Vai direttamente al contenuto

Vai direttamente all’indice

Angola

Angola

Angola

Guerre e carestie, malattie letali e devastanti, sofferenze e morte causate da uomini che si comportano come bestie selvagge: la Bibbia prediceva che tutto questo, simboleggiato dai cavalieri dell’Apocalisse, sarebbe accaduto nei nostri giorni. (Riv. 6:3-8) Ciò ha influito sull’intera terra, e l’Angola non ne è stata esente.

Gli effetti della furiosa cavalcata di questi cavalieri apocalittici si sono sentiti da un capo all’altro di questo paese. Qual è stata la sorte dei testimoni di Geova in mezzo a condizioni simili?

Molti Testimoni sono stati oggetto di crudele persecuzione. Alcuni sono stati uccisi per caso, spettatori innocenti di una brutale e interminabile guerra civile. Molti hanno provato i dolorosi effetti delle carestie provocate dalle agitazioni politiche ed economiche. Eppure nulla ha fatto perdere loro la fede in Geova Dio e la fiducia nella sua Parola. È loro sincero desiderio dimostrarsi leali a Dio e dare ad altri una completa testimonianza intorno ai suoi propositi. E il loro amore reciproco dà convincente prova che sono veri discepoli di Gesù Cristo. — Giov. 13:35.

Considerate due esempi indicanti il calibro della loro fede. Oltre 40 anni fa un ispettore di polizia disse con veemenza a un testimone di Geova: “Per ciò che riguarda l’Angola . . . l’organizzazione della Torre di Guardia è finita, finita, finita!” Poco dopo lo stesso ispettore, parlando in maniera minacciosa a un altro Testimone, nativo dell’Angola, gli chiese: “Sai cosa ti accadrà?” La risposta calma fu: “So cosa potete farmi. Al massimo potete uccidermi. Cosa potete fare di più? Ma io non tradirò la mia fede”. Nonostante gli anni di brutali maltrattamenti in campi e prigioni, quel Testimone, João Mancoca, si è attenuto fermamente a quella decisione.

Più di recente un anziano di congregazione della provincia di Huambo ha scritto: “Siamo in una situazione pericolosa. Estrema penuria di viveri e scarsezza di medicinali devastano le congregazioni. Ci mancano le parole per descrivere la situazione attuale e lo stato fisico dei nostri fratelli”. Ma ha aggiunto: “Anche se le nostre condizioni fisiche sono critiche, la nostra salute spirituale è buona. Quanto sta accadendo è esattamente ciò che era predetto nel capitolo 24 di Matteo e in 2 Timoteo 3:1-5”.

A cosa si devono queste reazioni positive di fronte a sofferenze e privazioni? Alla fede e al coraggio che derivano dal riporre fiducia non in se stessi né in altri uomini, ma nel Regno di Dio retto da Gesù Cristo. Sanno che indipendentemente da chi al momento sembra avere il predominio o da quanto possa essere difficile una situazione, il proposito di Dio trionferà. Sono pienamente convinti che il Figlio di Dio, che governa dal cielo, otterrà la vittoria e che sotto il suo dominio la terra diventerà un paradiso. (Dan. 7:13, 14; Riv. 6:1, 2; 19:11-16) I testimoni di Geova dell’Angola sanno per esperienza personale che già adesso Dio dà a fragili esseri umani potenza oltre ciò che è normale affinché possano perseverare. — 2 Cor. 4:7-9.

Ma prima di addentrarci ulteriormente nella storia del popolo di Geova in Angola, diamo un’occhiata al paese in cui vivono.

Un diamante grezzo

L’Angola è situata nella parte sud-occidentale dell’Africa e confina a nord con la Repubblica Democratica del Congo, a sud con la Namibia, a est con la Zambia e a ovest con l’Oceano Atlantico. Occupa una superficie di 1.246.700 chilometri quadrati, più o meno come la Francia, l’Italia e la Germania messe insieme. È quasi 14 volte più estesa del Portogallo, che iniziò a colonizzare l’Angola nel XVI secolo. In conseguenza della colonizzazione portoghese circa il 50 per cento della popolazione professa la fede cattolica.

Il portoghese è ancora la lingua ufficiale, ma l’Angola è una nazione poliglotta. Delle oltre 40 lingue del paese, l’umbundu, il kimbundu e il kikongo sono quelle più parlate.

Nel corso degli anni le ricche risorse dell’Angola sono state travasate in altri paesi. Durante la colonizzazione milioni di schiavi furono mandati in Brasile, che all’epoca era un’altra colonia portoghese. Un tempo il fertile suolo dell’Angola produceva in abbondanza banane, manghi, ananas, canna da zucchero e caffè. Quando il giogo coloniale fu scosso, lo sviluppo economico venne paralizzato da estenuanti lotte interne. L’Angola possiede ancora ingenti risorse sotto forma di giacimenti petroliferi sottomarini ed estesi giacimenti di diamanti e di ferro. Comunque, la risorsa più preziosa è la popolazione formata da persone umili e determinate, migliaia delle quali hanno mostrato profondo amore per la Parola di Dio e per la sua promessa di un futuro luminoso sotto il Regno di Dio.

“Manda il tuo pane sulla superficie delle acque”

La storia dell’attività dei testimoni di Geova in Angola ha avuto inizio con Gray Smith e sua moglie Olga, una coppia di pionieri di Città del Capo in Sudafrica. Nel luglio 1938 partirono da Johannesburg con un’auto attrezzata per trasmettere discorsi biblici registrati. L’auto era carica di pubblicazioni della Watch Tower. Durante la loro visita durata tre mesi fecero abbonamenti alla Torre di Guardia e distribuirono 8.158 Bibbie, libri e opuscoli. Seminarono generosamente pubblicazioni bibliche in una vasta zona raggiungendo gli abitanti di Benguela, Luanda, Sá da Bandeira (ora Lubango) e di altre città dell’Angola occidentale. Purtroppo l’anno seguente scoppiò la seconda guerra mondiale, per cui fu difficile mantenere i contatti con le persone che avevano mostrato interesse.

Per un po’ ci furono pochi risultati tangibili della loro campagna di predicazione. Tuttavia si è dimostrato vero il principio di Ecclesiaste 11:1: “Manda il tuo pane sulla superficie delle acque, poiché nel corso di molti giorni lo ritroverai”.

In certi casi ci vollero anni perché i semi della verità germogliassero, come illustra un episodio verificatosi nella provincia di Huíla. Molti anni dopo quel giro di predicazione compiuto dagli Smith, un certo signor Andrade ricordava che quando aveva 41 anni e abitava a Sá da Bandeira aveva ricevuto certe pubblicazioni della Watch Tower da qualcuno che era di passaggio con l’auto e che veniva dal Sudafrica. In quell’occasione accettò il libro Ricchezza e si abbonò alla Torre di Guardia. Scrisse alla filiale del Brasile e questa dispose che si tenesse con lui uno studio biblico per corrispondenza. In seguito però lo studio biblico fu sospeso quando il signor Andrade si rese conto che la corrispondenza gli veniva censurata. Per molti anni perse i contatti con i Testimoni.

Nel 1967 Zuleika Fareleiro, che si era battezzata da poco, si trasferì a Sá da Bandeira. Aveva relativamente poca conoscenza della verità e a quel tempo l’attività dei testimoni di Geova era proibita nel paese. Nondimeno era molto desiderosa di far conoscere ad altri ciò che sapeva. Cominciò a studiare la Bibbia con una donna, la quale le disse che conosceva un calzolaio che doveva essere della stessa religione. La sorella Fareleiro portò delle scarpe a riparare, e quando mostrò al calzolaio il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna, lo vide illuminarsi. Riuscì a iniziare con lui uno studio biblico. L’uomo in questione era il signor Andrade, che a quel tempo stava su una sedia a rotelle. Era rimasto traumatizzato in seguito all’assassinio di sua moglie, di cui era stato testimone. Attratto quindi dalla speranza del Regno, la afferrò saldamente. Si battezzò come testimone di Geova nel 1971 e servì fedelmente Geova finché morì nel 1981 all’età di 80 anni. Nonostante il suo handicap e l’età avanzata, la sua presenza attiva e regolare alle adunanze di congregazione fu di grande incoraggiamento per gli altri.

Tentativo di istruire ed elevare gli angolani

Circa 60 anni fa, nel nord dell’Angola, un uomo di nome Simão Toco frequentava una missione battista. Mentre si trasferiva da Mbanza Congo in Angola a Léopoldville nel Congo Belga (ora Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo), Toco si fermò a casa di un amico. Lì vide una copia della rivista Luz e Verdade (ora Despertai!). Conteneva la traduzione in portoghese dell’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo. Toco era interessato, ma non il suo amico, che gli disse di prenderla. In tal modo anche Toco venne in possesso di una pubblicazione biblica edita dai testimoni di Geova.

Giunto nel 1943 a Léopoldville, Toco formò un coro che col tempo finì per includere centinaia di coristi. Poiché era ansioso di istruire ed elevare gli angolani espatriati suoi connazionali, tradusse in kikongo Il Regno, la speranza del mondo. Pian piano introdusse nel testo dei suoi inni la speranza del Regno e altre verità bibliche che aveva imparato. Usava inoltre quelle informazioni nelle conversazioni bibliche che faceva con alcuni componenti del coro. Nel 1946 João Mancoca, un altro angolano che lavorava a Léopoldville, cominciò a frequentare il gruppo di studio biblico di Toco. Le riunioni si tenevano il sabato e la domenica sera, e Mancoca era sempre tra i circa 50 presenti.

Nel 1949 i componenti del gruppo si sentirono spinti a dire ad altri ciò che stavano imparando, perciò molti di loro andarono a predicare a Léopoldville. Questo fece andare su tutte le furie il clero battista e le autorità belghe. In breve molti appartenenti al gruppo di Toco, tra i quali João Mancoca, furono arrestati. Rimasero in prigione per diversi mesi. Poi quelli che si rifiutavano di abbandonare il movimento che si stava sviluppando intorno a Toco e che non volevano smettere di leggere le pubblicazioni provenienti dalla Watch Tower Society furono espulsi e rimandati in Angola, il loro paese d’origine. Alla fine erano circa un migliaio.

Le autorità portoghesi in Angola erano indecise su cosa fare con loro. Infine questi rimpatriati furono dispersi in varie parti del paese.

Fu più o meno in quel periodo, nel 1950, che la verità biblica fu portata nella seconda città dell’Angola, Huambo, conosciuta allora col nome di Nova Lisboa. Il progresso fu lento, ma alla fine João da Silva Wima, Leonardo Sonjamba, Agostinho Chimbili, Maria Etosi e Francisco Portugal Eliseu insieme ad altri in questa località divennero fedeli servitori di Geova. Essi aiutarono anche le loro famiglie a conoscere Geova e le sue giuste norme.

In quanto a Toco, era stato mandato insieme ad alcuni altri a lavorare in una piantagione di caffè nel Nord. Ma purtroppo nel frattempo il suo modo di vedere le cose era cambiato. Mentre lui e il suo gruppo erano ancora a Léopoldville, seguaci di Simão Kimbangu, che praticavano lo spiritismo, frequentavano le loro adunanze. Una volta durante un’adunanza avevano sperimentato ciò che secondo alcuni era stato un versamento dello spirito. Ma essi non cercarono di ‘vedere se quello spirito veniva da Dio’. (1 Giov. 4:1) João Mancoca non fu contento quando lo studio della Bibbia fu accantonato per fare invece affidamento sullo ‘spirito’.

Dopo che loro erano stati rimandati in Angola, João Mancoca giunse a Luanda. Mancoca, insieme a Sala Filemon e Carlos Agostinho Cadi, esortarono gli altri appartenenti al gruppo ad attenersi alla Bibbia e a respingere le pratiche che non erano in armonia con essa. In seguito Toco, mentre veniva trasferito in una località del Sud, passò per Luanda. Si notava che si era lasciato influenzare ancora di più dalle dottrine dei seguaci di Kimbangu.

Nel 1952, in conseguenza del fatto che uno del loro gruppo li aveva traditi, João Mancoca, Carlos Agostinho Cadi e Sala Filemon furono arrestati e confinati a Baía dos Tigres, una colonia penale annessa a un luogo di pesca. Il traditore era un uomo che incuteva timore e che aveva due mogli. A causa dei suoi tentativi di mettersi a capo del gruppo a Luanda, alcuni stavano per lasciar perdere tutto. Ma il suo comportamento disonesto lo mise presto in difficoltà con le autorità e così anche lui fu spedito nella colonia penale.

Un visitatore con una triplice missione

Durante il 1954 diversi del gruppo di Baía dos Tigres inviarono lettere alla filiale del Sudafrica, ansiosi di ricevere pubblicazioni bibliche. In risposta, nel 1955 fu mandato in Angola dalla Francia John Cooke, un missionario della Watch Tower. Aveva un triplice incarico: appurare se, come si diceva, in Angola c’erano 1.000 Testimoni, cercare se possibile di aiutarli, e vedere cosa si poteva fare per stabilire legalmente l’attività dei testimoni di Geova in Angola. Dopo essersi incontrato con diversi gruppi e aver indagato per cinque mesi, si rese conto che c’erano molto meno di 1.000 Testimoni. Come indicò il rapporto di servizio dell’Angola del 1955, in tutto il paese non c’erano che 30 proclamatori della buona notizia.

Solo dopo parecchie settimane le autorità portoghesi permisero a John Cooke di visitare João Mancoca e il piccolo gruppo che si trovava a Baía dos Tigres, nell’Angola meridionale. Al fratello Cooke fu concesso di rimanere lì cinque giorni e, ascoltando le sue spiegazioni della Bibbia, Mancoca e gli altri si convinsero ulteriormente che egli rappresentava l’organizzazione che davvero serve Geova Dio. L’ultimo giorno della sua visita il fratello Cooke pronunciò un discorso pubblico dal tema “Questa buona notizia del Regno” di fronte a un gruppo di circa 80 persone, tra cui l’amministratore capo della colonia penale.

Durante i mesi della sua permanenza il fratello Cooke riuscì a contattare Toco nonché altri in varie località che vedevano in lui il loro capo. Molti di loro si rivelarono semplici seguaci settari di Toco che non si interessavano dell’attività dei testimoni di Geova. Faceva eccezione António Bizi, un giovanotto di Luanda desideroso di imparare di più intorno ai propositi di Geova. In quanto a Toco, a quel tempo era confinato in un villaggio nei pressi di Sá da Bandeira e non gli era permesso di inviare o ricevere posta.

La visita del fratello Cooke fu di grande incoraggiamento al piccolo gruppo di fedeli di Baía dos Tigres. Il fratello Mancoca ricorda che quella visita confermò loro che ‘non stavano andando nella via sbagliata’. Rivelò anche che, nonostante il numero dei Testimoni fosse più piccolo di quanto si dicesse, c’erano le premesse per un futuro sviluppo. Il fratello Cooke affermò nel suo rapporto che alcuni che aveva visitato erano “desiderosi di imparare” e, aggiungeva, “sembra che qui il campo sia ottimo”.

Altro incoraggiamento

L’anno dopo la visita del fratello Cooke la Società mandò a Luanda un altro fratello capace, Mervyn Passlow, diplomato della Scuola di Galaad, insieme a sua moglie Aurora. Avevano un elenco di circa 65 abbonati e di altri interessati compilato da John Cooke. Dapprima i Passlow ebbero difficoltà a contattare gli abbonati perché le riviste erano indirizzate a caselle postali anziché al domicilio. Ma in quel periodo tornò dal Portogallo a Luanda una donna di nome Berta Teixeira, che aveva conosciuto i testimoni di Geova in Portogallo e aveva mostrato profondo interesse per la verità biblica. L’ufficio di Lisbona informò i Passlow del suo arrivo e senza indugio essi iniziarono uno studio biblico con lei. Un parente di Berta lavorava nell’ufficio postale e li aiutò a trovare gli indirizzi degli abbonati, molti dei quali divennero entusiasti studenti della Bibbia. Ben presto parlavano ad amici e vicini. Nel giro di sei mesi i Passlow studiavano con oltre 50 persone.

Un paio di mesi dopo il loro arrivo i Passlow iniziarono a tenere regolari studi biblici nella loro stanza servendosi della Torre di Guardia. Alla fine del primo mese la stanza era diventata troppo piccola. Berta Teixeira, che gestiva una scuola di lingue, offrì l’uso di un’aula per le adunanze. Dopo otto mesi ebbe luogo nella baia di Luanda il primo battesimo compiuto dai testimoni di Geova in Angola.

Data la situazione allora esistente nel paese, i contatti dei Passlow con i fratelli africani erano limitati. Alcuni di questi però facevano visite ai Passlow. Uno che andava regolarmente a studiare da loro era António Bizi che, come aveva notato John Cooke, era uno studente sincero. E João Mancoca, ancora agli arresti, scriveva loro lettere di incoraggiamento.

Ad ogni modo, poco tempo dopo il primo battesimo, il governo non volle rinnovare il visto ai Passlow e così essi dovettero lasciare il paese. Avevano fatto un ottimo lavoro piantando “semi” e innaffiando quelli seminati da altri. (1 Cor. 3:6) Avevano inoltre stretto un forte legame affettivo con i fratelli angolani. Poiché la polizia si era dimostrata ostile, i Passlow avvertirono i fratelli locali, specie quelli africani, di non venire a salutarli alla partenza. Ma il vincolo d’amore era troppo grande. Molti erano presenti per esprimere il loro affetto mentre si avviavano alla passerella per salire sulla nave.

