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Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa)

Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa)

Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa)

‘Siamo come i chicchi di grano in un sacco. Dovunque ci facciano cadere, ad uno ad uno, col tempo e la pioggia diventiamo molti’. Queste parole furono pronunciate oltre 50 anni fa da un fedele testimone di Geova che aveva sofferto molto per mano delle autorità dell’allora Congo Belga. Nelle pagine che seguono scoprirete in che modo la benedizione di Geova, come pioggia rinfrescante, ha prodotto uno straordinario aumento di proclamatori del Regno in tutto il Congo.

Questo paese, chiamato ora Repubblica Democratica del Congo, o Congo (Kinshasa), si trova nel cuore dell’Africa. * È situato a cavallo dell’equatore e gran parte del suo territorio è ricoperto da foreste lussureggianti. Queste grandi foreste e le estese savane sono l’habitat di una spettacolare varietà di animali selvatici. Ricco di risorse naturali, il paese è stato a lungo oggetto degli interessi internazionali e teatro di invasioni e guerre civili.

Nel 1885 fu formato lo Stato libero del Congo con re Leopoldo II del Belgio come sovrano e unico proprietario. La vita per gli abitanti del Congo però era tutt’altro che libera. Gli uomini di Leopoldo ricorsero a lavori forzati ed estrema brutalità per saccheggiare l’avorio e il caucciù. L’indignazione dei paesi europei vicini del Belgio crebbe al punto che infine Leopoldo cedette alle pressioni. Nel 1908 lo Stato libero del Congo cessò di esistere e nacque il Congo Belga, una colonia sotto il controllo del parlamento belga. Il Congo ottenne l’indipendenza nel 1960.

Gli abitanti del Congo sono molto religiosi. Chiese, seminari e scuole teologiche abbondano. È comune incontrare persone in grado di citare lunghi brani della Bibbia. Tuttavia, come altrove, stabilire il vero cristianesimo non fu facile, particolarmente perché nel Congo per diverso tempo i testimoni di Geova vennero confusi con un movimento religioso denominato Kitawala.

Un problema d’identità

Il nome “Kitawala” deriva da un termine swahili che significa “dominare, dirigere o governare”. Quindi l’obiettivo di questo movimento era principalmente di natura politica: ottenere l’indipendenza dal Belgio. Alcuni ragionavano che questo obiettivo poteva essere raggiunto più facilmente usando il paravento della religione. Purtroppo i gruppi Kitawala si procurarono pubblicazioni dei testimoni di Geova, le studiarono e le fecero circolare. Un’insegna con il nome “Watch Tower” (Torre di Guardia) identificava i loro luoghi di riunione. Molto prima che i testimoni di Geova fossero riconosciuti, questi “movimenti Torre di Guardia” acquistarono importanza nella provincia del Katanga, nel Congo sud-orientale. Per decenni la gente pensò che gli appartenenti al Kitawala fossero testimoni di Geova, ma ovviamente non lo erano.

Il Kitawala torceva gli insegnamenti biblici per sostenere le proprie idee politiche, le superstizioni e uno stile di vita immorale. I suoi aderenti si rifiutavano di pagare le tasse e si opponevano alle autorità coloniali. Alcuni gruppi si impegnarono nella lotta armata contro le autorità. Non sorprende che il governo belga dichiarasse fuorilegge il movimento.

Nel 1956 un commissario distrettuale del Congo Belga scrisse su un giornale un articolo che faceva luce sulle origini del Kitawala. L’articolo parlava di Tomo Nyirenda, originario del Niassa (ora Malawi) e residente nella Rhodesia del Nord (ora Zambia). A quanto pare, Nyirenda aveva ricevuto istruzione religiosa da qualcuno che aveva frequentato gli Studenti Biblici (come si chiamavano allora i testimoni di Geova) a Città del Capo, in Sudafrica. L’articolo dichiarava: “Nyirenda penetrò nel Katanga [in Congo] nel 1925, . . . dichiarandosi ‘Mwana Lesa’, ‘Figlio di Dio’. Sfruttò il terrore ancestrale degli indigeni di rimanere vittime di una stregoneria, promettendo a quelli che lo avrebbero seguito non solo che sarebbero stati liberati dagli stregoni, ma che avrebbero anche avuto i mezzi per liberarsi da tutte le tasse e dalle leggi delle autorità, sia governative che ecclesiastiche. Coloro che non accettarono la sua legge furono dichiarati stregoni, picchiati fino a perdere i sensi e poi annegati nel corso di un ‘battesimo’ forzato. (In un fiume furono rinvenuti 55 corpi). Denunciato dal vicecapo di un villaggio, Tomo riuscì a fuggire e tornò in Rhodesia. Ricercato dalle autorità rhodesiane per gli omicidi commessi, venne arrestato, giudicato e impiccato”.

Secondo le autorità belghe le incursioni del sedicente Mwana Lesa nel Katanga tra il 1923 e il 1925 segnarono gli inizi del movimento Kitawala nel Congo. Sarebbero passate decine di anni prima che ai testimoni di Geova fosse concesso di entrare e risiedere nel paese.

Per afferrare appieno questo problema di identità, bisogna sapere che in Africa le chiese indipendenti sono comuni. Stando ad alcune stime, esistono migliaia di organizzazioni. John Mbiti, uno studioso di religioni africane, scrisse che “un grande problema a cui il cristianesimo deve far fronte in Africa è il gran numero di ordini religiosi, denominazioni, gruppi e sette. Molti di questi furono portati dall’estero. Molti altri furono fondati dagli stessi cristiani africani, in parte perché non volevano più stare sotto la dominazione di missionari stranieri, in parte per smanie di potere e in parte perché desideravano un cristianesimo che rispecchiasse la cultura e i problemi africani, oltre che per varie altre ragioni”.

Pertanto c’erano molte chiese indipendenti, che perlopiù avevano adottato gli insegnamenti di una religione esistente o si erano staccate da essa. Da questo punto di vista il movimento Kitawala non era un caso isolato, ma la sua esistenza offrì alla cristianità un’opportunità unica: tenere i testimoni di Geova fuori dal Congo. I capi delle chiese conoscevano bene la differenza tra il Kitawala e i Testimoni, ma promossero deliberatamente l’idea che fossero la stessa cosa.

Le chiese si trovavano in una posizione di vantaggio per diffondere questa menzogna. All’inizio del XX secolo le religioni della cristianità, in particolare la Chiesa Cattolica, avevano grande influenza nel Congo Belga. Al contrario, i testimoni di Geova non erano riconosciuti ufficialmente e gli ecclesiastici della cristianità volevano che le cose restassero così. Erano gelosi dei loro convertiti e non volevano intrusioni da parte dei testimoni di Geova.

La matrice di sommosse, rivolte e scontri tribali dei nativi veniva convenientemente attribuita al Kitawala, spesso chiamato movimento “Torre di Guardia”. Tale nome faceva inorridire funzionari pubblici e autorità. Ciò causò grandi difficoltà a coloro che volevano servire Geova nel Congo.

Nei decenni che portarono all’indipendenza del paese, i testimoni di Geova di altre nazioni scrissero ripetutamente alle autorità del Congo, spiegando che la Watch Tower Bible and Tract Society non aveva niente a che fare con il movimento “Torre di Guardia”. Tuttavia, per molti anni i funzionari continuarono a mettere le attività del movimento indigeno in relazione con l’opera dei servitori di Geova. I ripetuti sforzi di mandare testimoni di Geova in Congo fondamentalmente non ebbero successo.

Dato che ai fratelli non veniva concesso l’ingresso, non si sa molto dei veri Testimoni che vivevano allora nel paese. Comunque, i rapporti sul Congo, preparati all’epoca da filiali di nazioni vicine, contengono un racconto emozionante di ciò che accadde in quei difficili primi anni. Esaminiamo degli estratti di questi rapporti, ai quali abbiamo aggiunto alcuni commenti.

Estratti dei rapporti sul Congo dal 1930 al 1960

1930: Dal Congo Belga è stata richiesta letteratura biblica per posta.

1932: Speriamo di poter predicare anche nel Congo Belga e in altre parti dell’Africa centrale dove ancora non è stata data testimonianza.

Dal maggio 1932 la filiale sudafricana dei testimoni di Geova chiese più volte alle autorità belghe il permesso di far entrare ministri a tempo pieno nel Congo. Le richieste furono respinte. Grazie al fatto che molta gente si spostava tra Congo e Rhodesia del Nord, comunque, alcuni fratelli rhodesiani riuscirono a entrare nel Congo, di solito per brevi periodi.

1945: Ci vuole coraggio per rappresentare Dio e il suo Regno teocratico nel [Congo Belga]. Non solo l’opera e le pubblicazioni sono totalmente vietate, ma i congolesi che si associano con noi vengono deportati, a volte per diversi anni, in un certo distretto dove vivono in stato di semilibertà. È raro che ci vengano recapitate [nella Rhodesia del Nord] le lettere provenienti dal Congo, mentre la posta da noi inviata in Congo a quanto pare non viene consegnata; ma . . . si sta facendo tutto il possibile per aiutare i nostri compagni d’opera in questo paese dominato dai preti.

1948: Ci sono ora due proclamatori del Regno che vivono in quel territorio e hanno inviato alcuni rapporti all’ufficio di Bruxelles. Speriamo che un giorno questo vasto territorio si apra affinché vi si possa predicare l’evangelo del Regno.

1949: Da anni l’opera di testimonianza in questo territorio dominato dalla Chiesa Cattolica va avanti in condizioni estremamente difficili. Nel passato i preti hanno a volte punito i testimoni di Geova persino facendo mangiare loro un blocco di sale senz’acqua, ma ora i loro metodi sono più conformi a quelli dell’Inquisizione spagnola; vogliono che al posto loro sia il governo ad agire in modo oppressivo. Da anni i proclamatori africani vengono condannati a pene detentive a tempo indeterminato a causa della loro opera di testimonianza; a peggiorare le cose, vengono mandati a Kasaji, un campo di prigionia, a circa 500 chilometri da Elisabethville [ora Lubumbashi]. Qui vivono in isolamento con o senza le loro famiglie e lavorano piccoli appezzamenti di terreno. . . . La condanna può arrivare fino a dieci anni. Spesso i fratelli sopportano tale isolamento per anni e anni senza la minima speranza di libertà o di giustizia, a meno che non paghino il terribile prezzo di perdere la loro integrità.

Di conseguenza i fratelli devono operare in clandestinità, le adunanze sono tenute in segreto e in luoghi differenti per timore di essere arrestati. Gran parte dell’opera di testimonianza è svolta tra conoscenti amichevoli e amici, ma anche in tal modo molti hanno difficoltà. Chi dà testimonianza viene arrestato e portato immediatamente al campo di Kasaji.

Per fare qualcosa a favore dei Testimoni perseguitati Llewelyn Phillips della filiale della Rhodesia del Nord si era recato nel paese. Lì il governatore generale e altri funzionari governativi lo ascoltarono mentre spiegava la natura dell’opera di predicazione del Regno e la differenza tra le dottrine dei Testimoni e quelle del Kitawala. A un certo punto il governatore generale chiese pensieroso: “Ma se io vi aiuto, cosa mi accadrà?” Conosceva bene la grande influenza esercitata dalla Chiesa Cattolica nel paese.

1950: L’anno scorso è stato il più difficile per i fratelli del Congo Belga, che hanno dovuto sopportare molte sofferenze. All’inizio dell’anno di servizio non tutti i libri e le lettere inviate sono state recapitate e le comunicazioni si sono quasi del tutto interrotte. In seguito, il 12 gennaio, il governatore generale ha interdetto la Società e ha imposto una condanna a due mesi di carcere e un’ammenda di 2.000 franchi a chiunque si associ ad essa, la sostenga in qualche modo o ne faccia parte. Questa decisione è stata salutata con soddisfazione dalla stampa cattolica. Sono seguiti arresti a raffica. Gli elenchi presi l’anno scorso da un ex servitore di congregazione di Elisabethville sono stati usati per scovare centinaia di aderenti, i quali sono stati arrestati insieme alla propria moglie. Dopo avere scontato la condanna, i fratelli africani della Rhodesia del Nord sono stati espulsi, ma molti fratelli congolesi sono stati mandati a Kasaji, un campo di lavoro a circa 500 chilometri da Elisabethville dove alcuni sono ancora detenuti. A certi fratelli espulsi non è stato dato quasi niente da mangiare e sono stati costretti a percorrere a piedi gli ultimi 30 chilometri da Sakania fino al confine con la Rhodesia del Nord.

Di recente è aumentata la sorveglianza della polizia segreta e basta che una persona abbia una Bibbia perché sia sospettata di essere testimone di Geova.

Abbiamo saputo che due sorelle europee del distretto di Elisabethville sono state condannate a 45 giorni di carcere e a tre anni di libertà vigilata con obbligo di buona condotta (il che significa, naturalmente, non impegnarsi nell’opera del Signore) perché erano in possesso della rivista Torre di Guardia e avevano dato testimonianza. Ogni giorno rischiano l’espulsione.

1951: Giornali e riviste belghe hanno pubblicato numerosi articoli in cui i testimoni di Geova e la Watch Tower Society vengono accusati di essere legati a un movimento indigeno fanatico del Congo Belga, chiamato “Kitawala”. In Belgio la legge obbliga giornali e riviste a concedere il diritto di replica agli articoli pubblicati. Ci siamo avvalsi di questo diritto per difendere l’opera del Regno da questi articoli diffamatori e le nostre repliche sono state pubblicate.

Dal 12 gennaio 1949 l’attività della Watch Tower Society è vietata nel Congo Belga e i veri testimoni di Geova hanno dovuto soffrire a causa delle false informazioni diffuse. Sono state presentate per iscritto proteste al ministro delle Colonie e sono state fornite chiare prove che i testimoni di Geova e la Watch Tower Society non hanno legami con il movimento sovversivo “Kitawala”, ma non si è ricevuta risposta.

Nel Congo Belga si è fatto ricorso ad armi quali calunnia, persecuzione, ammende, percosse, imprigionamento ed espulsione nel tentativo di stroncare la ‘predicazione della Parola’.

1952: Anche l’Africa centrale ha la sua “cortina di ferro”! Per quanto riguarda i testimoni di Geova, tale cortina coincide con i confini del Congo Belga. L’opera di testimonianza in questo paese in larga parte cattolico continua ad essere proscritta.

Le poche notizie che giungono dal paese indicano che i proclamatori africani soffrono a causa di deportazioni, imprigionamenti, maltrattamenti e altre privazioni. In molti luoghi sembra che ci sia stata una recrudescenza delle violenze contro i testimoni. I nativi che vengono trovati a dare testimonianza o possiedono le pubblicazioni della Watchtower vengono confinati nei campi di lavoro. È sufficiente possedere una Bibbia per essere considerati testimoni di Geova.

Le case dei fratelli vengono sorvegliate di continuo e spesso perquisite. Il fratello che ci ha dato queste notizie dice: “[La polizia del Congo Belga] è sempre all’erta e a caccia dei testimoni di Geova. Ora la situazione è più che mai seria”.

L’ufficio ha ricevuto solo un rapporto di 30 proclamatori relativo al mese di agosto. Il rapporto riportava una nota in calce con il versetto di 1 Tessalonicesi 5:25, NW, che dice: “Fratelli, continuate a pregare per noi”.

Come si è già detto Testimoni africani della Rhodesia del Nord si recavano nel Congo. Se però erano catturati, venivano imprigionati e in seguito espulsi. Anche se molti di loro furono condannati a brevi pene detentive, alcuni vennero mandati per diversi anni nei campi di lavoro. Un fratello trascorse quasi cinque anni in vari carceri del Congo. Spesso i carcerieri lo picchiavano. Inoltre gli dissero che non sarebbe stato rilasciato finché non avesse smesso di dare testimonianza.

Fu nel 1952 che il fedele fratello dichiarò: ‘Siamo come i chicchi di grano in un sacco. Dovunque ci facciano cadere, ad uno ad uno, col tempo e la pioggia diventiamo molti’. A questo proposito la filiale dei testimoni di Geova della Rhodesia del Nord scrisse: “I chicchi di grano vengono sparsi nel Congo nonostante, o meglio, grazie alla persecuzione dei fratelli. Un tempo la filiale di Lusaka riceveva rapporti secondo cui diverse centinaia di persone si associavano con i testimoni nella zona di Kolwezi. Ora però si ha notizia di molti che vengono trasferiti in altre parti del Congo”. Questi trasferimenti forzati hanno contribuito all’espansione dell’opera di fare discepoli.

Mentre i fratelli continuavano a lavorare alacremente nella parte sud-orientale del paese, la verità venne portata a Léopoldville (oggi Kinshasa). I fratelli di Brazzaville avevano fatto rapido progresso spirituale e parlavano con zelo della verità ad altri. Alcuni cominciarono ad attraversare con il traghetto il fiume Congo per predicare a Léopoldville. Nel 1952 Victor Kubakani e sua moglie furono i primi Testimoni battezzati a Kinshasa. Ben presto venne formata una congregazione.

1953: Dai rapporti risulta che circa 250 fratelli partecipano in qualche misura all’opera di predicazione in varie parti del paese, ma probabilmente ce ne sono molti di più. La testimonianza si limita alle visite ulteriori e agli studi biblici a domicilio. Vengono distribuite poche o nessuna, pubblicazione dato che i fratelli non sanno mai quando le loro case saranno perquisite. Un fratello è stato denunciato da un “amico” per il possesso di due opuscoli ed è stato condannato a due mesi nella prigione centrale di Elisabethville.

