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Ebraismo: Ricerca di Dio attraverso le Scritture e la tradizione

Ebraismo: Ricerca di Dio attraverso le Scritture e la tradizione

Capitolo 9

Ebraismo: Ricerca di Dio attraverso le Scritture e la tradizione

1, 2. (a) Chi sono stati alcuni ebrei famosi che hanno influito sulla storia e sulla cultura? (b) Quale domanda potrebbero fare alcuni?

MOSÈ, Gesù, Mahler, Marx, Freud e Einstein: cos’avevano in comune tutti questi personaggi? Erano tutti ebrei e, in maniera diversa, tutti hanno influito sulla storia e sulla cultura dell’umanità. Non c’è dubbio che gli ebrei si sono distinti nel corso di migliaia di anni. La Bibbia stessa ne è una prova.

2 A differenza di altre religioni e civiltà antiche, l’ebraismo si fonda sulla storia, non sulla mitologia. Tuttavia alcuni chiederanno: Gli ebrei sono una piccola minoranza, circa 18 milioni in un mondo di oltre 5 miliardi di persone; perché dovremmo interessarci della loro religione, l’ebraismo?

Perché l’ebraismo ci dovrebbe interessare

3, 4. (a) Di che consistono le Scritture Ebraiche? (b) Quali sono alcune ragioni per cui dovremmo prendere in esame la religione ebraica e le sue origini?

3 Una ragione è che le origini della religione ebraica rimontano a circa 4.000 anni fa e altre grandi religioni sono debitrici alle sue Scritture in misura più o meno grande. (Vedi  pagina 220). Il cristianesimo, fondato da Gesù (ebraico: Yeshùa‛), un ebreo del I secolo, trae le sue radici dalle Scritture Ebraiche. E basta leggere un po’ il Corano per notare che anche l’Islām deve molto a quelle scritture. (Corano, sura II, 50-58; XXXII, 23, 24, LB) Perciò, esaminando la religione ebraica, andiamo anche alle origini di centinaia di altre religioni e sette.

4 Una seconda e importantissima ragione è che la religione ebraica ci fornisce un elemento chiave nella ricerca del vero Dio da parte dell’uomo. Secondo le Scritture Ebraiche, Abramo, il capostipite degli ebrei, adorava già il vero Dio circa 4.000 anni fa. * Quindi è ragionevole chiedersi: Come si formarono il popolo ebraico e la sua fede? — Genesi 17:18.

Qual è l’origine degli ebrei?

5, 6. Qual è in breve la storia dell’origine degli ebrei?

5 Genericamente parlando, il popolo ebraico discende da un antico ramo di lingua ebraica della razza semitica. (Genesi 10:1, 21-32; 1 Cronache 1:17-28, 34; 2:1, 2) Circa 4.000 anni fa il loro capostipite Abramo emigrò dalla prospera metropoli di Ur dei caldei, nella regione di Sumer, al paese di Canaan, del quale Dio aveva detto: “Ai tuoi discendenti darò questa terra”. * (Genesi 11:31–12:7) In Genesi 14:13 [NM] viene chiamato “Abramo l’ebreo”, ma in seguito il suo nome fu cambiato in Abraamo. (Genesi 17:4-6) Partendo da lui gli ebrei tracciano una linea di discendenza che passa attraverso suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe, il cui nome fu cambiato in Israele. (Genesi 32:27-29) Israele ebbe 12 figli, i quali fondarono 12 tribù. Una di esse fu Giuda, dal cui nome derivò poi la parola “Giudei”. — 2 Re 16:6.

6 Col passar del tempo il termine “Giudei” si applicò, come il termine “Ebrei”, a tutti gli israeliti, non solo ai discendenti di Giuda. (Ester 3:6; 9:20, Con; ATE) Dato che le registrazioni genealogiche ebraiche furono distrutte nel 70 E.V. quando i romani rasero al suolo Gerusalemme, oggi nessun ebreo può stabilire con precisione da quale tribù discende. Comunque, attraverso i millenni l’antica religione ebraica si è sviluppata e trasformata. Attualmente l’ebraismo è praticato da milioni di ebrei nella Repubblica d’Israele e nella Diaspora (dispersione in tutto il mondo). Qual è il fondamento di questa religione?

