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Buddismo: Ricerca di illuminazione senza Dio

Buddismo: Ricerca di illuminazione senza Dio

Capitolo 6

Buddismo: Ricerca di illuminazione senza Dio

1. (a) Come si è manifestato il buddismo nella società occidentale? (b) Quali sono le cause di questa diffusione in Occidente?

NON molto conosciuto fuori dell’Asia all’inizio del secolo, oggi il buddismo ha assunto il ruolo di una religione cosmopolitica. Infatti per molti occidentali è una sorpresa scoprire che il buddismo fiorisce proprio nella zona in cui vivono. In gran parte questo si è verificato a seguito del movimento internazionale di profughi. Comunità asiatiche piuttosto numerose si sono stabilite nell’Europa occidentale, nel Nordamerica, in Australia e altrove. Mentre in numero sempre crescente mettono radici nel loro nuovo paese, questi immigranti portano con sé anche la loro religione. Intanto sempre più persone in Occidente vengono per la prima volta a contatto col buddismo. Questo, insieme al lassismo e alla decadenza spirituale delle chiese tradizionali, ha indotto alcuni a convertirsi alla “nuova” religione. — 2 Timoteo 3:1, 5.

2. Dove si trovano oggi i seguaci del buddismo?

2 Pertanto attualmente in tutto il mondo il buddismo vanta circa 300 milioni di aderenti, dei quali intorno ai 200.000 nell’Europa occidentale e altrettanti nell’America Settentrionale, 500.000 nell’America Latina e 300.000 nell’Unione Sovietica. (1989 Britannica Book of the Year) La maggioranza dei seguaci del buddismo, comunque, si trova ancora nei paesi asiatici, quali Srī Lanka, Myanmar (Birmania), Thailandia, Giappone, Corea e Cina. Ma chi era il Budda? Come ebbe inizio questa religione? Quali sono le dottrine e le pratiche del buddismo?

Il problema di una fonte attendibile

3. Quale materiale documentario è disponibile sulla vita del Budda?

3 “Quel che sappiamo della vita del Budda si basa principalmente sulle testimonianze dei testi canonici, dei quali i più esaurienti e completi sono quelli scritti in pali, antica lingua indiana”, dice un libro di storia delle religioni. (World ReligionsFrom Ancient History to the Present) Ciò significa che non esiste materiale documentario dell’epoca da cui ricavare dati precisi su Siddhārtha Gautama, il fondatore di questa religione, vissuto nell’India settentrionale nel VI secolo a.E.V. Questo naturalmente presenta un problema. Più serio, comunque, è il problema relativo a quando e come furono redatti i “testi canonici”.

4. Come fu preservata dapprima l’autentica dottrina del Budda?

4 La tradizione buddista sostiene che subito dopo la morte di Gautama fu convocato un concilio di 500 monaci per decidere quale fosse l’autentica dottrina del Maestro. Se questo concilio ebbe veramente luogo o no è un argomento molto dibattuto fra gli studiosi e gli storici buddisti. Ad ogni modo, il punto importante che dovremmo notare è che persino i testi buddistici riconoscono che la dottrina autentica per la quale si optò non fu affidata alla scrittura, ma alla memoria dei discepoli. L’effettiva redazione dei testi sacri doveva ancora attendere parecchio.

5. Quando furono messi per iscritto i testi in lingua pali?

5 Secondo certe cronache di Ceylon (Srī Lanka) dei secoli IV e VI E.V., i più antichi di questi “testi canonici” pali furono messi per iscritto durante il regno del re Vattagamani Abhaya nel I secolo a.E.V. Altre narrazioni della vita del Budda non comparvero per iscritto che forse nel I o addirittura nel V secolo E.V., quasi mille anni dopo la sua epoca.

6. Quali critiche sono state espresse in merito ai “testi canonici”? (Confronta 2 Timoteo 3:16, 17).

6 Pertanto, osserva un dizionario delle religioni, “le ‘biografie’ sono sia di origine tarda che piene zeppe di materiale mitico e leggendario, e i testi canonici più antichi sono il prodotto di un lungo processo di trasmissione orale che dovette includere revisioni e molte aggiunte”. (Abingdon Dictionary of Living Religions) Addirittura uno studioso “sostenne che nemmeno una parola della dottrina fissata per iscritto si può attribuire con assoluta certezza a Gautama in persona”. Sono giustificate queste critiche?

Il concepimento e la nascita del Budda

7. Secondo certi testi buddisti, in quali circostanze fu concepito il Budda da sua madre?

7 Considerate i seguenti brani tratti dai Jataka, parte del canone pali, e dal Buddhacarita, un testo sanscrito del II secolo E.V. sulla vita del Budda. Ecco innanzi tutto il racconto di come sua madre, la regina Maha-Maya, lo concepì in sogno.

“I quattro angeli guardiani vennero e, sollevatala insieme al suo letto, la trasportarono sui monti dell’Himalaya. . . . Poi vennero le mogli degli angeli guardiani e la portarono al lago Anotatta, e la immersero per togliere ogni macchia umana. . . . Poco distante c’era il Monte d’Argento, e in esso un castello d’oro. Lì essi prepararono un letto divino con la testata rivolta a oriente, e ve la adagiarono. A questo punto il futuro Budda era divenuto un superbo elefante bianco . . . Egli ascese il Monte d’Argento, poi . . . girò tre volte da destra intorno al letto di sua madre, e colpendola sul fianco destro parve penetrare nel suo grembo. In tal modo avvenne il concepimento, nel fantastico spettacolo di mezza estate”.

8. Cosa fu predetto riguardo al futuro del Budda?

8 Quando la regina narrò il sogno al re suo consorte, questi radunò 64 eminenti sacerdoti indù, diede loro cibo e abiti e chiese un’interpretazione. Ecco cosa risposero:

“Non essere ansioso, o nobile sovrano! . . . Avrai un figlio. Ed egli, se continuerà a vivere in famiglia, diventerà un monarca dell’universo; ma se lascerà la famiglia e rinuncerà al mondo, diventerà un Budda, ed eliminerà da questo mondo le nubi del peccato e della follia”.

