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Il Creatore si rivela, per il nostro beneficio

Il Creatore si rivela, per il nostro beneficio

Capitolo otto

Il Creatore si rivela, per il nostro beneficio

CIRCA tre milioni di persone stavano in piedi davanti a un alto monte nella penisola del Sinai. C’erano tuoni e lampi, il monte Sinai era avvolto da nuvole e la terra tremava. In queste circostanze memorabili Mosè introdusse l’antico Israele in una relazione formale con il Creatore del cielo e della terra. — Esodo, capitolo 19; Isaia 45:18.

Ma per quale motivo il Creatore dell’universo si rivelava in maniera speciale a una singola nazione, oltretutto relativamente poco importante? Mosè diede questa spiegazione: “È stato perché Geova vi ama, e perché ha osservato la dichiarazione giurata che aveva giurato ai vostri antenati”. — Deuteronomio 7:6-8.

Questa affermazione indica chiaramente che la Bibbia ci fornisce informazioni che vanno ben oltre l’origine dell’universo e della vita sulla terra. Essa ha molto da dirci sui rapporti del Creatore con gli esseri umani: nel passato, al presente e in futuro. La Bibbia è il libro più studiato e più diffuso del mondo, per cui chiunque apprezzi l’istruzione dovrebbe conoscerne il contenuto. Facciamo una carrellata su ciò che possiamo trovare nella Bibbia, cominciando con la parte generalmente chiamata Antico Testamento. Così facendo impareremo anche preziose lezioni sulla personalità del Creatore dell’universo e Autore della Bibbia.

Nel capitolo 6, “Un antico racconto della creazione: Ci si può credere?”, abbiamo visto che la narrazione biblica della creazione menziona fatti relativi ai nostri più lontani antenati e alle nostre origini che altrimenti non potremmo conoscere. Ma questo primo libro della Bibbia contiene molto di più. Ad esempio?

Le mitologie, sia quella greca che quelle di altri popoli, parlano di un tempo in cui dèi e semidei intrattenevano rapporti con gli esseri umani. Inoltre, gli antropologi riferiscono che in tutto il mondo esistono leggende su un antico diluvio che spazzò via quasi tutta l’umanità. Probabilmente, e a ragione, non date credito a queste leggende. Ma sapevate che solo il libro di Genesi ci rivela i fatti storici che in seguito ispirarono tali miti e leggende? — Genesi, capitoli 6, 7. *

Nel libro di Genesi si parla anche di uomini e donne — personaggi reali con cui possiamo identificarci — che sapevano che il Creatore esiste e tennero conto della sua volontà nella loro vita. Tutti dovremmo conoscere uomini come Abraamo, Isacco e Giacobbe, che furono tra gli “antenati” menzionati da Mosè. Il Creatore conobbe Abraamo e lo chiamò “mio amico”. (Isaia 41:8; Genesi 18:18, 19) Come mai? Lo aveva osservato e aveva acquistato fiducia in lui come uomo di fede. (Ebrei 11:8-10, 17-19; Giacomo 2:23) L’esperienza di Abraamo dimostra che Geova Dio è avvicinabile. Pur avendo potenza e capacità immense, non è una semplice forza o causa impersonale. È una persona reale con cui noi esseri umani possiamo coltivare rispettosamente una relazione, a nostro eterno beneficio.

Geova promise ad Abraamo: “Per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra certamente si benediranno”. (Genesi 22:18) Questo riprende e amplia la promessa fatta al tempo di Adamo circa la venuta di un “seme”. (Genesi 3:15) Sì, le parole di Geova ad Abraamo confermarono la speranza che a suo tempo qualcuno — il Seme — sarebbe comparso e avrebbe dato a tutti i popoli la possibilità di ricevere una benedizione. Riscontrerete che questo è un tema fondamentale che ricorre in tutta la Bibbia, a conferma del fatto che essa non è una collezione di scritti umani eterogenei. E conoscere il tema della Bibbia vi aiuterà a capire che Dio nell’antichità impiegò un’unica nazione con lo scopo di benedire tutte le nazioni. — Salmo 147:19, 20.

Il fatto che Geova avesse questo obiettivo nel trattare con Israele indica che “non è parziale”. (Atti 10:34; Galati 3:14) Inoltre, anche mentre Dio trattava principalmente con i discendenti di Abraamo, le persone di altre nazioni che si univano a loro per servire Geova erano ben accette. (1 Re 8:41-43) E, come vedremo, l’imparzialità di Dio è tale che oggi tutti noi — a qualunque nazione o gruppo etnico apparteniamo — possiamo conoscerlo e piacergli.

Possiamo imparare molto dalla storia della nazione con cui il Creatore ebbe a che fare per secoli. Dividiamola in tre parti. Nell’analizzare queste parti, osservate in che modo Geova ha agito in armonia con il significato del suo nome, “Egli fa divenire”, e quali aspetti della sua personalità ha rivelato trattando con persone reali.

