Ucraina
Ucraina
Gesù, nella sua illustrazione del seme piantato nel terreno eccellente, descrisse coloro che nutrono profondo apprezzamento per la Parola di Dio. “Portano frutto con perseveranza” in quanto continuano fedelmente a proclamare il messaggio di Dio nonostante le difficoltà e le sofferenze. (Luca 8:11, 13, 15) In pochi luoghi della terra questo è stato più evidente che in Ucraina, dove i testimoni di Geova hanno superato oltre 50 anni di proscrizione e di dura persecuzione e continuano a prosperare.
Nell’anno di servizio 2001 questo paese ha visto un massimo di 120.028 proclamatori. Più di 56.000 d’essi hanno conosciuto la verità della Bibbia negli ultimi cinque anni. Durante gli scorsi due anni i fratelli hanno distribuito oltre 50 milioni di riviste, un numero pari alla popolazione del paese. Ogni mese la filiale riceve in media un migliaio di lettere da persone ben disposte che chiedono maggiori informazioni. Tutto questo sarebbe stato impensabile nel non lontano passato. Che vittoria per la pura adorazione!
Prima di sfogliare le pagine della storia dell’Ucraina, diamo un’occhiata al paese. Oltre al terreno simbolico di cui parlò Gesù, l’Ucraina possiede un ottimo terreno letterale. Per circa metà è coperta dalle fertili terre nere di steppa, chiamate dagli ucraini černozëm, che significa appunto “terra nera”. Questo
particolare tipo di suolo, insieme al clima temperato, fa dell’Ucraina una delle regioni agricole più produttive del mondo, in cui si coltivano barbabietole da zucchero, grano, orzo, mais e altre piante. Fin dall’antichità l’Ucraina ha la fama d’essere il granaio d’Europa.Con un’estensione di circa 1.300 chilometri da est a ovest e 900 chilometri da nord a sud, l’Ucraina ha una superficie di poco superiore a quella della Francia. Come potete vedere sulla carta geografica a pagina 123, è situata nell’Europa orientale, a nord del Mar Nero. La parte settentrionale è ricoperta di bei boschi, mentre nella parte meridionale ci sono pianure ricche e ubertose che digradano fino ai magnifici Monti della Crimea. Le colline pedemontane a ovest si congiungono agli erti monti Carpazi, dimora di linci, orsi e bisonti.
L’Ucraina conta circa 50 milioni di abitanti. Sono persone umili, ospitali e laboriose. Molti parlano sia l’ucraino che il russo. Quando vi invitano in casa è probabile che vi offrano bortsch (minestra a base di barbabietola) e varenyky (tortelloni). Dopo un piacevole pranzo potrebbero intrattenervi con musiche folcloristiche, poiché a molti ucraini piace cantare e suonare strumenti musicali.
La popolazione ucraina ha subìto l’influsso di svariati credi religiosi. Nel X secolo vi fu introdotta la religione ortodossa orientale. Più tardi l’impero ottomano portò l’Islam nell’Ucraina meridionale. Inoltre nel Medioevo nobili polacchi vi diffusero il cattolicesimo. Nel XX secolo, sotto il regime comunista, molti diventarono atei.
I testimoni di Geova si trovano in ogni parte del paese. Prima della seconda guerra mondiale, però, la maggioranza d’essi viveva nell’Ucraina occidentale, che era divisa in quattro regioni: Volinia, Galizia, Transcarpazia e Bucovina.
Seminati in Ucraina i semi della verità
In Ucraina gli Studenti Biblici, com’erano chiamati un tempo i testimoni di Geova, svolgono la loro attività da oltre un secolo. Durante il suo primo viaggio all’estero nel 1891 Charles T. Russell, uno dei principali rappresentanti degli Studenti Biblici, visitò molti paesi d’Europa e del Medio Oriente. Mentre era diretto a Costantinopoli, in Turchia, sostò a Odessa nell’Ucraina meridionale. In seguito, nel 1911, pronunciò una serie di conferenze bibliche nelle principali città d’Europa, tra cui Leopoli nell’Ucraina occidentale.
Il fratello Russell arrivò in treno a Leopoli, dove una grande sala chiamata Casa del Popolo era stata affittata per la sua conferenza in programma il 24 marzo. Nove annunci su sette giornali locali e grandi manifesti invitavano tutti ad ascoltare il discorso “Il sionismo nella profezia”, che sarebbe stato pronunciato dal “celebre e rispettabile oratore venuto da New York”, il Pastore Russell. Era stato disposto che quel giorno il fratello Russell pronunciasse il suo discorso due volte. Ma un rabbino ebreo degli Stati Uniti che si opponeva accanitamente all’opera di Russell trasmise ai suoi compagni di Leopoli un messaggio per cablogramma, con cui diffamava gli Studenti Biblici. Questo spinse alcuni a cercare di impedire a Russell di parlare.
Sia nel pomeriggio che la sera la sala si gremì di gente, ma tra i presenti c’erano gli oppositori. Un giornale locale, il Wiek Nowy, riferì: “Alle primissime parole dell’interprete [di
Russell], i sionisti hanno cominciato a sbraitare e a forza di urla e fischi hanno impedito al missionario di parlare. Il Pastore Russell è stato costretto a lasciare il podio. . . . La dimostrazione inscenata la sera al discorso delle otto è stata di proporzioni anche maggiori”.Ciò nonostante molti desideravano ascoltare ciò che il fratello Russell aveva da dire. Il suo messaggio li interessava e chiesero letteratura biblica. In seguito il fratello Russell, commentando la sua visita a Leopoli, disse: “Dio solo sa quale sarà la sua provvidenza in relazione a questi fatti. . . . Può darsi che l’agitazione provocata [tra gli ebrei] dall’argomento induca alcuni a investigare più a fondo di quanto non avrebbero fatto se ci avessero ascoltato in maniera dignitosa e ordinata”. Anche se non ci fu una risposta immediata al messaggio, il seme della verità era stato gettato e in seguito si formarono molti gruppi di Studenti Biblici non solo a Leopoli, ma anche in altre parti dell’Ucraina.
Nel 1912 gli Studenti Biblici in Germania pubblicarono un vistoso annuncio su un calendario che veniva diffuso in Ucraina. L’annuncio invitava a leggere i volumi tedeschi degli Studi sulle Scritture. In seguito l’ufficio della Germania ricevette dall’Ucraina circa 50 lettere di persone che chiedevano sia gli Studi sulle Scritture che l’abbonamento alla Torre di Guardia. L’ufficio si tenne in contatto con questi interessati fino allo scoppio della guerra nel 1914.
Dopo la prima guerra mondiale l’Ucraina fu divisa tra quattro nazioni vicine. I territori dell’Ucraina centrale e orientale furono occupati dalla Russia comunista ed entrarono a far parte dell’Unione Sovietica. L’Ucraina occidentale fu divisa fra tre altri paesi. La Galizia e la Volinia furono annesse alla Polonia, la Bucovina alla Romania e la Transcarpazia alla Cecoslovacchia. Questi tre paesi godevano di un certo grado di libertà religiosa
e permisero agli Studenti Biblici di svolgere la loro predicazione. Pertanto molti semi di verità che in seguito avrebbero portato frutto furono sparsi dapprima nell’Ucraina occidentale.I primi germogli
Agli inizi del XX secolo molte famiglie si trasferirono dall’Ucraina
negli Stati Uniti in cerca di una vita migliore. Alcune lessero le nostre pubblicazioni basate sulla Bibbia e le mandarono ai parenti in Ucraina. Altre famiglie vennero a conoscenza degli insegnamenti degli Studenti Biblici, tornarono in patria e cominciarono a predicare ai loro compaesani. Si formarono diversi gruppi di Studenti Biblici che poi diventarono congregazioni. Nei primi anni ’20 Studenti Biblici della Polonia seminarono i semi della verità in Galizia e Volinia. Contemporaneamente, fratelli della Romania e della Moldavia (ora Moldova) portarono la verità in Bucovina.Questo pose un buon fondamento per un’ulteriore crescita. La Torre di Guardia inglese del 15 dicembre 1921 riferiva: “Di recente alcuni nostri fratelli sono stati in [Bucovina] . . . In seguito alla loro visita durata alcune settimane sono state organizzate sette classi che ora studiano i volumi e ‘Ombre tabernacolari’. Una di queste classi ha circa 70 componenti”. Nel 1922, nel paesino di Kolinkivtsi in Bucovina, Stepan Koltsa accettò la verità, si battezzò e cominciò a predicare. Per quanto sappiamo, fu il primo fratello battezzato in Ucraina. In seguito dieci famiglie si unirono a lui. Una crescita simile ebbe luogo nella regione transcarpatica. Nel 1925 nel paesino di Velikije Lučki e nei comuni limitrofi c’erano all’incirca 100 Studenti Biblici. Successivamente in Transcarpazia cominciarono a predicare i primi servitori a tempo pieno, i quali tenevano adunanze nelle case degli Studenti Biblici. Molte persone si battezzarono.
Alexei Davidjuk, un Testimone di lunga data, descriveva così come si veniva a conoscenza della verità a quei tempi: “Nel 1927 una persona portò una nostra pubblicazione a Lankove, un paese della Volinia. Dopo averla letta, diversi abitanti di quel paese si incuriosirono delle dottrine dell’inferno e dell’anima. Poiché il libro conteneva l’indirizzo dell’ufficio degli Studenti
Biblici a Łódź, in Polonia, scrissero una lettera chiedendo che qualcuno venisse a visitarli. Un mese dopo arrivò un fratello che organizzò un gruppo di studio biblico, al quale si unirono quindici famiglie”.Un simile entusiasmo per la verità era comune in quei primi anni. Notate queste parole di apprezzamento contenute in una lettera inviata dalla regione della Galizia alla sede mondiale degli Studenti Biblici a Brooklyn: “I libri che voi pubblicate guariscono la nostra gente da tante ferite e le fanno vedere la luce del giorno. Ma vi prego di mandarcene altri”. Un altro interessato scrisse: “Ho deciso di chiedervi se ci mandate del materiale stampato, perché qui non riesco a procurarmene. Un uomo del nostro villaggio ha ricevuto alcuni libri da voi, ma i vicini glieli hanno presi. Non è riuscito neppure a leggerli. Adesso visita i suoi compaesani nel tentativo di riavere i libri”.
In seguito a questo vivo interesse fu aperto un ufficio degli Studenti Biblici a Leopoli in Via Pekarska. L’ufficio riceveva molte richieste di letteratura dalla Galizia e dalla Volinia e le inviava regolarmente a Brooklyn perché fossero soddisfatte.
A metà degli anni ’20 i semi della verità avevano certamente germogliato nell’Ucraina occidentale. Erano stati organizzati molti gruppi di Studenti Biblici, alcuni dei quali divennero poi congregazioni. Nonostante si tenessero pochissime registrazioni di questa attività iniziale, i rapporti disponibili indicano che nel 1922 in Galizia 12 persone celebrarono la Commemorazione. Nel 1924 La Torre di Guardia riferì che 49 persone avevano assistito alla Commemorazione nella città di Sarata, nell’Ucraina meridionale. Nel 1927 ci furono oltre 370 presenti alla Commemorazione in Transcarpazia.
Descrivendo l’opera in vari paesi del mondo, La Torre di Guardia inglese del 1° dicembre 1925 rese noto quanto segue: “Quest’anno è stato mandato un fratello dell’America a visitare
gli ucraini in Europa; . . . si è fatto molto buon lavoro tra gli ucraini di questa regione sotto il governo della Polonia. C’è una grande e crescente richiesta di letteratura”. Diversi mesi dopo, la rivista L’Età d’Oro (ora Svegliatevi!) riferiva: “Solo nella Galizia ci sono venti classi [congregazioni] . . . Alcune hanno . . . organizzato e tengono adunanze a metà della settimana; altre si radunano solo la domenica e altre ancora si stanno organizzando. Si spera di formare altre classi; ci vuole solo qualcuno che le guidi”. Tutto questo indicava che sotto il profilo spirituale il terreno in Ucraina era molto fertile.Ministero di campo nei primi anni
Vojtech Chehy, della Transcarpazia, si battezzò nel 1923 e poi intraprese l’opera di predicazione a tempo pieno nella zona di Beregovo. Di solito partecipava al ministero portando una borsa di letteratura con una mano, un’altra legata alla bicicletta e uno zaino pieno di pubblicazioni sulle spalle. Egli narra: “Ci fu assegnato un territorio comprendente 24 paesi. Eravamo 15 proclamatori e dovevamo darci da fare per percorrerli interamente con la letteratura due volte l’anno. Tutte le domeniche alle quattro del mattino ci incontravamo in uno di quei paesi. Partendo di là percorrevamo dai quindici ai venti chilometri a piedi o in autobus per raggiungere le località circostanti. In genere iniziavamo il ministero di casa in casa alle 8 e lavoravamo fino alle 2 del pomeriggio. Spesso tornavamo a casa a piedi, e la sera dello stesso giorno alle adunanze tutti raccontavano con gioia le loro esperienze. Prendevamo scorciatoie attraverso i boschi e attraversavamo fiumi col buono e col cattivo
tempo, ma nessuno di noi si lamentava mai. Eravamo felici di servire e glorificare il nostro Creatore. Alla gente non passava inosservato che i fratelli vivevano sul serio come veri cristiani, essendo disposti a percorrere a piedi anche 30 chilometri e più per assistere alle adunanze o per predicare.“Nel corso del nostro ministero incontravamo svariate persone. Una volta offrii l’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo a una donna che disse che desiderava accettarlo ma non aveva il denaro per fare la contribuzione. Dato che avevo fame, le dissi che poteva scambiare un uovo sodo con l’opuscolo. Così lei ebbe l’opuscolo, e io mangiai un uovo”.
Durante le feste natalizie gli abitanti della Transcarpazia andavano di casa in casa cantando canti popolari sulla natività di Gesù. Approfittando di questa usanza, i fratelli riempivano le borse di pubblicazioni e facevano visite alla gente per cantare cantici che esprimevano la loro fede! Quelle melodie piacevano a molti. Spesso i fratelli venivano invitati a entrare e a cantare altri cantici. Quando a volte qualcuno offriva loro del denaro, lo accettavano di buon grado in cambio di pubblicazioni bibliche. Quindi non di rado nel periodo di Natale il deposito della letteratura si svuotava. Queste particolari campagne duravano due settimane, perché i cattolici di rito latino e quelli di rito bizantino celebrano il Natale in settimane diverse. Nella seconda metà degli anni ’20, comunque, quando gli Studenti Biblici compresero le origini pagane del Natale, queste campagne cessarono. L’intensa attività di predicazione era fonte di grande gioia per i fratelli, e in Transcarpazia continuavano a nascere nuovi gruppi di proclamatori.
Le prime assemblee
Nel maggio 1926 si tenne la prima assemblea degli Studenti Biblici in Transcarpazia, nel piccolo centro di Velikije Lučki. Ci furono 150 presenti e 20 battezzati. L’anno dopo 200 persone
assisterono a un’assemblea all’aperto nel parco centrale di Užgorod, una città della stessa regione. Ben presto si organizzarono altre assemblee in varie città della Transcarpazia. Nel 1928 Leopoli ebbe la sua prima assemblea. In seguito se ne tennero altre in Galizia e in Volinia.All’inizio del 1932 in Transcarpazia fu tenuta un’assemblea a Solotvin, nel cortile di una casa in cui gli Studenti Biblici avevano le loro regolari adunanze. Ci furono circa 500 presenti, tra cui alcuni fratelli responsabili venuti dalla Germania. Mykhailo Tilniak, un anziano della congregazione locale, narra: “Ci piacquero moltissimo i discorsi ben preparati dei fratelli che erano venuti alla nostra assemblea dalla Germania e dall’Ungheria. Con le lacrime agli occhi essi ci incoraggiarono a rimanere fedeli nelle prove avvenire”. Dure prove si abbatterono infatti quando ebbe inizio la seconda guerra mondiale.
Nel 1937 fu noleggiato un treno per trasportare coloro che avrebbero partecipato a una grande assemblea a Praga, in
Cecoslovacchia. Partì da Solotvin e attraversò tutta la Transcarpazia, fermandosi a ogni stazione per far salire i fratelli. Su ogni vagone c’era una scritta che diceva: “Assemblea dei Testimoni di Geova — Praga”. Fu una splendida testimonianza per la popolazione di quella regione, e i più anziani ricordano ancora quell’avvenimento.Costruzione di luoghi per l’adorazione
Con la formazione dei primi gruppi di Studenti Biblici sorse la necessità di costruire i propri luoghi di adorazione. Il primo luogo di adunanza fu costruito nel 1932 a Dibrova, un paese della Transcarpazia. In seguito furono costruite altre due sale nei vicini paesi di Solotvin e Bila Tserkva.
Nonostante durante la guerra alcune di queste sale siano state distrutte e altre confiscate, nei fratelli è rimasto vivo il desiderio di avere Sale del Regno di loro proprietà. Attualmente ci sono 8 Sale del Regno a Dibrova e altre 18 in sei paesi vicini.
Sviluppi nel campo della traduzione
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo molte famiglie dell’Ucraina emigrarono negli Stati Uniti e in Canada. Alcune conobbero la verità nel loro nuovo paese e si formarono numerosi gruppi di lingua ucraina. Nel 1918 fu pubblicato Il Divin Piano delle Età in ucraino. Occorreva comunque fare molto di più per fornire cibo spirituale alla popolazione di lingua ucraina in Ucraina e all’estero. Nei primi anni ’20 fu evidente la necessità di avere un fratello qualificato che traducesse regolarmente le pubblicazioni bibliche. Nel 1923 Emil Zarysky, che viveva in Canada, accettò l’invito a intraprendere il servizio a tempo pieno. Per lui questo significava principalmente tradurre le pubblicazioni bibliche in ucraino. In più visitava i gruppi ucraini, polacchi e slovacchi in Canada e negli Stati Uniti.
Emil Zarysky era nato nei pressi della città di Sokal nell’Ucraina occidentale, e in seguito si era trasferito in Canada con i genitori. Lì sposò una ragazza ucraina di nome Mariya. Insieme allevarono cinque figli. Pur dovendo assolvere gravose responsabilità familiari, Emil e Mariya riuscivano ad adempiere i loro incarichi teocratici. Nel 1928 la Watch Tower Society acquistò una casa a Winnipeg, in Canada, da usare come centro del lavoro di traduzione in ucraino.
A quei tempi i fratelli usavano fonografi portatili per fare ascoltare discorsi biblici nel loro ministero di casa in casa. Il fratello Zarysky fu invitato a Brooklyn per registrare su disco questi discorsi in ucraino. Negli anni ’30 nella stazione radio di Winnipeg furono allestite diverse trasmissioni di mezz’ora in ucraino. In queste trasmissioni Emil Zarysky e altri fratelli esperti pronunciavano significativi discorsi pubblici. Questi discorsi erano accompagnati da esecuzioni corali a quattro voci di cantici presi dal libro dei cantici pubblicato nel 1928. Si
ricevevano centinaia di lettere e telefonate da ascoltatori riconoscenti.Emil Zarysky e sua moglie Mariya assolsero fedelmente per 40 anni il loro compito come traduttori. In quel periodo fu tradotto in ucraino ogni numero della Torre di Guardia. Nel 1964 Maurice Saranchuk, che insieme alla moglie Anne aveva lavorato per diversi anni al fianco del fratello Zarysky, fu incaricato di soprintendere al lavoro di traduzione.
Giunge aiuto spirituale
Sebbene singoli proclamatori zelanti avessero piantato e innaffiato i semi della verità in tutta l’Ucraina, l’opera di predicazione organizzata ebbe inizio in Transcarpazia solo nel 1927 e più tardi in Galizia. Prima di allora erano stati distribuiti un gran numero di libri e opuscoli in romeno, ungherese, polacco e ucraino, ma non si era fatto rapporto dell’attività di predicazione. I gruppi isolati cominciarono a essere organizzati in congregazioni e i proclamatori iniziarono a predicare regolarmente di casa in casa. In quegli anni si distribuì molta letteratura biblica. Nel 1927 fu aperto a Užgorod, una città della Transcarpazia, il primo deposito di letteratura dell’Ucraina. Nel 1928 l’ufficio di Magdeburgo, in Germania, fu incaricato
di aver cura delle congregazioni e dei colportori del territorio della Transcarpazia, che a quel tempo faceva parte della Cecoslovacchia.Nel 1930 fu aperto un ufficio nella città di Beregovo, vicino a Užgorod, per soprintendere all’opera degli Studenti Biblici in Transcarpazia. Vojtech Chehy era sorvegliante di quell’ufficio. Questa nuova disposizione giovò molto all’opera di predicazione.
Diversi fratelli dell’ufficio di Praga e di quello di Magdeburgo dimostrarono spirito di sacrificio in quanto facevano spesso lunghi viaggi fino ai Carpazi per portare la buona notizia del Regno di Dio nelle parti più distanti di quella bella regione. Uno di questi fratelli zelanti era Adolf Fitzke, della filiale di Magdeburgo. Fu mandato a predicare nella zona di Rachov, sui Carpazi. Fino a oggi molti Testimoni locali ricordano con piacere questo fratello fedele, modesto e non esigente. Nel 2001 in quella zona c’erano quattro congregazioni.
Durante gli anni ’30 in molte città e paesi della Transcarpazia fu proiettato il “Fotodramma della Creazione”. Il “Fotodramma”, una rappresentazione della durata di otto ore, consisteva di filmati e
diapositive sincronizzati con un commento biblico inciso su dischi fonografici. Dalla Germania fu mandato Erich Frost per aiutare i fratelli locali a organizzare le proiezioni. Prima del programma i fratelli distribuivano volantini e usavano manifesti per invitare il pubblico, il cui interesse era notevole. Nella città di Beregovo intervenne tanta di quella gente che oltre mille persone dovettero attendere in strada. Quando vide quella grande folla, la polizia temette che potesse diventare turbolenta e che non sarebbe riuscita a tenerla a bada. Pensò quindi che era meglio annullare tutto, ma poi decise di no. Dopo la proiezione molti che desideravano vedere di nuovo il “Fotodramma” lasciarono il proprio indirizzo. Tutto questo interesse indusse i capi religiosi del posto a usare ogni mezzo possibile per ostacolare l’opera di predicazione della buona notizia. Ciò nonostante Geova Dio continuò a benedire l’opera e a farla prosperare.Durante gli anni ’20 e ’30 la Volinia e la Galizia erano sotto la supervisione della filiale della Polonia a Łódź. Nel 1932 i fratelli della Polonia concentrarono la propria attenzione su quei territori e fecero visite ulteriori a tutti gli abbonati alla Torre di Guardia dei quali avevano ricevuto gli indirizzi da Brooklyn.
Wilhelm Scheider, allora sorvegliante dell’ufficio in Polonia, ricordava: “Gli ucraini accettavano la verità con grande entusiasmo. Nelle città e nei paesi della Galizia i gruppi di interessati spuntavano come funghi dopo la pioggia. A volte quei gruppi diventavano così numerosi da comprendere intere comunità”.
Nonostante in maggioranza fossero poveri, i fratelli rinunciavano a molte cose per procurarsi pubblicazioni e dischi che li avrebbero aiutati a predicare e a crescere spiritualmente. Mykola Volochii della Galizia, che si era battezzato nel 1936, vendette uno dei suoi due cavalli per comprare un fonografo. Immaginate cosa voleva dire per un contadino vendere un cavallo! Nonostante dovesse mantenere quattro figli, decise che poteva farcela con un cavallo solo. Molti nuovi conobbero Geova e lo servirono grazie ai discorsi biblici e ai cantici del Regno in lingua ucraina fatti ascoltare con quel fonografo.
Per dare un’idea del grande aumento dei proclamatori in Galizia e in Volinia negli anni ’30, Wilhelm Scheider ha detto: “Nel 1928 in Polonia arrivammo a 300 proclamatori, ma nel 1939 ne avevamo oltre 1.100, e metà d’essi erano ucraini,
nonostante in quella zona (Galizia e Volinia) l’opera fosse iniziata molto dopo”.In seguito a questi aumenti la filiale polacca mandò Ludwik Kinicki in Galizia e Volinia come sorvegliante viaggiante per dare una mano nell’opera di predicazione. La famiglia del fratello Kinicki, originaria di Čortkov in Galizia, era emigrata negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo, e lì lui aveva conosciuto la verità. In seguito era tornato nel suo paese natale per aiutare le persone sincere. Molti fratelli e sorelle non dimenticheranno mai l’aiuto spirituale ricevuto per mezzo di questo ministro zelante. Quando nell’autunno del 1936 l’edizione polacca dell’Età d’Oro fu vietata e il suo direttore responsabile fu condannato a un anno di reclusione, il fratello Kinicki fu nominato direttore della rivista Nowy Dzień (Giorno Nuovo), pubblicata
al posto dell’Età d’Oro, che era proibita. Nel 1944 venne arrestato dalla Gestapo e portato nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen, dove morì fedele a Geova.Dio attira ogni sorta di uomini
All’inizio degli anni ’20 uno Studente Biblico di nome Rola tornò nella sua città natale di Zolotoi Potok, in Galizia. Usando la sua Bibbia, Rola cominciò a predicare la buona notizia. La gente lo considerava pazzo perché aveva eliminato tutte le sue immagini religiose. Il sacerdote locale tentò di far smettere a Rola di predicare. Andò da un poliziotto e gli disse: “Se fai in modo che Rola non possa più camminare, ti do un litro di whisky”. Il poliziotto rispose che non era compito suo picchiare la gente. In seguito Rola cominciò a ricevere pacchi di letteratura dai fratelli degli Stati Uniti. Il sacerdote tornò dal poliziotto e gli disse che all’ufficio postale era arrivato un pacco contenente pubblicazioni comuniste. Il giorno dopo il poliziotto andò all’ufficio postale e aspettò per vedere chi sarebbe venuto a ritirare il pacco. Naturalmente venne Rola. Il poliziotto lo portò al comando di polizia e convocò anche il sacerdote. Questi urlò che quei libri erano del Diavolo. Per stabilire se quegli scritti contenevano insegnamenti comunisti, il poliziotto ne mandò alcuni al tribunale locale, ma tenne gli altri per sé. Leggendo
le pubblicazioni si rese conto che contenevano la verità. Ben presto lui e la moglie cominciarono a frequentare le adunanze degli Studenti Biblici. In seguito si battezzò e diventò un proclamatore zelante. Così il sacerdote, mentre faceva di tutto per fermare l’opera di fare discepoli, non volendo aveva incoraggiato Ludwik Rodak ad accettare la verità.Più o meno in quel periodo un sacerdote cattolico di rito bizantino di Leopoli si trasferì con la moglie negli Stati Uniti. Poco dopo sua moglie morì. Addolorato, decise di appurare dove si trovava l’anima della moglie. Si procurò quindi l’indirizzo di certi spiritisti di New York. Cercando il luogo in cui si riunivano, finì per sbaglio in un altro piano dell’edificio e si trovò a un’adunanza degli Studenti Biblici. Lì apprese la verità circa la condizione dei morti. In seguito si battezzò e lavorò per qualche tempo nello stabilimento tipografico della Betel di Brooklyn. In seguito tornò in Galizia, dove continuò con zelo a predicare la buona notizia.
