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Paraguay

Paraguay

Paraguay

IL PARAGUAY è un paese senza sbocco al mare situato nel cuore dell’America Meridionale. Cosa significa questo nome? I pareri sono discordi, ma un’opinione locale comune è che significhi “fiume che nasce dal mare”. Gli indios della zona credevano che certe distese paludose brasiliane, dove nasce il Río Paraguay, fossero vaste come il mare. Il Río Paraguay attraversa il paese da nord a sud, dividendolo in due. A est del fiume si estendono colline ondulate, fertili campi di terra rossa e fitte foreste. A ovest c’è il Chaco, una regione scarsamente abitata costituita da savana, boscaglia e vaste paludi popolate da sciami di insetti e da una grande varietà di variopinti uccelli tropicali.

Il Paraguay è un paese in cui la tecnologia moderna contrasta con la vita più semplice di chi lavora la terra. Jet e satelliti per telecomunicazioni hanno aperto la porta alla conoscenza del mondo. Alti edifici si stagliano all’orizzonte di Asunción, la capitale. Lungo il confine orientale del paese, sul Río Paraná, si trova Itaipú, una centrale idroelettrica con una produzione di energia insuperata da qualsiasi altra centrale del mondo.

Forse pensate che sia un paese spagnolo, ma non lo è sempre stato e non lo è del tutto neanche oggi. I primi abitanti erano indios guaraní. Verso il 1520 esploratori portoghesi al comando di Alejo García furono i primi bianchi a penetrare nel paese. Nel decennio successivo al 1530 gli spagnoli cominciarono a stabilirsi in quella che adesso è la zona di Asunción. Il paese rimase soggetto alla Spagna fino al 1811, ma la lingua guaraní non fu mai soppiantata da quella dei conquistadores. Quindi il guaraní, una bella lingua melodiosa, è la madrelingua parlata tuttora dalla maggioranza dei paraguayani ed è, insieme allo spagnolo, una delle lingue ufficiali.

Alcuni decenni dopo l’arrivo degli esploratori europei, arrivarono i gesuiti per convertire i guaraní al cattolicesimo. All’epoca i guaraní non avevano né immagini né templi. Ma i gesuiti raggrupparono gli indios in insediamenti comunitari dove insegnarono loro i riti e gli inni cattolici mentre insegnavano loro anche arti e mestieri. I gesuiti usavano parte dei proventi del lavoro degli indios per provvedere ai loro bisogni fondamentali, ma approfittarono di questa disposizione anche per acquistare ricchezza e potere. Molti proprietari terrieri spagnoli ne erano invidiosi. Si lamentarono del crescente potere dei gesuiti con il re di Spagna, Carlo III. Queste lamentele, non da parte dei guaraní ma da parte dei colonizzatori spagnoli, furono uno dei principali fattori che nel 1767 portarono all’espulsione dei gesuiti da tutti i territori soggetti al dominio della corona di Spagna. Ma il cattolicesimo che avevano insegnato continuò a influire sulla vita degli abitanti, che ne adottarono le forme esteriori, pur rimanendo attaccati in molti casi anche a certe credenze locali. Questo favorì un’atmosfera in cui la superstizione poteva prosperare. Accettando il cattolicesimo vennero inoltre a trovarsi sotto la potente influenza del clero cattolico.

Questa eredità religiosa non portò la pace al paese. La guerra incise profondamente sulla storia del Paraguay, lasciando segni profondi sulla vita della popolazione. Dal 1864 al 1870, sotto Francisco Solano López, il Paraguay combatté contro Brasile, Argentina e Uruguay. I risultati furono disastrosi. Secondo la documentazione esistente, all’inizio della guerra il paese poteva avere un milione o più di abitanti. Alla fine si diceva che ne avesse circa 220.000, di cui almeno 190.000 erano donne e bambini. Seguirono altre guerre: una dovuta a una disputa con la Bolivia per il possesso del Chaco, e altre dovute all’instabilità politica. Non dovrebbe sorprendere, dunque, che in Paraguay chi voleva dominare su altri ricorresse sovente alla forza fisica per raggiungere i suoi obiettivi.

Questo era il paese in cui fu portata la buona notizia del Regno di Geova, prima del 1914 mediante volantini biblici spediti per posta, e poi di persona nel 1925 e in seguito. Così l’acqua di un altro fiume, non il Río Paraguay o il Paraná, ma “un fiume d’acqua di vita”, cominciò a scorrere qui come in tutta la terra. — Riv. 22:1.

Arriva la verità del Regno

Juan Muñiz fu invitato da Joseph F. Rutherford, allora presidente della Società, a trasferirsi dalla Spagna in Argentina per organizzare ed espandere la predicazione della buona notizia in quella parte della terra. Il 12 settembre 1924 arrivò a Buenos Aires e non molto tempo dopo andò personalmente in Uruguay e anche in Paraguay per diffondere il messaggio del Regno. Furono seminati semi di verità biblica, ma ci fu poco progresso.

Nel 1932 il Paraguay era di nuovo in guerra, questa volta con la Bolivia. Di nuovo il potenziale umano della nazione fu decimato. L’economia del paese e la sicurezza di chi poteva venire dall’estero a portare la buona notizia del Regno ne risentirono negativamente. Ciò nonostante nel 1934, in piena guerra, la filiale dell’Argentina mandò tre testimoni di Geova in Paraguay per invitare le persone sincere del posto a bere gratuitamente l’“acqua della vita”. Erano i fratelli Martonfi, Koros e Rebacz. — Riv. 22:17.

L’accanita opposizione del clero

“Nell’ottobre di quell’anno”, scrisse il fratello Rebacz, “eravamo pronti a partire per l’interno. Avevamo due scatole di letteratura e una valigia ciascuno. Da Asunción viaggiammo in treno fino a Paraguarí e di là, per mancanza di mezzi di trasporto, a piedi fino alla nostra prima destinazione, Carapeguá, distante una trentina di chilometri. Quella notte dormimmo per terra, con la letteratura accanto alla testa. L’indomani, quando iniziammo a dare testimonianza, il prete locale andò a dire alla gente di non ascoltarci. Poi lui e un altro andarono a cavallo alla località successiva per dire alla gente di non ascoltarci e di scacciarci dall’abitato, cosa che alcuni tentarono di fare”.

A causa dell’opposizione del prete si distribuirono poche pubblicazioni bibliche, e anche alcune di queste vennero restituite. Da Carapeguá i Testimoni andarono a piedi da una località grande o piccola all’altra: Quiindy, Caapucú, Villa Florida e San Miguel. Per raggiungere San Juan Bautista camminarono tutto il giorno, continuarono a camminare fino a mezzanotte, dormirono in un campo e l’indomani mattina presto si rimisero in cammino. Arrivando nella cittadina, per prima cosa si recarono dalla polizia per spiegare cosa stavano facendo. Gli agenti accolsero i Testimoni con rispetto. Quindi i fratelli dedicarono l’intera giornata al ministero pubblico.

Ma l’indomani mattina, quando il fratello Martonfi mise piede fuori della casupola che avevano affittato, lo attendeva una sorpresa. Gridò al fratello Rebacz, che era ancora dentro: “Oggi c’è una novità”. Le pubblicazioni che avevano distribuito il giorno prima erano state fatte a pezzi e sparpagliate intorno alla casupola. Su alcuni pezzi erano stati scritti insulti e oscenità, e anche minacce che non se ne sarebbero andati vivi.

Mentre facevano colazione, arrivò la polizia che li arrestò. Cosa aveva provocato il cambiamento? In seguito il fratello Rebacz riferì: “Quando ne chiedemmo la ragione, ci mostrarono un giornale in cui eravamo accusati di essere spie della Bolivia mascherati da predicatori. Il direttore del giornale era il sacerdote più influente della zona”.

Il ritorno ad Asunción

I due Testimoni furono mandati ad Asunción come prigionieri. Fu un lungo viaggio a piedi. Mentre viaggiavano da un posto di polizia all’altro, erano sempre accompagnati da una guardia armata. Lungo la strada alcuni gridavano insulti e li prendevano a sassate. Ma i poliziotti trattarono i fratelli con rispetto, dicendo perfino che l’accusa che fossero spie era ridicola. A volte gli agenti a cavallo portavano loro il bagaglio. Uno lasciò che il fratello Martonfi cavalcasse il suo cavallo, mentre lui andava a piedi e ascoltava quello che gli diceva del Regno di Dio il fratello Rebacz.

