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Una preghiera contrita

Una preghiera contrita

Capitolo venticinque

Una preghiera contrita

Isaia 63:15–64:12

1, 2. (a) Qual è lo scopo della disciplina divina? (b) Che scelta dovranno fare gli ebrei dopo essere stati disciplinati da Geova?

LA DISTRUZIONE di Gerusalemme e del tempio nel 607 a.E.V. fu disciplina impartita da Geova, un’espressione della sua estrema disapprovazione. La disubbidiente nazione di Giuda meritava quella severa punizione. Eppure Geova non voleva che gli ebrei venissero sterminati. L’apostolo Paolo alludeva allo scopo della disciplina di Geova quando disse: “Veramente, nessuna disciplina al presente sembra essere gioiosa, ma dolorosa; tuttavia a quelli che ne sono stati addestrati produce poi un pacifico frutto, cioè giustizia”. — Ebrei 12:11.

2 Quale sarà la reazione degli ebrei a questa amara esperienza? Odieranno la disciplina di Geova? (Salmo 50:16, 17) O la accetteranno? Si pentiranno e saranno sanati? (Isaia 57:18; Ezechiele 18:23) La profezia di Isaia fa pensare che almeno alcuni ex abitanti di Giuda accetteranno di buon grado la disciplina. Negli ultimi versetti del capitolo 63 e in tutto il capitolo 64 la nazione di Giuda è rappresentata come un popolo pentito che rivolge a Geova una supplica accorata. Il profeta Isaia pronuncia una preghiera contrita a favore dei suoi connazionali, che saranno in esilio. Nel far questo, parla di avvenimenti futuri come se accadessero davanti ai suoi occhi.

Un padre compassionevole

3. (a) In che modo la preghiera profetica di Isaia esalta Geova? (b) In che modo la preghiera di Daniele indica che la preghiera profetica di Isaia rappresenta il pensiero degli ebrei pentiti a Babilonia? (Vedi il  riquadro a pagina 362).

3 Isaia prega Geova: “Guarda dal cielo e vedi dalla tua alta dimora di santità e bellezza”. Il profeta sta parlando dei cieli spirituali, in cui dimorano Geova e le creature spirituali invisibili. Esprimendo il pensiero degli ebrei in esilio, Isaia prosegue: “Dove sono il tuo zelo e la tua piena potenza, la commozione delle tue parti interiori, e le tue misericordie? Verso di me si sono contenuti”. (Isaia 63:15) Geova ha trattenuto la sua potenza e controllato i sentimenti profondi che prova per loro, “la commozione delle [sue] parti interiori”. Eppure Geova è il “Padre” della nazione ebraica, di cui Abraamo e Israele (Giacobbe) erano gli antenati naturali; ma se fossero tornati in vita, forse sarebbero stati inclini a rigettare la loro progenie apostata. Geova ha più compassione. (Salmo 27:10) Isaia dice con gratitudine: “Tu, o Geova, sei nostro Padre. Nostro Ricompratore di molto tempo fa è il tuo nome”. — Isaia 63:16.

4, 5. (a) In che senso Geova fa vagare gli ebrei dalle sue vie? (b) Che tipo di adorazione desidera Geova?

4 Isaia prosegue con espressioni accorate: “Perché, o Geova, continui a farci vagare dalle tue vie? Perché indurisci il nostro cuore contro il timore di te? Torna per amore dei tuoi servitori, le tribù del tuo possedimento ereditario”. (Isaia 63:17) Sì, Isaia prega Geova di rivolgere di nuovo l’attenzione ai suoi servitori. In che senso, però, Geova fa vagare gli ebrei dalle sue vie? È forse responsabile della durezza del loro cuore che li porta a non avere timore di lui? No, ma in effetti permette che ciò avvenga e, nella loro disperazione, gli ebrei deplorano che Geova abbia dato loro questa libertà. (Esodo 4:21; Neemia 9:16) Vorrebbero che Geova fosse intervenuto per impedire loro di sbagliare.

5 Naturalmente Geova non agisce in questo modo con gli esseri umani. Siamo dotati di libero arbitrio, e Geova ci lascia decidere personalmente se ubbidirgli o no. (Deuteronomio 30:15-19) Desidera l’adorazione che scaturisce da un cuore e una mente motivati dall’amore sincero. Quindi ha permesso agli ebrei di esercitare il libero arbitrio, anche se questo ha reso possibile che si ribellassero a lui. In questo senso ha indurito il loro cuore. — 2 Cronache 36:14-21.

