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“Odiati da tutte le nazioni”

“Odiati da tutte le nazioni”

Capitolo 29

“Odiati da tutte le nazioni”

L’ULTIMA sera che trascorse insieme agli apostoli prima di morire Gesù ricordò loro: “Lo schiavo non è maggiore del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno contro di voi tutte queste cose a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. — Giov. 15:20, 21.

Gesù non aveva in mente solo casi isolati di intolleranza. Tre giorni prima aveva detto: “Sarete odiati da tutte le nazioni a causa del mio nome”. — Matt. 24:9.

Eppure aveva avvertito i suoi seguaci che di fronte alla persecuzione non dovevano ricorrere ad armi carnali. (Matt. 26:48-52) Non dovevano oltraggiare i persecutori né cercare di fare rappresaglie. (Rom. 12:14; 1 Piet. 2:21-23) Non poteva accadere che perfino i persecutori un giorno divenissero credenti? (Atti 2:36-42; 7:58–8:1; 9:1-22) La resa dei conti andava lasciata a Dio. — Rom. 12:17-19.

È storia che i primi cristiani vennero perseguitati crudelmente dal governo romano. Ma è pure degno di nota che i principali persecutori di Gesù Cristo furono i capi religiosi e che il governatore romano Ponzio Pilato lo fece mettere a morte dietro loro richiesta. (Luca 23:13-25) Dopo la morte di Gesù di nuovo i capi religiosi furono in prima linea nel perseguitare i suoi seguaci. (Atti 4:1-22; 5:17-32; 9:1, 2) La stessa cosa non si è verificata anche in tempi più recenti?

Il clero vuole un dibattito pubblico

Poiché gli scritti di C. T. Russell avevano raggiunto in poco tempo una grande diffusione e venivano stampati in decine di migliaia di copie in molte lingue, il clero cattolico e protestante non poteva ignorare ciò che diceva. Adirati perché i loro insegnamenti non scritturali venivano smascherati, e frustrati per la perdita di fedeli, molti ecclesiastici attaccarono dal pulpito gli scritti di Russell. Ordinarono ai loro fedeli di non accettare le pubblicazioni distribuite dagli Studenti Biblici. Alcuni cercarono di indurre le autorità a fermare quest’opera. In alcune località degli Stati Uniti — fra cui Tampa (Florida), Rock Island (Illinois), Winston-Salem (Carolina del Nord) e Scranton (Pennsylvania) — fecero bruciare in pubblico libri scritti da Russell.

Alcuni ecclesiastici ritennero necessario nuocere alla credibilità di Russell trascinandolo in un dibattito pubblico. Vicino alla sede della sua attività, un gruppo di ecclesiastici scelse come proprio portavoce E. L. Eaton, pastore della chiesa metodista episcopale della North Avenue di Allegheny (Pennsylvania). Nel 1903 questi propose un dibattito pubblico e il fratello Russell accettò l’invito.

Dovevano essere discussi i seguenti sei punti: Il fratello Russell affermava, ma Eaton negava, che le anime dei morti sono inconsce, che la “seconda venuta” di Cristo precede il Millennio, che lo scopo sia della “seconda venuta” che del Millennio è la benedizione di tutte le famiglie della terra e anche che solo i santi dell’“era del Vangelo” partecipano alla prima risurrezione mentre a una moltitudine di persone verrà offerta la salvezza mediante la successiva risurrezione. Eaton affermava, ma il fratello Russell negava, che non ci sarebbe stato per nessuno un periodo di prova dopo la morte, che tutti quelli che sono salvati andranno in cielo e che i malvagi incorreggibili saranno sottoposti a sofferenze eterne. Una serie di sei dibattiti su queste tesi fu tenuta nel 1903 nella Carnegie Hall di Allegheny gremita per ciascun dibattito.

Cosa c’era dietro questa sfida? Osservando la cosa da una prospettiva storica, Albert Vandenberg in seguito scrisse: “I dibattiti si svolsero alla presenza di un ministro di una diversa denominazione protestante che fungeva da moderatore durante ogni sessione. Inoltre ministri di varie chiese della zona sedevano sul palco dell’oratore insieme al reverendo Eaton, presumibilmente per offrirgli sostegno morale e testuale. . . . Che si fosse potuta formare anche un’alleanza non ufficiale di ecclesiastici protestanti significava che paventavano il potenziale di Russell di convertire i loro fedeli”. — “Charles Taze Russell: il profeta di Pittsburgh, 1879-1909”, pubblicato nel Western Pennsylvania Historical Magazine, gennaio 1986, p. 14.

I dibattiti del genere furono relativamente pochi. Non diedero i risultati desiderati dall’alleanza degli ecclesiastici. Alcuni della stessa congregazione di Eaton, colpiti da ciò che avevano udito nella serie di dibattiti del 1903, lasciarono la sua chiesa e decisero di unirsi agli Studenti Biblici. Un ecclesiastico che era stato presente riconobbe perfino che Russell aveva “diretto il getto dell’acqua sull’inferno spegnendone il fuoco”. Ad ogni modo il fratello Russell riteneva che si poteva servire meglio la causa della verità impiegando tempo ed energie in altre attività.

Gli ecclesiastici non si diedero per vinti. Quando il fratello Russell parlò a Dublino, in Irlanda, e a Otley (Yorkshire), in Inghilterra, misero degli uomini nell’uditorio perché lanciassero critiche e false accuse contro Russell in persona. Il fratello Russell se la cavò egregiamente, confidando sempre nell’autorità della Bibbia per rispondere.

Gli ecclesiastici protestanti, di qualunque denominazione, si unirono in quella che fu chiamata l’Alleanza Evangelica. In molti paesi i loro rappresentanti si battevano contro Russell e contro coloro che distribuivano le sue pubblicazioni. Nel Texas, per esempio, gli Studenti Biblici riscontrarono che ogni predicatore, anche nei più piccoli villaggi e nelle zone rurali, ricorreva alla stessa serie di false accuse contro Russell e distorceva allo stesso modo i suoi insegnamenti.

Tuttavia questi attacchi contro Russell a volte avevano risultati che il clero non aveva previsto. Nel Nuovo Brunswick, in Canada, mentre un predicatore in un sermone dal pulpito pronunciava parole offensive nei confronti di Russell nell’uditorio c’era un uomo che aveva letto personalmente pubblicazioni scritte dal fratello Russell. Quando il predicatore ricorse a sfacciate falsità egli rimase disgustato. A metà sermone si alzò, prese per mano la moglie e disse alle sue sette figlie che cantavano nel coro: “Venite, ragazze, andiamo a casa”. Tutti e nove uscirono e il ministro restò a guardare mentre l’uomo che aveva costruito la chiesa ed era il principale sostegno finanziario della congregazione si allontanava. Ben presto la congregazione si disgregò e il predicatore se ne andò.

Scherni e calunnie

Nel disperato tentativo di screditare C. T. Russell e i suoi collaboratori, il clero negava che fosse un ministro cristiano. Per ragioni simili i capi religiosi ebrei del I secolo trattarono gli apostoli Pietro e Giovanni come “uomini illetterati e comuni”. — Atti 4:13.

Il fratello Russell non si era diplomato in qualche scuola teologica della cristianità, ma affermava con sicurezza: “Sfidiamo [gli ecclesiastici] a dimostrare se hanno un’ordinazione divina o anche solo se pensano di averla. Pensano semplicemente a un’ordinazione, o autorizzazione, settaria, ciascuno dalla propria setta o consorteria. . . . L’ordinazione, o autorizzazione, per predicare che Dio dà a qualsiasi uomo avviene mediante la dispensazione dello Spirito Santo. Chiunque ha ricevuto lo Spirito Santo ha ricevuto il potere e l’autorità di insegnare e predicare nel nome di Dio. Chiunque non ha ricevuto lo Spirito Santo non ha l’autorità né l’approvazione divina per la sua predicazione”. — Isa. 61:1, 2.

Per rovinare la reputazione del fratello Russell, alcuni ecclesiastici predicarono e pubblicarono grossolane menzogne sul suo conto. Una a cui ricorrevano spesso — e ricorrono ancora — riguarda la sua situazione coniugale. Cercavano di far pensare che Russell fosse immorale. Come stavano le cose?

Nel 1879 Charles Taze Russell aveva sposato Maria Frances Ackley. Per 13 anni tutto andò bene. Poi altri fecero leva sulla vanità e l’orgoglio di lei per minare i loro rapporti; ma quando questo obiettivo divenne chiaro, sembrò che Maria riacquistasse il suo equilibrio. Dopo che un ex collaboratore aveva divulgato menzogne sul conto del fratello Russell, lei chiese persino al marito il permesso di visitare alcune congregazioni per rispondere alle accuse, poiché era stato insinuato che lui la maltrattava. Tuttavia l’ottima accoglienza che ricevette durante il viaggio che fece nel 1894 contribuì a quanto pare a farle cambiare un po’ alla volta l’opinione che aveva di sé. Essa cercò di avere più voce in capitolo nel decidere cosa si doveva pubblicare nella Torre di Guardia. a Quando si rese conto che niente di quello che scriveva sarebbe stato pubblicato a meno che suo marito, il direttore della rivista, non ne avesse approvato il contenuto (accertandosi che fosse in armonia con le Scritture), rimase sconvolta. Egli fece un sincero sforzo per aiutarla, ma nel novembre 1897 lei lo lasciò. Nondimeno egli le provvide una casa e i mezzi di sostentamento. Anni dopo, nel 1908, in seguito a un’azione giudiziaria da lei intentata nel 1903, fu emessa una sentenza non di divorzio vero e proprio, ma di separazione legale, con gli alimenti.

Non essendo riuscita a costringere il marito ad acconsentire alle sue richieste, dopo che lo ebbe lasciato fece ogni sforzo per screditare il suo nome. Nel 1903 pubblicò un volantino pieno non di verità scritturali, ma di grossolane menzogne sul conto del fratello Russell. Cercò di indurre ministri di varie denominazioni a distribuire questi volantini dove gli Studenti Biblici tenevano adunanze speciali. Va detto a loro onore che quella volta non molti furono disposti a farlo. In seguito però altri ecclesiastici hanno mostrato uno spirito diverso.

In precedenza Maria Russell aveva condannato, a voce e per iscritto, coloro che accusavano il fratello Russell del comportamento indegno che ora lei stessa gli rinfacciava. Servendosi di certe dichiarazioni infondate fatte nel 1906 durante il processo (e che furono depennate dal verbale per ordine della corte), alcuni oppositori religiosi pubblicarono accuse destinate a far apparire il fratello Russell un uomo immorale e quindi non idoneo come ministro di Dio. Ma il verbale della corte indica chiaramente che simili accuse erano false. La signora Russell, quando il suo stesso avvocato le chiese se credeva che suo marito fosse colpevole di adulterio, rispose: “No”. È pure degno di nota che nel 1897, quando un comitato di anziani cristiani ascoltò le accuse della signora Russell contro il marito, lei non fece menzione delle cose che in seguito dichiarò in tribunale per convincere la giuria a concederle il divorzio, anche se gli episodi in questione sarebbero accaduti prima di quella adunanza.

Nove anni dopo che la signora Russell aveva intentato causa al marito, il giudice James Macfarlane scrisse una lettera a un uomo che aveva chiesto una copia del verbale affinché uno dei suoi collaboratori potesse smascherare Russell. Il giudice gli disse francamente che quello che voleva gli avrebbe fatto perdere tempo e denaro. La lettera diceva: “Il motivo della di lei richiesta e della sentenza inclusa nel verdetto della giuria era ‘oltraggi’ e non adulterio e la deposizione, a mio avviso, non indica che Russell vivesse ‘una vita adulterina con una correa’. Infatti non esisteva una correa”.

Il tardivo riconoscimento da parte di Maria Russell venne nel 1916 al funerale del fratello Russell nella Carnegie Hall di Pittsburgh. Velata, attraversò la sala, si avvicinò alla bara e vi depose un mazzo di mughetti, a cui era unito un nastro con la scritta: “Al mio diletto marito”.

È evidente che gli ecclesiastici sono ricorsi a ogni tattica usata dai loro colleghi del I secolo. Allora cercarono di rovinare la reputazione di Gesù accusandolo di mangiare con i peccatori e di essere lui stesso peccatore e bestemmiatore. (Matt. 9:11; Giov. 9:16-24; 10:33-37) Queste accuse non cambiarono la verità riguardo a Gesù, ma smascherarono coloro che ricorrevano a simili calunnie — e smascherano coloro che ricorrono a tattiche analoghe oggi — indicando che avevano per padre spirituale il Diavolo, che significa “Calunniatore”. — Giov. 8:44.