A Quiindy, però, quando furono consegnati ai militari, il trattamento si fece duro. Per 14 giorni i fratelli furono trattenuti in guardina, obbligati a sedere su rigide sedie di legno senza potersi sdraiare né alzare in piedi, insultati e presi a frustate. Poi, a Paraguarí, furono accompagnati alla stazione ferroviaria ammanettati e scortati da 12 soldati con le baionette. Là furono consegnati di nuovo alla polizia per il resto del viaggio fino ad Asunción.

Le condizioni nella prigione della capitale erano pure dure, ma usarono la Bibbia che avevano ancora in loro possesso e diedero testimonianza agli altri carcerati. Finalmente, dopo una settimana di detenzione, furono portati nell’ufficio del capo della polizia. Era presente anche il ministro degli Interni, colonnello Rivarola. (In seguito si apprese che il colonnello Rivarola, quando era stato informato delle accuse mosse contro i nostri fratelli nel giornale di San Juan Bautista, aveva telegrafato ai capi militari per assicurarsi che i fratelli fossero riportati vivi nella capitale). “Entrambi espressero rammarico per l’accaduto”, disse il fratello Rebacz. “Dichiararono che, anche se questo era un paese cattolico, c’era libertà di religione ed eravamo autorizzati a continuare a predicare di casa in casa come avevamo fatto ma, per nostra sicurezza, non dovevamo lasciare la capitale”.

Quando ricevette notizia dell’accaduto a Buenos Aires, il fratello Muñiz mandò istruzioni che i fratelli ritornassero in Argentina sino alla fine della guerra. La guerra finì l’anno dopo. Comunque il fratello Koros, che non era stato con i due arrestati, rimase ad Asunción.

Primizie del Paraguay

Più o meno in quel tempo un pioniere incontrò un uomo che gli chiese delle pubblicazioni in arabo per il suocero, immigrato dal Libano. Così Julián Hadad entrò in possesso di un libro di cui fece tesoro. Convinto di avere trovato la verità, cominciò a insegnarla ai figli. Scrisse inoltre alla Società per chiedere letteratura da poter distribuire ai vicini. Qualche anno dopo un pioniere trovò Julián a San Juan Nepomuceno e gli diede ulteriore aiuto spirituale. Nel 1940 gli Hadad si battezzarono e diventarono i primi proclamatori locali battezzati del Paraguay. Da allora Julián, un figlio e diversi nipoti hanno avuto la gioia di partecipare al servizio di pioniere, e Julián continuò a farlo fino a poco prima di morire, a 77 anni.

Intanto la guerra del Chaco aveva indotto Juan José Brizuela a pensare seriamente alla vita. Era stato ferito e preso prigioniero dai boliviani. Da prigioniero di guerra aveva visto vedove piangere per i figli privati del padre, e aveva osservato preti cattolici benedire i soldati boliviani. Ricordava che lui e altri soldati paraguayani avevano ricevuto una benedizione simile. Pensava: “Ci dev’essere qualcosa che non va. Se Dio esiste, così non può essere. Ma se Dio esiste veramente, lo cercherò finché lo troverò”.

Dopo la guerra Julián Hadad incontrò Juan José a Carmen del Paraná. Con la Bibbia lo aiutò a trovare risposte soddisfacenti alle sue domande. Come disse tanto tempo fa l’apostolo Paolo, Dio ha reso possibile agli esseri umani che ‘lo cercano a tastoni’ di ‘trovarlo realmente’. (Atti 17:27) Presto Juan José si rese conto di aver trovato il vero Dio, Geova. (Deut. 4:35; Sal. 83:18) Si battezzò nel 1945, e sua moglie Jóvita nel 1946.

Intanto si parlava delle verità bibliche anche a un banco di verdura in un mercato di San Lorenzo. Non era una testimone di Geova che predicava, ma semplicemente una donna che aveva mostrato interesse per quello che insegnavano. Sebastiana Vazquez, benché analfabeta, ascoltava con interesse. Per progredire spiritualmente, imparò a leggere e nel 1942 si battezzò come testimone di Geova.

Prove di fede per un piccolo gruppo

In Paraguay la prima congregazione, o compagnia come veniva chiamata allora, fu organizzata nel 1939. C’erano solo due proclamatori, ma erano evangelizzatori zelanti. Durante quell’anno di servizio fecero rapporto complessivamente di 847 ore di servizio di campo e distribuirono 1.740 libri e opuscoli. Tenevano le adunanze in una casa privata, ad Asunción, in quella che adesso si chiama Avenida Gaspar Rodríguez de Francia (già Amambay) fra le vie Antequera e Tacuarí. Solo cinque o sei persone assistevano a quelle adunanze in una stanza che misurava circa 4 metri per 4. Quel locale servì allo scopo fino al 1944.

L’anno dopo i fratelli cominciarono a usare due grammofoni per far sentire brevi discorsi su vari argomenti biblici. Il clero diventò così furioso che presentò al governo una petizione affinché fosse proibita ogni ulteriore attività dei testimoni di Geova. Ma i Testimoni continuarono. È evidente che i chiari discorsi scritturali incisi su quei dischi fecero effetto. Nei due anni successivi si fece buon uso di dischi in varie lingue per raggiungere gruppi di immigrati polacchi, russi, tedeschi e ucraini che si erano stabiliti nella parte meridionale del paese.

La famiglia Golasik, che viveva in una colonia di polacchi e ucraini vicino a Encarnación, fu tra i primi nella zona ad accettare la verità. Ben presto Roberto Golasik, munito di fonografo e letteratura, andava a cavallo nelle varie colonie per dare testimonianza. All’inizio le adunanze si tenevano una volta al mese, poi due volte al mese e in seguito una volta alla settimana. A volte erano presenti persone di cinque diversi gruppi linguistici, ma tutti pian piano imparavano la lingua pura della verità biblica. — Sof. 3:9.

Purtroppo non tutti coloro che ebbero una parte nel dare testimonianza in quel tempo rimasero nella strada stretta che conduce alla vita. Il sorvegliante del deposito della letteratura della Società ad Asunción cominciò a propugnare idee personali. Quando lasciò l’organizzazione di Geova, anche altri smisero di servire Geova. Il numero dei proclamatori del Regno scese da 33 nel 1943 a 8 nel 1944. E adesso? Geova benedisse quelli che dimostrarono di essere Testimoni leali, e l’organizzazione cominciò a crescere di nuovo. — Sal. 37:28.

I missionari imparano le usanze locali

Interessandosi amorevolmente del benessere del gregge in Paraguay, la filiale dell’Argentina mandò Gwaenydd Hughes a sovrintendere all’opera. Nel 1945, quando fu invitato a frequentare la Scuola missionaria di Galaad, si dispose di mandare Ieuan Davies, con la moglie Delia. Ma poiché ricevettero in ritardo i documenti necessari per il viaggio, Hollis Smith, diplomato della Scuola di Galaad, arrivò prima ed era lì ad accogliere il fratello e la sorella Davies quando verso la fine del 1945 arrivarono ad Asunción con un battello fluviale. Qualche giorno dopo arrivarono in aereo Albert e Angeline Lang, pure diplomati di Galaad. Altri vennero in seguito. Fu affittata una casa in cui potessero alloggiare i missionari e si potesse radunare la congregazione locale. Tutti i missionari erano ansiosi di servire ma, naturalmente, dovevano abituarsi al modo di vivere della popolazione.

Trovarono che la gente era molto religiosa, ma non conosceva la Bibbia. Ogni città aveva il suo “santo” patrono, di solito la “Vergine Maria”.

Via via che conoscevano le usanze locali, ne scoprirono molte di interessanti. Al mercato c’erano montagne di frutta e verdura, e donne che portavano in bilico sulla testa larghe ceste con carichi pesanti. Nei negozi c’era un merletto fatto a mano chiamato ñandutí, così fine e delicato da assomigliare a una ragnatela. E notarono subito che la gente cominciava a lavorare presto e che a mezzogiorno tutto si chiudeva per la siesta durante la parte più calda del giorno. I missionari impararono che, quando andavano a casa della gente per portare il messaggio del Regno, dovevano fermarsi al cancello, battere le mani ed entrare nel cortile solo dopo essere stati invitati. Non poterono fare a meno di apprezzare l’amichevolezza, la semplicità e la cordialità degli abitanti. Ma dovevano imparare anche a comunicare nella loro lingua: non solo in spagnolo, ma anche in guaraní.

