Vai direttamente al contenuto

Vai direttamente all’indice

Sudafrica

Sudafrica

Sudafrica

QUANDO camminate per le strade movimentate di una città del Sudafrica, non potete fare a meno di notare la grande varietà di colori della pelle, che vanno dal nero ebano al bianco latte. Fra i rumori del traffico udite la gente conversare in una miriade di lingue. Torreggianti palazzi di uffici vi proteggono dal sole cocente mentre passate davanti a venditori di frutta, oggetti artigianali e vestiti. Volendo, potete fermarvi per farvi tagliare i capelli da un barbiere che lavora per strada.

In mezzo a tanta varietà, in una popolazione di oltre 44 milioni di abitanti, è difficile dire chi è il tipico sudafricano. I neri autoctoni, che costituiscono quasi il 75 per cento dell’intera popolazione, comprendono zulù, xhosa, sotho, pedi e tswana, nonché diversi altri gruppi più piccoli. La popolazione bianca è formata perlopiù da persone di lingua inglese o afrikaans, discendenti dai colonizzatori olandesi che si stabilirono qui a metà del XVII secolo, seguiti dagli ugonotti francesi. I colonizzatori inglesi arrivarono agli inizi del XIX secolo.

C’è anche una consistente comunità indiana: i discendenti dei lavoratori che prestavano la loro opera nelle piantagioni di canna da zucchero del Natal (che ora fa parte del KwaZulu-Natal). Dato il miscuglio di razze e culture, il Sudafrica (Repubblica Sudafricana) è stato appropriatamente soprannominato “nazione arcobaleno”.

In passato i rapporti interrazziali erano tesi, e la politica dell’apartheid veniva condannata dalla comunità internazionale. Negli ultimi anni lo smantellamento dell’apartheid e l’instaurazione di un governo eletto democraticamente hanno incontrato il favore degli osservatori.

Ora tutte le razze possono mescolarsi liberamente e frequentare qualsiasi locale pubblico, come un cinema o un ristorante. Una persona, non importa di che razza, può andare a vivere dove vuole, sempre che abbia i mezzi per farlo.

Comunque, svanito l’entusiasmo iniziale, era inevitabile che sorgessero delle domande. Fino a che punto il nuovo governo avrebbe riparato alle ingiustizie dell’apartheid? Quanto tempo ci sarebbe voluto? Sono passati oltre dieci anni, ma i problemi gravi rimangono. Fra i grossi problemi a cui il governo deve far fronte ci sono la crescente criminalità, un tasso di disoccupazione del 41 per cento e i circa cinque milioni di sieropositivi. Molti si sono resi conto che nessun governo umano può eliminare del tutto questi mali e hanno cercato la soluzione altrove.

UN AMBIENTE STUPENDO

Nonostante i problemi del paese, i turisti sono affascinati dalle sue bellezze naturali. Le numerose attrazioni turistiche includono belle spiagge assolate, superbe montagne e svariati itinerari escursionistici. Nelle città si trovano negozi e ristoranti di livello internazionale. Anche il clima mite contribuisce a fare del Sudafrica un’ambita meta turistica.

La fauna selvatica, caratterizzata da una grande varietà, esercita un forte richiamo. Il paese vanta circa 200 specie di mammiferi, 800 specie di uccelli e 20.000 tipi di piante da fiore. Sono moltissimi coloro che visitano le riserve naturali, come il rinomato Kruger National Park, dove si possono vedere allo stato libero i famosi “big five”, i cinque animali selvaggi di grosse dimensioni dell’Africa: l’elefante, il rinoceronte, il leone, il leopardo e il bufalo.

La visita a una delle tante foreste sudafricane è un’esperienza indimenticabile. In un ambiente riparato e tranquillo si possono ammirare strane felci, licheni e fiori, come pure uccelli e insetti esotici. Davanti a un magnifico podocarpo, un albero colossale, si rimane incantati, specie se si pensa che questo gigante è nato da un minuscolo seme. Alcuni di questi alberi possono superare i 50 metri di altezza ed essere millenari.

Da un secolo comunque si semina e si coltiva in questo paese un altro tipo di seme. È la buona notizia del Regno di Dio, che viene piantata nel cuore della gente. Il salmista paragonò quelli che la accolgono a grossi alberi, poiché scrisse: “Il giusto stesso fiorirà come la palma; come il cedro del Libano, egli crescerà”. (Sal. 92:12) Questi giusti vivranno molto più a lungo dei più vecchi podocarpi, poiché Geova promette loro la vita eterna. — Giov. 3:16.

I PRIMI SEMI GERMOGLIANO

Nel XIX secolo il paese fu sconvolto da guerre e conflitti politici. La scoperta dei diamanti e dell’oro nella seconda metà del secolo ebbe conseguenze di vasta portata. A questo riguardo in un suo libro sul Sudafrica Allister Sparks spiega: “Dall’oggi al domani [la scoperta] trasformò un paese dedito alla pastorizia in un paese industriale, spingendo la popolazione a spostarsi dalla campagna in città e cambiandone la vita”. — The Mind of South Africa.

I primi semi della verità biblica arrivarono in Sudafrica nel 1902 nei bagagli di un ecclesiastico venuto dall’Olanda. In una cassa aveva alcune pubblicazioni degli Studenti Biblici, come si chiamavano allora i testimoni di Geova. Queste pubblicazioni finirono nelle mani di Frans Ebersohn e Stoffel Fourie, che vivevano a Klerksdorp. I due si resero conto che ciò che leggevano era la verità e cominciarono a dare testimonianza ad altri. Più di 80 componenti della famiglia Fourie, nell’arco di cinque generazioni, e parecchi discendenti della famiglia Ebersohn sono diventati dedicati servitori di Geova. Un discendente di Fourie presta attualmente servizio alla Betel del Sudafrica.

Nel 1910 arrivò in Sudafrica William W. Johnston, proveniente da Glasgow, in Scozia, con il compito di aprire una filiale degli Studenti Biblici. Il fratello Johnston, che all’epoca doveva avere poco più di 30 anni, era una persona equilibrata e affidabile. La filiale da lui istituita si trovava in una stanzetta in un edificio di Durban. A questo ufficio fu affidato un territorio vastissimo, praticamente tutta l’Africa a sud dell’equatore.

In quei primi anni la buona notizia metteva radice principalmente tra i bianchi. All’epoca le pubblicazioni degli Studenti Biblici erano disponibili in olandese e in inglese, e solo anni dopo alcune vennero tradotte nelle lingue locali. Col tempo l’opera progredì in seno a questi quattro gruppi: bianchi, neri, coloureds * e indiani.

A partire dal 1911 si registrò un certo progresso nelle comunità nere del paese. Johannes Tshange tornò nella sua città natale di Ndwedwe, vicino a Durban. Aveva una certa conoscenza della verità biblica e parlava ad altri di ciò che sapeva. Servendosi degli Studi sulle Scritture in inglese conduceva regolarmente studi biblici con un gruppetto di persone, che a quanto pare divenne la prima congregazione nera del Sudafrica.

Il gruppo attirò l’attenzione del clero locale. Membri della Chiesa Metodista Wesleyana parlarono con i componenti del gruppo per verificare se aderivano alle dottrine della chiesa. Essi risposero che insegnavano ciò che era scritto nella Bibbia, ma dopo molte discussioni furono scomunicati dalla chiesa. Il fratello Johnston si mise in contatto con loro e li visitò regolarmente per tenere adunanze e offrire il proprio aiuto. Benché gli Studenti Biblici fossero pochi, si faceva molto nell’opera di predicazione. Secondo un rapporto del 1912, quell’anno furono distribuiti 61.808 volantini. Inoltre alla fine del 1913 c’erano 11 giornali in Sudafrica che pubblicavano in quattro lingue i sermoni di Charles T. Russell, un noto Studente Biblico.

I SERVITORI DI DIO AUMENTANO DURANTE GLI ANNI DELLA GUERRA

Il 1914 fu un anno importante per il piccolo gruppo di servitori di Geova in Sudafrica, come lo fu per quelli di tutto il mondo. Molti si aspettavano di ricevere allora la ricompensa celeste. Nel suo rapporto annuale inviato alla sede mondiale di Brooklyn, a New York, il fratello Johnston scrisse: “Nell’ultimo rapporto annuale avevo espresso la speranza che la prossima volta avremmo fatto rapporto alla sede oltre il velo [in cielo]. Quella speranza non si è realizzata”. Tuttavia aggiunse: “L’anno trascorso è stato il più intenso della storia della mietitura in Africa”. Quasi tutti si resero conto che c’era altro lavoro da fare e furono felici di prendervi parte. Il rapporto relativo al 1915 rispecchiava l’accresciuto entusiasmo, poiché indicava che erano state distribuite 3.141 copie di Studi sulle Scritture, circa il doppio dell’anno precedente.

Uno che trovò la verità in quel periodo fu Japie Theron, un abile avvocato. In un giornale di Durban lesse un articolo che parlava degli scritti pubblicati decenni prima dagli Studenti Biblici. L’articolo indicava che gli avvenimenti in corso dal 1914 erano stati predetti nella serie di libri Studi sulle Scritture, che spiegavano le profezie bibliche. Japie scrisse: “Desideravo tanto avere quei libri, e dopo averli cercati invano per tutte le librerie, infine ne ottenni una serie scrivendo alla filiale di Durban. Mi si aprirono gli occhi! Che gioia fu capire le ‘cose nascoste’ contenute nella Bibbia!” In seguito Japie si battezzò e con zelo fece conoscere ad altri la verità della Bibbia finché, nel 1921, morì prematuramente di malattia.

Nell’aprile 1914 si tenne a Johannesburg la prima assemblea sudafricana degli Studenti Biblici Internazionali. Dei 34 presenti, 16 si battezzarono.

Nel 1916 arrivò il “Fotodramma della Creazione”, che fu bene accolto in tutto il paese. Il quotidiano Cape Argus riferì: “Il successo di questa magnifica serie di filmati biblici premia la lungimiranza dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici e l’impegno profuso per portarla in questo paese”. L’effetto che il “Fotodramma della Creazione” ebbe sul campo non fu subito percettibile, tuttavia la proiezione attrasse grandi folle e in breve tempo diede una buona testimonianza in una vasta area. Il fratello Johnston percorse circa 8.000 chilometri per proiettarlo in tutto il paese.

Con la morte del fratello Russell quello stesso anno, l’opera di predicazione in Sudafrica subì una temporanea battuta d’arresto, come del resto avvenne altrove. Alcuni mal sopportarono i cambiamenti che si dovettero fare dopo la sua scomparsa e seminarono dissenso nelle congregazioni che frequentavano. Per esempio a Durban il grosso della congregazione andò via e tenne adunanze separate. Si chiamarono “Associated Bible Students”. Rimasero solo 12 componenti della congregazione originale, perlopiù sorelle. Questo mise Henry Myrdal, un adolescente battezzato da poco, in una situazione difficile. Suo padre si era unito all’opposizione, mentre sua madre era rimasta con la congregazione, anche se ridotta. Dopo aver riflettuto attentamente e pregato, Henry decise di non lasciare la congregazione. Come spesso accade in questi casi, il gruppo dissidente ebbe vita breve.

Nel 1917 la filiale fu trasferita da Durban a Città del Capo. L’aumento dei proclamatori era costante. Si calcola che all’epoca ci fossero dai 200 ai 300 Studenti Biblici di origine europea oltre a diverse fiorenti congregazioni in seno alla popolazione nera.

Quell’anno la filiale del Sudafrica fece questo rapporto: “Sebbene non abbiamo nessuna pubblicazione nelle lingue native, la comprensione che i fratelli nativi hanno della presente verità è fenomenale. Possiamo solo dire: ‘È l’opera del Signore, ed è meravigliosa ai nostri occhi’”. Alcuni fratelli del Niassa (ora Malawi) vennero in Sudafrica per motivi di lavoro e aiutarono molti nel campo dei neri a diventare discepoli. Tra quei fratelli c’erano James Napier e McCoffie Nguluh.

INTREPIDI DIFENSORI DELLA VERITÀ

In quei primi anni il piccolo gruppo di evangelizzatori difendeva intrepidamente la verità. A Nylstroom, nel Transvaal settentrionale (ora provincia di Limpopo), due ragazzi che andavano a scuola lessero l’opuscolo Cosa dicono le Scritture circa l’inferno? (inglese). Furono entusiasti di apprendere la verità sui morti. Uno di loro, Paul Smit, * disse: “Nylstroom fu messa in agitazione come se fosse stata colpita da un uragano quando noi due, semplici studenti, dicemmo apertamente che le dottrine della chiesa erano false. In breve tutti parlavano di questa nuova religione. Il clero naturalmente non si smentì, poiché come sempre mise in falsa luce e perseguitò i servitori di Dio. Per mesi, addirittura per anni, le loro prediche settimanali si incentrarono su questa ‘falsa religione’”. Ciò nonostante nel 1924 a Nylstroom c’era un gruppetto di 13 attivi proclamatori.

Nel 1917 Piet de Jager studiava teologia all’università di Stellenbosch. Un suo compagno di studi leggeva le pubblicazioni degli Studenti Biblici e ne parlava ad altri. Questo preoccupava le autorità ecclesiastiche, che chiesero a Piet de Jager di parlare al suo compagno e di invitarlo ad assistere a uno studio biblico settimanale organizzato dall’Associazione degli Studenti Cristiani. Il risultato fu ben diverso da quello che le autorità si aspettavano, poiché Piet stesso accettò la verità. Dopo aver discusso inutilmente con i suoi professori sull’anima, sull’inferno e su altri punti, lasciò l’università.

In seguito fu organizzato un dibattito pubblico tra Piet e Dwight Snyman, un teologo della Chiesa Riformata Olandese, a cui assisterono 1.500 studenti. Il fratello Attie Smit descrisse così l’avvenimento: “Piet inchiodò questo erudito su ogni punto e dimostrò con la Bibbia che la chiesa insegnava dottrine non bibliche. Uno studente, nel riassumere la sua opinione, ha detto: ‘Se non fossi stato dell’idea che Piet de Jager si sbagliava avrei giurato che aveva ragione, perché provava ogni cosa con i versetti della Bibbia!’”

SEMINA IN ALTRE COMUNITÀ

Mentre visitava la cittadina di Franschhoek vicino a Stellenbosch, il fratello Johnston si mise in contatto con alcuni coloureds che abitavano lì. Anni prima un insegnante del posto, Adam van Diemen, aveva lasciato la Chiesa Riformata Olandese e aveva formato un piccolo gruppo religioso. Il fratello Johnston gli fece visita e il signor Van Diemen prese alcune pubblicazioni per sé e per i suoi amici.

Van Diemen e alcuni suoi amici accettarono la verità e si diedero da fare per trasmettere ad altri ciò che imparavano. Questo diede il via alla diffusione della buona notizia del Regno tra i coloureds. G. A. Daniels, un diciassettenne, conobbe la verità in quel periodo e dedicò il resto della sua vita al servizio di Geova.

Qualche anno dopo anche David Taylor, un fratello coloured, partecipò con zelo alla diffusione della verità biblica tra la popolazione coloured. Aveva iniziato a studiare la Bibbia con gli Studenti Biblici quando aveva 17 anni. Nel 1950 fu nominato sorvegliante di circoscrizione con l’incarico di visitare in tutto il paese le congregazioni e i gruppi isolati coloured, che allora erano già 24. Questo significava viaggiare molto in treno e in autobus.

PROGRESSO TEOCRATICO IN TEMPI DIFFICILI

Nel 1918 al fratello Johnston fu affidata la sorveglianza dell’opera di predicazione del Regno in Australia, e Henry Ancketill fu nominato sorvegliante della filiale in Sudafrica. Era stato membro dell’assemblea legislativa del Natal. Adesso era in pensione, e benché non fosse più tanto giovane assolse bene il suo incarico per i successivi sei anni.

Nonostante le agitazioni durante gli anni della guerra e i cambiamenti avvenuti nell’organizzazione, continuava a esserci aumento poiché molti accettavano con entusiasmo la verità della Bibbia. Nel 1921 Christiaan Venter, responsabile di una squadra di operai delle ferrovie, notò un foglio di carta incastrato sotto un binario. Era un volantino pubblicato dagli Studenti Biblici. Lo lesse e corse dal genero, Abraham Celliers. Christiaan disse: “Abraham, oggi ho trovato la verità!” I due si procurarono altre pubblicazioni bibliche e le studiarono attentamente. Divenuti entrambi Testimoni, aiutarono molti a conoscere la verità, e oggi più di cento loro discendenti sono testimoni di Geova.

ULTERIORE ESPANSIONE

Nel 1924 fu inviata una macchina da stampa a Città del Capo. Dalla Gran Bretagna vennero inoltre due fratelli per dare una mano: Thomas Walder, che divenne sorvegliante della filiale, e George Phillips, * che qualche anno dopo gli succedette nello stesso incarico. Il fratello Phillips fu sorvegliante di filiale per quasi 40 anni e contribuì molto a incrementare e stabilizzare l’opera del Regno in Sudafrica.

L’opera di evangelizzazione ricevette un maggiore impulso nel 1931 con la risoluzione di adottare il nome Testimoni di Geova. Quell’anno uscì l’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo contenente il testo completo di tale risoluzione. Fu distribuito in tutto il paese e si fece in modo di consegnarne una copia a ogni ecclesiastico, politico e importante uomo d’affari del territorio.

UNA NUOVA FILIALE

Nel 1933 la filiale si trasferì in locali più grandi presi in affitto a Città del Capo e vi rimase fino al 1952. A quel tempo la famiglia Betel contava 21 membri. Quei primi beteliti erano ospitati nelle case dei fratelli e da lì ogni giorno si recavano a lavorare nell’ufficio e nella tipografia. La mattina prima di iniziare il lavoro si riunivano nello spogliatoio della tipografia per trattare la scrittura del giorno. Dopo di che recitavano in coro la preghiera del “Padrenostro”.

Alcuni abitavano troppo lontano e non tornavano a casa per il pranzo. Per mangiare ricevevano uno scellino e sei pence (pari a 15 centesimi sudafricani). Bastavano per comprarsi un piatto di purè di patate e una salsiccetta al buffet della stazione ferroviaria oppure una pagnotta e un po’ di frutta.

Nel 1935 Andrew Jack, un esperto tipografo, fu mandato nella filiale di Città del Capo per dare una mano in tipografia. Era uno scozzese magro e gioviale, e in precedenza aveva svolto il servizio a tempo pieno nei paesi baltici, Lituania, Lettonia ed Estonia. Una volta arrivato in Sudafrica, Andrew si procurò altri macchinari per la stampa e ben presto la tipografia con un singolo operatore funzionava a pieno regime. La prima macchina da stampa automatica, una Frontex, fu installata nel 1937. Per oltre 40 anni sfornò milioni di volantini e moduli nonché riviste in afrikaans.

Andrew rimase alla Betel del Sudafrica per il resto della sua vita. Anche quando era molto avanti con gli anni dava un ottimo esempio alla famiglia Betel partecipando appieno e con regolarità al ministero di campo. Questo fedele fratello unto terminò la sua vita terrena nel 1984, all’età di 89 anni, dopo 58 anni di devoto servizio.

GRANDE CRESCITA DURANTE GLI ANNI DELLA GUERRA

La seconda guerra mondiale non ebbe ripercussioni così drammatiche sul Sudafrica come le ebbe sull’Europa, anche se in effetti diversi sudafricani combatterono in Africa e in Italia. Si faceva molta propaganda alla guerra per suscitare il consenso popolare e attirare reclute. Nonostante l’intenso e diffuso spirito patriottico di quel periodo, l’anno di servizio 1940 vide un nuovo massimo di 881 proclamatori, ovvero un aumento del 58,7 per cento rispetto al massimo di 555 raggiunto l’anno precedente.

Nel gennaio 1939 uscì il primo numero di Consolazione (ora Svegliatevi!) in afrikaans. Era la prima rivista che veniva stampata dai testimoni di Geova in Sudafrica. La composizione tipografica veniva eseguita a mano, ed era un procedimento lento. Ben presto si decise di pubblicare La Torre di Guardia in afrikaans. Benché allora i fratelli non se ne rendessero conto, quella decisione fu provvidenziale se si considerano gli sviluppi che ebbero luogo in Europa. Furono installate una linotype e una piegatrice, e il primo numero uscì il 1° giugno 1940.

Fino ad allora i lettori afrikaans avevano ricevuto La Torre di Guardia dai Paesi Bassi in olandese, dato che le due lingue sono simili. Ma all’improvviso nel maggio 1940, dopo che Hitler ebbe invaso i Paesi Bassi, la filiale fu chiusa. Comunque in Sudafrica si era già iniziato a stampare La Torre di Guardia in afrikaans, per cui i fratelli non ne persero neppure un numero. La distribuzione mensile delle riviste salì a 17.000 copie.

PROGRESSO MALGRADO LA CENSURA

Nel 1940, in seguito alle pressioni esercitate dai capi religiosi della cristianità e all’apprensione che la nostra posizione neutrale suscitava nel governo, le copie della Torre di Guardia e di Consolazione spedite in abbonamento vennero sequestrate dalla censura. Fu diramato un annuncio ufficiale che vietava questi periodici, e interi carichi di riviste e altre pubblicazioni provenienti dall’estero vennero confiscati al loro arrivo.