Prima parte: Una nazione governata dal Creatore

I discendenti di Abraamo divennero schiavi in Egitto. Infine Dio suscitò Mosè, che nel 1513 a.E.V. li guidò verso la libertà. Quando Israele divenne una nazione, Dio ne era il governante. Nel 1117 a.E.V., però, il popolo volle un re umano.

In seguito a quali avvenimenti Israele si trovò insieme a Mosè presso il monte Sinai? Il libro biblico di Genesi ci spiega gli antefatti. In precedenza, quando Giacobbe (chiamato anche Israele) abitava a nord-est dell’Egitto, una carestia colpì tutto il mondo allora conosciuto. Preoccupato per la sua famiglia, Giacobbe cercò cibo in Egitto, dove c’erano grosse scorte di cereali. A quel punto scoprì che l’amministratore annonario era in realtà suo figlio Giuseppe, che lui credeva morto da anni. Giacobbe e la sua famiglia si trasferirono in Egitto e furono invitati a rimanervi. (Genesi 45:25–46:5; 47:5-12) Dopo la morte di Giuseppe, però, un nuovo faraone costrinse i discendenti di Giacobbe ai lavori forzati e rese “amara la loro vita con una dura schiavitù in lavori di malta d’argilla e mattoni”. (Esodo 1:8-14) Potete leggere questo vivido racconto e molte altre cose nel secondo libro della Bibbia, Esodo.

Gli israeliti subirono angherie per decenni, e “la loro invocazione di aiuto saliva al vero Dio”. Rivolgersi a Geova fu una scelta saggia. Egli si interessava dei discendenti di Abraamo ed era deciso ad adempiere il Suo proposito di provvedere in futuro una benedizione per tutti i popoli. Geova ‘udì i gemiti di Israele e osservò’, il che ci fa comprendere che il Creatore capisce chi è oppresso e soffre. (Esodo 2:23-25) Egli scelse Mosè come condottiero per liberare gli israeliti dalla schiavitù. Ma quando Mosè e suo fratello Aaronne andarono a chiedere al faraone egiziano di lasciare andare quel popolo ridotto in schiavitù, questi rispose con arroganza: “Chi è Geova, perché io debba ubbidire alla sua voce e mandare via Israele?” — Esodo 5:2.

Pensate che il Creatore dell’universo si sia lasciato intimidire da queste parole di sfida, anche se venivano dal governante della più grande potenza militare dell’epoca? Dio colpì il faraone e gli egiziani con una serie di piaghe. Infine, dopo la decima piaga, il faraone acconsentì a liberare gli israeliti. (Esodo 12:29-32) In questo modo i discendenti di Abraamo conobbero Geova come una persona reale, una persona che provvede la liberazione al tempo da lui stabilito. Sì, come il suo nome sottintende, Geova divenne in modo drammatico Colui che mantiene le sue promesse. (Esodo 6:3) Ma tanto il faraone quanto gli israeliti dovevano imparare ancora dell’altro riguardo a quel nome.

Infatti, ben presto il faraone cambiò idea. Guidò il suo esercito all’inseguimento di quegli schiavi che lasciavano l’Egitto, e li raggiunse nei pressi del Mar Rosso. Gli israeliti erano intrappolati: da una parte c’era il mare e dall’altra l’esercito egiziano. Allora Geova intervenne aprendo un passaggio attraverso il Mar Rosso. Il faraone avrebbe dovuto ammettere che questa era una dimostrazione dell’invincibile potenza di Dio. Invece si lanciò con i suoi soldati all’inseguimento degli israeliti, e annegò insieme al suo esercito quando Dio lasciò che il mare tornasse alla sua posizione naturale. Il libro di Esodo non spiega nei dettagli come Dio compì queste gesta. Possiamo parlare a buon diritto di miracoli perché nessun uomo avrebbe potuto fare una cosa simile, e al momento giusto. D’altra parte, questo non era certo un problema per Colui che ha creato sia l’universo che tutte le sue leggi. — Esodo 14:1-31.

Questo episodio fece capire agli israeliti — e dovrebbe indicare anche a noi — che Geova è un Salvatore che si dimostra all’altezza del suo nome. Ma da questo racconto dovremmo imparare anche dell’altro circa il modo di agire di Dio. Ad esempio, Dio fece giustizia punendo una nazione oppressiva, e nello stesso tempo mostrò amorevole benignità al suo popolo mediante cui sarebbe venuto il Seme. Per quanto riguarda quest’ultimo, è chiaro che ciò che leggiamo in Esodo non è solo storia antica; ha a che fare con il proposito di Dio di rendere disponibile a tutti una benedizione.

Il viaggio fino alla Terra Promessa

Lasciato l’Egitto, Mosè e il popolo marciarono attraverso il deserto fino al monte Sinai. Ciò che avvenne lì influì sui rapporti tra Dio e quella nazione per secoli. Dio provvide delle leggi. Naturalmente, il Creatore aveva già formulato da tempo immemorabile le leggi che governano la materia nell’universo, leggi che sono tuttora valide. Ma presso il monte Sinai impiegò Mosè per provvedere leggi nazionali. Possiamo leggere ciò che Dio fece, nonché il codice della Legge che egli provvide, nel libro di Esodo e nei tre libri seguenti: Levitico, Numeri e Deuteronomio. Gli studiosi ritengono che Mosè abbia scritto anche il libro di Giobbe. Prenderemo in esame parte del suo importante contenuto nel capitolo 10.

