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Resa dei conti per gli schiavi d’oggi

Resa dei conti per gli schiavi d’oggi

Capitolo XIII

Resa dei conti per gli schiavi d’oggi

1, 2. (a) Che portasse il nome divino che cosa aggiunse al rimanente degli “schiavi” di Cristo, e chi ne era la fonte? (b) Come si fa riferimento a questa gioia nella parabola dei “talenti”?

IL NOME divino che portò dall’anno 1931 in poi aggiunse una nuova gioia al rimanente degli “schiavi” del Signore Gesù Cristo che era ancora sulla terra. La loro gioia venne dalla stessa Fonte dalla quale il loro Signore e Proprietario aveva ottenuto la propria, cioè da Geova Dio. Il Signore Gesù Cristo si riferì a questa sua gioia quando faceva i conti con i suoi schiavi in adempimento della parabola dei “talenti”. Lo notiamo in Matteo 25:20-23, dove si legge:

2 “E quello che aveva ricevuto cinque talenti si presentò e portò altri cinque talenti, dicendo: ‘Signore, mi affidasti cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque’. Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Io ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’. Si presentò poi quello che aveva ricevuto due talenti e disse: ‘Signore, mi affidasti due talenti; ecco, ho guadagnato altri due talenti’. Il suo signore gli disse: ‘Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Io ti costituisco su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore’”.

3, 4. (a) I tre “schiavi” raffigurano individui, o che cosa? (b) Come, nell’adempimento della parabola, la resa dei conti per ciò che è raffigurato dagli “schiavi” mostra il corretto significato della parusia?

3 Questa resa dei conti per gli schiavi richiese di certo tempo e attenzione. Così raffigurerebbe un periodo di presenza o parusia da parte del Signore celeste, Gesù Cristo, quando la parabola si adempie nei suoi aspetti finali. (Matteo 24:3) Non dimentichiamo mai che i tre schiavi della parabola rappresentarono classi e che queste classi sono formate da individui. Ci vogliono più tempo e attenzione per trattare con una classe o gruppo che non con un singolo individuo. Nel caso di una classe o gruppo, si deve trattare con ciascun suo componente. In Romani 14:9, 10 l’apostolo Paolo scrisse:

4 “Poiché per questo fine Cristo morì e tornò in vita, affinché fosse Signore sia dei morti che dei vivi. . . . Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio”.

5. (a) Per chi giudica Gesù Cristo quando esegue il giudizio dei vivi e dei morti? (b) Quelli delle classi raffigurate dagli “schiavi” che morirono prima della parusia di Cristo che cosa dovettero fare riguardo alla loro ricompensa?

5 Nell’adempimento della parabola dei “talenti”, il Signore Gesù Cristo giudica per Geova Dio. Non tutti i suoi “schiavi” a cui furono affidati i “talenti” si trovano qui sulla terra in vita nella carne in questo ventesimo secolo. Per esempio, quelli del primo secolo ai giorni dei dodici apostoli, fino a Giovanni che ricevette la Rivelazione, morirono molto tempo fa, addormentandosi nella morte e aspettando la parusia del loro Signore e Proprietario celeste, allorché avrebbero ricevuto la ricompensa da lui quale giusto Giudice. Come l’apostolo Paolo, poco prima del suo martirio, scrisse a Timoteo suo compagno missionario: “Ho combattuto l’eccellente combattimento, ho corso la corsa sino alla fine, ho osservato la fede. Da ora in poi mi è riservata la corona della giustizia, che il Signore, il giusto giudice, mi darà come ricompensa in quel giorno, ma non solo a me, bensì anche a tutti quelli che hanno amato la sua manifestazione”. (2 Timoteo 4:7, 8) Sì, in realtà, l’apostolo Paolo attendeva “quel giorno”, il giorno della parusia del Signore, per la risurrezione dai morti e per ricevere il premio dell’immortale vita celeste. Tutti quelli che morirono prima della sua parusia dovettero aspettare.

6. Quando sono risuscitati quegli “schiavi” che dormono nella morte, e su chi questi hanno la precedenza in quanto alla risurrezione?