Ciò nonostante i fratelli continuarono a ricevere puntualmente il cibo spirituale. In qualche modo una copia della Torre di Guardia in inglese riusciva ad arrivare alla filiale, dove veniva composta e stampata. George Phillips scrisse: “Quando era in vigore il divieto avemmo . . . la prova più straordinaria dell’amorevole cura e della protezione di Geova per il suo popolo. Non perdemmo mai un numero della Torre di Guardia. Spesso ci arrivava una sola copia di un certo numero. Talvolta a rifornirci del necessario era un abbonato di una delle due Rhodesie [ora Zambia e Zimbabwe] o dell’Africa Orientale Portoghese [ora Mozambico] o di qualche remota fattoria sudafricana, oppure era un turista che con la nave faceva scalo a Città del Capo”.

Nell’agosto 1941 tutta la posta in uscita dalla filiale venne sequestrata dalle autorità della censura senza nessuna spiegazione. In seguito quello stesso anno il ministro dell’Interno ordinò la confisca di tutte le nostre pubblicazioni che erano nel paese. Un giorno alle dieci del mattino arrivò alla filiale con dei furgoni un gruppo di agenti della polizia investigativa con l’intenzione di portare via tutta la letteratura. Il fratello Phillips esaminò il mandato e notò che non era del tutto conforme alle norme. I libri non erano elencati per nome, cosa che secondo la gazzetta ufficiale era obbligatoria.

Allora il fratello Phillips chiese agli agenti di attendere; intanto prese contatto con un avvocato e presentò alla corte suprema una richiesta urgente affinché il ministro dell’Interno fosse diffidato dal confiscare la letteratura. La sua richiesta fu accolta. A mezzogiorno si ottenne la diffida e la polizia se ne andò a mani vuote. Cinque giorni dopo, il ministro ritirò il mandato e pagò le nostre spese legali.

La battaglia legale ingaggiata in seguito alla proibizione della nostra letteratura andò avanti per alcuni anni. I fratelli nascondevano le pubblicazioni nelle loro case. Anche se ne avevano di meno per il campo, ne facevano saggio uso e prestavano i libri a chi voleva studiare la Bibbia. In quel periodo molti accettarono la verità.

Verso la fine del 1943 fu nominato un nuovo ministro dell’Interno. Fu presentata una domanda perché il divieto fosse abolito, e venne accolta. Ai primi del 1944 il divieto fu tolto e furono consegnate alla filiale le grandi scorte di letteratura che erano state confiscate dalle autorità.

Gli oppositori della vera adorazione erano riusciti a fermare l’opera di predicazione del Regno? Le cifre dell’anno di servizio 1945 indicano che Geova aveva benedetto il servizio devoto dei suoi fedeli servitori e l’opera aveva fatto passi da gigante. Una media di 2.991 proclamatori aveva distribuito 370.264 copie delle nostre pubblicazioni e condotto 4.777 studi biblici. Questo era un bell’aumento rispetto al massimo di 881 proclamatori del 1940.

BENEFÌCI DELL’ADDESTRAMENTO TEOCRATICO

Nel 1943, con l’istituzione del Corso di Ministero Teocratico (l’attuale Scuola di Ministero Teocratico), diversi fratelli ricevettero l’addestramento necessario per diventare oratori pubblici e molti altri divennero efficaci nel ministero di campo. Nel 1945, quando c’era un buon numero di oratori qualificati, ebbe inizio una campagna di adunanze pubbliche. I fratelli annunciavano i discorsi usando foglietti d’invito e cartelloni.

All’epoca Piet Wentzel * era un giovane pioniere. Ripensando a quei primi anni, narra: “Fui trasferito a Vereeniging, e Frans Muller era il mio compagno. Prima che iniziassimo la nostra campagna di adunanze pubbliche nel luglio 1945, preparai due dei quattro discorsi che si dovevano tenere. Ogni giorno all’ora di pranzo scendevo al fiume e per un’ora parlavo al fiume e agli alberi; provai i discorsi per un mese intero prima di sentirmi abbastanza sicuro da rivolgermi a un uditorio”. Al primo discorso che si tenne a Vereeniging furono presenti 37 interessati. Vennero poste così le basi della congregazione che si formò in seguito.

Dopo essere stato sorvegliante viaggiante per molti anni, Piet, insieme a sua moglie Lina, fu invitato alla Betel. Ora fa parte del Comitato di Filiale, è sempre zelante nel ministero ed è ancora un appassionato studioso della Bibbia. Lina è mancata il 12 febbraio 2004, dopo aver servito Geova a tempo pieno per 59 anni.

AIUTO AMOREVOLE

Un’altra innovazione introdotta in base alle direttive della sede mondiale di Brooklyn fu la nomina di servitori dei fratelli, i precursori degli odierni sorveglianti di circoscrizione. Ricevevano questo incarico uomini non sposati che avevano buona salute e molte energie per sostenere l’intenso programma di attività.

Inizialmente le congregazioni più grandi ricevevano visite della durata di due o tre giorni, mentre i gruppi più piccoli di un giorno soltanto, ragion per cui questi fratelli viaggiavano moltissimo. Usavano soprattutto i mezzi pubblici e spesso prendevano il treno o l’autobus a orari scomodi. Durante la visita facevano un attento esame delle registrazioni della congregazione, ma il loro principale obiettivo era quello di trascorrere tempo nel campo con i fratelli e addestrarli nel ministero.

Tra i servitori dei fratelli nominati nel 1943 c’era Gert Nel, che aveva conosciuto la verità nel 1934 quando insegnava in una scuola del Transvaal settentrionale. Aiutò un gran numero di proclamatori, e molti ricordano ancora il suo fedele servizio. Alto e magro e dall’aspetto piuttosto severo, era uno zelante difensore della verità. Era conosciuto per la sua memoria straordinaria, ma nutriva anche grande amore per la gente. Svolgeva il servizio dalle sette del mattino alle sette o alle otto di sera, senza interruzione. Per i suoi spostamenti come sorvegliante viaggiante prendeva il treno in qualsiasi ora del giorno o della notte; trascorreva alcuni giorni con una congregazione, a seconda della sua grandezza, e poi si trasferiva in un’altra. Andava avanti così, una settimana dopo l’altra. Fu invitato alla Betel nel 1946 come traduttore afrikaans e lì continuò a svolgere fedelmente il suo servizio fino alla sua morte nel 1991. Fu l’ultimo fratello unto a far parte della famiglia Betel del Sudafrica. Altri fedeli fratelli unti, George Phillips, Andrew Jack e Gerald Garrard, avevano terminato la loro vita terrena tra il 1982 e il 1985.

NON SI RISPARMIAVANO

I servitori di Geova sono molto grati dei servizi resi dai sorveglianti viaggianti e dalle rispettive mogli, che si prodigano per rafforzare spiritualmente le congregazioni. Per esempio Luke Dladla, che fu nominato sorvegliante di circoscrizione nel 1965 e che adesso è pioniere regolare, ha detto: “Ora, nel 2006, io ho 81 anni e mia moglie ne ha 68, ma siamo ancora in grado di salire e scendere dalle montagne e di attraversare fiumi per diffondere la buona notizia nel nostro territorio. Abbiamo trascorso oltre 50 anni nel campo”.

Andrew Masondo, che fu nominato sorvegliante di circoscrizione nel 1954, ha detto: “Nel 1965 fui mandato nel Botswana, e per me fu come fare il missionario. Nel paese c’era la carestia perché non pioveva da tre anni. Io e mia moglie Georgina provammo cosa significa andare a letto senza cena e svolgere il ministero di campo la mattina senza aver fatto colazione. Di solito facevamo un solo pasto, a mezzogiorno.

“Quando tornai in Sudafrica fui nominato sorvegliante di distretto e addestrato da Ernest Pandachuk. Queste furono le sue ultime parole prima che ci separassimo: ‘Non ti innalzare mai al di sopra dei fratelli, ma sii come la spiga di grano che quando è matura china il capo e mostra il suo abbondante frutto’”.

LA PRIMA ASSEMBLEA DI CIRCOSCRIZIONE

Nell’aprile 1947 si tenne a Durban la prima assemblea di circoscrizione del Sudafrica. Milton Bartlett, diplomato della 5classe di Galaad e primo missionario venuto in Sudafrica, descrive quale impressione ebbe dei fratelli che parteciparono a quell’assemblea: “Fu emozionante vedere il comportamento dei Testimoni neri. Erano così puliti, silenziosi e ordinati, così sinceri e desiderosi di imparare dell’altro sulla verità, assai desiderosi di partecipare al servizio di campo”.

Poiché l’interesse tra la popolazione nera continuava ad aumentare, si fece di più per aiutarla. Il primo numero della Torre di Guardia in zulù fu quello del 1° gennaio 1949. Fu riprodotto con un piccolo ciclostile nella filiale di Città del Capo. Non era una rivista attraente e dai colori vivaci come lo è oggi, ma conteneva prezioso cibo spirituale. Nel 1950 vennero istituiti corsi di alfabetizzazione in sei lingue. Grazie a questi corsi centinaia di fratelli e sorelle volenterosi hanno imparato a leggere la Parola di Dio da soli.

Con il progresso dell’opera di evangelizzazione sorse la necessità di avere luoghi adatti per le adunanze. Nel 1948 un pioniere fu mandato a Strand, vicino a Città del Capo, dove ebbe il privilegio di organizzare la costruzione della prima Sala del Regno in Sudafrica. Una sorella locale offrì il denaro necessario. George Phillips disse: “Se potessi, metterei le ruote alla nuova sala e la porterei in giro per il paese per incoraggiare i fratelli a costruire altre Sale del Regno”. Dovevano passare ancora diversi anni prima che la costruzione di Sale del Regno fosse organizzata a livello nazionale.

RISULTATI INCORAGGIANTI NELLE COMUNITÀ INDIANE

Tra il 1860 e il 1911 furono fatti venire dall’India lavoratori a contratto per le piantagioni di canna da zucchero del Natal. Molti di loro rimasero anche dopo che era scaduto il contratto di lavoro; in tal modo si stabilì nel paese una popolazione indiana piuttosto numerosa, che ora è di oltre un milione di abitanti. L’interesse per la verità biblica in seno alle comunità indiane iniziò a manifestarsi poco dopo il 1950.

Velloo Naicker nacque nel 1915. Era il quarto di nove figli e i suoi genitori, che lavoravano in una piantagione di canna da zucchero, erano devoti indù. Il suo interesse fu destato dalle lezioni bibliche che si tenevano a scuola, e quando fu un po’ più grande qualcuno gli regalò una Bibbia. La leggeva tutti i giorni e la finì in quattro anni. Velloo scrisse: “Mi piacque Matteo 5:6. Quando lo lessi capii che Dio è felice se una persona è affamata di verità e di giustizia”.

Infine Velloo fu contattato da un Testimone e iniziò a studiare la Bibbia. Fu tra i primi indiani del Sudafrica a battezzarsi, nel 1954. La comunità indù in cui allora viveva ad Actonville, nel Gauteng, era molto contraria ai testimoni di Geova, e una persona in vista addirittura lo minacciò di morte. A motivo della sua netta presa di posizione a favore della verità, Velloo perse il suo lavoro di direttore di una lavanderia a secco. Ciò nonostante continuò a servire Geova fedelmente fino alla morte, avvenuta nel 1981. Il suo splendido esempio portò frutto, poiché attualmente oltre 190 suoi familiari di quattro generazioni, inclusi parenti acquisiti, servono Geova.

Gopal Coopsammy aveva 14 anni quando per la prima volta sentì parlare della verità da suo zio Velloo. “Velloo parlò della Bibbia con alcuni di noi ragazzi, sebbene io non avessi uno studio biblico”, ricorda. “Poiché ero indù, per me la Bibbia era un libro sconosciuto. Ma quel po’ che lessi mi parve ragionevole. Un giorno vidi che Velloo andava a uno studio di libro di congregazione. Gli chiesi se potevo andare con lui, ed egli acconsentì. Da allora ho sempre frequentato le adunanze. Volevo approfondire la mia conoscenza della Bibbia, perciò andai nella biblioteca pubblica e trovai alcune pubblicazioni dei testimoni di Geova. Incontrai molta opposizione da parte della mia famiglia, ma ricordavo sempre le parole di Salmo 27:10: ‘Nel caso che il mio proprio padre e la mia propria madre davvero mi lasciassero, pure Geova stesso mi accoglierebbe’. Mi battezzai nel 1955, all’età di 15 anni”.

Gopal è sorvegliante che presiede nella congregazione di cui ora fa parte insieme a sua moglie Susila. Hanno aiutato circa 150 persone a diventare dedicati servitori di Geova. Quando è stato chiesto loro come ci sono riusciti, lui ha spiegato: “Nella nostra zona abitavano molti familiari; io ho dato loro testimonianza, e alcuni hanno apprezzato il messaggio. Inoltre lavoravo in proprio, e questo mi permetteva di avere tempo libero da dedicare al ministero. Ho fatto il pioniere per quattro anni, mi sono impegnato a fondo nel ministero e sono stato diligente nel rivisitare chiunque mostrasse interesse”.

AMORE E PAZIENZA DANNO FRUTTI

Doreen Kilgour e Isabella Elleray si diplomarono a Galaad rispettivamente nel 1956 e nel 1957. Hanno svolto il servizio per 24 anni nella comunità indiana di Chatsworth, alla periferia di Durban.

Descrivendo l’opera in quel territorio, Doreen narra: “Dovevamo avere pazienza. Alcuni non avevano mai sentito parlare di Adamo ed Eva. La gente era ospitale. Gli indù pensano che non sia giusto far rimanere qualcuno sulla porta. Ci dicevano: ‘Prendete il tè e poi andate’, volendo dire che dovevamo bere un tè prima di andare alla casa successiva. Dopo un po’ ci sembrava di annegare nel tè. Ogni volta che un indiano lasciava le sue radicate credenze religiose e diventava un adoratore di Geova per noi era un miracolo”.

Isabella raccontava questa esperienza: “Mentre svolgevo il ministero di campo parlai a un uomo che accettò le riviste. Sua moglie Darishnie, che era appena tornata dalla chiesa, gli si avvicinò con il bambino in braccio. Facemmo una bella conversazione e presi accordi per tornare a visitarli. Darishnie però non era mai a casa. In seguito mi rivelò che il pastore le aveva detto di andarsene quando io andavo a trovarla. Così, secondo lui, io avrei capito che non era interessata. Poi io andai in Inghilterra a trovare i miei, e mentre ero lì continuavo a pensare a Darishnie. Al mio ritorno in Sudafrica andai a trovarla. Volle sapere dov’ero stata, e disse: ‘Ero convinta che tu pensassi che non ero interessata. Sono tanto felice di rivederti’. Iniziammo a studiare, benché il marito non si unisse a noi. Era una studentessa diligente e a suo tempo si battezzò.

“Secondo la sua religione, la donna sposata deve portare al collo un ciondolo d’oro appeso a una cordicella gialla. Si chiama tali, e la donna può toglierselo solo alla morte del marito. Quando volle cominciare a partecipare all’opera di predicazione, Darishnie capì che doveva togliersi il tali. Mi chiese cosa doveva fare. Le consigliai di chiedere prima al marito e di vedere la sua reazione. Lei glielo chiese, ma lui non volle che se lo togliesse. Le dissi di essere paziente, di aspettare un po’ e di tornare a chiederglielo quando lui fosse stato di buon umore. Alla fine lui le permise di toglierselo. Incoraggiavamo le persone che studiavano la Bibbia con noi a usare tatto e a mostrare rispetto per gli insegnamenti indù ma nello stesso tempo a prendere posizione a favore della verità biblica. In tal modo evitavano di urtare inutilmente la suscettibilità degli amici e dei parenti, che a loro volta trovavano più facile accettare il cambiamento di religione degli studenti biblici”.

Quando fu chiesto loro cosa le aveva aiutate a perseverare per tanti anni in qualità di missionarie, Doreen disse: “Imparammo ad amare queste persone. Ci immergemmo nel nostro compito di missionarie e ci piaceva davvero”. Isabella aggiunse: “Ci siamo fatte tanti cari amici. Ci è dispiaciuto lasciare quel territorio, ma ora non godiamo più di buona salute. Abbiamo accettato con gratitudine il benevolo invito a svolgere il servizio alla Betel”. Isabella è mancata il 22 dicembre 2003.

Dato che a causa dell’età non riuscivano più ad assolvere il loro incarico e nello stesso tempo a gestire la casa missionaria, anche gli altri missionari che svolgevano il servizio a Chatsworth sono stati trasferiti alla Betel. Si tratta di Eric e Myrtle Cooke, Maureen Steynberg e Ron Stephens, che ora è deceduto.

UN GRANDE LAVORO DI COSTRUZIONE

Quando Nathan Knorr e Milton Henschel della sede mondiale di Brooklyn visitarono il Sudafrica nel 1948, si decise di acquistare un terreno a Elandsfontein, nei pressi di Johannesburg, per costruirvi la casa Betel e la tipografia. La costruzione fu portata a termine nel 1952. Per la prima volta i membri della famiglia Betel potevano vivere insieme sotto lo stesso tetto. Furono installati molti nuovi macchinari per la stampa, tra cui una macchina da stampa piana. La Torre di Guardia usciva in otto lingue e Svegliatevi! in tre.

Nel 1959 la casa Betel e la tipografia vennero ampliate. La parte aggiunta era più grande di quella originale. Vi fu installata una macchina da stampa Timson nuova, la prima rotativa della filiale.

Il fratello Knorr invitò quattro giovani fratelli del Canada, Bill McLellan, Dennis Leech, Ken Nordin e John Kikot, a trasferirsi in Sudafrica per dare una mano nel lavoro di stampa. Arrivarono nel novembre 1959. Bill McLellan e sua moglie Marilyn sono ancora alla Betel del Sudafrica, mentre John Kikot e sua moglie Laura ora sono alla Betel di Brooklyn. Ken Nordin e Dennis Leech sono rimasti in Sudafrica e hanno messo su famiglia. Continuano a dare un ottimo contributo al progresso degli interessi del Regno. Attualmente i due figli di Ken prestano servizio nella Betel del Sudafrica.

La Betel ampliata e i nuovi macchinari vennero usati appieno per curare il crescente interesse manifestato dagli abitanti del paese. Nel 1952 il numero dei proclamatori in Sudafrica superò i 10.000. Alla fine del 1959 quella cifra era salita a 16.776.

PRESERVATA L’UNITÀ CRISTIANA SOTTO L’APARTHEID

Per capire quali problemi incontravano i fratelli sotto l’apartheid è utile sapere come veniva attuata questa politica. La legge permetteva a neri, bianchi (di origine europea), coloureds (di sangue misto) e indiani di lavorare in città negli stessi edifici, come fabbriche, uffici e ristoranti. Ma la notte ciascun gruppo razziale doveva tornare nel proprio quartiere. Le diverse razze venivano quindi tenute separate per quanto riguardava gli alloggi. Tutti gli edifici dovevano avere mense e servizi igienici separati per i bianchi e per la gente di altre razze.

Quando fu costruita la prima filiale a Elandsfontein, le autorità non permisero che i fratelli neri, coloured e indiani abitassero con i fratelli bianchi negli stessi edifici. A quel tempo la maggioranza dei fratelli alla Betel erano bianchi perché era difficile per quelli di altre razze ottenere il permesso di lavorare in città. Comunque alla Betel c’erano 12 fratelli e sorelle neri e coloured, soprattutto traduttori delle lingue locali. Il governo diede il permesso di costruire a parte, dietro l’edificio principale, cinque stanze in cui alloggiare questi fratelli. Ma poi, quando le leggi dell’apartheid vennero applicate con più rigore, il permesso fu revocato e i nostri fratelli furono costretti a recarsi ogni giorno al più vicino quartiere nero, distante una ventina di chilometri, e alloggiare in un pensionato per uomini. Le due sorelle di colore erano ospitate nello stesso quartiere presso famiglie di Testimoni.

La legge non permetteva a questi beteliti nemmeno di mangiare nella stessa sala da pranzo insieme ai loro fratelli bianchi, e gli ispettori della locale amministrazione comunale stavano attenti a qualsiasi infrazione. I fratelli bianchi però non sopportavano l’idea di mangiare per conto loro. Perciò sostituirono i vetri trasparenti della sala da pranzo con vetri opachi in modo che all’ora dei pasti l’intera famiglia potesse stare insieme indisturbata.

Nel 1966 George Phillips ritenne necessario lasciare la Betel a motivo della salute cagionevole di sua moglie Stella. L’incarico di sorvegliante di filiale fu affidato a Harry Arnott, un fratello capace, che lo assolse per due anni. Dal 1968 il sorvegliante di filiale e poi il coordinatore del Comitato di Filiale è stato Frans Muller. *

ESPLODE LA BOMBA BLU

Il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna uscì all’assemblea di distretto del 1968. Affettuosamente soprannominato la bomba blu, servì di sprone nel campo. Fino ad allora il Reparto Spedizioni aveva mandato ogni anno alle congregazioni circa 90.000 libri, ma durante l’anno di servizio 1970 ne inviò 447.000.

Nel 1971 il fratello Knorr visitò ancora il Sudafrica. Nel frattempo la Betel era di nuovo diventata troppo piccola. Adesso la famiglia era composta da 68 membri. Si progettarono nuovi edifici e i fratelli offrirono di cuore i propri servizi e il denaro per realizzarli. La costruzione fu completata il 30 gennaio 1972. Altri lavori di ampliamento finirono nel 1978. Tutta questa espansione fu fonte di incoraggiamento e diede la certezza del sostegno di Geova poiché a quel tempo il popolo di Dio subiva crescenti pressioni da parte delle autorità governative.