Nell’aprile 1946, poco dopo l’arrivo dei missionari, il fratello e la sorella Davies vennero rimandati in Argentina. Pablo Ozorio Reyes, che assisteva alle adunanze solo da alcuni mesi, fu incaricato di condurre lo studio Torre di Guardia anche se non era ancora battezzato. Perché così presto? Perché sapeva parlare la lingua e aveva fatto un buon progresso spirituale. Ma ebbe dei problemi. In seguito il fratello Ozorio scrisse: “Poco dopo essere stato nominato conduttore dello studio Torre di Guardia, dovetti correggere un commento sbagliato che era stato fatto. Colui che aveva fatto il commento andò su tutte le furie e mi sfidò a fare a pugni. Naturalmente mi rifiutai, e un missionario aiutò a calmare le acque. Non c’è niente di meglio di un po’ di responsabilità per aiutare uno a maturare”. Purtroppo quell’irascibile poi lasciò il servizio di Geova.

Si edifica l’organizzazione

Prima della fine del 1946 si resero necessari locali più grandi da usare come centro dell’attività teocratica. Erano arrivati altri sei missionari: William e Fern Schillinger, con altri quattro. Venne affittata una casa con un grande cortile nell’Avenida Mariscal López. L’edificio si trovava proprio di fronte al Ministero della Difesa. La grande insegna “Sala del Regno” venne messa bene in vista sul cancello principale così che chiunque avesse a che fare con il settore militare del governo non poteva fare a meno di vederla.

Il 1° settembre di quell’anno la Società aprì una filiale in Paraguay, e l’ufficio trovò posto nell’edificio appena affittato. Con la migliore organizzazione aumentò l’intensità della testimonianza data, ma anche l’opposizione. Sembra che il clero usasse il confessionale per ottenere informazioni e incutere timore in modo da scoraggiare i postini dal consegnare le pubblicazioni della Società.

In novembre il fratello Hughes venne dall’Argentina per visitare e incoraggiare le quattro piccole congregazioni che c’erano allora. Aveva frequentato la Scuola di Galaad e aveva assistito all’assemblea teocratica “Nazioni liete” di Cleveland (Ohio, USA), dove si tennero sessioni in 20 lingue e l’ultimo giorno 80.000 persone gremirono lo stadio per sentire i discorsi. Perciò aveva molte cose da raccontare ai fratelli, che avevano bisogno di quell’incoraggiamento per continuare a servire nonostante le avversità.

In mezzo alla rivoluzione

All’inizio del 1947 scoppiò la rivoluzione. Le forze governative collocarono le mitragliatrici sul marciapiede davanti alla casa missionaria. Dopo un giorno di combattimenti tornò una certa stabilità. Poi il 7 marzo la situazione si aggravò di nuovo. Per le strade era guerra aperta. Venne dichiarata la legge marziale. Il quartier generale della polizia nel centro di Asunción fu preso d’assalto dai ribelli.

Prevedendo che anche il quartier generale dell’esercito sarebbe stato attaccato, il generale requisì la casa missionaria per uso militare e diede tre giorni ai fratelli per sgombrare. In seguito a un ricorso, vennero concessi dieci giorni. In mezzo a una rivoluzione e in un tempo di estrema mancanza di alloggi, i fratelli si trovarono impegnati in una campagna particolare: l’operazione “a caccia di casa”. Evidentemente Geova voleva che le autorità superiori del Paraguay continuassero a essere consapevoli della presenza dei Testimoni. L’unica casa adatta disponibile si trovava accanto alla residenza del presidente, nella zona delle ambasciate.

In quanto alla rivoluzione, in una lettera del 26 marzo 1947 il servitore di filiale scriveva: “Qui la situazione peggiora ogni giorno. Mentre scrivo c’è un aereo distante diversi chilometri che sta bombardando l’aeroporto, suppongo. È attaccato dalla contraerea. Intorno alla residenza del presidente ci sono centinaia di soldati, e il rumore degli spari è tremendo. L’aria è blu per il fumo della polvere da sparo e l’odore è pestifero. Le forze rivoluzionarie sono molto vicine alla città; sentiamo il rumore continuo delle fucilate e delle granate . . . La situazione alimentare peggiora ogni giorno”.

Le forze rivoluzionarie arrivarono a dieci isolati dalla casa missionaria prima che le forze governative cominciassero a respingerle. Durante tutto questo tempo i fratelli diedero testimonianza meglio che poterono. La rivoluzione andò avanti per sei mesi circa, e fu una vera prova, specie per i fratelli locali. Le autorità li trattavano duramente perché mantenevano la neutralità cristiana.

Non si trascura di radunarsi

Finita la rivoluzione, il paese cominciò a tornare alla normalità, e alcuni che erano fuggiti in Argentina ritornarono. Si stabilì di tenere un’assemblea, la prima in Paraguay, dal 4 al 6 giugno 1948. Ma il Diavolo si dava da fare per causare scompiglio. Il 3 giugno ci fu un colpo di stato dei militari. Il presidente e i suoi ministri furono presi prigionieri. Nella capitale c’era una gran confusione. Che dire dell’assemblea?

I tentativi per affittare una sala adatta erano falliti, ma Geova aveva provveduto altrimenti. L’ex casa missionaria davanti al quartier generale dell’esercito era sfitta. Il proprietario aveva acconsentito ad affittarla ai fratelli per l’assemblea. Era fuori del centro della città dove c’erano i disordini. Il cortile si poteva usare per le sessioni dell’assemblea e l’edificio poteva ospitare i Testimoni venuti da fuori. Quelli che arrivavano si salutavano tutti con strette di mano, proprio come si usa in Paraguay. Più di un centinaio furono i presenti al discorso “La gioia futura di tutta l’umanità”. Che discorso adatto per la popolazione del Paraguay!

La polizia tiene a bada la turba

Da che i testimoni di Geova iniziarono la loro opera di istruzione biblica in Paraguay, c’è stata spesso opposizione da parte del clero. Nel 1948, nella cittadina di Yuty, nella parte meridionale del paese, il sorvegliante di circoscrizione dispose di tenere un discorso pubblico nei giardinetti al centro della città. Questi si trovavano proprio di fronte alla chiesa cattolica. Il sacerdote locale invitò la popolazione a interrompere il discorso, dichiarando che i Testimoni intendevano sopprimere la chiesa e privarli della loro religione. Prima dell’inizio del discorso, davanti alla chiesa si formò una grossa turba. Vedendo i testimoni di Geova — otto in tutto — nei giardinetti dall’altra parte della strada, cominciarono a gridare: “Protestanti andatevene! Protestanti andatevene!” Intanto un bel numero di persone aspettava di sentire il discorso ma aveva paura di entrare nei giardinetti a motivo della turba.

La polizia collocò una mitragliatrice davanti alla folla e disse che se qualcuno fosse venuto avanti avrebbe sparato. Questo trattenne la turba finché i fratelli si allontanarono sani e salvi. Essi però avevano annunciato il discorso tutta la settimana ed erano decisi a dare agli interessati l’opportunità di ascoltarlo. Un Testimone locale offrì l’uso della sua casa. Dopo che il discorso fu pronunciato una prima volta, arrivò un altro gruppo di interessati che fecero sapere di volerlo ascoltare anche loro; perciò il sorvegliante di circoscrizione quel giorno lo pronunciò due volte. Lì a Yuty stavano diventando ben evidenti i contrastanti frutti di due forme di adorazione.

I missionari rischiano l’espulsione

A livello ufficiale il Paraguay ha avuto generalmente una storia di tolleranza religiosa, anche se, fino al 1992, il cattolicesimo era la religione riconosciuta dal governo. Di solito le difficoltà si sono avute nelle zone rurali e per istigazione dei sacerdoti locali e dei loro fanatici seguaci. Comunque, all’inizio del 1950 ci fu un tentativo ufficiale di espellere dal paese i missionari della Watch Tower.

Una nuova legge richiedeva che tutti gli immigranti si registrassero presso il ministero competente e dimostrassero di che natura era la loro occupazione. Ma quando i missionari cercarono di registrarsi, venne detto loro che non potevano farlo perché in realtà erano nel paese illegalmente e quindi passibili di arresto. Sembra che le autorità avessero ricevuto false informazioni circa la natura della loro opera.

