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Madagascar

Madagascar

Madagascar

Situato al largo della costa orientale dell’Africa, il Madagascar è talvolta chiamato la “grande isola rossa”. È davvero grande, essendo la quarta isola del mondo per estensione, e il suolo è di colore rosso.

Per le sue molteplici e svariate forme di vita vegetale e animale il Madagascar è stato definito da uno scienziato francese “la terra promessa dei naturalisti”. Circa l’80 per cento delle sue 10.000 specie di piante da fiore non si trova in nessun’altra parte del pianeta. Solo di orchidee ce ne sono quasi 1.000 tipi, da uno dei quali si ricava un importante prodotto di esportazione, la vaniglia. Sull’isola abbonda anche un’affascinante fauna, tra cui il lemure catta e una varietà di camaleonte, dotato di coda prensile e di estremità che sono in grado di afferrare come fossero mani. A parte una decina, tutte le 400 specie di anfibi e rettili sono esclusive di quest’isola.

Ciò che interessa di più ai servitori di Geova, comunque, è la gente. Il Madagascar ha una popolazione di oltre 14.000.000 di abitanti, in cui sono rappresentati circa 20 gruppi etnici. Gli abitanti dell’altopiano, nella parte centrale dell’isola, hanno tratti asiatici, con carnagione più chiara e capelli neri e lisci. Si crede siano originari di quella che è oggi l’Indonesia. I caratteri somatici di quelli che vivono lungo la costa rivelano un’origine afro-araba. Dalla fusione di tali caratteristiche derivano persone che non dimostrano l’età; spesso i genitori appaiono giovani quanto i figli adolescenti.

I malgasci hanno uno dei più alti indici di natalità del mondo e l’80 per cento della popolazione si procura da vivere coltivando la terra. Questo sta avendo gravi ripercussioni sulla “terra promessa”. Oltre metà delle foreste del Madagascar, un tempo lussureggianti, sono state distrutte o rovinate.

Malgrado ciò il Madagascar continua a essere una fiorente “terra promessa”. In che senso? Vi sono molte persone piene di apprezzamento nel cui cuore germoglieranno i semi della verità del Regno. Molti sono grati di udire la buona notizia che “Geova stesso è divenuto re!” Si rallegrano perché il suo dominio farà per l’umanità ciò che nessun governo umano potrebbe mai fare. — Sal. 97:1.

Chi è che ha veramente aiutato gli abitanti di questa grande isola a capire cosa significa il regno di Geova? Benché il 40 per cento circa della popolazione appartenga alle chiese della cristianità, i loro missionari non hanno inculcato nel cuore dei malgasci il modo di vivere cristiano. Una volta un nativo del Madagascar disse: ‘Mi permetta di dirle una cosa, signore. A noi malgasci il cristianesimo è stato semplicemente inoculato. Non c’è un solo malgascio, nemmeno uno, neppure fra la gente evoluta [europeizzata], che penserebbe di costruire una casa senza consultare l’indovino per sapere qual è il giorno propizio per cominciare i lavori. Le vecchie credenze non sono sparite’. Si offrono ancora sacrifici animali sugli alti luoghi e sulle cime dei monti. Il culto degli antenati è la norma e gli stregoni hanno molta influenza sulla gente. Sembra che la vita quotidiana sia regolata più dai morti che dai vivi.

Il nome personale di Dio è ben noto

Pur avendo avuto poco successo nell’aiutare le persone a condurre una vita cristiana, in un certo senso i missionari della cristianità hanno fatto conoscere il nome di Geova attraverso le loro traduzioni della Bibbia. Già nel 1830 era stato pubblicato il “Nuovo Testamento” e nel 1835 fu disponibile l’intera Bibbia in malagasy. La Bibbia in malagasy divenne così una delle più antiche traduzioni nelle lingue locali dell’Africa. La versione protestante della Bibbia in malagasy usa il nome Geova perfino nelle Scritture Greche Cristiane e la versione cattolica usa la forma Iaveh nelle Scritture Ebraiche. (Sal. 83:17, 19; Matt. 4:7, 10) Come risultato il nome Geova è usato frequentemente nella vita di ogni giorno. Sui taxi può capitarvi di vedere versetti biblici come “Geova è il mio Pastore” scritti in malagasy. (Sal. 23:1) Può anche darsi vediate un versetto biblico con il nome divino stampato su un pezzo di stoffa chiamato lamba, che portano le donne.

Tuttavia chi ha aiutato le persone di qui non solo a conoscere il nome di Dio, Geova, ma anche a riconoscerlo come Sovrano della loro vita?

Nella grande isola rossa arriva la buona notizia

Nel 1925 gli Studenti Biblici, come si chiamavano allora i testimoni di Geova, cominciarono ad aiutare le persone del Madagascar a comprendere la Parola di Dio. Poi nel settembre 1933 l’isola ricevette una testimonianza più estesa. Robert Nisbet e Bert McLuckie, due uomini coraggiosi provenienti dal Sudafrica animati da zelo missionario, giunsero a Toamasina, una città sulla costa, passando per l’isola di Maurizio. Predicavano la buona notizia del Regno di Dio. Dato che a quel tempo il numero dei testimoni di Geova in Africa era limitato, si sforzarono di far conoscere la buona notizia del Regno al maggior numero possibile di persone entro un breve periodo. Robert Nisbet rammenta: “La letteratura biblica in francese finì in fretta. Ci limitavamo a dare testimonianza riguardo al Regno e a lasciare pubblicazioni, dopo di che passavamo a un altro territorio vergine”.

Dopo aver percorso Toamasina i fratelli Nisbet e McLuckie si diressero verso Tananarive, la capitale, nell’interno. Tananarive è il nome francese di Antananarivo, che significa “città dai mille fondatori”. Il suo nome deriva dal fatto che il re Andrianjaka circondò la città con un accampamento di mille uomini per proteggerla quando nel 1607 la proclamò capitale del suo regno. Ecco le impressioni di Bert McLuckie sulla capitale: “Tananarive era una città a forma di ferro di cavallo, con la stazione ferroviaria situata all’estremità aperta del colle curvo. All’interno del ‘ferro di cavallo’ c’era il principale quartiere commerciale, circondato dall’area residenziale. Letteralmente centinaia di gradini sui pendii del colle permettevano agli abitanti di raggiungere le case”.

Come reagirono gli abitanti della capitale? Robert Nisbet osserva: “Presero volentieri le pubblicazioni francesi e alcuni si abbonarono all’Età d’Oro (ora Svegliatevi!) in francese. Poiché molti facevano domande tornammo da alcuni di loro per continuare la conversazione”. Rammentando le loro esperienze, il fratello Nisbet disse: “Eravamo fortemente attratti dai nativi, che sono persone molto intelligenti”.

Tuttavia i due fratelli avevano difficoltà a comunicare, dato che pochissimi capivano l’inglese. Nondimeno cercarono di contattare il maggior numero possibile di persone finché le scorte di letteratura si esaurirono. Benché durante il mese in cui rimasero lì non venisse formato né un gruppo né una congregazione, i due fratelli dedicarono 185 ore a parlare ad altri di Geova, distribuirono 214 libri e 828 opuscoli e ottennero 21 abbonamenti. I semi della verità erano stati piantati ma sarebbero passati altri 22 anni prima che ricevessero le cure necessarie per crescere e germogliare.