Tuttora milioni di persone in tutto il mondo conoscono e si sforzano di seguire i Dieci Comandamenti, il fondamento morale di questo completo codice legale. Questo codice, però, contiene molte altre disposizioni che vengono ammirate per la loro eccellenza. Com’è comprensibile, molte norme avevano a che fare con la vita degli israeliti a quel tempo, come le regole di carattere igienico-sanitario. Pur essendo state formulate inizialmente per un popolo dell’antichità, queste leggi riflettono la conoscenza di fatti scientifici che gli esperti umani hanno scoperto solo nell’ultimo secolo o giù di lì. (Levitico 13:46, 52; 15:4-13; Numeri 19:11-20; Deuteronomio 23:12, 13) Ci si può ben chiedere: Com’è possibile che le leggi dell’antico Israele riflettessero una conoscenza e una sapienza di gran lunga superiori a quelle delle nazioni contemporanee? Una risposta ragionevole è che tali leggi provenivano dal Creatore.

Le leggi aiutavano anche a preservare le linee di discendenza familiare e imponevano obblighi religiosi che gli israeliti avrebbero dovuto assolvere fino alla comparsa del Seme. Accettando di fare tutto ciò che Dio richiedeva, gli israeliti si assumevano la responsabilità di vivere secondo quella Legge. (Deuteronomio 27:26; 30:17-20) È vero che non potevano osservare la Legge alla perfezione. Tuttavia anche questo fatto serviva a uno scopo utile. Un giurista spiegò in seguito che la Legge ‘rendeva manifeste le trasgressioni, finché arrivasse il seme al quale era stata fatta la promessa’. (Galati 3:19, 24) Perciò il codice della Legge li rendeva un popolo separato, ricordava loro che avevano bisogno del Seme, o Messia, e li preparava ad accoglierlo.

Gli israeliti, radunati presso il monte Sinai, accettarono di conformarsi al codice della Legge dato da Dio. In questo modo conclusero quello che la Bibbia chiama un patto, o accordo. Il patto era fra la nazione e Dio. Pur avendo stipulato questo patto in maniera volontaria, gli israeliti si dimostrarono un popolo ostinato. Ad esempio, si fecero un vitello d’oro per rappresentare Dio. Questo era un peccato, perché l’idolatria violava direttamente i Dieci Comandamenti. (Esodo 20:4-6) Inoltre, si lamentarono di ciò che veniva loro provveduto, si ribellarono al condottiero che Dio aveva nominato (Mosè) e si abbandonarono a rapporti immorali con donne straniere che adoravano idoli. Ma perché tutto questo dovrebbe interessarci, dal momento che è passato così tanto tempo dall’epoca di Mosè?

Anche in questo caso, non si tratta solo di storia antica. Ciò che la Bibbia dice dell’ingratitudine di Israele e di come si comportò Dio mostra che Dio si interessa davvero dell’uomo. La Bibbia dice che gli israeliti misero Geova alla prova “ripetutamente”, ‘contristandolo’ e ‘addolorandolo’. (Salmo 78:40, 41) Possiamo dunque essere certi che il Creatore prova sentimenti e che si interessa di ciò che fanno gli esseri umani.

Da un punto di vista umano si potrebbe pensare che in seguito alla condotta errata di Israele Dio avrebbe posto fine al suo patto e magari avrebbe scelto un’altra nazione per adempiere la sua promessa. Ma non lo fece. Invece, pur punendo chi violava sfacciatamente la sua Legge, mostrò misericordia a quella nazione ostinata nel suo insieme. Sì, Dio rimase leale alla promessa che aveva fatto al suo fedele amico Abraamo.

Ben presto Israele giunse nei pressi di Canaan, che la Bibbia chiama la Terra Promessa. Questo territorio era abitato da popoli potenti che erano sprofondati in pratiche moralmente degradanti. Il Creatore aveva lasciato passare 400 anni prima di intervenire, ma ora decise giustamente di consegnare il paese all’antico Israele. (Genesi 15:16; vedi anche “ Un Dio geloso: in che senso?”, alle pagine 132-3). In vista di questo, Mosè mandò nel paese dodici esploratori. Dieci di loro mostrarono mancanza di fede nel potere salvifico di Geova. Il rapporto che fecero indusse il popolo a mormorare contro Dio e a cospirare per tornare in Egitto. Di conseguenza Dio condannò il popolo a vagare nel deserto per 40 anni. — Numeri 14:1-4, 26-34.