Approfittano della psicosi bellica per conseguire i loro obiettivi

Poiché durante la prima guerra mondiale il mondo era pervaso dalla febbre del nazionalismo, fu trovata una nuova arma da usare contro gli Studenti Biblici. I capi religiosi cattolici e protestanti potevano esprimere la loro ostilità dietro la facciata del patriottismo. Approfittarono dell’isterismo del momento per accusare gli Studenti Biblici di sedizione: la stessa accusa mossa contro Gesù Cristo e contro l’apostolo Paolo dai capi religiosi della Gerusalemme del I secolo. (Luca 23:2, 4; Atti 24:1, 5) Naturalmente per muovere un’accusa del genere gli ecclesiastici stessi dovevano sostenere attivamente lo sforzo bellico, ma questo non sembrava turbare la maggior parte di loro, anche se significava mandare giovani uomini a uccidere i loro correligionari di un altro paese.

Nel luglio 1917, dopo la morte di Russell, la Watch Tower Society pubblicò il libro The Finished Mystery, un commentario di Rivelazione e di Ezechiele e anche del Cantico dei Cantici. Quel libro smascherava vigorosamente l’ipocrisia del clero della cristianità. In breve tempo se ne fece un’ampia distribuzione. Inoltre tra la fine di dicembre del 1917 e l’inizio del 1918 gli Studenti Biblici degli Stati Uniti e del Canada si impegnarono nella distribuzione dell’infuocato messaggio contenuto nel volantino The Bible Students Monthly. Questo volantino di quattro pagine formato rivista era intitolato “La caduta di Babilonia”, con il sottotitolo “Perché ora la cristianità deve soffrire: il risultato finale”. Sia l’organizzazione religiosa cattolica che quelle protestanti venivano identificate con la Babilonia moderna, che presto doveva cadere. A sostegno di quanto affermava, riportava un commento del Finished Mystery sulle profezie che esprimevano il giudizio divino contro la “Babilonia mistica”. A tergo c’era un’efficace vignetta che raffigurava un muro in rovina. Grosse pietre che cadevano dal muro portavano scritte come “Dottrina della Trinità (‘3 × 1 = 1’)”, “Immortalità dell’anima”, “Teoria del tormento eterno”, “Protestantesimo: credo, clero, ecc.”, “Cattolicesimo: papi, cardinali, ecc., ecc.”

Gli ecclesiastici erano furiosi per questa denuncia, come lo erano stati i capi religiosi ebrei quando Gesù aveva smascherato la loro ipocrisia. (Matt. 23:1-39; 26:3, 4) In Canada la reazione del clero fu immediata. Nel gennaio 1918 più di 600 ecclesiastici canadesi firmarono una petizione con cui chiedevano al governo di sopprimere le pubblicazioni dell’International Bible Students Association. Come riferiva il Winnipeg Evening Tribune, dopo che Charles G. Paterson, pastore della chiesa di S. Stefano a Winnipeg, aveva denunciato dal pulpito The Bible Students Monthly, che conteneva l’articolo “La caduta di Babilonia”, il procuratore generale Johnson si era messo in contatto con lui per averne una copia. Poco dopo, il 12 febbraio 1918, un decreto del governo canadese dichiarò che chi possedeva il libro The Finished Mystery o il volantino riprodotto sopra era passibile di multa e imprigionamento.

Il 24 febbraio negli Stati Uniti il fratello Rutherford, da poco eletto presidente della Watch Tower Society, parlò nel Temple Auditorium di Los Angeles (California). L’argomento era strabiliante: “Il mondo è finito, milioni ora viventi possono non morire mai”. Nel presentare le prove che il mondo com’era conosciuto allora era veramente finito nel 1914, indicò la guerra in corso, accompagnata dalla carestia, e precisò che faceva parte del segno predetto da Gesù. (Matt. 24:3-8) Poi richiamò l’attenzione sul clero, dicendo:

“Come classe, secondo le scritture, gli ecclesiastici sono sulla terra gli uomini che hanno la maggiore responsabilità per la grande guerra che ora affligge l’umanità. Per 1.500 anni hanno insegnato al popolo la dottrina satanica secondo la quale i re regnano per diritto divino. Hanno mischiato politica e religione, chiesa e stato; si sono dimostrati sleali al privilegio dato loro da Dio di proclamare il messaggio del regno del Messia e hanno fatto di tutto per incoraggiare i governanti a credere che il re regni per diritto divino, e quindi che qualunque cosa faccia è giusta”. Indicandone il risultato, disse: “Ambiziosi re dell’Europa si sono armati per la guerra, perché desideravano impadronirsi del territorio di altri popoli; e il clero si è congratulato con loro e ha detto: ‘Fate come volete, non potete sbagliare; qualunque cosa facciate è giusta’”. Ma non era solo il clero europeo a far questo, e i predicatori americani lo sapevano.

Un ampio resoconto di questa conferenza fu pubblicato l’indomani nel Morning Tribune di Los Angeles. Gli ecclesiastici erano così furibondi che quel giorno stesso si riunirono e mandarono il presidente della loro associazione dai direttori del giornale per render noto il loro vivo scontento. A seguito di ciò gli uffici della Watch Tower Society furono visitati ripetutamente da agenti federali del servizio segreto.

In questo periodo di fervore nazionalistico fu tenuta a Filadelfia, negli Stati Uniti, una conferenza clericale dove venne adottata una risoluzione con cui si chiedeva la revisione della legge contro lo spionaggio affinché i presunti violatori potessero essere giudicati dalla corte marziale ed essere passibili di pena di morte. John Lord O’Brian, assistente speciale del procuratore generale per gli affari di guerra, venne scelto per presentare la cosa al Senato. Il presidente degli Stati Uniti non permise che il disegno di legge venisse approvato. Ma James Franklin Bell, maggiore generale dell’esercito degli Stati Uniti, arrabbiatissimo, rivelò a J. F. Rutherford e W. E. Van Amburgh quello che era avvenuto durante la conferenza e l’intenzione di usare il disegno di legge contro i funzionari della Watch Tower Society.

Dagli Archivi di Stato risulta che almeno dal 21 febbraio 1918 in poi John Lord O’Brian fu personalmente coinvolto nei tentativi per intentare un processo contro gli Studenti Biblici. Negli Atti del Congresso del 24 aprile e del 4 maggio ci sono note di John Lord O’Brian in cui egli sosteneva a spada tratta che se la legge consentiva di parlare di “ciò che è vero, con buoni motivi e per fini leciti”, come indicato nell’emendamento [il cosiddetto France Amendment] della legge contro lo spionaggio e come era stato approvato dal Senato americano, non sarebbe riuscito a incriminare gli Studenti Biblici.

A Worcester (Massachusetts) il “reverendo” B. F. Wyland sfruttò ulteriormente la psicosi bellica asserendo che gli Studenti Biblici facevano propaganda a favore del nemico. Pubblicò un articolo nel Daily Telegram in cui affermava: “Uno dei doveri patriottici che vi competono quali cittadini è la soppressione dell’International Bible Students Association, con sede a Brooklyn. Costoro, sotto la maschera della religione, hanno svolto propaganda filotedesca a Worcester vendendo il loro libro ‘The Finished Mystery’”. Disse chiaro e tondo alle autorità che era loro dovere arrestare gli Studenti Biblici e impedire che tenessero altre adunanze.

Nella primavera e nell’estate del 1918 si assisté a un’estesa persecuzione degli Studenti Biblici sia nell’America Settentrionale che in Europa. Fra gli istigatori c’erano ecclesiastici battisti, metodisti, episcopaliani, luterani, cattolici, ecc. Pubblicazioni bibliche vennero sequestrate da agenti senza un mandato di perquisizione, e molti Studenti Biblici furono gettati in prigione. Altri furono inseguiti dalla folla, picchiati, frustati, ricoperti di pece e piume, o riportarono fratture e ferite. Alcuni subirono danni irreversibili. Uomini e donne cristiani furono gettati in prigione senza un’imputazione o senza processo. Più di un centinaio di casi specifici di un simile trattamento vergognoso furono citati nella rivista The Golden Age del 29 settembre 1920.

Accusati di spionaggio

Il peggio venne il 7 maggio 1918 quando negli Stati Uniti fu emesso il mandato federale per l’arresto di J. F. Rutherford, presidente della Watch Tower Bible and Tract Society, e dei suoi più stretti collaboratori.

Il giorno precedente, a Brooklyn (New York), erano stati presentati due atti di accusa contro il fratello Rutherford e i suoi collaboratori. Se con la prima causa non si fossero ottenuti i risultati desiderati, si sarebbe potuto portare avanti l’altro atto di accusa. Il primo, che riguardava il maggior numero di accusati, includeva quattro capi di imputazione: due li accusavano di cospirazione in violazione della legge contro lo spionaggio del 15 giugno 1917 e due di cercare di attuare i loro piani illeciti o di attuarli effettivamente. Si dichiarava che stavano cospirando per causare insubordinazione e rifiuto del servizio militare nell’esercito degli Stati Uniti e per ostacolare il reclutamento e l’arruolamento di uomini per tale servizio mentre la nazione era in guerra, e anche che avevano tentato di fare o avevano effettivamente fatto entrambe le cose. L’atto di accusa menzionava in particolare la pubblicazione e la distribuzione del libro The Finished Mystery. Il secondo atto di accusa interpretava l’invio di un assegno in Europa (da usare per l’opera di istruzione biblica in Germania) come un’azione contraria agli interessi degli Stati Uniti. Quando gli imputati furono portati in tribunale, fu dibattuto il primo atto di accusa, quello con quattro capi di imputazione.

Un’altra causa ancora contro C. J. Woodworth e J. F. Rutherford in base alla legge contro lo spionaggio era allora pendente a Scranton. Ma, secondo una lettera di John Lord O’Brian datata 20 maggio 1918, al Dipartimento della Giustizia si temeva che il giudice distrettuale Witmer, davanti al quale si doveva celebrare il processo, non sarebbe stato d’accordo con il ricorso alla legge contro lo spionaggio per sopprimere l’attività di uomini che, spinti da sincere convinzioni religiose, dicevano cose che altri avrebbero potuto interpretare come propaganda contro la guerra. Perciò il Dipartimento della Giustizia sospese il processo di Scranton in attesa dell’esito di quello di Brooklyn. Anche il governo intervenne affinché, fosse chiamato a giudicare la causa nel tribunale distrettuale del distretto orientale di New York il giudice Harland B. Howe, del Vermont, che John Lord O’Brian sapeva d’accordo con il suo punto di vista. La causa fu discussa il 5 giugno, con Isaac R. Oeland e Charles J. Buchner, un cattolico, come rappresentanti dell’accusa. Mentre si teneva il processo, notò il fratello Rutherford, sacerdoti cattolici conferivano spesso con Buchner e Oeland.

Durante il processo fu spiegato che i funzionari della Società e i compilatori del libro non avevano alcuna intenzione di interferire nello sforzo bellico della nazione. Le prove presentate indicarono che i piani per scrivere il libro — anzi la stesura di gran parte del manoscritto — erano anteriori alla dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti (il 6 aprile 1917) e che il contratto originale per la pubblicazione era stato firmato prima che gli Stati Uniti varassero la legge (il 15 giugno) della cui violazione erano accusati i fratelli.

L’accusa sottolineò che nell’aprile e nel giugno del 1917 erano state fatte delle aggiunte al libro, nel corso della preparazione del testo e della lettura delle bozze. Queste includevano una citazione di John Haynes Holmes, un ecclesiastico che aveva dichiarato senza mezzi termini che la guerra era una violazione del cristianesimo. Come indicò un avvocato difensore, le osservazioni di quell’ecclesiastico, pubblicate sotto il titolo A Statement to My People on the Eve of War, erano ancora in vendita negli Stati Uniti all’epoca del processo. Né l’ecclesiastico né l’editore furono processati per questo. Ma gli Studenti Biblici che avevano citato le sue parole furono chiamati a rendere conto dei sentimenti ivi espressi.

Il libro non sosteneva che gli uomini del mondo non avevano diritto di prendere parte alla guerra. Ma, nella spiegazione di una profezia, citava brani di numeri della Torre di Guardia del 1915 per dimostrare l’incoerenza degli ecclesiastici che si professavano ministri di Cristo, ma si comportavano come addetti al reclutamento per le nazioni in guerra.

Quando si era saputo che il governo non vedeva di buon occhio il libro, il fratello Rutherford aveva spedito immediatamente un telegramma alla tipografia per fermarne la produzione, e nello stesso tempo un rappresentante della Società era stato mandato a informarsi alla sezione del servizio segreto dell’esercito di quale ne fosse la ragione. Avendo appreso che, dal momento che la guerra era in corso, le pagine 247-53 del libro erano considerate inopportune, la Società decise di eliminare quelle pagine da tutte le copie del libro prima che fosse offerto al pubblico. E quando il governo comunicò ai procuratori distrettuali che un’ulteriore distribuzione del libro sarebbe stata una violazione della legge contro lo spionaggio (per quanto il governo avesse evitato di esprimere alla Società la sua opinione sul libro nella forma modificata), la Società decise che la distribuzione al pubblico venisse sospesa.