Mosè, la Legge e una nazione

7. Quale giuramento fece Dio ad Abraamo, e perché?

7 Nel 1943 a.E.V. * Dio scelse Abramo perché fosse suo speciale servitore, e in seguito gli fece un giuramento solenne a motivo della fedeltà mostrata essendo stato disposto a offrire suo figlio Isacco in sacrificio, anche se quel sacrificio non fu mai compiuto. (Genesi 12:1-3; 22:1-14) In quel giuramento Dio si espresse così: “Giuro per Me stesso — parola del Signore [ebraico: יהוה, YHWH] — che essendoti così comportato e non avendomi negato il tuo unico figlio, ti benedirò, renderò numerosa la tua discendenza come le stelle del cielo . . . e nella tua stirpe [“seme”, NM] saranno benedette tutte le nazioni della terra, come ricompensa di aver tu obbedito alla Mia parola”. Questa dichiarazione giurata fu ripetuta al figlio e al nipote di Abraamo, e fu poi confermata alla tribù di Giuda e alla linea di discendenza di Davide. Questo concetto rigorosamente monoteistico di un Dio personale che aveva un rapporto diretto con uomini non trovava uguali in quel mondo antico, e costituì il fondamento della religione ebraica. — Genesi 22:15-18; 26:3-5; 28:13-15; Salmo 89:4, 5, 29, 30, 36, 37 (Salmo 89:3, 4, 28, 29, 35, 36, NM).

8. Chi era Mosè, e quale ruolo svolse in Israele?

8 Per realizzare le promesse che aveva fatto ad Abraamo, Dio pose le basi per la formazione di una nazione stabilendo un patto speciale con i discendenti di Abraamo. Questo patto fu concluso mediante Mosè, il grande condottiero ebreo e mediatore fra Dio e Israele. Chi era Mosè, e perché è così importante per gli ebrei? Dal racconto biblico di Esodo apprendiamo che nacque in Egitto (1593 a.E.V.) da genitori israeliti che erano lì schiavi e oppressi insieme al resto di Israele. Egli fu colui ‘col quale il Signore trattò faccia a faccia’ per condurre il Suo popolo alla libertà in Canaan, la Terra Promessa. (Deuteronomio 6:23; 34:10) Mosè assolse il ruolo essenziale di mediatore del patto della Legge stretto da Dio con Israele, di cui fu anche profeta, giudice, condottiero e storico. — Esodo 2:1–3:22.

9, 10. (a) In che consisteva la Legge che fu trasmessa mediante Mosè? (b) I Dieci Comandamenti abbracciavano quali aspetti della vita? (c) Quale obbligo imponeva a Israele il patto della Legge?

9 La Legge che Israele accettò era costituita dalle Dieci Parole o Comandamenti e da oltre 600 leggi, un vero e proprio codice completo contenente direttive e guida per la condotta quotidiana. (Vedi  pagina 211). Abbracciava il sacro e il profano: sia i requisiti morali e fisici che l’adorazione di Dio.

10 Questo patto della Legge, o costituzione religiosa, diede corpo e sostanza alla fede dei patriarchi. Il risultato fu che i discendenti di Abraamo divennero una nazione dedicata al servizio di Dio. Così la religione ebraica cominciò a prendere nettamente forma, e gli ebrei divennero una nazione organizzata per rendere adorazione e servizio al loro Dio. In Esodo 19:5, 6 Dio promise loro: “Se voi ubbidirete alla Mia voce e manterrete il Mio patto, . . . sarete per Me un reame di sacerdoti, una nazione consacrata”. In tal modo gli israeliti sarebbero diventati un ‘popolo prescelto’ che Dio avrebbe impiegato per i suoi propositi. L’adempimento delle promesse del patto era però subordinato alla condizione “Se voi ubbidirete”. Quella nazione dedicata aveva ora degli obblighi verso il suo Dio. Pertanto, in un’epoca successiva (nell’VIII secolo a.E.V.), Dio poté dire agli ebrei: “Voi siete i Miei testimoni, dice il Signore [ebraico: יהוה, YHWH], . . . il Mio servo che Io ho prescelto”. — Isaia 43:10, 12.

Una nazione dotata di sacerdoti, profeti e re

11. Come si formarono il sacerdozio e il regno?

11 Mentre la nazione d’Israele era ancora nel deserto, diretta verso la Terra Promessa, fu istituito un sacerdozio nella linea di discendenza di Aaronne, fratello di Mosè. Una grande tenda trasportabile, o tabernacolo, divenne per gli israeliti il centro dell’adorazione e dei sacrifici. (Esodo, capitoli 26-28) Venne il tempo in cui la nazione di Israele giunse nella Terra Promessa, Canaan, e la conquistò, proprio come Dio aveva comandato. (Giosuè 1:2-6) Infine fu istituito un regno terreno, e nel 1077 a.E.V. Davide, della tribù di Giuda, divenne re. Sotto il suo governo sia il regno che il sacerdozio furono saldamente stabiliti in un nuovo centro nazionale, Gerusalemme. — 1 Samuele 8:7.