A cosa servì quella condanna? Prima di morire, Mosè esortò i figli di Israele a ricordare quegli anni in cui Geova li aveva umiliati. Disse loro: “Nel tuo stesso cuore sai bene che proprio come un uomo corregge suo figlio, Geova tuo Dio ha corretto te”. (Deuteronomio 8:1-5) Anche se gli israeliti si erano comportati in modo oltraggioso nei suoi riguardi, Geova li aveva sostenuti, mostrando così che dipendevano da lui. Ad esempio, se erano sopravvissuti era perché egli aveva provveduto alla nazione la manna, una sostanza commestibile dal sapore simile a quello delle focacce al miele. È chiaro che quell’esperienza nel deserto avrebbe dovuto insegnare loro molte cose. Avrebbe dovuto dimostrare l’importanza di ubbidire a Dio, che è misericordioso, e di affidarsi a lui. — Esodo 16:13-16, 31; 34:6, 7.

Dopo la morte di Mosè, Dio incaricò Giosuè di guidare Israele. Quest’uomo intrepido e leale introdusse la nazione in Canaan e intraprese coraggiosamente la conquista del paese. In poco tempo sconfisse 31 re e occupò buona parte della Terra Promessa. Potete trovare questa entusiasmante narrazione nel libro di Giosuè.

Governati senza un re umano

Durante la permanenza nel deserto e nei primi anni trascorsi nella Terra Promessa, la nazione ebbe Mosè e poi Giosuè come condottieri. Gli israeliti non avevano bisogno di un re umano, in quanto era Geova il loro Sovrano. Egli aveva disposto che uomini anziani nominati udissero i casi giudiziari alle porte delle città. Costoro mantenevano l’ordine e provvedevano aiuto spirituale. (Deuteronomio 16:18; 21:18-20) Il libro di Rut narra in modo avvincente come questi anziani trattarono un caso legale in base alla legge riportata in Deuteronomio 25:7-9.

Nel corso degli anni, la nazione incorse spesso nel disfavore di Dio disubbidendogli ripetutamente e volgendosi a divinità cananee. Ma quando gli israeliti si trovavano in difficoltà e invocavano l’aiuto di Geova, egli si ricordava di loro. Suscitava giudici che prendevano in mano la situazione e liberavano Israele dall’oppressione dei popoli vicini. Il libro chiamato Giudici narra vividamente le gesta di dodici di questi giudici coraggiosi. — Giudici 2:11-19; Neemia 9:27.

La narrazione storica dice: “In quei giorni non c’era re in Israele. Ciascuno era solito fare ciò che era retto ai suoi propri occhi”. (Giudici 21:25) La nazione aveva le norme esposte nella Legge, per cui con l’aiuto degli anziani e di ciò che insegnavano i sacerdoti il popolo aveva un buon fondamento su cui basarsi per “fare ciò che era retto ai suoi propri occhi”. Inoltre, il codice della Legge stabiliva che ci fosse un tabernacolo, o tempio portatile, in cui si offrivano sacrifici. Quello era il fulcro della vera adorazione, la quale in quel tempo contribuiva a tenere unita la nazione.

Seconda parte: Prosperità sotto i re

Al tempo in cui Samuele era giudice in Israele il popolo volle avere un re umano. I primi tre re — Saul, Davide e Salomone — regnarono 40 anni ciascuno, dal 1117 al 997 a.E.V. Israele raggiunse l’apice della ricchezza e dello splendore, e il Creatore fece importanti passi in vista del regno del Seme futuro.

In qualità di giudice e profeta, Samuele fece molto per il benessere spirituale di Israele, ma i suoi figli erano diversi. Alla fine il popolo fece a Samuele una richiesta perentoria: “Ora costituisci per noi un re che ci giudichi come tutte le nazioni”. Geova spiegò a Samuele cosa implicava la loro richiesta: “Ascolta la voce del popolo . . . poiché non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me dall’essere re su di loro”. Geova previde le tristi conseguenze di questa scelta. (1 Samuele 8:1-9) Tuttavia, in armonia con la loro richiesta costituì re su Israele un uomo modesto di nome Saul. Nonostante l’inizio promettente, una volta diventato re Saul si dimostrò ostinato e trasgredì i comandi di Dio. Il profeta di Dio annunciò che il regno sarebbe stato dato a un uomo di cui Geova si compiaceva. Questo dovrebbe farci capire quanto il Creatore apprezza che gli si ubbidisca di cuore. — 1 Samuele 15:22, 23.

Davide, che doveva essere il successivo re di Israele, era il figlio più giovane di una famiglia della tribù di Giuda. Riguardo a questa scelta sorprendente, Dio disse a Samuele: “Il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi; ma in quanto a Geova, egli vede il cuore”. (1 Samuele 16:7) Non è incoraggiante sapere che il Creatore guarda ciò che siamo interiormente, non il nostro aspetto esteriore? Saul, però, vedeva le cose a modo suo. Da quando Geova scelse Davide come futuro re, Saul fu ossessionato dall’idea di eliminare Davide. Geova non gli permise di farlo, e alla fine Saul e i suoi figli morirono in battaglia mentre combattevano contro un popolo guerriero, i filistei.

