportunità, o prendi il mitra o ti impicchiamo!’ Il ragazzo non rispose; non era minimamente impressionato. Poi con voce ferma disse: ‘Potete benissimo impiccarmi, ma io preferisco ubbidire al mio Dio, Geova, che a semplici uomini’. Allora lo impiccarono”.

Secondo l’Annuario del 1946, 16 Testimoni vennero uccisi fra il 1940 e il 1945 perché obiettori di coscienza; altri 26 morirono in seguito ai maltrattamenti subiti. Come il loro Signore, con la loro fede vinsero il mondo.

Nuovo inizio dopo la guerra

La maggior parte dei fratelli che tornarono a casa arrivarono nei primi sei mesi del 1945. Non avevano mai smesso di dare testimonianza della verità, anche se dal 1942 non avevano potuto farlo in modo organizzato. Comunque, alla fine del 1945 ben 590 facevano di nuovo rapporto. L’anno dopo il numero salì a 837, massimo mai raggiunto prima della guerra.

L’estrema instabilità economica seguita alla guerra gravava su tutti. I prezzi a volte raddoppiavano nel giro di un’ora. Si dovevano stabilire i prezzi in termini di generi alimentari, e l’unità di misura era un uovo. Infatti, quando i fratelli inviavano contribuzioni alla Società per la letteratura, lo facevano portando nell’ufficio uova, olio per cucinare, farina, ecc. Queste cose dovevano quindi essere conservate e vendute. I conti per l’acquisto di carta e per la stampa venivano spesso pagati in natura. Ci fu un po’ di sollievo il 20 agosto 1946, quando venne introdotta una nuova unità monetaria. Ben più incoraggianti però furono le molte balle di indumenti e le grandi quantità di generi alimentari mandate in dono dai nostri fratelli cristiani di altri paesi.

Presto fu possibile tenere apertamente grandi raduni proprio in Ungheria. Nel 1945, a un discorso pubblico pronunciato a Sárospatak, ci furono più di 500 presenti. I fratelli non stavano in sé dalla gioia. Nell’ottobre 1946 si tenne un’assemblea nazionale a Nyíregyháza con 600 presenti. Nel 1947 fu tenuta un’altra assemblea nazionale, questa volta nella capitale, Budapest. Le ferrovie dello Stato concessero perfino uno sconto del 50 per cento a coloro che si recarono all’assemblea con un treno speciale, treno che recava la scritta: “Assemblea dei Testimoni di Geova”. Questa volta il numero dei presenti salì a 1.200. Quell’anno venne acquistata a Budapest una villa da usare come filiale della Watch Tower Society.

I rimorsi di József Klinyecz

A questo punto è il caso di menzionare di nuovo József Klinyecz, che, nonostante lo zelo per il ministero di campo, nel 1942 aveva causato gravi divisioni tra i fratelli a motivo del suo atteggiamento ostinato. Dopo la guerra aveva inviato alla sede mondiale della Società a Brooklyn una lettera di otto pagine piena di accuse contro i fratelli Konrád e Bartha. Nella sua risposta il fratello Knorr, che allora era il presidente della Watch Tower Society, fece notare a Klinyecz che la predicazione della buona notizia del Regno veniva nuovamente svolta in Ungheria e che avrebbe fatto meglio a parteciparvi invece di usare il suo tempo per scrivere accuse contro i fratelli. “Chi sei tu da giudicare il domestico di un altro?”, chiedeva il fratello Knorr, citando le parole di Romani 14:4.

Dopo aver riflettuto su ciò che aveva letto, József Klinyecz andò dal fratello Konrád e disse: “Ho ricevuto la lettera del fratello Knorr e mi sono commosso profondamente nel leggerla. Ho esaminato il comportamento che ho tenuto fino a questo momento e riconsiderato la mia intera vita. Ho chiesto perdono a Geova in preghiera, e ora sono venuto da te per chiedere anche a te di perdonarmi se puoi!” Il fratello Konrád rispose amorevolmente: “Se Geova ti ha perdonato, chi siamo noi da non perdonarti?”

