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Papua Nuova Guinea

Papua Nuova Guinea

Papua Nuova Guinea

PER lungo tempo, nel lontano passato, fiumane di gente migrarono verso sud attraverso l’Asia in cerca di una nuova dimora. Ai confini orientali dell’Insulindia trovarono la Nuova Guinea, un’aspra isola tropicale, la seconda al mondo per estensione. * Esplorarono le sue coste umide, colonizzando le vaste zone paludose, le fitte foreste e le isole circostanti. Alcuni si inerpicarono su per le montagne e si insediarono sugli altipiani dal clima temperato, con ampie valli e terreno fertile.

La popolazione locale non aveva un’unica identità nazionale, ma era composta da oltre un migliaio di piccole tribù, spesso in lotta fra loro. Ognuna aveva le proprie usanze e i propri abiti tipici, e complessivamente si parlavano più di 800 lingue. Quasi tutte le tribù vivevano in porzioni di territorio che difendevano accanitamente, del tutto ignare di ciò che accadeva nel mondo esterno. Molti credevano che l’orizzonte celasse il reame dei demoni e degli antenati defunti, in grado di influire nel bene o nel male su di loro. La gente passava tutta la vita a cercare di placare quegli spiriti.

Le differenze tra gli abitanti del posto erano anche fisiche, fatta eccezione per una caratteristica che li accomunava. Osservando tale caratteristica, nel 1526 Jorge de Meneses, un funzionario portoghese in visita, soprannominò l’isola “Ilhas dos papuas”, cioè “Isola degli uomini dai capelli crespi”. Al navigatore spagnolo Íñigo Ortiz de Retes sembrò che gli isolani somigliassero agli abitanti della Guinea, situata nell’Africa occidentale, per cui chiamò l’isola “Nueva Guinea”.

Nel XIX secolo le potenze europee spartirono l’isola in tre parti. Gli olandesi, che erano arrivati per primi, rivendicarono la sezione occidentale, che oggi fa parte dell’Indonesia. Inglesi e tedeschi si divisero quella orientale: a sud nacque la Nuova Guinea Britannica (in seguito chiamata Papua) e a nord la Nuova Guinea Tedesca (in seguito chiamata Nuova Guinea). Dopo la prima guerra mondiale entrambi i territori vennero a trovarsi sotto il controllo australiano. Infine, nel 1975, la Papua e la Nuova Guinea si unirono per formare uno stato indipendente: la Papua Nuova Guinea. *

Oggi il paese sta ancora cercando di modernizzarsi. Una parte della popolazione vive in città dotate di ogni comfort. Circa l’80 per cento, però, abita ancora in piccoli e remoti villaggi, dove la vita è rimasta praticamente immutata nel corso dei secoli, villaggi in cui avere dei maiali significa essere ricchi, pagare il prezzo della sposa è comune, credere nello spiritismo è la norma ed essere leali al clan è un dovere.

Negli ultimi decenni, comunque, questo paese di contrasti ha assistito a una trasformazione più importante, che ha influito su persone sincere di ogni gruppo etnico, migliorandone la vita sotto innumerevoli aspetti. Stiamo parlando di una trasformazione spirituale, avvenuta studiando e mettendo in pratica le verità della Parola di Dio, la Bibbia. — Rom. 12:2.

PORTANO PER PRIMI LA BUONA NOTIZIA

La verità biblica arrivò in Papua Nuova Guinea nel 1932, quando un pioniere inglese, il fratello Peck, vi fece tappa nel suo viaggio verso la Malesia (ora Malaysia). Peck non era uno che si lasciava sfuggire l’occasione di predicare, così per settimane parlò agli abitanti del posto. Prima di ripartire verso la sua destinazione lasciò centinaia di pubblicazioni.

Tre anni dopo sette pionieri a bordo del Lightbearer, un’imbarcazione a motore, attraccarono a Port Moresby per effettuare delle riparazioni. Si fermarono un mese, durante il quale predicarono zelantemente in tutta la città e nelle zone circostanti. Uno di loro, Frank Dewar, un intrepido neozelandese, si avventurò all’interno con un carico di libri e distribuì pubblicazioni bibliche ai coloni che vivevano fino a 50 chilometri dalla costa.

Alcune di quelle pubblicazioni finirono in qualche modo nelle mani di Heni Heni Nioki, uno stregone della tribù dei koiari. I semi della verità furono così piantati nel suo cuore, ma perché germogliassero si dovette attendere che i testimoni di Geova tornassero a innaffiarli. — 1 Cor. 3:6.

Alla fine degli anni ’30 un altro pioniere intraprese un’estesa campagna di predicazione che toccò i principali centri della Papua Nuova Guinea, nonché le isole della Nuova Britannia, della Nuova Irlanda e di Bougainville. Distribuì molte pubblicazioni. Purtroppo, prima che altri potessero continuare il lavoro da lui cominciato, la zona sprofondò nel caos della seconda guerra mondiale.

PREDICAZIONE NEL “GROSSO VILLAGGIO”

Passarono dodici anni. Era il 22 settembre 1951: il portellone dell’aereo si aprì e un tipo alto, dall’Australia, fu investito dal caldo umido e opprimente di Port Moresby. Tom Kitto, un Testimone di 47 anni, aveva accolto l’invito a recarsi nelle isole del Pacifico per avviarvi l’opera del Regno. Sua moglie Rowena lo raggiunse sei settimane dopo. Il loro territorio? Tutta la Papua Nuova Guinea.

I Kitto non ci misero molto ad appurare che la maggior parte dei bianchi che vivevano a Port Moresby non erano interessati al messaggio del Regno. Poi però incontrarono Geoff Bucknell, anch’egli australiano, che da ragazzo si era allontanato dalla verità. Geoff accettò di studiare e col tempo lui e sua moglie Irene divennero fedeli Testimoni.

In seguito Tom e Rowena si spostarono a Hanuabada, che in motu, la lingua locale, significa “grosso villaggio”. Situato nella baia di Port Moresby, il villaggio consisteva di centinaia di palafitte collegate da un sistema di passerelle in legno che arrivavano fino alla terraferma. “Le persone si radunavano intorno a noi per udire la buona notizia”, scrive Rowena. “Erano talmente interessate che per due mesi tornammo tutte le sere, tranne due, per condurre studi biblici”. Tom aggiunge: “La speranza della risurrezione e della vita in una terra paradisiaca era davvero entusiasmante per loro. Quando i missionari della cristianità e un agente della polizia locale fecero pressioni perché smettessero di studiare, furono tutti irremovibili. La verità aveva messo radici profonde nel loro cuore”.

Tra quelli che si schierarono dalla parte di Geova c’erano Raho e Konio Rakatani, Oda Sioni, Geua Nioki e suo marito Heni Heni, che 16 anni prima aveva avuto delle pubblicazioni dall’equipaggio del Lightbearer. Presto un gruppo di una trentina di interessati cominciò a radunarsi regolarmente a casa di Heni Heni per tenervi le adunanze. “Gli uomini e le donne stavano separati, seduti ai lati opposti della stanza”, ricorda Oda Sioni, che all’epoca era un ragazzino. “Le donne indossavano solo il gonnellino di paglia e tenevano i neonati in borse di spago colorate, appese alle travi del soffitto. Li allattavano e poi li mettevano nelle borse, cullandoli dolcemente per farli addormentare”.

Tom Kitto teneva quelle adunanze con l’aiuto di un interprete. Naturalmente a volte capitava qualche intoppo. “Durante un’adunanza c’era Badu Heni, il fratello di Heni Heni, a fare da interprete”, ricorda Don Fielder, arrivato nel 1953. “All’inizio sembrava che tutto andasse bene: Badu non solo traduceva quello che Tom diceva, ma ne imitava perfino i gesti! Solo in seguito Badu confessò che, non avendo capito una sola parola, si era limitato a ripetere le verità che conosceva e a copiare i gesti di Tom così da far sembrare che il discorso filasse”. Nonostante quelle difficoltà, il gruppo crebbe rapidamente e presto ne fu formato un secondo, che si riuniva a casa di Raho Rakatani, sempre nel villaggio di Hanuabada.

“VENITE A INSEGNARE LA VERITÀ ALLA MIA GENTE!”

All’inizio del 1952, Bobogi Naiori, un importante stregone e capo koiari, andò a trovare Heni Heni, suo wantok, cioè appartenente alla stessa tribù, e assisté a una delle adunanze tenute in casa sua. Colpito da ciò che vide e ascoltò, Bobogi andò da Tom Kitto e lo implorò: “Venite a insegnare la verità alla mia gente!”

Non molto tempo dopo, Tom e Rowena percorsero con il loro vecchio pick-up le strade fangose che portavano a casa di Bobogi, nel piccolo villaggio di Haima, situato circa 25 chilometri a nord di Port Moresby. Tom predicò agli abitanti del villaggio che si erano radunati e Bobogi gli fece da interprete. Alla fine una trentina di persone iniziarono a studiare la Bibbia.

Poi, lo stesso mese, il gruppo di Haima costruì una piccola sala per le adunanze cristiane. “La struttura era in legno, con tetto di paglia e pareti di bambù intrecciato alte circa un metro”, ricorda Elsie Horsburgh, che in seguito assisté alle adunanze in quella sala. “A completare l’arredamento degli interni c’erano sedili di legno, una lampada a cherosene e una lavagnetta”. Quella struttura modesta fu la prima Sala del Regno della Papua Nuova Guinea.

Bobogi a quel punto voleva che anche i suoi wantok che vivevano sulle montagne vicine udissero la buona notizia. Così lui e Tom si avventurarono lungo una ripida strada di montagna verso l’altopiano di Sogeri. Presto arrivarono a studiare con più di 90 persone sparse in tre villaggi.

Tutta quell’attività attirò l’attenzione delle autorità governative. A Ioadabu, un funzionario piombò nel luogo in cui si tenevano le adunanze chiedendo chi avesse autorizzato i testimoni di Geova a predicare agli abitanti del villaggio. La polizia inoltre interrogò diversi interessati sulla natura della nostra opera. Alcuni pastori religiosi e proprietari terrieri arrivarono a minacciare i fratelli di fare loro del male.

Queste pressioni indussero alcuni interessati a desistere. Un piccolo gruppo però tenne duro. Nel 1954 ci fu il primo battesimo in Papua Nuova Guinea: 13 persone che studiavano la Bibbia si battezzarono a Haima, nel fiume Laloki. Tra loro c’era Bobogi, che dichiarò: “Anche se tutti i koiari dovessero cedere, io non lo farò mai: so che questa è la verità”. Coerentemente, Bobogi mantenne l’integrità e continuò a prestare fedele servizio come anziano della congregazione di Haima fino alla sua morte, avvenuta nel 1974.

ASSEMBLEE MEMORABILI

Nel luglio del 1955 John Cutforth, un missionario canadese che serviva in Australia, arrivò a Port Moresby. Fu il primo sorvegliante di circoscrizione. A John piacquero subito i tropici. Si innamorò dello stile di vita e della gente umile del posto. Non poteva sapere che avrebbe prestato servizio in Papua Nuova Guinea per oltre 35 anni.

John portò con sé il film La Società del Nuovo Mondo all’opera, un documentario che parlava dell’organizzazione e dello svolgimento delle grandi assemblee dei testimoni di Geova. Durante le tre settimane di visita organizzò 14 proiezioni: a volte gli spettatori erano alcune centinaia, altre volte quasi 2.000. L’impatto sulla popolazione fu notevole, visto che molti non avevano mai visto un film.

La visita di John culminò con un’assemblea di circoscrizione della durata di un giorno, tenuta a Haima. “Quando ai candidati al battesimo fu chiesto di alzarsi . . . settanta persone si alzarono”, ricorda Tom Kitto. “Il nostro cuore traboccava di gratitudine mentre quaranta fratelli e trenta sorelle stavano in fila lungo il fiume nella foresta, pronti per simboleggiare la loro dedicazione a Geova”.

L’anno dopo i fratelli organizzarono una seconda assemblea di circoscrizione a Haima. Bobogi, che era il capo del villaggio, fu incaricato di preparare tutto il necessario, compreso il cibo per coloro che sarebbero stati presenti. Tre giorni prima dell’assemblea John (Ted) Sewell, il nuovo sorvegliante di circoscrizione arrivato dall’Australia, si incontrò con Bobogi per parlare dei preparativi.

“Cos’hai costruito?”, chiese Ted, andando subito al punto.

“Ancora niente”, rispose Bobogi.

“Ma siamo a giovedì, Bobogi, e l’assemblea è domenica!”, esclamò Ted.

“E che problema c’è?”, chiese Bobogi. “Facciamo tutto sabato”.

Ted restò di sasso e tornò a Port Moresby nell’assoluta convinzione che l’assemblea sarebbe stata un disastro sul piano organizzativo.

La domenica, angosciato, guidò fino a Haima chiedendosi cosa vi avrebbe trovato. Un vero miracolo: sotto un grande albero, nei pressi di un’ampia area ripulita, c’era un bel podio di legno. A una certa distanza si vedevano delle buche riempite di pietre roventi su cui veniva cucinata carne di maiale, wallaby, cervo, piccione, nonché pesce, igname e patate dolci. Le teiere erano sul fuoco e una folla di persone si godeva la compagnia in una sorta di mensa realizzata con del materiale preso nella foresta. E lì, in mezzo a quel formicolare di gente, c’era Bobogi che, placido, si guardava intorno. Ted rimase a bocca aperta!

“Dove hai imparato a fare tutte queste cose?”, chiese a Bobogi con un filo di voce.

“Dal film che ci ha fatto vedere John Cutforth l’anno scorso”, fu la risposta.

All’assemblea assisterono più di 400 persone di otto gruppi etnici, e ci furono 73 battezzati. Negli anni quella è stata ricordata come l’assemblea di Bobogi.

AUSILI VISIVI PER PREDICARE

Nel 1957 John Cutforth si trasferì definitivamente in Papua Nuova Guinea e vi intraprese l’opera come ministro viaggiante. Sin dalla prima visita si era lambiccato il cervello per capire quale fosse il modo migliore per predicare alla gente del posto, perlopiù analfabeta. Ora era pronto a testare le sue idee.

Quando parlava dinanzi a una congregazione o a un gruppo isolato, prima di tutto John scriveva sulla lavagna il suo nome e il nome dell’interprete. Poi, indicando il cielo, chiedeva all’uditorio: “Dio, quale nome?” Quindi scriveva in cima alla lavagna la loro risposta, “Geova”, e “Salmo 83:18”. Più in basso, a sinistra, scriveva “Vecchio mondo” e disegnava delle figure stilizzate di due uomini che combattevano, una persona che piangeva e una tomba, e poi “Romani 5:12”. A destra scriveva “Nuovo mondo” e disegnava due uomini che si stringevano la mano, una faccia sorridente, la tomba cancellata e “Rivelazione 21:4”. Poi pronunciava un vivace discorso in cui spiegava i disegni. A quel punto invitava qualcuno dell’uditorio ad avvicinarsi alla lavagna e a ripetere la sua presentazione. Quando i concetti erano ormai chiari, chiedeva ai presenti di copiare i disegni su un foglio di carta e di usarli nell’opera di predicazione.

“Il sermone disegnato n. 1”, come venne chiamato, influì profondamente sull’opera svolta in Papua Nuova Guinea. Presto ne seguirono altri. “Passavamo ore e ore a copiare quei disegni su dei quaderni. Chiunque studiasse la Bibbia ne riceveva uno da usare per predicare”, racconta Lena Davison, che ha servito nel paese per 47 anni. I bambini realizzavano da soli il proprio quaderno di disegni e lo coloravano con orgoglio.

Questo metodo di insegnamento venne sfruttato anche alle adunanze di congregazione. “I disegni alla lavagna venivano usati ampiamente durante i discorsi pubblici e gli studi Torre di Guardia, e furono di grande aiuto per coloro che non sapevano leggere”, spiega Joyce Willis, una pioniera canadese che ha servito per più di 40 anni in Papua Nuova Guinea. I sermoni disegnati venivano riprodotti anche su teli e usati come ausili didattici nel corso delle assemblee. “Quei grandi disegni erano conosciutissimi e imprimevano gli insegnamenti principali nella mente dei presenti”, racconta Mike Fisher, il quale ha prestato servizio nel paese come sorvegliante di circoscrizione. “Molti di quei disegni finivano per campeggiare sulle pareti nelle case di proclamatori che vivevano in luoghi isolati, i quali erano fieri di usarli per dare testimonianza a chi andava a trovarli”.

Decenni dopo, quando più persone impararono a leggere e scrivere e le pubblicazioni contenenti illustrazioni diventarono ampiamente disponibili, questi sermoni non furono più utilizzati.

