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Venezuela

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CONOSCERE il Venezuela è un po’ come fare il giro del mondo. Cosa potreste vedere? Forse un indio che va a caccia nella foresta armato di lancia. Una signora elegante che fa acquisti in una boutique di lusso. Turisti che a una serata danzante ballano al ritmo di musica afra scandita dai tamburi. Un ragazzino che si stringe nel poncho per difendersi dal freddo vento di montagna mentre corre per radunare le sue pecore. E più di 71.000 testimoni di Geova — giovani e vecchi, di varia estrazione — indaffarati a parlare ad altri del vero Dio e del suo Regno.

La maggioranza dei venezuelani affonda le proprie radici in un miscuglio di antenati amerindi, spagnoli e africani. Dopo la seconda guerra mondiale una considerevole fetta della popolazione è stata rappresentata dai numerosi immigrati europei provenienti da Italia, Portogallo e Spagna. E l’osservatore non può non restare colpito dal numero di giovani che si vedono dappertutto.

Il Venezuela, situato sulla costa settentrionale dell’America Meridionale, è davvero un paese di sorprendenti contrasti. I 2.800 chilometri del litorale caribico carezzato dai dolci venti tropicali fanno contrasto con i monti innevati e le foreste lussureggianti. Ci sono vaste pianure dette llanos e anche cascate così belle da mozzare il fiato, come quella di Cuquenán, con un unico salto di 600 metri, e quella di Salto Angel, la più alta del mondo, che precipita per 979 metri, originata da un fiume sotterraneo che nasce nel massiccio sovrastante. La capitale, Caracas, con circa 4 milioni di abitanti, è una metropoli moderna con raffinati centri commerciali. Una buona rete stradale la collega con l’interno. La prosperità di Caracas è peraltro osservata dall’alto dalle centinaia di migliaia di persone che vivono nelle bidonville sui fianchi delle colline circostanti.

Il clima religioso del Venezuela

La stragrande maggioranza dei venezuelani appartiene alla religione cattolica romana, sebbene la chiesa non eserciti più sulle persone l’influenza di un tempo. Gli indigeni, che spesso si professano cattolici, hanno i propri riti e le proprie superstizioni, come coloro che sono di discendenza africana. Stregoneria e spiritismo sono assai comuni qui. Molti portano amuleti per proteggersi dal malocchio. Il culto di María Lionza, simile al vudù, è diffusissimo. Proliferano anche i gruppi religiosi evangelici.

“Santi” e “Madonne” hanno un posto importante nella vita dei cattolici venezuelani. Ogni parte del paese ha il proprio particolare “santo” o la propria “Madonna”. In quasi tutte le case ci sono immagini religiose. In alcune, sopra la porta principale, è collocata una frasca per tenere lontani gli spiriti maligni, oppure una Bibbia viene lasciata su un tavolo aperta al Salmo 91, nella convinzione che questo darà alla famiglia una certa protezione.

Spesso, accanto all’immagine del loro “santo” preferito, c’è anche quella di Simón Bolívar, che rese indipendenti dal dominio spagnolo il Venezuela e altri quattro paesi sudamericani. A conferma dell’onore che gli è tributato, qui in Venezuela troverete l’Aeroporto Internazionale Simón Bolívar, l’Università Simón Bolívar, l’Avenida Simón Bolívar, Ciudad Bolívar e lo stato di Bolívar. E l’unità monetaria è il bolívar. Ogni città del Venezuela ha una piazza centrale, quasi sempre chiamata Plaza Bolívar. Non è raro vedere in giro sui muri scritte che riproducono detti attribuiti a lui.

A parte tutto questo, comunque, una cosa che contraddistingue in particolare i venezuelani è il loro profondo rispetto per Dio e il fatto che affermano di credere nella Bibbia. Di rado succede che una persona venga schernita perché vuole parlare di cose spirituali. Questo atteggiamento ricettivo ha costituito un suolo fertile in cui piantare i semi della verità in merito a Geova Dio e ai suoi propositi.

Donne con un vero spirito missionario

Mentre gran parte del mondo cercava ancora di riprendersi dalla prima guerra mondiale e mentre Adolf Hitler stava suscitando fermento in Europa, due testimoni di Geova del Texas (USA), una donna di nome Kate Goas e sua figlia Marion, decisero di fare di più per diffondere il messaggio di pace contenuto nella Bibbia. Scrissero alla sede mondiale della Società (Watch Tower) a Brooklyn (New York) chiedendo dove potevano essere meglio utilizzate; dissero di conoscere lo spagnolo. Furono perciò assegnate al Venezuela.

Arrivarono in nave nel 1936 e affittarono una stanza nella capitale, Caracas, che allora aveva 200.000 abitanti. Già più di un decennio prima alcuni Studenti Biblici — come si chiamavano allora i testimoni di Geova — avevano visitato il Venezuela e distribuito migliaia di volantini biblici nelle città principali, ma non erano rimasti nel paese. Kate Goas e la figlia invece non erano in Venezuela solo per una breve visita. Mentre andava di porta in porta Kate, benché d’aspetto piuttosto fine e delicato, portava un’enorme borsa piena di pubblicazioni e un fonografo. Lei e la figlia percorsero sistematicamente tutta Caracas. Poi si trasferirono nell’interno del paese, facendo lunghi tragitti in autobus su strade polverose e non asfaltate. Predicarono a Quiriquire, El Tigre e Ciudad Bolívar nella parte orientale del paese e a Maracaibo in quella occidentale.

Tuttavia nel luglio 1944 dovettero tornare negli Stati Uniti perché Marion aveva preso la malaria. Kate Goas, in una lettera alla Società datata 2 agosto 1944, scrisse quanto segue: “Abbiamo distribuito una gran quantità di letteratura . . . Dopo aver dato testimonianza praticamente in tutta la Repubblica, ogni volta che passiamo troviamo ancora persone a cui piace la nostra letteratura e che la leggono . . . Ora, dopo due anni di testimonianza incessante a Caracas, sette persone, sei sorelle e un fratello, si sono schierate dalla parte della giustizia, e sono state battezzate . . . Questi fratelli sono molto felici di aver fatto propria la conoscenza cristiana in merito a Geova e al suo Regno . . . È stata data davvero una buona testimonianza in tutta Caracas, più volte, e il contenuto della letteratura è ben conosciuto . . . Con voi in difesa della Sua Teocrazia. Vostra Kate Goas”. Il “fratello” qui menzionato era il giovane Rubén Araujo, riguardo al quale parleremo ancora più avanti. (Tra parentesi, le sette persone battezzate dalla sorella Goas furono ribattezzate nel 1946 da un fratello, in armonia con il modello biblico secondo cui i battesimi erano compiuti solo da uomini che avevano una relazione approvata con Geova).

Poste le basi per estendere la testimonianza

Al tempo in cui Kate Goas scrisse la sua lettera alla Società, a Brooklyn si stavano facendo i piani per mandare in Venezuela missionari addestrati alla Scuola di Galaad (Watch Tower Bible School of Gilead). Nathan Knorr e Fred Franz, all’epoca presidente e vicepresidente della Watch Tower Society, si recarono più volte nell’America Latina per porre le basi per estendervi l’opera missionaria. Stabilirono di visitare il Venezuela nel 1946. Tre missionari, diplomati della Scuola di Galaad, erano stati assegnati al Venezuela, ma non avevano ancora ricevuto il visto. Chi avrebbe fatto i preparativi per la visita del presidente fissata per il 9-12 aprile 1946?

Fu mandato avanti uno dei tre missionari con un visto turistico. Arrivò in aereo e fu ospitato a casa di Jeanette Atkins, una persona gentile che aveva conosciuto la verità tramite Kate Goas. Ma tre settimane dopo il suo arrivo il missionario scomparve misteriosamente. La donna che lo ospitava e gli amici fecero un’indagine presso la polizia e le compagnie aeree, scoprendo infine che era tornato negli Stati Uniti perché soffriva terribilmente di nostalgia!

Prima che questo accadesse, però, i fratelli Knorr e Franz avevano fatto una visita molto fruttuosa al gruppo in Venezuela. Rubén Araujo rammenta che il giorno stesso del loro arrivo si tenne un’adunanza nel patio della casa di Jeanette Atkins, dove 22 persone udirono i discorsi dei fratelli in visita.

Tra i presenti c’era Pedro Morales, che era molto entusiasta della buona notizia. “Alla fine degli anni ’30”, disse in seguito, “nel mercato principale di Maracaibo ricevetti da Kate Goas e sua figlia il libro Ricchezza. Anni dopo cominciai a leggerlo e tramite esso la Bibbia divenne un libro aperto per me. Quando arrivai alla parte in cui si parla di apporre il segno sulla fronte dei meritevoli, fu come un fuoco! (Ezec. 9:4) Cominciai così a cercare qualcuno che avesse questa letteratura. Trovai quattro persone che avevano ricevuto libri da uno di Trinidad. Ci incontravamo ogni sera per studiare il libro Ricchezza, usando a turno la casa di ognuno come luogo di adunanza”.

Quando Pedro fu invitato a recarsi a Caracas (distante circa 700 chilometri) per l’adunanza che si sarebbe tenuta in occasione della visita del fratello Knorr, lui e un amico decisero di andarci. Ma c’erano dei problemi da risolvere. Pedro narrava: “Mia moglie che era incinta cominciava ad avere le doglie e i miei affari richiedevano la mia attenzione. Cosa dovevo fare? Trovai una levatrice perché stesse con mia moglie e affidai il mio negozio di dolciumi ai miei tre figli, di 14, 12 e 10 anni. Quindi partimmo in autobus per Caracas, un viaggio difficile di due giorni su strade non asfaltate”. Che gioia fu per lui incontrare i Testimoni a Caracas! Mentre era lì ricevette un telegramma da Maracaibo: “Moglie bene. Bambino meglio. Curo io affari. Justo Morales”. Era arrivato inaspettatamente suo fratello dalla Colombia e si era occupato di tutto.

Il primo giorno di quelle adunanze speciali tenute a Caracas il fratello Franz parlò sul tema “I testimoni di Geova nel crogiuolo”. Poi il fratello Knorr proseguì sullo stesso tema con Fred Franz che faceva da interprete. Questa trattazione fu davvero illuminante! Accentrò l’attenzione su ciò che secondo la Bibbia i cristiani devono aspettarsi di ricevere dal mondo e fornì particolari sull’intensa persecuzione che i testimoni di Geova avevano subìto in Europa durante la seconda guerra mondiale.

Il giorno dopo ci fu un battesimo a Los Chorros, in un laghetto ai piedi di una cascata. Quel giorno si battezzarono dieci persone, tra cui Winston Blackwood (che era stato contattato dalla sorella Goas a Quiriquire) e suo figlio Eduardo, Horacio Mier y Terán e il suo fratello minore Efraín, Pedro Morales, Gerardo Jessurun del Suriname, Israel Francis e José Mateus.

Pedro Morales e altri due fratelli della parte occidentale del paese esultarono quando il fratello Knorr disse che la Società avrebbe inviato dei missionari a Maracaibo non appena il governo lo avesse permesso. Pedro stesso divenne pioniere regolare e servì come tale fino alla morte.

Spinte dall’amore per la verità della Bibbia

Prima dell’arrivo dei missionari, l’ufficio della sede mondiale della Società a Brooklyn aveva ricevuto rapporti dal piccolo gruppo formato dalla sorella Goas. C’era solo un pugno di proclamatori, che avevano pochissima letteratura. Spesso i libri dovevano essere prestati agli interessati. Il rapporto relativo al marzo 1946 indicava che in Venezuela c’erano nove proclamatori della buona notizia, e che del gruppo si occupava Josefina López, visto che era la più attiva di tutti.

Rubén Araujo rammenta l’ottimo esempio dato dalla sorella López: “Ero un adolescente all’epoca . . . Josefina López aveva quattro figli e due figlie ed era molto entusiasta di quello che la sorella Goas le insegnava. Quasi tutti i giorni dopo la scuola andavo a casa sua e parlavamo insieme delle cose nuove che lei imparava riguardo alla verità. Pur essendo una massaia molto occupata, la sorella López riusciva a predicare di casa in casa e a condurre studi biblici tutti i pomeriggi, dopo che il marito e i figli più grandi erano tornati al lavoro. Fu un buon esempio per tutti noi e aveva veramente lo spirito del pioniere, poiché dedicava in media da 60 a 70 ore al mese come proclamatrice. Dopo oltre 40 anni, a Caracas ci sono ancora le sue lettere viventi di raccomandazione”.

Nel gruppo originale c’era anche Domitila Mier y Terán, una vedova. Era sempre stata incline alle cose spirituali. Suo padre aveva una Bibbia che le piaceva leggere e quando egli morì lei frugò in tutta la casa per trovarla. La Bibbia era l’unica eredità che desiderava ricevere. Ma trovò solo una parte della Bibbia; il resto mancava. Ad ogni modo fece tesoro di quella parte e la usò finché non riuscì in seguito a comprarsi una Bibbia nuova completa. Un giorno un amico, che era venuto in possesso del libro Riconciliazione pubblicato dalla Società, lo portò a Domitila dicendo che, siccome lei era un’avida lettrice della Bibbia, lo avrebbe apprezzato di più. Nel sincero tentativo di trovare gli editori del libro, Domitila visitò gli avventisti e altri gruppi protestanti. Infine, con grande gioia di Domitila, Kate Goas bussò alla sua porta e Domitila accettò immediatamente di studiare la Bibbia con lei. Due suoi figli, battezzatisi durante la prima visita dei fratelli Knorr e Franz, servirono in seguito come sorveglianti di circoscrizione, e un terzo, Gonzalo, servì come anziano di congregazione. Un altro figlio ancora, Guillermo, benché fosse presente la prima volta che Kate Goas andò a casa loro, si battezzò solo nel 1986.

“E voi quanto tempo rimarrete?”

Il 2 giugno 1946, poco dopo la visita del fratello Knorr, arrivarono gli altri due missionari assegnati al Venezuela. Erano Donald Baxter e Walter Wan. Il giovane Rubén Araujo andò a incontrarli a Caracas. Rubén li osservò con aria dubbiosa, avendo senz’altro ancora fresca nella mente l’esperienza del precedente missionario, e poi chiese nel suo inglese sgrammaticato: “E voi quanto tempo rimarrete?”

Rubén aveva organizzato uno studio Torre di Guardia, e fu tenuto il giorno stesso dell’arrivo dei missionari. Egli cercò di mettere in pratica le istruzioni che gli aveva dato il fratello Franz. Fece del suo meglio, ma fu uno studio con un unico partecipante. Rubén leggeva la domanda. Poi dava la risposta. Quindi leggeva il paragrafo. Ricordava che lo studio non doveva durare più di un’ora, così concluse ubbidientemente in tempo anche se non aveva trattato tutto il materiale ma solo 17 paragrafi! Per acquistare esperienza ci sarebbero voluti tempo e pazienza.