Perché una punizione così severa?

Nonostante tutto, il 20 giugno 1918 la giuria emise un verdetto secondo il quale ognuno degli imputati era colpevole di ciascun capo d’imputazione. L’indomani sette b di loro ricevettero quattro condanne a 20 anni ciascuna, da scontare simultaneamente. Il 10 luglio l’ottavo c ricevette quattro condanne simultanee a 10 anni. Erano condanne dure? In una nota al procuratore generale, in data 12 marzo 1919, il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson riconobbe che ‘i periodi di detenzione erano chiaramente eccessivi’. Infatti l’uomo che a Sarajevo aveva sparato i colpi che uccisero l’erede al trono dell’impero austro-ungarico — incidente che aveva innescato gli avvenimenti che fecero precipitare le nazioni nella prima guerra mondiale — non ricevette una condanna più dura. Fu condannato a 20 anni di prigione, non a quattro periodi di 20 anni, come gli Studenti Biblici!

Qual era la motivazione delle condanne così dure imposte agli Studenti Biblici? Il giudice Harland B. Howe dichiarò: “Secondo l’opinione della corte la propaganda religiosa che gli imputati hanno sostenuto con vigore e diffuso in tutta la nazione e anche fra i nostri alleati è più pericolosa di una divisione dell’esercito tedesco. . . . La persona che predica una religione di solito ha molta influenza e, se è sincera, è ancora più efficace. Questo aggrava anziché mitigare il loro torto. Perciò, essendo la sola cosa prudente da fare con cotali persone, la Corte ha concluso che la punizione deve essere esemplare”. Tuttavia è pure degno di nota che prima di emettere la sentenza il giudice Howe disse che alcune dichiarazioni degli avvocati difensori avevano messo in discussione e trattato con severità non solo i magistrati, ma “ogni ministro religioso di tutto il paese”.

Il ricorso contro la sentenza venne immediatamente presentato alla corte d’appello circondariale. Ma la libertà su cauzione in attesa dell’udienza d’appello fu arbitrariamente negata dal giudice Howe, d e il 4 luglio, prima che venisse accolto il terzo e ultimo appello, i primi sette fratelli furono trasferiti in tutta fretta nel penitenziario federale di Atlanta (Georgia). In seguito venne dimostrato che in quel processo tutt’altro che imparziale erano stati commessi 130 errori procedurali. Ci vollero mesi di lavoro per preparare le carte richieste per l’appello. Nel frattempo la guerra finì. Il 19 febbraio 1919 gli otto fratelli in carcere chiesero un atto di clemenza al presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson. Altre lettere che chiedevano il rilascio dei fratelli vennero inviate al nuovo procuratore generale da numerosi cittadini. Poi, il 1º marzo 1919, in risposta a una domanda del procuratore generale, il giudice Howe raccomandò “l’immediata commutazione” delle condanne. Questo avrebbe ridotto le condanne, ma avrebbe confermato la colpevolezza degli imputati. Prima che ciò avvenisse, gli avvocati dei fratelli presentarono al procuratore generale un ordine della corte che deferiva il caso alla corte d’appello.

Il 21 marzo 1919, nove mesi dopo la condanna di Rutherford e dei suoi collaboratori — e ora che la guerra era finita — la corte d’appello ordinò che tutti e otto gli imputati fossero rilasciati su cauzione, e il 26 marzo vennero rimessi in libertà a Brooklyn previo pagamento di 10.000 dollari a testa. Il 14 maggio 1919 la corte d’appello circondariale di New York stabilì: “Gli imputati in causa non hanno avuto il processo equo e imparziale a cui avevano diritto, e per questa ragione la sentenza viene revocata”. Il caso fu rinviato ad altro giudice. Tuttavia, il 5 maggio 1920, dopo che gli imputati erano comparsi in tribunale, previa convocazione, cinque volte, il procuratore di stato, durante un’udienza pubblica a Brooklyn, annunciò l’interruzione del procedimento. e Perché? Come rivela la corrispondenza conservata negli Archivi di Stato, il Dipartimento della Giustizia temeva che se le questioni fossero state presentate a una giuria imparziale, ora che l’isterismo bellico era passato, la causa sarebbe stata persa. In una lettera al procuratore generale, il procuratore di stato L. W. Ross dichiarò: “Sarebbe meglio, penso, per le nostre relazioni con il pubblico, se di nostra iniziativa” affermassimo che il caso andrebbe lasciato cadere.

Quel giorno stesso, il 5 maggio 1920, anche l’altra accusa presentata nel maggio 1918 contro J. F. Rutherford e quattro suoi collaboratori venne archiviata.

Chi furono gli istigatori?

Tutto questo fu veramente provocato dal clero? John Lord O’Brian lo negò. Ma i fatti erano ben noti ai contemporanei. Il 22 marzo 1919 un giornale, Appeal to Reason, pubblicato a Girard (Kansas) protestò: “Seguaci del pastore Russell, processati per l’odio del clero ‘ortodosso’, sono stati condannati e incarcerati senza cauzione, nonostante ogni possibile sforzo per attenersi ai termini della legge contro lo spionaggio. . . . Dichiariamo che, indipendentemente dal fatto che il disegno di legge contro lo spionaggio fosse tecnicamente costituzionale o eticamente giustificabile, questi seguaci del pastore Russell sono stati condannati ingiustamente ai sensi di questa legge. Un esame imparziale delle prove convincerà subito chiunque che questi uomini non solo non avevano alcuna intenzione di violare la legge, ma non la violarono affatto”.

Anni dopo, in un suo libro, Ray H. Abrams osservò: “È significativo che così tanti ecclesiastici abbiano preso una parte attiva nel cercare di sbarazzarsi dei Russelliti [come venivano chiamati per dispregio gli Studenti Biblici]. Dispute e odi religiosi di lunga data, che non erano presi in considerazione nei tribunali in tempo di pace, ora sono riusciti a introdursi nell’aula sotto l’influenza dell’isterismo bellico”. E affermò anche: “Un’analisi dell’intero processo porta alla conclusione che dietro il movimento volto a eliminare i Russelliti c’erano in origine le chiese e il clero”. — Preachers Present Arms, pp. 183-5.

Ad ogni modo la fine della guerra non pose fine alla persecuzione degli Studenti Biblici. Aprì semplicemente un nuovo capitolo.

I preti fanno pressione sulla polizia

Dopo la guerra il clero suscitò altre questioni per fermare, se possibile, l’attività degli Studenti Biblici. Negli anni ’20 nella cattolica Baviera e in altre zone della Germania furono effettuati numerosi arresti in base alle leggi che regolavano la vendita ambulante. Ma quando i casi venivano presentati alle corti d’appello, di solito i giudici prendevano le parti degli Studenti Biblici. Infine nel 1930, dopo che i tribunali erano stati sommersi da una valanga di casi del genere, il Ministero degli Interni inviò una circolare a tutti i funzionari di polizia con cui diceva loro di smettere di intentare azioni legali contro gli Studenti Biblici in base alle leggi che regolavano la vendita ambulante. Perciò, per breve tempo, la pressione da questa fonte diminuì, e i testimoni di Geova svolsero la loro attività in misura straordinaria nel campo tedesco.

In quegli anni il clero esercitò molta influenza anche in Romania. Riuscì a far emanare decreti che vietavano le pubblicazioni e l’attività dei testimoni di Geova. Ma i preti avevano paura che la gente potesse ugualmente leggere le pubblicazioni già in suo possesso e quindi venisse a conoscenza degli insegnamenti non scritturali e delle asserzioni fraudolente della chiesa. Per impedirlo andarono di casa in casa con i gendarmi per cercare qualsiasi pubblicazione distribuita dai testimoni di Geova. Arrivarono al punto di chiedere a bambini senza sospetti se i loro genitori avevano accettato pubblicazioni del genere. Se ne trovavano, minacciavano di far picchiare e imprigionare chi ne avesse accettate altre. In alcuni villaggi il prete era anche sindaco e giudice di pace, e c’era ben poca giustizia per chi non faceva come diceva lui.

Il nome che si fecero all’epoca alcuni funzionari americani ossequenti alla volontà del clero non è migliore. Per esempio nel 1936, dopo la visita del vescovo cattolico O’Hara a La Grange (Georgia), il sindaco e il procuratore locale fecero arrestare decine di testimoni di Geova. Durante la detenzione dovettero dormire accanto a mucchi di letame su materassi cosparsi di urina di vacca e mangiare cibo pieno di vermi, e furono costretti a lavorare nella costruzione di strade.

Anche in Polonia il clero cattolico ricorse a ogni mezzo che poté escogitare per ostacolare l’opera dei testimoni di Geova. Incitava la popolazione alla violenza, bruciava in pubblico la letteratura dei testimoni di Geova, li denunciava come comunisti e li trascinava in tribunale con l’accusa che la loro letteratura era “sacrilega”. Non tutti i funzionari però erano disposti a stare agli ordini del clero. Il procuratore di stato della corte d’appello di Posen (Poznań), per esempio, si rifiutò di processare un testimone di Geova accusato di aver definito il clero cattolico “organizzazione di Satana”. Il procuratore stesso fece notare che lo spirito immorale che si era diffuso in tutta la cristianità dalla corte di Alessandro VI (papa dal 1492 al 1503) era senza dubbio lo spirito di un’organizzazione satanica. E quando il clero accusò un testimone di Geova di bestemmia contro Dio perché distribuiva pubblicazioni della Watch Tower, il procuratore di stato della corte d’appello di Thorn (Toruń) chiese l’assoluzione, affermando: ‘I testimoni di Geova assumono esattamente la stessa posizione dei primi cristiani. Accusati falsamente e perseguitati, sostengono i massimi ideali in una struttura mondiale cadente e corrotta’.

Gli archivi del governo canadese rivelano che in Canada nel 1940 i testimoni di Geova vennero messi al bando in seguito a una lettera inviata dalla curia del cardinale Villeneuve, del Quebec, al ministro della giustizia Ernest Lapointe. In seguito altre personalità del governo chiesero una spiegazione completa delle ragioni di quell’azione, ma le risposte di Lapointe non furono affatto convincenti per molti parlamentari canadesi.

Dall’altra parte del globo c’erano simili intrighi del clero. Gli archivi del governo australiano contengono una lettera dell’arcivescovo di Sydney che incitava il procuratore generale W. M. Hughes a dichiarare fuori legge i testimoni di Geova. La lettera era stata scritta il 20 agosto 1940, solo cinque giorni prima che venisse imposto il bando. In seguito, dopo aver riesaminato le presunte motivazioni del bando, il giudice Williams dell’Alta Corte australiana disse che aveva avuto “l’effetto di rendere illegale la propugnazione dei princìpi e delle dottrine della religione cristiana e di fare di ogni servizio religioso tenuto dai credenti nella nascita di Cristo una riunione illegale”. Il 14 giugno 1943 la Corte decise che il bando non era compatibile con la legge australiana.

In Svizzera un giornale cattolico invitò le autorità a confiscare le pubblicazioni dei Testimoni che la chiesa considerava ingiuriose. Altrimenti si sarebbe passati a vie di fatto. E in molte parti del mondo è esattamente quello che avvenne.

I capi religiosi ricorrono alla violenza

In Francia il clero cattolico pensava di avere ancora saldamente in pugno la popolazione ed era deciso a fare in modo che niente interferisse in quel monopolio. Nel 1924 e 1925 gli Studenti Biblici erano impegnati in molti paesi nella distribuzione del volantino Ecclesiastics Indicted (Accusati gli ecclesiastici). Nel 1925 J. F. Rutherford doveva parlare a Parigi sul tema “Smascherati gli inganni del clero”. Un testimone oculare riferì ciò che avvenne a quell’adunanza: “La sala era gremita. Il fratello Rutherford si presentò sul palcoscenico e ci fu un caloroso applauso. Aveva appena cominciato a parlare quando all’improvviso una cinquantina di preti e di membri dell’Azione Cattolica, armati di bastoni, irruppero nella sala cantando La Marsigliese [l’inno nazionale francese]. Lanciarono volantini dall’alto della scalinata. Un prete salì sul palcoscenico. Due giovanotti lo cacciarono via. Tre volte il fratello Rutherford lasciò il palcoscenico e poi tornò. Infine se ne andò definitivamente. . . . I tavoli su cui era in mostra la nostra letteratura furono rovesciati e i libri sparpagliati un po’ dappertutto. C’era un’enorme confusione”. Ma non fu un episodio isolato.