Allora il fratello Klinyecz scoppiò a piangere. Riconobbe che il suo cuore si era già indurito a tal punto che, prima, se un fratello fosse venuto da lui come ora stava facendo lui, l’avrebbe cacciato fuori di casa. Com’era diversa e com’era ristoratrice l’accoglienza che aveva ricevuto! Dopo di che il fratello Klinyecz riprese immediatamente l’attività nel ministero di campo, e poi intraprese il servizio di pioniere. Quanta benignità e misericordia Geova mostra a coloro che ritornano a lui pentiti e camminano nelle sue vie! — Isa. 55:6, 7.

Un clima politico diverso

Nel 1948 il partito comunista assunse un po’ alla volta il potere in Ungheria. Quell’anno i Testimoni riuscirono ancora a tenere le assemblee di circoscrizione, ma spesso in circostanze difficili. Considerate quello che accadde in occasione dell’assemblea tenuta nel teatro di Sátoraljaújhely.

I fratelli intendevano far sentire il programma non solo nell’auditorium ma anche nella piazza antistante l’edificio. Mentre provavano gli altoparlanti esterni, fecero pubblicità al discorso pubblico. Il fratello responsabile di organizzare l’assemblea fu prontamente convocato nella saletta riservata agli agenti di polizia. János Lakó spiegò loro: “Stiamo per tenere un’assemblea di circoscrizione e perciò abbiamo annunciato il discorso pubblico. Abbiamo già informato di ciò il commissariato”. Il poliziotto rispose: “Ma allora non avete menzionato gli altoparlanti. Toglieteli immediatamente!”

Quando il fratello Lakó riferì agli altri fratelli quello che gli era stato detto, essi consigliarono: “Poiché è stato proibito a te, tu non fare niente. Ma noi potremmo cercare qualche scappatoia. Un poliziotto l’ha proibito, ma chissà se un altro lo permetterebbe”.

Quindi fecero una domanda in duplice copia per l’uso degli altoparlanti all’esterno e la presentarono al commissariato. L’agente di turno cercò di mettersi in contatto per telefono con i suoi superiori, ma senza successo. I fratelli gli dissero che bastava che la archiviasse e mettesse il timbro sulla loro copia. Così fece.

Come era prevedibile, i poliziotti comparvero durante il discorso pubblico e ordinarono ai fratelli di staccare gli altoparlanti.

“Perché mai se abbiamo il permesso?”

“Dov’è?”, chiesero i poliziotti.

“Ce l’ha l’organizzatore”.

“Fatelo venire qui”.

Lo trovarono ed egli mostrò il permesso ai poliziotti. Questi rimasero lì per un po’ e ascoltarono il discorso. La sala era gremita, e molti altri lo sentirono dagli altoparlanti esterni. Tutto andò bene quel giorno. Comunque li attendevano problemi più gravi.

Affibbiata un’altra etichetta

Prima della guerra i giornali avevano più volte tacciato i testimoni di Geova di essere “comunisti” o persone “che preparano la via al comunismo”. Ma, con il partito comunista al potere, quell’etichetta non serviva più allo scopo degli oppositori. Perciò nel 1949 quasi ogni settimana uscirono articoli che li accusavano di essere “mercenari dell’imperialismo americano” finanziati dagli Stati Uniti.

Nel 1950 comunisti, clero e stampa formarono un fronte unito contro i testimoni di Geova. I fratelli sentivano spesso gli interessati dire che quando avevano informato il prete che intendevano lasciare ufficialmente la chiesa, questi aveva replicato: “Ma come? I testimoni di Geova sono agenti dell’imperialismo e voi vi volete unire a loro?” Gli arresti divennero frequenti: 302 quell’anno. Si potevano pronunciare discorsi pubblici solo ai funerali, ma durante l’anno se ne tennero 72. Nonostante le difficoltà ci fu un massimo di 1.910 proclamatori.

Arrestati di nuovo i sorveglianti principali

Il 13 novembre 1950 agenti investigativi vennero alla filiale della Società a Budapest e fecero una perquisizione. Misero gli uffici a soqquadro, tanto che sembravano campi di battaglia. Il servitore della filiale, János Konrád, e il traduttore, András Bartha, nonché un servitore di circoscrizione, János Lakó, furono arrestati insieme ad altri quattro fratelli e portati nella prigione di via Andrássy 60.

János Konrád scrisse in proposito: “Lì durante gli interrogatori non ricorrevano alla tortura fisica tanto e in modo così doloroso come negli interrogatori della polizia, ma il lavaggio del cervello e la tortura mentale in piena notte a volte erano peggiori di quanto non lo fosse stata la tortura fisica.