Harry Arnott, un sorvegliante di zona, aveva visitato i Passlow nel 1958 mentre erano a Luanda. Nel febbraio 1959, quando cercò nuovamente di visitare l’Angola come sorvegliante di zona, ad attenderlo all’aeroporto c’era un gruppetto, tra cui il fratello Mancoca e la sorella Teixeira. Ma quasi immediatamente intervenne la polizia. I poliziotti separarono il fratello Arnott dal gruppo e lo perquisirono.

Comunque alla fine il fratello Arnott si venne a trovare nella stessa stanza in cui era trattenuto il fratello Mancoca. Quando si videro l’uno di fronte all’altro, venne loro da ridere, ma l’ispettore di polizia non ci trovò nulla di divertente. Furibondo, disse a Mancoca: “Sai cosa ti accadrà?” Il fratello Mancoca, che aveva già trascorso sei anni in prigione ed era stato picchiato più volte, rispose con calma: “Non riesco a piangere. So cosa potete farmi. Al massimo potete uccidermi. Cosa potete fare di più?” Infine dichiarò con fermezza: “Ma io non tradirò la mia fede”. Poi si voltò verso il fratello Arnott e gli sorrise in maniera incoraggiante. Il fratello Arnott ricorda: “Sembrava non curarsi affatto della propria situazione difficile e si preoccupava solo di fare in modo che io non fossi scoraggiato da quella situazione. Fu assai confortante vedere questo fratello africano prendere, dopo anni di prigionia, una risoluzione così ferma e coraggiosa”.

In quanto al fratello Arnott, fu mandato via dal paese sullo stesso aereo con cui era venuto, non prima però che avesse quel breve ma edificante contatto con il fratello Mancoca. Dopo sette ore di interrogatorio anche il fratello Mancoca fu rilasciato.

Una settimana dopo quell’incidente il fratello Mancoca finalmente si battezzò insieme ai suoi amici Carlos Cadi e Sala Filemon. Più o meno in quel periodo fu presa in affitto una stanza a Sambizanga, nella periferia di Luanda, e fu lì che tenne le adunanze la prima congregazione ufficiale dei testimoni di Geova in Angola. A quel tempo potevano iniziare e concludere l’adunanza con un cantico, e il canto attirava l’attenzione dei vicini. Molti erano colpiti dal fatto che i presenti allo studio Torre di Guardia potessero prendere parte attiva all’adunanza e che fosse inoltre permesso loro di fare domande dopo le adunanze. Questo scambio di idee, che nelle chiese della cristianità era impossibile avere, diede grande impulso all’opera in quel luogo.

“Cauti come serpenti”

Nel 1960 la supervisione della predicazione della buona notizia in Angola fu trasferita dal Sudafrica alla filiale del Portogallo. Questo rafforzamento dei legami tra i testimoni di Geova dei due paesi era in contrasto con il deteriorarsi delle relazioni politiche tra l’Angola e il Portogallo, sotto il cui dominio coloniale l’Angola si trovava da tempo.

L’indipendenza del vicino Congo Belga e la conseguente guerra civile in quel paese influirono notevolmente sul clima politico in Angola. Il governo coloniale intensificò la vigilanza, ma non riuscì a impedire che nell’Angola scoppiasse una guerriglia condotta da indipendentisti. Nel gennaio 1961 esplose la violenza nel centro del paese e questo portò a un tentativo di colpo di stato a Luanda in febbraio. Poi a marzo, dopo le vertenze salariali nella regione del Congo a nord, afflitta dalla povertà, gli angolani uccisero centinaia di residenti portoghesi. Questo provocò massicce rappresaglie.

Durante gli anni ’60 emersero tre importanti movimenti anticolonialisti: il Movimento popolare di liberazione dell’Angola (Movimento Popular de Libertac̩ão de Angola; MPLA), di ispirazione comunista, il Fronte nazionale di liberazione dell’Angola (Frente Nacional de Libertac̩ão de Angola; FNLA) e l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (União Nacional para a Independência Total de Angola; UNITA).

Questa guerra civile creò immediatamente problemi al piccolo gruppo di testimoni di Geova. La stampa li classificò una “setta anticristiana e molto pericolosa per la società”. I giornalisti citarono erroneamente articoli di Svegliatevi! asserendo a torto che l’obiettivo dei Testimoni era di “giustificare, se non fomentare, gli atti di terrorismo che si sono verificati di recente nel nord della Provincia”. Sotto una foto di Svegliatevi! c’era la didascalia: “La propaganda religiosa avvelena gli animi degli indigeni”.

Durante questo periodo tutti i testimoni di Geova furono tenuti sotto stretta sorveglianza. Tutta la posta che arrivava veniva attentamente controllata, per cui le comunicazioni con la filiale del Portogallo erano limitate ed era difficile ricevere le pubblicazioni della Watch Tower. Chi in effetti riceveva per posta qualche pubblicazione veniva sottoposto a interrogatori dalla polizia.

Il governo coloniale sospettava di qualsiasi riunione di più di due persone che non facessero parte della stessa famiglia. Per precauzione i fratelli cambiavano ogni volta luogo di adunanza e si riunivano in piccoli gruppi. Eppure nel 1961 ci furono 130 presenti alla Commemorazione della morte di Cristo. Dopo, i fratelli Mancoca e Filemon li visitarono tutti per accertarsi che fossero arrivati a casa sani e salvi. Questo amorevole interesse rafforzò i loro fratelli cristiani.

Tempo di dure prove

L’esperienza di Silvestre Simão dà un’idea di cosa dovevano affrontare a quel tempo i nuovi studenti biblici. Nel 1959, mentre andava ancora a scuola, ricevette da un compagno di classe il volantino “Inferno di fuoco: verità biblica o spavento pagano?” In seguito disse: “La lettura di questo volantino segnò una svolta nella mia vita. Non appena appresi la verità sull’inferno, del quale mi era stato insegnato ad aver paura, smisi immediatamente di andare in chiesa e cominciai a leggere le pubblicazioni della Società”.

In quei tempi di grande tensione i Testimoni non si affrettavano a invitare alle loro adunanze chiunque si dicesse interessato. Ad ogni modo, dopo due anni ritennero fosse prudente invitare Silvestre. Dopo aver partecipato alla prima adunanza, Silvestre fece domande sul sabato. Ciò che udì lo convinse che aveva trovato la verità. Ma quanto la stimava? La settimana dopo, il 25 giugno 1961, quando assisté per la seconda volta all’adunanza, l’apprezzamento per ciò che aveva imparato fu messo alla prova. Una pattuglia di militari interruppe l’adunanza. Tutti gli uomini furono costretti a uscire e vennero bastonati con tubi di acciaio. Un fratello ricorda: “Fummo picchiati come si farebbe con un animale irragionevole per ammazzarlo, sì, proprio come quando si bastona un maiale per ucciderlo prima di venderlo al mercato”. Silvestre Simão e gli altri che erano con lui portano ancora i segni di quelle botte. Poi furono fatti marciare in fila indiana fino a uno stadio di calcio dove trovarono un folto gruppo di europei infuriati che da poco avevano perso i parenti in guerra nell’Angola settentrionale. I soldati e la folla, compresi alcuni europei, picchiarono ancora selvaggiamente i fratelli.

Silvestre e gli altri fratelli furono poi caricati su camion e portati alla prigione di São Paulo, che era sotto il controllo dell’infame polizia segreta. I fratelli furono di nuovo picchiati brutalmente e gettati in una cella uno sull’altro. Feriti e malconci, furono lasciati lì sanguinanti, dati per morti.

Essendo il conduttore dello studio Torre di Guardia, João Mancoca era considerato dalle autorità il capo del gruppo. Dopo quel terribile pestaggio fu portato via per essere giustiziato con l’accusa di aver ordito un attacco contro i bianchi, poiché così era stato frainteso dalle autorità un paragrafo della Torre di Guardia. Il fratello Mancoca chiese cosa avrebbero pensato se avessero trovato la stessa rivista nelle mani di europei o di una famiglia in Brasile o in Portogallo. Fece notare che questa rivista è universale ed è studiata da persone di tutte le nazionalità. Per accertarsene, le autorità lo portarono in casa di una famiglia portoghese di testimoni di Geova. Quando videro lì la stessa rivista e seppero che quella famiglia aveva studiato lo stesso materiale, cambiarono idea circa l’esecuzione. Il fratello Mancoca fu riportato nella prigione di São Paulo dove erano gli altri fratelli.

Non tutti però erano soddisfatti. Appena furono rientrati nella prigione di São Paulo il custode, un portoghese smilzo, prese il fratello Mancoca “sotto le sue cure”. Le “cure” consistettero nel lasciarlo per tutto il pomeriggio sotto il sole cocente senza nulla da mangiare. Poi alle cinque il custode afferrò una frusta e cominciò a usarla sul fratello Mancoca, il quale ricorda: “Non ho mai visto nessuno usare la frusta come lui. Diceva che non si sarebbe fermato finché non fossi caduto a terra morto”. Continuò a sferzare senza pietà per un’ora, ma alla fine il fratello Mancoca non provò più dolore. Poi all’improvviso, mentre ancora veniva frustato, sentì una gran voglia di dormire. Il custode sfinito si convinse che Mancoca era moribondo, perciò un soldato lo trascinò via e lo mise sotto una cassa. Quando di notte vennero gli uomini della milizia per assicurarsi che fosse morto, il soldato mostrò loro la cassa che lo copriva e disse che era già deceduto. Sorprendentemente Mancoca si riprese, e lo stesso soldato rimase scioccato vedendolo vivo tre mesi dopo alla mensa. Narrò poi al fratello Mancoca i particolari di ciò che era accaduto quella sera. L’improvvisa voglia di dormire aveva salvato il fratello da morte certa.

Il fratello Mancoca poté ricongiungersi agli altri fratelli e insieme tennero adunanze nella prigione. Tre volte durante i cinque mesi di internamento nella prigione di São Paulo furono pronunciati discorsi pubblici dinanzi a circa 300 persone. La testimonianza data in prigione rafforzò le congregazioni fuori perché molti prigionieri che avevano mostrato interesse fecero progresso dopo il rilascio fino al punto di battezzarsi.

Nei mesi trascorsi in questa prigione, Silvestre Simão poté studiare sistematicamente la Bibbia insieme al gruppo che era lì e così acquistare la necessaria forza spirituale. Di lì i componenti del gruppo furono trasferiti in altre prigioni e altri campi di lavoro, dove furono ancora sottoposti a pestaggi disumani e ai lavori forzati. Dopo quattro anni di prigionia in varie località, Silvestre fu rilasciato nel novembre 1965. Tornò a Luanda, dove si unì al gruppo di Testimoni che si radunava nella zona di Rangel. Con una fede già provata, finalmente nel 1967 si battezzò. Altri che erano in prigione, come il fratello Mancoca, non furono rilasciati che nel 1970, solo per essere di nuovo imprigionati.

‘Non impareranno più la guerra’

Il paese era sprofondato nella guerra. La Bibbia dice però che coloro che imparano le vie di Geova ‘fanno delle loro spade vomeri e delle loro lance cesoie per potare e non imparano più la guerra’. (Isa. 2:3, 4) Cosa avrebbero fatto i giovani in Angola?

Nel marzo 1969 il governo diede inizio a una brutale campagna contro tutti coloro che si rifiutavano di violare la propria neutralità cristiana. António Gouveia e João Pereira furono tra i primi ad essere arrestati a Luanda. Il fratello Gouveia fu preso sul posto di lavoro e gettato in una cella lurida. Solo dopo 45 giorni che stava in prigione fu accordato a sua madre il permesso di visitarlo.

Tra quelli arrestati a Huambo ci furono Fernando Gouveia, António Alberto e António Matías. Vennero picchiati senza pietà tre volte al giorno. Neppure la madre riconobbe Fernando dopo le percosse. Quando i fratelli scrissero una lettera al comandante delle forze armate denunciando i maltrattamenti, le crudeltà finalmente diminuirono.

António Gouveia ricorda alcune cose che li aiutarono a perseverare. Di tanto in tanto sua madre nascondeva una pagina della Torre di Guardia nel cibo che portava. “Questo ci aiutava a mantenere la mente sveglia. Inoltre manteneva viva la nostra spiritualità”. Dice anche: “Predicavamo ai muri trattando qualsiasi argomento biblico ci venisse in mente”. Per tenersi allegri alcuni fratelli facevano anche dell’umorismo. A gran voce, come per rendere noto un fatto importante, annunciavano quante mosche avevano ucciso nelle proprie celle.

Tra coloro che furono imprigionati in Angola ci furono sei giovani del Portogallo che erano stati mandati a svolgere il servizio militare ma che per motivi di coscienza lo avevano rifiutato. Uno di loro, David Mota, ricorda: “Sentimmo molte volte la protezione di Geova. I funzionari usarono diversi metodi per cercare di infrangere la nostra integrità, concentrandosi su alcuni di noi che non erano ancora battezzati. Una tattica usata più volte fu quella di svegliarci nel cuore della notte, scegliere cinque del gruppo, poi prenderne uno, puntargli alla testa una pistola che sembrava carica e premere il grilletto. Mezz’ora dopo averci ordinato di tornare ai nostri letti ritornavano all’attacco. Siamo tutti grati a Geova di essere sopravvissuti. Infine ci guadagnammo il rispetto delle autorità e ci fu permesso di tenere le adunanze. Come fummo felici di vedere sei nostri compagni di prigionia battezzarsi in carcere!”

Ai fratelli fu detto che sarebbero rimasti in prigione fino all’età di 45 anni, ma non dovettero attendere così a lungo. Nondimeno quelli furono tempi difficili. Simili esperienze raffinarono la loro fede. Oggi quasi tutti quei fratelli servono come anziani nelle congregazioni.

Fine improvvisa del dominio coloniale

Il 25 aprile 1974 un colpo di stato rovesciò la dittatura in Portogallo. La guerra coloniale in Angola, durata 13 anni, era finita e le truppe portoghesi cominciarono a ritirarsi. Fu istituito un governo provvisorio che sarebbe dovuto rimanere in carica dieci mesi a partire dal 31 gennaio 1975; invece durò solo sei mesi.

In un primo tempo i testimoni di Geova trassero beneficio da questo inatteso cambiamento. In maggio i 25 testimoni di Geova detenuti per la neutralità nella prigione di Cabo Ledo beneficiarono di un’amnistia. Tra loro c’erano i sei del Portogallo che si erano rifiutati di sostenere qualsiasi guerra, anche quelle contro le colonie africane. Come avrebbero usato questi fratelli europei la loro inattesa libertà? David Mota osserva: “Rafforzati dall’intima relazione che avevamo stretto con Geova in prigione, tutti e sei decidemmo di rimanere in Angola e iniziare immediatamente il servizio di pioniere”.

Vivere in un clima di tolleranza religiosa era un’esperienza nuova per i 1.500 Testimoni dell’Angola. La polizia segreta non c’era più, gli arresti erano cessati e i Testimoni potevano radunarsi liberamente. Setacciarono Luanda per trovare locali, centri ricreativi o qualsiasi altro posto che potesse contenere il crescente numero di testimoni di Geova. Fino a quel momento le 18 congregazioni del paese si erano tutte radunate in case private.

Si presero disposizioni per tenere una speciale adunanza di servizio nel Pavilhão do Ferrovia. Tra i 400 fratelli invitati provenienti da diverse congregazioni c’era José Augusto, ora membro della famiglia Betel del Portogallo, che ricorda: “Era la prima volta che vedevo tanti fratelli e sorelle insieme in un clima di libertà! Non riuscivamo a crederci. L’atmosfera era carica d’emozione mentre ci si mescolava insieme liberamente godendo della compagnia di altre congregazioni”.

Gioie spirituali in un periodo turbolento

I tre movimenti nazionali rivali, MPLA, FNLA e UNITA, lottavano per il potere. Gruppi armati delle fazioni in lotta invasero Luanda stabilendovi il loro posto di comando. “Inizialmente c’era solo il fuoco dei franchi tiratori”, spiega Luis Sabino, un testimone oculare. “Poi, con l’intensificarsi dell’odio, vennero usate armi più potenti. Circolavano carri armati per le strade e si sparavano razzi. Vennero distrutte centinaia di case, comprese quelle dei nostri fratelli”.

Per prudenza si continuarono a tenere le adunanze di congregazione nei luoghi degli studi di libro. “Accadeva spesso che le adunanze venissero interrotte da raffiche di mitra a poca distanza”, ricorda Manuel Cunha. “Tutti ci stendevamo a terra finché non cessava la sparatoria, poi riprendeva il programma. A volte spegnevamo le luci per evitare di attirare l’attenzione. Terminata l’adunanza, i fratelli andavano via con cautela”.