12. Quale promessa aveva fatto Dio a Davide?

12 Dopo la morte di Davide, suo figlio Salomone costruì a Gerusalemme un magnifico tempio, che prese il posto del tabernacolo. Poiché Dio aveva stretto con Davide un patto in base al quale il regno sarebbe rimasto per sempre nella sua linea di discendenza, era sottinteso che un Re unto, il Messia, sarebbe venuto un giorno dalla stirpe di Davide. La profezia indicava che mediante questo Re messianico, o “seme”, Israele e tutte le nazioni avrebbero avuto un governo perfetto. (Genesi 22:18, NM) Questa speranza divenne radicata, e la natura messianica della religione ebraica assunse un aspetto ben definito. — 2 Samuele 7:8-16; Salmo 72:1-20; Isaia 11:1-10; Zaccaria 9:9, 10.

13. Chi impiegò Dio per riportare Israele sulla giusta strada? Fate un esempio.

13 Comunque gli ebrei si lasciarono influenzare dalla falsa religione dei cananei e di altre nazioni circostanti. Di conseguenza infransero la loro relazione di patto con Dio. Per correggerli e riportarli sulla via giusta, Geova inviò una serie di profeti che recarono i suoi messaggi alla nazione. In tal modo la profezia divenne un altro aspetto peculiare della religione degli ebrei, ed essa costituisce gran parte delle Scritture Ebraiche. Infatti 18 libri delle Scritture Ebraiche si intitolano con nomi di profeti. — Isaia 1:4-17.

14. In che modo gli avvenimenti diedero ragione ai profeti di Israele?

14 Fra questi profeti si distinsero Isaia, Geremia ed Ezechiele, i quali avvertirono dell’imminente punizione che Geova avrebbe inflitto alla nazione per il suo culto idolatrico. Questa punizione giunse nel 607 a.E.V. quando, a causa dell’apostasia d’Israele, Geova permise che Babilonia, la potenza mondiale allora dominante, distruggesse Gerusalemme e il suo tempio e portasse la nazione in cattività. Fu così dimostrata l’esattezza di ciò che i profeti avevano predetto, e i 70 anni dell’esilio di Israele durante gran parte del VI secolo a.E.V. appartengono alla storia documentata. — 2 Cronache 36:20, 21; Geremia 25:11, 12; Daniele 9:2.

15. (a) Come si affermò fra gli ebrei una nuova forma di culto? (b) Che effetto ebbero le sinagoghe sull’adorazione praticata a Gerusalemme?

15 Nel 539 a.E.V. Ciro il Persiano sconfisse Babilonia e permise agli ebrei di ripopolare il loro paese e ricostruire il tempio a Gerusalemme. Un rimanente aderì, ma la maggior parte degli ebrei rimase sotto l’influenza della società babilonese. In seguito gli ebrei subirono l’influsso della cultura persiana. Sorsero quindi colonie ebraiche nel Medio Oriente e in tutta l’area mediterranea. In ciascuna comunità venne all’esistenza una nuova forma di culto che si imperniava sulla sinagoga, centro di riunione per gli ebrei di ciascuna città. Naturalmente questa disposizione sminuì l’importanza del tempio ricostruito a Gerusalemme. Gli ebrei così dispersi formavano ora veramente il popolo della Diaspora. — Esdra 2:64, 65.

L’ebraismo emerge con una veste ellenica

16, 17. (a) Nel IV secolo a.E.V. quale nuova influenza dilagò nel mondo mediterraneo? (b) Quali personaggi ebbero una parte importante nel diffondere la cultura greca, e come? (c) Come emerse quindi l’ebraismo sulla scena mondiale?

16 Nel IV secolo a.E.V. la comunità ebraica, soggetta a continui mutamenti, fu sommersa dal progressivo avanzare di una cultura non ebraica che stava dilagando nel mondo mediterraneo e oltre. Questa ondata veniva dalla Grecia, e l’ebraismo ne emerse con una veste ellenica.

17 Nel 332 a.E.V. il generale greco Alessandro Magno conquistò il Medio Oriente con una campagna lampo e fu bene accolto dagli ebrei quando entrò a Gerusalemme. * I successori di Alessandro andarono avanti col suo piano di ellenizzazione, impregnando tutto l’impero della lingua, della cultura e della filosofia greca. In tal modo la cultura greca e quella ebraica subirono un processo di fusione che avrebbe prodotto effetti sorprendenti.