Alcuni funzionari erano ben disposti, ma anche i loro sforzi e quelli dell’ambasciata americana sembravano cozzare contro un muro. Nell’America Latina spesso i risultati si ottengono non a motivo di chi si è, ma di chi si conosce. Si dava il caso che i fratelli conoscessero una persona che simpatizzava per loro e che lavorava proprio nell’ufficio del presidente. Per mezzo suo invitarono il segretario personale del presidente a pranzo nella casa missionaria. L’invito fu cortesemente accettato.

Questo permise di parlare della vera natura dell’opera dei missionari e dei suoi benefìci per il paese. Si parlò anche del problema della registrazione, e il segretario del presidente se ne interessò moltissimo. Di conseguenza il 15 giugno 1950 il primo missionario fu in grado di registrarsi come immigrante con il diritto legale di stare nel paese per continuare l’opera di istruzione biblica.

Un giorno difficile nel territorio rurale

In quei tempi l’opera del sorvegliante di circoscrizione presentava particolari difficoltà, fra cui viaggiare per molte ore e, in certi casi, subire violenta opposizione. Nel 1952 Lloyd Gummeson, diplomato di Galaad, cominciò a servire a tempo pieno come sorvegliante di circoscrizione. Dopo avere visitato una congregazione a nord di Yuty, riferì cosa accadde. Il territorio vicino era stato lavorato di recente, per cui si decise di dare testimonianza in una cittadina distante. Il gruppo, sei fratelli e quattro sorelle, partì alle 4 del mattino. Erano tutti a piedi tranne una sorella che aveva un bambino di un anno. Alle 11 arrivarono nel territorio, si divisero in due gruppi e si misero all’opera.

‘Avevamo dato testimonianza per un’ora sola e a mezzogiorno ce ne stavamo seduti in una casa con il tetto di paglia dando testimonianza a una famiglia interessata’, disse il fratello Gummeson, ‘quando entrarono lo sceriffo e un soldato di sedici anni con le pistole spianate. Lo sceriffo disse con severità alla famiglia di restituirci le pubblicazioni e poi ci ordinò di seguirli al commissariato. Quando arrivammo, gli altri proclamatori erano già lì. Cercai di ragionare con lui, ma scoprii che non parlava spagnolo, solo guaraní. Con gli occhi rossi per la rabbia ci ordinò di andarcene tutti dalla città e di non ritornare mai più.

‘Dopo aver camminato per un chilometro ci sedemmo sotto un albero per fare uno spuntino. Tutto a un tratto il gruppo si alzò e si mise a correre. Mi guardai intorno ed ecco lo sceriffo e un soldato arrivavano a cavallo brandendo lunghe fruste. Pensai che la cosa migliore era rimanere con il gruppo, perciò mi misi a correre anch’io. Mentre saltavo un ruscello persi gli occhiali da sole. Quando mi chinai per raccoglierli, una frusta mi colpì con un secco schiocco alla schiena. Quindi lo sceriffo cercò di travolgermi con il cavallo; ma, conoscendo un po’ i cavalli, dondolai avanti e indietro la borsa del servizio davanti al cavallo, che così non mi si avvicinò.

‘Intanto lo sceriffo aveva colpito più volte altri tre fratelli con la frusta, e poi aveva cercato di travolgere con il cavallo una pioniera di 70 anni. Finalmente i due fecero dietro front e tornarono in città e noi proseguimmo per la nostra strada. Nessuno era ferito gravemente, anche se alcuni avevano i segni bluastri delle frustate sulla schiena. Ma nessuno provava alcun dolore. Arrivammo a casa alle 8 di sera, dopo 16 ore di cammino’.

Nonostante incidenti del genere in alcune cittadine e centri più piccoli, l’opera di proclamazione del Regno continuò a prosperare.

Dopo un cambiamento di governo

Il 1954 fu un anno critico per la vita politica del paese. Il governo di don Federico Chávez fu rovesciato. L’11 luglio venne eletto presidente il generale Alfredo Stroessner. Questo introdusse un periodo di dittatura militare che durò più di 34 anni. Che effetto ebbe sull’attività dei testimoni di Geova?

Un’assemblea di distretto di quattro giorni era in programma dal 25 al 28 novembre di quell’anno. In Paraguay vigeva la legge marziale, perciò se volevamo tenere un’adunanza di qualsiasi tipo dovevamo avere il permesso della polizia. Sarebbe stato un problema? I fratelli avevano già disposto di affittare un auditorium. Ma quando andarono a farsi dare il permesso dalla polizia, venne detto loro che non potevano tenere l’assemblea. Perché no? Un ufficiale ammise che il rifiuto era dovuto alla pressione clericale. Dopo molte visite e molti ragionamenti da parte dei fratelli, finalmente fu detto loro che anche se non avevano il permesso, la polizia avrebbe chiuso un occhio durante l’assemblea. Prudentemente i fratelli evitarono di fare pubblicità all’assemblea con foglietti d’invito o sui giornali. Tutti gli inviti furono fatti a voce. L’assemblea si svolse senza intoppi.

L’opposizione religiosa continua

Il clero cattolico continuò senza tregua a cercare di fermare i testimoni di Geova. Verso la fine del 1955 si dispose di tenere una piccola assemblea di circoscrizione a Piribebuy, 72 chilometri a est della capitale. La prima sera dell’assemblea, dopo il tramonto, il parroco guidò una turba armata di bastoni e machete per interrompere l’assemblea. Un locale maestro di scuola intervenne, e la turba si ritirò in strada. Lì rimase tutta la sera gridando e tirando sassi e petardi.

L’opposizione religiosa si fece sentire di nuovo il 1° marzo 1957, nella cittadina di Itá, a sud-est della capitale. Molto prima di questa data i fratelli avevano fatto tutti i passi richiesti dalla legge per tenervi l’assemblea di circoscrizione. Avevano ottenuto il permesso per tenere l’assemblea sia dalle autorità cittadine di Itá che dalla polizia della capitale. Tuttavia, quando i fratelli cominciarono ad arrivare a Itá per l’assemblea, si accorsero che qualcosa non andava. Sembrava una città fantasma. Le strade erano deserte; porte e finestre erano chiuse e sbarrate. Perché?

Il parroco aveva giurato che l’assemblea non si sarebbe tenuta e aveva fatto tutto il possibile per tener fede al suo giuramento. Aveva perfino disposto che un aereo disseminasse sulla campagna migliaia di volantini, che contenevano questo messaggio: “Venerdì 1° marzo 1957, alle 17,30, davanti alla chiesa ci sarà un grande raduno di tutti i cristiani cattolici della città e dintorni. . . . Alle 18,30, una manifestazione in massa di cattolici per sconfessare i ‘testimoni (falsi) di Geova’. Gli eretici protestanti non hanno nessun diritto di tenere una qualsivoglia assemblea a Itá”.

Quando i fratelli furono informati delle intenzioni del parroco Ayala, si pensò fosse meglio spostare l’assemblea dai locali affittati, relativamente accessibili, alla casa di un fratello. La casa avrebbe provveduto migliore protezione in caso di attacco.

Potete immaginare la scena. In casa del fratello una sessantina di cristiani amanti della pace si erano radunati per considerare la Parola di Dio. Due isolati più in là una folla di oltre un migliaio di persone, che si ingrossava di minuto in minuto, ascoltava le invettive del prete e la sua istigazione alla violenza.

Non tutti nella folla erano d’accordo con le azioni del prete. Solano Gamarra, sottotenente dell’Aeronautica paraguayana, cercò di calmare il prete. Parlò anche con i coadiutori di Ayala, ma inutilmente. Uno di questi preti era così furioso che diede un manrovescio al sottotenente e gli spaccò il labbro. A quel punto la folla, come lupi, si volse contro il sottotenente, picchiandolo e ferendolo alla testa. La turba gli strappò la camicia e la issò su un palo per bruciarla. Gamarra fuggì per mettersi in salvo.

Assetata di sangue, la turba si diresse ora verso l’assemblea, gridando: “Abbasso Geova!” “A morte Geova!” Mentre la folla si avvicinava alla casa in cui si svolgeva l’assemblea, il leggero cordone di polizia si sciolse. I fratelli barricarono la porta di casa dall’interno. Alcuni della turba cercarono di penetrare nel patio sul retro attraverso la proprietà di un vicino, ma questi tenne duro e non li lasciò passare. Non aveva dimenticato che quando era malato il Testimone la cui casa ora veniva attaccata era stato molto gentile con lui. Intanto i fratelli, confidando in Geova, proseguirono l’adunanza meglio che poterono. Per maggior sicurezza tutti passarono la notte nella casa. L’indomani una notifica del comando di polizia di Asunción annullò il permesso di tenere l’assemblea al fine di proteggere i Testimoni e perché la polizia locale non era in grado di tener testa alla turba. Venne affittato un pullman, e i fratelli felici partirono cantando alla volta della filiale e casa missionaria di Asunción per terminare l’assemblea. Avevano superato una prova di fede e questo li aveva resi più forti.