I malgasci accettano la verità

Nell’ottobre 1955, dopo l’assemblea “Regno trionfante” di Parigi, due pionieri speciali della Francia arrivarono a Tananarive passando dalla città costiera di Toamasina. Scesi dal treno, si fermarono per un attimo davanti alla stazione. Si guardarono attorno e videro il “ferro di cavallo” con migliaia di case appollaiate sul fianco della collina come mensole attaccate a una parete. Adam Lisiak, un ex minatore di origine polacca, disse al suo compagno, Edouard Marlot: “Guarda, Edouard, questo è tutto il nostro territorio!” Edouard rispose: “Adam, che ci facciamo qui? Questa gente è istruita; noi no. Cosa possiamo fare?” Tuttavia ottennero ottimi risultati su quest’isola.

A quel tempo il Madagascar era una colonia francese. Dato che La Torre di Guardia era vietata sia in Francia che nei territori francesi, offrivano Svegliatevi! in francese, che si poteva ricevere solo in abbonamento. Nei primi sei mesi ottennero 1.047 abbonamenti. Il fratello Lisiak era solito raccontare che dopo avere usato ripetutamente la stessa copia di Svegliatevi! come campione, restava solo un fascio di fogli non più leggibili. Eppure si ottenevano abbonamenti semplicemente mostrando quei fogli.

I fratelli Lisiak e Marlot non persero tempo. Lavorarono il territorio e tennero studi biblici a domicilio. Ben presto una scuola elementare concesse ai Testimoni l’uso gratuito della sua aula per tenervi le adunanze. I banchi erano di legno e tutto era a misura di bambino, per cui gli adulti non stavano molto comodi. Tuttavia nessuno si lamentava.

Dopo sei mesi fece rapporto di servizio di campo il primo proclamatore malgascio, Rabehasy Noël. Poi altri proclamatori si unirono a lui nell’attività di campo. Alla fine dell’anno di servizio 1956 un gruppo di otto proclamatori fece domanda per formare la congregazione dei testimoni di Geova di Tananarive. (Noterete che in malagasy il nome si mette dopo il cognome).

Fra i primi a mostrare interesse nel Madagascar ci fu una giovane malgascia, Razanaboahangy Narcisse. Nel 1956 Narcisse notò due uomini che passavano regolarmente davanti al negozio dove lavorava. Un giorno uno di loro entrò nel negozio e comprò alcune fette di prosciutto. Prima di andarsene lasciò a tutti quelli che lavoravano lì un volantino in malagasy, Vita in un nuovo mondo. “Il messaggio non mi interessava”, dice Narcisse. “Tuttavia mia madre, sapendo che mi piaceva leggere, si abbonò alla rivista Svegliatevi! in francese e accettò uno studio biblico per me, senza neppure consultarmi”. Narcisse cominciò a studiare con i Testimoni, ma sperava che l’avrebbero lasciata in pace una volta che si fossero resi conto che non era veramente interessata. Tuttavia il suo interesse crebbe più di quanto pensasse all’inizio. Quando studiò ciò che la Bibbia dice dell’anima e comprese che il culto degli antenati è sbagliato, si rese conto che quello che imparava era la verità.

Nel 1959 Razanaboahangy Narcisse era pronta per simboleggiare la sua dedicazione a Geova con il battesimo in acqua. Dopo di che intraprese il ministero a tempo pieno. In seguito sposò Edouard Marlot. Come ministro a tempo pieno, Narcisse diede un ottimo esempio di perseveranza nel servizio.

Per tutto il tempo che rimase nel servizio speciale nel Madagascar il territorio del fratello Lisiak fu Antananarivo. Aveva visite e studi dappertutto. Molti lo conoscevano come quel vazaha (bianco) senza capelli. Spesso i padroni di casa si limitavano a toccarsi la testa e capivate che Adam era stato lì. Rasaona Gervais, un fratello della congregazione di lingua francese di Antananarivo, rammenta: “Il fratello Adam era molto paziente ma tenace. Quando studiavo, chiedevo a qualcuno di dirgli che non c’ero, ma Adam tornava. Sin dall’inizio mi invitò ad assistere alle adunanze, cosa che feci. Era fedele all’organizzazione di Geova e mi insegnò ad avere lo stesso spirito”.

Nel 1970 i fratelli Lisiak e Marlot furono mandati nella vicina isola francese di Riunione. In seguito il fratello Lisiak tornò in Francia e morì a Marsiglia nel gennaio 1988. Edouard Marlot vive sull’isola di Riunione con la famiglia.

Altri pionieri aiutano a compiere l’opera

Si stava facendo molto per portare il messaggio del Regno agli abitanti del Madagascar. Nel 1957 arrivò una coppia dalla Francia, Antoine e Gilberte Branca, i quali poi servirono ad Antananarivo. Gilberte era una diplomata della 24a classe della Scuola missionaria di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead) e in seguito anche suo marito frequentò Galaad. Rimasero nel territorio al quale erano stati assegnati anche dopo la nascita della figlia Anna nel 1961. Pure Simone Berclaz, con cui Gilberte aveva studiato in Svizzera, si trasferì nel Madagascar per dare una mano nell’opera.

Nel 1960 altri due pionieri speciali, Florent ed Henriette Chabot, andarono nel Madagascar dalla Francia e cominciarono a servire a Diégo-Suarez (l’attuale Antsiranana), nel Madagascar settentrionale. “In quei giorni”, rammenta il fratello Chabot, “quando i pionieri lasciavano la casa e la famiglia per andare in paesi lontani, molti pensavano che non sarebbero tornati prima di Armaghedon e dicevano addio alla famiglia. Noi ci sentimmo proprio così”.

Un uomo con cui studiò il fratello Chabot ebbe il suo primo contatto con la verità andando a comprare lo zucchero. Un commerciante cinese che era abbonato a Svegliatevi! usava le pagine della rivista per incartare la merce. La rivista andava sprecata? Ratsimbazafy Charles comprò dello zucchero da quell’uomo, il quale glielo mise in un cono fatto con l’ultima pagina di una rivista. Charles lesse la pubblicità del libro “Questo significa vita eterna” e scrisse alla filiale della Francia per richiederlo. Nel frattempo conobbe il fratello Chabot che gli diede il libro e iniziò con lui uno studio biblico. Charles fece rapido progresso e cominciò ad assistere alle adunanze.

Ma Charles doveva risolvere la sua situazione familiare. Si era separato dalla moglie e conviveva con una donna da cui aveva avuto dei figli. Per essere idoneo per il battesimo cristiano doveva sposarsi legalmente. (Ebr. 13:4) Benché avesse avviato le pratiche nel 1960, tutti i documenti furono pronti solo nel 1967. Allora, però, il municipio di Diégo-Suarez fu distrutto da un incendio e con esso i documenti di Charles andarono in fumo. (Eccl. 9:11) Dovette ricominciare tutto daccapo, ma stavolta ci volle solo un anno. Le autorità furono molto colpite vedendolo così determinato a conformarsi alle norme divine. Alla fine fu idoneo per diventare un proclamatore del Regno e battezzarsi! Si battezzò anche la moglie. Charles ha servito come anziano a Diégo-Suarez e ad Antananarivo.