“Il nostro processo si svolse il 2 febbraio 1951. L’accusa: ‘Concorso nella direzione di un’organizzazione mirante a sovvertire la struttura dello Stato e della società, e alto tradimento’. Il presidente della corte, il giudice Jónás (che cinque anni più tardi durante la controrivoluzione era talmente terrorizzato che si tolse la vita), condannò noi sette a pene da cinque a dieci anni di prigione. Questa sentenza era stata evidentemente concordata in anticipo, poiché non ci fu nessun dibattito e, in precedenza, durante un interrogatorio uno degli inquirenti aveva detto a un fratello: ‘Vi metteremo dentro per dieci anni, e quando quei dieci anni saranno passati, la nostra Repubblica Popolare sarà più forte di adesso, e la gente sarà ideologicamente addestrata e immune dai vostri tentativi di influenzarla con la Bibbia. Allora potremo rimettervi in libertà’”.

Il fratello Konrád continuava: “Ci mandarono nella prigione di Vác, a nord di Budapest. Ma fu una gioia per tutti noi essere rinchiusi nella stessa cella. Eravamo finalmente in grado di scambiarci idee ed esperienze! Passavamo la giornata secondo un programma, iniziando con la scrittura del giorno, che preparavamo a turno. Non avevamo neanche una Bibbia; comunque cominciammo a ‘leggerla’ dall’inizio citando i passi che riuscivamo a ricordare. ‘Leggevamo’ nello stesso modo articoli della Torre di Guardia. E ogni giorno pregavamo Geova di aiutare i nostri fratelli di fuori a rimanere saldi.

“Non rimanemmo insieme per molto tempo, però, poiché ci separarono e ci misero con prigionieri del mondo: le autorità avevano concluso che se fossimo rimasti insieme ci saremmo rafforzati l’un l’altro nelle nostre convinzioni e non saremmo mai ‘migliorati’. In seguito fummo riuniti, questa volta perché temevano che potessimo convincere della verità di Dio i compagni di cella del mondo. Questo giochetto si ripeté per tutto il periodo di detenzione”.

Un nuovo comitato si mette all’opera

Nella primavera del 1953 quasi tutti i fratelli maturi che avevano incarichi di responsabilità vennero arrestati. Gli arresti avvenivano all’improvviso, inaspettatamente, in concomitanza delle irruzioni in casa dei fratelli. Fu necessario riorganizzare daccapo l’opera in Ungheria. Tre sorveglianti di circoscrizione avrebbero servito ora nel nuovo comitato: Zoltán Hubicsák, József Csobán e György Podlovics.

Nel novembre 1953 i tre membri di questo comitato furono arrestati e portati nel carcere di massima sicurezza di Békéscsaba. Stranamente dopo dieci giorni furono rimessi in libertà. Solo più tardi si seppe che József Csobán sotto pressione aveva ceduto e aveva acconsentito a lavorare per le autorità. Il comitato comunque fu riorganizzato: Mihály Paulinyi prese il posto di József Csobán, che diventò servitore di distretto.

Uno dei principali compiti del comitato era tradurre gli articoli di studio della Torre di Guardia e assicurarsi che ogni circoscrizione ne ricevesse una copia. I sorveglianti di circoscrizione quindi li ciclostilavano e ne davano una copia a ogni congregazione.

Inoltre il cibo spirituale doveva giungere anche ai fratelli internati nei campi di lavoro. Forse quello più noto era il campo di Tólápa, una miniera di carbone nel nord del paese. Un massimo di 265 fratelli furono mandati a lavorare lì dalle autorità. Nelle miniere i fratelli lavoravano insieme ai minatori fissi, molti dei quali erano ben disposti verso i testimoni di Geova. I minatori portavano dentro di nascosto la letteratura e fuori i rapporti.

In quegli anni i nostri nemici perseguivano due obiettivi principali: costringere i Testimoni a fare il servizio militare e costringerli a far parte dell’Unione delle Chiese libere. Non riuscirono a raggiungere nessuno dei due, perciò tentarono un altro approccio.

Parole melliflue in prigione

Nel 1955 János Lakó fu trasferito di nuovo nella stessa cella di János Konrád. Un certo signor Szabó si rivolse al fratello Lakó e fece alcune proposte. “Non siamo riusciti a ragionare con Konrád”, disse Szabó, “è così ostinato. Tu sei più intelligente. Siamo pronti a rimetterti in libertà e ad autorizzare la tua attività. Konrád rimarrà qui, ma la congregazione potrà radunarsi insieme. Vi è permesso di essere testimoni di Geova, potete pregare quanto volete, ma non turbate gli altri”.

