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Uruguay

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QUANDO nel 1516 misero piede per la prima volta in Uruguay, gli spagnoli non trovarono né oro né argento e nemmeno il passaggio verso l’Oriente che cercavano. Ma col tempo si accorsero che il terreno ondulato e il clima mite erano l’ideale per il bestiame. C’era l’opportunità di far soldi. Impiegando metodi che molto spesso erano tipici delle potenze coloniali, la Spagna intraprese un’aggressiva campagna militare volta a sterminare i nativi charrúa e a impadronirsi della terra. Nel XVII e XVIII secolo sostituirono quasi completamente le popolazioni indigene. In seguito arrivarono anche migliaia di immigranti dall’Italia e da altri paesi. Quindi la maggior parte degli uruguaiani odierni discende da immigrati europei e la lingua ufficiale è lo spagnolo.

Nonostante prevalga l’influenza europea tra gli oltre tre milioni di abitanti, il 10 per cento circa ha sangue indio nelle vene e meno del 3 per cento discende da schiavi deportati dall’Africa. La maggioranza degli uruguaiani non nutre un grande interesse per la religione. La Chiesa Cattolica non fa presa sulla popolazione come in altri paesi sudamericani. Infatti dall’inizio del XX secolo c’è stata una netta separazione fra Chiesa e Stato. Tuttavia, pur essendoci molti liberi pensatori, agnostici e atei, ci sono ancora parecchie persone che credono in Dio. A rivelare il loro pensiero è una frase che si sente spesso: “Credo in Dio. Solo non credo nella religione”.

Come reagirebbero queste persone se invece di imparare le dottrine della cristianità acquistassero conoscenza del vero Dio, il cui amorevole proposito e i cui benevoli atti verso l’umanità sono esposti nella Bibbia? Dimostrerebbero di essere tra “le cose desiderabili” che Dio accoglie nella sua casa spirituale di adorazione? — Agg. 2:7.

Un piccolo inizio

Nel 1924 uno spagnolo di nome Juan Muñiz venne a cercare persone sincere che sarebbero divenute adoratrici di Geova. Joseph F. Rutherford, l’allora presidente della Watch Tower Bible and Tract Society, gli aveva chiesto di trasferirsi in Sudamerica e di soprintendere all’opera di predicazione in Argentina, Cile, Paraguay e Uruguay. Subito dopo il suo arrivo in Argentina, attraversò il Río de la Plata per predicare alla gente dell’Uruguay.

Nei successivi 43 anni, fino alla sua morte avvenuta nel 1967, Juan Muñiz fu un intrepido insegnante della Parola di Dio e contribuì notevolmente alla divulgazione della buona notizia in vari paesi sudamericani, tra cui l’Uruguay. Molti testimoni di Geova di quel periodo rammentano che riusciva a tener desta l’attenzione di un uditorio per due o tre ore senza bisogno di appunti, usando solo la Bibbia.

Accolta la richiesta di mandare altri operai

Poco dopo essere arrivato in Sudamerica, Juan Muñiz si rese conto della possibilità di fare molti discepoli e comprese che c’era un gran bisogno di operai. Dovette sentirsi proprio come Gesù che disse: “La messe è grande, ma gli operai sono pochi. Implorate perciò il Signore della messe che mandi operai nella sua messe”. (Matt. 9:37, 38) Perciò, in armonia con le preghiere che rivolse a Geova, “il Signore della messe”, il fratello Muñiz espresse le proprie preoccupazioni al fratello Rutherford.

Per esaudire tale richiesta il fratello Rutherford, durante un’assemblea tenuta nel 1925 a Magdeburgo, in Germania, chiese a un pioniere tedesco se era disposto ad andare in Sudamerica a dare una mano. Si chiamava Karl Ott. Il fratello Ott accettò l’incarico e tra i fratelli di lingua spagnola divenne noto con il nome di Carlos Ott. Dopo avere prestato servizio per un po’ in Argentina, nel 1928 fu mandato a Montevideo, capitale dell’Uruguay. Per i successivi dieci anni prestò servizio in Uruguay.

Carlos si mise subito al lavoro, dimostrandosi sia diligente che pieno di iniziativa. Trovò presto un alloggio in via Río Negro dove poteva anche tenere regolari adunanze di studio biblico con alcuni interessati. Prese pure accordi perché venissero trasmessi via radio dei discorsi biblici. Una stazione radio accettò persino di trasmettere i discorsi gratuitamente.

Carlos entrava a volte in un ristorante e avvicinava le persone al tavolo mentre mangiavano. Un giorno, svolgendo quest’opera di testimonianza di tavolo in tavolo, conobbe José Gajek, un negoziante tedesco che accettò subito la verità della Bibbia. Ben presto José cominciò a predicare la buona notizia insieme a Carlos, divenendo uno dei primi proclamatori dell’Uruguay.

Deciso a diffondere la buona notizia del Regno di Dio a tempo pieno, il fratello Gajek vendette il negozio di generi alimentari e cominciò a fare il pioniere. Lui e il fratello Ott percorsero gran parte del paese predicando di casa in casa e pronunciando discorsi biblici in molte città grandi e piccole. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1953, il fratello Gajek seminò abbondantemente nel cuore di molti uruguaiani. Tanti suoi studenti divennero membri della congregazione cristiana e sono fedeli ancor oggi.

I russi accettano la verità

Durante la prima guerra mondiale parecchie famiglie russe si trasferirono in Uruguay stabilendosi nel Nord, dove fondarono prospere colonie agricole. Conservarono anche il loro tradizionale rispetto per la Bibbia, che leggevano regolarmente. Laboriosi e riservati di carattere, diedero vita a una comunità austera che aveva pochi contatti con la società uruguaiana. Fu in questo ambiente che apparve sulla scena un altro dei primi proclamatori della buona notizia dell’Uruguay. Si chiamava Nikifor Tkachenko.

Nella nativa Bessarabia, Nikifor era stato un devoto comunista. Ma quando era emigrato in Brasile aveva ricevuto l’opuscolo Dove sono i morti? pubblicato dalla Società (Watch Tower). Avendo riconosciuto immediatamente l’accento della verità, divenne un diligente studioso della Bibbia e cominciò subito a predicare fra la popolazione di lingua russa a San Paolo e dintorni. Spinto dal desiderio di predicare nella propria lingua ai suoi connazionali in Uruguay, fece un viaggio di circa 2.000 chilometri. Così nel 1938 il fratello Tkachenko arrivò in una comunità russa chiamata Colonia Palma, nell’Uruguay settentrionale, e predicò con un tale zelo che ben presto aveva esaurito le scorte di letteratura biblica in russo.

Gli agricoltori risposero con entusiasmo. Intere famiglie cominciarono a studiare e accettarono la verità, dimostrando di essere fra “le cose desiderabili” invitate nella casa di Geova. Tkachenko, Stanko, Cotlearenco, Gordenko, Seclenov e Sicalo sono soltanto alcuni dei nomi di famiglie i cui nipoti e bisnipoti hanno posto le basi per formare congregazioni nel Nord come Bella Unión, Salto e Paysandú. Alcuni componenti di queste famiglie sono stati pionieri speciali, anziani, sorveglianti di circoscrizione e missionari. In quanto al fratello Tkachenko, rimase fedele sino alla morte avvenuta nel 1974.