1954: La Società e l’attività dei testimoni di Geova nel Congo Belga continuano ad essere proscritte. . . . In carcere testimoni fedeli hanno continuato l’attività di predicazione parlando agli altri prigionieri, i quali fanno uso di mozziconi di matita e pezzetti di carta per prendere appunti e fare ulteriori ricerche nelle Bibbie messe a disposizione dal carcere. Senza dubbio è a causa di tale attività che in alcune prigioni i testimoni di Geova sono stati messi in isolamento.

Sia l’attività dei testimoni di Geova che quella del Kitawala erano proscritte. I funzionari sequestravano la letteratura biblica inviata nel paese. A volte i membri del Kitawala intercettarono le pubblicazioni sfuggite ai funzionari e le usarono per promuovere i loro interessi. Sia testimoni di Geova che aderenti al Kitawala venivano arrestati, picchiati e deportati nei campi di lavoro. Tuttavia Gesù dichiarò: “Li riconoscerete dai loro frutti”. (Matt. 7:16) Le autorità coloniali notarono l’ottima condotta dei fratelli e cominciarono a capire la differenza tra loro e il Kitawala.

1955: L’opera in questo paese è sempre proscritta e ci sono poche prospettive che le cose cambino nel prossimo futuro, ma ciò non ha soffocato lo zelo di coloro che amano e servono Geova. I molti imprigionamenti e deportazioni avvenuti lo scorso anno non hanno fatto rallentare i fratelli.

In queste condizioni non è possibile compiere l’opera di casa in casa, perciò si fanno visite ulteriori e si conducono studi biblici a domicilio. Come ha scritto una congregazione, i proclamatori vorrebbero partecipare alla dichiarazione pubblica della buona notizia, ma non “sappiamo se Geova ci permetterà di predicare la buona notizia di casa in casa in questo paese prima della battaglia di Armaghedon”.

1957: Non c’è dubbio che lo scorso anno l’opera si è imposta più che mai all’attenzione, in particolare dei funzionari governativi e della stampa. A novembre il fratello [Milton G.] Henschel ha contattato direttamente il governo del Congo Belga a Léopoldville e ha presentato una petizione per la revoca del bando contro la Società e i testimoni di Geova. In seguito c’è stato un altro incontro a Léopoldville e poi una visita alle rappresentanze diplomatiche a New York e a Bruxelles. Successivamente un esperto in questioni africane è venuto dal Belgio per visitare la filiale della Rhodesia del Nord: questo ha dato la possibilità di spiegare dettagliatamente la nostra opera e il nostro messaggio.

Nel frattempo l’opera continua ad essere proscritta e i fratelli del Congo Belga devono operare in mezzo a molte difficoltà. I presenti alla Commemorazione sono stati 216, benché l’adunanza si sia tenuta in piccoli gruppi.

1958: Nello scorso anno di servizio, nonostante la proscrizione e gli imprigionamenti, il messaggio del Regno è risuonato con esiti sempre più positivi.

1959: Per la prima volta le autorità governative locali hanno concesso verbalmente ai fratelli il permesso di tenere le adunanze di congregazione, sebbene la proscrizione non sia stata revocata. Finora non era stato possibile tenerle e si erano avute solo adunanze di studio biblico in piccoli gruppi in case private. I fratelli si sono dati da fare e hanno organizzato, come loro prima adunanza, la celebrazione della Commemorazione. Nelle cinque congregazioni di Léopoldville i presenti sono stati 1.019. Gli osservatori si sono meravigliati non solo perché sono state tenute le adunanze, ma anche perché hanno visto uno spirito di gioiosa fratellanza cristiana. Alcuni si sono subito accorti che questo gruppo è diverso dalle altre religioni perché i suoi membri ‘si manifestano amore gli uni gli altri’.

Benché non fosse ancora possibile mandare missionari in Congo, il 10 giugno 1958 fu firmato un decreto di clemenza che permetteva ai testimoni di Geova di “riunirsi in luoghi di adunanza chiusi”. I fratelli erano felici di potersi radunare liberamente. A volte agenti di sicurezza assistevano alle adunanze ed elogiavano i fratelli per la buona condotta e l’ordine.

Ci furono altri sviluppi positivi. Fino al 1956 tutte le scuole erano sovvenzionate da organizzazioni religiose. In seguito, un nuovo ministro delle Colonie più tollerante istituì scuole pubbliche e incoraggiò un atteggiamento più tollerante verso le minoranze. La confusione tra il Kitawala e i testimoni di Geova diminuì man mano che i funzionari capivano la differenza tra i due gruppi. Era come se una pioggerella rinfrescante fosse caduta sui chicchi di grano seminati. Ovunque le persone difendevano i testimoni di Geova.

In un caso un capo arrestò diversi Testimoni e li portò dall’amministratore regionale perché fossero giudicati. L’amministratore chiese quale reato avessero commesso. Il capo non lo sapeva. L’amministratore lo rimproverò, rilasciò i fratelli e ordinò che venissero accompagnati a casa.

1960: L’opera nel Congo Belga ha continuato ad andare avanti meravigliosamente lo scorso anno. Nonostante le difficoltà presenti nel paese e il fatto che l’opera è ancora proscritta, i fratelli hanno potuto tenere regolarmente le adunanze nelle Sale del Regno.

Un avvenimento straordinario ha avuto luogo in occasione della Commemorazione nella capitale, Léopoldville. Le sei [congregazioni] della città hanno disposto di radunarsi insieme per un discorso pubblico la domenica e hanno avuto la gioia di vedere 1.417 presenti. Come ha scritto uno dei [sorveglianti]: “Siamo stati molto felici perché era la prima volta che organizzavamo qualcosa del genere; gli angeli di Geova si sono accampati tutt’intorno a noi”.

Questi estratti dai rapporti delle filiali di nazioni vicine hanno fornito una sintesi dell’attività nel Congo in quegli anni. Ma vediamo ora come procedettero le cose.

Si avvicina l’indipendenza della nazione

Alla fine degli anni ’50, l’opera di predicazione del Regno nel Congo, che veniva curata dalla filiale della Rhodesia del Nord, era ufficialmente tollerata anche se non ancora riconosciuta. Nello stesso tempo si stavano profilando nuovi problemi e incertezze. Il nazionalismo e la resistenza al potere coloniale erano diventati più forti. Nel 1959 i rivoltosi saccheggiarono e bruciarono dei negozi a Léopoldville. Inoltre saccheggiarono chiese, gettando gli idoli nelle strade. Per questo ci fu una conferenza cui parteciparono le autorità belghe e i rappresentanti dei partiti politici locali. Venne fissata una data per l’indipendenza della nazione, il 30 giugno 1960. Naturalmente nessun testimone di Geova aveva preso parte ai tumulti.

In tutto il paese spuntarono i partiti politici locali. Spesso i loro membri erano uniti più dai vincoli tribali che dalle convinzioni politiche. Fecero grande pressione sui fratelli perché acquistassero la tessera di un partito. Pierre Mafwa, che si era battezzato un anno prima, dichiarò: “Era un sabato del giugno 1960, avevo finito di lavorare verso mezzogiorno e stavo tornando a casa. Avevo appena passato il vecchio aeroporto di Léopoldville quando un uomo con una spada mi si avvicinò. “Dov’è la tessera del tuo partito?”, domandò. Io non risposi. All’improvviso mi colpì in faccia con la spada, tagliandomi il naso. Continuò a colpirmi con la spada. Provai a scappare ma caddi a terra. Pregai Geova di ricordarsi di me nella risurrezione affinché potessi rivedere mia moglie e i miei sei figli. Dopo questa breve preghiera, sentii dei colpi di fucile. I soldati avevano abbattuto il mancato assassino colpendolo alle ginocchia. Un agente di polizia mi portò all’ospedale dove venni curato. Le Scritture mi furono di grande incoraggiamento”.

Arrivano i primi missionari e aprono la filiale

Come abbiamo visto, nonostante gli sforzi non era stato possibile mandare rappresentanti dei testimoni di Geova nel Congo. Comunque, la situazione politica stava cambiando: Si preparava la strada per Ernest Heuse junior.

Il fratello Heuse veniva dal Belgio, ed era un fratello alto e aitante dai capelli neri ondulati. Benché fosse intrepido, sapeva che la vita nel Congo non sarebbe stata facile per lui, per la moglie, Hélène, e la figlia undicenne, Danielle. Le sue esperienze precedenti rendevano Ernest qualificato per ciò che lo attendeva. Aveva intrapreso il servizio alla Betel di Bruxelles nel 1947. L’anno dopo si era sposato e aveva iniziato il servizio di pioniere con la moglie. In seguito il suo compito era stato contattare avvocati e funzionari per presentare loro un opuscolo appositamente preparato, che trattava le differenze tra il Kitawala e i testimoni di Geova. Poi aveva servito come sorvegliante di circoscrizione.

Ernest tentò varie volte di ottenere i documenti per entrare nel Congo, presentando anche una richiesta personale al re del Belgio. Il permesso gli fu negato. Anzi, il suo nome fu aggiunto alla lista delle persone “indesiderabili” nel Congo.

Ernest insisté. Si recò in Africa e cercò di entrare nel Congo da paesi confinanti. Tutti i tentativi fallirono. Finalmente ottenne un visto per andare a Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo. Lì prese il traghetto per andare a Léopoldville. Il suo arrivo provocò un’animata discussione tra i funzionari in servizio. Alcuni dicevano che non doveva essergli concesso il visto perché il suo nome figurava nella lista delle persone indesiderabili. Infine uno dei funzionari, Cyrille Adoula, che in seguito diventò primo ministro, disse che era al corrente dei tentativi di Ernest di entrare nel Congo. Egli ragionò che se ai colonialisti non piaceva, voleva dire che era un amico del Congo: gli fu concesso un visto temporaneo e più tardi un permesso di soggiorno. Perciò, nel maggio 1961, i testimoni di Geova avevano un rappresentante nel Congo che soprintendeva all’opera di fare discepoli.

Ernest dispose che Hélène e Danielle lo raggiungessero e a settembre Danielle frequentava la scuola a Léopoldville. L’8 giugno 1962 fu stabilita nella capitale la prima filiale. L’ufficio e l’alloggio si trovavano in un appartamento al terzo piano di Avenue Van Eetvelde (oggi Avenue du Marché). Dato che lo spazio era limitato, la letteratura biblica veniva tenuta separatamente in un deposito. Non era la situazione ideale, ma era la migliore perché c’era una grave scarsità di alloggi.

Il fratello Heuse si mise immediatamente al lavoro. Chiese in prestito un proiettore e un film alla filiale di Brazzaville. Quindi fece vedere il film La felicità della Società del Nuovo Mondo alle congregazioni di Léopoldville e ad alcuni funzionari governativi. Scoprire che c’era una fratellanza internazionale di Testimoni che vivevano in pace e felicità fu una rivelazione sia per i fratelli che per le persone interessate. Erano stupiti di vedere che un fratello nero battezzava degli europei. Al sindaco di Léopoldville il film piacque così tanto che disse: “Quest’opera [dei testimoni di Geova] dovrebbe essere incoraggiata il più possibile”. Alle prime quattro proiezioni furono presenti ben 1.294 persone.

Per i fratelli avere finalmente qualcuno che li aiutava dopo tanti anni fu fonte di grande gioia. In precedenza, avevano solo sentito parlare dei fratelli europei. Alcuni si erano chiesti se esistevano veramente, dato che le autorità belghe avevano asserito che non c’erano testimoni di Geova in Belgio. I fratelli furono entusiasti di avere il fratello Heuse con loro.

Mettere in pratica la verità non è così semplice

C’era molto da fare per aiutare i fratelli a mettere in pratica la verità nella loro vita. Per esempio c’erano ancora rivalità tribali e alcuni sorveglianti di congregazione non si parlavano. Se qualcuno veniva disassociato in una congregazione in cui prevaleva una certa tribù, poteva essere accettato dagli anziani di un’altra congregazione composta perlopiù da fratelli della sua stessa tribù. Le decisioni prese in una congregazione non erano considerate vincolanti in un’altra. Le usanze tribali dominavano la vita di ogni giorno e la mentalità tribale influenzava le congregazioni.

Le usanze tribali causavano altri problemi. In alcune tribù il rapporto tra marito e moglie si basava sulla lealtà alla tribù. In generale non c’era una relazione stretta tra marito e moglie. Spesso il matrimonio veniva considerato una disposizione della tribù. Se i suoi membri non approvavano l’unione, potevano costringere il marito a ripudiare la moglie per prenderne un’altra di loro scelta.

Quando un marito moriva, le conseguenze potevano essere disastrose. Molte volte la famiglia dell’uomo prendeva tutti i beni della casa, lasciando la vedova e i figli nell’indigenza. In alcune tribù l’uomo veniva ritenuto responsabile se sua moglie moriva, e la famiglia della moglie gli imponeva di pagare un’ammenda.

C’erano anche altri problemi. Ancora oggi, nel Congo molti credono che nessuno muoia per cause naturali. Perciò, in occasione della sepoltura, vengono tenute cerimonie per identificare il responsabile della morte. Vengono seguite molte usanze tra cui quella di rasare i capelli al presunto colpevole. In alcune tribù quando muore il marito si crede che la moglie, per purificarsi, debba avere relazioni sessuali con un uomo della stessa tribù. Ai funerali spesso le persone, convinte che l’anima o lo spirito sopravviva alla morte del corpo, parlano al defunto. Con tutte queste usanze profondamente radicate, è facile immaginare i problemi che dovevano fronteggiare coloro che volevano praticare la pura adorazione. Altri asserivano di essere veri cristiani, ma non avevano abbandonato del tutto le usanze e cercavano addirittura di introdurle nella congregazione cristiana.

Ci volevano sorveglianti coraggiosi e onesti che correggessero le cose. Coloro che amavano Geova erano disposti a imparare da questi sorveglianti e a fare i cambiamenti necessari. Non era facile rovesciare le idee fortemente trincerate di quelli che pensavano erroneamente di conoscere già la verità. Ad ogni modo, il problema più grande era che le persone confondevano i testimoni di Geova con il Kitawala.

Quando in tutto il paese si diffuse la notizia che era stata aperta una filiale, molti gruppi di fratelli scrissero chiedendo di essere riconosciuti come congregazioni. I gruppi Kitawala fecero la stessa cosa. Un rapporto dichiarava: “Alcuni hanno fatto un viaggio anche di 2.300 chilometri portando lunghi elenchi di persone che desiderano essere riconosciute come testimoni di Geova. A volte questi elenchi sono scritti su fogli di 70 centimetri di larghezza e 90 centimetri di lunghezza e talora comprendono i nomi di tutti gli abitanti di due o tre villaggi”.

Prima di riconoscere singoli o gruppi come testimoni di Geova era necessario stabilire chi erano i veri cristiani e chi seguiva il movimento Kitawala. Il fratello Heuse mandò fratelli maturi a investigare la cosa. Questo esame andò avanti per anni. Consideriamo alcune esperienze che ebbero questi fedeli fratelli.

Affrontato il Kitawala

Nel 1960 Pontien Mukanga, un fratello di costituzione esile e d’indole mite, divenne il primo sorvegliante di circoscrizione del Congo. Dopo aver ricevuto addestramento nel Congo (Brazzaville) visitò le congregazioni di Léopoldville e alcuni gruppi isolati vicini. Tuttavia lo aspettava un compito di gran lunga più difficile: affrontare il Kitawala.

Uno dei primi viaggi del fratello Mukanga fu a Kisangani (allora chiamata Stanleyville), a oltre 1.600 chilometri dalla capitale. Perché proprio lì? Un europeo che il fratello Heuse aveva incontrato nel servizio di campo gli aveva mostrato una fotografia scattata a Stanleyville subito dopo l’indipendenza. La fotografia ritraeva una grande insegna di fronte alla stazione ferroviaria raffigurante una Bibbia aperta e la seguente iscrizione: “Watch Tower Bible and Tract Society — International Bible Students Association — Religione Congolese Kitawala — Viva Patrice E. Lumumba — Viva Antoine Gizenga — Viva il governo del M.N.C. [Movimento nazionale congolese]”. Era chiaro che il Kitawala a Kisangani stava usando in modo improprio i nomi degli enti giuridici dei testimoni di Geova.

C’erano veri testimoni di Geova a Kisangani? Il fratello Mukanga andava lì per scoprirlo. L’unica informazione in possesso della filiale riguardava un uomo di nome Samuel Tshikaka, il quale aveva conosciuto la verità a Bumba ed era tornato a Kisangani nel 1957. Samuel non si associava ai gruppi del Kitawala e fu ansioso di aiutare il fratello Mukanga, il quale in seguito scrisse: “Andai con Samuel a fare ricerche sulle persone che usavano il nome Watch Tower. Visitammo il loro pastore che ci parlò del suo gruppo. Venimmo a sapere che sebbene alcuni usassero la Bibbia, credevano tutti nell’immortalità dell’anima e insegnavano l’amore praticando lo scambio delle mogli.