6, 7. (a) Qual è stato il risultato dal momento che gli ebrei hanno lasciato le vie di Geova? (b) Quale vano desiderio esprimono gli ebrei, ma cosa non hanno nessun diritto di aspettarsi?

6 Qual è il risultato? Isaia dice profeticamente: “Per un po’ il tuo santo popolo ebbe possesso. I nostri propri avversari hanno calpestato il tuo santuario. Per lungo tempo siamo divenuti come quelli sui quali tu non governasti, come quelli sui quali il tuo nome non era stato invocato”. (Isaia 63:18, 19) Il popolo di Geova ebbe possesso del suo santuario per un po’. Quindi Geova lasciò che questo venisse distrutto e che la sua nazione fosse portata in esilio. Quando ciò accadde fu come se non ci fosse stato nessun patto fra lui e i discendenti di Abraamo e come se il suo nome non fosse stato invocato su di loro. Adesso che sono prigionieri a Babilonia, gli ebrei gridano dalla disperazione: “Oh avessi tu strappato i cieli, ne fossi sceso, a motivo tuo i medesimi monti si fossero scossi, come quando un fuoco incendia i rami secchi, e il fuoco fa bollire la medesima acqua, per far conoscere il tuo nome ai tuoi avversari, affinché a motivo tuo si agitino le nazioni!” (Isaia 64:1, 2) Geova ha senz’altro il potere di salvare. Certamente avrebbe potuto scendere e combattere per il suo popolo, strappando sistemi governativi simili a cieli e distruggendo imperi simili a monti. Avrebbe potuto far conoscere il suo nome mostrando il suo zelo ardente a favore del suo popolo.

7 Geova aveva fatto cose del genere in passato. Isaia riferisce: “Quando facesti cose tremende che non potevamo sperare, scendesti. A motivo tuo i monti stessi si scossero”. (Isaia 64:3) Simili azioni grandiose dimostravano il suo potere e la sua Divinità. Ma gli ebrei infedeli del tempo di Isaia non hanno nessun diritto di aspettarsi che Geova agisca in questo modo a loro beneficio.

Solo Geova può salvare

8. (a) Qual è una differenza tra Geova e i falsi dèi delle nazioni? (b) Perché Geova non interviene per salvare il suo popolo benché sia in grado di farlo? (c) In che modo Paolo cita e applica Isaia 64:4? (Vedi il  riquadro a pagina 366).

8 I falsi dèi non compiono potenti atti salvifici per i loro adoratori. Isaia scrive: “Da molto tempo fa nessuno ha udito, né alcuno ha prestato orecchio, né occhio stesso ha visto un Dio, eccetto te, che agisca per chi si tiene in aspettazione di lui. Sei andato incontro a colui che esulta e opera giustizia, a quelli che continuano a ricordarsi di te nelle tue proprie vie”. (Isaia 64:4, 5a) Solo Geova è “il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”. (Ebrei 11:6) Agisce per proteggere coloro che operano con giustizia e coloro che si ricordano di lui. (Isaia 30:18) È così che hanno agito gli ebrei? No. Isaia dice a Geova: “Ecco, tu stesso ti indignasti, mentre noi peccavamo, in esse per lungo tempo, e dovremmo noi esser salvati?” (Isaia 64:5b) Dal momento che il suo popolo ha un lungo passato peccaminoso, Geova Dio non ha motivo di trattenere la sua indignazione e intervenire per salvarlo.

9. Cosa possono sperare gli ebrei pentiti, e cosa possiamo imparare da ciò?

9 Gli ebrei non possono annullare il passato, ma se si pentono e ritornano alla pura adorazione, possono sperare di ricevere il perdono e le benedizioni future. Geova a suo tempo ricompenserà coloro che si pentono liberandoli dalla cattività babilonese, ma devono avere pazienza. Anche se si pentono, Geova non cambierà la sua tabella di marcia. Se rimangono desti e sono sensibili alla sua volontà, alla fine sarà assicurata loro la liberazione. Similmente oggi noi cristiani attendiamo con pazienza Geova. (2 Pietro 3:11, 12) Prendiamo a cuore le parole dell’apostolo Paolo, che disse: “Non smettiamo dunque di fare ciò che è eccellente, poiché a suo tempo mieteremo se non ci stanchiamo”. — Galati 6:9.

