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Le nazioni dovettero conoscere molto tempo fa chi Egli è

Le nazioni dovettero conoscere molto tempo fa chi Egli è

Capitolo I

Le nazioni dovettero conoscere molto tempo fa chi Egli è

1. Qual è stato l’atteggiamento delle nazioni verso il massimo nome dell’universo, e che cosa dovranno conoscere circa Colui che lo porta?

PROPRIO come non piacque alle nazioni di molto tempo fa, egli non piace alle nazioni di oggi. Né piace loro il suo nome. Non menzionando il suo nome esse cercano d’ignorarne l’esistenza, di farlo divenire una persona sconosciuta, di far scomparire il suo nome dalla memoria. Stranamente, però, le nazioni han dimostrato di non poter cancellare il suo nome dalla storia umana. Non hanno impedito che il suo nome venisse proclamato per lungo e per largo in tutta la terra, nel nostro ventesimo secolo. È ovvio che chi porta quel nome dev’essere più grande di tutte le nazioni. Il suo nome è il più grande in tutto l’universo. È il nome più antico che ci sia. Esso è immortale! Adorna Colui che è il massimo di tutto il cielo e di tutta la terra. Esso è così imperituro come Colui che lo porta. Le nazioni del passato lo conobbero. Le attuali nazioni, come organizzazioni politiche, in modo simile conosceranno quell’incomparabile Nome. Fra breve esse periranno, ma non il Nome! Prima che periscano, esse conosceranno la superiorità di Colui che porta tale Nome.

2. Che cosa significherà la rivendicazione di quel nome, e per chi questo è ora della massima importanza?

2 A questo riguardo la storia dovrà ripetersi, ma in proporzioni assai più grandi. La storia narrata del passato giustifica la nostra attesa che quel nome sia messo al suo giusto posto fra tutti quelli che dimorano sulla terra. La rivendicazione d’esso come il nome di Colui che realmente vive, che è onnipotente e supremo, colpirà le nazioni di stupore. Sebbene senza volerlo, dovranno riconoscere Colui il cui nome è stato ingiustamente biasimato e degradato fra gli uomini. Esse conosceranno che egli è e che ha parlato e che ciò che ha proferito non manca mai di aver luogo. Il significato di ciò per tutte le nazioni è proprio ora della massima importanza riguardo a ogni membro dell’attuale generazione del genere umano.

3. Per Colui che porta quel Nome, perché ciò che ebbe luogo nel 1513 a.E.V. è come se fosse accaduto solo mezza settimana fa?

3 Per noi d’oggi qualsiasi avvenimento che ebbe luogo nell’anno 1513 avanti la nostra Èra Volgare accadde molto tempo fa. Quasi tremilacinquecento anni fa! Ma per l’Eterno il cui nome dev’essere rivendicato tale periodo di tempo non si calcola secondo la giornaliera rotazione della terra sul suo asse e nel suo annuo movimento intorno al sole. Quei tre millenni e mezzo sono considerati solo come tre e mezzo dei nostri giorni. E che cos’è per Lui una semplice mezza settimana di tempo? Per Lui fu solo mezza settimana fa che affrontò la potenza politica di prima classe del sedicesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare. Non fu dunque una semplice esclamazione poetica quando un ispirato scrittore di canti di quel giorno disse di Lui: “Mille anni sono ai suoi occhi come ieri quando è passato, e come una veglia durante la notte”. *

4. Che cosa contava presso di Lui riguardo a quella prima potenza mondiale?

4 Per Lui non ebbe importanza che quella prima potenza mondiale avesse in gran quantità il più recente equipaggiamento militare e potesse dominare la terra abitata di allora. La sua altamente apprezzata sapienza e il suo alto grado di civiltà non facevano per Lui nessuna differenza. Il gran numero dei suoi dèi e delle sue dee non Gli fecero provare stupore ma mostrava quanto quella altamente civilizzata potenza mondiale fosse ignorante e mal guidata in senso religioso. Ciò che presso di Lui allora contava era che questa potenza mondiale si era messa in difficoltà con lui. Come?

