Benin
Benin
Era l’aprile 1976. Soldati con armi automatiche bussarono alla porta della casa Betel. “Venite fuori e assistete all’alzabandiera!”, ordinò il comandante. Una folla inferocita ripeteva slogan politici.
Dentro i missionari continuarono a considerare la scrittura del giorno, come era loro abitudine. “Le potenze dei cieli saranno scrollate” era il versetto biblico in esame. (Matt. 24:29) Come ne trassero forza i missionari quella mattina! Fuori i soldati alzarono la bandiera nel terreno della filiale. Si erano impadroniti della proprietà!
Ben presto i soldati ordinarono a tutti i missionari di uscire. Fu permesso loro di prendere solo gli effetti personali che potevano portare nella valigia. Senza indugio i missionari furono caricati sul furgone della Società (Watch Tower) per essere scortati fuori del paese.
Mentre il furgone si allontanava dalla Betel un fratello giovane in bicicletta si accostò. “Cosa succede? Dove vi portano?”, chiese. I missionari gli fecero cenno di andarsene per timore che venisse arrestato anche lui.
Perché i testimoni di Geova vennero messi al bando nel Benin? Come fecero i Testimoni locali a rimanere spiritualmente forti in quei difficili 14 anni?
I missionari ritornarono? E una volta che le restrizioni furono finalmente tolte, cosa fecero i testimoni di Geova del Benin della loro ritrovata libertà?Questo è il Benin
Un paese che ha la forma del buco di una serratura, stretto fra il Togo e la Nigeria sulla costa dell’Africa occidentale: questo è il Benin. Forse lo conoscete con il suo vecchio nome: Dahomey. La popolazione è cordiale e amichevole, e il clima è piacevole. La lingua nazionale è il francese, per quanto i circa 60 gruppi etnici parlino più di 50 lingue locali.
Il Benin è un paese di palazzi reali in miniatura e di antichi regni africani. In una laguna azzurra sorge Ganvié, un villaggio su palafitte che alcuni chiamano la Venezia dell’Africa. Lì le strade sono canali e i taxi variopinte piroghe o canoe scavate in un tronco. Nel nord del paese ci sono due parchi nazionali, il Pendjari e il “W”, dove leoni, elefanti, scimmie, ippopotami e altri animali girano liberi per la savana. Al sud le palme ondeggiano al soffio delle brezze marine.
Eppure a volte la popolazione di questa terra ha avuto una vita molto dura. All’inizio del XVII secolo Kpassè, sovrano del regno di Houéda, iniziò ad avere rapporti commerciali con trafficanti di schiavi francesi, inglesi e portoghesi. In cambio di gingilli e armi questo re spietato vendé i suoi stessi fratelli. Questi venivano imbarcati a Gléhoué, ora Ouidah, e portati ad Haiti, nelle Antille Olandesi e in America. La tratta degli schiavi continuò dal XVII secolo fino all’inizio del XIX secolo quando, finalmente, venne abolita in molti paesi.
Ma all’inizio del XX secolo la popolazione del Benin cominciò ad avere l’opportunità di essere liberata dalle catene di un tipo di schiavitù molto più diabolico: la schiavitù della falsa religione in tutte le sue orribili forme. Nel Benin ciò include il vudù.
La patria del vudù
La religione tradizionale è l’animismo, e qui fra gli animisti il dio supremo è Mahou. Egli è rappresentato da una quantità di dèi secondari, i vudù, a cui si offrono sacrifici in certi giorni festivi. Per esempio, Hébiosso è il dio del tuono, e il dio Zangbeto si dice protegga i campi degli agricoltori di notte. Inferiori a questi vudù ci sono dèi minori e quelli che si crede siano gli spiriti dei morti. Quindi viene praticato il culto degli antenati. In molte case troverete un asen, una specie di ombrellino di ferro, adorno di simboli in memoria di un caro defunto.
I rapporti con questi dèi richiedono un intermediario, un sacerdote feticista, maschio o femmina. Dopo aver trascorso tre anni in un convento feticista, il sacerdote è ritenuto idoneo per comunicare con gli dèi e con gli altri spiriti. Questa potente gerarchia ha un’enorme influenza sulla vita degli abitanti del Benin che la sostengono.
Coloro che praticano questa forma di adorazione credono che dopo la morte una persona può tornare in forma di spirito e uccidere gli altri componenti della famiglia. Molti vendono quello che hanno o si indebitano fino al collo per pagare sacrifici di animali e cerimonie sontuose per placare parenti morti. Così la famiglia può finire nella miseria. La paura superstiziosa prodotta da queste credenze rende schiave le persone.
Qui sono pure rappresentate le religioni cosiddette cristiane, che spesso vengono praticate insieme all’animismo. Mischiare le due forme di adorazione di solito non è considerato riprovevole, ma smettere di seguire le tradizioni animistiche è ritenuto un peccato grave. Eppure molti l’hanno fatto.
I primi anni
La verità della Bibbia, che può liberare davvero dal timore superstizioso, raggiunse il Dahomey nel 1929. Avendo
imparato questa verità dagli Studenti Biblici a Ibadan, in Nigeria, il fratello Yanada della tribù gun (o gu) ritornò per insegnarla agli uomini della sua tribù. Radunò un gruppo di sei persone nella sua città nativa, Porto-Novo, la capitale, e cominciò a studiare la Bibbia con loro. Di questo gruppo, Daniel Afeniyi, originario della Nigeria, rimase fedele alla verità e nel 1935 si battezzò. Ma la persecuzione da parte del clero locale spinse il fratello Yanada a ritornare in Nigeria, e Daniel Afeniyi, battezzato da poco, fu costretto a tornare al suo villaggio, Daagbe. Altri quattro Testimoni nigeriani cominciarono a predicare a Porto-Novo, ma vennero immediatamente arrestati ed espulsi.Nel 1938, in Nigeria, dodici fratelli della tribù ibo furono incaricati di servire a Porto-Novo. Con dispiacere del clero protestante, molti apprezzavano quello che i Testimoni insegnavano loro dalla Bibbia. Moïse Akinocho, un commerciante della tribù yoruba, fu uno di questi. Era stato un metodista che praticava anche il culto degli antenati. In seguito alla pressione del clero sulle autorità locali, i testimoni di Geova furono costretti di nuovo a lasciare Porto-Novo. Ma quando il fuoco della persecuzione divenne intenso per quei fratelli ibo, il fratello Akinocho rimase al loro fianco e disse: “Se il governo intende uccidere tutti i testimoni di Geova, sono pronto”. Egli rimase saldo nella fede fino alla morte nel 1950.
Durante la seconda guerra mondiale i Testimoni nigeriani non ebbero più accesso al Benin. Ma i semi della verità erano stati piantati e in seguito, innaffiandoli e coltivandoli un po’, germogliarono rapidamente. Questa opportunità si presentò subito dopo la guerra. Nourou Akintoundé, nativo del Benin, era diventato testimone di Geova in Nigeria. Nel 1948 ritornò nel suo paese di origine come pioniere, dedicando gran parte del tempo a dare testimonianza riguardo a Geova Dio e al Suo
proposito rivelato nella Bibbia. I risultati superarono qualsiasi aspettativa.Il rapporto del servizio di campo del maggio 1948 diceva: “È davvero emozionante inviare un rapporto di un nuovo paese. Il vangelo è penetrato nel Dahomey francese [Benin] e le persone di buona volontà accorrono al ‘segnale per le nazioni’”. — Isa. 11:12.
Quello stesso mese fu presentata al governo del Dahomey la domanda per il riconoscimento ufficiale della Società. Questa fu rinviata all’alto commissario a Dakar, in Senegal. Tuttavia, dopo oltre un anno di attesa, l’autorizzazione venne rifiutata. Nonostante ciò l’opera continuava a espandersi. Wilfred Gooch, allora sorvegliante di filiale in Nigeria, in seguito scrisse: “C’era un tale potenziale di interesse che nel giro di sei settimane 105 persone si erano unite al pioniere [il fratello Akintoundé] nel servizio di campo. Nei mesi successivi questo pioniere continuò a diffondere la buona notizia nelle città vicine, e continuò a esserci un ottimo aumento: nel luglio 1948 si raggiunse un massimo di 301 proclamatori del Regno”.
La predicazione della buona notizia si estende
Da Porto-Novo la predicazione della buona notizia si estese in cittadine e villaggi remoti. Il fratello Akintoundé portò con sé alcuni nuovi interessati per dare testimonianza in luoghi quali Lokogbo e Cotonou. Rimanevano in un villaggio diversi giorni, ben accolti e ospitati dai nuovi interessati. Allora gli interessati cominciavano a predicare insieme ai fratelli che li visitavano poco dopo il contatto iniziale.
Meno di quattro mesi dopo che il fratello Akintoundé era tornato nel Benin, si tenne un’assemblea di distretto di tre giorni a Porto-Novo. Erano presenti William R. Brown (Brown della Bibbia), Anthony Attwood ed Ernest Moreton della filiale della Nigeria. In quell’occasione si battezzarono
trenta persone, e ciò dispiacque molto ai missionari protestanti. Essi fecero di tutto per dissuadere i nuovi interessati, ma questi rimasero saldi. Uno dei battezzati a quell’assemblea disse: “Se avete esaminato ogni cosa e avete trovato che qualcosa non va, decidete un po’ voi. In quanto a me, ho trovato che va benissimo”. Anche molti altri esaminarono quello che insegnavano i testimoni di Geova e riscontrarono che andava “benissimo”. Nel gennaio 1949 c’erano tre congregazioni nel Benin: a Porto-Novo, Lokogbo e Cotonou.Un poligamo trova la verità
Benché nel paese l’attività dei testimoni di Geova non avesse il riconoscimento giuridico, nel gennaio 1949 venne dato il permesso di tenere un’assemblea a Cotonou. Per annunciare il programma si usarono auto munite di altoparlanti, e oltre 1.000 persone assisterono al discorso pubblico “Un governo di pace”.
Uno dei presenti a quell’assemblea era Sourou Houénou, notaio e giudice oltre che capo di un gruppo che praticava il culto degli antenati. Aveva quattro mogli. Sarebbe riuscito a fare i cambiamenti necessari per seguire le orme di Gesù Cristo? Abbandonò il culto degli antenati, legato allo spiritismo. Fece questo in armonia con le parole di Gesù: “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”. (Luca 4:8) Sistemò inoltre la sua situazione coniugale in armonia con le norme cristiane. Benché avesse una carriera di prestigio nel presente sistema, come Saulo di Tarso prima di diventare l’apostolo Paolo, la considerò “come tanti rifiuti” e la lasciò. (Filip. 3:8) Per essere libero di dedicarsi agli interessi del Regno, lasciò la posizione di notaio e giudice e intraprese il ministero a tempo pieno.
La congregazione di Cotonou si radunava regolarmente in casa del fratello Houénou nel quartiere Missebo. Una volta alcuni leader cattolici incitarono una turba di ragazzi a interrompere l’adunanza. Mentre nel cortile cinto di mura della casa del fratello Houénou veniva pronunciato il discorso pubblico, un ragazzo si arrampicò su un albero e cominciò a lanciare al di sopra del muro insulti e sassi all’oratore. A quanto pare non aveva buona mira perché nessuno dei sassi che lanciò fece del male all’oratore. Anzi un sasso mancò il bersaglio e colpì un altro ragazzo del gruppo dei disturbatori con tale forza che dovette essere ricoverato all’ospedale! Tutti i ragazzi scapparono spaventati, convinti che si trattasse di una punizione da parte di Dio. L’adunanza proseguì senza ulteriori incidenti.
Vudù contro Geova
Dogbo-Tindé Ogoudina osservava da lontano ciò che accadeva. Essa vendeva stoffa di fronte alla casa del fratello Houénou. Era anche segretaria del convento feticista di Porto-Novo. Comunque rimase così colpita dalla condotta dei Testimoni di fronte all’opposizione che si interessò del messaggio del Regno. Ben presto divenne essa stessa oggetto di feroce opposizione da parte dei sacerdoti feticisti. Il principale sacerdote feticista annunciò che sarebbe morta entro sette giorni per essersi unita ai Testimoni! Egli ricorse alla stregoneria nel tentativo di far avverare la sua predizione.