Nonostante i pericoli, i fratelli erano decisi ad espandere il loro ministero. Delucírio Oliveira spiega: “Poiché sotto il governo coloniale la nostra opera era proibita, andare liberamente di casa in casa era un’esperienza nuova per la maggioranza dei proclamatori. I pionieri davano l’esempio e incoraggiavano altri ad andare con loro. Le adunanze per il servizio di campo erano ben sostenute”. Comunque tutto intorno a loro c’erano i segni della guerra. Egli prosegue: “Era normale sentire sparare mentre eravamo nel servizio di campo. A volte dovevamo scendere dal marciapiede per evitare le pozze di sangue. Altre volte ci trovavamo a passare in una strada disseminata di cadaveri”.

Due nostre sorelle, di cui una era pioniera, svolgevano il ministero di campo quando esplosero bombe nelle vicinanze. Una sorella si rannicchiò il più possibile vicino a un muro e propose di andare a casa. L’altra, la pioniera, la incoraggiò a continuare ancora un po’, promettendole che si sarebbero fermate se fosse ricominciato il bombardamento. Più tardi quella mattina iniziarono uno studio biblico con una coppia che chiese di essere visitata tre volte la settimana.

Le condizioni instabili non impedirono ai fratelli di tenere la loro prima assemblea di circoscrizione in un auditorio pubblico nel marzo 1975. Per l’occasione fu preso in affitto il più grande padiglione coperto di Luanda, la Cidadela Desportiva. Come misura precauzionale furono invitati solo coloro che assistevano regolarmente alle adunanze. Eppure si ebbero 2.888 presenti.

Dato che tutto andò bene, alla seconda assemblea i fratelli invitarono gli interessati e quelli con cui si teneva uno studio biblico. Aníbal Magalhães racconta: “Entrando nel padiglione fummo colpiti dalla scritta a lettere cubitali sopra il podio. Era il tema dell’assemblea: ‘Quale sorta di persone dovete essere. — 2 Piet. 3:11’. Prima che iniziasse il programma il padiglione era gremito. Quando fu annunciato che i presenti erano 7.713, fummo presi dalla commozione. Molti versarono lacrime di gioia. Ciò che vedevamo con i nostri occhi indicava la grande opera di radunamento che ci attendeva e ringraziammo Geova per averci condotti sani e salvi fino a quel giorno”.

Dopo la preghiera conclusiva, mentre i fratelli pulivano il locale, scoppiarono di nuovo le sparatorie, questa volta in tutta la zona. Ciò rammentò loro di nuovo che ‘dimoravano in mezzo a quelli che odiavano la pace’. — Sal. 120:6.

Un paese dilaniato dalla guerra

Il paese era lacerato dai tre gruppi politici rivali e Luanda divenne il principale campo di battaglia. Si formarono milizie con la coscrizione forzata di uomini, donne e perfino bambini. Si cominciarono a vedere per le strade ragazzi appena dodicenni in uniforme e armati di fucili automatici che sparavano a casaccio. Raffiche di mitragliatrici, esplosioni di granate, razzi e missili rendevano spesso le notti insonni. L’Angola era piombata in un’era di guerra continua. Di conseguenza un’intera generazione di giovani angolani è venuta al mondo ed è cresciuta in un’atmosfera violenta, non sentendo altri rumori nell’aria che spari ed esplosioni.

Per rafforzare i fratelli e le sorelle cristiane, fedeli pastori spirituali facevano loro regolarmente brevi visite a casa durante il tragitto di andata e ritorno dal lavoro. Si accertavano che tutti stessero bene e spesso leggevano uno o due passi biblici con la famiglia.

Per frequentare le adunanze e partecipare al ministero ci volevano coraggio e fiducia in Geova. Eppure l’essere riconosciuti quali testimoni di Geova era spesso la migliore protezione. Faustino da Rocha Pinto si stava recando all’ufficio della Società quando a un tratto un soldato, puntandogli contro il fucile, gli disse con tono brusco: “Dove vai? A quale movimento appartieni? Dammi la borsa!” Quando il soldato aprì la borsa trovò solo una Bibbia e alcune pubblicazioni della Watch Tower. All’istante si addolcì. “Ah, sei un testimone di Geova! Mi dispiace, scusami. Va pure”.

In un’altra occasione un soldato gridò a una giovane sorella: “Quale movimento sostieni?” Lei rispose: “Non faccio parte di nessun movimento. Sono testimone di Geova”. Al che il soldato, rivolto ai suoi compagni, disse: “Guardate! Guardatela bene! Osservate la gonna! Vedete com’è vestita decentemente. Non è come le altre ragazze. È una testimone di Geova”. La sorella fu lasciata andare dopo essere stata gentilmente avvertita di stare attenta.

Man mano che i combattimenti si intensificarono divenne sempre più difficile comunicare con le congregazioni, specie quelle delle province. Squadroni entravano in una cittadina, facevano razzia nelle case e bruciavano ciò che non portavano via. Questo costrinse migliaia di persone, compresi molti testimoni di Geova, a fuggire nella boscaglia. A Banga, dove 300 persone assistevano alle adunanze insieme ai 100 proclamatori, furono tutti costretti più volte ad abbandonare la propria casa e a rifugiarsi per giorni nella boscaglia. Anche le congregazioni di Jamba e Cela fuggirono portando solo ‘la loro anima come spoglia’. (Ger. 39:18) Quasi tutti i Testimoni europei che erano ancora a Lubango partirono per Windhoek, nella vicina Namibia.

Far giungere pubblicazioni a questi fratelli nella boscaglia divenne quasi impossibile. Alcune congregazioni, come quelle di Malanje, Lobito, Benguela, Gabela, Huambo, e Lubango, rimasero diverse volte isolate per mesi.

Giorni tristi

Non appena il giogo del dominio coloniale fu scosso, migliaia di portoghesi cominciarono a lasciare il paese. Con il dilagare dell’anarchia, era sempre più urgente fuggire. La maggioranza riuscì a portare con sé solo pochissime cose. Per fare un esempio di quanto fosse profondo l’odio per gli europei, un partito politico dichiarò che avrebbe ucciso anche i mulatti a causa dell’incrocio dei loro antenati con i bianchi.

Naturalmente i nostri fratelli portoghesi e angolani non nutrivano questa animosità. Erano uniti da un forte vincolo di amore fraterno. La partenza dei portoghesi costrinse molti intimi amici a separarsi. Entro giugno del 1975 tutti i fratelli portoghesi che dirigevano l’opera dovettero partire. La sorveglianza dell’opera di predicazione e la cura del gregge di Dio furono affidate a fedeli fratelli locali. Quasi tutti erano padri di famiglia che avevano un lavoro secolare a tempo pieno. Benché rattristati dalla partenza dei loro fratelli portoghesi, erano determinati ad andare avanti con l’aiuto di Geova.

Che condizioni affrontavano? Ben presto la filiale portoghese ricevette questo preoccupante messaggio dall’ufficio di Luanda: “La città viene bombardata. Le strade sono bloccate. Le comunicazioni con altre città sono interrotte. Il porto di Luanda è chiuso. I negozi stanno esaurendo i generi alimentari. Sono iniziati i saccheggi. Alle 21 scatta il coprifuoco. Chiunque circoli per le strade dopo quell’ora può essere ucciso”.

I servitori di Geova fanno progresso

In questo periodo di sconvolgimenti politici si ebbe una crescita spirituale senza precedenti. Fu raggiunto un massimo di 3.055 proclamatori, con un aumento del 68 per cento rispetto all’anno precedente. I presenti alla Commemorazione furono 11.490!

Il 5 settembre 1975 giunse la notizia tanto attesa. Il ministro della Giustizia del governo provvisorio aveva dichiarato i testimoni di Geova una “confessione religiosa” legalmente riconosciuta. João Mancoca ricorda: “C’era grande euforia tra i fratelli. Non avevano mai conosciuto la libertà completa di adorare Dio apertamente. Era come se si fossero spalancate le porte della prigione. Per la prima volta le adunanze e le assemblee di circoscrizione potevano essere tenute alla luce del sole. Le assemblee di circoscrizione organizzate per la primavera del 1976 diedero un grande impulso all’opera e rafforzarono la determinazione di cui ci sarebbe stato bisogno negli anni avvenire”.

Erano in programma cinque assemblee di circoscrizione, ma per prudenza fu disposto che si radunassero solo tre o quattro congregazioni alla volta. Vennero pure incaricati tre fratelli di visitare le congregazioni nei fine settimana come sorveglianti di circoscrizione.

Nel corso degli anni le circostanze in Angola non avevano permesso ai sorveglianti di frequentare nessuna scuola speciale preparata dalla Società. Vennero quindi fatti i piani per tenere dal 19 al 24 maggio 1976 la prima Scuola di Ministero del Regno per gli anziani di congregazione. Due fratelli angolani frequentarono la scuola in Portogallo e vennero addestrati. Quando tornarono, condussero la scuola a Luanda, con Mário P. Oliveira della filiale del Portogallo come assistente.

I 23 anziani apprezzarono moltissimo l’istruzione basata sulla Bibbia che avrebbe permesso loro di ‘pascere il gregge di Dio’. (1 Piet. 5:2) Carlos Cadi, che allora serviva come sorvegliante di circoscrizione, ricorda quale impatto ebbe la scuola: “Gli anziani cominciarono a vedere l’organizzazione di Geova in una nuova prospettiva. La scuola mise i fratelli a contatto con l’aspetto educativo dell’organizzazione di Geova. Impararono come aiutare i fratelli nelle congregazioni ad applicare i princìpi biblici per risolvere i problemi. La scuola aiutò anche gli anziani a vedere come potevano organizzare meglio l’attività di congregazione, sfruttando più pienamente le capacità dei servitori di ministero che servivano insieme a loro”.

Grazie al riconoscimento giuridico si poterono inoltre importare Bibbie e letteratura biblica. Entro cinque mesi alcune congregazioni ricevettero le loro prime riviste. Che grande benedizione fu avere finalmente l’edizione completa di 32 pagine della Torre di Guardia e di Svegliatevi! I fratelli erano rapidamente entrati per la ‘grande porta aperta che conduce ad attività’. (1 Cor. 16:9) Le condizioni instabili del paese, però, causarono altri seri problemi.

Benché l’11 novembre 1975, secondo il previsto, fosse stata ufficialmente proclamata l’indipendenza dal Portogallo, la lotta tra le principali fazioni politiche si trasformò presto in una guerra civile di grandi proporzioni. Furono instaurate repubbliche indipendenti, con Luanda come capitale del marxista MPLA, mentre Huambo divenne la capitale degli alleati UNITA e FNLA.

La propaganda politica di un gruppo contro l’altro fomentò un odio razziale e tribale senza precedenti. Nella capitale le uccisioni a sangue freddo — perpetrate addirittura appiccando il fuoco alla gente per le strade — erano all’ordine del giorno. Spesso l’unica colpa delle vittime era che dalla parlata si capiva che non erano di Luanda. Questo odio per gli estranei generò una tensione tale da creare grandi spostamenti di popolazione mentre la gente venuta dal nord e dal sud del paese fuggiva nelle province di provenienza. Alcuni fratelli comunque rimasero coraggiosamente in zone diverse dalla provincia di origine per curare i bisogni dei loro fratelli spirituali.

“Viva Geova!”

Ancora una volta i testimoni di Geova divennero oggetto di brutale persecuzione. I Testimoni di Luanda vennero chiamati davanti ai comitati di quartiere che cercavano di costringerli a comprare la tessera del partito. In questa atmosfera carica di tensione l’Ufficio politico del Comitato Centrale dell’MPLA accusò i Testimoni di istigare la popolazione a disubbidire allo Stato, a mancare di rispetto alla bandiera nazionale e a opporsi al servizio militare. Le spiegazioni date dai testimoni di Geova caddero su orecchi sordi.

Nel marzo 1976 dal Portogallo fu inviato in Angola un carico di letteratura biblica. Conteneva 3.000 Bibbie, 17.000 copie del libro La Verità che conduce alla Vita Eterna, 3.000 copie del libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato, nonché riviste. Le autorità confiscarono e bruciarono tutto.

Il 27 maggio 1976 attraverso la radio il governo ordinò a tutti i comitati di quartiere e alle organizzazioni statali di sorvegliare attentamente le attività dei testimoni di Geova. La Chiesa Cattolica trasmetteva annunci quotidiani dalla sua stazione radio dicendo che i testimoni di Geova erano sovversivi.

I Testimoni venivano scacciati dalle file per ottenere i viveri. Gruppi di facinorosi si radunavano fuori dei luoghi in cui si tenevano le adunanze di congregazione. A scuola i bambini venivano molestati. I figli di José dos Santos Cardoso e sua moglie Brígida furono sottoposti a forti pressioni perché ripetessero slogan politici, cantassero l’inno nazionale e gridassero “Abbasso Geova”. Essendosi rifiutati, furono maltrattati. José jr., che allora aveva nove anni, all’improvviso alzò la voce e disse: “Va bene, dirò ‘Viva!’” Tutti rimasero in attesa. Infine il bambino gridò “Viva Geova!” Prima che si rendessero conto di cosa aveva detto, gridarono all’unisono: “Viva!”

Nella “fornace”

Il partito al potere era deciso a costringere i Testimoni ad arruolarsi nell’esercito. Questo diede luogo ad altra spietata persecuzione.

Il 17 febbraio 1977 Artur Wanakambi, uno zelante fratello della provincia di Huíla, cercò inutilmente di spiegare la sua posizione neutrale. Lui e altri tre fratelli furono fatti sfilare per le strade mentre venivano portati in prigione. Gli astanti, anche gli spazzini, furono invitati a picchiarli. L’indomani le mogli dei tre fratelli sposati si recarono alla prigione per sapere che ne era stato dei loro mariti. Dopo avere atteso a lungo, vennero frustate senza pietà e lasciate lì peste e sanguinanti. Nel pomeriggio si ritrovarono nella stessa prigione in cui erano i loro mariti.

Il fratello Teles narra cosa accadde dieci giorni dopo a un altro gruppo di fratelli che erano in prigione: “In trentacinque fummo messi nella ‘fornace’. Era una stanza di sette metri per tre, alta tre metri. Nel soffitto di cemento armato c’erano due buchi per l’aria così piccoli che non ci passava neppure una mano. Era la stagione più calda e la cella era proprio una fornace. Essendo decisi a sbarazzarsi di noi, tapparono i due buchi.

“Il quarto giorno supplicammo Geova di darci la forza di sopportare quel tremendo calore. Ci venivano in mente i tre giovani fedeli che al tempo di Daniele erano stati gettati nella fornace ardente. Il giorno dopo, verso le tre del mattino, qualcuno bussò forte e la porta si aprì. Che sollievo respirare una boccata di aria fresca! Era il carceriere: ancora mezzo addormentato, aveva aperto la porta e poi si era accasciato. Dopo una decina di minuti il carceriere si alzò e senza dire una parola chiuse la porta. Ringraziammo Geova di quei pochi momenti preziosi di aria fresca.

“Diversi giorni dopo gettarono nella nostra cella altri sette fratelli. Non c’era più posto per sedersi. Fummo picchiati a più riprese. Il calore aumentava e le vesciche e le piaghe prodotte dalle percosse emanavano cattivo odore.

“Il 23 marzo celebrammo la Commemorazione, benché si trattasse solo di un discorso senza gli emblemi. Allora eravamo in tutto 45. Alcuni di noi trascorremmo 52 giorni nella ‘fornace’ e sopravvivemmo”.

Dopo essere stati tolti dalla “fornace” furono mandati nel campo di lavoro di Sakassange a 1.300 chilometri di distanza, nella provincia orientale di Moxico.

“Legalizzata” la persecuzione

L’8 marzo 1978 l’Ufficio politico del Comitato Centrale dell’MPLA dichiarò illegale “la chiesa dei ‘Testimoni di Geova’” e la mise al bando. Per assicurare un’estesa pubblicità, la stazione radio di Luanda fece l’annuncio tre volte al giorno. Il decreto originale era in portoghese, ma affinché la notizia fosse compresa da tutti, per una settimana l’annuncio fu trasmesso anche nelle lingue chokwe, kikongo, kimbundu e umbundu. Infine il 14 marzo 1978 il decreto uscì sul giornale del partito, il Jornal de Angola. In realtà il bando non faceva che “legalizzare” le brutalità che già si commettevano.

Le denunce da parte dell’Organizzazione per la difesa del popolo (ODP) aumentavano. Molti testimoni di Geova furono arrestati in massa e messi in prigione senza processo. Venivano fatte visite a sorpresa nelle fabbriche di tutta Luanda. Nella fabbrica di valigie Malas Onil furono arrestati 14 Testimoni. Altri 13 furono arrestati nella città di Lubango. Alcuni giorni dopo le notizie confermarono l’arresto di 50 a Ndalatando. Entro appena una settimana da che era stato intimato il bando furono imprigionati almeno 150 fratelli e sorelle.

A questo fecero seguito licenziamenti arbitrari di Testimoni, senza nessun riguardo per gli anni di ineccepibile condotta, l’idoneità o le prestazioni. Infatti alcuni di quelli che furono licenziati occupavano posti di responsabilità connessi con lo sviluppo economico del paese.

Non si fecero eccezioni per le donne. Un comandante militare vide Emília Pereira davanti a casa sua e le chiese perché non faceva parte della milizia. Quando lei rispose che non le piaceva nulla che avesse a che fare con le uccisioni o lo spargimento di sangue, capì che era una Testimone. Poiché lei ammise di esserlo, le fu intimato di salire su un camion in attesa. Anche le sue due sorelle, venute a vedere cosa stava accadendo, furono spinte dentro il camion. Nel frattempo era arrivato a casa il padre, e il comandante gli ordinò di salire sul camion. Quando stavano per partire, un fratello che abitava nelle vicinanze chiese cosa stesse succedendo. Anche lui fu afferrato e costretto a salire sul camion.