Davide regnò dalla città di Ebron. Poi conquistò Gerusalemme e vi trasferì la sua capitale. Inoltre, estese i confini di Israele fino ad includere tutto il territorio che Dio aveva promesso di dare ai discendenti di Abraamo. Potete leggere gli avvenimenti relativi a questo periodo (e la storia dei re che seguirono) in sei libri storici della Bibbia. * Questi rivelano che Davide non ebbe una vita priva di problemi. Ad esempio, cedendo a un desiderio carnale, commise adulterio con la bella Betsabea e poi commise altre azioni sbagliate per coprire il suo peccato. Quale Dio di giustizia, Geova non poteva semplicemente ignorare l’errore di Davide. A motivo del suo sincero pentimento, però, non fece applicare rigidamente la pena prevista dalla Legge; ad ogni modo, come conseguenza dei suoi peccati Davide ebbe molti problemi in famiglia.

Attraverso tutte queste difficoltà, Davide poté conoscere Dio come persona, come essere che prova sentimenti. Egli scrisse: “Geova è vicino a tutti quelli che lo invocano . . . e udrà la loro invocazione di soccorso”. (Salmo 145:18-20) La sincerità e la devozione di Davide sono espresse chiaramente nei bellissimi cantici che compose, i quali costituiscono circa metà del libro dei Salmi. Milioni di persone hanno tratto conforto e incoraggiamento da queste poesie. Notate l’intimità che Davide aveva con Dio, come traspare da Salmo 139:1-4: “O Geova, tu mi hai scrutato, e mi conosci. Tu stesso sai quando mi siedo e quando mi levo. Hai considerato il mio pensiero da lontano. . . . Poiché non c’è una parola sulla mia lingua, ma, ecco, o Geova, tu già la conosci tutta”.

Davide era particolarmente consapevole del potere salvifico di Dio. (Salmo 20:6; 28:9; 34:7, 9; 37:39) Ogni volta che lo sperimentò di persona, la sua fiducia in Geova crebbe. Potete riscontrarlo leggendo Salmo 30:5; 62:8 e 103:9. Oppure leggete il Salmo 51, che Davide compose dopo essere stato ripreso per aver peccato con Betsabea. Com’è rassicurante sapere che possiamo esprimerci liberamente con il Creatore, con la certezza che non è arrogante, ma umile e pronto ad ascoltare! (Salmo 18:35; 69:33; 86:1-8) Davide non arrivò a questa consapevolezza solo in seguito alle sue esperienze. “Ho meditato su tutta la tua attività”, scrisse, “volontariamente mi occupai dell’opera delle tue proprie mani”. — Salmo 63:6; 143:5.

Geova concluse con Davide un patto speciale per un regno eterno. Probabilmente Davide non capì la piena portata di quel patto, ma da particolari che furono scritti nella Bibbia in seguito comprendiamo che Dio stava indicando che il Seme promesso sarebbe venuto dalla discendenza di Davide. — 2 Samuele 7:16.

Il saggio re Salomone e il significato della vita

Salomone, figlio di Davide, fu famoso per la sua sapienza, da cui possiamo attingere leggendo i libri molto pratici di Proverbi ed Ecclesiaste. * (1 Re 10:23-25) Quest’ultimo libro è particolarmente utile a chi indaga sul significato della propria vita, come fece il saggio re Salomone. Come primo re israelita nato in una famiglia reale, Salomone aveva davanti a sé enormi possibilità. Inoltre, svolse un’imponente attività edilizia, aveva sulla sua tavola una straordinaria varietà di cibi e si allietava con musica e compagnie scelte. Eppure scrisse: “Io, sì, io, mi volsi a tutte le mie opere che le mie mani avevano fatto e al duro lavoro per compiere il quale avevo lavorato duramente, ed ecco, ogni cosa era vanità”. (Ecclesiaste 2:3-9, 11) A quale conclusione giunse?

Salomone scrisse: “La conclusione dell’argomento, avendo udito ogni cosa, è: Temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti. Poiché questo è l’intero obbligo dell’uomo. Poiché il vero Dio stesso porterà in giudizio ogni sorta di opera in relazione a ogni cosa nascosta, in quanto a se è buona o cattiva”. (Ecclesiaste 12:13, 14) In armonia con questo, Salomone intraprese un progetto settennale per costruire un tempio glorioso in cui si sarebbe potuto adorare Dio. — 1 Re, capitolo 6.

Per anni il regno di Salomone fu contrassegnato da pace e abbondanza. (1 Re 4:20-25) Ma il suo cuore non si dimostrò completo verso Geova come lo era stato il cuore di Davide. Salomone prese molte mogli straniere e lasciò che volgessero il suo cuore verso i loro dèi. Infine Geova disse: “Immancabilmente ti strapperò di dosso il regno . . . Darò a tuo figlio una sola tribù, per amore di Davide mio servitore e per amore di Gerusalemme”. — 1 Re 11:4, 11-13.