I sei tedeschi

A causa della violenta persecuzione scatenata contro i testimoni di Geova nella Germania nazista, molti pionieri tedeschi lasciarono il proprio paese per servire in Sudamerica. Sei di questi pionieri arrivarono a Montevideo al principio del 1939, senza un soldo e con pochi averi. Furono felici di conoscere Carlos Ott, che era lì ad accoglierli. I sei erano Gustavo e Betty Bender, Adolfo e Carlota Voss, Kurt Nickel e Otto Helle. Appena tre giorni dopo essere arrivati predicavano già di casa in casa. Non conoscendo lo spagnolo, usavano una cartolina di testimonianza stampata in quella lingua. Tutto quello che sapevano dire in spagnolo era “Por favor, lea esto” (“Per favore, legga questo”). Quando il fratello Ott fu rimandato in Argentina il gruppo tedesco, malgrado la conoscenza limitata della lingua, fu lasciato in Uruguay per occuparsi dell’opera del Regno nel paese.

I primi mesi non furono facili. Imparare la lingua non era un’impresa da poco. Non di rado i fratelli invitavano le persone ai riñones (reni) anziché alle reuniones (adunanze), parlavano di abejas (api) anziché di ovejas (pecore) e chiedevano arena (sabbia) anziché harina (farina). Uno di essi rammenta: “Era difficile predicare di casa in casa, condurre studi biblici e tenere le adunanze senza conoscere la lingua. Inoltre non avevamo nessun aiuto finanziario. Per vivere e pagare le spese di trasporto potevamo usare le contribuzioni che ricevevamo distribuendo le pubblicazioni. Meno male che, alla fine del 1939, avevamo ottenuto 55 abbonamenti alle riviste e distribuito più di 1.000 libri e 19.000 opuscoli”.

Biciclette e tende

Questi sei tedeschi non si scoraggiavano facilmente. Cominciarono subito a predicare la buona notizia percorrendo il paese in lungo e in largo col mezzo più economico possibile: comprarono sei biciclette. Otto Helle e Kurt Nickel pedalarono per diversi giorni — percorrendo 615 chilometri — per arrivare a Colonia Palma e aiutare il fratello Tkachenko. Immaginate la loro sorpresa quando scoprirono che lui non parlava né spagnolo né tedesco, mentre loro non capivano una parola di russo! Gli effetti di ciò che era avvenuto alla Torre di Babele si facevano sentire, per cui decisero di predicare, con quel po’ di spagnolo che conoscevano, nella vicina città di Salto mentre il fratello Tkachenko continuava a predicare fra i russi. — Gen. 11:1-9.

Nel frattempo i Bender, per diffondere il messaggio biblico nelle città grandi e piccole del Sud, iniziarono un viaggio di centinaia di chilometri su strade polverose e coperte di ghiaia. Sulle biciclette trasportavano una tenda, un fornelletto, utensili da cucina, letteratura, un fonografo e dischi su cui erano incisi discorsi biblici, oltre agli indumenti necessari per un periodo di vari mesi. Ciò che portavano su ciascuna bicicletta pesava quanto un’altra persona! Con questo equipaggiamento piuttosto limitato sfidarono il freddo, il caldo e la pioggia. A volte, nell’attraversare a guado certe zone allagate, dovevano caricarsi tutto sulle spalle per evitare che i libri e il fonografo si bagnassero.

Un elemento essenziale del loro equipaggiamento era la tenda. Per renderne impermeabile il tessuto e tenere lontane le tignole, i Bender lo avevano trattato con petrolio e aglio. Una mattina al loro risveglio quasi non credettero ai loro occhi vedendo il cielo attraverso decine di buchi nel tetto della tenda. Durante la notte le formiche non avevano resistito alla deliziosa cenetta a base di tela trattata con petrolio e aglio! La coppia tedesca aveva sottovalutato l’appetito vorace delle formiche.

“Spie naziste”?

Il fatto che erano di nazionalità tedesca divenne per Gustavo e Betty Bender uno dei problemi maggiori mentre predicavano nell’interno. Perché? Infuriava la seconda guerra mondiale e sia la radio che i giornali uruguaiani trasmettevano notizie sensazionali sull’avanzata dei tedeschi in Europa. In un’occasione, mentre i Bender erano accampati alla periferia di una cittadina, la radio annunciò che i tedeschi avevano lanciato dietro le linee nemiche paracadutisti armati provvisti di biciclette. Gli abitanti impauriti pensarono subito che la coppia di tedeschi accampati fuori città fossero spie naziste! La polizia locale si recò immediatamente al campo dei Bender per indagare, spalleggiata da un folto gruppo di uomini armati.

Gustavo e Betty vennero interrogati. I poliziotti notarono che certi oggetti erano coperti con un telo. Così chiesero con un certo nervosismo: “Cosa c’è sotto quel telo?” Gustavo rispose: “Due biciclette e della letteratura biblica”. Guardandolo incredulo, un poliziotto gli ordinò di togliere il telo. Con grande sollievo degli agenti non c’erano mitragliatrici ma solo due biciclette e parecchi libri. Gli agenti invitarono amichevolmente i Bender a stare in un luogo più ospitale — il commissariato — mentre predicavano nella città!

I sei tedeschi predicarono fedelmente per decenni in Uruguay. Dopo la morte di Gustavo Bender nel 1961, sua moglie tornò in Germania, dove continuò a fare la pioniera. Morì nel 1995. Adolfo e Carlota Voss servirono come missionari in Uruguay fino alla loro morte avvenuta, rispettivamente, nel 1993 e nel 1960. Anche Kurt Nickel rimase in Uruguay fino alla sua morte avvenuta nel 1984. Al momento della stesura di questa storia, Otto Helle, novantaduenne, prestava ancora servizio in Uruguay.

I semi portano frutto

Questi primi proclamatori della buona notizia in Uruguay cercarono con zelo i futuri sudditi del Regno di Dio. Nel 1944 c’erano 20 proclamatori e 8 pionieri che facevano rapporto della loro attività in Uruguay. Erano piccoli inizi. Si dovevano ancora trovare altre “cose desiderabili”.

María de Berrueta e i suoi quattro figli — Lira, Selva, Germinal e Líber — cominciarono ad assistere alle adunanze cristiane nel 1944. Poco dopo Lira e Selva iniziarono a predicare e, nel giro di qualche mese, intrapresero il servizio di pioniere. Accompagnarono Aida Larriera, che fu tra i primi e zelantissimi proclamatori del paese. Tuttavia i Berrueta non avevano ancora simboleggiato la loro dedicazione con il battesimo in acqua. Questa irregolarità fu notata da Juan Muñiz, che veniva ogni tanto dall’Argentina. Così, quando svolgevano il ministero a tempo pieno già da sei mesi, Lira e Selva si battezzarono insieme al fratello Líber e alla madre María.