5. In fatto di oppressione, di che cosa eran minacciate persone innocenti di un ramo della famiglia umana mentre risiedevano come forestieri nel paese di un’altra razza?

5 Abbiamo mai visto un popolo inoffensivo essere oppresso da un potente, militarizzato, nazionalistico governo politico in questo ventesimo secolo? Questa domanda ci fa pensare a diversi popoli e gruppi razziali oppressi. Or dunque, possiamo capire la tirannica oppressione che per decine e decine d’anni aveva subìto un popolo innocente in un paese nel quale erano residenti forestieri. Secondo i tre grandi rami nei quali si divide la nostra famiglia umana, questi residenti forestieri erano il ramo semitico e dimoravano in un paese camitico. L’oppressione a cui erano sottoposti divenne infine così estrema da minacciare quello che oggi viene chiamato “genocidio”, al fine di far scomparire quella particolare famiglia di Semiti che era ora cresciuta fino alle proporzioni di un popolo notevole, di una nazione davvero popolosa ma che non aveva nessuna parte attiva nel governo di quel paese camitico.

6. Quindi, di quale specie fu la difficoltosa contesa, e come mai?

6 Sembra che una contesa razziale affliggesse quel paese camitico, poiché quel gran numero di residenti forestieri di un’altra razza avrebbe pure potuto costituire una minaccia militare per quella potenza mondiale di prim’ordine. Ma se studiamo la situazione più profondamente, possiamo discernere che c’era una contesa ancora più importante di quella razziale. C’era una contesa religiosa. Le narrazioni della storia antica provano al di là d’ogni dubbio da parte dei nostri irreligiosi modernisti dall’istruzione scientifica che la religione aveva nella vita delle nazioni, perfino dei governanti, una parte predominante. Una religione rimarchevolmente diversa si identificava con quel popolo forestiero che risiedeva in quel paese camitico di fama mondiale. Ecco perché il grosso di quel popolo si rifiutava di partecipare all’adorazione dei molti dèi del paese. La soppressione di questo popolo di ceppo semitico avrebbe dunque significato la soppressione di questa religione. Questa era, secondo i sacerdoti degli dèi del paese, la cosa più desiderabile.

7. Quali domande fecero gli oppressori camitici circa l’Iddio dei residenti forestieri, e quale azione richiesero tali domande?

7 Proprio come alle centinaia di milioni di Indiani orientali di questo ventesimo secolo, sembrava strano a quegli antichi adoratori di molti dèi camitici che questo popolo forestiero in mezzo a loro dovesse adorare un solo Dio, che si credeva fosse l’unico Creatore di tutto il cielo e di tutta la terra. Ma per quegli adoratori di molti antichi dèi e dee questo solo Dio di quel popolo di residenti forestieri non poteva essere un Dio vero, vivente, onnipotente. Se no, perché li avrebbe fatti opprimere come semplici schiavi per più di cento anni? Perché avrebbe fatto seguire ai loro oppressori il piano nazionalistico di spazzare via i suoi adoratori e la sua religione dalla terra? Perché non aveva prima d’ora liberato i suoi adoratori dai loro politeistici oppressori, che li tenevano schiavi? Quelle erano buone domande. Se egli era l’Iddio che quegli uomini oppressi adoravano, avrebbe dovuto dunque rispondere a quelle domande. Si sarebbe dovuto far conoscere da quella nazione camitica! E ciò facendo, si sarebbe potuto far conoscere da tutte le nazioni!

8. Era appropriato che questo Dio si facesse conoscere anche dai suoi propri adoratori oppressi, e in base a che cosa?

8 Per tale proposito, si sarebbe fatto conoscere dai Suoi propri adoratori? Anche a molti di questi poteva apparire come un Dio sconosciuto. * Nelle angosciose circostanze di quel sedicesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare, dovevano essi conoscere che Egli è, che ha un nome diverso dai nomi di tutti gli dèi e le dee dei loro oppressori, e che è il loro Dio che li riconosce come suo popolo? Sì! Non era stato un Dio sconosciuto per i loro antenati dei secoli precedenti. Questi ne avevano perfino conosciuto il nome personale, ma l’avevano specialmente apprezzato come “Dio Onnipotente” a causa di ciò che aveva fatto a loro favore. Perché non avrebbero dovuto dunque adorare questo Dio dei loro antenati?