Un raggio di luce nell’Ucraina orientale
Come abbiamo visto, all’inizio gran parte dell’attività di predicazione si svolse nell’Ucraina occidentale. In che modo la verità raggiunse il resto del paese? Quel terreno spirituale avrebbe prodotto in maniera così abbondante come nell’Ucraina occidentale?
Agli inizi del XX secolo il fratello Trumpi, uno Studente Biblico della Svizzera, andò a lavorare come motorista in una zona di miniere di carbone dell’Ucraina orientale. Fu il primo Studente Biblico di cui si abbia notizia in quella regione. Grazie alla sua attività di predicazione, negli anni ’20 si formò un gruppo di studio biblico a Liubymivskyi Post, una località nei pressi della città di Harkov.
Nel 1927 un altro fratello dell’Europa occidentale andò a lavorare
come motorista in una miniera di carbone nel paese di Kalynivka. Aveva portato con sé una valigia piena di pubblicazioni bibliche, delle quali fece uso per predicare a un gruppetto di battisti che mostravano grande interesse per la speranza del Regno. Qualche tempo dopo, quando tornò nel suo paese d’origine, questo fratello si lasciò dietro un gruppetto di Studenti Biblici. La Torre di Guardia del 1927 riferiva che a Kalynivka si erano radunate 18 persone per celebrare la Commemorazione. In un paese vicino, Yepifanivka, erano state presenti 11 persone. Quell’anno altre 30 avevano celebrato la Commemorazione a Liubymivskyi Post.I fratelli della sede mondiale di Brooklyn seguivano con attenzione gli sviluppi che avevano luogo nell’Unione Sovietica, in quanto tentavano di stabilirvi legalmente l’opera di predicazione del Regno. Con questo obiettivo nel 1928 arrivò nell’URSS un fratello canadese, George Young. Durante il suo soggiorno riuscì a visitare la città di Harkov, nell’Ucraina orientale, dove organizzò una piccola assemblea di tre giorni con il gruppo locale di Studenti Biblici. Poi, a causa dell’opposizione da parte delle autorità, fu costretto a lasciare il paese. Prese nota del fatto che anche a Kiev e a Odessa c’erano già gruppi di Studenti Biblici.
Il fratello Young fece un rapporto a Brooklyn sulla situazione esistente nell’Unione Sovietica. In seguito alla raccomandazione del fratello Young, Danyil Starukhin dell’Ucraina fu nominato rappresentante degli Studenti Biblici non solo in Ucraina, ma in tutta l’Unione Sovietica. Diversi anni prima della visita di George Young, il fratello Starukhin era stato capace di difendere la Bibbia nel corso di un dibattito con Anatoly Lunacharsky, l’allora commissario sovietico all’Istruzione. In una lettera a Joseph F. Rutherford, della sede mondiale di Brooklyn, il fratello Young scrisse: “Danyil Starukhin è zelante e
dinamico. Quando era un ragazzo di 15 anni ebbe una discussione con un prete in merito alla Bibbia. Il prete fu così contrariato che afferrò la croce e colpì il giovane alla testa, facendolo cadere a terra privo di sensi; ha ancora la cicatrice sulla testa. Danyil poteva essere impiccato, ma poiché era minorenne gli diedero solo quattro mesi di carcere”. Il fratello Starukhin cercò di far registrare la congregazione locale e di ottenere il permesso ufficiale di stampare letteratura in Ucraina, ma le autorità sovietiche non glielo consentirono.Verso la fine degli anni ’20 e negli anni ’30 le autorità sovietiche promossero con impegno l’ateismo. La religione veniva messa in ridicolo e coloro che predicavano ad altri erano considerati “nemici della patria”. Dopo un abbondante raccolto nel 1932, i comunisti espropriarono i contadini dell’Ucraina imponendo la consegna di tutte le scorte alimentari. Questo produsse una carestia che fece oltre sei milioni di vittime.
I rapporti indicano che i piccoli gruppi di servitori di Geova mantennero l’integrità durante quei tempi difficili, nonostante non avessero nessun contatto con i fratelli fuori del paese. Alcuni passarono molti anni in prigione a motivo della loro fede. I Trumpi, gli Hauser, Danyil Starukhin, Andrii Savenko e la sorella Shapovalova sono solo alcuni di questi cristiani che mantennero l’integrità. Siamo fiduciosi che Geova ‘non dimenticherà la loro opera e l’amore che hanno mostrato per il suo nome’. — Ebr. 6:10.
Tempo di dure prove
La fine degli anni ’30 vide grandi cambiamenti nei confini di molti paesi dell’Europa orientale, in quanto la Germania
nazista e l’URSS allargavano la propria sfera d’influenza fagocitando paesi più deboli.Nel marzo 1939 l’Ungheria, con l’appoggio della Germania nazista, occupò la Transcarpazia. L’attività dei testimoni di Geova fu vietata e tutte le Sale del Regno vennero chiuse. Le autorità inflissero un trattamento brutale ai fratelli e ne mandarono molti in prigione. Quasi tutti i Testimoni dei due paesi ucraini di Veliki Byčkov e Kobyletska Poliana furono imprigionati.
Con l’arrivo dei sovietici nel territorio della Galizia e della Volinia nel 1939, le frontiere occidentali dell’Ucraina furono chiuse. Si perse quindi ogni contatto con l’ufficio della Polonia. Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale l’organizzazione entrò nella
clandestinità. I fratelli si radunavano in piccoli gruppi detti circoli e continuarono a svolgere il ministero con più cautela.In seguito gli eserciti nazisti invasero l’Ucraina. Durante l’occupazione tedesca il clero cominciò a istigare di nuovo le masse contro i servitori di Geova. In Galizia si scatenò una feroce persecuzione. Vennero infrante le finestre delle case dei testimoni di Geova e molti fratelli furono picchiati brutalmente. In inverno alcuni fratelli furono costretti a rimanere in piedi per ore nell’acqua fredda perché non facevano il segno della croce. Certe sorelle ricevettero 50 bastonate. Diversi fratelli persero la vita per aver mantenuto l’integrità. Ad esempio, la Gestapo mise a morte Illia Hovuchak, un ministro a tempo pieno dei Carpazi. Il fratello Hovuchak era stato consegnato alla Gestapo da un sacerdote cattolico perché predicava zelantemente il Regno di Dio. Fu un tempo di dure prove, ma i servitori di Geova continuarono a rimanere saldi.
I testimoni di Geova si aiutavano gli uni gli altri nonostante farlo fosse spesso pericoloso. Nella città di Stanislav (ora Ivano-Frankovsk) una donna di origine ebraica e le sue due figlie, che vivevano in un ghetto, diventarono Testimoni. I fratelli vennero a sapere che i nazisti avevano intenzione di mettere a morte tutti gli ebrei della città, perciò organizzarono la fuga alle tre sorelle. A rischio della propria vita i Testimoni tennero nascoste le tre sorelle ebree per tutta la durata della guerra.
Durante la seconda guerra mondiale i fratelli dell’Ucraina occidentale persero temporaneamente i contatti con l’organizzazione e non sapevano bene quale direzione prendere. Alcuni pensavano che lo scoppio della seconda guerra mondiale fosse stato l’inizio di Armaghedon. Per un certo tempo questo insegnamento causò malintesi tra i fratelli.
Semi germogliano nel campo di battaglia
La seconda guerra mondiale causò afflizioni e gravissimi
danni all’Ucraina. Per tre anni il paese fu ridotto in un enorme campo di battaglia. Mentre il fronte avanzava nel territorio ucraino, prima verso est poi di nuovo verso ovest, molti paesi e città furono interamente distrutti. Durante quegli anni furono uccisi circa dieci milioni di abitanti dell’Ucraina, cinque milioni e mezzo dei quali erano civili. In mezzo agli orrori della guerra molti si erano disillusi e non tenevano conto dei princìpi morali. Eppure, anche in simili condizioni, alcuni conobbero la verità.Nel 1942 Mykhailo Dan, un giovane della Transcarpazia che prima della seconda guerra mondiale aveva ascoltato con piacere i testimoni di Geova, fu chiamato alle armi. Durante un’esercitazione militare un sacerdote cattolico distribuì ai soldati un opuscolo religioso in cui era promessa la vita in cielo a chiunque avesse ucciso almeno un comunista. Questa dichiarazione lasciò perplesso il giovane soldato. Durante la guerra vide un ecclesiastico uccidere altri. Ciò contribuì a convincerlo che i testimoni di Geova avevano la verità. Dopo la guerra tornò a casa, trovò i testimoni di Geova e alla fine del 1945 si battezzò.
In seguito il fratello Dan sperimentò gli orrori delle prigioni sovietiche. Dopo il suo rilascio fu nominato anziano e ora serve come sorvegliante che presiede in una congregazione della Transcarpazia. Ricordando il summenzionato opuscolo, dice in tono ironico: “Non ho ucciso neppure un comunista. Perciò non mi aspetto di andare in cielo, ma non vedo l’ora di vivere sulla terra per sempre”.
Il terreno fertile porta frutto nei campi di concentramento
Come si è detto all’inizio, il terreno fecondo ha la capacità di produrre raccolti eccezionali. Quindi, durante l’occupazione nazista, la fertile terra nera venne portata via dall’Ucraina. Nell’Ucraina
centrale numerosi carri merci furono riempiti di questa terra ricca di humus e mandati in Germania.Altri vagoni merci, comunque, contenevano ciò che in seguito pure divenne, per così dire, terreno fertile. Circa due milioni e mezzo di giovani uomini e donne furono deportati dall’Ucraina e messi ai lavori forzati in Germania. In seguito parecchi finirono nei campi di concentramento. Lì conobbero i Testimoni tedeschi, che erano reclusi a motivo della loro neutralità cristiana. Nemmeno nei campi di concentramento i Testimoni smettevano di rendere altri partecipi della buona notizia, sia a parole che col loro comportamento. Una prigioniera ricorda: “I Testimoni erano diversi dagli altri nel campo di concentramento. Avevano un temperamento amichevole e ottimista. Il loro contegno indicava che avevano qualcosa di molto importante da dire agli altri prigionieri”. Durante quegli anni molti ucraini appresero la verità dai Testimoni tedeschi che erano con loro nei campi di concentramento.
Anastasiya Kazak conobbe la verità nel campo di concentramento di Stutthof in Germania. Finita la guerra diverse centinaia di prigionieri, tra i quali c’erano Anastasiya e 14 Testimoni, furono trasportati su una chiatta in Danimarca, dove i
fratelli danesi li rintracciarono e si presero cura di loro sia in senso fisico che spirituale. Quello stesso anno, all’età di 19 anni, Anastasiya si battezzò all’assemblea di Copenaghen e tornò a casa nell’Ucraina orientale, dove lavorò con zelo per seminare i semi della verità. In seguito, a motivo della sua attività di predicazione, la sorella Kazak fu di nuovo reclusa, questa volta per 11 anni.Ecco quale consiglio dà ai giovani: “Qualsiasi cosa incontriate nella vita — tribolazioni, opposizione o altre difficoltà — non cedete mai. Continuate a chiedere aiuto a Geova. Ho imparato che lui non abbandona mai quelli che lo servono”. — Sal. 94:14.
Prove durante la guerra
La guerra è un’esperienza triste e dolorosa che comporta difficoltà, sofferenze e morte sia per i soldati che per i civili. I testimoni di Geova non sono immuni dalle spiacevoli conseguenze della guerra. Comunque, benché siano nel mondo, non ne fanno parte. (Giov. 17:15, 16) Seguendo l’esempio del loro Condottiero, Gesù Cristo, mantengono una rigida neutralità politica. In Ucraina, come altrove, i Testimoni si sono distinti come veri cristiani per questa presa di posizione. Mentre il mondo rende onore ai suoi eroi, vivi e morti, Geova onora quelli che con coraggio gli danno prova di lealtà. — 1 Sam. 2:30.
Alla fine del 1944 le truppe sovietiche riconquistarono l’Ucraina occidentale e decretarono la mobilitazione generale. Contemporaneamente gruppi di partigiani ucraini combattevano contro le truppe tedesche e sovietiche. I partigiani premevano sulla popolazione dell’Ucraina occidentale perché si unisse a loro. Tutto questo causò nuove prove ai servitori di Geova mentre mantenevano la propria neutralità. Per essersi rifiutati di combattere, diversi fratelli furono giustiziati.
Ivan Maksymiuk e suo figlio Mykhailo appresero la verità da Illia Hovuchak. Durante la guerra rifiutarono di imbracciare le armi, per cui furono arrestati dai partigiani. In precedenza questi avevano arrestato anche un soldato sovietico. I partigiani ordinarono a Ivan Maksymiuk di uccidere il soldato prigioniero, dicendo che se l’avesse fatto lo avrebbero rilasciato. Quando il fratello Maksymiuk si rifiutò, sadicamente lo assassinarono. Suo figlio Mykhailo fu ucciso nella stessa maniera, e come lui anche Yurii Freyuk e il figlio diciassettenne Mykola.
Altri fratelli furono giustiziati per essersi rifiutati di arruolarsi nell’esercito sovietico. (Isa. 2:4) Altri ancora furono condannati a dieci anni di carcere. I fratelli in prigione avevano pochissime probabilità di sopravvivere, perché nel periodo postbellico in Ucraina anche chi era libero moriva di fame. Nel 1944 Michael Dasevich fu messo in prigione a motivo della sua neutralità. Prima di entrarvi per scontare i suoi dieci anni di reclusione, era stato sottoposto per sei mesi a interrogatori che lo avevano ridotto allo stremo. La commissione medica della prigione gli prescrisse quindi una “dieta alimentare ipercalorica”. Da allora il personale della cucina aggiunse un cucchiaino di olio alla sua razione di farina d’avena bollita, l’unico cibo che gli veniva dato. Il fratello Dasevich sopravvisse e prestò servizio per 23 anni come membro del comitato che soprintendeva all’opera nell’URSS e poi di quello in Ucraina.
Nel 1944 sette fratelli di una congregazione della Bucovina si rifiutarono di fare il servizio militare e furono condannati a tre o quattro anni di carcere ciascuno. Quattro di loro morirono di fame in prigione. Quello stesso anno cinque fratelli
di una congregazione vicina furono condannati a dieci anni in un campo di prigionia in Siberia. Solo uno di loro tornò a casa; gli altri morirono lì.L’Annuario del 1947 commentava così questi avvenimenti: “Quando nel 1944 il mostro nazista fu spinto verso ovest, ogni persona abile . . . nell’Ucraina occidentale fu mobilitata affinché la guerra si concludesse in favore della Russia. Di nuovo i nostri fratelli hanno sostenuto l’inviolabilità del patto eterno e la propria neutralità. Molti hanno perso la vita a motivo della loro fedeltà al Signore e altri — questa volta ben più di un migliaio — sono stati riportati a oriente nelle sterminate pianure di questo immenso continente”.
Malgrado questo grosso trasferimento forzato, i testimoni di Geova continuarono a crescere di numero. Nel 1946 nell’Ucraina occidentale ci furono 5.218 presenti alla Commemorazione, tra cui quattro unti.
Sollievo temporaneo
Finita la seconda guerra mondiale i fratelli — che avevano sopportato sofferenze di ogni genere ed erano rimasti leali a Dio — predicarono un entusiastico messaggio di speranza e incoraggiamento a quelli che tornavano dal campo di battaglia. Soldati e prigionieri di guerra tornavano a casa disillusi ma ansiosi di dare un senso alla propria vita. Perciò molti accettarono con gioia la verità biblica. Per esempio, verso la fine del 1945 nel paese di Bila Tserkva in Transcarpazia 51 persone si battezzarono nel fiume Tibisco. Alla fine dell’anno in quella congregazione c’erano 150 proclamatori.
In quel periodo, nell’Ucraina occidentale e nella Polonia orientale, si era sviluppato un odio reciproco tra ucraini e polacchi. Si formarono diverse bande ucraine e polacche. In certi casi queste bande trucidarono gli abitanti di interi paesi in cui
vivevano appartenenti all’altra nazionalità. Purtroppo alcuni fratelli morirono in questi massacri.Poi, in seguito a un accordo tra l’Unione Sovietica e la Polonia, pressappoco 800.000 polacchi dell’Ucraina occidentale furono costretti a tornare in Polonia e circa 500.000 ucraini della Polonia orientale furono trasferiti in Ucraina. Tra tutta questa gente che si spostò c’erano molti Testimoni. Intere congregazioni cambiarono sede, e i fratelli ricevettero nuove assegnazioni teocratiche, considerando questo ritorno al paese d’origine un’occasione per predicare in nuovi territori. L’Annuario del 1947 conteneva questa nota: “Questo movimento di popolazione ha contribuito alla rapida espansione della verità in zone in cui difficilmente sarebbe giunta in tempi normali. E così anche queste tristi circostanze hanno avuto una parte nella glorificazione del nome di Geova”.
Quando furono chiuse le frontiere occidentali dell’Ucraina, i fratelli fecero i passi per organizzare le attività dei testimoni di Geova in Ucraina e nel resto dell’URSS. In precedenza Pavlo Ziatek era stato nominato servitore responsabile dell’opera in Ucraina e nel resto dell’Unione Sovietica. Più tardi due altri fratelli zelanti, Stanislav Burak e Petro Tokar, furono incaricati di aiutarlo. Ospitati segretamente in casa di una sorella
cristiana a Leopoli, stampavano le pubblicazioni affinché si potesse fornire cibo spirituale a tutta l’Unione Sovietica. Col grande rischio di essere sorpresi, la letteratura veniva introdotta dalla Polonia per essere poi tradotta e stampata a Leopoli. Di tanto in tanto vari fratelli e sorelle riuscivano a ottenere il permesso di visitare i parenti in Polonia e al ritorno portavano di nascosto la nostra letteratura. Per un certo tempo il macchinista di un treno trasportò le pubblicazioni in una scatola di metallo nascosta in una caldaia.Alla fine del 1945 il fratello Ziatek fu arrestato e condannato a dieci anni di prigione. Il fratello Burak divenne il servitore responsabile in vece sua.
Nuovamente perseguitati
Nel giugno 1947 un fratello fu fermato in una via di Leopoli e arrestato mentre portava materiale stampato da consegnare ai fratelli. I servizi di sicurezza gli promisero il riconoscimento
legale della nostra organizzazione in cambio degli indirizzi dei Testimoni ai quali consegnava regolarmente la letteratura. Fidandosi, il fratello diede l’indirizzo di circa 30 fratelli, compreso quello del fratello Burak, che allora era il servitore responsabile. In seguito furono tutti arrestati. Quel fratello si pentì sinceramente e riconobbe di aver riposto indebita fiducia nei servizi di sicurezza.I fratelli arrestati furono portati in una prigione a Kiev per ulteriori indagini e udienze in tribunale. Poco dopo il fratello Burak morì in prigione. Prima del suo arresto il fratello Burak era riuscito a mettersi in contatto con il servitore di distretto Mykola Tsyba, della Volinia, e a passargli la sorveglianza dell’opera in Ucraina e nel resto dell’Unione Sovietica.
Era la prima volta che i servizi di sicurezza sovietici arrestavano in un colpo solo tanti fratelli responsabili e tanti che lavoravano nelle tipografie clandestine. I funzionari dell’URSS consideravano antisovietiche le nostre pubblicazioni. I Testimoni furono falsamente accusati di attività sovversiva e molti furono condannati a morte. Comunque, le condanne a morte furono commutate in 25 anni di detenzione nei campi di prigionia.
I fratelli furono condannati a scontare la pena in Siberia. Quando chiesero a un avvocato per quale motivo venivano mandati così lontano, lui rispose scherzando: “Forse perché dovete predicare lì riguardo al vostro Dio”. Come si dimostrarono vere in seguito quelle parole!
Tra il 1947 e la fine del 1951 furono arrestati molti fratelli responsabili. I Testimoni venivano privati della libertà non solo per le loro attività di stampa, ma anche perché non facevano il servizio militare, non votavano alle elezioni e non iscrivevano i loro figli alle organizzazioni giovanili del Komsomol (Unione comunista della gioventù). Era sufficiente essere testimoni
di Geova per finire in prigione. Spesso ai processi deponevano testimoni falsi. In genere si trattava di vicini o colleghi che erano stati intimiditi o corrotti dai servizi di sicurezza.Talvolta le autorità erano indulgenti, anche se non apertamente. Ivan Symchuk venne arrestato e segregato per sei mesi in una cella. Lì dentro c’era completo silenzio; non poteva sentire neppure il rumore della strada. Poi lo processarono, ma l’agente lo aiutò dicendogli come rispondere: “Non dire nulla quando ti chiedono dove e da chi ti sei procurato le macchine da scrivere e le pubblicazioni! Non rispondere a quelle domande!” E quando lo portavano via per sottoporlo a un interrogatorio, gli diceva: “Non cedere, Ivan. Non cedere”.
In certe località ai testimoni di Geova non era permesso di mettere le tende alle finestre della propria casa. In tal modo vicini e poliziotti avrebbero potuto vedere facilmente se i Testimoni stavano leggendo le loro pubblicazioni o tenendo adunanze. Eppure i fratelli escogitarono i modi per nutrirsi spiritualmente. A volte il “podio” del conduttore dello studio Torre di Guardia era del tutto particolare. Il fratello che faceva da conduttore e leggeva La Torre di Guardia sedeva sotto un tavolo coperto da una tovaglia che arrivava fino a terra. L’“uditorio” stava seduto attorno al tavolo, ascoltando attentamente e facendo commenti. Nessuno avrebbe immaginato che le persone intorno al tavolo stavano tenendo una piacevole adunanza religiosa!
Testimonianza in tribunale
Mykhailo Dan, menzionato prima, fu arrestato alla fine del 1948. All’epoca era sposato e aveva un figlio di un anno, e la moglie aspettava un altro bambino. Durante il processo il pubblico ministero chiese una condanna a 25 anni di reclusione. Il fratello Dan, nella sua ultima deposizione di fronte ai giudici, Geremia 26:14, 15: “Ecco, sono in mano vostra. Fatemi secondo ciò che è bene e secondo ciò che è retto ai vostri occhi. Solo dovete senz’altro sapere che, se mi mettete a morte, fate ricadere su voi stessi e su questa città e sui suoi abitanti sangue innocente, poiché in verità Geova mi ha mandato a voi per pronunciare ai vostri orecchi tutte queste parole”. Questo avvertimento sortì il suo effetto sui giudici. Dopo essersi consultati, presero questa decisione: dieci anni di carcere e cinque di deportazione in remote località della Russia.
usò le parole diIl fratello Dan fu condannato come traditore della patria. Quando lo seppe, disse ai giudici: “Sono nato in Ucraina sotto il governo cecoslovacco, ho vissuto sotto il dominio ungherese; adesso l’Unione Sovietica ha occupato il nostro territorio, ed io sono di nazionalità romena. Quale patria ho tradito?” Naturalmente questa domanda rimase senza risposta. Dopo il processo il fratello Dan ricevette il felice annuncio della nascita della sua bambina. Questo lo aiutò a sopportare qualsiasi maltrattamento nelle prigioni e nei campi della Russia orientale. Alla fine degli anni ’40 molti fratelli dell’Ucraina, della Moldavia e della Bielorussia morirono di fame nelle prigioni sovietiche. In quanto al fratello Dan, perse 25 chili.
Sorelle perseguitate in Ucraina
Non solo i fratelli furono perseguitati dal regime sovietico e dovettero scontare lunghe condanne, ma anche le sorelle furono trattate in modo disumano. Per fare un esempio, Mariya Tomilko conobbe la verità durante la seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di Ravensbrück. In seguito tornò in Ucraina e predicò nella città di Dnepropetrovsk. Per la sua attività di predicazione, nel 1948 fu condannata a 25 anni di reclusione in un campo di prigionia.
Un’altra sorella, condannata a 20 anni di reclusione in un campo di prigionia, ricorda: “Durante le indagini fui messa in una cella con molte criminali. Ciò nonostante non ebbi paura di quelle donne e predicai loro. Con mia sorpresa, mi ascoltarono attentamente. La cella era affollata. Dormivamo tutte sul pavimento, strette come sardine in scatola. Mentre dormivamo, l’unico modo per girarsi era di farlo a richiesta tutte contemporaneamente”.
Nel 1949, nella città di Zaporožje, un capo della chiesa battista fornì ai locali servizi di sicurezza informazioni contro
cinque nostre sorelle, che vennero quindi arrestate. Furono accusate di agitazione antisovietica e condannate ciascuna a 25 anni di reclusione nei campi di prigionia. Subirono la completa confisca dei beni. Scontarono sette anni nell’estremo nord della Russia finché fu concessa un’amnistia. Lydia Kurdas, una di quelle sorelle, rammenta: “Ci permettevano di scrivere a casa solo due lettere all’anno, che venivano rigorosamente censurate. Per tutto quel tempo non avemmo nessuna pubblicazione”. Eppure rimasero fedeli a Geova e continuarono a predicare la buona notizia del Regno.Aiuto ai fratelli della Moldavia
Anche in tempi così difficili i Testimoni mostrarono amore reciproco. Nel 1947 nella vicina Moldavia (ora Moldova) si verificò una grave carestia. Pur essendo essi stessi poveri, i fratelli dell’Ucraina vennero immediatamente incontro ai loro compagni di fede moldavi nel bisogno inviando farina. I Testimoni dell’Ucraina occidentale accolsero diversi Testimoni della Moldavia nella propria casa.