“Sostenuti dall’immeritata benignità di Geova, non siamo mai venuti meno a quella dedicazione”, dice Lira. Nel 1950 fu invitata alla Scuola di Galaad. Fu mandata come missionaria in Argentina, dove prestò servizio per 26 anni. Nel 1976 tornò in Uruguay. Nel 1953 anche Selva frequentò la Scuola di Galaad insieme al marito. Vennero mandati in Uruguay, dove lui servì come sorvegliante di circoscrizione. Selva rimase fedele fino alla morte avvenuta nel 1973. Líber si sposò ed ebbe figli. Anche lui ebbe molti privilegi di servizio. Fino alla sua morte avvenuta nel 1975 fu presidente dell’ente giuridico usato dai testimoni di Geova in Uruguay, la Sociedad La Torre del Vigía. E Germinal? Smise di frequentare il popolo di Geova. Tuttavia, dopo circa 25 anni, il seme della verità tornò a germogliare nel suo cuore. Oggi è anziano in una congregazione di Montevideo.

Arrivano i missionari di Galaad

Nel marzo 1945 Nathan H. Knorr e Frederick W. Franz della sede mondiale della Società visitarono per la prima volta l’Uruguay. Furono fonte di incoraggiamento per tutti. Più o meno nella stessa epoca arrivò in Uruguay un altro fratello, Russell Cornelius. Il fratello Cornelius non era venuto in visita. Con grande gioia dei fratelli, era il primo diplomato di Galaad mandato in Uruguay. A quel tempo sapeva solo qualche parola di spagnolo, ma era deciso a imparare. Nel giro di sei settimane fu in grado di pronunciare il suo primo discorso pubblico in spagnolo! Egli diede un contributo di inestimabile valore all’opera del Regno in Uruguay.

Quello stesso anno la Società mandò altri 16 missionari, tutte giovani sorelle. La loro presenza a Montevideo fu subito notata e un giornale scrisse che “bionde creature angeliche truccate” erano scese dal cielo a Montevideo! Le sorelle si accinsero immediatamente a predicare con zelo ed entusiasmo. Gli effetti del loro ministero furono presto evidenti. I presenti alla Commemorazione salirono da 31 nel 1945 a 204 l’anno seguente. In seguito parecchie di queste missionarie vennero mandate in città dell’interno. Geova benedisse il loro impegno mentre predicavano in territori dove la buona notizia non era mai arrivata prima d’allora.

Nel corso degli anni più di 80 missionari hanno prestato servizio in Uruguay. Ethel Voss, Birdene Hofstetter, Tove Haagensen, Günter Schönhardt, Lira Berrueta e Florence Latimer sono ancora nel territorio loro assegnato. Tutti hanno servito in Uruguay per oltre 20 anni. William Latimer, marito di Florence, è morto qui dopo 32 anni di servizio missionario, molti dei quali spesi come ministro viaggiante.

Un’adunanza superprotetta

Jack Powers, diplomato della 1classe di Galaad, cominciò il servizio in Uruguay il 1° maggio 1945. Lui e la moglie Jane lavorarono instancabilmente, promuovendo gli interessi del Regno in questo paese fino al 1978, quando dovettero andar via per prendersi cura dei genitori infermi negli Stati Uniti. Jack rammenta un episodio indimenticabile verificatosi quando era in Uruguay. Nel 1947 Jack arrivò a Rivera, una città situata nel nord del paese vicino al confine brasiliano. Benché non ci fossero proclamatori locali, con l’aiuto di un fratello del Brasile predicò per un mese in tutta la città, distribuendo più di 1.000 copie dell’opuscolo Un mondo, un governo in spagnolo.

Per concludere degnamente questo mese di attività, decise di tenere un’adunanza pubblica nella Plaza Internacional. Come indica il nome, questa piazza era situata in un punto centrale proprio sul confine col Brasile. Dopo avere annunciato l’adunanza per diversi giorni, i due fratelli si misero nella piazza in attesa della gente che speravano sarebbe venuta in gran numero per sentire il discorso. Ben presto arrivarono 50 poliziotti armati per mantenere l’ordine durante l’adunanza. Quanti furono i presenti? Cinquantatré in tutto: i due fratelli, una persona alla quale interessava il tema del discorso e i 50 poliziotti. L’adunanza si svolse in maniera ordinata e fu davvero superprotetta!

L’anno seguente la Società assegnò cinque missionari a Rivera. Subito dopo l’arrivo dei missionari, Nathan H. Knorr e Milton G. Henschel, della sede mondiale della Società, tennero a Rivera un’adunanza alla quale furono presenti 380 persone. Nel corso degli anni sono state trovate a Rivera molte persone che hanno accettato il messaggio del Regno. Ora in questo territorio ci sono due congregazioni.

Due vicine curiose

Una delle maggiori città interne dell’Uruguay è Salto, situata sulla riva orientale del Río Uruguay, in una prospera regione agricola rinomata per le arance e altri agrumi. Salto ha prodotto molto anche in senso spirituale, tanto che ora nella zona ci sono cinque congregazioni. Nel 1947 però a Salto i missionari avevano appena cominciato a cercare “le cose desiderabili” di Geova.

Quell’anno Mabel Jones, una delle 16 missionarie arrivate nel 1945, si recò per qualche settimana a Salto insieme ad altri missionari allo scopo di suscitare interesse per l’assemblea che si doveva tenere lì. Due vicine di casa, Carola Beltramelli e la sua amica Catalina Pomponi, osservavano Mabel con curiosità. Un sabato pomeriggio, mentre Mabel tornava a casa dal servizio, le due vicine curiose l’avvicinarono e le fecero delle domande sulla Bibbia. Catalina Pomponi rammenta: “Mi ero sempre fatta molte domande sulla religione. Per questo avevo cominciato a leggere la Bibbia da sola. Imparai molte cose, ad esempio, che si deve pregare Dio in privato, non per farsi vedere dagli altri. Dopo di che spesso mi inginocchiavo e pregavo Dio di aiutarmi a capire. Quando Mabel ci parlò per la prima volta, ci sentimmo come se ci venisse tolto un velo dagli occhi. Tornata a casa mi inginocchiai per ringraziare Dio. Il giorno dopo Carola ed io assistemmo all’adunanza pubblica all’assemblea”.

Nonostante l’opposizione dei rispettivi mariti, le due vicine di Mabel fecero rapido progresso e si battezzarono. In seguito Catalina Pomponi fu nominata pioniera speciale. Nel corso della sua fruttuosa carriera — oltre 40 anni di servizio a tempo pieno — ha aiutato 110 persone a divenire testimoni di Geova battezzati. Anche Carola Beltramelli è diventata una zelante proclamatrice del Regno e ha aiutato più di 30 persone a giungere al battesimo. I due figli di Carola sono diventati pionieri. Il più grande, Delfos, ha avuto il privilegio di frequentare la Scuola di Galaad e dal 1970 ha incarichi di sorveglianza nella filiale.