9. Perché questo Dio calcolava il tempo della loro afflizione, e che cosa era opportuno che egli facesse riguardo al suo nome?

9 Egli aveva fatto ai loro antenati meravigliose promesse, promesse di interesse e importanza non solo per loro come discendenti ma del massimo interesse e della massima importanza per tutto il genere umano. Aveva predetto un’afflizione come quella che si abbatté su di loro in questo paese camitico. Poteva egli essere inconsapevole dell’afflizione quando in effetti si abbatté su di loro? Coerentemente, no! Difatti, calcolava il tempo di questa afflizione, perché aveva predeterminato e predetto quando tale afflizione sarebbe finita ed essa sarebbe dovuta finire. * Essi avevano i racconti della durata della vita dei loro antenati in successione e delle generazioni relative. Se li avessero consultati e avessero fatto calcoli corretti, avrebbero saputo che ora era il tempo della loro liberazione. Era il tempo segnato dal loro Dio per farsi da loro conoscere come il loro Liberatore e per coronare il suo nome di una gloria che non sarebbe mai svanita. Era il tempo che Egli provasse con le opere che non fa nessuna dichiarazione giurata che gli sia impossibile adempiere. È ancora l’Iddio Onnipotente malgrado il passare dei secoli. Giacché era venuto il suo tempo, si poteva attendere che desse al suo nome un posto nella storia umana al di sopra di tutti gli altri nomi.

COME FARÀ QUESTO?

10. Quali domande fecero dunque i suoi adoratori con fede in Lui, e che cosa era appropriato che egli facesse in risposta in qualità di Dio?

10 A quelli che ancora avevano fede nelle inviolabili promesse di Dio si presentava la domanda: Come farà questo? Come darà prova di non essere un dio mitico? Come rivendicherà la sua stessa esistenza? Come renderà il suo nome rispettato, in realtà, temibile per tutte le nazioni della terra? Non con qualche mezzo comune che gli scienziati moderni potessero spiegare. No, ma con qualche cosa che nemmeno gli scienziati del ventesimo secolo possono spiegare nonostante tutti i loro esperimenti da laboratorio, con mezzi così umanamente incredibili che i dubbiosi chiamerebbero semplicemente mitici e leggendari. Ma in quale altro modo se non con tale dimostrazione della sua superiore potenza e scientifica intelligenza si sarebbe potuto provare anche a questa generazione del genere umano che egli è il solo Dio Onnipotente? Un Dio dovrebbe poter fare cose che gli uomini comuni di qualsiasi secolo di tempo non han potuto fare. Se no, come può essere classificato come Dio? Ragionevolmente, si doveva attendere ch’egli facesse cose che i sacerdoti di tutti i falsi dèi che praticavano la magia non avrebbero mai potuto fare. Egli si sarebbe dovuto distinguere facendo cose inspiegabili, miracoli!

11. Come sarebbe stata identificata la Fonte di questi miracoli, e quale considerazione tale Fonte avrebbe mostrato per gli uomini sulla terra?