L’OPERA DI TESTIMONIANZA CRESCE

Alla fine degli anni ’50 ci fu un costante flusso di zelanti fratelli che si trasferirono dall’Australia ansiosi di predicare la buona notizia. Inoltre molti, conosciuta la verità a Port Moresby, ritornarono ai rispettivi villaggi portando con sé il messaggio del Regno. Così la buona notizia si diffuse rapidamente in tutto il paese.

Nel 1957 David Walker, un fratello australiano di 26 anni che viveva a Port Moresby, seppe che nel vicino villaggio di Manu Manu e nella regione di Gabadi c’erano delle persone interessate alla verità. David lasciò il lavoro, iniziò il servizio di pioniere speciale e passò un anno nella regione, predicando per tutto il tempo da solo. Altri proseguirono il lavoro da lui iniziato, e ora a Manu Manu ci sono una congregazione e una Sala del Regno.

Intanto, a Port Moresby, predicando al mercato di Koki, Don Fielder incontrò diversi pescatori che erano interessati alla verità. Questi ultimi erano di Hula, un villaggio costiero situato un centinaio di chilometri a est. Per aiutare ulteriormente loro e le rispettive famiglie, Don, insieme ad Athol (Dap) Robson e ad alcuni interessati di lingua hula, salpò per quel villaggio con la sua canoa a doppio scafo lunga 8 metri. Rimasero a Hula per tre giorni e vi stabilirono un piccolo gruppo di studio.

Di lì a poco Don si trasferì a Hula come pioniere speciale, portando con sé sua moglie Shirley e la loro bambina di due anni, Debbie. “Costruimmo una baracca e cominciammo a predicare in cinque villaggi della zona”, racconta Don. “Questo significava percorrere a piedi ogni giorno una dozzina di chilometri. Fisicamente era stancante, ma sul piano spirituale l’effetto era contrario visto che iniziammo molti studi biblici e presto otto nuovi proclamatori cominciarono a darci una mano”.

La predicazione svolta da Don e Shirley mandò su tutte le furie il ministro della locale Chiesa Unita, il quale fece pressioni sul proprietario del terreno su cui si erano sistemati perché li cacciasse. “Quando lo vennero a sapere, gli abitanti di un villaggio vicino ne furono molto contrariati perché non volevano che ce ne andassimo”, dice Don. “Una ventina di loro ci aiutò a trasferire la nostra baracca, praticamente sollevandola per intero, su un terreno di proprietà del loro villaggio”.

Questo però non placò le ire del ministro della chiesa, il quale si diede da fare perché le autorità di Port Moresby impedissero a chiunque nel distretto di concedere un terreno ai Fielder per la loro baracca. “Invece di abbandonare il nostro territorio”, racconta Don, “chiedemmo ad Alf Green, un falegname esperto, di recuperare il legname della nostra baracca e realizzare un piccolo ambiente sulla nostra canoa a doppio scafo. Poi ancorammo la canoa in una palude di mangrovie presso la foce di un vicino fiume. Per i successivi due anni e mezzo rimanemmo lì e facemmo i pionieri, tra sciami di zanzare e coccodrilli in agguato”. Alla nascita della seconda figlia, Vicki, i Fielder tornarono a Port Moresby. In seguito furono impiegati come ministri viaggianti e Don servì nel Comitato di Filiale.

ALTRI ODONO LA BUONA NOTIZIA

Più o meno in quel periodo, a Port Moresby, Lance e Daphne Gosson cominciarono a studiare con diversi giovani arrivati da Kerema, un villaggio sulla costa situato a ovest, a una distanza di circa 220 chilometri. Quando quei giovani tornarono a casa per le vacanze, Lance decise di andare per due settimane a Kerema insieme a Jim Chambliss per portarvi la buona notizia.

“L’intero villaggio si radunò per ascoltarci”, scrive Lance. “Durante la nostra esposizione, il pastore locale della London Missionary Society si avventò sul nostro interprete e lo prese a pugni. Furono gli abitanti del villaggio a fermarlo. Il pastore continuava a ripetere che la gente del posto non ci voleva lì e ci ordinò di andarcene dal ‘suo’ territorio. Rispondemmo che chi voleva ascoltarci poteva seguirci dall’altra parte del villaggio, mentre gli altri potevano rimanere dov’erano. Tutto il villaggio ci seguì.

“La mattina dopo andammo dal commissario distrettuale per riferirgli l’accaduto. Lungo il tragitto ci imbattemmo in una donna che stava molto male. Ci offrimmo di accompagnarla all’ospedale del posto, ma lei non voleva perché aveva paura. Fu necessaria una grande opera di persuasione per convincerla a venire con noi. Dopo averla affidata alle cure del medico in ospedale, andammo dal commissario distrettuale, che non ci accolse a braccia aperte. Anzi, ci accusò a muso duro di insegnare alla gente a rifiutare le cure mediche. Proprio in quel momento, però, entrò il dottore dell’ospedale e sentì per caso quell’accusa. Disse al commissario che avevamo appena convinto una donna malata ad andare in ospedale. Il commissario, correttamente, ci chiese subito scusa. Spiegò che il prete cattolico locale era appena stato da lui e aveva presentato in modo distorto ciò in cui crediamo. Poi incaricò due poliziotti armati di proteggerci da ulteriori aggressioni. Come dimenticare quell’esperienza: non capita spesso di fare studi biblici con accanto dei poliziotti armati!”

Subito dopo, due giovani australiani, Jim Smith e Lionel Dingle, furono mandati a Kerema come pionieri speciali. Iniziarono immediatamente a studiare il tairuma, la lingua locale. “Dicevamo una parola in motu, i nostri studenti biblici la ripetevano in tairuma e noi la scrivevamo”, spiega Jim. “Con quel metodo creammo un piccolo lessico e imparammo una semplice presentazione del messaggio biblico. Gli abitanti del posto erano sorpresi di sentirci parlare la loro lingua, visto che eravamo gli unici bianchi del distretto in grado di farlo. Dopo tre mesi tenevamo le adunanze ogni settimana in tairuma su entrambe le estremità della baia di Kerema”.

In seguito, Glenn Finlay, un altro giovane pioniere australiano, prese il posto di Jim e Lionel, predicando da solo a Kerema per un anno e mezzo. “Fu una prova per me”, racconta Glenn. “A volte mi chiedevo se i miei sforzi servissero a qualcosa. Ma poi ebbi un’esperienza che mi insegnò l’umiltà e mi fece cambiare atteggiamento.

“Una delle persone con cui studiavo la Bibbia era un vecchio fornaio di nome Hevoko. Completamente analfabeta, nei primi mesi era riuscito ad assimilare solo alcune verità fondamentali. Mi chiedevo se valesse la pena continuare lo studio. Poi, una mattina, mentre mi avvicinavo a casa sua, sentii parlare e mi fermai ad ascoltare. Era Hevoko che pregava Geova ad alta voce, ringraziandolo fervidamente per le verità che gli stavo insegnando in merito al nome divino e al Regno. La sua preghiera sincera mi ricordò che Geova non guarda le capacità intellettuali delle persone, ma ciò che hanno nel cuore. Conosce bene coloro che lo amano”. — Giov. 6:44.

ALLE PRESE CON IL CULTO DEL CARGO

Nel 1960 altri due pionieri speciali australiani, Stephen Blundy e Allen Hosking, furono mandati a Savaiviri, una cinquantina di chilometri a est di Kerema. Dopo aver vissuto per tre mesi in tenda, Stephen e Allen si trasferirono in una casetta immersa in una piantagione di palme da cocco nel mezzo di una vasta zona paludosa.

Notoriamente Savaiviri era una roccaforte del culto del cargo. Da dove erano venuti fuori questi culti? Durante la seconda guerra mondiale la gente del posto era meravigliata di vedere tutte le ricchezze, i cargo carichi di viveri, con cui arrivavano i soldati stranieri. Poi la guerra finì e i soldati fecero fagotto e se ne andarono. Alcuni abitanti dei villaggi conclusero che, siccome i cargo erano arrivati dall’orizzonte (la presunta sede del mondo degli spiriti), dovevano essere stati gli antenati morti a mandare loro quei cargo, che poi però erano stati intercettati dai soldati. Per comunicare agli spiriti ciò di cui aveva bisogno, la gente inscenava finte esercitazioni militari e aveva inoltre costruito solidi pontili per il giorno glorioso in cui sarebbe arrivata una nuova ondata di cargo.

Dopo non molto tempo Stephen e Allen studiavano con circa 250 fedeli del culto del cargo, incluso il loro capo e alcuni di quelli che venivano chiamati “dodici apostoli”. “Molte di quelle persone accettarono la verità”, racconta Stephen. “Addirittura l’ufficiale governativo locale ci disse che la nostra predicazione era stata determinante nella lotta contro il culto del cargo”.

SI PRODUCONO PUBBLICAZIONI BIBLICHE

Quei primi pionieri compresero subito l’importanza di tradurre le pubblicazioni bibliche nelle lingue locali. Ma come avrebbero fatto a provvedere pubblicazioni in 820 lingue?

Nel 1954 Tom Kitto aprì la strada disponendo che dei fratelli locali traducessero un capitolo del libro “Sia Dio riconosciuto verace” * in motu, la lingua parlata a Port Moresby. Oltre duecento copie del capitolo, intitolato “La ‘Nuova Terra’”, furono ciclostilate e distribuite sotto forma di opuscolo, per la gioia di molte persone di lingua motu.

Man mano che si raggiungevano nuove zone, i pionieri ce la mettevano tutta per tradurre pubblicazioni in altre lingue locali. Jim Smith ricorda: “Mettendo per iscritto nuove parole ed espressioni, compilai meticolosamente un lessico e delle note grammaticali in tairuma, che poi usavo per tradurre gli articoli di studio della Torre di Guardia. Spesso lavoravo fino a notte fonda per scrivere a macchina gli articoli tradotti da distribuire a coloro che avrebbero assistito alle adunanze. In seguito tradussi un volantino e un opuscolo in tairuma. Quelle prime pubblicazioni aiutarono molti kerema a conoscere la verità”.

Altre pubblicazioni vennero prodotte in hula e toaripi. Dal momento che sembrava impossibile stampare qualcosa in ogni lingua, i fratelli in seguito si concentrarono su due lingue usate negli scambi commerciali: l’hiri motu e il tok pisin. L’hiri motu, una forma semplificata di motu, era molto diffuso tra quelli che vivevano lungo la costa. “Ci impegnammo moltissimo per migliorarne la forma scritta”, dice Don Fielder. “Anzi, La Torre di Guardia e le altre nostre pubblicazioni in hiri motu contribuirono moltissimo a far evolvere la lingua nell’esaustiva forma attuale”. Il tok pisin — che mescola elementi di inglese, tedesco, kuanua e altre lingue — è ampiamente diffuso nella zona degli altipiani, nelle regioni costiere e nelle isole settentrionali della Papua Nuova Guinea. Come ebbe inizio l’opera di predicazione in quel territorio particolare?

LA BUONA NOTIZIA RAGGIUNGE IL NORD

Nel giugno del 1956, Ken e Rosina Frame, una coppietta di sposini, furono i primi Testimoni a trasferirsi nella Nuova Irlanda, un’isola dell’arcipelago di Bismarck, nella Papua Nuova Guinea nord-orientale. Ken, che faceva il contabile, lavorava in una grande azienda commerciale di Kavieng, il principale centro dell’isola. “Prima che lasciassimo Sydney”, racconta Ken, “ci consigliarono di non iniziare subito a predicare apertamente, ma di aspettare che le persone si abituassero alla nostra presenza. Rosina era un’ottima sarta e presto ebbe molti clienti. Davamo testimonianza in maniera informale, e nel giro di poco tempo si formò un piccolo gruppo di interessati che una volta alla settimana si riuniva in maniera discreta in casa nostra.

“Un anno e mezzo dopo John Cutforth, il sorvegliante di circoscrizione, venne in visita e ci chiese se si poteva far vedere il film La felicità della Società del Nuovo Mondo. Parlai con il proprietario del cinema, che acconsentì a proiettare gratuitamente il nostro ‘film missionario’. L’entrata era libera ed evidentemente i suoi dipendenti sparsero la voce. Quando arrivammo al cinema, l’ingresso era sovraffollato, tanto che per entrare dovemmo farci aiutare dalla polizia. Oltre 230 spettatori assisterono alla proiezione, senza contare quelli che sbirciarono dalle finestre aperte. Da quel giorno predicammo più liberamente”.

Nel luglio del 1957 fu stabilita una congregazione a Rabaul, deliziosa cittadina portuale della Nuova Britannia situata tra due vulcani attivi. La congregazione di Rabaul si riuniva sul retro della casa affittata dai pionieri speciali. “Ogni sera più di un centinaio di persone venivano a casa nostra per studiare la Bibbia”, dice Norm Sharein, uno dei pionieri. “Li dividevamo in gruppi di una ventina e insegnavamo loro sotto gli alberi, alla luce delle lampade”.

Quando la congregazione tenne la sua prima assemblea di circoscrizione, sette proclamatori si battezzarono presso una spiaggia vicina. Cinque di loro iniziarono subito a fare i pionieri. Ma qual era il luogo migliore in cui servire? La risposta arrivò dalla filiale australiana: sarebbero andati a Madang.

A Madang, una cittadina costiera situata a nord-est sull’isola principale, i “campi” erano davvero pronti per la mietitura. (Giov. 4:35) Infatti il gruppetto di proclamatori locali riusciva a malapena a stare dietro a tutti gli interessati. Quando Matthew Pope, un pioniere canadese, e la sua famiglia arrivarono e acquistarono una casa con diverse capanne sul retro, si creò la possibilità di inviare altri pionieri.

Da Rabaul arrivarono otto pionieri che si sparpagliarono in tutto il distretto di Madang. Uno di loro, Tamul Marung, si procurò una bicicletta e con un’imbarcazione costiera raggiunse Basken, il suo villaggio nativo, una cinquantina di chilometri a nord di Madang. Dopo aver predicato a Basken, tornò in bicicletta a Madang, dando testimonianza lungo tutto il tragitto. In seguito fece ritorno a Basken e vi stabilì una congregazione. Continuò a svolgere il servizio di pioniere per altri 25 anni, durante i quali si sposò e mise su famiglia. A suo tempo sia la figlia che la pronipote prestarono servizio alla Betel.

Intanto, a Madang, John e Lena Davison conobbero Kalip Kanai, un insegnante del piccolo villaggio di Talidig, situato tra Basken e Madang. Qualche tempo dopo John e Lena cominciarono a recarsi fino a Talidig per studiare con Kalip e i suoi parenti. Questo scatenò le ire dell’ispettore scolastico, che era cattolico, il quale si rivolse alla polizia pretendendo che cacciasse Kalip e i suoi parenti dalla loro casa. Il gruppetto non si fece scoraggiare e si trasferì a Bagildig, un villaggio vicino, dove crebbe fino a diventare una fiorente congregazione. In seguito fu costruita una grande Sala del Regno, che veniva usata anche per le assemblee. Ora nel distretto di Madang ci sono sette congregazioni e due gruppi.

Mentre veniva avviata l’opera a Madang, Jim Baird e John e Magdalen Endor ottenevano buoni risultati a Lae, un grosso centro costiero situato oltre 200 chilometri a sud-est. “Quasi ogni sera studiavamo con nutriti gruppi di persone a casa nostra. Nel giro di sei mesi dieci dei nostri studenti si unirono a noi nel predicare”, ricorda John. In seguito, quello stesso anno, oltre 1.200 persone videro il film La Società del Nuovo Mondo all’opera, proiettato nel cinema di Lae. Tra gli spettatori c’erano molti lavoratori a contratto che portarono i semi della buona notizia nei loro remoti villaggi di montagna.

Anche nell’entroterra di Lae c’erano proclamatori risoluti che stavano facendo un buon lavoro. A Wau, Jack Arifeae, un omone dalla faccia tonda pieno di zelo per il sacro servizio, aveva formato una bella congregazione in casa sua. Anche una trentina di componenti della tribù kukukuku, un tempo famigerati cannibali, stavano studiando la Bibbia e crescendo bene sul piano spirituale.

Intanto lì vicino, a Bulolo, la zelante predicazione di Wally e Joy Busbridge scatenò le ire della New Tribes Mission, che considerava la zona suo esclusivo dominio. In seguito alle pressioni di questa organizzazione, il datore di lavoro di Wally gli diede l’aut aut: “O lasci perdere la tua religione o ti trovi un altro lavoro”. Wally e Joy si trasferirono a Lae e continuarono a predicare. In seguito intrapresero il ministero a tempo pieno e per anni servirono come ministri viaggianti.