9. Quali fatti straordinari si dice che seguirono la dichiarazione riguardante il futuro del Budda?

9 Dopo ciò, si dice, ebbero luogo 32 miracoli:

“Tutti i diecimila mondi d’un tratto tremarono, fremettero e sobbalzarono. . . . Le fiamme si spensero in tutti gli inferni; . . . fra gli uomini cessarono i malanni; . . . tutti gli strumenti musicali emisero le loro note senza che alcuno li suonasse; . . . nell’immenso oceano l’acqua divenne dolce; . . . tutti i diecimila mondi divennero un insieme di magnifiche ghirlande, le più belle che ci fossero”.

10. Com’è descritta la nascita del Budda nei testi sacri buddisti?

10 Quindi ebbe luogo l’insolita nascita del Budda in un boschetto di alberi sal chiamato parco di Lumbini. Quando la regina desiderò afferrare un ramoscello dell’albero più alto che ci fosse nel boschetto, l’albero la favorì chinandosi alla portata della sua mano. Tenendosi al ramo e stando in piedi, essa partorì.

“Egli venne fuori dal grembo materno come un predicatore che scende dal suo seggio, o come un uomo che scende una scala, le mani e i piedi stesi, per niente macchiato da impurità derivante dal seno di sua madre. . . .”

“Appena vista la luce, il [futuro Budda] pianta fermamente i piedi a terra, fa sette lunghi passi verso il nord, un bianco baldacchino ripara il suo capo, ed esclama con voce impareggiabile dopo essersi rivolto ai quattro punti dell’orizzonte: In tutto il mondo sono il primo, il migliore e il più importante; questa è la mia ultima nascita, non nascerò mai più”. — Splendori delle antiche religioni, di J. Finegan, pagina 257.

11. A quale conclusione sono giunti alcuni studiosi per quanto riguarda i racconti della vita del Budda contenuti nei testi sacri?

11 Vi sono anche storie altrettanto elaborate che riguardano la sua infanzia, i suoi incontri con giovani ammiratrici, le sue peregrinazioni, e praticamente ogni episodio della sua vita. Forse non sorprende che per la maggioranza degli studiosi tutti questi racconti altro non sono che miti e leggende. Un funzionario del British Museum afferma persino che, vista la “grande quantità di leggende e miracoli, . . . è impossibile ricostruire l’esistenza storica del Budda”.

12, 13. (a) Qual è il racconto tradizionale della vita del Budda? (b) In quale tempo è generalmente fissata la data di nascita del Budda? (Confronta Luca 1:1-4).

12 Malgrado questi miti, è largamente diffuso un racconto tradizionale della vita del Budda. Un testo moderno pubblicato a Colombo (Srī Lanka) fa questa narrazione semplificata:

“Nel giorno della luna piena di maggio del 623 a.C. nacque nel distretto del Nepal un principe indiano dei Sakya di nome Siddhattha Gotama. * Suo padre fu il re Suddhodana e sua madre la regina Mahā Māyā, che morì pochi giorni dopo averlo dato alla luce. Il bambino fu affidato alla matrigna, Mahā Pajāpati Gotamī.

“A sedici anni sposò sua cugina, la bella principessa Yasodharā.

“Per tredici anni circa dopo il suo felice matrimonio visse a corte nel lusso e nella beata ignoranza delle traversie della vita all’esterno del suo palazzo.

“Nel corso del tempo gli si rivelò gradualmente la verità. All’età di 29 anni, quando ci fu la svolta decisiva della sua vita, ebbe un figlio, Rāhula. Egli considerò questo figliolo un ostacolo, perché si rese conto che tutti senza eccezione erano soggetti a nascita, infermità e morte. Comprendendo così l’universalità del dolore, decise di trovare una panacea per questo malessere comune a tutta l’umanità.

“Quindi rinunciò ai piaceri di corte, una notte abbandonò il palazzo . . . si tagliò i capelli, indossò il semplice abito dell’asceta e si mise in cerca della Verità”. — A Manual of Buddhism.

13 Questo schema biografico essenziale, come si può notare, è in netto contrasto con i racconti fantastici contenuti nei “testi canonici”. E, a parte l’anno di nascita, viene generalmente accettato.

L’illuminazione: come avvenne

14. Quale svolta ci fu nella vita di Gautama?

14 In che consisté la summenzionata “svolta decisiva della sua vita”? Ebbe luogo quando per la prima volta in vita sua vide un malato, un vecchio e un morto. Questa esperienza lo indusse a riflettere tormentosamente sul significato della vita: Perché gli uomini nascevano solo per soffrire, invecchiare e morire? Si narra che dopo ciò vide un santone che aveva rinunciato al mondo per andare alla ricerca della verità. Questo spinse Gautama ad abbandonare la famiglia, i beni e il proprio casato principesco e a trascorrere i successivi sei anni nella ricerca della risposta presso maestri e guru indù, ma inutilmente. Dai racconti apprendiamo che praticò la meditazione, il digiuno, lo yoga e si sottopose a straordinarie privazioni, eppure non raggiunse nessuna pace spirituale o illuminazione.

15. Come conseguì infine Gautama la sua presunta illuminazione?

15 Infine si avvide che questa vita di estreme rinunce era inutile quanto la vita dissipata che aveva condotto in precedenza. Adottò a questo punto ciò che chiamò la Via Media, evitando i due estremi della sua condotta. Avendo deciso che la risposta doveva trovarsi nella sua propria coscienza, sedette in meditazione sotto un pipal, o fico delle pagode. Resistendo agli assalti e alle tentazioni del diavolo Mara, proseguì risoluto la sua meditazione per quattro settimane (alcuni dicono per sette settimane) finché, come si crede, non trascese ogni conoscenza e non ottenne l’illuminazione.

16. (a) Cosa divenne Gautama? (b) Quali diverse concezioni esistono del Budda?

16 Fu in tal modo che, secondo la terminologia buddista, Gautama divenne il Budda, ovvero lo Svegliato, l’Illuminato. Aveva raggiunto la meta suprema, il Nirvana, la condizione di perfetta pace e di illuminazione, libero dal desiderio e dalla sofferenza. È denominato anche Sakyamuni (saggio della tribù sakya), e più volte egli parlò di sé come del Tathagata (colui che è giunto [a insegnare]). A questo riguardo però vi sono concezioni diverse a seconda della setta buddista. Alcuni lo considerano esclusivamente un uomo che trovò il sentiero dell’illuminazione per se stesso e lo insegnò ai suoi adepti. Altri lo ritengono l’ultimo di una serie di Budda venuti nel mondo a predicare o ravvivare il dharma (pali: Dhamma), la dottrina o via del Budda. Altri ancora lo considerano un bodhisattva, uno che aveva ottenuto l’illuminazione ma aveva rimandato a entrare nel Nirvana per poter aiutare altri nella loro ricerca dell’illuminazione. In ogni caso questo stadio, l’Illuminazione, è di capitale importanza per tutte le scuole buddistiche.