“Poco dopo il mio arrivo, la polizia cercò di arrestare i seguaci del Kitawala della città, i quali reagirono con la forza. La polizia chiamò i soldati come rinforzo. Molti seguaci del Kitawala furono uccisi. Il giorno dopo lungo il fiume arrivò una barca che portava morti e feriti. Con loro c’era il segretario del pastore, il quale mi riconobbe e si ricordò che avevo visitato il loro leader due giorni prima. Mi accusò falsamente di averli denunciati alle autorità e disse che ero responsabile della morte dei combattenti. Disse ai suoi amici del Kitawala di non farmi scappare, ma riuscii a fuggire prima che potessero uccidermi”.

In Belgio i giornali che diedero la notizia titolarono: “Combattimento tra testimoni di Geova e polizia”. Tuttavia le autorità congolesi, che conoscevano la differenza tra i kitawala e i testimoni di Geova, fecero un rapporto corretto. Nessun giornale del Congo accusò i Testimoni di essere coinvolti nell’avvenimento!

Che ne è stato di Samuel Tshikaka? È ancora nella verità e serve come anziano nella congregazione Kisangani Tshopo Est. Attualmente a Kisangani ci sono 1.536 proclamatori organizzati in 22 congregazioni. Il figlio di Samuel, Lotomo, è sorvegliante di circoscrizione, proprio come Pontien Mukanga 40 anni fa.

Un sorvegliante di circoscrizione corregge le cose

François Danda fu un altro sorvegliante di circoscrizione che lavorò per dimostrare la differenza tra i Testimoni e il Kitawala. Egli spiega: “Fu un periodo difficile e di grande confusione. I kitawala nei loro luoghi di adunanza mettevano sempre un’insegna con la scritta ‘Watch Tower’ in inglese. In tutte le nostre pubblicazioni, indipendentemente dalla lingua, c’era la scritta ‘Watch Tower’ nella pagina degli editori. Ora immaginate qualcuno che aveva letto le nostre pubblicazioni e cercava i servitori di Dio. Poteva trovare un luogo di adunanza con l’insegna ‘Sala del Regno dei Testimoni di Geova’ nella lingua locale e un’altra insegna con la scritta ‘Watch Tower’ in inglese. Dove sarebbe andato? Potete immaginare la confusione.

“Molti fratelli non avevano accurata conoscenza e le pubblicazioni disponibili erano poche. Spesso le congregazioni mischiavano la verità con gli insegnamenti del Kitawala, in modo particolare per ciò che riguardava la santità del matrimonio. In una città che visitai, si pensava che 1 Pietro 2:17, dove è scritto di ‘avere amore per l’intera associazione dei fratelli’, significasse che le sorelle erano a disposizione di qualsiasi fratello nella congregazione per avere rapporti sessuali. Se una sorella rimaneva incinta di un fratello che non era suo marito, quest’ultimo accettava il figlio come suo. ‘I non istruiti e gli instabili’ stavano torcendo le Scritture come nel I secolo. — 2 Piet. 3:16.

“Feci discorsi biblici molto diretti in merito alle norme di Geova, anche quelle relative al matrimonio. Dissi che c’erano alcune cose che dovevamo aggiustare pazientemente, un po’ alla volta, ma che lo scambio delle mogli non era fra queste. Fu bello vedere che i fratelli capirono e accettarono il giusto punto di vista biblico. In quella città perfino alcuni aderenti al Kitawala accettarono la verità”.

Gli sforzi dei fratelli Mukanga e Danda e di molti altri resero chiaro che i testimoni di Geova erano diversi dal Kitawala. Oggi nessuno associa il “Kitawala” con la “Watch Tower”. Il Kitawala è ancora presente anche se non è più così importante o influente come nel passato. In molte zone è del tutto sconosciuto.

Una migliore organizzazione favorisce la crescita

Alla fine dell’anno di servizio 1962 oltre 2.000 proclamatori servivano Geova con zelo nel Congo. Tuttavia i fratelli che soddisfacevano i requisiti scritturali per servire come sorveglianti erano pochi. L’analfabetismo era un problema, in modo particolare per quelli di età avanzata. Un altro problema era che molti erano lenti a conformarsi alle giuste norme di Dio a causa delle usanze tradizionali che costituivano un enorme ostacolo. Inoltre coloro che erano stati associati al Kitawala dovettero aspettare anni prima di ricevere privilegi di servizio.

A poco a poco, comunque, il sano insegnamento scritturale e l’operato dello spirito di Geova aiutarono i fratelli a divenire idonei per incarichi di sorveglianza nelle congregazioni. In tutto il paese sorveglianti di circoscrizione e pionieri coraggiosi fecero molto per rafforzare e addestrare i fratelli. A quel tempo sorveglianti di circoscrizione e pionieri speciali addestrati nella Zambia arrivarono perfino nel Katanga e nella parte meridionale del Kasai, due regioni che erano rimaste coinvolte nella guerra civile.

Dopo l’indipendenza, anni di tolleranza religiosa

Come si è detto, nel 1958 il governo emanò un decreto di clemenza che dava ai fratelli un certo grado di libertà religiosa. Nei primi anni ’60 i fratelli continuarono a chiedere il riconoscimento giuridico. Non volevano dal governo contributi o aiuti economici, ma desideravano essere riconosciuti legalmente. Tale riconoscimento avrebbe permesso loro di predicare la buona notizia senza disturbo. Si trattava di un bisogno impellente perché in molti luoghi le autorità locali organizzavano aggressioni contro i fratelli. I luoghi di adunanza venivano bruciati e i fratelli venivano picchiati, arrestati e imprigionati. Quando i fratelli protestavano presso il Ministero della Giustizia, la risposta era sempre la stessa: “Siamo spiacenti, ma dato che non siete riconosciuti legalmente, non possiamo fare niente per voi”.

In aggiunta a questo problema c’era il fatto che all’interno del paese regnava il caos. L’autorità del governo centrale non veniva riconosciuta in certe zone della nazione. In alcuni luoghi bastava che la filiale mandasse una lettera alle autorità locali perché i fratelli fossero rilasciati. Ma nelle località dove l’opposizione era radicata, si poteva fare poco per proteggere i fratelli dalla persecuzione e dall’imprigionamento.

A Kinshasa i fratelli non affrontavano grande opposizione. In precedenza nella città si erano tenute grandi riunioni solo in occasione di matrimoni e funerali. Nel 1964, comunque, la filiale vi organizzò due assemblee di circoscrizione. Sarebbe stata un’esperienza nuova per la maggior parte dei fratelli. Vennero tenute adunanze speciali nelle quali i fratelli ricevettero istruzioni sia su come presentare i discorsi che sull’organizzazione dei reparti.

Presi dall’entusiasmo, i fratelli parlarono liberamente dell’assemblea e la cosa arrivò all’orecchio del governatore dell’allora provincia di Léopoldville. Quest’uomo odiava i testimoni di Geova, così preparò una lettera ciclostilata da distribuire alle autorità locali. La lettera ordinava di arrestare qualsiasi Testimone che predicasse o si riunisse per l’adorazione. Tuttavia la lettera che doveva essere duplicata arrivò nelle mani di un fratello. Il fratello aveva pochissima carta da ciclostile e sapeva che i negozi di Léopoldville erano vuoti. Quando il suo superiore gli chiese le copie della lettera, egli gli mostrò gli scaffali vuoti: non c’era carta!

Nel frattempo i fratelli pregarono fervidamente Geova in merito alla questione. Cosa successe? Il governo decise inaspettatamente di formare alcune nuove province e la provincia governata dall’oppositore fu sciolta! Nel corso degli anni molti hanno cercato di angariare o distruggere i servitori di Dio, ma i loro tentativi sono stati sempre frustrati. — Isa. 54:17.

Arrivano altri missionari

Negli anni ’60 l’organizzazione si avvalse dell’opportunità di mandare missionari nel Congo. A Kinshasa venne aperta una piccola casa missionaria. Nel marzo 1964 arrivarono dal Canada Julian e Madeleine Kissel. Dopo quarant’anni servono ancora fedelmente come membri della famiglia Betel di Kinshasa.

Alcuni missionari che arrivarono alla fine degli anni ’60 vivono ora in altri paesi. Nel 1965 Stanley e Bertha Boggus vennero qui dopo aver servito ad Haiti. Il fratello Boggus, che era sorvegliante viaggiante, nel 1971 tornò negli Stati Uniti per motivi di salute. Michael e Barbara Pottage si unirono agli altri missionari verso la fine del 1965 e attualmente prestano servizio alla Betel della Gran Bretagna. William e Ann Smith arrivarono nel 1966 e lavorarono soprattutto nel Katanga. A causa della proscrizione nel 1986 furono trasferiti in Kenya. Manfred Tonak della Germania, diplomato della 44classe della Scuola di Galaad, servì qui come sorvegliante viaggiante. Quando l’opera venne proscritta, fu mandato in Kenya. Ora è coordinatore del Comitato di Filiale dell’Etiopia. Nel 1969 vennero Dayrell e Susanne Sharp diplomati della 47classe di Galaad. Dopo essere stati espulsi dal paese, furono mandati nella Zambia e da allora prestano servizio alla Betel di Lusaka. Altri missionari furono mandati in paesi dell’Africa occidentale. Tra loro c’erano Reinhardt e Heidi Sperlich, che morirono in un incidente aereo. Questa tragedia rattristò moltissimo tutti coloro che li conoscevano.

Nel 1966 fu aperta a Lubumbashi, nella parte sud-orientale del paese, la prima casa missionaria dopo quella di Kinshasa. In seguito ne furono aperte altre a Kolwezi, a nord-ovest di Lubumbashi, e a Kananga (allora Luluabourg), nel Kasai. La presenza dei missionari esercitò un’influenza stabilizzatrice che aiutò i fratelli a vivere la verità. Per esempio, nel Kasai c’erano ancora rivalità tribali tra i fratelli. Dal momento che non appartenevano a nessuna tribù, i missionari erano nella posizione giusta per appianare le controversie e agire con imparzialità nei casi giudiziari.

Dal 1968 al 1986 oltre 60 missionari prestarono servizio in diverse parti del paese. Alcuni si erano diplomati alla Scuola di Galaad negli Stati Uniti, altri presso la succursale in Germania. Inoltre pionieri di lingua francese vennero direttamente nel Congo con lo status di missionari. Molti impararono le lingue locali e tutti lavorarono sodo per confortare le persone con la buona notizia del Regno.

Le Sale del Regno negli anni ’60

In generale nelle grandi città i luoghi di adunanza erano strutture aperte ai lati. Il caldo e l’estrema umidità favorivano questo tipo di soluzione e la maggior parte delle adunanze si teneva di sera o di mattina presto, quando era più fresco. Questo andava bene quando non pioveva. Ma durante la stagione delle piogge spesso le adunanze dovevano essere rinviate.

La prima Sala del Regno fu dedicata nel 1962. Si trovava a Kimbanseke, nell’area di Kinshasa, e fu realizzata da una delle sei congregazioni esistenti all’epoca. Da allora le congregazioni del Congo hanno mostrato grande iniziativa nella costruzione di Sale del Regno. A volte, comunque, sorgevano problemi di natura legale. Poteva capitare che un fratello permettesse alla congregazione di costruire una sala sul proprio terreno, ma senza compilare i documenti necessari. Se il fratello moriva i suoi familiari venivano e si appropriavano della sala e di tutto ciò che conteneva. Si poteva fare poco per impedire che accadesse. In seguito, quando l’opera fu proscritta, molte sale furono occupate dalle autorità locali che le usarono per i loro scopi. Questi problemi limitarono la costruzione su vasta scala di Sale del Regno.

Ciò nonostante si costruivano Sale del Regno nell’intero paese. Molte strutture erano semplici, ma tutte rispecchiavano la fede di coloro che le avevano costruite. Considerate la descrizione che un missionario fece dei luoghi di adunanza alla fine degli anni ’60.

“Per raggiungere una Sala del Regno a Léopoldville dobbiamo attraversare un passaggio tra case fatte di cemento grezzo. Una folla di bambini ci segue. Entriamo in un cortile delimitato da un muro di cemento. La Sala del Regno si trova dietro una casa dove abitano dei fratelli, ed è aperta ai lati. I fratelli si stanno esercitando a cantare i cantici del Regno. Com’è emozionante ascoltarli! Cantano con tutto il cuore. Siamo contenti che ci siano alberi che fanno ombra proteggendo la sala. Ci sono posti a sedere per circa 200 persone. Il podio è di cemento e il tetto è di lamiera ondulata. Se l’oratore è alto deve curvarsi un po’. C’è la tabella delle informazioni su cui vengono affisse le lettere della filiale e i programmi delle adunanze, e anche il banco della letteratura. I fratelli hanno messo delle piante al lato del podio e ci sono delle lampade a cherosene per l’illuminazione durante le adunanze serali. Quando ce ne andiamo, i bambini sono ancora lì fuori e ci accompagnano fino alla strada principale.

“Ora viaggiamo nel cuore del Congo. Mentre entriamo in un villaggio di capanne di paglia, la nostra attenzione è catturata dalla Sala del Regno. È una struttura sostenuta da nove pali con un tetto spesso, fatto di foglie. Da un lato all’altro della sala sono stati scavati piccoli fossi nel terreno. Fatto sorprendente, quando ci sediamo per terra e mettiamo i piedi nei fossi, non stiamo scomodi. In alto, alle spalle del fratello che conduce l’adunanza, vi è un’insegna scritta a mano nel dialetto locale che dice “Sala del Regno”. I presenti sono circa 30. Forse solo la metà sono proclamatori. Conoscono alcuni cantici del Regno. Se hanno qualche lacuna in quanto a tecnica musicale la compensano con l’entusiasmo, e anche noi cantiamo di tutto cuore.

“Ci dirigiamo ora verso il nord del paese. Fermiamo la Land Rover e guardiamo il villaggio. Vediamo un gruppo di capanne di paglia oltre le quali c’è una struttura diversa dalle altre. È fatta di grosse canne di bambù saldamente unite. Nella parete di bambù sono state ricavate le finestre e una porta. Il tetto è di paglia. Davanti alla costruzione c’è un prato ben curato con un sentiero stretto; sul prato c’è una piccola insegna con la scritta: ‘Testimoni di Geova’. Camminando per il sentiero arriviamo alla Sala del Regno e veniamo accolti con gioia dai fratelli. Entrando, osserviamo che le panche consistono di canne di bambù appoggiate di traverso su altre canne conficcate nel terreno. Meno male che il tetto della Sala del Regno è impermeabile, altrimenti l’acqua arriverebbe fino alle canne conficcate nel terreno, che metterebbero radice e crescerebbero rapidamente: la nostra panca non sarebbe alta 30 centimetri, ma molto di più! Alla tabella delle informazioni sono affissi i programmi delle adunanze e le lettere della filiale. I fratelli prendono la letteratura a un banco fatto di listelli di bambù tenuti insieme con delle canne.

“Ora viaggiamo verso sud, nel Katanga. Il sole sta tramontando e qui fa molto più fresco, per cui dobbiamo indossare indumenti più caldi. Arriviamo a un villaggio, e mentre ci avviciniamo alla Sala del Regno, sentiamo i fratelli cantare. I fratelli che vivono nei villaggi generalmente non hanno orologi, perciò stabiliscono l’orario delle adunanze in base alla posizione del sole. Di solito i primi ad arrivare in sala cominciano a cantare finché non arriva la maggioranza dei fratelli e l’adunanza può avere inizio. Ci stringiamo sul sedile che consiste di un tronco di albero tagliato a metà e collocato su due sostegni. La letteratura biblica è riposta in una vecchia credenza, ma non vi può essere tenuta per molto tempo a causa delle invasioni di scarafaggi e termiti che rovinano la carta. Alla fine dell’adunanza, i fratelli ci invitano a visitare la sala. Le pareti sono fatte di piccoli rami intrecciati con canne e quindi rivestiti di argilla. Il tetto impermeabile è fatto di paglia intrecciata”.

Geova protegge i suoi servitori

Durante gli anni ’60 disordini civili e violenze erano all’ordine del giorno. Molti persero la vita, compresi alcuni servitori di Geova. I fratelli dovevano avere fede e coraggio per radunarsi perché a volte le adunanze venivano scambiate per riunioni politiche. Nella provincia di Equateur, soldati armati si avvicinarono a una Sala del Regno dove si stava tenendo un’adunanza. I soldati capirono subito che i fratelli erano lì per adorare Dio, non per fare politica. Di conseguenza se ne andarono dicendo che non avevano niente contro la religione o contro Dio.

In un’altra occasione, a Kisangani, Bernard Mayunga e alcuni altri proclamatori furono presi durante una retata da ribelli che stavano cercando i capi dell’amministrazione locale per ucciderli. Quando gli fu chiesto a quale tribù appartenesse, Bernard rispose: “Sono testimone di Geova”. Sorpreso dalla risposta, il capo dei ribelli gli chiese spiegazioni. Bernard diede testimonianza usando le Scritture, dopo di che il capo dei ribelli dichiarò: “Se tutti fossero come voi non ci sarebbero guerre”. Bernard fu rilasciato insieme agli altri testimoni che erano stati trattenuti.

Finalmente il riconoscimento giuridico!