“Questo significa che saremmo il tipo di testimoni che non danno testimonianza”, ribatté il fratello Lakó. “Non posso prometterlo”.

“Bene, pensaci. Tornerò a trovarti”. Quando ritornò, fra le altre cose chiese: “Come sta Konrád?”

“Abbastanza bene”.

“Quando l’hai visto l’ultima volta?”

“Proprio adesso, siamo nella stessa cella”.

“E gli hai detto di che cosa abbiamo parlato?”

“Certo, è mio fratello!” L’agente governativo se ne andò furibondo e non ritornò mai più dal fratello Lakó.

Quello stesso anno i comunisti offrirono il permesso di pubblicare La Torre di Guardia in Ungheria, a patto che venissero incluse due pagine di propaganda comunista. Naturalmente i fratelli non poterono accettare.

Un altro tentativo per trarre in inganno

Nell’estate del 1955 un centinaio di fratelli furono rilasciati dal campo di Tólápa. Dopo avere assaporato la ritrovata vita familiare per sole sei settimane, ricevettero l’ordine di andare nella cittadina di Szentendre, vicino a Budapest.

Arrivati a Szentendre i fratelli furono introdotti in un vasto locale. Un ufficiale disse loro che non avrebbero dovuto impugnare le armi perché il governo aveva in mente per loro un provvedimento speciale che avrebbero apprezzato. Invece di portare armi o trasportare munizioni, non dovevano fare altro che aiutare a costruire strade, ponti, linee ferroviarie e simili. Dopo qualche mese avrebbero potuto ritornare a casa dalla loro famiglia. In un primo momento il provvedimento sembrò buono a molti dei fratelli meno esperti, ma alcuni fratelli maturi si accorsero della trappola e chiesero immediatamente: “Ci si aspetta pure che aiutiamo ad attuare progetti militari?” Non ci fu nessuna risposta diretta.

Poi i fratelli chiesero se avrebbero dovuto indossare l’uniforme. L’ufficiale rispose che sarebbero stati forniti dei berretti, e se volevano potevano avere anche l’uniforme così non avrebbero dovuto consumare i loro abiti. Questo sembrò ragionevole a qualcuno. Allora venne l’ordine: “Quelli di voi che sono preparati a lavorare per due o tre mesi e poi tornare in famiglia possono andare al deposito e scambiare gli abiti civili con uniformi e stivali. Quelli che non sono preparati a far questo possono aspettarsi condanne da cinque a dieci anni di prigione”.

Fu una dura prova per i fratelli. Parecchi di loro avevano già trascorso quattro anni in prigioni o campi di internamento. Ora, dopo avere assaporato sei settimane di libertà, sarebbero stati mandati in qualche oscura miniera o cava, e tutto quello che avevano passato sarebbe ricominciato daccapo. Alcuni ragionavano che si sarebbe trattato solo di alcuni mesi e poi avrebbero potuto tornare dalla famiglia ed essere liberi di servire Geova. Su cento una quarantina si fece avanti per indossare l’uniforme.

Gli altri fratelli conclusero devotamente che quello che veniva offerto altro non era che lavoro a sostegno dell’esercito e che sarebbero diventati un corpo di lavoratori militarizzati. Desiderando rimanere cristiani neutrali, rifiutarono la proposta.

Ora una parte del locale era occupata da coloro che avevano indossato l’uniforme, mentre l’altra parte era occupata da coloro che non l’avevano indossata. A questo punto un caporale entrò nella stanza e gridò a un Testimone vicino a lui: “Non sei capace di fare il saluto?” Il fratello rispose che era un civile e non un militare. Solo allora il caporale notò che i fratelli erano divisi in due gruppi, uno in uniforme e l’altro in abiti civili. Si rivolse a quelli in uniforme e, assumendo un atteggiamento autoritario, disse loro: “Uomini! Attenti! Voi che avete accettato di lavorare per l’esercito, da oggi in poi dovete fare il saluto quando entra un graduato e dovete stare sull’attenti. Da oggi in poi siete soldati e dovete ubbidire a tutti gli ordini”.