6 Durante la sua invisibile parusia in spirito, tutti quei fedeli schiavi che erano addormentati nella morte furon destati al tempo dell’inizio del giudizio per la vita celeste nel reame spirituale. Così la ricompensa degli “schiavi” viventi non precedette la ricompensa dei fedeli “schiavi” addormentati. Questa non è la nostra immaginazione; poiché l’apostolo Paolo scrive alla congregazione cristiana di Tessalonica e dice: “Se la nostra fede è che Gesù morì e sorse di nuovo, così anche quelli che si sono addormentati nella morte per mezzo di Gesù, Dio li condurrà con lui. Poiché questo vi diciamo per la parola di Geova, che noi viventi che sopravvivremo alla presenza del Signore non precederemo affatto quelli che si saranno addormentati nella morte; perché il Signore stesso scenderà dal cielo con una chiamata di comando, con voce di arcangelo e con tromba di Dio, e quelli che son morti unitamente a Cristo sorgeranno per primi. In seguito noi viventi che sopravvivremo, saremo rapiti insieme con loro nelle nubi per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore”. — 1 Tessalonicesi 4:14-17.

7. Che specie di risurrezione ricevono quelli che dormono?

7 Ciò significa che durante la parusia del Signore, al tempo in cui deve iniziare il giudizio, avviene un’invisibile risurrezione dei fedeli “schiavi” addormentati per la vita celeste in spirito. Questo, naturalmente, non è visibile agli occhi carnali degli “schiavi” superstiti ancora sulla terra, proprio com’è invisibile anche alle persone mondane che non sono ‘schiave’ del Signore Gesù invisibilmente presente.

8, 9. (a) Mostra forse l’evidenza che l’incontro degli “schiavi” col Signore nell’aria significa l’ascesa di corpi fisici nell’atmosfera? (b) Come indica I Corinti 15:50-54, con che cosa questo ha relazione?

8 L’incontro degli “schiavi” risuscitati con il “Signore nell’aria” è pure invisibile a tutti gli occhi carnali sulla terra, così che sulla terra gli uomini non sanno che esso ha luogo se non per fede nella Parola di Dio e dalle indicazioni dei tempi. Quegli “schiavi” che erano addormentati nella morte furon tutti risuscitati insieme nello stesso tempo “per incontrare il Signore nell’aria”. Comunque, quegli “schiavi” che sopravvissero sulla terra fino all’inizio del tempo del giudizio o della resa dei conti non furono rapiti letteralmente con i loro visibili corpi fisici nell’atmosfera della terra per incontrare un visibile Signore nell’aria, poiché la storia moderna non narra nessun avvenimento del genere. Componenti di questo gruppo di “schiavi” sopravvissuti morirono di tanto in tanto nei più di cinquant’anni che ora son trascorsi, ma, conforme alla promessa della Bibbia, ebbero un’istantanea risurrezione alla vita in spirito nei cieli invisibili. Poiché la parusia del Signore era già cominciata, non avevano bisogno di dormire nella morte in attesa del suo arrivo. Si applicava loro ciò che Paolo disse:

9 “Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né la corruzione eredita l’incorruzione. Ecco, vi dico un sacro segreto: Non tutti ci addormenteremo nella morte, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio, durante l’ultima tromba. Poiché la tromba suonerà, e i morti saranno destati incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché questo che è corruttibile deve rivestire l’incorruzione, e questo che è mortale deve rivestire l’immortalità. Ma quando questo che è corruttibile avrà rivestito l’incorruzione e questo che è mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: ‘La morte è inghiottita per sempre’”. — 1 Corinti 15:50-54; Isaia 25:8.

10. In che modo sono “felici” quegli “schiavi” ai quali si fa riferimento in Rivelazione 14:13?

10 A quegli unti schiavi che sopravvissero sulla terra fino all’inizio della parusia o presenza del Signore e che morirono dopo di allora in fedele unione col Signore, si applica la promessa di Rivelazione 14:13: “Felici i morti che da ora in poi muoiono unitamente al Signore. Sì, dice lo spirito, si riposino dalle loro fatiche, poiché le cose che fecero vanno direttamente con loro”. Essi sono “felici” perché alla loro morte nella carne subiscono quel mutamento istantaneo dalla corruzione all’incorruzione, dalla mortalità all’immortalità, da umani a spiriti, così che, senza dormire affatto nella morte, smettono di compiere le loro fatiche terrestri e intraprendono direttamente l’opera celeste col loro Signore di cui son coeredi.

