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L’Immortale Possessore dell’“eterno proposito”

L’Immortale Possessore dell’“eterno proposito”

Capitolo II

L’Immortale Possessore dell’“eterno proposito”

1, 2. Solo chi potrebbe avere un “eterno proposito”, e che cosa disse Mosè su tale persona?

L’“ETERNO proposito”! Chi potrebbe avere un tale proposito se non un Dio che vive per sempre? L’evoluzione, com’è insegnata da molti scienziati moderni, non potrebbe avere un tale proposito, poiché l’avvenimento fortuito o il caso, con cui la non provata teoria dell’evoluzione ha inizio, non ha luogo di proposito ed è senza proposito. Nel quindicesimo secolo avanti la nostra Èra Volgare un legislatore e poeta di fama mondiale, cioè Mosè figlio di Amram, richiamò l’attenzione su tale Dio eterno, dicendo:

2 “Prima che i monti stessi nascessero, o che tu generassi come con dolori di parto la terra e il paese produttivo, fin da tempo indefinito a tempo indefinito tu sei Dio. . . . Poiché mille anni sono ai tuoi occhi come ieri quando è passato, e come una veglia [di quattro ore] durante la notte”. — Libro biblico dei Salmi, numero 90, versetti 2-4.

3. Perché il “Re d’eternità” potrebbe pienamente adempiere un tale proposito?

3 Nel primo secolo della nostra Èra Volgare un fermo credente nel legislatore Mosè richiamò l’attenzione sullo stesso Dio, che è senza limitazioni di tempo, sia nel passato che nel futuro, scrivendo: “Ora al Re d’eternità, incorruttibile, invisibile, solo Dio, siano onore e gloria per i secoli dei secoli. Amen”. (1 Timoteo 1:17) Tale Dio Eterno può attenersi al suo proposito finché sia adempiuto con successo, non importa quanto tempo richieda, siano anche ère di tempo.

4. Colui che scrisse riguardo all’“eterno proposito” di Dio con quale persona da lungo tempo promessa lo pose in relazione?

4 Questo medesimo scrittore del nostro primo secolo E.V. fu ispirato a scrivere riguardo all’“eterno proposito” di Dio e a porlo in relazione con il Messia, l’“Unto” o “Consacrato”, da lungo tempo atteso che lo stesso profeta Mosè aveva preannunciato. Nel Medio Oriente quelli che allora parlavano siriaco lo chiamavano “M’shiʹhha”; ma i Giudei di lingua greca di Alessandria d’Egitto, quando fecero la loro traduzione delle ispirate Scritture Ebraiche, che è stata chiamata versione greca dei Settanta, usarono la parola greca Khristós, che, basilarmente, significa “Unto”. — Si veda Daniele 9:25, LXX.

5, 6. Come i traduttori moderni hanno creato un problema in quanto a ciò che Dio formò riguardo al Messia?

5 Comunque, i moderni traduttori degli scritti di quello scrittore del primo secolo ci hanno creato un problema. Dal diciassettesimo secolo i traduttori della Bibbia italiana ne han parlato come del “proponimento eterno” o “eterno proposito” di Dio. * Ma più recentemente parecchi traduttori della Bibbia interpretano la frase greca come “un piano delle età”. Così si dice che Dio ha un “piano” riguardo al Messia.

6 Per esempio, nel 1897 (E.V.) la traduzione della lettera agli Efesini, capitolo tre, versetti da nove a undici, di J. B. Rotherham, dice: “E per portare alla luce ciò che è l’amministrazione del sacro segreto che dalle età è stato nascosto in Dio, il quale creò tutte le cose: affinché ora ai principati e alle autorità che sono nei luoghi celesti sia fatta conoscere, per mezzo dell’assemblea, la molteplice sapienza di Dio, secondo un piano delle età che egli ha formato nell’unto”. Già dal 1865 E.V. The Emphatic Diaglott, edita a cura del direttore di giornale Benjamin Wilson, conteneva la versione: “secondo il piano delle età, che egli formò”. Si potrebbero citare diverse altre traduzioni recenti della Bibbia che preferiscono rendere in questo modo il testo greco. *

7, 8. Quale illustrazione pubblicò C. T. Russell, e che cosa diceva il suo primo libro riguardo al suo titolo?

7 In base a questa differente traduzione del testo greco di Efesini 3:11, nel numero della Zion’s Watch Tower (Torre di Guardia di Sion) del settembre 1881 fu stampato a Pittsburgh di Pennsylvania, in U.S.A., dal direttore ed editore Charles Taze Russell l’articolo intitolato “Il piano delle età”. Questo dava la spiegazione di un diagramma di un’intera pagina chiamato “La carta delle età”. Ci fa piacere riprodurre qui questa carta così che possa essere esaminata da tutti gli interessati. Una simile “Carta delle età che illustra il piano di Dio” fu inserita nel libro intitolato “Il divin piano delle età”, edito da C. T. Russell nel 1886.