11 Come, però, queste miracolose opere di potenza sarebbero state attribuite a questo solo vivente e vero Dio, in modo da esserne considerato senza fallo la Fonte? Come sarebbe specialmente avvenuto questo, dal momento che è invisibile e non ha nessun idolo o immagine visibile, materiale, che lo rappresenti agli occhi e al tatto degli uomini? Semplicemente facendo annunciare queste miracolose opere in anticipo e facendole compiere nel suo nome, e questo per mezzo di un vivente rappresentante umano, di un portavoce o profeta, inviato a parlare e ad agire in Suo nome. Non fu necessario che questo invisibile Dio onnipotente si presentasse in persona alle carnali creature umane, che erano troppo deboli di vista e di costituzione corporea per sopportare la diretta presenza del Fattore del sole e di tutti i miliardi di galassie di stelle e di sorgenti di raggi cosmici. In adempimento delle predizioni fatte in suo nome da portavoce umani, egli poteva compiere gli specifici miracoli a distanza, e questo sarebbe stato più salutare per le minuscole creature umane con le loro limitate capacità di sopportare solo quel tanto senza esser distrutte. Tutto ciò avrebbe mostrato la considerazione divina per le semplici creature umane della nostra piccola terra!

12. Chi fu impiegato da questo Dio non idolatrico perché parlasse e agisse nel Suo nome, e come questi ebbe il suo nome personale?

12 Gli dèi degli idoli di quell’antico paese camitico avevano i loro sacerdoti che praticavano la magia e altri rappresentanti ufficiali, fra i quali erano i notevoli uomini Ianne e Iambre. * Chi fu, allora, il personaggio storico che l’Iddio non idolatrico mandò a parlare e ad agire nel suo nome personale? Non fu un estraneo per il paese. Infatti, era nato in quel meridionale paese camitico ottant’anni prima. Pertanto era ora un vecchio, forse troppo vecchio per essere riconosciuto come uno che quarant’anni prima era fuggito dal paese, un uomo che si sarebbero potuti sentire giustificati a uccidere come omicida. Essi avevano voluto che fosse ucciso perfino da bambino neonato gettandolo nel loro fiume sacro, che adoravano come un dio. Ma mentre galleggiava in un’arca di papiro fatta a mano sulle acque presso la sponda, fu raccolto dalla compassionevole figlia di colui che allora governava il paese. Ella fu spinta ad adottare questo bel bambino maschio, e appropriatamente gli mise il nome che significa “Tratto fuori” o “Salvato dall’acqua”, vale a dire Mo·shehʹ o, come oggi pronunceremmo il nome, Mosè. Questo significò una sconfitta per l’iddio del fiume a cui non era stato permesso d’inghiottirlo. *

13. Com’era stato dunque allevato Mosè, e che cosa lo fece fuggire dal paese?

13 Apparentemente senza sapere d’esser guidata, la figlia del governante diede il bambino lattante alla sua propria madre, Iochebed, perché lo nutrisse e l’allevasse finché il fanciullo fosse abbastanza grande da esser condotto nel palazzo del governante. Con grandezza di cuore ella agiva in contrasto con la crudele norma genocida del padre, contro i residenti forestieri del suo paese. In questo modo il bambino in pericolo fu protetto e al riparo dalla morte per mano degli oppressori del suo popolo e ricevette istruzione sull’adorazione non dei molti falsi dèi del paese, ma dell’Iddio di suo padre Amram. * Il forte attaccamento familiare e religioso al suo popolo rimase profondamente radicato in questo fanciullo, che in maniera evidente era segnato per un importante ruolo nella storia, finché ebbe quarant’anni, benché avesse trascorso la maggior parte di quegli anni presso la corte del re e fosse stato istruito in tutta la sua sapienza mondana. Quindi, siccome era molto indignato per il duro trattamento che si faceva al suo popolo schiavo, tentò di capeggiare un movimento di liberazione. Ci fu spargimento di sangue, e dovette fuggire per mettersi in salvo. *

14. Tornato per essere il condottiero del suo popolo oppresso, quali domande sarebbero stati inclini a fargli per assicurarsi?