Fino al 1965 la Betel del Congo consisteva di un appartamento nel centro di Kinshasa. Lo spazio era angusto. Ormai i proclamatori erano quasi 4.000 e c’era bisogno di locali più grandi. Dopo una diligente ricerca venne acquistata una casa che aveva solo sei anni, situata al numero 764 di Avenue des Elephants, nel distretto di Limete, a Kinshasa. Era un edificio di due piani con quattro camere da letto. I fratelli si misero al lavoro e trasformarono lo spazioso salotto e la sala da pranzo del primo piano in un ufficio. Usarono il garage per le spedizioni e per ciclostilare. Nel 1972 l’edificio fu ampliato.

Nel novembre 1965 Joseph-Désiré Mobutu salì al potere con un colpo di stato. L’ufficio inoltrò nuovamente la richiesta per il riconoscimento giuridico e il 9 giugno 1966 il presidente Mobutu firmò un’ordinanza in tal senso. Ora i servitori di Geova godevano degli stessi diritti e privilegi delle altre religioni legalmente riconosciute nel Congo. Ciò per cui i fratelli avevano pregato e lavorato dal 1932 si era finalmente realizzato. Erano liberi di predicare pubblicamente, di tenere grandi assemblee e di acquistare proprietà. Tuttavia questa libertà sarebbe durata solo sei anni.

Le assemblee danno grande testimonianza

Come furono felici i fratelli di organizzare assemblee di circoscrizione con la tutela della legge! Si iniziò con una serie di 11 assemblee dove ci furono ben 11.214 presenti e 465 battezzati.

Le assemblee scatenarono una forte reazione da parte delle chiese locali. Gli ecclesiastici avevano combattuto ferocemente per impedire che i testimoni di Geova ottenessero il riconoscimento giuridico in questo fertile territorio, che consideravano di loro esclusivo dominio. A Gandajika, nella provincia del Kasai, i capi religiosi fecero le proprie rimostranze al sindaco. Visto che il sindaco non cedé alle loro intimidazioni, mandarono dei ragazzi dove si teneva l’assemblea per interromperla. All’assemblea, però, era in corso la proiezione di un film basato sulla Bibbia e una grande folla era venuta per assistervi. Ben presto anche i provocatori si acquietarono e assisterono alla proiezione. Ciò che videro li colpì. Ogni volta che la bobina veniva cambiata, la folla, composta da alcune migliaia di persone, gridava: “Viva i testimoni di Geova!”

Ora i testimoni di Geova avevano l’autorizzazione a tenere grandi assemblee, ma ciò richiedeva grandi preparativi. Si dovevano allestire drammi biblici e ci volevano i costumi. I fratelli dovevano installare e far funzionare l’impianto acustico. Riuscirono a portare a termine tutti i preparativi perché erano ansiosi sia di offrirsi come volontari che di imparare.

Viaggi per servire alle assemblee di circoscrizione

Nel 1964 c’erano abbastanza circoscrizioni da formare due distretti. Nel 1969 fu formato un terzo distretto nel Kasai e nel 1970 ce n’erano quattro. A causa del cattivo stato delle strade, spesso per i sorveglianti di distretto e per altri era difficile viaggiare per andare alle assemblee piccole e grandi. Per illustrarlo, accompagniamo William Smith, un sorvegliante di distretto, nel suo viaggio per recarsi a un’assemblea di circoscrizione.

“La pioggia aveva inondato le campagne e i fiumi si erano ingrossati. Eravamo diretti a Kamina, dove era in programma un’assemblea di circoscrizione. Per arrivarci dovevamo fare un viaggio di oltre 320 chilometri. Le forti piogge avevano trasformato alcune strade in un mare di fango, e in altri luoghi l’acqua aveva fatto scomparire le strade. Una valle era diventata simile a un lago. Automobili, camion e veicoli del governo erano parcheggiati ovunque mentre la gente aspettava che le acque si ritirassero. Molti prevedevano un’attesa di due settimane.

“Sapevo che i fratelli erano ansiosi di assistere al programma dell’assemblea. Alcuni avrebbero camminato per giorni pur di essere presenti. Chiesi se c’era modo di evitare la valle. Con mia sorpresa, la gente mi disse che i testimoni di Geova avevano costruito una piccola strada alternativa, ma dato che la superficie era molto molle non avrebbero permesso a nessuno di transitarvi finché non fosse passato il sorvegliante di distretto diretto a Kamina.

“I fratelli di due villaggi avevano lavorato due giorni di fila, compresa la notte, per costruire un nuovo tratto di strada e aggirare quello impraticabile. Ben presto trovai i fratelli e mi preparai per guidare la jeep sulla strada che avevano costruito. Si era radunata molta gente per vedere se la jeep ce l’avrebbe fatta. Che delusione vederla affondare nel terreno molle pochi metri dopo aver imboccato la nuova strada!

“Anche se i fratelli si misero a spingere, il veicolo non si mosse. Avevano lavorato così duramente e sul loro viso si leggeva la delusione. Comunque erano ancora determinati a far arrivare il sorvegliante di distretto all’assemblea. Pensando che la nuova strada fosse più un pericolo che un aiuto, gli osservatori tornarono ai loro veicoli. I fratelli decisero di riprovare. Questa volta scaricarono tutto ciò che c’era nella jeep, cioè letteratura, impianto acustico, un generatore e altre cose. I fratelli scavarono e spinsero così che lentamente le ruote cominciarono a muoversi.

“Un’ora dopo fummo salutati da grida di gioia e cantici del Regno per avercela fatta ad arrivare. I fratelli avevano realizzato quello che gli automobilisti seduti nelle loro vetture pensavano fosse impossibile. L’assemblea riuscì grazie al loro duro lavoro. Geova sosteneva il suo popolo e lo aiutava a fare la sua volontà”.

Il nuovo regime politico porta dei cambiamenti

Non era facile raggiungere le persone sparse in migliaia di chilometri quadrati di foresta pluviale equatoriale e di savana. Mentre i missionari predicavano nelle città più grandi, i fratelli e le sorelle locali che servivano come pionieri speciali cominciarono a predicare nel territorio rurale. Tuttavia, molti abitanti dei villaggi erano analfabeti, per cui era difficile stabilire congregazioni forti. Inoltre cambiamenti politici a livello nazionale stavano per influire sulla vita dei fratelli.

Il 1970 segnò l’inizio del sistema politico a partito unico. Il partito si chiamava Movimento Popolare della Rivoluzione (Mouvement populaire de la révolution, in francese), o MPR. La linea seguita era quella del ritorno ai valori tradizionali, e questo includeva anche il cambiamento dei nomi di città e villaggi. Stanleyville era già stata ribattezzata Kisangani ed Elisabethville diventò Lubumbashi. Nel 1971 il governo cambiò da Congo in Zaire il nome del paese e del suo fiume principale. Lo zaire prese il posto del franco come valuta. Inoltre il governo impose ai cittadini di sostituire i nomi propri considerati cristiani con nomi autenticamente africani. Le cravatte furono proibite perché ricollegabili agli europei. In tutte queste cose i fratelli ubbidirono rispettosamente. — Matt. 22:21.

Secondo l’ideologia politica, ogni persona nata in Congo era automaticamente membro attivo dell’MPR. I cittadini dovevano essere in possesso della tessera del partito per mantenere un posto di lavoro, andare a scuola o vendere al mercato. Inoltre si richiedeva di portare il distintivo del partito, in modo particolare se si entrava in un ufficio governativo. Fu un periodo difficile per i servitori di Geova. Qualcuno perse il lavoro e dei bambini furono espulsi da scuola.

Alcuni funzionari governativi, tuttavia, comprendevano la posizione dei testimoni di Geova. Il ministro degli Interni chiese a un fratello che lavorava per lui perché non portava il distintivo del partito. Il fratello spiegò il motivo scritturale della sua presa di posizione. Il ministro rispose: “Vi conosciamo e non vi daremo problemi, ma il movimento giovanile vi causerà serie difficoltà”.

Fu riferito che nel corso di una riunione lo stesso presidente Mobutu, udite molte proteste contro i testimoni di Geova, rispose ai membri del partito: “Se mai dovessi avere problemi, non verranno dai testimoni di Geova. Ricordate chi fu il traditore di Gesù: Giuda, uno dei suoi discepoli. Se qualcuno mi tradirà, sarà tra quelli che mangiano con me”.

La Betel si espande per soddisfare i bisogni

Nel gennaio 1971 Nathan H. Knorr della sede mondiale dei testimoni di Geova a Brooklyn visitò il Congo. Un argomento di cui si parlò nel corso della sua visita fu l’ampliamento della Betel e di altre strutture. Nel 1970 c’erano quasi 14.000 proclamatori in 194 congregazioni e oltre 200 gruppi isolati. Il bisogno di pubblicazioni era costantemente in crescita e il deposito della Betel era diventato troppo piccolo. Che gioia quando il fratello Knorr annunciò che sarebbe stato costruito un altro edificio! Un architetto fece il progetto per un nuovo e moderno edificio di due piani, grande il doppio di quello esistente. Avrebbe contenuto uno spazioso ufficio, un grande deposito e altre camere.

Nel giugno 1971 il progetto ricevette l’autorizzazione e i lavori di costruzione iniziarono. Don Ward fu mandato dal Dahomey (oggi Benin) per soprintendere ai lavori. Molti volontari delle 39 congregazioni di Kinshasa vennero a dare una mano e tutti insieme portarono a termine i lavori. Come vedremo, tutta questa espansione nel campo e alla Betel accrebbe l’irritazione delle religioni della cristianità.

Coraggio e prudenza negli anni ’70

Nel dicembre 1971 il governo approvò una legge che regolava le molte nuove religioni e i gruppi di preghiera che si erano formati nel paese. In base a questa nuova legge solo tre religioni erano legali: la Chiesa Cattolica, le chiese protestanti e la Chiesa Kimbangista, una religione locale. Nel 1972 altre tre religioni furono riconosciute: l’Islam, la Chiesa Ortodossa Greca e l’ebraismo. Molte piccole religioni si associarono a denominazioni protestanti.

Perciò, tra il 1971 e il 1980 l’opera non veniva riconosciuta e vigeva una sorta di semi-proscrizione. Ciò limitava in vari modi le attività dei servitori di Dio. Anche se i testimoni di Geova non erano stati riconosciuti legalmente, non era stato dato ordine di espellere i missionari e l’attività della Betel non veniva ostacolata. A Kananga fu chiusa una casa missionaria, ma quelle di Bukavu, Kisangani, Kolwezi e Lubumbashi no. I fratelli non potevano più organizzare grandi assemblee di distretto. In molte località, comunque, si riunivano nelle Sale del Regno. Tenevano piccole assemblee di circoscrizione in sale più grandi. Le cose dipendevano per lo più dall’atteggiamento delle autorità locali. Nei luoghi dove c’era forte opposizione, i fratelli potevano aspettarsi di essere perseguitati e arrestati. Centinaia di fratelli vennero imprigionati. Laddove le autorità locali erano favorevoli, i fratelli potevano continuare liberamente le loro attività religiose.

Nonostante le restrizioni, i Testimoni continuarono a predicare intrepidamente. Tre fratelli e una sorella andarono al mercato per dare testimonianza. Due uomini si avvicinarono e arrestarono uno dei fratelli mentre lasciava un libro a una persona interessata. Lo portarono alla sede del partito e lo lasciarono in una stanza in attesa dell’arrivo di uno dei capi del partito. Il capo arrivò e trovò il fratello che offriva il libro L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione? a un’altra persona nella sala di attesa.

“Sta facendo propaganda qui?”, chiese il capo.

Il fratello rispose: “Come risponderebbe se qualcuno le chiedesse: ‘L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione?’”

Il capo non rispose. Rivolgendosi agli uomini che avevano arrestato il fratello disse: “Lasciatelo andare. Non ha fatto niente di illegale”.

Il fratello tornò al mercato e continuò a dare testimonianza. Più tardi il capo passò di là e lo vide. Facendo cenno verso di lui, disse ai suoi compagni: “Quello sì che è un uomo coraggioso!”

Nel 1974 Ernest Heuse, il sorvegliante di filiale, dovette tornare in Belgio dietro raccomandazione dei medici. Ernest soffriva da qualche tempo di un enfisema, ma frequenti attacchi di malaria peggiorarono la sua salute. I fratelli amavano la famiglia Heuse, che aveva contribuito in modo significativo all’opera. In Belgio gli Heuse continuarono a servire Geova con zelo. Ernest morì nel 1986 mentre sua moglie, Hélène, morì otto anni dopo. A Kinshasa la sorveglianza della filiale venne affidata a Timothy A. Holmes, il quale serviva come missionario dal 1966.

Nel 1980 il nuovo riconoscimento giuridico

Il 30 aprile 1980 il presidente della Repubblica firmò un’ordinanza che concedeva il riconoscimento giuridico all’Associazione dei Testimoni di Geova. L’interesse per la verità era più grande che mai, come dimostrato dai 90.226 presenti alla Commemorazione e dai circa 35.000 studi biblici tenuti con interessati. Furono registrati nuovi massimi nel numero dei proclamatori e dei pionieri. Occorrevano nuove strutture per soddisfare i bisogni del campo in modo più efficace. Perciò i fratelli si rallegrarono quando il Corpo Direttivo approvò l’acquisto di un terreno grande più di due volte e mezzo la superficie della filiale di allora. Ma, come vedremo, sorsero delle difficoltà.

Per anni i fratelli non avevano potuto organizzare grandi assemblee di distretto. Ora erano liberi di farlo. Nel 1980 si tennero cinque assemblee di distretto “Amore divino”. Alcuni partecipanti dovettero fare lunghi viaggi. Molte famiglie percorsero a piedi più di 400 chilometri per essere presenti. Due pionieri speciali di una regione particolarmente isolata impiegarono due settimane per percorrere oltre 700 chilometri in bicicletta attraverso banchi di sabbia e la foresta pluviale. Inoltre alcuni vennero dal Congo (Brazzaville), dal Burundi e dal Ruanda.

Negli anni seguenti fu necessario organizzare assemblee di distretto in più località. È vero che i fratelli avevano la libertà religiosa, ma le pressioni economiche stavano aumentando. Molti sopravvivevano a stento. I prezzi aumentavano vertiginosamente ma i salari no. Il costo di un lungo viaggio era troppo alto per la maggior parte dei fratelli. Perciò la filiale organizzò amorevolmente un maggior numero di assemblee in località vicine a dove abitava la maggioranza dei fratelli.

Una strada nel Congo può essere simile a un percorso a ostacoli: alberi caduti, ponti danneggiati, banchi di sabbia e buche fangose sono comuni. I rappresentanti della filiale e le rispettive mogli hanno sempre manifestato spirito di sacrificio quando hanno servito alle assemblee. Tuttavia, i loro sacrifici sono piccoli rispetto a quelli dei fedeli testimoni locali che spesso devono camminare per giorni e dormire all’aperto. Ancora oggi è comune che i fratelli percorrano dai 50 ai 150 chilometri a piedi per assistere alle assemblee di distretto.

Aperte nuove case missionarie

Il riconoscimento legale del 1980 permise l’ingresso di altri missionari nel paese. Nel 1981 fu aperta una nuova casa missionaria a Goma, nella provincia di Kivu. Nei due anni seguenti, altre case furono aperte a Likasi (Katanga), Mbuji-Mayi (Kasai), Kikwit (Bandundu) e nella città portuale di Matadi (Basso Congo). Le case che erano state chiuse furono riaperte. Infine, nel 1986, fu aperta una casa a Isiro (Provincia Orientale), portando così a 11 le case missionarie nel paese. Queste case furono usate anche come depositi della letteratura. I missionari erano il collegamento tra la filiale e il campo. I fratelli e le sorelle locali apprezzavano l’incoraggiamento e l’addestramento che ricevevano da loro. L’anno di servizio 1981 si chiuse con un nuovo massimo di 25.753 proclamatori. Le prospettive di crescita erano grandi.

Nessuna paura di Kimbilikiti

Kimbilikiti è il nome di uno spirito tribale. Questo spirito viene adorato dagli appartenenti alla tribù dei rega che vivono nelle fitte foreste della parte centro-orientale del Congo. La vita di queste persone, perlopiù cacciatori, coltivatori e pescatori, è dominata dalle credenze religiose legate al kimbilikiti. Questa setta è avvolta nel mistero e i suoi sacerdoti esercitano grande influenza su quelli che vivono nel terrore dello spirito.

I testimoni di Geova in questa regione non hanno paura di Kimbilikiti perché sanno che Geova è il solo vero Dio. Sono gli unici a non soddisfare le pretese dei suoi sacerdoti, come l’offerta di capretti e polli che poi loro stessi consumano.

A partire dal 1978 i membri di questa setta cominciarono a perseguitare apertamente i testimoni di Geova. Bruciarono diverse Sale del Regno, scacciarono alcuni fratelli dalle loro case e si impossessarono dei loro averi. La setta usò anche stregoneria e incantesimi nel vano tentativo di fare del male ai fratelli. Poi, nell’agosto 1983, membri della setta portarono a termine un piano crudele: assassinarono brutalmente otto fratelli vicino al villaggio di Pangi.

Questo orribile avvenimento fu uno shock per la congregazione, specialmente per quelli che avevano perso un amato marito o padre. La filiale e i fratelli locali prestarono subito soccorso alle famiglie sia in senso spirituale che materiale.