Un fratello che a quel tempo viveva in Moldavia ricorda: “Essendo orfano avrei dovuto ricevere dal governo 200 grammi di pane al giorno. Ma poiché non ero affiliato all’organizzazione della gioventù comunista, non li ricevevo. Fummo felici quando i fratelli dell’Ucraina occidentale ci mandarono la farina, permettendo a ogni proclamatore di riceverne quattro chili”.
Tentativi per ottenere il riconoscimento legale nell’URSS
Nel 1949 tre anziani della Volinia (Mykola Pyatokha, Ilya Babijchuk e Mykhailo Chumak) fecero domanda per ottenere
la legalizzazione della nostra opera. Subito dopo, il fratello Chumak fu arrestato. Uno dei due fratelli rimasti, Mykola Pyatokha, ricorda che quando fu inviata la domanda la prima volta, non si ricevette nessuna risposta. Quindi ne fu presentata un’altra a Mosca. L’incartamento venne trasferito a Kiev. Lì i funzionari concessero un’udienza ai fratelli e li informarono che la legalizzazione sarebbe stata possibile solo se i testimoni di Geova avessero collaborato con loro. I fratelli naturalmente non acconsentirono a transigere sulla loro posizione neutrale. Poco dopo anche questi due fratelli furono arrestati e ciascuno fu condannato a 25 anni di reclusione in campi di prigionia.In una nota speciale inviata da Mosca alle autorità locali della Volinia si asseriva che la “setta” religiosa dei testimoni di Geova è “un chiaro movimento antisovietico e non soddisfa le condizioni per essere legalizzata”. Il capo del locale Ufficio degli Affari Religiosi ricevette l’ordine di spiare i testimoni di Geova e di farne rapporto ai servizi di sicurezza dello Stato.
I capi religiosi collaborano con le autorità
Nel 1949 in Transcarpazia un capo battista si rivolse alle autorità lamentando che i Testimoni convertivano i suoi fedeli. Di conseguenza Mykhailo Tilniak, un anziano della congregazione locale, fu arrestato e condannato a dieci anni di reclusione. Sua moglie fu lasciata a casa con due bambini piccoli.
Simili azioni dei capi religiosi aiutarono le persone sincere a capire e ad apprezzare l’opera dei testimoni di Geova. Nel 1950 Vasylyna Biben, una ragazzina battista della Transcarpazia, venne a sapere che il pastore della sua chiesa aveva informato le autorità in merito all’attività svolta da due Testimoni della sua comunità. I Testimoni furono arrestati e condannati a sei anni di reclusione. Quando furono rilasciati e tornarono a casa, non mostrarono nessun rancore nei confronti del pastore. Vasylyna comprese che quei Testimoni amavano davvero
il prossimo. Colpita, studiò la Bibbia con i Testimoni e si battezzò. Essa dice: “Sono grata a Geova di aver trovato la via che conduce alla vita eterna”.Deportazione in Russia
Le verità bibliche proclamate dai testimoni di Geova erano inconciliabili con l’ideologia atea del regime comunista. Essendo bene organizzati, i Testimoni stampavano e distribuivano di nascosto pubblicazioni che sostenevano il Regno di Dio. Inoltre diffondevano gli insegnamenti biblici tra i parenti e i vicini. Dal 1947 al 1950 le autorità avevano arrestato più di 1.000 Testimoni. Nondimeno i fratelli continuavano ad aumentare. Perciò nel 1951 le autorità stabilirono di nascosto un piano d’azione per annientare, così pensavano, il popolo di Dio. Avrebbero deportato i restanti Testimoni a 5.000 chilometri di distanza in Siberia, nell’estremo oriente della Russia.
L’8 aprile 1951 oltre 6.100 Testimoni dell’Ucraina occidentale furono deportati in Siberia. La mattina presto camion pieni di soldati si presentarono alle case dei Testimoni e a ogni famiglia furono date appena due ore di tempo per raccogliere le proprie cose per il viaggio. Non fu possibile portare con sé altro che gli oggetti di valore e gli effetti personali. Venne deportato chiunque si trovasse in casa: uomini, donne e bambini. Nessuno fu esentato perché era avanti con gli anni o in cattive condizioni di salute. Con rapidità, in un solo giorno, furono stipati in vagoni merci e mandati alla loro destinazione.
Quelli che non erano a casa in quel momento furono lasciati stare e le autorità non li cercarono. Alcuni di loro chiesero formalmente alle autorità di potersi unire alla loro famiglia deportata. Le autorità non risposero a tali richieste né fecero sapere loro dove erano stati mandati i familiari.
Oltre ai Testimoni dell’Ucraina, ne furono deportati altri della Moldavia, della Bielorussia occidentale, della Lituania, della Lettonia e dell’Estonia. In tutto i Testimoni deportati da queste sei repubbliche furono circa 9.500. Furono portati via sotto scorta militare in vagoni merci, che la gente chiamava stalle perché di norma venivano usati soltanto per il trasporto del bestiame.
Nessun Testimone sapeva dove li stavano portando. Durante il lungo viaggio pregarono, cantarono cantici e si aiutarono a vicenda. Per farsi riconoscere, alcuni appesero fuori dei vagoni pezzi di stoffa con su scritto: “Siamo testimoni di Geova della Volinia” o “Siamo testimoni di Geova di Leopoli”. Durante le fermate alle stazioni ferroviarie lungo il percorso poterono scorgere treni simili con scritte analoghe provenienti da altre zone dell’Ucraina occidentale. Ciò permise ai fratelli
di capire che anche i Testimoni di altre regioni venivano deportati. Quei “messaggi” rafforzarono i fratelli durante il loro viaggio in treno fino in Siberia, che durò dalle due alle tre settimane.Questa deportazione era destinata ad essere perpetua. Secondo i piani, non si sarebbe mai permesso ai testimoni di Geova di lasciare la Siberia. Pur non essendo in prigione, dovevano presentarsi regolarmente ai locali uffici anagrafici. Se qualcuno non si presentava, veniva condannato a diversi anni di reclusione.
Al loro arrivo alcuni furono semplicemente scaricati nel bosco e ricevettero scuri con cui tagliare gli alberi per costruirsi gli alloggi e procurarsi i mezzi di sussistenza. Spesso, per sopravvivere nei primi inverni, i Testimoni dovettero scavare per farsi ripari rudimentali che coprivano di zolle erbose.
Hryhorii Melnyk, che ora è un anziano di congregazione in Crimea, ricorda: “Dopo l’arresto di mia sorella nel 1947, fui preso spesso dalle autorità per essere interrogato. Mi percuotevano con bastoni di legno. Più volte mi fecero stare in piedi addossato a un muro per 16 ore. Tutto questo allo scopo di strapparmi dichiarazioni false contro la mia sorella maggiore, che era Testimone. Io avevo 16 anni. Poiché mi rifiutavo di testimoniare contro di lei non ero gradito alle autorità locali, che volevano sbarazzarsi di me.
“Di conseguenza, quando arrivò il 1951, fummo deportati in Siberia nonostante io, i miei due fratelli e la mia sorella minori fossimo orfani. I nostri genitori erano già morti e il mio fratello e la mia sorella maggiori stavano scontando dieci anni di carcere. A 20 anni avevo la responsabilità di mantenere due fratelli e una sorella più giovani di me.
“Spesso ricordo i primi due anni in Siberia, quando vivemmo di patate e tè. Bevevamo il tè dalle scodelle, perché allora le tazze erano un lusso. Ma spiritualmente stavo benissimo. Pochi giorni dopo il nostro arrivo cominciai a condurre adunanze pubbliche. Più tardi cominciammo a tenere anche la Scuola di Ministero Teocratico. Non mi era facile assolvere quelle responsabilità a motivo del lavoro spossante che dovevo fare per mantenere i miei fratellini”. Malgrado queste difficoltà la famiglia Melnyk rimase fedele a Geova e alla sua organizzazione.
Per impedire che la popolazione locale avesse contatti con i Testimoni, che sarebbero giunti di lì a poco, le autorità siberiane avevano sparso la voce che in Siberia stavano per arrivare i cannibali. Giunto a destinazione, un gruppo di Testimoni dovette attendere alcuni giorni prima di ricevere una sistemazione nei villaggi locali. Si sedettero quindi all’aperto, sulla riva del fiume Čulym coperto di ghiaccio. Benché fosse metà aprile, la
neve era ancora alta. I fratelli accesero un grande fuoco, si scaldarono, cantarono cantici, pregarono e si raccontarono le vicende del loro viaggio. Con loro sorpresa, neppure uno degli abitanti dei villaggi si avvicinò loro. Anzi, chiusero tutte le porte e le finestre e non invitarono i Testimoni a entrare in casa. Il terzo giorno i più coraggiosi, armati di asce, avvicinarono i Testimoni e iniziarono a conversare con loro. Dapprima pensavano davvero che fossero arrivati i cannibali! Ma ben presto compresero che non era vero.Nel 1951 le autorità avevano intenzione di deportare anche i Testimoni della Transcarpazia. Vi portarono addirittura vagoni merci vuoti. Tuttavia, per qualche ragione sconosciuta, la decisione di deportare i fratelli fu annullata. Durante il bando la Transcarpazia divenne uno dei principali centri di produzione della letteratura per tutta l’Unione Sovietica.
Rimangono uniti
Dato che la maggioranza dei fratelli era stata deportata in Siberia, molti di quelli rimasti a casa persero i contatti con l’organizzazione. Mariya Hrechyna di Černovcy, ad esempio, visse più di sei anni senza avere contatti con l’organizzazione o con i compagni di fede. Eppure continuò a fare affidamento su Geova e rimase fedele. Dal 1951 fino a metà degli anni ’60, essendo quasi tutti i fratelli in prigione o deportati, fu necessario che le sorelle portassero avanti l’attività in molte congregazioni.
Michael Dasevich, testimone oculare di quegli avvenimenti, ricorda: “La deportazione in Siberia non mi colpì direttamente, perché quando furono preparati gli elenchi delle persone da deportare io ero ancora in Russia a scontare una pena detentiva. Poco dopo il mio ritorno in Ucraina quasi tutti i Testimoni della mia zona furono mandati in Siberia. Così dovetti
cercare i singoli Testimoni che avevano perso i contatti con l’organizzazione e organizzarli in gruppi di studio di libro e in congregazioni. Questo significò assolvere le responsabilità di un sorvegliante di circoscrizione, benché non ci fosse nessuno a incaricarmi di fare quel lavoro. Ogni mese visitavo tutte le congregazioni, ritiravo i rapporti e ripartivo tra le congregazioni le pubblicazioni di cui eravamo ancora in possesso. Dato che non c’erano fratelli disponibili, spesso le nostre sorelle eseguivano il lavoro dei servitori di congregazione, e in certe zone assolvevano le responsabilità dei servitori di circoscrizione. Per ragioni di sicurezza tenevamo tutte le adunanze dei servitori di congregazione della nostra circoscrizione nei cimiteri di notte. Sapevamo che in genere la gente aveva paura dei morti, quindi eravamo sicuri che nessuno sarebbe venuto a disturbarci. Di solito durante queste riunioni conversavamo sottovoce. Una volta stavamo bisbigliando troppo forte e due uomini che si trovavano a passare vicino al cimitero se la diedero a gambe. Avranno pensato che i morti stessero parlando!”Dopo la deportazione del 1951 Mykola Tsyba, che a quel tempo era il servitore responsabile dell’opera nel paese, continuò a operare nella clandestinità stampando letteratura biblica in un bunker. Nel 1952 fu scoperto dai servizi di sicurezza, arrestato e messo in prigione, dove trascorse molti anni. Il fratello Tsyba rimase fedele fino alla morte, avvenuta nel 1978. Oltre a lui furono arrestati anche altri fratelli che lo aiutavano.
In quel periodo i fratelli non avevano nessun contatto esterno, per cui non potevano ricevere in tempo le pubblicazioni correnti. Una volta alcuni fratelli riuscirono a procurarsi un certo numero di riviste La Torre di Guardia delle annate dal 1945 al 1949 in romeno. Fratelli locali le tradussero in ucraino e in russo.
I Testimoni dell’Ucraina che non erano stati imprigionati
o deportati si preoccupavano sinceramente dei loro compagni di fede. Fecero un grande sforzo per compilare un elenco di quelli che erano in prigione per mandare loro vestiti pesanti, cibo e pubblicazioni. Ad esempio, i testimoni di Geova della Transcarpazia si tennero in contatto con i fratelli reclusi in 54 campi di prigionia sparsi in tutta l’Unione Sovietica. Molte congregazioni fecero una nuova cassetta delle contribuzioni con la dicitura “Per le Buone Speranze”. Il denaro raccolto in questa cassetta veniva usato per aiutare quelli che si trovavano in prigione. Quando dalle prigioni e dai campi giungevano calorose lettere di apprezzamento insieme ai rapporti del servizio di campo, quei fedeli e altruisti fratelli che erano liberi ne traevano grande incoraggiamento.Le condizioni migliorano
Dopo la morte del premier sovietico Iosif Stalin, l’atteggiamento nei confronti dei Testimoni migliorò. Dal 1953 nell’URSS furono concesse amnistie, grazie alle quali alcuni fratelli furono rilasciati. In seguito fu formata la Commissione di Stato, che riconsiderò le condanne che erano state inflitte. Di conseguenza molti fratelli furono rilasciati dalla prigione mentre ad altri fu ridotta la pena.
Negli anni seguenti la maggioranza dei Testimoni detenuti furono rimessi in libertà. Ma l’amnistia non si applicò a coloro
che erano stati deportati nel 1951. In alcuni campi e prigioni il numero di coloro che erano diventati testimoni di Geova superava quello dei Testimoni che vi erano stati mandati a suo tempo. Questa crescita incoraggiò i fratelli e li convinse che Geova li aveva davvero benedetti per essere rimasti saldi durante quel periodo.Dopo il rilascio molti fratelli poterono tornare a casa. Si cercò con grande impegno di rintracciare i Testimoni che avevano perso i contatti con l’organizzazione. Volodymyr Volobuyev, che abitava nella zona di Doneck, ricorda: “Fino al mio successivo arresto nel 1958 fui in grado di trovare e aiutare più o meno 160 Testimoni che erano stati separati dall’organizzazione”.
Il decreto di amnistia non significava che i fratelli ricevessero più libertà di predicare. Molti fratelli e sorelle furono liberati, ma poco dopo furono condannati di nuovo a lunghe pene detentive. Per esempio, grazie all’amnistia del marzo 1955 Mariya Tomilko, di Dnepropetrovsk, scontò solo 8 dei 25 anni di prigionia a cui era stata condannata. Tuttavia tre anni dopo fu nuovamente condannata a dieci anni di carcere e a cinque di deportazione. Perché? Nella sentenza si leggeva: “Possedeva e leggeva pubblicazioni e manoscritti di stampo geovista” e “svolgeva un’opera attiva diffondendo il credo geovista tra i vicini”. Fu rilasciata sette anni dopo perché invalida. La sorella Tomilko ha sopportato ogni genere di prove ed è rimasta fedele fino a oggi.
L’amore non viene mai meno
Le autorità ce la mettevano tutta per dividere le famiglie dei testimoni di Geova. Spesso i servizi di sicurezza cercavano di mettere i Testimoni davanti alla scelta: o Dio o la famiglia. Nella maggioranza dei casi, comunque, i servitori di Geova si dimostrarono leali a Geova nonostante le prove più dure.
Hanna Bokoch, della Transcarpazia, il cui marito Nutsu fu arrestato per la sua zelante predicazione, ricorda: “Durante la sua permanenza in prigione mio marito subì tanti oltraggi. Trascorse sei mesi in isolamento, senza un letto e con nient’altro che una sedia. Fu picchiato a sangue e privato del cibo. In pochi mesi dimagrì fino a pesare appena 36 chili, metà del suo peso normale”.
La sua fedele moglie rimase sola con la loro piccola. Le autorità facevano pressione sul fratello Bokoch perché rinnegasse la propria fede e collaborasse con loro. Gli fu chiesto di scegliere tra la famiglia e la morte. Il fratello Bokoch non tradì la sua fede e rimase fedele a Geova e alla sua organizzazione. Trascorse 11 anni in prigione e, dopo il suo rilascio, continuò a svolgere la sua attività cristiana come anziano e poi come sorvegliante di circoscrizione fino alla morte nel 1988. Spesso traeva forza dalle parole di Salmo 91:2: “Certamente dirò a Geova: ‘Sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio in cui di sicuro confiderò’”.
Considerate un altro esempio di grande perseveranza. Yurii Popsha era sorvegliante viaggiante in Transcarpazia. Dieci giorni dopo le nozze fu arrestato. Anziché andare in luna di miele, trascorse dieci anni in prigione in Russia, nella Repubblica dei Mordvini. La sua fedele moglie Mariya andò a trovarlo 14 volte, percorrendo ogni volta circa 1.500 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno. Attualmente il fratello Popsha serve come anziano in una congregazione della Transcarpazia, col fedele e amorevole sostegno della cara moglie Mariya.
Un altro esempio di perseveranza in mezzo alle difficoltà è quello dei coniugi Oleksii e Lydia Kurdas, che abitavano nella città di Zaporožje. Furono arrestati nel marzo 1958, 17 giorni dopo la nascita della loro figlia Halyna. Anche altri 14 Testimoni furono arrestati in quella zona. Il fratello Kurdas fu condannato a 25 anni di campi di prigionia e la moglie fu condannata a 10 anni. Furono divisi: Oleksii fu mandato nei campi della Repubblica dei Mordvini e Lydia con la loro bambina in Siberia.
Ecco come la sorella Kurdas descrive il viaggio di tre settimane dall’Ucraina alla Siberia: “Fu terribile. Eravamo io e mia figlia, Nadiya Vyshniak con la sua bambina, nata appena pochi giorni prima in prigione durante l’istruttoria, e altre due sorelle. Fummo messe tutte e sei su un vagone merci, in uno scompartimento destinato al trasporto di soli due prigionieri. Sistemammo le nostre bambine nella cuccetta inferiore e noi per tutto il viaggio stemmo rannicchiate in quella superiore.
Vivemmo di pane, aringhe salate e acqua. Le razioni erano solo per quattro prigionieri adulti. Non ricevemmo nulla da mangiare per le bambine.“Quando arrivammo a destinazione mi misero con la bambina nell’ospedale della prigione. Lì incontrai diverse sorelle e dissi loro che l’agente investigativo aveva minacciato di prendersi la mia bambina e di mandarla in un orfanotrofio. In qualche modo le sorelle riuscirono a informare della mia situazione i fratelli del posto in Siberia. In seguito Tamara Buriak (ora Ravliuk), che aveva 18 anni, venne nell’ospedale del campo a prendere mia figlia Halyna. Era la prima volta che vedevo Tamara. Fu molto doloroso affidare la mia cara bambina a una persona che non avevo mai visto prima, anche se era una mia sorella spirituale. Tuttavia fui confortata quando alcune sorelle che erano nel campo mi parlarono della lealtà della famiglia Buriak. La mia bambina aveva cinque mesi e 18 giorni quando l’affidai alle cure di Tamara, e potei ricongiungermi a lei solo sette anni dopo.
“Nel 1959 fu concessa dall’URSS un’altra amnistia. Si applicava alle donne con figli di età inferiore ai sette anni. Ma le autorità carcerarie mi dissero che dovevo prima rinunciare alla mia fede. Io non acconsentii, e così dovetti rimanere nel campo di prigionia”.
Il fratello Kurdas fu rilasciato nel 1968, quando aveva 43 anni. In tutto aveva scontato 15 anni di prigione per la verità, di cui 8 in un carcere di massima sicurezza. Infine tornò
in Ucraina dalla moglie e dalla figlia. La loro famiglia era finalmente riunita. Quando vide il padre, Halyna si sedé sulle sue ginocchia e disse: “Papà, per tanti anni non ho potuto sedermi sulle tue ginocchia, perciò ora voglio ricuperare il tempo perduto!”In seguito la famiglia Kurdas si trasferì da un posto all’altro perché ogni volta le autorità la espellevano dal luogo in cui abitava. Prima visse nell’Ucraina orientale, poi nella Georgia occidentale e in Ciscaucasia. Infine i Kurdas andarono a vivere ad Harkov, dove sono felici di risiedere tuttora. Adesso Halyna è sposata, e tutti continuano a servire fedelmente il loro Dio Geova.
Un magnifico esempio di fede
A volte difficili prove di fede si protrassero per mesi, anni e anche decenni. Considerate questo esempio. Yurii Kopos era nato e cresciuto in Transcarpazia, non lontano dalla bella città di Hust. Nel 1938, all’età di 25 anni, era diventato testimone di Geova. Nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, fu condannato a otto mesi di carcere per aver rifiutato di far parte di una formazione militare ungherese che sosteneva il regime nazista. A quel tempo le leggi locali in Transcarpazia non consentivano di mettere a morte chi era stato imprigionato per motivi religiosi. Pertanto i fratelli venivano mandati al fronte, dove la legge nazista consentiva questo tipo di esecuzioni. Nel 1942 il fratello Kopos, scortato dai militari insieme ad altri prigionieri tra cui 21 altri Testimoni, fu spedito al fronte vicino a Stalingrado, in Russia. Erano stati mandati lì per essere giustiziati. Poco dopo il loro arrivo, però, l’esercito sovietico sferrò un attacco e catturò le truppe tedesche e i fratelli. I Testimoni furono inviati in un campo di prigionia sovietico, dove rimasero fino alla loro liberazione nel 1946.
Il fratello Kopos tornò a casa e prese parte attiva all’opera di predicazione nel suo territorio. Per questa attività nel 1950 le autorità sovietiche lo condannarono a 25 anni di reclusione in un campo di prigionia. Grazie a un’amnistia, comunque, fu rimesso in libertà sei anni dopo.
Dopo il suo rilascio il fratello Kopos, che allora aveva 44 anni, fece i preparativi per sposare Hanna Shyshko. Anche lei era Testimone e aveva appena finito di scontare dieci anni di carcere. Presentarono una domanda per la registrazione del loro matrimonio. La sera prima delle nozze furono arrestati e condannati a dieci anni di detenzione nei campi di prigionia. Comunque sopravvissero a tutte queste difficoltà e il loro amore sopportò ogni cosa, anche dieci lunghi anni in cui dovettero 1 Cor. 13:7) Infine, dopo la loro liberazione nel 1967, si sposarono.
rimandare il loro matrimonio. (Ma la loro storia non termina qui. Nel 1973 il fratello Kopos, ormai sessantenne, fu di nuovo arrestato e condannato a cinque anni di detenzione in un campo di prigionia e cinque di deportazione. Fu internato insieme alla moglie Hanna in Siberia, a 5.000 chilometri da Hust, la sua città natale. Non esistevano collegamenti stradali né ferroviari con quella zona, ma soltanto aerei. Nel 1983 il fratello Kopos e sua moglie tornarono a casa, a Hust. Hanna morì nel 1989 e lui continuò a servire fedelmente Geova fino alla morte nel 1997. Complessivamente il fratello Kopos scontò 27 anni in varie prigioni e 5 anni di deportazione, per un totale di 32 anni.
Quest’uomo mite e modesto trascorse quasi un terzo di secolo nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato sovietici. Questo straordinario esempio di fede dimostra chiaramente che i nemici non possono infrangere l’integrità dei leali servitori di Dio.
Una scissione temporanea
Il nemico dell’umanità, Satana il Diavolo, usa molti metodi per combattere contro coloro che praticano la vera adorazione. Oltre a procurare maltrattamenti fisici, cerca di alimentare dubbi e seminare discordia tra i fratelli. Questo è
particolarmente evidente nella storia dei testimoni di Geova dell’Ucraina.Durante gli anni ’50 i testimoni di Geova venivano perseguitati senza tregua. Le autorità erano alla perenne ricerca dei luoghi in cui si stampavano le pubblicazioni. I fratelli responsabili venivano continuamente arrestati. Per questo motivo i fratelli che avevano mansioni direttive e di sorveglianza nell’opera venivano sostituiti spesso, a volte anche a distanza di pochi mesi.
Visto che deportazione, detenzione, violenza fisica e tortura non servivano a mettere a tacere i testimoni di Geova, i servizi di sicurezza impiegarono nuove tattiche. Tentarono di provocare una scissione all’interno dell’organizzazione seminando sfiducia e sospetti tra i fratelli.
Verso la metà degli anni ’50 i servizi di sicurezza smisero di eseguire arresti immediati di tutti i fratelli attivi e che avevano responsabilità, e cominciarono invece a spiarli. Questi fratelli venivano regolarmente chiamati a presentarsi negli uffici dei servizi di sicurezza. Veniva detto loro che se avessero collaborato avrebbero ricevuto denaro e avrebbero fatto una bella carriera. Il rifiuto di collaborare avrebbe portato alla detenzione e all’umiliazione. Alcuni che avevano poca fede in Dio scesero a compromessi per paura o avidità. Rimanendo nelle file dell’organizzazione,
informavano i servizi di sicurezza delle attività dei testimoni di Geova. Inoltre seguivano ubbidientemente le istruzioni delle autorità facendo apparire fratelli innocenti come traditori agli occhi degli altri fratelli fedeli. Tutto questo alimentò uno spirito di diffidenza tra molti fratelli.Pavlo Ziatek soffrì molto a motivo di tale diffidenza e dei sospetti infondati. Questo fratello umile e zelante passò molti anni nei campi di prigionia e dedicò l’intera vita al servizio di Geova.
A metà degli anni ’40 il fratello Ziatek era servitore responsabile dell’opera nel paese. Arrestato, trascorse dieci anni in una prigione dell’Ucraina occidentale. Nel 1956 fu liberato e nel 1957 riprese la sua opera come servitore responsabile. Il comitato che soprintendeva all’opera nel paese era composto da otto fratelli oltre al fratello Ziatek: quattro della Siberia e quattro dell’Ucraina. Questi fratelli curavano l’opera di predicazione del Regno in tutta l’Unione Sovietica.