11. Chi fu questo R. J. Martin che è stato preso come esempio di quanto precede?

11 Prendete, per esempio, il caso di Robert J. Martin. Egli era uno di quegli otto consacrati uomini cristiani che, compreso il presidente della Società J. F. Rutherford, subirono circa nove mesi di ingiusta prigionia nel penitenziario federale di Atlanta, in Georgia, dal 5 luglio 1918 al 25 marzo 1919. Quando a Brooklyn, in New York, il mercoledì 26 marzo 1919, questo “schiavo” fu rilasciato dietro cauzione non aveva quasi nulla in quanto ai “talenti” del suo celeste Signore. La prima guerra mondiale con la sua persecuzione degli “schiavi” del Signore era ora trascorsa da oltre quattro mesi, e R. J. Martin doveva cominciare praticamente daccapo. Era ancora in fedele unione col Signore Gesù ed era lieto di accettare i “talenti” con cui ‘negoziare’ per il suo celeste Signore, allo scopo di ampliare il campo che sarebbe risultato fruttuoso generando discepoli del Signore Gesù Cristo. L’anno dopo il suo rilascio dalla prigione gli fu affidata la direzione dello stabilimento tipografico da poco istituito a Brooklyn per la Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Il 1° novembre 1926 fu costituito come uno dei direttori di questa Società, incarico che occupò sino alla sua fine terrena.

12. Quando morì Martin, e quale commento ne fece La Torre di Guardia?

12 Passarono dunque gli anni, e R. J. Martin negoziò fedelmente per accrescere i “talenti” affidatigli nel campo dell’attività di far discepoli. Morì nel suo incarico il 23 settembre 1932 all’età di cinquantaquattro anni. (Era nato il 30 marzo 1878) La sua morte “unitamente al Signore” fu annunciata nel numero de La Torre di Guardia e Araldo della presenza di Cristo del 1° ottobre 1932, a pagina 304, che in parte disse:

Era appena passata la mezzanotte, o il primo mattino del 23 settembre 1932, quando Robert J. Martin, soldato nell’organizzazione di Geova, piegò la sua tenda terrena e pacificamente se ne andò. Questo buono e fedele testimone ha finito il suo corso sulla terra. C’è ogni motivo per credere che egli è immediatamente passato nel regno e ora è per sempre col Signore nell’organizzazione capitale di Geova.

. . . La speranza dei fedeli camerati del fratello Martin è che essi pure vedano il Signore in tutta la sua gloria e in tutta la sua bellezza e in seguito partecipino sempre all’adempimento dei propositi di Geova. La devozione del fratello Martin alla causa di Geova è per quelli del rimanente un esempio perché continuino a perseverare nel combattimento. . . .

13. Quando morì Rutherford, compagno di prigionia di Martin, e storicamente che cosa segnò la sua morte?

13 Il suo compagno di prigionia, J. F. Rutherford, finì il suo corso terrestre il giovedì 8 gennaio 1942, all’età di settantadue anni, mentre era ancora presidente della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Con l’intestazione “Un fedele Testimone”, la sua morte fu annunciata a pagina 45 del numero del 1° febbraio 1942 de La Torre di Guardia annunziante il regno di Geova. La storia di oltre trent’anni da allora mostra che la sua morte segnò nelle attività moderne dei cristiani testimoni di Geova la fine di un’epoca.

14. (a) Qual è la ragione scritturale per credere riguardo a questi due “schiavi” che ricevettero la ricompensa per aver negoziato con i “talenti” di Cristo? (b) Gli “schiavi” che ancora rimangono in vita sulla terra sono entrati in qualche “gioia”, e che dire della questione del regno?

14 Per certo la carriera degli “schiavi” cristiani, come i due summenzionati, indica che ‘negoziarono’ con i “talenti” affidati loro dal Signore accrescendo in tal modo il terrestre campo di attività per produrre altri discepoli di Cristo. Ci sono ragioni scritturali per credere che, quando comparvero dinanzi al tribunale del loro Signore Gesù Cristo, udirono le sue parole di lode: “Ben fatto, schiavo buono e fedele! Sei stato fedele su poche cose. Io ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore”. (Matteo 25:21, 23) Ma ora, molti anni dopo, c’è ancora un piccolo rimanente di quei leali “schiavi” cristiani sulla terra che cercano amorevolmente di aumentare i “talenti” del loro Signore celeste. Attendono di finire, al tempo debito, la loro carriera terrena e di comparire dinanzi al celeste tribunale di Gesù Cristo e udire felicemente quelle stesse parole di lode. Ma sin da ora sulla terra, nella misura in cui aumentano i “talenti” del loro Proprietario celeste, sono già entrati in buona parte nella gioia del loro Signore. Comunque, non sono entrati in nessun regno, ma semplicemente attendono di partecipare in cielo al suo dominio millenario.