Un silenzio costernato pervase la stanza, seguito da grande indignazione espressa da quelli in uniforme: “Non siamo soldati! Non abbiamo accettato di fare il servizio militare! Abbiamo accettato solo di lavorare!” Sentendo il tumulto, l’ufficiale che aveva parlato per primo ai fratelli rientrò nella stanza e vide che il caporale aveva rovinato ogni cosa. Tentò immediatamente di ragionare con i fratelli. Ma la maggioranza di loro si era già tolto l’uniforme e chiedeva di riavere gli abiti civili. Il soldato responsabile del deposito non voleva ridarli. Solo l’indomani, grazie alla loro fermezza, i fratelli riebbero i loro abiti.

Poco dopo entrarono diversi ufficiali superiori. I fratelli vennero messi in fila. Un ufficiale chiese: “Quelli di voi che sono disposti a lavorare facciano un passo avanti!” Nessuno si mosse. Allora chiese: “Quelli che non intendono lavorare facciano un passo avanti!” Come se questa volta fosse stato schiacciato il pulsante giusto, tutti fecero un passo avanti.

Cibo per i prigionieri

Durante la rivoluzione del 1956, i nostri fratelli furono rimessi in libertà, ma solo per poco. Due settimane dopo i comunisti ripresero il potere. Nei mesi che seguirono le autorità cercarono di arrestare di nuovo tutti coloro che erano in prigione all’inizio della rivoluzione, sia testimoni di Geova che altri.

Eppure i nostri fratelli continuarono a essere cibati spiritualmente. Quando lo misero in prigione, Sándor Völgyes disse alla moglie di fare delle torte e di metterci dentro articoli della Torre di Guardia. Una sorella copiava un intero articolo di studio della Torre di Guardia su entrambe le facciate di due sottili fogli di carta. Però quando il fratello Völgyes riceveva la torta, non poteva “mangiarla” subito, perché divideva la cella con persone del mondo. La tagliava l’indomani nel gabinetto del posto di lavoro. Quindi venivano fatte delle copie a caratteri più grandi scrivendo su fogli di carta igienica piegati. Questo di solito veniva fatto il sabato pomeriggio e la domenica, quando c’era relativa pace e tranquillità in tutta la prigione.

Libertà ai prigionieri

Nel marzo 1960 il fratello Bartha fu liberato dopo aver scontato nove anni di prigione. Egli continuò a servire fedelmente Geova fino alla morte nel 1979. Molti fratelli oggi lo ricordano ancora come un traduttore instancabile e un amico sincero dotato di uno spiccato senso dell’umorismo.

Un po’ alla volta tutti i fratelli vennero liberati. Tuttavia le autorità li contattavano spesso. Era evidente che cercavano di indebolire la resistenza dei testimoni di Geova usando la persuasione e ragionamenti melliflui anziché i manganelli.

“Testimonianza” via radio

Alla fine degli anni ’60 la stampa attaccava spesso i testimoni di Geova. A volte si faceva propaganda contro di loro anche alla radio. Tuttavia, in una di queste occasioni, una trasmissione di un’ora che voleva contenere un avvertimento contro i testimoni di Geova diede in realtà una testimonianza. Ce ne parla la seguente relazione:

“La storia si basava sull’effettiva esperienza di una giovane. Il partito comunista non si era preso dovutamente cura di una signorina che insegnava in provincia. Per esempio, non le venne provveduta una stanza decente in cui vivere. Nella sua classe c’erano dei figli di testimoni di Geova. I fratelli le offrirono una stanza, e l’atmosfera gentile e amorevole che regnava in quella casa colpì la giovane insegnante. Ogni pregiudizio che aveva nutrito contro i testimoni di Geova svanì ed essa accettò la verità e diventò una sorella.

“Lo scopo della trasmissione radiofonica era mostrare che il partito comunista avrebbe dovuto prendersi cura della sua gente per evitare conversioni del genere. Come si è già detto, questo è un fatto realmente accaduto in Ungheria. L’ex insegnante ora è felicemente sposata con un fratello. Benché questa non fosse l’intenzione, quella trasmissione radiofonica fu una testimonianza a nostro favore. I fratelli apprezzarono soprattutto quando, durante la trasmissione, venne letto il passo di Salmo 83:18: ‘Affinché conoscano che tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra’”.