Terza parte: Il regno si divide

Nel 997 a.E.V., dopo la morte di Salomone, dieci tribù settentrionali si separarono. Queste formarono il regno di Israele, che cadde in mano agli assiri nel 740 a.E.V. I re che governavano a Gerusalemme regnavano su due tribù. Questo regno, Giuda, durò fino a quando i babilonesi, nel 607 a.E.V., conquistarono Gerusalemme e ne deportarono gli abitanti. Il paese di Giuda rimase desolato per 70 anni.

Alla morte di Salomone salì al trono suo figlio Roboamo, che oppresse il popolo. Questo portò a una rivolta, e dieci tribù si separarono formando il regno di Israele. (1 Re 12:1-4, 16-20) Nel corso degli anni, questo regno settentrionale non rimase fedele al vero Dio. Spesso il popolo si inchinava davanti a idolatrici vitelli d’oro oppure cadeva in altre forme di falsa adorazione. Alcuni re furono assassinati e la loro dinastia fu rovesciata da usurpatori. Geova mostrò grande sopportazione, inviando più volte profeti ad avvertire la nazione che se continuava nella sua apostasia sarebbe andata incontro a una tragedia. I libri di Osea e Amos furono scritti da profeti i cui messaggi erano rivolti a questo regno settentrionale. Infine, nel 740 a.E.V., gli assiri provocarono la tragedia che i profeti di Dio avevano predetto.

A sud una serie di 19 re della casa di Davide governarono Giuda fino al 607 a.E.V. I re Asa, Giosafat, Ezechia e Giosia regnarono come aveva regnato il loro antenato Davide, ed ebbero il favore di Geova. (1 Re 15:9-11; 2 Re 18:1-7; 22:1, 2; 2 Cronache 17:1-6) Durante il loro regno Geova benedisse la nazione. Un’enciclopedia biblica osserva: “Lo straordinario elemento conservatore di G[iuda] era costituito dal tempio, dal sacerdozio e dalla legge scritta che erano di origine divina e dal riconoscere l’unico vero Dio Geova come proprio vero re teocratico. . . . Questa adesione alla legge . . . produsse una successione di re che contò molti monarchi saggi e buoni . . . Pertanto G[iuda] durò più a lungo della sua più popolosa sorella settentrionale”. (The Englishman’s Critical and Expository Bible Cyclopædia) I re buoni furono in netta minoranza rispetto a quelli che non camminarono nella via di Davide. Nondimeno, Geova fece in modo che ‘Davide suo servitore continuasse ad avere sempre una lampada dinanzi a Lui a Gerusalemme, città che Dio si era scelto per porvi il suo nome’. — 1 Re 11:36.

Verso la distruzione

Manasse fu uno dei re di Giuda che si allontanarono dalla vera adorazione. “Fece passare il suo proprio figlio attraverso il fuoco, e praticò la magia e cercò presagi e costituì medium spiritici e quelli che per mestiere predicevano gli avvenimenti. Fece in grandi proporzioni ciò che era male agli occhi di Geova, per offenderlo”. (2 Re 21:6, 16) Il re Manasse indusse il popolo a “fare peggio delle nazioni che Geova aveva annientato”. Dopo aver avvertito più volte Manasse e il popolo, il Creatore dichiarò: “Pulirò Gerusalemme proprio come si pulisce la scodella senza manico”. — 2 Cronache 33:9, 10; 2 Re 21:10-13.

Come anticipo di ciò che sarebbe successo, Geova lasciò che gli assiri catturassero Manasse e lo conducessero prigioniero in ceppi di rame. (2 Cronache 33:11) In esilio Manasse tornò in sé e “si umiliava grandemente a causa dell’Iddio dei suoi antenati”. Come reagì Geova? “Udì la sua richiesta di favore e lo restituì a Gerusalemme al suo regno; e Manasse seppe che Geova è il vero Dio”. Sia Manasse che suo nipote, il re Giosia, effettuarono riforme necessarie. Ma la nazione non abbandonò del tutto la corruzione morale e religiosa. — 2 Cronache 33:1-20; 34:1–35:25; 2 Re, capitolo 22.

Fatto significativo, Geova inviò zelanti profeti per far sapere come la pensava su ciò che stava accadendo. * Geremia riferì queste parole di Geova: “Dal giorno che i vostri antenati uscirono dal paese d’Egitto fino a questo giorno . . . continuai a mandarvi tutti i miei servitori i profeti, alzandomi ogni giorno di buon’ora e mandandoli”. Ma gli israeliti non ascoltarono Dio. Agirono peggio dei loro antenati! (Geremia 7:25, 26) Dio li avvertì ripetutamente “perché provò compassione del suo popolo”. Essi si rifiutarono ancora di dare ascolto. Perciò nel 607 a.E.V. Dio lasciò che i babilonesi distruggessero Gerusalemme e devastassero il paese, che rimase abbandonato per 70 anni. — 2 Cronache 36:15, 16; Geremia 25:4-11.