A causa delle enormi distanze e della costante persecuzione, questi fratelli non potevano tenersi bene in comunicazione e avere regolari incontri. Col tempo si diffusero dicerie e pettegolezzi sul conto del fratello Ziatek e di altri membri del comitato. Correva voce che il fratello Ziatek stava collaborando
con i servizi di sicurezza, che si era costruito una grande casa con il denaro che si sarebbe dovuto usare per promuovere l’opera di testimonianza e che era stato visto in uniforme militare. Simili storie erano state raccolte in un album e inviate ai sorveglianti di distretto e di circoscrizione in Siberia. Nessuna di queste accuse era vera.Infine nel marzo 1959 alcuni sorveglianti di circoscrizione della Siberia smisero di inviare i loro rapporti del servizio di campo al comitato che soprintendeva all’opera nel paese. Quelli che si separarono lo fecero senza consultare la sede mondiale. Non seguirono nemmeno la direttiva dei fratelli locali a cui era stata affidata la sorveglianza. Questo causò per alcuni anni una divisione nelle file dei testimoni di Geova dell’URSS.
I fratelli che si erano separati persuasero altri sorveglianti di circoscrizione a sostenerli. Di conseguenza i rapporti mensili del servizio di campo di alcune circoscrizioni venivano inviati ai fratelli che si erano separati anziché al comitato nominato per soprintendere all’opera nel paese. La maggior parte dei fratelli delle congregazioni non sapeva che i loro rapporti del servizio di campo non arrivavano al comitato del paese, per cui l’attività delle congregazioni non ne risentì. Il fratello Ziatek fece diversi viaggi in Siberia, dopo di che molte circoscrizioni ripresero a inviare al comitato del paese i loro rapporti del servizio di campo.
Ritorno all’organizzazione teocratica
Il 1° gennaio 1961, mentre tornava da un viaggio di servizio in Siberia, il fratello Ziatek fu arrestato sul treno. Fu di nuovo condannato a dieci anni di carcere, questa volta da scontare in uno “speciale” campo di prigionia nella Repubblica dei Mordvini, in Russia. Perché questo campo era “speciale”?
Il fatto di scontare le loro pene detentive in campi di prigionia diversi dava ai fratelli la possibilità di predicare ad altri prigionieri, molti dei quali diventavano Testimoni. Questo infastidiva le autorità, che pertanto decisero di riunire in un unico campo i Testimoni più in vista per impedire loro di predicare ad altri. Verso la fine degli anni ’50 oltre 400 fratelli e circa 100 sorelle furono tolti da vari campi di prigionia dell’URSS e riuniti in due campi di prigionia della Repubblica dei Mordvini. Tra i prigionieri c’erano fratelli del comitato che soprintendeva all’opera nel paese, oltre a sorveglianti di circoscrizione e di distretto che si erano separati dal canale di comunicazione impiegato da Geova. Questi ultimi, quando videro che il fratello Ziatek era detenuto con loro, si resero conto che c’erano ben pochi motivi per credere che avesse collaborato con i servizi di sicurezza.
Nel frattempo, in considerazione dell’arresto del fratello Ziatek, si erano già prese disposizioni perché il fratello Ivan Pashkovskyi svolgesse al suo posto l’opera di servitore responsabile. A metà del 1961 il fratello Pashkovskyi incontrò i fratelli responsabili della Polonia e spiegò che nell’URSS c’erano divisioni tra i fratelli. Chiese se Nathan H. Knorr, della sede mondiale di Brooklyn, poteva scrivere una lettera
che esprimesse un consenso nei confronti del fratello Ziatek. In seguito, nel 1962, il fratello Pashkovskyi ricevette una copia della lettera inviata ai testimoni di Geova dell’URSS in data 18 maggio 1962. Essa dichiarava: “Le notizie che mi giungono di tanto in tanto rivelano che voi fratelli dell’URSS conservate il forte desiderio di essere fedeli servitori di Geova Dio. Ma alcuni di voi avete avuto problemi nel cercare di mantenere l’unità con i vostri fratelli. Credo che ciò sia dovuto alle scarse possibilità di comunicare e alle false storie fatte circolare da alcuni che si oppongono a Geova Dio. Perciò vi scrivo per farvi sapere che la Società riconosce il fratello Pavlo Ziatek e i fratelli che lavorano con lui come i sorveglianti cristiani responsabili dell’opera nell’URSS. Bisogna respingere sia i compromessi che le idee estremiste. Dobbiamo essere assennati, ragionevoli, flessibili, oltre che fermi nei princìpi di Dio”.Quella lettera e il fatto che il fratello Ziatek era stato condannato a dieci anni di carcere contribuirono a unire il popolo di Geova nell’URSS. Molti fratelli separati che erano nelle prigioni e nei campi di prigionia cominciarono a ricongiungersi all’organizzazione. Compresero che il fratello Ziatek non aveva tradito l’organizzazione e che la sede mondiale lo sosteneva appieno. Quando scrivevano alla famiglia e agli amici, questi fratelli imprigionati incoraggiavano gli anziani delle rispettive congregazioni a contattare i fratelli rimasti fedeli e a iniziare a fare rapporto del loro servizio di campo. Nel successivo decennio la maggioranza dei fratelli che si erano separati seguirono questi consigli, anche se, come vedremo, era ancora difficile raggiungere l’obiettivo dell’unificazione.
Rimangono leali nei campi di prigionia
La vita nei campi di prigionia era dura. Eppure, grazie alla loro spiritualità, i Testimoni detenuti spesso stavano meglio degli altri prigionieri. Avevano qualche pubblicazione e
comunicavano con compagni di fede maturi. Tutto questo favoriva il buon umore e la crescita spirituale. In un campo di prigionia le sorelle erano state così abili nel sotterrare alcune pubblicazioni che nessuno riusciva a trovarle. Una volta un ispettore disse che per sgomberare il territorio da tutti gli “scritti antisovietici” avrebbero dovuto scavare intorno alla prigione fino a due metri di profondità e setacciare il terreno! Le sorelle detenute studiavano le riviste così a fondo che ancora oggi, 50 anni dopo, alcune di loro sono in grado di ripetere a memoria interi brani di quei numeri della Torre di Guardia.I fratelli e le sorelle rimasero leali a Geova e non tradirono i princìpi biblici, malgrado i tempi difficili. Mariya Hrechyna, che per la sua attività di predicazione trascorse cinque anni nei campi di prigionia, riferisce quanto segue: “Quando ricevemmo La Torre di Guardia contenente l’articolo ‘Siate innocenti rispettando la santità del sangue’, decidemmo che non avremmo mangiato nella sala da pranzo del campo di prigionia quando veniva servita la carne. Spesso la carne che si mangiava in quei campi non era stata debitamente dissanguata. Appena scoprì perché le Testimoni non consumavano certi pranzi, il direttore del carcere decise che ci avrebbe costrette a violare i nostri princìpi. Ordinò che venisse servita carne tutti i giorni, a colazione, a pranzo e a cena. Per due settimane non mangiammo altro che pane. Confidammo pienamente in Geova, consapevoli che vede ogni cosa e sa per quanto tempo riusciamo a resistere. Al termine della seconda settimana di quella ‘dieta’ il direttore cambiò idea e cominciò a darci verdure, latte, e perfino un po’ di burro. Vedemmo che Geova ha veramente cura di noi”.
Aiutati a perseverare
A differenza degli altri prigionieri, i fratelli conservavano una visione serena e molto ottimistica della vita. Questo
permetteva loro di sopportare le pene delle prigioni sovietiche.Il fratello Oleksii Kurdas, che ha trascorso molti anni nelle prigioni, narra: “Quello che mi ha aiutato a perseverare è stato la profonda fede in Geova e nel suo Regno, prendere parte all’attività teocratica nella prigione e pregare regolarmente. Un’altra cosa che mi ha aiutato è stata la convinzione che mi stavo comportando nella maniera gradita a Geova. Inoltre mi tenevo occupato. La noia è uno spauracchio in tutte le prigioni. Può annichilire la persona e causare problemi mentali. Perciò cercavo di tenermi impegnato in faccende teocratiche. Inoltre ordinavo qualsiasi libro di storia, geografia e biologia fosse disponibile nella biblioteca della prigione. Cercavo quelle parti che concordavano con il mio modo di vedere la vita. In tal modo potei rafforzare la mia fede”.
Nel 1962 Serhii Ravliuk trascorse tre mesi in isolamento. Non poteva parlare con nessuno, nemmeno con le guardie carcerarie. Per mantenersi mentalmente sano provò a ricordare tutti i versetti biblici che conosceva. Ne ricordava più di un migliaio e li annotò su pezzetti di carta usando una mina di matita, che teneva nascosta in una fessura del pavimento. Ricordava inoltre più di 100 titoli di articoli della Torre di Guardia che aveva studiato in precedenza. Calcolò la data della Commemorazione per i successivi 20 anni. Tutto questo lo aiutò sia sotto il profilo mentale che spirituale, permettendogli di perseverare. Mantenne viva e forte la sua fede in Geova.
“Servizi” resi dalle guardie carcerarie
Nonostante l’opposizione dei servizi di sicurezza, le nostre pubblicazioni superavano qualsiasi barriera, raggiungendo anche i fratelli in prigione. Le guardie carcerarie lo sapevano, e ogni tanto perquisivano minuziosamente tutte le celle, andando a guardare letteralmente in ogni fessura. Inoltre, nel
tentativo di trovare pubblicazioni, le guardie spostavano spesso i detenuti da una cella all’altra. Durante questi spostamenti i detenuti venivano perquisiti attentamente e se si trovavano pubblicazioni venivano sequestrate. Come facevano i fratelli a evitare che le pubblicazioni venissero scoperte?Di solito le nascondevano nei cuscini, nei materassi, nelle scarpe e sotto i vestiti. In alcuni campi copiavano La Torre di Guardia con una calligrafia minutissima. Quando i detenuti venivano spostati da una cella all’altra, i fratelli a volte avvolgevano nella plastica una copia in miniatura della rivista e la nascondevano sotto la lingua. In tal modo riuscivano a preservare il loro scarso cibo spirituale e continuavano a nutrirsi spiritualmente.
Vasyl Bunha trascorse molti anni in prigione per amore della verità. Insieme al suo compagno di cella Petro Tokar, fece un doppio fondo in una cassetta portattrezzi. Lì nascondevano le copie originali di alcune pubblicazioni che erano state introdotte di nascosto nella prigione. Questi fratelli erano i falegnami
della prigione e la cassetta degli attrezzi veniva data loro quando facevano lavori di falegnameria all’interno della prigione. Quando ritiravano la cassetta, toglievano la rivista originale per copiarla. Al termine della giornata di lavoro la rivista veniva rimessa nella cassetta. Il direttore del carcere teneva la cassetta chiusa con tre serrature dietro due porte chiuse a chiave, perché seghe, scalpelli e altri arnesi da falegname potevano essere usati dai detenuti come armi. Di conseguenza le guardie, quando frugavano alla ricerca delle pubblicazioni bibliche, non pensavano a controllare la cassetta chiusa a chiave, che si trovava tra le cose personali del direttore della prigione.Il fratello Bunha trovò un altro posto in cui nascondere le copie originali delle pubblicazioni. Siccome ci vedeva poco, possedeva diverse paia di occhiali. Ogni detenuto poteva tenerne un solo paio alla volta. Gli altri occhiali dovevano essere conservati in un particolare posto e i detenuti potevano farne richiesta se necessario. Il fratello Bunha fece speciali custodie per i suoi occhiali e vi mise dentro le copie originali in miniatura delle pubblicazioni. Quando i fratelli avevano bisogno di duplicare le riviste, bastava che il fratello Bunha chiedesse alle guardie carcerarie di portargli un altro paio di occhiali.
In certi casi era evidente che solo gli angeli potevano proteggere le pubblicazioni dalle mani delle guardie carcerarie. Il fratello Bunha ricorda la volta in cui Cheslav Kazlauskas portò nella prigione 20 pezzi di sapone. Metà d’essi erano stati imbottiti di nostre pubblicazioni. Dopo avere scelto dieci pezzi, la guardia carceraria li forò, ma nessuno di essi conteneva le pubblicazioni.
Tenace opera di unificazione
Dal 1963 i fratelli del comitato che soprintendeva all’opera nel paese furono in grado di inviare regolarmente i rapporti
del servizio di campo a Brooklyn. Si era disposto inoltre che i fratelli ricevessero le pubblicazioni su microfilm. All’epoca c’erano 14 circoscrizioni in tutta l’URSS, di cui 4 in Ucraina. Il popolo di Dio cresceva, e col tempo in Ucraina si formarono sette distretti. Per motivi di sicurezza ogni distretto era chiamato con un nome di donna. Il distretto dell’Ucraina orientale si chiamava Alla; quello della Volinia, Ustina; quello della Galizia, Lyuba; e in Transcarpazia ce n’erano tre che si chiamavano Katya, Kristina e Masha.Intanto il KGB (Comitato di sicurezza dello Stato, o polizia segreta sovietica) persisteva nei suoi tentativi di infrangere l’unità dei Testimoni. Un funzionario del KGB scrisse al suo superiore: “Nell’intento di aggravare la spaccatura all’interno della setta, ci stiamo impegnando per reprimere l’attività ostile dei capi geovisti, screditarli agli occhi dei correligionari e generare tra loro un clima di diffidenza. Le misure adottate dalle agenzie del KGB hanno favorito la scissione di questa setta in due gruppi antagonisti. Un gruppo è formato dai seguaci del capo geovista Ziatek, che attualmente sta scontando una pena detentiva, e l’altro consiste di sostenitori della cosiddetta opposizione. Queste circostanze hanno creato le condizioni favorevoli e i presupposti per un dissenso ideologico tra i comuni aderenti e per un’ulteriore disgregazione dei settori organizzativi”. La lettera riconosceva quindi che gli sforzi del KGB stavano incontrando qualche difficoltà, e proseguiva: “I capi geovisti più combattivi stanno attuando iniziative per neutralizzare le nostre azioni e cercano in tutti i modi di consolidare i settori organizzativi”. Sì, i fratelli continuavano a compiere l’opera di unificazione, e Geova benediceva i loro sforzi.
Il KGB presentò ai fratelli separati una lettera falsa, in apparenza scritta dal fratello Knorr, che sosteneva l’idea di formare un’organizzazione di testimoni di Geova separata e indipendente.
Quella lettera, che citava la divisione avvenuta tra Abraamo e Lot come esempio di lecita separazione dall’organizzazione ufficiale, fu distribuita in tutta l’URSS.I fratelli fedeli ne inviarono una copia a Brooklyn, e nel 1971 ricevettero una risposta in cui si diceva chiaro e tondo che quella lettera era assolutamente falsa. In una lettera indirizzata ai fratelli che erano ancora separati dal resto del popolo di Dio, il fratello Knorr dichiarò quanto segue: “L’unico canale impiegato dalla Società è quello che passa attraverso i sorveglianti nominati nel vostro paese. Nessuno nel vostro paese all’infuori di quei sorveglianti nominati è autorizzato a prendere alcuna iniziativa tra voi . . . I veri servitori di Geova formano un gruppo unito. Perciò spero tanto e prego che tutti voi torniate all’unità della congregazione cristiana sotto i sorveglianti nominati e che possiamo fare unitamente la nostra parte nel dare testimonianza”.
Questa lettera contribuì molto a unire i fratelli. Ciò nonostante alcuni cercavano lo stesso di mettersi autonomamente in contatto con la sede mondiale, perché non si fidavano ancora del presente canale di comunicazione. Questi fratelli separati decisero quindi di fare una prova. Inviarono a Brooklyn una banconota da dieci rubli e chiesero ai fratelli di tagliarla in due e di rimandare le due parti in Ucraina: metà banconota per posta ai fratelli separati e l’altra metà al canale che doveva essere impiegato dalla sede mondiale.
Metà fu dunque inviata per posta. L’altra metà fu portata
da un corriere e consegnata ai membri del comitato che soprintendeva all’opera nel paese. Questi, a loro volta, la diedero ai locali fratelli responsabili in Transcarpazia, che andarono a trovare i fratelli separati. Tuttavia alcuni di questi, convinti che i membri del comitato che soprintendeva all’opera nel paese fossero in combutta con i servizi di sicurezza, rimasero diffidenti.Ciò nonostante quasi tutti i fratelli separati tornarono nell’organizzazione. Gli sforzi di Satana e del KGB per annientare mediante il dissenso l’organizzazione dei testimoni di Geova nell’URSS fallirono. Il popolo di Geova diventò più numeroso e più forte mentre compiva con diligenza l’opera di unificazione e quella di seminare la verità in nuovi territori.
Vasyl Kalin ha detto: “Usarono molti sistemi nel tentativo di soffocare il nostro desiderio di condurre una vita cristiana. Eppure noi continuammo a predicare agli altri deportati che non erano credenti. Erano stati deportati per svariati motivi e per vari delitti. Molti si interessarono del nostro messaggio. Ci furono non pochi casi in cui tali persone diventarono infine testimoni di Geova, e questo nonostante sapessero della persecuzione a cui eravamo sottoposti sia dalla polizia segreta che dall’amministrazione locale”.
Vita cristiana durante il bando
Vediamo ora in sintesi come si svolgeva l’attività cristiana nei primi decenni in cui era vietata. L’opera dei testimoni di Geova fu vietata in tutta l’Ucraina a partire dal 1939. Nondimeno le attività di predicazione e di congregazione proseguirono, anche se i fratelli dovevano essere molto cauti nel dare testimonianza ad altri. Agli interessati non si diceva mai all’inizio che a far loro visita erano i testimoni di Geova. Spesso gli studi biblici a domicilio si tenevano usando solo la Bibbia. Molti impararono così la verità.
Le adunanze di congregazione erano tenute in circostanze simili. In molti luoghi i fratelli si radunavano più volte la settimana la sera tardi o nel cuore della notte. Mettevano tende pesanti alle finestre per evitare di essere scoperti e studiavano al lume di una lampada a cherosene. In genere ogni congregazione riceveva solo una copia manoscritta della Torre di Guardia. Più tardi i fratelli cominciarono a ricevere riviste ciclostilate. Di solito i fratelli si radunavano due volte la settimana in appartamenti privati per lo studio Torre di Guardia. Il KGB persisteva nel suo fermo proposito di individuare i luoghi di adunanza dei testimoni di Geova per poter punire i fratelli responsabili.
I fratelli approfittavano inoltre di matrimoni e funerali per
riunirsi e incoraggiarsi gli uni gli altri con discorsi biblici ben preparati. Agli sposalizi molti giovani fratelli e sorelle leggevano poesie su temi biblici e rappresentavano drammi biblici in costume. Tutto questo dava una buona testimonianza ai molti presenti che non erano Testimoni.Durante gli anni ’40 e ’50 molti fratelli furono arrestati e messi in prigione solo perché erano presenti a queste riunioni. Negli anni ’60, comunque, la situazione cambiò. Quando un’adunanza veniva scoperta, di solito i servizi di sicurezza facevano un elenco di tutti i presenti e il padrone di casa era multato per una somma pari a metà stipendio. A volte erano rigidi fino all’assurdo. In un’occasione Mykola Kostiuk e sua moglie andarono a trovare il figlio. Immediatamente arrivò la polizia, che fece un elenco di “tutti i presenti”. In seguito al figlio del fratello Kostiuk fu chiesto di pagare una multa perché aveva tenuto una “riunione illegale di geovisti”. La famiglia Kostiuk presentò un reclamo per questo incidente, dato che non si era tenuta nessuna adunanza. Le autorità annullarono la multa.
La Commemorazione
Non era facile far fronte alle persistenti difficoltà. Eppure i fratelli non si scoraggiavano e continuavano a radunarsi regolarmente. La cosa più difficile era tenere la Commemorazione. Il KGB era particolarmente vigile nel periodo della Commemorazione, dato che era sempre informato della data approssimativa in cui ricorreva. I servizi di sicurezza speravano, tenendo d’occhio i Testimoni, di riuscire a scoprire i luoghi in cui si sarebbero riuniti per la Commemorazione. In tal modo sarebbero riusciti a “fare la conoscenza” dei nuovi Testimoni.
I fratelli conoscevano quelle tattiche, quindi il giorno della Commemorazione esercitavano estrema cautela. La
celebravano in luoghi difficili da scoprire. Agli interessati non venivano detti in anticipo la data e il luogo della Commemorazione. Di solito i Testimoni andavano a prenderli a casa il giorno della Commemorazione e li portavano direttamente nel luogo dell’adunanza.Una volta i fratelli in Transcarpazia tennero la Commemorazione nello scantinato della casa di una sorella. Dato che lo scantinato era allagato, nessuno immaginava che qualcuno si sarebbe radunato lì con l’acqua che arrivava alle ginocchia. I fratelli costruirono sopra l’acqua un palco rialzato e resero lo scantinato presentabile per la Commemorazione. Dovettero stare seduti rannicchiati sul palco sotto il soffitto basso, ma almeno nessuno li disturbò mentre celebravano con gioia la Commemorazione.
Un’altra volta, durante gli anni ’80, i componenti di una famiglia cristiana partirono da casa la mattina presto per assistere alla Commemorazione. Verso sera si radunarono in un bosco insieme ad altri fratelli per la celebrazione. Pioveva a dirotto, e tutti i fratelli e le sorelle dovettero stringersi in cerchio sotto gli ombrelli, tenendo le candele accese. Dopo la preghiera conclusiva, ognuno andò via. Quando arrivò a casa, la famiglia trovò i cancelli del cortile aperti. Era chiaro che la polizia o i servizi di sicurezza li avevano cercati. Benché stanchi e bagnati, furono tutti felici di essere andati via da casa la mattina
e di avere assistito alla Commemorazione, evitando di incontrarsi faccia a faccia con le autorità.A Kiev era difficilissimo per i fratelli trovare un luogo sicuro per la Commemorazione. Un anno decisero di celebrarla su ruote. Un fratello lavorava come autista per una ditta di trasporti, così fu noleggiato un autobus. Questo raccolse solo testimoni di Geova e poi si diresse fuori della città in una radura nel bosco. Dentro l’autobus i fratelli e le sorelle sistemarono un tavolino con gli emblemi della Commemorazione. Avevano portato anche del cibo. D’un tratto arrivò la polizia. Ma gli agenti non ebbero motivo di interrompere i fratelli, giacché sembrava che stessero semplicemente cenando nell’autobus dopo una giornata di lavoro.
In altre parti dell’Ucraina nel giorno della Commemorazione si facevano incursioni nelle case dei fratelli. Al calar del sole, auto con a bordo tre o quattro poliziotti si avvicinavano alle abitazioni dei Testimoni. La polizia controllava se i fratelli erano a casa o se si stavano preparando per una cerimonia religiosa. I Testimoni erano sempre preparati per queste irruzioni. Indossavano vecchi abiti da lavoro sopra i vestiti adatti all’occasione e si occupavano delle normali faccende domestiche. Così davano l’impressione che sarebbero rimasti a casa e non che avrebbero dovuto assistere a una cerimonia religiosa. Non appena la polizia se ne era andata, si toglievano gli abiti vecchi ed erano pronti per andare alla Commemorazione. Le autorità locali erano contente perché avevano fatto il loro lavoro, e i fratelli potevano celebrare in pace la Commemorazione.
Nascondigli per la letteratura
Ricorderete che alla fine degli anni ’40 i testimoni di Geova venivano condannati a 25 anni di reclusione per il solo fatto di tenere pubblicazioni in casa. Dopo la morte di Stalin nel 1953, le condanne per possesso di letteratura furono ridotte a
dieci anni. In seguito il possesso di pubblicazioni stampate dai Testimoni veniva punito con una multa e le pubblicazioni venivano confiscate e distrutte. Per tutto il periodo in cui furono al bando, quindi, i fratelli valutarono attentamente come conservare la letteratura in luoghi sicuri.Alcuni tenevano le pubblicazioni in casa di parenti o vicini non Testimoni, altri le seppellivano nel proprio giardino dentro grandi recipienti di metallo e sacchi di plastica. Vasyl Guzo, un anziano della Transcarpazia, ricorda che negli anni ’60 usava un bosco dei Carpazi come “biblioteca teocratica”. Metteva le pubblicazioni in recipienti per il latte, che portava nel bosco e sotterrava in modo che il coperchio fosse al livello del terreno.
Un fratello che ha trascorso 16 anni in prigione per la sua attività cristiana narra: “Nascondevamo la letteratura dovunque fosse possibile: nei bunker, nel terreno, nelle pareti degli edifici, in scatole con il doppio fondo e in canili con un’intercapedine alla base. La nascondevamo anche dentro manici di scopa e matterelli cavi (in cui di solito tenevamo i rapporti del servizio di campo). C’erano anche altri nascondigli: pozzi, gabinetti, porte, tetti e cataste di legna da ardere”.
Tipografie clandestine
Malgrado la stretta sorveglianza da parte delle spie e delle autorità comuniste, si continuò a provvedere cibo spirituale per coloro che avevano fame e sete di giustizia. I nemici della verità non riuscirono a impedire che la nostra letteratura entrasse nell’URSS, e furono costretti ad ammetterlo. Alla fine del 1959 il giornale dei ferrovieri sovietici, Gudok, asserì addirittura che i testimoni di Geova si servivano di aerostati per fare entrare la letteratura biblica nell’Unione Sovietica.
Naturalmente la nostra letteratura non entrava in Ucraina mediante aerostati. Veniva riprodotta sul posto in case private. Col tempo i fratelli impararono che il luogo più pratico e più sicuro in cui stampare le pubblicazioni era un bunker ben camuffato. Fecero simili bunker in scantinati e nelle colline.
Uno di questi fu costruito nell’Ucraina orientale negli anni ’60. Era dotato di ventilazione e di elettricità. L’ingresso era nascosto così bene che una volta i poliziotti passarono un giorno intero sopra il bunker, colpendo il terreno con verghe di metallo, senza trovare nulla.