MESSA ALLA PROVA LA NEUTRALITÀ

Nel maggio 1961 il Sudafrica uscì dal Commonwealth britannico e divenne una repubblica. Quello fu un periodo di agitazioni politiche e crescente violenza nel paese. Sperando di tenere la situazione sotto controllo, il governo in carica fomentò lo spirito nazionalistico, e negli anni che seguirono questo fu causa di difficoltà per i testimoni di Geova.

Per anni i testimoni di Geova erano stati esenti dal servizio militare. Le cose cambiarono alla fine degli anni ’60, quando il paese partecipò in maniera sempre più consistente alle operazioni militari in Namibia e Angola. In base alla nuova legislazione, ogni giovane bianco abile era soggetto all’obbligo del servizio militare. I fratelli che rifiutavano di svolgerlo venivano condannati a 90 giorni di detenzione in una prigione militare.

Mike Marx era insieme a un gruppo di fratelli detenuti ai quali era stato ordinato di indossare abiti militari ed elmetti. Mike ricorda: “Poiché non volevamo identificarci con l’esercito, rifiutammo. L’ufficiale in comando, un capitano, ci punì privandoci di certi privilegi e ci mise in isolamento, dandoci pochissimo da mangiare”. Questo voleva dire che i fratelli non potevano scrivere o ricevere lettere, né ricevere visite e nemmeno possedere materiale da leggere, eccetto la Bibbia. La nostra dieta, che si presumeva fosse per i detenuti irriformabili, consisteva di acqua e mezza pagnotta di pane al giorno per due giorni, seguiti da sette giorni col normale rancio prima di tornare a pane e acqua. Anche la cosiddetta dieta normale spesso lasciava a desiderare in quanto a qualità e quantità.

Fecero di tutto per infrangere l’integrità dei fratelli. Ognuno fu rinchiuso in una piccola cella. A un certo punto fu proibita la doccia, e a ciascuno furono dati un secchio da usare come gabinetto e un altro per lavarsi. Dopo un po’ fu di nuovo consentito di farsi la doccia.

“Un giorno in pieno inverno, dopo che avevamo fatto una doccia fredda”, ricorda Keith Wiggill, “le guardie ci tolsero i materassi e le coperte. Poiché non ci permettevano di indossare i nostri abiti civili, avevamo addosso solo un paio di pantaloncini e la maglietta. Passammo la notte su un asciugamano umido sul pavimento gelato di cemento. La mattina dopo il sergente maggiore si stupì vedendo com’eravamo allegri e in forma. Riconobbe che il nostro Dio aveva avuto cura di noi in quella gelida notte invernale”.

Poco prima che finissero di scontare i 90 giorni di carcere, i fratelli venivano di nuovo processati perché non volevano indossare la divisa o esercitarsi con gli altri prigionieri militari; quindi tornavano in carcere. Le autorità dissero chiaro e tondo che intendevano condannare ripetutamente i fratelli finché non avessero raggiunto i 65 anni di età, quando non sarebbero stati più idonei al servizio militare.

Nel 1972, dopo forti pressioni sia politiche che da parte dell’opinione pubblica, la legge cambiò. I fratelli venivano condannati a scontare un unico periodo di detenzione della stessa durata della ferma di leva. Inizialmente la condanna andava dai 12 ai 18 mesi. In seguito fu aumentata a tre anni e infine a sei anni. Col tempo le autorità fecero delle concessioni e permisero ai fratelli di tenere un’adunanza settimanale.

Nella prigione militare i fratelli non dimenticarono il comando di Cristo di fare discepoli. (Matt. 28:19, 20) Parlavano agli altri detenuti, alle guardie carcerarie e ad altre persone con cui venivano in contatto. Per un po’ ebbero il permesso di usare il sabato pomeriggio per diffondere la buona notizia scrivendo lettere.

A un certo punto le autorità militari ordinarono ai 350 Testimoni di prendere i pasti insieme agli altri 170 detenuti. La prigione militare divenne l’unico territorio in cui due persone su tre erano Testimoni, quindi poco dopo le autorità disposero che i fratelli mangiassero separatamente.

LE CHIESE E LA NEUTRALITÀ

Come reagirono le chiese della cristianità di fronte alla questione del servizio militare obbligatorio? Nel luglio 1974 il Consiglio Sudafricano delle Chiese (SACC) approvò una risoluzione sull’obiezione di coscienza, ma anziché attenersi all’aspetto religioso del problema, la risoluzione aveva chiari risvolti politici. Sosteneva l’obiezione di coscienza in base al fatto che l’esercito difendeva una “società ingiusta e discriminatoria” e stava quindi combattendo una guerra ingiusta. Le chiese afrikaans, come pure altre organizzazioni ecclesiastiche, non furono favorevoli alla risoluzione del SACC.

La Chiesa Riformata Olandese sosteneva il governo e le sue attività militari. Rigettò la risoluzione del SACC definendola una violazione di Romani capitolo 13. Pure contrari alla posizione del SACC erano i cappellani al servizio delle Forze Armate sudafricane, tra cui c’erano ecclesiastici di chiese appartenenti al SACC. In una dichiarazione congiunta i cappellani delle chiese di lingua inglese condannarono la risoluzione e aggiunsero: “Esortiamo ogni membro delle nostre chiese, e in special modo i giovani, a dare il proprio contributo alla difesa del paese”.

Per giunta, le singole chiese che facevano parte del SACC non assunsero un atteggiamento chiaro nei confronti della neutralità. A questo proposito un libro ammette: “Quasi tutte . . . tennero i loro fedeli all’oscuro delle rispettive posizioni, e di certo non li incoraggiarono a essere obiettori di coscienza”. (War and Conscience in South Africa) Il libro spiega che a motivo della forte reazione del governo alla risoluzione del SACC, appoggiata da rigide leggi, le chiese esitarono a ribadire le loro convinzioni: “I tentativi di obbligare la chiesa a seguire un programma d’azione costruttivo fallirono”.

Per contrasto, questo stesso libro riconosce: “La stragrande maggioranza degli obiettori di coscienza che furono messi in prigione erano testimoni di Geova”. E aggiunge: “I testimoni di Geova si concentrarono sul diritto dell’individuo di opporsi a qualsiasi guerra per motivi di coscienza”.

La posizione dei Testimoni era prettamente religiosa. Pur riconoscendo che “le autorità esistenti sono poste nelle loro rispettive posizioni da Dio”, i Testimoni rimangono politicamente neutrali. (Rom. 13:1) Sono in primo luogo fedeli a Geova, il quale rivela nella sua Parola, la Bibbia, che i suoi veri adoratori non avrebbero avuto niente a che fare con la guerra carnale. — Isa. 2:2-4; Atti 5:29.

Dopo che queste misure detentive erano state applicate per anni, fu chiaro che i testimoni di Geova non avrebbero rinunciato alla propria posizione neutrale per evitare maltrattamenti. Per giunta le prigioni militari erano sovraffollate ed erano oggetto di cattiva pubblicità. In ambito governativo alcuni facevano pressione perché si mandassero i fratelli nelle prigioni civili.

Alcune autorità militari bendisposte non erano d’accordo, in quanto rispettavano i nostri giovani fratelli per le loro alte norme morali. Se i fratelli fossero andati nelle prigioni civili avrebbero avuto la fedina penale sporca, e in più sarebbero anche stati esposti agli elementi peggiori della società, col rischio di essere violentati. Perciò si dispose che compissero il servizio civile alle dipendenze di ministeri non collegati con l’esercito. Quando negli anni ’90 la situazione politica del paese cambiò, il servizio di leva obbligatorio fu abolito.

Che effetto ebbe sui giovani fratelli il fatto di trascorrere in prigione lunghi periodi di tempo in un momento delicato della loro vita? Molti intensificarono il loro fedele servizio a Geova e saggiamente approfittarono di questa occasione per studiare la Parola di Dio e crescere sotto il profilo spirituale. “La mia permanenza nella prigione militare diede una svolta alla mia vita”, dice Cliff Williams. “La chiara prova della protezione e del sostegno di Geova durante la mia detenzione fu per me un incentivo a fare di più per promuovere gli interessi del Regno. Poco dopo il mio rilascio nel 1973 iniziai a svolgere il servizio di pioniere regolare e l’anno dopo entrai alla Betel, dove sono tuttora”.

Stephen Venter, che aveva 17 anni quando entrò nella prigione militare, ha detto: “Ero un proclamatore non battezzato con una conoscenza limitata della verità. La trattazione della scrittura del giorno che facevamo la mattina mentre pulivamo i pavimenti, le regolari adunanze e lo studio biblico che facevo con un fratello più esperto mi sostennero spiritualmente rendendomi la cosa sopportabile. Anche se ci furono dei momenti difficili, stranamente ne ho un ricordo vago. Infatti, i tre anni di detenzione furono forse i migliori della mia vita. Quell’esperienza mi aiutò a diventare uomo. Imparai a conoscere Geova, e questo mi spinse a intraprendere il servizio a tempo pieno”.

La detenzione ingiusta dei nostri fratelli diede buoni frutti. Gideon Benade, che li andava a visitare nelle prigioni militari, ha scritto: “Ripensando al passato, ci si rende conto di quale poderosa testimonianza sia stata data”. La perseveranza dei nostri fratelli e i molti servizi giornalistici sui processi e sulle condanne hanno lasciato una testimonianza indelebile della posizione neutrale dei testimoni di Geova, tale da impressionare i militari e il paese nel suo insieme.

L’INTEGRITÀ DEI FRATELLI NERI

Nei primi anni del regime di apartheid i fratelli neri non affrontarono le stesse prove dei fratelli bianchi per quanto riguardava la neutralità. I neri, ad esempio, non venivano chiamati sotto le armi. Quando però i gruppi politici neri cominciarono a contestare il regime dell’apartheid, i Testimoni neri subirono dure prove. Alcuni furono uccisi, altri picchiati, altri ancora dovettero scappare mentre le loro case e i loro possedimenti venivano dati alle fiamme, tutto perché non volevano infrangere la propria neutralità. Erano infatti decisi a ubbidire al comando di Gesù di ‘non fare parte del mondo’. — Giov. 15:19.

Alcuni gruppi politici esigevano che tutti nella loro zona acquistassero la tessera del partito. Rappresentanti di questi gruppi andavano nelle case a chiedere soldi per acquistare armi o celebrare il funerale di compagni morti negli scontri con le forze dell’ordine bianche. Dato che si rifiutavano rispettosamente di pagare, i fratelli neri venivano accusati di essere spie del governo segregazionista. Alcuni fratelli e sorelle vennero aggrediti mentre svolgevano il servizio di campo e accusati di fare propaganda a favore dei bianchi afrikaans.

Uno di questi fu Elijah Dlodlo, che aveva rinunciato a una promettente carriera sportiva per diventare un servitore di Geova dedicato. Due settimane prima che si tenessero le prime elezioni democratiche sudafricane c’era forte tensione tra le comunità nere rivali. La congregazione di Elijah decise di predicare in un territorio lavorato di rado, situato a qualche chilometro di distanza. Elijah, battezzato da appena due mesi, fu mandato a predicare con due ragazzi che erano proclamatori non battezzati. Mentre parlavano con una signora sulla porta di casa, spuntò un gruppo di giovani che appartenevano a un movimento politico. Brandendo la sjambok, una grossa frusta di cuoio, il loro capo chiese: “Cosa succede qui?”

“Stiamo parlando della Bibbia”, rispose la padrona di casa.

Ignorandola, l’uomo disse con rabbia a Elijah e ai suoi due compagni: “Voi tre, unitevi a noi. Non è il momento di pensare alla Bibbia; è il momento di combattere per i nostri diritti”.

Coraggiosamente Elijah rispose: “Non possiamo farlo perché stiamo lavorando per Geova”.

Allora l’uomo diede una spinta a Elijah e cominciò a colpirlo con la frusta. A ogni colpo gridava: “Unisciti a noi!” Dopo il primo colpo Elijah non sentì più dolore. Trasse forza dalle parole dell’apostolo Paolo secondo cui tutti i veri cristiani ‘sarebbero stati perseguitati’. — 2 Tim. 3:12.

Alla fine l’uomo si stancò e smise. Poi uno degli aggressori, disapprovando l’uomo che aveva la frusta, disse che Elijah non era della loro comunità. Si creò divisione tra i componenti del gruppo, che cominciarono a litigare fra loro. Mentre il capo veniva brutalmente frustato, Elijah e i suoi due compagni si diedero alla fuga. Questa prova rafforzò la fede di Elijah, che continuò a fare progressi quale intrepido predicatore della buona notizia. Attualmente è sposato, ha dei figli ed è anziano di congregazione.

Anche le nostre sorelle nere dimostrarono molto coraggio di fronte alle pressioni di chi voleva costringerle a smettere di predicare. Un esempio è Florah Malinda. La figlia battezzata, Maki, fu bruciata viva da una banda di giovani perché aveva cercato di difendere suo fratello che si era rifiutato di aderire al loro movimento politico. Nonostante questa tragica perdita Florah non si amareggiò, ma continuò a diffondere la Parola di Dio nella sua comunità. Un giorno certi rappresentanti del movimento politico che aveva assassinato sua figlia le chiesero di unirsi al loro movimento, altrimenti gliel’avrebbero fatta pagare. Dei vicini intervennero spiegando che lei non parteggiava per nessuno ma si impegnava ad aiutare altri a studiare la Bibbia. Allora gli attivisti si misero a discutere tra loro e alla fine decisero di lasciarla andare. Durante quel periodo difficile Florah continuò fedelmente il suo servizio di pioniera regolare, e continua tuttora.

Un fratello che è pioniere regolare narra cosa gli accadde mentre si recava in autobus nel suo territorio. Un giovane attivista politico gli diede una spinta e gli chiese perché aveva con sé pubblicazioni degli afrikaner da vendere ai neri. Il fratello racconta cosa accadde dopo: “Mi intimò di gettare le pubblicazioni fuori dal finestrino. Siccome mi rifiutai, mi prese a schiaffi e mi schiacciò la sigaretta accesa sulla guancia. Io non reagii. Allora mi afferrò la borsa e la gettò fuori dal finestrino. Poi mi tirò via la cravatta dicendo che ero vestito come un bianco. Continuò a insultarmi e a deridermi, sostenendo che la gente come me doveva essere bruciata viva. Geova mi salvò perché riuscii a scendere dall’autobus senza riportare altri danni. Quell’esperienza non mi trattenne dal continuare a predicare”.

La filiale del Sudafrica ricevette molte lettere da congregazioni e da singoli fratelli che descrivevano l’integrità dei fratelli neri. Una di queste veniva da un anziano di una congregazione del KwaZulu-Natal. Diceva: “Vi scriviamo per informarvi della scomparsa del nostro amatissimo fratello Moses Nyamussua. Faceva il saldatore e riparava auto. Una volta gli affiliati a un gruppo politico gli chiesero di riparare i fucili che si erano costruiti da sé, ma lui rifiutò di farlo. Poi, il 16 febbraio 1992, tennero un comizio politico in cui ci fu una colluttazione tra loro e il gruppo avversario. Quella sera, tornando dallo scontro, trovarono il fratello per strada mentre andava a fare spese. Lì lo uccisero a colpi di lancia. La ragione? ‘Non hai voluto saldare i nostri fucili e ora i nostri compagni sono caduti in battaglia’. È stato un grandissimo shock per i fratelli, ma continueremo lo stesso a svolgere il ministero”.

OPPOSIZIONE A SCUOLA

Sorsero difficoltà nelle scuole dei quartieri neri perché i figli dei Testimoni non partecipavano alle preghiere e al canto degli inni religiosi alle assemblee mattutine. Questo non costituiva un problema nelle scuole frequentate dagli alunni bianchi: bastava che i genitori scrivessero una lettera in cui spiegavano la loro posizione, e i figli venivano esonerati. Nelle scuole nere invece il rifiuto di partecipare alle cerimonie religiose veniva considerato un atto di sfida alle autorità scolastiche. Gli insegnanti non erano abituati a questo genere di resistenza. Quando i genitori andavano a spiegare la posizione dei Testimoni, gli insegnanti dicevano tassativamente che non avrebbero fatto nessuna eccezione.

Le autorità scolastiche esigevano che i figli dei testimoni di Geova fossero presenti alle assemblee mattutine perché vi si facevano annunci riguardanti la scuola. I bambini erano presenti, ma stavano in piedi in silenzio durante il canto e le preghiere senza prendervi parte. Alcuni insegnanti passavano in mezzo alle file per controllare se i bambini chiudevano gli occhi durante le preghiere e se cantavano gli inni religiosi. Che gioia era sapere che questi bambini, alcuni dei quali molto piccoli, mantenevano con coraggio la propria integrità!

Dopo l’espulsione di un gran numero di bambini dalle scuole, i fratelli decisero di ricorrere alla giustizia. Il 10 agosto 1976 la Corte Suprema di Johannesburg emise una sentenza su un caso importante riguardante 15 alunni di una scuola. Nella copia del verbale si leggeva: “I convenuti . . . hanno riconosciuto il diritto dei figli dei ricorrenti di astenersi dal partecipare alle preghiere e dal cantare inni, e . . . hanno inoltre riconosciuto che le sospensioni e le espulsioni . . . erano illegali”. Questa fu un’importante vittoria legale, e alla fine la questione fu risolta in tutte le scuole implicate.

ALTRE DIFFICOLTÀ A SCUOLA

Molti figli di Testimoni che frequentavano le scuole per i bianchi incontrarono una prova diversa, e a motivo della loro integrità furono espulsi dalle scuole. Il regime dell’apartheid voleva mobilitare la gioventù bianca perché sostenesse la sua ideologia. Nel 1973 il governo diede inizio a un programma di addestramento per i giovani che includeva marce, autodifesa e altre attività patriottiche.

Alcuni genitori Testimoni consultarono dei legali e il problema fu presentato al ministro dell’Istruzione, ma senza alcun esito. Il ministro sosteneva che il programma aveva un carattere puramente educativo. Il governo fece molta propaganda contraria ai testimoni di Geova su questa faccenda. In alcune scuole i direttori furono tolleranti ed esonerarono gli alunni dagli aspetti del programma che erano contrari alle Scritture, mentre in altre i bambini furono espulsi.

Pochi genitori cristiani potevano permettersi di mandare i figli nelle scuole private. Alcuni disposero che i loro figli seguissero dei corsi per corrispondenza, e i Testimoni che erano insegnanti offrirono lezioni private. Tuttavia molti bambini che erano stati espulsi non completarono l’istruzione superiore di base. Beneficiarono però dell’istruzione scritturale impartita in casa e nelle congregazioni. (Isa. 54:13) Alcuni di loro intrapresero il servizio a tempo pieno. Questi giovani coraggiosi furono felici di aver sopportato le prove riponendo completa fiducia in Geova. (2 Piet. 2:9) A tempo debito la situazione politica nel paese cambiò e i nostri bambini non venivano più espulsi quando rifiutavano di partecipare ad attività patriottiche.

L’APARTHEID E LE NOSTRE ASSEMBLEE

Per rispettare la legge sudafricana i fratelli dovevano organizzare assemblee separate per ciascun gruppo razziale. La prima volta che tutte le razze si riunirono in un unico luogo fu nel 1952, quando si tenne l’assemblea nazionale nel Wembley Stadium di Johannesburg. A quell’assemblea i fratelli Knorr e Henschel, venuti per l’occasione in Sudafrica, pronunciarono alcuni discorsi. In conformità alle norme dell’apartheid i diversi gruppi razziali furono costretti a sedersi separatamente. I bianchi si sedettero nella tribuna ovest, i neri nella tribuna est e i coloureds e gli indiani nella tribuna nord. Anche per la mensa si dovettero tenere le razze separate. Malgrado queste restrizioni, il fratello Knorr scrisse a proposito di quell’assemblea: “L’aspetto che ci ha reso felici è stato che eravamo tutti insieme nello stesso stadio ad adorare Geova con abiti santi”.

Nel gennaio 1974 nella zona di Johannesburg si tennero tre assemblee di distretto, una per i neri, una per i coloureds e gli indiani e una per i bianchi. Fu però disposto che l’ultimo giorno dell’assemblea tutte le razze stessero insieme al Rand Stadium di Johannesburg per la sessione pomeridiana. Nello stadio affluirono in tutto 33.408 persone. Quella fu davvero un’occasione felice, poiché i presenti di tutte le razze si mischiarono senza problemi e si sedettero insieme. Molti erano venuti anche dall’Europa, il che rese l’evento ancor più memorabile. Cosa aveva reso possibile tutto questo? Senza saperlo gli organizzatori dell’assemblea avevano prenotato uno stadio riservato agli eventi internazionali e interrazziali, e per quest’unica sessione non era stato necessario nessun permesso.

SI RADUNANO MALGRADO IL PREGIUDIZIO

Qualche anno prima si erano fatti i piani per tenere un’assemblea nazionale a Johannesburg. Tuttavia un rappresentante del governo di Pretoria si recò a Johannesburg presso gli uffici governativi che si occupavano degli affari della popolazione bantu (nera) e, esaminando i verbali della loro riunione, notò che il Mofolo Park era stato prenotato dai testimoni di Geova per un’assemblea che avrebbe ospitato i fratelli neri.

Fece rapporto alla sua sede a Pretoria e il Ministero degli Affari bantu annullò immediatamente la prenotazione sostenendo che i Testimoni non erano una “religione riconosciuta”. Per l’assemblea da tenere nella stessa data i fratelli bianchi avevano prenotato il Milner Park Show Grounds nel centro di Johannesburg, mentre i fratelli coloured si sarebbero radunati nell’Union Stadium, nella periferia occidentale della città.