Oggi, ripensando alla partenza improvvisa del primo missionario, Rubén Araujo aggiunge: “Poco dopo, il vuoto che aveva lasciato fu colmato dai due nuovi diplomati di Galaad. Come fummo felici che l’organizzazione di Geova ci avesse fatto questo dono sotto forma di quei missionari per aiutarci nella Macedonia venezuelana!” (Confronta Atti 16:9, 10). In precedenza il fratello Knorr aveva detto al fratello Baxter: “Rimani nel luogo al quale sei stato assegnato, anche se dovessi morire!” Ebbene, non morì, e quasi 50 anni dopo il fratello Baxter serve ancora in Venezuela.

Adattarsi al nuovo ambiente

La prima casa missionaria di Caracas era situata al numero 32 di Viale Bucares, in un quartiere chiamato El Cementerio. Fu sempre lì che il 1° settembre 1946 venne aperta una filiale, con Donald Baxter come servitore di filiale. Le condizioni di vita erano tutt’altro che ideali. La strada non era asfaltata e mancava l’acqua corrente. È comprensibile che nel 1949 i missionari tirassero un bel sospiro di sollievo quando la filiale e casa missionaria venne trasferita da El Cementerio (il cimitero) a El Paraíso (il paradiso), dove c’era l’acqua corrente.

Il fratello Baxter rammenta i problemi che i missionari ebbero all’inizio con la lingua e i loro sentimenti di frustrazione. Erano impazienti di usare l’addestramento ricevuto a Galaad per aiutare altri, ma quando arrivarono non erano in grado di esprimersi. Tuttavia questa temporanea difficoltà fu più che compensata dai buoni risultati ottenuti nel campo. Riguardo alla prima volta che si impegnarono nella testimonianza stradale, il fratello Baxter rammenta: “Decidemmo di andare nella zona al centro della città chiamata El Silencio per vedere cosa sarebbe successo. Il mio compagno, Walter Wan, si mise a un angolo di una via e io a un altro. La gente era molto curiosa; non avevano mai visto niente del genere. Noi non dovemmo dire quasi nulla. Fecero letteralmente la fila per prendere le riviste, e in 10-15 minuti le distribuimmo tutte. Che differenza rispetto a quello cui eravamo abituati negli Stati Uniti!” Walter Wan disse: “Facendo i conti vidi con stupore che durante quattro memorabili giorni in cui avevo lodato Geova per le strade e nei mercati come Gesù e gli apostoli, avevo distribuito 178 libri e Bibbie”.

Dal primo rapporto inviato dalla filiale alla sede mondiale di Brooklyn risultava un totale di 19 proclamatori, inclusi due missionari e quattro pionieri regolari. Quei pionieri erano Eduardo Blackwood, Rubén Araujo, Efraín Mier y Terán e Gerardo Jessurun. Eduardo Blackwood aveva cominciato a fare il pioniere durante il mese della visita del fratello Knorr, e gli altri tre avevano fatto domanda subito dopo. Nove predicavano nell’interno del paese. Winston ed Eduardo Blackwood, che abitavano a El Tigre, davano testimonianza spingendosi a sud fino a Ciudad Bolívar e a est fino ai campi petroliferi vicino a Punta de Mata e Maturín. Pedro Morales e altri predicavano a Maracaibo. Sulla sponda orientale del lago di Maracaibo, nei campi petroliferi di Cabimas e Lagunillas, predicavano Gerardo Jessurun, Nathaniel Walcott e David Scott. Successivamente si unì a loro Hugo Taylor, che nel 1995 serviva ancora come pioniere speciale. Nell’insieme percorrevano una vasta parte del paese. Il fratello Baxter e il fratello Wan scoprirono presto di persona com’era in realtà la situazione.

In viaggio per visitare tutti i gruppi

In ottobre e novembre del 1947, i due missionari si recarono sia nell’estremo occidente che nella parte orientale del paese per vedere cosa si poteva fare per aiutare i piccoli gruppi. Il loro obiettivo era organizzare questi gruppi in congregazioni. “Facemmo il viaggio in autobus, senz’altro una bella avventura qui in Venezuela”, rammentava con un sorriso il fratello Baxter ripensando a quel memorabile viaggio. “I sedili degli autobus erano piccoli e con poco spazio fra l’uno e l’altro, perché in genere i venezuelani sono piccoli; così noi due nordamericani ci stavamo a malapena con le nostre gambe. Sopra gli autobus non era raro vedere letti, macchine da cucire, tavoli, galline, tacchini e banane insieme al bagaglio dei viaggiatori. Se un passeggero doveva fare solo un breve tragitto, non si prendeva la briga di mettere le galline o gli oggetti piccoli sul tetto ma li portava con sé nell’autobus e li ammucchiava nel corridoio. L’autobus ebbe un guasto, così per parecchie ore, finché non arrivò un altro autobus, rimanemmo bloccati in una zona isolata dove c’erano solo cactus e capre. Dopo ciò rimanemmo senza carburante”.

In ciascuno dei quattro luoghi visitati trovarono un gruppo di una decina di persone che si riunivano in casa di qualcuno nel soggiorno. I missionari fecero loro vedere come tenere le adunanze, come inviare regolarmente il rapporto della loro attività alla filiale e come procurarsi la letteratura per l’attività di predicazione.

Mentre erano a El Tigre, il fratello Baxter notò che Alejandro Mitchell, uno dei fratelli nuovi del posto, aveva preso piuttosto alla lettera l’esortazione di Matteo 10:27 di predicare dalle terrazze. Aveva installato un altoparlante in cima alla sua casa e ogni giorno per mezz’ora circa leggeva ad alta voce brani scelti dal libro Fanciulli o dal libro Il nuovo mondo, oppure brani di altre pubblicazioni della Società. Teneva il volume così alto che si sentiva a parecchi isolati di distanza! Non era strano che la cosa avesse fatto arrabbiare i vicini. Gli fu suggerito che forse era meglio predicare di casa in casa e rinunciare all’altoparlante.

La visita ai vari gruppetti risultò molto utile. Nei due mesi di viaggio, i fratelli poterono battezzare 16 persone.

Arrivano missionari a Maracaibo

Maracaibo, nella parte nord-occidentale del paese, è la seconda città del Venezuela in ordine di grandezza. Due sue notevoli caratteristiche sono il caldo e l’elevata umidità. È anche il centro dell’industria petrolifera del Venezuela. La parte nuova della città è in netto contrasto con la città vecchia vicino al porto; la città vecchia, con le sue stradine e le case di stile coloniale fatte di adobe (mattoni seccati al sole), è rimasta pressoché immutata dal secolo scorso.

Il 25 dicembre 1948 arrivarono a Maracaibo su una nave da carico sei missionari. Erano infagottati in pesanti abiti invernali perché provenivano dalla fredda New York. Facevano parte del gruppo Ragna Ingwaldsen, che si era battezzata nel 1918 e fa ancora la pioniera in California, Bernice Greisen (ora “Bun” Henschel, membro della famiglia Betel della sede mondiale), Charles e Maye Vaile, Esther Rydell (sorellastra di Ragna) e Joyce McCully. Una coppia che si era unita da poco ai Testimoni fu lieta di accoglierli nella propria casetta. Lì i missionari grondanti di sudore sistemarono alla meglio i loro 15 bauli e le 40 scatole di letteratura. Finché non trovarono un alloggio in affitto da usare come casa missionaria, quattro di loro dormirono su amache e due su letti fatti con le scatole dei libri.

Ragna rammenta che loro sei apparivano piuttosto strani ai maracuchos, come vengono comunemente chiamati gli abitanti di Maracaibo. Diverse missionarie erano alte e bionde. “Spesso quando andavamo di casa in casa ci facevano codazzo una decina di ragazzini nudi che ascoltavano lo strano modo in cui parlavamo la loro lingua”, ebbe a dire in seguito Ragna. “Nessuno di noi sei sapeva più di qualche parola in spagnolo. Ma quando ridevano di noi, noi ridevamo con loro”. All’arrivo di questi missionari c’erano solo quattro proclamatori a Maracaibo. Al principio del 1995 c’erano 51 congregazioni con un totale di 4.271 proclamatori.

La sua preghiera fu esaudita

I coniugi che avevano gentilmente accolto i sei missionari in casa loro erano Benito e Victoria Rivero. Benito aveva ricevuto il libro “Il Regno è vicino” da Juan Maldonado, un pioniere di Caracas. Quando in seguito Pedro Morales lo visitò per offrirgli lo studio, Benito ne fu entusiasta; non solo accettò lo studio ma cominciò immediatamente ad assistere alle adunanze del gruppetto. Incoraggiò anche la moglie ad assistervi dicendole, visto che a lei piaceva cantare, che venivano cantati cantici molto belli. Lei lo accompagnava, ma in effetti non capiva tutto quello che veniva detto, per cui spesso si addormentava.

Una sera a casa, pensando che la moglie dormisse, Benito pregò Geova ad alta voce chiedendogli di illuminarla. Lei sentì la preghiera e ne fu profondamente commossa. Dopo la morte di Benito avvenuta nel 1955, Victoria divenne pioniera regolare e poi pioniera speciale.

Raggiunte le zone rurali attorno a Maracaibo

Tra quelli che accettarono la verità a Maracaibo ci fu il padre di Rebeca (ora Rebeca Barreto). Lei aveva solo cinque anni quando Gerardo Jessurun cominciò a studiare la Bibbia con suo padre, che fece progresso e nel 1954 si battezzò. Rebeca ha dei meravigliosi ricordi di quando da piccola partecipava all’opera di predicazione. “Noleggiavamo una corriera e l’intera congregazione si recava nelle zone rurali”, rammenta. “La gente di campagna aveva pochi soldi ma apprezzava la letteratura. Alla fine della giornata era uno spettacolo vedere i fratelli e le sorelle accalcarsi nella corriera con uova, zucchine, granturco e galline vive, che avevano ricevuto in cambio della letteratura”.

Ma non tutti erano felici di vederli. La sorella Barreto ricorda un episodio che si verificò nel paese di Mene de Mauroa: “Mentre andavamo di porta in porta il prete cattolico del posto ci stava alle calcagna, strappando la letteratura che le persone accettavano e dicendo loro di non ascoltare i testimoni di Geova. Egli radunò una folla tra cui c’erano molti giovani, riuscendo a farli infuriare a tal punto che ci presero a sassate. Vari fratelli e sorelle furono colpiti”. Il gruppo di Testimoni corse dal prefecto del paese a chiedere aiuto. Questi, essendo ben disposto verso i Testimoni, disse al prete che era costretto a trattenerlo nel suo ufficio per un paio d’ore ‘per proteggerlo da quei predicatori’. La folla, ora senza un capo, si disperse, e i Testimoni trascorsero gioiosamente le due ore successive a dare una completa testimonianza nel paese, liberi da molestie.

Arriva altro aiuto

Il territorio era esteso e ci sarebbe voluto l’aiuto di altri per percorrerlo. Nel settembre 1949 altre missionarie che si erano diplomate da poco alla Scuola di Galaad vennero a partecipare alla raccolta spirituale. Erano desiderose, anzi, ansiose di fare la propria parte, ma non per questo era facile. Quando dall’oblò della sua cabina sulla Santa Rosa avvistò le luci del porto, Rachel Burnham pensò che in vita sua non aveva mai visto nulla che le recasse più sollievo. Aveva sofferto il mal di mare da quando la nave era partita da New York. Benché fossero le tre di notte, svegliò eccitata le tre compagne. Sua sorella Inez e le altre ragazze, Dixie Dodd e sua sorella Ruby (ora Baxter), avevano fatto un buon viaggio ma erano contente di essere quasi giunte a destinazione.

Ad accoglierle c’era un gruppo che comprendeva Donald Baxter, Bill ed Elsa Hanna (missionari arrivati l’anno precedente) e Gonzalo Mier y Terán. Salirono a bordo di un autobus che dal porto li avrebbe condotti a Caracas. A quanto pare il conducente era intenzionato a far rizzare i capelli alle nuove arrivate, e ci riuscì. Per tutta una serie di tornanti guidò costeggiando spesso il precipizio e a una velocità che sembrava un po’ troppo sostenuta! Le sorelle parlano ancora di quel viaggio.

Furono assegnate alla filiale e casa missionaria che si trovava a El Paraíso. Rachel servì fedelmente nel campo missionario fino alla sua morte avvenuta nel 1981; Inez è morta nel 1991. Le altre del gruppo servono ancora Geova lealmente.

Ripensando ai primi mesi che trascorsero nel loro nuovo territorio, Dixie Dodd dice: “Soffrivamo molto di nostalgia. Ma anche se l’avessimo voluto non saremmo potute andare nemmeno fino all’aeroporto. Non avevamo abbastanza denaro!” Si concentrarono invece sul compito che l’organizzazione di Geova aveva affidato loro come missionarie in un paese straniero. Infine smisero di sognare di andare a casa e si impegnarono diligentemente nell’opera.

Malintesi

Per la maggioranza dei nuovi missionari la lingua fu un problema, almeno per un po’.

Dixie Dodd ricorda che una delle prime cose che vennero insegnate loro fu di dire “Mucho gusto” ogni volta che venivano presentate a qualcuno. Quel giorno stesso furono accompagnate a uno studio di libro di congregazione. Durante il tragitto in autobus continuarono a ripetere le parole “Mucho gusto. Mucho gusto”. “Ma quando ci presentarono”, dice Dixie, “le avevamo dimenticate!” Col tempo però impararono.

Bill ed Elsa Hanna, che servirono come missionari dal 1948 al 1954, ricordarono per molto tempo alcune loro gaffe. Una volta il fratello Hanna voleva comprare una dozzina di uova bianche e chiese huesos blancos (ossa bianche) anziché huevos blancos. Un’altra volta voleva comprare una scopa. Temendo di non essere stato capito, cercò di essere più specifico: “Per spazzare ‘el cielo’” (il cielo), disse, invece di el suelo (il pavimento). Con un pizzico di umorismo, il negoziante rispose: “Ha una bella voglia di lavorare, signore!”

Quando Elsa, la moglie di Bill, andò all’ambasciata chiese di remover (rimuovere) anziché renovar (rinnovare) il passaporto. “Cos’ha fatto, signora?”, domandò il segretario, “l’ha ingoiato?”

Genee Rogers, una missionaria arrivata nel 1967, in principio era un po’ scoraggiata perché dopo ogni presentazione, che aveva preparato e provato con cura, la padrona di casa si rivolgeva alla sua compagna e le chiedeva: “¿Qué dijo?” (Che ha detto?) Ma la sorella Rogers non si arrese, e in circa 28 anni di servizio missionario ha aiutato 40 persone a conoscere la verità e a progredire fino al battesimo in acqua.