Una volta una tipografia segreta era rigorosamente sorvegliata dai servizi di sicurezza che, avendo intuito che nella casa si svolgevano attività di stampa, volevano prendere le persone implicate. Era un problema per i fratelli. Come fare per introdurre la carta in casa e portare fuori le pubblicazioni? Infine trovarono una soluzione. Un fratello avvolgeva pacchi di carta in una coperta da culla e li portava in casa come se stesse portando un bambino. Una volta dentro lasciava lì la carta, avvolgeva nella coperta le riviste appena stampate e riportava fuori il “bambino”. Gli agenti del KGB tenevano d’occhio il fratello che andava e veniva, ma senza sospettare nulla.
La letteratura stampata in questo bunker giungeva fino ai fratelli di Doneck e dintorni, della Crimea, di Mosca e di Leningrado (ora San Pietroburgo). Alcuni giovani fratelli costruirono un bunker simile nella città di Novovolynsk in Volinia. Erano così fermamente decisi a tenere segreta l’ubicazione di questo bunker, che non permisero ad altri fratelli di vederlo se non nove anni dopo che la nostra opera era stata legalizzata in Ucraina.
Una tipografia simile funzionava anche nel cuore dei Carpazi. Mediante tubazioni i fratelli convogliavano l’acqua da un vicino ruscelletto al bunker per far girare un piccolo generatore che forniva elettricità per l’illuminazione, mentre la macchina da stampa veniva azionata a mano. In questo bunker si stampava una gran quantità di letteratura. Quando il KGB notò che nella zona circolavano più pubblicazioni, si mise a perlustrare il luogo alla ricerca della tipografia. I poliziotti frugarono dappertutto per trovare il bunker. Andavano in giro per le montagne perfino travestiti da geologi.
Quando i fratelli intuirono che le autorità erano sul punto di individuare il bunker, Ivan Dziabko si offrì volontario per sorvegliare la tipografia, dato che non era sposato e se fosse stato arrestato, nessun bambino sarebbe stato privato del padre. Alla fine dell’estate del 1963 il bunker venne scoperto e il fratello Dziabko fu immediatamente giustiziato nelle vicinanze. Le autorità locali gongolavano e accompagnavano adulti e bambini in visite gratuite del “luogo in cui i testimoni di Geova comunicavano con l’America per mezzo di una radiotrasmittente”. Nonostante quell’affermazione fosse menzognera, questo triste episodio diede testimonianza a tutti gli abitanti della zona. Molti cominciarono a interessarsi di più del nostro messaggio. Attualmente in quella parte dei Carpazi ci sono oltre 20 congregazioni.
Il valore dell’educazione impartita dai genitori
Oltre a subire confische delle pubblicazioni, multe, detenzioni, torture e l’esecuzione capitale, alcuni Testimoni ebbero anche la straziante esperienza di vedersi portare via i figli. Lydia Perepiolkina, che viveva nell’Ucraina orientale, aveva quattro figli. Nel 1964 il marito, un funzionario del Ministero degli Interni, chiese il divorzio perché lei era una Testimone. Il tribunale decise di negare alla sorella Perepiolkina l’affidamento dei figli. I gemelli di sette anni — un maschio e una femmina — furono affidati al marito, che si trasferì con loro a 1.000 chilometri di distanza nell’Ucraina occidentale. Il tribunale decretò che gli altri due bambini fossero messi in un orfanotrofio. Quando le fu permesso di fare una dichiarazione, Lydia disse ai giudici: “Sono certa che Geova ha il potere di ridarmi i bambini”.
Dopo il processo Lydia poté vedere la guida e la cura di Geova. Per qualche ragione sconosciuta le autorità non misero nell’orfanotrofio i restanti due figli, ma permisero loro di rimanere con lei. Per sette anni consecutivi, durante le sue vacanze, Lydia andò a trovare gli altri due figli, i gemelli. Benché l’ex marito non le permettesse di vederli, lei non si diede per vinta. Dopo essere arrivata nella città in cui vivevano i bambini, trascorreva la notte nella stazione ferroviaria e poi li incontrava mentre andavano a scuola. Approfittava di quei momenti preziosi per parlare loro di Geova.
Passarono gli anni e Lydia, lealmente, ‘seminò con lacrime’ nel cuore dei figli. In seguito poté ‘mietere con grido di gioia’. (Sal. 126:5) Quando raggiunsero l’età di 14 anni, i gemelli scelsero di stare con la madre. Lydia lavorò con tenacia per insegnare ai figli la verità. Mentre due di loro hanno fatto una scelta diversa, Lydia e i due gemelli servono lealmente Geova.
Un cambiamento in meglio
Nel giugno 1965 la Corte Suprema dell’Ucraina decretò che la letteratura dei testimoni di Geova era di natura religiosa e non antisovietica. Benché quella decisione si applicasse a un solo caso, influì sulle sentenze emesse in seguito dai tribunali di tutta l’Ucraina. Le autorità smisero di arrestare chi leggeva letteratura biblica, pur continuando a mettere in prigione i Testimoni per la loro attività di predicazione.
Un altro cambiamento significativo ebbe luogo nella seconda metà del 1965. Il governo sovietico emanò un decreto per rilasciare tutti i Testimoni che erano stati deportati in Siberia nel 1951. Era quindi consentito loro di viaggiare liberamente in tutta l’Unione Sovietica, ma non potevano chiedere la restituzione dei beni confiscati, come case, bestiame e altro. Date le complicazioni relative alla registrazione anagrafica, solo pochi riuscirono a tornare nei loro precedenti luoghi di residenza.
Un gran numero di fratelli che erano stati mandati in Siberia nel 1951 cominciarono a stabilirsi in varie parti dell’URSS, come Kazakistan, Kirghizistan, Georgia e Ciscaucasia. Altri si stabilirono nell’Ucraina orientale e meridionale, e in tutti questi luoghi portarono i semi della verità.
Saldi nonostante le angherie
Nonostante i summenzionati cambiamenti in meglio, l’atteggiamento del KGB nei confronti dei testimoni di Geova non era cambiato. Il KGB usava svariati sistemi nel tentativo di costringere i Testimoni a rinnegare la loro fede. Ad esempio, una prassi seguita era quella di prelevare un fratello dal posto di lavoro e trattenerlo per alcuni giorni in un ufficio del KGB o in un albergo. Mentre il fratello era in stato di arresto, una squadra di tre o quattro agenti del KGB gli faceva discorsi, lo interrogava, lo blandiva e lo minacciava. Si avvicendavano facendo i turni per impedire al fratello di dormire. Poi lo rilasciavano,
solo per arrestarlo di nuovo uno o due giorni dopo e infliggergli lo stesso trattamento. Il KGB trattò così anche le sorelle, anche se meno di frequente.I fratelli venivano ripetutamente convocati negli uffici del KGB. Facendo pressione su di loro per indurli a rinnegare la loro fede, i servizi di sicurezza speravano di farsi nuovi collaboratori all’interno dell’organizzazione. Non solo, ma quando i fratelli non acconsentivano a transigere sulla fede, esercitavano su di loro pressioni di natura morale ed emotiva. Per esempio Mykhailo Tilniak, che è stato per molti anni sorvegliante di circoscrizione in Transcarpazia, ricorda: “Durante una conversazione, gli agenti della sicurezza che indossavano l’uniforme militare furono molto benevoli e concilianti. Mi invitarono a mangiare con loro in un ristorante vicino. Ma io feci loro un sorriso, misi 50 rubli (più o meno mezzo stipendio) sul tavolo, e dissi che potevano pranzare senza di me”. Il fratello Tilniak sapeva benissimo che lo avrebbero fotografato mentre mangiava e beveva con uomini in uniforme militare. Quelle foto potevano poi essere usate per “provare” che aveva rinunciato alla fede. Ciò avrebbe generato diffidenza tra i fratelli.
Alcuni furono sottoposti a pressioni per decenni perché rinunciassero alla loro fede. Ne è un esempio Bela Meysar, della Transcarpazia. Arrestato la prima volta nel 1956, questo fratello allora giovane e inesperto sottoscrisse involontariamente
certe dichiarazioni riguardanti la nostra opera, e come conseguenza alcuni fratelli furono chiamati davanti ai servizi di sicurezza. In seguito il fratello Meysar comprese il suo errore e supplicò Geova che neppure uno di quei fratelli venisse condannato. Andò a finire che loro non furono arrestati, mentre il fratello Meysar fu condannato a otto anni di carcere.Quando tornò a casa gli fu negato per due anni il diritto di lasciare il suo villaggio. Ogni lunedì doveva presentarsi al posto di polizia per firmare un registro. Per essersi rifiutato nel 1968 di sottoporsi all’addestramento militare, fu condannato a un anno di carcere. Scontata quella pena, tornò a casa e continuò a servire Geova con zelo. Nel 1975, a 47 anni, fu condannato nuovamente.
Dopo cinque anni di reclusione, il fratello Meysar fu deportato per cinque anni nel distretto di Jakutsk in Russia. Non essendoci strade per raggiungere quella regione, fu trasportato in aereo. Durante il volo i giovani soldati che avevano il compito di scortarlo gli chiesero: “Vecchio, come mai sei un criminale tanto pericoloso?” Rispondendo, il fratello Meysar descrisse il suo modo di vivere e diede loro una buona testimonianza riguardo al proposito di Dio per la terra.
Inizialmente, quando era arrivato da poco, le autorità locali avevano timore di questo “criminale particolarmente pericoloso”, come veniva descritto nei suoi documenti. In seguito, vista l’eccellente condotta cristiana del fratello Meysar, le autorità locali dissero all’agente della sicurezza: “Se avete altri criminali del genere, vi preghiamo di mandarceli”.
Il fratello Meysar tornò a casa nel 1985, quando aveva 57 anni. Durante i 21 anni che fu tenuto in prigione, la sua fedele moglie Regina visse nel loro luogo di origine in Transcarpazia. Nonostante l’enorme distanza e le considerevoli spese che il viaggio comportava, fece frequenti visite al marito in
prigione, percorrendo complessivamente oltre 140.000 chilometri.Anche dopo il suo rilascio, il fratello Meysar ricevette molte visite dai poliziotti e dagli agenti della sicurezza a Rakošin, il paese in cui abitava. Una volta a causa di quelle visite si creò una situazione umoristica. Agli inizi degli anni ’90 il fratello Theodore Jaracz, del Corpo Direttivo, insieme ad alcuni fratelli del comitato che soprintendeva all’opera nel paese visitarono la città di Užgorod in Transcarpazia. Tornando a Leopoli decisero di fare una breve visita al fratello Meysar. Una sorella che abitava nelle vicinanze vide tre auto fermarsi davanti alla modesta abitazione del fratello Meysar e scendere nove uomini. Si
spaventò tanto, che corse da un altro fratello e ansimante gli riferì che il KGB era venuto ad arrestare di nuovo il fratello Meysar! Come fu felice quando seppe di essersi sbagliata!Cambiamenti e miglioramenti in campo organizzativo
Nel 1971 Michael Dasevich fu nominato servitore responsabile. Il comitato che a quel tempo soprintendeva all’opera nell’URSS comprendeva tre fratelli dell’Ucraina occidentale, due della Russia e uno del Kazakistan. Ognuno di loro svolgeva anche il servizio di sorvegliante viaggiante e in più aveva un lavoro secolare per sostenere la famiglia. I territori sotto la supervisione dei fratelli dell’Ucraina occidentale erano piuttosto distanti dai rispettivi luoghi di residenza. Stepan Kozhemba andava in Transcarpazia e Alexei Davidjuk visitava la restante parte dell’Ucraina occidentale come pure l’Estonia, la Lettonia e la Lituania. Il fratello Dasevich si recava nell’Ucraina orientale, nella Russia occidentale e centrale, in Ciscaucasia e in Moldavia. I fratelli del comitato visitavano regolarmente i summenzionati territori per tenere adunanze con i sorveglianti di circoscrizione e di distretto, incoraggiare i Testimoni locali e ritirare i rapporti del servizio.
Questi fratelli avevano inoltre contatti con i corrieri che venivano dall’estero come turisti portando letteratura e posta. Dalla fine degli anni ’60 a quando fu proclamata la libertà di religione nel 1991, i nostri oppositori non furono mai in grado di impedire lo scambio di corrispondenza.
Nel 1972 il Corpo Direttivo diede istruzioni perché si facessero raccomandazioni scritte in relazione alla nomina di fratelli come anziani. Alcuni fratelli erano perplessi al riguardo, temendo che questi elenchi di raccomandati potessero cadere nelle mani della polizia. In precedenza in nessuna congregazione era mai esistito un elenco del genere. Spesso i fratelli non conoscevano neppure il cognome degli altri fratelli della loro congregazione. All’inizio pochi vennero raccomandati per servire come anziani, perché tanti non volevano che il loro nome comparisse su alcun elenco. Ma una volta che la disposizione fu stabilita senza cattive conseguenze, altri cambiarono idea, furono raccomandati e si assunsero la responsabilità di anziani di congregazione.
Protezione di Geova durante le perquisizioni
Una mattina dei poliziotti arrivarono a casa di Vasyl e Nadiya Bunha per una perquisizione. La sorella Bunha era dentro con il figlioletto di quattro anni che dormiva, quando all’improvviso qualcuno bussò forte alla porta. Rendendosi conto che era arrivata la polizia, la sorella Bunha gettò prontamente nella stufa i rapporti del servizio di campo e altri documenti riguardanti l’attività di testimonianza. Poi andò ad aprire. I poliziotti si precipitarono verso la stufa, ne estrassero con cura i rapporti bruciati e li stesero su un giornale sul tavolo. Lo scritto sulla carta bruciacchiata era ancora abbastanza leggibile. Quando ebbero terminato di perquisire l’abitazione, tutti i poliziotti insieme alla sorella Bunha andarono a ispezionare il fienile. Nel frattempo il bambino si era svegliato, e avendo visto le carte
bruciacchiate sul tavolo aveva pensato di dare una pulita. Aveva raccolto tutti i rapporti bruciati e li aveva gettati nel secchio dell’immondizia. Poi era tornato nel suo lettino. Rientrati in casa, i poliziotti rimasero sbigottiti e sgomenti scoprendo che il loro fragile “corpo del reato” era stato completamente eliminato.Nel 1969 l’abitazione dei Bunha fu perquisita di nuovo. Questa volta il fratello Bunha era a casa e la polizia trovò il rapporto del servizio della congregazione. Tuttavia lo lasciarono sbadatamente sul tavolo, dando al fratello Bunha la possibilità di distruggerlo. Per aver fatto questo, lo condannarono a 15 giorni di detenzione. Dopo di che i servizi di sicurezza lo costrinsero a trasferirsi; così per un certo tempo il fratello Bunha visse e predicò in Georgia e in Dagestan. In seguito tornò in Ucraina e rimase fedele fino alla morte, avvenuta nel 1999.
“Viaggi missionari” organizzati dai servizi di sicurezza
Negli anni ’60 e ’70 molti fratelli attivi furono costretti dai servizi di sicurezza a trasferirsi da una località all’altra. Come mai? Le autorità locali non volevano inviare a Kiev rapporti negativi circa i risultati dell’attività antireligiosa nei propri distretti. Dai loro controlli le autorità locali capivano che il numero dei testimoni di Geova aumentava di anno in anno. Nei rapporti che inviavano a Kiev volevano invece far apparire che i Testimoni non stessero aumentando. Quindi, per poter dichiarare che nella loro zona il numero dei Testimoni non aumentava, le autorità locali costringevano i fratelli a lasciare il proprio territorio.
Questo spostamento di Testimoni da un territorio a un altro favorì la diffusione dei semi di verità. Di solito si trattava di Testimoni che eccellevano nell’opera. In realtà questi zelanti fratelli e sorelle furono “incoraggiati” dalle autorità a spostarsi,
come diciamo oggi, dove “c’era più bisogno”. Svolsero il servizio in quelle località e col tempo si formarono nuove congregazioni.Per esempio Ivan Malitskyi, che viveva nelle vicinanze di Ternopol, ricevette l’ordine di andare via dal luogo in cui risiedeva. Si trasferì in Crimea nell’Ucraina meridionale, dove vivevano pochissimi fratelli. Nel 1969 in Crimea c’era una sola congregazione, ma ora ce ne sono più di 60! Ivan Malitskyi continua a servire come anziano in una di esse.
Gli ultimi anni del bando
Nel 1982, in seguito a un cambiamento nella leadership dell’URSS, sull’Ucraina si abbatté una nuova ondata di persecuzione che durò due anni. Pare che questa persecuzione non fosse stata autorizzata dai leader dell’URSS. Piuttosto, nuovi esponenti politici sovietici chiedevano cambiamenti e riforme nelle repubbliche. Per dar prova di zelo ed entusiasmo nell’attuare tali riforme, in certe parti dell’Ucraina le autorità locali imprigionarono alcuni dei Testimoni più in vista. Mentre la maggioranza dei fratelli non fu colpita da questa ondata di persecuzione, alcuni Testimoni subirono danni fisici ed emotivi.
Nel 1983 Ivan Migali della Transcarpazia fu condannato a quattro anni di carcere. Le autorità sovietiche confiscarono tutti gli averi di questo anziano di congregazione cinquantottenne. Perquisendo la sua casa, i servizi di sicurezza trovarono 70 nostre riviste. Quest’uomo umile e pacifico era ben conosciuto nella sua comunità come predicatore della Bibbia. Questi due elementi — il fatto che era in possesso di pubblicazioni e che predicava — furono usati come motivo per arrestarlo.
Durante gli anni 1983 e 1984 nell’Ucraina orientale ebbe luogo una serie di processi collettivi. Molti Testimoni ricevettero condanne che andavano dai quattro ai cinque anni di carcere. Quasi tutti i fratelli dovettero scontare la pena non nella
fredda Siberia o in Kazakistan, ma in Ucraina. Alcuni erano perseguitati anche in prigione allorché qualcuno muoveva contro di loro la falsa accusa di aver violato il regolamento carcerario. Lo scopo era di trovare qualche pretesto per aggravare la loro pena detentiva.I direttori di alcune carceri inoltre mandarono i fratelli nei manicomi sovietici; speravano che i Testimoni diventassero malati mentali e smettessero di adorare Dio. Ma lo spirito di Geova sostenne i fratelli, che rimasero leali a lui e alla sua organizzazione.
Trionfo della teocrazia
Durante la seconda metà degli anni ’80 l’opposizione alla pura adorazione si attenuò alquanto. Le congregazioni locali videro aumentare il numero dei proclamatori e c’era una maggiore quantità di letteratura a disposizione dei fratelli. Tornando dopo aver visitato parenti all’estero, alcuni Testimoni riportarono riviste e libri. Per i fratelli, specie per quelli che erano stati nei campi di prigionia sovietici, era la prima volta che tenevano in mano una pubblicazione biblica originale. Alcuni
non riuscivano a credere che sarebbero vissuti abbastanza a lungo da vedere il giorno in cui una copia originale della Torre di Guardia avrebbe attraversato la cortina di ferro.Dopo aver lottato per molti anni contro i testimoni di Geova, le autorità cominciavano finalmente ad addolcirsi. I fratelli venivano invitati ad avere incontri con certi pubblici funzionari degli uffici locali degli affari religiosi. Alcune di queste autorità erano disposte a incontrarsi con testimoni di Geova della sede mondiale di Brooklyn. Comprensibilmente in un primo momento i fratelli sospettarono che si trattasse di una trappola. Ma i tempi stavano sicuramente cambiando per il popolo di Geova. Nel 1987 le autorità cominciarono a rilasciare i Testimoni detenuti. Poi un certo numero di fratelli tentò di assistere all’assemblea di distretto del 1988 nella vicina Polonia. Sui documenti figurava che andavano a trovare amici e parenti. Con loro grande sorpresa, ebbero dalle autorità il permesso di recarsi all’estero! I fratelli polacchi divisero generosamente le pubblicazioni che avevano con gli ospiti provenienti dall’Ucraina. Al loro rientro i fratelli ucraini furono perquisiti alla frontiera, ma gli agenti della dogana non confiscarono quasi a nessuno la letteratura biblica. Così i fratelli poterono portare nel paese Bibbie e altre pubblicazioni bibliche.
Gli ospitali fratelli polacchi invitarono molti altri dell’Ucraina a visitarli l’anno seguente. Pertanto nel 1989 migliaia assisterono con discrezione a tre assemblee internazionali in Polonia e tornando in Ucraina riportarono altra letteratura. Lo Sal. 126:1) Ma quello era solo l’inizio del bel “sogno”.
stesso anno, in base a un accordo con il Ministero degli Affari Religiosi, i testimoni di Geova ebbero il permesso di ricevere letteratura religiosa dall’estero per posta, ma solo due copie di ciascuna pubblicazione per ogni invio. Fratelli della Germania cominciarono a mandare regolarmente pacchi contenenti libri e riviste. Anziché riprodurre le riviste in segreto nei bunker o nel cuore della notte nello scantinato di casa propria, adesso i fratelli ricevevano ufficialmente le pubblicazioni attraverso i locali uffici postali. Sembrava un sogno! I sentimenti di molti che servivano Geova da tempo erano simili a quelli provati dagli ebrei tornati a Gerusalemme dall’esilio: “Divenimmo come quelli che sognavano”. (L’assemblea di Varsavia
Nel 1989 i fratelli di Brooklyn raccomandarono al comitato che soprintendeva all’opera nel paese di avviare le trattative con le autorità per ottenere il riconoscimento del nostro ministero pubblico. Inoltre Milton Henschel e Theodore Jaracz della Betel di Brooklyn visitarono i fratelli in Ucraina. L’anno dopo le autorità permisero ufficialmente a migliaia di testimoni di Geova di assistere all’assemblea di distretto in Polonia. Nel presentare i documenti per il viaggio, i fratelli dichiaravano — a testa alta e raggianti di gioia — che volevano andare in Polonia non per visitare gli amici o i parenti, ma per partecipare all’assemblea dei testimoni di Geova!
L’assemblea di Varsavia fu del tutto speciale per gli ospiti ucraini. Lacrime di gioia rigavano le guance: gioia perché erano radunati con i conservi cristiani, perché ricevevano copie a quattro colori delle pubblicazioni nella loro lingua, e perché avevano la libertà di radunarsi insieme. Con amore i fratelli polacchi offrirono loro ospitalità e soddisfecero tutte le loro necessità.
Molti ex prigionieri della stessa fede si trovarono insieme per la prima volta a questa assemblea a Varsavia. Lì si incontrarono oltre cento del campo “speciale” della Repubblica dei Mordvini, nel quale erano stati detenuti centinaia di Testimoni. Molti di loro rimanevano lì a guardarsi l’un l’altro, piangendo di gioia. Un Testimone della Moldavia che era stato cinque anni in una cella con Bela Meysar non lo riconobbe. Perché? “Ti ricordo con la divisa a strisce, e ora sei in giacca e cravatta!”, esclamò.
Libertà religiosa, finalmente!
Alla fine del 1990 gli organi giudiziari cominciarono a prosciogliere alcuni testimoni di Geova restituendo loro diritti e privilegi. Nello stesso tempo il comitato che soprintendeva all’opera nel paese formò un gruppo che rappresentava i testimoni di Geova nei loro incontri con le autorità governative. Willi Pohl della filiale della Germania soprintendeva all’operato di questo gruppo.
Dopo lunghi colloqui con le autorità dello Stato a Mosca e a Kiev, arrivò per i Testimoni la tanto attesa libertà. L’organizzazione religiosa dei testimoni di Geova fu ufficialmente registrata in Ucraina il 28 febbraio 1991; quella fu la prima registrazione del genere nel territorio dell’URSS. Un
mese dopo, il 27 marzo 1991, questa organizzazione fu registrata anche nella Federazione Russa. Così, dopo essere stati al bando e perseguitati per oltre 50 anni, i testimoni di Geova ottennero finalmente la libertà religiosa. Poco dopo, alla fine del 1991, l’Unione Sovietica cessò di esistere e l’Ucraina proclamò l’indipendenza.Il terreno buono produce in abbondanza
Nel 1939 in quella che adesso è l’Ucraina c’erano circa 1.000 proclamatori del Regno di Dio che seminavano i semi della verità in terreno fertile, cioè nel cuore delle persone. Nei 52 anni in cui furono al bando, i fratelli conobbero gli orrori della seconda guerra mondiale, la deportazione in Siberia, brutali percosse, torture ed esecuzioni capitali. Ciò nonostante, in quel periodo il “terreno eccellente” produsse oltre 25 volte tanto. (Matt. 13:23) Nel 1991 c’erano 25.448 proclamatori in 258 congregazioni in Ucraina e circa 20.000 proclamatori nelle altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica, che in massima parte avevano appreso la verità dai fratelli ucraini.
Questo terreno aveva bisogno di “fertilizzanti” sotto forma di pubblicazioni bibliche. Perciò, in seguito al riconoscimento legale della nostra opera, si fecero i preparativi per ricevere spedizioni di letteratura da Selters, in Germania. Il primo carico di letteratura arrivò il 17 aprile 1991.
I fratelli organizzarono un piccolo deposito a Leopoli da cui inoltravano la letteratura a mezzo di camion, treni, e anche aerei, alle congregazioni in tutta l’Ucraina, la Russia, il Kazakistan e in altri paesi dell’ex Unione Sovietica. Questo produsse ulteriore crescita spirituale. All’inizio del 1991 Harkov, una città con due milioni di abitanti, aveva una sola congregazione. In seguito quell’anno da quell’unica congregazione di 670 proclamatori ne furono formate otto. Attualmente in quella città ci sono più di 40 congregazioni!
Benché l’URSS avesse cessato di esistere nel 1991, il comitato che soprintendeva all’opera nel paese si occupò di tutte e 15 le repubbliche dell’ex Unione Sovietica fino al 1993. Quell’anno, a un’adunanza con alcuni fratelli del Corpo Direttivo, si pervenne alla decisione di formare due comitati: uno per l’Ucraina e un altro per la Russia e le altre 13 repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Oltre a Michael Dasevich, Alexei Davidjuk, Stepan Kozhemba e Ananii Hrohul, altri tre fratelli entrarono a far parte del comitato che soprintendeva all’opera in Ucraina: Stepan Hlinskyi, Stepan Mykevych e Roman Yurkevych.