14 Che cosa o chi avrebbe potuto ora che era un uomo anziano ottantenne indurlo a lasciare il paese dov’era fuggito per tornare al paese degli oppressori del suo popolo, che avevan cercato di sopprimere la sua vita? Non aveva già fallito una volta come liberatore? Sì! Ma ora sarebbe stato il suo Dio ad agire come Liberatore di quelli che l’adoravano nonostante la loro lunga afflizione. Ormai era per il suo proprio popolo quasi un estraneo, ma la sua sorella maggiore Miriam, e suo fratello Aaronne, erano ancora in vita in quel paese di schiavitù. Maggiormente si sarebbe dovuto identificare a loro. “Che cosa ti fa tornare? Chi ti ha mandato?” gli avrebbero chiesto. Presentarsi a loro come loro liberatore nel suo proprio nome non gli avrebbe fatto ora ottenere presso di loro più consenso che la prima volta. Solo se fosse venuto nel nome del loro Dio come Liberatore si sarebbero mostrati propensi ad accettarlo come loro visibile condottiero. Tuttavia, qual era il nome di questo Dio che l’aveva mandato? Come avrebbe potuto provare che questo Dio l’aveva mandato a condurli verso la libertà? Aveva questo Dio cambiato il proprio nome?

15. Dove e in che modo Dio diede ordine a Mosè di tornare dagli oppressori che tenevano il suo popolo schiavo?

15 L’Iddio che mandò Mosè sapeva che il suo dubbioso popolo si sarebbe chiesto perché l’Iddio dei loro antenati aveva permesso che fosse praticata per tanto tempo su di loro questa malvagità, e sapeva che avrebbero fatto a Mosè queste domande. Per mezzo di una manifestazione miracolosa non in qualche paese mitico, ma ai piedi del monte Horeb nel deserto sinaitico della penisola arabica, verbalmente Dio diede ordine a Mosè di tornare al paese che teneva gli schiavi nell’oppressione. Che cosa avrebbe dovuto dire quando si sarebbe dapprima presentato al suo proprio popolo? Per mezzo di un invisibile angelo presso un rovo che ardeva in maniera miracolosa nel deserto, Dio gli disse che cosa dichiarare. Secondo The New English Bible edita in un paese molto a occidente della penisola sinaitica, 3.482 anni dopo (nel 1970 E.V.), spiegando la sua missione Mosè avrebbe dovuto dire:

16. Che cosa fu proferito a Mosè di dire al suo popolo per spiegare il suo ritorno?

16 “Devi dire questo agli Israeliti, che è GEOVA l’Iddio dei loro antenati, l’Iddio di Abraamo, l’Iddio di Isacco, l’Iddio di Giacobbe, che ti ha mandato a loro. Questo è il mio nome per sempre; questo è il mio titolo in ogni generazione. Va e raduna gli anziani d’Israele e di’ loro che GEOVA l’Iddio dei loro antenati, l’Iddio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe, ti è apparso e ha detto: ‘Ho in realtà rivolto verso di voi i miei occhi; ho notato tutto ciò che vi è stato fatto in Egitto, e ho risoluto di trarvi fuori della vostra miseria in Egitto, al paese dei Cananei, degli Ittiti, degli Amorrei, dei Ferezei, degli Ivvei e dei Gebusei, in un paese dove scorre latte e miele’. Essi ti ascolteranno, e tu e gli anziani d’Israele dovrete quindi andare dal re d’Egitto”. — Esodo 3:15-18.

17. Quale fu la reazione di Faraone alla richiesta di liberare gli Israeliti, e quale fu dunque la sola cosa che rimase a Dio di fargli?

17 Coraggiosamente Mosè ubbidì a questo Dio dei suoi antenati, Geova. Con segni miracolosi che Geova aveva comandato a Mosè di compiere, Mosè diede prova che Geova l’Iddio della liberazione l’aveva in realtà mandato per condurli nella libertà. La loro liberazione sarebbe potuta avvenire facilmente per gli Egiziani, se questi, su richiesta di Geova, avessero sottratto gli Israeliti alla loro oppressione e li avessero lasciati andare liberamente verso la loro Terra Promessa di latte e miele. Ma che c’è da fare quando il re Faraone d’Egitto schernisce la richiesta fattagli nel nome del vivente e vero Dio e in atto di sfida risponde: “Chi è Geova, così che io debba ubbidire alla sua voce e mandar via Israele?” A conferma del suo atto di sfida verso Geova come se fosse stato un semplice Nessuno, l’idolatrico Faraone d’Egitto aggiunse: “Io non conosco affatto Geova e, per di più, non manderò via Israele”. E quando Faraone, comandante delle più eccellenti forze militari di quel mondo antico, si attiene alla propria decisione, che altro c’è da fare se non fargli conoscere Geova, forzarlo a riconoscere che l’Iddio che gli fa la richiesta di lasciar andare il Suo popolo è Geova? Faraone se lo meritò!