La sfida della lingua

Laval e Irene Carbonneau, che avevano svolto l’opera di circoscrizione nella parte francofona del Canada, arrivarono nel Madagascar come missionari nel 1961. Andarono ad abitare in un appartamento al pianterreno di una casa di stile malgascio con una piccola camera da letto, una piccola sala da pranzo, una piccola cucina, un piccolo bagno con l’acqua fredda e una piccola veranda chiusa. “Ratti, topi e scarafaggi erano inclusi nel prezzo”, rammenta il fratello Carbonneau. “Mia moglie arrivò al punto di saper riconoscere uno dei ratti dalla coda smozzicata. Quando lo vedeva, lo chiamava ‘Sua Altezza’ e gli chiedeva cortesemente il permesso di passare”.

Laval parlava il francese e sua moglie lo stava studiando, così potevano comunicare con le persone. Ma non era così per Raimo e Veera Kuokkanen, giunti dalla Finlandia alla fine del gennaio 1962. Non fu difficile riconoscerli quando scesero dall’aereo. Partiti dalla Finlandia in pieno inverno, indossavano il cappello di pelliccia e altri indumenti caldi e pesanti. In quel caldo tropicale avrebbero avuto senz’altro bisogno di qualcosa di più leggero. Raimo parlava l’inglese ma non il francese. Veera non parlava né l’uno né l’altro. Irene Carbonneau si serviva dell’inglese per insegnare loro il francese, così Raimo doveva tradurre tutto dall’inglese in finlandese per la moglie. Ma dato che Veera aveva fatto tutti gli studi in svedese, la grammatica doveva esserle spiegata in svedese. Meno male che Raimo sapeva anche un po’ di svedese. Complicato? Indubbiamente. Ma dopo circa due mesi cominciarono a capirci qualcosa. Iniziarono a riconoscere alcune parole francesi. Comunque, anche dopo essere diventati padroni del francese dovevano imparare il malagasy.

Alcuni anni più tardi, quando l’insegnante di francese non c’era più, il fratello Kuokkanen si trovò a tradurre in francese i discorsi di Malcolm Vigo, un sorvegliante di zona che era in visita. Il fratello Kuokkanen ricorda ancora che quando fu citato Luca 9:62 non sapeva come tradurre in francese la parola “aratro”. Quando cercò di spiegare cos’era, i presenti spalancarono gli occhi per lo stupore perché la descrizione non corrispondeva al modo di arare comune nel Madagascar, dove si usa il maschio dello zebù. In un’altra occasione, quando tentava di dire in francese che i fratelli del Malawi tenevano le adunanze sotto un albero di manghi, disse che tutta la congregazione era sull’albero. Dovette imparare a ridere con chi proprio non riusciva a trattenersi.

Un’altra coppia di missionari, Samuel e Thelma Gilman, arrivarono dagli Stati Uniti nell’aprile 1962. Sam ricorda bene i problemi che ebbe per comunicare. “Per sistemarci nella nuova casa avevamo bisogno di una lunga asta [pipe, in inglese] da usare per gli armadi. Così il fratello Kuokkanen ed io andammo nel negozio di ferramenta all’angolo e chiedemmo un’asta di sei metri. In un dizionarietto che portavamo con noi trovammo la parola “pipe”. Immaginate le facce di quelli che erano nel negozio quando chiedemmo se avevano una pipa di sei metri!”

Visite dalla sede mondiale

Con l’aiuto di ministri venuti da oltremare, il numero di quelli che nel Madagascar proclamavano che “Geova stesso è divenuto re” crebbe ulteriormente. Nell’anno di servizio 1959 ci fu un massimo di 41 proclamatori. Quell’anno Nathan H. Knorr, l’allora presidente della Watch Tower Society, visitò il Madagascar per incoraggiare i fratelli.

Quattro anni dopo, quando Milton Henschel, il segretario del fratello Knorr, visitò i paesi africani, il Madagascar era di nuovo incluso nell’itinerario. Egli si interessò in particolare dei missionari e dei pionieri speciali che facevano servizio lì. Tutti i presenti furono molto incoraggiati. Il fratello Henschel raccontò esperienze di quando lui faceva il pioniere. Prima della fine di quell’anno di servizio il numero dei proclamatori del Madagascar superò il centinaio.

Dopo la visita del fratello Henschel i fratelli e le sorelle locali furono invitati a intraprendere il servizio di pioniere speciale. Essendo del posto, potevano promuovere con maggiore efficacia l’opera in nuovi territori. Andriamoara Félix fu uno di questi. Cominciò il servizio di pioniere speciale nel 1965. Da allora ha servito come sorvegliante viaggiante e per molti anni come membro della famiglia Betel del Madagascar. Anche dopo che lui e la moglie Honorine ebbero messo su famiglia continuò a svolgere il ministero a tempo pieno. La moglie lavora part time nel Reparto Traduzioni alla filiale.

Il loro zelo per il servizio di Geova si rifletté in modo positivo sui figli? Ora la figlia, Miora, è sposata e serve con il marito come pioniera speciale. Il figlio, Timoty, che vive ancora con i genitori, serve di tanto in tanto come pioniere ausiliario.

Una filiale per il Madagascar

Quando nel 1955 la predicazione della buona notizia nel Madagascar cominciò a essere svolta con regolarità, fu la filiale di Maurizio a soprintendere all’opera. Dal 1959 al 1962 se ne occupò la filiale della Francia. Ma a partire dal 1963 il Madagascar ebbe la propria filiale. Raimo Kuokkanen fu nominato servitore di filiale. Inizialmente riusciva a sbrigare lui stesso quasi tutto il lavoro di ordinaria amministrazione.

Dapprima l’ufficio era una semplice casa in affitto che fungeva anche da casa missionaria. Quella casa, comunque, non era l’ideale. Dopo che i missionari erano andati ad abitarvi, qualcuno del posto chiese loro se non avevano paura a vivere in una casa dove c’erano gli spiriti. Sta di fatto che in quella casa succedevano cose strane. Per fare un esempio, quando una coppia di missionari vide la maniglia della porta girarsi aprì la porta per vedere chi c’era, ma apparentemente nel corridoio non c’era nessuno. I missionari vennero a sapere che in quella stanza era vissuto un medium. Fecero un’attenta ricerca per vedere se era rimasto qualcosa che gli spiriti potessero usare come mezzo di contatto. Sulla soglia della loro stanza c’era una moneta fissata con un chiodo. Con uno sforzo notevole il fratello la tolse. Da quel momento le cose strane cessarono.

Interpellato in merito, il padrone di casa ammise: “Sì, ci sono gli spiriti, ma ho pensato che siccome siete missionari e servitori di Dio, non avreste avuto nulla da temere”.

Si produce letteratura biblica in malagasy

Con il progredire dell’opera di predicazione c’era bisogno di più pubblicazioni in malagasy. Fino al 1963 c’erano solo alcuni volantini, come Vita in un nuovo mondo e Inferno di fuoco: verità biblica o spavento pagano? C’era anche l’opuscolo “Questa buona notizia del regno”, che era stato pubblicato nel 1959. La gente più istruita sapeva parlare e leggere il francese, quindi i proclamatori usavano pubblicazioni in quella lingua. Molti, però, preferivano pubblicazioni nella madrelingua.