Benché alcuni siano stati uccisi dagli spiriti malvagi, la sorella Ogoudina rimase imperterrita. Essa disse: “Se è il feticcio
ad aver fatto Geova, morirò; ma se Geova è il Dio supremo, allora sgominerà il feticcio”. La notte del sesto giorno i sacerdoti feticisti offrirono dei capri in sacrificio e fecero incantesimi al loro feticcio: Gbeloko. Abbatterono un banano, lo rivestirono di abiti bianchi e lo trascinarono per terra per simboleggiare che sarebbe morta. Dopo di che erano così sicuri del risultato che annunciarono pubblicamente che la sorella Ogoudina ormai era morta. Ma cosa accadde l’indomani mattina?La sorella Ogoudina era lì al mercato dove era stata quasi tutte le mattine, a vendere stoffa. Non era morta; era viva e vegeta! Immediatamente fu inviata una delegazione dal principale sacerdote feticista di Porto-Novo per informarlo di ciò che era accaduto o, meglio, di ciò che non era accaduto. Egli si infuriò perché il suo incantesimo non aveva funzionato. Sapendo che ciò avrebbe indebolito la sua influenza sulla popolazione, lasciò Porto-Novo diretto a Cotonou con un obiettivo in mente: trovare la sorella Ogoudina e ucciderla. I fratelli locali sapevano che c’erano guai in vista, perciò la aiutarono a chiudere bottega e la portarono in un luogo sicuro.
Dopo averla tenuta nascosta per una settimana, il fratello Houénou noleggiò un’auto e la scarrozzò per tutto Porto-Novo affinché tutti vedessero che era viva. Nel 1949 le automobili erano ancora rare in Africa, per cui difficilmente passavano inosservate. Il fratello Houénou si assicurò che venisse vista da quante più persone possibile; poi terminò il giro alla porta del convento feticista di cui la sorella Ogoudina era stata segretaria. Essa scese dalla macchina e annunciò pubblicamente affinché tutti udissero che, per quanto il principale sacerdote feticista avesse gettato un incantesimo su di lei per farla morire, Geova, il suo Dio, aveva vinto! Aveva dimostrato di essere “una forte torre” per lei. (Prov. 18:10) Nonostante avesse una salute cagionevole, essa continuò a servire fedelmente Geova sino alla fine dei suoi giorni. La sua coraggiosa presa di posizione aiutò altri adoratori di feticci a liberarsi dai legami dello spiritismo.
L’opposizione si intensifica
Nel 1949, vicino alla data della Commemorazione, si dispose di tenere un discorso speciale a Porto-Novo. Vi assisterono più di 1.500 interessati. Questa notizia, però, non fu bene accolta dagli ecclesiastici. Ancora una volta essi incitarono le autorità contro i fratelli, e dieci furono arrestati.
Un fratello in seguito riferì: “I fratelli sono stati tenuti in carcere per qualche giorno e poi rilasciati, con il severo ammonimento di non ‘insegnare o predicare in quel nome’. L’opposizione ha dato ai fratelli l’opportunità di rendere testimonianza davanti a ‘re e governanti’ e di spiegare la speranza che è in loro”. — Confronta Atti 4:17.
Quell’anno la Commemorazione si tenne in segreto, con 134 presenti, inclusi cinque partecipanti. Quando si teneva un battesimo, lo si faceva di notte, nella laguna di Porto-Novo. Il luogo delle adunanze veniva cambiato di continuo, e un fratello stava sempre di guardia. Prima di ogni adunanza, si preparava una tavola con del cibo; se qualcuno si avvicinava, i fratelli si sedevano prontamente a tavola come se stessero prendendo un pasto insieme. E in effetti assaporavano un pasto, di ottimo cibo spirituale!
I fratelli dovevano sempre essere cauti, come disse Gesù, “cauti come serpenti e innocenti come colombe”. (Matt. 10:16) Le autorità erano di continuo alla ricerca del fratello Akintoundé, che ritenevano il capo dei Testimoni. Un giorno venne mandato un poliziotto a cercarlo. Non sapendo dove abitasse, l’agente chiese a un signore di indicargli la casa del sig. Akintoundé. Secondo l’usanza degli ospitali abitanti del Benin, l’uomo lo accompagnò. Ma l’uomo che gli dava le indicazioni era il fratello Akintoundé in persona! Il poliziotto non lo riconobbe. Quando arrivarono alla casa, non sorprende che il fratello Akintoundé non ci fosse. Alla fine, però, nel giugno 1949, quando l’attività dei testimoni di Geova venne interdetta ufficialmente, il fratello Akintoundé ritornò in Nigeria, suo paese nativo.
Nell’agosto 1949 il governo pubblicò un bando contro le pubblicazioni della Società, che stabiliva una pena di due anni di reclusione e una multa di 500.000 franchi CFA (circa un milione e mezzo di lire) per chiunque fosse trovato a distribuire queste pubblicazioni in qualsiasi lingua. La rivista Torre di Guardia e il libro “Sia Dio riconosciuto verace” furono particolarmente bersagliati. I fratelli non si lasciarono scoraggiare dal corso degli avvenimenti. Sapevano bene che Gesù Cristo aveva detto: “Lo schiavo non è maggiore del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. — Giov. 15:20.
In quel tempo Kpoyè Alandinkpovi, uno dei primi ad accettare la verità in questo paese, fece buon uso nel ministero del tradizionale abbigliamento maschile del Benin. La veste con le maniche lunghe che portano gli uomini, chiamata bubu, ha una tasca interna abbastanza grande. Quando il fratello Alandinkpovi era sicuro di aver trovato qualcuno che mostrava sincero interesse, ficcava la mano nella tasca e ne estraeva un libro o un opuscolo che vi aveva nascosto. Ogni volta faceva finta che fosse l’ultimo, ma quando trovava qualcun altro che aveva sete di verità sembrava sempre che ce ne fosse un altro.
Benché dispersi, continuarono a dare testimonianza
“Predica la parola, datti ad essa con urgenza in tempo favorevole, in tempo difficoltoso”. (2 Tim. 4:2) Questo consiglio, scritto dall’apostolo Paolo, fu preso a cuore dai testimoni di Geova del Benin, e l’opera di testimonianza prosperò anche in “tempo difficoltoso”. Negli ultimi mesi del 1949 Albert Yédénou Ligan, uno dei pionieri del Benin appena nominati, andò a Zinvié, piccolo villaggio a nord di Cotonou. Proprio il primo giorno che era lì, contattò Josué e Marie Mahoulikponto. Essi riconobbero subito la veracità degli insegnamenti biblici che udivano. Pur essendo protestante, Josué praticava il culto degli antenati, aveva due mogli ed era il principale sacerdote feticista del dio Zangbeto. Nel mese stesso in cui vennero in contatto con la verità, abbandonarono tutte queste pratiche. La loro nuova fede non fu ben accolta dalle rispettive famiglie, che si opposero aspramente, persino scacciandoli di casa e distruggendo i loro raccolti.
I Mahoulikponto fuggirono dal villaggio per salvarsi la vita e si stabilirono a Dekin, un villaggio lacustre. Questo servì a diffondere la verità in una nuova zona. A Dekin il capo del villaggio fu il primo ad accettare la verità. In due anni 16 abitanti della zona abbracciarono la vera adorazione, benché le autorità li arrestassero e li picchiassero e tutta la loro letteratura, incluse le Bibbie, venisse distrutta.
Nel 1950, mentre dava testimonianza in un villaggio, un pioniere incontrò un uomo il quale gli disse che c’era un signore anziano che insegnava dalla Bibbia le stesse cose insegnate dal pioniere. Quel signore anziano risultò essere il fratello Afeniyi, che faceva parte del gruppo originale che aveva conosciuto la verità in questo paese e si era battezzato nel 1935. Pur essendo rimasto isolato, il fratello Afeniyi non era stato dimenticato da Geova, né aveva egli stesso dimenticato la gioia che aveva provato essendo stato liberato dalle credenze non scritturali della sua precedente religione protestante. Sua moglie non accettò mai la verità, e il vudù aveva radici profonde nel villaggio in cui predicava, eppure il fratello Afeniyi non si arrese. Per anni lo si poté vedere insegnare fedelmente
la Bibbia ad altri. Morì a 80 anni, dopo aver servito fedelmente Geova per oltre 42 anni.All’inizio del 1950 ondate di persecuzione continuarono ad abbattersi sui Testimoni. Nella zona di Kouti, un agente di polizia trovò un gruppo di fratelli che studiavano la scrittura del giorno. Alcuni vennero arrestati, legati con funi e portati davanti al comandante, o funzionario distrettuale. Furono poi rilasciati, con il severo avvertimento di non predicare né tenere più adunanze. Ma il popolo di Geova riconosceva l’importanza di continuare a radunarsi regolarmente insieme per studiare la Parola di Dio, facendolo in segreto se necessario. Uno degli anziani locali scrisse: “Adesso per i nostri fratelli l’unica opportunità di radunarsi insieme è quella di svegliarsi molto presto la mattina per studiare. Coloro che hanno una bicicletta vanno a dare testimonianza in luoghi lontani . . . Persino portare la Bibbia è pericoloso. Nonostante queste difficoltà continueremo a predicare la parola sino alla fine”. Nel marzo 1950 si radunarono fedelmente per la Commemorazione della morte di Cristo. Non ‘tornarono indietro’ per paura. (Ebr. 10:38) All’inizio del 1951 facevano rapporto sette congregazioni, e 36 dei 247 proclamatori erano pionieri nominati.
Restituì gli oggetti religiosi
All’inizio degli anni ’50 molti dei nostri fratelli non sapevano leggere bene; ma facevano quello che potevano per dare testimonianza, e Geova benedisse i loro sforzi. Un giorno due fratelli cercavano di spiegare la verità biblica a una terza persona quando sopraggiunse Samuel Ogungbe. In seguito egli raccontò: “Allora non lo sapevo, ma quegli uomini erano testimoni di Geova, ed erano in disaccordo tra loro perché non erano in grado di leggere la loro Bibbia nella lingua gun. Intervenni nella conversazione e potei aiutarli, perché avevo
imparato a leggere la Bibbia gun”. Samuel Ogungbe era tesoriere e membro del consiglio direttivo della Chiesa dei Cherubini e dei Serafini. È facile riconoscere i seguaci di questa religione: indossano lunghi abiti bianchi e copricapi bianchi perché ritengono di essere la sposa di Cristo. Nonostante le sue mansioni religiose, Samuel Ogungbe trovò interessante la conversazione con quei testimoni di Geova. Venne preso un appuntamento per continuare la conversazione sabato, solo quattro giorni dopo. Tuttavia, prima accadde qualcosa che lo spaventò.“La chiesa a cui appartenevo usa la divinazione e la chiromanzia insieme ad altre arti magiche”, spiegò. “Il giorno dopo il primo incontro con i testimoni di Geova, andai in chiesa come era mia abitudine. Immediatamente fui avvertito da altri seguaci della mia religione, che avevano consultato gli spiriti, di stare ben attento per due motivi: primo, anche se avevo una posizione di prestigio nella chiesa, correvo il pericolo di ‘disertare’ e, secondo, avrei presto avuto gravi disturbi di stomaco che sarebbero stati fatali se non avessi seguito il consiglio degli spiriti. Dissero che dovevo acquistare sette candele insieme a incenso e mirra per una cerimonia speciale, recitare preghiere ad alta voce e digiunare per sette giorni. Se avessi disubbidito, sarebbe stata la mia fine”.
In seguito ammise francamente: “Giovedì sera, quando andai a casa, ero spaventato. Venerdì mattina cominciai a pregare e a digiunare, sapendo che presto avrei dovuto decidere se continuare le conversazioni con i Testimoni o no. Quasi mancai all’appuntamento con loro, ma all’ultimo minuto decisi di andarci. Parlammo di molte cose, e mi invitarono alla loro adunanza la domenica”. I cambiamenti furono rapidi. Alcuni della chiesa a cui apparteneva Samuel Ogungbe cercarono di dissuaderlo, ma egli era convinto di aver trovato la verità. Restituì tutti gli oggetti religiosi e, quel mese stesso, cominciò
a partecipare al servizio di campo. Nel giro di sei mesi si battezzò in simbolo della sua dedicazione a Geova. Tra parentesi, il fratello Ogungbe non morì a motivo della sua nuova fede. Servì fedelmente Geova per più di 40 anni, finché morì nel 1996.Importanza dei corsi per analfabeti
Si può essere in grado di dare testimonianza anche se si è analfabeti, ma leggere la Parola di Dio può aiutare ad avere la forza necessaria per resistere in situazioni difficili. Essere capaci di leggere è importante anche per insegnare con efficacia. Tuttavia, in anni passati, molti nel Benin, anche nostri fratelli, non sapevano leggere; perciò la Società incoraggiò i fratelli a organizzare corsi per analfabeti. Dapprima questa istruzione veniva impartita individualmente. Poi, negli anni ’60, si organizzarono corsi nelle congregazioni.