Riconoscimento giuridico

Dopo l’azione della turba a Itá, la filiale, a imitazione della linea di condotta seguita dall’apostolo Paolo, fece i passi per “stabilire legalmente la buona notizia” in Paraguay. (Filip. 1:7; Atti 16:35-39) Questo produsse buoni risultati. Il 14 ottobre 1957, dopo che erano state soddisfatte tutte le esigenze legali locali, la Watch Tower Bible and Tract Society fu riconosciuta come persona giuridica, autorizzata a rappresentare i testimoni di Geova in questo paese. Ne fu data notifica con un decreto presidenziale pubblicato sui giornali. Ciò si è dimostrato molto utile quando si è dovuto acquistare qualche immobile e ha permesso ai missionari di ottenere la residenza permanente.

La prima pellicola cinematografica

Dal 1954 a tutto il 1961 l’uso di pellicole cinematografiche è stato di grande aiuto per far conoscere al pubblico l’organizzazione di Geova. Si dispose di proiettare i film della Società in gran parte della zona orientale del paese. Durante i cinque anni in cui si contarono i presenti, più di 70.000 persone assisterono alle proiezioni.

Era una bella impresa trasportare un generatore insieme a tutta l’altra attrezzatura necessaria per proiettare un film in una zona rurale. Di solito per la proiezione si sceglieva un campo di calcio vuoto. L’attrezzatura veniva sistemata prima del tramonto. Poi si faceva un annuncio con l’altoparlante per invitare il pubblico. A volte dei teppisti lanciavano pietre. La grandezza dell’uditorio variava. A General Artigas, dove c’era una congregazione di meno di 20 proclamatori che si radunavano a otto chilometri dalla cittadina, una sera circa 1.300 persone videro il film! Non era insolito sentire la gente ridere allegramente quando cambiava la scena all’inizio del film. Dopo tutto, nelle zone rurali spesso era la prima volta che vedevano un film.

I film diedero ai Testimoni locali e al pubblico un’idea migliore delle dimensioni dell’opera svolta dai testimoni di Geova in tutto il mondo.

I missionari si spesero generosamente

Via via che i proclamatori aumentavano di numero, i missionari fecero uno sforzo congiunto per aiutarli a progredire verso la maturità. I buoni risultati furono evidenti quando nel 1953 i missionari ebbero il privilegio di assistere all’Assemblea della Società del Nuovo Mondo a New York. Mentre erano via, i fratelli locali si dovettero assumere le responsabilità della sorveglianza nella congregazione di Asunción. Vennero raggiunti nuovi massimi nelle attività del servizio di campo. I fratelli locali fecero così bene che quando tornarono i missionari i fratelli locali furono invitati a continuare ad assolvere questi incarichi. Questo permise ai missionari di servire in altri luoghi.

C’era molto da fare per loro. Werner Appenzeller era nel paese da quattro mesi circa e parlava appena un po’ lo spagnolo quando fu incaricato di occuparsi della circoscrizione intorno a Encarnación. La maggior parte delle strade non erano ancora asfaltate. Di solito si viaggiava a piedi o a cavallo. C’erano solo 100 proclamatori nell’intera circoscrizione, ma l’incoraggiamento e l’addestramento avrebbero contribuito al loro progresso spirituale. Alcuni anni dopo l’opera della circoscrizione fu affidata a Ladislao Golasik, che era figlio di Robert Golasik ed era della zona.

Alla fine del 1961 i missionari addestrati alla Scuola di Galaad servivano in Paraguay da 15 anni. Allora nel paese c’erano 411 Testimoni, organizzati in 22 congregazioni. Più di 594.000 ore erano state dedicate alla predicazione della buona notizia in questo paese. All’epoca i missionari stavano in cinque case missionarie, che si trovavano ad Asunción, Encarnación, Villarrica, Coronel Oviedo e Pedro Juan Caballero. Partendo da queste città i missionari andavano a predicare anche nelle zone circostanti. Fino al 1961, 50 missionari avevano svolto l’opera in Paraguay. Per malattia o per altre ragioni 29 avevano ritenuto necessario ritornare nei paesi di origine. Ma tutti avevano contribuito in vari modi a promuovere gli interessi del Regno in Paraguay. Nel dicembre 1961 arrivarono in Paraguay Elmer e Mary Pysh, diplomati del primo corso di dieci mesi di Galaad.

Costruiscono i propri luoghi di adunanza

In quell’epoca i fratelli di Asunción costruirono e dedicarono una Sala del Regno, la prima di loro proprietà in Paraguay. Era un bell’edificio di mattoni e cemento, con più di 200 posti a sedere. Che testimonianza fu per il vicinato vedere uomini, donne e bambini tutti insieme scavare, impastare cemento, levigare mattoni, imbiancare e ripulire! Fu evidente agli osservatori che erano lavoratori diligenti.

Un piccolo gruppo di Testimoni, non ancora congregazione, avevano così tanti presenti alle adunanze a Vacay, una zona rurale nel sud del paese, che conclusero di avere anche loro bisogno di una Sala del Regno. Ma non avevano denaro. Cosa potevano fare? Presero accordi con il gestore di una ditta di legname in base ai quali, come gruppo, avrebbero disboscato un terreno in cambio di materiali da costruzione e un po’ di denaro. Quando la sala fu ultimata, quattro famiglie interessate che vivevano molto distante vendettero i loro poderi e si trasferirono più vicino alla Sala del Regno per non perdere le adunanze.

In seguito si costruirono anche strutture per le assemblee di circoscrizione e di distretto. In varie occasioni i fratelli avevano usato il Club Martín Pescador e anche locali dell’Università Nazionale e della Scuola Americana. Poi all’inizio degli anni ’70 fu donato un terreno su cui poterono costruire il proprio Centro delle Assemblee, e questo prese forma un po’ alla volta nel corso di qualche anno.

Locali adatti per la filiale

L’accresciuta attività e la risultante benedizione di Geova resero necessario provvedere locali più adatti anche per la filiale. Varie case erano state affittate per questo nel corso degli anni. Ma nel 1962 Nathan Knorr, allora presidente della Società, diede istruzioni di acquistare un terreno in una delle migliori zone residenziali della città, con l’intenzione di costruirvi una filiale e casa missionaria che avrebbe incluso pure una Sala del Regno. Il terreno si trovava in uno dei viali principali della capitale, a due isolati dal principale stadio del Paraguay. Dopo che era stato preparato il progetto e si erano ottenuti i permessi dal comune, nel gennaio 1965 iniziarono i lavori e la costruzione venne portata a termine in dieci mesi. Nei primi mesi del 1966 fu una gioia per i fratelli che, durante una sua visita di zona, il fratello Knorr fosse con loro per la dedicazione dei nuovi locali.

Grazie all’ubicazione dell’edificio, ad Asunción molte migliaia di persone ogni giorno dovevano rendersi conto della presenza dei testimoni di Geova in mezzo a loro. E ad altre migliaia, quando passavano per recarsi a incontri sportivi, veniva ricordato che Geova ha i suoi Testimoni in Paraguay.

Nuova disposizione amministrativa

Come avvenne nelle filiali della Società in tutto il mondo, il 1° febbraio 1976 si smise di avere un singolo sorvegliante di filiale ed entrò in funzione un Comitato di Filiale. Nei precedenti 30 anni Albert Lang, William Schillinger, Max Lloyd, Lloyd Gummeson, Harry Kays ed Elmer Pysh avevano servito ciascuno come sorvegliante di filiale per vari periodi di tempo. Tutti avevano dato un ottimo contributo all’opera del Regno. Ora entrava in vigore una nuova disposizione secondo la quale un comitato di uomini maturi avrebbe provveduto alla sorveglianza dell’attività dei testimoni di Geova in tutto il paese.

Elmer Pysh fu nominato coordinatore del Comitato di Filiale, di cui gli altri membri erano Charles Miller e Isaac Gavilán. I fratelli Pysh e Miller erano entrambi diplomati di Galaad. Il fratello Gavilán, paraguayano, svolgeva da 13 anni il servizio a tempo pieno in Paraguay.