L’Illuminazione: che cos’è?

17. (a) Dove e a chi fece il Budda la sua prima predica? (b) Esponete in breve le Quattro Nobili Verità.

17 Avendo ottenuto l’illuminazione, e superata qualche esitazione iniziale, il Budda cominciò a insegnare ad altri la sua nuova verità, il suo dharma. Fece la sua prima predica, e forse la più importante, a cinque bhikku — discepoli o monaci — presso la città di Benares, in un parco di cervi. In quella predica insegnò che per essere salvati bisogna evitare sia la dedizione ai piaceri che l’ascetismo e seguire la Via Media. Bisogna poi capire e osservare le Quattro Nobili Verità (vedi pagina accanto), che in sintesi sono:

(1) La vita è dolore.

(2) Il dolore nasce dal desiderio o brama.

(3) L’estinzione del desiderio significa fine del dolore.

(4) L’estinzione del desiderio si raggiunge seguendo l’Ottuplice Sentiero, esercitando il controllo sul proprio modo di agire, pensare e credere.

18. Cosa disse il Budda circa la fonte della sua illuminazione? (Confronta Giobbe 28:20, 21, 28; Salmo 111:10).

18 Questa predica sulla Via Media e sulle Quattro Nobili Verità racchiude l’essenza dell’Illuminazione ed è considerata l’epitome di tutta la dottrina del Budda. (Nota il contrasto con Matteo 6:25-34; 1 Timoteo 6:17-19; Giacomo 4:1-3; 1 Giovanni 2:15-17). Gautama non pretese che questa predica fosse ispirata, ma la attribuì a se stesso con le parole “scoperta dal Tathagata”. Si dice che in punto di morte il Budda abbia detto ai suoi discepoli: “Ricercate la salvezza solo nella verità; non cercare rifugio in altri che in te stesso”. Pertanto, secondo il Budda, l’illuminazione viene non da Dio, ma attraverso il proprio impegno personale nello sviluppare retto pensiero e rette azioni.

19. Perché a quel tempo il messaggio del Budda fu bene accolto?

19 Non è difficile capire perché questa dottrina fu bene accolta dalla società indiana dell’epoca. Essa condannava da un lato l’avidità e le corrotte pratiche religiose promosse dai brahmani indù, la casta sacerdotale, e dall’altro l’austero ascetismo dei giainisti nonché altri culti mistici. Sopprimeva anche i sacrifici e i riti, le miriadi di dèi e dee e l’opprimente sistema delle caste che dominava e asserviva sotto ogni aspetto l’esistenza degli individui. In breve, essa prometteva liberazione a chiunque fosse disposto a seguire la via del Budda.

Il buddismo si propaga

20. (a) Quali sono le “Tre Gemme” del buddismo? (b) Quanto fu estesa la campagna di predicazione del Budda?

20 Accettata la dottrina del Budda, i cinque bhikku formarono il primo sangha, o ordine monastico. Si completarono così le “Tre Gemme” (Triratna) del buddismo, cioè il Budda, il dharma e il sangha, che si supponeva aiutassero gli uomini a intraprendere la via dell’illuminazione. Ormai pronto, Gautama Budda andò predicando in tutto il bacino del Gange. Persone di ogni ceto e condizione sociale andavano ad ascoltarlo, e divenivano sue seguaci. Quando morì, all’età di 80 anni, si era ormai guadagnato fama e rispetto. Si narra che le ultime parole che rivolse ai suoi discepoli furono: “La dissoluzione è insita in tutte le cose composite. Attendete con diligenza alla vostra salvezza”.

21. (a) Chi contribuì notevolmente all’espansione del buddismo? (b) Quale fu l’esito dei suoi sforzi?

21 Nel III secolo a.E.V., circa 200 anni dopo la morte del Budda, fece la sua comparsa il massimo promotore del buddismo, l’imperatore Aśoka, che aveva assoggettato quasi tutta l’India. Rattristato dalle stragi e dagli sconvolgimenti provocati dalle sue conquiste, si convertì al buddismo e diede ad esso l’appoggio dello Stato. Eresse monumenti religiosi, convocò concili ed esortò i sudditi a vivere secondo i precetti del Budda. Aśoka inviò anche missionari buddisti in ogni parte dell’India e a Ceylon (Srī Lanka), in Siria, Egitto e Grecia. Principalmente grazie agli sforzi di Aśoka, da setta indiana il buddismo crebbe fino a divenire una religione cosmopolitica. A buon diritto egli è stato considerato da alcuni il secondo fondatore del buddismo.

22. Come si consolidò il buddismo in tutta l’Asia?

22 Da Ceylon il buddismo si diffuse verso oriente in Birmania (Myanmar), in Thailandia e in altre parti dell’Indocina. A nord il buddismo si propagò nel Kashmir e nell’Asia centrale. Di lì, e non più tardi del I secolo E.V., monaci buddisti attraversarono monti e deserti inospitali e introdussero in Cina la loro religione. Dalla Cina il passo fu breve e il buddismo penetrò in Corea e in Giappone. Fu introdotto anche nel Tibet, col quale l’India confina a nord. Dalla sua fusione con credenze locali nacque il lamaismo, che ha dominato la vita religiosa e politica di quella regione. Già nel VI o VII secolo E.V. il buddismo si era ben consolidato in tutto il Sud-Est asiatico e in Estremo Oriente. Ma cosa accadeva in India?

23. Che ne fu del buddismo in India?

23 Mentre in altri paesi il buddismo estendeva la sua influenza, in India si andava spegnendo. Interamente presi dai loro studi filosofici e metafisici, i monaci cominciarono a perdere il contatto con i loro seguaci laici. Inoltre, privo ormai della protezione reale e avendo adottato idee e pratiche induistiche, il buddismo in India andò ancor più in fretta verso il tracollo. Perfino i luoghi sacri del buddismo, come Lumbini, dove Gautama era nato, e Bodh Gayā, dove aveva ottenuto l’“illuminazione”, caddero in rovina. Nel XIII secolo il buddismo era praticamente scomparso dall’India, il suo paese di origine.