8 Nonostante le inaccuratezze che oggi vi si notano, questa “Carta delle età” servì a mostrare il sincero modo di ragionare che si basava sul pensiero che l’Iddio Onnisapiente e Onnipotente ha un “piano”. Le parole iniziali del Capitolo I di questo libro dicevano:

Il titolo di questa serie di Studi, “Il divin piano delle età”, richiama alla mente una progressione nella disposizione divina, preconosciuta dal nostro Dio, e ordinata. Crediamo che gl’insegnamenti della rivelazione divina possono apparire belli e armoniosi ad un tempo da questo punto di vista e da nessun altro.

9. (a) Almeno quale punto fu messo in risalto da questo libro estesamente diffuso? (b) Tuttavia quale domanda pose in quanto a un piano e a Dio?

9 Questo libro raggiunse la tiratura di oltre sei milioni di copie, in diverse lingue. La sua diffusione cessò nell’anno 1929 E.V. Da una parte, esso richiamò l’attenzione dei suoi lettori sulla Bibbia e mostrò che l’Iddio vivente è progressivo. Egli ha uno scopo rispetto a ciò che si propone per il sofferente genere umano. Sappiamo che spesso l’uomo forma un piano d’azione, ma che dietro tale piano d’azione c’è un proposito da perseguire. Ma ci si chiede: Formulò l’Onnisapiente, Onnipotente Dio un piano d’azione, un corso determinato, al tempo in cui prese la decisione di compiere qualche cosa, obbligandosi così quale Dio immutabile ad attenersi a tale corso prestabilito senza deviare? O, fu in grado di soddisfare ogni emergenza e contingenza dovuta al libero arbitrio e alla libertà di scelta da parte delle sue creature, all’istante e senza premeditazione, e nello stesso tempo pervenne alla propria mèta? Ebbe bisogno di un piano? Certo, dopo che egli ha conseguito la sua mèta, noi possiamo controllare la testimonianza delle sue azioni e rilevare o tracciare il percorso che ha seguìto. Ma fu pianificato proprio in questo modo? *

UN DIO DI PROPOSITO

10. Che cosa significava letteralmente la parola greca proʹthe·sis, e come la usarono i Giudei nella Settanta greca?

10 L’originale scrittore greco delle parole di Efesini 3:11 desiderò forse dire che Dio il Creatore ha un piano rispetto al Suo Messia? Che cosa intese dire quando, nella sua lettera scritta nel greco del primo secolo, usò la parola proʹthe·sis? Letteralmente essa significa “proporre o mettere davanti”, quindi porre qualche cosa in vista. Perciò i Giudei alessandrini, quando tradussero in greco le ispirate Scritture Ebraiche, usarono questa parola greca in relazione col pane sacro che si metteva sulla tavola d’oro nel compartimento Santo della sacra tenda di adorazione eretta dal profeta Mosè. Questo pane è comunemente chiamato pane di proposizione, ma la versione greca dei Settanta ne parla come dei “pani di presentazione” (prothesis). Quindi questi pani, essendo posti sulla tavola d’oro, venivano esposti, una provvista fresca d’essi ogni settimanale giorno di sabato. — 2 Cronache 4:19.

11. Che cos’è, dunque, il “proʹthe·sis” di Dio?

11 La parola proʹthe·sis era pure usata per dare l’idea di una “dichiarazione”, o di un “pagamento anticipato”, e, nella grammatica, significava una “preposizione”. Era anche usata per indicare un “prefisso”, o un’“anteposizione”. Siccome la parola era usata anche per un fine o obiettivo proposto, o qualche cosa da compiere o conseguire che ci si poneva dinanzi, era usata per significare “proposito”. (Su ciò, si veda A Greek-English Lexicon di Liddell e Scott, Volume II, pagine 1480-1481, ristampa del 1948, alla voce proʹthe·sis). Quest’ultimo significato è riconosciuto dalla maggioranza dei traduttori della Bibbia in lingue moderne. Quindi il “proʹthe·sis” di Dio è la sua risoluzione, la sua primaria decisione, il suo proposito. *

12. Come i traduttori moderni rendono l’espressione greca proʹthe·sis seguita da tōnai·oʹnōn, (“delle età”)?

12 In Efesini 3:11 la parola è seguita dall’espressione tonai·oʹnon, che letteralmente vuol dire “della età” o “di secoli”. Così questa composizione di parole è da alcuni tradotta “il proposito delle età” * o “un proposito delle età” * o “proposito della durata di secoli” * o “proposito vecchio di secoli” * e da altri “eterno proposito”. *

13, 14. Perché si può dire che il “proposito delle età” di Dio è il suo “eterno proposito”?

13 Il “proposito delle età” di Dio è il Suo “eterno proposito”. Come mai? Or bene, un’età sarebbe un periodo di tempo indefinito ma relativamente lungo nelle vicende umane, con più enfasi sulla durata del tempo dell’età piuttosto che sui suoi fenomeni o sulle sue caratteristiche.