Nel frattempo gli assassini si sentivano al sicuro nascosti nella foresta. Col tempo, comunque, i colpevoli vennero catturati. Il processo fu tenuto presso il tribunale distrettuale di Kindu. Gli imputati asserirono che lo spirito chiamato Kimbilikiti li aveva incitati a uccidere. Tuttavia il pubblico ministero indicò qual era il vero movente. Dichiarò: “Certi [membri della tribù dei rega] che in passato hanno partecipato ai riti kimbilikiti e ne conoscono i segreti fanno ora parte dei testimoni di Geova. Hanno rivelato tali segreti, particolarmente quelli relativi al fatto che non esiste uno spirito chiamato Kimbilikiti. Perciò hanno smascherato l’impostura delle offerte richieste da questo spirito che, secondo i testimoni di Geova, è un enorme inganno perpetrato dagli anziani che dirigono le cerimonie”.

Perciò gli imputati, non lo spirito Kimbilikiti, furono dichiarati colpevoli. Nel processo d’appello, il tribunale di Bukavu confermò la pena di morte per gli assassini. I pubblici ministeri misero in guardia gli adoratori di Kimbilikiti sulle conseguenze di qualsiasi futuro attacco contro i testimoni di Geova. *

Da allora ci sono stati altri episodi, ma i membri della setta ora si rendono conto che non possono nascondersi nella foresta né contare sulla protezione dell’inesistente Kimbilikiti. I testimoni di Geova continuano fedelmente ad aiutare altri a liberarsi da questa setta. Geova ha amorevolmente benedetto questi sforzi. Ora ci sono oltre 300 zelanti proclamatori nelle congregazioni della zona. Essi amano Geova e non hanno paura di Kimbilikiti.

L’opera viene proscritta

Nel 1985 l’opera del Regno nel Congo prosperava. Sul terreno acquistato nel 1980 era cominciata la costruzione della nuova Betel. Circa 60 volontari erano venuti dall’estero per dare una mano. L’anno di servizio terminò con quasi 35.000 proclamatori nel campo e un nuovo massimo nel numero dei pionieri. Sessanta missionari predicavano con zelo in tutto il paese. I sorveglianti viaggianti addestravano anziani e pionieri. Ogni cosa lasciava presagire che ci sarebbe stato un enorme aumento.

Non tutti però guardavano con favore la prosperità spirituale e materiale dei servitori di Dio. Gli ecclesiastici ricorrevano ai politici per ostacolare le attività dei fratelli. Il 12 marzo 1986 il presidente Mobutu firmò un decreto per proscrivere l’opera dei testimoni di Geova. Il giorno dopo la radio nazionale annunciò la proscrizione. Lo speaker disse: “Ora non sentiremo mai più parlare dei testimoni di Geova nel [Congo]”. Come si sbagliava!

La filiale richiamò quattro dei missionari che stavano servendo come sorveglianti di distretto e affidò i loro incarichi a fratelli locali. I missionari non potevano più predicare liberamente, quindi erano praticamente agli arresti domiciliari. I fratelli locali predicavano con grande prudenza. (Matt. 10:16) Purtroppo molte persone interessate ebbero timore e smisero di studiare. Alcune Sale del Regno vennero chiuse o addirittura distrutte. Altre vennero confiscate dal partito. Le adunanze si dovevano tenere in piccoli gruppi. Alcuni fratelli vennero prelevati da casa di notte e i loro beni furono rubati.

Nella provincia dell’Équateur molti fratelli vennero picchiati e gettati in prigione. Un pioniere speciale venne picchiato brutalmente e tenuto in carcere per tre mesi. Tutto ciò avvenne a causa dell’annuncio dato alla radio, perché fino ad allora non era stata promulgata una vera e propria legge che rendesse esecutiva la proscrizione. Poco dopo l’annuncio della proscrizione, i fratelli fecero appello ma non ricevettero risposta. Quindi nel giugno 1986 il presidente fece un discorso pubblico in cui condannò i Testimoni perché antipatriottici e irrispettosi nei confronti dell’autorità.

Come erano cambiate rapidamente le cose! Un rispettato gruppo di persone all’improvviso non era più degno di rispetto. I lavori di costruzione della nuova filiale furono fermati e sul cantiere, che un tempo ferveva di gioiosa attività, piombò il silenzio. Tutti i volontari stranieri dovettero lasciare il paese e i macchinari edili furono venduti. Circa 20 fratelli locali rimasero sul posto per fare la guardia alla proprietà.

Poi, inaspettatamente, il 26 giugno 1986 arrivò una lettera del capo della polizia che ordinava a tutti i missionari di lasciare il paese. Questa volta la situazione era molto diversa da quando l’opera era stata proscritta nel 1972. Allora i missionari poterono rimanere. Come fu triste vedere il Reparto Spedizioni pieno dei bagagli dei missionari! Nel mese di luglio 23 missionari partirono per altri paesi. Quelli che erano in vacanza all’estero non ritornarono più. Nel Congo era cominciato un nuovo periodo di raffinamento.

Riorganizzazione per l’attività clandestina

Se gli oppositori pensavano di scoraggiare o distruggere il popolo di Geova si sbagliavano. Non conoscevano né la potenza del suo spirito né la determinazione dei suoi servitori. Un piccolo nucleo di missionari esperti riuscì a rimanere nel paese. Il personale della filiale si era trasferito in alcune case private continuando a soprintendere all’opera di predicazione del Regno. Anche la Scuola del Servizio di Pioniere veniva tenuta in tutto il paese a casa di fratelli.

Il cibo spirituale non mancava. I fratelli continuavano a stampare e distribuire pubblicazioni bibliche. La filiale inviava alle congregazioni gli schemi dell’assemblea di distretto e dell’assemblea di circoscrizione, e le parti venivano presentate sotto forma di discorsi. Durante la visita del sorvegliante di circoscrizione veniva fatta ascoltare la registrazione dei drammi delle assemblee nelle lingue locali. Si fece questo dal 1986 fino a quando la proscrizione fu revocata. Anche se il tutto richiedeva molto lavoro, i fratelli ne trassero grande beneficio.

Contemporaneamente gli anziani contattarono le autorità governative per spiegare la nostra posizione neutrale e per cercare di chiarire che neutralità non è sinonimo di sovversione. In tal modo il nome e il proposito di Geova vennero resi noti a tutti, comprese le più alte cariche del paese. I servitori di Geova si distinguevano come popolo unico: rigorosamente neutrali ma pacifici e non sovversivi.

I proclamatori del Regno diminuiscono, ma poi aumentano

Il rapporto di servizio del 1987 registrò una diminuzione del 6 per cento nel numero dei proclamatori. Alcuni avevano timore e non volevano identificarsi con un’organizzazione proscritta. In diverse regioni si scatenò una spietata persecuzione.

A volte, comunque, l’opposizione sortì l’effetto contrario. Per esempio, un capo locale tenne una riunione speciale per parlare male dei testimoni di Geova. Aveva in mano Il mio libro di racconti biblici e disse di arrestare chiunque distribuisse il libro. Gli ascoltatori chiesero di esaminare il libro per poterlo riconoscere. Il capo acconsentì, e a loro il libro piacque. Alcuni ne chiesero delle copie a un pioniere speciale che viveva in un altro villaggio. Il pioniere speciale ricorda: “Cominciai dieci studi biblici. Non avevo mai predicato in quel villaggio. Se il capo non avesse parlato male di noi quelle persone non avrebbero avuto l’opportunità di conoscere la verità!”

I fratelli si adattarono alle nuove circostanze. Anche se la loro attività era limitata in molti modi, non erano ‘alle strette da non muoversi’. (2 Cor. 4:8) L’anno di servizio 1988 si chiuse con un aumento del 7 per cento nel numero dei proclamatori. Vennero tenuti circa 60.000 studi biblici. Fratelli del Reparto Servizio della Betel visitarono le città principali per dare incoraggiamento e incontrare gli anziani locali e i sorveglianti viaggianti. Frattanto la filiale continuava a coordinare l’opera nel vicino Congo (Brazzaville), dove pure vigeva la proscrizione, e nel Burundi.

Un fratello che era preside di una scuola a Kolwezi rifiutò di prestare giuramento alla patria. Perciò venne brutalmente picchiato e trasferito a Lubumbashi, dove i suoi oppositori pensavano che sarebbe stato ucciso. Il fratello spiegò con calma la ragione per cui era neutrale. Venne scagionato e rimandato a Kolwezi. Agli aggressori fu ordinato di presentare le loro scuse, il fratello fu reintegrato nella professione di insegnante e venne nominato ispettore!

Nell’ottobre 1988, a Kinshasa, capi locali occuparono il cantiere della Betel e confiscarono tonnellate di pubblicazioni bibliche. I soldati rubavano regolarmente libri e Bibbie dai cartoni, che venivano poi venduti nei mercati locali. La gente comprava i libri dando ai fratelli ottime opportunità di cominciare studi biblici. *

Nonostante la proscrizione, nel 1989 il numero dei proclamatori era arrivato a 40.707. I nemici religiosi dei testimoni di Geova erano infuriati. L’allora ministro della Giustizia, un noto amico della Chiesa Cattolica, inviò a tutti i pubblici ministeri del Congo una lettera in cui esprimeva costernazione per l’incessante attività dei servitori di Geova. Invitò a perseguire legalmente i testimoni di Geova e a chiudere le Sale del Regno. In seguito, in un discorso pronunciato ai leader religiosi, definì i servitori di Geova “veri e propri diavoli”. Ciò causò una certa persecuzione nella provincia di Bandundu, il luogo di origine del ministro.

Ragazzi mandati in prigione

Durante quel periodo, alcuni figli di testimoni di Geova furono arrestati perché si rifiutavano di partecipare alle cerimonie patriottiche. Anche il padre di due ragazzi fu arrestato e gettato in prigione insieme ai figli. Alle guardie fu detto di non dare loro da mangiare. Perplessa, una guardia chiese: “In questa prigione ci sono ladri e assassini e diamo loro da mangiare. Perché quest’uomo e i suoi figli non dovrebbero ricevere cibo?” Dato che non ricevette una risposta ragionevole, la guardia diede loro da mangiare. I ragazzi rimasero in prigione 11 giorni, mentre il padre, un pioniere speciale, vi rimase 7 giorni. Questa prova non li scoraggiò affatto.

A Kikwit un uomo che non era testimone di Geova venne arrestato dopo che sua moglie, una Testimone, e le loro due figlie erano state messe in prigione. Quando gli ufficiali scoprirono che l’uomo non condivideva le convinzioni religiose della moglie, gli ordinarono di lasciare il carcere. L’uomo si rifiutò, dicendo che non avrebbe lasciato la moglie e le figlie. Quando infine tutta la famiglia fu rilasciata, studiò la Bibbia e si battezzò. Oggi serve come anziano di congregazione.

Tumulti nel paese

Nel settembre 1991 a Kinshasa scoppiò una rivolta tra i militari, seguita da estesi saccheggi. Questo provocò una grave carenza di cibo e carburante, nonché disoccupazione di massa e inflazione galoppante. La filiale dei testimoni di Geova della Repubblica Sudafricana e della Francia inviarono generi di soccorso.

Oltre a lottare per far fronte ai problemi del proprio paese, la filiale aveva anche cura dei rifugiati Testimoni provenienti dall’Angola e dal Sudan. Nella parte nord-orientale del Congo, Zekaria Belemo, che allora prestava servizio come sorvegliante viaggiante, visitò un gruppo di fratelli rifugiati del Sudan. Si rivolse all’uditorio parlando quel poco di inglese che conosceva che veniva poi tradotto in arabo. Zekaria si chiedeva cosa riuscissero a capire i fratelli del discorso. Circa cinque anni dopo, due giovani che visitavano la Betel lo avvicinarono e gli chiesero: “Ti ricordi di noi? Eravamo presenti al tuo discorso nel campo profughi. Prendemmo a cuore l’incoraggiamento che ci desti e iniziammo a studiare la Bibbia”. In seguito questi due giovani avevano dedicato la loro vita a Geova.

I conflitti etnici erano un altro grande problema del paese. Molti abitanti del Kasai si erano trasferiti a sud, nel Katanga. Nel 1992 e nel 1993 gli abitanti del Katanga scacciarono gli immigrati venuti dal Kasai. La maggior parte di loro furono costretti ad abbandonare il lavoro, i beni e le case. In cerca di scampo, fuggirono verso campi o altri luoghi dove potevano stare al sicuro insieme. Oltre 100.000 persone tornarono nel Kasai. Tra loro c’erano circa 4.000 testimoni di Geova. Anche se avevano pochi mezzi e il cibo scarseggiava, i fratelli che abitavano vicino fecero tutto il possibile per aiutarli. Una congregazione lungo la principale via di transito a nord del Katanga mandò dei fratelli per vedere se sui camion in arrivo c’erano Testimoni. Una volta identificati, i fratelli ricevevano l’assistenza necessaria.

La filiale della Repubblica Sudafricana mandò vari camion carichi di cibo e medicinali da distribuire ai fratelli sfollati nei campi profughi. Questi soccorsi salvarono delle vite. Inoltre il Corpo Direttivo dispose che i fratelli di Kinshasa acquistassero cibo, medicinali, zappe e pale per permettere alle famiglie di ristabilirsi nel Kasai e coltivare i campi.

Altri segnali di cambiamento

Il 24 aprile 1990 un discorso del presidente e una conferenza stampa segnarono una svolta per quanto riguardava la posizione ufficiale del governo circa i testimoni di Geova. Nella conferenza stampa con giornalisti congolesi e stranieri, il presidente assicurò che il governo sosteneva le libertà fondamentali, compresa quella di stampa e di religione. Ciò permise ai fratelli di predicare e radunarsi più apertamente. Coloro che erano stati messi in prigione furono liberati.

Ricordate lo speaker radiofonico che nel 1986 aveva fiduciosamente annunciato che non si sarebbe più sentito parlare dei testimoni di Geova nel Congo? La sua previsione si dimostrò falsa. Nel 1986, quando la proscrizione entrò in vigore, i proclamatori erano 34.207. Alla fine dell’anno di servizio 1990 nel Congo c’erano 50.677 proclamatori e quell’anno i presenti alla Commemorazione erano stati 156.590. I chicchi del sacco di grano si erano moltiplicati nonostante l’opposizione, la calunnia, la persecuzione e l’ira dei capi religiosi e politici. Nel 1997 quando fu rovesciato il regime del presidente Mobutu, fu lo speaker, e non i testimoni di Geova, a dover fuggire dal paese.

Di nuovo la libertà

Il decreto presidenziale del 1986 aveva vietato tutte le attività dei testimoni di Geova e aveva sciolto il loro ente legale. Tuttavia, l’8 gennaio 1993, la Corte Suprema di Giustizia dello Zaire (Congo) emise la sentenza nel caso Testimoni di Geova contro Repubblica dello Zaire. La corte dichiarò ingiustificato il decreto presidenziale e lo annullò. Che gioia per i fratelli!

La sentenza della Corte Suprema fece scalpore perché la decisione si basava sulla nuova costituzione transitoria che non veniva riconosciuta dal presidente e dai suoi sostenitori. Altri considerarono la sentenza come un precedente giuridico. I Testimoni si ritrovarono nel mezzo della disputa, ma fu data un’enorme testimonianza, alla gloria del nome di Geova. Molti giornali commentarono questo caso storico. Successivamente il Dipartimento di Giustizia informò i governatori delle varie province che i testimoni di Geova erano di nuovo autorizzati a svolgere le loro attività religiose. Che vittoria per i servitori di Geova e per la vera adorazione!

Difficoltà affrontate per spedire la letteratura nel Congo

Il Congo è una nazione vasta. Tuttavia, a parte un breve tratto di costa nel Basso Congo, il paese non ha sbocchi sul mare. La maggior parte dei grandi carichi arriva al porto di Matadi, che dista 300 chilometri dalla capitale; le due città sono collegate da una ferrovia a un solo binario e da una strada asfaltata.

Le filiali europee inviarono alla filiale del Congo alcuni camion a trazione integrale che sono stati usati ottimamente per le spedizioni e le costruzioni. Nel 1999 la Betel ha aperto un deposito a Matadi. Ciò è stato di grande aiuto perché la letteratura può essere scaricata dalle navi e tenuta lì finché non arriva un camion della filiale per trasportarla a Kinshasa.

Negli anni ’80 era ancora possibile attraversare il paese da Kinshasa a Lubumbashi, fermandosi ai depositi delle case missionarie di Kananga e Mbuji-Mayi. Con un jet si sarebbe potuta coprire la distanza tra Kinshasa e Lubumbashi in circa due ore, ma un camion carico ci metteva due settimane! Col passare degli anni, comunque, la condizione delle strade peggiorò al punto che non erano più percorribili. Benché i fiumi siano navigabili per migliaia di chilometri, le imbarcazioni che da Kinshasa vanno nell’interno del paese non sono affidabili. Oltre a queste difficoltà, in alcune zone la persistente instabilità politica limita ulteriormente il numero di depositi che i camion della Betel possono raggiungere da Kinshasa; quindi nelle zone distanti, la filiale spedisce la letteratura per via aerea.