Nel paese del mate

Percorrendo le zone rurali i missionari visitarono varie estancias, grandi aziende per l’allevamento di ovini e bovini. Le persone che vivono nelle estancias sono semplici e ospitali. Di solito danno il benvenuto ai Testimoni offrendo loro la bevanda tradizionale, il mate. Si tratta di un infuso che viene servito molto caldo in una zucca essiccata e sorbito mediante una cannuccia metallica (bombilla) provvista di filtro a un’estremità. Per gli uruguaiani, preparare e servire il mate è quasi un rito. Quando l’infuso è pronto, la zucca viene passata da una persona all’altra e tutti usano la stessa cannuccia.

Immaginate la reazione dei missionari la prima volta che furono invitati a bere il mate dallo stesso recipiente. Con gran divertimento dei padroni di casa, i missionari facevano le smorfie più strane mentre bevevano l’infuso verde e amaro. Dopo averlo assaggiato, alcuni decisero che quella era la prima e l’ultima volta che lo bevevano. I successivi inviti a bere il mate furono cortesemente rifiutati.

‘Se avete immagini, non vengo più’

Un gruppo di missionari fu assegnato alla città di Tacuarembó, nell’Uruguay settentrionale. Questa città è circondata da grandi estancias e da altre aziende agricole. Nel 1949 Gerardo Escribano, un giovane contadino che si faceva molte domande sulla vita, fu invitato ad assistere a un discorso pubblico nella Sala del Regno. Accettò l’invito a una condizione: “Se avete immagini o se devo recitare preghiere, non vengo più”.

Gerardo fu contento di vedere che nella Sala del Regno non c’erano immagini e non si celebravano riti. Udì invece un discorso scritturale che ravvivò il suo interesse per la Bibbia. Continuò ad assistere alle adunanze e divenne un servitore di Geova dedicato e battezzato. Nel corso degli anni ha avuto molti privilegi di servizio, essendo stato pioniere speciale, sorvegliante di circoscrizione e di distretto. Fra tutt’e due, il fratello Escribano e sua moglie Ramona hanno dedicato al servizio a tempo pieno oltre 83 anni. Dal 1976 il fratello Escribano è membro del Comitato di Filiale insieme a Delfos Beltramelli e Günter Schönhardt, un missionario tedesco che da molti anni contribuisce notevolmente all’edificazione spirituale delle congregazioni nelle vicinanze della filiale.

La messe aumenta

“La messe è grande, ma gli operai sono pochi”, disse Gesù. (Matt. 9:37, 38) Queste parole assunsero un significato speciale nella vita dei missionari in Uruguay, poiché avevano un territorio assai vasto da percorrere. Con il passare degli anni fu evidente che Geova sosteneva e benediceva gli sforzi dei suoi operai.

Nel 1949, in occasione della seconda visita dei fratelli Knorr e Henschel, 592 persone si radunarono a Montevideo per ascoltare il discorso del fratello Knorr dal tema “È più tardi di quanto pensiate!” In quell’occasione ci furono 73 battezzati. A quel tempo c’erano 11 congregazioni nel paese. Dieci anni dopo, durante la quarta visita, il fratello Knorr parlò a Montevideo a un uditorio di oltre 2.000 persone. A questo punto in Uruguay c’erano 1.415 proclamatori e 41 congregazioni.

Gli anni ’50 furono contraddistinti da un aumento nel numero delle congregazioni in tutto il paese. Molti, però, erano ancora costretti a riunirsi in case private. Un padrone di casa ingegnoso applicò le rotelle a tutti i mobili del soggiorno. Così, quando arrivava l’ora di fare spazio per l’adunanza, doveva solo spingere fuori i mobili dalla stanza. Un’altra congregazione si riuniva in una casa privata in una stanzetta che dava sul davanti. Man mano che la congregazione cresceva, venivano tolte le pareti divisorie per far posto al gruppo più numeroso. Alla fine la maggior parte delle pareti erano state tolte, e la famiglia acconsentì a vivere in uno spazio ristretto sul retro della casa.

Un mezzo che si rivelò particolarmente utile per far conoscere agli abitanti dell’Uruguay l’opera dei testimoni di Geova fu il film La Società del Nuovo Mondo all’opera. Il film arrivò in Uruguay nel 1955. Quell’anno Líber Berrueta si recò nell’interno del paese e fece vedere il film a oltre 4.500 persone. Molti che in precedenza avevano manifestato un certo interesse per la nostra opera furono spinti a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova.

Una nuova filiale

Mentre il numero dei proclamatori continuava a crescere rapidamente, fu chiaro che c’era bisogno di locali adatti per la filiale e la casa missionaria. Nel corso degli anni, per soddisfare questo bisogno erano stati presi in affitto vari edifici. Ma era giunto il tempo di acquistare il terreno dove la Società potesse costruire le proprie strutture. Tuttavia nel centro di Montevideo, la capitale, il terreno costava troppo. Pareva che non ci fosse altro da fare che acquistare terreno lontano dal centro cittadino, in periferia. Perciò nel 1955 venne acquistato un bel pezzo di terra. Il progetto venne approvato e i volontari erano pronti per cominciare i lavori. Poi i fratelli rimasero scioccati apprendendo che il comune aveva deciso di far passare il prolungamento di una delle strade principali proprio attraverso la proprietà acquistata di recente!

Cosa dovevano fare? Seguirono trattative con le autorità che, come soluzione, si offrirono di acquistare il terreno della Società. Tuttavia la somma che erano disposte a pagare era inferiore a quella pagata in origine dai fratelli. Quella cifra non sarebbe bastata per acquistare un terreno simile.

“A un certo punto concludemmo che forse Geova non voleva che costruissimo in quel momento”, rammenta Jack Powers. “Ma presto comprendemmo meglio le parole di Paolo in Romani 11:34: ‘Chi ha conosciuto la mente di Geova, o chi è divenuto suo consigliere?’ Un funzionario propose di scambiare il nostro terreno con uno di proprietà del comune che non era utilizzato. Ci offrì un appezzamento più o meno della stessa grandezza e situato in una posizione ideale al centro di Montevideo, in via Francisco Bauzá. Accettammo l’offerta senza esitare. Dopo tutto, il valore del terreno era di parecchie volte superiore a quello del terreno acquistato in precedenza, e non dovemmo pagare un soldo di più! In effetti la mano di Geova aveva guidato le cose in favore del suo popolo!”