Jack Corr, mentre dava testimonianza in Irlanda, sperimentò spesso la furia del clero cattolico. Una volta un gruppo di facinorosi, aizzati dal parroco, lo tirò fuori dal letto a mezzanotte e poi bruciò in piazza tutte le pubblicazioni che aveva. A Roscrea, nella contea di Tipperary, Victor Gurd e Jim Corby quando tornarono a casa scoprirono che gli oppositori si erano impossessati delle loro pubblicazioni, le avevano cosparse di benzina e vi avevano dato fuoco. Tutto intorno al falò c’erano la polizia locale, i preti e i bambini della zona, che cantavano “La fede dei nostri padri”.

Nel 1939, prima che i testimoni di Geova si radunassero al Madison Square Garden di New York, i seguaci del sacerdote cattolico Charles Coughlin minacciarono che l’assemblea sarebbe stata interrotta. Venne avvertita la polizia. Il 25 giugno il fratello Rutherford parlò ai 18.000 o più presenti in sala, e anche a un vasto uditorio internazionale che ascoltò alla radio il discorso “Governo e pace”. Dopo che il discorso era iniziato, 200 o più cattolici e nazisti, guidati da diversi sacerdoti, si accalcarono nella balconata. A un dato segnale, causarono un terribile schiamazzo, gridando “Heil Hitler!” e “Viva Franco!” Ricorsero a ogni sorta di parolacce e minacce e aggredirono molti uscieri intervenuti per sedare il tumulto. I facinorosi non riuscirono a interrompere l’adunanza. Il fratello Rutherford continuò a parlare con vigore e senza paura. Al culmine del frastuono, dichiarò: “Noterete che oggi i nazisti e i cattolici vorrebbero interrompere questa adunanza, ma grazie a Dio non ci riusciranno”. L’uditorio gli diede il suo appoggio con scrosci di applausi. Il tumulto diventò parte integrante della registrazione fatta in quell’occasione e fu udito in molte parti del mondo.

Comunque dove fu possibile, come ai giorni dell’Inquisizione, la gerarchia cattolica si servì dello Stato per far tacere chiunque osasse mettere in dubbio gli insegnamenti e le pratiche della chiesa.

Brutalità nei campi di concentramento

In Adolf Hitler il clero trovò un alleato compiacente. Nel 1933, l’anno stesso in cui venne firmato il concordato tra il Vaticano e la Germania nazista, Hitler sferrò una campagna per annientare i testimoni di Geova della Germania. Entro il 1935 erano al bando in tutta la nazione. Ma chi aveva provocato tutto questo?

Nel Deutsche Weg (un giornale tedesco pubblicato a Łódź, in Polonia) del 29 maggio 1938 un sacerdote cattolico scrisse: “Sulla terra c’è attualmente un paese dove i cosiddetti . . . Studenti Biblici [testimoni di Geova] sono proscritti. È la Germania! . . . Quando Adolf Hitler salì al potere e l’episcopato cattolico tedesco rinnovò la propria richiesta, Hitler disse: ‘Questi cosiddetti Zelanti Studenti Biblici [testimoni di Geova] sono dei sovversivi; . . . li considero dei ciarlatani; non tollero che i cattolici tedeschi vengano infangati in tal modo da questo giudice americano Rutherford; io sciolgo [l’associazione dei testimoni di Geova] in Germania’”. — Il corsivo è nostro.

Era solo l’episcopato cattolico tedesco a volere che venissero prese misure del genere? Come riferiva l’Oschatzer Gemeinnützige del 21 aprile 1933, in un messaggio radiotrasmesso il 20 aprile il ministro luterano Otto aveva parlato della “più stretta cooperazione” della Chiesa Luterana Tedesca della Sassonia con le autorità politiche della nazione e poi aveva annunciato: “I primi risultati di questa cooperazione possono già notarsi nel bando che oggi è stato imposto in Sassonia all’Associazione Internazionale degli Zelanti Studenti Biblici [testimoni di Geova] e alle sue suddivisioni”.

Quindi lo Stato nazista scatenò una delle più barbare persecuzioni di cristiani della storia. Migliaia di testimoni di Geova — di Germania, Austria, Polonia, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Francia e altri paesi — furono gettati nei campi di concentramento. Qui furono sottoposti al trattamento più crudele e sadico che si possa immaginare. Non era insolito che venissero insultati e presi a calci, poi costretti a fare flessioni, saltare e camminare carponi per ore e ore, finché svenivano o crollavano esausti, mentre le guardie ridevano giulive. Alcuni furono costretti in pieno inverno a stare in piedi nel cortile nudi o poco vestiti. Molti vennero frustati finché perdevano conoscenza e avevano la schiena coperta di sangue. Altri furono usati come cavie per esperimenti medici. Alcuni, con le braccia legate dietro la schiena, vennero appesi per i polsi. Benché fossero indeboliti dalla fame e non fossero sufficientemente vestiti per il tempo gelido, furono costretti a fare lavori pesanti, per molte ore, spesso usando le mani invece di pale e altri arnesi. Uomini e donne, alcuni adolescenti altri ultrasettantenni, furono maltrattati in questo modo. I loro tormentatori sfidarono a gran voce Geova.

Nel tentativo di abbattere lo spirito dei Testimoni, il comandante del campo di Sachsenhausen ordinò che August Dickmann, un giovane Testimone, fosse messo a morte alla presenza di tutti i prigionieri, con i testimoni di Geova in prima fila dove sarebbero stati più esposti all’impatto dell’esecuzione. Poi gli altri prigionieri furono allontanati, ma i testimoni di Geova dovettero rimanere. Con veemenza il comandante chiese loro: ‘Adesso chi è pronto a firmare la dichiarazione?’, la dichiarazione con cui uno rinunciava alla propria fede e si diceva disposto a fare il soldato. Nemmeno uno dei 400 o più Testimoni rispose. Poi due si fecero avanti. No, non per firmare, ma per chiedere che la firma apposta circa un anno prima venisse annullata.

Nel campo di Buchenwald furono usati metodi simili. L’ufficiale nazista Rödl avvertì i Testimoni: “Se qualcuno di voi rifiuta di combattere contro la Francia o l’Inghilterra, morirete tutti!” Due compagnie di SS armate di tutto punto aspettavano al cancello. Neanche un Testimone cedette. Seguirono maltrattamenti, ma la minaccia dell’ufficiale non venne attuata. Era risaputo che nei campi i Testimoni erano disposti a fare qualsiasi lavoro fosse loro assegnato, ma anche se venivano puniti sistematicamente con la fame e il lavoro massacrante, rifiutavano con fermezza di fare qualunque cosa a favore della guerra o contro un compagno di prigionia.

Quello che passarono è indescrivibile. Centinaia di loro morirono. Dopo che i sopravvissuti furono liberati dai campi alla fine della guerra, un Testimone delle Fiandre scrisse: “Solo un grande desiderio di vivere, la speranza e la fiducia in Lui, Geova, che è onnipotente, e l’amore per la Teocrazia, ci hanno permesso di sopportare tutto questo e riportare la vittoria. — Romani 8:37”.

I figli venivano strappati senza pietà ai genitori. Marito e moglie venivano separati e alcuni non ebbero mai più notizie dell’altro. Poco dopo essersi sposato, Martin Poetzinger fu arrestato e portato nell’infame campo di Dachau, poi a Mauthausen. Sua moglie, Gertrud, venne rinchiusa a Ravensbrück. Non si videro per nove anni. Ricordando le esperienze di Mauthausen, in seguito egli scrisse: “La Gestapo tentò ogni sistema per indurci a infrangere la nostra fede in Geova. Dieta da fame, falsi amici, brutalità, giorni e giorni in piedi in un luogo angusto, appesi per i polsi, con le mani dietro la schiena, a un palo alto tre metri, frustate: furono tentati tutti questi sistemi e altri troppo abietti per menzionarli”. Ma rimase leale a Geova. Fu anche fra i superstiti, e in seguito servì come membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova.

Imprigionati per la loro fede

I testimoni di Geova non si trovavano nei campi di concentramento perché fossero dei criminali. Quando gli ufficiali volevano farsi radere, affidavano il rasoio a un Testimone, perché sapevano che nessuno di loro l’avrebbe usato per fare del male a un altro essere umano. Quando gli ufficiali delle SS del campo di sterminio di Auschwitz avevano bisogno di qualcuno per pulire la casa o badare ai bambini, sceglievano delle Testimoni, perché sapevano che non avrebbero cercato di avvelenarli o di scappare. Alla fine della guerra, durante l’evacuazione del campo di Sachsenhausen, le guardie misero un furgone su cui avevano caricato il loro bottino in mezzo a una colonna di Testimoni. Perché? Perché sapevano che i Testimoni non li avrebbero derubati.

I testimoni di Geova furono imprigionati per la loro fede. Più volte fu promessa loro la liberazione se solo avessero firmato una dichiarazione in cui rinnegavano le proprie convinzioni. Le SS fecero tutto ciò che era in loro potere per indurli o costringerli a firmare una dichiarazione del genere. Questo era quello che volevano sopra ogni altra cosa.

Tutti i Testimoni, tranne qualcuno, furono irremovibili nella loro integrità. Ma non solo soffrirono a motivo della loro lealtà a Geova e della loro devozione al nome di Cristo, non solo sopportarono le torture da inquisizione inflitte loro: mantennero anche forti legami di unità spirituale.

Non cercavano di sopravvivere ad ogni costo. Si mostravano l’un l’altro amore altruistico. Quando uno di loro si indeboliva, altri dividevano con lui la misera razione di cibo. Quando veniva negata ogni assistenza medica, si prendevano amorevolmente cura l’uno dell’altro.

Nonostante tutti gli sforzi dei persecutori per impedirlo, i Testimoni ricevevano materiale di studio biblico, nascosto in pacchi dono provenienti dall’esterno, trasmesso a voce da prigionieri appena arrivati, persino nascosto nella gamba di legno di un nuovo detenuto o in altri modi quando venivano mandati a lavorare fuori dei campi. Le copie venivano passate da uno all’altro; a volte erano ciclostilate clandestinamente proprio negli uffici del personale del campo. Benché fosse molto pericoloso, nei campi si tenevano persino delle adunanze cristiane.

I Testimoni continuarono a predicare che il Regno di Dio è l’unica speranza dell’uomo, e lo fecero anche nei campi di concentramento! A Buchenwald, grazie all’attività organizzata, migliaia di detenuti udirono la buona notizia. All’inizio del 1943 nel campo di Neuengamme, vicino ad Amburgo, fu programmata con cura e compiuta un’intensa campagna di testimonianza. Vennero preparate cartoline di testimonianza nelle varie lingue parlate nel campo. Si fecero sforzi per raggiungere ogni internato. Si presero disposizioni per studiare regolarmente la Bibbia con gli interessati. I Testimoni erano così zelanti nella loro predicazione che alcuni prigionieri politici si lamentavano: “Dovunque si vada, non si fa altro che sentir parlare di Geova!” Quando arrivò da Berlino l’ordine di sparpagliare i Testimoni fra gli altri prigionieri, per indebolirli, questo in realtà permise loro di dare testimonianza a un maggior numero di persone.

Una nipote del generale francese Charles de Gaulle, dopo essere stata liberata, scrisse a proposito delle 500 o più fedeli Testimoni rinchiuse a Ravensbrück: “Provo vera ammirazione per loro. Erano di diverse nazionalità: tedesche, polacche, russe e ceche, e hanno sopportato terribili sofferenze per le loro convinzioni. . . . Mostrarono tutte grandissimo coraggio e con il loro comportamento si guadagnarono infine anche il rispetto delle SS. Avrebbero potuto essere liberate immediatamente se avessero rinnegato la loro fede. Ma, al contrario, continuarono a resistere, riuscendo perfino a introdurre nel campo libri e volantini”.

Come Gesù Cristo, vinsero il mondo che cercava di costringerli a conformarsi al suo modello satanico. (Giov. 16:33) Nel libro New Religious Movements: A Perspective for Understanding Society (pubblicato nel 1982), Christine King dice di loro: “I testimoni di Geova sfidavano il concetto totalitario della nuova società e questa sfida, insieme alla sua tenacia, indispettiva visibilmente gli architetti del nuovo ordine. . . . Metodi usati da tanto tempo come la persecuzione, la tortura, la prigione e lo scherno non riuscirono a indurre alcun Testimone ad accettare la posizione nazista, anzi questi metodi si ritorsero contro i loro istigatori. . . . La lotta tra questi due gruppi che pretendevano lealtà fu molto aspra, soprattutto perché i nazisti, fisicamente più forti, erano sotto molti aspetti meno sicuri, meno saldi nelle loro convinzioni, meno certi che il loro Reich millenario sarebbe sopravvissuto. I Testimoni non avevano dubbi circa le loro radici, poiché della loro fede era stata data prova sin dal tempo di Abele. Mentre i nazisti dovevano reprimere l’opposizione e convincere i loro sostenitori, attingendo spesso linguaggio e metafore dal cristianesimo settario, i Testimoni erano sicuri che i loro membri, anche di fronte alla morte, sarebbero rimasti pienamente e fermamente leali”.