Furono portati nella prigione, dove le sorelle vennero messe nell’ala delle donne. Una sera dopo l’altra gli agenti cercarono di violentare queste giovani sorelle, ma esse si stringevano l’una all’altra, gridavano e pregavano ad alta voce. La loro reazione sventò gli intenti malvagi di quegli uomini ed esse non furono stuprate.

Anche i fratelli della provincia di Malanje furono duramente messi alla prova. I maltrattamenti a cui fu sottoposto il 74enne José António Bartolomeu furono così gravi che morì. Domingas António era talmente debole dopo essere stata arrestata e ripetutamente bastonata che morì durante un attacco di malaria. Manuel Ribeiro fu ucciso col veleno per aver scritto una lettera alla famiglia dalla prigione.

Una settimana dopo la notifica del bando si tenne un’adunanza con gli anziani di tutte le congregazioni di Luanda. Ricevettero incoraggiamento e guida scritturali in relazione alle loro attività future, e poi trasmisero queste informazioni alle congregazioni. La loro determinazione fu rafforzata tenendo presente la scrittura dell’anno 1978: “Non prevarranno contro di te, poiché ‘io [Geova] sono con te . . . per liberarti’”. — Ger. 1:19.

Appello alle autorità governative

Il 21 marzo 1978 i tre fratelli che servivano come direttori dell’Associazione dei Testimoni di Geova dell’Angola inviarono un appello all’Ufficio politico dell’MPLA per sollecitare l’intervento dei tribunali nei casi di violazione della legge e la cessazione degli imprigionamenti illegali dei Testimoni. Copia di questa lettera fu inviata al presidente della Repubblica e al primo ministro come pure ai ministri della Difesa, della Giustizia, della Pubblica Istruzione e della Cultura. Non si ebbe nessuna risposta.

Seguendo l’esempio dell’apostolo Paolo, fu rivolto un ulteriore appello alla massima autorità del paese. (Atti 25:11) Questa lettera, inviata dalla filiale portoghese, chiedeva rispettosamente al presidente della Repubblica Popolare dell’Angola di riesaminare la storia dei testimoni di Geova e di concedere loro udienza. Fu chiesto che i tribunali esaminassero attentamente i fatti riguardanti ciascun Testimone detenuto. Questa volta la filiale del Portogallo ricevette una risposta secondo cui avrebbero investigato sulla questione.

Profondamente toccato dalla loro risolutezza

Nell’Angola continuava a infuriare la guerra civile, per cui venivano pochi visitatori dall’estero. Tuttavia nel 1979 il comitato che soprintendeva all’opera nel paese fu informato che in agosto sarebbe arrivato Albert Olih, un sorvegliante della filiale della Nigeria. Com’erano felici i fratelli!

Il fratello Olih disse: “Per me fu come stare tutta la settimana in una caserma. Dovunque guardassi, c’erano soldati armati”. La notte era tenuto sveglio dal rumore delle sparatorie nelle strade.

I Testimoni angolani avevano assistito a rapidi cambiamenti negli anni precedenti. Nel periodo tra il 1973, quando il paese era ancora sotto il dominio coloniale, e il 1976, il numero dei proclamatori era aumentato del 266 per cento. Poi quando nel 1977 la persecuzione si era intensificata, seguita dal bando nel 1978, la crescita si era fermata. Molti Testimoni del paese si erano battezzati piuttosto di recente: 1.000 solo nel 1975. Benché ci fossero 31 congregazioni, molte di esse non avevano anziani. Senza l’amorevole cura dei pastori spirituali alcuni problemi seri e casi di impurità morale erano rimasti irrisolti. In quel tempo intere congregazioni di località come Malanje, Waku Kungo e Ndalatando erano nei campi di prigionia.

Al suo arrivo il fratello Olih ricevette un programma dettagliato in cui erano elencati i vari punti che occorreva trattare. Si analizzarono i modi in cui, date le circostanze, i Testimoni locali potevano svolgere il ministero affidato loro da Dio. Furono date istruzioni su come provvedere le pubblicazioni nonostante ci fosse poca carta a disposizione. Si parlò anche del bisogno di avere più pubblicazioni nelle lingue locali, anche se, naturalmente, ci sarebbe voluto tempo per trovare e addestrare traduttori qualificati.

Ci si concentrò anche sui problemi esistenti nelle congregazioni. Il fratello Olih sottolineò che tutti, anziani inclusi, dovevano seguire le norme bibliche. Nessuno doveva pensare di non aver bisogno di consigli. Si rispose a domande riguardanti i requisiti da soddisfare per il battesimo, la legalizzazione dei matrimoni e le visite dei sorveglianti di circoscrizione alle congregazioni. I fratelli angolani furono grati che la Società avesse disposto che ricevessero istruzioni scritturali attraverso un fratello così esperto.

Durante la visita del fratello Olih si tenne un’adunanza con gli anziani di Luanda e con quanti riuscirono a venire da altre zone. Cominciarono ad arrivare alle 10 del mattino uno alla volta, per non attirare l’attenzione sul luogo di raduno. Prima però che l’adunanza iniziasse alle 7 di sera, dovettero cambiare luogo due volte perché il posto sembrava sorvegliato. Al suo arrivo nel terzo luogo, il fratello Olih trovò 47 anziani seduti nel cortile ad aspettarlo. Quando trasmise i saluti della famiglia Betel della Nigeria, i fratelli ringraziarono agitando silenziosamente le mani. Il suo discorso di un’ora fu una trattazione biblica della disposizione degli anziani, che diede risalto al bisogno di altri anziani nella congregazione cristiana e descrisse in breve i relativi compiti. Dopo il discorso i fratelli si fermarono altre due ore a fare domande, finché furono costretti a partire per arrivare a casa sani e salvi prima del coprifuoco.

Quali erano i sentimenti del fratello Olih dopo aver trascorso quella settimana con i fratelli angolani? “Di sicuro ne ho tratto grandissimo beneficio. Mi ha incoraggiato molto vedere i fratelli e le sorelle fermamente intenzionati a servire Geova nonostante le difficoltà. Ho lasciato l’Angola pregando in cuor mio e con le lacrime agli occhi perché questi fratelli, anche se soffrono, sono sorridenti a motivo della meravigliosa speranza che hanno”.

Un’altra visita

L’anno dopo la visita del fratello Olih, il Corpo Direttivo mandò Albert Olugbebi, anche lui della filiale nigeriana, a servire i fratelli in Angola. Egli raccomandò loro di tenere la Scuola del Servizio di Pioniere per i 50 pionieri regolari. Li incoraggiò anche a provare a tenere assemblee di circoscrizione ogni sei mesi, ma con un uditorio limitato.

Durante la visita del fratello Olugbebi si tennero tre adunanze con gruppi di anziani e con fratelli che assolvevano responsabilità in congregazioni che non avevano anziani. I presenti furono 102. Vennero dati consigli scritturali sulla necessità che gli anziani sostenessero i princìpi biblici e divenissero esempi per il gregge, senza signoreggiare su di esso. (1 Piet. 5:3) Si rispose a domande circa la procedura da seguire per raccomandare la nomina di anziani nelle congregazioni in cui ancora non ce n’era neppure uno.

Tra i presenti a questa adunanza ci fu Silvestre Simão, la cui fede era già stata provata nei quasi quattro anni trascorsi in prigione e nei campi di lavoro. Dopo aver servito come anziano per alcuni anni, a metà degli anni ’70, quando i fratelli europei erano stati costretti a lasciare l’Angola, gli erano state affidate maggiori responsabilità in qualità di sorvegliante di circoscrizione. Adesso che si era disposto di tenere assemblee di circoscrizione ogni sei mesi, occorreva un sorvegliante di distretto. Benché avesse sei figli e responsabilità secolari da assolvere per aver cura della famiglia, il fratello Simão accettò questo nuovo incarico. Lo ha assolto in maniera esemplare negli scorsi 20 anni. Egli presta anche servizio come membro del Comitato di Filiale.

Concludendo la sua visita, il fratello Olugbebi prese nota di un fatto incoraggiante: anche se i Testimoni dovevano ancora radunarsi e predicare con cautela, la crudele persecuzione contro quelli che erano di leva sembrava si stesse attenuando. Infatti, mentre allora c’erano ancora tra i 150 e i 200 fratelli in prigione o nei campi di lavoro, nel marzo 1982 quel numero si ridusse a 30.

Distribuire il cibo spirituale: una sfida

Durante tutto il periodo del bando, una delle cose più importanti era provvedere regolari scorte di cibo spirituale. Farlo comportava spesso un considerevole rischio.

Innanzi tutto era molto difficile trovare la carta da usare per ciclostilare La Torre di Guardia. Per acquistare la carta occorreva un’autorizzazione del governo. Pur essendoci oltre 3.000 proclamatori, per un periodo si poterono produrre solo dalle 800 alle 1.000 copie degli articoli di studio a causa delle limitate forniture di carta. Nondimeno, usando piccole macchine da stampa i fratelli riuscirono a produrre copie di libri tascabili con la copertina flessibile, come La Verità che conduce alla Vita Eterna.

Esponendosi a grossi rischi, Fernando Figueiredo e Francisco João Manuel accettarono l’incarico di riprodurre le pubblicazioni. Questi energici fratelli trovarono nuovi posti in cui svolgere il crescente lavoro di stampa col ciclostile. A volte ci si dovette spostare per ragioni di sicurezza. In certi luoghi il ciclostile era posto in una stanza isolata acusticamente, senza finestre e priva di ventilazione, per cui il lavoro si svolgeva in condizioni assai difficili. In una stanza adiacente altri volontari mettevano insieme le pagine delle riviste e le spillavano. Dovevano finire di raccogliere, spillare e impacchettare il materiale in tempo per poterlo consegnare la notte stessa. Occorreva eliminare qualsiasi traccia del lavoro affinché nulla attirasse l’attenzione. Con l’aumentare della produzione, due ciclostili funzionavano contemporaneamente nella “cucina”, il posto in cui si preparavano le pubblicazioni contenenti il cibo spirituale. Una squadra di fratelli lavorava tutti i giorni per battere a macchina le matrici, correggere, duplicare, raccogliere le pagine stampate, spillare e consegnare le riviste alle congregazioni.

La consegna delle riviste alle congregazioni sparse fuori Luanda doveva essere fatta da corrieri. Era un incarico pericoloso. Un fratello che fece da corriere narra: “Alcuni mesi dopo la notifica ufficiale del bando feci un viaggio per motivi di lavoro nella provincia di Benguela. L’ufficio locale della Società mi aveva dato certe cose da consegnare alle congregazioni di Lobito e Benguela. Non conoscevo nessun fratello in quelle città. L’unico punto di riferimento per contattarli era il numero telefonico di un anziano di Benguela. Per ragioni di sicurezza, il solo mezzo per riconoscersi sarebbe stata la parola d’ordine Famiglia di Isaia.

“Al mio arrivo a Benguela, sembrò che tutto stesse andando per il meglio. Data la natura del mio lavoro, all’aeroporto non fui perquisito, come avveniva di solito. Il pacco che portavo era arrivato intatto. Una volta in città, telefonai immediatamente ai fratelli perché venissero a prenderlo. Il fratello con cui parlai disse che non stava bene, ma promise di mandare qualcuno in albergo a prendere il pacco. Per qualche ragione ignota, nei quattro giorni che rimasi in albergo nessuno venne a reclamarlo, nonostante le mie quotidiane telefonate al fratello.

“Il giorno della partenza non avevo altra scelta che riportare indietro il pacco a Luanda. Quando fummo all’aeroporto, il capo della delegazione insisté che tutti i componenti della sua delegazione e il loro bagaglio venissero perquisiti per dare l’esempio agli altri viaggiatori. Avevo solo due possibilità: (1) gettare il pacco nel contenitore dei rifiuti o (2) tenerlo ed essere arrestato.

“Dopo aver pregato Geova, mi venne in mente Proverbi 29:25: ‘Il tremare davanti agli uomini è ciò che tende un laccio, ma chi confida in Geova sarà protetto’. Decisi di affrontare la situazione, perché sarebbe stato un grande spreco gettare via tanto cibo spirituale.

“Mi misi in fondo alla fila, così quando la polizia avrebbe trovato i libri e le riviste non si sarebbe creata tanta confusione in pubblico. Rimanevano solo due persone da perquisire quando sentii qualcuno dire: ‘Scusate, c’è un signore che chiede di contattare un membro della delegazione di Luanda per un pacco’. Immediatamente dissi fra me: ‘Geova ha sentito la mia preghiera. Si avvera Isaia 59:1: “La mano di Geova non è divenuta troppo corta da non poter salvare”’, e mi affrettai a uscire. Arrivato dal fratello, ebbi solo il tempo di dire Famiglia di Isaia. Lui rispose e prese il pacco. Dovetti tornare in fretta perché l’aereo partiva, quindi non ebbi neppure il tempo di parlare con il fratello. Sì, Geova è ‘la nostra salvezza nel tempo dell’angustia’”. — Isa. 33:2.

Cura del gregge nonostante il pericolo

La guerra — il cavaliere dell’Apocalisse sul cavallo color fuoco — continuava a provocare scompiglio nella vita degli abitanti dell’Angola. (Riv. 6:4) Città e campagne venivano bombardate, le strade minate, i ponti fatti saltare, le riserve idriche sabotate e i villaggi assaltati. I massacri di civili erano all’ordine del giorno. Le coltivazioni venivano distrutte e i contadini fuggivano nelle città. Gli sfollati arrivavano in massa a Luanda. Le condizioni create dal razionamento dei viveri e dal mercato nero rendevano molto difficile la quotidiana sopravvivenza. Ma l’amore e la cooperazione tra i testimoni di Geova permisero a molti di sopravvivere in circostanze altrimenti disperate.

In quei tempi pericolosi Rui Gonçalves, Hélder Silva e altri rischiarono la vita per visitare le congregazioni sparse in tutto il paese. Descrivendo come si dovevano organizzare queste visite, il fratello Gonçalves scrisse: “Nel maggio 1982 ebbe luogo la prima visita di un sorvegliante di circoscrizione a Tombua. Quel giorno i 35 fratelli cominciarono ad arrivare al luogo dell’adunanza alla spicciolata, secondo un programma ben stabilito, iniziando dalle 10 del mattino. Attesero in silenzio. L’ODP [Organizzazione per la difesa del popolo] controllava tutti i movimenti in città. Io arrivai col favore delle tenebre 11 ore dopo, alle 21. L’adunanza ebbe inizio trenta minuti più tardi e durò fino alle 4,40 del mattino”.

Quasi tutti quelli che svolgevano l’opera nella circoscrizione avevano moglie e figli, ma fecero del loro meglio per aver cura degli interessi spirituali delle congregazioni. Uno di questi fratelli, che ora fa parte del Comitato di Filiale, ha spiegato cosa comportava una normale visita del sorvegliante di circoscrizione: “Il programma prevedeva che ciascuna congregazione fosse visitata per una settimana. Le visite però iniziavano il lunedì anziché il martedì. Questo perché era impossibile che l’intera congregazione si radunasse tutta insieme. Le visite venivano fatte a ciascun gruppo di studio di libro. Nelle congregazioni grandi se ne visitavano diversi la stessa sera. Gli orari delle adunanze venivano scaglionati affinché il sorvegliante di circoscrizione potesse recarsi da un gruppo all’altro. Ripeteva il programma a beneficio di ogni gruppo. Perciò durante la settimana pronunciava ciascun discorso dalle 7 alle 21 volte. L’attività della settimana era intensa e impegnativa, ma i fratelli non smisero mai di dare incoraggiamento alle congregazioni”.

Rui Gonçalves ricorda molto bene un viaggio straziante che fece nel gennaio 1983 per recarsi nella città di Cubal. Per poco non gli costò la vita. Egli narra: “L’unico modo per visitare questa congregazione era di viaggiare insieme a una colonna militare a scopo di protezione. Dopo essersi assicurati che tutto fosse a posto, i militari autorizzarono la partenza dei 35 veicoli. Noi eravamo nell’auto del fratello Godinho, il terzo veicolo in un convoglio di sei. Eravamo in viaggio da sole due ore quando dei guerriglieri spararono un missile che distrusse il primo camion militare. Subito dopo un altro missile distrusse il secondo veicolo. Due bombe colpirono la nostra auto ma non esplosero. Con l’auto in movimento il fratello Godinho gridò di saltare tutti fuori. Mentre scappavo in cerca di un riparo nella boscaglia, un proiettile mi spappolò l’orecchio sinistro, e svenni”.