Willard Anderson, che arrivò da Galaad con la moglie Elaine nel novembre 1965, ammette apertamente che le lingue non sono mai state il suo forte. Sempre pronto a ridere dei propri sbagli, Willard dice: “Ho studiato spagnolo alle medie per sei mesi finché il professore mi fece promettere che non mi sarei più iscritto al suo corso!”

Ma con lo spirito di Geova, la perseveranza e uno spiccato senso dell’umorismo, i missionari si sentirono subito a loro agio con la nuova lingua.

Anche le case hanno un nome

La lingua non era l’unica cosa nuova per i missionari. Essi dovettero adottare un sistema diverso per prendere nota delle case dove volevano tornare. Nei primi tempi molte case di Caracas non avevano numero civico. Il proprietario di ciascuna casa sceglieva un nome per la sua casa. Le case dei più abbienti sono chiamate quintas e spesso viene dato loro il nome della padrona di casa. Ad esempio, l’indirizzo di una persona potrebbe essere Quinta Clara. Spesso è la combinazione dei nomi dei figli: Quinta Carosi (Carmen, Rosa, Simon). Il proprietario della prima filiale e casa missionaria presa in affitto dalla Società aveva già dato alla sua casa il nome di Quinta Savtepaul (San Vincenzo de’ Paoli), e siccome si trovava su una strada principale divenne presto nota come il luogo in cui si riunivano i testimoni di Geova.

Nel 1954, quando venne acquistata una casa nuova per utilizzarla come filiale e casa missionaria, i fratelli ebbero la facoltà di usare la loro immaginazione e scegliere un nome adatto. Tenendo presente l’esortazione di Gesù — “risplenda la vostra luce davanti agli uomini” — fu scelto per la casa il nome Luz (Luce). (Matt. 5:16) In seguito la filiale venne trasferita in locali più grandi, ma al principio del 1995 Quinta Luz ospitava ancora 11 missionari.

Nel centro di Caracas c’è un sistema tutto particolare per trovare i luoghi. Se chiedete l’indirizzo di un certo negozio o di un palazzo, potreste sentirvi dire qualcosa come: “La Fe a Esperanza”. ‘“Tra Fede e Speranza”? Ma non sembra un indirizzo!’, potreste dire. Invece sì, perché nel centro di Caracas ogni incrocio ha un nome. Quindi l’indirizzo che cercate è nell’isolato fra gli incroci Fede e Speranza.

Dal Venezuela a Galaad e ritorno

Nel corso degli anni 136 missionari addestrati a Galaad, fra cui 7 che hanno frequentato la Scuola di Addestramento per il Ministero, sono venuti in Venezuela da altri paesi, e precisamente da Stati Uniti, Canada, Germania, Svezia, Nuova Zelanda, Inghilterra, Puerto Rico, Danimarca, Uruguay e Italia. Tra il 1969 e il 1984 non arrivarono in Venezuela altri missionari da Galaad, perché era impossibile ottenere il visto. Tuttavia nel 1984 lo sforzo concertato per far entrare nel paese due coppie fu coronato dal successo, mentre altri due missionari arrivarono nel 1988. Anche sei Testimoni locali hanno frequentato la Scuola di Galaad.

In occasione della visita del fratello Knorr nel 1946, il giovane Rubén Araujo chiese se un giorno avrebbe potuto essere idoneo per frequentare Galaad. “Sì, se impari meglio l’inglese”, fu la risposta. “È inutile dire che fui molto felice”, dice Rubén. “Tre anni dopo, nell’ottobre 1949, ricevetti dal fratello Knorr una lettera con cui venivo invitato a frequentare la 15a classe, che sarebbe dovuta cominciare in inverno al principio del 1950”.

Gli altri cinque fratelli che sono andati a Galaad dal Venezuela sono Eduardo Blackwood e Horacio Mier y Terán (battezzatisi entrambi nel 1946 durante la prima visita del fratello Knorr), Teodoro Griesinger (di cui parleremo ancora), Casimiro Zyto (immigrato dalla Francia e naturalizzato venezuelano) e, più recentemente, Rafael Longa (che serve ancora come sorvegliante di circoscrizione).

Alcuni cercavano, altri no

Nel 1948 c’era un uomo a Caracas, Víctor Mejías, che pensava a un mondo migliore. Era sinceramente convinto che si potesse realizzare con gli sforzi dell’uomo ed era pronto a fare la propria parte. Ma aveva anche dei dubbi.

Quell’anno Josefina López, una Testimone dalla personalità molto gradevole, lasciò il libro “La verità vi farà liberi” a Dilia, la moglie di Víctor. Il titolo incuriosì Víctor, che si mise a leggere il libro. Capì perché gli uomini da soli non avrebbero mai potuto portare un mondo veramente libero. Ben presto lui e la moglie assistevano alle adunanze dei Testimoni. In seguito disse: “Benché i presenti fossero degli estranei, avevano un viso così amichevole che mi convinsi che erano persone diverse. Ricordo pure d’essere rimasto colpito quando vidi il fratello Knorr, il presidente della Società, a un’assemblea al Club Las Fuentes di Caracas. Era così diverso dai capi religiosi, dai personaggi e dagli artisti famosi che vogliono tutti far mostra di sé. La sua umiltà e le sue maniere semplici mi colpirono”. Ben presto anche Víctor parlava ad altri della verità che può rendere libere le persone, sì, libere perfino dal peccato e dalla morte. Alcuni anni fa, ripensando ai decenni dedicati a parlare ad altri della verità biblica, il fratello Mejías disse: “Sono stati gli anni più felici della mia vita”.

Nel 1950, l’anno in cui Víctor Mejías si battezzò, un altro giovane di Caracas, Teodoro Griesinger, chiese a Ronald Pierce, che aveva intrapreso il servizio missionario da poco: “Spiegami il significato del numero 666 di Rivelazione”. Teodoro aveva ricevuto in eredità dal padre una grande Bibbia tedesca e di quando in quando la leggeva. “Non era tanto il passato a interessarmi”, spiega Teodoro, “quanto il futuro, le cose che dovevano ancora accadere, menzionate in Rivelazione”. Soddisfatto della spiegazione datagli dal fratello Pierce, acconsentì alla sua proposta di studiare il libro “Sia Dio riconosciuto verace”. Il libro era in spagnolo, la Bibbia di Teodoro in tedesco, e sia l’insegnante che lo studente parlavano in inglese. Il progresso fu rapido. Nel 1951 Teodoro entrò nelle file dei pionieri, l’anno successivo accettò di andare come pioniere speciale a Puerto La Cruz, nel 1954 si diplomò alla Scuola di Galaad e poi iniziò a prestare servizio in qualità di sorvegliante di circoscrizione in Venezuela.

Nel periodo in cui Ronald Pierce cominciò a studiare con Teodoro Griesinger, un uomo corpulento, Nemecio Lozano, viveva in un villaggio indio fuori di El Tigre per evitare la polizia. Era un prepotente dal coltello facile. Il capo indigeno aveva paura di lui e lo ascoltava, per cui in realtà il capo era Lozano. I Testimoni erano stati messi in guardia, ma gli diedero testimonianza lo stesso. Egli interruppe e disse in modo brusco: “Sentite, non voglio che siate voi a spiegarmi le cose. Voglio leggere per conto mio”. Ma non avevano più letteratura. Egli insisté che un fratello gli desse la sua copia del libro “La verità vi farà liberi”, ma si accertò prima che non mancasse nessuna pagina! Avrebbe giovato veramente a uno come lui?

Nel giro di una settimana aveva letto il libro, si era procurato alcuni opuscoli da distribuire e aveva cominciato a predicare per conto suo. Quando i Testimoni tornarono a visitarlo, gli chiesero preoccupati cosa diceva alle persone. Rispose: “Può avere questo opuscolo per la misera somma di un medio” (una moneta locale). Gli spiegarono con tatto come poteva esprimersi meglio.

Per andare alle adunanze a El Tigre, distante 30 chilometri, si serviva del cavallo o della bicicletta e a volte faceva il tragitto a piedi. Poco per volta sostituì le sue caratteristiche di un tempo con qualità cristiane. Ben presto dedicava così tanto tempo alla predicazione che il sorvegliante di circoscrizione lo esortò a entrare nelle file dei pionieri. Nel 1955 fu nominato pioniere speciale, e lui e la moglie Omaira servono ancora come tali.

Mantenuta la purezza spirituale

Non sempre nei primi tempi la luce della Parola di Dio brillava in ogni luogo con chiarezza. Alcuni che frequentavano il gruppo di El Tigre avevano idee che si erano portati dietro dal mondo. Rafael Hernández e sua moglie, che già nel 1947 avevano avuto contatti con la verità, ricordano che in un certo momento nel gruppo di El Tigre c’era un fratello che attribuiva un significato ai suoi sogni. E per un po’ alcuni pensarono che finché due erano fedeli l’uno all’altro non avevano alcun bisogno d’essere legalmente sposati. Ma a poco a poco queste idee furono corrette grazie alla sana istruzione biblica.

Tuttavia verso la fine degli anni ’40 uno dei dieci che si erano battezzati nel 1946 in occasione della prima visita del fratello Knorr in Venezuela cominciò a diffondere i propri insegnamenti per farsi un seguito. Leopoldo Farreras, che oggi è anziano a Ciudad Guayana, rammenta ciò che accadde. Aveva fatto il chierichetto (monaguillo) nella Chiesa Cattolica, ma all’età di 20 anni l’aveva abbandonata a causa della sfacciata immoralità del clero. Ora vedeva qualcun altro fare cattivo uso della sua autorità. Nonostante all’epoca fosse giovane e privo di esperienza, Leopoldo si mantenne saldo in mezzo alle acque agitate di El Tigre e rimase leale a Geova e alla sua organizzazione.

Alcuni anni dopo la moglie di Leonard Cumberbatch, che ora è anziano a El Tigre, cominciò a studiare con i testimoni di Geova. “Reagii molto male”, ammette Leonard. “Eravamo sempre andati d’amore e d’accordo, ma quando mia moglie cominciò a studiare la Bibbia, mi misi a fare del sarcasmo. Una volta in macchina lei mi sgridò perché correvo troppo. Le dissi di non preoccuparsi, che il suo Dio Geova l’avrebbe salvata; in fondo, sarebbe vissuta per sempre comunque. Non rallentai.

“Le dissi che i Testimoni approfittavano di lei, che della Bibbia io ne sapevo più di loro e che volevo parlare con loro. Accettarono la mia sfida. Fu una conversazione piacevole. Non riuscii a dimostrare che stessero insegnando falsità, così accettai di studiare la Bibbia con loro. Mi battezzai cinque mesi dopo avere cominciato a studiare. Dato che avevo la macchina fui nominato conduttore di studio di un gruppo che si riuniva ad Anaco. Per servire quel gruppo dovevo fare un viaggio di 160 chilometri tra andata e ritorno. Poi mi fu affidato un altro gruppo distante 30 chilometri. Ora in queste città ci sono delle congregazioni”.

La città di El Tigre, nella parte orientale del Venezuela, è un importante centro commerciale. È diventata anche un importante centro della vera adorazione. Al principio del 1995 c’erano sette congregazioni dei testimoni di Geova a El Tigre, con un totale di oltre 730 proclamatori della buona notizia.

Un’orafa smette di fare immagini

A sud-est di El Tigre c’è Ciudad Bolívar, sulla riva meridionale dell’Orinoco. È un attivo porto fluviale. Nel 1947 un testimone di Geova visitò María Charles in questa città. María dice: “Ho un’oreficeria, e un giorno ero seduta intenta al mio lavoro nel negozio quando entrò Alejandro Mitchell con una borsa di stoffa a tracolla. Dissi: ‘Cos’hai lì dentro?’ Rispose: ‘Ah, un tesoro speciale’. ‘Beh, se si tratta di oro, lo compro’, dissi, ‘visto che questo è il mio lavoro’. Replicò che aveva qualcosa di meglio dell’oro. ‘La sola cosa che a quanto so è migliore dell’oro è la Bibbia’, dissi. Alejandro mi diede ragione e tirò fuori una Bibbia e altra letteratura.

“Mi piaceva molto leggere ma non ero mai riuscita a capire la Bibbia, così gli dissi: ‘Compro tutto quello che hai’. Quel giorno presi da lui 11 riviste e i libri “Il Regno è vicino” e Salvezza nonché una Bibbia nuova. Fui così affascinata da quanto lessi che decisi di non lavorare nell’oreficeria per una settimana per potermi dedicare alla lettura. Leggendo il libro “Il Regno è vicino”, fui colpita dall’esempio di Giovanni il Battezzatore e dissi fra me e me: ‘Vorrei essere una predicatrice intrepida come lui’”.

María domandò in giro se c’era un luogo in cui si radunavano i Testimoni, ma le dissero che a Ciudad Bolívar non c’era. Quello più vicino si trovava a El Tigre, distante circa 120 chilometri. Imperterrita vi si recò, trovò il posto, assisté a un’adunanza e lasciò un biglietto per Alejandro Mitchell perché andasse a visitarla a Ciudad Bolívar.

Nel frattempo scoprì che anche un sarto nelle vicinanze aveva il libro “Il Regno è vicino”. Questi sapeva dove si radunava un gruppetto di persone per leggere La Torre di Guardia. María vi andò con lui e trovò Leopoldo Farreras, sua madre, sua sorella e alcuni altri. L’adunanza le piacque e fu così entusiasta del materiale che a tutte le domande alzò la mano per rispondere!

Al termine dello studio Leopoldo Farreras le chiese: “E tu da dove vieni?” María rispose: “Dalla mia oreficeria, ma non farò più immagini”. Sorridendo della franchezza della donna, Farreras le chiese: “Come mai?” “A motivo di quello che è scritto in Salmo 115:4-8”, rispose María.

Il gruppo non era ancora organizzato per la testimonianza pubblica. Fu in effetti María Charles, l’ultima arrivata, a suggerire di ubbidire al comando biblico di predicare. Si procurarono cartoline di testimonianza e letteratura e cominciarono a portare la buona notizia agli abitanti di Ciudad Bolívar in modo organizzato. I primi anni furono molto difficili perché la gente aveva paura del clero. Ma i fedeli sforzi di questo gruppo zelante portarono frutto. Nel 1995 a Ciudad Bolívar c’erano nove congregazioni e un totale di 869 proclamatori.

Arrivano altri missionari

Nel 1950 circolava una notizia elettrizzante nella filiale di Caracas. Sarebbero stati mandati in Venezuela altri 14 missionari e dovevano essere aperte altre tre case missionarie: a Barquisimeto, Valencia e Maracay. Ma i missionari sarebbero riusciti a entrare nel paese? Il presidente era stato appena assassinato; alle 6 di sera cominciava il coprifuoco; le comunicazioni ne avevano risentito.