Alla fine della guerra più di un migliaio di Testimoni sopravvissuti uscirono dai campi, con la fede intatta e l’amore reciproco ancora più forte. Mentre gli eserciti russi avanzavano, le guardie evacuarono rapidamente Sachsenhausen. Raggrupparono i prigionieri secondo la nazionalità. Ma i testimoni di Geova rimasero insieme come un solo gruppo: 230 di questo campo. Poiché i russi incalzavano, le guardie persero la calma. Non c’erano viveri e i prigionieri erano deboli; chi restava indietro e cadeva esausto veniva ucciso. Ne rimasero migliaia lungo la linea di marcia. Ma i Testimoni si aiutarono l’un l’altro così che neanche il più debole rimase sulla strada. Eppure alcuni avevano da 65 a 72 anni. Altri prigionieri cercarono di rubare qualcosa da mangiare per via, e molti vennero uccisi mentre lo facevano. I Testimoni invece ne approfittarono per parlare degli amorevoli propositi di Geova con la gente che incontrarono durante la ritirata, e alcuni, riconoscenti per il confortante messaggio, diedero dei viveri a loro e ai loro fratelli cristiani.

Il clero continua a opporsi

Dopo la seconda guerra mondiale nella Cecoslovacchia orientale il clero continuò a fomentare la persecuzione dei testimoni di Geova. Al tempo della dominazione nazista accusava i Testimoni di essere comunisti; ora sosteneva che erano contro il governo comunista. A volte, quando i testimoni di Geova facevano visite in casa della gente, i preti incitavano i maestri a lasciare uscire di scuola centinaia di ragazzi perché li prendessero a sassate.

Similmente nel 1947 i sacerdoti cattolici di Santa Ana, nel Salvador, organizzarono una dimostrazione contro i Testimoni. Mentre i fratelli tenevano il settimanale studio Torre di Guardia, dei ragazzi lanciarono sassi attraverso la porta aperta. Poi arrivò la processione con i sacerdoti in testa. Alcuni portavano torce, altri immagini, e gridavano: “Viva la Vergine!” e “A morte Geova!” Per un paio d’ore l’edificio fu sotto una sassaiola.

Verso la metà degli anni ’40 anche nel Quebec, in Canada, i testimoni di Geova subirono terribili angherie da parte sia di turbe di cattolici sia di funzionari. Delegazioni inviate dalla curia vescovile andavano ogni giorno dalla polizia per chiedere che la facesse finita con i Testimoni. Spesso, prima che venisse effettuato un arresto, si vedevano agenti uscire da una porta secondaria della chiesa. Nel 1949 missionari dei testimoni di Geova furono scacciati da Joliette (Quebec) da facinorosi cattolici.

Ma non tutta la popolazione del Quebec era d’accordo con quello che avveniva. Oggi in una delle vie principali di Joliette c’è una bella Sala del Regno dei Testimoni di Geova. L’ex seminario è stato chiuso e il governo l’ha acquistato e trasformato in un istituto pubblico di istruzione superiore. E a Montreal i testimoni di Geova hanno tenuto grandi assemblee internazionali, con ben 80.008 presenti nel 1978.

Comunque la Chiesa Cattolica ha usato ogni mezzo possibile per mantenere un ferreo dominio sulla gente. Facendo pressione sulle autorità, nel 1949 si assicurò che i missionari dei Testimoni fossero costretti a lasciare l’Italia e negli anni ’50, quando era possibile, faceva in modo che i permessi ottenuti dai Testimoni per tenere assemblee venissero revocati. Ciò nonostante il numero dei testimoni di Geova continuò ad aumentare, e nel 1992 in Italia c’erano oltre 190.000 Testimoni evangelizzatori.

Come al tempo dell’Inquisizione, in Spagna il clero accusava e poi lasciava allo Stato il meschino compito di fare il resto. Per esempio, a Barcellona, dove nel 1954 l’arcivescovo bandì una crociata contro i Testimoni, il clero si servì del pulpito e anche delle scuole e della radio per dire ai parrocchiani che quando i Testimoni facevano loro visita dovevano invitarli a entrare e poi chiamare subito la polizia.

I preti temevano che gli spagnoli potessero venire a sapere quello che diceva la Bibbia e magari anche mostrarlo ad altri. Quando Manuel Mula Giménez nel 1960 fu imprigionato a Granada per il “reato” di insegnare ad altri la Bibbia, il cappellano della prigione (un sacerdote cattolico) fece sparire l’unica Bibbia dalla biblioteca della prigione. E quando un altro carcerato prestò a Manuel una copia dei Vangeli, questa gli venne portata via. Ma in Spagna la Bibbia ormai ha raggiunto la gente comune, che ha potuto vedere da sé quello che dice, e nel 1992 coloro che avevano iniziato ad adorare Geova quali suoi Testimoni erano più di 90.000.

Nella Repubblica Dominicana i preti collaborarono con il dittatore Trujillo, servendosi di lui per raggiungere i loro obiettivi come lui si servì di loro per i suoi scopi. Nel 1950, dopo che i preti avevano scritto articoli sui giornali accusando i testimoni di Geova, il sorvegliante della filiale della Watch Tower Society venne convocato dal segretario degli Interni e della Polizia. Mentre aspettava fuori, il sorvegliante vide due gesuiti entrare e poi andarsene. Subito dopo fu invitato a entrare nell’ufficio del segretario, che con visibile nervosismo gli lesse il decreto di proscrizione dell’attività dei testimoni di Geova. Dopo che il bando venne revocato per breve tempo nel 1956, il clero si servì della radio e della stampa per rinnovare le calunnie contro i Testimoni. Intere congregazioni vennero arrestate e fu intimato loro di firmare una dichiarazione con cui rinunciavano alla loro fede e promettevano di tornare alla Chiesa Cattolica. Quando i Testimoni rifiutavano, venivano picchiati, presi a calci, frustati e colpiti in faccia con il calcio del fucile. Ma rimasero incrollabili, e aumentarono di numero.

A Sucre, in Bolivia, ci fu altra violenza. Nel 1955, mentre stava per iniziare un’assemblea dei testimoni di Geova, una banda di ragazzi della Scuola Cattolica del Sacro Cuore circondò il luogo dell’assemblea, gridando e lanciando pietre. Dalla chiesa di fronte un potente altoparlante esortava tutti i cattolici a difendere la chiesa e la “Vergine” dagli “eretici protestanti”. Il vescovo e i sacerdoti cercarono personalmente di interrompere l’adunanza, ma la polizia ordinò loro di uscire dalla sala.

L’anno prima, a un’assemblea dei testimoni di Geova a Riobamba, nell’Ecuador, era in programma il discorso pubblico intitolato “L’amore è pratico in un mondo egoista?” Ma un gesuita aveva incitato la popolazione cattolica a impedire quella adunanza. Infatti, quando iniziò il discorso, si sentiva la folla gridare: “Viva la Chiesa Cattolica!” e “Abbasso i protestanti!” La polizia, va detto a sua lode, trattenne i facinorosi con le spade sguainate. Ma la folla continuò a lanciare sassi contro il luogo dell’adunanza e, più tardi, contro l’edificio in cui abitavano i missionari.

Il clero cattolico è stato il principale persecutore dei Testimoni, ma non è stato il solo. Il clero greco ortodosso è stato altrettanto feroce e ha usato le stesse tattiche, nel campo più limitato in cui poteva esercitare la propria influenza. Inoltre, dove capivano di poterlo fare, molti ecclesiastici protestanti hanno manifestato uno spirito simile. Per esempio, in Indonesia hanno capeggiato turbe che interrompevano studi biblici in case private e picchiavano selvaggiamente i testimoni di Geova presenti. In alcuni paesi dell’Africa hanno tentato di indurre le autorità a scacciare i testimoni di Geova dal paese o a privarli della libertà di parlare ad altri della Parola di Dio. Per quanto possano dissentire su altre questioni, in genere gli ecclesiastici cattolici e protestanti sono d’accordo nell’opporsi ai testimoni di Geova. Qualche volta si sono perfino uniti per cercare di indurre le autorità a far cessare l’attività dei Testimoni. Dove la vita è dominata da religioni non cristiane, anche queste si sono spesso servite del governo per impedire che i loro fedeli venissero a conoscenza di insegnamenti che potevano portarli a mettere in dubbio la religione che avevano dalla nascita.

A volte questi gruppi non cristiani si sono uniti a sedicenti cristiani nel tentativo di mantenere lo status quo religioso. All’inizio degli anni ’50 a Dekin, nel Dahomey (ora Benin), un sacerdote feticista e un prete cattolico si misero d’accordo per convincere le autorità a sopprimere l’attività dei testimoni di Geova. Per la disperazione fabbricarono accuse destinate a suscitare sentimenti ostili di ogni sorta. Accusarono i Testimoni di incitare la popolazione alla rivolta contro il governo, di non pagare le tasse, di essere la causa per cui i feticci non davano la pioggia e di essere responsabili dell’inefficacia delle preghiere del sacerdote. Tutti questi capi religiosi temevano che la gente potesse imparare cose che l’avrebbero liberata da credenze superstiziose e da una vita di cieca ubbidienza.

In molti luoghi però un po’ alla volta l’influenza del clero è diminuita. Gli ecclesiastici non hanno più il sostegno della polizia quando molestano i Testimoni. Nel 1986 un sacerdote greco ortodosso cercò di interrompere un’assemblea dei testimoni di Geova a Larissa, in Grecia, ricorrendo alla violenza della folla, ma il procuratore distrettuale e un grosso contingente di polizia intervennero a favore dei Testimoni. E qualche volta la stampa è stata molto franca nel denunciare gli atti di intolleranza religiosa.

Tuttavia in molte parti del mondo altre questioni hanno causato ondate di persecuzione. Una di queste riguardava la posizione dei testimoni di Geova nei confronti degli emblemi nazionali.

Perché adorano solo Geova

Nei tempi moderni i testimoni di Geova hanno dovuto affrontare questioni riguardanti cerimonie nazionalistiche prima di tutto nella Germania nazista. Hitler cercò di irreggimentare la nazione tedesca rendendo obbligatorio il saluto nazista “Heil Hitler!” Come riferì il giornalista svedese e cronista della BBC Björn Hallström, in Germania durante l’era nazista, quando i testimoni di Geova venivano arrestati, le accuse di solito includevano il “rifiuto di salutare la bandiera e di fare il saluto nazista”. Ben presto altre nazioni cominciarono a esigere che tutti facessero il saluto alla bandiera. I testimoni di Geova si rifiutarono, non per mancanza di rispetto, ma per motivi di coscienza. Essi rispettano la bandiera, ma considerano il saluto alla bandiera un atto di adorazione. f

Dopo che in Germania all’inizio dell’era nazista circa 1.200 Testimoni erano stati imprigionati per essersi rifiutati di fare il saluto nazista e di violare la neutralità cristiana, negli Stati Uniti migliaia di loro subirono maltrattamenti fisici perché non salutavano la bandiera americana. Durante la settimana del 4 novembre 1935 alcuni scolari di Canonsburg (Pennsylvania) furono portati nel locale della caldaia della scuola e frustati perché si erano rifiutati di fare il saluto. Un’insegnante, Grace Estep, fu licenziata da quella scuola per la stessa ragione. Il 6 novembre a Minersville (Pennsylvania) William e Lillian Gobitas si rifiutarono di salutare la bandiera e vennero espulsi dalla scuola. Il padre fece causa perché i figli venissero riammessi. Sia la corte distrettuale federale che la corte circondariale d’appello decisero il caso a favore dei testimoni di Geova. Ma nel 1940, quando la nazione era sull’orlo della guerra, la Corte Suprema degli Stati Uniti, nella causa Minersville School District v. Gobitis, con una maggioranza di 8 contro 1, rese obbligatorio il saluto alla bandiera nelle scuole pubbliche. Questo provocò in tutta la nazione un’ondata di violenza contro i testimoni di Geova.

Gli attacchi contro i testimoni di Geova furono così numerosi che Eleanor Roosevelt (moglie del presidente F. D. Roosevelt) supplicò il pubblico di desistere. Il 16 giugno 1940 in una trasmissione radio a livello nazionale il viceprocuratore generale Francis Biddle si riferì in particolare alle atrocità commesse contro i Testimoni e disse che non sarebbero state tollerate. Ma questo non placò l’ondata di violenza.