Un architetto prende una decisione

La costruzione della filiale procedette sotto la guida di Justino Apolo, un architetto rinomato. Justino aveva appena cominciato a studiare la Bibbia con un missionario. “Avevo sempre desiderato trovare la verità riguardo a Dio”, rammenta Justino. “Avevo ricevuto un’educazione cattolica, ma con il passare degli anni ero sempre più deluso. Ricordo ancora benissimo il giorno in cui andai in chiesa per prendere accordi per il mio matrimonio. Il sacerdote mi chiese: ‘Quante luci accese vuole in chiesa durante la cerimonia? Più luci accese ci sono e più costa, ma può star certo che farà colpo sui suoi amici’. Naturalmente volevo una bella cerimonia, così chiesi molte luci. Poi il sacerdote domandò: ‘Vuole il tappeto rosso o quello bianco?’ La differenza? ‘Certo il tappeto rosso fa risaltare di più l’abito della sposa’, spiegò, ‘ma costa il doppio’. Poi menzionò l’‘Ave Maria’. ‘Vuole che sia cantata da una persona o da un coro?’ Il sacerdote proseguì vendendomi uno dopo l’altro i vari ‘optional’ della cerimonia.

“Mi sposai in chiesa. Ma ero molto irritato dallo spirito affaristico che vedevo nella religione. Quando cominciai a studiare con i testimoni di Geova, la differenza fu ovvia. Mi resi subito conto di avere trovato la verità”.

Dopo avere studiato la Bibbia per molti mesi, durante i quali si occupò della costruzione della Betel e frequentò i Testimoni, Justino capì che doveva prendere una decisione. Verso la fine del 1961, terminata la costruzione, l’architetto prese la decisione giusta e si battezzò. Ora Justino serve come anziano e ha collaborato alla costruzione di oltre 60 Sale del Regno in Uruguay.

La filiale continua a ingrandirsi

Il 28 ottobre 1961 ebbe luogo la gioiosa dedicazione dello splendido nuovo edificio. Al piano terra c’erano spaziosi locali per gli uffici, un deposito di letteratura e una comoda Sala del Regno. Al piano superiore c’erano nove camere da letto per i missionari e il personale della filiale.

Ai 1.570 proclamatori attivi a quel tempo nel paese sembrava che la nuova Betel sarebbe stata in grado di occuparsi per anni della crescita che ci si poteva attendere allora. Tuttavia la crescita fu più rapida del previsto. Nel 1985 un nuovo edificio a due piani raddoppiò lo spazio della filiale.

Più recentemente la Società è riuscita ad avere un altro ottimo appezzamento di terreno alla periferia di Montevideo. La costruzione dei nuovi edifici della filiale e di una Sala delle Assemblee è a buon punto. Si prevede che, con l’aiuto di una squadra internazionale, i lavori verranno ultimati nel 1999.

Addestramento per i sorveglianti

Per aver cura delle accresciute “cose desiderabili” in Uruguay c’era bisogno non solo di edifici per la filiale ma anche di pastori premurosi. Fra il 1956 e il 1961 il numero dei proclamatori raddoppiò e vennero formate 13 nuove congregazioni. Che amorevole e opportuno provvedimento fu la Scuola di Ministero del Regno! Quando la Scuola di Ministero del Regno ebbe inizio nel 1961, molti fratelli che occupavano posizioni di responsabilità nelle congregazioni disposero le proprie cose in modo da poter frequentare questo corso della durata di un mese. Alcuni di loro dovettero fare lunghi viaggi e altri rischiarono di perdere il lavoro per frequentare il corso intero della scuola.

Per esempio, Horacio Leguizamón abitava a Dolores, una città distante 300 chilometri da Montevideo, dove si teneva la Scuola di Ministero del Regno. Quando chiese un permesso di un mese, il datore di lavoro gli disse che non poteva darglielo. Il fratello Leguizamón spiegò quanto era importante per lui questo addestramento e che intendeva frequentare il corso anche se significava perdere il posto. Alcuni giorni dopo rimase sorpreso sentendo che il datore di lavoro aveva deciso di fare un’eccezione, permettendogli di frequentare la scuola senza perdere il posto.

Valeva la pena di affrontare tante difficoltà per frequentare questo corso? “Non avevamo mai fatto un’esperienza del genere”, rammenta uno dei primi studenti. “Essere in compagnia di fratelli maturi provenienti da ogni parte del paese ci fece sentire come se per un mese fossimo vissuti nel nuovo mondo. La scuola ci preparò adeguatamente per affrontare il difficile compito di pascere il gregge in modo efficace, con l’amorevole aiuto dell’organizzazione visibile di Geova”.

La Scuola di Ministero del Regno aiutò centinaia di cristiani maturi a essere più preparati, e come risultato le congregazioni furono rafforzate, specie in un tempo in cui i problemi del vecchio sistema di cose si stavano intensificando.

Poveri, ma spiritualmente ricchi

Secondo gli storici uruguaiani, gli anni ’60 segnarono l’inizio della crisi economica nel paese. I prodotti tradizionali di esportazione, come manzo, cuoio e lana, persero gradualmente valore sul mercato internazionale. Alcune banche e grosse industrie fallirono, lasciando migliaia di persone disoccupate. La gente era preoccupata per l’inflazione galoppante, la brusca svalutazione della moneta, l’aumento delle tasse e le difficoltà incontrate per procurarsi viveri e altri generi di prima necessità.

La crisi economica ebbe gravi ripercussioni di carattere sociale. L’impoverimento del folto ceto medio portò a un forte aumento della criminalità. Il malcontento causò frequenti e talora violente manifestazioni contro le autorità. Migliaia di uruguaiani, in particolare giovani, emigrarono in altri paesi nel tentativo di sottrarsi a una crisi che si andava rapidamente aggravando.

Nell’organizzazione di Geova invece gli anni ’60 videro una crescita spirituale che fa venire in mente le parole di Isaia 35:1, 2: “Il deserto e la regione arida esulteranno, e la pianura desertica gioirà e fiorirà come lo zafferano. Immancabilmente fiorirà, e davvero gioirà con gioia e con grido di letizia”. Tra il 1961 e il 1969 vennero formate quindici nuove congregazioni e il totale dei proclamatori nel paese raggiunse la cifra record di 2.940.

Il 9 dicembre 1965 il governo approvò lo statuto del nostro ente giuridico denominato Sociedad La Torre del Vigía. Questo strumento ha consentito di ottenere speciali permessi ed esenzioni dalle tasse per la stampa, l’importazione e la distribuzione di Bibbie e letteratura biblica. Inoltre, l’avere personalità giuridica ha permesso di acquistare proprietà e di costruire Sale del Regno.

La “grande assemblea”

Il 1967 sarà sempre ricordato come l’anno della “grande assemblea”. Dagli Stati Uniti e dall’Europa arrivò una delegazione di circa 400 Testimoni, tra cui Frederick W. Franz e Milton G. Henschel. I 3.958 presenti assisterono per la prima volta alla rappresentazione di un dramma biblico in costume. Fu pure la prima volta che i fratelli poterono utilizzare il Palacio Peñarol, un grande palazzo dello sport di Montevideo nel quale si svolgevano importanti manifestazioni sociali, artistiche e sportive.

Molti fratelli locali fecero grandi sforzi per potersi pagare il viaggio e l’alloggio. Per sei mesi una sorella lavorò come lavandaia per raggranellare i soldi per il viaggio. Un’altra sorella, il cui marito non voleva che lei fosse testimone di Geova, racimolò il denaro necessario preparando bibite ghiacciate e vendendole ai vicini.