Un’altra ondata di opposizione ufficiale

Come in tutto il mondo, i testimoni di Geova sono neutrali riguardo alle questioni politiche. Essi prendono a cuore le parole dette da Gesù ai suoi seguaci: “Non fate parte del mondo”. (Giov. 15:19) Avendo in mente il consiglio della Bibbia di ‘guardarsi dagli idoli’, si astengono inoltre dal partecipare a cerimonie nazionalistiche che considerano idolatriche. (1 Giov. 5:21) I funzionari del governo, la cui vita è intimamente legata alla politica e che considerano il nazionalismo un mezzo per unire il popolo, possono in un primo momento trovare difficile capire la posizione dei testimoni di Geova. Sanno che gli altri gruppi religiosi, e gli stessi ecclesiastici, non esitano a occuparsi di politica e a partecipare a cerimonie nazionalistiche. Il clero approfitta spesso di questa situazione per insinuare sospetti circa i testimoni di Geova nei funzionari governativi.

In una lettera datata 31 ottobre 1974 il direttore generale dei culti, dott. Manfredo Ramírez Russo, chiese informazioni circa il credo e l’organizzazione dei testimoni di Geova. Il 25 febbraio 1976 fu emanato un decreto governativo che richiedeva che in “tutti gli istituti scolastici” si tenesse “ogni giorno l’alzabandiera e si cantasse l’inno nazionale”. Nello stile del giornalismo scandalistico, la rivista religiosa El Sendero (Il Sentiero) del 3-17 settembre pubblicò a tutta pagina un articolo diffamatorio intitolato “Testimoni di Geova”. Il 14 marzo 1977 Patria, il giornale ufficiale del partito politico al governo, rincarò la dose con un articolo similmente diffamatorio intitolato “Fanatismo”.

Nel frattempo rappresentanti della sede dei testimoni di Geova vennero convocati per un colloquio con il direttore generale dei culti. Dopo quell’incontro venne preparato un sommario degli insegnamenti dei testimoni di Geova, che evidenziava in particolare la loro posizione nei confronti della bandiera, dell’inno nazionale e del servizio militare. Alcuni giorni dopo un ufficiale di polizia, Obdulio Argüello Britez, venne nell’ufficio della Società ad Asunción a chiedere informazioni sull’assemblea che i testimoni di Geova avevano tenuto dal 6 al 9 gennaio. Poco dopo il procuratore generale dello stato, dottoressa Clotilde Jiménez Benítez, intervistò i rappresentanti della Società sugli stessi argomenti che erano già stati esaminati dalla Direzione degli Affari dei Culti.

Dopo questa serie di avvenimenti, nel 1978 i figli dei testimoni di Geova che si astenevano dal cantare l’inno nazionale cominciarono a essere espulsi da scuola, senza la possibilità di iscriversi a un’altra scuola. Ma non era la fine delle difficoltà.

La proscrizione

Il 3 gennaio 1979 alla fine esplose la “bomba”. Venne pubblicato un decreto che revocava il riconoscimento della personalità giuridica della Società che rappresentava i testimoni di Geova.

I titoli dei giornali che annunciavano il decreto scossero sia i Testimoni che i non Testimoni. Praticamente tutti i mezzi d’informazione si interessarono del caso. Alcuni erano favorevoli all’azione; altri la condannavano. Il giornale ABC affermò che il decreto era “una violazione di un fondamentale diritto umano, sancito dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.

Appena il Comitato di Filiale fu informato della proscrizione, senza conoscerne ancora i termini, organizzò le cose in modo che il lavoro della filiale si potesse svolgere altrove. “Non è mai stata contemplata come persecuzione religiosa”, dichiarò il dott. Raul Peña, ministro della Pubblica Istruzione e dei Culti. Eppure i testimoni di Geova erano costretti a tenere le adunanze in piccoli gruppi in case private. La loro attività di predicazione era limitata, anche se ciò non influì sullo zelo e il coraggio della maggioranza dei fratelli. Per trarre beneficio dalle assemblee cristiane, per un po’ dovettero assistere a quelle tenute in altri paesi.

Come era iniziata questa serie di avvenimenti? Il dott. Manfredo Ramírez Russo aveva agito unicamente come rappresentante del governo? È interessante che un giornale di Asunción, l’Ultima Hora del 25 agosto 1981, pubblicò una foto di Manfredo Ramírez Russo e “monsignor” José Mees in un incontro cordiale. Sotto la foto c’era la didascalia: “L’onorificenza di ‘San Gregorio Magno’ è stata conferita al direttore dei culti del Ministero della Pubblica Istruzione, Manfredo Ramírez Russo, dal nunzio apostolico di Sua Santità, monsignor José Mees, in riconoscimento dei servigi resi alla Chiesa Cattolica”.

Seguirono in molti luoghi arresti di testimoni di Geova. Venivano arrestati quando erano sorpresi a tenere piccole adunanze in case private, quando andavano di casa in casa per portare ad altri il messaggio di speranza della Bibbia e quando tenevano studi biblici in casa di persone interessate.

Tra l’8 e l’11 ottobre 1981 nove fratelli di Encarnación vennero incarcerati. Quando Antonio Pereira, un anziano locale che non era stato arrestato, chiese di parlare con il comandante della polizia, Julio Antonio Martínez, per assicurarsi che i fratelli in prigione stessero bene, questi ordinò il suo arresto e lo fece rinchiudere in una cella di massima sicurezza. Intanto Joseph Zillner, di una congregazione vicina, andò a casa della madre del primo dei fratelli imprigionati per vedere cosa succedeva. Qualcuno doveva avere informato la polizia e nel giro di dieci minuti era diretto alla prigione di Encarnación scortato dalla polizia!

Alimentate le fiamme della persecuzione

Alcuni anni dopo l’inizio della proscrizione gli arresti cessarono. Un po’ alla volta i fratelli cominciarono a usare le Sale del Regno e a tenere piccole assemblee. Ma nel 1984 ad un tratto tutto questo ebbe fine quando un giornale locale annunciò che quattro studenti che erano testimoni di Geova erano stati espulsi dall’Istituto Tecnico Professionale di Asunción perché non volevano cantare l’inno nazionale. Ciò diede il via a una campagna ancora più estesa contro i testimoni di Geova. Dopo di che quasi tutti i figli dei testimoni di Geova in età scolare furono espulsi. Molti di questi ragazzi non sarebbero più potuti tornare a scuola.

Dal 2 al 5 maggio di quell’anno il giornale Hoy (Oggi) pubblicò una serie di articoli diffamatori scritti da Antonio Colón, un sacerdote cattolico. Poi quell’anno fu eletto un nuovo ministro della Pubblica Istruzione e dei Culti, ma questi continuò la politica del suo predecessore. In seguito a una sua dichiarazione fortemente nazionalistica, a quasi tutti i figli dei testimoni di Geova fu negata l’iscrizione a scuola per l’anno successivo. A favore di un gruppo di dieci studenti, sei dei quali erano stati espulsi e quattro si erano visti rifiutare l’iscrizione, venne presentato un appello alle autorità giudiziarie per rivendicare il diritto dei testimoni di Geova di far frequentare ai figli la scuola senza che questi dovessero rinunciare alla loro fede o ai dettami della loro coscienza. La sentenza del tribunale fu favorevole ai Testimoni. Ma il Ministero della Pubblica Istruzione e dei Culti ricorse alla Corte Suprema.

Per tutto il 1985 si continuò a fare pubblicità alla questione. Alcuni giornalisti difendevano la posizione dei testimoni di Geova, mentre quelli vicini agli ambienti governativi continuarono ad attaccarli. Il 23 luglio 1985, mentre la controversia era ancora molto accesa, la sede mondiale dei testimoni di Geova inviò una lettera al presidente del Paraguay.

Forte della sentenza favorevole di un tribunale inferiore relativa al caso dei ragazzi in età scolare, la filiale incoraggiò le congregazioni a ricominciare a usare più apertamente le Sale del Regno. Questo avrebbe obbligato le autorità a prendere una posizione più netta, o contro di noi o concedendo maggiore libertà.