Quando fu concessa l’approvazione per produrre La Torre di Guardia in malagasy si rese necessario aumentare il personale della filiale. Rasoamalala Louise, una sorella malgascia, la traduceva dal francese. Lavorava a casa e scriveva tutto a mano. Alla filiale, Veera Kuokkanen scriveva a macchina il testo tradotto su matrici che i fratelli usavano per il ciclostile.

La prima tiratura della Torre di Guardia in malagasy, che uscì nel settembre 1963, fu di circa 600 copie. A quell’epoca era un’edizione mensile e conteneva solo gli articoli di studio. I proclamatori ne furono felicissimi. Durante la prima campagna di abbonamenti con l’edizione malgascia si ottennero centinaia di abbonamenti. Nel giro di qualche mese la filiale ne stampava con il ciclostile 3.000 copie al mese. Tre fratelli si davano il cambio per tenere in funzione il ciclostile quasi giorno e notte.

Uno di loro rammenta: “Ci occorrevano almeno 16 matrici di cera per ogni numero della Torre di Guardia. Per una rivista mettevamo insieme otto fogli, stampati su entrambi i lati. Per produrre 3.000 copie della Torre di Guardia si dovevano quindi stampare oltre 24.000 fogli. Avevamo otto mucchi o più di pagine stampate disposti su un tavolo di cui facevamo il giro 3.000 volte, raccogliendo le pagine una dopo l’altra. Quindi i fogli venivano spillati insieme. Sì, si faceva tutto a mano”.

Col tempo la Società (Watch Tower) dispose che La Torre di Guardia in malagasy fosse stampata dalla filiale svizzera. Ora è quindicinale, viene stampata in Gran Bretagna e ha una tiratura di 26.000 copie. Grazie ad essa i testimoni di Geova del Madagascar e i loro compagni di fede in tutto il mondo possono nutrirsi simultaneamente dello stesso cibo spirituale.

Il lavoro di traduzione procedeva a piccoli passi. Tre mesi dopo la pubblicazione della Torre di Guardia in malagasy i Testimoni locali ebbero nella loro lingua anche il libro di studio biblico “Sia Dio riconosciuto verace”. Appena lo ricevette, Rakotomaro Justin, un pioniere speciale che faceva molto per aiutare altri a conoscere la verità, rimase per un bel po’ con il libro in mano senza dire una parola. Poi esclamò: “Com’è stato buono Geova a darci questo libro!” I pionieri ne presero delle scatole per metterli nelle mani delle persone spiritualmente affamate.

L’opera dei sorveglianti di circoscrizione

Dapprima c’era solo una congregazione sull’isola. Ma via via che venivano aperte nuove case missionarie e che i pionieri speciali erano mandati in varie località, se ne formarono altre. Durante l’anno di servizio 1964 furono formate due nuove congregazioni. Per assistere le tre congregazioni allora esistenti la filiale dispose che fossero visitate da un sorvegliante di circoscrizione, Laval Carbonneau, accompagnato dalla moglie Irene. Si spostavano in treno. Era un’avventura, anche se piacevole. Una volta, ad esempio, si sentirono beccare le gambe. Sotto il sedile c’era un’oca che chiedeva un po’ di attenzione.

Quando i Carbonneau dovettero lasciare il Madagascar per motivi familiari, l’opera di circoscrizione fu svolta da Raimo Kuokkanen. Ogni volta che era possibile lui e la moglie Veera viaggiavano in treno. Per spostarsi fra le città della costa prendevano il battello. A volte dovevano viaggiare sul bush taxi, o “taxi della savana”, un pulmino che poteva trasportare fino a 15 persone ma che era sempre stracarico. Quei viaggi cominciavano la mattina presto e finivano la sera tardi. Durante la stagione delle piogge, quando il bush taxi non si poteva usare, i Kuokkanen prendevano l’aereo. Ma non erano certo aerei di lusso. La locale linea aerea disponeva di vecchi DC-3 e le piste erano semplici campi coperti d’erba. Le visite ai vari gruppi erano occasioni per uno scambio di caloroso incoraggiamento spirituale.

Per un po’ il fratello Kuokkanen servì sia come sorvegliante di circoscrizione che come sorvegliante di distretto. Inoltre per forza di cose doveva sbrigare la corrispondenza della circoscrizione e del distretto alla filiale. Ma lavorò sodo per addestrare alcuni fratelli locali. In seguito un pioniere speciale del posto, Rajaobelina Célestin, divenne idoneo e fu il primo sorvegliante di circoscrizione malgascio.

Gli indù si volgono all’adorazione di Geova

Mentre l’opera di predicazione andava avanti, si contattavano persone di ogni sorta. (1 Tim. 2:4) I missionari lasciavano molti libri e riviste agli asiatici che avevano negozi nella capitale. Dirajlal Bagvandjee, un giovane indù conosciuto con il nome di Dirou, era uno di questi. Quando un missionario portava le riviste nel suo negozio lui le accettava con piacere. Poi quando nel 1963 morì suo zio, Dirou cominciò a chiedersi: ‘Perché l’uomo muore e qual è la condizione dei morti?’ Si chiedeva perché Dio avesse permesso che un uomo così buono morisse. Si domandava anche se c’era qualche speranza di rivedere i morti.

Poco dopo Simone Berclaz lo incontrò mentre dava testimonianza di casa in casa. Alla visita ulteriore Simone usò la Bibbia per rispondere alle sue domande sulla condizione dei morti e per spiegare la meravigliosa speranza della risurrezione. (Eccl. 9:5; Atti 24:15) Dapprima Dirou era confuso perché cercava di conciliare il tutto con la credenza indù nella trasmigrazione delle anime. Questa credenza non offre nessuna speranza di rivedere i propri cari morti. Ma una volta chiariti tutti i punti, Dirou comprese quanto è meravigliosa la speranza biblica della risurrezione. — Giov. 5:28, 29.

Dopo alcune settimane di studio biblico Dirou cominciò ad assistere a tutte le adunanze. Quindi sorse opposizione, soprattutto da parte del padre e degli amici. Alla fine, comunque, Dirou giunse alla conclusione che “la Bibbia è logica, che è veramente la Parola di Dio”. L’anno seguente si dedicò a Geova e si battezzò.

Tuttavia il padre di Dirou continuò a opporsi e mandò due pastori protestanti per convincerlo che doveva tornare alla religione dei suoi genitori. Quando Dirou chiese ai pastori perché non avevano insegnato a suo padre la verità in merito al peccato, alla morte e al riscatto, essi risposero che il quinto comandamento dice che l’uomo deve onorare il padre e la madre. Dirou chiese loro se era giusto che ubbidisse al quinto comandamento — esaudendo i desideri del padre — disubbidendo così al primo comandamento di Dio, che dice di non adorare altri dèi. I pastori non seppero rispondere e se ne andarono. Successivamente si recarono alla filiale e chiesero ai Testimoni di convincere Dirou a tornare alla religione di suo padre. “Vedere questa ipocrisia rafforzò ancora di più la mia fede”, dice Dirou.

Suo padre chiese quindi aiuto a maghi e uomini politici, dopo di che fece pubblicare da un giornale locale un articolo che accusava falsamente i Testimoni e smise di parlare a Dirou. I genitori di Dirou avevano cinque figli e tre figlie e la famiglia in generale pensava che la religione di Dirou rovinasse i rapporti familiari. Nondimeno Dirou era convinto che il suo primo obbligo fosse quello di ubbidire a Dio. — Mar. 12:28-31.