Che impressione fece l’assemblea ai gestori del palazzo dello sport? Uno di loro disse: “Il Palacio Peñarol non è mai stato così pulito e privo di cattivi odori!” I gestori furono così colpiti dall’ordine e dalla buona organizzazione dei Testimoni che misero i propri uffici a disposizione dei fratelli incaricati dell’amministrazione dell’assemblea. Da allora, fino al 1977, quel palazzo dello sport fu usato per molte assemblee di distretto. Quell’anno, però, il governo cambiò atteggiamento verso i testimoni di Geova che, per diversi anni, non poterono più tenere grandi assemblee.

“Cauti come serpenti”

Al principio degli anni ’70 l’economia dell’Uruguay peggiorò. Gli atti di disubbidienza civile divennero più frequenti. Le manifestazioni sindacali e studentesche sfociarono in atti di violenza e vandalismo. Nelle grandi città cominciarono a formarsi bande armate che attuavano la guerriglia urbana. Mentre queste bande compivano rapine, attentati, aggressioni e rapimenti, il terrore si diffondeva. In mezzo a questi disordini il potere dei militari si consolidò e nel 1973 si impadronirono del governo.

I militari governarono con pugno di ferro. Ogni attività politica e sindacale fu vietata. La stampa venne sottoposta a rigida censura. Le adunanze pubbliche non si potevano tenere se non con il permesso delle autorità. Le libertà personali vennero drasticamente limitate. Come riuscirono i fratelli a ‘predicare la parola’ anche in quel tempo difficoltoso? — Confronta 2 Timoteo 4:2.

Il fratello Escribano rammenta: “In quei giorni, come mai prima, dovemmo applicare le parole di Gesù riportate in Matteo 10:16: ‘Ecco, vi mando come pecore in mezzo ai lupi; perciò mostratevi cauti come serpenti e innocenti come colombe’. Perciò la Società diede rapide istruzioni a tutti gli anziani affinché i proclamatori ricevessero l’addestramento necessario per continuare con zelo l’opera di predicazione, ma ora con cautela e giudizio”.

Alcuni esponenti del clero e di gruppi religiosi avevano appoggiato i ribelli. Quindi il nuovo governo militare divenne molto sospettoso nei confronti di tutti i movimenti religiosi, compresi i testimoni di Geova. Di conseguenza in ogni parte del paese molti vennero arrestati mentre compivano il ministero di casa in casa. Tuttavia nella maggioranza dei casi venivano immediatamente rilasciati dopo che avevano mostrato la letteratura biblica e spiegato la natura della loro opera. Passata questa iniziale ondata di arresti, i fratelli ritennero saggio far notare di meno la loro presenza uscendo in gruppi più piccoli.

In certi casi i militari diedero un tacito consenso all’opera di casa in casa svolta dai Testimoni. In un’occasione cercarono anche di rendersi utili, a modo loro. Un gruppo di soldati pattugliava una zona in cui una sorella stava predicando. Dopo che la sorella ebbe suonato un campanello, la padrona di casa si affacciò a una finestra del secondo piano e disse molto sgarbatamente alla sorella di andarsene. Un soldato che aveva assistito alla scena reagì immediatamente puntando il mitragliatore contro la donna e ordinandole di scendere e di salutare la sorella in modo corretto. La donna ubbidì.

Un luogo per le assemblee

Nel giugno 1974 la filiale ricevette dal governo una nota che invitava alcuni fratelli responsabili a presentarsi davanti al segretario della Corte Suprema di Giustizia. Il fratello Beltramelli, uno di loro, ricorda: “Eravamo nervosi. Sapevamo che il governo militare aveva la facoltà di mettere al bando immediatamente la nostra opera, se voleva. Ma che sollievo quando il funzionario ci spiegò che il governo era interessato all’acquisto di un edificio che veniva usato come Sala del Regno! Ci avrebbero anche aiutato a trovare un altro luogo adatto per una Sala del Regno. Così potemmo acquistare il cinema Lutecia a Montevideo. Era situato in una posizione ideale su una strada principale e il denaro che il governo ci diede fu più che sufficiente per trasformare il cinema in una Sala del Regno nuova”.

“Eravamo convinti che c’era stata la mano di Geova”, ricorda il fratello Beltramelli. “Nell’ampia platea di questo cinema potevano trovare posto quasi 1.000 persone. Sarebbe servita non solo come Sala del Regno per la zona ma anche come Sala delle Assemblee, ciò di cui c’era un disperato bisogno date le nuove restrizioni riguardanti le assemblee”.

Così per diversi anni l’ex cinema, che ufficialmente era una Sala del Regno per la congregazione locale, venne usato in effetti per le assemblee di circoscrizione tenute settimanalmente. I fratelli impararono a essere cauti quando si trattava di questi raduni più grandi. Entravano e uscivano dall’edificio facendosi notare il meno possibile e parcheggiavano le auto qua e là in vari punti del quartiere.

Un tempo per edificare

Anche in questo periodo turbolento, l’aumento costante del numero dei proclamatori del Regno, unito alla formazione di nuove congregazioni, fu fonte di grande gioia. Nel 1976 il numero dei proclamatori era cresciuto di oltre il 100 per cento rispetto a neppure 10 anni prima. Ma questo presentava anche una grande sfida: Come potevamo accogliere tanti nuovi nelle vecchie Sale del Regno, che perlopiù erano in affitto? “Per ogni cosa c’è un tempo fissato”, disse il re Salomone sotto ispirazione. Con 85 congregazioni e solo 42 Sale del Regno, sembrava chiaro che era arrivato il “tempo per edificare” Sale del Regno. — Eccl. 3:1-3.

Tuttavia l’intero paese era nel bel mezzo di una crisi finanziaria e le congregazioni non avevano fondi sufficienti per costruire. Dove trovare i soldi? Delfos Beltramelli, coordinatore del Comitato di Filiale, rammenta: “In quel periodo sentimmo la mano di Geova e l’amore del suo popolo all’opera. Le generose contribuzioni dei fratelli di tutto il mondo permisero alla filiale di prestare alle congregazioni uruguaiane il denaro di cui avevano bisogno”.

C’era bisogno anche di manodopera specializzata e i Testimoni dell’Uruguay furono all’altezza della situazione. Molti continuano a rendersi disponibili per aiutare a edificare Sale del Regno in un posto dopo l’altro. Avelino Filipponi fu uno degli instancabili volontari. Dopo avere partecipato alla costruzione della filiale nel 1961, il fratello Filipponi e sua moglie Elda servirono come pionieri speciali e dal 1968 lui serve come sorvegliante di circoscrizione. Per un certo numero di anni fu anche incaricato di collaborare alla costruzione di Sale del Regno fornendo assistenza professionale e direttiva nella realizzazione dei progetti di costruzione.