Adunanze nel bosco

Negli anni ’70 e ’80, a motivo del divieto di radunarsi insieme, i testimoni di Geova tenevano le adunanze nei boschi. (Ebr. 10:24, 25) Queste adunanze nel bosco venivano tenute in tutto il paese dalla primavera all’autunno. Quasi tutte le congregazioni di Budapest si radunavano sulle colline intorno alla capitale.

Il fratello Völgyes ricorda: “Nel bosco fra le colline c’era una radura circolare, larga una trentina di metri, dove i fratelli si radunavano. Era un bel posto, e la sua quiete era rallegrata dal canto degli uccelli. Il cielo era limpido e l’aria era satura del profumo di erbe. Un luogo ideale dove la lode del nostro grande Creatore era manifesta ovunque.

“Lì tenevamo regolarmente la Scuola di Ministero Teocratico e l’adunanza di servizio. Quando pioveva, ci proteggeva il nostro equipaggiamento di plastica. Vi tenevamo non solo le adunanze di congregazione ma anche le assemblee.

“Per precauzione alcuni fratelli facevano la guardia e avvertivano se si avvicinava qualcuno sospetto. Un giorno, però, verso la fine dell’estate del 1984, nonostante le precauzioni, comparvero senza preavviso degli agenti in borghese.

“Gli altoparlanti erano inchiodati ai tronchi. Gli agenti disapprovarono questo, sostenendo che danneggiavamo gli alberi conficcandovi i chiodi. Mossero anche altre obiezioni di carattere ambientale, per cui un fratello si assunse la responsabilità, scagionando gli altri.

“Quando spiegammo che si trattava di un’adunanza dei testimoni di Geova, uno degli agenti in borghese domandò perché non avevamo chiesto il permesso alle autorità per tenere le adunanze. ‘Perché sicuramente non ce l’avrebbero dato’, fu la nostra risposta. ‘Almeno provateci’, suggerì l’agente”. Così facemmo.

Il bando viene revocato

I fratelli Völgyes e Oravetz, membri del comitato che curava l’opera nel paese, si incontrarono con i più alti funzionari del Ministero degli Interni. Parlarono loro della visita degli agenti e del loro suggerimento di chiedere il permesso per tenere adunanze. Questo avvenne il 23 ottobre 1984. Da allora in tutto il paese le congregazioni chiesero il permesso di tenere le loro adunanze, che a volte fu concesso.

Si iniziarono trattative con l’Ufficio statale per gli affari ecclesiastici. Nel 1987 Milton G. Henschel e Theodore Jaracz, membri del Corpo Direttivo, insieme a Willi Pohl, della filiale tedesca, ebbero la possibilità di rappresentare ufficialmente i testimoni di Geova in questa faccenda. Finalmente il 27 giugno 1989 il bando fu revocato. In quanto all’Ufficio statale per gli affari ecclesiastici, il riconoscimento dei testimoni di Geova fu l’ultimo provvedimento del genere che prese. Quattro giorni dopo, il 1° luglio 1989, venne chiuso.

Assemblee pubbliche

Dopo i numerosi arresti avvenuti all’inizio degli anni ’50, era stato molto difficile per i testimoni di Geova assistere a grandi assemblee. Ogni tanto dei fratelli riuscivano a partecipare a grandi raduni all’estero, come avvenne nel 1963 in occasione della serie di assemblee “Eterna buona notizia”. Dal 1978 al 1988 un numero limitato di delegati ungheresi poté seguire il programma dell’assemblea di distretto nella propria lingua in Austria. Gli altri si radunavano nei boschi del loro paese, prima non ufficialmente, poi, dal 1986 in poi, col consenso delle autorità.

Ma nel 1989, dopo che fu concesso ai testimoni di Geova il riconoscimento giuridico, si organizzarono prontamente assemblee pubbliche. Il mese dopo la revoca del bando, 9.073 persone assisterono all’assemblea di distretto “Santa devozione” nel Palazzo dello Sport di Budapest. L’anno dopo si tennero assemblee non solo a Budapest, ma anche a Debrecen, Miskolc e Pécs.

Nel 1991 la nostra prima assemblea internazionale si svolse nel più grande stadio dell’Ungheria, il Népstadion, dove i 40.601 presenti provarono il calore dell’amore fraterno. Il Corpo Direttivo era rappresentato da John E. Barr, Milton G. Henschel, Theodore Jaracz e Karl F. Klein, che con i loro edificanti discorsi incoraggiarono sia i fratelli ungheresi che i visitatori provenienti da 35 paesi.