10. Quale incapacità viene confessata con franchezza nella preghiera di Isaia?

10 La preghiera profetica di Isaia è più che una formale confessione dei peccati. Esprime la sincera consapevolezza che la nazione è incapace di salvarsi. Il profeta dice: “Diveniamo come qualcosa d’impuro, noi tutti, e tutti i nostri atti di giustizia sono simili a una veste per periodi di mestruazione; e appassiremo come il fogliame, noi tutti, e i nostri stessi errori ci porteranno via proprio come il vento”. (Isaia 64:6) Verso la fine dell’esilio gli ebrei pentiti forse non praticano più l’apostasia. Forse sono tornati a Geova con atti di giustizia, ma sono ancora imperfetti. In quanto a espiare i peccati, le loro buone azioni, benché lodevoli, non sono meglio di abiti sporchi. Il perdono di Geova è un dono immeritato motivato dalla misericordia. Non è qualcosa che si possa meritare. — Romani 3:23, 24.

11. (a) Quale malsana condizione spirituale esiste fra la maggior parte degli ebrei in esilio, e da cosa può dipendere? (b) Quali ottimi esempi di fede ci sono durante l’esilio?

11 Cosa vede Isaia guardando al futuro? Il profeta prega: “Non c’è nessuno che invochi il tuo nome, nessuno che si desti per attenersi a te; poiché hai nascosto la tua faccia da noi, e ci fai struggere mediante la potenza del nostro errore”. (Isaia 64:7) La nazione è in una pessima condizione spirituale. Non invoca il nome di Dio in preghiera. Anche se non è più colpevole del grave peccato di idolatria, a quanto pare è negligente nell’adorazione e non c’è “nessuno che si desti per attenersi” a Geova. Evidentemente non gode di una sana relazione con il Creatore. Forse alcuni si sentono indegni di rivolgersi a Geova in preghiera. Altri possono seguire il tran tran quotidiano senza pensare a lui. Certo fra gli esuli ci sono persone come Daniele, Anania, Misael, Azaria ed Ezechiele, e questi sono ottimi esempi di fede. (Ebrei 11:33, 34) Mentre i 70 anni di cattività volgono al termine, uomini come Aggeo, Zaccaria, Zorobabele e il sommo sacerdote Giosuè sono pronti a prendere l’iniziativa nell’invocare il nome di Geova. Eppure sembra che la preghiera profetica di Isaia descriva la condizione della maggioranza degli esuli.

“Ubbidire è meglio del sacrificio”

12. In che modo Isaia esprime il desiderio degli ebrei pentiti di cambiare condotta?

12 Gli ebrei pentiti sono desiderosi di cambiare. In loro rappresentanza, Isaia prega Geova: “Ora, o Geova, tu sei nostro Padre. Noi siamo l’argilla, e tu sei il nostro Vasaio; e noi tutti siamo opera della tua mano”. (Isaia 64:8) Ancora una volta viene riconosciuta l’autorità di Geova quale Padre o Datore di vita. (Giobbe 10:9) Gli ebrei che si pentono sono paragonati ad argilla malleabile. Coloro che accettano la disciplina di Geova possono in modo figurativo essere modellati, o plasmati, secondo le norme divine. Questo può avvenire solo se Geova, il Vasaio, concede il perdono. Perciò Isaia ben due volte lo supplica di ricordare che gli ebrei sono il suo popolo: “Non indignarti, o Geova, fino all’estremo, e non ricordare per sempre il nostro errore. Guarda, ora, ti prego: siamo tutti tuo popolo”. — Isaia 64:9.

13. In che condizione si trova il paese di Israele mentre il popolo di Dio è in esilio?

13 Durante l’esilio gli ebrei sopportano molto più della semplice prigionia in un paese straniero. La desolazione di Gerusalemme e del tempio disonora loro e il loro Dio. La preghiera contrita di Isaia descrive alcune delle cose che causano disonore: “Le tue proprie città sante son divenute un deserto. Sion stessa è divenuta un assoluto deserto, Gerusalemme una distesa desolata. La nostra casa di santità e bellezza, in cui i nostri antenati ti lodarono, è divenuta essa stessa qualcosa da ardere nel fuoco; e ogni nostra cosa desiderabile è divenuta una devastazione”. — Isaia 64:10, 11.