Si rese necessario formare un’équipe di traduttori per sopperire al crescente bisogno di pubblicazioni in ucraino. Come abbiamo visto prima, questa attività era stata svolta dai fratelli canadesi Emil Zarysky e Maurice Saranchuk insieme alle rispettive mogli. Questo gruppetto lavorò con devozione alla traduzione di molte pubblicazioni. Nel 1991 però entrò in funzione in Germania un’équipe allargata di traduttori ucraini. Nel 1998 questi si trasferirono in Polonia, dove continuarono il loro lavoro prima del trasferimento definitivo in Ucraina.
Assemblee di distretto
Dopo un’adunanza con i fratelli locali a Leopoli nel 1990, il fratello Jaracz andò a vedere lo stadio cittadino e disse: “Potremmo usare questo per l’assemblea di distretto il prossimo anno”. I fratelli gli sorrisero, chiedendosi come sarebbe stato possibile dal momento che la nostra organizzazione non era stata ancora riconosciuta e che i fratelli non avevano mai organizzato un’assemblea di distretto prima di allora. Eppure, proprio l’anno dopo, l’organizzazione fu riconosciuta. Nell’agosto 1991, precisamente in quello stadio, 17.531 persone assisterono all’assemblea di distretto e 1.316 fratelli e sorelle
si battezzarono! I fratelli polacchi erano stati invitati in Ucraina per aiutare a organizzare l’assemblea.Lo stesso mese di agosto era in programma un’altra assemblea di distretto, questa volta a Odessa. Ma in seguito ai disordini politici verificatisi in Russia all’inizio della settimana dell’assemblea, i funzionari locali informarono i fratelli che non potevano tenere l’assemblea a Odessa. I fratelli continuarono a chiedere il permesso alle autorità comunali e andarono avanti con gli ultimi preparativi, confidando pienamente in Geova. Finalmente fu detto ai fratelli responsabili di presentarsi al comune il giovedì per la risposta definitiva. Quel pomeriggio i fratelli ottennero il permesso di tenere l’assemblea.
Che bella sorpresa fu quel fine settimana vedere 12.115 Testimoni radunati e avere 1.943 battezzati! Due giorni dopo l’assemblea i fratelli tornarono dai funzionari del comune per ringraziarli di averci permesso di tenerla. Diedero una copia del libro Il più grande uomo che sia mai esistito al presidente del consiglio comunale, che disse: “Anche se non ero presente all’assemblea, sono al corrente di tutto. Non ho mai visto niente di meglio. Vi prometto che, ogni qualvolta avrete bisogno di un permesso per tenere le vostre riunioni, sarò sempre pronto a concedervelo”. Da allora i fratelli hanno tenuto regolarmente assemblee di distretto nella bella città di Odessa.
Straordinaria assemblea internazionale
Un altro evento storico fu l’assemblea internazionale “Insegnamento divino” che si tenne a Kiev nell’agosto 1993. Il numero dei presenti, 64.714, fu il più alto che si fosse mai avuto a un’assemblea di distretto in Ucraina e includeva migliaia di delegati provenienti da oltre 30 paesi. Le parti del programma pronunciate in inglese erano tradotte simultaneamente in 16 lingue.
Come fu emozionante vedere fratelli e sorelle che occupavano cinque interi settori dello stadio alzarsi in piedi e rispondere sì alle due domande del battesimo! Durante le successive due ore e mezza 7.402 persone vennero immerse in sei piscine per il battesimo, il più grande numero di battezzati che si sia avuto a un’unica assemblea della storia moderna del popolo di Dio! Questo straordinario avvenimento sarà sempre ricordato con piacere dai testimoni di Geova.
Come fu possibile organizzare un’assemblea così grande, se nella città c’erano appena 11 congregazioni? Come negli anni precedenti, i fratelli dalla Polonia vennero a dare una mano nel reparto Alloggi. Insieme ai fratelli locali, fecero contratti con quanti più alberghi e dormitori fosse possibile e affittarono anche alcune imbarcazioni fluviali.
Il compito più difficile fu ottenere l’autorizzazione ad affittare lo stadio. Oltre alle manifestazioni sportive, nei fine settimana nello stadio si teneva un grande mercato, e a nessuno era mai stato dato il permesso di chiudere il mercato. Ciò nonostante, il permesso fu accordato.
Perfino le autorità cittadine istituirono un comitato speciale per aiutare i fratelli nei preparativi. Di questo comitato facevano parte i capi di diversi settori dei servizi pubblici, quali polizia, trasporti e turismo. Fu stipulato un accordo eccezionale
per il trasporto dei partecipanti all’assemblea all’interno della città. I fratelli pagarono in anticipo il trasporto pubblico, quindi chi portava il distintivo dell’assemblea non doveva pagare quando saliva sui mezzi pubblici, ma poteva farlo all’assemblea. In tal modo i fratelli che andavano e venivano dallo Stadio della Repubblica (ora Olimpico), uno dei più grandi dell’Europa orientale, potevano salire alla svelta su metropolitane, tram e autobus cittadini. A beneficio dei delegati, nelle vicinanze dello stadio erano aperte alcune panetterie in più così che i fratelli potessero fornirsi celermente di cibo per il giorno dopo.Il capo della polizia fu così sbalordito dall’ordine che regnava all’assemblea che fece questo commento: “Tutto ciò che avete fatto, unito al vostro buon comportamento, mi ha colpito ancor più della vostra predicazione. La gente potrà dimenticare ciò che ha sentito, ma non dimenticherà mai ciò che ha visto”.
Parecchie donne che lavoravano in una vicina stazione della metropolitana si recarono all’ufficio dell’amministrazione dell’assemblea per ringraziare i delegati del loro buon comportamento. Dissero: “Abbiamo lavorato qui in occasione di molte manifestazioni sportive e raduni politici, ma questa è stata la prima volta che abbiamo visto visitatori così educati e radiosi che si sono interessati di noi. Ci salutavano tutti. Di solito alle altre manifestazioni nessuno ci rivolge una parola di saluto”.
Dopo l’assemblea le congregazioni di Kiev ebbero il loro bel daffare, in quanto circa 2.500 interessati che volevano saperne di più avevano lasciato il proprio indirizzo. Adesso a Kiev ci sono oltre 50 congregazioni di zelanti Testimoni!
Mentre si recava all’assemblea, un gruppo di fratelli era stato derubato di tutto il bagaglio. Tuttavia, decisi ad arricchirsi
spiritualmente, avevano proseguito il viaggio per Kiev ed erano arrivati all’assemblea con i soli vestiti che avevano addosso. Un gruppo di fratelli dell’ex Cecoslovacchia, però, aveva portato del vestiario extra da dare a chiunque fosse stato nel bisogno. Quando questo fu portato all’attenzione dell’amministrazione dell’assemblea, i fratelli che erano stati derubati vennero immediatamente forniti di tutti gli indumenti necessari.Aiuto per fare progresso
Simili esempi di amore altruistico non furono casi isolati. Nel 1991 il Corpo Direttivo invitò diverse filiali dell’Europa occidentale a fornire cibo e vestiario per i fratelli dell’Europa orientale. I Testimoni furono grati di potersi rendere utili e la loro prontezza a dare fu superiore all’aspettativa. Molti donarono cibo e indumenti usati, mentre altri portarono capi di vestiario nuovi. Le filiali dell’Europa occidentale ne raccolsero valigie, borse e scatoloni pieni. Mediante convogli di autocarri furono mandate a Leopoli tonnellate di cibo e indumenti da Austria, Danimarca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera. Spesso i fratelli donavano anche il loro camion perché fosse usato per l’opera del Regno nell’Europa orientale. I funzionari alle frontiere furono di grande aiuto rilasciando i documenti necessari perché tutti i carichi potessero giungere a destinazione con poche difficoltà.
I fratelli che portarono i generi di soccorso furono colpiti dal modo in cui vennero accolti. Un gruppo di autisti che aveva viaggiato dai Paesi Bassi a Leopoli scrisse in merito al loro viaggio: “È arrivata sul posto una squadra di 140 fratelli per scaricare i camion. Prima di iniziare il lavoro quegli umili fratelli hanno manifestato la loro fiducia in Geova facendo una preghiera insieme. A lavoro ultimato si sono di nuovo riuniti per elevare a Geova una preghiera di ringraziamento. Dopo
aver usufruito dell’ospitalità dei fratelli locali, che hanno dato generosamente il poco che avevano, siamo stati scortati fino alla strada principale, dove, prima di salutarci, i fratelli hanno pronunciato una preghiera ai bordi della strada.“Durante il lungo viaggio di ritorno, avevamo molte cose su cui riflettere: l’ospitalità dei fratelli in Germania e in Polonia e quella dei fratelli di Leopoli, la loro forte fede e il loro spirito devoto, la loro ospitalità nell’offrirci vitto e alloggio quando loro stessi erano nel bisogno, la loro manifestazione di unità e attaccamento reciproco, la loro gratitudine. Abbiamo anche pensato ai nostri fratelli e sorelle a casa, che avevano contribuito con tanta generosità”.
Un autista della Danimarca disse: “Ci siamo accorti di aver riportato a casa qualcosa che vale più di quello che abbiamo portato là. L’amore e lo spirito di sacrificio mostrati dai fratelli dell’Ucraina hanno rafforzato molto la nostra fede”.
Gran parte dei generi donati fu mandata in Moldavia, nei paesi baltici, in Kazakistan, in Russia e in altri luoghi in cui c’era molto bisogno. Alcuni carichi furono inviati con i container in Siberia e nel Territorio di Habarovsk, a oltre 7.000 chilometri di distanza a oriente. Le lettere di sincera gratitudine inviate da coloro che avevano ricevuto gli aiuti furono commoventi e incoraggianti ed ebbero l’effetto di unire i fratelli. Tutti ebbero così la prova della veracità delle parole di Gesù: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 20:35.
Verso la fine del 1998 si verificò un disastro in Transcarpazia. Secondo fonti ufficiali, 6.754 case furono inondate e altre 895 furono interamente distrutte da colate di fango. Delle case distrutte, 37 appartenevano a Testimoni. Immediatamente la filiale di Leopoli inviò nella zona un camion contenente viveri, acqua, sapone, brande e coperte. In seguito i fratelli del Canada e della Germania mandarono vestiario e oggetti per la casa. I Testimoni della Polonia, della Repubblica Ceca, della Slovacchia e dell’Ungheria fornirono viveri e mandarono anche materiali da costruzione per riedificare le case distrutte. Anche molti fratelli locali parteciparono alla ricostruzione. I Testimoni provvidero cibo, vestiario e legna non solo a quelli della loro stessa fede, ma anche ad altri. Pulirono cortili e campi di non Testimoni e aiutarono a riparare le loro case.
Dato aiuto spirituale
Non fu dato comunque solo aiuto materiale. Dopo essere stati al bando per oltre 50 anni, i Testimoni ucraini non sapevano bene come organizzare l’opera in un clima di libertà. Perciò, nel 1992, dalla filiale tedesca furono mandati alcuni fratelli per collaborare all’organizzazione dell’opera in Ucraina. Questo pose le basi per il lavoro da svolgere in seguito alla Betel. Più tardi Canada, Germania e Stati Uniti mandarono altri fratelli per aiutare a dirigere l’opera di fare discepoli.
Anche nel campo c’era un grande bisogno di fratelli esperti. All’inizio arrivarono dalla Polonia molti diplomati della Scuola di Addestramento per il Ministero per aver cura delle congregazioni e poi delle circoscrizioni e dei distretti in tutto il paese. Vennero anche alcune coppie dal Canada e dagli Stati Uniti, che attualmente servono nella circoscrizione. Inoltre alcuni fratelli provenienti da Italia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria svolgono l’opera in qualità di sorveglianti di circoscrizione. Tutto questo è servito ad aiutare molte
congregazioni locali a uniformarsi al modello scritturale in vari aspetti del ministero.Riconosciuto il valore della letteratura biblica
La seconda metà degli anni ’90 fu caratterizzata da speciali campagne di diffusione della letteratura. Dopo la distribuzione di Notizie del Regno N. 35 nel 1997, si ricevettero quasi 10.000 tagliandi da interessati che facevano richiesta dell’opuscolo Cosa richiede Dio da noi? o che chiedevano di essere contattati personalmente.
La nostra letteratura è generalmente apprezzata. Ad alcuni fratelli che visitavano il reparto maternità di un ospedale fu chiesto di fornire ogni settimana 12 copie del libro Il segreto della felicità familiare. Perché? Il personale intendeva dare un libro insieme al certificato di nascita a ogni coppia che aveva appena avuto un bambino.
Negli ultimi anni molti hanno conosciuto le nostre riviste e hanno imparato ad apprezzarle. Ad esempio, mentre predicavano
in un parco, dei Testimoni offrirono a un signore una copia della rivista Svegliatevi! L’uomo ringraziò e chiese: “Quanto costa?”“La nostra opera è sostenuta da contribuzioni volontarie”, spiegarono i fratelli. L’uomo offrì una banconota da una hrivna — allora l’equivalente di circa 1.000 lire — e sedutosi su una panchina iniziò immediatamente a leggere la rivista. Nel frattempo i fratelli diedero testimonianza ad altri nel parco. Dopo 15 minuti l’uomo avvicinò i fratelli e donò un’altra hrivna per la rivista che aveva ricevuto. Poi tornò alla panchina e proseguì la lettura mentre i fratelli continuavano a predicare. Dopo un po’ avvicinò di nuovo i fratelli e diede loro ancora un’altra hrivna. Disse che trovava interessantissima la rivista e che desiderava leggerla regolarmente.
La dovuta istruzione affretta la crescita
Da quando la nostra opera è stata riconosciuta legalmente il progresso è stato più rapido. Non sono mancati tuttavia gli ostacoli. All’inizio alcuni ebbero difficoltà ad adattarsi al ministero di casa in casa perché per più di mezzo secolo tutta la testimonianza era stata data in maniera informale. Ma con l’aiuto dello spirito di Geova i fratelli e le sorelle si adattarono con successo a quello che per loro era un modo nuovo di dare testimonianza.
Fu anche possibile organizzare in ciascuna congregazione tutte e cinque le adunanze settimanali. Questo ha avuto un ruolo essenziale nell’unire i proclamatori e nello spronarli a prepararsi per una maggiore attività. I fratelli hanno imparato in fretta e hanno fatto progresso in molti aspetti del loro ministero. Nuove scuole hanno dato una buona istruzione ai Testimoni dell’Ucraina. Per esempio, nel 1991 fu istituita in tutte le congregazioni la Scuola di Ministero Teocratico per addestrare i Testimoni a compiere l’opera di predicazione. Dal 1992 in
poi la Scuola di Ministero del Regno, per gli anziani e i servitori di ministero, ha aiutato grandemente i fratelli a essere esemplari nel ministero di campo, nell’insegnare alla congregazione e nel pascere il gregge.Nel 1996 fu istituita in Ucraina la Scuola del Servizio di Pioniere. Nei primi cinque anni oltre 7.400 pionieri regolari hanno frequentato questo corso di due settimane. Che beneficio ne hanno tratto? Una pioniera ha scritto: “Ho avuto la gioia di essere come l’argilla nelle mani di Geova e di essere modellata mediante questa scuola”. Un’altra pioniera ha detto: “Dopo la scuola dei pionieri ho cominciato a ‘risplendere’”. Una classe di pionieri ha scritto: “Questa scuola si è dimostrata una vera benedizione per tutti quelli che l’hanno frequentata. Ci ha spronato a nutrire profondo interesse per le persone”. La scuola ha contribuito notevolmente al raggiungimento dei 57 massimi mensili consecutivi di pionieri regolari.
Dato che la situazione economica è difficile, molti si chiedono come riescano i pionieri a mantenersi. Un pioniere che è servitore di ministero e ha tre figli dice: “Mia moglie ed io stabiliamo insieme nei particolari di cosa abbiamo bisogno e acquistiamo solo lo stretto indispensabile per vivere. Conduciamo una vita modesta e facciamo affidamento su Geova. Avendo lo spirito giusto, noi stessi a volte ci meravigliamo di quanto poco ci occorra per far quadrare il bilancio”.
La Scuola di Addestramento per il Ministero qui è iniziata nel 1999. Nel primo anno l’hanno frequentata un centinaio di fratelli. Per molti è stata un’impresa frequentare questo corso di due mesi in mezzo alle attuali difficoltà economiche. È evidente però che Geova ha dato il suo sostegno ai fratelli.
Un fratello che fu invitato a frequentare la Scuola di Addestramento per il Ministero serviva come pioniere regolare in un territorio lontano. Lui e il suo compagno pioniere avevano risparmiato il denaro sufficiente ad acquistare cibo e carbone per l’inverno successivo. Quando ricevette l’invito a frequentare la scuola, dovettero scegliere se acquistare il carbone o il biglietto del treno perché lui andasse alla scuola. Ne parlarono e decisero che sarebbe andato. Poco dopo che avevano preso questa decisione la sua sorella carnale, che vive all’estero, gli mandò in dono del denaro. Fu sufficiente per pagarsi il viaggio. Al termine della scuola il fratello fu nominato pioniere speciale.
Simili programmi di istruzione danno ai servitori di Geova la preparazione necessaria per partecipare in maniera più completa al servizio di campo e alle attività di congregazione. I proclamatori imparano a predicare con più efficacia; agli anziani e ai servitori di ministero si insegna a essere una fonte di maggior incoraggiamento nelle congregazioni. Ne consegue che ‘le congregazioni sono rese ferme nella fede e aumentano di numero’. — Atti 16:5.
Cambiamenti dovuti alla rapida crescita
Negli anni successivi al riconoscimento legale dei testimoni di Geova in Ucraina il loro numero si è più che quadruplicato. In molte zone del paese si è vista una crescita straordinaria. Inoltre il bisogno di anziani qualificati è molto sentito. Spesso le congregazioni si dividono non appena è disponibile un secondo anziano. Alcune congregazioni hanno perfino 500 proclamatori. Questa rapida crescita ha richiesto cambiamenti nell’amministrazione.
Sino alla fine degli anni ’60 la filiale della Polonia collaborò alla supervisione dell’opera in Ucraina, dopo di che fu la filiale della Germania a provvedere sorveglianza e assistenza. Nel settembre 1998 l’Ucraina divenne una filiale sotto la supervisione della sede mondiale di Brooklyn, e allora fu formato un Comitato di Filiale per amministrare le questioni organizzative.
Con la rapida crescita si rese necessario anche avere locali più ampi per la filiale. Dal 1991 Leopoli fu usata come centro di distribuzione della letteratura per le 15 repubbliche dell’ex Unione Sovietica. L’anno seguente arrivarono due coppie dalla filiale della Germania. Ben presto a Leopoli funzionava un piccolo ufficio. Un anno dopo fu acquistata una casa, che fu occupata da coloro che lavoravano a tempo pieno nell’ufficio. All’inizio del 1995 il numero dei volontari che lavoravano nell’ufficio ucraino crebbe rapidamente, rendendo necessario un altro trasferimento, questa volta in un complesso di sei Sale del Regno usato da 17 congregazioni. Per tutto quel tempo i fratelli si erano chiesti: “Quando e dove costruiremo la nostra Betel?”
Costruzione della filiale e di Sale del Regno
Dal 1992 i fratelli erano alla ricerca di un terreno su cui costruire un edificio per la filiale. Nel corso degli anni furono presi in esame diversi luoghi che sembravano adatti. I fratelli continuavano a menzionare questo bisogno nelle loro preghiere
a Geova, fiduciosi che al momento giusto si sarebbe trovato un posto adeguato.Agli inizi del 1998 si trovò un terreno in una bella pineta cinque chilometri a nord di Leopoli, nella cittadina di Brjukoviči. Lì nei dintorni due congregazioni avevano tenuto le loro adunanze nel bosco durante il bando. Un fratello disse: “Non avrei mai pensato che dieci anni dopo la nostra ultima adunanza nel bosco avrei di nuovo partecipato a un’adunanza nello stesso bosco, ma in circostanze totalmente diverse: nel terreno in cui sorgerà la nostra nuova filiale!”
Alla fine del 1998 arrivarono sul posto i primi servitori internazionali. I fratelli dell’Ufficio Progetti di Zona di Selters, in Germania, si misero alacremente al lavoro per preparare i disegni. Il cantiere fu allestito ai primi di gennaio del 1999, dopo che il governo ebbe dato il benestare. Vi lavoravano oltre 250 volontari di 22 nazionalità. Nei fine settimana partecipavano ai lavori fino a 250 volontari locali.
Molti si sentivano grandemente onorati del privilegio di partecipare ai lavori. Intere congregazioni noleggiavano autobus per recarsi a Brjukoviči nei fine settimana a prestare la loro opera volontaria. Spesso viaggiavano tutta la notte per essere lì presenti in tempo per dare una mano nella costruzione. Dopo una giornata di duro lavoro tornavano a casa viaggiando di nuovo tutta la notte, stanchi ma contenti e desiderosi di
ripetere quell’esperienza. Un gruppo di 20 fratelli fece un viaggio di 34 ore in treno dalla zona di Lugansk, nell’Ucraina orientale, per lavorare otto ore alla costruzione della Betel! Per amore di quelle otto ore di lavoro, ciascun fratello aveva preso due giorni di ferie e aveva speso oltre metà della propria paga mensile per il biglietto ferroviario. Questo spirito di sacrificio dava coraggio all’intera squadra di operai edili e alla famiglia Betel. La costruzione andò avanti celermente, tanto che fu possibile dedicare la filiale il 19 maggio 2001. In quell’occasione furono presenti rappresentanti di 35 paesi. L’indomani, all’adunanza speciale, Theodore Jaracz parlò a 30.881 persone radunate a Leopoli e Gerrit Lösch ad altre 41.142 a Kiev, per un totale di 72.023 presenti.Che dire delle Sale del Regno? Dal 1939, quando vennero distrutte diverse sale in Transcarpazia, al 1993 non esisterono ufficialmente Sale del Regno in Ucraina. Nel 1993, in soli otto mesi fu costruito un magnifico complesso di quattro Sale del Regno nel paese di Dibrova, in Transcarpazia. Poco dopo furono ultimate altre sei sale in altre parti dell’Ucraina.
Dato il grande aumento dei proclamatori, c’era molto bisogno di Sale del Regno. Tuttavia, a motivo delle complicate procedure legali, dell’inflazione e del crescente costo dei materiali da costruzione, negli scorsi anni ’90 si sono costruite solo 110 Sale del Regno. Ne occorrono ancora centinaia! Perciò nel 2000 è stato istituito un nuovo programma di costruzione di Sale del Regno, che sta già soddisfacendo in parte i bisogni.
L’opera di mietitura continua!
Nel settembre 2001 in Ucraina c’erano 120.028 testimoni di Geova in 1.183 congregazioni, servite da 39 sorveglianti di circoscrizione! I semi della verità seminati nel corso di un lungo periodo di tempo hanno prodotto buon frutto in abbondanza. In alcune famiglie ci sono cinque generazioni di testimoni Luca 8:15; 1 Cor. 3:6.
di Geova. Questo dimostra che il “terreno” è davvero eccellente. “Dopo aver udito la parola con cuore eccellente e buono”, molti “la ritengono”. Nel corso degli anni i fratelli hanno ‘piantato’, spesso con lacrime; altri hanno ‘innaffiato’ il terreno fertile. Geova fa crescere, e i fedeli Testimoni in Ucraina continuano a ‘portare frutto con perseveranza’. —In alcuni territori la proporzione tra i Testimoni e il numero di abitanti è elevata. Per esempio, in otto piccoli centri di lingua romena nella regione della Transcarpazia ci sono 59 congregazioni suddivise in tre circoscrizioni.
Gli sforzi degli oppositori, religiosi e non religiosi, che mediante deportazione e persecuzione violenta speravano di eliminare i testimoni di Geova dall’Ucraina, sono stati vani. Il cuore delle persone in questo paese si è dimostrato un terreno fertile per la verità biblica. Attualmente i testimoni di Geova stanno raccogliendo un’abbondante messe.
Il profeta Amos predisse un periodo di mietitura in cui ‘l’aratore avrebbe realmente raggiunto il mietitore’. (Amos 9:13) La benedizione di Geova rende il terreno così produttivo che la mietitura è ancora in corso quando arriva il tempo di arare per la stagione successiva. I testimoni di Geova in Ucraina hanno visto con i propri occhi la veracità di questa profezia. Guardano al futuro con fiducia perché, se si tiene conto degli oltre 250.000 presenti alla Commemorazione nel 2001, le prospettive di ulteriore crescita sono delle più incoraggianti.
Come si legge in Amos 9:15, Geova promette: “Certamente li pianterò nel loro suolo, e non saranno più sradicati dal loro suolo che ho dato loro”. Il popolo di Dio, continuando a seminare semi di verità e a raccogliere messi abbondanti, attende con vivo interesse il tempo in cui Geova adempirà completamente questa promessa. Nel frattempo, quando ‘alziamo gli occhi e guardiamo i campi, vediamo che sono davvero bianchi da mietere’. — Giov. 4:35.