Progresso in campo organizzativo

Con la riacquistata libertà si potevano apportare le modifiche di carattere organizzativo necessarie perché l’attività dei testimoni di Geova dell’Ungheria procedesse di pari passo con quella dei loro fratelli di altri paesi. Per esempio, alcuni sorveglianti di circoscrizione svolgevano un lavoro secolare durante la settimana perché ciò era richiesto da tutti sotto il comunismo. Quindi potevano servire le congregazioni solo nel fine settimana. Ma nel gennaio 1993, dopo che era stato addestrato un sufficiente numero di fratelli qualificati liberi da impegni familiari, la visita alle congregazioni fu ampliata così da durare dal martedì alla domenica.

Negli anni ’80 la Scuola del Servizio di Pioniere si era tenuta solo limitatamente. Nel 1994 furono invitati tutti i pionieri che ne avevano i requisiti. Nel giro di nove mesi 401 fratelli e sorelle ricevettero questo addestramento speciale.

Dato l’ottimo risultato dell’attività educativa dei testimoni di Geova è stato necessario organizzarsi per erigere Sale del Regno secondo il metodo di costruzione rapida. Per radunarsi le congregazioni hanno usato scuole, centri culturali, caserme vuote e persino uffici lasciati liberi dall’ex partito comunista. Tuttavia, nel 1993, furono costituiti dei Comitati Regionali di Costruzione, i fratelli dell’Austria provvidero l’addestramento, e l’aiuto finanziario arrivò dai Testimoni di molti paesi. Nel maggio 1994 sorse a Érd, vicino a Budapest, la prima Sala del Regno costruita in tempi brevi. Per la fine dell’anno di servizio 1995 erano state costruite 23 Sale del Regno e altre 70 erano in fase di progettazione.

Per sostenere i testimoni di Geova nella loro determinazione di non violare la legge divina che vieta l’uso del sangue, sono stati istituiti anche Comitati di assistenza sanitaria. In Ungheria, come in altre parti del mondo, alcuni medici non sono al corrente delle terapie alternative che non richiedono l’uso di sangue. I Comitati di assistenza sanitaria, ora in funzione a Budapest, a Debrecen e Miskolc e a Szeged (Seghedino), Pécs e Tatabánya, forniscono loro informazioni aggiornate. Circa 120 professori, primari e chirurghi cooperano già con i comitati. In un caso recente, riguardante la piccola Dalma Völgyes di due anni, il Comitato di assistenza sanitaria di Budapest si è messo in contatto con il Servizio di Informazione Sanitaria di Brooklyn e nel giro di tre ore aveva in mano le informazioni necessarie su una terapia, che è stata seguita con successo per curarla senza far uso di sangue.

Diplomati della Scuola di Galaad e della Scuola di Addestramento per il Ministero

László Sárközy è stato il primo missionario addestrato dalla Watch Tower Society mandato ufficialmente in Ungheria. Circa cinque settimane più tardi, il 31 agosto 1991, arrivarono quattro diplomati della prima classe della Scuola di Addestramento per il Ministero tenuta in Germania: Axel Günther, Uwe Jungbauer, Wolfgang Mahrt e Manfred Schulz. Ai primi di ottobre si unirono a loro Martin e Bonnie Skokan, diplomati di Galaad provenienti dagli Stati Uniti.

Quattordici fratelli e sorelle che hanno frequentato la Scuola missionaria di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead) o la Scuola di Addestramento per il Ministero servono attualmente in Ungheria, alcuni alla Betel, altri come pionieri speciali o come sorveglianti viaggianti. Intanto István Mihálffy, il primo fratello dell’Ungheria che ha ricevuto questo addestramento, è stato mandato in Ucraina per servire i fratelli di lingua ungherese come sorvegliante di circoscrizione.

All’inizio alcuni avevano solo una conoscenza limitata dell’ungherese, ma usavano quella che avevano. L’austriaco Stefan Aumüller racconta: “Poiché la conoscenza che avevo della lingua ungherese era limitata, la mia presentazione era molto semplice. Di solito aprivo il libro Vivere per sempre e chiedevo al padrone di casa se desiderava studiare la Bibbia. Così ho iniziato molti studi. Quando altri proclamatori hanno visto l’efficacia di questo metodo semplice e diretto, hanno cominciato anche loro a offrire direttamente studi biblici a domicilio, con simile successo. Questo ha contribuito a far crescere la congregazione da 25 proclamatori nell’agosto 1992 a 84 che hanno fatto rapporto nel giugno 1995”.