Nel febbraio 1967 Dirou divenne pioniere speciale e l’anno seguente sposò Simone. Dopo che nel giugno 1970 furono costretti a lasciare il Madagascar servirono per tre anni in Kenya e quindi per quasi 20 anni in India dove Dirou ha fatto parte del Comitato di Filiale.

Ma che ne fu della famiglia di Dirou? Con il passare del tempo il padre cominciò a leggere la Bibbia e le pubblicazioni bibliche, sua madre divenne molto favorevole alla verità biblica e i suoi fratelli e sorelle come pure diversi nipoti divennero Testimoni battezzati. In tutto, 16 componenti della sua famiglia sono diventati adoratori di Geova. Alcuni prestano servizio alla filiale del Madagascar; altri partecipano a lavori di costruzione internazionali. La famiglia Bagvandjee è un esempio dell’eccellente frutto prodotto in questa grande isola rossa spiritualmente fertile.

I missionari pongono un fondamento

La Società continuò a inviare missionari per promuovere la predicazione della buona notizia nel Madagascar. Due di loro furono Margarita Königer e Gisela Hoffmann, sorelle tedesche che arrivarono nel marzo 1966. La sorella Hoffmann dice le sue impressioni: “Nel Madagascar c’è un’atmosfera pacifica, che non ha niente a che vedere con il ritmo intenso e frenetico dell’Europa e dell’America. Fra le prime cose che mi sbalordirono ci furono le gigantesche piante di aloe. Nel mio paese le avevo coltivate in vaso e mi reputavo soddisfatta quando raggiungevano i quindici centimetri di altezza. Ma qui erano alte come case! E una sera, di ritorno dalla nostra prima adunanza, vidi le stelle così vicine come non le avevo mai viste prima. Cominciammo a vivere una vita semplice”.

Le due sorelle si resero conto in fretta che gli abitanti del posto erano molto cordiali e ospitali. La sorella Königer disse: “Scoprimmo che la gente era piuttosto istruita. Nei villaggi perfino alle donne molto anziane piaceva leggere la Bibbia e la letteratura biblica. Amavano fare baratti e in quel modo si procuravano i libri. I bambini ci correvano dietro per barattare riso con riviste La Torre di Guardia e Svegliatevi!” Queste due sorelle iniziarono insieme ai Branca l’opera di predicazione a Fianarantsoa e rafforzarono un piccolo gruppo ad Ambositra. Entrambe queste città si trovano a sud di Antananarivo.

Ci furono anche altri missionari coraggiosi che iniziarono l’opera in nuovi territori. Hugh Haisley e Thomas Baynes servirono a Toliary, città sulla costa meridionale del Madagascar. Mary Dolinski del Canada servì a Taolagnaro insieme a Edouard e Narcisse Marlot.

Nel 1961, quando furono mandati nel Madagascar i primi missionari, facevano rapporto poco più di 75 proclamatori. Nel 1970, dopo aver compiuto l’opera di fare discepoli per quasi dieci anni, quei missionari ebbero la gioia di vedere un massimo di 469 proclamatori: un aumento del 525 per cento! Ma all’orizzonte si addensavano nubi minacciose. Già dal 1967 non veniva concesso a nessun nuovo missionario il permesso di entrare nel Madagascar.

Alle 16,00 del 5 giugno 1970 si scatenò la bufera. La polizia andò alla filiale e disse a Samuel Gilman che il giorno dopo tutti i missionari dovevano presentarsi alla polizia. I missionari che a quell’epoca si trovavano nella capitale, i fratelli Gilman, Kuokkanen e Lisiak, comparvero davanti al capo della polizia. Fu detto loro molto brevemente che tutti i missionari dei testimoni di Geova dovevano lasciare subito il paese, con l’aereo che partiva quella sera! “Non cercate di scoprire perché, non lo saprete mai; andatevene subito e basta”, fu detto loro. Alcuni avevano ottenuto il visto per tre anni solo qualche giorno prima. Quando fecero notare che i visti erano ancora validi, il capo della polizia chiese loro il passaporto. Dopo di che appose sui visti il timbro Annulé (Annullato) e i fratelli furono informati che ora erano nel paese illegalmente.

I missionari non riuscirono a partire quella sera. Il lunedì mattina presto si recarono al consolato o all’ambasciata del loro paese di origine e chiesero aiuto. Nondimeno il sabato 20 giugno 1970 tutt’e 20 i missionari dovettero lasciare il paese. La maggioranza di loro andò in Kenya. I cittadini francesi andarono a Riunione, che è territorio francese. Fratelli e sorelle di ogni parte del Madagascar andarono a salutarli. Sia i Testimoni locali che i missionari piangevano. Per alcuni di loro che erano lì da molti anni il Madagascar era diventato la loro casa.

Durante la loro permanenza nel Madagascar i missionari si erano sforzati di insegnare alle persone a edificare la loro fede sulla Parola di Dio, a riporre la loro fiducia in Geova e a comprendere il ruolo di Gesù Cristo nel proposito di Dio. (1 Cor. 3:5-14) Appropriatamente, all’ultima adunanza prima di lasciare il paese Florent Chabot disse: “Se siete diventati seguaci dei missionari, dopo la loro partenza non continuerete ad essere testimoni di Geova. Ma se siete diventati testimoni di Geova, continuerete a esserlo anche dopo la partenza dei missionari”.

Il bando

Il bando contro i testimoni di Geova fu reso pubblico l’8 agosto 1970 attraverso la “Gazzetta Ufficiale della Repubblica Malgascia”. Che ne sarebbe stato dei Testimoni malgasci? Quando gli venne rivolta questa domanda il ministro dell’Interno disse: “Non preoccupatevi. Dopo che i missionari se ne saranno andati ci occuperemo di loro”. Quindi fece un gesto con le mani come per schiacciare qualcosa.

Fortunatamente, però, i Testimoni locali non furono oggetto di aspra persecuzione. Ma come si sentirono i fratelli e le sorelle locali quando i missionari furono espulsi? Ravelojaona Rahantamalala, che aveva conosciuto i missionari da ragazzina, disse: “Molti fratelli locali si scoraggiarono quando i missionari dovettero andarsene. Alcuni non volevano più essere riconosciuti come testimoni di Geova”.

Il rapporto dell’anno di servizio 1971 indicò una diminuzione del 12 per cento nel numero dei proclamatori. Evidentemente alcuni si fecero prendere dal timore dell’uomo e smisero di proclamare la buona notizia. (Prov. 29:25) Tuttavia la maggioranza diede prova d’avere una fede forte. E nel terzo anno il Madagascar ricominciò a registrare aumenti.

Dapprima le adunanze si tenevano in luoghi diversi nelle case dei fratelli, con tre o quattro famiglie presenti. Il numero dei presenti alle adunanze a poco a poco salì. La sorella Ravelojaona mise a disposizione per le adunanze la sua casa di Manakambahiny, nella zona di Antananarivo. Grazie a Geova, anche nel periodo dei disordini civili non si verificò nessun incidente grave. “Dal piccolo gruppo di Manakambahiny si formarono almeno dieci congregazioni”, dice la sorella Ravelojaona. “Geova benedisse gli sforzi che facemmo per predicare e fare discepoli durante tutti gli anni del bando”.