“El plomito”

Il fratello Filipponi ricorda alcune esperienze inerenti alla costruzione di Sale del Regno: “In ogni luogo in cui abbiamo costruito una Sala del Regno, i vicini e i passanti rimanevano sempre molto colpiti dall’entusiasmo e dallo zelo dei lavoratori Testimoni. In un cantiere si presentava ogni giorno un bambino di sei anni del vicinato che non era un Testimone e che supplicava di fargli fare qualcosa. Era così insistente che finì per essere soprannominato el plomito, espressione locale che significa ‘la piccola peste’. Ebbene, gli anni passarono e non avemmo più notizie del ragazzo. Ma a un’assemblea fui avvicinato da un fratello che mi chiese: ‘Fratello Filipponi, ricordi “el plomito”? Sono io! Mi sono battezzato due anni fa’”. Evidentemente, durante la costruzione della Sala del Regno era stato piantato in quel ragazzino il seme della verità.

Adesso ci sono complessivamente 81 Sale del Regno, una ogni 129 proclamatori. Geova ha senz’altro benedetto la costruzione di appropriati luoghi di adorazione per il suo popolo in Uruguay.

Assemblee per aiutare i nostri vicini

Anche in Argentina, il paese che confina con noi a ovest, era stato instaurato un regime militare. Il governo aveva chiuso la filiale della Società e le Sale del Regno. Così i fratelli dell’Argentina cominciarono a tenere le adunanze in piccoli gruppi. Tuttavia in quel periodo poterono tenere assemblee pubbliche senza interferenze governative. Come? Attraversando il confine e tenendo le assemblee in Uruguay! Questi grandi raduni erano organizzati dai fratelli uruguaiani, ma parecchie parti erano svolte da fratelli dell’Argentina. Era uno speciale privilegio provvedere l’alloggio alle migliaia di fratelli provenienti dall’Argentina. Ne risultò “uno scambio d’incoraggiamento” che rafforzò la fede. — Rom. 1:12.

Un’assemblea indimenticabile fu quella che si tenne dal 13 al 16 gennaio 1977 al Palacio Peñarol. L’uditorio misto era formato da quasi 7.000 fratelli e sorelle uruguaiani e argentini. Al termine dell’assemblea tutti i presenti unirono le voci nel lodare Geova con il canto. Si alternarono: prima gli argentini cantarono una strofa mentre gli uruguaiani tacevano, poi avvenne il contrario. Infine tutti cantarono insieme l’ultima strofa. I sentimenti misti di gioia per essere stati insieme all’assemblea e di tristezza per dover salutare i loro cari fratelli fecero venire le lacrime a molti.

Tuttavia, il 13 gennaio 1977, mentre era in corso questa grande assemblea al Palacio Peñarol, un famoso giornale che nutriva simpatia per la Chiesa Cattolica pubblicò in prima pagina un articolo intitolato: “I testimoni di Geova: Sotto esame la loro legalizzazione”. L’articolo criticò la posizione dei Testimoni riguardo agli emblemi nazionali. Sottolineò che in Argentina il governo aveva messo al bando la nostra opera e che poteva accadere la stessa cosa in Uruguay. Poco dopo la pubblicazione di questo articolo, il governo smise di concedere permessi per le nostre assemblee.

Le restrizioni diventano più rigide

Nel 1975 il governo militare aveva lanciato una campagna volta a esaltare il patriottismo e il nazionalismo. Questo fervore nazionalistico causò difficoltà a molti fratelli mentre si sforzavano di mantenere la neutralità cristiana e di ‘rendere a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio’. (Mar. 12:17) Parecchi giovani Testimoni furono espulsi dalle scuole perché si astenevano coscienziosamente dal rendere omaggio agli emblemi nazionali. Molti fratelli subirono parecchi scherni e maltrattamenti nel luogo di lavoro. Alcuni Testimoni persero perfino il posto a motivo del loro atteggiamento neutrale.

Nelle cittadine e nei paesi dell’interno le autorità locali sorvegliavano molto attentamente i Testimoni. In certi casi spie del governo si presentavano nelle Sale del Regno, fingendosi persone interessate. Per questa ragione i fratelli compresero la necessità di essere sempre più cauti. Alle adunanze evitavano di trattare il soggetto della neutralità, sottraendosi così a eventuali bracci di ferro con le autorità.

Una volta una di queste spie entrò in una Sala del Regno poco prima che cominciasse l’adunanza e chiese a un fratello: “La congregazione quando canta l’inno oggi?” In spagnolo con la parola himno si può intendere sia un inno nazionale che un inno religioso. Sapendo che l’uomo era una spia, il fratello rispose: “All’inizio, a metà e alla fine dell’adunanza: in tutto tre volte”. Naturalmente il fratello si riferiva ai cantici del Regno. La spia se ne andò immediatamente, del tutto soddisfatta, supponendo che i fratelli avrebbero cantato l’inno nazionale tre volte durante l’adunanza.

Arrestati ma felici

A volte la polizia faceva irruzione in una Sala del Regno proprio durante un’adunanza e arrestava tutti i presenti. Poi i fratelli e le sorelle venivano interrogati ad uno ad uno. Questo offriva ai fratelli un’ottima opportunità di dare testimonianza a un buon numero di poliziotti. Dopo che erano stati interrogati — cosa che di solito richiedeva diverse ore — venivano tutti rilasciati. — Confronta Atti 5:41.

Nella congregazione di Florida, a nord di Montevideo, la sorella Sely Assandri de Núñez doveva pronunciare un discorso di esercitazione nella Scuola di Ministero Teocratico. Così invitò una sua vicina, Mabel, a venire a sentire il discorso. Mabel non aveva mai messo piede prima in una Sala del Regno. Quella sera la polizia fece irruzione durante l’adunanza e arrestò tutti, Mabel inclusa. Mabel fu trattenuta per diverse ore, ma poi il marito riuscì a farla rilasciare. Questo incidente destò in lei un sincero interesse per gli insegnamenti dei testimoni di Geova. Subito dopo cominciò a studiare la Bibbia e ad assistere alle adunanze. Ora Mabel è una testimone di Geova dedicata e battezzata.

Le restrizioni imposte dal regime militare durarono quasi 12 anni, eppure ci fu un costante afflusso di persone sincere nell’organizzazione di Geova. Nel 1973 c’erano 3.791 proclamatori nel paese. Nel 1985, quando questo difficile periodo terminò, la cifra era salita a 5.329, un aumento di oltre il 40 per cento! Geova aveva senz’altro benedetto il suo popolo durante questo tempo di angustia.

Assemblee senza restrizioni

Nel marzo 1985 andò al potere un governo democratico e tutte le restrizioni furono tolte. Da quel momento in poi i servitori di Geova potevano impegnarsi liberamente nell’opera di predicare il Regno e insegnare. Erano liberi di tenere assemblee di circoscrizione e di distretto. I fratelli e le sorelle traboccavano di gioia al pensiero di poter rivedere i loro compagni di fede di parti lontane del paese. Com’era incoraggiante sapere che anche i loro fratelli erano rimasti saldi e servivano ancora Geova fedelmente!