Il primo aereo che poté entrare nel paese dopo l’assassinio atterrò all’aeroporto vicino a Caracas. Ne sbarcarono 14 nuovi missionari, ma non c’era nessuno a incontrarli. Date le circostanze, non li aspettavano. Ralphine (Penny) Gavette, una dei 14, rammenta: “Salimmo su tre taxi muniti dell’indirizzo della filiale. Non fu difficile trovare la strada, Avenida Páez, a Caracas; ma essendo un viale molto lungo, non riuscivamo a trovare la casa. Era buio, era già iniziato il coprifuoco e i tassisti cominciavano a innervosirsi. Alla fine uno dei missionari, Vin Chapman, disse al tassista di fermarsi che sarebbe sceso e avrebbe bussato a una porta qualsiasi per chiedere informazioni, anche se parlava pochissimo lo spagnolo. Quando bussò, venne alla porta Donald Baxter, il sorvegliante della filiale. Che sollievo!”

I missionari assegnati a Barquisimeto, circa 270 chilometri a sud-ovest di Caracas, si resero conto che era una città molto religiosa. Negli anni ’50 gli abitanti erano attaccati alle tradizioni e si opponevano ai cambiamenti.

Ma le reazioni erano diverse, secondo quello che si faceva e chi era a farlo. Riguardo al primo sabato in cui i missionari si impegnarono nella testimonianza stradale, il fratello Chapman rammenta: “Eravamo in cinque e ci mettemmo ai principali angoli delle vie del centro. Destammo molto scalpore! A quell’epoca c’erano pochissimi americani a Barquisimeto e nessuna giovane americana. Io non riuscivo a dare una rivista, ma le ragazze ne distribuirono parecchie!” Un altro giorno, però, dovendo andare al mercato a fare la spesa, le quattro sorelle decisero di mettersi in jeans. Nel giro di pochi minuti un centinaio di donne le avevano attorniate e additandole gridavano: “¡Mira! ¡Mira!” (Guarda! Guarda!) Non erano abituate a vedere per la strada ragazze vestite in quel modo. Naturalmente le sorelle andarono subito a casa a cambiarsi.

In questa zona la maggioranza non aveva mai visto una Bibbia. Anche se si usava una Bibbia cattolica, non volevano accettare quello che diceva. Alcuni non volevano neppure leggere un versetto nella Bibbia, temendo di peccare se lo facevano. Il primo anno ci fu pochissimo progresso a Barquisimeto.

Finalmente la vera religione

Non tutti, però, a Barquisimeto erano accecati da anni di tradizione cattolica. Un esempio particolare fu quello di Luna de Alvarado, una donna molto anziana che per tanti anni era stata cattolica. Quando la sorella Gavette le fece visita la prima volta, la donna disse: “Signorina, sin da quando ero ragazzina aspettavo che qualcuno venisse alla mia porta e mi spiegasse quello che lei mi ha appena detto. Sa, quando ero ragazza, pulivo la casa del prete, e nella sua libreria c’era una Bibbia. Sapevo che era proibito leggerla, ma ero così curiosa di sapere perché che un giorno, mentre nessuno guardava, me la portai a casa per leggerla di nascosto. Da quello che lessi capii che la Chiesa Cattolica non ci aveva insegnato la verità e quindi non era la vera religione. Avevo paura di parlarne con qualcuno, ma ero sicura che un giorno o l’altro quelli che insegnavano la vera religione sarebbero venuti nella nostra città. Quando vennero i protestanti, in un primo momento pensai che fossero loro, ma presto scoprii che insegnavano molte delle stesse falsità insegnate dalla Chiesa Cattolica. Ciò che lei mi ha appena detto è proprio quello che avevo letto in quella Bibbia tanti anni fa”. Fu immediatamente disposto di tenere uno studio e dopo non molto Luna simboleggiò la sua dedicazione a Geova. Nonostante la forte opposizione della famiglia, servì Geova fedelmente sino alla morte.

Anche Eufrosina Manzanares fu spinta dal cuore ad accettare la Parola di Dio. Quando Ragna Ingwaldsen le fece visita la prima volta, Eufrosina non aveva mai visto una Bibbia. Ma accettò di studiare con Ragna. Ragna ricorda: “Aveva seguito la sua religione in maniera formale, in quanto andava a messa tutte le domeniche e teneva sempre un lume acceso davanti alla statua di un ‘santo’, che stava in una nicchia nel muro. Per essere sicura che il lume non si spegnesse mai, teneva litri di petrolio a portata di mano a questo preciso scopo!” Ma Eufrosina mise in pratica ciò che apprese dalla Bibbia. Quando seppe che certe cose non erano gradite a Geova, fece dei cambiamenti nella sua vita. Così tolse di mezzo le immagini, smise di fumare e legalizzò il suo matrimonio. In seguito anche sua madre cominciò a studiare. Non fu facile per Eufrosina sbarazzarsi dei suoi grossi sigari. Quando aveva appena due anni, per farla stare buona la madre le metteva una sigaretta in bocca, e da allora aveva sempre fumato. Ma ora, per piacere a Geova, smise di fumare, si battezzò e divenne una proclamatrice molto zelante.

Sei anni dopo che a Barquisimeto erano stati mandati i primi missionari, vi erano ancora 50 proclamatori soltanto. Ma Geova ha benedetto i tenaci sforzi compiuti per trovare le persone simili a pecore. Nel 1995 nelle 28 congregazioni di Barquisimeto facevano rapporto un totale di 2.443 proclamatori.

Valencia, un campo fruttifero

Circa a metà strada fra Barquisimeto e Caracas c’è Valencia, la quarta città del paese per grandezza. Nelle sue strade più strette e più antiche si respira l’aria della vecchia Spagna, e come l’omonima città spagnola, Valencia è famosa per le arance.

Del gruppo di missionari che giunsero in Venezuela nel 1950, otto furono mandati a Valencia. Evelyn Siebert (ora Ward) ricorda di aver cominciato a fare servizio a Valencia con una presentazione imparata a memoria. “Nonostante non sapessimo lo spagnolo, iniziammo molti studi biblici”, rammenta. Uno di questi studi fu tenuto con Paula Lewis. Paula era una cattolica molto devota alle immagini, in particolare al “Sacro Cuore di Gesù”, a cui chiedeva regolarmente delle grazie. Andava in chiesa una volta la settimana, faceva la sua offerta di tre bolívar e pregava l’immagine di far tornare a casa suo marito per vivere con la famiglia. Poiché lui continuava a vivere per conto suo, decise di parlare più energicamente all’immagine. ‘Signore, se stavolta non succede niente, questa è l’ultima offerta che ti faccio’. Lasciò i suoi tre bolívar e non tornò più.

Il mese dopo Evelyn Siebert bussò alla sua porta. Paula ascoltò con piacere, prese il libro “Sia Dio riconosciuto verace” (anche se non sapeva leggere) e, con l’aiuto di Evelyn, cominciò a studiare la Bibbia. Paula e una delle sue figlie furono tra i primi che si battezzarono a Valencia. Stephen, il marito di Paula, anche se in principio non voleva sentirne di “queste sciocchezze”, come diceva lui, ci ripensò, tornò a vivere con la famiglia e divenne anche lui un servitore di Geova, e questo non come risultato della devozione a un’immagine del cosiddetto Sacro Cuore di Gesù, ma grazie al suo studio della Bibbia.

Due anni dopo che gli altri missionari erano arrivati a Valencia, si unirono loro Lester Baxter (fratello maggiore di Donald) e sua moglie Nancy. Lester dovette metterci particolare impegno per imparare lo spagnolo. Non solo ne aveva bisogno per compiere il ministero di campo ma, essendo l’unico fratello nel gruppo dei missionari, aveva la responsabilità di condurre tutte le adunanze. L’intenso addestramento diede buoni risultati. Due anni dopo, quando fu formato in Venezuela il primo distretto, Lester fu nominato sorvegliante di distretto. In seguito compì l’opera di sorvegliante viaggiante per 30 anni.

Tra i missionari che servirono a Valencia ci furono Lothar Kaemmer, biondo e di bassa statura, che veniva dalla Germania, ed Herbert Hudson, dagli occhi azzurri e il colorito roseo, che veniva dalla Gran Bretagna. Furono compagni di stanza per un po’ ed erano la prova vivente di come la verità biblica trasforma la vita delle persone. Vedete, Lothar da ragazzo aveva fatto parte della Gioventù Hitleriana, mentre Herbert era stato nella RAF (l’aviazione militare britannica), per cui durante la guerra erano nemici! Ma la Parola di Dio aveva cambiato il loro modo di vedere la vita. Come missionari lavorarono insieme per insegnare alle persone a vivere in pace: prima di tutto con Dio e poi le une con le altre.

Saltare lo steccato o prendere decisamente posizione?

Nel 1953 Alice Palusky, una delle missionarie di Valencia, visitava una diciottenne, Gladys Castillo. Gladys ascoltava con piacere, tuttavia era un po’ sospettosa perché Alice non usava la Bibbia cattolica. Così Gladys si recò nella cattedrale di Valencia e parlò con il vescovo. Spiegò che studiava con i “protestanti” — credeva che i Testimoni lo fossero — ma voleva una Bibbia cattolica per controllare tutte le scritture. All’epoca i Testimoni erano relativamente pochi e non erano molto conosciuti a Valencia. Ciò che Gladys voleva fare parve sensato al vescovo, che le procurò una Bibbia. Quello che lesse nella Bibbia sorprese Gladys e le fece capire che i cattolici non praticavano ciò che la Bibbia insegna. Decise di lasciare la chiesa.

Nel 1955 quando si stava preparando per il battesimo, la sua fede fu messa alla prova. Studiava per diventare maestra e le mancava solo un anno al diploma. Nel suo istituto stavano organizzando una festa in onore di Maria Vergine. Ci si aspettava che tutti fossero presenti a una messa speciale. Gladys ricorda: “Erano i giorni del dittatore Pérez Jiménez, ed era comune essere espulsi dalla scuola se ci si rifiutava di sottostare agli ordini. Fu annunciato che chiunque non avesse assistito alla messa doveva ritirare la lettera di espulsione, che gli avrebbe precluso anche la possibilità di studiare altrove. Fu una vera prova per me. Arrivò il momento di andare a messa e io pensai di nascondermi nei bagni o di saltare lo steccato e andare a casa. Decisi infine di prendere posizione. Spiegai al direttore dell’istituto che non sarei andata a messa perché non mi consideravo più cattolica ma studiavo con i testimoni di Geova. Si arrabbiò moltissimo, ma mi lasciò andare a casa. Non fui espulsa. Fui felice di avere confidato completamente in Geova”.

Data testimonianza agli ecclesiastici

Fra gli altri, anche alcuni rappresentanti del clero ricevettero testimonianza. Marina Silva, una delle prime Testimoni di Valencia, ricorda il giorno in cui ricevette la visita del sacerdote della chiesa che lei frequentava prima di diventare Testimone. Marina riuscì a parlare a lungo con lui. La cosa che ricorda più chiaramente è che il sacerdote, non riuscendo a trovare nella Bibbia i versetti che lei voleva fargli leggere, ammise: ‘In seminario abbiamo studiato tutto fuorché la Bibbia’. Fu d’accordo con lei su molti punti; ma quando lei lo incoraggiò a lasciare il sacerdozio e a servire Geova, lui disse: “Chi mi darebbe poi l’arepa?” (L’arepa è il pane locale fatto con il granturco).

Marina stessa in precedenza era stata devota al “Sacro Cuore di Gesù” e dedicava a questa immagine tutti i venerdì, ma la verità della Bibbia aveva cambiato la sua vita. Nel 1953 si battezzò, nel 1968 divenne pioniera speciale e ancor oggi continua a svolgere questo servizio. Impegnandosi nella predicazione della buona notizia, Marina ha avuto il privilegio di contribuire a iniziare l’opera a San Carlos, Temerla, Bejuma, Chirgua, Taborda, Nirgua e Tinaquillo.

Quando il messaggio della verità giunse a Tinaquillo, a sud-ovest di Valencia, le prime reazioni furono ostili. Marina ricorda che allorché il piccolo gruppo cominciò a lavorare la cittadina, il sacerdote locale, “monsignor” Granadillo, mise degli altoparlanti per avvertire la popolazione. “È arrivata la febbre gialla a Tinaquillo!”, gridava. “Non ascoltate quella gente! Difendete la città e la vostra religione! Difendete il mistero della Santissima Trinità!” Marina decise di far visita al sacerdote. Andò a casa sua e aspettò che rientrasse.

Lo salutò dicendo: “Faccio parte della ‘febbre gialla’ di cui si è lamentato stamattina. Vorrei precisare che siamo testimoni di Geova. Predichiamo un importante messaggio inerente al Regno di Dio, un messaggio che la chiesa dovrebbe predicare, ma non lo fa”. Gli chiese coraggiosamente la sua Bibbia e gli mostrò la scrittura di Atti 15:14, dov’è predetto che Geova avrebbe tratto dalle nazioni “un popolo per il suo nome”. Il suo atteggiamento cambiò. Disse che era spiacente, che non si era reso conto di che tipo di persone eravamo. La sorella lo invitò al discorso pubblico ed egli, con sorpresa di tutti, vi assisté. In seguito accettò varie volte le riviste nella piazza principale. Altri che lo videro furono incoraggiati a prendere anch’essi le riviste. Nel 1995 c’erano quattro congregazioni a Tinaquillo con un totale di 385 proclamatori.

I semi della verità biblica germogliano a Maracay

Ricorderete che dei missionari arrivati nel 1950, alcuni furono mandati a Barquisimeto e a Valencia, mentre altri dovevano compiere l’opera a Maracay. Questa è la quinta città del Venezuela in ordine di grandezza, e si trova 120 chilometri a sud-ovest di Caracas. È situata fra le colline sulla sponda orientale del lago di Valencia.

Con l’arrivo dei missionari a Maracay fu possibile tenere adunanze anche in quella città. All’epoca il gruppo dei missionari era formato da fratelli scapoli. Quando invece nel 1958 arrivò Leila Proctor, una missionaria nata in Australia, benché alle adunanze lì a Maracay ci fossero da 12 a 20 presenti, c’era solo un fratello battezzato. Era Keith Glessing, che con sua moglie Joyce si era diplomato alla Scuola di Galaad nel 1955. A causa della scarsità di fratelli, la collaborazione delle sorelle era necessaria in vari modi. La sorella Proctor rammenta: “Noi sorelle facevamo parti nell’adunanza di servizio e aiutavamo nel reparto contabilità, letteratura e riviste. Dopo essere stata per cinque mesi nel territorio assegnatomi, fui incaricata di condurre uno studio di libro. Dapprima eravamo solo io e un proclamatore inattivo. L’adunanza si teneva al lume di candela in una casa senza pavimenti. In breve tempo, malgrado il mio spagnolo orribile, i presenti crebbero così tanto che dovevamo usare il soggiorno, la cucina e il patio. Poteva essere stato solo grazie allo spirito santo di Geova”.