[Testo in evidenza a pagina 140]
“Danyil poteva essere impiccato, ma poiché era minorenne gli diedero solo quattro mesi di carcere”
[Testo in evidenza a pagina 145]
“I Testimoni erano diversi dagli altri nel campo di concentramento. Avevano un temperamento amichevole e ottimista. Il loro contegno indicava che avevano qualcosa di molto importante da dire agli altri prigionieri”
[Testo in evidenza a pagina 166]
L’8 aprile 1951 oltre 6.100 Testimoni dell’Ucraina occidentale furono deportati in Siberia
[Testo in evidenza a pagina 174]
“Spesso le nostre sorelle eseguivano il lavoro dei servitori di congregazione, e in certe zone assolvevano le responsabilità dei servitori di circoscrizione”
[Testo in evidenza a pagina 183]
Anziché andare in luna di miele, trascorse dieci anni in prigione
[Testo in evidenza a pagina 184]
“Fu molto doloroso affidare la mia cara bambina a una persona che non avevo mai visto prima”
[Testo in evidenza a pagina 193]
Visto che deportazione, detenzione, violenza fisica e tortura non servivano a mettere a tacere i testimoni di Geova, i servizi di sicurezza impiegarono nuove tattiche
[Testo in evidenza a pagina 207]
Il KGB presentò ai fratelli separati una lettera falsa, in apparenza scritta dal fratello Knorr
[Testo in evidenza a pagina 212]
Il KGB era particolarmente vigile nel periodo della Commemorazione, dato che era sempre informato della data approssimativa in cui ricorreva
[Testo in evidenza a pagina 231]
Era la prima volta che tenevano in mano una pubblicazione biblica originale
[Testo in evidenza a pagina 238]
“Tutto ciò che avete fatto, unito al vostro buon comportamento, mi ha colpito ancor più della vostra predicazione. La gente . . . non dimenticherà mai ciò che ha visto”
[Testo in evidenza a pagina 241]
“L’amore e lo spirito di sacrificio mostrati dai fratelli dell’Ucraina hanno rafforzato molto la nostra fede”
[Testo in evidenza a pagina 249]
Per amore di quelle otto ore di lavoro, ciascun fratello aveva preso due giorni di ferie e aveva speso oltre metà della propria paga mensile per il biglietto ferroviario
[Riquadro/Immagini a pagina 124]
Traduzioni bibliche nel corso dei secoli
Per qualche tempo gli ucraini usarono la versione della Bibbia in slavo ecclesiastico antico (paleoslavo) che era stata tradotta nel IX secolo. Con l’evolversi della lingua, questa versione fu riveduta più volte. Alla fine del XV secolo l’arcivescovo Gennadio curò una revisione completa della Bibbia in paleoslavo. A questa edizione seguì un’altra revisione, il cui risultato fu la prima Bibbia a stampa in paleoslavo. Questa è la traduzione nota come la Bibbia di Ostrog, e fu stampata in Ucraina nel 1581. Ancor oggi è considerata dagli studiosi uno splendido esempio di arte tipografica. È servita come base per le successive traduzioni della Bibbia in ucraino e in russo.
[Immagini]
Nel 1581 Ivan Fedorov stampò la Bibbia di Ostrog in ucraino
[Riquadro/Immagine a pagina 141]
Intervista con Vasyl Kalin
Nato: 1947
Battezzato: 1965
Profilo: Deportato dal 1951 al 1965. Dal 1974 al 1991 riprodusse le pubblicazioni con un sistema di stampa fotografica. Dal 1993 serve nella filiale russa.
Mio padre dovette vivere sotto svariate forme di governo e diverse autorità governative. Per esempio, quando l’Ucraina occidentale fu occupata dai tedeschi, questi picchiarono mio padre pensando che fosse un comunista. Come mai? Il prete aveva detto ai funzionari tedeschi che i testimoni di Geova erano comunisti perché non andavano in chiesa. Poi venne il regime sovietico. Ancora una volta mio padre, insieme a molti altri, fu sottoposto ad angherie. Lo consideravano una spia americana. Per quale motivo? Perché le dottrine dei testimoni di Geova erano diverse da quelle della religione allora seguita dalla maggioranza. Per questa ragione mio padre fu deportato con la famiglia in Siberia, dove rimase fino alla morte.
[Riquadro/Immagine alle pagine 147-151]
Intervista con Ivan Lytvak
Nato: 1922
Battezzato: 1942
Profilo: In prigione dal 1944 al 1946. Nei campi di lavoro nell’estremo nord della Russia dal 1947 al 1953.
Nel 1947 fui arrestato perché non volevo occuparmi di politica. Mi portarono in un carcere di massima sicurezza a Luts’k, in Ucraina, dove dovetti stare seduto eretto con le mani in grembo, senza poter stendere le gambe. Rimasi in quella posizione per tre mesi. Venivo interrogato da un uomo vestito di nero. Voleva gli dicessi chi erano i fratelli che dirigevano l’opera. Sapeva che lo sapevo, ma io mi rifiutai di parlare.
Il 5 maggio 1947 il tribunale militare mi condannò a dieci anni di internamento in lontani campi di massima sicurezza. Beh, allora ero giovane, quindi mi assegnarono a quella che chiamavano la prima categoria. Tutti quelli della prima categoria, Testimoni e non, erano giovanotti. Ci trasportarono su carri bestiame a Vorkuta, nell’estremo nord della Russia. Poi ci caricarono su un piroscafo, e dopo una traversata di quattro giorni giungemmo allo stretto di Kara.
Lì la vegetazione era scarsa: c’erano solo tundra e betulle nane. Di là fummo costretti a marciare per
quattro giorni e quattro notti. Beh, eravamo giovani. Ci diedero croste di pane e carne di renna affumicata. Insieme a queste razioni ci distribuirono scodelle e coperte calde. Pioveva a dirotto. Le coperte si inzupparono tanto d’acqua che non riuscivamo a portarle. Per alleggerirci, prendevamo una coperta in due e la strizzavamo.Infine raggiungemmo la nostra destinazione. Per strada avevo pensato: ‘Fra poco avrò un tetto, un posto in cui ripararmi!’ Invece eravamo arrivati a un’ampia radura coperta di muschio alto. Le guardie ci dissero: “Sistematevi. È qui che starete”.
Alcuni prigionieri piansero, altri inveirono contro il governo. Io non inveii mai contro nessuno. Pregavo Geova in silenzio: “Geova, mio Dio, tu sei il mio rifugio e la mia fortezza. Sii il mio rifugio anche qui”.
Misero una corda intorno al campo, dato che non c’era filo spinato. Furono messe sentinelle di guardia. Come al solito le sentinelle non facevano altro che leggere, e dissero che se qualcuno si fosse avvicinato a due metri da loro, gli avrebbero sparato. Passammo la notte sul muschio, sotto la pioggia battente. Di notte mi svegliai, e guardando le 1.500 persone vidi il vapore salire dai loro corpi. Quando mi svegliai la mattina, avevo tutto un fianco nell’acqua. C’era il muschio, ma c’era anche l’acqua. Non avevamo nulla da mangiare.
Ci dissero che dovevamo apprestare un campo d’aviazione per l’atterraggio di un aereo che ci avrebbe portato i viveri. Le nostre guardie avevano un trattore apposito, dotato di enormi pneumatici per non impantanarsi, che trasportava provviste per loro; ma noi non ricevevamo nulla.Per tre giorni e tre notti lavorammo per apprestare quel campo d’aviazione. Dovemmo togliere il muschio affinché l’aereo potesse atterrare. Un velivolo leggero portò della farina. La mischiarono con acqua bollita, e quello fu il nostro cibo.
Il lavoro era massacrante. Lavorammo alla costruzione di una strada e posammo i binari di una ferrovia. Formavamo una catena umana per trasportare pesanti pietre. D’inverno era sempre buio e faceva molto freddo.
Dovevamo dormire all’aperto, sotto le stelle. E pioveva, e noi eravamo bagnati, affamati e infreddoliti; ma eravamo giovani, quindi avevamo un po’ di energia. Le guardie dicevano di non preoccuparci, perché presto avremmo avuto un tetto. Infine un trattore militare portò dei teloni sufficienti a riparare 400 persone. Stendemmo i teloni ed erigemmo le tende, ma ancora non avevamo altro luogo dove coricarci che sul muschio. Tutti noi raccogliemmo dell’erba e la portammo nel nostro accampamento, ed essa marcì diventando composta. Dormivamo su quella composta.
Poi vennero i pidocchi. I pidocchi ci mangiavano vivi. Non li avevamo solo addosso, ma in tutti i vestiti: pidocchi grandi e piccoli. Era terribile. Quando
tornavi dal lavoro e ti sdraiavi per riposare, i pidocchi ti rodevano, e ti grattavi, e ti grattavi. Dormivi, e finivano di mangiarti. Dicemmo al caposquadra: “I pidocchi ci mangiano vivi”, e lui disse: “Fra poco i vostri pidocchi ce li faremo arrosto”.Le autorità carcerarie dovettero aspettare che facesse un po’ meno freddo, perché la temperatura era ferma a 30 gradi sotto zero. Ebbene, il tempo migliorò alquanto, così portarono una stazione mobile di disinfestazione. Ma c’erano 20 gradi sotto zero, e la tenda era a brandelli. “Spogliatevi”, ci dissero, “vi dovete lavare. Spogliatevi. Dobbiamo disinfestarvi i vestiti”.
Così ci spogliammo, con una temperatura di meno 20 gradi, rimanendo nudi in una tenda lacera. Ci portarono delle tavole e le usammo come pavimento. Seduto su quelle tavole, guardai il mio corpo. Che vista orribile! Poi guardai l’uomo accanto a me. Lo stesso. Niente muscoli. Si erano tutti consumati. Eravamo solo pelle e ossa. Non riuscivo neppure a salire su un vagone merci. Ero sfinito. Eppure ero assegnato alla prima categoria: giovane operaio in buona salute.
Pensai che presto sarei morto. Molti giovani morivano. A questo punto pregai veramente Geova che mi aiutasse, perché sembrava non ci fosse nessuna via d’uscita. Alcuni che non erano Testimoni si lasciavano deliberatamente congelare una mano o una gamba e poi se la amputavano per non dover più fare quel lavoro. Era spaventoso, orribile.
Un giorno mi trovavo vicino a un posto di guardia, e lì in piedi vidi un medico. Avevo viaggiato con lui dopo essere stato arrestato e gli avevo dato testimonianza circa il Regno di Dio. Era un prigioniero, ma era stato amnistiato. Mi avvicinai per guardare, e sembrava proprio che fosse libero. Lo chiamai per nome; credo si chiamasse Sasha. Lui mi guardò e disse: “Ivan, sei tu?” A quelle parole, piansi come un bambino. “Va immediatamente in infermeria”, disse.
Andai in infermeria e mi tolsero dal gruppo di operai della prima categoria. Ma ero ancora nel campo. Essendo passato alla terza categoria, fui mandato nel settore di quelli che avevano bisogno di riposo. Il comandante disse: “Non sono stato io a invitarti qui. Ci sei venuto tu. Perciò comportati bene e fa il tuo lavoro”. Così un po’ alla volta mi abituai alla nuova vita in quel luogo. Non dovevo più fare quel lavoro massacrante.
Il 16 agosto 1953 fui rimesso in libertà. Mi dissero: “Sei libero di andartene”. Dissero che potevo andare dove volevo. Andai subito nel bosco a ringraziare Geova di avermi protetto. Entrai in quel boschetto, mi inginocchiai e ringraziai Geova di avermi conservato in vita per il tempo avvenire e per compiere in futuro l’opera di glorificare il suo santo nome.
[Testo in evidenza]
‘Fra poco avrò un tetto, un posto in cui ripararmi!’
[Testo in evidenza]
Entrai in quel boschetto, mi inginocchiai e ringraziai Geova di avermi conservato in vita
[Riquadro/Immagine alle pagine 155 e 156]
Intervista con Volodymyr Levchuk
Nato: 1930
Battezzato: 1954
Profilo: Detenuto politico dal 1946 al 1954. Conobbe i testimoni di Geova in un campo di lavoro forzato nella Repubblica dei Mordvini.
Ero un nazionalista ucraino. Per questo motivo nel 1946 i comunisti mi condannarono a 15 anni da scontare in un campo di prigionia. Lì c’erano i testimoni di Geova. Mi parlarono, e io riconobbi subito la verità. Non avevamo una Bibbia poiché eravamo in un campo di massima sicurezza. Allora mi misi a cercare pezzetti di carta e a conservarli. Dopo averne raccolti un po’ mi feci un taccuino. Chiesi ai fratelli di dirmi tutti i brani che riuscivano a ricordare e dove si trovavano quei versetti nella Bibbia. Poi li annotavo nel mio taccuino. Feci domande anche a quelli che arrivarono dopo. Se qualcuno conosceva a grandi linee una profezia biblica, annotavo anche quello. Raccolsi un certo numero di versetti biblici e cominciai a usarli nella mia attività di predicazione.
Quando iniziai a predicare c’erano parecchi giovani come me. Io ero il più giovane, avevo solo 16 anni. Parlando con questi ragazzi dissi: “Abbiamo sofferto per niente. Noi e altri abbiamo rischiato la vita per niente. Nessuna ideologia politica ci farà ottenere alcunché di buono. Bisogna che vi schieriate dalla parte del Regno di Dio”. Citavo i versetti che avevo annotato e imparato a memoria. Avevo un’ottima memoria. Convinsi subito i miei compagni, e loro cominciarono a venire da noi, dai testimoni di Geova. Diventarono fratelli.
[Riquadro/Immagine a pagina 157]
Pene inflitte ai testimoni di Geova
Deportazione: I condannati venivano trasferiti in una terra lontana, di solito in Siberia, dove dovevano dimorare e lavorare. Non erano liberi di lasciare la loro nuova residenza. Una volta alla settimana o una volta al mese dovevano presentarsi alla polizia locale.
Carcere: Dai tre ai dieci prigionieri venivano rinchiusi in una cella. Ricevevano cibo due o tre volte al giorno. Una volta al giorno o alla settimana potevano passeggiare nel cortile della prigione. Non facevano nessun lavoro.
Campi di prigionia: La maggior parte si trovavano in Siberia. Centinaia di prigionieri vivevano insieme in baracche (un edificio di solito ospitava dai 20 ai 100 detenuti). Lavoravano minimo otto ore al giorno all’interno del campo o in qualche altro posto. Il lavoro era duro e consisteva nel costruire fabbriche e linee ferroviarie o nell’abbattere alberi. All’andata e al ritorno dal lavoro i detenuti erano scortati dalle guardie. All’interno del campo i prigionieri potevano muoversi liberamente dopo le ore di lavoro.
[Immagine]
Siberia (Russia), 1953: Figli di Testimoni ucraini deportati fanno a pezzi la legna da ardere
[Riquadro/Immagine alle pagine 161 e 162]
Intervista con Fyodor Kalin
Nato: 1931
Battezzato: 1950
Profilo: Deportato dal 1951 al 1965. In prigione dal 1962 al 1965.
Una volta, mentre ero in prigione per essere interrogato, Geova fece per me qualcosa che mi parve un miracolo. Il direttore del KGB (Comitato di sicurezza dello Stato) arrivò con un foglio. L’agente investigativo stava seduto e il pubblico ministero si sedette accanto a lui. Il direttore del KGB disse all’agente: “Dagli questo! Fagli leggere quanto sono malintenzionati i suoi fratelli in America!”
Mi diedero il foglio. Era la risoluzione di un’assemblea. La lessi una volta; poi la lessi attentamente di nuovo. Il pubblico ministero, dando segni di impazienza, disse: “Signor Kalin! La sta imparando a memoria?”
Dissi: “Beh, prima le ho dato una scorsa alla svelta. Ma voglio afferrarne il senso”. Dentro di me piangevo di gioia. Quando ebbi finito di leggere la risoluzione, la consegnai e dissi: “Le sono veramente grato, ma ringrazio Geova Dio per averla spinta a far questo. Oggi la mia fede è diventata molto più forte dopo aver letto questa risoluzione! Sono solidale con questi Testimoni, e loderò il nome di Dio senza restrizioni. Parlerò di lui ad altri nel campo e in prigione e dovunque mi trovi. Questa è la mia missione!
“Torturatemi quanto volete, ma non mi chiuderete la bocca. In questa risoluzione i Testimoni non hanno detto di essere pronti per attuare qualche genere di rivolta, ma hanno ribadito la loro volontà di servire Geova qualsiasi cosa venga su di loro, anche la persecuzione più accanita, sapendo che egli li aiuterà a rimanere fedeli! Prego Geova Dio che mi rafforzi in questo momento difficile per rimanere saldo nella fede.
“Comunque non vacillerò! Questa risoluzione mi ha rafforzato tanto. Se mi metterete al muro per fucilarmi, non tentennerò. Geova salva anche con la risurrezione!”
Notai che gli agenti erano delusi. Si rendevano conto di aver fatto un grosso sbaglio. Pensavano che la risoluzione avrebbe indebolito la mia fede, invece mi aveva rafforzato.
[Riquadro/Immagine alle pagine 167-169]
Intervista con Mariya Popovych
Nata: 1932
Battezzata: 1948
Profilo: In prigioni e campi di lavoro forzato per sei anni. Ha aiutato più di dieci persone a conoscere la verità.
Quando mi arrestarono il 27 aprile 1950 ero al quinto mese di gravidanza. Il 18 luglio mi condannarono a dieci anni di reclusione. Fui condannata perché predicavo, perché parlavo agli altri della verità. Eravamo sette a essere stati condannati: quattro fratelli e tre sorelle. Diedero a tutti dieci anni. Il mio bambino nacque il 13 agosto.
Ebbene, in prigione non mi scoraggiai. Avevo imparato dalla Parola di Dio, la Bibbia, che si è felici quando si soffre perché si è cristiani, e non assassini o ladri. E io ero felice. Provavo gioia nel cuore. Fui messa in isolamento, e nella cella andavo su e giù e cantavo.
Un soldato aprì la finestrella e disse: “Sei in questa situazione, e canti?”
Risposi: “Sono felice perché non ho fatto niente di male a nessuno”. Richiuse. Non mi bastonarono.
“Rinnega la tua fede”, dicevano. “Guarda in che
condizioni ti trovi”. Si riferivano al fatto che avrei dato alla luce il bambino in prigione. Ma io ero felice in quanto ero stata condannata perché avevo fede nella Parola di Dio. Questo mi dava pace interiore. Sapevo di non essere una criminale. Sapevo che stavo soffrendo per la mia fede in Geova. Perciò ero sempre contenta. Proprio così.In seguito, mentre lavoravo nel campo, mi si congelarono le mani. Fui mandata in ospedale. Lì la dottoressa mi prese in simpatia. “Tu non stai bene”, disse. “Perché non vieni a lavorare da me?”
Naturalmente l’idea non piacque al direttore del campo. Disse: “Perché vuoi che questa donna venga a lavorare da te? Scegli qualcuno di un altro gruppo”.
Lei rispose: “Non mi serve qualcun altro. Nel mio ospedale c’è bisogno di gente buona e onesta. E questa donna lavorerà in questo ospedale. So che non ruberà niente e che non comincerà a drogarsi”.
Avevano fiducia in noi. Tenevano in alta stima chi aveva fede. Vedevano che genere di persone eravamo, e questo andava a nostro favore.
Alla fine la dottoressa persuase il direttore. Lui voleva tenermi perché ero un’esperta taglialegna. Dovunque lavorassero, i testimoni di Geova erano sempre operai onesti e coscienziosi.
Nota: Il bambino di Mariya nacque in prigione a Vinnica, in Ucraina. Per i primi due anni fu tenuto nell’orfanotrofio della prigione. Poi dei parenti mandarono il bambino dal padre, che intanto era stato deportato in Siberia. Quando la sorella Popovych fu rimessa in libertà, il bambino aveva sei anni.
[Testo in evidenza]
“Sono felice perché non ho fatto niente di male a nessuno”
[Riquadro/Immagine a pagina 175]
Intervista con Mariya Fedun
Nata: 1939
Battezzata: 1958
Profilo: Deportata dal 1951 al 1965.
Una volta che ci eravamo sistemati sul treno, che ci eravamo tutti calmati e ci eravamo messi in viaggio, cos’altro c’era da fare? Conoscevamo i cantici, quindi ci mettemmo a cantare. Cantammo tutti i cantici che conoscevamo, quelli contenuti nel libro dei cantici.
Dapprima sentivamo cantare solo nel nostro vagone merci, ma poi, ogni volta che il nostro treno si fermava per farne passare altri, notavamo che c’erano altri treni con i nostri fratelli. Il canto da quei treni arrivava fino a noi. C’erano quelli della Moldavia; poi ci passarono accanto i romeni della Bucovina. C’erano tanti treni, che in vari punti si sorpassavano. Ci rendemmo conto che erano tutti nostri fratelli.
Ricordavamo molti cantici. Tanti altri furono scritti in quei vagoni. Servirono a incoraggiarci e ci misero nella giusta condizione di spirito. Quei cantici ci fecero veramente volgere la mente a Geova.
[Riquadro/Immagine a pagina 177]
Intervista con Lydia Stashchyshyn
Nata: 1960
Battezzata: 1979
Profilo: Figlia di Mariya Pylypiv, la cui intervista si trova alle pagine 208-9.
Quando ero bambina, mio nonno era un anziano; dirigeva la congregazione. Ricordo il suo programma quotidiano: la mattina si alzava, si lavava e poi pregava. Quindi apriva la Bibbia, e tutti ci sedevamo insieme per leggere la scrittura del giorno e l’intero capitolo. Regolarmente il nonno mi chiedeva di portare — chiusi in un involucro o in una borsa — importanti documenti a un altro anziano che abitava nella periferia della città. Per arrivare a casa sua dovevo salire su per una collina. Quella collina non mi piaceva. Era ripida, e fare quella salita era una gran fatica. Allora dicevo: “Nonno, non ci vado! Posso non andare?”
Il nonno rispondeva: “No, devi andare. Porti dei documenti”.
Dentro di me dicevo: ‘Non ci vado! Non ci vado!’ Poi dicevo: ‘No, devo andare, perché magari ci va di mezzo qualcosa di importante’. Tenevo sempre questo in mente. Non ne avevo nessuna voglia, però andavo. Sapevo che nessun altro poteva farlo. Succedeva molto spesso. Era il mio compito, la mia responsabilità.
[Riquadro/Immagine alle pagine 178 e 179]
Intervista con Pavlo Rurak
Nato: 1928
Battezzato: 1945
Profilo: Ha trascorso 15 anni in prigioni e campi di prigionia. Attualmente è sorvegliante che presiede ad Artemovsk, nell’Ucraina orientale.
Nel 1952 mi trovavo in un campo rigorosamente irreggimentato a Karaganda, nell’URSS. Eravamo dieci Testimoni in quel campo. Il tempo trascorreva così lentamente che era pesante per noi. Avevamo gioia e speranza, ma ci mancava il cibo spirituale. Ci incontravamo dopo il lavoro e parlavamo insieme, rammentando tutto ciò che avevamo imparato in precedenza attraverso “lo schiavo fedele e discreto”. — Matt. 24:45-47.
Decisi di scrivere a mia sorella per farle un quadro della nostra situazione nel campo e spiegarle che eravamo privi di cibo spirituale. Poiché ai prigionieri non era permesso inviare simili lettere, spedire quella lettera fu difficile. Ad ogni modo, infine mia sorella la ricevette. Così preparò un pacco, ci mise dentro del pane croccante insieme a un Nuovo Testamento, e me lo spedì.
La prassi era molto rigida. Non sempre le autorità consegnavano i pacchi ai prigionieri. Spesso rompevano
il contenuto e tutto veniva minuziosamente esaminato. Ad esempio, controllavano i barattoli per vedere se c’era qualcosa nascosto in un doppio fondo o nelle pareti. Ispezionavano perfino le focaccine secche.Arrivò il giorno in cui vidi il mio nome nell’elenco di quelli che dovevano ricevere un pacco. Ero felicissimo, anche se non immaginavo che mia sorella avesse messo nel pacco un Nuovo Testamento. Era in servizio l’ispettore più severo; i prigionieri lo chiamavano Testacalda. Quando mi presentai per ricevere il pacco, mi chiese: “Da dove aspetti un pacco?” Gli dissi l’indirizzo di mia sorella. Afferrò un piccolo piede di porco e aprì la scatola.
Quando tolse il coperchio, vidi il Nuovo Testamento tra un lato della scatola e il cibo! Ebbi solo il tempo di dire in silenzio: “Geova, dammelo”.
Con mia sorpresa, l’ispettore disse: “Porta via subito questa scatola!” Non riuscivo a crederci. Coprii la scatola e la portai nelle baracche; lì tirai fuori il Nuovo Testamento e lo nascosi nel mio materasso.
Quando dissi ai fratelli che avevo ricevuto un Nuovo Testamento, nessuno mi credette. Geova aveva fatto un miracolo! Era lui che ci sosteneva spiritualmente, perché nella nostra condizione era impossibile ricevere qualsiasi cosa. Ringraziammo il nostro Padre celeste, Geova, per la sua misericordia e la sua cura. Cominciammo a leggere e a rafforzarci spiritualmente. Quanto ne fummo grati a Geova!
[Riquadro/Immagine alle pagine 180 e 181]
Intervista con Lydia Bzovi
Nata: 1937
Battezzata: 1955
Profilo: Deportata dal 1949 al 1965.
Essendo adolescente, soffrivo molto per il fatto che papà non era con noi. Come la maggioranza dei figli, amavamo nostro padre. Non ebbi nemmeno la possibilità di salutarlo. Ivan ed io non lo vedemmo partire. Eravamo nel campo a raccogliere il miglio.
Quando tornammo a casa la mamma ci disse che papà era stato arrestato. Provai un senso di vuoto, di tristezza. Ma nessuno cedette al panico, né all’odio. Era qualcosa che ci si doveva aspettare. Ci venivano ricordate di continuo le parole di Gesù: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Giov. 15:20) Imparammo fin da piccoli questo versetto. Lo conoscevamo bene come la preghiera modello. Sapevamo anche che, siccome non facevamo parte del mondo, il mondo non ci avrebbe amato. Quello che le autorità facevano, lo facevano per ignoranza.
Quando in Moldavia eravamo sotto il dominio romeno, papà seppe che poteva difendere la sua causa in tribunale. Ci diedero il permesso di assistere al processo. Per noi fu un giorno molto felice.
Papà diede una testimonianza stupenda. A nessuno interessava ascoltare le accuse del pubblico ministero, mentre tutti ascoltarono a bocca aperta la deposizione di papà. Parlò per un’ora e 40 minuti in difesa della verità. Diede una testimonianza molto semplice e chiara. Gli impiegati del tribunale avevano le lacrime agli occhi.
Eravamo fieri che papà avesse potuto deporre in tribunale, difendere la verità in pubblico. Non ci sentivamo affatto abbattuti.
Nota: Nel 1943 le autorità tedesche arrestarono i genitori della sorella Bzovi e li condannarono a 25 anni di prigione per presunta cooperazione con i sovietici. Entro un anno arrivarono le truppe sovietiche e li rilasciarono. Dopo ciò, le autorità sovietiche a loro volta arrestarono il padre che, nell’insieme, trascorse 20 anni in varie prigioni.
[Testo in evidenza]
Come la maggioranza dei figli, amavamo nostro padre. Non ebbi nemmeno la possibilità di salutarlo
[Riquadro/Immagini alle pagine 186-189]
Intervista con Tamara Ravliuk
Nata: 1940
Battezzata: 1958
Profilo: Deportata nel 1951. Ha aiutato un centinaio di persone a conoscere la verità.