Tuttora in molte congregazioni del Benin si continuano a tenere corsi per analfabeti. Inoltre altri vengono aiutati a livello personale. Ma via via che sono accessibili migliori scuole pubbliche, diminuisce il bisogno di questa assistenza. Una Efes. 6:14-17.
volta che si impara ad afferrare il significato di ciò che è scritto sulla pagina stampata, si è in grado di applicarlo più pienamente alla propria vita e si può usare con maggiore efficacia la Parola di Dio per aiutare altri. —Un sacerdote cattolico e uno feticista si uniscono
Incapace di confutare la verità biblica insegnata dai testimoni di Geova, spesso il clero si è servito delle autorità secolari nel tentativo di fermare l’opera del popolo di Geova. In un caso un prete cattolico e un sacerdote feticista si unirono per liberare la zona di Dekin dai testimoni di Geova. Presentarono accuse alle autorità, mischiando mezze verità con assolute menzogne, sostenendo che i Testimoni inducevano la popolazione a ribellarsi al governo, che predicevano una guerra mondiale, che predicavano la fine del mondo e che si rifiutavano di pagare le tasse! Il sacerdote feticista disse al comandante distrettuale che, per colpa dei Testimoni, gli spiriti si rifiutavano di mandare la pioggia e che per questo la carestia minacciava il paese! Il sacerdote cattolico disse che per colpa dei Testimoni Dio non esaudiva le sue preghiere e le sue Messe!
Le persone di cuore onesto prendevano questi attacchi per quello che erano veramente: un segno di paura da parte dei capi religiosi. Essi temevano che l’opera dei testimoni di Geova si affermasse fra la popolazione. Attacchi simili servirono solo a rafforzare la fiducia che i fratelli avevano in Geova. Una relazione scritta in quell’epoca diceva: “I fratelli sono davvero ‘fermi in un solo spirito, combattendo a fianco a fianco con una sola anima per la fede della buona notizia’, e Geova benedice i loro sforzi dando l’aumento. (Filip. 1:27) Abbiamo fede che continuerà a farlo”.
Geova continuò a benedire i loro sforzi risoluti? Certissimamente! Nonostante l’aspra opposizione e la persecuzione, il numero di coloro che davano testimonianza riguardo al suo
nome e al suo Regno salì da 301 nel 1948 a 1.426 nel 1958! A volte, però, la testimonianza veniva data in prigione.Completa testimonianza in prigione
Quando fu arrestato perché non voleva smettere di servire Geova, David Denon di Porto-Novo considerò la prigione il suo territorio. E il suo uditorio non poteva certo svignarsela! Ma la sua predicazione infastidì il direttore del carcere, che lo fece trasferire in un’altra prigione. Lì comunque ebbe un trattamento migliore e poté predicare agli altri detenuti senza intralci. Lo stesso direttore del carcere cominciò a interessarsi e altri due prigionieri accettarono la verità e si unirono al fratello Denon predicando nel loro territorio, entro le mura della prigione.
Di giorno il fratello Denon, che godeva della massima fiducia, veniva mandato fuori della prigione a lavorare come falegname in casa del capo della polizia. Anche questi dimostrò interesse per il messaggio della Bibbia, al punto di permettere al fratello Denon di andare a casa a prendergli delle pubblicazioni, le stesse pubblicazioni per cui il fratello Denon era stato arrestato!
Presto arrivò altro aiuto per percorrere questo insolito territorio. Nel 1955 altri 50 proclamatori nigeriani si trasferirono nel Benin per dare una mano e portare la buona notizia in zone isolate del paese. Ci fu una retata e l’intero gruppo finì nella prigione locale. Questa, ahimè, non era abbastanza grande per accoglierli tutti, perciò le sorelle e alcuni fratelli furono rimandati a casa. Ventisette fratelli, trattenuti con l’accusa di distribuire “letteratura vietata”, vennero trasferiti in una prigione all’interno del paese in attesa del processo. Mentre erano là non persero tempo. Quando erano venuti dalla Nigeria, non era questo il territorio che intendevano percorrere, ma anche lì c’erano persone che dovevano udire la buona notizia.
Grazie alla loro attività, almeno 18 mostrarono interesse, inclusi alcuni agenti carcerari e il medico della prigione.Alla fine di agosto questi Testimoni vennero processati. La notizia si era diffusa in lungo e in largo, e oltre 1.600 persone assisterono al processo. Preti cattolici vennero da lontano e dissero a molti che i fratelli sarebbero stati condannati a 12 anni di prigione ciascuno, e questo prima ancora che iniziasse l’udienza!
Comunque il giudice era favorevole e permise ai fratelli di dare una buona testimonianza in tribunale. Egli paragonò i Testimoni a Gesù Cristo, che fu processato pur non avendo mai commesso alcun reato. Il giudice espresse il suo rammarico per dover condannare la maggioranza dei fratelli a tre mesi di carcere. Le condanne però decorrevano dal momento dell’arresto, avvenuto quasi tre mesi prima. I fratelli fecero buon uso del restante tempo che trascorsero in prigione. Durante il mese di agosto fecero rapporto di più di 100 ore ciascuno dedicate a predicare il messaggio del Regno entro le mura della prigione! L’intero episodio portò le attività dei testimoni di Geova all’attenzione del pubblico in maniera spettacolare.
Pubblicazioni bibliche in lingua gun
Avere pubblicazioni nella lingua della gente comune è di grande aiuto nell’insegnare la verità biblica. La lingua gun è estesamente parlata in tutto il paese. Come furono felici i fratelli quando, nel 1955, ricevettero il volantino A che cosa credono i Testimoni di Geova? in gun. Questo fu seguito nel 1957 dal Ministero del Regno, che aiutò i fratelli a organizzare con maggiore efficacia le adunanze di servizio e l’attività del servizio di campo. Inoltre una società biblica cominciò a ristampare la Bibbia completa in lingua gun.
Poi fu la volta dell’opuscolo “Questa buona notizia del regno”. Appena arrivarono le prime copie, si presero
disposizioni perché venisse studiato in tutti gli studi di libro di congregazione. Ai primi dell’anno successivo era disponibile per la distribuzione al pubblico. Il risultato fu davvero notevole. L’umile popolazione di questo paese accettò con piacere la sua chiara spiegazione della verità biblica. Nell’aprile 1958 fu raggiunto il nuovo massimo di 1.426 proclamatori, un aumento dell’84 per cento rispetto alla media dell’anno precedente.L’ottima accoglienza che ricevettero queste pubblicazioni in lingua gun era così incoraggiante che presto si cominciò a lavorare alla traduzione del libro “Sia Dio riconosciuto verace”. A partire dal numero del 1° dicembre 1960, furono disponibili anche copie ciclostilate della Torre di Guardia in gun. Tutte queste pubblicazioni aiutarono i fratelli ad avere maggiore apprezzamento per la verità e permisero loro di aiutare altri a liberarsi dalla schiavitù della falsa religione.
Alcuni dimostrano di ‘non essere della nostra sorta’
Apprendendo che gli sono state insegnate menzogne, uno può abbandonare prontamente la sua religione e cominciare ad adorare Geova. Ma per continuare a praticare la pura adorazione ci vogliono umiltà e sincero amore per Geova, la volontà di progredire verso la maturità cristiana e di mettere in pratica la Parola di Dio in ogni aspetto della vita. Nel Benin non tutti coloro che avevano iniziato a predicare con tanto entusiasmo fecero questo. Alcuni dimostrarono che “non erano della nostra sorta”. — 1 Giov. 2:19.
Un sorvegliante della congregazione di Gbougbouta, allontanatosi dalla verità, cercò di persuadere Kouadinou Tovihoudji a fare la stessa cosa. Il fratello Tovihoudji gli ricordò con tatto che, quando serviva Geova, diceva agli altri che l’amore di alcuni per la verità si sarebbe raffreddato. (Matt. 24:12) Il fratello Tovihoudji aggiunse inoltre che, dal momento che l’amore dello stesso sorvegliante si era raffreddato, ora si rendeva conto che ciò che la Bibbia diceva era vero. Saggiamente il fratello Tovihoudji non lo seguì, ma rimase fedele a Geova.
Non tutti i fratelli, però, capivano chiaramente come trattare coloro che non volevano più seguire i giusti princìpi di Dio. Avevano bisogno di aiuto. Nel 1959 Theophilus Idowu, un sorvegliante di circoscrizione nigeriano, venne mandato a Porto-Novo per rafforzare i fratelli. Essi furono felici di vederlo, ma rimasero un po’ male quando seppero che non conosceva la loro lingua. Occorrevano traduttori per i suoi discorsi e le conversazioni con gli anziani. Il fratello Idowu capiva che c’erano problemi da risolvere nelle congregazioni. Ma dato che non sapeva parlare la lingua, quello che poteva fare era limitato. Questo lo turbava. Perciò si mise a studiare la lingua gun. Fece rapidi progressi e presto fu in grado di aiutare i fratelli anche in situazioni difficili. Un po’ alla volta i problemi vennero affrontati; coloro che avevano scelto un modo di vivere moralmente impuro e non lo abbandonavano furono espulsi dalla congregazione.
Uno dei principali punti deboli era ancora la mancanza di intendimento da parte dei più nuovi che non sapevano leggere e scrivere. Ma coloro che avevano capito bene la verità e l’avevano nel cuore fecero profondi cambiamenti nella propria vita. Germain Adomahou fu uno di questi.
Un poligamo trova una via migliore
Il padre di Germain Adomahou aveva 12 mogli. Ma ancor prima di diventare Testimone, Germain decise di sposare una sola donna. Capiva che per quanto avere molte mogli fosse segno di ricchezza e di autorità, fra le mogli di suo padre c’erano aspre dispute e gelosia. Tuttavia, dopo che Germain si sposò, sua moglie rimase sterile, e questo è un disonore per
certi africani. Nonostante le precedenti buone intenzioni, di lì a poco prese altre due mogli. Poi ne prese altre due, portando il totale a cinque. Non ci volle molto perché anche in casa sua ci fossero rivalità e gelosia. Per dimenticare questi problemi, si rivolse ad altre donne, che non erano sue mogli. La sua casa era diventata come quella di suo padre, che detestava.Benché adorasse i feticci, cercò conforto e consiglio da un prete cattolico, che gli disse che per andare in cielo doveva battezzarsi. Non gli fu detto niente del suo culto dei feticci, delle sue cinque mogli o di ciò che dice la Bibbia circa i rapporti con donne con cui non si è sposati. Germain si battezzò in chiesa senza abbandonare la religione feticista e la poligamia. In realtà non era cambiato nulla. Poi nel 1947 prese una copia del libro “La verità vi farà liberi”. Dopo averlo letto tagliò i ponti con la Chiesa Cattolica e con la sua religione feticista. Però la poligamia e uno stile di vita immorale tenevano ancora in catene il suo cuore. Si rendeva conto che per far parte del popolo di Geova doveva rinunciare a queste cose. Poi un giorno le cose cambiarono.
Alcuni della congregazione dei testimoni di Geova di Abomey furono arrestati e messi in prigione. Questa notizia si sparse in tutto il villaggio. Germain non aveva mai visto persone che appartenevano ad altre religioni trattate in modo simile. Rimase profondamente colpito dal modo in cui i testimoni di Geova sopportavano la persecuzione per predicare il messaggio della Bibbia. Si convinse che i testimoni di Geova erano veri cristiani. (2 Tim. 3:12) Prese la decisione. Rinunciò alla poligamia, si conformò agli insegnamenti biblici e dedicò la sua vita a Geova Dio.
La nuova fede, però, non gli consentiva di limitarsi ad abbandonare le mogli precedenti. Pur non vivendo più con loro, provvide ai loro bisogni sia materiali che spirituali finché esse poi si sposarono. Due delle sue ex mogli in seguito diventarono servitrici di Geova dedicate; la più giovane sposò un ministro a tempo pieno e poi servì insieme al marito nella circoscrizione. Anche molti dei figli nati dai suoi matrimoni poligami accettarono la verità.
Il desiderio di un morente
Altri ancora avevano sete di verità. Amos Djagun era il capo della chiesa metodista di Kilibo, villaggio del Benin settentrionale, e Silas Fagbohoun era uno dei membri più in vista. Ma quando un testimone di Geova venne a casa sua, Silas Fagbohoun ammise con franchezza che lui e molti altri erano scontenti della confusione che regnava nella loro chiesa e sapevano che fra loro erano permesse pratiche sbagliate. Lui stesso aveva due mogli e numerose concubine, fra cui la moglie di uno dei principali predicatori laici della sua chiesa.