Questa breve panoramica dell’attività di Geova Dio dovrebbe aiutarci a riconoscere il suo interessamento per la sua nazione e il modo giusto in cui la trattò. Non se ne stette con le mani in mano ad aspettare per vedere cosa avrebbero fatto gli israeliti, come se la cosa non lo toccasse. Cercò attivamente di aiutarli. Potete capire perché Isaia disse: “O Geova, tu sei nostro Padre. . . . Noi tutti siamo opera della tua mano”. (Isaia 64:8) Anche oggi molti chiamano il Creatore “Padre”, perché egli agisce come farebbe un padre umano amorevole e premuroso. Dio, però, riconosce anche che dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra condotta e delle sue conseguenze.

Dopo che la nazione rimase in esilio a Babilonia per 70 anni, Geova Dio adempì la sua profezia di restaurare Gerusalemme. Il popolo fu liberato ed ebbe il permesso di tornare in patria e ‘riedificare la casa di Geova, che era a Gerusalemme’. (Esdra 1:1-4; Isaia 44:24–45:7) Diversi libri biblici * descrivono questa restaurazione, la ricostruzione del tempio e gli avvenimenti che seguirono. Uno di questi, Daniele, è particolarmente interessante perché profetizzava esattamente quando sarebbe apparso il Seme, o Messia, e prediceva avvenimenti mondiali del nostro tempo.

Alla fine il tempio fu ricostruito, ma Gerusalemme versava in condizioni pietose. Le mura e le porte erano in rovina. Dio suscitò quindi uomini come Neemia per incoraggiare e organizzare gli ebrei. Una preghiera che possiamo leggere nel capitolo 9 di Neemia ben riassume i rapporti di Geova con gli israeliti. Mostra che Geova è “un Dio di atti di perdono, clemente e misericordioso, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità”. Quella preghiera mostra inoltre che Geova agisce in armonia con la sua perfetta norma di giustizia. Anche quando ha validi motivi per impiegare la sua potenza per eseguire il giudizio, è pronto a mitigare la giustizia con l’amore. Fare questo in maniera così mirabilmente equilibrata richiede sapienza da parte sua. È chiaro che il modo in cui il Creatore si è comportato con la nazione di Israele dovrebbe attirarci a lui e spronarci a voler compiere la sua volontà.

Questa parte della Bibbia, l’Antico Testamento, si conclude con il paese di Giuda e il tempio di Gerusalemme restaurati ma sotto la dominazione pagana. Perciò, come si sarebbe potuto adempiere il patto che Dio aveva fatto con Davide circa un “seme” che avrebbe regnato “per sempre”? (Salmo 89:3, 4; 132:11, 12) Gli ebrei attendevano ancora la comparsa di un “Messia il Condottiero” che avrebbe liberato il popolo di Dio e istituito sulla terra un regno teocratico, cioè retto da Dio. (Daniele 9:24, 25) Ma era questo il proposito di Geova? Se no, in che modo il promesso Messia avrebbe portato la liberazione? E in che modo questo influisce su di noi oggi? Il prossimo capitolo prenderà in esame questi aspetti essenziali.

[Note in calce]

^ par. 7 I nomi dei libri biblici sono in grassetto per aiutare a identificarne il contenuto.

^ par. 37 Si tratta di 1 Samuele, 2 Samuele, 1 Re, 2 Re, 1 Cronache e 2 Cronache.

^ par. 42 Salomone scrisse anche Il Cantico dei Cantici, un poema amoroso che descrive la lealtà di una giovane verso un umile pastore.

^ par. 52 Questi ispirati messaggi profetici sono contenuti in diversi libri biblici, fra cui Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Gioele, Michea, Abacuc e Sofonia. I libri di Abdia, Giona e Naum hanno a che fare con nazioni vicine le cui azioni influivano sul popolo di Dio.

^ par. 54 Tra questi libri di storia e profezia ci sono Esdra, Neemia, Ester, Aggeo, Zaccaria e Malachia.

[Riquadro alle pagine 126 e 127]

Miracoli: ci si può credere?

“Non si può usare la luce elettrica e l’apparecchio radiofonico, valersi di moderni mezzi medicinali e chimici in caso di malattia, e nello stesso tempo credere al mondo neotestamentario di spiriti e di miracoli”. Queste parole del teologo tedesco Rudolf Bultmann riflettono ciò che oggi molti pensano dei miracoli. È così che considerate i miracoli narrati nella Bibbia, come la divisione del Mar Rosso per opera di Dio? — Il dibattito sul mito, trad. di G. Conte, Silva Editore, Roma, 1969, vol. I, p. 9.

Un dizionario dà questa definizione di “miracolo”: “Fenomeno che è fuori delle leggi ordinarie della natura e che perciò suppone l’intervento d’una forza soprannaturale”. (Dizionario della lingua italiana, F. Palazzi-G. Folena, Loescher, 1992) Tale fenomeno straordinario implica un’interruzione dell’ordine naturale, e per questo molti non sono inclini a credere ai miracoli. Ciò che sembra violare una legge della natura, però, potrebbe essere facilmente spiegato alla luce di altre leggi naturali.