24, 25. Nel nostro secolo quali altri eventi si sono verificati in seno al buddismo?

24 Durante il XX secolo il buddismo ha di nuovo cambiato volto. Sconvolgimenti politici in Cina, Mongolia, Tibet e nei paesi del Sud-Est asiatico gli hanno inferto un colpo micidiale. Migliaia di monasteri e templi sono stati distrutti e centinaia di migliaia di monaci e suore cacciati via, imprigionati o perfino uccisi. Ciò nonostante in quei paesi il buddismo esercita tuttora un forte influsso sul pensiero e sulle usanze della gente.

25 In Europa e nell’America Settentrionale l’idea buddistica di cercare la “verità” nel proprio io sembra attrarre molti, e la relativa pratica della meditazione diventa un mezzo di evasione dalla caotica vita occidentale. Interessanti sono le parole di Tenzin Gyatso, il Dalai Lama del Tibet che vive in esilio, citate nella prefazione del libro Living Buddhism: “Forse oggi un ruolo del buddismo può essere quello di ricordare agli occidentali la dimensione spirituale della loro vita”.

Le diverse correnti del buddismo

26. In quali diverse correnti è diviso il buddismo?

26 Nonostante di solito si parli del buddismo come di un’unica religione, in realtà esso è scisso in svariate scuole, ciascuna con le sue proprie dottrine, pratiche e scritture, secondo le diverse interpretazioni della natura del Budda e delle sue dottrine. A loro volta queste scuole si dividono in numerosi gruppi e sette, molti dei quali subiscono il forte influsso delle culture e delle tradizioni locali.

27, 28. Come descrivereste il buddismo theravada? (Confronta Filippesi 2:12; Giovanni 17:15, 16).

27 La scuola detta Theravada (Via degli Anziani), o Hinayana (Piccolo Veicolo), fiorisce in Srī Lanka, Myanmar (Birmania), Thailandia, Cambogia e Laos. Secondo alcuni questa è la scuola conservatrice. Essa dà risalto alla saggezza e al fatto di provvedere da sé alla propria salvezza rinunciando al mondo e facendo vita monastica, dedita alla meditazione e allo studio.

28 In alcuni di questi paesi è comune vedere gruppi di giovani con la testa rasata che, scalzi e in abiti color zafferano, vanno alla questua con le loro ciotole per l’elemosina, per ricevere la loro porzione di cibo quotidiano dai fedeli laici, il cui compito è quello di sostenerli. È usanza che gli uomini trascorrano almeno parte della loro vita in un monastero. L’ideale supremo della vita monastica è diventare un arhat, cioè uno che ha raggiunto la perfezione spirituale e la liberazione dal dolore e dalla sofferenza dovuti al ciclo delle rinascite. Il Budda ha indicato la via; sta a ciascuno seguirla.

29. Quali sono le caratteristiche del buddismo mahayana? (Confronta 1 Timoteo 2:3, 4; Giovanni 3:16).

29 La scuola chiamata Mahayana (Grande Veicolo) prevale in Cina, Corea, Giappone e Vietnam. Ha questo nome perché dà risalto all’insegnamento del Budda secondo cui “la verità e la via della salvezza è per tutti, sia che uno viva in una caverna, in un monastero o in una casa . . . Non è solo per coloro che rinunciano al mondo”. Il concetto fondamentale del Mahayana è che l’amore e la compassione del Budda sono così grandi che egli non precluderebbe a nessuno la salvezza. Esso insegna che, poiché in tutti noi c’è la natura del Budda, ognuno è in grado di diventare un Budda, un illuminato o un bodhisattva. L’illuminazione si ottiene non mediante una rigida autodisciplina, ma mediante la fede nel Budda e la compassione per tutti gli esseri viventi. È ovvio che ciò esercita una maggiore attrattiva sulle masse dotate di spirito pratico. Tuttavia questo atteggiamento più liberale ha prodotto una grande fioritura di gruppi e culti.

30. A quale meta aspirano i devoti del buddismo “Terra Pura”? (Confronta Matteo 6:7, 8; 1 Re 18:26, 29).

30 Tra le molte sette mahayana sviluppatesi in Cina e in Giappone vi sono le scuole buddiste Terra Pura e Zen. La prima incentra il suo credo sulla fede nel potere salvifico del Budda Amida, che promise ai suoi seguaci una rinascita nella Terra Pura, o Paradiso dell’Occidente, un paese di gioia e delizie abitato da dèi e uomini. Di lì è facile raggiungere il Nirvana. Ripetendo la preghiera “ripongo fede nel Budda Amida”, anche migliaia di volte al giorno, il credente si purifica per ottenere l’illuminazione o la rinascita nel Paradiso dell’Occidente.

31. Quali sono le caratteristiche del buddismo zen? (Confronta Filippesi 4:8).

31 Il buddismo zen (scuola Ch’an in Cina) prende nome dalla pratica della meditazione. I termini ch’an (cinese) e zen (giapponese) sono varianti del termine sanscrito dhyāna, che significa “meditazione”. Questa disciplina insegna che studio, opere buone e riti sono di poco valore. Si può conseguire l’illuminazione semplicemente meditando su misteri imponderabili come: ‘Quando si battono le mani, che suono fa una mano sola?’, e: ‘Cosa troviamo dove non c’è nulla?’ La natura mistica del buddismo zen trova espressione in arti raffinate quali sistemazione dei fiori, calligrafia, disegno a inchiostro, poesia, giardinaggio e altre, tutte accolte con favore in Occidente. Attualmente si trovano centri di meditazione zen in molti paesi occidentali.

32. Come viene praticato il buddismo tibetano?

32 C’è infine il buddismo tibetano o lamaismo. Questa forma di buddismo è talvolta chiamata Mantrayana (Veicolo Mantra) per il cospicuo uso di mantra, una serie di sillabe con o senza significato, recitate a lungo e meccanicamente. Anziché dar risalto alla saggezza o alla compassione, questa forma di buddismo dà importanza all’impiego, nel culto, di riti, preghiere, magia e spiritismo. Le preghiere sono ripetute migliaia di volte al giorno col sussidio di rosari e mulinelli delle preghiere. I complessi rituali si possono imparare solo venendo istruiti oralmente dai lama, o capi monastici, fra i quali i più conosciuti sono il Dalai Lama e il Panchen Lama. Quando un lama muore, si ricerca il bambino in cui si pensa che il lama si sia reincarnato per essere il successivo capo spirituale. Con lo stesso termine, comunque, sono designati anche tutti i monaci in generale, i quali, secondo una stima, un tempo erano circa un quinto di tutta la popolazione del Tibet. Alcuni lama sono stati anche insegnanti, medici, proprietari terrieri e personaggi politici.