A Popondetta, una cittadina a sud-est di Lae, la buona notizia arrivò grazie a Jerome e Lavinia Hotota, che vi fecero ritorno da Port Moresby. Jerome era un uomo pieno di iniziativa e usava le Scritture con persuasione, mentre Lavinia era molto dolce e mostrava sincero interesse per il prossimo. Iniziarono a dare testimonianza e, com’era prevedibile, presto il vescovo anglicano e un folto gruppo di suoi seguaci si presentarono a casa loro pretendendo che smettessero. Jerome e Lavinia però non si fecero intimorire. Continuarono a predicare e formarono una piccola ma zelante congregazione.

Entro il 1963 la buona notizia aveva raggiunto anche Wewak, un centro situato sulla remota costa settentrionale della Papua Nuova Guinea. Karl Teynor e Otto Eberhardt, due tedeschi che si occupavano di edilizia, di giorno lavoravano presso l’ospedale locale, mentre la sera e nei fine settimana studiavano con oltre 100 persone interessate. La loro predicazione fece inviperire il prete cattolico della zona, che aizzò una folla e fece gettare in mare le motociclette di Karl e Otto. Uno dei complici del prete, un preminente capo del villaggio, aveva un figlio che in seguito divenne Testimone. Colpito da quanto fosse migliorato il modo di vivere del figlio, l’uomo cambiò atteggiamento e concesse ai fratelli il permesso di predicare nei villaggi sotto il suo controllo.

SI APRE LA FILIALE

Mentre il clero era alle prese con il ‘problema Testimoni’, i fratelli fecero passi concreti per “stabilire legalmente la buona notizia” ai massimi livelli. (Filip. 1:7) Infatti, il 25 maggio 1960, l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici, l’ente legale di cui si avvalgono in molti paesi i testimoni di Geova, fu ufficialmente riconosciuta dal governo. Questo permise ai fratelli di ottenere dallo stato dei terreni su cui costruire Sale del Regno e altre strutture necessarie per l’opera.

Più tardi, quello stesso anno, fu aperta anche una filiale della Società (Watch Tower). John Cutforth fu nominato servitore di filiale. Ma c’era un problema: con la scarsità di spazi da affittare, dove si potevano sistemare gli uffici?

A fornire la soluzione fu una coppia appena arrivata: Jim e Florence Dobbins. Durante la seconda guerra mondiale Jim, arruolato nella marina americana, era stato in Papua Nuova Guinea. In seguito lui e Florence avevano accettato la verità e si erano posti l’obiettivo di espandere il proprio ministero. “Nel 1958 un fratello venne a trovarci nell’Ohio da Port Moresby e ci mostrò qualche diapositiva della Papua Nuova Guinea”, racconta Jim. “Quando andò via ci accorgemmo che aveva dimenticato da noi una diapositiva, la quale ritraeva uno dei panorami più belli che avessimo mai visto. ‘Dobbiamo rispedirgliela’, disse mia moglie. Ma io replicai: ‘E se gliela portassimo di persona?’”

L’anno successivo Jim e Florence, insieme alle figlie, Sherry e Deborah, si trasferirono in una casetta di cemento a Six Mile, un sobborgo di Port Moresby. Qualche tempo dopo Jim si trovò a parlare con John Cutforth della possibile ubicazione della filiale.

“Abbiamo cercato dappertutto a Port Moresby, ma non c’è niente di disponibile”, lamentò John.

“Che ne diresti di casa nostra?”, rispose Jim. “Potreste sistemarvi nelle tre stanze davanti, e io e la mia famiglia staremmo sul retro”.

L’idea fu subito attuata e il 1° settembre 1960 la casa dei Dobbins divenne ufficialmente la prima filiale della Papua Nuova Guinea.

‘VIETATE L’OPERA DEI TESTIMONI’

Gli oppositori non furono per niente contenti di tutti quei progressi. A partire dal 1960 le chiese della cristianità, coalizzate con i membri di un’associazione di veterani (Returned & Services League, RSL) e con i media, orchestrarono una campagna diffamatoria allo scopo di far vietare l’opera dei testimoni di Geova.

La situazione precipitò quando ad alcuni medici, ecclesiastici e funzionari governativi venne consegnato un opuscolo che spiegava la nostra posizione in merito alle trasfusioni di sangue. Come prevedibile, le prime reazioni arrivarono dal clero della cristianità. Il 30 agosto 1960 il South Pacific Post titolava a tutta pagina: “L’ira delle Chiese sulla questione del sangue”. Nell’articolo i capi delle chiese accusavano i Testimoni di essere l’“anticristo [e] nemici della Chiesa”.

Altri articoli pubblicati in seguito contenevano menzogne sui testimoni di Geova, accusati di essere sovversivi e di istigare con i loro insegnamenti a marinare la scuola e a non pagare le tasse, nonché di promuovere i culti del cargo e la scarsa igiene. Secondo altre notizie false, i Testimoni avrebbero sfruttato un’imminente eclissi solare per generare timore e “controllare le menti primitive dei nativi”. Un editoriale arrivò al punto di rimproverare ai fratelli di “vivere, mangiare e lavorare con gli abitanti dei villaggi”. Il South Pacific Post li criticò perché insegnavano che “tutti gli uomini sono uguali” e disse che i Testimoni erano “una minaccia peggiore del comunismo”.

Infine, il 25 marzo 1962, l’RSL chiese alle autorità coloniali di vietare l’opera dei Testimoni. Il governo australiano, però, respinse pubblicamente la richiesta. “Gli effetti positivi di quell’annuncio si avvertirono in tutto il paese”, dice Don Fielder. “Quelli che non avevano pregiudizi capirono chiaramente che le accuse degli oppositori erano del tutto false”.

SUGLI ALTIPIANI

Quello stesso mese Tom e Rowena Kitto lasciarono Port Moresby per un faticoso viaggio che durò diverse settimane. Avrebbero portato la buona notizia in un territorio inesplorato: gli aspri altipiani della Nuova Guinea.

Trent’anni prima i cercatori d’oro australiani avevano raggiunto gli altipiani e vi avevano trovato una popolazione di circa un milione di abitanti completamente isolati dal resto del mondo. Gli intimoriti abitanti di quei luoghi credevano che i bianchi fossero spiriti ancestrali tornati dal mondo dei morti.

Sulla scia dei cercatori d’oro erano venuti i missionari della cristianità. “Quando seppero che stavamo arrivando, i missionari ordinarono agli abitanti dei villaggi di non ascoltarci”, racconta Rowena. “In realtà quell’avvertimento si rivelò un’ottima pubblicità. La gente degli altipiani è curiosa per natura e non vedeva l’ora che arrivassimo”.

Tom e Rowena aprirono un negozietto a Wabag, un’ottantina di chilometri a nord-ovest di Mount Hagen. “Il clero ordinò al gregge di non fare acquisti da noi, di non venderci niente e di non rivolgerci la parola. Fece anche pressioni perché ci fosse revocato il contratto di locazione”, dice Tom. “Col tempo, però, la gente del posto vide che eravamo diversi dagli altri bianchi che conoscevano. Soprattutto, eravamo gentili con loro. Spesso i nostri atti di benignità li commuovevano e dicevano che dovevamo rimanere”.

LA PAZIENZA PORTA I SUOI FRUTTI

Dal 1963 in poi ci fu un’ondata di Testimoni venuti dall’estero, i quali si trasferirono sugli altipiani per dare una mano nell’opera di predicazione. Procedendo lentamente verso occidente, alla fine quei fratelli e quelle sorelle coprirono l’intera regione, aprendo gruppi e congregazioni in molte zone.

A Goroka, nella provincia delle Eastern Highlands, all’inizio c’era una piccola congregazione che si riuniva in una casa. In seguito i fratelli realizzarono un modesto luogo di adunanza con i materiali della foresta. Poi, nel 1967, costruirono una bella Sala del Regno con 40 posti a sedere. “Dicevo scherzando che per Armaghedon ce l’avremmo fatta a riempire tutti quei posti”, ricorda George Coxsen, che ha prestato servizio sugli altipiani per dieci anni. “Quanto mi sbagliavo! Nel giro di un anno alle adunanze c’erano così tante persone che dovemmo formare una seconda congregazione”.

Più a est, vicino a Kainantu, Norm Sharein studiava la Bibbia con oltre 50 abitanti del villaggio che ogni giorno si presentavano alla sua capanna. Una coppia di pionieri, Berndt ed Erna Andersson, si prese cura di questo gruppo per due anni e mezzo. “La gente non si lavava spesso, andava in giro con poca roba addosso, era completamente analfabeta e aveva grossi problemi di demonismo”, ricorda Erna. “Ma con l’aiuto paziente e amorevole, alcuni arrivarono in breve tempo a essere in grado di ripetere a memoria e spiegare fino a 150 passi biblici”.

Berndt ed Erna si legarono moltissimo a quel gruppo. “Quando fummo mandati a Kavieng, le donne mi si strinsero intorno e proruppero in un pianto disperato”, dice Erna. “Ad una ad una mi accarezzavano le braccia e il viso mentre continuavano a piangere. Più volte mi rifugiai commossa nella nostra capanna mentre Berndt cercava inutilmente di consolarle. Quando finalmente riuscimmo a partire, una folla corse dietro al nostro veicolo che discendeva la montagna, e le donne continuavano a piangere. Quando descrivo quello che provai quel giorno mi si stringe ancora il cuore. Non vediamo l’ora di rivedere quelle persone così care nel nuovo mondo!” Altri pionieri continuarono il lavoro intrapreso da Berndt ed Erna, e a Kainantu fu formata una bella congregazione.

I SEMI DEL REGNO PORTANO FRUTTO

All’inizio degli anni ’70 un piccolo gruppo di Testimoni si era stabilito a Mount Hagen, circa 130 chilometri a ovest di Goroka. Questo centro è famoso per il suo grande mercato settimanale, che attira migliaia di persone da villaggi situati in un raggio di diversi chilometri. “Al mercato distribuivamo centinaia di pubblicazioni”, racconta Dorothy Wright, un’intrepida pioniera. Quando tornava al proprio villaggio, la gente portava con sé il messaggio del Regno, che così giungeva in zone allora inaccessibili per i proclamatori.

Tempo dopo il figlio di Dorothy, Jim Wright, e il suo compagno di servizio, Kerry Kay-Smith, furono mandati a Banz, un distretto di piantagioni di caffè e tè nella pittoresca valle del Wahgi, a est di Mount Hagen. In quella zona incontrarono accesa opposizione da parte dei missionari della chiesa, che incitavano i bambini a prenderli a sassate e a cacciarli dai villaggi. Quando Kerry fu trasferito altrove, Jim rimase da solo a fare il pioniere a Banz. Egli ricorda: “Spesso di notte, nella mia piccola capanna di paglia, rimanevo sveglio e chiedevo in preghiera: ‘Geova, perché sono qui?’ Solo molti anni dopo conobbi la risposta a quella domanda.

“Nel 2007 feci un viaggio dall’Australia a Banz per assistere all’assemblea di distretto”, continua Jim. “Vicino al punto in cui una volta c’era la mia capanna di paglia sorgeva una bella Sala del Regno, che poteva essere allargata temporaneamente e diventare una Sala delle Assemblee con 1.000 posti a sedere. Appena entrai, un fratello, Paul Tai, mi corse incontro, mi abbracciò e cominciò a piangere. Quando si ricompose, mi spiegò che avevo fatto lo studio a suo padre 36 anni prima. In seguito Paul aveva letto il libro con cui aveva studiato il padre e aveva accettato la verità. Mi disse che allora serviva come anziano.

“Durante l’assemblea andai sul podio per essere intervistato. Parlai della persecuzione che avevamo sopportato nei primi anni a Banz”, dice Jim. “Tutti i presenti erano commossi. Alla fine del programma molti fratelli vennero ad abbracciarmi e a chiedermi scusa in lacrime. Quando erano bambini mi avevano cacciato dai villaggi tirandomi pietre e lanciandomi insulti. Inoltre tra loro c’era Mange Samgar, proprio il pastore luterano che li aveva aizzati, il quale serviva come anziano. Che fantastica rimpatriata fu quell’assemblea!”

I SEMI GERMOGLIANO NELLE AREE REMOTE

In Papua Nuova Guinea molti hanno conosciuto la verità grazie a contatti diretti con i Testimoni, mentre nel caso di altri sono stati i semi della verità a giungere loro in qualche modo nelle aree remote. (Eccl. 11:6) Ad esempio, intorno al 1970, la filiale iniziò a ricevere regolarmente il rapporto di servizio di un perfetto sconosciuto, che apparteneva a una congregazione inesistente, in un villaggio non meglio identificato lungo il fiume Sepik. La filiale chiese a Mike Fisher, un sorvegliante di circoscrizione, di approfondire la cosa.

“Per raggiungere il villaggio feci un viaggio di dieci ore con una canoa a motore navigando su stretti corsi d’acqua all’interno di una giungla infestata dalle zanzare”, ricorda Mike. “Quella sera, quando finalmente arrivai, incontrai il misterioso mittente dei rapporti, un uomo che era stato disassociato anni prima in un’altra zona. Era tornato nel suo villaggio, si era pentito dei suoi peccati e aveva cominciato a predicare ad altri. Nel villaggio più di 30 persone adulte si dichiaravano testimoni di Geova, e alcune erano pronte per il battesimo. In breve tempo l’uomo pentito fu riassociato e il gruppo venne riconosciuto ufficialmente dalla filiale”.

Nel 1992 un altro sorvegliante di circoscrizione, Daryl Bryon, venne a sapere che in un villaggio remoto dell’interno c’erano persone che si supponeva fossero interessate alla verità. “Per arrivare al villaggio, mi spostai in auto verso l’interno per un’ottantina di chilometri, attraversai a piedi per un’ora e mezza una fitta giungla e infine pagaiai risalendo il fiume per un’altra ora”, spiega Daryl. “Fu una vera sorpresa vedere lungo il fiume, circondato da montagne torreggianti, un edificio nuovo con l’insegna ‘Sala del Regno dei Testimoni di Geova’.

“Ogni domenica circa 25 persone interessate si riunivano per studiare il libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca. Dal momento che si dichiaravano Testimoni, chiesi loro se masticavano betel. ‘Ma no’, risposero loro. ‘Abbiamo smesso l’anno scorso, quando abbiamo accettato la verità!’ Inutile dirlo, fui molto felice quando la filiale inserì questo gruppo nel mio itinerario di visite nella circoscrizione”.

UN’ONDATA DI MISSIONARI

Negli anni ’80 e ’90 l’attività in Papua Nuova Guinea ricevette un notevole impulso grazie all’arrivo di ondate di missionari di Galaad, diplomati della Scuola di Addestramento per il Ministero e pionieri speciali giunti da Australia, Canada, Filippine, Finlandia, Germania, Giappone, Inghilterra, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Svezia e altri paesi ancora. Questo si rivelò spesso una doppia benedizione, visto che alcuni di quegli evangelizzatori in seguito sposarono persone altrettanto zelanti.

Arrivati nel paese, la maggior parte dei nuovi partecipava a un corso di due o tre mesi di tok pisin o hiri motu. Gli studenti si concentravano sulla lingua ogni mattina e poi il pomeriggio mettevano in pratica nel servizio quanto appreso. Grazie a tale addestramento, nel giro di pochi mesi molti erano in grado di condurre con efficacia studi biblici e di pronunciare discorsi.

Imparare una nuova lingua, inoltre, li aiutava a mostrare pazienza ed empatia nell’insegnare a coloro che erano analfabeti. Infatti trasmisero a molti interessati i rudimenti della lettura necessari per poter leggere la Parola di Dio. (Isa. 50:4) Di conseguenza, tra il 1989 e il 1998 il numero dei proclamatori crebbe da 2.000 a circa 3.000: un aumento del 50 per cento in soli nove anni.

Anche se molti di quegli evangelizzatori in seguito dovettero lasciare la Papua Nuova Guinea per motivi di salute o di altro genere, la loro eredità fu davvero preziosa. Questi cari fratelli sono ancora ricordati con profondo affetto per la loro fedeltà e i loro atti amorevoli. — Ebr. 6:10.

LE COSTRUZIONI FAVORISCONO IL PROGRESSO

Insieme al numero dei proclamatori del Regno, cresceva anche il bisogno di Sale del Regno, Sale delle Assemblee e strutture più grandi per la filiale. Come furono soddisfatte queste necessità?

Prima del 1975 l’ufficio governativo competente destinava regolarmente a scopi religiosi degli appezzamenti di terra. Le chiese che erano interessate potevano presentare la propria richiesta e motivarla dinanzi alla commissione preposta. Il richiedente che veniva prescelto riceveva gratuitamente il terreno, a condizione però di costruire entro un ragionevole periodo di tempo.