A Maracay così tante persone hanno dimostrato il vivo desiderio di conoscere e servire Geova che al principio del 1995 in quella città c’erano 30 congregazioni, con un totale di 2.839 proclamatori.

‘Se è vero ti sparo!’

Tra gli interessati di Maracay c’era María, moglie di Alfredo Cortez. Joyce Glessing aveva studiato la Bibbia con lei per sei mesi. Poi un giorno il marito tornò a casa e trovò questa gringa, come vengono chiamate qui le nordamericane. Chiese alla moglie di che si trattava. A mo’ di spiegazione, la moglie gli diede una rivista che Joyce le aveva lasciato. Conteneva un articolo sullo spiritismo, col quale venivano messi in relazione i rosacroce. Lo lesse con interesse perché si stava occupando delle loro dottrine.

Quando la moglie parlò alla sorella Glessing dell’interesse che suo marito aveva mostrato per la rivista, fu disposto che Keith, il marito della missionaria, visitasse il sig. Cortez. La visita fu fatta e venne iniziato uno studio biblico. Dopo tre settimane soltanto — un po’ prematuramente — il missionario invitò il sig. Cortez ad accompagnarlo nell’opera di porta in porta. Il sig. Cortez lo accompagnò, gli piacque molto e distribuì 16 riviste. Non stando in sé dalla gioia quella sera uscì con degli amici non Testimoni per festeggiare il suo successo e si ubriacò, tornando a casa alle tre di notte.

Il giorno dopo si sentì rimordere la coscienza e pensò: ‘O servo Geova come si deve o torno alle mie vecchie abitudini’. Con difficoltà venne persuaso a continuare lo studio della Bibbia. A poco a poco abbandonò il suo precedente modo di vivere, fece progresso e nel 1959 si battezzò.

Due settimane dopo un colonnello, padrino di una delle figlie di Alfredo, andò a trovarlo e, furibondo, gli puntò una pistola al petto e lo minacciò dicendo: “È vero quello che ho sentito, che sei diventato testimone di Geova? Se dici di sì ti sparo!” Alfredo si mantenne calmo e disse di sì, che era vero, e spiegò perché. Disgustato, il colonnello mise via la pistola e se ne andò arrabbiato, dicendo di non considerarsi più il padrino della ragazza. Grazie allo spirito di Geova e al suo zelo nel dare testimonianza a tutti, Alfredo è stato lo strumento mediante cui 89 persone sono state aiutate a conoscere la verità e a dedicare la propria vita a Geova. Al presente egli serve come anziano a Cabudare, vicino a Barquisimeto; uno dei suoi figli è pioniere speciale e sua figlia Carolina serve con il marito alla filiale.

Fa attenzione, è carnevale!

In Venezuela il carnevale è un’occasione per far festa, mascherarsi e... gettare acqua addosso alla gente! I bambini in particolare si divertono moltissimo a inzuppare i passanti che non se lo aspettano. Di solito non è saggio avventurarsi per le strade il lunedì e il martedì grasso, gli ultimi giorni di carnevale.

“Non diedi ascolto agli avvertimenti”, ammette Leila Proctor. “Il primo anno che ero a Maracay pensai che avrei tenuto i miei studi biblici a qualsiasi costo. Beh, li tenni, ma arrivai al primo studio bagnata fradicia, essendomi piovuto addosso un secchio d’acqua. Quando mi recai al secondo studio mi ero asciugata in parte, solo per prendermi altri due secchi d’acqua durante il tragitto. Arrivai bagnata fino all’osso”. Altri missionari raccontano qualcosa di simile.

Leila, che è nella casa missionaria di Quinta Luz a Caracas, ora organizza il suo programma in modo un po’ diverso nel periodo di carnevale.

“Udì la mia fervida preghiera”

Quando Alfredo Amador era piccolo, il padre gli indicava i cieli stellati e gli insegnava il nome di alcune costellazioni. “Sono tutte opera di Dio”, diceva. Ma il padre morì prima che Alfredo compisse dieci anni. Alfredo, che allora abitava a Turmero, nello stato di Aragua, cominciò a nutrire dei dubbi sulla sua religione. Non gli pareva giusto che il prete si facesse pagare per dire preghiere per i morti o che i ricchi potessero tirar fuori i loro parenti dal purgatorio più in fretta dei poveri. Pieno di dubbi, si diede all’ubriachezza, all’immoralità, alla violenza e alla droga. Vedendo che cominciava a raccogliere i frutti di quello che aveva seminato, cercò una via d’uscita. Poi ricordò le sere in cui contemplava i cieli insieme al padre.

“Un pomeriggio, disperato e con le lacrime agli occhi”, racconta, “pregai Dio di darmi la possibilità di conoscerlo. Evidentemente egli udì la mia fervida preghiera, perché la mattina dopo due testimoni di Geova bussarono alla mia porta. Ne seguirono interessanti conversazioni, ma io non acconsentii a fare lo studio biblico. Volevo leggere la Bibbia per conto mio, tuttavia acconsentii ad andare alla Sala del Regno. Il fratello che mi visitava mi portò anche a un’assemblea nella vicina Cagua. Ascoltando i vari discorsi mi resi conto che questa era la verità. Quando i candidati al battesimo si alzarono in piedi per rispondere alle domande, mi alzai anch’io!”

Alfredo rimase sorpreso notando che tutti gli altri che si erano alzati erano in un settore della sala, mentre lui era in un altro. Ma si mise in fila con loro per battezzarsi. Al che qualcuno gli chiese di quale congregazione fosse. Non sapeva neppure che le congregazioni avessero un nome! Capì subito che non era veramente pronto per il battesimo.

Non molto tempo dopo sposò la donna con la quale conviveva, e grazie a uno studio sistematico della Bibbia divenne idoneo per partecipare insieme ai fratelli all’opera di testimonianza di porta in porta. Nel 1975 si battezzò insieme alla moglie. Ora serve come anziano cristiano a Maracay. Non vede l’ora che venga il giorno in cui, nel nuovo sistema di Dio, suo padre sarà risuscitato. Allora potrà dirgli che il nome del Creatore di cui parlava molti anni fa è Geova, e potrà incoraggiarlo ad acquistare accurata conoscenza di Geova.

Disastro a Maracay

Il 6 settembre 1987 è una data che sarà ricordata a lungo dagli abitanti della zona di Maracay. Piogge torrenziali causarono inondazioni e provocarono colate di fango che spazzarono via o sommersero centinaia di abitazioni.

Molti dei quasi 2.000 proclamatori di Maracay erano a un’assemblea di distretto al momento della catastrofe. Al loro ritorno scoprirono che case e beni erano spariti. Almeno 160 persone erano morte; i dispersi furono centinaia e 30.000 persone rimasero senza tetto. Nessun Testimone perse la vita o rimase gravemente ferito, ma un totale di 114 Testimoni e studenti biblici furono tra quelli che erano rimasti senza tetto e senza altro possedimento eccetto gli abiti che avevano addosso.

I fratelli costituirono in fretta un efficiente comitato e distribuirono abbondanti aiuti sotto forma di viveri, medicinali, vestiario, biancheria da letto e coperte. Ne arrivarono camion pieni, inviati dai Testimoni di altre città preoccupati per i loro compagni di fede, e alla fine si dovette dire basta. I fratelli responsabili, quando si resero conto che ce n’era più che a sufficienza per i Testimoni e per quelli che studiavano la Bibbia con loro, misero parte dei viveri e del vestiario a disposizione anche dei vicini che versavano in gravi difficoltà. La grande generosità dei fratelli e la loro prontezza a venire in aiuto rafforzarono veramente la fede.

Uno straordinario desiderio di stare insieme

I venezuelani sono gregari per natura. Amano riunirsi in gran numero, per un pasto, una festa, una gita al mare o una scampagnata. Quando vengono nell’organizzazione di Geova, questo aspetto della loro personalità continua ad essere molto marcato. Amano le assemblee, piccole e grandi. Per molti di loro tempo, distanza, spesa e disagi non hanno importanza finché possono stare insieme.

Nel gennaio 1950 c’era grande eccitazione mentre i fratelli si preparavano per un’assemblea di due giorni che si doveva tenere a Maracaibo. Dovevano essere presenti il fratello Knorr e Robert Morgan, della sede mondiale. Pedro Morales era deluso perché a causa dell’opposizione della chiesa la stampa locale si era rifiutata di fare pubblicità all’assemblea. Tuttavia, mentre si avvicinava il momento dell’arrivo dei fratelli in aereo, escogitò un altro sistema, come narrò in seguito: “Disposi che tutti i bambini della congregazione andassero all’aeroporto, portando ciascuno un mazzolino di fiori. La cosa naturalmente incuriosì i giornalisti che si trovavano lì, i quali chiesero se aspettavano qualche persona importante. I bambini, che avevano ricevuto precise istruzioni, rispondevano: ‘Sissignore, e pronuncerà un discorso alla Sala Massonica in Via Urdaneta 6, vicino al commissariato di polizia’. All’arrivo dei fratelli, i giornalisti scattarono foto, che i giornali pubblicarono insieme alle informazioni sull’assemblea. Così avemmo la pubblicità desiderata”.

Inoltre nei due giorni precedenti l’adunanza pubblica una stazione radio locale, Ondas del Lago (Onde del Lago), annunciò ogni mezz’ora questo discorso, dicendo che sarebbe stato anche radiotrasmesso. I risultati furono ottimi. Oltre che dai 132 presenti all’assemblea, il discorso fu seguito da molti radioascoltatori. Quell’anno il numero dei proclamatori crebbe del 146 per cento, la percentuale di aumento più elevata che si sia mai registrata in Venezuela.

Un’altra assemblea di distretto che molti ricordano è quella che si tenne dal 23 al 27 gennaio 1967 nell’arena Nuevo Circo di Caracas. Fu la prima assemblea internazionale che tenemmo in Venezuela. Tra i presenti ci furono 515 delegati stranieri, inclusi alcuni membri del consiglio direttivo della Società (Watch Tower). I drammi biblici erano un aspetto nuovo del programma a quell’epoca. Dyah Yazbek, che era responsabile di uno di essi, rammenta: “Fecero molto scalpore non solo per la novità e per il messaggio in essi contenuto ma anche per le 500 macchine fotografiche usate freneticamente dai delegati stranieri per immortalare l’avvenimento!” Un simile raduno internazionale non passò inosservato. Anche se a quell’epoca c’erano meno di 5.000 Testimoni in Venezuela, i presenti furono 10.463. Nei successivi tre anni il numero dei Testimoni attivi nel paese crebbe rispettivamente del 13, 14 e 19 per cento.

Non è raro che un interessato assista a un’assemblea di circoscrizione o di distretto ancor prima di cominciare uno studio biblico formale o di mettere piede in una Sala del Regno. Una notevole dimostrazione di questo desiderio di stare insieme ad altri si ebbe nel gennaio 1988. Don Adams, della sede mondiale di Brooklyn, era in visita come sorvegliante di zona. Era stata affittata un’arena a Valencia ed era stato predisposto un programma di due ore. A quel tempo c’erano solo 40.001 proclamatori in tutto il Venezuela. Tuttavia al programma assisterono 74.600 persone; erano venute dalle estremità più remote del paese. Alcuni avevano fatto un viaggio in pullman di 12 ore o più per essere presenti; e al termine del programma risalirono sui pullman per il ritorno, altre 12 ore di viaggio. Ma per i venezuelani sorridenti, allegri e sempre contenti ne era valsa la pena, anche se erano stati solo mezza giornata insieme a tanti loro fratelli e sorelle spirituali.

Portato il messaggio sulle Ande

La Cordigliera delle Ande si prolunga a nord nel Venezuela. Tre delle principali città che si trovano nella regione andina sono Mérida, San Cristóbal e Valera. Il modo di vivere e di pensare della gente è notevolmente diverso da quello degli abitanti delle città costiere e delle aree cosmopolite.

Rodney Proctor, un sorvegliante di distretto che ha servito nelle Ande, fece questa osservazione riguardo alla gente che vive in quella regione: “Molte volte uno sconosciuto viene trattato come uno straniero nel suo stesso paese. La chiesa esercita ancora molta influenza e, generalmente parlando, il messaggio del Regno non viene accettato prontamente. Ad alcuni pionieri speciali è capitato di rimanere in una città per un anno prima che la gente per strada cominciasse a rispondere al loro saluto. Dopo il secondo anno, alcuni cominciano forse a studiare la Bibbia. A differenza di altre parti del paese, sembra che qui la domanda ‘Cosa penseranno i vicini?’ scoraggi le persone dall’ascoltare quando i Testimoni le visitano”.

Al principio degli anni ’50 Juan Maldonado, un pioniere di Caracas, visitò varie città delle Ande, fermandosi a predicare in ognuna per qualche settimana. A San Cristóbal l’accoglienza iniziale non fu incoraggiante. Il fratello Maldonado fu arrestato varie volte per la sua schietta predicazione.

Tuttavia ci fu una famiglia che mostrò interesse per la verità e con la quale durante la sua permanenza egli studiò la Bibbia varie volte la settimana. Ma i parenti e il prete locale facevano opposizione fino al punto che la madre, Angelina Vanegas, non riusciva a trovare abbastanza lavoro per mantenere la famiglia.

Dopo avere servito come missionari a Barquisimeto, nel dicembre 1953 Vin e Pearl Chapman furono assegnati a San Cristóbal. Angelina Vanegas e la sua famiglia li accolsero come un meraviglioso provvedimento di Geova e cominciarono subito a uscire in servizio con i missionari. Alcuni mesi dopo Angelina decise di battezzarsi. La vasca da bagno della casa missionaria era molto grande mentre lei era piccola, per cui non ci fu il problema di trovare un posto adatto per il battesimo.

Siesta o salvezza?

I Chapman cominciarono uno studio con una coppia molto povera, Misael ed Edelmira Salas. Edelmira era una fervente cattolica. “Ero così devota”, spiega, “che una volta, mentre ero incinta, per adempiere un voto che avevo fatto a Dio compii un pellegrinaggio recandomi scalza da un villaggio a un altro, poi percorsi in ginocchio il tratto dal portone della chiesa all’altare. Dopo di che rifeci tutta la strada del ritorno a piedi scalzi, ma poi mi ammalai e persi il bambino”.