Addestràti per la sorveglianza

Fu costituito un comitato per curare l’attività dei testimoni di Geova localmente e per tenersi in contatto con il Corpo Direttivo. La responsabilità dell’opera di predicazione del Regno nel Madagascar fu affidata a Testimoni locali. Durante il bando i fratelli usarono il nomignolo Ineny, che significa “mamma”, riferendosi alla Società. Subito dopo che era stato imposto il bando l’Ineny provvide l’aiuto necessario. Come?

Milton Henschel, della sede mondiale, visitò il Madagascar come sorvegliante di zona e fece piani precisi per soddisfare i bisogni spirituali dei fratelli malgasci. Due fratelli a cui erano affidate responsabilità furono invitati ad andare alla sede mondiale dell’organizzazione visibile di Geova per ricevere addestramento. Nonostante i problemi dovuti alla lingua essi ne trassero grande beneficio e divennero più qualificati per l’opera che li attendeva.

Il fratello Henschel raccomandò pure di mandare un pioniere speciale malgascio alla Scuola di Galaad. Così sarebbe stato in grado di prendere maggiormente la direttiva nell’attività di predicare il Regno. Fu scelto Andriamasy Théodore, un giovane che parlava l’inglese e che aveva aiutato a tradurre la corrispondenza. Dell’addestramento che ricevette a Galaad dice: “Fu un addestramento biblico intenso della durata di cinque mesi che mi fece prendere buone abitudini di studio. Lavorando mezza giornata in vari reparti della Betel ebbi molte opportunità di vedere come opera la visibile organizzazione di Geova. Stare insieme a fratelli e sorelle unti fu una delle esperienze più soddisfacenti che feci a Galaad. Imparai molto dalla loro generosità, ospitalità e umiltà”.

Al ritorno da Galaad, il fratello Andriamasy fu assegnato al campo affinché facesse buon uso di quello che aveva imparato. L’addestramento che aveva ricevuto rafforzò la sua fede e gli permise di incoraggiare a sua volta i fratelli cristiani in quegli anni difficili. Egli serve ancora part time alla filiale assolvendo vari incarichi. Ultimamente ha insegnato ai nuovi missionari il malagasy.

Continuano a servire nonostante il bando

Nel periodo del bando i testimoni di Geova fecero in modo di non dare nell’occhio pur continuando a praticare la vera adorazione. Ogni numero della Torre di Guardia era puntualmente tradotto. (Isa. 65:13) Si radunavano in case private per incoraggiarsi gli uni gli altri. (Ebr. 10:23-25) I sorveglianti di circoscrizione visitarono le congregazioni; furono organizzate assemblee di circoscrizione e di distretto e si tennero anche raduni di grandi proporzioni nella foresta. Lì, lontano dalla città, c’erano talora fino a 1.500 presenti. Nel 1972, in un appartamento in affitto, vennero aperti un ufficio e un deposito di letteratura. Un fratello responsabile di ciascuna delle 11 congregazioni allora esistenti andava a ritirare la letteratura al deposito. Il fratello Andriamoara, che si occupò per qualche tempo del deposito, rammenta che i fratelli portavano via le scatole di letteratura apertamente, sotto gli occhi dei vicini.

Nei primi anni del bando i Testimoni erano molto cauti. A volte avevano la sensazione di essere sorvegliati e pedinati dalla polizia. Per questa ragione davano soprattutto testimonianza informale. Predicando di casa in casa visitavano una casa in un isolato e poi una casa in un altro isolato. Invece di portare la letteratura nella borsa, usavano un sacco o un cesto, così da far pensare che andavano al mercato. Ma nella maggioranza dei casi riuscirono a tenere studi biblici indisturbati. Il fratello Rakotojaona, che ora serve alla filiale insieme alla moglie Lea, rammenta che quando nel 1972 cominciò a studiare, lo studio si teneva senza far nulla per nasconderlo.

Troppo prudenti?

L’Ineny continuava a predisporre le visite dei sorveglianti di zona. Queste amorevoli disposizioni incoraggiarono i fratelli e le sorelle e li aiutarono a far fronte in modo costruttivo alla loro situazione. Nel 1973, per esempio, quando André Ramseyer visitò il Madagascar, si rese conto che i fratelli erano troppo prudenti. Il fratello Andriamoara rammenta il ragionamento del fratello Ramseyer. “Qualcuno è stato in prigione perché è testimone di Geova? No. Avete avuto altre difficoltà? No. Forse allora siete troppo prudenti. Non è che state esagerando? Non dovremmo avere paura”. Come fu utile quella visita! Da quel momento in poi i Testimoni locali predicarono più apertamente e con coraggio. Come risultato, durante l’anno di servizio 1974 fece rapporto un nuovo massimo di 613 proclamatori, superando del 30 per cento il precedente massimo registrato prima del bando!

Riottengono il riconoscimento giuridico

Verso la fine del 1983 i fratelli — sotto il nome di un’associazione culturale del luogo — fecero domanda per avere il riconoscimento giuridico della loro attività. Il 24 febbraio 1984 il riconoscimento fu concesso, ma questo non significò la revoca del bando contro i testimoni di Geova. Nondimeno questa nuova situazione recò grande gioia ai fratelli. Il servizio di campo aumentò e in aprile si raggiunsero due massimi eccezionali: fecero rapporto di servizio di campo 1.708 proclamatori e alla Commemorazione assisterono 8.977 persone. Pertanto il numero dei proclamatori era aumentato del 264 per cento e i presenti alla Commemorazione erano saliti del 606 per cento.

Benché avessero il riconoscimento giuridico come organizzazione culturale, nel 1993 i fratelli presentarono domanda per ottenere il riconoscimento giuridico dei Testimoni di Geova come associazione religiosa. Alcuni mesi dopo, il 4 ottobre 1994, tale riconoscimento fu concesso. Che gioia! Ora potevano dire di nuovo apertamente che erano testimoni di Geova.

Ulteriore aiuto dall’estero

Nel 1987, comunque, ancor prima che venisse concesso il riconoscimento, i missionari poterono tornare nel Madagascar. Nel settembre 1991 i Kuokkanen, che avevano fatto i pionieri speciali a Helsinki, in Finlandia, fecero ritorno nel Madagascar e il fratello Kuokkanen fu nominato coordinatore del Comitato di Filiale. “Il Madagascar era cambiato”, dice il fratello Kuokkanen. “Alcuni fratelli e sorelle che avevamo conosciuto in precedenza c’erano ancora, ma parecchi erano morti. La maggioranza dei proclamatori erano nuovi nella verità”. C’era molto lavoro d’ufficio da sbrigare. Tuttavia che gioia vedere nell’agosto 1991 un nuovo massimo di 4.005 proclamatori!

Anche Dirajlal Bagvandjee e sua moglie Simone, espulsi insieme agli altri nel 1970, furono invitati a tornare nel Madagascar. Essendo molto bravo nel condurre trattative, il fratello Bagvandjee aiuta la filiale a ottenere permessi, carte per la dogana e altri documenti. Dal 1992 serve come membro del Comitato di Filiale del Madagascar. Spesso i funzionari rimangono sbalorditi sentendo un indiano che un tempo era indù parlare di Geova, di Gesù Cristo e del Regno di Dio.