In ogni circostanza concepibile — per le strade, sul luogo di lavoro, quando i Testimoni facevano visite nelle case svolgendo il loro ministero — venivano piantate davanti a loro bandiere e veniva richiesto che facessero il saluto, se no sarebbero stati guai! Alla fine del 1940 l’Annuario dei testimoni di Geova (inglese) riferiva: “La Gerarchia e la Legione Americana, tramite le folle che sono passate a vie di fatto, hanno causato con la violenza danni indescrivibili. I testimoni di Geova sono stati assaliti, picchiati, rapiti, scacciati da città, contee e stati, ricoperti di pece e piume, costretti a bere olio di ricino, legati insieme e inseguiti per le strade come bestie, evirati e mutilati, scherniti e insultati da folle indemoniate, incarcerati a centinaia senza imputazione e tenuti in segregazione senza poter comunicare con parenti, amici o legali. A centinaia sono stati imprigionati e sottoposti alla cosiddetta ‘carcerazione preventiva’; alcuni sono stati presi a fucilate nottetempo; altri sono stati minacciati di impiccagione e sono stati picchiati finché hanno perso i sensi. La violenza delle turbe si è manifestata nei modi più svariati. A molti sono stati strappati gli abiti di dosso, la Bibbia e altre pubblicazioni sono state portate via e bruciate in pubblico; automobili, roulotte, case e locali di assemblee sono stati rovinati e incendiati . . . Molte volte quando i processi si sono svolti in comunità dove la folla spadroneggiava, avvocati e testimoni sono stati assaliti e picchiati mentre assistevano al processo. Quasi in ogni caso in cui c’è stata violenza da parte della folla i pubblici ufficiali non sono intervenuti e si sono rifiutati di offrire protezione, e in decine di casi i tutori della legge hanno partecipato alle azioni della folla e talvolta le hanno capeggiate”. Dal 1940 al 1944 negli Stati Uniti ci furono più di 2.500 casi di aggressione contro i testimoni di Geova da parte di turbe.

Poiché molti figli di testimoni di Geova erano stati espulsi da scuola, per qualche tempo tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40 fu necessario aprire scuole proprie negli Stati Uniti e nel Canada per provvedere all’istruzione dei ragazzi. Queste furono chiamate Scuole del Regno.

Anche altri paesi hanno duramente perseguitato i Testimoni perché si astenevano dal salutare o baciare gli emblemi nazionali. Nel 1959 in Costa Rica i figli dei testimoni di Geova che non partecipavano a quella che la legge definisce ‘adorazione dei simboli nazionali’ furono espulsi dalle scuole. Nel 1984 in Paraguay i figli dei Testimoni subirono un trattamento simile. Nel 1959 la Corte Suprema delle Filippine decretò che, nonostante le obiezioni di carattere religioso, i figli dei testimoni di Geova potevano essere costretti a fare il saluto alla bandiera. Ma nella maggioranza dei casi le autorità scolastiche locali cooperarono con i Testimoni, affinché i loro figli potessero frequentare la scuola senza violare la propria coscienza. Nel 1963 le autorità della Liberia, nell’Africa occidentale, accusarono i Testimoni di mancare di rispetto allo Stato; interruppero con la forza l’assemblea dei Testimoni a Gbarnga e imposero a tutti i presenti — sia liberiani che stranieri — di giurare fedeltà alla bandiera nazionale. Nel 1976 un servizio giornalistico intitolato “I testimoni di Geova a Cuba” affermava che nei due anni precedenti un migliaio di genitori, uomini e donne, erano stati messi in prigione perché i loro figli non facevano il saluto alla bandiera.

Non tutti erano d’accordo con simili misure repressive contro persone che, per ragioni di coscienza, si astenevano rispettosamente dal partecipare a cerimonie patriottiche. Nel 1941 The Open Forum, settimanale pubblicato dalla filiale dell’Associazione per i Diritti Civili della California meridionale, affermava: “È tempo che rivediamo la questione del saluto alla bandiera. I testimoni di Geova non sono americani ribelli. . . . Non sono soliti contravvenire alla legge in generale, ma conducono una vita decorosa, ordinata, facendo la loro parte per il bene comune”. Nel 1976 un cronista argentino dell’Herald di Buenos Aires osservò con franchezza che le credenze dei Testimoni “offendono solo coloro che ritengono che il patriottismo sia essenzialmente questione di salutare la bandiera e cantare l’inno nazionale, non una questione di cuore”. E aggiunse: “Hitler e Stalin li trovavano indigesti, e li trattarono in modo abominevole. Molti altri dittatori che vogliono imporre l’ubbidienza totale hanno cercato di sopprimerli. E non ci sono riusciti”.

È notorio che alcuni gruppi religiosi hanno sostenuto la violenza armata contro governi che non erano di loro gradimento. Ma in nessun paese della terra i testimoni di Geova hanno mai partecipato a insurrezioni politiche. Non è per slealtà — perché sostengano qualche altro governo umano — che rifiutano di fare il saluto a un emblema nazionale. La loro posizione è uguale in ogni paese in cui si trovano. Il loro non è un atteggiamento di scarso rispetto. Non fischiano né gridano per disturbare cerimonie patriottiche; non sputano sulla bandiera, non la calpestano né le danno fuoco. Non si oppongono al governo. La loro posizione si basa su quello che disse Gesù Cristo stesso, come è riportato in Matteo 4:10: “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”.

La posizione assunta dai testimoni di Geova è simile a quella dei cristiani al tempo dell’impero romano. A proposito di quei primi cristiani, un libro afferma: “L’atto con cui si adorava l’imperatore consisteva nel mettere alcuni grani d’incenso o alcune gocce di vino sull’altare davanti all’immagine dell’imperatore. Forse ora che siamo così lontani dalla situazione non vediamo nell’atto nulla di diverso dal . . . levare la mano nel saluto alla bandiera o a qualche illustre capo di stato, un’espressione di cortesia, di rispetto e di patriottismo. Forse nel primo secolo moltissimi la pensavano proprio così al riguardo, ma non i primi cristiani. Consideravano l’intera questione un problema di adorazione religiosa, cioè riconoscere nell’imperatore una divinità ed essere quindi sleali a Dio e a Cristo, e si rifiutarono di farlo”. — Elmer W. K. Mould, Essentials of Bible History, 1951, p. 563.

Odiati perché “non fanno parte del mondo”

Poiché Gesù disse che i suoi discepoli “non fanno parte del mondo”, i testimoni di Geova non partecipano ai suoi affari politici. (Giov. 17:16; 6:15) Anche in questo sono come i primi cristiani, di cui gli storici dicono:

“Il cristianesimo primitivo fu poco compreso e fu considerato con scarso favore da quelli che governavano il mondo pagano. . . . I cristiani si rifiutavano di partecipare a certi doveri dei cittadini romani. . . . Non ricoprivano cariche politiche”. (A. K. Heckel e J. G. Sigman, On the Road to Civilization— A World History, 1937, pp. 237-8) “Rifiutavano di prendere parte attiva all’amministrazione civile o alla difesa militare dell’impero. . . . Per un cristiano era impossibile, senza venir meno a un più sacro dovere, assumere il ruolo di soldato, di magistrato o di principe”. — Edward Gibbon, Declino e caduta dell’impero romano, trad. di M. Lo Buono, Mondadori, Milano, 1986, p. 214.

Questa presa di posizione non è benvista dal mondo, specie nei paesi in cui i governanti richiedono che tutti partecipino a certe attività per dimostrare che sostengono il sistema politico. Il risultato è quello indicato da Gesù: “Se faceste parte del mondo, il mondo avrebbe affetto per ciò che è suo. Ora poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia”. — Giov. 15:19.

In certi paesi è obbligatorio votare nelle elezioni politiche. Chi non vota viene punito con multe, imprigionamento o peggio. Ma i testimoni di Geova sostengono il messianico Regno di Dio, che, come disse Gesù, “non fa parte di questo mondo”. Perciò non partecipano agli affari politici delle nazioni di questo mondo. (Giov. 18:36) È una decisione personale; essi non impongono le loro idee ad altri. Dove non c’è tolleranza religiosa, le autorità hanno preso l’astensione dei Testimoni come una scusa per perseguitarli spietatamente. Ciò avvenne, per esempio, nei paesi sotto la dominazione nazista. È avvenuto anche a Cuba. In molti paesi però le autorità sono state più tolleranti.

In alcune nazioni i detentori del potere hanno richiesto che tutti indicassero che sostenevano il partito politico dominante gridando certi slogan. Poiché in coscienza non potevano farlo, negli anni ’70 e ’80 migliaia di Testimoni della parte orientale dell’Africa furono percossi, privati dei mezzi di sostentamento e scacciati dalle loro case. Ma in tutti i paesi i testimoni di Geova, pur essendo laboriosi e ligi alla legge, sono cristiani neutrali in quanto alle questioni politiche.

Nel Malawi esiste un solo partito politico e il possesso della tessera del partito indica l’adesione. Benché i Testimoni siano esemplari nel pagare le tasse, in armonia con le loro convinzioni religiose si rifiutano di acquistare la tessera di un partito. Far questo significherebbe rinnegare la propria fede nel Regno di Dio. Perciò, verso la fine del 1967, con l’incoraggiamento di funzionari del governo, in tutto il Malawi bande di giovani lanciarono un attacco a oltranza contro i testimoni di Geova, senza precedenti per la sua oscenità e sadica crudeltà. Più di un migliaio di devote donne cristiane furono violentate. Alcune furono denudate davanti alla folla, battute con bastoni e prese a pugni, e poi stuprate da una persona dopo l’altra. Agli uomini furono conficcati chiodi nei piedi e raggi di bicicletta nelle gambe, e poi fu ordinato loro di correre. In tutto il paese case, mobilio, abiti e riserve alimentari dei Testimoni vennero distrutti.

Di nuovo, nel 1972, dopo l’assemblea annuale del Partito del Congresso del Malawi, ci fu una recrudescenza di simili brutalità. A quell’assemblea fu presa ufficialmente la risoluzione di privare i testimoni di Geova dell’impiego e di scacciarli dalle loro case. A nulla valsero gli appelli dei datori di lavoro a cui premeva di tenere questi lavoratori fidati. Case, messi e animali domestici vennero confiscati o distrutti. Ai Testimoni fu proibito di attingere acqua dal pozzo del villaggio. Molti furono picchiati, violentati, mutilati o assassinati. Intanto erano scherniti e beffati per la loro fede. Infine più di 34.000 fuggirono dal paese per non essere uccisi.

Ma non era tutto. Prima da un paese e poi da un altro furono costretti a ripassare il confine, solo per subire altre brutalità per mano dei loro persecutori. Eppure, nonostante tutto, non scesero a compromessi e non abbandonarono la loro fede in Geova Dio. Dimostrarono di essere come i fedeli servitori di Dio di cui la Bibbia dice: “Altri ricevettero la loro prova mediante beffe e flagelli, in realtà, ancora di più, mediante legami e prigioni. Furono lapidati, furono provati, furono segati a pezzi, morirono assassinati con la spada, andarono in giro in pelli di pecora, in pelli di capra, mentre erano nel bisogno, nella tribolazione, maltrattati; e il mondo non era degno di loro”. — Ebr. 11:36-38.

Perseguitati in tutte le nazioni

Sono relativamente poche le nazioni del mondo che con una simile persecuzione religiosa hanno tradito la libertà di cui si vantano? Niente affatto! Gesù Cristo avvertì i suoi seguaci: “Sarete odiati da tutte le nazioni a causa del mio nome”. — Matt. 24:9.

Negli ultimi giorni di questo sistema di cose, dal 1914 in poi, l’odio è diventato particolarmente intenso. Il Canada e gli Stati Uniti iniziarono l’attacco durante la prima guerra mondiale vietando la letteratura biblica, e furono presto imitati dall’India e dal Niassa (ora Malawi). Negli anni ’20 furono imposte restrizioni arbitrarie agli Studenti Biblici in Grecia, Italia, Romania, Spagna e Ungheria. In alcuni di questi paesi era vietato distribuire pubblicazioni bibliche; a volte erano proibite anche le adunanze private. Altre nazioni si aggiunsero negli anni ’30, imponendo restrizioni (alcune ai testimoni di Geova, altre alle loro pubblicazioni): Albania, Austria, Bulgaria, Estonia, quella che era la Iugoslavia, Lettonia, Lituania, Polonia, alcuni cantoni della Svizzera, Costa d’Oro (ora Ghana), possedimenti francesi in Africa, Trinidad e Figi.