Prima di svenire vide tre guerriglieri inseguire gli altri fratelli, che però riuscirono a fuggire nella foresta. Il fratello Gonçalves continua: “Quando mi svegliai avevo la testa coperta di sangue. Diverse ore dopo tornai carponi sulla strada. Una pattuglia mi trovò, mi diede i primi soccorsi e mi portò all’ospedale di Benguela”. In seguito venne a sapere che tutti i veicoli del convoglio erano stati incendiati o altrimenti distrutti. Dodici passeggeri erano morti e altri 11 erano stati gravemente feriti dai proiettili. I fratelli che viaggiavano con il fratello Gonçalves furono i soli a non essere colpiti dalle pallottole. E il fratello Gonçalves, pur avendo perso quasi del tutto un orecchio e alcuni effetti personali, conclude dicendo: “Ringraziammo Geova di tutto cuore”.

Portata ad altri l’acqua vivificante

In un tempo in cui la maggioranza degli angolani si preoccupava solo di sopravvivere, i testimoni di Geova erano ansiosi di diffondere “buone notizie di qualcosa di migliore” in tutto il loro vasto territorio. (Isa. 52:7) Come compivano quest’opera?

Un pioniere di Luanda spiega che lui, sua moglie e la loro bambina partecipavano insieme al ministero. Dopo aver salutato la persona chiedevano un sorso d’acqua per la loro piccola. Se veniva dato, spiegavano alla persona che conoscevano un tipo di acqua che recava benefìci molto maggiori dell’acqua fresca che era stata gentilmente offerta alla loro figlia. Chi si incuriosiva chiedeva: ‘Di che acqua si tratta?’ Allora la famiglia descriveva le benedizioni del Regno di Dio e la speranza della vita eterna. — Giov. 4:7-15.

Non portavano borse, Bibbie o pubblicazioni nel ministero. Ma se la persona aveva in casa una Bibbia e voleva leggere intorno a queste cose, usavano quella per continuare la conversazione. Tornavano a fare visita dovunque qualcuno mostrasse interesse. Tentando approcci prudenti come questo, i Testimoni riuscivano a trovare persone interessate e le congregazioni erano benedette con un regolare incremento.

Un uomo di Dio

La buona notizia raggiungeva anche zone remote. Penetrò nella regione di Gambos, vicino al confine con la Namibia, grazie agli sforzi compiuti da Tchande Cuituna, che aveva udito la prima volta il messaggio del Regno in quella che allora era la Rhodesia. Dopo aver lavorato per un periodo nelle miniere del Sudafrica era tornato a casa e si era dedicato all’allevamento del bestiame. Tornava regolarmente in Sudafrica a procurarsi pubblicazioni della Watch Tower, e durante uno di quei viaggi, nel 1961, si battezzò. Da allora in poi diffuse con zelo la buona notizia tra la sua gente.

Caricava il suo furgone di acqua, cibo e pubblicazioni bibliche e per due o tre mesi andava a predicare di quimbo in quimbo (di villaggio in villaggio). Quando il furgone si rompeva continuava il viaggio cavalcando il suo toro. A 70 anni percorreva ancora a piedi distanze di oltre 200 chilometri insieme ad altri proclamatori.

Tchande Cuituna possedeva grandi mandrie di bestiame che vagavano libere nelle pianure. In questa società patriarcale era il capo indiscusso. Le attività quotidiane iniziavano al suono di una campana che invitava tutti a riunirsi per ascoltarlo mentre considerava un versetto biblico nella lingua locale. Nei giorni delle adunanze il familiare suono del gong chiamava a raccolta un centinaio di persone per ricevere istruzione spirituale.

Tchande Cuituna finì per essere conosciuto in tutta la regione di Gambos come l’uomo di Dio. Mettendo in pratica ciò che imparava dal suo studio personale della Bibbia e delle preziose pubblicazioni dello “schiavo fedele e discreto”, il fratello Cuituna dava un ottimo esempio. Per raggiungere quante più persone possibile tradusse l’opuscolo “Questa buona notizia del regno” in nyanyeka e in kwanyama.

L’ufficio di Luanda venne a sapere dell’attività del fratello Cuituna dai rapporti del servizio di campo che di tanto in tanto inviava per mano dei fratelli di Windhoek, in Namibia. Nel tentativo di mettere il fratello Cuituna in più stretto contatto con altri Testimoni, nel 1979 l’ufficio di Luanda dispose che Hélder Silva, un sorvegliante di circoscrizione, gli facesse visita. Fu un viaggio memorabile.

Il fratello Silva scrive: “Percorremmo in auto 160 chilometri fino a Chiange. Di lì bisognava fare a piedi i restanti 70 chilometri. Una pioggia torrenziale che durò circa sei ore rese quasi impossibile proseguire. In certi punti l’acqua ci arrivava alle ginocchia, ma non potevamo fermarci perché la zona era infestata da animali feroci. A causa del fango ci era più facile camminare a piedi nudi portando i nostri effetti personali a spalla appesi a un bastone. Infine raggiungemmo la regione di Liokafela e la nostra destinazione, il quimbo (villaggio) in cui viveva Cuituna. Eravamo sfiniti e affamati, perciò le donne ci diedero latte acido, la bevanda locale di mais detta bulunga (kissangua), cacao e una specie di polenta detta ihita (pirão de massango). Dopo aver riposato al calore del fuoco, eravamo pronti per svolgere le tanto attese attività”. Questa visita costituì un passo avanti nella predicazione organizzata della buona notizia nella regione di Gambos.

Nessuno di quelli che vi assisterono dimenticherà il battesimo di 18 nuovi fratelli e sorelle che ebbe luogo nell’agosto 1986 nel fiume Caculuvar. Erano i primi a battezzarsi nella regione di Gambos da che vi era stato portato il messaggio del Regno 40 anni prima. I pionieri venuti per svolgere l’opera in questa zona erano raggianti di gioia. Non ci sono parole per descrivere la felicità che provò il fratello Cuituna assistendo a quel battesimo. Saltando di gioia diceva: “Mi sento come il re Davide quando accompagnò l’arca di Geova”. (2 Sam. 6:11-15) Il fratello Cuituna continua a svolgere il servizio di pioniere regolare.

L’opera nell’Angola meridionale

Nel 1975, a 18 anni, Tymoly, una donna alta che vive nella regione di Huíla nell’Angola meridionale, conobbe la verità grazie alle fatiche di un pioniere di nome José Tiakatandela. Tymoly apprezzava il messaggio della Bibbia, ma i genitori le fecero forte opposizione. Fu lasciata più volte senza mangiare per giorni, picchiata e infine presa a sassate. Poiché rischiava di perdere la vita, si recò a piedi a Lubango, distante 60 chilometri. Lì poté assistere alle adunanze di congregazione. Frequentando il corso della congregazione per imparare a leggere e a scrivere fece progresso, tanto da iscriversi alla Scuola di Ministero Teocratico. Si battezzò nel 1981. Tymoly imparò anche a cucire per guadagnarsi da vivere, e cuce da sé i suoi abiti modesti. Tre uomini e quattro donne del suo gruppo etnico, che avevano udito il messaggio del Regno nel 1978, si battezzarono nel 1980.

In seguito nel 1983 José Maria Muvindi, di Lubango, fece il pioniere ausiliario per tre mesi. Si recò a sud e predicò nelle zone rurali intorno alle città di Jau e Gambos. Andò più giù nella provincia di Namibe diffondendo la buona notizia tra i mukubai, la tribù principale. Vedendo quanto bisogno c’era in questi territori, entrò nelle file dei pionieri regolari. Dopo di lui arrivarono altri pionieri.

Quando il fratello Muvindi predicò in questa regione, le verità bibliche toccarono il cuore di molte persone, che gradualmente fecero i necessari cambiamenti nella loro vita. Per servire Geova nel modo che lui approva, dovettero abbandonare pratiche contrarie alle Scritture, quali poligamia, immoralità, ubriachezza e superstizione. Cominciarono a indossare qualcosa di più del tradizionale tchinkuani o perizoma. A Lubango c’era un continuo affluire di coppie che andavano a legalizzare la loro unione. Per alcuni questo significò lasciare il villaggio per la prima volta in vita loro! A Chiange fu riaperto l’ufficio di stato civile, che era chiuso da dieci anni, per l’improvvisa affluenza di gente che dalla regione di Gambos veniva a richiedere il certificato di nascita e la carta di identità per registrare il proprio matrimonio.

Purtroppo il fratello Muvindi morì di epatite nel 1986, ma il suo ministero zelante ha portato frutto. Grazie ai suoi sforzi e a quelli di altri che hanno lavorato in queste regioni, molti hanno ricevuto testimonianza. Oggi in questa parte del paese ci sono nove congregazioni e dieci gruppi che non sono stati ancora organizzati come congregazioni, tutti impegnati a promuovere la vera adorazione.

Aumenta la sorveglianza

In seguito alla formazione nel 1984 delle Brigate popolari di vigilanti (BPV), furono esercitate nuove pressioni sui fratelli. Il compito delle BPV era di garantire che i cittadini non integrati nel processo rivoluzionario fossero tenuti sotto attenta sorveglianza. Come assolvevano le BPV la loro funzione? Domingos Mateus, che all’epoca serviva come sorvegliante di circoscrizione, lo ricorda bene: “Ad ogni angolo di Luanda si vedeva un vigilante, riconoscibile da una fascia blu intorno al braccio con le iniziali BPV. Era autorizzato a perquisire qualsiasi passante. Diventava sempre più difficile per i fratelli portare pubblicazioni alle adunanze. Nel dicembre 1985 a Luanda esistevano in tutto 800 brigate, il che rendeva impossibile perfino tenere le adunanze di congregazione.

“Nell’ex Largo Serpa Pinto un gruppo di una quarantina di vigilanti stava perlustrando tutta la zona. Insieme a loro c’erano componenti delle Forze armate popolari di liberazione dell’Angola, un gruppo armato di mitragliatrici. Era comune sentirli aprire il fuoco mentre davano la caccia a qualcuno o volevano fermare una persona per interrogarla.

“Una congregazione aveva stabilito di tenere una grande adunanza in casa di un fratello. Poco prima che iniziasse il programma ci rendemmo conto che un appartenente alle BPV stava tenendo d’occhio i fratelli che entravano e annotava i loro nomi su un blocchetto. Nonostante il pericolo, il fratello che abitava lì non fu preso dal panico. Gli venne un’idea. Si diresse furtivamente alle spalle dell’uomo, e quando gli si fu avvicinato abbastanza si mise a urlare: ‘Gente, guardate, c’è un ladro! Acciuffatelo!’

“Preso di sorpresa il vigilante corse via, lasciando cadere tutto quello che aveva in mano. Mentre i vicini uscivano dagli appartamenti e altri si affacciavano alle finestre per vedere cosa stava succedendo, il fratello entrò a casa e disse all’anziano: ‘Fratello, adesso puoi iniziare l’adunanza, la situazione è sotto controllo’. Tutte le adunanze in programma in quella casa per la settimana della visita ebbero luogo senza altri problemi o disturbi”.

“Si è rovesciata la minestra”

Per i testimoni di Geova diventava sempre più difficile comunicare con i loro fratelli cristiani fuori del paese. Comunque António Alberto, che lavorava per una compagnia petrolifera straniera, si rese utile portando corrispondenza importante dai fratelli dell’Angola alla filiale del Portogallo e viceversa.

Ma un giorno del 1987 la polizia intercettò all’aeroporto un pacchetto contenente corrispondenza relativa alle visite di circoscrizione e ad altre questioni confidenziali. Il fratello Alberto era molto angustiato. A mezzogiorno andò a casa per vedere la famiglia perché era sicuro che lo avrebbero presto arrestato. Telefonò al fratello incaricato di queste faccende e disse semplicemente: “Nonno, si è rovesciata la minestra”.

Fatto questo, il fratello Alberto si recò coraggiosamente a casa del capo della polizia aeroportuale. Gli spiegò che sotto il regime coloniale era stato in prigione insieme ad alcuni giovani portoghesi, che si teneva in contatto con loro per corrispondenza e che il pacco contenente quella corrispondenza era stato sequestrato all’aeroporto. Il capo della polizia gli diede un biglietto da presentare a chi aveva sequestrato il pacco per chiedergli di consegnarlo al suo ufficio. Quando all’aeroporto il fratello presentò questo messaggio all’agente, questi rimase sconvolto. Perché? Perché non poteva far recapitare la corrispondenza al capo della polizia, dal momento che era stata bruciata! Con gran sollievo del fratello Alberto, non era stato causato nessun danno.

Decisi a camminare nelle vie di Geova

Con la guerra in corso si ricominciò inoltre a far pressione sui testimoni di Geova perché violassero la propria neutralità cristiana. Nel febbraio 1984, 13 giovani furono arrestati per il loro rifiuto di imbracciare le armi. Solo tre di loro erano Testimoni battezzati; gli altri erano proclamatori non battezzati o studenti biblici. Nonostante le minacce e i maltrattamenti furono irremovibili nella loro decisione di camminare nelle vie di Geova. (Isa. 2:3, 4) Purtroppo, mentre venivano trasferiti in aereo a Luanda, il velivolo si schiantò in fase di decollo e tutti i passeggeri rimasero uccisi.

Nell’aprile 1985 un gruppo di nove tra Testimoni battezzati, proclamatori non battezzati e interessati, si rifiutò di violare la propria neutralità. (Giov. 17:16) Furono trasportati in treno e poi in elicottero fino a una zona di pesanti scontri. Quando i soldati cercarono di costringerli a prendere parte alla battaglia e Manual Morais de Lima si rifiutò, gli spararono uccidendolo. Un altro fratello fu colpito da una scheggia di granata e riportò una grave ferita alla gamba, per cui fu portato via dal campo di battaglia e mandato in ospedale. “Gli elicotteri che vi hanno portato qui”, fu detto a due fratelli, “non appartengono a Geova”, quindi l’unico modo per andarsene da lì era a piedi: 200 chilometri attraverso un territorio infestato dai guerriglieri e dagli animali selvatici. Giunti a Luanda furono nuovamente imprigionati! Eppure erano sempre convinti che la cosa giusta da fare è lasciarsi guidare dall’amore per Geova Dio e per il prossimo. — Luca 10:25-28.

In un altro caso quattro Testimoni furono mandati lontano in un campo militare nella parte più meridionale dell’Angola. I soldati erano sicuri che la furia della guerra avrebbe costretto i Testimoni a imbracciare le armi per difendersi. Invece, come ricorda Miguel Quiambata, alcuni ufficiali, colpiti dalla fermezza di questi uomini e comprendendo che erano inoffensivi, concessero loro libertà di movimento nel campo. Essi usarono quella libertà per far conoscere ad altri il provvedimento di Geova per la vita eterna mediante suo Figlio, Gesù Cristo. Nel 1987 alla loro celebrazione della Commemorazione della morte di Cristo assisterono 47 persone, e ben presto il numero dei presenti alle adunanze salì a 58.

Nel 1990 c’erano ancora 300 Testimoni di Geova detenuti a motivo della loro neutralità cristiana. Alcuni avevano scontato diverse condanne, ciascuna a più di cinque anni. Altri erano rimasti in prigione quattro anni senza mai essere processati. Anche dopo che era stata accordata l’amnistia, alcune autorità carcerarie non lo fecero sapere ai fratelli e continuarono a tenerli in prigione. Altre rinviarono il rilascio perché i Testimoni erano considerati i loro migliori lavoratori e a loro si potevano affidare mansioni fuori della prigione senza timore che scappassero. E quell’amnistia non impedì l’arresto e l’esecuzione capitale di altri due Testimoni nel 1994.

In seguito una pioniera, mentre distribuiva Notizie del Regno N. 35, incontrò un ex militare che disse di avere assistito all’esecuzione di tre Testimoni che avevano rifiutato di imbracciare le armi. Quando gli fu chiesto se pensava che il mondo sarebbe migliore se tutti fossero testimoni di Geova, lui riconobbe che, se essi sono capaci di affrontare la morte per il loro rifiuto di uccidere i propri simili, il mondo sarebbe senz’altro in pace se tutti fossero testimoni di Geova. Accettò l’opuscolo Cosa richiede Dio da noi?, acconsentì ad avere uno studio biblico a domicilio e cominciò ad assistere alle adunanze.

Le acque di verità continuavano a scorrere

In una visione datagli da Geova, Ezechiele vide acqua di vita che scorreva dal grande tempio spirituale di Dio. Fluiva superando e aggirando ostacoli attraverso terreno accidentato e dava la vita dove in precedenza c’era un ambiente mortifero. (Ezec. 47:1-9) Oggi, nonostante gli ostacoli, la vivificante acqua della verità ha raggiunto più di 230 paesi, compresa l’Angola.

A volte gli ostacoli parevano formidabili, ma l’acqua di vita che viene da Dio ha trovato il modo di aggirarli. Durante gli anni ’80 la censura era così severa che all’ufficio di Luanda giungevano dall’estero solo rari messaggi portati da corrieri. Eppure la letteratura contenente le rinfrescanti verità bibliche riusciva a penetrare attraverso il confine con la Namibia, dove era relativamente facile passare. In tal modo si ricevettero pubblicazioni in portoghese e nelle lingue locali. Questa disposizione funzionò in quella zona per diversi anni.

L’aiuto venne da molte fonti. Alcuni professionisti aiutarono i fratelli a procurarsi Bibbie. Perfino dei militari, alcuni dei quali avevano parenti testimoni di Geova, corsero grossi rischi per agevolare i fratelli in Angola. Diverse forniture di materiale per ufficio, incluso un costoso ciclostile, furono inviate a nome di persone importanti. Uno di questi in seguito si unì al popolo di Geova per servire sotto la guida del divino “Principe della pace”. — Isa. 9:6.