18. Quale dichiarazione del proposito divino fu richiesta dalla situazione nazionale che allora si creò, e, riguardo a loro stesse, che cosa farebbero bene a considerare le nazioni d’oggi?

18 Hanno dei governanti politici di questo ventesimo secolo l’attitudine di quel Faraone del 1514-1513 a.E.V., come narra Esodo 5:1, 2? La situazione nazionale che si creò allora richiese per la prima volta la divina dichiarazione che servì da avvertimento alle nazioni politiche dei tempi biblici circa il proposito di Dio di far conoscere loro chi egli sia. Ma le nazioni di questo mondo moderno hanno bisogno di prestare ascolto a questa antica dichiarazione del proposito di Dio come valida anche per loro. Esse potrebbero ben considerare con molta serietà se sono tipificate o prefigurate dall’antico paese dei Faraoni, nel cui tempo Geova disse a Mosè: “Gli Egiziani per certo conosceranno che io sono Geova quando stenderò la mia mano contro l’Egitto, e in realtà farò uscire i figli d’Israele di mezzo a loro”. — Esodo 7:1-5.

19. Con che cosa come la prima di dieci piaghe Faraone fu obbligato a conoscere che Dio è Geova?

19 Inoltre, Mosè ebbe l’ordine di dire al disubbidiente Faraone d’Egitto: “Da ciò conoscerai che io sono Geova. Ecco, con la verga che è nella mia mano colpirò l’acqua ch’è nel fiume Nilo, ed essa per certo si muterà in sangue”. Ciò accadde. Questo risultò la prima delle dieci piaghe mediante cui i duri, resistenti Egiziani impararono in un modo per loro disastroso che il vero Dio è Geova. — Esodo 7:17-25.

20. Come se la passò il popolo di Mosè durante le prime due piaghe, e quale dubbio poté perciò avere Faraone in quanto a Geova?

20 Quella prima piaga, che mutò il fiume Nilo e i suoi canali in sangue, non fu rivolta direttamente al popolo di Mosè, che dimorava separatamente nella parte nordorientale dell’Egitto nota come Gosen. Ma sentirono gli effetti di questa piaga che afflisse l’intero paese d’Egitto per sette giorni. Comunque, sapevano che Geova non aveva avuto l’intenzione di punir loro con questa piaga, e soffrendo con gli Egiziani poterono sentire quanto il colpo fosse reale per gli oppressivi Egiziani. La stessa cosa poté dirsi della seconda piaga, quella delle rane che coprirono il paese d’Egitto, non essendo risparmiato nemmeno il paese di Gosen. (Esodo da 7:19 a 8:15) Faraone poté trarre qualche conforto dal fatto che lo stesso popolo di Mosè fosse obbligato a soffrire per quelle piaghe allo stesso modo degli Egiziani. Poté dubitare che Geova fosse in grado di proteggere il suo proprio popolo, gli Israeliti, da quelle piaghe che sembrò fossero imitate dai sacerdoti egiziani che praticavano la magia. La situazione presentò dunque una sfida per Geova. Poteva egli affrontarla?

21. Che cosa la terza piaga forzò i sacerdoti d’Egitto ad ammettere, e perché?

21 Le prime due piaghe non intenerirono sufficientemente il cuore di Faraone. Infatti, che Geova cedesse alle invocazioni di sollievo di Faraone realmente indurì il provocatore governante. Stava ora per abbattersi sull’Egitto una terza piaga. Essa produsse nuvoli di culici su tutto l’Egitto. I sacerdoti che praticavano la magia non la poterono ripetere. Non poterono dar credito della piaga a nessuno dei loro dèi demonici. A Faraone furon dunque obbligati a dire: “È il dito di Dio!” Notevolmente, non dissero: ‘È il dito di Geova!’ Misero deliberatamente da parte il vero nome di Dio? In ogni modo, che ignorassero il vero nome di Dio non nascose i fatti, né li salvò. — Esodo 8:16-19.