18. (a) Perché fu necessaria la traduzione greca dei Settanta delle Scritture Ebraiche? (b) Quale aspetto della cultura greca influì particolarmente sugli ebrei?

18 Gli ebrei della Diaspora cominciarono a parlare greco anziché ebraico. Così al principio del III secolo a.E.V. fu iniziata la prima traduzione greca delle Scritture Ebraiche, che prese il nome di Settanta; per mezzo d’essa molti gentili o non ebrei finirono per rispettare la religione ebraica e acquistare familiarità con essa, e alcuni perfino si convertirono. * Gli ebrei, dal canto loro, stavano prendendo dimestichezza col pensiero greco e addirittura alcuni divennero filosofi, qualcosa di interamente nuovo per gli ebrei. Un esempio è Filone di Alessandria, del I secolo E.V., che cercò di spiegare l’ebraismo attraverso la filosofia greca, come se le due cose esprimessero le stesse verità fondamentali.

19. Come descrive uno scrittore ebreo il periodo in cui si realizzò la fusione della cultura ebraica con quella greca?

19 Riassumendo questo periodo di scambi tra le due culture, quella greca e quella ebraica, lo scrittore ebreo Max Dimont dice: “Arricchiti del pensiero platonico, della logica aristotelica e della scienza euclidea, gli studiosi ebrei si accostarono alla Torà con nuovi strumenti. . . . Cominciarono a sovrapporre la ragione greca alla rivelazione ebraica”. Gli avvenimenti che si sarebbero verificati sotto il dominio di Roma, la quale assorbì l’impero greco e poi Gerusalemme nel 63 a.E.V., dovevano preparare il terreno a cambiamenti ancor più significativi.

L’ebraismo sotto il dominio romano

20. Qual era nel I secolo E.V. la situazione religiosa fra gli ebrei?

20 L’ebraismo del I secolo della nostra era si trovava in una fase del tutto particolare. Max Dimont afferma che era in bilico tra “lo spirito della Grecia e la spada di Roma”. Nella popolazione ebraica c’erano grandi attese a causa dell’oppressione politica e delle interpretazioni delle profezie messianiche, specie quelle di Daniele. Gli ebrei erano divisi in fazioni. I farisei ponevano l’accento sulla legge orale (vedi  pagina 221) anziché sui sacrifici nel tempio. I sadducei insistevano sull’importanza del tempio e del sacerdozio. C’erano poi gli esseni, gli zeloti e gli erodiani. Erano tutti in disaccordo fra loro sia sotto il profilo religioso che filosofico. I capi giudaici, chiamati rabbi (maestri, insegnanti), a motivo della loro conoscenza della Legge acquistarono un forte ascendente e formarono una nuova categoria di capi spirituali.

21. Quali avvenimenti influirono drasticamente sugli ebrei dei primi due secoli dell’era volgare?

21 Nell’ebraismo comunque le divisioni, sia interne che esterne, permasero, specie nel paese d’Israele. Infine scoppiò apertamente la rivolta contro Roma, e nel 70 E.V. gli eserciti romani assediarono Gerusalemme, devastarono la città, incendiarono il tempio e dispersero gli abitanti. Per finire, Gerusalemme fu totalmente interdetta ai giudei. Senza un tempio, senza un territorio, con i suoi seguaci dispersi in tutto l’impero romano, per sopravvivere l’ebraismo aveva bisogno di una nuova espressione religiosa.

22. (a) Come influì sull’ebraismo la scomparsa del tempio di Gerusalemme? (b) Gli ebrei come suddividono la Bibbia? (c) Cos’è il Talmud, e come si sviluppò?

22 Con la distruzione del tempio i sadducei scomparvero, e la legge orale di cui i farisei erano stati i promotori divenne il fulcro di un nuovo ebraismo, quello rabbinico. Uno studio più intenso, la preghiera e opere di devozione religiosa rimpiazzarono i sacrifici nel tempio e i pellegrinaggi. Così l’ebraismo poteva essere praticato ovunque, in qualsiasi tempo e in qualunque ambiente culturale. I rabbini misero per iscritto questa legge orale, oltre a redigere commentari ad essa, e poi commentari ai commentari, e il tutto assunse il nome di Talmud. — Vedi  pagine 220-1.