Dopo che i Testimoni lo visitarono, Amos Djagun radunò molti della sua chiesa i quali, egli sapeva, erano assetati di verità. Il sorvegliante di circoscrizione, che li visitava in quel tempo, spiegò loro come studiare la Bibbia con l’aiuto del libro “Sia Dio riconosciuto verace” e dell’opuscolo “Questa buona notizia del regno”. Spiegò pure come fare buon uso della scrittura del giorno. Molti di loro, inclusi Amos Djagun e Silas Fagbohoun, accettarono con gran gioia le cose che imparavano.
Naturalmente Silas Fagbohoun desiderava ardentemente che sua moglie e i suoi figli accettassero la sua nuova fede, ma sembravano indifferenti. La sera prima di morire, nel giugno 1963, Silas chiamò il figlio maggiore, Joseph, al suo capezzale
e disse: “Mi dispiace che finora tu non abbia accettato la vera religione. Sappi che ciò che ora respingi è la verità che conduce alla vita eterna. Prego che Geova sia con te nel difficile compito che ti affido; d’ora in avanti sarai responsabile di tutti i tuoi fratelli. Abbi cura di loro materialmente e soprattutto spiritualmente”. L’ultimo desiderio del fratello Fagbohoun sarebbe stato esaudito?Joseph sembrava convinto delle proprie idee. In seguito si iscrisse a una scuola secondaria protestante a Cotonou. Mentre era lì, un giorno sostenne una conversazione sulle Scritture con il cappellano, davanti a una classe di 80 studenti. A quasi tutte le domande, la risposta del cappellano era: “Questo rimane un mistero divino”. Con l’aiuto del libro “Sia Dio riconosciuto verace”, Joseph riuscì a dare risposte esaurienti a molte domande bibliche. Mentre l’ultima richiesta del padre gli risuonava negli orecchi, Joseph chiese pubblicamente, davanti a tutta la classe e al cappellano, che il suo nome venisse tolto dall’elenco dei fedeli protestanti. Era libero! Nel luglio 1964 si battezzò e nel 1969 iniziò il servizio di pioniere regolare.
Benché fosse una persona molto gentile e di buon cuore, la moglie del fratello Fagbohoun, Lydie, non vedeva la necessità di cambiare religione. Credeva di poter avere la vita eterna pur rimanendo protestante. Gli occhi le si aprirono, però, quando un anziano pastore della sua chiesa propose di avere rapporti sessuali con lei per “consolarla” della sua vedovanza! Essa non mise mai più piede in quella chiesa! Con l’incoraggiamento di suo figlio e l’aiuto di un pioniere speciale, cominciò a studiare con i testimoni di Geova. Col tempo non solo si battezzò lei, ma quasi tutti i figli fecero propria la verità.
Arrivano missionari addestrati a Galaad
Come si rallegrarono i fratelli quando il 3 febbraio 1963 arrivarono i primi missionari della Scuola di Galaad! Keith e
Carroll Robbins erano diplomati della 37a classe. Essi trovarono una casa e presto cominciarono a imparare la lingua gun. I fratelli furono molto incoraggiati dalla presenza di questi Testimoni bianchi: una prova per loro dell’unità della fratellanza mondiale. Spostandosi in bicicletta, i missionari non solo visitavano le congregazioni nella boscaglia, ma addestravano anche altri che erano incaricati di far questo. Quando ritennero necessario ritornare in Canada dove erano nati per far fronte alle responsabilità familiari, i fratelli locali sentirono molto la loro mancanza.Nei mesi che seguirono altri due missionari canadesi furono mandati nel Benin: Louis ed Eleanor Carbonneau. Essi sapevano il francese, perciò poco dopo il loro arrivo
fu stabilita a Cotonou una congregazione di lingua francese. Il fatto che ci fossero molte pubblicazioni per lo studio in francese contribuì alla rapida crescita spirituale di quel gruppo.Nel novembre 1964 il fratello Carbonneau era presidente dell’assemblea di distretto “Frutti dello spirito” di Abomey. C’era la polizia, come d’abitudine per i raduni numerosi. Gli agenti non trovarono nulla da eccepire; anzi furono amichevoli con i fratelli e apprezzarono i discorsi biblici. Inoltre si meravigliarono vedendo 1.442 persone, provenienti in parte dal nord e in parte dal sud, che stavano insieme come fratelli. Questo era notevole perché all’epoca scoppiavano tumulti fra settentrionali e meridionali.
Anche altri missionari servirono nel Benin, alcuni solo per poco tempo, mentre altri vennero con il desiderio di stabilirvisi. Dopo qualche ritardo dovuto agli sconvolgimenti politici, all’inizio del 1966 arrivarono nel Benin Don e Virginia Ward e Carlos e Mary Prosser. Poco dopo il loro arrivo, nel marzo 1966 fu aperta a Cotonou una filiale per sovrintendere alla predicazione della buona notizia in questo paese.
Sin dal 1948 i testimoni di Geova avevano cercato di ottenere il riconoscimento ufficiale della loro opera di istruzione biblica nel Benin, ma questo era stato negato. Che gioia, dunque, quando videro il nome dalla Watch Tower Bible and Tract
Society of Pennsylvania nella gazzetta ufficiale del Benin, con l’avviso che i testimoni di Geova potevano insegnare la Bibbia di porta in porta in ogni parte del paese e che i missionari potevano svolgere la loro attività senza ostacoli!Era tempo di sposarsi
Prima del 1966 non esistevano provvedimenti governativi per la registrazione dei matrimoni. Tutti i matrimoni si celebravano nel modo tradizionale, ma i fratelli inviavano anche una dichiarazione scritta alla filiale. Tuttavia nel 1966 il governo prese un provvedimento per la registrazione dei matrimoni, anche se non era obbligatoria. I missionari spiegarono ai Testimoni locali che era importante far registrare il loro matrimonio, come previsto dalla legge.
Ciò presentava diversi problemi per i fratelli. Primo, ci voleva denaro per farlo, denaro che era molto difficile procurarsi. Secondo, si doveva stabilire la data di nascita degli sposi. Non sempre questa era nota, perché di rado si tenevano registrazioni accurate. Nonostante questi ostacoli, il popolo di Geova era deciso a contrarre matrimoni che fossero ‘onorevoli’ agli occhi di Dio. — Ebr. 13:4.
I Testimoni di Hetin, un villaggio fatto in gran parte di case costruite su palafitte, decisero che sarebbe stato meno costoso far venire il funzionario incaricato della registrazione ufficiale dei matrimoni anziché far andare da lui 25 coppie. Poiché erano così tanti, il funzionario fu d’accordo. Quando finalmente arrivò, trovò 60 coppie che aspettavano di legalizzare il loro matrimonio! Cosa era successo? Mentre si facevano i preparativi per questa cerimonia di matrimonio in massa, gli altri abitanti del villaggio ne ebbero notizia. Dato che i capi della loro chiesa non li aiutavano in alcun modo a far registrare i matrimoni, chiesero ai Testimoni se potevano approfittare anche loro della prestazione del funzionario governativo quando
sarebbe venuto. Nel giro di quattro mesi circa, la congregazione passò da 69 a 90 proclamatori.Locali adatti per la filiale
Per funzionare dovutamente la filiale aveva bisogno di locali adatti. Don Ward era stato impresario edile prima di iniziare il servizio a tempo pieno. Nel 1968 quell’esperienza gli tornò utile nella costruzione di una filiale e casa missionaria a Cotonou. Con l’aiuto di 16 pionieri e molti altri Testimoni locali, l’effettiva costruzione richiese solo otto mesi. Al pianterreno c’era una bella Sala del Regno e anche spazio per l’ufficio, la sala da pranzo e il reparto spedizioni della filiale. Di sopra c’erano sei camere da letto che davano su un grande giardino pieno di palme. Oltre il muro del giardino si vedeva una splendida laguna costellata di canoe di pescatori.
Il 12 gennaio 1969 sarà ricordato come un giorno speciale nella storia teocratica del Benin. Quel giorno i nuovi locali della filiale e casa missionaria furono dedicati a Geova. I fratelli riconobbero che un edificio così bello era davvero una prova della benedizione di Geova sul loro lavoro. Ancora più preziose dell’edificio, però, erano le personalità cristiane che venivano edificate con sante qualità.
Il valore dell’onestà
Un giorno la qualità della personalità cristiana di Daniel Aïnadou, che lavorava in un albergo di prima categoria, venne messa alla prova. Mentre portava in tintoria un paio di pantaloni di un ospite dell’albergo, trovò in una tasca l’equivalente di due milioni e mezzo di lire. Questa somma rappresentava per lui più di due anni di stipendio. Cosa fare? Aveva una fortuna in mano e non c’era nessuno in giro.
Il fratello si era battezzato solo da poco, ma di recente aveva studiato un articolo sull’onestà nella Torre di Guardia. Era deciso a non dispiacere a Dio facendo guadagni illeciti. Riportò
il denaro al portiere. Ma quando vide tutto quel denaro, il portiere prese il fratello da parte e disse: “Teniamo il denaro e non diciamo niente a nessuno”. “Non posso far questo”, disse il nostro fratello. “Sono cristiano e testimone di Geova”. “Sono cristiano anch’io”, protestò l’impiegato. “Vado regolarmente nella chiesa cattolica. Non vedo niente di male nel tenere questo denaro. Dopo tutto l’uomo l’ha perso, no?” Imperterrito, il fratello portò il denaro al padrone dell’albergo, che lo mise in cassaforte.Qualche tempo dopo l’ospite ritornò nella sua stanza e si mise a cercare freneticamente il denaro, sotto il letto, nel guardaroba, dietro le poltrone. Era introvabile. Disperato, andò dal padrone dell’albergo, che lo rassicurò dicendogli che il denaro non era perso, ma si trovava nella cassaforte dell’albergo. Saputo che era stato consegnato da un dipendente dell’albergo, l’ospite volle conoscere quella persona onesta. Molto colpito, disse: “So che i testimoni di Geova sono brava gente. Quando sarò tornato in Francia andrò sicuramente a cercarli perché voglio saperne di più su di loro”. Anche il direttore dell’albergo, che in precedenza aveva avuto poco tempo per i testimoni di Geova, ora disse che era felice di averne alcuni che lavoravano per lui.
Questo episodio non fu subito dimenticato. In seguito un altro ospite riferì di aver perso una piccola somma di denaro e accusò il fratello Aïnadou di averlo rubato. Quando il padrone dell’albergo seppe dell’incidente, intervenne prontamente in difesa del nostro fratello e riferì l’episodio summenzionato.
Negli anni successivi si ebbero nel Benin continui aumenti nel numero dei Testimoni. Nel 1971 ventidue missionari servivano nel campo e nella filiale. Entro il 1975 c’erano 2.381 proclamatori attivi nel ministero di campo, in paragone a un massimo di soli 290 nel 1950. Geova stava sicuramente benedicendo le persone oneste che si liberavano dai legami della
falsa religione. Ma un simile aumento non piaceva a tutti. Altre nuvole nere della persecuzione cominciavano ad addensarsi all’orizzonte.Cambiamenti di governo
“Pour la révolution?” (Per la rivoluzione?) “Prêt!” (Pronto!) Nelle strade del Benin era comune sentire saluti del genere quando agli inizi del 1975 si era affermato nel paese il regime marxista-leninista. Alla fine di ogni lettera proveniente dagli uffici governativi si leggevano le parole: “Pronti per la rivoluzione, la lotta continua!”
I servitori di Geova sono noti in tutto il mondo perché si mantengono neutrali nelle questioni politiche, e la loro coscienza addestrata secondo la Bibbia non permetteva loro di ripetere slogan del genere. (Giov. 15:19; 18:36) Per questo furono oggetto di molta ostilità.
Novembre 1975: un arresto
Pierre Worou stava svolgendo il ministero di campo nel novembre 1975 quando incontrò un uomo che lo salutò con uno slogan politico. Poiché non rispose in modo affermativo, il fratello Worou venne portato immediatamente al posto di polizia. La polizia cercò di fargli ripetere gli slogan, ma lui rifiutò. Fu costretto a trascinarsi in giro sulle ginocchia e sui gomiti per diverse ore. Il fratello Worou rimase inamovibile.
Infine alcuni fratelli parlarono con gli agenti responsabili e poiché era domenica essi acconsentirono a rilasciarlo alla fine della giornata. Quello che era avvenuto avvertì i fratelli di ciò che li aspettava.