Due fratelli della Betel andarono a trovare il ministro in questione, il quale, guarda caso, era un ex ecclesiastico della Chiesa Riformata Olandese. Fecero notare che da molti anni i Testimoni tenevano assemblee nel Mofolo Park e che sia i fratelli bianchi che quelli coloured avrebbero tenuto la propria assemblea, quindi perché negare ai fratelli neri il diritto di radunarsi? Ma il ministro non intese ragione.

Dato che il Mofolo Park si trova nella parte occidentale di Johannesburg, i due fratelli decisero di provare a organizzare un’assemblea nella parte orientale della città, dove pure c’erano grossi quartieri abitati dai neri. Andarono a trovare l’amministratore responsabile, ma non gli dissero nulla dell’incontro con il ministro a Pretoria. Quando i fratelli gli chiesero un locale per l’assemblea, l’amministratore si mostrò molto comprensivo. Dispose che venisse usato il Wattville Stadium, un impianto che, a differenza del Mofolo Park, aveva le tribune.

Tutti i fratelli furono subito informati del cambiamento. L’assemblea, con circa 15.000 presenti, fu un successo e non fu affatto ostacolata da Pretoria. Per alcuni anni i fratelli continuarono a tenere le assemblee nel Wattville Stadium senza problemi.

COSTITUITA UN’ASSOCIAZIONE

Il 24 gennaio 1981, seguendo le istruzioni del Corpo Direttivo, fu formata un’associazione di 50 membri denominata Testimoni di Geova del Sudafrica. Questo ente giuridico servì a promuovere in molti modi gli interessi spirituali.

Per anni i fratelli della filiale avevano cercato inutilmente di ottenere che i testimoni di Geova avessero i propri ministri di culto autorizzati a celebrare matrimoni. Frans Muller ricorda: “Ogni volta i funzionari del governo ci mandavano via a mani vuote, facendoci capire che a loro avviso alla nostra religione mancavano la condizione e la stabilità necessarie per avere i propri ministri di culto autorizzati a celebrare matrimoni”.

Per giunta senza un’associazione era impossibile ottenere il permesso per costruire Sale del Regno nelle township abitate dai neri. I fratelli venivano sempre respinti perché le autorità dicevano: “Non siete una religione riconosciuta”.

Quando fu formata l’associazione, però, i fratelli ottennero il permesso di avere ministri di culto per celebrare matrimoni. Fu pure concesso loro di costruire Sale del Regno nelle township. Ora in Sudafrica oltre un centinaio di anziani sono ministri di culto. Possono celebrare i matrimoni nella Sala del Regno, senza che le coppie vadano prima in tribunale per la cerimonia civile.

CAMBIAMENTI EPOCALI NELLA STAMPA

I metodi di stampa erano in rapida trasformazione e le macchine tipografiche stavano diventando obsolete. In più i pezzi di ricambio erano costosi e difficili da trovare. Si decise quindi che era tempo di passare alla fotocomposizione elettronica e alla stampa offset. Furono acquistati degli elaboratori per l’acquisizione dei dati e la fotocomposizione e nel 1979 fu installata una rotativa offset TKS, generosamente donata dalla filiale del Giappone.

Visto che producono letteratura in molte lingue, i testimoni di Geova hanno ritenuto vantaggioso ideare il proprio sistema di fotocomposizione. Nel 1979 alcuni fratelli a Brooklyn (New York) si misero all’opera per realizzare ciò che venne chiamato MEPS (acronimo di sistema multilingue per la fotocomposizione elettronica). In Sudafrica il MEPS fu installato nel 1984. L’impiego dei computer nella traduzione e nella fotocomposizione rese possibile la pubblicazione simultanea di letteratura in molte lingue.

PIANI IN VISTA DELL’AUMENTO

Nei primi anni ’80 il complesso della Betel di Elandsfontein era già troppo piccolo per soddisfare le crescenti necessità del campo. Fu quindi acquistato un terreno a Krugersdorp, a circa mezz’ora di strada da Johannesburg. Ha un’estensione di 87 ettari ed è situato in una bella zona collinosa delimitata da un corso d’acqua. Molti fratelli lasciarono la propria occupazione per lavorare alla costruzione e altri usarono i loro giorni di ferie per dare una mano. Alcuni volontari vennero da altri paesi come la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti, e la costruzione fu completata in sei anni.

Era ancora difficile far avere ai Testimoni neri, perlopiù traduttori, il permesso di abitare alla Betel. Il permesso fu accordato, ma solo per 20 persone, e per loro si dovettero costruire alloggi separati. Col tempo comunque il governo mitigò la politica dell’apartheid e così fratelli di tutte le razze poterono alloggiare in qualsiasi stanza della Betel.

La famiglia fu molto contenta di avere una Betel funzionale e stanze spaziose progettate ad hoc. L’edificio a tre piani rivestito di mattoni rossi è circondato da bei giardini. Quando si iniziò a costruire a Krugersdorp, in Sudafrica c’erano 28.000 Testimoni attivi. Al tempo della dedicazione, il 21 marzo 1987, il numero era salito a 40.000. Ciò nonostante alcuni si chiedevano se era proprio necessario costruire un edificio così grande. Un piano della parte adibita a uffici era inutilizzato e un’ala residenziale non era occupata. I fratelli avevano guardato avanti ed erano convinti di essersi preparati per la futura crescita.

SODDISFATTO UN BISOGNO ESSENZIALE

Le congregazioni aumentavano e c’era urgente bisogno di altre Sale del Regno. I fratelli delle zone abitate prevalentemente dai neri tenevano le adunanze in condizioni difficili. Usavano garage, fabbricati annessi e aule scolastiche nelle quali si sedevano in piccoli banchi fatti per i bambini. Dovevano anche sopportare altri gruppi religiosi che usavano aule nelle stesse scuole e facevano un rumore assordante cantando a squarciagola e battendo i tamburi.

Verso la fine degli anni ’80 i Comitati Regionali di Costruzione cominciarono a sperimentare nuovi metodi per velocizzare la costruzione di Sale del Regno. Nel 1992 undici Testimoni canadesi esperti nelle tecniche di costruzione rapida offrirono la loro assistenza per edificare una Sala del Regno doppia (un edificio a due piani) a Hillbrow, nella periferia di Johannesburg. Essi trasmisero ai fratelli locali l’esperienza che avevano in materia e li aiutarono a migliorare le tecniche di costruzione.

La prima Sala del Regno costruita in tempi brevi fu realizzata nel 1992 a Diepkloof, nella zona di Soweto. Fin dal 1962 i fratelli avevano cercato di acquistare un terreno in quella zona per edificarvi una sala. Zechariah Sedibe, che insieme ad altri si era dato da fare per ottenere quel terreno, era presente alla dedicazione della Sala del Regno l’11 luglio 1992. Con un largo sorriso disse: “Pensavamo che non avremmo mai avuto una Sala del Regno. Allora eravamo giovani. Ora sono in pensione, ma ecco la nostra sala, la prima costruita in pochi giorni a Soweto”.

Attualmente ci sono 600 Sale del Regno nei paesi sotto la supervisione della filiale del Sudafrica, e ognuna è un centro della pura adorazione di Geova. Restano ancora circa 300 congregazioni di 30 o più proclamatori che necessitano di una Sala del Regno.

Sotto la direzione della filiale, i 25 Comitati Regionali di Costruzione danno assistenza pratica alle congregazioni che desiderano costruire una sala. Per finanziare i lavori le congregazioni possono ottenere prestiti gratuiti. Peter Butt, che da 18 anni collabora alla costruzione di Sale del Regno ed è presidente del Comitato Regionale di Costruzione del Gauteng, ha fatto notare che i fratelli che fanno parte di questi comitati sono di solito uomini che hanno famiglia e lavoro, eppure sacrificano volentieri molto tempo a favore di altri fratelli.

Jakob Rautenbach, un altro componente di un comitato regionale, ha spiegato che di solito i membri dei comitati lavorano nel cantiere per tutto il periodo della costruzione. Per di più si impegnano in tutti i preparativi che precedono l’inizio dei lavori. Ha descritto con entusiasmo il gioioso spirito di collaborazione che anima i volontari, i quali si recano al cantiere a proprie spese, anche se a volte è molto lontano.

Jakob ha detto che molti fratelli offrono di cuore tempo e risorse per il lavoro di costruzione di Sale del Regno e ha fatto questo esempio: “Due sorelle carnali che hanno un’impresa di trasporti effettuano il trasferimento del nostro container degli attrezzi, lungo 13 metri, da un cantiere all’altro in tutto il paese e anche in paesi vicini, e fanno questo dal 1993. È un dono assai generoso! Molte ditte con cui trattiamo sono spinte a offrire materiali o a farci sconti quando vedono cosa stiamo facendo”.

Spesso, dopo aver fatto attenti preparativi e organizzato bene le squadre, i fratelli costruiscono una sala in tre giorni. Questo ha valso loro il rispetto di molti osservatori. Verso la fine del primo giorno di lavoro in un cantiere, i fratelli furono avvicinati da due uomini che avevano alzato il gomito in una vicina birreria. Di solito per tornare a casa attraversavano un terreno libero, spiegarono i due, ma ora lì c’era una sala! Chiesero quindi informazioni, certi di aver perso la strada.

SPIRITO DI SACRIFICIO

I cambiamenti politici dei primi anni ’90 non recarono pace e stabilità, anzi, la violenza esplose in una misura senza precedenti. La situazione era complessa; si dice che le cause dell’accresciuta violenza fossero molte, perlopiù legate alle rivalità politiche e al disagio economico.

Ciò nonostante la costruzione di Sale del Regno andò avanti. Volontari di varie razze entravano nelle township scortati da fratelli del posto. Alcuni volontari furono aggrediti da folle inferocite. Nel 1993, durante la costruzione di una sala a Soweto, una turba prese a sassate tre fratelli bianchi che trasportavano materiali edili al cantiere della Sala del Regno. Tutti i finestrini del mezzo su cui viaggiavano furono fracassati e i fratelli riportarono ferite, ma riuscirono a guidare fino al cantiere. Da lì i fratelli locali li portarono immediatamente in ospedale passando per una via più sicura.

I lavori non subirono ritardi. Si presero le debite precauzioni e il successivo fine settimana nel cantiere lavorarono centinaia di fratelli di tutte le razze. I pionieri locali davano testimonianza nelle strade adiacenti la sala, e se si accorgevano di qualche problema avvertivano i fratelli del cantiere. Nel giro di pochi giorni i fratelli feriti si ripresero abbastanza da tornare a lavorare nella sala.

Le congregazioni apprezzano l’instancabile impegno e i sacrifici dei fratelli che si offrono volontari per lavorare alla costruzione di Sale del Regno. Nell’arco di 15 anni una coppia, Fanie ed Elaine Smit, percorrendo spesso grandi distanze a proprie spese, ha aiutato 46 congregazioni a costruire la propria Sala del Regno.

Una congregazione del KwaZulu-Natal ha scritto al Comitato Regionale di Costruzione: “Avete sacrificato il sonno, il piacere di stare con le vostre famiglie, lo svago e tante altre cose per venire qui a costruirci una sala. Ma non solo, sappiamo che avete speso anche un mucchio di soldi per la riuscita del progetto. Geova si ricordi di voi ‘in bene’. — Neemia 13:31”.

Il fatto che una congregazione abbia la propria Sala del Regno ha un effetto positivo sul quartiere. Tipico è questo commento di una congregazione: “Dopo che è stata costruita la Sala del Regno i presenti sono aumentati tanto che per il discorso pubblico e lo studio Torre di Guardia la congregazione deve dividersi in due gruppi. Fra poco dovremo formare un’altra congregazione”.

A volte le congregazioni piccole nelle zone rurali hanno difficoltà a sostenere le spese di costruzione di una sala. Tuttavia molte hanno escogitato i modi per procurarsi il denaro. In una congregazione i fratelli vendettero dei maiali. Quando ebbero bisogno di altro denaro vendettero un bue e un cavallo. Poi vendettero 15 pecore, un altro bue e un altro cavallo. Una sorella si offrì di comprare tutta la vernice, un’altra acquistò la moquette e un’altra ancora pagò le tende. Infine, per comprare le sedie, vendettero un altro bue e altre cinque pecore.

Qualche tempo dopo che la Sala del Regno era stata completata, una congregazione del Gauteng ha scritto: “Per almeno due settimane dopo che la sala era stata costruita, finito il servizio di campo andavamo lì ad ammirarla. Non riuscivamo a tornare a casa dopo il servizio senza aver prima visto la nostra Sala del Regno”.

NON PASSANO INOSSERVATI

La comunità spesso nota gli sforzi che i testimoni di Geova fanno per avere luoghi di adorazione adeguati. La congregazione di Umlazi, nel KwaZulu-Natal, ha ricevuto una lettera che in parte diceva: “L’Associazione per il Decoro Urbano di Durban apprezza ciò che fate per tenere pulita la vostra zona e vi esorta a continuare così. Con la vostra scrupolosità avete reso bello questo luogo. La nostra associazione è impegnata nella lotta ai rifiuti e nella salvaguardia dell’igiene ambientale. Siamo convinti che un luogo pulito contribuisce al benessere di tutto il quartiere. Per questo motivo ci congratuliamo con i cittadini che tengono pulito il nostro abitato. Grazie per l’esempio che date. Vi appoggiamo in qualsiasi cosa facciate per mantenere pulita la zona di Umlazi”.

Una congregazione ha scritto: “Quando un noto scassinatore è penetrato nella nostra nuova Sala del Regno, i vicini lo hanno aggredito dicendo che stava devastando ‘la loro chiesa’, poiché questo è l’unico edificio religioso dei dintorni. Lo hanno picchiato e poi lo hanno consegnato alla polizia”.

SI FA FRONTE ALLA NECESSITÀ DI SALE DEL REGNO IN AFRICA

Nel 1999 l’organizzazione di Geova ha istituito un programma per la costruzione di Sale del Regno in paesi con risorse limitate. Presso la filiale del Sudafrica fu aperto un Ufficio Regionale per le Sale del Regno per organizzare questo lavoro in diversi paesi dell’Africa. Un rappresentante dell’ufficio fu mandato nelle diverse filiali ad aiutare i fratelli ad aprire un Reparto Costruzione Sale del Regno. Questo reparto si occupa dell’acquisto di terreni e dell’organizzazione di squadre per la costruzione di Sale del Regno. Furono mandati anche servitori internazionali ad aiutare e addestrare i fratelli locali.

L’Ufficio Regionale del Sudafrica ha costituito in Africa 25 Reparti Costruzione Sale del Regno, che curano la costruzione di Sale del Regno in 37 paesi. Dal novembre 1999 nei paesi su cui l’ufficio ha competenza sono state costruite 7.207 sale. A metà del 2006 si è calcolato che in questi stessi paesi occorrono ancora 3.305 Sale del Regno.

EFFETTI DEI CAMBIAMENTI POLITICI

Il crescente scontento creato dal precedente regime di segregazione razziale generò disordini e violenza, e alcuni testimoni di Geova ne subirono direttamente le conseguenze. Nei quartieri abitati dai neri infuriarono sanguinosi combattimenti in cui molte persone persero la vita. In genere, comunque, durante questo periodo difficile i fratelli usarono prudenza e continuarono a servire Geova fedelmente. Una sera tardi fu lanciata una bomba molotov contro la casa di un fratello mentre lui e la sua famiglia dormivano. Riuscirono a fuggire, e in seguito il fratello scrisse alla filiale: “Adesso la mia fede è più forte e anche quella della mia famiglia. Abbiamo perso tutti i nostri averi, ma ci sentiamo più vicini a Geova e al suo popolo. I fratelli ci hanno aiutato materialmente. Non vediamo l’ora che finisca questo sistema di cose e ringraziamo Geova del nostro paradiso spirituale”.

Il 10 maggio 1994 entrò in carica il primo presidente nero, Nelson Mandela. Era anche il primo presidente del paese eletto democraticamente, e per la prima volta era stata data ai neri la possibilità di votare. C’era un diffuso spirito nazionalistico e grande euforia. Questo creò un altro genere di problemi ad alcuni nostri fratelli.

Purtroppo qualche servitore di Geova non rispettò la neutralità cristiana, ma la maggioranza sì. Molti di coloro che erano scesi a compromessi capirono l’errore commesso, mostrarono sincero pentimento e accettarono l’incoraggiamento scritturale.

LA VERITÀ METTE RADICE NEI CUORI

La costruzione di nuove Sale del Regno è una prova della benedizione di Geova, ma la vera crescita miracolosa ha luogo nei cuori. (2 Cor. 3:3) Persone di ogni estrazione sociale vengono attratte dalla verità. Ecco alcuni esempi.

Ralson Mulaudzi era stato messo in prigione nel 1986 e condannato a morte per omicidio. Trovò l’indirizzo della filiale in un nostro opuscolo e scrisse chiedendo di essere aiutato a conoscere la Bibbia. Un pioniere speciale di nome Les Lee ottenne il permesso di visitarlo e iniziò uno studio biblico. Ralson cominciò subito a parlare ad altri detenuti e alle guardie di ciò che stava imparando. Si è battezzato in prigione nell’aprile 1990. Ora riceve visite regolari dai componenti della congregazione locale, e poiché ha il permesso di uscire dalla cella un’ora al giorno, impiega questo tempo predicando ad altri detenuti. Ralson ha aiutato tre persone a giungere al battesimo e attualmente tiene due studi biblici. La pena di morte gli è stata commutata in ergastolo con la possibilità di beneficiare della condizionale.

Altri che si avvicinano a Geova sono di estrazione molto diversa. Queenie Rossouw, un’interessata che frequentava lo studio di libro di congregazione, chiese al sorvegliante dello studio di libro di fare una visita al figlio diciottenne che studiava catechismo. Il fratello fece una bella conversazione con il ragazzo, che iniziò a frequentare le adunanze insieme alla madre. Poi la madre chiese al fratello di visitare suo marito Jannie, anziano della Chiesa Riformata Olandese e presidente del collegio parrocchiale, perché voleva fargli alcune domande. Il fratello parlò col marito, che accettò uno studio biblico.

Era la settimana dell’assemblea di distretto e il fratello invitò Queenie ad assistervi. Con sorpresa del fratello venne anche Jannie, che fu presente tutti e quattro i giorni dell’assemblea. Il programma e l’amore che regnava fra i Testimoni gli fecero una grande impressione. A questo punto il figlio diciottenne e il figlio maggiore, diacono della chiesa, iniziarono ad assistere allo studio biblico.

Tutti e quattro lasciarono la chiesa e cominciarono immediatamente a frequentare le adunanze. Assisterono anche a un’adunanza per il servizio di campo. Il fratello spiegò a Jannie che non poteva prendere parte al servizio di campo perché non era ancora un proclamatore non battezzato. Col viso rigato di lacrime, lui disse che per tutta la vita aveva cercato la verità e non poteva più rimanere zitto.

I Rossouw avevano un altro figlio, ventiduenne, iscritto al terzo anno della facoltà di teologia. Jannie gli scrisse dicendogli di tornare a casa perché non gli avrebbe più pagato gli studi. Tre giorni dopo il ritorno del figlio, Jannie e tre dei suoi figli lavorarono per un giorno con la congregazione al complesso della Betel di Krugersdorp. Colpito da ciò che vide alla Betel, lo studente di teologia accettò di studiare la Bibbia insieme ai suoi fratelli. Dopo aver studiato per un po’ disse che aveva imparato di più in un mese che in due anni e mezzo di università.

Alla fine l’intera famiglia si battezzò. Ora il padre è un anziano, alcuni figli sono anziani o servitori di ministero e una figlia è pioniera regolare.

“ALLUNGA LE CORDE DELLA TUA TENDA”

Nonostante si fosse cercato di avere sufficiente spazio in più in previsione della futura crescita, appena 12 anni dopo che il complesso della Betel di Krugersdorp era stato dedicato fu necessario ampliarlo. (Isa. 54:2) Durante quel periodo in Sudafrica e nei paesi sotto la supervisione della filiale si era avuto un aumento del 62 per cento nel numero dei proclamatori. Vennero costruiti un deposito e tre nuovi edifici residenziali. Furono ampliati anche la lavanderia e l’edificio adibito a uffici e fu aggiunta un’altra sala da pranzo. Il 23 ottobre 1999 tutti questi nuovi edifici vennero dedicati a Geova, e per l’occasione Daniel Sydlik del Corpo Direttivo pronunciò il discorso della dedicazione.

Più recentemente la tipografia è stata ampliata di 8.000 metri quadrati per alloggiare la nuova rotativa MAN Roland Lithoman. La filiale ha ricevuto anche delle macchine per rifilare, contare e impilare automaticamente le riviste. La filiale tedesca ha donato una linea per la brossura che permette al Sudafrica di produrre libri e Bibbie con la copertina flessibile per tutta l’Africa subsahariana.

LOCALI ADATTI PER LE ASSEMBLEE

Per soddisfare il bisogno di Sale delle Assemblee sono stati pianificati molti lavori di costruzione. La prima fu costruita a Eikenhof, a sud di Johannesburg, e fu dedicata nel 1982. Un’altra Sala delle Assemblee fu costruita a Bellville (Città del Capo), e il discorso della dedicazione fu pronunciato da Milton Henschel nel 1996. Un’altra ancora fu completata nel 2001 a Midrand, tra Pretoria e Johannesburg.