Altre filiali hanno collaborato per provvedere le pubblicazioni ai fratelli. La filiale del Camerun le trasporta via camion nel nord del Congo, passando attraverso la Repubblica Centrafricana. Le filiali del Ruanda e del Kenya contribuiscono a soddisfare le necessità delle zone orientali del paese, e le congregazioni di alcune zone del Sud ricevono le pubblicazioni dalla Repubblica Sudafricana e dalla Zambia.

La Scuola di Addestramento per il Ministero: una benedizione per il campo

Nel 1995 fu organizzata la prima classe della Scuola di Addestramento per il Ministero a Kinshasa. Nell’aprile 2003 oltre 400 fratelli erano stati addestrati in 16 classi. Cinque studenti sono diventati sorveglianti di distretto e oltre 60 prestano servizio nella circoscrizione. Altri 50 diplomati sono stati nominati pionieri speciali. Questi fratelli sono di grande aiuto per accrescere l’entusiasmo nell’opera di predicazione.

Per alcuni non è stato facile frequentare la scuola. Quando fu invitato a frequentarla, Georges Mutombo viveva in una zona controllata dalle forze di opposizione al governo. Dovette percorrere 400 chilometri in bicicletta fino a Kamina e quindi prendere l’aereo per Kinshasa, dove si sarebbe tenuta la scuola. Durante il viaggio ci furono tre giorni di pioggia e dovette passare 16 posti di blocco dei militari. Attraversò anche zone dove dilagava la criminalità. In una località fu inseguito da un gruppo di banditi, anche loro in bicicletta. L’inseguimento si concluse quando la ruota della bicicletta del capobanda si bucò. Probabilmente i banditi si accorsero che George era Testimone dal suo aspetto. Gli gridarono dietro che non l’avrebbero più inseguito perché avevano capito che il suo Dio, Geova, era con lui.

Strutture per far fronte all’incremento teocratico

Dal 1965 la filiale si trovava al 764 della Avenue des Elephants, nel distretto di Limete a Kinshasa. Nel 1991 fu acquistata una proprietà nella zona industriale della città. I tre grandi edifici che sorgevano sul terreno erano stati occupati prima da un’azienda tessile e in seguito erano stati usati come officine per riparazioni. I fratelli ristrutturarono gli edifici per centralizzare le attività della filiale. Il progetto fu rimandato a causa delle agitazioni e dell’instabilità politica, ma i lavori della nuova filiale cominciarono nel 1993 con l’arrivo dei servitori internazionali. Nell’aprile 1996 il personale della filiale si trasferì da Avenue des Elephants ai nuovi edifici. Dopo il trasferimento, un anziano della Betel osservò: “Vedere la famiglia Betel riunita ci riporta indietro di dieci anni, quando la nostra opera fu proscritta. Ringraziamo sentitamente Geova Dio e la sua organizzazione visibile per questi edifici che sono come gioielli”. Nell’ottobre 1996 fu registrato un nuovo massimo di 100.000 proclamatori. I fratelli erano entusiasti delle prospettive di ulteriore crescita.

Arrivano in aiuto i missionari

Durante gli anni ’90 fu di nuovo possibile far entrare missionari nel paese. Essi si unirono ai sette missionari che erano riusciti a rimanere nel Congo durante gli anni della proscrizione. Nel luglio 1995 Sébastien Johnson e sua moglie Gisela, che erano nel Senegal, tornarono nel Congo. Altri missionari sarebbero venuti subito dopo. Alcuni arrivarono dagli Stati Uniti dopo essersi diplomati alla Scuola di Galaad mentre altri arrivarono dal Belgio, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Nel marzo 1998 Christian e Juliette Belotti arrivarono dalla Guiana Francese. Nel gennaio 1999 Peter Wilhjelm e sua moglie, Anna-Lise, che erano andati nel Senegal tornarono nel Congo. In seguito altri missionari arrivarono dal Camerun, dal Mali e dal Senegal.

Nel dicembre 1999 venne aperta una nuova casa missionaria in una zona residenziale di Kinshasa. In questa casa vivono dodici missionari. A Lubumbashi una casa missionaria opera senza interruzione dal 1965 e una seconda casa è stata aperta nel 2003. Attualmente quattro coppie servono in questa seconda casa. Una nuova casa missionaria è stata aperta nel maggio 2002 a Goma, nella parte orientale del paese, e vi sono state mandate altre due coppie. I missionari continuano a essere una benedizione in questo campo vasto e produttivo.

Neutralità cristiana durante la guerra civile

La maggioranza dei missionari arrivò in un periodo di sanguinosi cambiamenti. Nell’ottobre 1996 scoppiò la guerra civile nella parte orientale del paese e dilagò rapidamente in altre zone. L’obiettivo era quello di rovesciare il presidente Mobutu. Il 17 maggio 1997 le forze di Laurent-Désiré Kabila entrarono a Kinshasa e Kabila diventò presidente.

Mentre in tutto il mondo i telespettatori vedevano immagini raccapriccianti di rifugiati di guerra miseri e affamati, i servitori di Geova continuavano a dichiarare il messaggio biblico di speranza e conforto. Purtroppo, molte migliaia di persone persero la vita durante la guerra, compresi una cinquantina di Testimoni. In seguito al conflitto molti morirono di colera e di altre malattie.

A causa della guerra la maggioranza dei cittadini non ha la carta d’identità. Questo costituisce un problema per i fratelli che devono viaggiare per svolgere l’opera di predicazione. Lungo le strade ci sono molti posti di blocco. I proclamatori di una congregazione non avevano la carta d’identità, per cui un anziano suggerì che esibissero il loro tesserino “Niente sangue”. I fratelli seguirono il suggerimento ma a un posto di blocco i soldati dissero: “Non è questo che vogliamo. Vogliamo la carta d’identità rilasciata dallo stato!”

I fratelli risposero: “Questo è il documento che ci identifica come testimoni di Geova”. I soldati li fecero passare.

A Kisangani mercenari stranieri che combattevano per le forze governative imprigionarono quattro giovani fratelli. I fratelli erano stati falsamente accusati di dare informazioni al nemico. Ogni mattina i mercenari sceglievano dieci prigionieri, li portavano nella boscaglia e li uccidevano. Un giorno scelsero due fratelli e altri otto prigionieri e si avviarono verso la boscaglia. Durante il tragitto il furgone si fermò perché c’era un cadavere per la strada. I mercenari ordinarono ai due fratelli di seppellirlo. Dopo aver finito il lavoro, i fratelli aspettarono il ritorno del furgone che aveva proseguito senza di loro. Benché avessero l’opportunità di fuggire non lo fecero perché non volevano mettere in pericolo gli altri due fratelli che erano ancora detenuti. Il furgone ritornò senza gli otto prigionieri che erano stati giustiziati. Quando tornarono alla prigione, tutti si stupirono che i due fratelli fossero vivi. Poco dopo l’accaduto, quando le forze dell’opposizione conquistarono la città, la porta della prigione fu fatta saltare. I mercenari fuggirono e i fratelli furono liberati.

Le filiali europee danno aiuto nei tempi difficili

Dal 1996 la maggior parte del Congo è stata devastata dalla guerra civile e grandi masse di persone hanno dovuto sfollare. Diverse migliaia di fratelli sono fuggiti dal Congo nei campi profughi in Tanzania e nella Zambia. Man mano che altre parti del Congo passavano sotto il controllo delle forze ribelli, per la filiale diventò più difficile mantenere i contatti con i fratelli delle zone occupate e aver cura di loro. Furono formati comitati di soccorso nelle città principali per distribuire gli aiuti. La famiglia Betel manifestò uno spirito volenteroso e altruistico lavorando fino a tardi per distribuire i generi di soccorso. I testimoni di Geova del Belgio, della Francia e della Svizzera inviarono per via aerea tonnellate di cibo, indumenti e farmaci oltre a 18.500 paia di scarpe e 1.000 coperte. Le operazioni di soccorso continuano e molte sofferenze sono state alleviate. Sia testimoni di Geova che altri ne stanno traendo beneficio.

Nell’ottobre 1998 un giornale di Kinshasa pubblicò un articolo che dichiarava: “Grazie agli sforzi congiunti delle congregazioni cristiane dei testimoni di Geova, in diversi paesi europei sono state raccolte oltre 400 tonnellate di generi di soccorso destinati al Congo-Kinshasa e al Congo-Brazzaville. Attraverso la cooperazione di volontari di Gran Bretagna, Francia e Svizzera sono già state inviate per via aerea da Ostenda, in Belgio, alla sede nazionale dei testimoni di Geova a Kinshasa, 37 tonnellate di riso, latte in polvere, fagioli e biscotti vitaminici. Un altro aereo . . . arriverà . . . con 38 tonnellate di cibo.

“È degno di nota che i testimoni di Geova sono intervenuti in soccorso dei rifugiati nell’Africa orientale fin dal genocidio in Ruanda. . . . Il loro portavoce ha dichiarato che queste donazioni di cibo e medicinali, oltre 200 tonnellate, hanno aiutato a combattere l’epidemia di colera. A quel tempo i testimoni di Geova della Francia e del Belgio avevano formato diverse squadre per aiutare i profughi nei campi. Il portavoce ha inoltre detto che i testimoni di Geova provvidero generi di soccorso anche ai bisognosi nell’Europa orientale e in Bosnia”.

La guerra non impedisce il progresso spirituale

Nel settembre 1998 i ribelli attaccarono Ndjili, un sobborgo di Kinshasa. In mezzo ai disordini, un gruppo di fratelli cercò rifugio nella casa dove alloggiava il sorvegliante di circoscrizione. Il sorvegliante disse una preghiera a favore del gruppo e quindi lesse ai fratelli Isaia 28:16 che dice: “Nessuno che eserciti fede proverà panico”. Incoraggiò tutti a rimanere calmi e a confidare in Geova per avere guida.

Alcuni suggerirono di attraversare il ponte per uscire da Ndjili, mentre altri proposero di seguire la ferrovia, ma alla fine decisero di rimanere dove erano. Tre giorni più tardi le truppe governative ripresero il controllo della zona. I fratelli vennero a sapere che se avessero percorso una delle vie che avevano preso in considerazione si sarebbero trovati in mezzo ai combattimenti.

Un fratello della congregazione Museka Kipuzi, nel Katanga, stava vendendo pesce ad alcuni soldati. Dopo una conversazione, un soldato lo accusò di essere una spia del partito di opposizione. Venne legato, picchiato brutalmente e portato al distretto militare. Quando arrivarono era notte. I soldati pretesero che il fratello ballasse. Lui rispose: “È buio, come fate a vedermi?”

“Allora canta!”, dissero i soldati. Il fratello cantò con tutto il cuore il cantico “Getta su Geova il tuo peso”. Commossi dalle parole, i soldati gli chiesero di cantarlo di nuovo. Il fratello lo cantò una seconda volta. Uno dei soldati gli chiese di cantare un altro cantico. Questa volta il fratello cantò il cantico “Ti ringraziamo, Geova” in kiluba, la sua lingua. Quando finì, i suoi carcerieri lo slegarono. Il mattino seguente lo riportarono in città e si informarono con i vicini per essere certi che non fosse una spia. Prima di andarsene gli dissero: “Stavi per morire, ma la tua religione ti ha salvato la vita! Le parole dei due cantici che hai cantato ci hanno davvero colpito. Continua a servire il tuo Dio!”

La costruzione di Sale del Regno reca lode a Geova

Negli ultimi anni il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova ha fatto uno sforzo speciale per sostenere la costruzione di Sale del Regno nei paesi che dispongono di risorse limitate. I fratelli congolesi hanno accolto con entusiasmo questo provvedimento perché avevano un disperato bisogno di Sale del Regno. Per esempio, a Kinshasa c’erano 298 congregazioni ma neppure 20 sale adatte. Ci volevano centinaia di sale in tutto il paese. Nell’aprile 1999 a Kinshasa ebbe inizio il programma di costruzione di Sale del Regno. Successivamente continuò nelle altre province del Congo. All’inizio del 2003 nei due Congo erano state completate 175 Sale del Regno.

Un uomo che aveva avuto contatti con la verità fin dagli anni ’50 rimase molto colpito quando assisté alla costruzione di una Sala del Regno di fronte a casa sua. Egli osservò: “Non avevo mai preso sul serio i Testimoni. Ora vedo i frutti dei loro sforzi. Hanno costruito una Sala del Regno vicino alla casa di mio fratello e ora ne hanno costruita una di fronte a casa mia. Sembra che mi seguano dappertutto!” Quest’uomo ha accettato l’invito alla Commemorazione della morte di Cristo e alla dedicazione di questa nuova Sala del Regno. Ora frequenta regolarmente le adunanze.

Tre congregazioni a Matete tenevano le adunanze in un edificio fatiscente che avevano comprato nel 1994. I fratelli non avevano il denaro per procedere alla ristrutturazione, per cui l’edificio rimase in quelle condizioni per sei anni. Dall’altra parte della strada c’era una grande chiesa. Quando fu costruita la chiesa, il predicatore disse che presto i testimoni di Geova se ne sarebbero andati di là. I vicini si burlavano dei fratelli perché non avevano un bel luogo di adunanza. Alcuni continuarono a prenderli in giro anche quando la congregazione cominciò a fare i blocchi di cemento per la costruzione della nuova Sala del Regno. Come furono stupiti quando videro i risultati! Ora dicono che i testimoni di Geova hanno l’edificio più bello della zona. Una vicina che non aveva mai voluto parlare con i Testimoni rimase colpita da ciò che avevano fatto. Andò al cantiere e promise che li avrebbe ascoltati quando le avrebbero fatto visita.

In un cantiere una donna avvicinò una sorella che stava cucinando per i volontari e le chiese: “State costruendo una chiesa?”

“Stiamo costruendo la nostra Sala del Regno”, rispose la sorella.

La donna disse: “Questo edificio sarà proprio come voi. Siete sempre puliti e ordinati. La vostra chiesa vi somiglierà!”

Cambiamento nell’amministrazione della filiale

Per aver cura dei bisogni del campo fu necessario riorganizzare il locale Comitato di Filiale. Nel maggio 1996 il Corpo Direttivo fece dei cambiamenti. Il 20 maggio Sébastien Johnson fu nominato coordinatore del Comitato di Filiale. Lui e Peter Ludwig, che aveva cominciato a far parte del Comitato due mesi prima, formarono un Comitato ridotto per soprintendere all’opera. Negli anni successivi furono nominati altri fratelli: David Nawej, Christian Belotti, Benjamin Bandiwila, Peter Wilhjelm, Robert Elongo, Delphin Kavusa e Uno Nilsson. A motivo di problemi di salute Peter Ludwig e sua moglie, Petra, sono dovuti tornare in Germania, dove ora prestano servizio nella filiale.

I fratelli del Comitato di Filiale stanno lavorando sodo per impartire la guida teocratica nel campo. Oltre a ciò, servitori di Geova provenienti da Nordamerica, Europa e Giappone sono stati mandati in Congo come servitori internazionali, beteliti in servizio all’estero e missionari. Durante l’anno di servizio 2003 la famiglia Betel di Kinshasa è arrivata a contare oltre 250 membri, con un’età media di 34 anni.

C’è ancora molto lavoro da fare

Un profeta dell’antichità scrisse: “Benedetto è l’uomo robusto che confida in Geova, e di cui Geova è divenuto la fiducia”. (Ger. 17:7) Nonostante i combattimenti in corso in diverse zone del Congo, i fratelli continuano a far conoscere la buona notizia del Regno agli altri. Anche se la guerra civile ostacola gli sforzi che la filiale compie per provvedere aiuto spirituale in tutto il paese, è stato incoraggiante vedere un nuovo massimo storico di 122.857 proclamatori.

In questo racconto abbiamo presentato le esperienze di fedeli servitori del Congo. Non è possibile elencare i nomi di tutti i fratelli e di tutte le sorelle che hanno contribuito a difendere e stabilire legalmente la buona notizia nel paese. Ma tutti loro possono essere certi dell’approvazione di Geova. L’apostolo Paolo scrisse ai fratelli cristiani: “Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera e l’amore che avete mostrato per il suo nome, in quanto avete servito e continuate a servire i santi”. — Ebr. 6:10.

C’è ancora un enorme lavoro da fare. Ci sono nuovi territori in cui iniziare l’opera. Bisogna costruire Sale del Regno. Occorre procedere all’ampliamento della filiale. Ciò nonostante, ripensando agli oltre 50 anni di attività teocratica nel Congo, siamo d’accordo con ciò che disse il fratello nel 1952: ‘Siamo come i chicchi di grano in un sacco. Dovunque ci facciano cadere, ad uno ad uno, col tempo e la pioggia diventiamo molti’. Aspettiamo con emozione di vedere fino a che punto il nostro Padre celeste, Geova Dio, farà crescere il seme del Regno. — 1 Cor. 3:6.

[Note in calce]

^ par. 3 Nel corso degli anni il paese si è chiamato Stato libero del Congo, Congo Belga, Zaire e, dal 1997, Repubblica Democratica del Congo. In via informale è chiamato anche Congo (Kinshasa) per distinguerlo dal vicino Congo (Brazzaville). In questo racconto useremo il nome Congo.

^ par. 155 Vedi La Torre di Guardia del 1° marzo 1985, pp. 3-10.