33. In che modo le scissioni esistenti nel buddismo sono simili a quelle della cristianità? (Confronta 1 Corinti 1:10).

33 Queste principali correnti del buddismo sono a loro volta suddivise in molti gruppi o sette. Alcune sono devote a un particolare capo, come Nichiren in Giappone, il quale insegnò che solo il Sutra del Loto mahayana contiene la dottrina definitiva del Budda, e Nun Ch’in-Hai a Taiwan, che ha molto seguito tra le masse. Sotto questo aspetto il buddismo non è molto diverso dalla cristianità con le sue svariate denominazioni e sette. Infatti non è difficile incontrare persone che, pur asserendo di essere buddiste, partecipano a pratiche del taoismo, dello scintoismo, del culto degli antenati, e anche a quelle della cristianità. * Tutte queste sette buddiste asseriscono di basare le loro credenze e le loro pratiche sulla dottrina del Budda.

I Tre Canestri e altre scritture buddiste

34. Cosa dobbiamo tener presente quando consideriamo le dottrine del buddismo?

34 La dottrina attribuita al Budda fu trasmessa oralmente e si cominciò a metterla per iscritto solo secoli dopo che egli era scomparso dalla scena del mondo. Pertanto essa rappresenta tutt’al più ciò che i suoi seguaci in generazioni successive pensarono che egli avesse detto e fatto. Ciò è ulteriormente complicato dal fatto che, a quel tempo, il buddismo si era già frammentato in numerose scuole. Pertanto i vari testi presentano versioni assai diverse del buddismo.

35. Quali sono i testi sacri buddisti più antichi?

35 I testi buddisti più antichi furono scritti in pali, ritenuto affine alla lingua parlata dal Budda, verso il I secolo a.E.V. Sono accettati dalla scuola Theravada come testi autentici. Consistono di 31 libri organizzati in tre raccolte chiamate Tipitaka (sanscrito: Tripitaka), che significa “Tre Canestri”, o “Tre Raccolte”. Il Vinaya-pitaka (canestro della disciplina) tratta principalmente norme e regole riguardanti i monaci e le suore. Il Sutta-pitaka (canestro delle prediche) contiene i discorsi, le parabole e i proverbi pronunciati dal Budda e dai suoi principali discepoli. Infine, l’Abhidhamma-pitaka (canestro della dottrina superiore) consiste di commentari sulle dottrine buddiste.

36. Cosa caratterizza le scritture buddiste mahayana?

36 Gli scritti della scuola Mahayana invece sono redatti per la maggior parte in sanscrito, cinese e tibetano, e sono voluminosi. I soli testi cinesi consistono di oltre 5.000 volumi. Contengono molti concetti che non si trovavano negli scritti più antichi, come storie di numerosi Budda, tanti quanti sono i granelli di sabbia del Gange, vissuti, si dice, innumerevoli milioni di anni, e ciascuno a capo del suo proprio mondo buddistico. Uno scrittore non esagera affermando che questi testi sono “caratterizzati da varietà, stravagante immaginazione, personalità pittoresche e ripetizioni in eccesso”.

37. Quali problemi hanno causato gli scritti mahayana? (Confronta Filippesi 2:2, 3).

37 È inutile dire che pochi sono in grado di capire simili testi altamente astratti. Di conseguenza, questi sviluppi più recenti hanno portato il buddismo molto lontano da ciò che il Budda intendeva in origine. Secondo il Vinaya-pitaka, il Budda voleva che la sua dottrina fosse capita non solo dagli intellettuali, ma da ogni sorta di persone. A tal fine egli insisteva che le sue idee venissero insegnate nella lingua del popolo comune, non nella lingua religiosa dell’induismo, una lingua morta. Quindi, all’obiezione sollevata dai buddisti del Theravada secondo cui questi libri non sarebbero canonici, i seguaci del Mahayana rispondono che Gautama Budda insegnò dapprima ai semplici e agli ignoranti, mentre ai saggi e agli istruiti rivelò la dottrina scritta in seguito nei libri mahayana.

Il ciclo del karma e del samsara

38. (a) Fate un confronto tra gli insegnamenti buddisti e quelli indù. (b) Qual è il concetto buddista dell’anima in teoria e in pratica?

38 Anche se il buddismo costituì in parte una liberazione dalle catene dell’induismo, i suoi concetti basilari sono pur sempre un retaggio delle dottrine indù del karma e del samsara. Il buddismo, quale fu insegnato in origine dal Budda, differisce dall’induismo in quanto nega l’esistenza di un’anima immortale, ma descrive l’individuo come “una combinazione di forze o energie fisiche e mentali”. * Ciò nonostante le sue dottrine sono sempre imperniate sull’idea che tutti gli uomini passino da una vita all’altra attraverso innumerevoli rinascite (samsara) e che soffrano per le conseguenze delle azioni passate e presenti (karma). Anche se il suo messaggio di illuminazione e liberazione da questo ciclo può sembrare attraente, alcuni chiedono: Ha un fondamento valido? Che prova c’è che tutte le sofferenze siano il risultato delle azioni compiute in una vita precedente? E, soprattutto, che prova c’è che esista una vita precedente?

39. Come spiega un testo buddista la legge del karma?

39 Una spiegazione della legge del karma dice:

“Il kamma [pali, corrispondente a karma] in se stesso è una legge. Ma non ne consegue che debba esserci un legislatore. Le comuni leggi della natura, come quella della gravitazione, non richiedono un legislatore. Neppure la legge del kamma presuppone un legislatore. Opera nel suo campo senza l’intervento di un potere decisionale esterno e indipendente”. — A Manual of Buddhism.

40. (a) Cosa indica l’esistenza di leggi naturali? (b) Cosa dice la Bibbia parlando di causa ed effetto?