A Midrand i vicini che dapprima si opponevano ai lavori di costruzione cambiarono idea quando conobbero i fratelli e capirono cosa stavano facendo. Per oltre un anno, ogni due settimane un vicino portò in dono cassette di frutta e verdura. Anche alcune ditte furono generose. Una diede gratuitamente la composta per i giardini. Un’altra consegnò ai fratelli un assegno di 10.000 rand (1.200 euro) per i lavori. Naturalmente anche i fratelli contribuirono generosamente per la Sala delle Assemblee.

La sala è un edificio bello e ben progettato. Guy Pierce, il membro del Corpo Direttivo che pronunciò il discorso della dedicazione, mise però in risalto che la vera bellezza della sala sta nel fatto che viene usata per dare onore al nostro grande Dio, Geova. — 1 Re 8:27.

LE LEGGI UMANE NON LI SEPARANO

Per anni fu difficile ottenere locali adatti alle assemblee nelle zone destinate alla popolazione nera. Nella provincia di Limpopo i fratelli vivevano in quella che era nota come una riserva, in cui all’epoca i bianchi non potevano entrare. Il sorvegliante di distretto, Corrie Seegers, non riuscì a ottenere il permesso per entrare in quella zona e neppure a trovare un locale per l’assemblea.

Il fratello Seegers contattò il proprietario di un podere attiguo alla riserva, ma lui non volle che si tenesse l’assemblea nel suo terreno. Permise però al fratello Seegers di parcheggiarvi la sua roulotte. Alla fine i fratelli tennero l’assemblea nella riserva in una radura confinante con la terra del contadino e separata da una recinzione di filo spinato. Il fratello Seegers parcheggiò la sua roulotte nel terreno del contadino accanto alla radura e da lì pronunciò i suoi discorsi. La recinzione separava i fratelli dal “podio”, ma loro beneficiarono del programma dell’assemblea e il fratello Seegers poté rivolgersi all’uditorio senza infrangere la legge.

UN CAMBIAMENTO RISULTA VANTAGGIOSO PER IL CAMPO

Il Corpo Direttivo dispose che dall’anno 2000 anche in Sudafrica le congregazioni cominciassero a dare le pubblicazioni a tutte le persone sinceramente interessate senza farle pagare. I proclamatori le avrebbero invitate a offrire piccole contribuzioni per la nostra opera mondiale di evangelizzazione.

Questa disposizione delle contribuzioni volontarie si è dimostrata utile non solo per le persone nel campo, ma anche per i fratelli. In precedenza molti non potevano permettersi di pagare le pubblicazioni per lo studio Torre di Guardia e per lo studio di libro di congregazione. In alcune congregazioni, su un centinaio di proclamatori solo una decina avevano la propria copia della Torre di Guardia. Ora tutti possono averla.

Il lavoro svolto alla Betel dal Reparto Esportazione è aumentato enormemente negli ultimi anni. Nel maggio 2002 furono spedite in altri paesi africani complessivamente 432 tonnellate di materiale, in massima parte letteratura biblica.

La filiale del Sudafrica tiene ora in deposito tutta la letteratura per le filiali di Malawi, Mozambico, Zambia e Zimbabwe nelle diverse lingue parlate in questi paesi. I quantitativi destinati alle varie congregazioni vengono sistemati sui camion in modo tale che, quando sono consegnati alle filiali, si possano trasferire direttamente sui mezzi della filiale che li trasporteranno ai depositi.

Da quando è entrata in vigore la disposizione delle contribuzioni volontarie la richiesta di pubblicazioni è aumentata moltissimo. La produzione delle riviste in Sudafrica è passata da un milione a 4,4 milioni al mese. Le ordinazioni di letteratura sono salite a 3.800 tonnellate l’anno in paragone con le 200 tonnellate del 1999.

Si inviano anche materiali edili in altri paesi africani. Inoltre il Sudafrica ha organizzato spesso l’invio di aiuti per i fratelli bisognosi. In più occasioni si portò soccorso ai fratelli del Malawi che, vittime di una feroce persecuzione, erano fuggiti dalle loro case e si trovavano nei campi profughi. Generi di soccorso vennero inviati in Angola quando nel 1990 il paese fu devastato da una grave siccità. Inoltre la guerra civile ha ridotto molti fratelli in povertà, per cui sono stati mandati camion carichi di generi alimentari e vestiario. Nel 2000 si diede assistenza ai fratelli del Mozambico che erano stati colpiti da catastrofiche inondazioni. Più di 800 tonnellate di mais furono inviate ai fratelli dello Zimbabwe vittime di una grave siccità nel 2002 e agli inizi del 2003.

PROGRESSI NELLA TRADUZIONE

La filiale del Sudafrica ha un grande Reparto Traduzione, ampliato alcuni anni fa per far fronte al crescente bisogno nel campo della traduzione della Bibbia. Attualmente comprende 102 traduttori che lavorano alla traduzione delle pubblicazioni in 13 lingue.

La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture è ora disponibile in sette lingue locali. A proposito della Bibbia tswana un fratello ha detto: “È comprensibile ed è piacevole sia da leggere che da ascoltare. Desidero ringraziare Geova e la sua organizzazione guidata dal suo spirito per il modo in cui veniamo nutriti spiritualmente”.

Per facilitare il lavoro dei traduttori si è fatto buon uso della tecnologia moderna. Il Corpo Direttivo incaricò dei fratelli della sede mondiale di Brooklyn di sviluppare un software che avrebbe coadiuvato il lavoro dei traduttori. A suo tempo alla filiale del Sudafrica fu chiesto di partecipare al progetto. Gli sforzi congiunti portarono alla nascita di quello che è chiamato Watchtower Translation System (Sistema di Traduzione Watchtower). Ora i traduttori di tutto il mondo si avvalgono con profitto di questo programma.

I fratelli non hanno cercato di elaborare programmi informatici per l’effettiva traduzione, cosa che qualche ditta ha cercato di fare con scarso successo. Il loro obiettivo invece è stato quello di fornire strumenti utili ai traduttori. Per esempio, sono state installate Bibbie consultabili elettronicamente. I traduttori possono inoltre compilare i propri dizionari elettronici da usare nella traduzione, che sono davvero preziosi in quanto alcune lingue locali non hanno dizionari validi.

SEMINA IN UN CAMPO SILENZIOSO

I proclamatori del messaggio del Regno cercano di raggiungere tutti. Comunicare con i sordi non è cosa facile, ma i risultati sono soddisfacenti. Negli anni ’60 June Carikas iniziò uno studio biblico con una sorda. La signora e il marito, anche lui sordo, fecero un buon progresso e si battezzarono.

Da allora molti sordi hanno accettato la verità, così che in tutto il paese si sono formati gruppi di sordi nelle maggiori città. I fratelli si sono abituati ad avere una sessione nella lingua dei segni alle assemblee. È commovente vedere i presenti cantare i cantici nella lingua dei segni e “applaudire” insieme al resto dell’uditorio muovendo le mani con le braccia alzate.

Il primo gruppo fu formato nella congregazione Brixton a Johannesburg sotto la sorveglianza del marito di June, George, che è anziano di congregazione. Per preparare fratelli volenterosi della congregazione, compresi alcuni beteliti, si tenne un corso di lingua dei segni. Attualmente nel territorio sotto la supervisione della filiale del Sudafrica ci sono una congregazione e cinque gruppi nella lingua dei segni.

FRUTTI DEL REGNO IN ALTRI PAESI

La filiale del Sudafrica soprintende all’opera di evangelizzazione in altri cinque paesi. Diamo una rapida scorsa al progresso dell’opera del Regno in questi campi.

Namibia

Questo paese si estende dall’Oceano Atlantico fino al confine occidentale del Botswana. Dopo la prima guerra mondiale la Lega delle Nazioni affidò al Sudafrica il mandato sulla Namibia. Nel 1990, dopo molti disordini e spargimenti di sangue, la Namibia ottenne l’indipendenza. Anche se il paese è perlopiù arido e scarsamente popolato, offre dei panorami stupendi; ha anche una grande quantità di animali selvatici e una vegetazione singolare. Il deserto del Namib è meta di numerosi turisti, che spesso si meravigliano della straordinaria varietà di animali selvatici che riescono a vivere in un ambiente così inospitale. Oltre agli spettacolari paesaggi, la Namibia ha una popolazione straordinariamente varia, tanto che le lingue ufficiali del paese sono nove.

I primi tentativi di predicare il messaggio del Regno in Namibia furono fatti nel 1928. Quell’anno la filiale del Sudafrica inviò una gran quantità di letteratura biblica a persone che non si potevano raggiungere di persona. In quel periodo conobbe la verità Bernhard Baade, che sarebbe diventato il primo cristiano dedicato della Namibia. Ciò avvenne in maniera insolita. Aveva comprato delle uova che erano state avvolte in pagine strappate da una nostra pubblicazione. Lesse avidamente quelle pagine senza sapere da dove venissero. Un uovo infine era avvolto nell’ultima pagina, che recava l’indirizzo della filiale in Germania. Bernhard scrisse chiedendo altre pubblicazioni. Un sorvegliante di circoscrizione che in seguito visitò la sua congregazione osservò che in tutti quegli anni, fino alla morte, Bernhard non aveva mai fatto passare un mese senza predicare.

Nel 1929 Lenie Theron fu mandata a Windhoek, la capitale della Namibia. Viaggiando in treno e in diligenza, questa pioniera diede testimonianza in tutte le principali città della Namibia. In quattro mesi distribuì 6.388 libri e opuscoli in afrikaans, inglese e tedesco. Anche se di tanto in tanto dei pionieri predicarono in Namibia, nessuno vi rimase per coltivare l’interesse. Le cose cambiarono nel 1950, quando arrivarono i missionari. Tra questi ci furono Gus Eriksson, Fred Hayhurst e George Koett, tutti degni di essere ricordati per il fedele servizio da loro svolto fino alla morte.

Nel 1953 c’erano nel paese otto missionari, tra cui Dick Waldron e la moglie Coralie, che dovettero far fronte a una forte opposizione da parte del clero e delle autorità locali. * I Waldron desideravano diffondere il messaggio biblico tra la popolazione indigena, tuttavia per entrare nelle zone abitate dai neri dovevano avere un permesso del governo. Dick fece domanda, ma il permesso gli fu negato.

Dopo la nascita della loro figlia nel 1955, i Waldron dovettero smettere il servizio missionario, ma per un po’ Dick continuò a fare il pioniere. Finalmente nel 1960 ricevette il permesso di entrare in una township nera, Katutura. “L’interesse che la gente mostrava era enorme”, ricorda Dick. Nel giro di poco tempo diversi componenti di questa comunità nera frequentavano le adunanze. Sono passati più di 50 anni, e Dick e Coralie continuano a svolgere fedelmente il loro servizio in Namibia, dove hanno dato un valido contributo al progresso degli interessi del Regno.

Portare le verità bibliche ai diversi gruppi razziali della Namibia è stata un’impresa, in quanto non era disponibile nessuna pubblicazione biblica nelle lingue locali come herero, kwangali e ndonga. Inizialmente dei namibiani istruiti che studiavano la Bibbia tradussero alcuni volantini e opuscoli sotto la supervisione di Testimoni del posto. Esther Bornman, allora pioniera speciale, studiò il kwanyama e dopo un po’ fu in grado di parlarlo insieme a un’altra lingua locale. Lei e Aina Nekwaya, una sorella che parla ndonga, traducevano La Torre di Guardia, che viene pubblicata in parte in kwanyama e in parte in ndonga. Entrambe queste lingue sono parlate nell’Ovamboland e sono comprese dalla maggioranza della popolazione locale.

Nel 1990 fu aperto a Windhoek un ufficio traduzione ben attrezzato. Si aggiunsero altri traduttori e ora, oltre che nelle summenzionate lingue, la letteratura è tradotta in herero, kwangali, khoekhoegowab e mbukushu. L’ufficio opera sotto la sorveglianza di André Bornman e Stephen Jansen.

La Namibia è uno dei primi produttori mondiali di diamanti. Ne parlava La Torre di Guardia del 15 luglio 1999 nell’articolo “Gemme viventi in Namibia!”, che paragonava appunto le persone sincere a “gemme viventi”. L’articolo affermava che, nonostante nel paese fosse stata compiuta una grande opera di evangelizzazione, alcune zone erano ancora intatte. Quindi estendeva l’invito: “Siete in grado di servire dove c’è grande bisogno di zelanti proclamatori del Regno? Allora vi preghiamo di passare in Namibia per aiutarci a trovare e a levigare altre gemme spirituali”.

Questo invito fu accolto con entusiasmo. Arrivarono 130 richieste di informazioni da parte di fratelli di vari paesi quali l’Australia, la Germania e il Giappone, e da alcuni del Sudamerica. Quindi 83 Testimoni visitarono la Namibia, 18 dei quali sono rimasti. Quando arrivarono, sedici di loro erano pionieri regolari e, col tempo, alcuni furono nominati pionieri speciali. Lo spirito mostrato da questi volontari è stato contagioso, poiché la filiale riceve ancora lettere che chiedono informazioni circa l’invito apparso sulla Torre di Guardia. William ed Ellen Heindel sono missionari nella Namibia settentrionale dal 1989. Hanno dovuto imparare la lingua ndonga parlata dagli ovambo, che popolano questa zona. Grazie alla loro perseveranza e al loro duro lavoro in questo territorio insolito hanno avuto molte gioie e soddisfazioni. William osserva: “Abbiamo visto ragazzi, alcuni dei quali erano nostri studenti biblici, crescere e diventare uomini spirituali. Alcuni sono anziani o servitori di ministero nelle congregazioni. Siamo fieri di loro quando li vediamo pronunciare discorsi alle assemblee”.

Negli ultimi anni sono stati mandati in Namibia diversi diplomati della Scuola di Addestramento per il Ministero, i quali hanno fatto molto per coltivare l’interesse e servire le congregazioni. Nel 2006 in Namibia c’erano 1.264 proclamatori, il 3 per cento in più rispetto all’anno precedente.

Lesotho

Questo piccolo paese con una popolazione di 2,4 milioni di abitanti è interamente circondato dal Sudafrica. È situato sui Monti dei Draghi, da cui lo scalatore avventuroso può godere vedute spettacolari.

Sebbene generalmente vi regni un’atmosfera tranquilla, il paese è stato a volte teatro di agitazioni politiche. Nel 1998 a Maseru, la capitale, la tensione successiva alle elezioni sfociò in violenti scontri tra l’esercito e la polizia. All’epoca Veijo Kuismin e sua moglie Sirpa si trovavano lì come missionari. Veijo ricorda: “Durante gli scontri alcuni fratelli rimasero feriti; noi organizzammo i soccorsi per quelli che erano rimasti senza cibo e senza scorte di carburante. Questo rafforzò i vincoli di unità nelle congregazioni e i presenti alle adunanze aumentarono in tutto il paese”.

L’economia del Lesotho dipende in gran parte dall’agricoltura. A causa della povertà molti uomini vanno a lavorare nelle miniere del Sudafrica. Se da un lato questo regno situato sui monti è povero materialmente, dall’altro vi si trovano preziose ricchezze spirituali, e molti hanno accettato la verità della Bibbia. Nel 2006 c’erano 3.101 proclamatori del Regno, il 2 per cento in più rispetto all’anno precedente. Attualmente a Maseru ci sono tre coppie di missionari: gli Hüttinger, i Nygren e i Paris.

Abel Modiba è stato sorvegliante di circoscrizione in Lesotho tra il 1974 e 1978. Ora è alla Betel del Sudafrica con la moglie Rebecca. Col suo tono calmo e pacato descrive così alcune sue impressioni del Lesotho: “Quasi tutte le zone rurali erano prive di strade. Per raggiungere un gruppo di proclamatori isolati dovevo camminare, a volte anche sette ore. Spesso i fratelli mi portavano due cavalli, uno da cavalcare e l’altro per trasportare il bagaglio. Qualche volta trasportavamo anche un proiettore per diapositive e una batteria da 12 volt. Se un fiume era in piena aspettavamo alcuni giorni finché non si abbassava. In certi villaggi il capo invitava tutti gli abitanti ad assistere al discorso pubblico.

“Alcuni dovevano fare molte ore di cammino per venire alle adunanze, quindi era normale che, durante la settimana della visita del sorvegliante di circoscrizione, quelli che venivano da lontano fossero ospitati da fratelli che abitavano vicino alla Sala del Regno. Questo rendeva la visita un’occasione speciale. La sera si riunivano per raccontarsi esperienze e cantare i cantici del Regno. L’indomani partecipavano al ministero di campo”.

Per-Ola e Birgitta Nygren sono missionari a Maseru dal 1993. Birgitta narra questa esperienza, che mostra quanto siano importanti le riviste per aiutare altri: “Nel 1997 iniziai uno studio con una donna di nome Mapalesa. Iniziò a frequentare le adunanze, ma non sempre era a casa per lo studio e spesso non si faceva trovare. Smisi di studiare con lei ma continuai a portarle regolarmente le riviste. Anni dopo si presentò a una nostra adunanza. Spiegò che un giorno aveva letto nella Torre di Guardia un articolo su come contenere l’ira. Pensava fosse la risposta di Geova al suo problema, dato che lei e i suoi non facevano che litigare. Riprendemmo lo studio e da allora non ha perso un’adunanza. Ha iniziato anche a partecipare attivamente al ministero di campo”.

Per tanti anni i fratelli del Lesotho usarono strutture improvvisate per tenere le adunanze, ma negli ultimi anni la filiale del Sudafrica ha aiutato finanziariamente le congregazioni del Lesotho nella costruzione di Sale del Regno.

In Africa la Sala del Regno situata più in alto è quella della città di Mokhotlong, visto che si trova a un’altitudine di oltre 3.000 metri. Per costruire questa sala vennero volontari da paesi distanti, come l’Australia e la California. I fratelli della provincia sudafricana del KwaZulu-Natal diedero il loro sostegno finanziario e fornirono veicoli per trasportare al cantiere materiali e attrezzature. I volontari fecero una vita molto spartana. Dovettero portarsi lenzuola e coperte e l’attrezzatura per cucinare. La sala fu terminata in dieci giorni. Un anziano fratello locale, nato nel 1910, andava tutti i giorni al cantiere per vedere come procedevano i lavori. Sognava una sala da quando era diventato un servitore di Geova negli anni ’20, e adesso era felice di veder sorgere la “sua” Sala del Regno.

Nel 2002 il Lesotho fu colpito da una carestia. Furono mandati camion carichi di farina di mais e altre derrate che vennero distribuite ai Testimoni delle zone colpite. Una lettera di ringraziamento diceva: “Quando i fratelli sono venuti a casa mia a consegnare la farina di mais sono rimasto molto sorpreso. Come facevano a sapere di cosa avevo bisogno? Ho ringraziato Geova dell’aiuto che non avrei mai immaginato di ricevere. Questo ha rafforzato la mia fede in Geova Dio e nella sua organizzazione, e sono fermamente deciso a servirlo con tutta l’anima”.

Botswana

Questo paese comprende gran parte del deserto del Kalahari e ha una popolazione di oltre 1,7 milioni di abitanti. Il clima è generalmente molto caldo e asciutto. I numerosi parchi e le riserve faunistiche attirano molti turisti. Nel pittoresco e tranquillo delta dell’Okavango abbonda la fauna selvatica e la natura è ancora intatta. Il tradizionale mezzo di trasporto sulle acque del delta è il mokoro, una canoa scavata in un tronco d’albero. L’economia del Botswana è fiorente, soprattutto grazie all’estrazione dei diamanti, scoperti nel deserto del Kalahari nel 1967. Da allora il Botswana è diventato uno dei maggiori esportatori di diamanti del mondo.

Sembra che il messaggio del Regno di Dio sia arrivato in Botswana nel 1929, quando un fratello vi svolse l’opera di predicazione per alcuni mesi. A quell’epoca, come narrato da Joshua Thongoana, che nel 1956 fu nominato sorvegliante di circoscrizione in Botswana, le pubblicazioni stampate dai testimoni di Geova erano vietate. *

Missionari entusiasti hanno ottenuto buoni risultati in questo territorio produttivo. Blake e Gwen Frisbee insieme a Tim e Virginia Crouch si sono impegnati a fondo per imparare la lingua tswana. Nel nord del paese Veijo e Sirpa Kuismin danno con zelo aiuto spirituale alla popolazione.

Nella parte meridionale del paese Hugh e Carol Cormican manifestano un ardente spirito missionario. Hugh riferisce: “Nella nostra congregazione c’è un fratellino di 12 anni di nome Eddie. Quando era ancora molto piccolo volle imparare a leggere per potersi iscrivere alla Scuola di Ministero Teocratico e partecipare al ministero di campo. Divenuto idoneo come proclamatore non battezzato, dedicò molto tempo al servizio di campo e iniziò uno studio biblico con un compagno di classe. Dopo il battesimo Eddie ha fatto spesso il pioniere ausiliario”.

Molte congregazioni del Botswana si trovano nella città o nei dintorni di Gaborone, la fiorente capitale situata presso il confine orientale. Questa parte del paese è densamente popolata. Il resto della popolazione vive in villaggi nella parte occidentale e nel deserto del Kalahari, dove alcune famiglie san (o boscimane) conducono ancora un’esistenza nomade e vivono di raccolta e di caccia usando arco e frecce. I proclamatori si sono dati molto da fare durante speciali campagne di predicazione in territori isolati, percorrendo migliaia di chilometri per portare le verità bibliche agli allevatori nomadi di bestiame. Questa gente è occupata a lavorare la terra, costruire ripari con i materiali del posto e cercare legna da ardere. Rimane loro poco tempo per altre attività. Eppure, quando arriva uno straniero con il confortante messaggio della Bibbia, sono subito pronti a radunarsi all’aperto sulla soffice sabbia del deserto.