14. (a) In che modo Geova aveva avvertito della situazione ora esistente? (b) Per quanto Geova provasse diletto nel suo tempio e nei sacrifici che vi si compivano, cosa è più importante?

14 Certo Geova è ben consapevole della situazione esistente nel paese avito degli ebrei. Circa 420 anni prima della distruzione di Gerusalemme li aveva avvertiti che, se si fossero allontanati dai suoi comandamenti e avessero servito altri dèi, li avrebbe ‘stroncati dalla superficie del suolo’ e il bel tempio sarebbe diventato “mucchi di rovine”. (1 Re 9:6-9) È vero, Geova provava diletto nel paese che aveva dato al suo popolo, nello splendido tempio costruito in suo onore e nei sacrifici che gli venivano fatti. Ma la lealtà e l’ubbidienza sono più importanti delle cose materiali, anche dei sacrifici. Il profeta Samuele giustamente disse al re Saul: “Si diletta Geova degli olocausti e dei sacrifici quanto dell’ubbidienza alla voce di Geova? Ecco, ubbidire è meglio del sacrificio e prestare attenzione è meglio del grasso dei montoni”. — 1 Samuele 15:22.

15. (a) Quale supplica Isaia rivolge profeticamente a Geova, e come viene esaudita? (b) Quali avvenimenti indussero infine Geova a rigettare Israele come nazione?

15 Comunque, può l’Iddio di Israele osservare la calamità del suo popolo pentito e non essere mosso a pietà? Con una domanda simile Isaia termina la sua preghiera profetica. A favore degli ebrei esiliati, supplica: “Di fronte a queste cose continuerai a trattenerti, o Geova? Starai zitto e ci farai affliggere fino all’estremo?” (Isaia 64:12) Infine Geova perdona effettivamente gli ebrei e nel 537 a.E.V. li riporta nel loro paese affinché vi ristabiliscano la pura adorazione. (Gioele 2:13) Secoli dopo, però, Gerusalemme e il tempio furono nuovamente distrutti e la nazione del patto fu definitivamente rigettata da Geova Dio. Perché? Perché si era allontanata dai suoi comandamenti e aveva rigettato il Messia. (Giovanni 1:11; 3:19, 20) Quando ciò accadde, al posto di Israele Geova scelse una nuova nazione, una nazione spirituale, vale a dire l’“Israele di Dio”. — Galati 6:16; 1 Pietro 2:9.

Geova, l’“Uditore di preghiera”

16. Cosa insegna la Bibbia riguardo al perdono di Geova?

16 Da quanto accadde a Israele si possono imparare lezioni importanti. Vediamo che Geova è “buono e pronto a perdonare”. (Salmo 86:5) Essendo creature imperfette possiamo essere salvati solo grazie alla sua misericordia e al suo perdono. Nessuna azione meritoria ci può far ottenere queste benedizioni. Geova, però, non concede il perdono indiscriminatamente. Solo chi si pente dei propri peccati e si converte può avere il suo perdono. — Atti 3:19.

17, 18. (a) Come facciamo a sapere che Geova si interessa sinceramente di ciò che pensiamo e proviamo? (b) Perché Geova è paziente con gli esseri umani peccatori?

17 Impariamo pure che Geova si interessa vivamente di ciò che pensiamo e proviamo quando glielo esprimiamo in preghiera. È l’“Uditore di preghiera”. (Salmo 65:2, 3) L’apostolo Pietro ci assicura: “Gli occhi di Geova sono sopra i giusti, e i suoi orecchi sono volti alla loro supplicazione”. (1 Pietro 3:12) Inoltre impariamo che per esprimere contrizione una preghiera deve includere l’umile confessione dei peccati. (Proverbi 28:13) Ma questo non significa che possiamo approfittare della misericordia di Dio. La Bibbia avverte i cristiani “di non accettare l’immeritata benignità di Dio venendo meno al suo scopo”. — 2 Corinti 6:1.