PROTEZIONE MEDIANTE L’ADORAZIONE DEL VERO DIO

22. Quale domanda sulla capacità del vero Dio di proteggere i suoi adoratori sorge, e come il modo in cui fu diretta la quarta piaga rispose a ciò?

22 È possibile avere qualche protezione mediante l’adorazione del vero Dio, sì, di questo Dio con un nome non gradito? Il modo in cui fu diretta la quarta piaga che si abbatté sull’Egitto rispose a questa domanda in maniera positiva. Ascoltate il racconto storico, riportato in Esodo 8:20-24:

23. Che cosa fu proferito a Mosè di dire annunciando la quarta piaga, e con quali risultati?

23 “Quindi Geova disse a Mosè: ‘Alzati la mattina di buon’ora e presentati davanti a Faraone. Ecco, egli uscirà verso l’acqua! E tu gli devi dire: “Geova ha detto questo: ‘Manda via il mio popolo affinché mi serva. Ma se tu non manderai via il mio popolo, ecco, io manderò su te e sui tuoi servitori e sul tuo popolo e nelle tue case i tafani; e le case d’Egitto saran semplicemente piene di tafani, e pure la terra sulla quale essi sono. E quel giorno farò certo distinguere il paese di Gosen sul quale sta il mio popolo, onde non vi esista nessun tafano; affinché tu sappia che io sono Geova in mezzo alla terra. E in realtà porrò una demarcazione fra il mio popolo e il tuo popolo. Questo segno avverrà domani’”’. E Geova faceva così; e grandi sciami di tafani invadevano la casa di Faraone e le case dei suoi servitori e tutto il paese d’Egitto. Il paese fu in rovina a motivo dei tafani”.

24. Da allora in poi, in quali due modi fu fatto conoscere a Faraone che Dio è Geova, e dopo quale esperienza Faraone lasciò andare il popolo di Geova?

24 Così all’indurito Faraone fu ancora fatto conoscere che il vero Dio è Geova in due modi, mediante la piaga dei tafani stessi, che poté anche dirsi che fosse “il dito di Dio”, e mediante la miracolosa separazione del popolo di Geova, gli Israeliti, e con la loro protezione dalla piaga dei tafani. Se Faraone avesse mandato nel paese di Gosen, avrebbe riscontrato che questo era vero, esattamente come riscontrò per la piaga che ci fu subito dopo, la quale colpì ogni sorta di bestiame degli Egiziani con la pestilenza così che morì. In quanto alla verifica di Faraone per vedere se Geova aveva veramente fatto una distinzione fra il bestiame degli Israeliti e il bestiame degli Egiziani, leggiamo: “Allora Faraone mandò, ed ecco, del bestiame d’Israele non ne era morto nemmeno uno”. (Esodo 9:7) Ma nemmeno questo fu una sufficiente conoscenza intorno a Geova per l’incorreggibile Faraone. Solo dopo che la decima e ultima piaga aveva ucciso il suo figlio primogenito e i figli primogeniti di tutti i suoi sudditi egiziani egli cedette abbastanza da lasciar andare il popolo di Geova. Fu colpa sua se imparò a conoscere Geova solo nella maniera difficile per l’Egitto.

25. In che modo Dio dichiarò in seguito a Mosè che si sarebbe ulteriormente glorificato per mezzo di Faraone, e così gli Egiziani avrebbero per certo conosciuto che cosa?