Stephen Robbins, che ha fatto parte di un gruppo di sei pionieri speciali temporanei, ha osservato: “Qui la gente è in continuo movimento. Attraversa i confini come noi attraversiamo la strada. Su un traghetto che attraversava il fiume Okavango abbiamo incontrato Marks, che studiava con noi. Fummo felici di sentire che aveva preso un permesso dal lavoro per portare le verità bibliche ad amici e parenti. Marks dedica tutto il tempo libero all’opera di evangelizzazione”.

La reazione alla buona notizia in Botswana è incoraggiante. Nel 2006 c’erano 1.497 proclamatori, il 6 per cento in più rispetto all’anno precedente.

Swaziland

Questo piccolo stato monarchico ha una popolazione di 1,1 milioni di abitanti. Ha un’economia prevalentemente agricola, anche se sono molti gli uomini che cercano lavoro in Sudafrica. Lo Swaziland è un paese pittoresco con molte riserve naturali. Gli swazi sono amichevoli e seguono ancora molte loro tradizioni.

Il precedente re, Sobhuza II, era ben disposto verso i testimoni di Geova e possedeva molte nostre pubblicazioni. Ogni anno invitava nella sua residenza reale non solo il clero ma anche un testimone di Geova a parlare della Bibbia. Nel 1956 il Testimone invitato parlò della dottrina dell’immortalità dell’anima e dell’uso di titoli onorifici per rivolgersi ai capi religiosi. Quindi il re chiese ai capi religiosi se le cose dette dal fratello erano vere, ed essi non poterono confutarle.

I fratelli hanno dovuto assumere un atteggiamento deciso contro le usanze associate al lutto basate sul culto degli antenati. In certe zone dello Swaziland i capi tribali cacciarono i testimoni di Geova dalle loro case perché si erano rifiutati di seguire le usanze funebri tradizionali. I fratelli spirituali di altre zone ebbero sempre cura di loro. La Corte Suprema dello Swaziland si espresse in favore dei testimoni di Geova nella questione, sentenziando che si doveva permettere loro di tornare nelle loro case e nelle loro terre.

James e Dawne Hockett sono missionari a Mbabane, la capitale dello Swaziland. Si sono diplomati a Galaad rispettivamente nel 1971 e nel 1970. James faceva questo esempio per indicare come i missionari devono adattarsi alle diverse usanze: “Predicavamo in un territorio non assegnato e un capo mi chiese di pronunciare un discorso pubblico. Radunò la gente e ci sedemmo in un posto in cui si stava costruendo qualcosa, per cui c’erano in giro dei blocchi di cemento. Dato che il terreno era umido, trovai un blocco su cui sedermi e Dawne venne a sedersi lì accanto a me. Una sorella swazi avvicinò Dawne e le chiese di andare a sedersi vicino a lei. Dawne disse che stava bene dov’era, ma la sorella insisté. In seguito ci spiegarono che siccome alcuni uomini erano seduti per terra, le donne non potevano sedersi più in alto di loro. Questa è l’usanza nelle zone rurali”.

James e Dawne visitarono una scuola per parlare a un’insegnante che in precedenza aveva mostrato interesse. Lei mandò fuori un ragazzo a dire che non era il momento adatto per parlarle. Così decisero di parlare con il ragazzo, Patrick, e gli chiesero se sapeva perché erano lì. Dopo aver conversato con lui gli diedero il libro I giovani chiedono... Risposte pratiche alle loro domande e iniziarono uno studio biblico con lui. Patrick era orfano e viveva in una stanza attigua all’abitazione dello zio. Doveva badare a se stesso, prepararsi da mangiare e lavorare part time per pagarsi le tasse scolastiche. Fece un buon progresso, si battezzò, e ora è anziano nella sua congregazione.

Da quando è stata iniziata negli scorsi anni ’30, l’opera di evangelizzazione nello Swaziland ha prodotto ottimi risultati. Nel 2006 c’erano 2.292 proclamatori che diffondevano con zelo la buona notizia del Regno di Dio in questo territorio e tenevano 2.911 studi biblici.

Sant’Elena

Questa isoletta, lunga diciassette chilometri e larga dieci, si trova a ovest della costa sud-occidentale dell’Africa. Il clima è generalmente mite e piacevole. La popolazione di circa 4.000 abitanti è mista, di origine europea, asiatica e africana. Vi si parla l’inglese con un accento particolare. Non c’è aeroporto; una compagnia di navigazione assicura il collegamento con il Sudafrica e l’Inghilterra. L’isola ha iniziato a ricevere trasmissioni televisive solo a metà degli anni ’90, grazie a un collegamento via satellite.

La buona notizia del Regno di Dio raggiunse Sant’Elena nei primi anni ’30, quando due pionieri vi fecero una breve visita. Tom Scipio, un poliziotto che era diacono della Chiesa Battista, ricevette da loro alcuni libri. Cominciò a parlare ad altri di ciò che imparava e dal pulpito disse chiaro e tondo che non esiste né Trinità, né inferno di fuoco, né anima immortale. Lui e altri che difendevano la verità della Bibbia furono invitati a lasciare la chiesa. Poco dopo Tom e un gruppetto partecipavano al ministero di campo servendosi di tre fonografi. Percorsero l’isola in lungo e in largo a piedi e a dorso d’asino. Tom aveva anche sei figli, e diede solide basi cristiane alla sua numerosa famiglia.

Nel 1951 fu mandato dal Sudafrica Jacobus van Staden per incoraggiare e aiutare il gruppo di Testimoni leali dell’isola. Egli li aiutò a essere più efficaci nel ministero e organizzò le adunanze di congregazione. George Scipio, * un figlio di Tom, ricorda una difficoltà che tutti gli interessati incontravano per recarsi alle adunanze: “Disponevamo solo di due macchine. Sull’isola il terreno è accidentato e collinoso e all’epoca c’erano poche strade decenti. . . . Alcuni si mettevano in cammino la mattina presto. Io ne portavo tre con la mia piccola auto fino a un punto da dove potevano proseguire a piedi. Tornavo indietro e ne prendevo altri tre. Portavo anche loro per un tratto e ritornavo indietro. Alla fine tutti erano presenti all’adunanza”. In seguito George, benché sposato e padre di quattro figli, riuscì a svolgere il servizio di pioniere per 14 anni. Tre dei suoi figli sono anziani di congregazione.

Jannie Muller, che negli anni ’90 visitò alcune volte Sant’Elena come sorvegliante di circoscrizione insieme alla moglie Anelise, dice: “Se accompagnate un proclamatore nel campo, immancabilmente vi dirà chi abita nella casa successiva e quale sarà la sua reazione. La volta in cui visitammo l’isola per distribuire le Notizie del Regno dal titolo ‘Ci sarà mai amore fra tutti gli esseri umani?’ l’intera isola fu coperta in un giorno, tra le 8,30 e le 15,00”.

Jannie ricorda in particolare cosa accadeva al loro arrivo e alla loro partenza. Narra: “Quando arrivavamo con la nave quasi tutti i fratelli erano sul molo per darci il benvenuto. Quello della nostra partenza lo chiamavano il giorno del pianto, ed era vero perché li vedevamo tutti piangere mentre dal molo ci salutavano con la mano”.

Nel 2006 c’erano 125 proclamatori che diffondevano la verità biblica nell’isola. I presenti alla Commemorazione furono 239. La proporzione è di 1 proclamatore ogni 30 abitanti, la più alta del mondo.

PROSPETTIVE FUTURE

Nonostante in Sudafrica si viva in un clima di conflitti razziali, i testimoni di Geova di tutte le razze sono uniti da uno straordinario “vincolo d’unione”. (Col. 3:14) Non sono mancati i commenti al riguardo. Nel 1993, in occasione delle assemblee internazionali, vennero molti visitatori dall’estero. Circa 2.000 Testimoni si recarono all’aeroporto di Durban per dare il benvenuto ai delegati provenienti dagli Stati Uniti e dal Giappone. Quando arrivarono li accolsero cantando i cantici del Regno e poi ci fu uno scambio di saluti calorosi e abbracci. Un importante personaggio politico che era lì presente, conversando con alcuni fratelli disse: “Se noi avessimo lo stesso spirito di unità che avete voi, avremmo risolto da tempo i nostri problemi”.

Le assemblee internazionali del 2003 “Diamo gloria a Dio” furono di grande incoraggiamento dal punto di vista spirituale per tutti coloro che vi assisterono. In Sudafrica si tennero assemblee internazionali nelle città principali e assemblee di distretto in molte città più piccole. A quelle internazionali furono presenti due membri del Corpo Direttivo, Samuel Herd e David Splane. Vi assisterono delegati di 18 paesi; alcuni indossavano il loro costume tradizionale, cosa che ne accentuò il carattere internazionale. I presenti a queste assemblee furono complessivamente 166.873 e 2.472 i battezzati.

Janine, che assisté all’assemblea internazionale di Città del Capo, espresse la sua gratitudine per il nuovo libro intitolato Impariamo dal grande Insegnante: “Non trovo le parole per dirvi quanto sono grata di questo dono. Questo libro è stato pensato per toccare il cuore dei nostri figli. Geova sa di cosa ha bisogno il suo popolo e Gesù, il Capo della congregazione, vede quanto dobbiamo lottare in questo mondo empio. Ringrazio di tutto cuore Geova e i suoi servitori qui sulla terra”.

Quando riflettiamo sugli oltre cento anni di storia dei testimoni di Geova del Sudafrica, ci rallegriamo per la perseveranza e la fermezza che i fedeli hanno mostrato nel corso del tempo. Nel 2006 c’erano 78.877 proclamatori che conducevano 84.903 studi biblici. Alla Commemorazione del 2006 i presenti erano 189.108. È chiaro che in questa parte del campo mondiale sono ancora valide le parole di Gesù: “Ecco, vi dico: Alzate gli occhi e guardate i campi, che sono bianchi da mietere”. (Giov. 4:35) C’è ancora molto da fare. Le numerose prove della guida di Geova ci spingono a esclamare, insieme ai nostri fratelli in ogni angolo della terra: “Urlate in trionfo a Geova, genti di tutta la terra. Servite Geova con allegrezza”! — Sal. 100:1, 2.

[Note in calce]

^ par. 17 Termine usato in Sudafrica per riferirsi alla popolazione di sangue misto.

^ par. 29 La biografia di Paul Smit è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° novembre 1985, pagine 10-13.

^ par. 40 La biografia di George Phillips è stata pubblicata nella Torre di Guardia (inglese) del 1° dicembre 1956, pagine 712-19.

^ par. 61 La biografia di Piet Wentzel è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° luglio 1986, pagine 9-13.

^ par. 97 La biografia di Frans Muller è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° aprile 1993, pagine 19-23.

^ par. 231 La biografia dei Waldron è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° dicembre 2002, pagine 24-8.

^ par. 250 La biografia di Joshua Thongoana è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° febbraio 1993, pagine 25-9.

^ par. 266 La biografia di George Scipio è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° febbraio 1999, pagine 25-9.

[Testo in evidenza a pagina 174]

A Sant’Elena la proporzione tra proclamatori e abitanti è di 1 su 30, la più alta del mondo

[Riquadro alle pagine 68 e 69]

Cos’era l’apartheid?

Il termine “apartheid” letteralmente significa “separazione”, e fu usato per la prima volta durante le elezioni politiche del 1948 dal Partito Nazionale. Quel partito vinse le elezioni e, con il forte appoggio della Chiesa Riformata Olandese, il governo adottò ufficialmente una rigida politica di separazione dei vari gruppi razziali. Questa linea politica, ispirata dalla volontà di garantire la supremazia dei bianchi, portò all’emanazione di leggi riguardanti aspetti essenziali della vita, quali domicilio, lavoro, istruzione, strutture pubbliche e politica.

I principali gruppi razziali erano classificati come segue: bianchi, bantu (africani neri), coloureds (persone di sangue misto) e asiatici (indiani). I fautori dell’apartheid dichiararono che le razze dovevano avere i propri territori riservati, detti homeland, in cui vivere e svilupparsi nel rispetto della propria cultura e delle proprie usanze. Ciò che in teoria ad alcuni sembrava attuabile non funzionò in pratica. Intimiditi da fucili, gas lacrimogeni e cani ringhiosi, molti neri vennero costretti a lasciare le loro case e a trasferirsi con i loro poveri averi in altre zone. La maggior parte degli edifici pubblici come banche e uffici postali ebbero settori separati per i bianchi e per quelli di altre razze. Cinema e ristoranti furono riservati ai bianchi.

Sia per i loro affari che per i lavori domestici, i bianchi avevano ancora bisogno della manodopera nera a buon mercato. Questo portò allo smembramento delle famiglie. Ad esempio, i neri potevano andare nelle città a lavorare nelle miniere o nelle fabbriche ed erano alloggiati in ostelli per uomini, mentre le mogli dovevano rimanere nelle loro homeland, dette anche bantustan. Questo sconvolse la vita delle famiglie e fece dilagare il malcostume. I neri che lavoravano come domestici nelle case dei bianchi stavano di solito in una stanza in casa del padrone. Le loro famiglie però non potevano vivere nei quartieri dei bianchi, quindi i genitori non vedevano la famiglia per lunghi periodi di tempo. I neri dovevano sempre portare con sé un lasciapassare.

L’apartheid incideva dolorosamente sulla vita delle persone in campi quali istruzione, matrimonio, lavoro e possesso di beni. I testimoni di Geova, pur essendo ben noti per la loro armonia razziale, ubbidivano alle leggi del governo finché queste non impedivano loro di rendere sacro servizio a Dio. (Rom. 13:1, 2) Cercavano di stare insieme ai loro compagni di fede dei vari gruppi razziali ogni volta che potevano.

A partire da metà degli anni ’70 il governo attuò una serie di riforme che mitigarono la politica razziale. Il 2 febbraio 1990 l’allora presidente Frederik W. de Klerk annunciò misure per smantellare l’apartheid, quali il riconoscimento ufficiale delle organizzazioni politiche nere e la scarcerazione di Nelson Mandela. Con l’elezione democratica di un governo di maggioranza nera nel 1994, l’apartheid terminò ufficialmente.

[Riquadro/Cartine alle pagine 72 e 73]

Sudafrica — INFORMAZIONI GENERALI

Paese

La regione costiera del Sudafrica è una stretta fascia pianeggiante orlata da montagne; queste si elevano formando un vasto altopiano interno, che costituisce gran parte del territorio. La parte più elevata dell’altopiano è quella orientale, che dà sull’Oceano Indiano, dove la catena montuosa dei Monti dei Draghi supera i 3.400 metri di altitudine. La superficie del Sudafrica è quasi quattro volte quella dell’Italia.

Popolazione

I 44 milioni di abitanti del paese provengono dai più svariati ambienti culturali. Nel 2003 il governo pubblicò i risultati di un censimento in cui i cittadini erano divisi in quattro gruppi: africani neri, 79 per cento; bianchi, 9,6 per cento; coloureds, 8,9 per cento e indiani o asiatici, 2,5 per cento.

Lingua

Le lingue ufficiali sono 11, anche se molti parlano l’inglese. Le più parlate nell’ordine sono: zulù, xhosa, afrikaans, sepedi, inglese, tswana, sesotho, tsonga, siswati, venda e ndebele.

Risorse economiche

Questo paese è ricco di risorse naturali ed è il maggior produttore mondiale di oro e platino. Milioni di sudafricani lavorano nelle miniere, nelle aziende agricole e nelle fabbriche che producono generi alimentari, auto, macchinari, tessuti o altro.

Clima

La punta meridionale del paese, compresa Città del Capo, ha un clima di tipo mediterraneo, con inverni piovosi ed estati asciutte. Nell’altopiano interno le condizioni climatiche sono diverse: in estate i temporali rinfrescano l’aria mentre in inverno le giornate sono relativamente calde e il cielo è limpido.

[Cartine]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

NAMIBIA

DESERTO DEL NAMIB

Katutura

WINDHOEK

BOTSWANA

DESERTO DEL KALAHARI

GABORONE

SWAZILAND

MBABANE

LESOTHO

MASERU

Teyateyaneng

SUDAFRICA

Kruger National Park

Nylstroom

Bushbuckridge

PRETORIA

Johannesburg

Klerksdorp

Dundee

Ndwedwe

Pietermaritzburg

Durban

MONTI DEI DRAGHI

Strand

Città del Capo

PRETORIA

Midrand

Krugersdorp

Kagiso

Johannesburg

Elandsfontein

Soweto

Eikenhof

Heidelberg

[Immagini]

Città del Capo

Capo di Buona Speranza

[Riquadro/Immagini alle pagine 80 e 81]

La prima volta in cui diedi testimonianza

ABEDNEGO RADEBE

NATO 1911

BATTEZZATO 1939

PROFILO Faceva parte della prima congregazione nera di Pietermaritzburg, nel KwaZulu-Natal. È morto fedele nel 1995.

SONO nato e cresciuto nelle vicinanze di Pietermaritzburg. Mio padre era un predicatore metodista. A metà degli anni ’30 ricevetti alcune pubblicazioni dei testimoni di Geova. Pur essendo d’accordo con ciò che avevo letto, non ebbi mai l’occasione di frequentare i Testimoni.

Qualcuno nell’ostello in cui alloggiavo mi diede l’opuscolo Cielo e Purgatorio. Non avevo mai letto nulla del genere. Mi aiutò a capire ciò che la Bibbia dice della risurrezione e della speranza terrena. Scrissi alla filiale di Città del Capo e ordinai alcuni libri.

Esitavo ad avvicinare i Testimoni che vedevo in città. Tra la mia gente l’usanza era questa: “Mai avvicinare per primo un uomo bianco. Aspetta che sia lui ad avvicinare te”.

Una sera tornando a casa dal lavoro vidi l’auto dei Testimoni munita di altoparlante parcheggiata fuori dell’ostello in cui alloggiavo. Quando arrivai all’ingresso fui avvicinato da un uomo anziano ben piantato, in abito estivo, che si presentò dicendo di chiamarsi Daniel Jansen. Decisi di cogliere quell’occasione per conoscere i Testimoni, perciò gli chiesi di farmi ascoltare una conferenza del fratello Rutherford. Si radunò molta gente. Al termine della conferenza Jansen mi mise in mano un microfono e disse: “Spiega in zulù a queste persone cosa dice questo disco, così anche loro ne trarranno beneficio”.

Risposi: “Non ricordo tutto quello che l’oratore ha detto”.

E Jansen di rimando: “Di’ quello che ricordi”.

Con la mano tremante, farfugliai qualche parola al microfono. Quello fu il mio esordio come testimone di Geova. Allora Jansen mi invitò ad accompagnarlo nell’opera di predicazione, ma prima si accertò che avessi compreso le dottrine fondamentali e che fossi d’accordo con gli insegnamenti della Bibbia. Le mie risposte lo soddisfecero. Per quattro anni frequentai una compagnia, o congregazione, bianca dove io ero l’unico nero. Eravamo un piccolo gruppo e ci riunivamo in casa di un fratello.

A quei tempi ogni proclamatore riceveva una cartolina di testimonianza con cui presentare il messaggio biblico al padrone di casa. Portavamo con noi anche un fonografo, alcuni dischi su cui erano registrate conferenze della durata di quattro minuti e una borsa di libri e opuscoli.

Per risparmiare tempo, il proclamatore caricava il fonografo e cambiava la puntina in anticipo. Quando il padrone di casa apriva la porta, lo salutava e gli porgeva la cartolina che presentava la conferenza registrata. Quando il disco era arrivato a poco più di metà il proclamatore apriva la borsa così che, al termine della conferenza, era pronto per offrire al padrone di casa il libro corrispondente.

[Riquadro/Immagini alle pagine 88 e 89]

Un esempio di fedeltà

GEORGE PHILLIPS

NATO 1898

BATTEZZATO 1912

PROFILO Divenne pioniere regolare nel 1914 e per oltre 40 anni fu sorvegliante di filiale in Sudafrica. È morto fedele nel 1982.

GEORGE PHILLIPS nacque e crebbe a Glasgow, in Scozia. Iniziò il servizio di pioniere nel 1914, quando aveva 16 anni. Nel 1917 fu messo in prigione a motivo della sua neutralità cristiana. Nel 1924 il fratello Rutherford lo invitò personalmente a trasferirsi in Sudafrica. Gli disse: “George, potrebbe essere per un anno, o anche qualcosa di più”.

Ecco che impressione ebbe George quando arrivò in Sudafrica: “Rispetto alla Gran Bretagna le condizioni erano del tutto diverse e qualsiasi cosa avesse relazione con l’opera era di dimensioni molto più ridotte. A quel tempo solo sei svolgevano il servizio a tempo pieno e non più di una quarantina svolgevano l’opera in misura limitata. Il nostro territorio andava dalla regione del Capo al Kenya. Come sarebbe stato possibile percorrerlo interamente e dare un’efficace testimonianza in un solo anno? Comunque, perché preoccuparsi? L’unica cosa da fare era andare avanti, usare le risorse a disposizione e lasciare i risultati a Geova.

“Il Sudafrica è un paese complesso con molte razze e lingue diverse. È stato un vero piacere conoscere queste varie popolazioni. Organizzare l’opera in un campo così vasto e porre le basi necessarie su cui costruire non fu però un compito facile.

“Nel corso degli anni l’amore con cui Geova ha sopperito alle mie necessità, la sua protezione, la sua guida e le sue benedizioni sono sempre stati molto evidenti. Ho imparato che ‘la santa devozione con contentezza è un grande guadagno’ e che per rimanere nel ‘luogo segreto dell’Altissimo’ si deve stare attaccati alla sua organizzazione e lavorare sodo per compiere la sua opera come lui vuole”. — 1 Tim. 6:6, “Bibbia del re Giacomo”; Sal. 91:1.