Nel 1963, nonostante l’aspra opposizione del clero della cristianità, l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici riuscì a ottenere un eccellente lotto a Port Moresby. Il lotto era situato su un colle da cui si godeva una splendida vista del mercato di Koki e dell’azzurro Mar dei Coralli. In seguito su quel terreno vennero costruiti un edificio di due piani per la filiale e una Sala del Regno. I terreni concessi in seguito nell’area di Port Moresby vennero impiegati per costruire le Sale del Regno di Sabama, Hohola, Gerehu e Gordon.

Inizialmente sul terreno di Gordon, situato in una posizione centrale che dominava la zona, doveva sorgere la nuova cattedrale anglicana. “All’udienza pubblica, però, il presidente della commissione disse al ministro anglicano che la commissione stessa non era affatto soddisfatta dell’operato della Chiesa, che si era accaparrata parecchi lotti usandoli spesso, e impropriamente, per scopi commerciali”, dice Ron Fynn, che ha servito in Papua Nuova Guinea per 25 anni. “Il presidente aggiunse che gli anglicani non avrebbero più ricevuto nessun terreno fino a quando la commissione non avrebbe avuto la certezza che gli altri terreni loro assegnati venivano usati allo scopo per il quale erano stati concessi.

“Detto ciò, il presidente si rivolse a me chiedendomi di presentare la nostra richiesta. Dissi che la nostra prima scelta era il lotto della ‘cattedrale’ di Gordon. Il ministro anglicano balzò in piedi per fare opposizione, ma il presidente gli intimò di rimettersi a sedere. Finii di illustrare la nostra richiesta. I presenti rimasero tutti a bocca aperta quando la commissione concesse il terreno alla nostra congregazione”.

Su quel terreno vennero costruiti una Sala del Regno e la palazzina di quattro piani della filiale. Quest’ultima fu dedicata il 12 dicembre 1987. La proprietà situata a Koki fu venduta. Tra il 2005 e il 2010 la filiale è stata ampliata con l’aggiunta di un edificio residenziale di quattro piani, una Sala del Regno e gli uffici per i traduttori. Queste nuove strutture sono state dedicate il 29 maggio 2010.

Oggi nel paese ci sono 89 Sale del Regno e altri luoghi di adunanza. In diverse zone rurali i luoghi di adunanza sono ancora realizzati con materiali della foresta. Nei centri più grandi invece si utilizzano moderni materiali da costruzione. Diverse di queste nuove sale sono state costruite nell’ambito del programma attuato per i paesi con risorse limitate, programma che in Papua Nuova Guinea è operativo sin dal 1999.

LE AVVERSITÀ NON HANNO LA MEGLIO

I vari gruppi religiosi presenti in Papua Nuova Guinea avevano definito tramite un accordo verbale le aree di competenza di ciascuna missione: ognuno di essi aveva il proprio territorio e si aspettava che gli altri gruppi religiosi se ne stessero alla larga. I testimoni di Geova, naturalmente, parlano della buona notizia a chiunque desideri ascoltare, a prescindere dal luogo in cui vive. Questo, oltre al fatto che molti hanno reagito positivamente alla verità, ha contrariato il clero.

“Quando mi trasferii sull’isoletta di Kurmalak, nel West New Britain, una delle prime persone che venne a farmi visita fu un pastore anglicano”, ricorda Norm Sharein. “‘Non hai alcun diritto di predicare ai miei fedeli’, disse. ‘Sono già cristiani!’

“Successivamente vidi uno di quelli che studiavano la Bibbia con me che, con la sua piroga, remava in modo convulso verso la riva, mentre pioveva a dirotto e il mare era agitato. A dire il vero, con quel tempo stava rischiando la vita. Trascinò a riva la piroga e col cuore in gola mi disse che un gruppo di cattolici, con a capo un catechista, stava arrivando in barca con l’intenzione di suonarmele. Non sapevo dove andare, pertanto pregai Geova perché mi desse sapienza e forza.

“Dalla barca scesero 15 uomini paonazzi in viso, chiaro segno della loro ostilità. Invece di aspettare che fossero loro a venire da me, fui io a raggiungerli. Poco prima ero spaventato, ma poi la paura svanì. Mentre mi avvicinavo, cominciarono ad insultarmi, sperando che reagissi dando loro un pretesto perché si arrivasse allo scontro fisico, ma tenni i nervi saldi.

“Sul luogo era presente anche un altro dei miei studenti, un uomo anziano, che di fatto era il proprietario dell’isola. Spinto dalle migliori intenzioni, disse a quegli uomini: ‘I testimoni di Geova non fanno a botte. Provate a colpirlo, e vedrete!’

“‘Ma da che parte sta?’, mi chiesi, sperando che non dicesse altro.

“Parlai con quegli uomini per diversi minuti, dopo di che suggerii loro di andar via e, in modo amichevole, tesi la mano destra per stringere quella del loro capo. Del tutto sorpreso, questi si guardò intorno mentre gli altri lo fissavano, al che mi strinse la mano. Questo gesto allentò la tensione, e tutti ci demmo una stretta di mano. Finalmente, con mio grande sollievo, se ne andarono. Mi vennero in mente le parole che Paolo rivolse a Timoteo: ‘Lo schiavo del Signore non ha bisogno di contendere, ma di essere gentile verso tutti, . . . mantenendosi a freno nel male’”. — 2 Tim. 2:24.

Berndt Andersson racconta che in un villaggio sugli altipiani un pastore luterano, accompagnato da una settantina di facinorosi di un altro villaggio, cercò di cacciare i Testimoni e distruggere la Sala del Regno. Berndt li colse di sorpresa uscendo dal villaggio per incontrarli. Si avvicinò al pastore e gli chiese per quale ragione la missione luterana sosteneva che il nome di Dio fosse Anutu, nome locale adottato da alcuni missionari della cristianità. Il pastore rispose che quel nome si trovava nella Bibbia, al che Berndt gli chiese dove. Il pastore aprì la Bibbia, ma non riuscì a trovare alcun versetto che provasse quanto aveva detto. A questo punto Berndt lo invitò a leggere Salmo 83:18. Il pastore ebbe bisogno di aiuto per trovare il libro dei Salmi, dopo di che si mise a leggere ad alta voce. Quando arrivò al nome Geova, chiuse la Bibbia e gridò: “È una menzogna!” Si accorse che così aveva condannato la sua stessa Bibbia, ma ormai era troppo tardi. Da quella volta molti seguaci del pastore cominciarono a vedere i Testimoni in modo diverso.

A volte oppositori religiosi hanno incendiato Sale del Regno costruite con materiali della foresta, come nel villaggio di Agi, nella provincia di Milne Bay. In questo caso, però, uno dei piromani, che era ubriaco nel momento in cui commise il reato, si rammaricò profondamente di quello che aveva fatto. Tanto è vero che successivamente cercò i fratelli, accettò uno studio biblico e divenne pioniere. Gli fu anche dato il permesso di alloggiare nella casa per i pionieri adiacente alla sala, che nel frattempo era stata ricostruita. Così si ritrovò a essere custode proprio del posto in cui aveva commesso il misfatto.

Oggi la persecuzione di tipo religioso è quasi completamente cessata. “Siamo entrati in un periodo tranquillo”, dice Craig Speegle. “Ma il problema ora è un altro: gli atti violenti, spesso ad opera di teppisti e ladri conosciuti come raskols. Pertanto, in zone ad alto rischio, i fratelli predicano in gruppo e cercano di non perdersi di vista”.

“È utile farsi riconoscere come Testimoni”, dicono Adrian e Andrea Reilly, una coppia di missionari. “Sia che si vada a fare la spesa o che si vada in servizio è prudente portare con sé delle pubblicazioni”, dice Adrian. “Ovviamente questo non garantisce l’incolumità, ma può essere utile perché si viene identificati come ministri di Geova. In un’occasione l’auto mi lasciò a piedi in una zona pericolosa di Lae. Ero solo e nel giro di poco tempo mi ritrovai circondato da una banda di ragazzi dall’aspetto minaccioso. Due di loro, però, mi riconobbero per via di una conversazione che avevamo avuto di recente sulla Bibbia. Per questo motivo presero le mie parti. Tirai un sospiro di sollievo quando, anziché derubarmi o farmi del male, incredibilmente l’intero gruppo spinse la mia auto in panne per quasi mezzo chilometro fino alla casa missionaria”.

In un’altra occasione dei raskols armati di coltelli intimarono a bassa voce a una sorella che si trovava al mercato di consegnare loro la borsa. La sorella lo fece immediatamente, e questi si dileguarono. Pochi minuti dopo tornarono, si scusarono e le restituirono la borsa con il suo contenuto. Per quale motivo? Quando avevano aperto la borsa avevano visto la Bibbia e il libro Ragioniamo e si erano sentiti in colpa per quello che avevano fatto.

ALTRI METODI DI PREDICAZIONE

“Predicavamo ovunque trovassimo della gente”, ricorda Elsie Thew, che ha prestato servizio in Papua Nuova Guinea insieme al marito Bill dal 1958 al 1966. “Parlavamo con le persone nei villaggi, nelle case, nei giardini, nei mercati e nei sentieri in mezzo alla boscaglia. Parlavamo ai pescatori sulle spiagge e sulle rive dei fiumi. All’inizio portavamo con noi una cartina del mondo per far vedere alle persone che vivevano nelle zone più isolate da dove venivamo. Era importante perché talvolta arrivavamo in aereo e gli abitanti dei villaggi, all’oscuro di ciò che accadeva al di fuori del loro mondo, pensavano che fossimo piombati dal cielo. Per questo facevamo vedere loro che appartenevamo allo stesso mondo, anche se venivamo da un altro posto”.

Molti dei villaggi che costellano la lunga linea costiera e le numerose sponde dei fiumi della Papua Nuova Guinea sono raggiungibili solo in barca o in canoa. Steve Blundy ricorda: “Il fratello Daera Guba, di Hanuabada, vicino a Port Moresby, era avanti con gli anni ed era un esperto di imbarcazioni. Sotto la sua casa aveva due tronchi cavi, così io e il pioniere che stava con me lo aiutammo a trovare il legname che gli serviva per costruire una specie di catamarano usato localmente, chiamato puapua, le cui vele erano di tela. Daera era al comando e due o tre fratelli di Hanuabada formavano l’equipaggio; insieme visitammo diversi villaggi costieri nelle vicinanze di Port Moresby”.

Verso la fine degli anni ’60 Berndt Andersson prestava servizio sulla bella isola della Nuova Irlanda, circa 650 chilometri a nord-est dell’isola principale. Berndt scrive: “Le persone venivano dalle piccole isole vicine per dirci di andarle a trovare. Per poterlo fare avevamo bisogno di un’imbarcazione ma, tenendo conto dell’esiguo rimborso mensile che ricevevamo, sembrava alquanto irrealizzabile procurarsene una. Avevamo alcune assi in una rimessa, ma non erano sufficienti a costruire un’imbarcazione. Così pregammo Geova. Inaspettatamente un fratello di Lae ci mandò 200 dollari come contributo per visitare le isole esterne. Finalmente potemmo costruirci una barca, che chiamammo Pioneer. Mancava però il motore. Di nuovo quel caro fratello ci fornì i fondi di cui avevamo bisogno, stavolta per acquistare un piccolo motore fuoribordo. A questo punto eravamo in grado di visitare quelle isole pittoresche”.

Intorno al 1990 un sorvegliante di circoscrizione, Jim Davies, insieme ad altri tre fratelli, si organizzò per risalire il fiume Fly e predicare in un campo profughi in prossimità del confine con l’Indonesia. I fratelli avevano disposto che alloggiassimo presso un’interessata il cui marito era viceresponsabile del campo. “Per risalire il fiume Fly ci vollero circa due ore a bordo di una piroga a motore”, dice Jim. “Erano quasi le nove del mattino quando raggiungemmo una radura nella foresta, dove scorgemmo una strada sterrata. Il campo era ancora lontano, e rimanemmo in attesa di un mezzo di trasporto.

“Alle cinque del pomeriggio finalmente apparve un veicolo. Caricammo le nostre provviste e saltammo su, ma dopo appena un centinaio di metri si ruppe lo sterzo. Capito il problema, il conducente prese del fil di ferro e, come se nulla fosse, si infilò sotto la macchina e unì i due pezzi che si erano staccati. ‘Non arriveremo molto lontano’, pensai. Ma mi sbagliavo. Il filo resisté per tutta la durata del viaggio, ben cinque ore, tutte fatte a trazione integrale a motivo delle condizioni del fondo stradale. Più volte rimanemmo impantanati e dovemmo spingere l’auto per tirarla fuori dal fango. Arrivammo alle dieci di sera, stanchi e coperti di fango.

“Predicammo per tre giorni nel campo, che si estendeva su una vasta area della foresta, e distribuimmo tutte le pubblicazioni che avevamo. Incontrammo anche un disassociato che espresse il desiderio di tornare a Geova. Successivamente venimmo a sapere con molto piacere che lo aveva fatto. Ora anche sua moglie e alcuni dei suoi figli sono nella verità, così come l’interessata e suo marito, che ci avevano gentilmente ospitato”.

L’OPERA DI CIRCOSCRIZIONE LUNGO IL SEPIK

Il fiume Sepik, lungo oltre 1.100 chilometri, è come un grosso serpente di colore marrone che si snoda dagli altipiani al mare. In alcuni punti è talmente ampio che da una sponda non è facile vedere l’altra. Il fiume rappresenta un’importante via di comunicazione che i fratelli, inclusi i sorveglianti viaggianti e le loro mogli, percorrono regolarmente. Seguiamo un sorvegliante viaggiante e sua moglie mentre visitano le congregazioni lungo questo poderoso corso d’acqua.

Warren Reynolds scrive: “La mattina presto io e mia moglie Leann partiamo dalla cittadina di Wewak, con la nostra barca di alluminio lunga tre metri e mezzo assicurata al portabagagli. Dopo tre ore di viaggio, quasi tutto a trazione integrale, parcheggiamo la macchina per qualche giorno e con la barca risaliamo il fiume per visitare una trentina di proclamatori in quattro villaggi situati lungo gli affluenti del Sepik.

“Con la nostra barca dal fondo piatto carica di provviste, avviamo il motore fuoribordo da 25 cavalli per risalire il fiume. Un’ora dopo ci troviamo a navigare sul fiume Yuat, affluente del Sepik, e dopo altre due ore di viaggio arriviamo al villaggio di Biwat. Qui veniamo accolti con grande entusiasmo dai fratelli e da quelli che studiano la Bibbia con loro, alcuni dei quali trascinano a riva la nostra barca e la mettono al sicuro in una delle loro case. Mangiamo delle banane plantain e beviamo del latte di cocco, poi ci mettiamo tutti in marcia e facciamo una scarpinata di due ore attraverso le paludi della foresta; i proclamatori ci fanno strada e ci aiutano a trasportare le nostre provviste. Alla fine raggiungiamo il piccolo villaggio di Dimiri; qui ci dissetiamo bevendo del latte di cocco e, in una palafitta fatta di materiali della foresta, allestiamo il letto e la zanzariera. Poi, dopo una cena a base di igname, andiamo a dormire.

“In tre villaggi della zona vivono quattordici proclamatori. Nei giorni successivi predichiamo in ciascuno di questi villaggi e troviamo molti interessati. Inoltre, cosa che ci ha fatto molto piacere, due studenti della Bibbia legalizzano il loro matrimonio e diventano idonei per essere proclamatori del Regno. Per festeggiare il matrimonio gli altri proclamatori preparano una cena semplice con igname, sagù, foglie commestibili e due polli.

“La domenica i presenti al discorso pubblico sono ben 93! Dopo l’adunanza, con gli zaini pieni di roba, partiamo sotto il sole cocente di mezzogiorno e facciamo ritorno a Biwat; qui lasciamo il nostro bagaglio a casa di una persona che studia e poi cominciamo a predicare. Diverse persone accettano delle pubblicazioni e, alcune, persino uno studio biblico. Quella sera, raccolti intorno al fuoco per tenere lontane le moltissime zanzare, ceniamo da una persona che studia la Bibbia.

“Il giorno seguente, di buon’ora, torniamo alla nostra barca, la mettiamo in acqua e, nella foschia del mattino, stregati dal canto degli uccelli e dal guizzare dei pesci, partiamo. Incrociamo intere famiglie che, a bordo di zattere di bambù cariche di prodotti per il mercato locale, si dirigono con calma nella direzione opposta.