40 È sensato questo ragionamento? È vero che le leggi della natura non presuppongono un legislatore? Wernher von Braun, esperto in campo missilistico, in un’occasione affermò: “Le leggi naturali dell’universo sono così precise che non abbiamo nessuna difficoltà a costruire una nave spaziale per andare sulla luna e possiamo calcolare i tempi di volo con la precisione di una frazione di secondo. Queste leggi devono essere state stabilite da qualcuno”. Anche la Bibbia parla della legge di causalità, e dice: “Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà”. (Galati 6:7) Anziché dire che questa legge non richiede un legislatore, indica che “Dio non è da beffeggiare”, sottolineando che questa legge fu messa in moto dal suo Fattore, Geova.

41. (a) Che confronto si può fare tra la legge del karma e le leggi giudiziarie? (b) Rilevate la differenza tra il karma e la promessa della Bibbia.

41 La Bibbia dice inoltre che “il salario che il peccato paga è la morte”, e che “colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. Persino le corti di giustizia riconoscono che nessuno dev’essere giudicato due volte per lo stesso reato. Perché, allora, una persona che con la morte ha già scontato i suoi peccati dovrebbe tornare in vita per poi subire nuovamente le conseguenze delle sue azioni passate? Inoltre, non sapendo per quali azioni passate viene punito, come può uno pentirsi e migliorare? Si può chiamare giustizia questa? È coerente con la misericordia, che si dice fosse la qualità preponderante del Budda? Al contrario la Bibbia, dopo aver affermato che “il salario che il peccato paga è la morte”, prosegue dicendo: “Ma il dono che dà Dio è la vita eterna mediante Cristo Gesù nostro Signore”. Sì, essa promette che Dio eliminerà ogni genere di corruzione, il peccato e la morte, e recherà libertà e perfezione a beneficio di tutto il genere umano. — Romani 6:7, 23; 8:21; Isaia 25:8.

42. Come spiega la rinascita un erudito buddista?

42 In quanto alla rinascita, ecco una spiegazione data dall’erudito buddista Walpola Rahula:

“Un essere altro non è che una combinazione di forze o energie fisiche e mentali. Ciò che chiamiamo morte è il totale non-funzionamento del corpo fisico. Tutte queste forze ed energie cessano completamente con il non-funzionamento del corpo? Il buddismo dice: ‘No’. Volontà, volizione, desiderio, sete di esistere, di continuare, di divenire, è una forza potentissima che muove intere vite, intere esistenze, che muove persino il mondo intero. Questa è la forza più grande, la massima energia che c’è nel mondo. Secondo il buddismo questa forza non cessa con il non-funzionamento del corpo, che è la morte, ma continua a manifestarsi in un’altra forma, dando luogo a una nuova esistenza che è chiamata rinascita”.

43. (a) Biologicamente, come viene determinata la costituzione genetica dell’individuo? (b) Quale “prova” viene presentata a volte a sostegno della rinascita? (c) Tale “prova” della rinascita è in armonia con l’esperienza comune?

43 Nell’istante del concepimento la persona eredita metà dei geni da un genitore e metà dall’altro. Non vi è quindi nessuna possibilità che sia al 100 per cento come qualcun altro esistito in precedenza. In realtà il processo della rinascita non può essere avvalorato da nessun principio scientifico noto. Spesso coloro che credono nella dottrina della rinascita citano come prova l’esperienza di persone che asseriscono di ricordare visi, avvenimenti e luoghi mai visti in precedenza. È logico? Se diciamo che quando uno è in grado di descrivere cose dei tempi passati dev’essere vissuto in quell’epoca, dobbiamo anche poter dire che quando uno è in grado di predire il futuro — e ci sono molti che asseriscono di farlo — dev’essere vissuto nel futuro. È ovvio che le cose non stanno così.

44. Paragonate l’insegnamento biblico riguardante lo “spirito” con la dottrina buddista della rinascita.

44 Oltre 400 anni prima del Budda, la Bibbia parlava di una forza vitale. Descrivendo cosa accade quando si muore, essa dice: “Quindi la polvere torna alla terra proprio come era e lo spirito stesso torna al vero Dio che l’ha dato”. (Ecclesiaste 12:7) La parola “spirito” traduce il termine ebraico rùach, cioè la forza vitale che anima tutte le creature viventi, sia umane che animali. (Ecclesiaste 3:18-22) Comunque, la differenza sostanziale sta nel fatto che rùach è una forza impersonale; non ha volontà propria né conserva la personalità o alcuna caratteristica del defunto. Non va da una persona all’altra alla morte, ma “torna al vero Dio che l’ha dato”. In altre parole, le prospettive di vita futura della persona — la speranza di una risurrezione — sono interamente nelle mani di Dio. — Giovanni 5:28, 29; Atti 17:31.

Nirvana: raggiungere l’irraggiungibile?

45. Qual è il concetto buddista del Nirvana?

45 Questo ci porta alla dottrina del Budda circa l’illuminazione e la salvezza. In termini buddistici, il concetto basilare di salvezza è liberazione dalle leggi del karma e del samsara, nonché il raggiungimento del Nirvana. E che cos’è il Nirvana? I testi buddisti dicono che è impossibile descriverlo o spiegarlo, ma che lo si può solo sperimentare. Non è un cielo in cui si vada dopo la morte, ma qualcosa il cui raggiungimento è alla portata di tutti, già qui sulla terra. La parola stessa si dice significhi “spegnimento, estinzione”. Pertanto alcuni definiscono il Nirvana l’estinzione di tutte le passioni e i desideri; un’esistenza libera da ogni sensazione, come dolore, timore, bisogno, amore o odio; una condizione di eterna pace, riposo e immutabilità. In sostanza, si dice sia la cessazione dell’esistenza individuale.

46, 47. (a) Secondo la dottrina buddista, da chi ha origine la salvezza? (b) Perché questo concetto buddista della salvezza è contrario all’esperienza comune?

46 Il Budda insegnò che l’illuminazione e la salvezza — la perfezione del Nirvana — vengono non da qualche Dio o forza esterna, ma dal di dentro della persona attraverso il suo proprio sforzo per produrre buone opere e retti pensieri. Questo fa sorgere la domanda: Può qualcosa di perfetto venire da qualcosa di imperfetto? Non ci insegna la nostra comune esperienza che, come disse il profeta ebreo Geremia, “non appartiene all’uomo terreno la sua via. Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”? (Geremia 10:23) Se nessuno è in grado di avere il completo dominio delle proprie azioni, neppure nelle semplici cose di tutti i giorni, è logico pensare che si possa ottenere la salvezza eterna esclusivamente con i propri sforzi? — Salmo 146:3, 4.