14 Così il “proposito delle età” di Dio non significherebbe un “proposito” inerente a certi designati periodi come l’“èra patriarcale”, l’“èra giudaica”, l’“èra evangelica” e l’“èra millenniale”. Piuttosto, l’enfasi è sul tempo, sui periodi di un tempo lungo. Perché a un’età segua un’età, ciascuna singola età deve avere un principio e una fine. Tuttavia un succedersi di età prolungherebbe il tempo. E, siccome nell’espressione “proposito delle età” il numero delle età non è specificato, il numero delle età potrebbe essere infinito. Così l’espressione “proposito delle età” lascia indefinito l’ammontare totale del tempo, ed è un “proposito” a tempo indefinito, senza nessun limite effettivamente segnato. In questo modo il “proposito” diviene argomento di eternità ed è un “eterno proposito”. Il proposito di Dio relativo al suo Messia o Unto ebbe un principio, ma si lasciano passare delle età di tempo prima che quel proposito sia realizzato. * Per il “Re d’eternità” l’argomento del tempo non è qui un problema.

NON UNA PERSONA SENZA NOME

15. Quando gli fu chiesto il Suo nome, al Sinai Dio che cosa disse a Mosè?

15 Questo Re d’Eternità non è una Persona senza nome. Si è dato un nome e ci ha fatto conoscere la propria designazione. Il nome con cui si chiama esprime un proposito, mostra che ha un obiettivo. Com’è ben espresso questo fatto nell’occasione in cui Dio, al rovo ardente presso i piedi del monte Sinai d’Arabia, nel sedicesimo secolo a.E.V., per mezzo del Suo angelo, incontrò Mosè che fuggiva dall’Egitto! Mosè ebbe istruzione di tornare in Egitto e di trarne il suo popolo schiavo a libertà. Ma che dire se il popolo di Mosè avesse chiesto il nome del Dio che l’aveva mandato loro come loro condottiero? Che avrebbe dichiarato loro? Mosè voleva saperlo. La sua propria autobiografia ci narra: “A ciò Dio disse a Mosè: ‘IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE’. E aggiunse: ‘Devi dire questo ai figli d’Israele: “IO MOSTRERÒ’ D’ESSERE mi ha mandato a voi”’”. — Esodo 3:14.

16. Con la risposta che diede a Mosè, si riferì Dio semplicemente alla propria esistenza, o a che cosa?

16 Dio non parla qui della propria esistenza. Si potrebbe pensare così dato il modo in cui alcuni traduttori rendono in italiano l’espressione ebraica eh·yehʹ a·sherʹ eh·yehʹ ed eh·yehʹ. Per esempio, La Bibbia di Gerusalemme (traduzione italiana), del 1973, dice: “Dio disse a Mosè: ‘Io sono colui che sono!’ Poi disse: Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi’”. Comunque, Dio dice in realtà di essere qualche cosa. Questo è ulteriormente mostrato dalla traduzione dei Twenty-Four Books of the Holy Scriptures, del rabbino Isaac Leeser, come segue: “E Dio disse a Mosè: IO SARÒ QUELLO CHE SARÒ: e disse: Così dirai ai figli d’Israele: IO SARÒ mi ha mandato a voi”. *

17. Come Rotherham rende Esodo 3:14 e lo commenta?

17 Più appropriatamente, The Emphasised Bible, di Joseph B. Rotherham, rende Esodo 3:14 come segue: “E Dio disse a Mosè: Io diverrò ciò che mi piacerà. E disse: Così dirai ai figli d’Israele: Io diverrò mi ha mandato a voi”. La nota in calce su questo versetto in parte dice: “Hayah [la parola sopra resa ‘diverrò’] non significa ‘essere’ essenzialmente o ontologicamente, ma fenomenalmente. . . . Ciò che egli sarà è lasciato inespresso: Presso di loro, egli sarà soccorritore, rafforzatore, liberatore”. Qui non si fa dunque riferimento all’autoesistenza di Dio ma, piuttosto, a ciò che egli si propone di divenire verso altri.

18. Quando Dio dovette per la prima volta decidere cosa essere o divenire?

18 Simile a ciò è quando un giovane, che cresce verso lo stato di adulto, medita e dice a se stesso: ‘Cosa farò della mia vita? Che farò io?’ Non altrimenti, quando il solo vivente e vero Dio era tutto solo, dovette determinare cosa avrebbe fatto della sua autoesistenza, ciò che egli avrebbe fatto, cosa sarebbe divenuto. Dopo un’eternità di esistenza nella solitudine prima della creazione, egli volle divenire Creatore. Formò riguardo a sé un proposito.

19. Come Dio scrisse il suo nome nei Dieci Comandamenti?

19 Comunque, il nome con cui il solo vivente e vero Dio è noto in tutte le ispirate Sacre Scritture non è Eh·yehʹ, o, “IO MOSTRERÒ D’ESSERE”. Quando, nell’anno 1513 a.E.V., al monte Sinai, Dio miracolosamente incise sulle tavolette di pietra i Dieci Comandamenti e li diede al profeta Mosè, Dio stesso scrisse il nome che si era scelto. Scrivendo da destra a sinistra, Dio scrisse la lettera ebraica Iod, quindi un He, in seguito un Vau e infine un altro He. Senza dubbio Dio scrisse le lettere ebraiche nella forma antica, simile a questa: [caratteri ebraici in originale]; non le lettere ebraiche di forma moderna: יהוה. Le corrispondenti lettere italiane, lette da destra a sinistra, sono HVHI; o, nell’antico latino, HVHJ. Tutt’e quattro le lettere sono consonanti, senza nessuna vocale inserita fra queste consonanti.