^ par. 173 A suo tempo una sentenza della Corte Suprema restituì ai fratelli i diritti di proprietà sul terreno confiscato, dove nei primi anni ’80 erano iniziati i lavori di costruzione della Betel. In seguito il terreno venne occupato dai soldati. Tuttavia, quando nel 2000 i soldati lasciarono definitivamente la proprietà, i funzionari locali la divisero in piccoli appezzamenti che vendettero illegalmente agli occupanti. Al presente l’area è occupata abusivamente da centinaia di persone. Il problema non è stato ancora risolto.

[Testo in evidenza a pagina 229]

“Ora non sentiremo mai più parlare dei testimoni di Geova nel [Congo]”

[Testo in evidenza a pagina 249]

“Stavi per morire, ma la tua religione ti ha salvato la vita!”

[Riquadro a pagina 168]

Panoramica del Congo (Kinshasa)

Il paese: La Repubblica Democratica del Congo, situata a cavallo dell’equatore, è sei volte più grande del vicino Congo (Brazzaville). Quasi tutta la parte settentrionale del paese è ricoperta da foreste pluviali tropicali così fitte che raramente la luce del sole raggiunge il suolo. Nella parte orientale ci sono montagne e vulcani attivi. La parte occidentale si estende per 37 chilometri lungo la costa dell’Oceano Atlantico.

La popolazione: I 55 milioni di abitanti rappresentano oltre 200 gruppi etnici africani. Il 50 per cento della popolazione è di religione cattolica, il 20 per cento protestante, il 10 per cento kimbangista e il 10 per cento musulmana.

La lingua: Si parlano molte lingue. Anche se il francese è la lingua ufficiale, le lingue africane più diffuse sono lingala, kingwana, swahili, kikongo e tshiluba.

Le risorse economiche: Il Congo possiede grandi risorse naturali: petrolio, diamanti, oro, argento, uranio. Tuttavia a causa del recente conflitto le esportazioni sono diminuite drasticamente mentre il debito estero è aumentato. Le famiglie nelle zone rurali coltivano quasi tutti gli alimenti per il loro fabbisogno, tra cui manioca, mais e riso.

La fauna: Gli animali selvatici sono numerosi. Nelle foreste abbondano babbuini, gorilla e scimmie. Nelle aree più aperte vivono antilopi, leoni, leopardi, rinoceronti e zebre. Nei fiumi ci sono coccodrilli e ippopotami.

[Riquadro/Immagine a pagina 173 e 174]

Cercava la verità e la trovò

Henry Kanama era membro della Chiesa Evangelica di Luena, ma col tempo si rese conto che la sua religione non aveva la verità. Andava spesso in montagna per pregare e meditare. Lì incontrò un gruppo che asseriva di parlare con gli spiriti. Alcuni membri di questo gruppo gli dissero che non sapevano dove fosse Dio, ma che era lontano.

Henry cominciò a cercare il vero Dio. A suo tempo incontrò un uomo che gli diede una copia della rivista Svegliatevi! in francese. Non ci mise molto a riconoscere l’accento della verità biblica. Era proprio quello che cercava! Scrisse ai testimoni di Geova all’indirizzo indicato nella rivista e ben presto studiava la Bibbia per corrispondenza. Infine Henry, sua moglie Elisabeth e alcuni loro conoscenti scrissero per sapere come potevano battezzarsi. La lettera di risposta diceva loro di rivolgersi alle filiali dei paesi confinanti, molte delle quali però erano lontane.

Il piccolo gruppo composto da Henry ed Elisabeth, e da Hyppolite Banza e sua moglie, Julienne, decise di andare nella Rhodesia del Nord. Si rendevano conto che per approfondire la loro conoscenza della verità dovevano imparare il cibemba. Calcolarono la spesa e si trasferirono. Nel 1956, sei mesi dopo essersi trasferiti, si battezzarono.

Quello stesso anno tornarono nel Congo, dove parlarono con zelo della buona notizia ad altri. Nel 1961 Henry e alcuni suoi amici furono arrestati e messi in prigione. Vennero accusati di essere tra i seguaci del Kitawala che avevano ucciso un capo locale, il quale a sua volta aveva cospirato per l’uccisione di un altro capo locale. Naturalmente, queste accuse non potevano essere provate e, successivamente, vennero liberati.

Henry ed Elisabeth intrapresero il servizio di pioniere. In seguito diventarono pionieri speciali e poi prestarono servizio nella circoscrizione. Henry morì nel 1991, ma Elisabeth serve ancora come pioniera regolare. Uno dei loro figli, Ilunga, è sorvegliante di circoscrizione.

[Riquadro/Immagini a pagina 178]

Albert Luyinu, un testimone fedele

Albert ebbe i primi contatti con la verità nel 1951 tramite Simon Mampouya, un suo collega del Congo (Brazzaville). Fu il primo congolese a diventare dentista e a motivo della sua posizione sociale elevata non gli fu facile schierarsi dalla parte della verità. Lui e sua moglie si battezzarono nel 1954, dopo la celebrazione della Commemorazione. Il battesimo venne tenuto di notte perché a quel tempo l’opera era proscritta.

Dal 1958 al 1996 Albert fu il rappresentante legale dell’Associazione dei testimoni di Geova, l’ente giuridico locale dei Testimoni. A un matrimonio dovette tradurre il discorso pronunciato dal fratello Heuse davanti a un uditorio di 1.800 persone. Dapprima il discorso spiegava le responsabilità della moglie cristiana. Albert si sentì importante e orgoglioso mentre guardava la moglie e le altre sorelle presenti. Tuttavia quando vennero considerate le responsabilità del marito cristiano, diventò piccolo e umile. Al termine del discorso si sentiva piccolissimo!

[Immagine]

Albert ed Emilie Luyinu

[Riquadro/Immagine alle pagine 191-193]

Intervista con Pontien Mukanga

Nato: 1929

Battezzato: 1955

Profilo: È stato il primo sorvegliante di circoscrizione del Congo.

Nel 1955 andai in ospedale per un mal di denti. Dopo avermi curato il dentista, Albert Luyinu, mi mostrò Rivelazione 21:3, 4 che parla del tempo in cui il dolore non ci sarà più. Gli diedi il mio indirizzo e quella sera Albert venne a trovarmi. Feci rapido progresso spirituale e mi battezzai quello stesso anno.

Nel 1960 fui nominato sorvegliante di circoscrizione per l’intero Congo. Il servizio nella circoscrizione non era facile. Viaggiavo per giorni, a volte per settimane, nella parte posteriore di camion stracarichi, su strade in pessime condizioni e sotto il sole cocente. Di notte ero tormentato dalle zanzare. Spesso il camion si rompeva e dovevo aspettare che venisse riparato. Camminavo da solo lungo sentieri privi di segnaletica e a volte mi perdevo.

Una volta visitai una città nel Congo settentrionale, accompagnato da Leon Anzapa. Stavamo percorrendo in bicicletta i 120 chilometri che ci separavano da un’altra città. Smarrimmo la strada e dovemmo dormire in un pollaio. I parassiti dei polli ci pungevano, per cui il proprietario del locale accese un piccolo fuoco sebbene non ci fossero finestre.

Durante la notte scoppiò una zuffa tra il figlio del proprietario e altri vicini. Presto anche il proprietario fu coinvolto nella rissa. Sapevamo che se fosse stato sconfitto, ci saremmo trovati nei guai. Quella notte non dormimmo per niente a causa degli insetti, del fumo e della rissa.

Prima dell’alba ce la svignammo sulle nostre biciclette, ma dopo pochi chilometri ci perdemmo di nuovo. Continuammo il viaggio per tutto il giorno, seguendo una strada abbandonata. Verso la fine della giornata eravamo esausti e affamati e Leon cadde dalla bicicletta. Andò a sbattere con il viso contro un masso, tagliandosi il labbro superiore. Sanguinava molto, ma proseguimmo finché arrivammo in un villaggio. Vedendo Leon, gli abitanti del villaggio volevano sapere chi l’aveva ferito. Spiegammo che era caduto dalla bicicletta ma non ci credettero e accusarono me. Non dormimmo neppure quella notte; Leon non stava bene e gli abitanti del villaggio parlavano di farmi del male per punizione. Il mattino seguente proseguimmo e finalmente arrivammo in un villaggio dove fu possibile ricevere cure mediche. Disinfettarono il labbro di Leon e suturarono la ferita con sei punti. Dopo aver viaggiato per altri 80 chilometri arrivammo a Gemena, dove infine lasciai Leon perché fosse curato in un piccolo ospedale. Proseguii da solo per tornare da mia moglie, dopo di che scendemmo a valle continuando a lavorare lungo il fiume fino a Kinshasa.

Spesso Pontien viaggiava in compagnia della moglie, Marie, che morì nel 1963. Nel 1966 Pontien si risposò e continuò a servire nella circoscrizione fino al 1969. È ancora nel servizio a tempo pieno come pioniere regolare.

[Riquadro/Immagine alle pagine 195 e 196]

Intervista con François Danda

Nato: 1935

Battezzato: 1959

Profilo: Fu sorvegliante di circoscrizione dal 1963 al 1986, poi servì alla Betel del Congo dal 1986 al 1996. Attualmente è anziano e pioniere speciale.

Nel 1974 stavo visitando una congregazione a Kenge, nella regione di Bandundu, quando militanti del partito al potere mi arrestarono insieme ad altri sei fratelli. Principalmente, eravamo accusati di non partecipare alle cerimonie politiche in onore del capo dello stato. Ci misero in una cella di due metri per due senza finestre. Non potevamo sederci o stenderci, ma solo appoggiarci l’uno all’altro. Ci permettevano di uscire solo due volte al giorno e rimanemmo in quella cella per 45 giorni. Quando mia moglie, Henriette, seppe dell’accaduto, partì da Kinshasa e fece un viaggiò di 290 chilometri per venirmi a trovare. Tuttavia le permisero di vedermi solo una volta alla settimana.

Un giorno il pubblico ministero venne in visita alla prigione e fu tenuta una cerimonia patriottica in suo onore. Tutti, tranne noi, cantarono inni politici e ripeterono gli slogan del partito. Il pubblico ministero era furioso e mi intimò di ordinare agli altri sei fratelli di cantare. Risposi dicendo che non avevo autorità su di loro e che loro dovevano decidere se cantare o meno. Perciò fui picchiato.

Più tardi fummo caricati nella parte posteriore di un fuoristrada. Due soldati vennero con noi per sorvegliarci mentre il pubblico ministero viaggiava accanto all’autista. Eravamo diretti a Bandundu, la capitale dell’omonima regione. Il veicolo viaggiava a grande velocità. Dissi ai fratelli di reggersi bene e cominciai a pronunciare una preghiera. Proprio mentre stavo finendo la preghiera, il fuoristrada prese una curva a velocità eccessiva e si ribaltò. Fatto sorprendente, non ci furono morti né feriti. Sentimmo che Geova ci aveva protetto. Appena rimettemmo a posto il veicolo, il pubblico ministero ordinò che i due soldati ci riaccompagnassero in carcere a piedi. Il veicolo proseguì per Bandundu.

Quando arrivammo al carcere, i soldati informarono le autorità dell’accaduto e chiesero che fossimo liberati. Il direttore del carcere rimase molto colpito e pensò come noi che Dio ci aveva protetto. Passammo alcuni giorni in una cella regolare e ci fu permesso di stare nel cortile con gli altri detenuti. Poi fummo rilasciati.

Dopo aver prestato servizio per 24 anni nella circoscrizione, François e Henriette furono invitati alla Betel. Dieci anni dopo furono nominati pionieri speciali. Henriette morì il 16 agosto 1998.

[Riquadro/Immagine alle pagine 200-202]

Intervista con Michael Pottage

Nato: 1939

Battezzato: 1956

Profilo: Michael e sua moglie, Barbara, hanno servito come missionari nel Congo per 29 anni e ora sono alla Betel della Gran Bretagna. Michael è anziano in una congregazione di lingua lingala a Londra.

Comunicare fu la nostra prima difficoltà. Prima dovemmo imparare a parlare correntemente il francese, la lingua ufficiale del Congo. Ma quello fu solo l’inizio. Nel Katanga imparammo il swahili; nel Kananga dovemmo imparare bene il tshiluba, e quando fummo mandati a Kinshasa imparammo il lingala.

Tutto questo risultò molto utile. Per prima cosa, i fratelli facevano amicizia più facilmente con noi mentre ci sforzavamo di comunicare con loro. I nostri sforzi erano considerati una prova di amore sincero e di interesse per loro. Un secondo beneficio lo avemmo nel ministero, che diventò più significativo. La prima reazione del padrone di casa che ci sentiva parlare nella sua lingua era spesso di stupore, seguito da soddisfazione e poi rispetto, nonché dal desiderio di ascoltare quello che avevamo da dire.

Quando viaggiavamo nel distretto, la conoscenza delle lingue locali ci salvò da situazioni che avrebbero potuto essere pericolose. I posti di blocco dei militari e quelli del partito erano comuni nei periodi di crisi ed erano i luoghi adatti per estorcere denaro. Gli stranieri in particolare venivano considerati un bersaglio facile e redditizio. Se venivamo fermati a un posto di blocco, salutavamo i soldati nella lingua locale. Ciò li faceva indietreggiare sorpresi. Chiedevano le nostre generalità. Quando andavamo oltre il semplice saluto e spiegavamo con precisione nella loro lingua cosa facevamo, di solito reagivano favorevolmente, chiedevano le pubblicazioni e ci auguravano di fare buon viaggio con la benedizione di Dio.

Molte volte l’amore altruistico manifestato dai fratelli africani ci ha commosso profondamente. Per tanti anni lo stato del Congo ebbe un sistema politico retto da un partito unico che si opponeva attivamente e a volte con violenza a chi era neutrale come i testimoni di Geova. In questo clima politico viaggiavamo con la jeep nel distretto, servendo i fratelli alle assemblee.

Ricordo bene un’assemblea. Durante la sessione pomeridiana dell’ultimo giorno, il capo locale del partito venne dietro al podio. Era ubriaco e scurrile e voleva salire sul podio per dire ai presenti che dovevano comprare la tessera del partito. Siccome non glielo permettemmo lui si infuriò e ci lanciò insulti gridando e dicendo che i testimoni di Geova erano contro il governo e che dovevano essere messi in prigione. Alcuni fratelli riuscirono a farlo desistere. Se ne andò gridando che ci avrebbe denunciato e poi sarebbe ritornato per bruciare la nostra jeep e dar fuoco alla capanna di paglia dove alloggiavamo. Sapevamo che non era una semplice minaccia.

I fratelli furono meravigliosi. Invece di scappare per il timore, si raccolsero intorno a noi, incoraggiandoci a confidare in Geova e a lasciare le cose nelle sue mani. Poi a turno sorvegliarono la capanna e la jeep per tutta la notte. Fu un’esperienza molto commovente. Non solo i fratelli furono pronti a dare la vita per proteggerci ma furono anche disposti a rischiare qualsiasi brutalità poteva essere commessa dopo la nostra partenza a causa del rifiuto di sostenere il partito. Non abbiamo mai dimenticato questa dimostrazione di altruistico amore cristiano oltre a tante altre incoraggianti espressioni di amore che abbiamo ricevuto durante gli anni trascorsi nel Congo.

[Riquadro/Immagine alle pagine 211-213]

Intervista con Terence Latham

Nato: 1945

Battezzato: 1964

Profilo: Missionario per 12 anni. Ha imparato francese, lingala e swahili. Ora presta servizio in Spagna con la moglie e due figli.

Io e Raymond Knowles arrivammo a Kisangani nel 1969. Allora la città aveva circa 230.000 abitanti ed era il capoluogo della provincia nord-orientale del Congo.

Che caloroso benvenuto ricevemmo dai pochi proclamatori e dai molti interessati della zona! Ci ricoprirono di doni: papaie, ananas e banane, oltre a frutta tropicale che non avevamo mai visto prima. Alcuni portarono polli vivi e tartarughe. Samuel Tshikaka ci diede benignamente alloggio a casa sua. Ben presto, comunque, prendemmo in affitto un bungalow. A noi si aggiunsero Nicholas e Mary Fone e Paul e Marilyn Evans. Come eravamo felici! Insieme rimettemmo a nuovo e tinteggiamo la prima casa missionaria di Kisangani. Era soffocata da viti selvatiche ed erba alta, e durante le pulizie stanammo due civette zibetto dall’attico. In seguito, Peter e Ann Barnes vennero a stare in questa casa missionaria insieme ad Ann Harkness, che era diventata mia moglie.

Durante i primi quattro anni di predicazione a Kisangani imparammo il lingala e il swahili e ci avvicinammo alle persone ospitali e amichevoli del posto. Avevamo tantissimi studi e per farli dovevamo lavorare dalla mattina presto fino alla sera tardi. Negli anni trascorsi a Kisangani vedemmo il gruppo di neanche dieci proclamatori crescere fino a diventare otto congregazioni.

Una volta mentre viaggiavamo sulla strada lungo il fiume Ituri, qualcuno di noi notò un accampamento di pigmei. Eravamo ansiosi di predicare agli abitanti. Alcuni studiosi dicono che i pigmei considerano la foresta come un padre o una madre perché provvede loro cibo, indumenti e riparo. Di conseguenza i pigmei considerano sacra la foresta e credono di poter entrare in comunione con essa mediante una cerimonia che chiamano molimo. Questa cerimonia prevede danze e canti intorno al fuoco. Ad accompagnare le danze c’è la tromba molimo, un lungo tubo di legno, che gli uomini suonano producendo musica e versi simili a quelli degli animali.