[Riquadro/Immagine alle pagine 92-94]

Ho curato la spiritualità della mia famiglia

JOSEPHAT BUSANE

NATO 1908

BATTEZZATO 1942

PROFILO Padre di famiglia che conobbe la verità mentre lavorava a Johannesburg, lontano da casa sua nello Zululand (KwaZulu-Natal).

SONO nato nel 1908 nello Zululand, in Sudafrica. Benché la mia famiglia si accontentasse della semplice vita di campagna, a 19 anni cominciai a lavorare come commesso nella città di Dundee. In seguito sentii dire che molti giovani guadagnavano un mucchio di soldi a Johannesburg, il centro sudafricano dell’industria aurifera. Perciò mi trasferii lì e per diversi anni lavorai come attacchino. La vita di città mi piaceva moltissimo per le attrattive e le opportunità che offriva, ma mi resi ben presto conto che minava i valori morali tradizionali del mio popolo. Molti giovani si dimenticavano della loro famiglia che viveva in campagna, mentre io non me ne dimenticai mai e mandavo regolarmente soldi a casa. Nel 1939 sposai Claudina, una ragazza dello Zululand. Pur essendo sposato continuai a lavorare a Johannesburg, distante 400 chilometri. Quasi tutti quelli che si trovavano nelle mie condizioni facevano la stessa cosa. Era doloroso stare lontano dalla famiglia per lunghi periodi, ma mi sentivo in dovere di aiutarla ad avere un tenore di vita più elevato.

Mentre ero a Johannesburg, io e un mio amico di nome Elias decidemmo di cercare la vera religione. Andammo in diverse chiese nella zona in cui abitavamo, ma nessuna di esse ci soddisfece. Poi Elias incontrò i testimoni di Geova. Insieme a lui cominciai a frequentare regolarmente la prima congregazione nera di testimoni di Geova a Johannesburg. Nel 1942, dopo aver dedicato la mia vita a Geova, mi battezzai a Soweto. Ogni volta che tornavo a casa nello Zululand mi sforzavo di spiegare le mie convinzioni religiose a Claudina, che però era molto impegnata nelle attività della chiesa.

Ciò nonostante Claudina cominciò a confrontare le nostre pubblicazioni con la sua Bibbia, e gradualmente la verità della Parola di Dio le toccò il cuore. Si battezzò nel 1945 e divenne molto zelante nel ministero cristiano: parlava della verità della Bibbia con i vicini e la inculcava nel cuore dei nostri figli. Nel frattempo a Johannesburg ebbi il privilegio di aiutare alcuni a conoscere la verità della Bibbia. Nel 1945 c’erano quattro congregazioni nere nei dintorni di Johannesburg, e io ero il servitore della compagnia nella congregazione Small Market. A suo tempo agli uomini sposati che lavoravano lontano da casa fu dato il consiglio scritturale di riunirsi alla famiglia e prestare maggiore attenzione alle loro responsabilità di capifamiglia. — Efes. 5:28-31; 6:4.

Nel 1949 lasciai dunque il mio lavoro a Johannesburg per prendermi cura della famiglia nel modo indicato da Geova. Tornato a casa trovai lavoro presso un ispettore del bestiame come addetto al bagno disinfettante degli animali. Non era facile mantenere moglie e sei bambini con il magro stipendio che ricevevo. Così, per arrotondare, vendevo anche le verdure e il granturco che noi stessi coltivavamo. La nostra famiglia non era materialmente ricca, ma avevamo tesori spirituali grazie al fatto che ubbidivamo al consiglio di Gesù riportato in Matteo 6:19, 20.

Per ottenere questi tesori spirituali bisogna lavorare sodo, proprio come per estrarre l’oro dalle miniere di Johannesburg. Ogni sera leggevo ai miei figli un brano della Bibbia e chiedevo a ciascuno di loro di dirmi cosa aveva imparato. Il fine settimana li portavo con me a turno nell’opera di predicazione. Mentre camminavamo da una fattoria all’altra parlavo con loro di argomenti scritturali e cercavo di imprimere nel loro cuore le alte norme morali della Bibbia. — Deut. 6:6, 7.

Per molti anni la nostra famiglia fu l’unica in grado di ospitare i sorveglianti viaggianti. Questi fratelli e le rispettive mogli ebbero un’ottima influenza sui nostri figli, cinque maschi e una femmina, e fecero nascere in loro il desiderio di diventare evangelizzatori a tempo pieno. Ora tutti e sei sono adulti e sono spiritualmente forti. Come sono grato all’organizzazione di Geova per i consigli che incoraggiarono quelli come me a prestare maggiore attenzione ai bisogni spirituali della famiglia! Le benedizioni che ne sono derivate sono di gran lunga migliori di qualsiasi cosa si possa acquistare con il denaro. — Prov. 10:22.

Il fratello Josephat Busane ha continuato a servire Geova fino alla morte, avvenuta nel 1998. Anche i figli che sono ancora in vita continuano a far tesoro della loro eredità spirituale. Uno di loro, Theophilus, è sorvegliante viaggiante. Altri particolari sul fratello Busane si trovano in “Svegliatevi!” dell’8 ottobre 1993, pagine 19-22.

[Riquadro/Immagine alle pagine 96 e 97]

‘Il servizio del Regno mi ha aiutato ad avvicinarmi a Geova’

THOMAS SKOSANA

NATO 1894

BATTEZZATO 1941

PROFILO Imparò cinque lingue per poter aiutare spiritualmente le persone nei luoghi in cui fu mandato come pioniere.

NEL 1938 un insegnante mi diede alcuni opuscoli pubblicati dai testimoni di Geova. Allora ero predicatore nella chiesa wesleyana di Delmas, circa 60 chilometri a est di Johannesburg. Da tempo nutrivo profondo interesse per la Bibbia. La chiesa insegnava che l’anima è immortale e che i malvagi sono tormentati nell’inferno, mentre quegli opuscoli dimostravano con la Bibbia che non era vero. (Sal. 37:38; Ezec. 18:4) Capii inoltre che la maggioranza dei servitori di Dio, anziché andare in cielo, riceverà la vita eterna sulla terra. — Sal. 37:29; Matt. 6:9, 10.

Ero molto felice di avere appreso queste verità, e volevo predicarle alla congregazione della chiesa a cui appartenevo, ma altri predicatori protestarono e volevano farmi espellere. Allora lasciai la chiesa e iniziai a frequentare il gruppetto di testimoni di Geova di Delmas. Mi battezzai nel 1941 e nel 1943 iniziai a svolgere il servizio di pioniere.

Mi trasferii a Rustenburg, dove c’era bisogno di proclamatori del Regno. Essendo forestiero, per poter rimanere e ottenere un posto in cui alloggiare dovevo fare domanda al capo locale. Egli mi disse che per avere il permesso dovevo pagare 12 sterline. Non potevo permettermi quella somma, ma un caro fratello bianco la pagò e mi aiutò finanziariamente perché potessi continuare a svolgere il servizio di pioniere. Un uomo con cui studiai fece un buon progresso, e dopo la mia partenza fu nominato servitore in quella congregazione.

Poi mi trasferii più a ovest, a Lichtenburg. Questa volta dovetti rivolgermi a un funzionario bianco per soggiornare nel quartiere nero della città, ma lui non mi volle concedere il permesso. Chiesi a un fratello bianco, un pioniere della vicina città di Mafikeng, di aiutarmi. Andammo insieme a trovare il funzionario, che però disse: “Non voglio che lei venga qui. Voi insegnate che l’inferno non esiste. E come può la gente comportarsi bene se non ha paura di bruciare nell’inferno?”

A causa del suo rifiuto mi trasferii a Mafikeng, dove servo tuttora come pioniere regolare. La mia lingua è lo zulù, ma appena conobbi la verità decisi di imparare l’inglese per poter leggere tutte le pubblicazioni dei testimoni di Geova. Questo mi ha aiutato a crescere spiritualmente.

Per essere efficace nel ministero ho imparato anche il sesotho, lo xhosa, lo tswana e un po’ di afrikaans. Nel corso degli anni ho avuto il privilegio di aiutare molti a dedicare la propria vita a Geova, tra cui quattro uomini che ora sono anziani di congregazione. Il servizio a tempo pieno ha giovato anche alla mia salute.

Ringrazio Geova per avermi permesso di arrivare alla vecchiaia rimanendo al suo servizio. Non è con le mie forze che ho acquistato conoscenza e ho avuto successo nel campo. Geova mi ha aiutato col suo santo spirito. Ciò che più conta, il servizio del Regno a tempo pieno mi ha aiutato ad avvicinarmi a Geova; inoltre ho imparato a fare affidamento su di lui.

Questa intervista risale al 1982. Il fratello Skosana, un unto servitore di Dio, è rimasto fedele sino alla morte, avvenuta nel 1992.

[Riquadro/Immagini alle pagine 100 e 101]

Il primo sorvegliante di distretto del Sudafrica

MILTON BARTLETT

NATO 1923

BATTEZZATO 1939

PROFILO Primo missionario di Galaad inviato in Sudafrica. Ha lavorato molto per incrementare gli interessi del Regno, specialmente nelle comunità nere.

MILTON BARTLETT arrivò a Città del Capo nel dicembre 1946. Era il primo missionario di Galaad in Sudafrica e aveva l’incarico di iniziare l’opera nella circoscrizione e nel distretto. A quel tempo il fratello Bartlett era l’unico sorvegliante di distretto. Negli anni successivi i sorveglianti viaggianti fecero molto per promuovere gli interessi del Regno in Sudafrica, specialmente tra la popolazione nera.

Milton era molto amato dai fratelli del Sudafrica. Era un uomo paziente che ascoltava con attenzione quando i fratelli gli parlavano dei loro problemi. Per questo era in grado di inviare alla filiale del Sudafrica rapporti accurati su problemi che riguardavano l’intera fratellanza. Ciò contribuì a rendere la condotta e il modo di adorare dei fratelli più conformi ai princìpi biblici.

Milton riusciva a dare questo aiuto ai fratelli perché aveva una profonda conoscenza delle Scritture ed era un insegnante capace. Aveva anche la risolutezza e la tenacia necessarie per ottenere dai funzionari dell’apartheid i permessi per entrare nelle città o nei quartieri neri, pur essendo un bianco. Spesso funzionari prevenuti gli rifiutavano il permesso, per cui Milton doveva contattare autorità di grado superiore, come il consiglio comunale, per farsi aiutare. Poi doveva attendere che il consiglio tenesse la successiva riunione e revocasse le decisioni contrarie. In un modo o nell’altro ottenne l’accesso a quasi tutte le zone in cui vivevano i neri.

A volte venivano inviati poliziotti in borghese per verificare cosa diceva Milton nei suoi discorsi. Una ragione era che gli ecclesiastici della cristianità accusavano falsamente i testimoni di Geova di essere sediziosi comunisti. Una volta mandarono un poliziotto nero a prendere appunti a un’assemblea. “Questo fu un bene”, scrisse Milton circa 20 anni dopo, “perché, grazie a ciò che udì quel fine settimana, quel poliziotto accettò la vera adorazione ed è tuttora forte nella fede”.

Al suo arrivo in Sudafrica Milton, che allora era scapolo e aveva 23 anni, trovò 3.867 proclamatori. Alla sua partenza, dopo 26 anni di servizio, ce n’erano 24.005. Nel 1973 Milton e sua moglie Sheila con il loro piccolo Jason di un anno dovettero tornare negli Stati Uniti per prendersi cura dei genitori anziani di lui. La foto di Milton e Sheila in questa pagina fu scattata nel 1999, quando tornarono in Sudafrica in occasione della dedicazione dei nuovi edifici della filiale. Che emozione fu per loro, dopo un’assenza di 26 anni, rivedere molti fratelli di vecchia data che si ricordavano di tutto il lavoro che avevano fatto con tanto amore!

[Immagine]

Milton e Sheila Bartlett, 1999

[Riquadro/Immagine a pagina 107]

Uno scenario unico

La Montagna della Tavola, che spicca per il suo aspetto imponente, fa da suggestivo sfondo a Città del Capo, da alcuni considerata la città più bella dell’Africa.

In estate questo massiccio montuoso è coperto a volte da una fitta nuvola, che viene appropriatamente chiamata “la tovaglia”. Questo fenomeno è dovuto ai forti venti che risalgono le pendici della montagna: l’umidità si condensa formando una nube che si posa sulla Montagna della Tavola.

[Riquadro/Immagini alle pagine 114-117]

Ci siamo mantenuti integri in prigione

INTERVISTA CON ROWEN BROOKES

NATO 1952

BATTEZZATO 1969

PROFILO Detenuto dal dicembre 1970 al marzo 1973 a motivo della neutralità cristiana. Nel 1973 iniziò il servizio di pioniere regolare e nel 1974 andò alla Betel. Attualmente è membro del Comitato di Filiale.

Che condizioni c’erano nella prigione militare?

La prigione consisteva di lunghi fabbricati, ciascuno con due file di 34 celle che davano su un passaggio solcato al centro da un canale di scolo. Eravamo tenuti in isolamento in una cella di due metri per uno e ottanta. Potevamo uscire solo due volte al giorno: la mattina per lavarci, sbarbarci e pulire il vaso da notte e il pomeriggio per fare la doccia. Non potevamo né scrivere né ricevere lettere. Non ci era permesso di tenere nessun libro tranne la Bibbia e nemmeno penne o matite. Non potevamo ricevere visite.

Prima di entrare in prigione quasi tutti i fratelli si erano fatti rilegare la Bibbia con altri libri, come l’Ausiliario per capire la Bibbia. Le guardie non se ne accorgevano perché assomigliava alle vecchie Bibbie afrikaans o olandesi che avevano in casa.

Riuscivate a procurarvi delle pubblicazioni bibliche?

Sì, quando era possibile facevamo entrare qualche pubblicazione di nascosto. Tutti gli effetti personali, compresi gli articoli da toeletta, erano tenuti in valigie in una cella vuota. Una volta al mese una guardia ci lasciava accedere alle valigie per fare rifornimento. In quelle valigie tenevamo anche delle pubblicazioni.

Mentre uno di noi parlava con la guardia per distrarla, un altro fratello nascondeva un libro sotto i pantaloncini o la maglietta. Tornati in cella dividevamo il libro in fascicoli, che erano più facili da nascondere, e poi ce li passavamo così che tutti potessero leggerli. Trovammo molti posti per nasconderli. Alcune celle erano in pessimo stato e c’erano buchi dappertutto.

Le celle venivano perquisite spesso, anche in piena notte. Le guardie trovavano sempre qualche pubblicazione, ma mai tutte. Spesso qualche soldato amichevole ci avvertiva quando stava per aver luogo una perquisizione. Allora avvolgevamo le pubblicazioni nella plastica e infilavamo l’involto nel tubo di scarico della grondaia. Un giorno ci fu un temporale terribile e costernati vedemmo uno di quegli involti galleggiare nell’acqua e venire giù per il canale tra le due file di celle. Alcuni militari detenuti cominciarono a giocarci prendendolo a calci come un pallone. A un tratto apparve una guardia che ordinò loro di rientrare in cella. Con nostro sollievo nessuno fece più caso a quell’involto, e noi riuscimmo a riprendercelo quando poco dopo ci fecero uscire dalle celle.

La vostra integrità veniva messa alla prova mentre eravate detenuti?

Continuamente. Le guardie carcerarie ne pensavano sempre una nuova. Ad esempio, ci trattavano gentilmente, dandoci magari del cibo in più, portandoci fuori a fare un po’ di esercizio e anche a prendere il sole. Poi di colpo, qualche giorno dopo, ci chiedevano di indossare l’uniforme cachi. Quando rifiutavamo, ci trattavano male come in precedenza.

In seguito ci chiesero di indossare gli elmetti militari di plastica, e noi rifiutammo. Il capitano si arrabbiò tanto che da allora in poi non ci permise nemmeno di fare la doccia. Ci diedero un secchio per uno per lavarci in cella.

Non avevamo le scarpe e alcuni fratelli avevano i piedi sanguinanti. Allora ce le facemmo noi con dei pezzi di vecchie coperte usati per pulire i pavimenti. Trovammo del filo di rame, lo appiattimmo a un’estremità, lo appuntimmo dall’altra, e praticammo un foro nella parte piatta per usarlo come ago. Levammo dei fili dalle nostre coperte e con i pezzi di coperta ci confezionammo dei mocassini.

Una volta senza preavviso ci ordinarono di metterci in tre per cella. Anche se stavamo molto stretti, la circostanza si rivelò vantaggiosa poiché disponemmo che i fratelli spiritualmente più deboli stessero con quelli più esperti. Tenevamo studi biblici e ci esercitavamo per il servizio di campo. Con sgomento del capitano, il nostro morale migliorò rapidamente.

Rendendosi conto che questa tattica non aveva funzionato, il capitano ordinò che ogni Testimone dividesse la cella con due detenuti non Testimoni. Benché fosse stato severamente ordinato loro di non parlare con noi, cominciarono a farci domande e avemmo molte opportunità di dare testimonianza. Di conseguenza un paio di loro si rifiutarono di prendere parte a certe attività militari. Ben presto ci rimisero uno per cella.

Riuscivate a tenere delle adunanze?

Tenevamo adunanze regolarmente. Al di sopra dell’ingresso di ogni cella c’era una finestra con una rete metallica e sette sbarre verticali. Annodando le estremità di una coperta a due sbarre ci facevamo una piccola amaca in cui si poteva stare seduti. Da lassù vedevamo il fratello nella cella di fronte e gridando ci facevamo sentire dagli altri che erano in quel fabbricato. Trattavamo la scrittura del giorno quotidianamente e lo studio Torre di Guardia se avevamo la rivista. Concludevamo ogni giornata con una preghiera, che facevamo a turno. Ci preparavamo perfino un nostro programma dell’assemblea di circoscrizione.

Non sapevamo mai se un anziano sarebbe stato autorizzato a entrare nella prigione per celebrare la Commemorazione con noi, quindi facevamo i nostri preparativi. Mettevamo a bagno dell’uva passa nell’acqua per fare il vino e schiacciavamo un po’ di pane della nostra razione, facendolo poi seccare. Una volta avemmo il permesso di ricevere una bottiglietta di vino e un po’ di pane non lievitato dai fratelli di fuori.

Col tempo le condizioni cambiarono?

In effetti col tempo le condizioni migliorarono. La legge cambiò e il nostro gruppo fu rimesso in libertà. Da allora in poi gli obiettori per motivi religiosi venivano condannati a una pena detentiva di durata stabilita, e non ricevevano altre condanne. Più tardi, dopo che il nostro gruppo di 22 fratelli era stato scarcerato, gli 88 fratelli rimasti dentro godettero degli stessi privilegi degli altri detenuti. Potevano ricevere una visita al mese e scrivere e ricevere lettere.

Vi è stato difficile adattarvi dopo il rilascio?

Sì, c’è voluto del tempo per adattarci alla vita di fuori. Per esempio era piuttosto snervante stare in mezzo a molta gente. I nostri genitori e i fratelli ci aiutarono con premura ad assumere gradualmente maggiori responsabilità nella congregazione.

Anche se fu un periodo difficile, quell’esperienza ci ha fatto bene. Le prove a cui fu sottoposta la nostra fede ci rafforzarono spiritualmente e ci insegnarono a perseverare. Imparammo ad amare davvero la Bibbia e comprendemmo quanto è importante leggerla e meditare su di essa tutti i giorni. E di sicuro imparammo a confidare in Geova. Dopo aver fatto quei sacrifici per rimanere fedeli a Geova eravamo fermamente decisi ad andare avanti e a dargli il meglio di noi stessi, possibilmente svolgendo il servizio a tempo pieno.

[Riquadro/Immagine alle pagine 126-128]

Nei momenti di pericolo abbiamo confidato in Geova

ZEBLON NXUMALO

NATO 1960

BATTEZZATO 1985

PROFILO Prima di conoscere la verità era rastafariano. Ha intrapreso il servizio a tempo pieno subito dopo il battesimo. Attualmente è sorvegliante di circoscrizione e viaggia accompagnato da sua moglie Nomusa.

DOPO aver lavorato alla costruzione della Betel di Krugersdorp, io e il mio compagno fummo mandati dove c’era più bisogno di pionieri: nella township di KwaNdengezi, un sobborgo nero della città portuale di Durban. Qualche giorno dopo il nostro arrivo, un gruppo politico mandò cinque giovani a casa nostra a investigare. Ci chiesero di collaborare con loro per proteggere la township da una fazione rivale. In quella regione del Sudafrica l’animosità fra questi due gruppi di lingua zulù aveva dato luogo a molti massacri. Chiedemmo loro cosa pensavano che si potesse fare per porre fine a tutta quella violenza. Dissero che la causa principale era il dominio dei bianchi. Accennammo ad altri paesi dell’Africa dilaniati dalla guerra i cui abitanti erano afflitti dalla povertà. Poi ricordammo loro il detto: “La storia si ripete”. Convennero che criminalità, violenza e malattie non sarebbero sparite nemmeno se i neri avessero assunto il governo del paese. Quindi aprimmo la Bibbia e mostrammo loro che il Regno di Dio è l’unico governo che può risolvere i problemi dell’umanità.