Dicembre 1975: avvertimenti alla radio e sui giornali
In dicembre la radio gestita dal governo, “La voce della rivoluzione”, si scagliò contro ogni religione organizzata. A
quanto si dice, gruppi di giovani saccheggiarono certe chiese. Molti rivoluzionari avvisarono i Testimoni di smettere di predicare. Entro il 14 gennaio 1976 in diversi luoghi la testimonianza pubblica era stata impedita dalle autorità. In sei località erano state chiuse le Sale del Regno ed erano state interrotte le adunanze in tre case private. A Hetin la Sala del Regno era stata confiscata e usata per riunioni politiche. Eppure in alcuni centri più grandi i pionieri e i missionari erano ancora in grado di svolgere il ministero senza troppi ostacoli.Marzo 1976: ulteriori limitazioni
Il 24 marzo 1976 la filiale del Benin riferiva al Corpo Direttivo dei testimoni di Geova: “In diverse zone le autorità continuano a limitare in vari modi le attività religiose. Molte cerimonie feticiste e altre funzioni religiose sono state proibite in molte parti del paese. È stata proibita anche la predicazione di casa in casa in diversi settori di città grandi e piccole”.
Due settimane dopo la filiale riferì ulteriormente al Corpo Direttivo: “In una zona del nord (Gouka) tutti i fratelli di una congregazione (ma non le sorelle) sono stati arrestati e trattenuti per 72 ore. Questo è stato fatto per mettere in guardia i fratelli contro l’opera di predicazione e per cercare di costringerli a ripetere slogan politici, cosa che si sono rifiutati di fare. . . . È stato detto loro che potevano radunarsi nella Sala del Regno purché esponessero la bandiera davanti a essa e prima e dopo ciascuna adunanza riservassero del tempo per cantare inni e ripetere slogan politici. I fratelli sapevano che non potevano farlo, e sono stati costretti a tenere le adunanze in casa di fratelli”.
Aprile 1976: arresto di fratelli a Cotonou
La tensione politica continuava ad aumentare in tutto il paese. Ai primi di aprile in quasi tutti i luoghi di lavoro ogni settimana c’erano spazi di tempo dedicati a slogan politici, saluto alla bandiera, inno nazionale e corsi di “ideologia”. Chi non partecipava a queste adunate era deferito alle autorità. Una adunata del genere fu indetta in una zona di Cotonou dove lavoravano tre fratelli e una sorella. I fratelli rifiutarono di assistervi; la sorella andò ma si rifiutò di partecipare. Quando si presentarono al lavoro il lunedì seguente, prima la sorella e poi i tre fratelli furono costretti a correre per le strade davanti a un veicolo della polizia fino al quartier generale della polizia: un percorso di cinque chilometri circa. All’epoca la sorella era incinta di quattro mesi. Al comando di polizia, la loro posizione rimase immutata; rifiutarono di ripetere gli slogan politici. Benché malamente percossi, rimasero saldi: i colpi non infransero la loro fede.
Il 7 aprile 1976 Carlos Prosser, in rappresentanza del Comitato di Filiale del Benin, scriveva al Corpo Direttivo: “Vi sto scrivendo questa lettera poco dopo che il comandante distrettuale
è venuto a farmi visita con la sua guardia e il suo segretario. Ha fatto domande su slogan, saluto alla bandiera, ecc., e ho potuto trattare con lui alcuni di questi punti. Ha pure menzionato che alcuni dei nostri sono stati arrestati per essersi rifiutati di partecipare a queste cose e ha menzionato anche un elenco di nomi che stava facendo preparare. La visita è stata abbastanza amichevole ma egli è stato assai chiaro su certi punti, per esempio, dicendo che non ci è più permesso di predicare in casa della gente, ma che dobbiamo stare nel nostro ‘tempio’. Non sappiamo cosa decideranno di fare le autorità, ma una cosa è certa: i testimoni di Geova sono più conosciuti che mai nel passato, e preghiamo che tutto questo dia luogo a una testimonianza. Tutti i missionari cominciano a chiedersi per quanto tempo potranno ancora rimanere qui”.La persecuzione si intensifica
Il 16 aprile 1976, in una trasmissione radio alla nazione, il ministro degli Interni criticò aspramente i testimoni di Geova. Fra l’altro disse che i testimoni di Geova si rifiutano di partecipare ai corsi di ideologia e che viene insegnato loro che non possono ripetere slogan politici. Con parole forti affermò che se i testimoni di Geova non cambiavano atteggiamento entro la fine del mese, tutti i loro rappresentanti che sono ‘agenti autorizzati della CIA’ — un travisamento del ruolo dei missionari — sarebbero stati espulsi dal paese!
Commenti del genere vennero trasmessi in ogni parte del Benin per due settimane circa. Molti che in passato non avevano mai sentito parlare dei testimoni di Geova cominciarono a chiedersi: ‘Chi sono costoro di cui si parla tanto?’ Queste trasmissioni suscitarono molta curiosità, e in tutto il paese si udiva parlare del nome di Geova, cosa che gli stessi
Testimoni non potevano fare con la loro attività pubblica ora limitata, almeno non in quella misura.Un altro rappresentante dell’ufficio del comandante distrettuale venne alla filiale per farsi dare il nominativo di tutti e sapere altri particolari. Volevano i nomi di tutti gli uomini chiave del paese. Vennero dati loro i nomi dei missionari che vivevano alla filiale e casa missionaria. Quando se ne andarono, tutti gli archivi e le registrazioni della Società furono portati via e nascosti con cura.
L’indomani, 17 aprile, tornarono due agenti che chiesero di vedere il responsabile. Poiché fumavano entrambi, il fratello Prosser disse loro che dovevano spegnere le sigarette prima di entrare. Lo fecero e vennero invitati ad accomodarsi nell’ufficio. Chiesero di nuovo i nomi di tutti i fratelli responsabili che c’erano nel paese. Ma ormai, anche se avessero deciso di fare una perquisizione, non avrebbero trovato da nessuna parte gli importanti archivi della filiale.
Le ultime ore per i missionari
Il 26 aprile 1976 alcuni fratelli pensarono che sarebbe stato saggio andare dal comandante distrettuale ad Akpakpa (Cotonou) per spiegare le cose con maggior chiarezza. Se la filiale fosse stata al corrente delle loro intenzioni, un’azione del genere sarebbe stata scoraggiata. Per quanto alcuni anziani cercassero di dissuadere quei fratelli benintenzionati, essi insisterono per andare. Il risultato fu disastroso. Dopo aver parlato con loro per un po’, il comandante distrettuale gridò alcuni slogan politici e, quando essi non risposero, li fece arrestare.
Fino a quel momento 10 dei 13 missionari erano ancora nel paese. Il fratello e la sorella Mahon aspettavano un bambino e si stavano preparando a ritornare in Inghilterra di lì a
qualche settimana. Vista la situazione minacciosa, la filiale li aveva incoraggiati a partire appena possibile invece di aspettare l’ultimo minuto. Essi avevano seguito questo consiglio. Maryann Davies, della casa missionaria di Porto-Novo, era in Canada perché aveva la madre malata.La sera del 26 aprile gli altri missionari diventarono “prigionieri” nella casa Betel: non potevano uscire e nessuno poteva entrare. Non c’era telefono. I missionari cominciarono a fare le valigie nell’eventualità di essere espulsi.
27 aprile 1976: prelevato il coordinatore del Comitato di Filiale
L’indomani mattina un poliziotto armato venne a prelevare il fratello Prosser. Gli disse di salire sul furgone della Società e guidare; il poliziotto tenne per tutto il tempo un’arma puntata contro di lui. Il fratello Prosser fu portato al posto di polizia di Akpakpa per essere interrogato. Non subì maltrattamenti fisici, ma cercarono di intimidirlo verbalmente.
“Dacci i nomi di tutti i tuoi uomini chiave!”, gridò il poliziotto. Il fratello Prosser rispose: “Non posso darvi i nomi dei miei fratelli. Se li volete, potete venire alla Sala del Regno e scriverli voi stessi”. Essi accettarono. Tuttavia egli sapeva che non c’era nessun pericolo perché da un po’ di tempo non si tenevano più adunanze nella Sala del Regno. Ora le adunanze si tenevano in case private con gruppi di studio di libro di congregazione.
“E Samuel Hans-Moévi? Lo conosci? Non è uno dei vostri?” Questa domanda fu uno shock per il fratello Prosser. Era proprio in casa del fratello Hans-Moévi che avevano nascosto le registrazioni della Società in due vecchie valigie logore. Quelle registrazioni contenevano i nomi di molti fratelli. La polizia le aveva già trovate? Il fratello Prosser riuscì a
mantenere una calma esteriore, mentre nel profondo del cuore pregava per avere la guida di Geova.Finalmente l’interrogatorio finì. Non era stato rivelato nessun nome, e il fratello Prosser non aveva subìto alcun danno fisico. Quindi fu rilasciato: era solo! Alcuni anni dopo, ripensando a quel momento, il fratello Prosser disse: “Il mio primo pensiero fu: ‘Cosa posso fare per aiutare i fratelli?’ Poi pensai: ‘Devo stare attento! Potrebbe essere una trappola. Possono decidere di seguirmi nella speranza che li conduca dai fratelli’”.
“Invece di andare diritto a casa”, ricordava il fratello Prosser, “passai il ponte e andai in città a vedere se c’era della corrispondenza all’ufficio postale. Non volevo fare nulla che potesse rendere le cose difficili per i fratelli. Ma volevo disperatamente vederli per rassicurarli che stavamo bene e per dare alcune istruzioni per i giorni avvenire.
“Mi diressi verso casa, chiedendomi di continuo come potevo contattare i fratelli. A un tratto ci fu un vento fortissimo e cominciò a cadere una pioggia torrenziale. Senza preavviso, una motocicletta con due persone mi superò di corsa. Mi chiesi chi potessero essere, dato che era pericoloso sorpassare sul ponte stretto, specie durante un acquazzone. Quando la moto mi ebbe oltrepassato, l’uomo che stava dietro voltò la testa e alzò il casco in modo che potessi riconoscerlo. Con mio stupore era un membro del Comitato di Filiale! E il guidatore era un altro membro! Non li vedevo da giorni perché eravamo agli arresti domiciliari alla Betel e casa missionaria.
“Continuava a piovere a catinelle e quasi tutti erano corsi a mettersi al riparo. Proseguii oltre il ponte, superai la strada che portava a casa nostra e sostai a lato della strada . . . pregando . . . aspettando . . . sperando di vedere i miei fratelli, forse per l’ultima volta.
“Quei momenti mi sembrarono secoli, ma finalmente la moto con i due fratelli mi si accostò. Era un momento ideale per parlare, poiché a motivo dell’acquazzone non c’era nessuno in giro. Dissi ai fratelli che era necessario trasferire in un altro posto le registrazioni della Società, visto quello che aveva detto la polizia durante l’interrogatorio. Parlammo anche di cose riguardanti i pionieri speciali, di disporre che i sorveglianti di circoscrizione visitassero subito tutte le congregazioni per informarle di ciò che stava accadendo e di continuare a radunarsi in piccoli gruppi in case private. Sembrava proprio sicuro che presto saremmo stati al bando”.
Perquisita la Betel e casa missionaria
Il pomeriggio del martedì 27 aprile i militari circondarono la Betel e casa missionaria. Avevano armi automatiche. Un soldato venne messo di guardia all’entrata, un altro alla porta sul retro e altri in giardino. Tutti i missionari ricevettero l’ordine di scendere nella sala da pranzo e furono tenuti sotto tiro. A uno a uno furono portati nella loro stanza, dove i soldati fecero una perquisizione, pensando che avrebbero trovato sicuramente qualche indizio che avrebbe provato che i missionari erano spie americane o rivoluzionari stranieri. I soldati marciarono nella stanza di Margarita Königer e cominciarono la perquisizione. Aha! Adesso avevano in mano dei documenti compromettenti, almeno pensavano. Avevano trovato una copia del testamento del padre della sorella Königer in tedesco! Erano sicuri che fosse un messaggio cifrato. Nella stanza di Peter Pompl trovarono quella che ritenevano una formula segreta, ma in realtà era solo una ricetta medica per un’infezione da funghi alle unghie degli alluci.
La stanza di Carlos e Mary Prosser fu l’ultima a essere perquisita. In una valigia i soldati trovarono una grossa somma di denaro. Era stata ritirata due giorni prima dal conto bancario
della Società, poiché si temeva che il conto venisse bloccato. Dato che da qualche tempo tutti i missionari erano agli arresti domiciliari, non avevano potuto portare fuori di casa il denaro. Per qualche ragione i soldati, quando lo trovarono, ebbero quasi paura di toccarlo e lo rimisero subito nella valigia. L’intera somma fu poi consegnata intatta alla filiale di Lagos, in Nigeria.La sorella Prosser descrive la scena: “Un soldato mi disse: ‘Tu sei qui da molto tempo, sicuramente devi conoscere i nomi dei responsabili della tua congregazione’. Io risposi: ‘Beh, sapete come vanno le cose qui, nessuno si fa chiamare davvero con il suo nome e cognome. Conosciamo tutti come papà Emmanuel o mamma Eugenie, ecc. Non so proprio come ognuno si firma’. Il soldato che aveva fatto la domanda si mise a ridere e disse: ‘Sei davvero qui da molto tempo!’”