Rimanemmo affascinati dall’insediamento di questa popolazione nomade, che di solito resta in un posto per circa un mese. L’accampamento era composto da capanne ad alveare costruite con arboscelli e foglie. Le capanne hanno un solo ingresso e possono essere costruite in due ore o anche meno. C’è spazio solo per poche persone rannicchiate. Alcuni bambini ci avvicinavano per toccarci la pelle e i capelli; non avevano mai visto dei bianchi. Che privilegio fu predicare a queste amichevoli persone della foresta! Ci dissero che avevano già incontrato dei Testimoni che erano venuti nei loro accampamenti da villaggi vicini.

[Riquadro/Immagine alle pagine 215 e 216]

Intervista con David Nawej

Nato: 1955

Battezzato: 1974

Profilo: È il fratello congolese che da più tempo presta servizio alla Betel del Congo. È anche membro del Comitato di Filiale.

Nel 1976 fu una sorpresa ricevere la lettera con cui venivo invitato alla Betel. Nella lettera erano sottolineate le parole “urgente” e “immediatamente”. Vivevo a Kolwezi, a circa 2.450 chilometri da Kinshasa. Non fu facile andare via da casa, ma volevo rispondere come Isaia: “Eccomi! Manda me”. — Isa. 6:8.

Quando arrivai alla Betel i fratelli mi mostrarono una macchina da scrivere e mi chiesero se sapevo usarla. Risposi che facevo il sarto e sapevo usare la macchina da cucire e non quella da scrivere. Comunque, mi impegnai e imparai a scrivere a macchina. Allora lavorai nel Reparto Traduzione e nel Reparto Servizio.

Più tardi fui trasferito all’ufficio Corrispondenza. Una parte del lavoro consisteva nell’esaminare i tagliandi acclusi alle nostre pubblicazioni e spediti all’ufficio. Di solito venivano richieste altre pubblicazioni. Spesso mi chiedevo come reagivano le persone quando ricevevano la letteratura biblica. So cosa successe nel caso di due giovani che fecero rapido progresso. Successivamente iniziarono il servizio continuo e poi diventarono pionieri speciali. Quando furono invitati alla Betel, uno di loro diventò il mio compagno di stanza.

A volte le persone scrivevano per chiedere soldi. Era stata preparata una lettera in cui con tatto si spiegava la natura volontaria della nostra opera e si incoraggiava il destinatario a studiare la Bibbia. Tempo fa, un fratello mi disse che aveva accettato la verità grazie a una lettera del genere. Me la mostrò. Anni prima aveva scritto alla Betel chiedendo del denaro. Aveva reagito favorevolmente all’incoraggiamento ricevuto e aveva accettato la verità.

In seguito mi occupai di questioni legali. Una volta aiutai alcuni fratelli accusati di non portare il distintivo del partito. Mi feci coraggio e dissi alle autorità: “Cosa prova un distintivo? Abbiamo appena finito una guerra civile e tutti i vostri nemici portavano il distintivo. Il distintivo non significa niente, non è una garanzia di ciò che pensa veramente un individuo. Quello che conta veramente è cosa uno prova nell’intimo. I testimoni di Geova sono cittadini che non scateneranno mai la guerra civile. Questo atteggiamento rispettoso nei confronti della legge è molto più importante di un distintivo”. I fratelli vennero liberati. Geova ci aiutò sempre in tali situazioni.

Sono alla Betel da oltre 27 anni. Anche se ho qualche problema di salute e non ho una grande istruzione, mi sforzo per essere ancora impiegato da Geova. Alla Betel ci sono tuttora bisogni urgenti e immediati!

[Riquadro/Immagine alle pagine 219 e 220]

Intervista con Godfrey Bint

Nato: 1945

Battezzato: 1956

Profilo: Diplomato della 47classe di Galaad. Ha prestato servizio nel Congo per 17 anni ed ora è membro del Comitato di Filiale del Ruanda. Parla francese, inglese, lingala, swahili e tshiluba.

Nel 1973 ero nel servizio di campo a Kananga con un fratello del posto. Le autorità piombarono nella casa dove stavamo tenendo uno studio biblico e ci arrestarono. Passammo in carcere le due settimane successive, durante le quali il mio compagno missionario, Mike Gates, ci portò da mangiare, dato che in carcere non ci davano niente. Infine venimmo rilasciati. Tre mesi dopo, il giorno in cui io e Mike dovevamo prendere l’aereo per assistere a un’assemblea internazionale in Inghilterra, venimmo a sapere che tutti i fratelli di una congregazione vicina erano stati arrestati. Volevamo vederli e portare loro del cibo. Con nostra sorpresa, quando chiedemmo di visitare i fratelli, un magistrato ordinò il nostro arresto. Mentre aspettavamo la camionetta che doveva portarci in prigione, sentimmo il rumore del nostro aereo che decollava. Potete immaginare la nostra tristezza!

Quando arrivammo alla prigione, riconobbi molti detenuti che avevo visto tre mesi prima, durante la mia detenzione. Poiché il compagno che mi aveva portato da mangiare ora era con me in prigione, i detenuti chiesero: “Chi ti porterà da mangiare questa volta?”

Rispondemmo che ci avrebbero pensato i fratelli, ma i carcerati scossero la testa increduli. Sapevano che non c’erano altri Testimoni europei nella zona. Come furono sorpresi il giorno dopo, quando i fratelli congolesi portarono così tanto cibo che potemmo darne anche agli altri detenuti! Fu una meravigliosa testimonianza della nostra fratellanza internazionale e dell’amore che ci unisce. Quei cari fratelli che ci avevano portato da mangiare rischiarono di essere imprigionati per questo. Cinque giorni dopo venimmo rilasciati. Prendemmo quindi l’aereo per l’Inghilterra e arrivammo giusto in tempo per l’assemblea.

[Riquadro/Immagine alle pagine 224-226]

Intervista con Nzey Katasi Pandi

Nata: 1945

Battezzata: 1971

Profilo: Da nubile ha servito intrepidamente in territori difficili e, in seguito, ha accompagnato il marito nella circoscrizione dal 1988 al 1996. Svolge attualmente il servizio speciale a tempo pieno a Kinshasa.

Nel 1970 stavo leggendo la Bibbia quando bussarono alla mia porta a Kinshasa. Era un uomo con un figlio piccolo. Il bambino mi parlò della Bibbia e mi chiese di aprirla in Matteo 24:14. Credevo di essere molto religiosa ma non riuscivo a trovare il versetto. Il bambino mi aiutò e facemmo un’interessante conversazione.

L’uomo vide che ero interessata e mi invitò all’adunanza della domenica seguente. Si teneva dietro la casa di un fratello, perché l’opera di testimonianza era proscritta. Mi piacque il discorso e rimasi allo studio Torre di Guardia. Quella stessa sera i fratelli vennero a casa mia e iniziarono a studiare con me.

Col tempo mi battezzai e intrapresi il servizio a tempo pieno. Lessi nel Ministero del Regno che c’era bisogno di predicatori in altre parti del paese. Chiesi se potevo andare a Kenge, nella provincia di Bandundu. I fratelli mi dissero di sì, ma mi avvertirono che lì alcuni erano stati arrestati. Pensai: “Non potranno arrestare tutti”. Quindi decisi di andare.

Arrivai di sera e fui felice di sapere che il sorvegliante di circoscrizione, François Danda, stava visitando la congregazione. Il mattino dopo andai all’adunanza per il servizio di campo solo per scoprire che François e diversi altri fratelli erano stati arrestati. Il capo della polizia voleva parlarmi. Disse: “Sappiamo che lei è testimone di Geova. Se vuole può restare a Kenge, ma se la vediamo in giro con la sua borsa l’arrestiamo”.

La gente del posto era molto indispettita dal comportamento del capo della polizia e dei suoi agenti. Sapevano che i testimoni di Geova non facevano male a nessuno. Le persone dicevano che gli agenti dovevano combattere la criminalità, visto il gran numero di malviventi liberi, e non perdere tempo con i testimoni di Geova. Infine i fratelli vennero rilasciati.

Nel 1975 fui nominata pioniera speciale e andai in molte città e villaggi, rimanendo due o tre settimane in ogni località. Dopo non molto si formarono sei gruppi di interessati, per cui scrissi alla filiale chiedendo che venissero mandati fratelli che se ne prendessero cura.

Conobbi Jean-Baptiste Pandi, pure lui pioniere speciale. In passato avevo parlato con i missionari riguardo al matrimonio e al servizio a tempo pieno. Mi avevano detto che se volevo rimanere per molto tempo nel servizio a tempo pieno, avrei avuto meno difficoltà se non avessi avuto figli. Jean-Baptiste fu d’accordo e ci sposammo. Le persone credono che i figli garantiscano la sicurezza quando si invecchia. Comunque i tempi sono cambiati e conosco diversi genitori che sono rimasti molto delusi. Io e Jean-Baptiste non siamo rimasti minimamente delusi.

Nel corso degli anni abbiamo visto molte persone accettare la verità. Sono particolarmente felice della mia famiglia. Ho aiutato non solo mio padre e mia madre, ma anche i miei quattro fratelli e mia sorella ad accettare la verità.

Il Salmo 68:11 dice: “Le donne che annunciano la buona notizia sono un grande esercito”. Ciò significa che noi sorelle abbiamo una grande responsabilità e dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per assolverla. Sono molto grata a Geova, che mi ha permesso di prendere parte a quest’opera.

[Riquadro a pagina 240]

Traduzione del cibo spirituale

Anche se il francese è la lingua ufficiale del Congo, il lingala è la lingua più diffusa a Kinshasa e lungo il fiume Congo. Benché non abbia un vocabolario ricco, il lingala ha alcune espressioni molto significative. Per esempio, il verbo “pentirsi” è reso con la locuzione kobongola motema, che letteralmente significa “voltare il cuore”. Un’altra espressione che ha relazione con il cuore e i sentimenti è kokitisa motema, letteralmente “mettere giù il cuore”, o in altre parole, “calmarsi”.

La Torre di Guardia viene tradotta in lingala da decenni. Attualmente le pubblicazioni vengono tradotte nelle seguenti lingue parlate nel Congo: kiluba, kinande, kipende, kisonge, kituba, lingala, lingombe, lomongo, mashi, monokutuba, ngbaka, otetela, swahili (Congo), tshiluba e uruund.

[Riquadro a pagina 247]

Zelante benché disabile

Richard ha vent’anni, è paralitico ed è costretto a letto da 15 anni. Può muovere solo la testa. Tuttavia nel gennaio 1997 è diventato proclamatore non battezzato. Richard predica regolarmente a quelli che gli fanno visita. Quando parla, la sua voce trasmette convinzione. In media dà testimonianza 10 ore al mese. Il 12 aprile 1998 è stato portato con la barella a un torrente non lontano da casa sua dove ha potuto battezzarsi. Ora è in grado di assistere regolarmente alle adunanze. Inoltre sta insegnando la verità a un suo parente che frequenta le adunanze cristiane e sta facendo un buon progresso. Benché sia fisicamente debole, questo fratello è stato reso potente dallo spirito di Dio.

[Riquadro a pagina 248]

‘Non facciamo parte del mondo’

Un giorno Esther, che ha 12 anni, rimase sorpresa quando a scuola il maestro disse che ogni alunno doveva alzarsi e cantare davanti alla classe l’inno nazionale. Quando arrivò il suo turno, Esther disse rispettosamente al maestro che non poteva farlo. Lasciamo che sia lei stessa a raccontare ciò che accadde:

“Il maestro era arrabbiato. Gli chiesi se potevo cantare qualcos’altro e lui acconsentì. Cantai il cantico ‘Non facciamo parte del mondo’. Il maestro invitò tutta la classe ad applaudire e i miei compagni lo fecero.

“Dopo la lezione, il maestro mi chiamò in disparte e disse che il cantico gli era veramente piaciuto, in modo particolare il testo. Aggiunse: ‘Voi testimoni di Geova siete davvero separati dal mondo. Anche la tua condotta in classe lo dimostra’.

“Pure una mia compagna rimase molto colpita. Cominciò a farmi domande e io le rispondevo. Alla fine dell’anno dovemmo separarci, ma la incoraggiai a cercare i testimoni di Geova nella zona dove si sarebbe trasferita. Fu quanto fece e ora è una sorella”.

[Riquadro a pagina 251]

L’onestà reca onore a Dio

Un fratello lavorava in una fabbrica. Un giorno, a causa di un errore commesso durante il suo turno di lavoro, alcune apparecchiature si danneggiarono e il direttore decise di licenziare tutti. Diede loro lo stipendio e li mandò via. Quando arrivò a casa, il fratello notò che aveva ricevuto 500 franchi (poco più di un euro) in più, per cui tornò in fabbrica per restituire i soldi. Colse l’opportunità per dare testimonianza e il direttore fu così colpito dall’onestà del fratello che gli chiese di continuare a lavorare per lui.

[Prospetto/Grafico alle pagine 176 e 177]

CONGO (KINSHASA) — DATE NOTEVOLI

1932: Effettuati tentativi per mandare testimoni di Geova nel Congo.

1940

1949: Ufficializzate mediante decreto le restrizioni imposte sulle attività dei testimoni di Geova.

1960

1960: Il Congo ottiene l’indipendenza, comincia un periodo di tolleranza religiosa.

1962: Stabilita la filiale a Léopoldville (oggi Kinshasa). Arrivano i primi missionari.

1966: Concesso il riconoscimento giuridico ai testimoni di Geova.

1971: Revocato il riconoscimento giuridico.

1980

1980: Concesso nuovamente il riconoscimento giuridico.

1986: Vietata l’attività dei testimoni di Geova.

1990: Riconosciuta ufficiosamente la libertà religiosa.

1993: La Corte Suprema annulla il divieto del 1986. Comincia la costruzione della nuova filiale.

2000

2003: 122.857 proclamatori fanno rapporto nel Congo (Kinshasa).

[Grafico]

(Vedi l’edizione stampata)

Totale dei proclamatori

Totale dei pionieri

120.000

80.000

40.000

1940 1960 1980 2000

[Cartine a pagina 169]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

SUDAN

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

REPUBBLICA DEL CONGO

BRAZZAVILLE

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Isiro

Bumba

Fiume Congo

Kisangani

Goma

Bukavu

Bandundu

KINSHASA

KASAI

Kenge

Kikwit

Matadi

Kananga

Mbuji-Mayi

KATANGA

Kamina

Luena

Kolwezi

Likasi

Lubumbashi

ANGOLA

ZAMBIA

[Immagine a tutta pagina a pagina 162]

[Immagine a pagina 185]

Hélène, Ernest e Danielle Heuse a Kinshasa negli anni ’60

[Immagini a pagina 186]

Le scene del battesimo alle assemblee internazionali nel film “La felicità della Società del Nuovo Mondo” colpirono molti spettatori congolesi

[Immagine a pagina 199]

Madeleine e Julian Kissel

[Immagine a pagina 205]

Luoghi di adunanza semplici venivano costruiti in tutto il paese

[Immagine a pagina 207]

La filiale di Kinshasa nel 1965

[Immagine a pagina 208]

Assemblea a Kolwezi nel 1967

[Immagine a pagina 209]

La cattiva condizione delle strade rendeva difficili i viaggi

[Immagine a pagina 221]

L’assemblea di distretto “Amore divino” a Kinshasa nel 1980 fu la prima grande assemblea dopo otto anni

[Immagine a pagina 223]

Molti camminano per giorni portandosi dietro cibo e averi per assistere alle assemblee

[Immagine a pagina 228]

L’assemblea di distretto “Manteniamo l’integrità!” tenuta a Kinshasa nel dicembre 1985, proprio tre mesi prima che l’opera fosse proscritta

[Immagine a pagina 230]

Durante il periodo della proscrizione i fratelli sopportarono la prigionia e brutali percosse

[Immagine a pagina 235]

Zekaria Belemo, un sorvegliante di circoscrizione, visita un gruppo di fratelli profughi del Sudan

[Immagini a pagina 237]

Per trasportare la letteratura lungo le difficili strade del paese vengono usati veicoli resistenti

[Immagine a pagina 238]

La prima classe della Scuola di Addestramento per il Ministero nel Congo (Kinshasa) nel 1995

[Immagine a pagina 241]

Gisela e Sébastien Johnson

[Immagine a pagina 243]

In questa casa di Kinshasa vivono dodici missionari

[Immagini alle pagine 244 e 245]

Distribuzione degli aiuti umanitari arrivati dall’Europa nel 1998

[Immagini a pagina 246]

Sorveglianti viaggianti come Ilunga Kanama (in basso a sinistra) e Mazela Mitelezi (a sinistra nel riquadro) affrontano molte difficoltà nelle zone dilaniate dalla guerra

[Immagini alle pagine 252 e 253]

(1) Betel di Kinshasa

(2-4) Sale del Regno costruite recentemente

(5) Un fratello partecipa alla costruzione di una Sala del Regno

[Immagine a pagina 254]

Comitato di Filiale, da sinistra verso destra: Peter Wilhjelm, Benjamin Bandiwila, Christian Belotti, David Nawej, Delphin Kavusa, Robert Elongo, Sébastien Johnson e Uno Nilsson