20. Come si pronuncia il nome di Dio, in base alle quattro lettere ebraiche?

20 In che modo Geova pronunciasse esattamente a Mosè questo nome divino oggi non è perciò noto. Per secoli fu scritto da scrittori latini come Jehova. Molti moderni eruditi di ebraico preferiscono pronunciare il nome come Yahweh, o anche Yehwah. Così, proprio come il bambino non dà il nome a suo padre, la creatura non diede il nome al suo Creatore. Il Creatore diede nome a se stesso.

21. (a) Essendo in realtà un verbo, che cosa significa il nome Geova? (b) Perché oggi è valido usare questo nome?

21 Questo nome sacro in realtà si comprende che è un verbo, l’indefinita forma causativa del verbo ebraico ha·wahʹ. Così significherebbe “Egli fa essere”. Ora, ogni effetto ha una causa; e ogni causa intelligente, o causatore, ha un proposito. È quindi naturale che il nome divino che significa “Egli fa essere” contenga un proposito. Esso distingue chi porta un tale incomparabile nome come Colui che ha un proposito. Certamente in questa qualità egli apparve a Mosè presso il monte Sinai al rovo ardente, e rivelò a Mosè ciò che si era proposto di fare. Dando risalto alla qualità permanente o durevole del nome divino, Dio disse ancora a Mosè: Devi dire questo ai figli d’Israele: ‘Geova l’Iddio dei vostri antenati, l’Iddio di Abraamo, l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe, mi ha mandato a voi’. Questo è il mio nome a tempo indefinito, e questo è il memoriale di me di generazione in generazione”. (Esodo 3:15) Questo nome commemorativo non ha smesso oggi d’esser Suo. Esso è oggi per noi un nome valido da usare.

CHI FA LA STORIA PER IL BENE DELL’UOMO

22. (a) Come Geova si fece un nome nel caso dell’antico Egitto? (b) Oggi quale confortante lezione questo ci fornisce?

22 Ai giorni del profeta Mosè la storia veniva fatta dal solo vivente e vero Dio, Geova, dal modo in cui Egli trattava l’antico Egitto, oppressore dei discendenti di Abraamo, Isacco e Giacobbe. Egli si fece un nome glorioso liberando il suo popolo ch’era stato reso schiavo di quella potenza mondiale grandemente militarizzata. (Geremia 32:20; 2 Samuele 7:23; Isaia 63:14) Questo ci assicura che il mondo potentemente militarizzato di questo ventesimo secolo E.V. non è affatto per lui un oppositore troppo formidabile perché liberi il genere umano. Come lasciò andare al potere l’antico Faraone d’Egitto e compiere le sue mortali oppressioni sul popolo di Mosè, così Geova ha lasciato andare al potere in tutta la terra malvagi oppressori così che ne sono risultate grandi oppressioni per tutto il popolo. C’è stato un motivo per far questo. È stato per riservarli, custodirli, per il giorno fissato in cui li distruggerà. Quindi, per il conforto delle persone gravemente onerate, egli ispirò il saggio re Salomone di Gerusalemme a dire:

“Rotola le tue opere su Geova stesso e i tuoi piani saranno fermamente stabiliti. Geova ha fatto ogni cosa per il suo scopo [ebraico: maʽa·nehʹ], sì, pure il malvagio per il giorno cattivo”. — Proverbi 16:3, 4.

23. Che cosa di ciò che Dio fece alle antiche potenze mondiali ci dà l’assicurazione di cosa attendere rispetto alle potenze politiche nel nostro tempo?

23 Dall’anno 1914 E.V., per i sistemi di governo che sono sopravvissuti a due guerre mondiali e relative difficoltà internazionali, è stato un “giorno cattivo”. Da anni, le superpotenze politiche hanno dominato la terra, guardandosi l’un l’altra con sospetto nella loro controversia per la supremazia mondiale. Il Sovrano Signore Geova, che ha creato ogni cosa per il suo proposito o scopo, dovrebbe ragionevolmente avere un proposito riguardo a questi aspiranti al dominio del mondo. Si attesta che egli formò un proposito riguardo alle “malvage” potenze mondiali degli antichi tempi biblici. Quale assicurazione di ciò che possiamo attendere nel nostro tempo, egli eseguì tutto ciò che si era proposto rispetto a quelle passate potenze mondiali.

24. (a) Benché avesse permesso all’Assiria di pervenire al dominio del mondo, che cosa faceva Geova riguardo a essa? (b) Perché non si può menzionare nessun fallimento contro la profezia di Geova contenuta in Isaia 14:24-27?