La sorella Prosser continua: “Notammo che uno degli uomini aveva smesso di perquisire la nostra stanza e si era seduto. Il suo superiore se ne accorse e gli disse di continuare il suo lavoro. Fu commovente la risposta che diede alzando gli occhi: ‘Conosco il signore e la signora Prosser da molti anni, e
spesso hanno parlato con me della Bibbia a casa mia. Come posso ora mettermi a perquisire la loro stanza?’”I soldati finirono di perquisire la stanza dei Prosser e scesero da basso. Non avevano trovato nulla di compromettente. Quasi tutti i missionari avevano già trascorso buona parte della notte a tagliare via i nomi da qualsiasi cartella dell’archivio che per caso si trovasse ancora alla filiale. Questi erano stati buttati nel gabinetto o bruciati. Durante la perquisizione una guardia notò un mucchio di cenere in giardino e chiese cosa fosse. “Oh, sì, è dove bruciamo i rifiuti”, rispose il fratello Prosser. Sia la guardia che il fratello Prosser sapevano che erano stati bruciati documenti importanti.
“Ehi, guarda qui!”, gridò un soldato che stava perquisendo il reparto spedizioni. I soldati avevano trovato la registrazione e il copione di un dramma biblico dell’assemblea di distretto. Erano sicuri che i nomi dei personaggi del dramma fossero gli uomini chiave dell’organizzazione. Tutti giulivi raccolsero i nastri e i relativi copioni come prova.
Alla Sûreté Nationale
I soldati ordinarono ai missionari di prendere i loro passaporti e li portarono alla Sûreté Nationale, un ramo del Ministero degli Interni. Furono letti i documenti per l’espulsione: i missionari dovevano essere condotti alla frontiera ed espulsi su due piedi, senza potere neanche tornare a casa a prendere i loro effetti personali! Meno male che ormai era tardi e quasi tutti gli agenti erano andati a casa. Poiché non c’era nessuno per scortarli fino alla frontiera, i missionari ricevettero l’ordine di tornare a casa ed essere pronti per partire alle 7.
“Quando arrivammo a casa”, racconta il fratello Prosser, “erano passate da un pezzo le 20. Sapevamo che sarebbe
stata una notte difficile. Migliaia di rivoluzionari avevano circondato la nostra casa e ripetevano slogan politici, urinavano contro il muro e chiamavano i missionari con nomi dispregiativi. Questo continuò per tutta la notte. Dormimmo poco o niente, perché non sapevamo cosa poteva fare la turba infuriata di fuori. Alcuni si chiedevano in silenzio se quella notte sarebbe stato fatto loro del male o se sarebbero sopravvissuti per vedere l’indomani. Le sorelle non si scomposero né si misero a piangere, ma si diedero da fare a preparare i bagagli e a incoraggiarsi a vicenda. Grazie a Geova i rivoluzionari non entrarono in casa e nessuno subì danni fisici. Tuttavia lo stress emotivo e le molestie psicologiche furono una prova, che i missionari riuscirono a superare solo con il sostegno di Geova tramite la preghiera e l’incoraggiamento reciproco”. Come sarebbe stato importante aiutarsi l’un l’altro e confidare in Geova nelle ore avvenire!L’ultimo giorno nel Benin
I primi raggi del sole fecero capolino fra le nuvole verso le 6 del mattino, annunciando l’inizio di un nuovo giorno. Era il 28 aprile, un giorno che non sarebbe stato presto dimenticato. Come era loro abitudine, alle 7 i missionari si riunirono a tavola per considerare il passo biblico di quella mattina e fare colazione. Quello non era certo il giorno di trascurare lo studio della Parola di Dio! Tutti i missionari sapevano che avrebbero avuto bisogno di forza extra per arrivare alla fine della giornata.
Theophilus Idowu, un nigeriano che anni prima aveva imparato la lingua gun, serviva come traduttore alla filiale pur non vivendo lì. Aveva osservato attentamente la situazione dall’esterno. Dato che nessuno poteva entrare o uscire, non c’era pane per la colazione dei missionari. Il fratello Idowu lo sapeva, perciò andò dal fornaio, comprò del pane e si Matt. 6:11) Sì, i missionari videro la mano di Geova nella cosa e ne furono rafforzati.
spacciò per il panettiere al soldato di guardia al portone della Betel. Indossava vecchi abiti laceri e un berretto tirato giù sul viso in modo che nessuno della folla che ancora si attardava fuori lo potesse riconoscere. La guardia lo lasciò entrare. Come fu incoraggiante per i missionari vedere ancora una volta il viso sorridente del caro fratello Idowu! Quel semplice gesto conferì nuovo significato alla preghiera: “Dacci oggi il nostro pane per questo giorno”. (“Bum! bum! bum!” Qualcuno batteva alla porta principale. Mentre iniziava la considerazione della scrittura del giorno, fuori c’era una gran confusione. Il comandante distrettuale e altri rivoluzionari avevano eretto un’asta per la bandiera fuori della proprietà della filiale, segno che l’edificio ora apparteneva “al popolo”. I missionari ricevettero l’ordine di uscire per prendere parte all’alzabandiera. Non sapevano se sarebbero stati portati fuori con la forza, ma erano tutti decisi a non parteciparvi. Un missionario, Paul Byron, dichiarò: “Dovranno trascinarmi fuori di peso”. Il suo commento servì a rafforzare la determinazione degli altri missionari. Per qualche ragione — forse per intervento di Geova — i soldati non fecero uscire i missionari. Questo diede loro alcuni altri minuti per finire la scrittura del giorno.
Dopo l’alzabandiera gli ufficiali dell’esercito ordinarono ai missionari di portare da basso i loro effetti personali. Questi furono perquisiti con cura. Fu permesso loro di prendere solo quello che avevano nelle valigie. Tutti gli altri possedimenti furono lasciati lì. I soldati fecero fare al fratello Prosser il giro delle stanze della Betel per chiudere a chiave le porte e gli chiesero di consegnare le chiavi. La filiale era stata confiscata! Con profondo dolore alcuni fratelli locali osservarono
tutta la scena da lontano fuori delle mura della Betel mentre i loro cari missionari venivano portati via da casa, scortati come criminali da guardie armate.Espulsi!
I missionari vennero condotti di nuovo alla Sûreté Nationale, e a ciascuno di loro furono consegnati i documenti di espulsione. Tutti, eccetto Margarita Königer e Gisela Hoffmann, vennero fatti risalire sul furgone della Società per essere portati al confine della Nigeria. In seguito le sorelle Königer e Hoffmann furono portate al confine del Togo.
Il militare armato che viaggiava nel furgone insieme alla maggioranza dei missionari era molto teso. Era sicuro di scortare pericolosi criminali. Permise però che il veicolo si fermasse a fare benzina. Il giovane benzinaio, riconosciuto il furgone della Società, chiese cosa stava succedendo. “Siamo missionari espulsi per aver predicato riguardo alla Bibbia”, rispose triste il missionario. “Non preoccupatevi, un giorno ritornerete”, fu la sua risposta. Le parole del giovane si avverarono, ma non subito.
Al bando
Il giornale del Benin Ehuzu del 30 aprile 1976 titolava: “LA SETTA DEI ‘TESTIMONI DI GEOVA’ MESSA AL BANDO NELLA REPUBBLICA POPOLARE DEL BENIN”. La persecuzione non era un’esperienza nuova per il popolo di Geova in questo paese. Sin dai primi tempi Satana aveva fatto di tutto per impedire che le acque di verità raggiungessero questa roccaforte della falsa religione.
Nei giorni, nelle settimane e nei mesi che seguirono l’espulsione dei missionari, molti fratelli — più di 600 — fuggirono dal paese con pochissimo in senso materiale, ma con molto in senso spirituale. Molti che rimasero, sia giovani che
vecchi, furono picchiati senza pietà. Altri ancora persero ogni possedimento e il lavoro.I fratelli che occupavano posti importanti nel mondo del lavoro furono i più colpiti, poiché si esigeva che concludessero ogni lettera, rispondessero a ogni telefonata e salutassero con slogan politici come “Pronti per la rivoluzione?” e “La lotta continua!” Apollinaire Amoussou-Guenou, che gestiva una clinica medica nella zona di Cotonou, si rifiutò di partecipare a simili attività perché sosteneva unicamente il Regno di Dio. I familiari lo supplicavano di ripetere gli slogan, anche se in realtà non era d’accordo con quello che avrebbe detto. “Pensa ai tuoi figli”, gli ricordò un giovane nipote. Quando la persecuzione contro il popolo di Geova si intensificò, decise di lasciare il Benin e andare in Nigeria.
Dalla Nigeria scrisse: “In un periodo di tempo relativamente breve ho perso ogni cosa materiale: la casa, l’automobile e il lavoro. Adesso qui in Nigeria vivo in una casa in costruzione. Non ci sono finestre o porte né pavimenti di cemento. Ho con me i miei nove figli e meno male che i due maggiori hanno trovato lavoro. Lottiamo contro vermi, zanzare, pioggia e freddo. Un fratello ci ha dato un lettino che usiamo come culla per il nostro bambino di tre mesi. Ci accontentiamo di quello che abbiamo continuando a sperare nel nostro amorevole Dio, Geova, che presto asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi”. Dopo l’imposizione del bando, la situazione di molti fratelli era simile a questa.
“Cauti come serpenti”
Queste condizioni non poterono fermare la vera religione. C’erano ancora persone che apprezzavano molto la libertà dalla schiavitù religiosa. I sorveglianti di circoscrizione continuarono a visitare le congregazioni, ma spesso solo per due o tre giorni alla volta. Ora i fratelli dovevano essere cauti
e previdenti per evitare di essere arrestati. Quasi tutti i sorveglianti di circoscrizione indossavano vecchi abiti sporchi quando arrivavano in una cittadina, di solito prima dell’alba o dopo il tramonto, in modo che nessuno notasse il loro arrivo. Nel caso qualcuno sospettasse di loro, erano sempre pronti a cambiare rapidamente abiti. Zacharie Elegbe, ora membro del Comitato di Filiale del Benin, ricorda che all’epoca visitava le congregazioni come sorvegliante di circoscrizione. “Una volta passai un giorno intero in un silo per il granturco fatto di fango mentre le autorità mi cercavano”, ha detto. “Sentivo le loro voci, ma non pensarono mai di cercarmi nel silo. Alla fine della giornata potei andarmene per la mia strada”.In quel tempo per tenere una riunione numerosa ci voleva il permesso del municipio locale. Ma i servitori di Geova si mostrarono “cauti come serpenti e innocenti come colombe”. (Matt. 10:16) Quando si sapeva che una coppia voleva sposarsi, si chiedeva alle autorità locali un permesso per tenere il ricevimento. Questo di solito veniva concesso senza difficoltà. Il presidente iniziava il programma spiegando come si sarebbe svolto il “ricevimento di due giorni”. Un ricevimento di due giorni? Sì. In realtà il ricevimento era un’assemblea di distretto in miniatura! Gli sposi sedevano in prima fila davanti agli oratori, e discorsi basati sulla Bibbia venivano pronunciati per il beneficio degli sposi e del felice uditorio. Nel villaggio di Hetin in un’occasione del genere più di 600 persone assisterono al “ricevimento” e 13 si battezzarono. Molti abitanti del villaggio osservarono che i testimoni di Geova tenevano dei ricevimenti di nozze proprio strani, specie quando vennero a sapere del battesimo! Anche i funerali offrivano opportunità di tenere assemblee.
La letteratura biblica veniva introdotta nel paese in vari modi: in canoa, in bicicletta, in zaini, lungo sentieri nella boscaglia o per qualsiasi altra strada che sembrasse adatta al momento. Matt. 24:45.