“Tornati alla macchina, riforniamo di carburante la barca, prendiamo acqua e altre provviste, e riprendiamo il nostro viaggio sul fiume per andare a trovare i 14 proclamatori di Kambot. Dopo due ore, arriviamo bagnati fradici per via di un acquazzone tropicale. Da Kambot continuiamo a risalire il fiume, stavolta con la barca colma di proclamatori, alla volta di un grosso villaggio situato su entrambe le sponde del fiume. Predichiamo fino a tardo pomeriggio agli abitanti, che mostrano interesse. Sulla via del ritorno predichiamo alle persone che stanno su pontili galleggianti fatti di bambù. Aspettano il nostro ritorno, dato che ci hanno visto la mattina mentre risalivamo il fiume. Gli abitanti del villaggio ci ringraziano per aver fatto loro visita e per i volantini che abbiamo lasciato e, poiché il denaro scarseggia da queste parti, ci donano del cibo: noci di cocco, zucche, pesce affumicato e banane. Al tramonto siamo di nuovo a Kambot, dove prepariamo la cena con queste cose.

“A Kambot, tutte le case sono su palafitte, e il luogo di adunanza non fa eccezione. Durante la stagione delle piogge, quando l’intera zona è sommersa dall’acqua, la gente arriva con le proprie piroghe fino ai gradini che portano al luogo di adunanza. La nostra visita culmina con 72 presenti al discorso pubblico, alcuni dei quali hanno dovuto camminare per cinque ore di fila.

“Tornati al veicolo con cui visitiamo la circoscrizione e fissata la nostra barca al portabagagli, cominciamo il nostro viaggio di ritorno, che durerà tre ore. Durante il tragitto pensiamo ai nostri cari fratelli che vivono lungo il Sepik. Pensiamo anche a quanto Geova li ama, cosa che è evidente dal fatto che la sua organizzazione fa tutto il possibile per garantire che vengano nutriti spiritualmente nel modo dovuto. Che onore far parte di questa meravigliosa famiglia!”

LOTTA CONTRO GLI SPIRITI MALIGNI

Gli abitanti della Papua Nuova Guinea in gran parte si professano cristiani, ciò nonostante molti sono legati anche a credenze popolari, tra cui il culto degli antenati e il terrore degli spiriti maligni. Secondo una guida, inoltre, negli ultimi anni “c’è stato un forte risveglio della magia nera e della stregoneria”. Di conseguenza, spesso la gente attribuisce malattie e morte agli stregoni o agli spiriti degli antenati.

In un simile contesto, la verità esposta nella Bibbia rende davvero liberi. Persino alcuni stregoni hanno riconosciuto il potere della Parola di Dio, hanno abbandonato le loro pratiche e abbracciato la pura adorazione. Ecco di seguito due esperienze.

Soare Maiga viveva in un villaggio a circa 50 chilometri da Port Moresby ed era molto temuto a motivo dei suoi poteri. Comunque, le credenze dei testimoni di Geova destarono la sua curiosità e cominciò a frequentare studi biblici di gruppo. Non molto tempo dopo abbracciò la verità e si lasciò la vecchia vita alle spalle. Ma ogni volta che cercava di sbarazzarsi degli oggetti legati allo spiritismo, per qualche ragione inspiegabile questi riapparivano. Soare, però, era deciso ad “opporsi al Diavolo”, pertanto un giorno mise tutto in una borsa, aggiunse una grossa pietra e la lanciò nelle acque di Port Moresby. (Giac. 4:7) Finalmente gli oggetti non riapparvero più. Quell’impavido uomo diventò poi uno zelante Testimone del vero Dio, Geova.

Per curare le malattie, Kora Leke praticava la stregoneria e utilizzava rimedi a base di erbe. Quando, però, cominciò a studiare la Bibbia dovette lottare molto per liberarsi di uno spirito che lo aveva aiutato a praticare le arti magiche. Come Soare, anche Kora era deciso a non avere più niente a che fare con i demoni e, con l’aiuto di Geova, ci riuscì. Successivamente prestò servizio come pioniere regolare e pioniere speciale. Anche in tarda età, nonostante facesse fatica a camminare, questo leale fratello continuò a predicare la buona notizia ai suoi vicini.

Come faceva Kora a raggiungere il suo posto preferito per predicare? I fratelli lo trasportavano su una carriola, il mezzo più pratico di cui disponevano. In seguito un fratello pieno d’inventiva che lavorava alla filiale compì un gesto amorevole costruendogli una sedia a rotelle utilizzando la struttura metallica di una comune sedia, le ruote di una bicicletta e la tela per la seduta. Il nuovo mezzo di trasporto rese Kora molto più indipendente, e lui lo sfruttò bene. Questi fratelli d’età avanzata sono proprio un esempio a cui ispirarsi e, soprattutto, rallegrano immensamente il cuore di Geova. — Prov. 27:11.

CORSI DI ALFABETIZZAZIONE

“Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione”, dice Romani 15:4. Evidentemente Dio desidera che i suoi servitori sappiano leggere e scrivere. Pertanto, come già accennato in precedenza, in Papua Nuova Guinea i testimoni di Geova si sono impegnati a fondo per insegnare alla gente a leggere e a scrivere.

Ovviamente imparare a leggere e scrivere può essere difficile, in particolare per chi ha una certa età; di solito, però, se si è volenterosi ci si può riuscire. La Parola di Dio può avere un profondo effetto sulle persone più umili e illetterate.

Pensate a Save Nanpen, un giovane che viveva vicino alle sorgenti del fiume Sepik. Quando Save si affacciò per la prima volta al mondo occidentale trasferendosi a Lae, il salto dal punto di vista culturale fu enorme. Per di più incontrò i testimoni di Geova, che gli parlarono della speranza del Regno. La conversazione lo colpì molto, cominciò ad assistere alle adunanze e, qualche tempo dopo, divenne idoneo per diventare un proclamatore non battezzato. Esitava, però, a compiere il passo successivo, il battesimo. Come mai? Aveva promesso a Geova che si sarebbe battezzato solo dopo aver letto la Bibbia per conto proprio. Pertanto si mise a studiare intensamente e riuscì a conseguire le sue mete spirituali.

L’analfabetismo è ancora molto diffuso, per quanto in diverse zone siano state aperte delle scuole pubbliche, frequentate anche da figli di Testimoni. Anzi, i nostri ragazzi si dimostrano spesso studenti modello, grazie soprattutto all’ottima educazione impartita dai genitori e all’istruzione ricevuta alle adunanze di congregazione, come ad esempio alla Scuola di Ministero Teocratico.

LA VERITÀ TRASFORMA LE PERSONE

L’apostolo Paolo scrisse: “Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per rovesciare cose fortemente trincerate”. (2 Cor. 10:4) Talvolta anche solo un versetto può avere un profondo effetto, come è accaduto nel caso di una donna di nome Elfreda. Dopo che le fu mostrato il nome di Dio nella sua Bibbia in wedau, Elfreda consultò un’enciclopedia, dove trovò conferma di ciò che la Bibbia dice del nome di Dio. ‘I testimoni di Geova insegnano la verità’, pensò. Suo marito Armitage, però, non voleva avere niente a che fare con i Testimoni. Si ubriacava, masticava betel e aveva un caratteraccio.

Andato in pensione, Armitage si trasferì con Elfreda da Lae ad Alotau, nella provincia di Milne Bay, dove non c’erano Testimoni. Elfreda si abbonò alla Torre di Guardia e a Svegliatevi! e cominciò a studiare per corrispondenza con Kaylene Nilsen, una pioniera. “Puntualmente Elfreda mi mandava le sue risposte per iscritto tutte le settimane”, dice Kaylene.

In seguito Geordie e Joanne Ryle, due diplomati di Galaad, furono mandati a Milne Bay e fecero visita a Elfreda per incoraggiarla e per partecipare al ministero insieme a lei. “Armitage mi chiese di studiare la Bibbia con lui”, ricorda Geordie. “Tenuto conto della sua reputazione, mi chiedevo quali fossero davvero le ragioni per cui voleva farlo. Ma dopo aver studiato con lui per un mese, capii che era sincero. Successivamente si battezzò e alla fine diventò servitore di ministero. Adesso la sua famiglia è nella verità da tre generazioni, e suo nipote Kegawale Biyama, menzionato in precedenza, serve nel Comitato di Filiale a Port Moresby”.

Mentre facevano i pionieri a Hula, Don e Shirley Fielder iniziarono a studiare la Bibbia con Alogi e Renagi Pala. “Alogi era un ladro e si azzuffava di continuo”, scrive Don. “Soffriva di una malattia tropicale che conferiva alla sua pelle un aspetto sgradevole e un’ulcera tropicale gli aveva consumato parzialmente la bocca. Sia lui che la moglie masticavano betel, per cui gli spazi tra i denti anneriti erano spesso molto arrossati. Alogi era l’ultima persona che ci si aspetterebbe venisse alla verità. Eppure lui e la moglie iniziarono a interessarsi della verità e a frequentare le adunanze, durante le quali stavano seduti silenziosamente nelle ultime file.

“Nel giro di sei mesi”, ricorda Don, “Alogi cambiò in modo sbalorditivo. Smise di rubare e di litigare con tutti; lui e Renagi si ripulirono in senso fisico e iniziarono a partecipare alle adunanze. Cominciarono anche a parlare ad altri della buona notizia. Insieme a un gruppetto di altri diventarono i primi proclamatori della zona di Hula”.

Abel Warak viveva nella Nuova Irlanda. Aveva avuto la lebbra e pertanto non aveva sensibilità né alle mani né ai piedi. Quando sentì parlare per la prima volta della verità, Abel faceva molta fatica a camminare e aveva perso la gioia di vivere. La verità, però, cambiò completamente il suo atteggiamento e il suo modo di vedere le cose, ridandogli gioia e vigore. Col tempo diventò addirittura pioniere. Per integrare la sua dieta Abel andava a pescare ma, dato che aveva perso la sensibilità ai piedi, non poteva più camminare sulla scogliera. Così i fratelli gli comprarono degli stivali di gomma alti fino al ginocchio. Imparò anche ad andare in bicicletta, il che gli permise di percorrere distanze maggiori per predicare la buona notizia. A volte arrivava a percorrere anche 100 chilometri per rivisitare qualcuno e, in un’occasione, ne fece quasi 150 per invitare un interessato alla Commemorazione.

Talvolta la “conoscenza di Geova” ha aiutato persino chi aveva caratteristiche animalesche a fare enormi cambiamenti. (Isa. 11:6, 9) Nel 1986, ad esempio, una sessantina di persone provenienti da due villaggi situati nei pressi di Banz si presentarono a un’assemblea di distretto che si teneva a Lae e si sedettero nelle prime file. Questi abitanti degli altipiani erano notoriamente nemici e spesso in conflitto tra loro. Ma dopo che dei pionieri speciali ebbero parlato loro della buona notizia, decisero di convivere in pace. Esperienze come queste ci ricordano le parole di Zaccaria 4:6: “‘Non mediante forza militare, né mediante potenza, ma mediante il mio spirito’, ha detto Geova degli eserciti”. Lo stesso spirito ha spinto molte persone sincere a conformarsi ai princìpi morali esposti nella Bibbia.

SI ONORA IL DONO DIVINO DEL MATRIMONIO

In molti paesi le usanze locali così come le chiese della cristianità non tengono conto di quello che la Bibbia dice sul matrimonio. (Matt. 19:5; Rom. 13:1) La Papua Nuova Guinea non fa eccezione. Pertanto, per piacere a Geova, molti che convivevano o erano poligami hanno fatto grandi cambiamenti nella loro vita. Prendete il caso di Francis e di sua moglie Christine.

Quando Francis lasciò l’esercito, lui e la moglie si separarono. Christine e le loro due figlie fecero ritorno al villaggio natale sull’isola di Goodenough, nella provincia di Milne Bay, mentre lui tornò a Mount Hagen. Lì Francis andò a vivere con un’altra donna, che aveva dei figli. Frequentavano la Chiesa delle Assemblee di Dio. Col tempo la donna con cui viveva Francis fu contattata dai Testimoni e si mise a studiare la Bibbia. In seguito anche Francis iniziò a interessarsi della verità e poco tempo dopo entrambi cominciarono a frequentare le adunanze.

Francis voleva diventare proclamatore, ma per farlo doveva mettere a posto la sua situazione coniugale. Dopo aver pregato e meditato sulla cosa, ne parlò con la donna con cui viveva. Quest’ultima insieme ai suoi figli si trasferì in un’altra casa; Francis dal canto suo andò a trovare Christine, dalla quale si era ormai separato da sei anni. Naturalmente Christine e i suoi parenti furono molto sorpresi di vedere Francis. Usando le Scritture Francis spiegò con gentilezza che voleva fare quello che Geova considera giusto. Poi chiese alla moglie e alle figlie di tornare con lui a Mount Hagen per essere di nuovo una famiglia. Questo cambiamento stupì tutti. Christine accettò la proposta del marito, il quale risarcì i parenti per tutto quello che avevano fatto per la moglie e le figlie nel corso di quei sei anni.

Arrivati a Mount Hagen anche Christine cominciò a studiare la Bibbia, il che significò dover imparare a leggere. Nel frattempo smise di masticare betel e di fumare tabacco. Oggi sono entrambi dedicati servitori di Geova.

BAMBINI CHE ONORANO IL LORO CREATORE

Ascoltando coraggiosamente la voce della loro coscienza educata secondo la Bibbia, molti bambini in Papua Nuova Guinea hanno dato un’eccellente testimonianza. Ad esempio, agli inizi del 1966 un’insegnante di scuola elementare disse a sette suoi alunni, figli di Testimoni locali, che avrebbero dovuto fare il saluto alla bandiera durante le cerimonie che si sarebbero svolte la settimana successiva. Quando arrivò quel momento, di fronte a circa 300 alunni, tutti e sette i bambini si rifiutarono di fare il saluto. Furono espulsi, nonostante i loro genitori avessero chiesto per iscritto che i loro figli venissero esonerati da queste cerimonie. Un anziano della congregazione locale fece ricorso presso le autorità della Papua Nuova Guinea e dell’Australia.

Il 23 marzo l’amministratore australiano della Papua Nuova Guinea telefonò alle autorità scolastiche, le quali ordinarono che i bambini venissero riammessi immediatamente. La vera adorazione aveva conseguito una piccola vittoria legale. Oggi le autorità della Papua Nuova Guinea continuano a rispettare il diritto che hanno i bambini di rifiutarsi di fare il saluto alla bandiera per motivi di coscienza.

‘Bambini e lattanti’ possono rendere lode a Geova anche in altri modi. (Matt. 21:16) Pensate a Naomi, originaria degli altipiani, i cui genitori Joe e Helen non erano nella verità. Quando aveva circa tre anni, Naomi stette per un annetto a Lae con la sorella di Helen, che era una Testimone zelante. La zia portava regolarmente Naomi a predicare, tenendola spesso in una specie di marsupio che portava a spalla. Per questa ragione Naomi venne a conoscenza della speranza del Regno, soprattutto grazie al fatto che la zia fece buon uso delle figure del Mio libro di racconti biblici.

Quando tornò dai genitori, Naomi portò con sé una pubblicazione dei Testimoni, uscì di casa e bussò in modo deciso alla porta. “Torna dentro”, le dissero i genitori. Mentre entrava, la bambina disse: “Ciao, sono una testimone di Geova e sono venuta a parlarvi della Bibbia”. Mentre Joe e Helen la fissavano sorpresi, Naomi andava avanti: “La Bibbia dice che il Paradiso verrà su questa terra; e un re, Gesù, regnerà su di noi. Tutto quello che vediamo è stato fatto da Geova”.

Joe e Helen erano sbalorditi. “Chissà cosa penseranno i vicini!”, esclamò Joe rivolgendosi alla moglie. “È meglio che domani tu la tenga chiusa in casa”.

Il giorno dopo, mentre i genitori erano seduti fuori, Naomi bussò con decisione alla parete della camera. “Vieni fuori”, disse Joe. Naomi fece capolino e si cimentò in un’altra presentazione: “Ciao. Sono una testimone di Geova e sono venuta da voi a predicare. Le persone buone vivranno per sempre sulla terra. Ma le persone che si arrabbiano e fanno cose cattive non entreranno nel Paradiso”. I genitori erano completamente disorientati: Helen scoppiò a piangere mentre Joe se ne andò a letto.

Incuriosito, quella sera Joe sfogliò la sua vecchia “Bibbia del re Giacomo” e si imbatté nel nome Geova. La mattina seguente, invece di andare a lavorare, scrisse una lettera ai Testimoni e percorse in macchina una quarantina di chilometri fino alla Sala del Regno di Mount Hagen per consegnarla.

I fratelli andarono a trovare Joe e Helen a casa loro e iniziarono uno studio biblico. Inoltre insegnarono a Helen a leggere. Alla fine sia Joe che Helen si battezzarono, e Helen fu in grado di aiutare altri che studiavano la Bibbia a imparare a leggere: tutto questo grazie al fatto che una bambina rese lode a Geova.