Quando in seguito nacque loro una bambina, Misael ed Edelmira avevano cominciato a studiare la Bibbia con i Chapman. Un giorno, essendosi la bambina ammalata gravemente, Edelmira decise di portarla all’ospedale. Prima che uscisse di casa, le vicine fecero pressione su di lei perché si affrettasse a battezzare la bambina, dicendo che se fosse morta le avrebbero negato la sepoltura e sarebbe andata nel limbo. Edelmira decise che, per non correre rischi, andando all’ospedale si sarebbe fermata in chiesa e avrebbe chiesto al prete di battezzare la bambina.

“Arrivai verso mezzogiorno, e poiché era l’ora della siesta il prete non fu contento d’essere stato disturbato”, rammenta. “Mi disse di andar via e di tornare in un altro momento. ‘Ma la mia bambina sta morendo’, gli dissi. ‘È più importante salvare una bambina dal limbo o che lei finisca la sua siesta?’ Acconsentì di malavoglia a battezzare la bambina, ma mandò il suo sagrestano a farlo”.

La bambina non morì, ma quell’episodio segnò una svolta per Edelmira. Completamente delusa dalla chiesa, cominciò a prendere sul serio lo studio biblico con i Testimoni. Poi lei e il marito si trasferirono in una cittadina chiamata Colón, dove non c’era nessun Testimone. Quando Casimiro Zyto visitò San Cristóbal come sorvegliante di circoscrizione, i missionari gli chiesero di andare a trovare Edelmira. Come fu grata di quella visita! In quell’occasione si battezzò.

Grazie agli sforzi da lei compiuti all’inizio, ora a Colón c’è una congregazione. Ce ne sono anche tre a El Vigía, dove lei ebbe una parte nell’iniziare l’opera quando la sua famiglia vi si trasferì. Dopo alcuni anni si battezzarono anche il marito e le tre figlie.

Un sacerdote incita alla violenza

In un altro paesino delle Ande serviva come pioniere Luis Angulo. Un giorno del 1985, messo in allarme da un rumore proveniente dall’esterno, guardò fuori e rimase stupefatto vedendo vicino all’ingresso della sua casa un tavolo su cui c’era la statua di un “santo”. Una folla infuriata chiedeva a gran voce che i Testimoni lasciassero il paese, minacciando di incendiare la casa. “Vi diamo una settimana di tempo per andarvene!”, urlavano.

Il fratello Angulo ricorda: “Decisi che la cosa migliore da fare era di andare a chiedere aiuto al prefecto del paese. Il prefecto si mostrò comprensivo e chiese alla polizia di condurre i capibanda. ‘Chi vi ha organizzato per far questo?’, domandò loro. Infine ammisero che era stato il prete cattolico. In una predica durante la messa aveva esortato i parrocchiani a scacciarci dal paese, con la scusa che mettevamo in pericolo la salute spirituale dei paesani. ‘Quel prete è matto!’, esclamò il prefecto. ‘Adesso tornatevene a casa e lasciate in pace i Testimoni, se no vi schiaffo dentro’”.

Non molto tempo dopo questo episodio si scoprì che il prete era coinvolto in una frode, ma, come accade spesso in casi del genere, fu semplicemente trasferito in un’altra zona.

Diventò un altro

A Pueblo Llano, il paese accanto, Alfonso Zerpa era molto conosciuto. Era attivo in politica, si ubriacava, faceva uso di droga, fumava, era un donnaiolo e terrorizzava la gente del posto scorrazzando in motocicletta su e giù per le due strade principali. Tuttavia i semi della verità, piantati nel suo cuore nel 1984, crebbero rapidamente. Alfonso cominciò a capire che doveva fare grandi cambiamenti e rivestire la nuova personalità. — Efes. 4:22-24.

Alla prima adunanza pubblica cui assisté era l’unico presente oltre ai pionieri speciali. “Dove sono gli altri?”, chiese. Forse fu un bene che ci fosse solo lui. Fece così tante domande che per rispondere ad esse con la Bibbia i pionieri ne ebbero fino a mezzanotte. Da allora non perse mai un’adunanza, e sua moglie Paula lo accompagnava. Si ripulì e purificò la sua vita, finché fu idoneo per essere proclamatore. Il primo territorio che lavorò furono proprio le due strade principali di Pueblo Llano! Vestito ora con cura, in giacca e cravatta, e cortese, poté dare un’eccellente testimonianza. Alfonso e Alcides Paredes, che lui aveva condotto alle adunanze e presentato come il suo migliore amico, sono ora anziani e servono con le rispettive famiglie nella congregazione di Pueblo Llano. Anche più di 20 parenti di Paula sono stati aiutati ad apprezzare la verità.

Infine gli ostacoli al progresso che erano sembrati insormontabili furono superati e nel 1995 a San Cristóbal c’erano dieci congregazioni, a Mérida sette e a Valera quattro. Oltre a queste, sparsi in tutta la regione andina ci sono molte congregazioni e gruppi più piccoli.

Bisogno di uomini a Cumaná

Cumaná, capoluogo dello stato di Sucre, è la più antica città ispanica dell’America Meridionale. La verità fu presentata per la prima volta in modo sistematico alla gente di Cumaná nel 1954, quando arrivarono i pionieri speciali. Successivamente Rodolfo Vitez e sua moglie Bessie, due missionari, vennero a dare una mano. In seguito lui intraprese l’opera nella circoscrizione, ma non prima che fossero riusciti ad affittare una saletta, a pulirla, dipingerla e arredarla con delle vecchie panche già appartenute a uno stadio di baseball. Avendo un posto dove riunirsi, il numero dei presenti crebbe in fretta. Ma erano quasi tutti donne e bambini.

Penny Gavette e Goldie Romocean facevano parte del gruppo di missionari assegnato a Cumaná, e ricordano che dopo la partenza del fratello Vitez per l’opera nella circoscrizione non c’erano uomini che prendessero la direttiva. Gli uomini non volevano proprio venire. Penny dice: “Ci dicevano: ‘Questa religione non ci piace. Non ci permette di ubriacarci e di avere altre donne. La nostra religione ci lascia fare quello che vogliamo’. Anche quando c’erano 70 od 80 presenti, gli uomini erano solo cinque o sei, e di tanto in tanto eravamo ancora noi sorelle a dover condurre le adunanze”.

A poco a poco, però, gli uomini cominciarono a frequentare le adunanze e a fare abbastanza progresso da poter assumere responsabilità nella congregazione. Ben presto la piccola Sala del Regno era piena zeppa. La scarsa ventilazione e l’affollamento non impedivano alle persone di venire. Nonostante i missionari pensassero che stare nella Sala del Regno all’ora delle adunanze era come fare un bagno turco, l’amore per la verità spingeva i presenti a rimanere due ore seduti ad ascoltare. A suo tempo Geova aprì la via, e fu costruita una Sala del Regno nuova.

L’opera a Cumaná ha continuato a prosperare. Nel 1995 c’erano 17 fiorenti congregazioni, con un totale di 1.032 proclamatori della buona notizia.

Sulle orme di sua sorella

Quando nel 1949 Penny Gavette lasciò la California per frequentare la Scuola di Galaad, sua sorella Eloise aveva solo cinque anni. La scelta di Penny colpì profondamente Eloise che ricorda di aver pensato: ‘Da grande farò la missionaria anch’io’. Che gioia provarono entrambe quando nel 1971 Eloise, diplomatasi anch’essa a Galaad, fu inviata a Cumaná come compagna di Penny nel servizio missionario!

Eloise, ora sposata con il sorvegliante di distretto Rodney Proctor, ricorda il vasto territorio che lei e Penny percorrevano. “Dopo avere lavorato per due anni a Cumaná, mia sorella ed io pensammo che ci sarebbe piaciuto prestare più attenzione ad alcuni centri più piccoli”, racconta. “Ricevuto dalla filiale il permesso di lavorare Cumanacoa e Marigüitar, trascorrevamo lì intere giornate o fine settimana. Faceva molto caldo e dovevamo sempre spostarci a piedi. In entrambi i luoghi furono formati dei gruppi”.

La buona notizia raggiunge le città di confine

Nella parte orientale del paese, le colline tondeggianti e coperte di foreste a sud dell’Orinoco cedono il posto a tavolati a nord del confine con il Brasile. Si tratta di imponenti altipiani di arenaria che raggiungono un’altitudine di 2.700 metri. Questa regione scarsamente popolata ha le miniere di oro e diamanti più ricche del Venezuela. Tuttavia nelle piccole città di questa regione si ricercano tesori di un’altra specie. Sono tesori spirituali, “le cose desiderabili di tutte le nazioni”. — Agg. 2:7.

Nel 1958 un gruppo di cinque Testimoni si recò in questa zona con un piccolo aereo e distribuì centinaia di riviste fra i nativi. Quasi 20 anni dopo, quando il sorvegliante viaggiante Alberto González andò a Santa Elena con un gruppo di fratelli di Puerto Ordaz, furono distribuite 1.000 riviste. A quell’epoca non c’era elettricità nel paese, ma un uomo prestò loro un generatore perché potessero far vedere delle diapositive, e alla proiezione si presentarono 500 persone. Poi nel 1987 arrivarono da Caracas due pionieri speciali, Rodrigo e Adriana Anaya.

Gruppi religiosi recatisi precedentemente in queste zone hanno posto un fondamento su cui i Testimoni hanno edificato. Cattolici e avventisti hanno insegnato agli indios a parlare e a leggere lo spagnolo. Hanno anche introdotto la versione Valera della Bibbia, che usa coerentemente il nome divino Jehová.

Ma alcuni indios cominciarono a rendersi conto che la Chiesa Cattolica non aveva affatto insegnato ciò che dice la Bibbia. Per esempio un’india, quando apprese cosa pensa Dio delle immagini, esclamò: “Pensare che ci hanno detto che era sbagliato adorare il sole e che gli idoli degli indios erano falsi, quando allo stesso tempo le immagini della Chiesa Cattolica non sono gradite a Dio! Mi verrebbe voglia di andare in chiesa a bastonare il prete che mi ha ingannato per così tanto tempo!” Fu persuasa a non farlo, ma i suoi sentimenti rispecchiavano quelli di molti abitanti della zona.

Agli indios della parte meridionale dello stato di Bolívar piacciono molto le nostre pubblicazioni. Poiché amano la natura, sono particolarmente attratti dalle foto a colori che riproducono la creazione di Dio. È interessante osservare cosa accade quando viene lasciata una pubblicazione. La persona prende in mano il libro, lo palpa, l’annusa, l’apre, sospira mentre guarda estasiata ogni figura a colori e mormora commenti di approvazione nella lingua pemón. A volte sono così impazienti che prendono la letteratura dalla borsa del pioniere e cominciano a distribuirla ai loro familiari. La gente del posto è molto ospitale e spesso offre da mangiare a chi porta il messaggio del Regno.

Alla prima Commemorazione celebrata dopo l’arrivo dei pionieri speciali ci furono 80 presenti. Ora c’è una congregazione. Ma le tradizioni indie profondamente radicate hanno rallentato il progresso.

Risultati immediati nell’Amazzonia

La regione amazzonica del Venezuela si trova nella parte centro-meridionale del paese. Vicino al confine colombiano c’è Puerto Ayacucho, una cittadina circondata dalla foresta vergine con la sua affascinante varietà di fauna selvatica e tante cascate.

Negli anni ’70 Willard Anderson, un sorvegliante di circoscrizione, visitò Puerto Ayacucho quando c’erano solo sette proclamatori. Ottenne ottimi risultati nel territorio; una mattina distribuì 42 libri. Il gruppo sistemò ottimisticamente 20 sedie per una proiezione di diapositive, ma immaginate che sorpresa e che gioia quando si presentarono 222 persone! Ora a Puerto Ayacucho c’è una fiorente congregazione formata da oltre 80 proclamatori.

Gli indios goajiro nello stato di Zulia

Nell’estremo occidente del Venezuela c’è lo stato di Zulia. Gli abitanti originari di questa regione sono i goajiro. In alcuni luoghi, come La Boquita, vivono in case fatte con stuoie di canne intrecciate e costruite su palafitte. Hanno usanze e abiti pittoreschi. Gli uomini cavalcano a gambe nude. Le donne portano lunghi abiti multicolori di forma conica e sandali con grossi pompon di lana.

Fra questi goajiro si trovano persone simili a pecore. La loro reazione iniziale al messaggio della Bibbia è spesso piuttosto fredda per il fatto che gruppi religiosi della cristianità hanno approfittato di loro. Ma alcuni sono favorevoli.

Frank Larson, un missionario, portò un film della Società nella regione abitata dai goajiro. La proiezione del film era stata annunciata per le 19,00, ma non arrivava nessuno. Tuttavia dopo che fu fatto suonare un disco gracchiante di salsa, una musica popolare, comparvero 260 persone, a cui il film piacque molto. In un’altra occasione oltre 600 persone si riunirono per ascoltare un discorso pronunciato da Mario Iaizzo, un sorvegliante di circoscrizione.

Immigrati che predicano con zelo la verità della Bibbia

Degli abitanti del Venezuela 1 su 6 è nato all’estero. Specie negli anni ’50 giunsero moltissimi immigrati da Portogallo, Italia, Spagna e paesi arabi. Parecchi arrivarono quasi senza un soldo, ma nel corso degli anni molti di loro si sono creati fiorenti attività. Sono persone che lavorano molto, e la loro vita è assorbita dagli interessi materiali. Per questa ragione spesso è difficile far giungere loro il messaggio del Regno. Naturalmente ci sono anche immigrati di altri paesi sudamericani, soprattutto della Colombia.

Qui in Venezuela un Testimone che aveva una lunga storia di servizio teocratico era Vilius Tumas. Si era battezzato in Lituania nel 1923. Sopravvissuto agli oscuri giorni del regime di Hitler in Europa, dopo la seconda guerra mondiale il fratello Tumas si trasferì in Venezuela. Fino alla sua morte avvenuta nel 1993 diede un eccellente esempio servendo fedelmente i fratelli nella città di La Victoria in qualità di anziano di congregazione.

Remigio Afonso, nativo delle Canarie, serve in Venezuela come sorvegliante viaggiante. Egli ha contattato altri immigrati. Ha riscontrato che, anche se in una famiglia alcuni non sono interessati, altri componenti della stessa famiglia potrebbero essere ansiosi di udire la verità della Bibbia. Per esempio una coppia di lingua araba che gestiva un negozio a Cumaná non voleva ascoltare, mentre la figlia sì. “Mi chiese di portarle una Bibbia”, narra Remigio. “Dissi che gliel’avrei portata, ma lei si chiedeva se avrei mantenuto la parola. Fissammo giorno e ora e feci uno sforzo particolare per essere puntuale. Questo la colpì. Prese la Bibbia e il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna e disponemmo che una sorella continuasse lo studio che avevo iniziato.