Non tutte le autorità si opponevano con violenza alla nostra opera. Infatti, nel 1984, due giovani fratelli stavano attraversando un fiume in canoa con un carico di letteratura proveniente dalla Nigeria, quando vennero sorpresi da due doganieri dalla parte del Benin. La letteratura sarebbe stata confiscata o i fratelli sarebbero stati picchiati e messi in prigione? “Cosa c’è nei sacchi?”, chiese un doganiere. “Letteratura biblica”, risposero i fratelli. “Fate vedere”. I fratelli offrirono a ciascuno di loro una copia dell’opuscolo Vivere sulla terra per sempre!, che accettarono prontamente. “State ancora portando dentro letteratura per i testimoni di Geova?” I fratelli si sentirono gelare, non sapendo cosa dire. “Filate”, disse il doganiere. I due fratelli ringraziarono in silenzio Geova. Esempi del genere rafforzarono la fiducia dei fratelli che Geova benediceva gli sforzi per portare ai compagni di fede cibo spirituale “a suo tempo”. —“La parola di Dio non è legata”
I Testimoni rimasti nel Benin non potevano trattenersi dal parlare delle preziose verità che avevano nel cuore. Così avvenne un cambiamento nella vita di Maurice Kodo. Faceva il maestro a Calavi, località a circa 20 chilometri da Cotonou. Pensava che se si comportava bene sarebbe andato in cielo. Però, quando venne in contatto con i testimoni di Geova, imparò dalla Bibbia che se voleva l’approvazione di Dio ci voleva dell’altro. Un cugino presentò Maurice a un Testimone del vicinato, e il Testimone, visto l’interesse che Maurice mostrava per la Bibbia, gli offrì subito un gratuito studio biblico a domicilio. Maurice e sua moglie cominciarono a studiare la Bibbia e fecero rapidi progressi. Egli volle ben presto partecipare all’opera di predicazione, poiché era convinto che aveva trovato la verità. Naturalmente i fratelli dovettero accertarsi della sua sincerità. Altri si erano finti interessati, solo per tradirli. Ma questo non era il caso di Maurice Kodo.
Egli coglieva ogni opportunità per parlare della verità a parenti, amici e colleghi.Poi l’11 febbraio 1982 il fratello e la sorella Kodo furono arrestati. Vennero imprigionati insieme al fratello che aveva studiato la Bibbia con loro e a un interessato con cui il fratello Kodo stava studiando. Perché? O erano testimoni di Geova e parlavano ai vicini del Regno di Dio o mostravano interesse per quello che i Testimoni insegnavano. Secondo il rapporto redatto dalle autorità, il villaggio di Calavi stava diventando “un centro di attività” per i testimoni di Geova. Questo dispiaceva molto alle autorità.
I quattro arrestati, inclusa la moglie del fratello Kodo, vennero rinchiusi in una cella insieme a criminali della peggiore specie e nelle condizioni più inumane. Fu detto loro che potevano essere liberati se facevano una cosa semplice: firmavano una lettera dicendo che non erano più testimoni di Geova. I nostri fratelli rifiutarono recisamente di far questo. Non potevano rinnegare il loro Dio, Geova. La loro dedicazione a lui era incondizionata e totale. Questa presa di posizione fece infuriare i funzionari, e ogni pubblicazione biblica che i fratelli avevano con sé nella cella venne confiscata.
I due figli del fratello e della sorella Kodo, Nadine e Jimmy (di sei e tre anni), si ammalarono. La sorella Kodo chiese di poter tornare a casa per curare i bambini malati. Ciò fu negato, ma ebbe il permesso di prendersi cura di loro in prigione. Adesso erano sei in prigione, inclusi i bambini!
Come avrebbero celebrato la prossima Commemorazione? I fratelli locali riuscirono a portare loro di nascosto pane non lievitato e vino per la celebrazione. Il fratello Kodo ricorda: “Era strano. Mentre celebravamo la Commemorazione una certa calma aleggiava nella prigione, così che la celebrazione della Commemorazione non fu disturbata”.
Finalmente il funzionario locale responsabile della loro carcerazione fu trasferito in un’altra parte del paese. L’uomo che prese il suo posto era più favorevole; perciò il 26 maggio, tre mesi e mezzo dopo il loro arresto, furono rimessi in libertà.
Quattro anni dopo il fratello Kodo si trovò di nuovo dietro le sbarre, questa volta per aver rifiutato di ripetere slogan politici. In seguito ha raccontato come usò saggiamente questo tempo: “Mentre ero in prigione ho servito come pioniere ausiliario. Questa volta ho potuto tenere una buona scorta di letteratura da usare nel ‘mio territorio personale’. Predicavo agli altri detenuti, alle guardie, ai poliziotti, e tenevo molti studi biblici”. Anche se lui era in prigione, ‘la parola di Dio non era legata’. — 2 Tim. 2:9.
Ripensando al passato i fratelli convengono che il villaggio di Calavi è diventato davvero “un centro di attività” per il popolo di Geova. Da 4 proclamatori nel 1982, il loro numero è aumentato, così che ora vi sono due fiorenti congregazioni, con oltre 160 proclamatori. Da quando si è battezzato, il fratello Kodo ha avuto il privilegio di aiutare più di 30 persone a ottenere la libertà, non dalle catene della prigione, ma da Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione.
Verso la fine degli anni ’80 cominciarono a verificarsi dei cambiamenti nel governo. Nessuno era sicuro di quale sarebbe stato il risultato. Ma l’accesa persecuzione contro i servitori di Geova cominciò ad attenuarsi. In alcune zone, ma non dappertutto, erano perfino in grado di tenere le adunanze apertamente.
“Io sono solo il precursore”
Un fatto accaduto in quel periodo indicò che nel Benin c’erano ancora molti che avrebbero accettato con piacere le
liberatrici verità della Parola di Dio. Pierre Awhanto era scoraggiato vedendo l’ipocrisia religiosa, l’amore del denaro e l’immoralità che c’erano nell’Eglise du Christianisme Céleste (Chiesa del Cristianesimo Celeste) di cui faceva parte. Benché la chiesa praticasse la guarigione per fede, questa non poté salvare suo figlio dalla morte. ‘Dio ha chiamato tuo figlio in cielo’, gli disse il pastore. Poco soddisfatto di quella spiegazione e turbato dalle pratiche permesse nella chiesa, nel 1973 la lasciò, con l’intenzione di stabilire una sua religione. Voleva una religione libera dall’ipocrisia e dalle cattive pratiche che aveva visto altrove.Quindi si autoproclamò fondatore e pastore della Chiesa Ayi-Wiwé (del Sacro Cuore). Nel 1964 era stato contattato dai testimoni di Geova. Li ammirava. Era sicuro che se avesse stabilito una sua chiesa anche lui avrebbe potuto avere una religione libera da avidità e immoralità come quella dei testimoni di Geova. In poco tempo la sua chiesa aveva 21 congregazioni con oltre 2.700 seguaci. Egli godeva di autorità e ricchezza.
Un giorno un uomo venne da lui per essere guarito. Da molto tempo soffriva di una malattia della pelle. Pierre Awhanto lo guarì. L’uomo era così soddisfatto che gli diede come compenso una casa!
Tuttavia immoralità e avidità, le stesse pratiche che avevano spinto Pierre Awhanto a stabilire la propria religione, ora si stavano infiltrando nella sua chiesa. Cominciò a rendersi conto che se voleva un’adorazione pura, non poteva imitare il popolo di Geova, doveva diventare uno di loro. Iniziò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Di volta in volta insegnava dal pulpito quello che aveva imparato dallo studio biblico con i Testimoni. Spesso concludeva i sermoni con una frase curiosa: “Io sono solo il precursore. I veri portatori di verità verranno poi”. Molti dei suoi ascoltatori si chiedevano cosa significasse.
Dopo aver aumentato la frequenza dei suoi studi con i Testimoni a due volte la settimana, si rese conto che doveva prendere una decisione. Convocò tutti i suoi pastori. Erano 28. Usando le Scritture, spiegò la differenza fra la religione vera e quella falsa. A quell’adunanza si prese la decisione che tutte le immagini delle loro chiese sarebbero state eliminate e che gli ecclesiastici non avrebbero più indossato abiti particolari. I pastori ricevettero l’ordine di chiedere ai Testimoni della loro zona uno studio biblico a domicilio. I pastori di molte chiese cominciarono a fare quello che aveva fatto Pierre Awhanto. Il mercoledì studiavano la Bibbia e la domenica basavano il sermone su quello che avevano imparato. Poi lo studio del mercoledì diventò lo studio di libro di congregazione e il sermone della domenica diventò un discorso pubblico.
Nel 1989 Pierre Awhanto indisse una riunione di tutti i suoi seguaci. Più di 1.000 erano presenti a quel raduno a Porto-Novo. In quell’occasione egli disse loro: “Ricordate che solevo concludere i miei sermoni dicendo: ‘Io sono solo il precursore. I veri portatori di verità verranno poi’? Finalmente sono arrivati: sono i testimoni di Geova!” Quell’annuncio diede luogo a una sessione con domande e risposte che durò circa sette ore! Non per tutti l’annuncio fu una buona notizia. Alcuni preferivano il loro modo di vivere, che consentiva la poligamia. Tuttavia finora nel solo Benin oltre 75 seguaci della Chiesa Ayi-Wiwé si sono battezzati e altri 200 circa stanno studiando e fanno progressi con la stessa meta. Molti del gruppo stanno pure imparando a leggere e scrivere.
In quanto a Pierre Awhanto, si battezzò nel giugno 1991. Ha tagliato i ponti con la sua religione precedente. Otto delle sue chiese di un tempo sono state trasformate in Sale del Regno. E la casa che aveva ricevuto in dono dall’uomo che
aveva guarito? Il fratello Awhanto gliel’ha restituita. Comprensibilmente l’uomo è rimasto molto sorpreso. Ma il nostro fratello ha spiegato che adesso che ha trovato la verità, sa che qualunque guarigione era stato in grado di compiere era dovuta alla potenza non di Dio, ma dei demoni.Com’è incoraggiante vedere persone — sì, un gran numero di persone — che sono liberate dall’errore religioso e vengono “all’accurata conoscenza della verità”! (1 Tim. 2:4) Ed era arrivato il momento in cui avrebbero potuto radunarsi liberamente per essere istruite intorno alla Parola di Dio.
Un giorno da non dimenticare mai
Il 24 gennaio 1990 due fratelli del Benin si recarono a Lagos, in Nigeria, con un importante documento in mano. Volevano informare la filiale della Nigeria, che aveva curato l’opera nel Benin in quegli anni difficili, che il Decreto n. 004, datato 23 gennaio 1990, annunciava che il decreto precedente (n. 111 del 27 aprile 1976) che vietava l’opera dei testimoni di Geova nella Repubblica del Benin da allora in poi era nullo! Finalmente i testimoni di Geova erano ufficialmente liberi di predicare in pubblico e di tenere adunanze cristiane! Come si faceva a informare i Testimoni locali?
Si dispose di tenere un’adunanza a Cotonou. Però i fratelli che la organizzarono non fecero sapere in anticipo la ragione di quell’adunanza. I Testimoni locali non poterono fare a meno di chiedersi perché venivano invitati a radunarsi in una sala pubblica nel centro di Cotonou. Al loro arrivo, come rimasero sorpresi vedendo uno striscione che dava il benvenuto ai testimoni di Geova! ‘Come si può far questo? Siamo al bando’, pensavano molti fratelli. Alcuni si chiedevano: ‘Sarà una trappola?’
L’adunanza doveva iniziare alle 10, ma alle 9 tutti i posti a sedere erano occupati. All’interno della sala c’erano due Rivelazione (Apocalisse) 4:11: “Degno sei, Geova, Dio nostro, di ricevere la gloria e l’onore”. L’altro riportava le parole di Salmo 144:15: “Felice il popolo il cui Dio è Geova!”
grandi striscioni. Su uno spiccavano le parole diQuando iniziò l’adunanza, il presidente annunciò che secondo il documento che aveva in mano, ‘il governo aveva tolto il bando che vietava la nostra opera!’ Il fratello Olih, membro del Comitato di Filiale della Nigeria che era presente, racconta: “Gli applausi e i battimani che accolsero questo annuncio furono tali che, se l’edificio non fosse stato costruito bene, sarebbe potuto crollare sotto l’impeto della fragorosa ovazione. Poi i battimani smisero all’improvviso, come se i presenti volessero ricordare quello che era stato detto. Quindi ricominciarono, e questa volta continuarono per alcuni minuti. Il presidente menzionò il Salmo 126 ma non poté leggerlo a motivo dei battimani. Parecchi di noi, incluso il presidente, avevano le lacrime agli occhi. Era come assistere a una scena della risurrezione, mentre i fratelli si voltavano per guardarsi l’un l’altro e per stringersi la mano con gratitudine e gioia”.