LO “SCHIAVO MALVAGIO E PIGRO”

15, 16. (a) Come lo schiavo con un solo talento non usò la sua “capacità”, con quale conseguenza? (b) Quale scusa addusse per la restituzione solo di ciò che aveva ricevuto?

15 Ora ci interessa sapere ciò che accadde allo schiavo della parabola di Gesù che ricevette un solo talento e riguardo al quale fu detto: “Ma quello che ne aveva ricevuto solo uno se ne andò, e scavato in terra nascose il denaro d’argento del suo signore”. (Matteo 25:15, 18) Non esercitandosi e non mostrando coraggio per ‘negoziare’ come fecero lo schiavo con i cinque talenti e lo schiavo con i due talenti, questo terzo schiavo non poteva attendersi di aumentare il talento d’argento del suo signore. Egli aveva la proporzionata “capacità” di servirsi di quell’unico talento d’argento e di farlo aumentare, ma non mostrò la sua capacità. Alla venuta e durante la presenza o parusia del suo signore non avrebbe avuto nessun aumento da mostrare alla resa dei conti. Quale scusa avrebbe dunque avuto per non aver presentato al suo signore nessun aumento? Nella parabola, Gesù ci dice:

16 “Infine si presentò quello che aveva ricevuto un solo talento, dicendo: ‘Signore, sapevo che sei un uomo esigente, che mieti dove non hai seminato e che raccogli dove non hai sparso. Perciò ebbi timore e andatomene nascosi il tuo talento nella terra. Ecco, hai ciò che è tuo’”. — Matteo 25:24, 25.

17. (a) Approvò questo schiavo il fatto che il suo signore fosse come l’agricoltore che egli descrisse? (b) Perché lo schiavo pensava che il suo signore non avesse nessun diritto di lamentarsi perché non riceveva nessun aumento?

17 Questo schiavo sapeva che si attendeva da lui l’aumento. Ma era stato privo di coraggio per rischiar di ‘negoziare’ con il talento d’argento del suo signore. Non aveva avuto amore verso il suo signore in modo da agire, nonostante i suoi timori, e correre il rischio e fare sforzi per espandere gli “averi” del suo signore. Aveva paragonato il suo signore a un agricoltore che non solo raccoglieva dalla sua terra le messi ma anche mieteva prodotti dalla terra che non possedeva e non aveva coltivata raccogliendo grano che non aveva sparso per liberarlo dalla pula. Lo schiavo non approvava che il signore ottenesse l’aumento in quel modo. Almeno accusò il suo signore di procurarsi l’aumento in tal modo. Così, conforme alla sua manifestata convinzione e attitudine, riconsegnò semplicemente il solo talento d’argento che il suo signore gli aveva affidato. Quindi, come egli pensava, giacché il suo signore non aveva subìto nessuna perdita, perché mai si sarebbe dovuto lamentare? Riceveva ciò che era suo. Lo schiavo non comprendeva che il denaro serve per farlo circolare e per usarlo in modo da trarne profitto.

18. Secondo quale modo di pensare il signore rispose allo schiavo, e perché chiamò lo schiavo in quel modo?

18 Il signore dello schiavo gli rispose secondo il suo proprio argomento, poiché leggiamo: “Rispondendo, il suo signore gli disse: ‘Schiavo malvagio e pigro, tu sapevi che io mietevo dove non avevo seminato e che raccoglievo dove non avevo sparso? E avresti dovuto dunque depositare il mio denaro d’argento presso i banchieri, e al mio arrivo [letteralmente: ed essendo venuto] avrei ricevuto ciò che è mio con l’interesse’”. — Matteo 25:26, 27.

19. Perché lo schiavo meritava d’esser chiamato “malvagio”, e come egli avrebbe potuto prendersela con comodo per soddisfare le richieste del suo signore?