Nel 1984 Thierry Duthoit e sua moglie Manuela si trasferirono in Angola dallo Zaire (l’attuale Repubblica Democratica del Congo). I fratelli angolani si affezionarono molto a loro. Il fratello Duthoit era alto e spesso lo prendevano per un russo. Sotto il governo di allora i numerosi russi che risiedevano in Angola avevano completa libertà di movimento.

Si approfittò dell’equivoco per far entrare in questo paese devastato dalla guerra pubblicazioni che spiegavano come Geova Dio, per mezzo del suo Regno messianico, porterà vera pace e prosperità al genere umano fino alle estremità della terra. (Sal. 72:7, 8) Il fratello Duthoit stabilì contatti di affari con piloti di linea che acconsentirono a portare scatole di letteratura biblica nel paese. Lui le andava a ritirare all’aeroporto e le consegnava ai fratelli. Si procurò anche medicinali di cui c’era disperato bisogno per i fratelli malati.

Attraverso il fratello Duthoit alcuni fratelli responsabili conobbero il signor Ilídio Silva, un uomo d’affari, il quale donò due ciclostili. Per i fratelli era molto difficile ottenerli dato che il governo teneva un inventario di tutti i macchinari per ufficio del paese. Il signor Silva fu a sua volta benedetto perché infine diventò un servitore di Geova battezzato.

Usando un’apparecchiatura elettronica fu possibile riprodurre un’edizione di 20 pagine della Torre di Guardia. Conteneva importanti articoli secondari che in precedenza i fratelli angolani avevano perso. Poco tempo dopo si distribuivano in media 10.000 copie di ogni numero. Veniva ciclostilato anche Esaminiamo le Scritture, il che era vivamente apprezzato. Materiale scelto di “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile” veniva inoltre inviato dal Portogallo per essere ciclostilato. In seguito fu possibile ricevere quel materiale in forma di opuscolo. Questo permise di arricchire il programma della Scuola di Ministero Teocratico. Che ristoro era ricevere tutto questo cibo spirituale!

Un’altra prova della benedizione divina era l’aumento del numero di coloro che lodavano Geova in questo paese. Alla fine dell’anno di servizio 1987 il numero di quelli che facevano rapporto dell’attività quali suoi Testimoni era arrivato a 8.388, un incremento del 150 per cento da quando nel 1978 era stato imposto il bando. Anche il numero delle congregazioni si era moltiplicato, da 33 a 89. Nonostante si andasse molto cauti nell’invitare i nuovi interessati alle adunanze, i presenti erano circa il 150 per cento del numero dei proclamatori. Ogni mese i proclamatori dedicavano in media 18 ore al servizio di campo e gli studi biblici a domicilio raggiunsero il massimo di 23.665! È vero che c’erano problemi economici e scarsità di cibo. Ma la fiducia nelle promesse di Geova permise ai nostri fratelli di non perdersi d’animo. Erano decisi a continuare ad ‘annunciare la parola di Dio intrepidamente’. — Atti 4:31.

Speciale addestramento per i sorveglianti di circoscrizione

Anche i sorveglianti viaggianti, che si spendevano di continuo per le congregazioni, avevano bisogno di incoraggiamento. Come furono entusiasti quando appresero che erano state prese disposizioni perché nel novembre 1988 assistessero a uno speciale seminario per i sorveglianti viaggianti a Lisbona!

Immaginate che gioia provarono stando ogni giorno in compagnia della famiglia Betel del Portogallo! Luis Cardoso, uno dei partecipanti al seminario, riassume così i suoi sentimenti: “Fu un periodo particolarmente entusiasmante per me. La famiglia Betel del Portogallo ci accolse con molto affetto. I fratelli si facevano in quattro per noi. Trascorremmo 34 giorni di intensa e gioiosa attività nei quali apprendemmo molte cose”.

Prima lavorarono due settimane insieme a sorveglianti viaggianti nelle circoscrizioni del Portogallo, in modo che potessero imparare osservandoli. Nelle due settimane successive frequentarono il seminario. Questo verteva soprattutto sul loro campo di attività teocratica e li preparò per i corsi della Scuola di Ministero del Regno a cui avrebbero partecipato come istruttori. La settimana dopo assisterono alle lezioni della Scuola di Ministero del Regno che si stava tenendo per gli anziani e i servitori di ministero del Portogallo. Questo diede ai fratelli angolani la possibilità di osservare come i sorveglianti viaggianti del Portogallo insegnavano agli anziani locali ciò che avevano imparato al seminario.

“Quel seminario mi insegnò cosa vuol dire essere un bravo studente”, dice il fratello Cardoso. “Imparai a studiare e a fare ricerche come non avevo mai fatto prima. Con il loro esempio i fratelli ci insegnarono come avere riguardo per nostra moglie in modo tale che potessimo lavorare insieme in unità. Per coronare questo periodo indimenticabile i fratelli ci fecero vedere il ‘Fotodramma della Creazione’. Ne avevo tanto sentito parlare, ma vederlo con i miei occhi fu davvero emozionante”.

In aggiunta a questo periodo di istruzione, nell’ottobre 1990 Mário Nobre, un sorvegliante di circoscrizione del Portogallo, fu mandato a lavorare con i sorveglianti di circoscrizione angolani mentre servivano le congregazioni nel loro paese. Dedicò due mesi ad addestrare i fratelli, e i suoi modi gentili e pazienti furono tanto apprezzati.

Il fratello Nobre è particolarmente felice di narrare questa esperienza avuta pochi giorni dopo il suo arrivo in Angola: “Era stato disposto che pronunciassi un discorso pubblico in una congregazione di 198 proclamatori. Rimasi meravigliato vedendo 487 presenti. Con mia sorpresa, il sorvegliante che presiedeva mi chiese di pronunciare di nuovo il discorso. Avevo parlato solo a metà della congregazione! Naturalmente accettai, e al secondo discorso i presenti furono 461, per un totale di 948!”

Durante il suo soggiorno il fratello Nobre imparò molto sulla vita quotidiana dei fratelli in Angola. Si rese conto di quanto fossero pericolose le strade a Luanda a causa delle sparatorie, ma si adattò presto alla situazione e si concentrò sullo straordinario interesse che la gente mostrava per il messaggio del Regno. In quanto all’ospitalità dice: “I fratelli mi diedero il meglio di ciò che avevano. Avevamo il minimo indispensabile, ma era sufficiente”.

Una grave siccità

All’inizio del 1990 il cavaliere dell’Apocalisse che cavalca il cavallo nero — la carestia — fece la sua comparsa nell’Angola meridionale quando una grave siccità durata tre mesi falciò molte vite. (Riv. 6:5, 6) Le colture andarono distrutte e ci furono grandi sofferenze. Secondo il Diário de Notícias, un quotidiano di Lisbona, almeno 10.000 persone morirono a causa della siccità.

Quando giunse notizia della situazione, la filiale del Portogallo inviò immediatamente due grandi container tramite fratelli e uomini d’affari che si interessavano della verità biblica. Un container andò a Benguela, l’altro a Luanda.

La filiale del Sudafrica mandò con un camion 25 tonnellate di generi di prima necessità attraverso la Namibia. Giunti a Windhoek, i fratelli chiesero al consolato angolano il permesso di entrare in Angola per consegnare gli aiuti ai loro fratelli cristiani. Il funzionario, pur sapendo che nel suo paese i Testimoni non erano riconosciuti, fu lieto di rilasciare i documenti necessari perché gli aiuti potessero giungere a quelle persone sofferenti. Fu perfino messa a disposizione una scorta militare per assicurare che gli aiuti arrivassero a destinazione.

Quando il camion giunse al ponte provvisorio che attraversava il fiume Cunene, i fratelli dovettero trasferire ogni cosa su un camion più piccolo e poi ricaricare tutto una volta passati dall’altra parte. Dopo aver superato oltre 30 posti di blocco dei militari, il camion arrivò a Lubango. Questa missione coronata dal successo preparò la strada ad altri viaggi, ciascuno dei quali servì a trasportare tonnellate di preziosi generi di soccorso.

Flávio Teixeira Quental, che era presente a Lubango quando arrivò il primo camion, ricorda: “Quando vedemmo arrivare il camion verso le tre del pomeriggio, provammo grande gioia e sollievo, ma anche sorpresa e una certa trepidazione. Dove avremmo depositato 25 tonnellate di letteratura, cibo e vestiario? La nostra Sala del Regno non aveva né porte né finestre, e la nostra casa era troppo piccola per tutte quelle scatole. Organizzammo in fretta i fratelli perché montassero la guardia giorno e notte e mettemmo tutto nella Sala del Regno”.

Gli aiuti vennero distribuiti tutti prontamente. Il fratello Quental prosegue: “C’era la guerra. . . . Spesso a quel tempo avevamo solo una rivista per l’intera congregazione. Come fummo grati a Geova, alla sua organizzazione e ai nostri cari fratelli che avevano rischiato la vita per fratelli che neppure conoscevano! Questo mi faceva pensare al tipo di amore mostrato da Gesù all’umanità sacrificando la sua vita umana in favore di altri”. — Giov. 3:16.

Una lettera di ringraziamento inviata dagli anziani di Benguela diceva: “Lo scorso fine settimana è stato denso di attività in quanto 32 volontari hanno distribuito gli aiuti ricevuti. Ringraziamo tutti quelli che spinti da un cuore sensibile ci hanno mandato questo dono”. Nonostante la carestia, nessun fratello morì di fame.

Promesso il rispetto dei diritti umani

Il 31 maggio 1991 fu firmato un accordo di cessate il fuoco tra le fazioni rivali dell’Angola, che portò a un periodo di relativa pace. Fu concordata una nuova costituzione che prometteva il rispetto dei diritti umani e politici. La lunga guerra civile durata 16 anni aveva ridotto il paese in rovina. Erano state uccise circa 300.000 persone. La probabilità di vita era di 43 anni per gli uomini e di 46 per le donne. La disoccupazione e l’inflazione aumentavano. Il sistema scolastico era allo sfascio. Occorreva una completa riforma. Avrebbe incluso l’abolizione del bando che dal 1978 pesava sui testimoni di Geova?

Il 22 ottobre 1991 fu presentata al ministro della Giustizia la domanda di riconoscimento dell’associazione religiosa dei testimoni di Geova in Angola. Fu diffuso inoltre un comunicato stampa per rendere nota al pubblico questa richiesta.

L’indomani stesso sul Jornal de Angola uscì un articolo che in parte diceva: “Secondo il portavoce dei Testimoni in Angola c’è ottimismo per quanto riguarda il riconoscimento dell’Associazione, e l’incontro preliminare accordato dal Ministero della Giustizia è stato soddisfacente”. L’articolo passava in rassegna anche la storia dei testimoni di Geova in Angola e in altri paesi quali il Portogallo e il Mozambico, dove le restrizioni imposte all’attività dei testimoni di Geova erano state tolte.

Per la prima volta in Angola si faceva una pubblicità favorevole ai testimoni di Geova! Giorni dopo il direttore del giornale disse che aveva ricevuto molte telefonate di persone, anche autorevoli, che si congratulavano con lui per aver pubblicato l’articolo.

“Un’esperienza indimenticabile”

I testimoni di Geova avevano già cominciato a radunarsi più liberamente. Congregazioni con 100 proclamatori comunicavano che alle adunanze assistevano dalle 300 alle 500 persone! Come avrebbero fatto i Testimoni, che fino a quel momento erano stati costretti a radunarsi in piccoli gruppi in case private, ad accogliere tante persone? I fratelli che avevano un cortile lo coprirono con una tettoia di lamiera e misero lo spazio a disposizione della congregazione. Molte congregazioni si limitavano a tenere le adunanze all’aperto. I proclamatori furono incoraggiati a invitare alle adunanze e alle assemblee solo gli studenti biblici che avevano fatto abbastanza progresso, poiché non c’era posto per tutti gli altri. Il bisogno di luoghi per l’adorazione era impellente.

Dal Portogallo furono mandati Douglas Guest e Mário P. Oliveira per aiutare i fratelli a fare un bilancio dell’opera e a considerare le necessità future. Durante la loro visita si tennero adunanze con gli anziani e i pionieri delle 127 congregazioni di Luanda. Ci fu la possibilità di radunarsi con anziani di 30 congregazioni di altre località. Era rappresentata ogni parte del paese. Che occasione incoraggiante fu quella!

Anche per il fratello Guest fu un’esperienza molto commovente. Per oltre 30 anni aveva lavorato in stretta collaborazione con quei fratelli tenendosi in contatto con loro per corrispondenza. Descrivendo questa visita disse: “Degno di nota è il fatto che nessuno si lamentava della propria sorte. Dai loro visi sorridenti traspariva una pace interiore, indicante che erano vivi e floridi spiritualmente. Non parlavano d’altro che delle prospettive di espandere l’opera di predicazione nel loro paese. È stata un’esperienza indimenticabile”.

Riconosciuti ancora una volta dal governo

Il 10 aprile 1992 l’organo ufficiale del governo, il Diário da República, rese noto che l’Associazione dei Testimoni di Geova aveva ottenuto il riconoscimento giuridico. I testimoni di Geova erano animati dal fermo proposito di sfruttare al massimo le possibilità che questo offriva loro. Si raggiunse subito un nuovo massimo di 18.911 proclamatori, un aumento del 30 per cento rispetto alla media dell’anno precedente. I 56.075 studi biblici a domicilio — in media tre per proclamatore — indicavano che li attendeva un’abbondante raccolta.

La filiale del Sudafrica fu quindi avvisata che poteva cominciare a inviare in Angola La Torre di Guardia, Svegliatevi! e altra letteratura. Per facilitarne la consegna alle congregazioni si acquistarono due camion. Come furono entusiasti i fratelli quando arrivarono 24.000 copie della Torre di Guardia del 1° maggio 1992 e 12.000 copie di Svegliatevi! dell’8 maggio 1992! Ben presto furono disponibili abbastanza libri con cui condurre studi biblici a domicilio. In precedenza, per condurre gli studi, alcuni proclamatori imparavano a memoria tutte le domande e le risposte contenute nella pubblicazione usata per studiare.

Di nuovo tempi difficili!

La violenza non era del tutto cessata. Dopo le elezioni del settembre 1992 il paese fu nuovamente dilaniato dalla guerra civile. Il 30 ottobre scoppiarono violenti scontri in cinque città principali: Lubango, Benguela, Huambo, Lobito e specialmente Luanda, dove secondo le notizie nei primi giorni degli scontri furono uccise 1.000 persone.

Gli ospedali erano strapieni. Le strade erano seminate di cadaveri. Si diffusero epidemie. Per varie settimane si rimase senza corrente elettrica, viveri e acqua. Furti e saccheggi erano molto frequenti. La maggior parte della popolazione civile era traumatizzata.

A Luanda diversi testimoni di Geova furono uccisi e altri risultarono dispersi. Quando le notizie delle circostanze drammatiche in cui si trovavano i nostri fratelli giunsero in Portogallo, la filiale inviò immediatamente cibo e medicine.

In questo periodo di scontri tra le fazioni politiche, il pubblico ebbe modo di notare la rigorosa neutralità dei testimoni di Geova. Si sentivano osservazioni positive circa il fatto che erano gli unici a non essere immischiati nella politica e a non parteggiare per nessuna delle parti in lotta per il potere. Persone che nutrivano interesse per la verità cominciarono ad avvicinare i Testimoni per la strada per chiedere lo studio biblico.

Quanto al modo in cui i Testimoni stessi consideravano la propria situazione, essi erano convinti che ciò che stavano attraversando adempiva la profezia biblica, e questo rendeva ancora più forte la loro fiducia nel Regno di Dio. Erano grati che lo studio del libro Rivelazione: Il suo grandioso culmine è vicino!, specie della parte riguardante le attività della bestia selvaggia in questi ultimi giorni, fosse arrivato al tempo giusto.

Un messaggio dal Corpo Direttivo

Poco dopo la nuova esplosione di violenza, il Corpo Direttivo inviò alla filiale del Portogallo una lettera incoraggiante in cui esprimeva preoccupazione per i fratelli dell’Angola. La lettera tra l’altro prendeva in considerazione i loro bisogni immediati. Concludendo, il Corpo Direttivo chiedeva di trasmettere i suoi affettuosi saluti ai fratelli in Angola.

Quando a Luanda arrivò questo messaggio, i fratelli ringraziarono sentitamente Geova di far parte di un’organizzazione amorevole che ha così tenera cura dei suoi componenti nei momenti di angustia. Tale espressione di amore fu particolarmente confortante per le famiglie dei fratelli che avevano perso la vita durante quel periodo di violenza.

Una storica assemblea di distretto

Nel gennaio 1993 le acque si erano un po’ calmate a Luanda e molti proclamatori provenienti da varie parti del paese poterono recarsi nella capitale per assistere all’assemblea di distretto “Portatori di luce”. Alcuni avevano dovuto percorrere grandi distanze a piedi. Una sorella della provincia di Huambo aveva camminato per sette giorni con i suoi quattro bambini piccoli, il primo dei quali aveva appena sei anni. Arrivò esausta ma felice pregustando la festa spirituale a cui avrebbero partecipato.