Durante la seconda guerra mondiale i testimoni di Geova erano al bando e il loro ministero pubblico e la loro letteratura biblica erano vietati in molte parti del mondo. Questo non avveniva solo in Germania, in Giappone e in Italia — nazioni che erano tutte sotto un governo dittatoriale — ma anche in molti paesi che prima o durante la guerra vennero a trovarsi direttamente o indirettamente sotto la loro dominazione. Fra questi c’erano Albania, Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Corea, Indie Orientali Olandesi (ora Indonesia), Norvegia e Paesi Bassi. In quegli anni di guerra Argentina, Brasile, Finlandia, Francia e Ungheria emisero tutti decreti contro i testimoni di Geova o la loro attività.

La Gran Bretagna, durante la guerra, non mise direttamente fuori legge l’attività dei testimoni di Geova, ma espulse il sorvegliante della filiale della Watch Tower Society che era nato in America e cercò di soffocare l’attività dei Testimoni vietando per tutta la durata della guerra la spedizione della loro letteratura biblica. In tutto l’Impero e il Commonwealth britannico i testimoni di Geova vennero messi al bando e la loro letteratura fu vietata. Australia, Bahama, Basutoland (ora Lesotho), Bechuanaland (ora Botswana), Birmania (ora Myanmar), Canada, Ceylon (ora Srī Lanka), Cipro, Costa d’Oro (ora Ghana), Dominica, Figi, Giamaica, Guiana Britannica (ora Guyana), India, Leeward (Indie Occidentali Britanniche), Niassa (ora Malawi), Nigeria, Nuova Zelanda, Repubblica Sudafricana, Rhodesia del Nord (ora Zambia), Rhodesia del Sud (ora Zimbabwe), Singapore e Swaziland presero tutti misure del genere per manifestare la loro ostilità verso i servitori di Geova.

Dopo la fine della guerra la persecuzione diminuì in alcune zone, ma aumentò in altre. Durante i successivi 45 anni, oltre al fatto che ai testimoni di Geova venne negato il riconoscimento giuridico in molti paesi, vere e proprie restrizioni furono imposte a loro o alla loro letteratura in 23 paesi dell’Africa, 9 dell’Asia, 8 d’Europa, 3 dell’America Latina e 4 di certe nazioni insulari. Nel 1992 i testimoni di Geova erano ancora soggetti a restrizioni in 24 paesi.

Questo non significa che tutti i funzionari governativi siano personalmente contrari all’opera dei testimoni di Geova. Molti sono favorevoli alla libertà religiosa e riconoscono che i Testimoni sono un bene prezioso per la comunità. Non sono d’accordo con coloro che si battono perché vengano adottate misure contro i Testimoni. Per esempio, prima che la Costa d’Avorio (Côte d’Ivoire) diventasse una nazione indipendente, un sacerdote cattolico e un ministro metodista cercarono di indurre un funzionario a far espellere i testimoni di Geova dal paese, ma constatarono di parlare con funzionari che non erano disposti a fare il loro gioco. Quando, nel 1990, un funzionario cercò di modificare la legge della Namibia per discriminare i rifugiati che erano testimoni di Geova, l’Assemblea Costituente non lo permise. E in molti paesi dove un tempo erano al bando, ora i testimoni di Geova godono del riconoscimento giuridico.

Eppure, in vari modi, i testimoni di Geova sono perseguitati in ogni parte della terra. (2 Tim. 3:12) In alcuni luoghi questa persecuzione può venire principalmente da interlocutori offensivi, da parenti contrari o da colleghi e compagni di scuola che non hanno timore di Dio. Ma chiunque siano i persecutori e in qualunque modo tentino di giustificare il proprio comportamento, i testimoni di Geova sanno chi è in realtà il responsabile della persecuzione dei veri cristiani.

La questione in gioco

Da molto tempo le pubblicazioni della Watch Tower indicano che il primo libro della Bibbia aveva predetto in linguaggio simbolico l’inimicizia, o l’odio, di Satana il Diavolo e di quelli che sono in suo potere contro la celeste organizzazione di Geova e i suoi rappresentanti terreni. (Gen. 3:15; Giov. 8:38, 44; Riv. 12:9, 17) Specie dal 1925 La Torre di Guardia ha spiegato con le Scritture che ci sono solo due organizzazioni principali: quella di Geova e quella di Satana. E che, come dice 1 Giovanni 5:19, “tutto il mondo” — cioè tutto il genere umano al di fuori dell’organizzazione di Geova — “giace nel potere del malvagio”. Per questo tutti i veri cristiani sono perseguitati. — Giov. 15:20.

Ma perché Dio lo permette? C’è qualche utilità? Gesù Cristo spiegò che prima di schiacciare, in qualità di Re celeste, Satana e la sua organizzazione malvagia, avrebbe separato le persone di tutte le nazioni, come un pastore del Medio Oriente separa le pecore dai capri. La gente avrebbe avuto l’opportunità di sentir parlare del Regno di Dio e di schierarsi dalla sua parte. Quando i proclamatori di questo Regno sono perseguitati, la questione acquista una notorietà ancora maggiore: Quelli che ne sentono parlare faranno del bene ai “fratelli” di Cristo e ai loro compagni mostrando così amore per Cristo stesso? Oppure si uniranno a coloro che ingiuriano i rappresentanti del Regno di Dio, o magari rimarranno in silenzio mentre altri lo fanno? (Matt. 25:31-46; 10:40; 24:14) Nel Malawi alcuni capirono chi serviva il vero Dio e perciò si unirono ai Testimoni perseguitati. Non pochi prigionieri e alcune guardie fecero la stessa cosa nei campi di concentramento tedeschi.

Anche se vengono mosse contro di loro false accuse e sono maltrattati, persino scherniti per la loro fede in Dio, i testimoni di Geova non si sentono abbandonati da Dio. Sanno che Gesù Cristo subì le stesse cose. (Matt. 27:43) Sanno pure che, con la sua lealtà a Geova, Gesù dimostrò che il Diavolo è bugiardo e contribuì alla santificazione del nome del Padre suo. Ogni testimone di Geova desidera fare la stessa cosa. — Matt. 6:9.

La questione in gioco non è se possono sopravvivere alla tortura e sfuggire alla morte. Gesù Cristo predisse che alcuni suoi seguaci sarebbero stati uccisi. (Matt. 24:9) Egli stesso fu ucciso. Ma non scese mai a compromessi con il principale Nemico di Dio, Satana il Diavolo, “il governante del mondo”. Gesù vinse il mondo. (Giov. 14:30; 16:33) Dunque la questione è se gli adoratori del vero Dio gli rimarranno fedeli nonostante le sofferenze. I testimoni di Geova odierni hanno dato ampia prova di essere dello stesso parere dell’apostolo Paolo, che scrisse: “Se viviamo, viviamo per Geova, e se moriamo, moriamo per Geova. Perciò sia se viviamo che se moriamo, apparteniamo a Geova”. — Rom. 14:8.

[Note in calce]

a Allora gli Studenti Biblici non avevano ben compreso quello che poi i Testimoni appresero dalla Bibbia, e cioè che solo gli uomini servono da insegnanti nella congregazione. (1 Cor. 14:33, 34; 1 Tim. 2:11, 12) Di conseguenza Maria Russell era stata condirettrice della Torre di Guardia e aveva scritto regolarmente articoli per la rivista.

b Joseph F. Rutherford, presidente della Watch Tower Society; William E. Van Amburgh, segretario-tesoriere della Società; Robert J. Martin, responsabile dell’ufficio; Frederick H. Robison, membro del comitato editoriale della Torre di Guardia; A. Hugh Macmillan, uno dei direttori della Società; George H. Fisher e Clayton J. Woodworth, compilatori del libro The Finished Mystery.

c Giovanni De Cecca, che lavorava nel Reparto Italiano dell’ufficio della Watch Tower Society.

d Il 1º luglio 1918 il giudice circondariale Martin T. Manton, cattolico fervente, respinse una seconda istanza di libertà su cauzione. Quando in seguito la corte federale d’appello riformò la sentenza contro gli imputati, Manton diede l’unico voto sfavorevole. È degno di nota che il 4 dicembre 1939 una corte d’appello speciale confermò la condanna di Manton per abuso di autorità, disonestà e frode.

e Questi uomini furono imprigionati ingiustamente e non furono dichiarati colpevoli, come è dimostrato dal fatto che J. F. Rutherford rimase sempre iscritto all’albo degli avvocati accreditati presso la Corte Suprema degli Stati Uniti dalla sua ammissione nel maggio 1909 alla sua morte nel 1942. J. F. Rutherford fu uno degli avvocati nelle 14 cause presentate alla Corte Suprema dal 1939 al 1942. Nelle cause note come Schneider v. State of New Jersey (del 1939) e Minersville School District v. Gobitis (del 1940) espose personalmente i fatti alla Corte Suprema. Inoltre, durante la seconda guerra mondiale, A. H. Macmillan, uno degli uomini imprigionati ingiustamente nel 1918-19, ebbe dalla direzione dei penitenziari il permesso di visitare regolarmente le prigioni federali degli Stati Uniti per curare gli interessi spirituali dei giovani che vi erano rinchiusi a motivo della neutralità cristiana.

f The Encyclopedia Americana, vol. 11, 1942, p. 316, dice: “La bandiera, come la croce, è sacra. . . . Le norme e le regole relative al modo in cui gli uomini devono considerare gli stendardi nazionali usano parole vigorose, espressive, come: ‘Servizio alla Bandiera’, . . . ‘Omaggio alla Bandiera’, ‘Devozione alla Bandiera’”. In Brasile, il Diário da Justiça del 16 febbraio 1956, p. 1904, riferiva che durante una cerimonia pubblica un ufficiale dell’esercito aveva affermato: “Le bandiere sono divenute una divinità della religione patriottica . . . La bandiera è venerata e adorata”.

[Testo in evidenza a pagina 642]

I principali persecutori di Gesù Cristo furono i capi religiosi

[Testo in evidenza a pagina 645]

“L’ordinazione, o autorizzazione, per predicare che Dio dà a qualsiasi uomo avviene mediante la dispensazione dello Spirito Santo”

[Testo in evidenza a pagina 647]

“The Finished Mystery” smascherava vigorosamente l’ipocrisia del clero della cristianità

[Testo in evidenza a pagina 650]

Uomini e donne cristiani furono assaliti, gettati in prigione e trattenuti senza un’imputazione o senza processo

[Testo in evidenza a pagina 652]

“I periodi di detenzione sono chiaramente eccessivi” — Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti

[Testo in evidenza a pagina 656]

C’era ben poca giustizia per chi non faceva come diceva il prete

[Testo in evidenza a pagina 666]

I preti incitavano i maestri a lasciare uscire di scuola i ragazzi perché prendessero a sassate i Testimoni

[Testo in evidenza a pagina 668]

Gli ecclesiastici si unirono per opporsi ai Testimoni

[Testo in evidenza a pagina 671]

I testimoni di Geova assaliti dalle folle negli Stati Uniti

[Testo in evidenza a pagina 676]

I testimoni di Geova sono perseguitati in ogni parte della terra

[Riquadro a pagina 655]

Il clero manifesta i propri sentimenti

La reazione dei periodici religiosi alla condanna di J. F. Rutherford e dei suoi collaboratori nel 1918 è degna di nota:

◆ “The Christian Register”: “Quello che il Governo colpisce qui con implacabile immediatezza è l’assunto che le idee religiose, per quanto folli e perniciose, si possano propagare impunemente. È un vecchio errore, e finora siamo stati davvero troppo negligenti al riguardo. . . . Sembra la fine del Russellismo”.

◆ “The Western Recorder”, una pubblicazione battista, disse: “Non sorprende che il capo di questo intrattabile culto sia stato incarcerato in un istituto per recalcitranti. . . . Il problema che lascia veramente perplessi a questo riguardo è se gli imputati avrebbero dovuto essere mandati in un manicomio o in un penitenziario”.

◆ “The Fortnightly Review” richiamò l’attenzione sul commento dell’“Evening Post” di New York, che diceva: “Confidiamo che ovunque gli insegnanti di religione prenderanno nota dell’opinione di questo giudice secondo la quale l’insegnamento di qualsiasi religione, salvo quella assolutamente d’accordo con le leggi approvate dal parlamento, è un grave reato, che diventa ancora più grave se, come ministri del vangelo, foste anche sinceri”.

◆ “The Continent” definì con disprezzo gli imputati “seguaci del defunto ‘pastore’ Russell” e stravolse le loro convinzioni dicendo che affermavano “che tutti fuorché i peccatori dovrebbero essere esonerati dal combattere il kaiser tedesco”. Sostenne che secondo il procuratore generale di Washington, “qualche tempo fa il governo italiano si era lamentato con gli Stati Uniti perché Rutherford e compagni . . . avevano fatto circolare nell’esercito italiano una quantità di propaganda contro la guerra”.