18 Infine comprendiamo qual è lo scopo della pazienza di Dio verso il suo popolo peccatore. L’apostolo Pietro spiegò che Geova è paziente “perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. (2 Pietro 3:9) Tuttavia chi continua ad abusare della pazienza di Dio alla fine sarà punito. A questo proposito leggiamo: “[Geova] renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che cercano gloria e onore e incorruttibilità mediante la perseveranza nell’opera buona; comunque, per quelli che sono contenziosi e disubbidiscono alla verità ma ubbidiscono all’ingiustizia ci saranno ira e indignazione”. — Romani 2:6-8.

19. Quali immutabili qualità manifesterà sempre Geova?

19 Geova Dio agì in questo modo con l’antico Israele. La nostra relazione con lui è regolata dagli stessi princìpi perché egli non cambia. Benché non trattenga la punizione meritata, sarà sempre “Geova, Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità, che conserva l’amorevole benignità a migliaia, che perdona l’errore e la trasgressione e il peccato”. — Esodo 34:6, 7.

[Domande per lo studio]

[Riquadro/Immagini a pagina 362]

 La contrita preghiera di Daniele

Il profeta Daniele visse a Babilonia per tutti i 70 anni di cattività degli ebrei. Durante il 68° anno dell’esilio comprese dalle profezie di Geremia che l’esilio di Israele stava per finire. (Geremia 25:11; 29:10; Daniele 9:1, 2) Allora rivolse a Geova una preghiera contrita a favore dell’intera nazione ebraica, dicendo: “Volgevo la mia faccia a Geova il vero Dio, per cercarlo con preghiera e con suppliche, con digiuno e sacco e cenere. E pregavo Geova mio Dio e facevo confessione”. — Daniele 9:3, 4.

Daniele pronunciò questa preghiera circa duecento anni dopo che Isaia aveva messo per iscritto la preghiera profetica che si trova nei capitoli 63 e 64 del suo libro. Senza dubbio molti ebrei sinceri pregarono Geova durante i difficili anni dell’esilio. La Bibbia, però, dà risalto alla preghiera di Daniele, che a quanto pare rispecchiava i sentimenti di molti ebrei fedeli. Quindi la sua preghiera indica che i sentimenti espressi nella preghiera di Isaia erano senz’altro i sentimenti che gli ebrei fedeli provavano a Babilonia.

Notate alcune analogie fra la preghiera di Daniele e quella di Isaia.

Isaia 63:16 Daniele 9:15

Isaia 63:18 Daniele 9:17

Isaia 64:1-3 Daniele 9:15

Isaia 64:4-7 Daniele 9:4-7

Isaia 64:6 Daniele 9:9, 10

Isaia 64:10, 11 Daniele 9:16-18

[Riquadro a pagina 366]

 “Occhio non ha visto”

Nella lettera ai Corinti l’apostolo Paolo citò il libro di Isaia: “Come è scritto: ‘Occhio non ha visto e orecchio non ha udito, né sono state concepite nel cuore dell’uomo le cose che Dio ha preparato per quelli che lo amano’”. (1 Corinti 2:9) * Né le parole di Paolo né le espressioni di Isaia si riferiscono alle cose che Geova ha preparato per il suo popolo nell’eredità celeste o nel futuro paradiso terrestre. Paolo applica le parole di Isaia alle benedizioni che i cristiani già avevano nel I secolo, come l’intendimento delle cose più profonde di Geova Dio e la luce spirituale proveniente da lui.

È possibile capire le cose spirituali profonde solo quando è il tempo stabilito da Geova per rivelarle, e anche allora, solo essendo persone spirituali che hanno un’intima relazione con lui. Le parole di Paolo si applicano a coloro che hanno poca spiritualità o non ne hanno affatto. Il loro occhio non può vedere, o discernere, le verità spirituali e il loro orecchio non le può udire, o capire. La conoscenza delle cose che Dio ha preparato per quelli che lo amano non entra neanche nel cuore di uomini del genere. Tuttavia tramite il suo spirito Dio ha rivelato queste cose a coloro che sono dedicati a lui, come lo era Paolo. — 1 Corinti 2:1-16.

[Nota in calce]

^ par. 56 Le parole che Paolo cita non si trovano tali e quali nelle Scritture Ebraiche. Sembra che siano un condensato dei concetti di Isaia 52:15, 64:4 e 65:17.

[Immagine a pagina 367]

Il popolo di Dio ebbe possesso di Gerusalemme e del tempio “per un po’”