24 Per esempio, l’Impero Assiro successe nell’importanza politica e militare all’antico Egitto, divenendo la seconda potenza mondiale della storia biblica. Ma anche all’apice della sua potenza sul genere umano, non poté mai vantarsi d’aver catturato o distrutto Gerusalemme, la città capitale del Regno di Giuda. Invece, Gerusalemme vide la distruzione di Ninive, capitale dell’Assiria. Perché avvenne questo? Perché la Potenza Mondiale Assira era malvagia. Dio Onnipotente, Geova, le aveva permesso di pervenire al dominio del mondo e di agire malvagiamente, in special modo verso il Suo popolo eletto. Ma si era proposto di riservare quella malvagia potenza mondiale a un “giorno cattivo” nel Suo proprio tempo stabilito. Così verso l’anno 632 avanti la nostra Èra Volgare, Ninive capitale dell’Assiria cadde nelle mani degli alleati Medi e Caldei e fu distrutta. (Naum, capitoli 1-3) Così non si può menzionare nessun fallimento contro il proposito di Geova, che più di un secolo prima fu espresso dal Suo profeta Isaia con le seguenti parole:

“Geova degli eserciti ha giurato, dicendo: ‘Sicuramente proprio come ho pensato, così deve accadere; e proprio come ho consigliato, questo e ciò che avverrà, per rompere l’Assiro nel mio paese e affinché io lo calpesti sui miei propri monti; e affinché il suo giogo si diparta effettivamente di su loro e affinché il suo medesimo carico si diparta di sulla loro spalla’. Questo è il consiglio che si consiglia contro tutta la terra, e questa è la mano che è stesa contro tutte le nazioni. Poiché lo stesso Geova degli eserciti ha consigliato, e chi lo può infrangere? E la sua mano è stesa, e chi la può far ritirare? — Isaia 14:24-27.

25. In quella profezia, che cosa significa “consiglio”, e perché?

25 L’Iddio onnipotente e Onnisapiente non si consigliò con nessuno in cielo per essere guidato nel suo corso d’azione. “Chi come suo uomo di consiglio può fargli conoscere alcuna cosa?” è l’appropriata domanda che si pone nella profezia di Isaia 40:13. (Anche, Giobbe 21:22; 36:22; Romani 11:34) Il suo “consiglio” viene da Lui, non dipende da un corpo consultivo di consiglieri che lo assista nel giusto giudizio e nella giusta determinazione. Per cui, il suo “consiglio” assume qui più che il senso del suggerimento; rappresenta la sua espressa determinazione, il suo decreto. Riguardo all’uso scritturale della parola “consiglio”, la Cyclopædia di M’Clintock e Strong, Volume II, pagina 539, dice: “Oltre al comune significato di questa parola, che denota le consultazioni degli uomini, nella Scrittura è usata per i decreti di Dio, per gli ordini della sua provvidenza”.

26. Lasciando che Babilonia succedesse all’Assiria nel dominio del mondo, di proposito che cosa faceva Geova?

26 Il “consiglio” che l’Iddio Onnipotente e Onnisapiente consiglia di sua propria iniziativa non può essere violato né dagli uomini né dai diavoli. Questo suo consiglio si avverò contro la Potenza Mondiale Assira. Si avverò anche per la successiva potenza mondiale, la nuova Potenza Mondiale Babilonese, terza potenza mondiale della storia biblica. Questa fu la potenza mondiale che per la prima volta, nell’anno 607 a.E.V., distrusse Gerusalemme. Ciò facendo, questa potenza mondiale mostrò d’esser “malvagia”. Così Geova riservò anche questa a un “giorno cattivo” nel tempo che egli aveva decretato. Prima di permettere a Babilonia di distruggere Gerusalemme e in tal modo di assumere dinanzi a Lui speciale malvagità, Dio ispirò il suo profeta Geremia a dire: “Perciò, udite il consiglio di Geova che egli ha formulato contro Babilonia e i suoi pensieri che ha escogitati contro il paese dei Caldei”. — Geremia 50:1, 45.

27. Nello studio della Bibbia, Geremia e Daniele che cosa trovarono scritto nella profezia di Isaia circa la caduta di Babilonia?

27 Questo profeta Geremia continuò a vivere sotto la protezione di Dio mentre Gerusalemme e il suo tempio furono distrutti dagli eserciti di Babilonia nell’anno 607 a.E.V. Ma egli non visse abbastanza a lungo da vedere confermate le sue profezie contro la “malvagia” Babilonia. Comunque, la storia secolare e la storia biblica narrano la caduta della Potenza Mondiale Babilonese, che avvenne nell’anno 539 a.E.V., ai giorni del profeta Daniele. (Daniele, capitolo 5) Questo confermò anche le profezie del profeta molto anteriore, Isaia, il quale, non solo additò la caduta della Potenza Mondiale Babilonese, ma predisse pure il nome del vincitore persiano che Dio avrebbe impiegato per recare la caduta di Babilonia. Quando, nel loro personale studio della Bibbia, i profeti Geremia e Daniele esaminarono la riportata profezia d’Isaia dell’ottavo secolo a.E.V., trovarono scritte queste parole del loro Dio, Geova:

“‘Colui che dico di Ciro: “Egli è il mio pastore, e tutto ciò in cui io mi diletto adempirà completamente”; perfino nel mio dire di Gerusalemme: “Sarà riedificata”, e del tempio: “Saranno gettate le tue fondamenta”’. Questo è ciò che Geova ha detto al suo unto, a Ciro, di cui ho preso la destra, per soggiogare dinanzi a lui le nazioni, così che io sciolga pure i fianchi dei re; per aprire dinanzi a lui gli usci a due battenti; così che nemmeno le porte saranno chiuse: ‘Dinanzi a te andrò io stesso, . . . onde tu conosca che io sono Geova, Colui che ti chiama per nome, l’Iddio d’Israele. Per amore del mio servitore Giacobbe e d’Israele mio eletto, pure ti chiamavo per nome; ti davo un nome di onore, benché tu non mi conoscessi. Io sono Geova, e non c’è nessun altro. Eccetto me, non c’è nessun Dio. Io ti cingerò strettamente, benché tu non mi abbia conosciuto, onde conoscano da dove si leva il sole e da dove tramonta che non c’è nessuno oltre a me. Io sono Geova, e non c’è nessun altro’”.

28. Nel successivo capitolo di Isaia, che cosa dice Geova riguardo a Ciro il Persiano?

28 Queste meravigliose parole si possono vedere oggi nel Rotolo d’Isaia del Mar Morto che fu trovato nell’anno 1947 e che risale al secondo secolo a.E.V. Le parole si trovano in ciò che in Isaia è comunemente segnato come dal capitolo quarantaquattro, versetto ventotto, al capitolo quarantacinque, versetto sei. Nel capitolo che segue, Dio parla di Ciro come dell’“uomo per eseguire il mio consiglio”, in mezzo ai versetti che ora citiamo:

“Ricordate questo, per farvi coraggio. Prendetelo a cuore, trasgressori. Ricordate le prime cose di molto tempo fa, che io sono il Divino e non c’è nessun altro Dio, né alcuno simile a me; Colui che annuncio dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte; Colui che dico: ‘Il mio proprio consiglio avrà effetto, e farò tutto ciò che è il mio diletto’; Colui che chiamo dal levante l’uccello da preda, da un paese lontano l’uomo per eseguire il mio consiglio. L’ho pure proferito; lo farò anche avvenire. L’ho formato, anche lo farò”. — Isaia 46:8-11.

29, 30. In che modo Geova si attenne al suo proposito com’era espresso in quella profezia, e in qual senso questo ci rafforza?

29 Il persiano Ciro il Grande venne in effetti dal levante come un “uccello da preda”, dalla Persia a est di Babilonia e da un paese che era distante da quello d’Isaia, il paese d’Israele.

30 Molto appropriatamente, l’insegna di Ciro il Grande era un’aquila reale, un “uccello da preda”, e Geova lo usa come un simbolo di Ciro stesso. Sebbene espresso con queste parole quasi due secoli in anticipo, il proposito del Divino non venne meno. Il suo “consiglio” ebbe vigore, in quanto impiegò Ciro per eseguire il Suo consiglio contro la malvagia Babilonia. Geova l’aveva dichiarato, avendolo perfino fatto scrivere per riferimento futuro; e a suo tempo fece ciò che aveva detto. Egli aveva formato il suo proposito riguardo a Ciro e l’aveva dichiarato per mezzo del Suo profeta, e al suo tempo preciso fece di ciò che si era proposto una meravigliosa realtà. Questi adempimenti storici dell’Iddio di profezia rafforzano la nostra fiducia nella certezza di tutte le altre profezie in cui Geova ha esposto ciò che ha determinato di fare secondo il proprio “consiglio”.

31. Quale profezia di Ezechiele, ancora inadempiuta, descrive un attacco, di chi e contro chi?

31 Questo può dirsi di una profezia che la storia mostra ancora inadempiuta, ma il tempo del cui adempimento si va evidentemente avvicinando, perché avvenga nella nostra generazione. Questa è la profezia data per mezzo di Ezechiele, che fu contemporaneo del profeta Geremia. Si trova nei capitoli trentottesimo e trentanovesimo di Ezechiele. Si riferisce all’attacco che sarà sferrato dal misterioso “Gog del paese di Magog”. Questo Gog porterà in questo attacco tutte le nazioni di questo mondo. L’attacco mondiale sarà scatenato contro il rimanente degli adoratori del solo vivente e vero Dio. Liberato dalla moderna Babilonia la Grande e ristabilito nel favore di Dio, questo fedele rimanente vive in un Paradiso spirituale nel mezzo della condizione inquinata e corrotta del mondo. Per quale ragione Dio Onnipotente lascia compiere un tale attacco contro i Suoi propri adoratori? Egli ce lo dice.

32, 33. Per quale scopo Dio lascia che Gog attacchi i Suoi adoratori nel loro attuale paradiso spirituale?