Fu affittato per due settimane consecutive il Padiglione della Fiera Campionaria. Generatori e impianto acustico vennero forniti dal Portogallo. Benché i fratelli avessero invitato solo quelli che frequentavano regolarmente le adunanze, in entrambe le assemblee il padiglione fu gremito. In totale i presenti furono 24.491. Per la prima volta i fratelli dell’Angola avevano potuto tenere l’intero programma di tre giorni dell’assemblea di distretto, compreso il dramma. A quelle assemblee ci furono 629 nuovi ministri battezzati e i presenti ebbero la gioia di ricevere l’opuscolo Vivere sulla terra per sempre! in kikongo, kimbundu e umbundu oltre all’opuscolo Dio si interessa davvero di noi? in portoghese.

I funzionari governativi osservavano attentamente l’eccellente condotta dei Testimoni presenti. Il contrasto con ciò che stava accadendo a Luanda non poteva passare inosservato. Il giorno in cui ebbe inizio la prima assemblea, in diversi quartieri della città esplose la violenza contro i profughi che tornavano a casa. Molte persone vennero uccise e ci furono centinaia di feriti. Gli atti di sciacallaggio erano all’ordine del giorno. Furono distrutte case, anche quelle di alcuni fratelli. Questa densa nube di rinnovata violenza rese ancor più marcato il contrasto con la luce spirituale di cui godeva il popolo di Geova. — Isa. 60:2.

Congregazioni isolate dall’ufficio

A causa dei nuovi scontri la maggioranza delle congregazioni delle province perse gradualmente i contatti con l’ufficio di Luanda. Nel gennaio 1993 l’esercito della resistenza installò il suo posto di comando a Huambo e ne seguirono violenti scontri. I fratelli fuggirono in massa nella boscaglia mentre questa bella città veniva praticamente distrutta. Per quattro mesi non si seppe più nulla delle sue 11 congregazioni. Finalmente in aprile arrivò un breve messaggio: “Presenti alla Commemorazione delle 11 congregazioni di Huambo: 3.505. Finora non abbiamo avuto nessun lutto”. Che sollievo sapere che nessun fratello era stato ucciso!

Nei successivi mesi e anni giunsero altri rapporti che denotavano fedeltà e perseveranza. Una congregazione riferì: “Ci sono stati due mesi in cui gli scontri erano così intensi che nessuno osava avventurarsi di giorno per le strade. È stato il periodo peggiore. I fratelli si raggrupparono nello scantinato di un palazzo. Di notte uscivano fuori in cerca di acqua da bollire per avere qualcosa da bere l’indomani. Spesso chi cercava di attraversare la strada per andare in un altro edificio veniva colpito dai cecchini. Come facevano i fratelli a procurarsi da mangiare? Univano le loro sostanze per comprare riso dai soldati, che lo vendevano a prezzi esorbitanti. Ne toccava una tazza al giorno per persona. Quando non riuscivano a procurarsi nulla da mangiare, cercavano di placare i morsi della fame bevendo acqua bollita. Non era possibile ricevere letteratura, ma per mantenersi spiritualmente forti hanno letto e riletto le riviste e i libri che avevano. Il risultato è stato che ora si sentono ancor più vicini a Geova”.

Una congregazione della provincia di Cuanza Norte rimase isolata dall’ufficio di Luanda per due anni. Benché isolati, i Testimoni locali tennero fedelmente una registrazione del loro servizio di campo come pure delle contribuzioni in denaro che ricevevano. La loro situazione era molto critica, ma non toccarono mai quei soldi per farne un uso personale. Anzi, individualmente continuarono a offrire piccole contribuzioni per l’opera mondiale. Quei fondi furono consegnati quando infine riuscirono a mettersi in contatto con l’ufficio. Che esempio di apprezzamento per l’organizzazione visibile di Geova!

Espansione della Betel

Alla fine del 1992 l’Associazione dei Testimoni di Geova fu in grado di acquistare la casa di tre piani che aveva affittato come sede dell’ufficio del comitato che soprintendeva all’opera nel paese. Sempre quell’anno poté prendere in affitto un magazzino che era l’ideale come deposito della letteratura e che poi fu usato per espletare piccole operazioni di stampa. Due anni dopo si stavano facendo i preparativi per rinnovare la casa e costruire accanto un altro edificio di tre piani.

Era impossibile acquistare sul posto i materiali da costruzione, quindi l’edificio che era stato progettato fu prefabbricato in Portogallo e inviato in Angola dentro container. Carlos Cunha, Jorge Pegado e Noé Nunes vennero dal Portogallo per contribuire con la loro esperienza alla realizzazione dell’impresa. Il sorvegliante dei lavori, Mário P. Oliveira, del Portogallo, narra: “Quando nel luglio 1994 si diede il via ai lavori di costruzione e cominciarono ad arrivare i container, la Betel sembrava un formicaio. Praticamente l’intera famiglia aiutò a scaricare i container in cui erano tutti gli arnesi e i materiali da costruzione, come vernici, mattonelle, porte, telai di finestre e altro. I beteliti avevano letto in merito a certi metodi che fanno risparmiare tempo, ma adesso quasi non credevano ai loro occhi vedendo con che celerità veniva su l’edificio di tre piani”.

Al termine dei lavori un fratello locale scrisse una lettera di apprezzamento, in cui diceva: “Ringrazio Geova che mi ha permesso di partecipare alla costruzione della nuova Betel. Dapprima sembrava un sogno, ma è diventato realtà. È stato un privilegio straordinario essere presente alla considerazione della scrittura del giorno, da cui ho tratto grande incoraggiamento. Ho anche imparato il nome di tutti i membri della famiglia Betel, alcuni dei quali li conoscevo solo di vista in qualità di oratori alle assemblee. Chiedo a Geova che, se nel futuro si dovesse costruire una nuova Betel o compiere qualsiasi altro lavoro di costruzione, mi sia concesso il grande privilegio di parteciparvi”.

In seguito, per soddisfare i crescenti bisogni, è stato acquistato un terreno di 4,5 ettari a circa dieci chilometri da Luanda. Si spera che vi possano sorgere un ufficio e una casa Betel nuovi.

Fratelli e sorelle ansiosi di dare una mano sono venuti in Angola da altri paesi. In maggio e giugno del 1994 arrivarono otto missionari. Alcuni fratelli fecero diversi viaggi dal Sudafrica per aiutare a installare una nuova macchina da stampa e per insegnare ai fratelli locali a usarla. Altri vennero dal Portogallo ad assistere l’ufficio in relazione ai computer, alla contabilità e ad altre questioni organizzative. Beteliti in servizio all’estero venuti dal Canada e dal Brasile misero a disposizione la propria capacità ed esperienza. Come furono grati i fratelli della loro disponibilità a prestare assistenza e a insegnare ai fratelli locali preziosi lavori!

Le assemblee danno una buona testimonianza

Nel 1994 si presero disposizioni per tenere assemblee di distretto in altre località. Per la prima volta se ne tennero due nelle province: una a Benguela con 2.043 presenti e l’altra a Namibe, alla quale assisterono 4.088 persone. In tutto i presenti furono 67.278 e i battezzati 962.

Il direttore di un locale fu così colpito da ciò che vide che lo lasciò usare gratuitamente per due settimane. Un interessato disse: “Che piacere osservare le vostre buone maniere! Non sono venuto per spiarvi; desidero rimanere con voi. Ho un grande favore da chiedervi: mandatemi appena possibile qualcuno che mi insegni la Bibbia, affinché io possa seguire fedelmente il vostro esempio”.

Per l’assemblea di distretto “Lodatori gioiosi” dell’agosto 1995 i Testimoni prenotarono un grande stadio nel cuore di Luanda. I fratelli sostituirono gran parte dei sedili di legno, riverniciarono tutto e ripararono l’impianto idraulico. Come sarebbe stato accolto dal pubblico l’invito ad assistere all’assemblea? La risposta fu straordinaria! Nel primo fine settimana la folla traboccante si riversò nel campo e riempì tutto lo spazio sotto le gradinate. I partecipanti all’assemblea appresero con entusiasmo che i presenti erano stati 40.035. Il fine settimana successivo vennero altre 33.119 persone. In tutto ci furono 1.089 battezzati.

Dal momento che c’erano meno di 26.000 testimoni di Geova nel paese, da dove veniva tutta quella gente? Erano angolani che mostravano interesse per il messaggio biblico insegnato dai testimoni di Geova. Un giornalista di un’agenzia di stampa di Luanda disse: “Qui allo stadio Coqueiros sta accadendo qualcosa che non si era mai visto prima. Circa 60.000 persone di ogni strato sociale stanno assistendo all’assemblea di distretto dei testimoni di Geova. È davvero degno di nota; uomini, donne, bambini e persone anziane, tutti radunati insieme . . . intenti ad ascoltare l’esortazione a lodare il loro Dio, Geova”.

Osservando coloro che si recavano all’assemblea, la gente era sorpresa perché, nonostante le loro limitate risorse, erano tutti ordinati e puliti. Durante le sessioni tutti erano attenti. Gli unici ad andare in giro a quanto pare erano gli uscieri, che contavano i presenti. Una donna che è viceministro, dopo avere assistito a tutta la sessione mattutina della domenica, osservò: “Sono sbalordita! Che differenza tra la gente che è dentro questo stadio e quella di fuori. Ciò che mi colpisce è il valore pratico del vostro programma. Congratulazioni!”

I Testimoni angolani avevano letto intorno alle grandi assemblee del popolo di Geova tenute in altre parti del mondo. Ma adesso stavano partecipando a una di queste proprio nel loro paese. Che benedizione dopo aver perseverato per anni attraverso enormi difficoltà! Erano estasiati. Il loro cuore traboccava di gratitudine per Geova, che permetteva loro di far parte della sua straordinaria famiglia sulla terra in questo importante periodo della storia umana.

L’Angola diventa una filiale

La predicazione della buona notizia stava avendo una rapida espansione. Tra il 1994 e il 1996 i proclamatori erano aumentati in media del 14 per cento all’anno. Si era raggiunto un massimo di 28.969 proclamatori e il numero degli studi biblici aveva superato i 61.000. Quando nel 1992 l’Associazione dei Testimoni di Geova era stata legalmente riconosciuta, c’erano 213 congregazioni; nel 1996 erano salite a 405. Il numero dei presenti alla Commemorazione quell’anno, 108.394, indicava che c’era ancora un’abbondante raccolta da fare.

Cambiando l’ufficio di Luanda in filiale si sarebbero potuti soddisfare più celermente i bisogni locali. Così il 1° settembre 1996 entrò in funzione la filiale dell’Angola. Il Corpo Direttivo nominò come membri del Comitato di Filiale tre fratelli che avevano già servito fedelmente come membri del comitato che soprintendeva all’opera nel paese: João Mancoca, Domingos Mateus e Silvestre Simão. Altri due furono scelti per lo stesso incarico: i missionari José Casimiro e Steve Starycki.

In vista della preparazione necessaria per questo periodo di transizione, nel giugno 1996 Douglas Guest, della filiale del Portogallo, visitò l’Angola. Parlò ai 56 membri della famiglia Betel sulla necessità di dare un eccellente esempio in ogni cosa. Nel corso di uno speciale programma a beneficio di 5.260 anziani e pionieri di Luanda e dintorni, insieme alle rispettive mogli, furono intervistati i membri del Comitato di Filiale e altri fratelli avanti negli anni, che rammentarono punti salienti della storia del popolo di Geova in Angola. Il fratello Guest parlò loro del coraggio che deriva dal confidare in Geova e dall’affidarsi a Lui per ricevere forza.

Resa disponibile la verità nella loro lingua

Rivelazione 7:9 dice che “una grande folla” di persone “di ogni nazione e tribù e popolo e lingua” si sarebbe radunata per adorare Geova. L’Angola è senz’altro inclusa in questa profezia. In questo paese si parlano 42 lingue e molti più dialetti. Le lingue indigene più estesamente usate sono l’umbundu, il kimbundu e il kikongo.

Per anni alle adunanze di congregazione si era dovuto spesso spiegare il materiale di studio, che era in portoghese, in almeno una delle lingue indigene. Chi voleva avere del materiale da studiare personalmente doveva imparare il portoghese, tuttavia le possibilità di andare a scuola erano molto limitate. Una delle prime pubblicazioni disponibili in umbundu fu l’opuscolo “Questa buona notizia del regno”. Quando nel 1978 un anziano ne ricevette una copia, disse: “Con questo opuscolo in umbundu, Moçâmedes [ora Namibe] avrà più di 300 proclamatori. La maggioranza qui nella zona parla e legge questa lingua. È davvero una benedizione!” È stata una benedizione così grande che ora a Namibe ci sono 1.362 proclamatori in 21 congregazioni.

Ma si doveva fare di più per toccare il cuore degli angolani provvedendo a ciascuno la buona notizia nella sua lingua. Bisognava porre le basi per avere un Reparto Traduzioni completo. Poco tempo dopo che i testimoni di Geova erano stati riconosciuti legalmente nel 1992, tre futuri traduttori furono mandati nella filiale del Sudafrica per essere addestrati. Si installarono i computer. Poi, dal Sudafrica, vennero Keith Wiggill e sua moglie Evelyn per aiutare a organizzare il nuovo reparto e a gestire i programmi elaborati dalla Società per la traduzione assistita dal computer.

Si cominciò a produrre un numero sempre maggiore di pubblicazioni nelle lingue indigene. In umbundu uscirono opuscoli quali Vivere sulla terra per sempre! e Dio si interessa davvero di noi? In seguito questi, insieme a diversi volantini, furono resi disponibili in kikongo e kimbundu. Nel 1996 uscirono in tutte e tre le lingue sia il libro La conoscenza che conduce alla vita eterna che l’opuscolo Cosa richiede Dio da noi? Un sorvegliante di distretto riferì che, in una congregazione da lui servita, facendo una presentazione semplice e diretta era riuscito a iniziare 90 studi biblici in una settimana! L’anno seguente il numero delle congregazioni crebbe da 478 a 606.

Che benedizione è stata per i fratelli poter udire e leggere le verità bibliche nella propria lingua! Nel 1998 si tenne a Huambo la prima assemblea di distretto tutta in lingua umbundu. I presenti furono più di 3.600. Si sentivano molti di loro che, mossi da un cuore riconoscente, dicevano: “Geova non ci ha dimenticati!” La prova di tale amorevole cura fu ancor più evidente quando, a partire dal numero del 1° gennaio 1999, La Torre di Guardia fu resa disponibile in umbundu.

Urgente bisogno di Sale del Regno

Per molti anni, a motivo delle restrizioni che ne limitavano l’attività, i testimoni di Geova dell’Angola non erano stati in grado di avere Sale del Regno. Dal 1992 a Luanda il numero delle congregazioni è salito da 147 a 514; in tutto il paese è aumentato di oltre il 200 per cento, giungendo a 696. I presenti alle adunanze in molte congregazioni sono in media dai 200 ai 400. Nel 1998 alle assemblee speciali di un giorno e a quelle di circoscrizione e di distretto i presenti sono stati quattro volte il numero dei proclamatori! C’è urgente bisogno di luoghi di adunanza adatti.

La città di Lubango ebbe la sua prima Sala del Regno nel 1997, Lobito nel luglio 1998 e Viana (poco a sud di Luanda) nel dicembre 1999. Ora, grazie all’attuale programma internazionale di costruzione di Sale del Regno, si sta facendo progresso.

Per l’Angola è stata progettata appositamente una Sala del Regno mobile aperta con la struttura in acciaio. Perché mobile? Perché per quanti sforzi si facciano per acquisire la proprietà di un terreno, anche dopo che vi è stato eretto un edificio può presentarsi qualcuno asserendo di esserne il legittimo proprietario. La Sala del Regno è stata progettata in modo da poter essere trasferita se necessario. La ragione per cui è aperta, invece, è che in questo clima caldo è più confortevole. I materiali per la prima sala prefabbricata arrivarono nel maggio 2000. Nel paese ci sono appena 24 Sale del Regno di vario tipo e nei prossimi cinque anni ne occorreranno altre 355. Si spera che quanto si sta facendo serva a far fronte a questo urgente bisogno.

Per il futuro, oltre al lavoro delle Sale del Regno, è in progetto la costruzione di una Sala delle Assemblee con la struttura in acciaio, aperta ai lati, con 12.000 posti a sedere.

Rispettata la santità del sangue

Per soddisfare ancora un’altra necessità, nell’ottobre 1996 fu istituito un Comitato di assistenza sanitaria composto da dieci anziani premurosi che avrebbe servito le centinaia di congregazioni di Luanda e dintorni. I Testimoni locali furono entusiasti di avere a disposizione fratelli ben addestrati che li aiutassero a ricevere cure mediche compatibili con il loro desiderio di ‘astenersi dal sangue’. — Atti 15:28, 29.

Le strutture mediche rimaste in piedi dopo la guerra erano in stato di abbandono da metà degli anni ’70 e c’era carenza di medicinali. In mezzo a queste condizioni difficili, i medici sarebbero stati disposti a cooperare con i testimoni di Geova per attuare un programma di medicina e chirurgia senza sangue? In un primo momento medici e amministratori di ospedali ebbero una reazione negativa o rimandarono gli appuntamenti. Ma poi si presentò un caso grave.