SFORZI COMPIUTI PER ASSISTERE ALLE RIUNIONI CRISTIANE

In alcune parti del mondo i fratelli percorrono strade trafficate e inquinate o si servono di metropolitane sovraffollate per andare alle adunanze e alle assemblee. In Papua Nuova Guinea, invece, il problema spesso consiste nella mancanza di strade e di mezzi di trasporto adeguati. Pertanto molte famiglie sono costrette a fare a piedi o in canoa, o in entrambi i modi, almeno una parte del viaggio. Ad esempio i proclamatori con i loro figli percorrono regolarmente circa 160 chilometri a piedi attraversando sentieri sdrucciolevoli tra cime frastagliate per assistere alle annuali assemblee di distretto a Port Moresby. Nel loro faticoso viaggio, della durata di una settimana, attraversano la nota Pista di Kokoda, teatro di molte aspre battaglie durante la seconda guerra mondiale. Portano con sé cibo, utensili da cucina, indumenti e altre cose necessarie.

In genere ogni anno i fratelli dell’isolato atollo di Nukumanu assistono alle assemblee di distretto a Rabaul, circa 800 chilometri a ovest. “Per essere sicuri di arrivare in tempo”, dice Jim Davies, “a volte partono con sei settimane d’anticipo, vista l’inaffidabilità dei trasporti via mare. Anche il viaggio di ritorno è del tutto imprevedibile. In un’occasione, la sola imbarcazione che salpava per Nukumanu deviò facendo rotta verso l’Australia per effettuare delle riparazioni, ma i proprietari ebbero problemi economici. Per questo motivo i fratelli ci misero più di sei mesi per tornare a casa. Ovviamente si trattò di un caso isolato, ma non è raro che si verifichino ritardi di diverse settimane, e questo costringe i fratelli a trovare ospitalità presso altri Testimoni o parenti”.

L’ECCELLENTE ESEMPIO DEI MISSIONARI

Servire in un paese straniero dove il tenore di vita può essere inferiore rispetto a quello del proprio paese può costituire un enorme cambiamento per i missionari. Eppure, come si è riscontrato nel caso di molti, si tratta di un cambiamento che si può affrontare e che spesso è apprezzato dalla gente del posto. Una donna della Papua Nuova Guinea ha detto delle due missionarie con le quali studiava: “La loro pelle è bianca, ma il loro cuore è come il nostro”.

Alcuni missionari servono come ministri viaggianti. In certi casi per visitare le congregazioni si spostano utilizzando qualunque mezzo di trasporto sia disponibile. Questo è quanto faceva Edgar Mangoma. Le circoscrizioni che visitava comprendevano il fiume Fly e il lago Murray. “Quando visitavo le due congregazioni sul lago, viaggiavo con la piroga, a volte provvista di motore, altre volte no. In quest’ultimo caso, mi ci volevano fino a otto ore per recarmi da una congregazione all’altra. Di solito mi accompagnavano tre o quattro fratelli, che sapevano già che avrebbero dovuto remare per tutto il viaggio di ritorno dopo avermi fatto scendere. Quanto li apprezzavo!”

Grazie al buon esempio dei missionari, alla loro umiltà e al loro amore per le persone, è stata data un’eccellente testimonianza. “Gli abitanti del villaggio si meravigliavano di vedermi in casa degli interessati mentre mangiavo con loro”, ha scritto un sorvegliante di circoscrizione. “Alcune persone del posto addirittura mi hanno detto: ‘Il tuo è il vero modo di adorare Dio. I nostri pastori non stanno in nostra compagnia come fai tu’”.

È difficile per le sorelle che vengono da altri paesi adattarsi alla vita in Papua Nuova Guinea? “I primi mesi furono molto difficili”, ricorda Ruth Boland, che accompagnava il marito David, un sorvegliante viaggiante. “Molte volte avrei voluto mollare tutto. Ma sono contenta di non averlo fatto, perché ho conosciuto meglio i fratelli e le sorelle e ho imparato ad amarli. Io e mio marito pensavamo sempre meno a noi e ci concentravamo sempre di più sugli altri. Cominciammo a provare un tipo di gioia che davvero non ha paragoni. Dal punto di vista materiale non avevamo niente, ma spiritualmente eravamo ricchi. E abbiamo visto la mano di Geova operare in molte situazioni, non solo a favore della buona notizia, ma anche nella nostra vita. Quando non si ha nulla dal punto di vista materiale si confida veramente in Geova, provando personalmente le sue benedizioni”.

GUERRA CIVILE A BOUGAINVILLE

Nel 1989, sull’isola di Bougainville, le volontà separatiste dello storico movimento secessionista, che come un fuoco covavano sotto la cenere, finirono per innescare una vera e propria guerra civile. Il conflitto durò 12 anni, durante i quali circa 60.000 persone dovettero lasciare le loro case e 15.000 persero la vita. Tra gli sfollati c’erano molti proclamatori, la maggior parte dei quali trovarono una sistemazione in altre zone della Papua Nuova Guinea.

Poco prima di lasciare l’isola, Dan Ernest, un pioniere, fu preso dai soldati dell’Esercito rivoluzionario di Bougainville (BRA) e portato in un grande deposito. Dan ricorda: “Lì c’era un generale del BRA in uniforme, coperto di medaglie e armato di sciabola.

“‘Sei Dan Ernest?’, chiese.

“‘Sì’, risposi.

“‘Ho sentito dire che eri una spia delle Forze Armate della Papua Nuova Guinea’, disse.

“Iniziai a spiegargli che i testimoni di Geova non partecipano ai conflitti tra paesi, al che mi interruppe dicendo: ‘Lo sappiamo! Vi abbiamo osservato. Le altre religioni si sono schierate al fianco del probabile vincitore. La vostra religione è l’unica a essere rimasta del tutto neutrale’. Poi aggiunse: ‘Questa guerra ha sconvolto la vita della nostra gente; le persone hanno bisogno del vostro messaggio confortante. Vorremmo che rimaneste a Bougainville e che continuaste a predicare. Ma se proprio dovete andare, farò in modo che tutto ciò che avete venga messo in salvo’. Due settimane dopo, quando io e mia moglie fummo trasferiti sull’isola di Manus per fare i pionieri, il generale mantenne la parola”.

La filiale fece tutto il possibile per rimanere in contatto con i proclamatori della zona colpita dalla guerra e, nonostante il blocco navale, riuscì a inviare viveri, farmaci e pubblicazioni. Un sorvegliante di circoscrizione che andò a visitare la zona riferì: “La devastazione causata dalla guerra è visibile ovunque, ma i fratelli continuano a impegnarsi per predicare e tenere le adunanze. Inoltre sono stati iniziati molti studi biblici”.

Nel 2001 le parti contendenti firmarono un trattato di pace che riconosceva a Bougainville e alle isole vicine ampia autonomia. Attualmente sull’isola di Bougainville non ci sono Testimoni, mentre sulla vicina isola di Buka c’è una bella congregazione di 39 proclamatori.

LA FURIA DEL VULCANO DEVASTA RABAUL

La città di Rabaul ha un grande porto, che di fatto è la caldera di un vecchio vulcano. Nel settembre del 1994 bocche attive sui lati opposti del porto eruttarono, devastando la città e cambiando completamente le abitudini di vita nella provincia. La Sala del Regno e la casa missionaria adiacente furono distrutte, ma non ci furono vittime tra i fratelli. Un fratello, però, ebbe una crisi cardiaca mentre fuggiva per mettersi al sicuro e morì. Tutti i fratelli si recarono nei punti d’incontro prefissati a qualche chilometro di distanza, seguendo un piano di evacuazione che per alcuni anni era stato affisso alla tabella delle informazioni della Sala del Regno.

La filiale si attivò immediatamente per fornire assistenza alle vittime e organizzare i soccorsi. Furono donati abiti, zanzariere, farmaci, benzina, gasolio e altre provviste; inoltre da una vicina congregazione arrivarono riso e taro. Le operazioni di soccorso furono talmente efficaci da spingere le autorità locali e altri a fare molti commenti positivi.

Alla fine la congregazione di Rabaul cessò di esistere. A due giorni di distanza dalle eruzioni, una settantina di proclamatori con i loro figli si riunirono presso una scuola professionale abbandonata. All’arrivo degli anziani, i proclamatori chiesero: “A che ora inizia lo studio di libro?” Incredibile! Nonostante il disastro, i fratelli non trascurarono mai né le adunanze né l’opera di predicazione. (Ebr. 10:24, 25) La maggior parte dei fratelli si trasferì in gruppi vicini, uno dei quali diventò una congregazione.

Le autorità della provincia promisero che avrebbero concesso a tutte le confessioni la cui proprietà era andata distrutta un appezzamento di terra nella cittadina di Kokopo, circa 25 chilometri da Rabaul. Comunque, a tutte le confessioni fu concesso un terreno, tranne che ai Testimoni. Poi, a circa sette anni dall’eruzione, un fratello proveniente dall’Africa cominciò a lavorare per il locale ufficio urbanistico. Notando il trattamento ingiusto subìto dai Testimoni, individuò a Kokopo un lotto di terreno adatto e aiutò i fratelli a presentare la richiesta, che poi fu accolta. Una squadra di volontari diede una mano per realizzare la costruzione della Sala del Regno e della casa missionaria. Quella che all’inizio sembrava essere un’ingiustizia finì per rivelarsi una benedizione. Perché? Il terreno concesso agli altri gruppi religiosi era situato in cima a una ripida collina; quello concesso ai fratelli, invece, si trovava in una posizione ideale, nel centro della cittadina.

PROGRESSI NELLA TRADUZIONE

“In un paese in cui coesistono oltre 800 lingue è assolutamente importante avere una lingua comune o più lingue comuni per comunicare”, dice Timo Rajalehto, membro del Comitato di Filiale e sorvegliante del Reparto Traduzione. “Lingue elementari usate negli scambi commerciali, come il tok pisin e l’hiri motu, sono l’ideale. Sono relativamente facili da imparare come seconda lingua e sono pratiche nel quotidiano. Non lo sono, invece, per trasmettere concetti complessi. Per questo motivo, spesso i nostri traduttori fanno fatica a tradurre certi termini.

“Per fare un esempio, abbiamo constatato che non esiste in tok pisin una parola che esprima correttamente il significato di ‘principio’. Pertanto, fondendo due parole, i nostri traduttori ne hanno coniato una nuova, stiatok (che più o meno significa ‘discorso guida’), per dare un’idea del modo in cui funzionano i princìpi, i quali forniscono il giusto orientamento. Il termine si è affermato nel mondo mediatico e ora è usato da molti”.

La Torre di Guardia cominciò a essere pubblicata in motu nel 1958 e in tok pisin nel 1960. Gli articoli di studio venivano stampati a Sydney (Australia), su fogli separati che venivano spillati insieme per essere poi spediti a Port Moresby. Nel 1970 le pagine della rivista diventarono 24 e la tiratura salì a 3.500 copie. La prima edizione di Svegliatevi! di 24 pagine in tok pisin fu pubblicata nel gennaio del 1972. Al presente la filiale prepara in tok pisin un’edizione quindicinale della Torre di Guardia e un’edizione trimestrale di Svegliatevi!, e in hiri motu un’edizione mensile della Torre di Guardia per lo studio e un’edizione trimestrale di quella per il pubblico.

“Di recente abbiamo tradotto alcuni volantini in diverse nuove lingue, tra cui enga, jiwaka, kuanua, melpa e orokaiva”, dice Timo Rajalehto. “Le persone che parlano queste lingue conoscono anche il tok pisin o l’inglese, se non entrambi; allora perché lo abbiamo fatto? Volevamo vedere come avrebbero reagito al messaggio del Regno nella loro madrelingua. Avrebbe destato in loro l’interesse per la verità e favorito una certa apertura nei confronti dei Testimoni?

“La risposta è un sonoro ‘Sì’. La gente ha fatto molti commenti positivi. Sono stati iniziati degli studi biblici e persino alcuni che un tempo erano oppositori hanno cominciato a vedere i Testimoni in modo diverso. Le pubblicazioni nella loro madrelingua hanno un profondo effetto”.

Al momento il Reparto Traduzione si compone di 31 persone, e comprende i team di traduzione in lingua hiri motu e tok pisin. Nel dicembre del 2009 si sono tutti trasferiti in un nuovo ufficio traduzioni: è stato un momento davvero entusiasmante!

L’UTILITÀ DELLA SCUOLA DEL SERVIZIO DI PIONIERE

Per molti servitori di Geova la Scuola del Servizio di Pioniere rappresenta una tappa fondamentale della loro vita. Aiuta i pionieri non solo a maturare in senso spirituale, ma fornisce loro anche le basi per svolgere meglio il loro servizio. Ecco i commenti di alcuni che hanno frequentato la scuola.

Lucy Koimb: “La scuola mi è servita per capire che il servizio a tempo pieno è una delle cose migliori che si possano fare nella vita”.

Michael Karap: “Prima di frequentare la scuola avevo molte visite ulteriori, ma neanche uno studio biblico. Ora ho tanti studi biblici!”

Ben Kuna: “Alla scuola ho imparato a vedere di più le cose nel modo in cui le vede Geova”.

Siphon Popo: “Non ho mai studiato così tanto in tutta la mia vita! E ho imparato che quando studio devo prendermi tutto il tempo necessario”.

Julie Kine: “La scuola mi ha aiutato a dare il giusto peso alle cose materiali. In realtà non ci serve tutto quello di cui secondo gli altri abbiamo bisogno”.

Dan Burks, membro del Comitato di Filiale, ha fatto questa riflessione: “Quando ottengono più risultati, i pionieri sono più felici e manifestano uno zelo maggiore. Siamo convinti che la Scuola del Servizio di Pioniere continuerà a rivelarsi utile per centinaia di pionieri di questo paese. E, naturalmente, a trarne vantaggio saranno anche i proclamatori e gli interessati del territorio”.

IL LORO AMORE DIVENTA PIÙ INTENSO

Gesù Cristo affermò: “Tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. (Giov. 13:35) In Papua Nuova Guinea l’amore cristiano ha colmato ogni divario dovuto a lingua, razza, cultura tribale e disparità economiche. Vedendo questo amore, le persone sincere si sentono spinte a dire: “Dio è con voi”.

Questo è quanto pensava Mange Samgar, ex pastore luterano di Banz, menzionato in precedenza, che era proprietario di alcuni pullman. Cosa lo spinse ad arrivare a quella conclusione? Per assistere all’assemblea di distretto a Lae, la congregazione locale aveva noleggiato uno dei suoi pullman. “Incuriosito, decise di accompagnare i Testimoni nel viaggio”, dissero Steve e Kathryn Dawal, che all’arrivo del pullman si trovavano nel luogo dell’assemblea. “Mange rimase estremamente colpito sia dall’organizzazione sia dall’unità razziale e tribale evidente nel popolo di Geova. Al suo ritorno a casa con il pullman carico di Testimoni era convinto di aver trovato la verità. Col tempo lui e suo figlio diventarono anziani di congregazione”.

La sorella Hoela Forova, giovane pioniera regolare che aveva perso il marito e che si prendeva cura della madre, anche lei vedova, aveva assolutamente bisogno di una nuova casa. In due occasioni era riuscita a racimolare dei soldi, li aveva dati a un parente per comprare del legname, ma non li aveva più rivisti. Consapevoli della sua situazione difficile, i Testimoni locali le ricostruirono la casa in appena tre giorni. Profondamente commossa per l’amore dei fratelli, Hoela pianse a più riprese per tutta la durata dei lavori, grazie ai quali fu anche data un’eccellente testimonianza. Il diacono di una chiesa locale disse: “Com’è possibile che persone che non chiedono soldi e si limitano ad andare in giro con borse piene di libri costruiscano una casa in tre giorni?”

L’apostolo Giovanni scrisse: “Figlioletti, non amiamo a parole né con la lingua, ma con opera e verità”. (1 Giov. 3:18) Grazie a questo amore, che si manifesta in varie forme, in Papua Nuova Guinea l’opera continua a progredire. A conferma di ciò, i 3.672 proclamatori conducono 4.908 studi biblici e nel 2010 i presenti alla Commemorazione della morte di Cristo sono stati 25.875: una straordinaria prova del fatto che Geova continua a benedirli! — 1 Cor. 3:6.

Circa 70 anni fa uno sparuto gruppo di fratelli impavidi si avventurò in questa terra incredibile e misteriosa, portandovi la verità che rende gli uomini liberi. (Giov. 8:32) Nei decenni successivi molti altri Testimoni, stranieri e locali, si unirono a questi. Li attendevano ostacoli apparentemente insormontabili: fitte foreste, paludi infestate dalla malaria, strade in cattive condizioni, se non addirittura assenti, oltre a povertà, conflitti tribali, ampia diffusione dello spiritismo e, talvolta, violenta opposizione da parte del clero della cristianità e dei suoi sostenitori. A questo si aggiungevano l’analfabetismo e la difficoltà a predicare a migliaia di comunità tribali che parlavano oltre 800 lingue. L’altruistico contributo dato a favore dell’opera di predicazione del Regno è molto apprezzato da quelli che sono arrivati dopo e che hanno potuto proseguire l’opera grazie alle basi poste da quei primi fratelli.