19 Questo schiavo inutile era “malvagio”, dato che in maniera premeditata e volontaria non aveva recato aumento al suo signore. Non s’interessava di aumentare gli averi del suo signore. Non che non sapesse che il suo signore richiedeva l’aumento. In effetti lo sapeva, e avrebbe potuto prendersela con comodo depositando il talento d’argento a lui affidato presso i banchieri, affinché questi vi facessero investimenti e ottenessero guadagno pagando pertanto il dovuto interesse sul denaro depositato presso di loro. In questo modo, il signore dello schiavo alla sua venuta avrebbe ricevuto non solo il talento d’argento ma anche l’interesse pagato sul deposito del denaro presso i banchieri. Non solo egli non imitò lo schiavo con i cinque talenti e lo schiavo con i due talenti, ma non cooperò con loro. Sebbene restituisse l’originale talento d’argento che gli era stato affidato, in realtà causò al suo signore una perdita. Il fatto che di proposito causò tale perdita al suo signore lo rese “malvagio”.

20. In che modo questo schiavo fu “pigro”, e con quale risultato?

20 Lo schiavo inutile fu anche “pigro”. Fu indolente, non volendo ‘negoziare’ con prontezza, come avevano fatto i compagni di schiavitù. Aveva la capacità di lavorare in modo da trarne guadagno, altrimenti il suo signore non gli avrebbe affidato, almeno, un talento. Il fatto che gli fosse stato dato un talento lo rese il meno responsabile di tutt’e tre gli schiavi, ma questa minore quantità di denaro non fu superiore alla “sua capacità” di poterne aver cura. Tuttavia, invece di impiegare la sua capacità in senso profittevole, egli scavò una buca nel terreno e vi nascose il talento del suo signore rendendolo improduttivo. Fu così pigro che nemmeno l’idea che il suo signore fosse un “uomo esigente” lo spinse a lavorare col prezioso talento durante il lungo tempo che il suo signore fu assente. Lo schiavo ebbe un’abbondanza di tempo opportuno. Il fatto di non recare aumento risultò per lui disastroso.

21. Qual è la controparte dello schiavo nel culmine del moderno adempimento della parabola?

21 Questo “schiavo malvagio e pigro” ha una controparte moderna nell’adempimento della parabola al suo culmine nel nostro giorno. Come nel caso dei due compagni di schiavitù, lo schiavo inutile pure rappresenta una classe o gruppo di schiavi cristiani che in effetti sono al servizio o ai quali è stato affidato il servizio del Signore celeste, il Signore Gesù Cristo. Questa classe inutile comparve dopo che s’era cominciata la resa dei conti in quel primo anno del dopoguerra del 1919 E.V.

22. Quali altri pretesero d’essere al servizio del Signore celeste, ma come trascurarono i suoi “averi” dopo la fine della prima guerra mondiale?

22 Naturalmente, i componenti delle chiese settarie della cristianità professavano d’essere al servizio del celeste Signore Gesù Cristo. Quindi, coltivarono essi il campo che era estesamente aperto dinanzi a loro alla fine della prima guerra mondiale il giorno 11 novembre 1918, e generarono discepoli per il dominante Re Gesù Cristo, ora nella sua parusia? No; seguirono un corso di compromesso con i politicanti e i militaristi di questo mondo. Trascurarono gli “averi” del Regno del Re il cui dominio principesco deve avere un incremento senza fine. Rivolsero il loro interesse e la loro attenzione alla proposta Lega delle Nazioni, che il Consiglio Federale delle Chiese di Cristo d’America chiamò “l’espressione politica del Regno di Dio sulla terra”. (Isaia 9:6, 7) Cercarono di accrescere il numero dei sostenitori e degli adoratori di quell’organizzazione internazionale istituita dagli uomini per la pace e la sicurezza mondiale. Attualmente le sette e le denominazioni religiose della cristianità patrocinano la successiva organizzazione, le Nazioni Unite.

23. Che non abbiano coltivato il campo del mondo per il beneficio del messianico regno di Dio ha avuto quale risultato?

23 Alla resa dei conti in questo tempo d’esame da parte del ritornato Signore Gesù Cristo, quei professanti “schiavi” della cristianità non gli possono presentare nessun aumento dei suoi averi. Non hanno coltivato il campo del mondo per il beneficio del messianico regno di Dio, poiché gli hanno voltato le spalle lasciando il popolo nell’ignoranza dell’istituito messianico regno di Geova.

24. Come quelli descritti nel terzo paragrafo della risoluzione sul “nuovo Nome” corrispondono all’illustrazione dello ‘schiavo pigro’?