Il 21 marzo 1986 il coordinatore del Comitato di Filiale fu convocato al comando di polizia. “State usando di nuovo i vostri luoghi di adunanza e non vi è permesso di farlo”, fu l’avvertimento. Il fratello Gavilán rispose: “Permettetemi di ricordarvi che il decreto che revocava il nostro riconoscimento giuridico è stato impugnato circa la sua costituzionalità. Questo processo al momento è all’esame della Corte Suprema; la Corte non ha ancora preso una decisione. Poiché un’azione di incostituzionalità ha un effetto sospensivo su quel decreto, da un punto di vista giuridico abbiamo diritto di svolgere le nostre attività finché non viene emessa la decisione finale della Corte”. “Io non sono un avvocato”, rispose il poliziotto, “per cui non posso obiettare. In questo caso portatemi un elenco dei vostri luoghi di adunanza e vediamo cosa succede”. Questo pose fine al colloquio. Le informazioni richieste furono presentate insieme alla relativa documentazione legale. Le Sale del Regno non vennero più chiuse.

Tuttavia il 26 febbraio 1987 la Corte Suprema presieduta dal giudice Luis María Argaña emise una sentenza sfavorevole ai testimoni di Geova nel caso dei ragazzi in età scolare. Nei circoli intellettuali questa fu considerata una decisione politica, e non pochi la condannarono. Che effetto ebbe tutto ciò sull’opera dei testimoni di Geova?

Si continua a predicare la buona notizia

L’opera di proclamazione del Regno non si fermò durante quegli anni difficili. Nel gennaio 1984 la filiale iniziò una campagna per lavorare il territorio isolato con l’aiuto di pionieri speciali temporanei. Trenta vi parteciparono il primo anno. Vennero visitate 75 città diverse. In 14 le autorità locali non permisero ai fratelli di predicare. Ma in altre, quando fu spiegata l’importanza di questa opera spirituale, le autorità offrirono protezione ai nostri fratelli e, in alcuni casi, un posto per dormire al posto di polizia stesso!

Grazie a questa attività si trovarono molti interessati. Una donna che viveva a circa 200 chilometri da Asunción, dopo aver ricevuto dai pionieri il libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, scrisse alla filiale per chiedere ulteriore aiuto. Quando una coppia di Testimoni arrivò in risposta alla sua richiesta, la donna alzò gli occhi al cielo e, con le lacrime agli occhi, ringraziò Geova. Nonostante l’opposizione dei familiari, diventò una fedele servitrice di Geova che dava testimonianza a vicini e conoscenti.

Nuovi gruppi di proclamatori e nuove congregazioni vennero organizzati in quei territori un tempo isolati. La campagna dei pionieri speciali temporanei diventò una disposizione annuale che continua tuttora, con risultati meravigliosi.

La pressione si allenta

Negli ambienti governativi i testimoni di Geova e le loro attività stavano diventando più conosciuti. Gli sforzi per aiutare i funzionari a capire meglio l’opera dei testimoni di Geova continuarono finché finalmente venne data l’approvazione verbale a tenere un’assemblea pubblica il 21 e 22 marzo 1987, proprio nel Centro delle Assemblee dei testimoni di Geova.

Che giorno gioioso per i fratelli! Con le lacrime agli occhi, fratelli e sorelle si abbracciavano. Dopo nove anni di pressioni, tensioni, incertezze e vera e propria persecuzione, era la prima volta che in Paraguay potevano stare insieme liberamente per adorare Geova. Fra i presenti c’erano delegati provenienti da Argentina, Brasile e Uruguay, invitati per questa occasione speciale. Fu il colpo di grazia all’autorevolezza della proscrizione.

Nuovo riconoscimento giuridico

In Paraguay c’era aria di cambiamento. La tensione politica aumentava. Infine, la notte del 2 febbraio 1989, ad Asunción si sentì il rumore di armi pesanti. Era scoppiata la rivoluzione! L’indomani il governo militare di Alfredo Stroessner fu rovesciato.

Si ricominciò subito a fare i passi per ottenere il riconoscimento giuridico. Finalmente, l’8 agosto 1991, la domanda fu accolta. Che giorno felice per il popolo di Geova in Paraguay!

Il 20 giugno 1992 entrò in vigore la nuova costituzione. Vennero incluse importanti clausole riguardanti i diritti umani, quali la libertà di radunarsi, la libertà di obiezione di coscienza, la libertà di religione e ideologia e l’eliminazione di una religione di Stato. Questi e altri progressi recarono un gradito sollievo.

Avanti con l’opera!

C’era ancora molto lavoro da fare nella predicazione della buona notizia in Paraguay. Nel 1979, quando ebbe inizio la proscrizione, c’erano 1.541 proclamatori del Regno. L’anno in cui si riottenne il riconoscimento giuridico, 3.760 fecero rapporto. Adesso sono più di 6.200. Ma la proporzione dei proclamatori rispetto agli abitanti è ancora di 1 su 817. Cos’altro si può fare per raggiungere la popolazione?

Ogni anno pionieri speciali vengono mandati regolarmente a dare testimonianza nelle località in cui non ci sono congregazioni. Ma il 49 per cento della popolazione vive in territori rurali. Nel 1987 la Società attrezzò un camioncino dotandolo delle comodità fondamentali necessarie per renderlo una casa mobile per pionieri speciali. Da dieci anni ormai viene usato per raggiungere i territori rurali che non vengono visitati dalle congregazioni o dai pionieri speciali temporanei. In questo modo le acque di vita si diffondono in vaste zone del paese.

È stato fatto uno sforzo speciale anche per raggiungere coloro che vivono lungo i fiumi. Spesso l’unico contatto fisico che hanno con il resto del mondo avviene per mezzo di barche. Perciò nel 1992 la Società aveva costruito un’imbarcazione con spazio per un equipaggio di quattro persone, che diedero inizio a una campagna sistematica per cercare le persone simili a pecore lungo le rive dei fiumi. Appropriatamente la barca si chiama El Pionero.

“Percorrendo il Río Paraguay”, scrive il fratello responsabile del gruppo, “arrivammo a Puerto Fonciere, distante più di 480 chilometri da Asunción, e cominciammo a predicare di casa in casa. Nel corso della conversazione con una donna anziana menzionammo che Dio aveva detto che avrebbe distrutto tutta la malvagità e che, come testimoni di Geova, stavamo informando la gente che questo sarebbe avvenuto mediante il suo Regno. Interrompendo la conversazione, la donna si rivolse alla nipotina e le disse di chiamare il nonno e di dirgli che ‘i suoi amici’ erano arrivati. Il nonno, un uomo sulla settantina, venne subito. Era sudato poiché stava lavorando la terra. Ci salutò calorosamente e, con gli occhi pieni di lacrime, ringraziò Dio che finalmente eravamo arrivati. Disse che da tempo aspettava la nostra visita. Alquanto perplessi, chiedemmo una spiegazione. Rispose che un capitano dell’esercito dell’isola di Peña Hermosa gli aveva dato la Bibbia e il libro ‘Cose nelle quali è impossibile che Dio menta’. Il capitano aveva segnato diversi passi biblici, come Salmo 37:10, 11 e Salmo 83:18, e gli aveva detto che un giorno i testimoni di Geova sarebbero arrivati a casa sua e gli avrebbero parlato ancora dei propositi di Geova. Fu iniziato immediatamente uno studio biblico”.

Finora la barca ha coperto, almeno due volte, tutto il territorio lungo le rive del Río Paraguay dal confine della Bolivia a nord sino al confine dell’Argentina a sud, una distanza complessiva di circa 1.260 chilometri.

Zelanti operai partecipano alla mietitura

Mentre istruiva i suoi discepoli nel I secolo, Gesù li esortò: “Implorate . . . il Signore della messe che mandi operai nella sua messe”. (Matt. 9:38) Gli odierni testimoni di Geova hanno preso a cuore questa esortazione, e il Signore ha mandato davvero molti operai zelanti nel campo per partecipare alla mietitura spirituale in Paraguay.

Dal 1945 a oggi 191 missionari hanno servito in Paraguay. Di questi, 60 sono nel paese da dieci anni o più (inclusi 22 che servono come missionari ma non sono diplomati di Galaad), e attualmente 84 missionari servono qui. Nelle zone in cui hanno concentrato la loro attività in tutta la parte orientale del Paraguay, ci sono adesso 61 congregazioni in continuo progresso.

Per aiutare a dare testimonianza in questo paese dove la proporzione di abitanti per proclamatore è ancora di più di 817 a 1, le filiali vicine hanno mandato alcuni pionieri speciali a servire qui. Altri Testimoni si sono pure trasferiti in Paraguay da molti paesi. Sono venuti da paesi quali Argentina, Austria, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Lussemburgo, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e Uruguay. Hanno usato in molti modi le loro risorse e capacità per promuovere l’opera di proclamare il Regno. Alcuni hanno servito in territorio urbano; altri svolgono il ministero in cittadine e villaggi dove le condizioni di vita sono piuttosto primitive. In gran parte sono pionieri. Alcuni hanno dato una mano nella costruzione di Sale del Regno e della filiale.