32 Dichiarandocelo, Dio usa in modo simbolico l’antico paese d’Israele e i suoi abitanti che furono liberati da Babilonia per raffigurare il Paradiso spirituale del suo restaurato rimanente di adoratori odierni. Quindi, rivolgendosi al malvagio Condottiero di questo attacco internazionale contro il fedele rimanente nel suo Paradiso spirituale, Dio Onnipotente rese chiaro lo scopo per cui aveva permesso questo maligno attacco, affermando:

33 “Dovrai salire contro il mio popolo Israele, come nuvole che coprano il paese. Accadrà nella parte finale dei giorni, e per certo ti condurrò contro il mio paese, acciocché [ebraico: ma‛an] le nazioni mi conoscano quando mi santificherò in te dinanzi ai loro occhi, o Gog”. — Ezechiele 38:15, 16.

34, 35. Qual è l’espresso proposito di Dio di santificarsi relativamente a Gog?

34 Nulla potrebbe essere espresso più chiaramente. Il proposito di Geova è quello di santificarsi dinanzi agli occhi di tutte le nazioni. Conforme a tutte le sue azioni passate, Egli adempirà questo immutabile proposito nel prossimo futuro, entro la nostra generazione. Dopo aver detto come userà i potenti mezzi a sua disposizione per combattere una battaglia vittoriosa contro Gog e tutto il suo esercito internazionale sulla terra, l’Iddio di infallibile proposito dice:

35 “E per certo mi magnificherò e mi santificherò e mi farò conoscere dinanzi agli occhi di molte nazioni; e dovranno conoscere che io sono Geova”. — Ezechiele 38:23.

CHE COSA FAREMO AL RIGUARDO?

36. Perché dovremmo chiederci se vogliamo esser trascinati con le nazioni alle quali dovrà farsi conoscere chi è Geova?

36 Che faccia conoscere alle nazioni del mondo chi Egli è non significa farne suoi adoratori da ricompensare con la vita eterna. Al contrario, significa che quelle nazioni che avranno sfidato Dio subiranno la distruzione eterna! Questo è un modo disastroso di imparare per esperienza chi è il vero Dio. Egli mostrerà alle nazioni proprio chi è. Lo deve fare. Quindi, sorge la grande domanda: Vogliamo personalmente essere fra quelle nazioni che in breve saranno trascinate nell’attacco del grande Avversario di Dio, cioè “Gog del paese di Magog”?

37. Anziché farci persuadere dai piani dell’uomo per la propria salvezza, cosa ci consiglia di fare Proverbi 19:20, 21?

37 In tutti i loro piani per salvare la situazione del mondo, le nazioni non prendono in considerazione il solo vivente e vero Dio, conforme al Suo proposito espresso con chiarezza nella sua Parola scritta, la Sacra Bibbia. Ci sembrano buoni i loro piani? Ci lasceremo persuadere dai loro piani e daremo loro il nostro sostegno, confidando così che gli uomini possano operare la loro propria salvezza? Determinando per nostro conto cosa fare, saremo saggi se considereremo e prenderemo a cuore ciò che l’ispirato saggio dell’antichità dice, in Proverbi 19:20, 21: “Ascolta il consiglio e accetta la disciplina, per divenire saggio nel tuo futuro. Molti sono i piani [ebraico: ma·hha·sha·bhothʹ] nel cuore dell’uomo, ma il consiglio di Geova è ciò che sarà stabile”. La trappola dei piani degli uomini e delle nazioni contro il consiglio di Geova dovrebbe esser lontana dal nostro cuore.

38. Perché riponendo fiducia in Geova non si è condotti alla delusione con gli uomini e con le nazioni?

38 Perché dovremmo provare delusione con le nazioni a nostro eterno danno? Con tutto il cuore riponiamo la nostra fiducia in Geova! “Poiché egli stesso disse, e venne all’esistenza; egli stesso comandò, e stava così. Geova stesso ha infranto il consiglio delle nazioni; ha frustrato i pensieri dei popoli. Il medesimo consiglio di Geova starà a tempo indefinito; i pensieri del suo cuore sono di generazione in generazione. Felice è la nazione il cui Dio è Geova, il popolo che egli ha scelto come sua eredità”. (Salmo 33:9-12) Più volte è risultato vero nel passato, e senza fallo risulterà vero nel prossimo futuro, che “non c’è sapienza, né discernimento, né consiglio nell’opposizione a Geova. Il cavallo è qualche cosa di preparato per il giorno delle battaglia, ma la salvezza appartiene a Geova”. — Proverbi 21:30, 31.

39. Che specie di proposito dovrebbe avere Dio per quelli che cercano la sua giustizia, e perché?

39 Un sincero sguardo alla condizione del mondo del genere umano ci convince che abbiamo tutti bisogno di salvezza. Ciò che noi come persone di mente retta desideriamo è la salvezza! Questa non potrà mai venire dall’uomo stesso. Dobbiamo acconsentire che “la salvezza appartiene a Geova”. Poiché “Geova ha fatto ogni cosa per il suo scopo, sì, pure il malvagio per il giorno cattivo”, quale dev’essere il proposito del Signore Dio per quelli che non sono malvagi, quelli che cercano la Sua giustizia? Senza dubbio un proposito amorevole! (Proverbi 16:4) Il genere umano è davvero nel buon proposito di un amorevole Creatore.