Il nuovo complesso della filiale

Da quando nel settembre 1963 fu aperta la filiale sono stati usati locali in diversi luoghi. Dal 1972 al 1987 fu sufficiente un appartamento come ufficio e deposito di letteratura. Poi fu affittata una casa più grande. In quegli anni i membri del Comitato di Filiale, avendo la famiglia da mantenere, facevano la maggior parte del lavoro a casa.

Man mano che l’opera di istruzione biblica nel Madagascar si estendeva, sorgeva il bisogno di locali più adatti per l’opera. Fu acquistata una proprietà a circa cinque chilometri dall’aeroporto internazionale di Ivato. Tre anni dopo, nell’aprile 1993, con l’aiuto di fratelli stranieri si iniziò a costruire. Walter Elkow, un canadese che aveva molta esperienza in questo campo, venne a dirigere i lavori, che sarebbero durati due anni e mezzo. Si aggiunsero altri servitori internazionali e molti volontari internazionali vennero a dare una mano nel cantiere per tre mesi o più pagando le proprie spese di viaggio. Il numero massimo di lavoratori fu di 110 fra componenti della squadra internazionale e volontari locali. Nei fine settimana il numero dei volontari cresceva perché venivano a dare una mano anche fratelli e sorelle delle congregazioni locali.

L’incoraggiamento era reciproco. Benché molti non parlassero la lingua locale, questi fratelli e sorelle maturi della squadra internazionale diedero un ottimo esempio nel ministero di campo. Per citarne uno, David Smith, che prestò il suo aiuto per circa due anni come meccanico di macchinari pesanti, non parlava il malagasy ma sapeva che La Torre di Guardia e Svegliatevi! in malagasy potevano dare una buona testimonianza. Così con un sorriso amichevole se ne stava fermo per la strada con le riviste in una mano mentre con l’altra indicava la contribuzione suggerita. In una giornata distribuiva fino a 80 riviste.

La nuova filiale con i suoi bei locali è veramente un dono di Geova! Quando il 7 dicembre 1996 fu dedicata, 668 Testimoni di vecchia data furono invitati a essere presenti. Che occasione felice! Poi il giorno dopo 7.785 persone assisterono al discorso speciale pronunciato all’aperto in uno spiazzo che fu chiamato Gileada. Perché proprio lì? Questo terreno, distante circa sei chilometri dalla filiale, era stato acquistato per costruirvi una Sala delle Assemblee. Fu un vero spettacolo: il fianco di una collina pieno di fratelli e sorelle vestiti di tutto punto e muniti di ombrelli variopinti per ripararsi dal sole!

Le file dei servitori a tempo pieno si ingrossano

Da quando i primi pionieri malgasci iniziarono il servizio a tempo pieno negli anni ’60, le file di questi lavoratori diligenti si sono costantemente ingrossate anno dopo anno. Nel Madagascar circa 1 proclamatore del Regno su 6 fa ora il pioniere. Molti fratelli e sorelle giovani hanno scelto questa carriera. Per rafforzare i pionieri, nel 1979 fu inaugurata nel Madagascar la Scuola del Servizio di Pioniere, come si era fatto in altri paesi. Gli istruttori furono Andriamasy Théodore e Andriamoara Félix, che erano nel servizio a tempo pieno da molti anni. Da allora centinaia di pionieri hanno tratto beneficio da questo corso istruttivo.

Uno dei soggetti trattati estesamente nella scuola era quello di interessarsi personalmente degli altri. Molti pionieri l’hanno davvero preso a cuore. Per esempio, nel 1998, quando furono mandati nella cittadina di Soanierana-Ivongo, sulla costa orientale, Randriamampianina Niaina e sua moglie Veroniaina compresero la necessità di interessarsi degli altri. La proprietaria della casa dove andarono ad abitare aveva un figlio che era disabile a causa della poliomielite. I pionieri speciali si presero il tempo per parlare al ragazzo delle preziose promesse bibliche relative alla vita nel nuovo mondo di Dio. Il giovane fu lieto di studiare la Bibbia con Niaina e Veroniaina. Ma la sua famiglia non approvava. La madre chiese perfino ai pionieri speciali di dire a suo figlio che non avevano più il tempo per studiare con lui. Ma naturalmente i pionieri non potevano dir questo. L’amore del giovane per Geova e le sue vie crebbe rapidamente. Nel giro di otto mesi si battezzò. Allora i pionieri furono costretti ad andarsene da quella casa.

L’interesse mostrato a questo giovane cessò? Tutt’altro. La sua sedia a rotelle era in pessime condizioni, e ora è completamente fuori uso. Nonostante ne sia arrivata una nuova per lui, la sua ex chiesa non gliela vuole dare perché ha cambiato religione. Così i fratelli della congregazione aiutano il fratello disabile ad assistere alle adunanze.

Negli ultimi anni la Società ha mandato pionieri speciali temporanei in territori non assegnati per dare a più persone l’opportunità di trarre beneficio dal messaggio del Regno. Nel novembre 1997 furono mandati due fratelli a Mahaditra, una cittadina dove c’era un solo proclamatore. Cosa sorprendente, nell’ottobre dell’anno seguente fu formata una congregazione di 14 proclamatori. I due pionieri speciali temporanei sono ora pionieri speciali permanenti in quella città.

Nel giugno 1996 altri due fratelli si recarono nella cittadina di Mahasoabe, un territorio vergine. Non poterono lasciare il territorio dopo tre mesi, come previsto, perché gli abitanti li supplicarono di restare. Dopo sei mesi fu formato un gruppo isolato e tre mesi più tardi il gruppo divenne una congregazione con cinque proclamatori e due pionieri regolari. I primi due pionieri speciali “temporanei” sono ancora nella congregazione e se ne prendono cura. In decine di territori non assegnati si sono avuti risultati analoghi.

Una nuova ondata di missionari

Il Madagascar è un campo fruttifero. Si tengono più di 20.000 studi biblici a domicilio, oltre due per proclamatore. Nel 1993 sei missionari diplomatisi alla Succursale della Scuola di Galaad in Germania furono mandati nel Madagascar per aiutare a compiere l’opera. Aprirono una casa missionaria a Toamasina, la seconda città del Madagascar per grandezza, situata sulla costa orientale. Daniel ed Hélène Kmita, missionari esperti che servivano nelle Seicelle, furono mandati nella grande isola rossa. Anche cinque coppie di pionieri regolari della parte francofona del Canada si offrirono di prestare servizio qui. Ivan Teyssier, un missionario francese che aveva servito nel Paraguay per molti anni, venne a lavorare nella filiale. Dante e Cristina Bonetti, che erano stati nel Madagascar come servitori internazionali durante la costruzione della filiale, furono invitati a tornarvi come missionari. Questi nuovi arrivati hanno fatto molto per incrementare lo spirito di pioniere fra i proclamatori locali. Alcuni hanno imparato così bene il malagasy da diventare idonei per servire le congregazioni di lingua malagasy come sorveglianti di circoscrizione.