25 Nonostante tutto ciò, l’Iddio dei miracoli non aveva finito di forzare Faraone e i suoi sudditi a conoscere che egli è Geova. Alcuni giorni dopo la partenza degli Israeliti con tutti i loro primogeniti degli uomini e del bestiame con loro, si accamparono presso il mar Rosso, sulla sua sponda occidentale, vicino al capo del golfo di Suez e “in vista di Baal-Zefon (“Signore del Nord o della Torre di Guardia”)”. Vicino a questo punto geografico Geova si propose di farsi conoscere ancora di più dai suoi nemici. Avvenne esattamente come Geova aveva detto a Mosè: “Quindi Faraone per certo dirà circa i figli d’Israele: ‘Stanno errando in confusione nel paese. Il deserto li ha rinchiusi’. In realtà lascerò dunque divenire ostinato il cuore di Faraone, e per certo egli li inseguirà e io mi glorificherò per mezzo di Faraone e di tutte le sue forze militari; e gli Egiziani per certo conosceranno che io sono Geova”. — Esodo 14:1-4.

26. In che modo Geova aveva ora determinato di fare i conti con gli Egiziani, e che cosa disse a Mosè che ne era lo scopo?

26 In realtà, quindi, non erano gli Israeliti ad essere intrappolati presso il mar Rosso con le forze militari egiziane che li incalzavano da vicino, ma furono gli stessi Egiziani a cadere in una trappola per la loro distruzione. Con ciò vi era un’ultima lezione da impartire agli Egiziani perché conoscessero Geova. Questo avrebbe chiuso i suoi conti con loro. Quando ora Geova disse a Mosè che avrebbe aperto attraverso il letto del mar Rosso un corridoio perché gli Israeliti avanzassero verso la sponda orientale e verso la libertà, ne rivelò a Mosè lo scopo, dicendo: “In quanto a me, ecco, io lascio divenire ostinato il cuore degli Egiziani, affinché entrino dietro a loro e affinché io mi glorifichi mediante Faraone e tutte le sue forze militari, i suoi carri da guerra e i suoi cavalieri. E gli Egiziani per certo conosceranno che io sono Geova quando mi renderò glorioso mediante Faraone, i suoi carri da guerra e i suoi cavalieri”. — Esodo 14:15-18.

27. In quale condizione si trovarono le forze egiziane quando infine riconobbero Dio per nome, ma come in quanto al tempo?

27 Quella notte, alla luce della luna di Pasqua, le centinaia di migliaia di Israeliti attraversarono il letto del mar Rosso le cui acque si erano miracolosamente divise a entrambi i loro lati. Verso il mattino Geova permise alle forze militari egiziane di entrare nel prosciugato letto del mare per inseguire gli Israeliti. Quando l’Iddio d’Israele cominciò a ostacolare l’avanzata dei loro inseguitori, le forze militari egiziane sentirono il pericolo e cominciarono a capire di combattere contro Geova. Alla fine, facendone un riconoscimento per nome, si dissero gli uni gli altri: “Fuggiamo da ogni contatto con Israele, perché Geova per certo combatte per loro contro gli Egiziani”. Ma era troppo tardi per fuggire, poiché Geova chiuse su di loro la trappola. Leggiamo:

28. Come quel giorno Geova salvò Israele dalla mano degli Egiziani?

28 “Nel frattempo gli Egiziani fuggivano dall’incontrarlo [il mare], ma Geova scosse gli Egiziani in mezzo al mare. E le acque tornavano. Infine esse coprirono i carri da guerra e i cavalieri appartenenti a tutte le forze militari di Faraone e che erano entrati nel mare dietro a loro. Non se ne lasciò rimanere fra loro nemmeno uno. In quanto ai figli d’Israele, camminarono sull’asciutto in mezzo al letto del mare, e le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Così quel giorno Geova salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla spiaggia del mare”. — Esodo 14:21-30.

[Note in calce]

^ par. 3 Citazione delle parole del profeta Mosè, riportate in Salmo 90:4. Si veda anche II Pietro 3:8.

^ par. 9 Si veda il primo libro di Mosè, Genesi, capitolo quindici, versetti 12-14.

[Domande per lo studio]