Nei discorsi che seguirono i fratelli vennero lodati per la loro perseveranza durante i 14 anni del bando. Non era il
momento di piangere amaramente, ma il momento di costruire, di usare saggiamente la ritrovata libertà iniziando il servizio di pioniere se le circostanze lo permettevano, o di aspirare ad altri privilegi di servizio nelle congregazioni. Era importante continuare a confidare in Geova, che ora aveva dato la vittoria al suo popolo! L’adunanza durò quattro ore senza interruzione, ma ai presenti sembrarono solo pochi minuti.L’ultimo oratore menzionò che solo qualche giorno prima, quando si incontravano per strada, i fratelli stavano attenti a non tradirsi a vicenda. Ma in quell’occasione fu detto loro che potevano cominciare a ricuperare il tempo perduto salutandosi liberamente. Circa due ore dopo la sentita preghiera
finale, molti Testimoni erano ancora davanti all’edificio e si abbracciavano e baciavano rinnovando amicizie. La libertà religiosa era piacevole. Ma adesso, come avrebbero usato i fratelli questa libertà?Gioia per la possibilità di radunarsi per l’adorazione
Le Sale del Regno avevano bisogno di essere ripulite, tinteggiate e riparate per essere utilizzate di nuovo. I fratelli offrirono generosamente tempo e risorse per fare il lavoro. La Società inoltre dispose che i sorveglianti di circoscrizione visitassero subito tutte le congregazioni, dedicando due o tre giorni a ciascuna. Era iniziata la riorganizzazione.
Che gioia vedere le famiglie radunarsi di nuovo nella loro Sala del Regno! I presenti alle adunanze a volte sono due o tre volte il numero dei proclamatori. Molti arrivano in bicicletta, alcuni in motocicletta o in canoa. Altri vengono a piedi, e il fatto di dover percorrere diversi chilometri non li scoraggia. La mamma porta il bambino più piccolo sulla schiena avvolgendo intorno a sé e al bambino un pezzo di stoffa. I figli più grandi aiutano i più piccoli. Il padre spesso porta i preziosi libri necessari per l’adunanza, preziosi perché mediante questi Geova provvede l’istruzione e anche perché ciascuno dei libri grandi può rappresentare l’intero salario di una giornata.
Col tempo tutte le Sale del Regno del paese, la casa missionaria di Porto-Novo e i locali della filiale a Cotonou, che erano stati confiscati durante il bando, furono restituiti ai legittimi proprietari. Vennero fatte subito le riparazioni indispensabili alla filiale e alla casa di Porto-Novo, e nell’agosto 1990, meno di un mese dopo che l’edificio della filiale era stato restituito, si tenne un’assemblea proprio lì nella proprietà della Società, con circa 2.000 presenti. Tutti erano
consapevoli che i testimoni di Geova stavano usandola di nuovo in relazione alla loro opera di istruzione biblica.La filiale del Benin ricominciò a funzionare nel settembre 1991, rendendo così possibile un più stretto contatto con i fratelli e maggiore aiuto per far fronte ai loro bisogni spirituali.
Impazienti di rendere testimonianza della verità
I testimoni di Geova del Benin volevano predicare la buona notizia come facevano i loro fratelli di altri paesi. Durante i 14 anni del bando, si dava testimonianza più che altro in modo informale. Persino alcuni anziani non avevano mai dato testimonianza di casa in casa. Ma con un po’ di incoraggiamento e di insegnamento, cominciarono.
Non è difficile dare testimonianza nel Benin. In genere le persone amano la Bibbia. Spesso invitano il Testimone ad accomodarsi e ascoltano con attenzione. Mentre i Testimoni vanno da una casa all’altra, non è insolito che qualcuno in bicicletta li chiami per chiedere gli ultimi numeri della Torre di Guardia e di Svegliatevi!
Spesso molti della stessa famiglia vivono in abitazioni intorno a un cortile comune. Per rispetto il Testimone chiede di parlare prima al capofamiglia. Poi vengono fatte visite ai figli adulti e alle loro famiglie le cui case danno sullo stesso cortile.
Per mostrare gratitudine per tutto quello che Geova aveva fatto per loro, dopo la revoca del bando centinaia iniziarono il servizio di pioniere. Nel 1989 c’erano 162 pionieri speciali, regolari e ausiliari; nel 1996 ce n’erano 610.
Che risultati hanno avuto? Una coppia di pionieri speciali venne mandata in una cittadina in cui non c’erano Testimoni. Dopo qualche mese venne il momento di celebrare la Commemorazione della morte di Cristo. Gli interessati di quella città appresero che di solito celebriamo la Commemorazione in una Sala del Regno, ma lì non c’era. Uno degli interessati si rivolse a un uomo che aveva un vasto terreno e chiese se potevano ripulirne una parte per costruire una Sala del Regno. L’uomo, che era favorevole all’opera dei testimoni di Geova, acconsentì. In pochi giorni i due pionieri speciali e gli interessati avevano ripulito il terreno e costruito una graziosa Sala del Regno con le pareti di rami di palma intrecciati e il tetto di paglia. Davanti c’erano due archi di rami di palma ornati di fiori. Quando una locale sacerdotessa vudù cercò di suscitare opposizione, gli anziani del villaggio le dissero: “Il terreno di questo villaggio non ti appartiene. Noi vogliamo che i testimoni di Geova rimangano. Se se ne vanno loro, te ne andrai anche tu!” Essa non diede più fastidio. Per la Commemorazione c’erano 110 presenti, di cui solo i pionieri speciali erano Testimoni battezzati.
Locali per l’assemblea di distretto
Poco dopo che il bando era stato tolto, vennero acquistati 5 ettari di terreno a Calavi, località non lontana da Cotonou, e un appezzamento adiacente di 4 ettari fu acquistato
in seguito. Qui alcuni nostri fratelli erano stati imprigionati perché le autorità dicevano che la zona era “un centro di attività” per i testimoni di Geova. Come si erano avverate quelle parole! Nel 1990 il popolo di Geova poté tenervi un’assemblea di distretto in tutta libertà e sul proprio terreno!Ma come si potevano costruire strutture per le assemblee di distretto che potessero accogliere 4.000 persone a un costo che non andasse oltre le possibilità dei nostri fratelli? In un modo tipico dei testimoni di Geova dell’Africa occidentale. I fratelli andarono nella boscaglia e tagliarono bambù e foglie di palma da cocco. Le canne di bambù servivano per fare i sedili. Paletti che sporgevano di mezzo metro circa vennero conficcati nel terreno a intervalli di un metro e venti. Questi servivano di sostegno per i sedili. Due canne di bambù più lunghe vennero disposte trasversalmente e legate ai paletti. Voilà! Sedili per 15 persone. Canne di bambù più grosse vennero usate per sostenere il tetto, e foglie intrecciate furono usate per la copertura. Anche se non protegge dalla pioggia, una struttura del genere ripara tutti dal cocente sole africano e sotto ci si sta proprio bene.
Col tempo qui si costruiranno nuovi locali per la filiale e anche una Sala delle Assemblee più resistente, aperta ai lati.
Ritornano i missionari
Circa tre mesi dopo che fu tolto il bando, fu emesso un altro decreto governativo. Questo annullava il decreto precedente che nel 1976 aveva provocato l’espulsione dei missionari, e stabiliva che i testimoni di Geova erano liberi di svolgere attività missionaria nel Benin.
In risposta a quell’azione ufficiale, nel novembre 1990 vennero mandati di nuovo missionari nel Benin. Tab e Janis Honsberger, che servivano a Dakar, nel Senegal, vennero trasferiti nel Benin. Qualche giorno dopo arrivarono Michel
Muller con la moglie, Babette, e anche Claude e Marie-Claire Buquet, che prima avevano servito a Tahiti.Il fratello Honsberger ricorda: “Rimanemmo piacevolmente sorpresi dall’accoglienza della gente quando iniziammo la predicazione di porta in porta nel nostro nuovo territorio. Ci davano in effetti il ben tornati nel Benin! Un uomo disse che quando anni prima i missionari dei testimoni di Geova se n’erano andati, il paese aveva cominciato a prendere una brutta piega”. Ricordate le parole dette dal giovane benzinaio ai missionari che se ne andavano 14 anni prima: “Non preoccupatevi, un giorno ritornerete”. Le sue parole si erano avverate: i missionari erano ritornati!
Il fratello Buquet definisce il Benin il paradiso dei missionari perché gran parte della popolazione ha profondo amore per Dio e per la Bibbia. Molti degli oltre 50 missionari che adesso servono nel Benin sono stati fermati per strada da qualcuno che chiedeva uno studio biblico o voleva la risposta a una domanda biblica profonda!
Saggio uso della libertà
Anni fa gli abitanti del Benin venivano venduti schiavi e imbarcati su navi che li portavano in altri paesi. Per quanto questo fosse terribile, un altro tipo di schiavitù, di cui la falsa religione è responsabile, continua tuttora. Lega il cuore e la mente della gente che pensa di essere libera. A volte fa più paura della frusta di un negriero.
Migliaia di persone nel Benin sono state liberate da questa schiavitù e ora sono gioiosi testimoni di Geova. Inoltre sanno cosa significa ‘non fare parte del mondo’ a imitazione di Cristo. Di conseguenza sono liberi dalla schiavitù del “governante di questo mondo”, che Gesù disse non aveva presa su di lui. (Giov. 12:31; 14:30; 15:19) Gli anni di intensa persecuzione non hanno ridotto nuovamente in schiavitù i testimoni di Geova del Benin. Essi conoscevano bene le parole di Gesù Cristo: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Giov. 15:20) E sapevano che l’apostolo Paolo aveva scritto: “Tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione unitamente a Cristo Gesù saranno anche perseguitati”. (2 Tim. 3:12) Benché privati per qualche tempo della libertà di radunarsi apertamente per l’adorazione e di dare testimonianza pubblica — alcuni furono perfino gettati in prigione — continuarono ugualmente a godere di libertà che nessun essere umano poteva togliere loro.
Sono già passati circa sette anni da che il bando è stato tolto e i testimoni di Geova hanno ottenuto di nuovo il riconoscimento giuridico. I nostri fratelli del Benin hanno usato in modo saggio questa libertà? Poco dopo l’imposizione del bando c’erano circa 2.300 proclamatori del Regno attivi nel paese. Ora ce ne sono più del doppio. E il numero di quelli che svolgono il ministero a tempo pieno è più che triplicato. Molti accettano l’invito a ‘prendere l’acqua della vita gratuitamente’. (Riv. 22:17) Quando le congregazioni si radunano per la Commemorazione della morte di Cristo, si uniscono a loro moltissimi interessati, così che i presenti sono quattro volte più dei Testimoni. Ovviamente c’è ancora molto da fare per aiutare questi interessati ad apprezzare e a mettere in pratica tutte le cose che Gesù stesso ha comandato. — Matt. 28:19, 20.
Ci sono anche molte circostanze difficili con cui la gente deve lottare finché esisterà questo sistema di cose. Comunque è incoraggiante visitare le congregazioni del popolo di Geova nel Benin e osservare di persona la libertà che la Parola di Dio ha già recato alla popolazione. C’è l’ex poligamo del villaggio di Logou che, per il desiderio di avere l’approvazione di Geova, si è liberato delle tradizioni locali non scritturali e ora vive con una sola moglie. C’è il giovane della congregazione di Togoudo Godomey a cui il padre aveva offerto l’opportunità 2 Cor. 3:17.
di farsi un’istruzione, opportunità che molti avrebbero afferrato al volo, e aveva promesso che un giorno sarebbe diventato un sacerdote vudù e avrebbe ereditato la sua casa e le sue mogli; ma il figlio ha scelto invece di servire Geova. A Tori-Cada Zounmé c’è una sorella che ha trascorso molti anni in un convento vudù, ma ora è pioniera regolare. Un giovane che viveva rubando ha rivestito la nuova personalità e ora serve come pioniere speciale a Kotan. Un ex militare che un tempo perseguitava il popolo di Geova adesso è pioniere regolare e servitore di ministero. Questi e molti altri come loro si danno da fare per aiutare le persone di cuore onesto a imparare come ottenere la libertà dalla schiavitù religiosa, come sono stati aiutati loro stessi. Sanno per esperienza che “dov’è lo spirito di Geova, lì c’è libertà”. —[Immagine a tutta pagina a pagina 66]
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Nourou Akintoundé ritornò nel Benin come pioniere e aiutò molti a cominciare a servire Geova
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Corso per analfabeti a Sekandji (1996)
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Germain Adomahou rinunciò alla poligamia per vivere con la prima moglie, Vigue
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Amasa Ayinla e la sua famiglia, quando era sorvegliante di circoscrizione nel Benin
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I missionari Carlos e Mary Prosser, pronti per il servizio di campo
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Scuola di Ministero del Regno nel 1975, in un tempo di tensione politica nel Benin
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Peter Pompl, Mary e Carlos Prosser, tutti espulsi dal Benin, servono ora in Nigeria e nel Camerun
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Pierre Awhanto, che si era autoproclamato ministro, ora è un ministro ordinato del vero Dio
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L’adunanza alla quale fu annunciato che il bando era stato tolto
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Strutture per le assemblee a Calavi
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Filiale del Benin e Comitato di Filiale lo scorso anno di servizio (da sinistra): Zacharie Elegbe, Tab Honsberger, Sourou Hounye