“Poco tempo dopo, mentre visitavo una congregazione a Güiria, vidi un uomo seduto all’ingresso di un negozio proprio di fronte alla Sala del Regno che leggeva un libro con la copertina verde. Mi fece cenno di andare da lui. Parlava arabo, e mi chiese se quello che stava leggendo era uno dei nostri libri. Benché fosse scritto in arabo capii che si trattava del libro ‘Sia Dio riconosciuto verace’. Mi spiegò che l’aveva ricevuto in regalo nel suo paese e che non lo avrebbe mai prestato o venduto a nessuno! Dopo essermi accertato che leggeva anche lo spagnolo gli offrii il libro Verità, che accettò subito, e cominciammo uno studio. Quella settimana assisté a tre adunanze e fece anche dei commenti allo studio Torre di Guardia”.

Due anni dopo, a un’assemblea di distretto tenuta a Maracay, un uomo con una borsa salutò il fratello Afonso e gli chiese se lo riconosceva. “Sono l’uomo di Güiria”, spiegò. “Sono battezzato e ora conduco a mia volta tre studi biblici”. L’anno seguente a un’assemblea di distretto in Colombia, dopo che il fratello Afonso aveva svolto una parte nel programma, una giovane si precipitò da lui e, piangendo di gioia, gli disse di essere la ragazza di Cumaná a cui lui aveva dato testimonianza. Spiegò che anche lei era una Testimone battezzata. Che gioia recano esperienze come queste!

Un altro immigrato che ha fatto del Venezuela la sua patria e che ha visto il progresso dell’opera è Dyah Yazbek. Egli ricorda il tempo in cui, insieme ai suoi genitori, a suo fratello e alle sue sorelle, predicava nei paesi e nelle città del Libano, dove suo padre accettò la verità negli anni ’30. Fu un grave colpo per la famiglia Yazbek quando il padre Michel morì due mesi dopo il loro arrivo in Venezuela; comunque Dyah rammenta: “La mamma e noi ragazzi continuammo a seguire la verità, assistendo alle adunanze della congregazione di Caracas Nord. A 16 anni mi battezzai e intrapresi il servizio di pioniere”. Dopo soli tre anni fu costretto a interrompere il servizio di pioniere a causa di rovesci finanziari. Ma dopo avere lavorato per 28 anni nel settore bancario ritenne di potersi licenziare senza che la moglie, i tre figli e la madre, che vive con loro, ne risentissero e ricominciò a fare il pioniere. Ora il fratello Yazbek fa parte del Comitato di Filiale. Ripensando a quasi 40 anni fa, ricorda l’assemblea di distretto tenuta in Venezuela nel 1956. Lì, per la prima volta, i presenti superarono il migliaio. “Ora”, dice, “il totale dei presenti alle assemblee di distretto supera i centomila”.

L’aiuto dei sorveglianti viaggianti

Verso la fine degli anni ’40, quando Donald Baxter era l’unico nella filiale e in tutto il paese c’erano solo sei o sette congregazioni, il fratello Baxter visitava questi gruppi ogni volta che ne aveva la possibilità.

Comunque nel 1951 il ventunenne Rubén Araujo, al suo ritorno da Galaad, ricevette l’incarico di visitare le congregazioni e i gruppi isolati da un capo all’altro del paese. Quell’anno il numero delle congregazioni salì a 12. Non avendo l’auto, quando visitava luoghi remoti Rubén viaggiava in autobus o in taxi e a volte in aereo o su piccole barche (dette chalanas).

Egli ricorda ancora una visita che fece a un abbonato alla Torre di Guardia vicino a Rubio, nello stato di Táchira, nei pressi del confine colombiano. Il proprietario della fattoria disse di essere svizzero e di non saper leggere lo spagnolo. “Ma potete parlare con mia moglie, perché a lei piace la Bibbia”, disse. “Dopo che ebbi parlato con sua moglie”, ricorda Rubén, “lei chiamò sua madre, una signora di 81 anni che, quando vide i libri che avevo, mi chiese se la nostra opera aveva a che fare con il libro Il Divin Piano delle Età. I suoi occhi si illuminarono e mi chiese emozionata: ‘Vuol dire che lei sa del sig. Rutherford?’ La figlia traduceva per lei in spagnolo, perché l’anziana signora parlava solo tedesco. Disse di avere letto e riletto il libro da quando lo aveva ricevuto nel 1920. Aveva visto anche il ‘Fotodramma della Creazione’ e aveva sentito il discorso ‘Milioni ora viventi non morranno mai’. Dodici anni prima, quando dalla Svizzera si era trasferita in Venezuela, aveva perso i contatti con i Testimoni. ‘Mi siete mancati tantissimo’, disse. Dimostrò la sua gioia cantando un cantico del Regno in tedesco, e io mi unii subito a lei cantando lo stesso cantico in spagnolo. Cantammo piangendo di gioia”.

Keith e Lois West, diplomati della 19a classe di Galaad, compirono l’opera nella circoscrizione per 15 anni. Le circostanze in cui venivano a trovarsi non erano sempre facili. La visita a Monte Oscuro, nello stato di Portuguesa, ne è un esempio. Keith rammenta: “Siccome la notte prima aveva piovuto molto, non potevamo spingerci con l’auto fin dove avremmo voluto, così lasciammo la macchina e raggiungemmo il fiume a piedi. Ci togliemmo le scarpe e risalimmo per un po’ il fiume a guado e infine dovemmo arrampicarci sulla montagna per arrivare alla piccola Sala del Regno. Non si vedeva nessuno. Ma un fratello che ci aveva accompagnato disse: ‘Non preoccupatevi. Verranno’. Si mise a battere un cerchione e alla fine giunsero circa 40 persone. Pronunciai il discorso, malgrado fossi bagnato e avessi i pantaloni inzaccherati. A quanto sembra, l’acqua fredda del fiume, la sudata fatta arrampicandomi fino alla sala e l’avere pronunciato il discorso con i pantaloni bagnati si combinarono causandomi una dolorosa affezione muscolare. Dopo di che, per un po’, dovetti farmi aiutare per salire e scendere dal podio nelle Sale del Regno e dovevo riposarmi spesso quando andavo a predicare”.

Il fatto di essere ospitati ogni volta in alloggi diversi costituisce spesso una sfida per i sorveglianti viaggianti. Molte volte non c’è acqua corrente. I tetti di lamiera contribuiscono a far salire la temperatura in casa a 30-40 gradi. Le zanzariere alle porte e alle finestre sono praticamente sconosciute, per cui bisogna dividere la stanza — e a volte il letto — con la fauna locale. Anche il modo di vivere rilassato, aperto e gregario delle famiglie venezuelane richiede a volte spirito di adattamento da parte degli stranieri abituati a maggiore intimità. Tuttavia la cordialità e l’ospitalità dei venezuelani sono notevoli, e l’espressione “Usted está en su casa” (Sentiti a casa tua) fa parte del benvenuto che il sorvegliante di circoscrizione riceve al suo arrivo.

I film e le diapositive della Società sono stati proiettati dai sorveglianti viaggianti in tutto il Venezuela. I venezuelani vanno spesso al cinema. Quindi un sorvegliante di circoscrizione può sempre aspettarsi un pienone. La gente siede per terra, sta in piedi nel locale o guarda da fuori attraverso le finestre. Un interessato fu così gentile da dipingere di bianco un lato della sua casa perché si potesse usare come schermo. In un paesino sui monti vicino a Carúpano un amichevole bottegaio provvide la corrente con il suo generatore (la sola corrente disponibile in un raggio di chilometri) e anche il posto: la sua arena per il combattimento dei galli. Dopo di che lanciò petardi per far scendere quelli che abitavano sulle colline. Ne vennero 85, molti a dorso d’asino. Sembrava un cinema drive-in, ma con qualcosa di diverso!

Gladys Guerrero, di Maracaibo, nutre un affetto speciale per i sorveglianti viaggianti e le loro mogli. Un giorno Nancy Baxter, moglie del sorvegliante viaggiante, mentre era in servizio con la giovane Gladys a Punto Fijo notò che la ragazza aveva un difetto di pronuncia. Gladys spiegò che l’aveva ereditato dalla famiglia paterna. Non era riuscita a correggersi, malgrado tutti gli scherni di cui era oggetto. Ma fu profondamente commossa quando la sorella Baxter le dedicò del tempo per insegnarle a pronunciare correttamente certe parole e a esercitarsi. “La sua pazienza è stata premiata”, dice Gladys. “Ora riesco a parlare bene”. Anche altri hanno aiutato Gladys a crescere spiritualmente.

Avendo fiducia in Geova fanno i pionieri

Al presente ci sono più di 11.000 pionieri in Venezuela. Molti di essi lo divennero grazie all’amorevole incoraggiamento di altri che svolgevano già il servizio a tempo pieno.

Pedro Barreto ricevette tale incoraggiamento. Nel 1954 il sorvegliante di filiale lo invitò a intraprendere l’opera di pioniere speciale insieme ad altri tre giovani. Pedro, che aveva 18 anni, era il più grande. Cosa doveva fare? “Ero giovane e inesperto e non sapevo né fare il bucato né stirare. Anzi, quasi quasi non sapevo neppure farmi il bagno!”, dice Pedro ridendo. Si era battezzato solo l’anno prima. Dopo una chiacchierata di circa un’ora con il sorvegliante di filiale, Pedro prese la sua decisione. I quattro ragazzi furono assegnati a Trujillo, la capitale dello stato omonimo. Gli abitanti, specie a quel tempo, erano tradizionalisti e religiosissimi. Quei quattro pionieri contribuirono in grande misura a porre le basi in quella città. Tra coloro a cui predicarono c’erano alcuni dei cittadini più in vista, come il direttore delle poste e il giudice del tribunale di Trujillo.

Un giorno i quattro pionieri si trovarono nella piazza principale faccia a faccia con un sacerdote cattolico che era conosciuto in Venezuela per i suoi articoli caustici, diffamatori e inesatti sui testimoni di Geova pubblicati dalla stampa nazionale. Mentre si radunava una folla, il prete diceva agli astanti di non ascoltare i ragazzi perché secondo lui turbavano la quiete della città e infastidivano tutti. Esortò i presenti a ricordare che appartenevano alla Chiesa Cattolica. “In mezzo alla confusione e al baccano”, rammenta Pedro, “il prete sottovoce mi lanciava minacce usando un linguaggio osceno. E io a voce alta dicevo alla gente: ‘Avete sentito cos’ha detto?... ed è un prete’, e ripetevo alcune delle cose che mi diceva. Poi lui disse a denti stretti: ‘Se non ve ne andate vi mando via di qui a calci’. Replicai che non c’era nessun bisogno che usasse i piedi, perché ce ne saremmo andati da soli”.

L’episodio giunse agli orecchi del giudice menzionato prima, il quale lodò i pionieri, dicendo che ammirava moltissimo l’opera che facevano. Il messaggio di verità predicato da quei quattro giovani coraggiosi mise radice a Trujillo e nel 1995 c’erano due congregazioni nella città oltre a congregazioni e gruppi in quasi tutte le cittadine e tutti i paesini dei dintorni.

Arminda López, sorella di Pedro, ricorda che alla fine degli anni ’50, mentre faceva la pioniera a San Fernando de Apure insieme ad altre tre sorelle, Geova provvide sempre loro il necessario, come promette a coloro che cercano prima il Regno. (Matt. 6:33) Un mese il sussidio che ricevevano come pioniere speciali non arrivò in tempo ed erano rimaste senza soldi. La credenza era letteralmente vuota. Per non sentir brontolare lo stomaco decisero di andare a letto presto. Alle 10 di sera qualcuno bussò alla porta. Guardando dalla finestra videro un uomo con cui tenevano uno studio biblico. Si scusò per l’ora tarda, ma disse di essere appena tornato da un viaggio e di avere portato qualcosa che pensava potesse servire loro: una cassetta piena di frutta, verdura e altri generi alimentari! Il letto fu presto dimenticato e si misero tutte a sfaccendare in cucina. “Dev’essere stato Geova a spingere l’uomo a venire quella sera”, dice Arminda, “perché doveva fare lo studio il giorno dopo e avrebbe potuto benissimo aspettare fino ad allora”. Arminda serve ancora come pioniera regolare, ora a Cabimas.

Quasi nessun problema appare troppo grande ai pionieri zelanti. Età, salute cagionevole o un familiare contrario non sono necessariamente un ostacolo insormontabile. Anche se nelle file dei pionieri ci sono senz’altro dei giovani — al principio del 1995 c’erano 55 pionieri regolari tra i 12 e i 15 anni — essi non hanno assolutamente il monopolio di questa branca del servizio. Molte sorelle il cui marito non è Testimone si alzano presto tutte le mattine per preparare i pasti, aver cura dei figli e sbrigare le faccende domestiche, in modo da potersi radunare ogni giorno con il gruppo per il servizio di campo e tenere studi biblici senza trascurare le loro responsabilità di mogli.

Anche fratelli sposati e con figli riducono le loro attività e riescono a organizzarsi per fare i pionieri. David González cominciò la sua carriera di pioniere nel 1968 quando era un giovane scapolo. In seguito servì come pioniere speciale con la moglie Blanca, finché non arrivarono i figli. Ora lui, la moglie e una figlia sono pionieri regolari. Oltre ad assolvere le sue responsabilità nei confronti dei tre figli, è anziano e serve regolarmente come sorvegliante di circoscrizione alternativo. Come fa? Dice che gli è possibile rinunciando a cose materiali superflue e seguendo un buon programma. Ha anche la piena cooperazione della moglie.

Ci sono poi alcuni più avanti con gli anni le cui circostanze sono cambiate e che ora possono pensare a intraprendere il servizio di pioniere. Tra questi ci sono certuni i cui figli sono ormai grandi e altri che sono andati in pensione. C’è pure qualcuno come Elisabeth Fassbender. Elisabeth, nata nel 1914, si battezzò in Germania nel dopoguerra prima di emigrare in Venezuela nel 1953 con il marito non credente. Per 32 anni, fino alla morte del marito avvenuta nel 1982, sopportò aspra opposizione da parte sua. A 72 anni Elisabeth, ormai libera di servire Geova più pienamente, realizzò il suo vecchio desiderio di fare la pioniera regolare.

Una cosa che senz’altro contribuisce all’eccellente spirito di pioniere in Venezuela è che la maggioranza dei fratelli non si fa prendere dal materialismo. La maggior parte di essi non è trascinata nell’affannosa e continua ricerca di oggetti di lusso per la casa o di denaro per fare vacanze costose. Senza questi impegni finanziari extra, numerosi servitori di Geova riscontrano che i privilegi del servizio di pioniere sono alla loro portata.