Qualche sera dopo sentimmo una folla di giovani che cantava inni di libertà e vedemmo uomini che brandivano armi da fuoco. Le case venivano incendiate e la gente uccisa. Terrorizzati pregammo Geova di darci la forza per non lasciare che minacce o intimidazioni ci scoraggiassero o ci facessero rinunciare alla nostra integrità. Ricordammo anche i martiri che in circostanze simili non avevano rinnegato Gesù. (Matt. 10:32, 33) A un tratto un gruppo di adulti e ragazzi bussò alla nostra porta. Senza nemmeno salutare ci chiesero il denaro per comprare ciò che in zulù si chiama intelezi, un oggetto fornito dagli stregoni cui sono attribuite virtù protettive. Li supplicammo di avere pazienza e chiedemmo: “Vi sembra giusto che gli stregoni utilizzino la stregoneria per far morire le persone?” Chiedemmo anche: “Come vi sentireste se un vostro caro fosse vittima della stregoneria?” Convennero tutti che sarebbe stata una brutta cosa. Allora aprimmo la Bibbia e chiedemmo al loro capo di leggere in Deuteronomio 18:10-12 cosa pensa Dio della stregoneria. Quando ebbe letto il brano, domandammo cosa ne pensavano. Erano sbalorditi. Approfittammo del silenzio che ne seguì per chiedere cosa pensavano fosse saggio che facessimo: ascoltare Geova o loro? Se ne andarono via senza fiatare.

Uscimmo indenni da molte situazioni come queste e capimmo che Geova era dalla nostra parte. Ad esempio, una sera un altro gruppo venne a casa nostra a chiedere soldi con cui comprare armi per “proteggere” la popolazione locale. Si lamentarono di non sentirsi sicuri a causa del gruppo politico contrario e dissero che la soluzione era contrattaccare con armi più sofisticate. Ci intimarono di dare loro il denaro, altrimenti ne avremmo subìto le conseguenze. Facemmo presente che la loro organizzazione aveva firmato una carta che garantiva i diritti umani e il rispetto della coscienza altrui. Chiedemmo loro se erano disposti a morire piuttosto che andare contro la costituzione in cui credevano. Dissero di sì. Allora spiegammo che noi apparteniamo all’organizzazione di Geova, che la nostra “costituzione” è la Bibbia e che la Bibbia condanna l’omicidio. Alla fine il capo del gruppo disse ai suoi compagni: “Capisco la posizione di questi uomini. Hanno detto chiaramente che se il denaro serve allo sviluppo della nostra township, ad esempio per costruire un pensionato per anziani, o se un loro vicino ha bisogno di soldi per andare in ospedale, sono disposti a dare. Ma non intendono darci denaro per uccidere”. A queste parole tutti si alzarono, e noi stringemmo loro la mano ringraziandoli per la pazienza mostrataci.

[Riquadro/Immagini alle pagine 131-134]

Sorelle nubili con 100 anni di servizio nel campo della traduzione

Diversi fratelli e sorelle che fanno parte della famiglia Betel del Sudafrica hanno usato il dono del celibato nel prezioso servizio del Regno. (Matt. 19:11, 12) Le seguenti tre sorelle hanno dedicato complessivamente 100 anni alla traduzione del cibo spirituale dello “schiavo fedele e discreto”. — Matt. 24:45.

Maria Molepo

Sono nata nella provincia sudafricana di Limpopo. La mia sorella maggiore Aletta mi ha insegnato la verità mentre andavo ancora a scuola. Quando terminai la scuola un’altra mia sorella, che non è testimone di Geova, si offrì di pagarmi un corso universitario di tre anni perché diventassi un’insegnante qualificata. Rifiutai la sua gentile offerta in quanto volevo servire Geova insieme alle mie due sorelle maggiori, Aletta ed Elizabeth, che erano pioniere. Mi battezzai nel 1953, e nei successivi sei anni ogni tanto dedicai all’opera le stesse ore di un pioniere, finché nel 1959 compilai la domanda e fui formalmente nominata pioniera regolare.

Nel 1964 la filiale del Sudafrica mi invitò a lavorare part time per tradurre il cibo spirituale in sepedi. Nel frattempo continuai a svolgere il servizio di pioniere. Poi nel 1966 fui invitata a diventare membro della famiglia Betel del Sudafrica. Il servizio alla Betel non era come me l’ero immaginato. Mi mancava il servizio di campo che prima svolgevo tutti i giorni. Comunque presto cambiai modo di pensare: il fine settimana, da sabato pomeriggio a domenica sera, mi consideravo una pioniera, anche se non potevo raggiungere le ore di un pioniere. Il servizio di campo nel fine settimana mi piaceva così tanto che spesso il sabato o la domenica rientravo troppo tardi per la cena. Quando fu disposto che a una certa età le sorelle della Betel non lavorassero più il sabato mattina, fui felicissima di poter impiegare più tempo nel servizio di campo.

Durante i miei primi otto anni alla Betel, io e un’altra traduttrice condividemmo una stanza in un edificio separato dalla casa Betel. Inizialmente le autorità dell’apartheid ci permettevano di abitare vicino ai nostri fratelli bianchi, ma nel 1974 non ce lo permisero più. I traduttori neri, come me, furono costretti ad alloggiare nelle zone riservate ai neri. Io stavo presso una famiglia di Testimoni a Tembisa e tutti i giorni dovevo fare parecchia strada per andare e tornare dalla Betel. Quando fu costruita la nuova Betel a Krugersdorp, le leggi dell’apartheid erano diventate meno restrittive e io potei tornare a stare con il resto della famiglia Betel.

Sono grata a Geova di avermi permesso di lavorare fino a oggi come traduttrice alla Betel. Mi ha davvero ricompensata per aver approfittato del fatto di essere nubile per dedicarmi al suo servizio, tanto che anche la mia sorella minore, Annah, ha preferito non sposarsi e da 35 anni compie l’opera di evangelizzazione a tempo pieno.

Tseleng Mochekele

Sono nata nella città di Teyateyaneng, nel Lesotho. Mia madre era una persona religiosa e costringeva me e i miei fratellini ad andare con lei in chiesa. Detestavo andare in chiesa. Poi mia zia diventò testimone di Geova e parlò della sua fede a mia madre. Fui contenta quando mia madre smise di andare in chiesa, ma io non seguii la verità perché mi piacevano il mondo e i suoi divertimenti.

Nel 1960 mi trasferii a Johannesburg per terminare gli studi. Prima che partissi la mamma mi supplicò: “Ti prego, Tseleng, quando sei a Johannesburg cerca i Testimoni e vedi di diventare una di loro”. Arrivata a Johannesburg, fui colpita dai molti divertimenti che offriva. Tuttavia, esaminando più da vicino la vita della gente, fui sconvolta dall’immoralità sessuale così comunemente praticata. Allora mi vennero in mente le parole di mia madre e cominciai a frequentare le adunanze dei testimoni di Geova a Soweto. Ricordo che durante la mia prima adunanza pregai: “Aiutami, Geova, perché voglio diventare una tua Testimone”. Poco tempo dopo iniziai a partecipare al ministero e mi battezzai nel luglio dello stesso anno. Terminati gli studi tornai in Lesotho da mia madre, che nel frattempo si era battezzata.

Nel 1968 la filiale del Sudafrica mi invitò a svolgere a tempo pieno il lavoro di traduzione in sesotho. Per molti anni assolsi questo compito mentre vivevo con mia madre. Quando attraversammo un periodo difficile dissi ai miei familiari che forse potevo smettere il servizio a tempo pieno e trovarmi un lavoro per aiutarli. Comunque, sia mia madre che Liopelo, la mia sorella battezzata più giovane, non ne vollero sapere. Per loro era un onore sostenermi nell’incarico di traduttrice a tempo pieno.

Nel 1990 potei entrare a far parte della famiglia Betel del Sudafrica, nei nuovi edifici di Krugersdorp, dove continuo con gioia a svolgere il lavoro di traduzione. Non mi pento della scelta di rimanere nubile, anzi, sono profondamente grata a Geova di avermi dato una vita piena e soddisfacente.

Nurse Nkuna

Sono nata a Bushbuckridge, nella parte nord-orientale del Sudafrica. Mia madre, che era testimone di Geova, mi ha allevata nella verità. Lavorava a tempo pieno per arrotondare le entrate di mio padre, e mi insegnò a leggere ancor prima che andassi a scuola. Questo mi permetteva di partecipare durante la settimana all’opera di predicazione con una sorella anziana che era pioniera regolare: lei non ci vedeva bene e io, sapendo leggere, l’aiutavo nel ministero. Anche quando cominciai ad andare a scuola continuai a svolgere il servizio di campo con lei di pomeriggio. La compagnia di servitori a tempo pieno mi ha instillato l’amore per il ministero. Mi rallegra vedere persone che si schierano dalla parte della verità. Quando avevo circa dieci anni parlai a Geova in preghiera del mio desiderio di compiere l’opera di predicazione a tempo pieno per tutta la vita. Mi battezzai nel 1983 e per qualche anno lavorai per aiutare la mia famiglia sotto il profilo materiale. Per essere sicura che non nascesse in me l’amore del denaro, che mi avrebbe impedito di raggiungere la meta del servizio a tempo pieno, chiesi a mia madre di gestire il mio stipendio. Infine lasciai il lavoro quando nel 1987 fu accettata la mia domanda di far parte della famiglia Betel del Sudafrica come traduttrice zulù.

Il servizio alla Betel da nubile mi ha procurato molte gioie. I commenti che vengono fatti all’adorazione mattutina mi hanno aiutata a migliorare nel ministero di campo. Vivere e lavorare a stretto contatto con altri della mia stessa fede ma che hanno un bagaglio culturale diverso mi ha aiutata a migliorare la mia personalità cristiana. È vero che non ho figli, ma ho tanti figli e nipoti spirituali che forse non avrei avuto se avessi deciso di sposarmi e formarmi una famiglia.

Queste tre sorelle nubili, pur svolgendo con impegno il loro lavoro di traduzione alla Betel, hanno aiutato 36 persone a diventare dedicati e battezzati adoratori di Geova.

[Riquadro/Immagini alle pagine 146 e 147]

La grandiosità dei monti

La catena dei Monti dei Draghi si estende attraverso il territorio sudafricano per oltre 1.000 chilometri. La sezione più spettacolare di questa catena montuosa, comunque, è quella che forma il confine naturale tra il KwaZulu-Natal e il Lesotho. È spesso chiamata la Svizzera del Sudafrica.

Le sue vette impervie, quali l’imponente Sentinel (Sentinella), il nudo e pericoloso Monk’s Cowl (Cappuccio del Frate) e l’infido Devil’s Tooth (Dente del Diavolo) dai fianchi scoscesi, attirano gli alpinisti avventurosi. Scalare queste montagne può essere pericoloso. Ad ogni modo alcuni passi che portano alla scarpata, pur essendo ripidi, non sono rischiosi e non richiedono uno speciale equipaggiamento da alpinista. Naturalmente è di vitale importanza rispettare le regole della montagna. Indumenti caldi, una tenda e una riserva di cibo sono essenziali. Nella scarpata può fare molto freddo e a volte di notte soffiano venti fortissimi.

Ogni anno migliaia di escursionisti, campeggiatori e alpinisti fuggono dallo stress e dall’inquinamento delle città e vengono qui a godersi l’aria frizzante, l’acqua dolce e fresca e l’imponente e maestosa bellezza delle montagne.

[Immagine]

Pitture rupestri dei boscimani

[Riquadro/Immagini alle pagine 158 e 159]

Liberato dallo spiritismo e dalla poligamia

ISAAC TSHEHLA

NATO 1916

BATTEZZATO 1985

PROFILO Deluso dalla cristianità, prima di conoscere la verità era un ricco stregone.

ISAAC e tre suoi amici, Matlabane, Lukas e Phillip, crebbero nella zona montuosa di Sekhukhune, nella parte nord-orientale del Sudafrica. Questi quattro giovani decisero di lasciare la Chiesa Apostolica a motivo dell’ipocrisia che avevano visto tra i suoi appartenenti e insieme si misero a cercare la vera religione. Col tempo però si persero di vista.

Infine tre di loro e le rispettive mogli diventarono testimoni di Geova. Ma che ne fu del quarto, Isaac? Aveva ricalcato le orme di suo padre, un noto stregone. Il suo scopo era fare soldi, e infatti divenne ricco. Possedeva cento capi di bestiame e aveva un grosso conto in banca. Come ci si aspetta secondo la tradizione dalle persone ricche, Isaac aveva anche due mogli. Nel frattempo Matlabane decise di cercare Isaac per mostrargli come i suoi tre amici di un tempo avevano trovato la vera religione.

Isaac fu felice di rivedere Matlabane, ed era ansioso di sapere perché i suoi vecchi amici erano diventati testimoni di Geova. Fu iniziato con lui uno studio biblico sull’opuscolo Vivere sulla terra per sempre! Nell’edizione nella lingua locale la figura numero 17 fa vedere uno stregone africano che esercita la divinazione per un suo cliente gettando a terra degli ossi. Leggendo il brano biblico indicato, Deuteronomio 18:10, 11, Isaac scoprì con stupore che simili pratiche spiritiche dispiacciono a Dio. Fu anche turbato dalla figura numero 25 che raffigura un poligamo con le sue mogli. Sotto la figura è citato 1 Corinti 7:1-4 per indicare che il vero cristiano non può avere più di una moglie.

Isaac era desideroso di ubbidire alle Scritture. A 68 anni congedò la sua seconda moglie e legalizzò il matrimonio con la prima, Florina. Smise anche di praticare la stregoneria e gettò via gli ossi divinatori. Una volta, mentre Isaac faceva lo studio biblico, arrivarono due clienti da una località distante. Erano venuti a pagargli i 550 rand (140 dollari di allora) che gli dovevano per i servizi resi loro come stregone. Isaac rifiutò quel denaro e diede testimonianza agli uomini, spiegando loro che aveva abbandonato la sua precedente attività e che adesso studiava la Bibbia con l’intenzione di diventare testimone di Geova. Isaac raggiunse presto questa meta. Lui e Florina si battezzarono nel 1985; Isaac, che ora ha 90 anni, è da qualche anno anziano nella congregazione cristiana.

[Prospetto/Grafico alle pagine 124 e 125]

Sudafrica — CRONOLOGIA

1900

1902 Arrivano in Sudafrica alcune pubblicazioni bibliche.

1910 William W. Johnston apre la filiale a Durban.

1916 Arriva il “Fotodramma della Creazione”.

1917 La filiale si trasferisce a Città del Capo.

1920

1924 Inviata una macchina da stampa a Città del Capo.

1939 Stampata la prima Consolazione in afrikaans.

1940

1948 Costruita una Sala del Regno vicino a Città del Capo.

1949 Stampata la Torre di Guardia in zulù.

1952 Completata la Betel a Elandsfontein.

1979 Installata la rotativa offset TKS.

1980

1987 Costruita la nuova Betel a Krugersdorp; ampliata nel 1999.

1992 A Soweto sorge la prima Sala del Regno costruita in tempi brevi.

2000

2004 Ampliata la tipografia. Entra in funzione la rotativa MAN Roland Lithoman.

2006 Il massimo dei proclamatori è 78.877.

[Grafico]

(Vedi l’edizione stampata)

Totale proclamatori

Totale pionieri

80.000

40.000

1900 1920 1940 1980 2000

[Prospetto/Immagini alle pagine 148 e 149]

Un gran numero di lingue

La tipografia del Sudafrica stampa “La Torre di Guardia” in 33 lingue

Svariati modi di vestire

In Africa si può ammirare una splendida varietà di abiti, gioielli e tessuti caratteristici delle diverse etnie

Zulù

SALUTO “Sanibona”

POPOLAZIONE 10.677.000 *

PROCLAMATORI 29.000 *

Sesotho

SALUTO “Lumelang”

POPOLAZIONE 3.555.000

PROCLAMATORI 10.530

Sepedi

SALUTO “Thobela”

POPOLAZIONE 4.209.000

PROCLAMATORI 4.410

Tsonga

SALUTO “Xewani”

POPOLAZIONE 1.992.000

PROCLAMATORI 2.540

Xhosa

SALUTO “Molweni”

POPOLAZIONE 7.907.000

PROCLAMATORI 10.590

Afrikaans

SALUTO “Hallo”

POPOLAZIONE 5.983.000

PROCLAMATORI 7.510

Tswana

SALUTO “Dumelang”

POPOLAZIONE 3.677.000

PROCLAMATORI 4.070

Venda

SALUTO “Ri a vusa”

POPOLAZIONE 1.021.800

PROCLAMATORI 480

[Note in calce]

^ par. 519 Tutte le cifre sono approssimative.

^ par. 520 Tutte le cifre sono approssimative.

[Immagine a tutta pagina a pagina 66]

[Immagine a pagina 71]

Podocarpo

[Immagine a pagina 74]

Stoffel Fourie

[Immagine a pagina 74]

“Studi sulle Scritture”

[Immagine a pagina 74]

La congregazione di Durban con William W. Johnston, 1915

[Immagine alle pagine 74 e 75]

Johannes Tshange e la sua famiglia

[Immagine a pagina 75]

La prima filiale si trovava in una stanzetta di questo edificio

[Immagine a pagina 77]

Japie Theron

[Immagine a pagina 79]

Henry Myrdal

[Immagine a pagina 79]

Piet de Jager

[Immagine a pagina 82]

Henry Ancketill, 1915

[Immagine a pagina 82]

Grace e David Taylor

[Immagine a pagina 82]

Questo opuscolo del 1931 conteneva la risoluzione con cui fu adottato il nome Testimoni di Geova

[Immagini a pagina 84]

La famiglia Betel a Città del Capo nel 1931; ne facevano parte George e Stella Phillips

[Immagine a pagina 87]

Registrazione nella lingua xhosa

[Immagine a pagina 87]

Andrew Jack e la macchina da stampa Frontex, 1937

[Immagine a pagina 87]

Il primo numero di “Consolazione” e della “Torre di Guardia” in afrikaans

[Immagine a pagina 90]

Partecipanti all’assemblea di Johannesburg, 1944

[Immagine a pagina 90]

Annuncio di un discorso con i cartelloni, 1945

[Immagine a pagina 90]

Frans Muller e Piet Wentzel con i fonografi, 1945

[Immagine a pagina 95]

Gert Nel, servitore dei fratelli, 1943

[Immagine a pagina 95]

Testimonianza nelle comunità rurali, 1948

[Immagine a pagina 99]

Andrew Masondo e la sua seconda moglie, Ivy

[Immagine a pagina 99]

Luke e Joyce Dladla

[Immagine a pagina 99]

Il primo numero della “Torre di Guardia” in zulù

[Immagine a pagina 102]

Con il suo esempio Velloo Naicker ha aiutato 190 componenti della sua famiglia ad accettare la verità

[Immagini a pagina 102]

Gopal Coopsammy a 21 anni, e oggi con sua moglie Susila. Hanno aiutato 150 persone a dedicarsi

[Immagine alle pagine 104 e 105]

Isabella Elleray

Doreen Kilgour

[Immagine alle pagine 108 e 109]

parte originale, 1952

Betel di Elandsfontein, 1972

[Immagini a pagina 110]

Momenti salienti di alcune assemblee

(In alto) Presentazione del libro “Fanciulli”, 1942; (al centro) candidati al battesimo, 1959; (in basso) un coro xhosa accoglie i partecipanti all’assemblea, 1998

L’anno scorso i battezzati sono stati 3.428!

[Immagine a pagina 120]

Elijah Dlodlo fu preso a frustate

[Immagine a pagina 121]

Florah Malinda, una pioniera regolare la cui figlia è stata assassinata brutalmente

[Immagine a pagina 122]

Moses Nyamussua, assassinato da una folla inferocita

[Immagini alle pagine 140 e 141]

Costruzione rapida di Sale del Regno

La congregazione di Kagiso è stata aiutata ad avere un nuovo luogo di adorazione

Prima

Durante

Dopo

La congregazione Rathanda a Helidelberg è molto contenta della sua nuova Sala del Regno

In 37 paesi africani sono già state costruite 7.207 sale; ne mancano ancora 3.305!

[Immagine a pagina 147]

La famiglia Rossouw oggi

[Immagini a pagina 150]

Sala delle Assemblee di Midrand

[Immagine a pagina 155]

Aiuti allo Zimbabwe, 2002

[Immagine a pagina 155]

È stato preparato un software che coadiuva il lavoro dei traduttori

[Immagini alle pagine 156 e 157]

Filiale del Sudafrica, 2006

Edifici adibiti ad abitazione e a uffici, nuova tipografia e Reparto Spedizioni

[Immagini alle pagine 156 e 157]

Comitato di Filiale

Piet Wentzel

Loyiso Piliso

Rowen Brookes

Raymond Mthalane

Frans Muller

Pieter de Heer

Jannie Dieperink

[Immagini alle pagine 161 e 162]

Namibia

William ed Ellen Heindel

Coralie e Dick Waldron, 1951

Ufficio traduzione in Namibia

[Immagini a pagina 167]

Lesotho

(In alto) Abel Modiba nell’opera di circoscrizione; (sopra) abitanti delle caverne si radunano attorno a un missionario; (a sinistra) Per-Ola e Birgitta Nygren

[Immagini a pagina 168]

Botswana

I Thongoana danno testimonianza a un venditore ambulante

Predicazione di capanna in capanna

[Immagini a pagina 170]

Swaziland

James e Dawne Hockett

Predicazione in un mercato di oggetti artigianali a Mbabane

[Immagini a pagina 170]

Sant’Elena

La campagna con le “Notizie del Regno” fu completata in un giorno; (sotto) città portuale di Jamestown

[Immagine a pagina 175]

Assemblea internazionale del 1993