47 Proprio come un uomo che affonda nelle sabbie mobili difficilmente può liberarsene da solo, così tutta l’umanità è presa nella trappola del peccato e della morte, e nessuno è capace di districarsi da sé da questa penosa situazione. (Romani 5:12) Eppure il Budda insegnò che la salvezza dipende esclusivamente dai propri sforzi. La sua ultima esortazione nel congedarsi dai discepoli fu: “Contate su voi stessi e non contate su alcun aiuto esterno; tenetevi stretti alla verità come a una lampada; ricercate la salvezza solo nella verità; non cercare rifugio in altri che in te stesso”.

Illuminazione o disillusione?

48. (a) Come descrive un libro l’effetto prodotto da complicati concetti buddisti come quello del Nirvana? (b) Qual è stato in alcune zone il risultato del recente interesse per le dottrine buddiste?

48 Che effetto ha questa dottrina? Incoraggia i suoi credenti a coltivare vera fede e devozione? Un’opera riferisce che in alcuni paesi buddisti persino “i monaci prestano poca attenzione ai Sublimi della loro religione. Il raggiungimento del Nirvāna è in genere ritenuto un’ambizione disperatamente irrealistica, e la meditazione viene praticata di rado. A parte lo studio saltuario del Tipitaka, [i monaci] si dedicano a esercitare un’influenza benevola e armoniosa sulla società”. (Living Buddhism) Sullo stesso tono, commentando la recente reviviscenza di interesse per le dottrine buddiste, un’enciclopedia osserva: “Più lo studio del buddismo diventa specializzato, più si allontana dal suo obiettivo originale: guidare il popolo. Sotto questo aspetto la recente tendenza nello studio rigoroso del buddismo non implica necessariamente il risveglio di una fede viva. Piuttosto bisogna notare che, quando una religione diventa oggetto di complicata erudizione metafisica, la sua vera vitalità come fede si va perdendo”. — World Encyclopedia (giapponese).

49. Cos’è diventato per molti il buddismo?

49 Il concetto fondamentale del buddismo è che conoscenza e intuizione conducono all’illuminazione e alla salvezza. Ma le complesse dottrine delle varie scuole buddiste hanno prodotto soltanto la summenzionata situazione “disperatamente irrealistica”, oltre la portata della maggior parte dei credenti. Il buddismo per loro si riduce a fare il bene e a seguire alcune cerimonie e semplici precetti. Non affronta i grandi interrogativi dell’esistenza, quali: Da dove veniamo? Perché siamo al mondo? E quale futuro attende l’uomo e la terra?

50. Quale domanda sorge tenendo conto delle esperienze di alcuni buddisti sinceri? (Confronta Colossesi 2:8).

50 Alcuni buddisti sinceri hanno riconosciuto quanta confusione e disillusione derivano dalle complicate dottrine e dai gravosi rituali del buddismo così com’è praticato oggi. Gli sforzi umanitari compiuti in alcuni paesi da gruppi e associazioni buddiste possono aver recato a molti sollievo dal dolore e dalla sofferenza. Ma come fonte di vera illuminazione e liberazione per tutti, il buddismo ha tenuto fede alla sua promessa?

Illuminazione senza Dio?

51. (a) Cosa narra un aneddoto per quanto riguarda le dottrine del Budda? (b) Quale notevole lacuna è palese nelle dottrine del Budda? (Confronta 2 Cronache 16:9; Salmo 46:1; 145:18).

51 Alcuni racconti della vita del Budda narrano che in un’occasione lui e i suoi discepoli si trovavano in una foresta. Egli raccolse una manciata di foglie e disse ai suoi discepoli: “Ciò che vi ho insegnato può paragonarsi alle foglie che tengo in mano, ciò che non vi ho insegnato può paragonarsi a tutte le foglie che sono nella foresta”. Naturalmente era sottinteso che il Budda aveva insegnato solo una parte di ciò che sapeva. C’è comunque una notevole lacuna: Gautama Budda non ebbe pressoché nulla da dire intorno a Dio; né pretese mai di essere Dio. Si narra infatti che ai suoi discepoli abbia detto: “Se c’è un Dio, è inconcepibile che si preoccupi delle mie faccende quotidiane”, e “non esistono dèi che possano o vogliano aiutare l’uomo”.

52. (a) Che concetto ha il buddismo di Dio? (b) Cos’ha ignorato il buddismo?

52 Sotto questo aspetto, nella ricerca del vero Dio da parte dell’uomo il buddismo ha un ruolo irrilevante. Come osserva un’enciclopedia, “il buddismo originario pare non tenesse affatto conto del problema di Dio, e di certo non insegnò la fede in Dio né la ritenne necessaria”. (The Encyclopedia of World Faiths) Poiché dà importanza al raggiungimento della salvezza personale, mediante la ricerca interiore dell’illuminazione nella propria mente o coscienza, il buddismo è in effetti agnostico, per non dire ateo. (Vedi  pagina 145). Nel tentativo di liberarsi dalle pastoie dell’induismo con le sue superstizioni e la sua sconcertante schiera di dèi mitici, il buddismo è andato all’estremo opposto. Ha ignorato il fondamentale concetto di un Essere Supremo, mediante la cui volontà ogni cosa esiste e svolge le sue funzioni. — Atti 17:24, 25.

53. Che si può dire della ricerca di illuminazione senza Dio? (Confronta Proverbi 9:10; Geremia 8:9).

53 Il risultato di questo pensiero egocentrico e indipendente è un vero e proprio labirinto di leggende, tradizioni, dottrine complesse e interpretazioni sviluppate nel corso dei secoli dalle numerose scuole e sette. Ciò che mirava a offrire una soluzione semplice dei complessi problemi della vita ha prodotto un sistema religioso e filosofico che va oltre la comprensione della maggioranza delle persone. Il comune seguace del buddismo invece si preoccupa soltanto di adorare idoli e reliquie, dèi e demoni, spiriti e antenati, e di compiere molti altri riti e pratiche che hanno poco a che fare con ciò che Gautama Budda insegnò. È evidente che la ricerca di illuminazione senza Dio non approda a nulla.

54. Gli insegnamenti di quali altri pensatori religiosi orientali verranno ora presi in esame?

54 Verso la stessa epoca in cui Gautama Budda cercava la via dell’illuminazione, in un’altra parte del continente asiatico vivevano due filosofi le cui idee finirono per influenzare milioni di persone. Erano Lao-tzu (Lao-tse) e Confucio, i due saggi venerati da generazioni di cinesi e da altri. Cosa insegnarono, e come influirono sulla ricerca di Dio da parte dell’uomo? È ciò che tratteremo nel prossimo capitolo.