23. Sotto l’influsso del pensiero greco, a cosa si finì per dare più importanza?

23 Quale fu l’effetto di questi svariati influssi? Lo scrittore Max Dimont afferma che, nonostante i farisei tenessero viva la fiaccola dell’ideologia e della religione ebraica, “quella fiaccola era stata accesa dai filosofi greci”. (Jews, God and History) In gran parte il Talmud era estremamente legalistico, mentre gli esempi e le spiegazioni in esso contenuti rispecchiavano l’evidente influsso della filosofia greca. Ad esempio, concetti religiosi greci, come quello dell’anima immortale, erano espressi con termini ebraici. In verità, durante quella nuova era rabbinica la venerazione per il Talmud — ormai un miscuglio di filosofia legalistica e greca — crebbe a tal punto fra gli ebrei che nel Medioevo esso finì per essere riverito da loro più della Bibbia stessa.

L’ebraismo nel Medioevo

24. (a) Quali due importanti comunità emersero tra gli ebrei durante il Medioevo? (b) Come influirono sull’ebraismo?

24 Durante il Medioevo (tra il 500 e il 1500 circa) emersero due diverse comunità ebraiche: gli ebrei sefarditi, che fiorirono in Spagna sotto il dominio musulmano, e gli ebrei ashkenaziti nell’Europa centrale e orientale. Entrambe le comunità produssero studiosi rabbinici i cui scritti e i cui pensieri costituiscono fino ad oggi la base dell’interpretazione religiosa giudaica. È interessante notare che molte usanze e pratiche religiose comuni nell’ebraismo moderno nacquero in effetti durante il Medioevo. — Vedi  pagina 231.

25. Quale fu infine la reazione della Chiesa Cattolica nei confronti degli ebrei in Europa?

25 Nel XII secolo ebbe inizio un’ondata di espulsioni degli ebrei da vari paesi. Lo scrittore israeliano Abba Eban, nel suo libro Storia del popolo ebraico (traduzione di A. D’Anna, Mondadori, 1971, pagina 172), spiega: “In ogni paese che . . . era caduto sotto l’unilaterale influenza della Chiesa cattolica, la storia è la stessa: una tremenda degradazione, torture, stragi, e infine l’espulsione”. Da ultimo nel 1492 la Spagna, tornata sotto il dominio cattolico, seguì quella scia e ordinò la cacciata di tutti gli ebrei dal suo territorio. Così alla fine del XV secolo gli ebrei erano stati espulsi da quasi tutta l’Europa occidentale, costretti a fuggire nell’Europa orientale e nei paesi intorno al Mediterraneo.

26. (a) Cosa finì per deludere gli ebrei? (b) Quali importanti movimenti iniziarono a svilupparsi fra gli ebrei?

26 Durante quei secoli di oppressione e persecuzione sorsero fra gli ebrei in diverse parti del mondo molti sedicenti Messia, i quali furono più o meno accettati, ma finirono tutti per deludere. Nel XVII secolo si resero necessarie nuove iniziative per infondere negli ebrei rinnovato vigore e farli uscire da quel periodo buio. A metà del XVIII secolo comparve ciò che sembrava una risposta alla disperazione in cui era caduto il popolo ebraico. Era il hasidismo (vedi  pagina 226), un insieme di misticismo e di estasi religiosa espressi attraverso la devozione e l’attività quotidiane. Per contro, verso lo stesso periodo, il filosofo Moses Mendelssohn, un ebreo tedesco, offriva un’altra soluzione, la Haskala (la Luce), un movimento di tipo illuministico che avrebbe portato a ciò che storicamente viene considerato l’“ebraismo moderno”.

Dall’“illuminismo” al sionismo

27. (a) Come influì Moses Mendelssohn sugli atteggiamenti ebraici? (b) Perché molti ebrei smisero di sperare in un Messia personale?

27 Secondo Moses Mendelssohn (1729-86), gli ebrei sarebbero stati accettati se si fossero emancipati dalle restrizioni del Talmud e conformati alla cultura occidentale. Ai suoi giorni egli divenne uno degli ebrei più rispettati dal mondo non ebraico. Comunque, nuove esplosioni di violento antisemitismo nel XIX secolo, specie nella “cristiana” Russia, delusero i seguaci del movimento, e allora molti concentrarono i loro sforzi sulla ricerca di un rifugio politico per gli ebrei. Respinsero l’idea di un Messia personale che avrebbe ricondotto gli ebrei in Israele e cominciarono a lavorare per costituire con altri mezzi uno Stato ebraico. Questo divenne poi il concetto del sionismo: “la secolarizzazione del . . . messianismo ebraico”, come lo definisce una fonte autorevole.