Ancora oggi in Papua Nuova Guinea i servitori di Geova affrontano molte di queste difficoltà. Ma con l’aiuto di Dio ogni cosa è possibile. (Mar. 10:27) Pertanto, confidando pienamente in lui, i fratelli che vivono in questo paese così variegato hanno fiducia che Geova “darà in cambio” a molte altre persone ben disposte “una lingua pura, perché tutti invochino il nome di Geova, perché lo servano a spalla a spalla”. — Sof. 3:9.

[Note in calce]

^ par. 2 È la Groenlandia l’isola più grande del mondo. L’Australia non è considerata un’isola, ma un continente.

^ par. 5 In tutto il racconto useremo questo nome, e non quelli usati in precedenza.

^ par. 66 Edito dai Testimoni di Geova ma non più in ristampa.

[Testo in evidenza a pagina 88]

“Dove hai imparato a fare tutte queste cose?”

[Testo in evidenza a pagina 100]

“Acconsentì a proiettare gratuitamente il nostro film”

[Testo in evidenza a pagina 104]

“O lasci perdere la tua religione o ti trovi un altro lavoro”

[Testo in evidenza a pagina 124]

Quando videro cosa c’era nella borsa, si sentirono in colpa

[Testo in evidenza a pagina 149]

“La loro pelle è bianca, ma il loro cuore è come il nostro”

[Riquadro/Immagine a pagina 80]

Informazioni generali

Paese

La Papua Nuova Guinea si trova nella sezione orientale dell’isola di Nuova Guinea. Il paese include anche 151 isole minori ed è grande all’incirca una volta e mezzo l’Italia. Le zone interne sono dominate da aspre catene montuose, mentre fitte foreste pluviali e pianure paludose caratterizzano il paesaggio costiero.

Popolazione

Il 99 per cento della popolazione, che conta 6,7 milioni di abitanti, appartiene ai gruppi etnici dei papua e dei melanesiani. Gli altri sono polinesiani, cinesi ed europei. La maggior parte degli abitanti si professa cristiana.

Lingua

In Papua Nuova Guinea si parlano 820 lingue, il 12 per cento delle lingue del mondo, il che ne fa il paese più variegato del pianeta sul piano linguistico. Oltre alle lingue indigene, la maggior parte degli abitanti parla tok pisin, hiri motu e inglese.

Risorse economiche

Circa l’85 per cento della popolazione vive secondo i costumi tradizionali, coltivando orticelli nei villaggi. Sugli altipiani si coltivano caffè e tè destinati alla commercializzazione. Lo sfruttamento minerario, del gas naturale e del petrolio, nonché delle risorse della foresta, contribuisce all’economia del paese.

Alimentazione

Tra gli alimenti base ci sono patate dolci, taro, manioca, sagù e banane, che vengono consumati crudi o cotti. Molto apprezzate sono anche verdura, frutta esotica e carne e pesce in scatola. Un cibo riservato alle occasioni speciali è la carne di maiale.

Clima

Ci sono due stagioni: in una piove, e nell’altra pure... ma un po’ di meno! Dal momento che la Papua Nuova Guinea si trova vicino all’equatore, il clima è tropicale lungo la costa e più fresco sugli altipiani.

[Riquadro/Immagini alle pagine 83 e 84]

‘Ho vinto la timidezza’

ODA SIONI

NATO 1939

BATTEZZATO 1956

PROFILO Il primo pioniere nativo della Papua Nuova Guinea. Ora serve come pioniere speciale nella congregazione di Hohola motu, a Port Moresby.

▪ MIA sorella maggiore vide Tom e Rowena Kitto che predicavano lungo le passerelle di legno del villaggio di Hanuabada, così mi chiese di andare a una delle adunanze di quella “nuova religione” per vedere di che si trattava. All’epoca le adunanze si tenevano a casa di Heni Heni Nioki, che studiava la Bibbia.

Avevo 13 anni ed ero molto timido. Andai a casa di Heni Heni e vi trovai riuniti una quarantina di abitanti del villaggio. Mi sedetti buono buono in fondo alla stanza con il viso tra le mani. Mi piacque quello che ascoltai e quindi continuai a tornare. Presto Heni Heni mi chiese se potevo fare da interprete per Tom Kitto dall’inglese al motu, la lingua parlata dalla maggior parte dei presenti.

Alcuni anni dopo cominciai a lavorare nell’ospedale locale con l’obiettivo di diventare medico. John Cutforth mi prese da parte e mi disse in modo gentile: “Se diventi un medico d’ospedale potrai aiutare la gente fisicamente, ma se invece diventi un ‘medico spirituale’ potrai aiutarla ad ottenere la vita eterna”. Quella settimana iniziai il servizio di pioniere.

Il primo luogo a cui fui assegnato fu Wau. Vi ero stato da poco e avevo trovato diversi interessati. Uno di loro, Jack Arifeae, mi invitò a parlare nella locale Chiesa Luterana. Scelsi l’argomento della legge divina sul sangue. I 600 membri della chiesa mi ascoltarono con particolare attenzione, dal momento che molti di loro credevano che, bevendo il sangue di una persona, potevano dare modo al suo spirito di entrare in loro. Il pastore si infuriò e disse alla gente convenuta di non avere niente a che fare con me. A tanti però piacque quello che avevo detto e fecero ulteriori progressi.

Circa un anno dopo fui mandato a Manu Manu, una cinquantina di chilometri a nord-ovest di Port Moresby. Vi incontrai un capo locale, Tom Surau, che mi invitò a predicare nel suo villaggio. Dopo tre giorni di studio, gli abitanti del villaggio fecero a pezzi l’idolo di legno raffigurante la Vergine Maria e lo gettarono nel fiume.

Quelli che vivevano lungo il corso d’acqua ripescarono i pezzi della statua e li portarono ai preti cattolici del loro villaggio. Urlarono: “Hanno ucciso Maria!” Arrivarono due preti ad affrontarmi. Uno di loro mi si piazzò davanti e mi diede un pugno in faccia, ferendomi la guancia con l’anello. Quando gli abitanti del villaggio accorsero in mio aiuto, i preti scapparono.

Andai a Port Moresby per mettere dei punti alla guancia e sporgere denuncia dell’accaduto. In seguito i preti furono costretti a pagare una multa e vennero rimossi dal loro incarico. Intanto tornai al villaggio e vi stabilii un gruppo isolato. Con l’aiuto di Geova, avevo vinto la timidezza.

[Immagine]

Le prime adunanze si tenevano in casa di Heni Heni

[Riquadro a pagina 86]

Il sistema wantok

Il termine wantok, che in tok pisin significa “un solo linguaggio”, si riferisce al forte legame culturale che unisce le persone appartenenti allo stesso gruppo etnico e accomunate dalla stessa lingua. Tale legame comporta determinati obblighi e privilegi. Per esempio ci si aspetta che ognuno si prenda cura di anziani, disoccupati o inabili al lavoro che sono wantok, ovvero che parlano la stessa lingua. Questo è di grande aiuto in un paese in cui il sistema di previdenza sociale non è ampiamente sviluppato.

C’è però anche il rovescio della medaglia. Ad esempio, quando una persona che studia la Bibbia prende posizione in favore della verità, i suoi familiari potrebbero disconoscerla. In situazioni del genere i nuovi devono fare assegnamento su Geova, visto che potrebbero perdere il lavoro o trovarsi per qualche altro motivo nel bisogno. (Sal. 27:10; Matt. 6:33) “Inoltre, a causa del sistema wantok, i fratelli possono essere messi notevolmente alla prova in relazione allo stare più del necessario in compagnia di parenti non Testimoni, inclusi quelli che forse sono disassociati”, spiega Kegawale Biyama, che fa parte del Comitato di Filiale. “E poi, durante le elezioni politiche, i parenti Testimoni dei candidati ricevono spesso pressioni volte a far violare la loro neutralità cristiana”. Naturalmente i fratelli rimangono saldi.

[Riquadro/Immagine a pagina 91]

Conquistò il cuore di molti

Mentre svolgeva il servizio missionario in Papua Nuova Guinea il fratello John Cutforth conquistò il cuore di molti. Riportiamo i commenti fatti da alcuni di quelli che collaborarono con lui come missionari o in altre fasi del servizio. — Prov. 27:2.

Erna Andersson: “John ci disse: ‘Un vero missionario diviene ogni cosa a persone di ogni sorta. Se ti danno un ceppo su cui sederti, sieditici: è il meglio che possono offrirti; se ti danno un giaciglio di legno, dormici: è stato un gesto di benignità; se ti danno del cibo che ti sembra strano, mangialo: te l’hanno preparato con amore’. John era un esempio straordinario di missionario che si sacrifica per gli altri”.

Awak Duvun: “Nel periodo del dominio coloniale, John non si lasciava condizionare dai pregiudizi tra bianchi e neri; anzi, li abbatteva completamente! ‘Bianchi, neri: non c’è nessuna differenza’, diceva spesso. Voleva bene a tutti”.

Peter Linke: “Un pomeriggio, dopo aver viaggiato quasi tutto il giorno, John arrivò a casa nostra, a Goroka, stanco e impolverato. Eppure, dopo cena, disse: ‘Oggi non ho ancora fatto niente per nessuno’. Anche se si stava facendo buio si incamminò verso la casa di una famiglia per andare a fare una visita di incoraggiamento. Pensava sempre agli altri, e tutti noi gli volevamo bene”.

Jim Dobbins: “John ci ha insegnato a vivere in maniera semplice e a insegnare in maniera semplice, servendoci di illustrazioni che la gente sia in grado di capire, a imitazione di Gesù. Questo ci ha permesso di comunicare con quelli che non sapevano leggere e scrivere”.

[Riquadro/Immagine a pagina 101]

‘Non rinnegheremo mai la nostra fede’

KALIP KANAI

NATO 1922

BATTEZZATO 1962

PROFILO Uno dei primi ad accettare la verità nell’area di Madang. Quello che segue è il racconto fatto dal figlio Ulpep Kalip.

▪ MIO padre era un uomo umile e molto riflessivo. Dinanzi a un problema ascoltava con attenzione e analizzava tutti gli elementi prima di esprimere la sua opinione.

Quando avevo 15 anni fui ricoverato in ospedale a Madang perché uno squalo con un morso mi aveva staccato una gamba appena sotto il ginocchio. Mio padre venne a trovarmi e lì incontrò John Davison. “Nel nuovo mondo”, John gli disse, “Geova potrà dare a suo figlio una gamba nuova”. Interessato all’argomento, papà cominciò a studiare sul serio la Bibbia e presto sviluppò una fede forte.

Dal momento che mio padre e i suoi parenti avevano abbandonato la Chiesa Cattolica, la polizia venne incitata a buttarci fuori di casa. Le nostre 12 abitazioni, tra splendidi giardini in fiore, erano state realizzate da meno di un anno. La polizia gettò delle torce sui tetti di paglia, che andarono in fiamme. Ci precipitammo per mettere in salvo le nostre cose, ma il fumo e i tizzoni ardenti ci costrinsero a scappare. Non potemmo fare altro che stare lì a guardare in lacrime mentre le nostre case si riducevano in cenere.

Affranti, ci dirigemmo a Bagildig, il villaggio vicino, dove il capo ci permise benignamente di trasferirci in una capanna con una sola stanza. Papà disse a tutta la famiglia: ‘Gesù fu perseguitato, quindi dobbiamo aspettarci di essere perseguitati, ma noi non rinnegheremo mai la nostra fede’.

[Riquadro/Immagine alle pagine 107 e 108]

Felice di essere andato nella scuola “sbagliata”

MICHAEL SAUNGA

NATO 1936

BATTEZZATO 1962

PROFILO Diventò pioniere speciale nel settembre del 1964, e ha servito in questo incarico più di chiunque altro in Papua Nuova Guinea.

▪ NEL 1959 mi trasferii a Rabaul per farmi un’istruzione migliore. Sentii dire che i Testimoni avevano una scuola, quindi andai a casa dell’“insegnante”, Lance Gosson, con l’idea di frequentare una scuola professionale. Lance mi invitò a unirmi allo studio della Bibbia che si teneva ogni mercoledì. Nonostante l’equivoco, accettai l’invito. Quello che imparavo mi piaceva moltissimo, specialmente il fatto che il nome di Dio è Geova e che ci saranno “nuovi cieli e nuova terra”. (2 Piet. 3:13) Mi battezzai la mattina del 7 luglio 1962, felicissimo di essere andato nella scuola “sbagliata”.

Lo stesso giorno andai all’adunanza per gli interessati al servizio di pioniere. A tenerla fu John Cutforth, il sorvegliante di distretto, il quale mise in risalto che i campi erano bianchi da mietere e che c’era bisogno di più operai. (Matt. 9:37) Non appena mi fu possibile, presentai domanda per fare il pioniere temporaneo, come venivano chiamati allora i pionieri ausiliari. Nel maggio del 1964 divenni pioniere regolare, e a settembre pioniere speciale.

Ricordo, una volta, che stavo predicando vicino a Rabaul. Un uomo tolai mi chiese di passargli la mia Bibbia per leggere il versetto da solo. Gliela diedi e lui la ridusse in brandelli che gettò a terra. Invece di alterarmi, andai dal comandante della polizia, il quale mandò immediatamente un agente ad arrestare l’uomo. Il comandante gli disse: “Sei davvero un brutto soggetto: hai violato la legge di Dio e la legge dello stato. Domani comprerai un’altra Bibbia per quest’uomo, e se non lo fai ti sbatto dentro”. Il comandante mi disse di presentarmi l’indomani alle dieci del mattino al comando di polizia, dove avrei trovato il denaro per ricomprare la Bibbia. Quando arrivai i soldi erano già lì. Da allora molti tolai hanno accettato la verità.

In un’altra occasione stavo distribuendo le Notizie del Regno insieme a un gruppo di Testimoni in una zona a ovest di Wewak. Il capo di un villaggio scoprì cosa stavano facendo gli altri fratelli, che mi avevano preceduto, e requisì i volantini che avevano lasciato. Doveva sapere che stavo arrivando, così si piazzò ad aspettarmi in mezzo alla strada con le mani sui fianchi, armato dei volantini Notizie del Regno. Gli chiesi se c’era qualche problema. Lui mi porse i volantini e disse: “Qui comando io, e non vi permetto di distribuire questa roba”.

Mi ripresi i volantini. Intanto gli abitanti del villaggio si erano radunati intorno a noi. Guardandoli, chiesi: “Se volete lavorare nell’orto o andare a pescare, dovete ottenere un permesso?”

“No!”, disse una donna.

Poi domandai: “Volete leggere questi?”

“Sì”, risposero. Allora, indisturbato, ridistribuii loro le copie delle Notizie del Regno. In seguito però dovetti difendermi dinanzi a un concilio di una ventina di capi locali. Fortunatamente, tutti tranne due votarono in favore della nostra opera di predicazione.

[Riquadro/Immagine a pagina 112]

‘Ti hanno mangiato il cuore?’

AIOKOWAN

NATA 1940

BATTEZZATA 1975

PROFILO Una dei primi enga a conoscere la verità.

▪ QUANDO Tom e Rowena Kitto arrivarono a Wabag, nella provincia di Enga, le missioni locali diffusero dicerie sul loro conto. Si diceva, ad esempio, che Tom e Rowena riesumassero cadaveri per mangiarli. Quei racconti mi facevano rabbrividire.

Un giorno Tom chiese a mio padre se conosceva una ragazza che potesse dare una mano a sua moglie nelle faccende domestiche. Mio padre indicò me, e anche se ero terrorizzata, mi fece accettare il lavoro.

In seguito Tom e Rowena mi chiesero: “Secondo te, cosa succede quando si muore?”

“I buoni vanno in cielo”, risposi.

“Lo hai letto nella Bibbia?”, chiesero.

“Non sono andata a scuola e non so leggere”, replicai.

Tom e Rowena mi insegnarono a leggere, e pian piano cominciai a comprendere le verità esposte nella Bibbia. Quando smisi di frequentare la Chiesa Cattolica, uno dei rappresentanti mi chiese: “Perché non vieni più in chiesa? Quella coppia di bianchi ti ha mangiato il cuore?”

“Sì”, risposi, “ora il mio cuore simbolico è con loro, perché so che mi stanno insegnando la verità”.