Nel corso degli anni il Paraguay ha accolto immigranti di diverse nazionalità. Tedeschi, polacchi, russi, ucraini, giapponesi e coreani si sono stabiliti in varie parti del paese. Anche loro ricevono testimonianza dai missionari e da altri Testimoni che si sono trasferiti in Paraguay.

Ma che dire di coloro che parlano guaraní? Questi costituiscono il 90 per cento della popolazione. Secondo un recente sondaggio, il 37 per cento degli abitanti del Paraguay parla solo guaraní. La maggior parte dell’opera fra costoro è svolta dai Testimoni locali, che sono felici di avere l’aiuto di opuscoli in guaraní.

Fra i Testimoni locali ci sono alcuni che hanno dedicato molti anni al ministero a tempo pieno. Nei 36 anni durante i quali ha servito come pioniera speciale, Edulfina de Yinde ha aiutato 78 persone a giungere alla dedicazione e al battesimo. Lei e il marito si rallegrano che ci siano cinque fiorenti congregazioni nelle località in cui hanno servito. Anche María Chavez ha aiutato molti nei 39 anni di servizio come pioniera speciale.

Altre migliaia di Testimoni che non sono pionieri servono ugualmente Geova con zelo. Molti di loro percorrono lunghe distanze a piedi sia per assistere alle adunanze che per dare completa testimonianza nel loro territorio rurale. Molte volte partono da casa prima dell’alba per raggiungere il territorio, spesso portando con sé una bella porzione di “zuppa paraguayana” o magari una scorta di focacce di granturco e radici di manioca. Verso le sette sono pronti per iniziare la testimonianza, e continuano quasi fino al tramonto. Quando arrivano a casa, sono stanchi ma felici di essersi spesi per parlare ad altri di Geova e del suo meraviglioso proposito.

Chi ha sete “prenda l’acqua della vita gratuitamente”

Come predetto nelle Scritture, a chi lo desidera viene offerto l’invito a ‘prendere l’acqua della vita gratuitamente’. (Riv. 22:17) In Paraguay ci sono migliaia di persone che hanno accettato questo invito.

Una di loro è Herenia. Aveva ricevuto un’educazione cattolica e credeva con fervore nelle tradizioni della Chiesa e nelle superstizioni religiose. Aveva una gran paura dei morti e del fuoco dell’inferno. Credeva nei presagi ed era piena di terrore quando vedeva o sentiva quello che considerava un segno di malaugurio. Per 20 anni era vissuta con questo timore. Poi nel 1985 cominciò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Man mano che studiava, le acque della verità le recarono molto ristoro e suscitarono in lei il desiderio di vivere per sempre nel Paradiso predetto nella Parola di Dio.

Nel 1996 anche una donna di nome Isabel, della cittadina di Carapeguá, gustò l’acqua della vita. Però quello che vide nel libro La conoscenza che conduce alla vita eterna non concordava con le sue credenze, perciò chiese ai Testimoni di non ritornare. Ma lesse il libro per proprio conto, ne parlò con i vicini e quando rivide un Testimone c’erano persone di quattro famiglie ansiose di saperne di più. Quasi tutte persero l’interesse in seguito alle pressioni del predicatore pentecostale, ma venne data una buona testimonianza, e sia Isabel che una vicina hanno continuato a beneficiare delle vivificanti verità.

Quando per la prima volta le acque della verità vennero offerte a Dionisio e Ana, essi, come molti altri, vivevano insieme senza essere sposati, e questo da 20 anni. Dionisio e la figlia maggiore cominciarono a studiare con i testimoni di Geova nel 1986; Ana e le altre due figlie erano contrarie. Essa pregò il Testimone di non parlare più con Dionisio, minacciò di uccidere il Testimone, disse che avrebbe chiamato la polizia e consultò una suora cattolica. Poi si rivolse al tribunale dei minorenni asserendo che lo studio biblico avrebbe nuociuto alla figlia maggiore. Saputo però che Dionisio stava provvedendo dovutamente alla famiglia, il giudice raccomandò ad Ana di esaminare la Bibbia insieme a lui. Ana protestò che la sua amica suora l’aveva avvertita che i Testimoni fanno cose immorali alle loro adunanze. Il giudice, una donna, la rassicurò e poi disse: “Noi cattolici diciamo di conoscere la Bibbia, ma in realtà non sappiamo niente. I testimoni di Geova studiano la Bibbia. Le consiglio di esaminare la Bibbia anche lei”. Quindi il giudice raccomandò che Ana e Dionisio si sposassero.

Sorpresa, Ana ritornò dalla suora e le chiese di studiare la Bibbia con loro. La suora rispose che non era necessario. Inoltre esortò Ana a non sposare Dionisio, benché in passato, quando Dionisio non voleva saperne, la suora avesse detto spesso ad Ana che doveva sposarlo. Non molto tempo dopo il padre di Ana si ammalò gravemente. I Testimoni locali furono di grande aiuto per la famiglia. Questo segnò la svolta decisiva per Ana. Cominciò a studiare e sposò Dionisio. Adesso, quasi dieci anni dopo, Dionisio è un anziano, e tutta la famiglia serve Geova con zelo.

L’amorevole perseveranza ha toccato il cuore di molti paraguayani. Nel 1982, per esempio, nella zona di San Lorenzo c’era solo una congregazione. Nonostante la proscrizione, molti proclamatori svolgevano il servizio di pioniere; di conseguenza il territorio della congregazione, che includeva le città vicine, cominciò a essere lavorato regolarmente. Geova ha benedetto il loro zelo. Adesso nella zona ci sono nove congregazioni. Werner Appenzeller e la moglie Alice pensano che la crescita che hanno visto mentre servivano in quella zona sia stata la gioia più grande che hanno avuto nei 40 anni di servizio in Paraguay.

La crescita continua, non solo in una zona, ma in tutto il paese. Nel 1996, in una località a una decina di chilometri da Asunción, sono stati dedicati i bei locali nuovi della filiale. In molte parti del paese ci sono Sale del Regno e vi si tengono regolarmente adunanze per l’istruzione biblica. I testimoni di Geova continuano a visitare le persone a casa loro e a parlare con loro per le strade. Offrono con zelo a persone di ogni sorta l’invito a ‘prendere l’acqua della vita gratuitamente’.

[Immagine a tutta pagina a pagina 210]

[Immagine a pagina 213]

Juan Muñiz fu tra i primi a diffondere il messaggio del Regno in Paraguay

[Immagine a pagina 217]

Julián Hadad, uno dei primi che accettarono la verità biblica in Paraguay

[Immagine a pagina 218]

Jóvita Brizuela, battezzata nel 1946, tuttora pioniera speciale

[Immagine a pagina 218]

Sebastiana Vazquez, che serve Geova dal 1942

[Immagine a pagina 222]

William Schillinger servì in Paraguay come missionario per 40 anni, fino alla morte

[Immagine a pagina 230]

Werner Appenzeller con la moglie Alice, missionari in Paraguay da 40 anni

[Immagine a pagina 233]

Orgogliosi della loro Sala del Regno (ad Asunción), la prima in Paraguay costruita dai testimoni di Geova e di loro proprietà

[Immagini a pagina 235]

Centro delle Assemblee dei testimoni di Geova

[Immagine a pagina 237]

Testimonianza a un tagliatore di canna da zucchero a Villarrica

[Immagine a pagina 243]

Sala del Regno di Fernando de la Mora (Norte)

[Immagine a pagina 243]

Sala del Regno di Vista Alegre (Norte) ad Asunción

[Immagini alle pagine 244 e 245]

Zelanti operai di molti paesi sono venuti in Paraguay per partecipare all’opera di testimonianza: (1) Canada, (2) Austria, (3) Francia, (4) Brasile, (5) Corea, (6) Stati Uniti, (7) Belgio, (8) Giappone, (9) Germania

[Immagine a pagina 246]

L’imbarcazione “El Pionero” sul Río Paraguay

[Immagini a pagina 251]

Casa Betel e filiale del Paraguay, vicino ad Asunción, e coloro che vi servono

[Immagini a pagina 252]

Comitato di Filiale (dall’alto in basso): Charles Miller, Wilhelm Kasten, Isaac Gavilán