◆ Una settimana dopo “The Christian Century” pubblicò parola per parola gran parte dell’articolo summenzionato, indicando di essere pienamente d’accordo.

◆ La rivista cattolica “Truth” riferì in breve la condanna e poi espresse i sentimenti della redazione, dicendo: “Le pubblicazioni di questa associazione sono letteralmente piene di attacchi virulenti contro la Chiesa Cattolica e il suo sacerdozio”. Nel tentativo di bollare come “sedizioso” chiunque potesse dissentire pubblicamente dalla Chiesa Cattolica, aggiunse: “È sempre più evidente che lo spirito di intolleranza è stretto parente di quello di sedizione”.

◆ Nel suo libro “Preachers Present Arms”, Ray H. Abrams osservò: “Quando la notizia della condanna a venti anni raggiunse le redazioni dei giornali religiosi, praticamente tutti, grandi e piccoli, si rallegrarono dell’avvenimento. Non sono riuscito a trovare una sola espressione di solidarietà in alcuno dei periodici religiosi ortodossi”.

[Riquadro a pagina 660]

‘Perseguitati per motivi religiosi’

“Nel campo di concentramento di Mauthausen c’era un gruppo perseguitato esclusivamente per motivi religiosi: i membri della setta degli ‘Zelanti Studenti Biblici’ o ‘testimoni di Geova’ . . . Erano perseguitati perché si rifiutavano di giurare lealtà a Hitler e di prestare qualsiasi forma di servizio militare, una conseguenza politica del loro credo”. — “Die Geschichte des Konzentrationslagers Mauthausen”, documentata da Hans Mars̆álek, Vienna, 1974.

[Riquadro/Immagine a pagina 661]

Traduzione della dichiarazione che le SS cercavano di costringere i Testimoni a firmare

Campo di concentramento.......................................

II dipartimento

DICHIARAZIONE

Io sottoscritto ..............................................

nato il ......................................................

a ............................................................

con la presente faccio la seguente dichiarazione:

1. Sono venuto a conoscenza che l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici proclama insegnamenti erronei e con la scusa della religione persegue obiettivi ostili nei confronti dello Stato.

2. Perciò ho lasciato completamente l’organizzazione e mi sono liberato nel modo più assoluto degli insegnamenti di questa setta.

3. Con la presente assicuro che mai più prenderò parte all’attività dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici. Denuncerò immediatamente chiunque mi avvicini con l’insegnamento degli Studenti Biblici o riveli in qualche modo di farne parte. Consegnerò immediatamente al più vicino posto di polizia tutte le pubblicazioni degli Studenti Biblici che dovessero essere inviate al mio indirizzo.

4. In futuro stimerò le leggi dello Stato, specie in caso di guerra difenderò, armi alla mano, la madrepatria e mi unirò in tutto e per tutto alla collettività.

5. Sono stato informato che se dovessi contravvenire alla dichiarazione rilasciata oggi verrò immediatamente rimesso in carcere preventivo.

.................................. In data ................

Firma

[Riquadro a pagina 662]

Lettere di condannati a morte

Di Franz Reiter (condannato alla ghigliottina) alla madre, 6 gennaio 1940, dal penitenziario di Berlino-Plötzensee:

“Sono profondamente convinto di fare la cosa giusta. Finché sono in vita potrei ancora cambiare idea, ma di fronte a Dio questa sarebbe slealtà. Tutti noi qui desideriamo essere fedeli a Dio, a suo onore. . . . In base a ciò che ho imparato, se avessi pronunciato il giuramento [militare] avrei commesso un peccato che merita la morte. Sarebbe una disgrazia per me. Non avrei risurrezione. Ma mi attengo a ciò che ha detto Cristo: ‘Chi vuol salvare la sua vita la perderà; ma chi perde la sua vita per amor mio, la riceverà’. E ora, cara mamma e tutti voi fratelli e sorelle, oggi mi è stata comunicata la condanna e, non siate atterriti, è a morte, e sarò giustiziato domani mattina. Ricevo la forza da Dio, com’è sempre avvenuto nel caso di tutti i veri cristiani del lontano passato. L’apostolo scrive: ‘Chi è stato generato da Dio non può peccare’. Lo stesso vale per me. Ve l’ho dimostrato, e voi avete potuto verificarlo. Mia cara, non ti addolorare. Sarebbe bene per tutti voi conoscere ancora meglio le Sacre Scritture. Se vi manterrete saldi fino alla morte, ci rivedremo nella risurrezione. . . .

“Vostro Franz

“Arrivederci”.

Di Berthold Szabo, fucilato a Körmend, in Ungheria, il 2 marzo 1945:

“Mia cara sorellina Marika,

“In questa ora e mezza che mi rimane, cercherò di scriverti affinché tu possa informare i nostri genitori della mia situazione, immediatamente prima di morire.

“Auguro loro la stessa pace mentale che provo in questi ultimi momenti in questo mondo gravido di sventura. Adesso sono le dieci, e sarò fucilato alle undici e mezzo; ma sono calmissimo. Metto la mia vita nelle mani di Geova e del suo diletto Figlio Gesù Cristo, il Re, che non dimenticheranno mai quelli che li amano sinceramente. So inoltre che presto ci sarà la risurrezione di quelli che sono morti o, piuttosto, si sono addormentati in Cristo. Vorrei pure dirti che ti auguro tutte le più ricche benedizioni di Geova per l’amore che mi hai mostrato. Bacia papà e mamma per me, e anche Annus. Non devono preoccuparsi per me; ci rivedremo presto. La mia mano ora è ferma, e andrò a riposare finché Geova mi richiamerà. Anche ora manterrò il voto che ho fatto a lui.

“Ora il mio tempo è scaduto. Dio sia con te e con me.

“Con tanto affetto, . . .

“Berthi”

[Riquadro a pagina 663]

“Noti per il loro coraggio e per le loro convinzioni”

◆ “Nonostante tutto, nei campi i Testimoni si riunivano e pregavano insieme, producevano letteratura e facevano proseliti. Sostenuti dalla reciproca compagnia e, a differenza di molti altri prigionieri, ben consapevoli dei motivi per cui esistevano luoghi del genere e per cui dovevano soffrire tanto, i Testimoni si rivelarono un piccolo, ma straordinario gruppo di prigionieri, che si distinguevano per il triangolo viola e che erano noti per il loro coraggio e per le loro convinzioni”. Così scriveva Christine King nel libro “The Nazi State and the New Religions: Five Case Studies in Non-Conformity”.

◆ Nel suo libro “Values and Violence in Auschwitz” Anna Pawełczyńska afferma: “Questo gruppo di detenuti costituiva una salda forza ideologica ed essi vinsero la loro battaglia contro il nazismo. Il gruppo tedesco della setta era stato una minuscola isola di instancabile resistenza in seno a una nazione terrorizzata, e continuò ad avere quello stesso spirito impavido nel campo di Auschwitz. Essi riuscirono a guadagnarsi il rispetto dei compagni di prigionia . . . dei kapò, e persino degli ufficiali delle SS. Tutti sapevano che nessun ‘Bibelforscher’ [testimone di Geova] avrebbe ubbidito a un ordine contrario alla sua convinzione religiosa”.

◆ Nella sua autobiografia, “Comandante ad Auschwitz”, Rudolf Höss parla dell’esecuzione di alcuni Testimoni che si erano rifiutati di violare la neutralità cristiana e dice: “Così immaginai dovessero essere i primi martiri cristiani, condotti nell’arena per essere dilaniati dalle belve. Andarono dunque alla morte coi visi illuminati, gli occhi rivolti al cielo e le mani congiunte nella preghiera e levate in su. Tutti coloro che assistettero alla loro morte ne furono turbati, perfino il plotone d’esecuzione”. — Trad. di G. Panzieri Saija, Einaudi, Torino, 1985, pagina 70.

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“Non sono contro lo stato”

“Non sono contro lo stato, sono solo per Geova”. “Non bruciano le cartoline di chiamata alle armi, non si ribellano . . . né partecipano ad alcuna forma di sedizione”. “L’onestà e l’integrità dei Testimoni è una costante. Qualunque cosa si pensi di loro — e molti pensano tante cose negative — essi vivono una vita esemplare”. — “Telegram” di Toronto del luglio 1970.

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Da chi viene il comando?

I testimoni di Geova sanno che il comando di predicare non viene dalla Watch Tower Society né da qualche altro ente giuridico. “Sia pure interdetta la Watch Tower Society e le sue filiali nei vari paesi forzatamente chiuse per intervento dello stato! Questo non annulla né esonera dall’incarico divino le donne e gli uomini che si sono consacrati a fare la volontà di Dio e sui quali Egli ha posto il suo spirito. ‘Predica!’ è scritto esplicitamente nella sua Parola. Questo comando ha la precedenza su quello di qualsiasi uomo”. (“La Torre di Guardia” del 1º marzo 1950) Riconoscendo che il comando viene da Geova Dio e da Gesù Cristo, perseverano nel proclamare il messaggio del Regno nonostante l’opposizione.

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Come i primi cristiani

◆ “I Testimoni di Geova prendono la loro religione molto più sul serio della grande maggioranza delle persone. I loro princìpi ci ricordano quelli dei primi cristiani, che erano così impopolari e furono perseguitati così brutalmente dai Romani”. — “Beacon Journal” di Akron (Ohio) del 4 settembre 1951.

◆ “[I primi cristiani] vivevano una vita tranquilla, morale, davvero modello. . . . Sotto ogni aspetto salvo l’unica questione di bruciare incenso erano cittadini esemplari”. “Finché fare un sacrificio al Genio dell’imperatore rimaneva la prova del patriottismo, le autorità dello stato potevano permettersi di chiudere un occhio sull’insubordinazione di questi cristiani antipatriottici? Le difficoltà in cui si trovarono i cristiani non erano affatto diverse da quelle in cui, durante gli anni della guerra, si trovò negli Stati Uniti la combattiva setta nota come testimoni di Geova sulla questione del saluto alla bandiera nazionale”. — P. Hutchinson e W. Garrison, “20 Centuries of Christianity”, 1959, pagina 31.

◆ “Forse la cosa più notevole dei Testimoni è che insistono di dover rendere primaria fedeltà a Dio, prima che a qualsiasi altra potenza del mondo”. — C. S. Braden, “These Also Believe”, 1949, pagina 380.

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“The Pittsburgh Gazette” fece ampia pubblicità ai dibattiti che seguirono alla sfida lanciata da E. L. Eaton a C. T. Russell

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Gli oppositori fecero circolare grossolane menzogne sulla situazione coniugale di Charles e Maria Russell

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Gli ecclesiastici erano furiosi per la distribuzione di 10.000.000 di copie di questo volantino che denunciava le loro dottrine e pratiche alla luce della Parola di Dio

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Nel 1918 i giornali alimentarono le fiamme della persecuzione contro gli Studenti Biblici

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Durante il processo celebrato qui contro funzionari della sede centrale della Società si prestò molta attenzione al libro “The Finished Mystery”

Corte federale e ufficio postale di Brooklyn

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Condannati a pene più severe dell’assassino che con i suoi spari innescò la prima guerra mondiale. Da sinistra a destra: W. E. Van Amburgh, J. F. Rutherford, A. H. Macmillan, R. J. Martin, F. H. Robison, C. J. Woodworth, G. H. Fisher, G. De Cecca

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Nel 1939, a New York, 200 facinorosi guidati da sacerdoti cattolici cercarono di impedire lo svolgimento di questa assemblea dei Testimoni

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Durante la seconda guerra mondiale migliaia di testimoni di Geova furono gettati in campi di concentramento come questi

Distintivo delle guardie SS

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Parte di un libro per lo studio biblico ridotto con procedimento fotografico, messo in una scatola di fiammiferi e fatto pervenire di nascosto ai Testimoni in un campo di concentramento

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Alcuni Testimoni la cui fede superò la prova del fuoco dei campi di concentramento nazisti

Mauthausen

Wewelsburg

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Violenza della folla presso Montreal (Quebec) nel 1945. Simile violenza scatenata dal clero contro i Testimoni era frequente negli anni ’40 e ’50

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Migliaia di testimoni di Geova (fra cui John Booth, qui nella foto) furono arrestati mentre distribuivano pubblicazioni bibliche

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Nel 1940, dopo una sentenza della Corte Suprema contraria ai Testimoni, la violenza della folla dilagò negli Stati Uniti: le adunanze venivano interrotte, i Testimoni venivano picchiati e le loro proprietà distrutte

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In molti luoghi fu necessario aprire Scuole del Regno perché i figli dei Testimoni erano stati espulsi dalle scuole pubbliche