40. Quale dovrebbe essere il nostro scopo se vogliamo pervenire a qualche luogo verso la vita eterna, e perché?

40 Il Creatore non è un Dio senza scopo. Noi sue creature non dovremmo essere neppure senza scopo! E quale dovrebbe essere dunque il nostro scopo? Questo: Mettere la nostra vita in armonia con il buon proposito di Geova Dio. Non può esserci nessuno scopo più alto di questo. Ciò facendo, perverremo realmente a qualche luogo, verso il godimento della vita eterna. In questo modo la nostra vita attuale non sarà un fallimento, poiché il proposito di Dio non verrà mai meno. In vista di ciò, esaminiamo ora con piacere l’“eterno proposito” che Dio formò riguardo al suo Unto, il Messia.

[Note in calce]

^ par. 5 Si vedano la traduzione di Giovanni Diodati (1576-1649 E.V.) e le versioni inglesi di William Tyndale (1525 e 1535 E.V.), della Bibbia di Ginevra (1560 e 1562 E.V.) e della Bibbia di Bishop (1568 e 1602).

^ par. 6 Si veda l’Authentic New Testament di Hugh J. Schonfield (1955 E.V.), che usa “il piano delle età”. La Bibbia di Gerusalemme (1973 E.V.) dice: “il disegno eterno”. La traduzione di George N. LeFevre (1928 E.V.) dice: “il piano delle età che si propose per mezzo dell’Unto”. La parola “piano” non ricorre nella Authorized Version del re Giacomo o nell’American Standard Version della Bibbia. Nella versione cattolica romana di Douay la parola “piano” ricorre solo in Ezechiele 4:1; 43:11 e 2 Maccabei 2:29. La Versione di mons. Garofalo usa l’espressione: “in conformità del disegno eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù”.

^ par. 9 Per l’atteggiamento successivo e attuale assunto sul soggetto, si vedano i paragrafi 14-19 dell’articolo principale intitolato “Il Figlio dell’uomo” (Salmo 8:4) e stampato nel numero de La Torre di Guardia (inglese) del 1° aprile 1930, alle pagine 101, 102. Si noti specialmente il paragrafo 16.

^ par. 11 Si veda il Theological Dictionary of the New Testament, Volume VIII, a cura di Gerhard Friedrich (traduzione inglese), pagine 165, 166, alla voce “Il Nuovo Testamento”.

^ par. 12 The Book of Books della Lutterworth Press (1938).

^ par. 12 Young’s Literal Translation of the Holy Bible.

^ par. 12 The New English Bible (1970).

^ par. 12 The New American Bible (1970).

^ par. 12 An American Translation: A New Translation of the Bible, di James Moffatt (1922); The Westminster Version of the Sacred Scriptures (1948); The Bible in Living English (1972); Elberfelder Bibel (tedesca); The New Testament in Modern Speech, di R. F. Weymouth (Undicesima stampa); The New Testament A New Translation, di Ronald Knox (1945); Revised Standard Version (1952); American Standard Version (1901); English Revised Version (1881); Authorized Version del re Giacomo (1611); Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (1967).

^ par. 14 Su “katà proʹthe·sin ton ai·oʹnon” di Efesini 3:11, leggiamo: “Secondo il proposito dei periodi del mondo, ibid., conforme al proposito che Dio ebbe durante i periodi del mondo (dall’inizio delle ère all’esecuzione del proposito); poiché già [prima della fondazione del mondo] fu formato, i. 3, ma dal principio delle ère del mondo fu nascosto in Dio, vers. 9. . . . Altri, in modo non corretto, lo prendono come: il proposito riguardo ai diversi periodi del mondo, secondo il quale, cioè, Dio in principio non scelse nessun popolo, quindi scelse i Giudei, e infine chiamò Giudei e Gentili al regno messianico; poiché quello di cui si parla è unicamente il solo proposito, che si compie nel [Messia]”. — Critical and Exegetical Hand-Book to the Epistle to the Galatians-Ephesians, di H. A. W. Meyer, dott. in teologia, traduzione inglese, 1884, pagina 416, paragrafo 1.

^ par. 16 “La maggioranza dei moderni seguono Rashi rendendo ‘Io sarò ciò che sarò; ibid. non ci sono parole per riassumere tutto ciò che Egli sarà per il Suo popolo, ma la Sua eterna fedeltà e la Sua immutabile misericordia si manifesteranno sempre più nella guida d’Israele. La risposta che Mosè riceve in queste parole è così equivalente a: ‘Io salverò nel modo in cui salverò’. È per assicurare agli Israeliti il fatto della liberazione, ma non rivela la maniera”. — Nota in calce su Esodo 3:14, The Pentateuch and Haftorahs, del dott. J. H. Hertz, C. H., Soncino Press, Londra, 1950 E.V.

[Domande per lo studio]

[Prospetto a pagina 10]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

LA CARTA DELLE ETA’

ILLUSTRAZIONE DEL PIANO DI DIO PER “CONDURRE MOLTI FIGLI ALLA GLORIA” ED IL SUO PROPOSITO:

“Per l’amministrazione della pienezza dei tempi, di riunire in uno tutte le cose in Cristo, le cose che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra”. — EFESI 1:10 — Trad. di DARBY.