[Riquadro/Immagine a pagina 117]

“Dammi un pollo ed è tuo”

AWAIWA SARE

NATO 1950

BATTEZZATO 1993

PROFILO Ha conosciuto la verità in una zona isolata. Ora appartiene alla congregazione di Mundip ed è servitore di ministero.

▪ MENTRE facevo visita a un amico, vidi una copia del libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. Lessi qualche capitolo e chiesi al mio amico se mi dava il libro. “Dammi un pollo ed è tuo”, rispose lui.

Facemmo lo scambio, così io mi portai il libro a casa e lo lessi con attenzione. Non passò molto tempo che cominciai a parlare ad altri delle cose meravigliose che avevo imparato, nonostante i capi della chiesa mi avessero convocato due volte per dirmi di smettere di predicare.

Poco dopo scrissi alla filiale chiedendo come trovare i testimoni di Geova locali. Loro mi misero in contatto con Alfredo de Guzman, il quale mi invitò a un’assemblea di distretto a Madang.

Arrivai all’assemblea con i vestiti logori e la lunga barba scura, proprio come vivevo nella foresta. Eppure tutti mi trattarono con gentilezza e rispetto. Durante il programma mi commossi perché quello che fu detto mi toccò il cuore. Il giorno dopo mi ripresentai pulito e sbarbato.

Dopo l’assemblea Alfredo venne nel mio villaggio, che distava due ore di guida e cinque di cammino da Madang. I miei familiari e amici lo bombardarono di domande e lui rispose a tutti con la Bibbia.

Oggi nella congregazione di Mundip ci sono 23 proclamatori e oltre 60 presenti alle adunanze.

[Riquadro/Immagine alle pagine 125 e 126]

“Che cos’hai da dire in tua difesa?”

MAKUI MAREG

NATA 1954

BATTEZZATA 1986

PROFILO Per molti anni ha fatto la pioniera da sola su un’isola in cui non c’erano altri Testimoni.

▪ NEL 1980, mentre ero a Madang, accettai da un pioniere un volantino che portai con me a casa sull’isola di Bagabag, a sei ore di viaggio in barca. Mi piacque quello che lessi e scrissi alla filiale per saperne di più. Presto ricevetti una lettera da parte di Badam Duvun, una pioniera di Madang, la quale mi invitava ad assistere a un’assemblea di distretto. Andai a trovarla per due settimane e cominciai a studiare la Bibbia. Inoltre fui presente a tutte le adunanze nella locale Sala del Regno. Al mio ritorno a casa, continuai lo studio per corrispondenza.

Di lì a poco iniziai a studiare la Bibbia con altre 12 famiglie dell’isola di Bagabag. Tenevamo regolarmente le adunanze a casa di mio zio, seguendo il modello per gli studi biblici di gruppo che avevo visto a Madang. La cosa irritò mio padre, che era un componente di spicco della Chiesa Luterana. “Conosco Yahweh, ma non conosco Geova”, urlò. Aprii la mia Bibbia in tok pisin e gli mostrai la nota in calce a Esodo 3:15, che fornisce spiegazioni sul nome divino. Mio padre non seppe cosa dire.

Mi convocò tre volte davanti ai responsabili della chiesa perché difendessi la mia fede. Una di queste riunioni si tenne nella chiesa più grande dell’isola. Nell’edificio c’erano più di un centinaio di persone. L’atmosfera era tesa. “Che cos’hai da dire in tua difesa?”, chiese il presidente. “L’unica cosa che voglio è fare quello che dice Matteo 6:33 e mettere al primo posto il Regno di Dio”, risposi stringendo la Bibbia. Mio padre balzò in piedi. “Vuoi insegnare a noi?”, sbraitò. Uno dei miei zii stava per colpirmi, ma un altro parente mi difese. La riunione degenerò nel caos. Alla fine fui congedata.

Ma i miei problemi non finirono lì. Sfortunatamente una delle donne che frequentava le nostre adunanze diede alla luce un bimbo malato, che morì. Alcuni all’interno della comunità diedero la colpa a me di quello che era successo, perché insegnavo alla madre una nuova religione. Mio padre, armato di una spranga di ferro, mi cacciò di casa. Fuggii a Madang assieme a mia zia Lamit Mareg, la quale pure aveva abbracciato la verità. Nel giro di poco tempo ci battezzammo.

Col tempo mio padre si ammalò gravemente. Lo portai in casa mia a Madang e mi presi cura di lui fino alla sua morte. In quel periodo la sua ostilità nei confronti della mia religione si attenuò. Prima di morire mi chiese di tornare a Bagabag per predicare alla gente del posto. Ed è ciò che feci nel 1987. I miei parenti furono molto carini con me e mi costruirono una casetta, e per 14 anni fui l’unica Testimone del luogo. Per 12 anni feci la pioniera regolare.

Successivamente tornai a Madang per fare la pioniera con Lamit. Nel 2009 sei abitanti dell’isola di Bagabag hanno assistito alla Commemorazione della morte di Cristo tenuta a Madang. Non mi sono mai sposata, e sono contenta perché essendo single ho potuto servire Geova pienamente.

[Riquadro/Immagini alle pagine 141 e 142]

Geova mi ha accolta

DORAH NINGI

NATA 1977

BATTEZZATA 1998

PROFILO Ha conosciuto la verità da ragazza ed è stata ripudiata dalla famiglia. Successivamente ha cominciato a fare la pioniera, e oggi serve alla filiale.

▪ ALL’ETÀ di 17 anni trovai un libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca. Capii immediatamente di aver trovato qualcosa di molto speciale. Collegai subito il libro ai testimoni di Geova perché, quando avevo circa quattro anni, due Testimoni mi avevano parlato della promessa di Dio di un paradiso sulla terra.

Qualche tempo dopo che ebbi trovato il libro Vivere per sempre, i miei genitori adottivi mi dissero che, dal momento che avevano già cinque figli, dovevo tornare dalla mia famiglia, nella cittadina costiera di Wewak. Appena arrivata, andai a vivere con uno dei miei zii, il fratello di mio padre.

Ansiosa di conoscere i Testimoni, trovai da sola la Sala del Regno e arrivai mentre un fratello annunciava il cantico conclusivo. Tuttavia Pam, una missionaria degli Stati Uniti, cominciò a studiare la Bibbia con me. Quello che imparavo mi piaceva moltissimo ma, dopo aver studiato appena tre volte, ebbi uno scontro con mio zio.

Una domenica, dopo l’adunanza, stavo rientrando quando vidi del fumo provenire dal cortile antistante la casa dello zio, il quale stava bruciando tutte le mie cose, inclusi i libri che mi servivano per studiare la Bibbia. Quando mi vide, urlò: “Se vuoi praticare quella religione, che siano loro a occuparsi di te”. La mia presenza non era più gradita, perciò non avevo altra scelta che tornare a casa dai miei genitori naturali, i quali vivevano in un villaggio distante circa due ore di macchina da Wewak.

Quando arrivai, mio padre disse ai miei fratelli in modo che sentissi: “Chi è questa ragazza? Chi la conosce? L’abbiamo mandata via quando aveva tre anni”. Capii subito che neppure loro mi volevano; allora me ne andai in cerca di un posto qualunque in cui stare.

Trascorsero quasi due anni, poi due pionieri speciali mi incontrarono nel villaggio dei miei genitori. Dissi loro: “Per favore, dite a Pam che non ho dimenticato quello che mi ha insegnato, ma non ho modo di vederla”. Qualche tempo dopo, però, incontrai Pam a Wewak e ricominciai a studiare. In quel periodo abitai presso tre famiglie diverse ma, dato che frequentavo i Testimoni, tutt’e tre mi mandarono via. Amorevolmente Pam mi trovò una sistemazione a casa di una famiglia di Testimoni di Wewak. Nel 1998 mi battezzai e nel settembre del 1999 diventai pioniera regolare. Nel 2000 fui invitata a prestare servizio alla Betel e adesso ho l’onore di collaborare con il team di traduzione in lingua tok pisin.

Anche se la mia famiglia mi ha abbandonato, cosa che mi ha ferito molto, la mia famiglia spirituale è riuscita a colmare quel vuoto più che abbondantemente. Uno dei miei versetti preferiti è Salmo 27:10: “Nel caso che il mio proprio padre e la mia propria madre davvero mi lasciassero, pure Geova stesso mi accoglierebbe”.

[Immagine]

Pubblicazioni in tok pisin

[Riquadro/Immagini alle pagine 147 e 148]

“Geova è il sommo Insegnante”

JOHN TAVOISA

NATO 1964

BATTEZZATO 1979

PROFILO Da bambino è stato perseguitato crudelmente da insegnanti e compagni di scuola ed è stato costretto a lasciare la scuola dopo soli due anni. Attualmente presta servizio come sorvegliante di circoscrizione.

▪ SONO nato nel villaggio di Govigovi, nella provincia di Milne Bay. Quando avevo sette anni mio padre cominciò a studiare la Bibbia e a insegnarmi quello che imparava.

Fu più o meno nello stesso periodo che iniziai a frequentare una scuola pubblica. Quando vennero a sapere che frequentavo i Testimoni, i miei due insegnanti, entrambi anglicani, cominciarono a perseguitarmi. Anche i miei compagni di scuola lo fecero, arrivando al punto di aggredirmi con dei bastoni. Questo mi costrinse a lasciare la scuola dopo appena due anni.

Circa un anno dopo incontrai al mercato uno degli insegnanti. “Sei un ragazzo intelligente e avresti ottenuto ottimi risultati a scuola”, disse. “Ma per colpa della tua religione finirai a fare il servo dei tuoi compagni di scuola”. Quando riferii a mio padre quello che mi aveva detto l’insegnante, la sua risposta mi incoraggiò. “Se il mondo non ti istruirà”, disse, “sarà Geova a farlo”.

Mio padre, insieme a un pioniere speciale, mi aiutò a farmi un’istruzione, quella più preziosa: la conoscenza che conduce alla vita eterna. (Giov. 17:3) La mia madrelingua era il dawawa, ma con loro studiavo la Bibbia in hiri motu, che diventò la mia seconda lingua, e in tok pisin, che diventò la terza. Mi battezzai a 15 anni. Due anni dopo cominciai a fare il pioniere.

Nel 1998 fui invitato a frequentare la Scuola di Addestramento per il Ministero. Allora conoscevo poco l’inglese. Quindi, per prepararmi, la filiale mi assegnò a una congregazione di lingua inglese di Port Moresby. Così l’inglese diventò la quarta lingua.

Dopo la scuola fui assegnato alla congregazione di Alotau, nella provincia di Milne Bay. Sei mesi dopo, con mia grande sorpresa ed emozione, fui nominato sorvegliante viaggiante. La mia prima circoscrizione includeva la Nuova Britannia, la Nuova Irlanda, l’isola di Manus e altre isole vicine. Nel 2006 sposai Judy e insieme servimmo come pionieri speciali per un anno, dopo di che cominciammo a servire nella circoscrizione.

Di solito, quando visito le congregazioni, dico ai ragazzi: “Geova è il sommo Insegnante. Lasciate che vi istruisca, perché egli può aiutarvi ad avere una vita piena di soddisfazioni”. Questa è stata la mia esperienza.

[Immagine]

Con mia moglie Judy

[Prospetto/Immagini alle pagine 156 e 157]

Papua Nuova Guinea — CRONOLOGIA

1930

1935 Pionieri a bordo del Lightbearer, un’imbarcazione della Società, predicano a Port Moresby.

1940

1950

1951 Tom e Rowena Kitto arrivano a Port Moresby.

1956 Pionieri si trasferiscono nella Nuova Irlanda e nella Nuova Britannia.

1957 John Cutforth prepara dei sermoni disegnati.

1960

1960 L’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici viene ufficialmente riconosciuta.

1962 Tom e Rowena Kitto si trasferiscono sugli altipiani della Nuova Guinea.

1965 Costruita la filiale a Koki (Port Moresby).

1969 Tenuta a Haima (Papua) l’assemblea internazionale “Pace in terra”.

1970

1975 La Papua e la Nuova Guinea si uniscono per formare la Papua Nuova Guinea.

1977-1979 Facinorosi distruggono Sale del Regno nella provincia di Milne Bay.

1980

1987 Dedicata la nuova filiale.

1989 Scoppia la guerra civile a Bougainville.

1990

1991 La Torre di Guardia in tok pisin e hiri motu viene pubblicata in contemporanea all’edizione inglese.

1994 Diventa operativo un Comitato di assistenza sanitaria.

1994 Eruzioni vulcaniche distruggono Rabaul (Nuova Britannia).

1999 Presso la filiale viene formato un Reparto Costruzione Sale del Regno.

2000

2002 Costruita una Sala delle Assemblee a Gerehu (Port Moresby).

2010

2010 Dedicate le nuove strutture della filiale.

2020

[Grafico/Immagine a pagina 118]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Totale proclamatori

Totale pionieri

3.500

2.500

1.500

500

1955 1965 1975 1985 1995 2005

[Cartine a pagina 81]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

PAPUA NUOVA GUINEA

PORT MORESBY

Wewak

Fiume Sepik

Kambot

Dimiri

Biwat

Fiume Yuat

Wabag

Mount Hagen

Banz

Valle del Wahgi

ALTIPIANI DELLA NUOVA GUINEA

Lago Murray

Fiume Fly

Basken

Talidig

Bagildig

Madang

Goroka

Kainantu

Lae

Bulolo

Wau

Kerema

Savaiviri

Golfo dei Papua

Popondetta

Pista di Kokoda

Hula

Agi

Govigovi

Alotau

MAR DEI CORALLI

Manus

Arcipelago di Bismarck

MAR DI BISMARCK

Bagabag

Nuova Britannia

Rabaul

Kokopo

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Mercato di Koki

Altopiano di Sogeri

Ioadabu

[Immagine a tutta pagina a pagina 74]

[Immagine a pagina 77]

Lightbearer

[Immagine a pagina 78]

I primi proclamatori locali, a partire da sinistra: Bobogi Naiori, Heni Heni Nioki, Raho Rakatani e Oda Sioni

[Immagine a pagina 79]

Villaggio di Hanuabada e sullo sfondo il centro di Port Moresby

[Immagine a pagina 82]

Shirley e Don Fielder poco prima del loro arrivo

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La prima Sala del Regno, situata a Haima, nei pressi di Port Moresby

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John Cutforth

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Riproduzione di un sermone disegnato

[Immagini a pagina 90]

A destra: John Cutforth insegna servendosi di disegni; in basso: un fratello che trasporta una lavagnetta illustrata da usare nella predicazione nei villaggi rurali

[Immagine a pagina 92]

Alf Green, David Walker e Jim Smith

[Immagini a pagina 93]

A sinistra: Shirley, Debbie e Don Fielder; a destra: Don e la sua canoa

[Immagine a pagina 96]

Jim Smith e Glenn Finlay

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Stephen Blundy attraversa la baia di Kerema

[Immagine a pagina 99]

Rosina e Ken Frame

[Immagine a pagina 102]

Matthew e Doris Pope

[Immagini a pagina 103]

La casa di Magdalen e John Endor fu il primo luogo di adunanza di Lae

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Gli altipiani

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Tom e Rowena Kitto a Wabag, con alle spalle la loro casa e il negozietto

[Immagine a pagina 113]

Erna e Berndt Andersson

[Immagine a pagina 114]

Kerry Kay-Smith e Jim Wright

[Immagine a pagina 115]

Mike Fisher sul fiume Sepik

[Immagini a pagina 123]

La Sala del Regno di Agi fu bruciata da piromani, ma poi fu ricostruita e ampliata

[Immagine a pagina 127]

Elsie e Bill Thew

[Immagine a pagina 128]

Puapua a vele spiegate

[Immagine a pagina 128]

La barca Pioneer costruita da Berndt Andersson

[Immagini a pagina 131]

Sul fiume Sepik

[Immagini alle pagine 132 e 133]

A sinistra: Il sorvegliante di circoscrizione Warren Reynolds insieme alla moglie Leann in visita al villaggio di Biwat; sopra: discorso pubblico durante la visita al villaggio di Dimiri

[Immagine a pagina 135]

Soare Maiga

[Immagine a pagina 135]

Kora Leke

[Immagine a pagina 136]

Save Nanpen

[Immagine a pagina 139]

Geordie e Joanne Ryle

[Immagine a pagina 145]

Alcuni di questi bambini furono espulsi da scuola per essersi rifiutati di fare il saluto alla bandiera

[Immagini alle pagine 152 e 153]

A sinistra: Rabaul con il vulcano Tavurvur sullo sfondo; in basso: la Sala del Regno di Rabaul che andò distrutta nel 1994

[Immagine a pagina 155]

Traduttori, 2010

[Immagini a pagina 161]

Filiale della Papua Nuova Guinea

Comitato di Filiale: Dan Burks, Timo Rajalehto, Kegawale Biyama, Craig Speegle