Un fratello della provincia di Malanje fu portato all’ospedale Américo Boavida di Luanda per essere operato di tumore allo stomaco. Un membro del comitato sanitario accompagnò la moglie del fratello dal chirurgo. Il dott. Jaime de Abreu, primario di chirurgia dell’ospedale, ricevette i due Testimoni. Con loro sorpresa, conosceva bene i testimoni di Geova e la loro posizione rispetto al sangue e, mentre era in vacanza in Portogallo, aveva sentito parlare del programma di chirurgia senza sangue.

Con la cooperazione del dott. de Abreu fu eseguito con successo un intervento senza trasfusione di sangue. In seguito i fratelli del comitato sanitario visitarono il dott. de Abreu e la sua équipe per fornire altre informazioni. Adesso cinque medici cooperano con i Testimoni rispettando le loro convinzioni riguardo al sangue.

Più operai nella messe

Risolti i molti problemi di carattere organizzativo e quelli relativi alla letteratura, si è prestata più attenzione al grande interesse evidente nel campo. Come si adattano bene all’Angola le parole di Gesù: “Sì, la messe è grande, ma gli operai sono pochi”! (Matt. 9:37) Dai rapporti era chiaro che in decine di città occorreva aiuto per aver cura di coloro che mostravano interesse per la verità.

Per soddisfare questo bisogno la Società ha mandato altri 11 missionari ad aiutare a raccogliere la “messe”. Alcuni sono stati mandati nelle città costiere di Benguela e Namibe. Ma Geova ha suscitato la maggior parte degli operai di fra gli angolani stessi. Durante gli ultimi cinque anni si sono battezzate 21.839 persone, che sono venute così a ingrossare le file dei dedicati lodatori di Geova in questo paese.

Gli occhi di Geova sono su di loro

Non è stato possibile inviare fratelli esperti in tutti i luoghi in cui c’è interesse per la Parola di Dio. Qual è stato il risultato? Si è avuta un’ulteriore prova che l’opera non è diretta dall’uomo ma dallo spirito di Dio. (Zacc. 4:6) Gli occhi di Geova sono su tutti i suoi servitori e su tutti quelli che desiderano sinceramente conoscere e servire il vero Dio. — Sal. 65:2; Prov. 15:3.

Certi abitanti di un villaggio della provincia di Cuanza Norte recatisi a Luanda ricevettero alcune riviste da Testimoni che le stavano distribuendo per la strada. Vista la buona notizia che queste contenevano, decisero di seguire l’esempio dei Testimoni di Luanda e di far leggere le riviste ad altri. Compresero anche la necessità di radunarsi insieme, per cui un uomo del gruppo fece del suo meglio per condurre le adunanze. Comunque, trattandosi di un villaggio sperduto, la notizia che tre anni prima i testimoni di Geova avevano ottenuto il riconoscimento giuridico non era ancora pervenuta alle autorità locali. Per questa ragione non era permesso alle persone del villaggio di radunarsi pubblicamente. Imperterrite, si riunivano nella boscaglia.

Finalmente arrivò all’ufficio di Luanda la notizia che a Quilombo dos Dembos alcuni desideravano essere aiutati a organizzare una congregazione. Nell’ottobre 1997 fu mandato in quel villaggio un sorvegliante di circoscrizione, e durante la sua visita assisterono all’adunanza 140 persone. Lui portava sempre con sé una copia delle leggi che regolano l’Associazione dei Testimoni di Geova per poter dimostrare alle autorità locali che i testimoni di Geova sono un’organizzazione che opera legalmente. Ora il gruppo è felice di radunarsi pubblicamente ed ha alcuni pionieri che curano i molti interessati.

Nel 1996 Ana Maria Filomena andò ad abitare in una cittadina della provincia di Bié. Fece ciò che poteva per diffondere la buona notizia e ben presto si formò un gruppo di interessati che si riuniva ogni settimana per lo studio di libro e lo studio Torre di Guardia. Ana Maria conduceva le adunanze perché non c’erano fratelli battezzati. Un giorno venne informata che alla loro adunanza della domenica sarebbe venuto un comandante militare per vedere di persona cosa si insegnava lì. Venne insieme a due soldati. Evidentemente si compiacque di ciò che udì, perché prima di andarsene disse: “Continuate senza paura la vostra opera in questo territorio”. Quel piccolo gruppo ora è la congregazione umbundu di Kuito-Bié Sul, con 40 proclamatori e 150 presenti all’adunanza della domenica.

Le congregazioni della provincia di Uíge erano isolate da circa due anni, per cui non ricevevano il necessario cibo spirituale. Un Testimone locale spiegò il problema a un parente che si occupava di regolari voli aerei per il trasporto merci. Questi disse che sarebbe stato ben felice di trasportare gratuitamente con il volo successivo il sorvegliante di circoscrizione, un pioniere speciale e 400 chili di letteratura. Arrivati sul posto, i fratelli trovarono una congregazione che si prendeva cura di cinque gruppi isolati. Ciascun gruppo teneva adunanze a cui assistevano 50-60 interessati.

All’inizio del 1996, nella stessa provincia, un sorvegliante di circoscrizione visitò una congregazione che era rimasta isolata per oltre quattro anni. Cosa trovò? Benché ci fossero solo 75 proclamatori, al suo discorso pubblico assisterono 794 persone! Era evidente che, nonostante questi fratelli vivessero in una zona isolata, il loro zelo nel predicare ad altri la buona notizia non si era raffreddato.

Dalla zona di Gabela, qualche chilometro a sud di Luanda, sono giunte notizie simili di grande interesse per la verità. Lì un pioniere conduce cinque studi di libro di congregazione, uno ogni sera della settimana. Anche lui ‘implora il Signore della messe che mandi altri operai’. — Matt. 9:37, 38.

Il conflitto più tragico dei nostri tempi”

L’attività di proclamare la buona notizia svolta in tutta l’Angola dai testimoni di Geova è ancor più sbalorditiva se considerata alla luce delle condizioni esistenti nel paese. Un rapporto delle Nazioni Unite ha definito la guerra civile dell’Angola “il conflitto più tragico dei nostri tempi”. Tenendo conto di tutte le sofferenze che esso ha comportato, difficilmente si potrebbe contestare questa definizione. Secondo i dati a disposizione, anche dopo il cessate il fuoco venivano uccise un migliaio di persone al giorno. Nel marzo 2000 il New York Times disse: “La guerra in Angola, un paese con 12 milioni di abitanti, ha lasciato dietro di sé un milione di morti, mentre i profughi sono attualmente tre milioni”.

Anche se tutte le armi tacessero, rimarrebbero le tristi conseguenze della guerra. L’Angola è tra i paesi con la più alta concentrazione di mine terrestri e si calcola che vi siano 70.000 mutilati a causa delle mine: il numero più alto del mondo. È incredibile, ma le parti belligeranti continuano a posare mine. Di conseguenza i contadini abbandonano i campi e questo aggrava la spaventosa penuria di viveri tra la popolazione.

I testimoni di Geova non sono rimasti illesi in mezzo a tanta violenza. Nella provincia di Cuanza Norte quattro Testimoni e un interessato sono stati uccisi nel fuoco incrociato tra le truppe governative e l’esercito di resistenza. Alcuni sono rimasti uccisi accidentalmente da mine terrestri o da bombe esplose nei mercati. Nel 1999 quattro Testimoni persero la vita mentre cercavano di portare viveri e altre cose ai loro compagni di fede a Huambo. Siamo grati che questi incidenti siano rari.

Come gli altri, i testimoni di Geova hanno sofferto moltissimo per la mancanza di cibo, vestiario e alloggio. Quando nel 1999 la guerra civile si intensificò, circa 1.700.000 persone, tra cui molti testimoni di Geova, furono costrette ad abbandonare la propria casa. La gente che fugge dalla guerra spesso va a stare da parenti che vivono già in case sovraffollate. Pur avendo grosse difficoltà a provvedere per le proprie famiglie, gli anziani continuano ad aver cura dei bisogni spirituali dei fratelli. Non ci sono parole per descrivere la profonda gratitudine che questi Testimoni nutrono per i loro conservi cristiani dell’Italia, del Portogallo e del Sudafrica che li hanno soccorsi inviando molti container di cibo, vestiario e forniture mediche delle quali avevano estremo bisogno.

Esempi viventi di fede

Come nell’antichità il fuoco era usato per purificare l’oro, così le prove attraverso cui passano i servitori di Dio producono una fede di provata qualità. (Prov. 17:3; 1 Piet. 1:6, 7) Migliaia di testimoni di Geova in Angola, sia giovani che vecchi, possiedono questo tipo di fede.

Carlos Cadi, un ministro di lunga data che conobbe le preziose verità bibliche nel Congo Belga oltre mezzo secolo fa insieme a João Mancoca, osserva: “La presa di posizione coraggiosa e decisa dei nostri fratelli, molti dei quali hanno sacrificato la propria vita, ha dato una poderosa testimonianza. Questa è stata il risultato non solo delle loro azioni ma anche del fatto che hanno parlato senza timore a molte persone influenti”.

Uno che ha dato una simile testimonianza è Antunes Tiago Paulo, che fu trattato brutalmente da uomini che cercavano di infrangere la sua neutralità cristiana. Oggi fa parte della famiglia Betel dell’Angola insieme ad altri che pure furono torturati: Justino César, Domingos Kambongolo, António Mufuma, David Missi e Miguel Neto. Alfredo Chimbaia, che ha trascorso più di sei anni in prigione, ora compie l’opera di circoscrizione insieme alla moglie.

Una sorella, il cui marito fu strappato alla famiglia sotto i suoi occhi e ucciso da una tribù rivale, fu avvertita che se voleva rimanere in vita doveva fuggire nella Repubblica Democratica del Congo. Per arrivarci dovette percorrere tutta la strada a piedi con i suoi quattro bambini. Impiegò dieci mesi. Prima di iniziare il viaggio non sapeva di essere incinta, e partorì prima di arrivare in Congo. Purtroppo però in seguito il bambino morì. Questa sorella pregava in continuazione. Ha detto che in situazioni del genere in cui non si ha possibilità di scelta, bisogna gettare il proprio peso su Geova. (Sal. 55:22) Altrimenti ci si commisera e ci si chiede: “Perché, Geova, proprio a me?” Questa sorella era così grata di essere viva che nel primo mese dopo il suo arrivo a Kinshasa servì come pioniera ausiliaria.

“Dio non si vergogna di loro”

Ciò che scrisse l’apostolo Paolo riguardo a uomini e donne di fede dell’antichità ben descrive i servitori di Geova dell’Angola. Le sue parole si potrebbero parafrasare in questo modo: ‘Che diremo ancora? Poiché ci mancherà il tempo se proseguiamo narrando tutti gli esempi di fede dati da coloro che sfuggirono al taglio della spada, da uno stato debole furono resi potenti e furono torturati perché non accettarono la liberazione facendo compromessi. Ricevettero la loro prova mediante beffe e flagelli, in realtà, ancora di più, mediante legami e prigioni. Furono provati, furono nel bisogno, nella tribolazione, maltrattati; e il mondo non era degno di loro’. (Ebr. 11:32-38) Nonostante fossero disprezzati da coloro che li perseguitavano, nonostante molti vivano nel bisogno a causa della guerra e dell’anarchia, “Dio non si vergogna di loro, di essere chiamato loro Dio”, perché tengono lo sguardo rivolto all’adempimento delle sue promesse. — Ebr. 11:16.

Pur continuando a subire i terribili effetti della furiosa cavalcata dei cavalieri dell’Apocalisse, i testimoni di Geova in Angola sono vivamente consapevoli della benedizione di Dio. Durante lo scorso anno i più di 40.000 proclamatori di questo paese hanno dedicato oltre 10.000.000 di ore a parlare ad altri della buona notizia del Regno di Dio. Si sono dati da fare conducendo in media ogni mese più di 83.000 studi biblici a domicilio con persone interessate. Il sincero desiderio dei proclamatori del Regno in Angola è di aiutare il maggior numero di persone a scegliere la vera vita che Dio rende possibile mediante Gesù Cristo. E come si sono rallegrati quando, nonostante le condizioni instabili del paese, oltre 181.000 persone si sono radunate per la celebrazione annuale del Pasto Serale del Signore! Vedono ampie prove del fatto che i campi sono ancora bianchi da mietere. — Giov. 4:35.

Come i loro fratelli cristiani di tutto il mondo, i testimoni di Geova dell’Angola hanno completa fiducia nel trionfo finale del loro Re e Condottiero celeste, Gesù Cristo. (Sal. 45:1-4; Riv. 6:2) A dispetto delle prove che incontrano, il loro fermo proposito è di essere suoi leali servitori e fedeli Testimoni del loro amorevole Dio, Geova. — Sal. 45:17.

[Testo in evidenza a pagina 68]

‘Anche se le nostre condizioni fisiche sono critiche, la nostra salute spirituale è buona. Quanto sta accadendo è esattamente ciò che era stato predetto dalla Bibbia’.

[Testo in evidenza a pagina 73]

Studiavano la Bibbia e cominciarono a predicare. Ben presto furono espulsi e rimandati in Angola.

[Testo in evidenza a pagina 78]

“Al massimo potete uccidermi. Cosa potete fare di più? Ma io non tradirò la mia fede”.

[Testo in evidenza a pagina 82]

Era convinto di aver trovato la verità. Ma quanto la stimava?

[Testo in evidenza a pagina 85]

In prigione predicavano ai muri trattando qualsiasi argomento biblico venisse loro in mente.

[Testo in evidenza a pagina 88]

Tutto intorno a loro c’erano i segni della guerra, ma continuarono a svolgere il ministero.

[Testo in evidenza a pagina 91]

I pastori cristiani facevano regolarmente brevi visite durante il tragitto di andata e ritorno dal lavoro. Spesso leggevano qualche passo biblico con la famiglia.

[Testo in evidenza a pagina 96]

“Va bene, dirò ‘Viva!’” Tutti rimasero in attesa. Infine il bambino gridò “Viva Geova!”

[Testo in evidenza a pagina 103]

“Ho lasciato l’Angola pregando in cuor mio e con le lacrime agli occhi perché questi fratelli, anche se soffrono, sono sorridenti a motivo della meravigliosa speranza che hanno”.

[Testo in evidenza a pagina 108]

“Pronunciava ciascun discorso dalle 7 alle 21 volte. L’attività della settimana era intensa e impegnativa”.

[Testo in evidenza a pagina 111]

In questa società patriarcale era il capo indiscusso. Finì per essere conosciuto come l’uomo di Dio.

[Testo in evidenza a pagina 116]

Nonostante le pressioni esercitate su di loro perché violassero la propria neutralità cristiana, furono irremovibili nella loro decisione di camminare nelle vie di Geova.

[Testo in evidenza a pagina 124]

“Come fummo grati a Geova, alla sua organizzazione e ai nostri cari fratelli che avevano rischiato la vita per fratelli che neppure conoscevano!”

[Testo in evidenza a pagina 128]

Il pubblico ebbe modo di notare la rigorosa neutralità dei testimoni di Geova.

[Testo in evidenza a pagina 138]

Ci sono 696 congregazioni, ma soltanto 24 Sale del Regno.

[Cartina/Immagini a pagina 81]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Oceano Atlantico

REP. DEM. DEL CONGO

ANGOLA

Luanda

Malanje

Lobito

Benguela

Huambo

Lubango

Namibe

Baía dos Tigres

NAMIBIA

[Immagine a tutta pagina a pagina 66]

[Immagini a pagina 71]

Gray e Olga Smith

[Immagine a pagina 74]

John Cooke (al centro) con João Mancoca (a destra) e Sala Filemon (a sinistra), che furono tra i primi in Angola a sostenere fermamente la vera adorazione

[Immagine a pagina 87]

Entusiastica assemblea durante un breve periodo di libertà nel 1975

[Immagine a pagina 90]

Un paese devastato dalla guerra

[Immagini a pagina 102]

La “cucina”, dove si preparava il cibo spirituale

[Immagine a pagina 104]

Silvestre Simão

[Immagini a pagina 123]

Sudafrica: Carico degli aiuti per l’Angola

[Immagine a pagina 126]

Sopra: Adunanza speciale con gli anziani e i pionieri regolari di Luanda

[Immagine a pagina 126]

Douglas Guest (a sinistra) in Angola nel 1991, insieme a João e Maria Mancoca e a Mário Oliveira

[Immagine a pagina 131]

Ufficio originale usato dai testimoni di Geova a Luanda

[Immagini a pagina 134]

Assemblea di distretto “Lodatori gioiosi” a Luanda, con 73.154 presenti

[Immagine a pagina 139]

Struttura con il tetto di lamiera: una delle 24 Sale del Regno dell’Angola

[Immagine a pagina 140]

Comitato di Filiale (da sinistra a destra): João Mancoca, Steve Starycki, Silvestre Simão, Domingos Mateus, José Casimiro

[Immagine alle pagine 140 e 141]

La famiglia Betel dell’Angola nel 1996, quando fu aperta la filiale

[Immagini a pagina 142]

Alcuni dei tanti componenti della famiglia Betel che hanno dato prova di fede sopportando terribili maltrattamenti: (1) Antunes Tiago Paulo, (2) Domingos Kambongolo, (3) Justino César

[Immagine a pagina 147]

Carlos Cadi