[Note in calce]

^ par. 12 Questa è la traslitterazione del suo nome in pali. La traslitterazione del nome in sanscrito è Siddhārtha Gautama. La sua data di nascita è secondo alcuni il 560 a.E.V., secondo altri il 563 o il 567. Quasi tutti gli esperti accettano la data del 560 o perlomeno collocano la sua nascita nel VI secolo a.E.V.

^ par. 33 Molti buddisti in Giappone celebrano con gran pompa il “Natale”.

^ par. 38 Le dottrine buddiste, come quella dell’anatta (non io), negano l’esistenza di un’anima immutabile o eterna. Tuttavia oggi quasi tutti i buddisti, particolarmente in Estremo Oriente, credono nella trasmigrazione di un’anima immortale. Ne sono una chiara prova il loro culto degli antenati e la credenza del tormento in un inferno dopo la morte.

[Domande per lo studio]

[Riquadro a pagina 139]

Le Quattro Nobili Verità del Budda

Il Budda espose il fondamento della sua dottrina in ciò che chiamò le Quattro Nobili Verità. Qui citiamo un brano del Dhamma-cakkha-pavattana-sutta (Il fondamento del regno di giustizia) riportato in Storia delle Religioni, I edizione, 1939, Volume 1, pagina 481:

▪ “E questa è, o monaci, la nobile verità circa il dolore: nascita è dolore, vecchiaia è dolore, malattia è dolore, morte è dolore; dolore è lo star insieme con persona non cara, dolore l’essere diviso da persona cara; dolore è non ottenere ciò che si desidera . . .

▪ “E questa è, o monaci, la nobile verità circa l’origine del dolore: essa è quella sete che è causa della rinascita, che è legata a piacere e a desiderio, e va in cerca qua e là del piacere che l’appaghi: la sete, cioè, del piacere dei sensi, la sete di esistenza, la sete di annientamento.

▪ “E questa è, o monaci, la nobile verità della soppressione del dolore: essa è la soppressione di questo desiderio per mezzo dell’assoluto distacco da passione: essa è l’abbandono, il ripudio, la cacciata, il non ricovero di questo desiderio.

▪ “E questa è, o monaci, la nobile verità della via che conduce alla soppressione del dolore: essa è appunto il nobile ottuplice sentiero: retta fede, retto proposito, retta parola, retta azione, retto contegno di vita, retto sforzo, retto pensiero, retta concezione di spirito”.

[Riquadro a pagina 145]

 Il buddismo e Dio

“Il buddismo insegna la via della perfetta bontà e saggezza senza un Dio personale; la conoscenza più elevata senza una ‘rivelazione’; . . . la possibilità di redenzione senza un redentore intermediario, una salvezza in cui ciascuno è il salvatore di se stesso”. — The Message of Buddhism, del Bhikkhu Subhadra, citato nel libro What Is Buddhism?

Allora i buddisti sono atei? Il suddetto libro [pubblicato dalla Loggia buddista di Londra] risponde: “Se per ateo intendete chi rifiuta il concetto di un Dio personale, lo siamo”. Quindi prosegue: “Una mente che cresce può facilmente assimilare l’idea di un Universo guidato da una Legge precisa, così come può [assimilare] il concetto di un Personaggio distante che essa non può mai vedere, il quale dimora non si sa dove, e che in un tempo imprecisato creò dal nulla un Universo permeato di ostilità, ingiustizia, disuguaglianza sociale e interminabili sofferenze e lotte”.

Pertanto, in teoria, il buddismo non sostiene la credenza in Dio o in un Creatore. Tuttavia oggi troviamo templi e stupa buddisti praticamente in ogni paese in cui è praticato il buddismo, e immagini e reliquie di vari Budda e bodhisattva sono oggetto di preghiere, offerte e devozione da parte dei buddisti devoti. Il Budda, che non pretese mai di essere Dio, è diventato un dio nel vero senso della parola.

[Cartina a pagina 142]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Nel VII secolo E.V. dall’India il buddismo si era propagato in tutta l’Asia orientale

INDIA

Benares

Bodh Gayā

III SECOLO a.E.V. SRĪ LANKA

I SECOLO a.E.V. KASHMIR

ASIA CENTRALE

I SECOLO E.V. CINA

MYANMAR

THAILANDIA

CAMBOGIA

GIAVA

IV SECOLO E.V. COREA

VI SECOLO E.V. GIAPPONE

VII SECOLO E.V. TIBET

[Immagini a pagina 131]

Lo stile dei templi buddisti varia da una nazione all’altra

Chengteh (Cina settentrionale)

Kōfu (Giappone)

New York (USA)

Chiang Mai (Thailandia)

[Immagine a pagina 133]

Sogno di Maya, in un rilievo del Gandhara (Pakistan). Il futuro Budda è raffigurato come un elefante bianco circondato da un’aureola che penetra nel fianco destro della regina Maya per fecondarla

[Immagini a pagina 134]

Monaci e devoti buddisti in un tempio a New York (USA)

[Immagini a pagina 141]

Immagini del Budda in positure stilizzate

nel Nirvana

predicante

in meditazione

in tentazione

[Immagine a pagina 147]

Processione per l’anniversario della nascita del Budda, a Tokyo (Giappone). L’elefante bianco in fondo simboleggia il Budda

[Immagini a pagina 150]

Pagine del Sutra del Loto (X secolo) in cinese: descrivono il potere che ha il bodhisattva Kuan-yin di salvare dal fuoco e dall’acqua. Il bodhisattva Kshitigarbha, a destra, era popolare in Corea nel XIV secolo

[Immagine a pagina 155]

Tormenti dell’“inferno” raffigurati in un rotolo buddista di Kyoto (Giappone)

[Immagini a pagina 157]

Oggi i buddisti compiono atti di culto dinanzi a (da sinistra in alto, in senso orario): un linga a Bangkok (Thailandia); la reliquia del Dente di Budda a Kandy (Srī Lanka); immagini del Budda a Singapore e a New York

[Immagini a pagina 158]

Donna buddista che prega dinanzi all’altare della famiglia, e bambini che partecipano ad atti di culto in un tempio