Viaggiano per incoraggiare le congregazioni

Nel 1963, quando ebbe inizio qui l’opera di circoscrizione, il sorvegliante di circoscrizione aveva solo tre congregazioni da visitare in tutto il paese. Ora 17 sorveglianti viaggianti servono 253 congregazioni e gruppi. Viaggiare nelle zone rurali non è facile neppure ora. Durante la stagione delle piogge, le strade sterrate sono interrotte in molti punti e i sorveglianti di circoscrizione devono percorrere lunghe distanze a piedi. Per visitare alcune congregazioni possono dover camminare su sentieri fangosi per giorni, e questo solo all’andata! (Confronta 2 Corinti 11:23-27). Talvolta i fratelli di una congregazione accompagnano il sorvegliante di circoscrizione per aiutarlo a portare i bagagli nella congregazione successiva. Mentre attraversano i fiumi — in molti casi senza ponti — avvolgono tutto in un sacchetto di plastica perché rimanga asciutto e lo portano sulla testa. Durante la stagione delle piogge l’acqua può arrivare fino alle ascelle.

Nonostante abbiano pochi mezzi, i fratelli locali sono molto ospitali e ce la mettono tutta per fare buona accoglienza ai sorveglianti viaggianti e alle rispettive mogli. L’incoraggiamento è reciproco. Com’è soddisfacente stare con fratelli e sorelle che fanno del loro meglio per piacere a Geova! (Rom. 1:11, 12) E che privilegio è rafforzare la fede di questi cari fratelli che sono preziosi per Geova!

Quando arriva un ciclone

Vivere in questa parte del mondo vuol dire anche fare i conti con i cicloni. C’è un periodo dell’anno in cui sulle isole dell’Oceano Indiano si abbattono i cicloni. La filiale segue attentamente i bollettini meteorologici e si prepara ad aiutare i fratelli delle zone colpite. Nel 1997 si abbatterono sul Madagascar parecchi cicloni, fra cui il famoso Gretelle, che investì la costa sud-orientale. Due città piuttosto grandi e molti piccoli centri furono devastati. Nella zona colpita abitavano circa 100 testimoni di Geova.

La filiale inviò prontamente un camioncino e un veicolo a trazione integrale carichi di generi di prima necessità, utensili e alcuni materiali da costruzione. Insieme ai soccorritori andò anche un medico. Per arrivare in alcuni posti non raggiungibili con l’automezzo i soccorritori si servirono anche di piccole imbarcazioni.

Impiegarono due giorni per raggiungere Vangaindrano, la loro destinazione. Le operazioni di soccorso iniziarono immediatamente. Vennero provveduti viveri e alloggio. Il medico visitò ogni famiglia di Testimoni e fornì le medicine necessarie. Anche le famiglie di non Testimoni beneficiarono degli aiuti. Quando gran parte della squadra dei soccorritori rientrò, due di loro rimasero per circa un mese per ricostruire le case dei fratelli. La filiale ricevette molte lettere di apprezzamento per l’aiuto che la Società aveva prestato. Perfino alcuni che non erano Testimoni dichiararono: “La vostra religione è veramente cristiana!”

Geova continua a far crescere

I missionari e quelli che essi aiutarono a divenire discepoli nel Madagascar piantarono e innaffiarono i semi della verità del Regno. Il primo rapporto del Madagascar fu inviato nel 1933 da Robert Nisbet e Bert McLuckie. Ventidue anni dopo l’opera fu ripresa e l’anno di servizio 1956 registrò un massimo di otto proclamatori. Quando nel 1970 i missionari furono espulsi, nel paese c’erano 469 proclamatori del Regno. I missionari non potevano più aiutarli come avevano fatto fino a quel momento, ma “Dio faceva crescere”. — 1 Cor. 3:6.

Quelli che in precedenza avevano servito nel Madagascar e in seguito ebbero la possibilità di tornarvi videro la prova che le persone con cui avevano studiato la verità biblica producevano frutto a loro volta. Per esempio Ramanitra Hélène, che aveva 15 anni quando Irene Carbonneau studiò con lei, aveva contratto la poliomielite e non riusciva a camminare bene. Nonostante questo handicap e l’opposizione dei familiari, Hélène era decisa a diventare una proclamatrice della buona notizia. Anche dopo che i Carbonneau erano tornati in Canada, lei continuò a fare progresso. Quando nel 1995 Irene tornò per una breve visita, Hélène esclamò: “Nella mia famiglia hanno accettato tutti la verità tranne mio padre!”

Con la benedizione di Geova nel 1980 il piccolo nel Madagascar era divenuto mille, con un massimo di 1.021 proclamatori del Regno di Dio. (Isa. 60:22) Nel 1993 il massimo di proclamatori superò i 5.000 e nel 1999 si raggiunse un sorprendente massimo assoluto di oltre 10.300.

Che dire del futuro?

L’opera di predicazione del Regno nel Madagascar promette molto bene. Nel 1956 sette persone assisterono alla prima Commemorazione celebrata su questa isola. Il numero dei presenti alla Commemorazione ha continuato a crescere finché nel 1999 è stato raggiunto un massimo assoluto di 46.392. Lo stesso mese ci sono stati in tutta l’isola 10.346 proclamatori. In occasione di questo importantissimo avvenimento ogni proclamatore, in media, era accompagnato da tre persone interessate!

La grande isola rossa continua a essere un paradiso per tutti quelli che, spinti dall’amore per Geova e per i loro simili, vogliono parlare ad altri della verità biblica. Qui ci sono decine di migliaia di persone umili che vogliono conoscere meglio Geova. Dal punto di vista del mondo non sono persone importanti né sono ricche materialmente. Di solito la loro alimentazione consiste solo di riso, un po’ di carne e qualche verdura. In molte città e villaggi la gente non ha né elettricità né acqua corrente. Nei villaggi il pane non è sempre disponibile, per non parlare del burro e del formaggio. Eppure i nostri cari fratelli e sorelle ringraziano Geova del sostentamento quotidiano e sono felici della loro vita semplice. Anziché essere ‘ansiosi di ciò che mangeranno, di ciò che berranno o di ciò che indosseranno’, si sforzano di continuare a cercare prima il Regno e la giustizia di Dio. (Matt. 6:31-33) Sono grati del privilegio di servire Geova, il Sovrano universale, e si uniscono al salmista nel dire: “Geova stesso è divenuto re! Gioisca la terra. Si rallegrino le molte isole”. — Sal. 97:1.

Un proverbio malgascio dice: “Fa come il camaleonte: guarda con un occhio il passato e con l’altro il futuro”. È bene guardare il passato per imparare dalle esperienze precedenti. Ma non si ottiene nulla cercando di vivere di ricordi. È il futuro che si apre davanti a noi. Ci attende il migliore dei tempi. Geova ci pone dinanzi la vita — la vita eterna — in un paradiso mondiale pieno di persone che si amano veramente. I testimoni di Geova del Madagascar sono decisi a tenere lo sguardo fisso su questa meta.

[Immagine a tutta pagina a pagina 224]

[Immagini a pagina 230]

(1) Rabehasy Noël, (2) Robert Nisbet, (3) Bert McLuckie, (4) Adam Lisiak, (5) Edouard Marlot, (6) Narcisse Marlot

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Raimo e Veera Kuokkanen

[Immagine a pagina 235]

Andriamoara Félix, uno dei primi pionieri speciali locali

[Immagine a pagina 236]

Si faceva tutto a mano

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Rasoamalala Louise, traduttrice per molti anni

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Andriamasy Théodore insegna il malagasy ai nuovi missionari

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Il complesso della filiale ultimato e il Comitato di Filiale (da sinistra a destra): Eleha, Raimo Kuokkanen, Dirajlal Bagvandjee