Ma dove potevamo trovare locali abbastanza grandi per un’assemblea di distretto a cui si prevedevano oltre 10.000 presenti? Nessuno dei luoghi usati in precedenza sarebbe andato bene ora. Ancora una volta Geova esaudì le nostre preghiere. Negli anni del governo militare era stato costruito nel Parque Rivera, uno dei parchi più grandi di Montevideo, un nuovo stadio per il gioco del calcio, l’Estadio Charrúa. Nonostante fosse stato usato esclusivamente per avvenimenti sportivi, riuscimmo ad affittarlo per un’assemblea nazionale che si sarebbe tenuta nel dicembre 1985. Da allora le autorità locali sono state molto disponibili e ci hanno permesso tutti gli anni di usare questo stadio per le assemblee di distretto, a cui spesse volte sono intervenute più di 13.000 persone.

Durante un’assemblea di circoscrizione tenuta nel dicembre 1990 nello stadio della città di Treinta y Tres venne data un’eloquente testimonianza. Lo stadio gremito di testimoni di Geova era ben visibile dall’interno di una chiesa cattolica. Una mattina il sacerdote disse ai parrocchiani, indicando la finestra: “Vedete quanta gente stanno radunando i testimoni di Geova? Come fanno ad avere tante persone? Hanno qualcosa che voi cattolici non avete, lo spirito di evangelizzazione! Noi diminuiamo di numero di giorno in giorno perché non andiamo a predicare come fanno loro. Se non cominciamo a evangelizzare come fanno i Testimoni la nostra Chiesa morirà”.

Opera nei territori isolati

Negli anni ’80 fu fatto uno sforzo speciale per portare la buona notizia nelle regioni più remote del paese. Durante l’annuale visita a una località della parte nord-orientale del paese, un gruppo di fratelli distribuì vari libri in un paesino chiamato Cuchilla de Caraguatá. Quando l’anno seguente i Testimoni tornarono nello stesso luogo visitarono un uomo che non voleva ascoltare il loro messaggio, asserendo di avere la verità. “Sono un testimone di Geova!”, dichiarò. L’anno prima non era in paese quando erano venuti i Testimoni. Ma tornato a casa aveva letto le pubblicazioni che erano state lasciate convincendosi che quella era la verità. Era andato in giro per il paese dicendo a tutti che ora lui era un testimone di Geova. Oggi lì c’è una piccola congregazione.

Pur abitando nella remota città di Dolores, Berta de Herbig comprendeva l’importanza di assistere regolarmente alle adunanze. Faceva undici chilometri a piedi insieme ai suoi sei figli per andare alla Sala del Regno. Il più delle volte arrivava circa un’ora prima che iniziasse l’adunanza. Il suo buon esempio di madre perseverante e determinata ha avuto un notevole effetto sui suoi figli. Dopo anni di fedele servizio, ora quattro dei suoi figli sono attivi nella verità. Uno di essi, Miguel Ángel, che in seguito divenne pioniere, percorreva 58 chilometri in bicicletta per raggiungere un gruppo isolato a La Charqueada-Cebollatí. Un altro, Daniel, serve attualmente come pioniere speciale nella città di Treinta y Tres.

Migliori rapporti

Per anni molti operatori sanitari in Uruguay hanno guardato dall’alto in basso i testimoni di Geova non comprendendo perché si astengono dal fare uso di sangue. (Atti 15:28, 29) Un gran numero di ospedali del paese rifiutavano i testimoni di Geova. Altri accettavano i Testimoni che avevano bisogno di interventi chirurgici, per poi dimetterli poco prima dell’operazione perché non volevano il sangue. Tuttavia, negli ultimi anni i rapporti fra classe medica e Testimoni sono sensibilmente migliorati.

Nel 1986 l’Hospital Central de las Fuerzas Armadas indisse un convegno per prendere in esame le terapie alternative in favore dei testimoni di Geova e fece intervenire alcune eminenti personalità della medicina e della chirurgia, oltre ad avvocati esperti nel campo sanitario. I testimoni di Geova fornirono informazioni e suggerimenti alle autorità ospedaliere. In seguito a questo speciale convegno, molti medici in Uruguay cambiarono atteggiamento verso i Testimoni e ora sono disposti a curarli e a rispettare il loro punto di vista biblico riguardo al sangue.

Successivamente si tennero, prima a Montevideo e poi in altre città, alcune adunanze ampiamente pubblicizzate. Eminenti specialisti hanno ammesso che con l’aiuto dei testimoni di Geova hanno imparato nuove tecniche e metodiche alternative alle trasfusioni di sangue. Un esperto in emoterapia ha detto: “Grazie ai testimoni di Geova abbiamo imparato molto e abbiamo modificato il nostro modo di pensare. In passato abbiamo avuto parecchi scontri con loro semplicemente perché non li capivamo. Ora ci rendiamo conto che in molti campi avevano ragione loro. È evidente che si sono risparmiati molti grattacapi rifiutando il sangue”.

La loro opera non è vana

Si può davvero dire che il duro lavoro compiuto dagli zelanti proclamatori del Regno dell’Uruguay negli anni ’20 e fino a tutti gli anni ’40 non fu vano. Un pugno di zelanti proclamatori del Regno venuti dall’estero radunò e istruì migliaia di “cose desiderabili” in questo bel paese dai colli ondulati. (Agg. 2:7) In Uruguay ci sono ora più di 10.000 proclamatori del Regno di Dio. Le oltre 135 congregazioni hanno in media quasi cinque anziani ciascuna. Il recente corso della Scuola di Ministero del Regno, tenuto nel marzo 1998, è stato frequentato da 656 anziani e 945 servitori di ministero. Quasi tutte le congregazioni hanno una Sala del Regno di proprietà e molte sale sono state costruite dai fratelli con l’appoggio finanziario della Società.

Negli scorsi 20 anni il numero dei proclamatori è più che raddoppiato e ci sono buone prospettive di aumento nel futuro. Finché Geova tratterrà i venti dell’imminente grande tribolazione, i testimoni di Geova dell’Uruguay continueranno a rivolgere ad altri l’invito: “Venite, e saliamo al monte di Geova, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; ed egli ci istruirà intorno alle sue vie, e noi certamente cammineremo nei suoi sentieri”. — Isa. 2:3; Riv. 7:1.

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Juan Muñiz

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Vivevano in tende fatte da loro e percorsero in bicicletta tutto l’Uruguay per dare testimonianza (da sinistra a destra): Kurt Nickel, Gustavo e Betty Bender, Otto Helle

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Alcune delle prime proclamatrici uruguaiane (da sinistra a destra): María de Berrueta, Carola Beltramelli, Catalina Pomponi

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Missionari che prestano ancora servizio in Uruguay: (1) Florence Latimer, (2) Ethel Voss, (3) Birdene Hofstetter, (4) Lira Berrueta, (5) Tove Haagensen, (6) Günter Schönhardt

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Nuovi edifici della filiale in costruzione nel 1998

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Comitato di Filiale (da sinistra a destra): Günter Schönhardt, Delfos Beltramelli, Gerardo Escribano