24 Comunque, anche fra quelli che sono in contatto con i fedeli “schiavi” del ritornato, dominante re Gesù Cristo è comparsa una classe di unti cristiani che corrisponde all’illustrazione dello “schiavo malvagio e pigro”. Evidentemente a questa classe si fa riferimento nel terzo paragrafo della Risoluzione intitolata: “Un nuovo Nome”, che fu adottata la domenica pomeriggio 26 luglio 1931 al congresso internazionale tenuto a Columbus, nell’Ohio, sotto gli auspici della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Questo è il paragrafo che ora citiamo:

POICHÉ poco dopo la morte di Charles T. Russell sorse una divisione fra quelli con lui associati in tale opera, che diede luogo all’allontanamento di un certo numero d’essi dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, e da allora si son rifiutati di cooperare con detta Società e nella sua opera e non sono d’accordo con la verità com’è pubblicata dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati ne La Torre di Guardia e in altre recenti pubblicazioni delle già summenzionate associazioni, e si sono opposti e ora in effetti si oppongono all’opera di detta Società che dichiara l’attuale messaggio del regno di Dio e il giorno di vendetta del nostro Dio contro ogni parte dell’organizzazione di Satana; e detti oppositori hanno formato diverse e numerose compagnie e hanno preso e ora portano cioè nomi come “Studenti Biblici”, “Studenti Biblici Associati”, “Russelliani insegnanti della verità esposta dal pastore Russell”, “Quelli che si tengono saldi”, e nomi simili, che tendono tutti a causare confusione e incomprensione . . .

25. Di conseguenza, i summenzionati non hanno preso parte a quali attività e imprese di quelli che portano il “nuovo nome”?

25 In effetti, quelli sopra menzionati che non volevano cooperare e perfino facevano opposizione non abbracciarono quel “nuovo nome”, testimoni di Geova, e non divennero noti come cristiani testimoni di Geova. Non hanno condiviso né le terribili sofferenze che quelli che portano il “nuovo nome” han subite da allora in poi né hanno partecipato all’opera di annunciare in ogni parte della terra l’istituito regno di Geova nelle mani del suo Messia. Per queste ragioni non hanno preso parte alla meravigliosa espansione del campo da coltivare per generare discepoli di Cristo, fino a includere attualmente 208 paesi e isole o gruppi isolani, e a richiedere la divulgazione del messaggio del Regno in più di 160 lingue. Nonostante la vile persecuzione in vari paesi, questa coltivazione del campo (che è il mondo del genere umano) per generare altri discepoli di Cristo avanza verso il suo culmine! Presentemente si compie sotto la sorveglianza di novantacinque organizzazioni filiali della Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania (Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati di Pennsylvania).

26. Quali prove ci sono che il rimanente degli unti “schiavi” ha avuto la benedizione del Cielo nell’uso dei “talenti” del Signore coltivando il campo del mondo?

26 È dunque evidente che questo aumento degli “averi” del Re messianico, dei suoi “talenti”, ha l’approvazione e la benedizione dell’Iddio Altissimo Geova e del suo Figlio Gesù Cristo. Gli unti “schiavi” impegnati nell’uso dei “talenti” del Re ritengono che ciò sia una gioiosa responsabilità, e cercano di rendersi idonei come “schiavo buono e fedele” dal punto di vista del loro Signore celeste. Non vogliono avere in loro compagnia nessuno della classe dello “schiavo malvagio e pigro”. Piuttosto, cercano d’aiutare tutti quelli che soddisfano i requisiti scritturali ad associarsi con loro, a divenire produttivi ministri della Parola di Dio. A prova della benedizione divina sui loro amorevoli sforzi, durante lo scorso anno di servizio del 1972 ci furono 163.123 ammaestrati che furono battezzati in acqua come discepoli del Signore Gesù Cristo. Nei passati cinque anni di servizio, 1968-1972, ce ne furono più di mezzo milione, in effetti 680.871, che si battezzarono così in paesi di tutto il mondo. Quindi il rimanente degli unti “schiavi” che aumentano gli “averi” del Signore non crede che egli raccolga indebitamente dove, quando fu personalmente sulla terra, non aveva seminato.

TOLTO IL “TALENTO” CHE NON ERA STATO USATO

27. Quale decisione prese il signore riguardo allo schiavo inutile?

27 Nella parabola, quale decisione prende il signore riguardo allo schiavo che non gli presentò ciò che apparteneva a questo signore insieme all’“interesse”? “Perciò”, dice l’indignato signore riguardo allo “schiavo malvagio e pigro” che si mostrò inutile, “toglietegli il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poiché a chiunque ha, sarà dato dell’altro e avrà abbondanza; ma quanto a colui che non ha, gli sarà tolto anche ciò che ha. E gettate lo schiavo buono a nulla nelle tenebre di fuori. Quivi saranno il suo pianto e lo stridor dei suoi denti”. — Matteo 25:28-30.