Coltivato un campo produttivo

I venezuelani sono nel complesso gente tollerante, che rispetta la Bibbia; e salvo poche eccezioni professano di credere in Dio. La morsa in cui la Chiesa Cattolica stringeva la gente negli anni passati si è allentata e molti parrocchiani sinceri ma infelici cercano di soddisfare altrove i loro bisogni spirituali. Le ingerenze della chiesa nella politica e le malefatte dei sacerdoti che ogni tanto vengono a galla non contribuiscono certo ad accrescere la fiducia in essa.

È senz’altro a motivo di tutti questi fattori che qui è relativamente facile iniziare studi biblici. Nell’agosto 1995 i 71.709 testimoni di Geova del Venezuela conducevano più di 110.000 studi biblici a domicilio. Per un proclamatore che predica regolarmente e che è scrupoloso nel rivisitare gli interessati non è difficile iniziare studi biblici progressivi. In generale gli studenti assistono subito alle adunanze e fanno cambiamenti in fretta per conformarsi alle giuste norme di Geova.

Nel 1936 in Venezuela c’erano solo due proclamatori della buona notizia che facevano rapporto di servizio. Nel 1980 la cifra era salita a 15.025. Quindici anni dopo il totale dei proclamatori del Regno ha superato i 71.000. Nel 1980 c’erano appena 186 congregazioni in tutto il paese. Ora ce ne sono 937. E il numero di quelli che amano e servono Geova continua a crescere.

Un tempo per costruire

Dato il sorprendente aumento dei proclamatori negli ultimi anni, molte Sale del Regno non hanno spazio adeguato per accogliere quelli che vengono alle adunanze. Gli immobili, specie nel centro cittadino, hanno un prezzo proibitivo. A Caracas, dove attualmente ci sono 140 congregazioni e il terreno è costosissimo, non è raro che fino a cinque grandi congregazioni con un buon numero di presenti alle adunanze usino lo stesso locale. La domenica è uno spettacolo per i vicini vedere una congregazione che esce al termine dell’adunanza e l’altra che entra, con infinite strette di mani e baci allorché i fratelli e le sorelle si scambiano saluti. Molti devono rimanere in piedi durante le adunanze, e la ventilazione è spesso insufficiente. Il bisogno di altre Sale del Regno è molto sentito, ma grazie all’esistenza di un Fondo comune per le Sale del Regno in Venezuela, si sta incominciando a soddisfare questa necessità.

Nonostante le risorse limitate, la generosità dei fratelli ha reso possibile la costruzione della prima Sala delle Assemblee del Venezuela a Cúa, nello stato di Miranda. Dyah Yazbek, che faceva parte del comitato di costruzione, fornisce alcuni particolari. “Dopo il primo anno si incontrarono alcuni problemi nella costruzione della sala di Cúa. Era stata eretta la struttura portante e c’erano ancora molti lavori in sospeso, ma mancavano i fondi. Il 12 ottobre 1982 ci radunammo con gli anziani e i servitori di ministero del posto ed esponemmo loro la situazione, chiedendo di fare a loro volta un sondaggio nelle congregazioni. Il risultato fu che tre mesi dopo, con nostra grande sorpresa, vennero donati un milione e mezzo di bolívar, una somma ingente in quei giorni. Questo ci permise di portare a termine i lavori, inclusi l’impianto dell’aria condizionata e sedie comode. La sala si è rivelata una vera benedizione per le 11 circoscrizioni che ne fanno uso attualmente”. Ora il Venezuela ha due Sale delle Assemblee; l’altra si trova a Campo Elías, nello stato di Yaracuy.

Locali migliori per la filiale

Ora un comitato formato di sei fratelli maturi soprintende al lavoro di cui si occupa la filiale. Sono Teodoro Griesinger, Keith West, Stefan Johansson (attuale coordinatore del Comitato di Filiale), Eduardo Blackwood (che è anche uno dei quattro sorveglianti di distretto), Dyah Yazbek (pioniere regolare e padre di famiglia) e Rafael Pérez (sorvegliante di circoscrizione).

Poiché l’opera nel campo si è estesa è stato necessario anche ampliare i locali della filiale. Quando nel novembre 1953 i fratelli Knorr ed Henschel visitarono il Venezuela, il fratello Knorr indicò che sarebbe stato opportuno che la Società acquistasse una proprietà da usare come filiale e casa missionaria. Fu trovato un grande edificio nuovo a due piani in una tranquilla zona residenziale di Las Acacias, a Caracas. Nel settembre 1954 la filiale e i missionari si trasferirono a Quinta Luz, dove la filiale operò per 22 anni.

Il numero dei proclamatori del Regno era salito a oltre 13.000 quando la filiale si trasferì di nuovo, stavolta nella vicina città di La Victoria, nello stato di Aragua. Questo splendido nuovo complesso sembrava enorme in paragone con la precedente filiale e per qualcuno era difficile immaginare che sarebbe stato utilizzato completamente. Ma nel 1985 venne ultimata e dedicata un’aggiunta agli edifici, essendo la parte precedente già troppo piccola.

Nel giro di pochi anni la filiale era diventata nuovamente troppo piccola e nel 1989 vennero acquistati 14 ettari di ottimo terreno edificabile per costruirvi nuovi locali per la filiale. I lavori preliminari sono già stati fatti e si spera che i nuovi edifici saranno portati a termine in un prossimo futuro.

“Chi ha sete venga”

All’apostolo Giovanni, che stava completando la stesura del libro di Rivelazione, Gesù Cristo comandò di includervi le seguenti parole: “Lo spirito e la sposa continuano a dire: ‘Vieni!’ E chi ode dica: ‘Vieni!’ E chi ha sete venga; chi lo desidera prenda l’acqua della vita gratuitamente”. (Riv. 22:17) Questo misericordioso invito viene esteso agli abitanti del Venezuela da circa 70 anni. Con più intensità che mai esso giunge in ogni angolo del paese, e con buoni risultati.

L’aumento della criminalità non ha rallentato l’opera. Quasi senza eccezione, case e appartamenti hanno le porte protette da sbarre di ferro battuto, a volte munite di una grossa catena o un grande lucchetto. C’è il costante pericolo di essere aggrediti a scopo di rapina, anche in pieno giorno. I caraqueños (gli abitanti di Caracas) in particolare stanno attenti a non andare in giro con gioielli addosso o costosi orologi al polso. I turisti incauti sono spesso il bersaglio dei rapinatori. Quando predicano nelle zone più povere della città i fratelli devono stare molto attenti. In genere i testimoni di Geova sono rispettati. Ciò nonostante interi gruppi di proclamatori sono stati costretti sotto la minaccia delle armi a consegnare orologi, denaro e gioielli. Ma lo zelo dei nostri fratelli in questi quartieri pericolosi resta inalterato, e viene data una completa testimonianza.

La paziente e persistente proclamazione della buona notizia ha recato beneficio a ogni sorta di persone. Un ingegnere di Maracaibo e la sua famiglia avevano fermamente respinto i tentativi dei loro amichevoli vicini Testimoni di parlare con loro della Bibbia, e per 14 anni le conversazioni tra le due famiglie non erano mai andate oltre i cortesi saluti. Poi un giorno del 1986 il figlio di cinque anni dei Testimoni parlò attraverso lo steccato con la bambina del vicino. Al termine della conversazione il bambino disse: “Se il mio papà desse al tuo papà il libro Creazione, capirebbe che è stato Geova a farci”. La mattina dopo, pensando che forse Geova voleva che provasse di nuovo a parlare con il vicino, il padre andò alla porta accanto e riferì la conversazione dei bambini. “Quindi”, disse, “a nome di mio figlio vorrei che accettasse in dono questo libro Creazione”. Con sorpresa del fratello, due giorni dopo la coppia di vicini si presentò a casa sua chiedendo di perdonare il loro precedente atteggiamento intransigente e ringraziando del meraviglioso libro. Fu iniziato uno studio biblico e ora la coppia e i due figli più grandi sono testimoni di Geova dedicati e battezzati.

Ana, una donna di Barquisimeto, aveva sempre mandato via i Testimoni che andavano alla sua porta. Era una seguace del culto di María Lionza e, come tale, partecipava a pratiche spiritiche. Ma desiderava tanto liberarsi da queste cose di cui era schiava. Pregò Dio di aiutarla a cambiare il suo modo di vivere. Poco dopo una testimone di Geova, Esther Germanos, andò alla sua porta. Ana non poté fare a meno di chiedersi se c’era un legame fra la sua preghiera e la visita della Testimone. Accettò di fare un regolare studio biblico, cominciò ad assistere alle adunanze, disse subito ai suoi inquilini immorali di andarsene, ripulì la sua casa da tutti gli oggetti che avevano a che fare con lo spiritismo, nel 1986 dedicò la sua vita a Geova e finalmente ottenne quella libertà che solo la verità può dare!

Hernán aveva fatto parte di un gruppo che faceva riti spiritici, considerava ammissibile l’immoralità sessuale e durante i riti religiosi faceva abbondante uso di alcool per “fortificare lo spirito”, per dirla con le loro parole. Le prime volte che andò alla Sala del Regno ascoltò quello che venne detto e poi andò direttamente nella sua chiesa e fece un discorso simile. Ma dopo avere assistito a un’assemblea, cominciò a prendere più seriamente quello che imparava. Poi, una domenica del 1981, arrivato in chiesa trovò quella che chiamavano la loro madre spirituale con la bava alla bocca. Gli altri gli dissero che era posseduta da Satana il Diavolo. Non vi tornò mai più. L’anno seguente si battezzò come testimone di Geova. Ora lui, la moglie e il figlio maggiore sono pionieri regolari.

I Martínez erano sul punto di dividersi e le minacce di divorzio erano all’ordine del giorno. I figli approfittavano della situazione. In un disperato tentativo di trovare conforto, la moglie rintracciò un testimone di Geova che in precedenza le aveva parlato della Bibbia e venne iniziato uno studio all’insaputa del marito. Nel frattempo, al lavoro, il marito ricevette testimonianza dalla sua segretaria e si dispose che un anziano studiasse con lui. Dopo non molto egli decise di parlare alla moglie delle cose che aveva imparato dallo studio biblico. Che sorpresa scoprire che anche lei studiava la Bibbia con i testimoni di Geova e assisteva alle adunanze in un’altra Sala del Regno! Da quel momento in poi studiare la Bibbia insieme e assistere alle adunanze come famiglia divenne un aspetto regolare della loro vita familiare. Quella famiglia, che stava per dividersi, ora serve Geova unita e felice.

Beatriz aveva sempre sognato di capire la Bibbia. Si sposò e, con il marito, si trasferì a Caracas, dove entrarono nell’alta società. Lì nella capitale fece amicizia con un uomo anziano che aveva abbandonato il sacerdozio perché non era d’accordo con gli insegnamenti basilari della chiesa. Una volta quest’uomo le disse: “Il solo battesimo valido è quello per immersione totale praticato dai testimoni di Geova”. Anni dopo, ormai divorziata, Beatriz si trovò ad affrontare un angoscioso problema personale. Disperata pregò Dio. Una sera in particolare — il 26 dicembre 1984 — pregò per ore. La mattina successiva suonarono alla porta. Irritata, guardò attraverso lo spioncino e vide due persone con la borsa. Seccata per essere stata disturbata, parlò attraverso la porta facendo finta d’essere la cameriera: “La signora non c’è e io non posso aprire”. Prima di andarsene la coppia infilò un foglietto d’invito sotto la porta. Beatriz lo raccolse. “Conoscete la Bibbia”, diceva. Le parole del vecchio ex sacerdote le tornarono in mente. Era possibile che questi visitatori fossero testimoni di Geova, le persone di cui lui aveva parlato? La loro visita poteva avere relazione con la preghiera della sera prima? Aprì la porta, ma erano già scesi. Li chiamò per farli tornare su, si scusò della sua reazione iniziale e li invitò a entrare. Venne iniziato immediatamente uno studio della Bibbia e qualche tempo dopo Beatriz fu battezzata come cristiana testimone di Geova. Felice di avere finalmente realizzato un desiderio che aveva sempre nutrito, ora Beatriz passa gran parte del suo tempo ad aiutare altri a conoscere la Bibbia.

Con la benedizione di Geova, ora le congregazioni crescono in fretta. Le Sale del Regno sono piene zeppe. Si formano nuove congregazioni. Il numero dei proclamatori del Regno si ingrossa come pure le file dei ministri a tempo pieno. Il gran numero di presenti alla Commemorazione e alle assemblee fa pensare che molti altri si uniranno a noi nell’adorare Geova prima della fine di questo sistema di cose.

Mentre intensificano la loro testimonianza nelle città, nei villaggi, nelle pianure e sui monti del Venezuela e vedono i sorprendenti risultati, i testimoni di Geova rammentano le parole dell’apostolo Paolo: “Né colui che pianta né colui che innaffia è qualche cosa, ma Dio che fa crescere”. — 1 Cor. 3:7.

[Immagine a tutta pagina a pagina 186]

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Rubén Araujo, uno dei primi venezuelani che diventarono Testimoni battezzati

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Inez Burnham, Ruby Dodd (ora Baxter), Dixie Dodd e Rachel Burnham in partenza da New York nel 1949. Prima che la nave partisse, si sentivano tutte bene!

[Immagini alle pagine 200 e 201]

Alcuni dei missionari che hanno servito per molti anni nel campo venezuelano: (1) Donald e Ruby Baxter, (2) Dixie Dodd, (3) Penny Gavette, (4) Leila Proctor, (5) Ragna Ingwaldsen, (6) Mervyn ed Evelyn Ward, (7) Vin e Pearl Chapman

[Immagine a pagina 207]

Quinta Luz

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Sopra: Milton Henschel parla all’assemblea nel Club Las Fuentes, nel 1958

Sotto: Nathan Knorr (a sinistra) con Teodoro Griesinger come interprete, nel 1962

[Immagine a pagina 227]

Nel 1988 oltre 74.600 persone gremirono l’arena di Valencia per un programma speciale

[Immagini a pagina 236]

Alcuni che hanno servito come sorveglianti di circoscrizione o di distretto (con le rispettive mogli): (1) Keith e Lois West, (2) Alberto e Zulay González, (3) Casimiro Zyto, (4) Lester e Nancy Baxter, (5) Rodney ed Eloise Proctor, (6) Remigio Afonso

[Immagini a pagina 244]

Alcuni che svolgono da tempo il servizio di pioniere: (1) Dilia de Gonzáles, (2) Emilio ed Esther Germanos, (3) Rita Payne, (4) Ángel Maria Granadillo, (5) Nayibe de Linares, (6) Irma Fernández, (7) José Ramon Gomez

[Immagini a pagina 252]

Sopra: Filiale a La Victoria

Comitato di Filiale (da sinistra a destra): Dyah Yazbek, Teodoro Griesinger, Stefan Johansson, Keith West, Eduardo Blackwood e Rafael Pérez