Gli amanti della libertà non si fermano

L’Ungheria è il paese dei magiari. Magyarok, come gli ungheresi amano chiamarsi, pare derivi da una radice che significa “parlare”. Appropriatamente l’ungherese è usato dai 16.907 proclamatori locali per parlare della buona notizia del Regno di Dio. Come disse il re Davide, i leali servitori di Geova ‘discorreranno della gloria del suo regno, e parleranno della sua potenza’. — Sal. 145:11.

In 219 congregazioni e 12 circoscrizioni i testimoni di Geova fanno questo con zelo. Nel 1995 hanno dedicato 2.268.132 ore a parlare ‘della gloria del regno di Geova’ ai loro vicini. Ogni mese sono stati tenuti circa 14.000 studi biblici, e alla Commemorazione del 1995 hanno assistito 37.536 persone. Il numero dei proclamatori è aumentato costantemente ogni anno. Dal giugno 1989, quando in Ungheria l’opera del Regno si poté di nuovo svolgere apertamente, all’agosto 1995, il numero dei proclamatori è salito da 9.626 a 16.907. Nello stesso tempo il numero dei pionieri regolari è salito da 48 a 644.

Come avvenne ai giorni di Salomone quando fu dedicato a Geova il tempio di Gerusalemme, così il 31 luglio 1993 i fratelli dell’Ungheria ‘si rallegrarono e si sentirono gioiosi di cuore’ per la dedicazione dei nuovi locali della Betel di Budapest adibiti a uffici e abitazione. (1 Re 8:66) La costruzione della nostra prima Sala delle Assemblee, che sorgerà a Budapest, sarà la prossima grande impresa. Attualmente le circoscrizioni della zona di Budapest si radunano per le loro assemblee di circoscrizione e assemblee speciali di un giorno nel centro EFEDOSZ dove il partito comunista teneva i suoi congressi.

Per molti anni l’attività dei testimoni di Geova in Ungheria è stata curata da filiali di altri paesi, come la Romania, la Germania, la Svizzera e, più recentemente, l’Austria. Dal settembre 1994, però, l’Ungheria ha una filiale che dipende direttamente dalla sede mondiale di Brooklyn.

I testimoni di Geova dell’Ungheria sono stati oggetto di persecuzione e intolleranza religiosa sin dall’inizio della loro attività in questo paese quasi un secolo fa. Ma anziché rallentare e fermarsi, la predicazione della buona notizia del Regno di Dio procede con sempre maggior vigore. Con l’aiuto di Geova i Testimoni ungheresi sono decisi a dire come il salmista Davide: “La mia bocca pronuncerà la lode di Geova; e ogni carne benedica il suo santo nome a tempo indefinito, sì, per sempre”. — Sal. 145:21.

[Immagine a tutta pagina a pagina 66]

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János Dóber (sopra) e József Toldy (a destra) portarono la verità biblica in Ungheria e predicarono con zelo

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Zelanti pionieri a Budapest nel 1934/35: (da sinistra a destra) Adi e Charlotte Vohs, Julius Riffel, Gertrud Mende, Oskar Hoffmann, Martin Poetzinger

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Testimoni nel campo di concentramento di Nagykanizsa

[Immagine a pagina 83]

János Konrád, imprigionato per 12 anni perché era un cristiano neutrale

[Immagini a pagina 90]

Leali a Geova fino alla morte: (sopra) Bertalan Szabó, fucilato; (a destra) Lajos Deli, impiccato

[Immagine a pagina 102]

Come molti altri Testimoni, János Lakó rifiutò di scendere a compromessi con i suoi persecutori

[Immagine a pagina 107]

Ilona Völgyes mandava al marito in prigione cibo spirituale nascosto nelle torte

[Immagini alle pagine 108 e 109]

Da un’“assemblea nel bosco” nel 1986 a un’assemblea internazionale nel Népstadion della capitale nel 1991

[Immagine a pagina 110]

Prima Sala del Regno costruita in tempi brevi in Ungheria, a Érd

[Immagini a pagina 115]

Edifici della filiale e famiglia Betel di Budapest