28. Quali ricompense concesse agli schiavi utili furono negate a questo schiavo, e che cosa significò per lui l’esser gettato nelle tenebre di fuori?

28 Questo schiavo non è invitato a entrare nella gioia dei suo signore. Non è costituito governante su molte cose per essere stato trovato fedele su poche cose. Non è chiamato “schiavo buono e fedele”, ma se ne parla come dello “schiavo buono a nulla”. Non è ritenuto come uno schiavo al servizio e nella casa del signore, ma è gettato fuori della casa “nelle tenebre di fuori”. È evidente che il signore, ritornato, fece i conti con i suoi schiavi di notte, e così ci sarebbero state “tenebre di fuori” in cui poter gettare lo schiavo. Invece di trovare lì fuori la gioia del suo signore, egli avrebbe pianto e digrignato i denti a causa delle condizioni nelle quali sarebbe stato gettato.

29. Perché questo dà una solenne lezione ai fedeli unti “schiavi” attuali nella situazione mondiale che si va facendo tenebrosa?

29 Questo dà una solenne lezione al rimanente degli odierni unti “schiavi”. Devono continuare a operare per l’aumento degli “averi” del loro Signore celeste. Altrimenti, quell’insieme di valori che è stato loro affidato dal loro Signore sarà loro tolto. E poi saranno gettati nelle “tenebre di fuori”, per unirsi lì alla classe dello “schiavo malvagio e pigro”. Dalla fine dei Tempi dei Gentili nell’anno 1914 per il mondo del genere umano fuori della casa illuminata del celeste Signore Gesù Cristo vi è stata la notte, e anche la cristianità è stata avvolta da tali tenebre notturne. Ma quelle tenebre diverranno intensamente più fitte quando sarà arrivato il tempo in cui all’improvviso secondo il programma di Dio scoppierà su questa generazione del genere umano la “grande tribolazione”. (Matteo 24:21, 22; Luca 21:34-36) In quelle mortali tenebre sarà gettata la classe dello “schiavo malvagio e pigro”, per piangervi e digrignarvi i denti con gli ipocriti religiosi finché periranno.

30. Come il “talento” è tolto alla classe dello ‘schiavo pigro’, e a chi è dato, e perché?

30 In questo tempo della parusia del Signore, quando fa i conti con i suoi “schiavi”, sia individualmente con quelli che muoiono che con le rispettive classi degli schiavi ancora sulla terra, una cosa è già evidente. La classe dello “schiavo malvagio e pigro” non negozia con il suo “talento” recandogli l’interesse ricavato dal suo “denaro”. Conformemente, egli sta già togliendo quel “talento” a questa classe infedele che sopravvive finora come classe. Non fa avere loro nessun incarico in quanto a territorio da coltivare e da rendere produttivo di altri discepoli di Cristo. Essi non sono più trattati come Suoi schiavi; non ne riconosce e non ne accetta le attività religiose. Non li fa partecipare alla rallegrante luce della sua casa. Il “talento” viene loro tolto, e il campo dei potenziali discepoli loro assegnato viene dato alla classe dello “schiavo buono e fedele” che ha aumentato o sta aumentando gli “averi” del Re fino a “dieci talenti”, esercitando la massima capacità nel campo di far discepoli. — Matteo 28:19, 20; Salmo 2:8.

31. (a) Quale norma d’azione da parte del Signore così si esemplifica? (b) La classe dello ‘schiavo pigro’ che cosa non ebbe in più, oltre alla “capacità”, e quindi che cosa gli fu fatto?

31 Così si esemplifica oggi il principio o la norma divina di agire secondo cui “a chiunque ha, sarà dato dell’altro e avrà abbondanza; ma quanto a colui che non ha, gli sarà tolto anche ciò che ha”. (Matteo 25:29) Nella parabola, lo “schiavo malvagio e pigro” ebbe il “talento”, ma non ebbe ciò che il possesso di questo “talento” doveva stimolare e rendere manifesto. Questo qualche cosa in più doveva essere il leale zelo per il suo signore, l’apprezzamento del deposito che gli era stato affidato, la convinzione che il suo signore meritava di avere l’aumento del “talento” che offriva la possibilità di lavorare, la possibilità di guadagnare. La sua mancanza di presentare un aumento quando ci fu la resa dei conti attestò eloquentemente, oltre alle sue proprie scuse, che non aveva quel qualche cosa in più da parte sua. Perciò, il “talento” gli fu tolto come “schiavo buono a nulla”. Aveva deluso la fiducia in lui riposta dal suo signore. Fu licenziato dal servizio del suo signore e cacciato dalla sua casa.