Per fare un esempio, la rivista New Scientist riferiva che due fisici dell’Università di Tokyo hanno applicato un campo magnetico estremamente intenso a un tubo orizzontale parzialmente riempito d’acqua. L’acqua si è subito raccolta alle estremità del tubo, lasciando la parte centrale asciutta. Il fenomeno, scoperto nel 1994, si verifica perché l’acqua è leggermente diamagnetica, ovvero viene respinta da un magnete. Questo fenomeno dimostrato per cui l’acqua si sposta dai punti in cui il campo magnetico è molto intenso a quelli in cui è più debole è stato soprannominato “effetto Mosè”. New Scientist osservava: “Spostare l’acqua è facile, basta avere un magnete abbastanza grande. E se lo si possiede, quasi tutto diventa possibile”.

Naturalmente, non si possono fare affermazioni categoriche sul metodo che Dio usò quando divise il Mar Rosso per gli israeliti. Ma il Creatore conosce nei minimi particolari tutte le leggi della natura. Può facilmente controllare certi aspetti di una legge sfruttando un’altra delle leggi da lui stabilite. A noi esseri umani il risultato potrebbe sembrare miracoloso, specie se non comprendessimo appieno le leggi in gioco.

Per quanto riguarda i miracoli della Bibbia Akira Yamada, professore emerito dell’Università di Kyoto, in Giappone, dice: “Pur essendo corretto dire che per ora [un miracolo] non si può capire dal punto di vista di una data scienza (o in base allo stato attuale della scienza), non è corretto concludere che non si sia verificato, basandosi solo sugli ultimi risultati della fisica moderna o dell’esegesi biblica moderna. Fra dieci anni la scienza moderna di oggi apparterrà al passato. Più il progresso scientifico è rapido e più è possibile che gli scienziati di oggi diventino oggetto di battute, come: ‘Gli scienziati di dieci anni fa erano seriamente convinti di questo e quest’altro’”. — Gods in the Age of Science.

In qualità di Creatore, essendo in grado di coordinare tutte le leggi della natura, Geova può usare il suo potere per fare miracoli.

[Riquadro alle pagine 132 e 133]

 Un Dio geloso: in che senso?

“Geova, il cui nome è Geloso, è un Dio geloso”. Qual è il senso di queste parole, riportate in Esodo 34:14?

La parola ebraica tradotta “geloso” può significare “che esige esclusiva devozione, che non tollera rivalità”. In un senso positivo e vantaggioso per le sue creature, Geova è geloso per quanto riguarda il suo nome e l’adorazione. (Ezechiele 39:25) Il suo zelo nell’adempiere ciò che il suo nome rappresenta significa che realizzerà il suo proposito per l’umanità.

Prendete, ad esempio, il giudizio che espresse sugli abitanti del paese di Canaan. Uno studioso fa questa descrizione scioccante: “L’adorazione di Baal, Astoret e altri dèi cananei consisteva nelle orge più sfrenate; i loro templi erano centri del vizio. . . . I cananei praticavano il culto dandosi all’immoralità, . . . quindi assassinavano i loro primogeniti come sacrificio a quegli stessi dèi”. Gli archeologi hanno scoperto urne con i resti dei bambini sacrificati. Pur avendo notato l’errore dei cananei già al tempo di Abraamo, Dio fu paziente con loro per 400 anni, dando loro tutto il tempo per cambiare. — Genesi 15:16.

I cananei si rendevano conto della gravità del loro errore? Ebbene, possedevano la facoltà umana della coscienza, che i giuristi considerano fondamento universale della moralità e della giustizia. (Romani 2:12-15) Nonostante questo, persisterono nei loro orrendi sacrifici di bambini e nelle loro pratiche sessuali degradate.

Geova, dimostrando equilibrio nell’esercizio della giustizia, decise che il paese andava purificato. Non si trattò di un genocidio. I cananei che accettarono volontariamente le elevate norme morali di Dio, fossero essi singoli individui come Raab o interi gruppi come i gabaoniti, furono risparmiati. (Giosuè 6:25; 9:3-15) Raab entrò a far parte della genealogia regale che portava al Messia, e i discendenti dei gabaoniti ebbero il privilegio di servire presso il tempio di Geova. — Giosuè 9:27; Esdra 8:20; Matteo 1:1, 5-16.

Pertanto, se ci si sforza di conoscere bene tutti i fatti diventa chiaro che Geova è un Dio meraviglioso e giusto, geloso in un senso buono che risulta a beneficio delle sue creature fedeli.

[Immagine a pagina 123]

Il Creatore liberò un popolo che era ridotto in schiavitù e lo impiegò per adempiere il suo proposito

[Immagine a pagina 129]

Presso il monte Sinai l’antica nazione di Israele strinse un patto con il Creatore

[Immagine a pagina 130]

Il rispetto delle impareggiabili leggi del Creatore permetteva al popolo di Dio di essere felice nella Terra Promessa

[Immagine a pagina 136]

A sud delle mura di Gerusalemme si può tuttora visitare l’area in cui il re Davide aveva la sua capitale