Questa è la storia di Halyna. Nel 1958, quando aveva solo 17 giorni, i suoi genitori furono arrestati. Lei e la madre furono mandate in un campo di prigionia in Siberia. Finché la madre poté allattarla, cioè fino al quinto mese, fu permesso ad Halyna di rimanere con lei. Poi la madre dovette andare a lavorare, quindi la piccola fu portata in un asilo nido. La nostra famiglia viveva nella vicina provincia di Tomsk. I fratelli scrissero una lettera alla nostra congregazione chiedendo se c’era qualcuno in grado di prendere la piccola dall’asilo per allevarla finché i genitori non fossero stati rimessi in libertà. Naturalmente quando fu letta la lettera, tutti espressero il proprio dolore. Era davvero triste e tragico che una bimba si trovasse in una situazione del genere.
Ci diedero un po’ di tempo per pensarci. Passò una settimana. Nessuno si offrì di prenderla. Le condizioni erano dure per tutti quanti noi. La seconda settimana il mio fratello maggiore disse alla mamma: “Prendiamo noi quella bimba”.
La mamma disse: “Cosa vuoi dire, Vasia? Io sono già vecchia e malata. Sai, è una grande responsabilità prendere il bambino di qualcun altro. Non è un animale. Non è una mucca, né una giovenca. È una bambina, e per giunta di altri”.
Lui disse: “È per questo che dovremmo prenderla, mamma. Non è un animale. Immagina una bambina in quelle condizioni, in un campo di lavoro! È ancora così piccola, indifesa”. Poi aggiunse: “Non dovremmo pensare che potrebbe venire il tempo in cui ci verrà detto: ‘Ero malato, ero in prigione, ero affamato, ma tu non mi hai aiutato’?”
La mamma disse: “Sì, potrebbe venire, ma è una
grande responsabilità prendere la bimba di altri. E se le succede qualcosa mentre sta con noi?”Mio fratello rispose: “E se le succede qualcosa lì?” Poi, indicando me, disse: “Abbiamo Tamara. Lei è libera di viaggiare e può portare la bambina. Lavoreremo tutti per mantenerla”.
Ebbene, riflettemmo e parlammo, e infine decidemmo che sarei andata. Così partii per i campi di Mariinski. Andai per prendere la bambina. I fratelli mi diedero delle pubblicazioni da portare lì. Mi diedero anche una macchina fotografica per fare una foto alla madre, per familiarizzarci con lei visto che non la conoscevamo. Non mi fu permesso di portare la macchina fotografica nel campo, ma portai le pubblicazioni. Comprai una pentola, ci misi dentro le pubblicazioni e sopra misi l’olio. Quando attraversai l’ingresso, la guardia non controllò se sotto l’olio c’era qualcosa. Così introdussi le pubblicazioni nel campo.
Riuscii a far conoscenza con la madre, Lydia Kurdas. Passai perfino la notte nel campo, perché si dovevano preparare i documenti per rilasciare la bambina. E così mi portai a casa Halyna. Allora aveva cinque mesi e alcuni giorni. Ci prendemmo tutti cura di lei, tuttavia si ammalò gravemente. I medici venivano a visitarla, ma non capivano cosa aveva.
I medici pensavano che fosse mia figlia e facevano pressione su di me: “Che razza di madre sei?”, dicevano. “Perché non la allatti?” Avevamo paura di dire che era una bambina tolta dalla prigione, e non sapevamo come comportarci. Piangevo soltanto, e non dicevo nulla. I medici mi rimproveravano; urlando dicevano a mamma che mi aveva fatto sposare troppo giovane, e che io stessa avevo bisogno di latte. Avevo 18 anni.
Halyna era molto malata e respirava a fatica. Uscii sotto il cielo stellato e pregai: “Dio Geova, Dio Geova, se questa bambina deve morire, prendi la mia vita al posto della sua!”
La bambina cominciò a respirare affannosamente, proprio davanti ai medici, che dissero: “Non c’è speranza: non ce la farà, non ce la farà”. Dissero questo davanti a me... lo dissero davanti a mia madre. Mamma piangeva. Io pregavo. Ma la bimba si salvò. Rimase con noi fino al rilascio della madre. Stette con noi sette anni, e non si ammalò più, neppure una volta.
Adesso Halyna vive ad Harkov, in Ucraina. È una nostra sorella, pioniera regolare.
[Testo in evidenza]
“Dio Geova, Dio Geova, se questa bambina deve morire, prendi la mia vita al posto della sua!”
[Immagine]
Da sinistra a destra: Tamara Ravliuk (ex Buriak), Serhii Ravliuk, Halyna Kurdas, Mykhailo Buriak e Mariya Buriak
[Immagine]
Da sinistra a destra: Serhii e Tamara Ravliuk, Mykola e Halyna Kuibida (ex Kurdas), Oleksii e Lydia Kurdas
[Riquadro a pagina 192]
Rapporto di un sorvegliante di circoscrizione, 1958
“Per capire almeno in parte quanto sia difficile per i fratelli, basti sapere che praticamente ogni fratello è spiato da una decina di membri di un’organizzazione giovanile comunista. A ciò si aggiungano vicini traditori, falsi fratelli, un gran numero di poliziotti, condanne anche a 25 anni di detenzione in campi o prigioni, deportazione in Siberia, lavori forzati a vita e detenzione, a volte lunghi periodi di detenzione in celle buie: tutto questo può accadere a una persona che dice qualche parola intorno al Regno di Dio.
“Eppure i proclamatori sono intrepidi. Hanno uno sconfinato amore per Geova e un atteggiamento simile a quello degli angeli, e non pensano affatto di smettere di combattere. Sanno che l’opera è di Geova e che deve proseguire fino al vittorioso finale. I fratelli sanno a favore di chi mantengono l’integrità. Soffrire per Geova è una gioia per loro”.
[Riquadro/Immagine alle pagine 199-201]
Intervista con Serhii Ravliuk
Nato: 1936
Battezzato: 1952
Profilo: Ha trascorso 16 anni in prigioni e campi di prigionia. Costretto a cambiare domicilio sette volte. Ha aiutato circa 150 persone a conoscere la verità. L’intervista di sua moglie Tamara è alle pagine 186-9. Attualmente Serhii serve come anziano nella congregazione di Rohan, vicino alla città di Harkov.
Sono stato sette anni nella Repubblica dei Mordvini. Nonostante fosse un campo di massima sicurezza, nel periodo che trascorsi lì furono distribuite molte pubblicazioni. Alcune guardie se le portavano a casa, le leggevano e poi le davano ai familiari e ai parenti.
Ogni tanto una guardia veniva da me durante il secondo turno di lavoro e diceva: “Hai qualcosa, Serhii?”
“Cosa vuoi?”, rispondevo.
“Solo qualcosa da leggere”.
“Ci sarà una perquisizione domani?”
“Sì. Domani ce ne sarà una nella quinta baracca”.
“D’accordo, su un certo letto sotto un asciugamano ci sarà una Torre di Guardia. Puoi prenderla”.
Eseguivano la perquisizione, e lui prendeva quella
Torre di Guardia. Ma le guardie non trovavano nessun’altra pubblicazione, perché noi sapevamo in anticipo che ci sarebbe stata la perquisizione. In questo modo certe guardie ci aiutavano. La verità le affascinava, ma avevano paura di rimanere senza lavoro. Durante i molti anni che i fratelli furono lì, le guardie videro come vivevamo. Le persone ragionevoli potevano capire che non eravamo colpevoli di nessun delitto. Solo che non potevano parlare, altrimenti sarebbero state considerate simpatizzanti dei testimoni di Geova e avrebbero perso il lavoro. Pertanto sostenevano in qualche misura la nostra opera. Prendevano pubblicazioni e le leggevano. Questo servì a smorzare il fuoco della persecuzione.Nel 1966 noi eravamo circa 300 nella Repubblica dei Mordvini. Gli amministratori sapevano in quale data si doveva tenere la Commemorazione, e quell’anno decisero di impedircelo. Dissero: “Studiate già la vostra Torre di Guardia, ma porremo fine a questa Commemorazione. Non potrete fare nulla”.
I componenti dei vari picchetti di guardia dovevano rimanere in servizio fino al segnale di cessato allarme. Tutti stavano ai loro posti: il personale di sorveglianza, il personale amministrativo, il comandante del campo.
Così uscimmo tutti in strada e andammo nel campo dell’adunata dove ogni giorno, la mattina e la sera, si faceva l’appello. Poi, riuniti per congregazione o per gruppo, passeggiammo per il campo. In
ogni gruppo un fratello pronunciò il discorso mentre camminava; gli altri ascoltavano.Non avevamo gli emblemi, quindi ci fu solo il discorso. A quel tempo nel campo non c’era nessun unto. Alle 21,30 si era concluso tutto: tutti i gruppi avevano terminato la celebrazione mentre camminavano per la strada.
Volevamo cantare il cantico insieme, tutti noi fratelli. Perciò ci radunammo vicino ai bagni comuni, che si trovavano nel punto più distante dal posto di blocco all’ingresso del campo. Immaginate 300 uomini, 80 o 100 dei quali cantano di notte nella taiga! Immaginate come echeggiava quel cantico! Ricordo che cantammo il cantico numero 25, intitolato “Sono morto per voi”, del vecchio libro dei cantici. Lo conoscevano tutti. A volte anche i soldati sulle torrette ci gridavano: “Per favore, cantate il Cantico 25!”
Appena cominciammo a cantare quella notte, tutto il personale venne correndo dagli uffici verso i bagni per fermarci. Ma quando arrivarono non riuscirono a interromperci perché tutti i fratelli che non cantavano avevano formato un cerchio compatto intorno a quelli che cantavano. Perciò le guardie non fecero che correre freneticamente in giro finché finimmo di cantare. Terminato il cantico, tutti ci disperdemmo. Le guardie non sapevano chi aveva cantato e chi no. Non potevano mettere tutti in isolamento.
[Riquadro/Immagine alle pagine 203 e 204]
Intervista con Victor Popovych
Nato: 1950
Battezzato: 1967
Profilo: Nato in prigione, figlio di Mariya Popovych, la cui intervista è alle pagine 167-9. Arrestato nel 1970, trascorse quattro anni in prigione a motivo dell’attività di predicazione. Nei tre giorni del processo 35 persone testimoniarono che il fratello Popovych aveva predicato loro.
La situazione in cui si trovarono i testimoni di Geova non va considerata semplicemente nel contesto dei rapporti umani. Non si può spiegare del tutto la persecuzione del popolo di Dio dandone la colpa al governo. La maggior parte dei funzionari facevano semplicemente il loro lavoro. Quando cambiò il governo, cambiò l’oggetto della lealtà dei funzionari, mentre noi restammo sempre uguali. Ci rendevamo conto che la vera fonte dei nostri problemi era rivelata nella Bibbia.
Non ci consideravamo solo vittime innocenti di uomini tirannici. Quello che ci aiutò a perseverare fu la chiara comprensione della contesa sollevata in Eden: quella relativa al diritto di Dio di governare. Si trattava di una questione ancora da risolvere. Sapevamo che ci era data l’opportunità di schierarci con il dominio di Dio. Avevamo preso posizione su una questione legata non solo a interessi personali, umani, ma anche agli interessi del Sovrano dell’universo. La nostra comprensione delle vere questioni implicate era molto più elevata. Questo ci rese forti e ci permise di mantenere l’integrità anche nelle circostanze più difficili. Guardavamo al di là dei semplici rapporti umani.
[Testo in evidenza]
Non si può spiegare del tutto la persecuzione del popolo di Dio dandone la colpa al governo
[Riquadro/Immagine alle pagine 208 e 209]
Intervista con Mariya Pylypiv
Nata: 1934
Battezzata: 1952
Profilo: Nel 1951 andò in Siberia a visitare sua sorella che era stata deportata lì. Mariya apprese la verità in Siberia, e in seguito sposò un fratello deportato.
Quando mio padre morì la polizia venne a casa nostra. Vennero molti poliziotti. Appartenevano sia alla pubblica sicurezza locale che a quella distrettuale. Ci avvertirono che non volevano né cantici né preghiere. Rispondemmo che non c’era nessuna legge che vietasse le preghiere. Chiesero quando si sarebbe tenuto il funerale. Glielo dicemmo, e se ne andarono.
I fratelli arrivarono di buon’ora. Era proibito radunarsi, ma si poteva intervenire a un funerale. Cominciammo presto perché sapevamo che sarebbe venuta la polizia. Proprio quando un fratello iniziò a dire la preghiera, arrivò un camion pieno di poliziotti. Il fratello terminò la preghiera e poi andammo al cimitero.
Ci seguirono e ci permisero di entrare nel cimitero. Quando il fratello pronunciò un’altra preghiera, la polizia cercò di arrestarlo. Ma noi sorelle avevamo deciso che non glielo avremmo permesso. C’erano tanti poliziotti, così formammo un cerchio attorno al fratello. Nel caos che seguì, una sorella lo accompagnò fuori dal cimitero, passando tra le case, fino al villaggio. D’un tratto si avvicinò un conoscente con un’auto privata, così il fratello vi salì e andò via. La polizia guardò dappertutto ma non riuscì a trovarlo. Quindi se ne andò.
Le sorelle proteggevano spesso i fratelli. Di solito accade il contrario, ma allora bisognava fare così. Le sorelle dovevano proteggere i fratelli. Si verificavano molte situazioni del genere.
[Testo in evidenza]
Allora bisognava fare così. Le sorelle dovevano proteggere i fratelli
[Riquadro/Immagine alle pagine 220 e 221]
Intervista con Petro Vlasiuk
Nato: 1924
Battezzato: 1945
Profilo: Deportato dal 1951 al 1965. Poco tempo dopo che il fratello Vlasiuk era stato deportato, suo figlio si ammalò e morì. L’anno seguente sua moglie, dopo aver dato alla luce un altro figlio, ebbe delle complicazioni e morì. Il fratello Vlasiuk rimase vedovo con un bambino piccolo. Nel 1953 si risposò e la sua seconda moglie lo aiutò ad aver cura del bambino.
Ero tra coloro che nel 1951 furono deportati dall’Ucraina in Siberia. Sapete, non si aveva timore. Geova infondeva uno spirito tale nei fratelli, che avevano fede, una fede che traspariva dal modo in cui parlavano. Nessuno sarebbe mai andato a predicare in quel territorio di propria iniziativa. Evidentemente fu Geova Dio a permettere che il governo ci portasse là. In seguito le autorità dissero: “Abbiamo fatto un grosso sbaglio”.
I fratelli chiesero: “In che senso?”
“In quanto vi abbiamo portato qui, e adesso anche qui convertite la gente!”
I fratelli dissero: “Farete un altro errore ancora”.
Il loro secondo grosso sbaglio fu che dopo averci rilasciato, dopo averci concesso l’amnistia, non ci vollero far tornare a casa. “Andate dove volete tranne che a casa”, dissero. In seguito tornarono in sé e si resero conto che quella era stata una cattiva mossa. Grazie a quelle manovre la buona notizia si diffuse in tutta la Russia.
[Riquadro/Immagine a pagina 227]
Intervista con Anna Vovchuk
Nata: 1940
Battezzata: 1959
Profilo: Deportata dal 1951 al 1965. Aveva dieci anni quando fu mandata in Siberia. Dal 1957 al 1980 operò nella clandestinità stampando letteratura biblica.
Il KGB provava spesso a farci identificare i fratelli. Ci mostravano delle fotografie. Io dicevo: “Anche se me lo chiede, non so niente. Non conosco nessuno, anche se me lo chiede”. Rispondevamo sempre così. In seguito, poco dopo essermi sposata, mentre mi recavo a piedi in città incontrai il capo del KGB di Angarsk. Mi aveva chiamato spesso per interrogarmi e mi conosceva bene.
Mi disse: “Riguardo a Stepan Vovchuk, lei mi ha detto di non conoscere quest’uomo. E ora come fa a essere sua moglie?”
Risposi: “Non fu lei a farmelo conoscere con le sue fotografie?”
Batté le mani: “Ecco qua! Di nuovo siamo noi i colpevoli!”
E ci facemmo una risata. Quello fu un momento felice della mia vita.
[Riquadro/Immagine alle pagine 229 e 230]
Intervista con Sofiya Vovchuk
Nata: 1944
Battezzata: 1964
Profilo: Deportata dal 1951 al 1965. Aveva sette anni quando fu mandata in Siberia insieme a sua madre, sua sorella e suo fratello.
Quando ci portarono in Siberia ci dissero che saremmo rimasti lì per sempre. Non immaginavamo mai che avremmo riacquistato la libertà. Quando leggevamo nella Torre di Guardia informazioni sulle assemblee che si tenevano in altre parti del mondo, pregavamo Geova di poter assistere a una di quelle assemblee almeno una volta nella nostra vita. Di certo Geova ci ha benedetti. Nel 1989 fummo in grado di partecipare all’assemblea internazionale dei testimoni di Geova in Polonia. È impossibile descrivere quanto eravamo contenti, gioiosi di essere lì.
I fratelli in Polonia ci accolsero calorosamente. Stemmo lì quattro giorni. Eravamo presenti a un’assemblea! Era una vera delizia imparare di più su Geova e ricevere istruzione attraverso la sua Parola. Eravamo così felici. Parlavamo con tutti delle nostre esperienze. Nonostante fossero di tante nazionalità, erano i nostri fratelli! Mentre camminavamo intorno allo stadio provavamo uno straordinario senso di pace. Dopo tutto quello che avevamo passato — essendo stati al bando per tanto tempo — ci sembrava di essere già nel nuovo mondo. Non sentivamo nessuna imprecazione, e tutto era pulito e bello. Trascorrevamo del tempo insieme dopo il programma. Non ce ne andavamo subito; stavamo in compagnia dei fratelli e conversavamo con loro. C’erano anche interpreti nel caso non comprendessimo la lingua. Anche quando non capivamo, ci baciavamo. Eravamo felici.
[Riquadro/Immagine alle pagine 243 e 244]
Intervista con Roman Yurkevych
Nato: 1956
Battezzato: 1973
Profilo: Ha trascorso sei anni in campi di prigionia per la neutralità. Dal 1993 è membro del Comitato di Filiale dell’Ucraina.
La verità sprona ad aiutare e a sostenere gli altri. Ce ne accorgemmo in particolar modo nel 1998 quando ci fu una tremenda alluvione in Transcarpazia e in una notte centinaia, dico centinaia, di persone persero la casa e tutti i loro averi.
Entro un paio di giorni arrivò sul posto un gruppo di fratelli che formò comitati di soccorso. Questi stabilirono che genere di aiuto si sarebbe dato a ciascuna famiglia e in ciascun villaggio. Due centri erano stati particolarmente colpiti: Vary e Vyškov. Nel giro di soli due o tre giorni si era disposto quali famiglie avrebbero ricevuto aiuto, in che modo, e chi glielo avrebbe dato. Poi arrivarono i nostri fratelli con gli autocarri e cominciarono a rimuovere con le pale il mare di fango.
Portarono legname, e questo riempì tutti di stupore. Quelli che non erano Testimoni erano sbalorditi. Una sorella di Vyškov era nei pressi mentre una squadra di fratelli ripuliva la zona dal fango. Un giornalista le si avvicinò e le chiese: “Conosce quelle persone?”
“Non le conosco bene”, rispose, “perché parliamo lingue diverse: romeno, ungherese, ucraino e russo. Ma una cosa so: che sono miei fratelli e mie sorelle, e che mi stanno aiutando”.
Entro due o tre giorni i fratelli avevano inviato gli aiuti e si erano presi cura di queste famiglie, che vennero trasferite altrove. Comunque, sei mesi dopo praticamente tutte le case dei Testimoni erano state ricostruite, e i Testimoni furono i primi in quella zona a tornare a vivere nelle loro case nuove.
[Prospetto a pagina 254]
(Vedi l’edizione stampata)
Pionieri regolari in Ucraina (1990-2001)
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
1990 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2001
[Propspetto a pagina 254]
(Vedi l’edizione stampata)
Testimoni di Geova in Ucraina * (1939-2001)
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
0
1939 1946 1974 1986 1990 1992 1994 1996 1998 2001
[Nota in calce]
^ par. 582 I dati relativi agli anni 1939-90 sono approssimativi
[Cartine a pagina 123]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
UCRAINA
VOLINIA
GALIZIA
Leopoli
TRANSCARPAZIA
BUCOVINA
KIEV
Harkov
Dnepropetrovsk
Lugansk
Zaporožje
Doneck
Odessa
CRIMEA
MAR NERO
TURCHIA
BULGARIA
ROMANIA
MOLDAVIA
POLONIA
BIELORUSSIA
RUSSIA
[Immagine a tutta pagina a pagina 118]
[Immagine a pagina 127]
Vojtech Chehy
[Immagine a pagina 129]
La prima assemblea a Borislav, una città della Galizia, agosto 1932
[Immagine a pagina 130]
Assemblea a Solotvin, in Transcarpazia, 1932
[Immagine a pagina 132]
Mariya ed Emil Zarysky assolsero fedelmente per 40 anni il loro compito come traduttori
[Immagine a pagina 133]
Dal 1927 al 1931 questa casa a Užgorod ospitò il primo deposito di letteratura dell’Ucraina
[Immagine a pagina 134]
Gruppo pronto per recarsi in autobus a svolgere il ministero nella zona di Rachov, sui Carpazi, 1935: (1) Vojtech Chehy
[Immagine a pagina 135]
Vecchio disco fonografico, “Religione e cristianesimo”, in ucraino
[Immagine a pagina 136]
La congregazione di Kosmač nel 1938: (1) Mykola Volochii vendette uno dei suoi due cavalli per comprarsi un fonografo
[Immagine a pagina 137]
Ludwik Kinicki, ricordato con affetto da molti come ministro zelante, morì fedele a Geova in un campo di concentramento nazista
[Immagini a pagina 142]
Illia Hovuchak, che qui si vede (in alto, a sinistra) mentre si reca con Onufrii Rylchuk a predicare sui monti e (a destra) con sua moglie Paraska, fu giustiziato dalla Gestapo, alla quale era stato consegnato da un sacerdote cattolico
[Immagine a pagina 146]
Anastasiya Kazak (1) con altri Testimoni del campo di concentramento di Stutthof
[Immagini a pagina 153]
Ivan Maksymiuk (qui sopra con la moglie Yevdokiya) e suo figlio Mykhailo (a destra) non fecero compromessi
[Immagine a pagina 158]
Alcune delle prime pubblicazioni bibliche in ucraino
[Immagine a pagina 170]
A 20 anni Hryhorii Melnyk aveva la responsabilità di mantenere due fratelli e una sorella più giovani di lui
[Immagine a pagina 176]
Mariya Tomilko ha sopportato 15 anni di prigionia ed è rimasta fedele
[Immagine a pagina 182]
Nutsu Bokoch in prigione durante un breve incontro con la figlia nel 1960
[Immagini a pagina 185]
Lydia e Oleksii Kurdas (in alto), arrestati e mandati in campi diversi quando la loro figlia Halyna aveva 17 giorni; Halyna Kurdas all’età di tre anni (a destra): questa fotografia fu scattata nel 1961 mentre i suoi genitori erano ancora in prigione
[Immagine a pagina 191]
La sera prima delle nozze Hanna Shyshko e Yurii Kopos furono arrestati e condannati a dieci anni di detenzione in campi di prigionia. Si sposarono dieci anni dopo
[Immagine a pagina 191]
Yurii Kopos trascorse quasi un terzo di secolo nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato sovietici
[Immagine a pagina 194]
Pavlo Ziatek dedicò l’intera vita al servizio di Geova
[Immagine a pagina 196]
Lettera datata 18 maggio 1962, scritta da Nathan H. Knorr ai fratelli dell’URSS
[Immagine a pagina 214]
La letteratura per l’Ucraina e altre parti dell’Unione Sovietica veniva stampata in bunker simili a questo nell’Ucraina orientale
[Immagine a pagina 216]
In alto: La collina boscosa nel cuore dei Carpazi dove Ivan Dziabko svolgeva la sua attività in un bunker segreto
[Immagine a pagina 216]
Sopra: Mykhailo Dioloh seduto accanto a quello che era l’ingresso del bunker in cui riforniva di carta Ivan Dziabko
[Immagine a pagina 216]
A destra: Ivan Dziabko
[Immagine a pagina 223]
Bela Meysar trascorse 21 anni in prigione, durante i quali la sua fedele moglie Regina gli fece frequenti visite, percorrendo in totale oltre 140.000 chilometri
[Immagine a pagina 224]
Nel 1971 Michael Dasevich fu nominato servitore responsabile
[Immagine a pagina 233]
La registrazione dei testimoni di Geova in Ucraina il 28 febbraio 1991 fu la prima di questo genere nel territorio dell’URSS
[Immagini a pagina 237]
All’assemblea internazionale tenuta a Kiev nel 1993 si battezzarono 7.402 persone, il più grande numero di battezzati che si sia avuto a un’assemblea della storia moderna del popolo di Dio
[Immagine a pagina 246]
Conferimento dei diplomi alla prima classe della Scuola di Addestramento per il Ministero a Leopoli, ai primi del 1999
[Immagine a pagina 251]
In alto: Il complesso di Sale del Regno in cui la famiglia Betel ha lavorato dal 1995 al 2001
[Immagine a pagina 251]
Al centro: La casa usata dalla famiglia Betel nel periodo 1994-5
[Immagine a pagina 251]
Sotto: La Sala del Regno nella città di Nadvornaja, la prima costruita da quando è in atto il nuovo programma di costruzione di Sale del Regno in Ucraina
[Immagini alle pagine 252 e 253]
(1-3) La filiale dedicata di recente in Ucraina
[Immagine alle pagine 252]
(4) Comitato di Filiale, da sinistra a destra: (seduti) Stepan Hlinskyi, Stepan Mykevych; (in piedi) Andrii Semkovych, Roman Yurkevych, John Didur e Jürgen Keck
[Immagine alle pagine 253]
(5) Theodore Jaracz pronuncia un discorso in occasione della dedicazione della filiale in Ucraina, 19 maggio 2001