32. Che cos’è il qualche cosa in più che non ha la classe dello ‘schiavo pigro’ dal 1919, e così che cosa è loro tolto?

32 Lo stesso principio si applica alla moderna classe dello “schiavo malvagio e pigro”. A quelli di questa classe fu affidato ciò che corrisponde a “un solo talento”. Questo venne dal loro Signore celeste, specialmente dal primo anno del dopoguerra del 1919. Ma dovevano avere qualche cosa di loro proprio, che avrebbe completato o sarebbe stato di appropriato ausilio per quel “talento”. Questa cosa complementare che il possesso del “talento” avrebbe dovuto suscitare in loro era lo zelo e la devozione verso il messianico regno di Geova, la convinzione che il loro Signore celeste era degno di ricevere l’aumento nel campo di far discepoli, motivo coraggioso e amorevole per partecipare il più possibile alla proclamazione dell’istituito messianico regno di Dio e all’opera di far discepoli delle persone di tutte le nazioni, non semplicemente della nazione giudaica a cui Gesù Cristo limitò sulla terra il suo ministero pubblico e privato. Poiché non hanno ciò che essi stessi dovrebbero impiegare nell’uso del “talento” del Signore, questo “talento” è loro tolto, come indicano i fatti attuali.

33. (a) A spese di chi, dunque, quelli della classe dello “schiavo buono e fedele” ricevono un’“abbondanza”? (b) Quale gioia provano, e quale dominio attendono?

33 D’altra parte, le classi dello “schiavo buono e fedele” hanno in effetti ciò che dovrebbe completare i “talenti” loro affidati dal loro Signore celeste. In armonia col quadro della parabola, a loro viene dato di più, a spese della classe dello “schiavo malvagio e pigro”, e sono loro accresciuti opportunità e privilegi essendo “schiavi” responsabili, fidati, utili. In conseguenza di ciò, hanno invero un’“abbondanza” nell’accresciuto campo di far discepoli. Mentre rallegrano il cuore del loro Signore, la loro propria gioia trabocca e pregustano la gioia che il loro Signore prova nel suo regno ora istituito. Questa gioia li rafforza per proseguire nel suo servizio sino alla fine della loro carriera terrena. E quando ciò accade, si attendono di entrare mediante la risurrezione dai morti nella pienezza della sua gioia e d’essere resi governanti su molte cose nel suo regno millenario. Quindi conosceranno pienamente la felicità di quegli “schiavi” che prendono parte alla “prima risurrezione”. — Rivelazione 20:6.

34. L’osservabile adempimento di queste parti culminanti della parabola di Gesù cosa prova che è in corso, e perché?

34 Nella summenzionata maniera la parte culminante della parabola dei “talenti” si è adempiuta dall’anno 1919 E.V. Questo è stato osservato da persone e nazioni di tutta la terra abitata. Specialmente se ne rende conto la classe dello “schiavo buono e fedele”. Tutto prova che la parusia o invisibile presenza del re Gesù Cristo è stata in corso dalla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914. Perciò è una parte del grande “segno” della “presenza” di Cristo e del “termine del sistema di cose”, essendo questa parabola dei “talenti” parte della sua particolareggiata profezia inerente a tale “segno”. — Matteo 24:3.

35. Perché desideriamo proseguire nell’ulteriore considerazione della profezia di Cristo, e al fine di provare quale fatto?

35 Tuttavia nel “segno” dell’invisibile presenza in spirito di Cristo c’è più di quanto non dicano le parabole delle “dieci vergini” e dei “talenti” che abbiamo già considerate. Un’altra parabola costituisce una parte importante della sua profezia sul “segno”, e il suo adempimento nel nostro sorprendente tempo accresce la prova che la presenza, la parusia, del Signore Gesù Cristo continua in vista di altre cose meravigliose. Considereremo ulteriormente la grande profezia del nostro Signore?

[Domande per lo studio]

[Immagine a pagina 246]

R. J. Martin

[Immagine a pagina 247]

J. F. Rutherford