28. Quali avvenimenti del XX secolo hanno influito sugli atteggiamenti ebraici?

28 L’Olocausto, il massacro di circa sei milioni di ebrei europei ad opera dei nazisti (1935-45), diede al sionismo la spinta finale e gli fece guadagnare un largo consenso in tutto il mondo. Il sogno sionista si avverò nel 1948 con la costituzione dello Stato di Israele. Questo ci porta all’ebraismo dei nostri giorni e alla domanda: In che cosa credono gli ebrei moderni?

Dio è uno

29. (a) Cos’è in parole semplici l’ebraismo moderno? (b) Com’è espressa l’identità ebraica? (c) Quali sono alcune feste e usanze ebraiche?

29 In sintesi, l’ebraismo è la religione di un popolo. Perciò il convertito, oltre ad abbracciare la religione ebraica, diventa parte del popolo ebraico. L’ebraismo è una religione monoteistica nel senso più stretto del termine e sostiene che Dio interviene nella storia umana, specie in relazione agli ebrei. Il culto ebraico comprende diverse feste annuali e svariate usanze. (Vedi  pagine 230-1). Non ci sono credi o dogmi accettati da tutti gli ebrei, tuttavia la professione di fede dell’unicità di Dio espressa nello Shemà, una preghiera basata su Deuteronomio 6:4, costituisce una parte essenziale del culto sinagogale: “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno”.

30. (a) Qual è il concetto ebraico di Dio? (b) In che modo l’idea che gli ebrei hanno di Dio è in conflitto con quella della cristianità?

30 Questa fede in un Dio unico fu trasmessa al cristianesimo e all’Islām. Secondo il rabbino J. H. Hertz, “questa sublime asserzione di assoluto monoteismo era una dichiarazione di guerra contro ogni genere di politeismo . . . Parimenti, lo Shemà esclude la trinità del credo cristiano essendo una profanazione dell’Unità di Dio”. * Ma ora vediamo qual è la credenza ebraica sul soggetto della vita futura.

Morte, anima e risurrezione

31. (a) Come si infiltrò nella fede ebraica la dottrina dell’immortalità dell’anima? (b) Quale dilemma causò la dottrina dell’immortalità dell’anima?

31 Una credenza fondamentale dell’ebraismo moderno è che l’uomo ha un’anima immortale che sopravvive alla morte del corpo. Ma viene essa dalla Bibbia? Un’enciclopedia ebraica fa questa franca ammissione: “Fu probabilmente sotto l’influsso greco che la dottrina dell’immortalità dell’anima si infiltrò nell’ebraismo”. (Encyclopaedia Judaica) Questo diede luogo però a un dilemma dottrinale, come afferma la stessa fonte: “Di per sé le due credenze, quella della risurrezione e quella dell’immortalità dell’anima, sono contraddittorie. L’una riguarda una risurrezione collettiva alla fine dei giorni, vale a dire che i morti che dormono nella terra sorgeranno dalla tomba, mentre l’altra riguarda la condizione dell’anima dopo la morte del corpo”. Come fu risolto il problema dalla teologia giudaica? “Si sostenne che quando l’individuo moriva la sua anima continuava a vivere in un altro reame (questo diede origine a tutte le credenze riguardanti il cielo e l’inferno) mentre il suo corpo giaceva nella tomba in attesa della risurrezione fisica di tutti i morti qui sulla terra”.

32. Cosa dice la Bibbia riguardo ai morti?

32 Il docente universitario Arthur Hertzberg scrive: “Nella Bibbia [ebraica] stessa il teatro dell’esistenza dell’uomo è questo mondo. Essa non contiene nessuna dottrina riguardante cielo e inferno, piuttosto sviluppa il concetto di una risurrezione finale dei morti alla fine dei giorni”. Questa è una spiegazione semplice e accurata del concetto biblico, cioè che “i morti non sanno nulla . . . poiché non c’è opera, non c’è ragionamento, non c’è conoscenza, non c’è sapienza là nello Sheol [la comune tomba del genere umano], dove tu te ne andrai”. — Ecclesiaste 9:5, 10; Daniele 12:1, 2; Isaia 26:19.

33. Com’era considerata in origine dagli ebrei la dottrina della risurrezione?

33 Secondo la succitata enciclopedia ebraica, “nel periodo rabbinico la dottrina della risurrezione dei morti è considerata una dottrina fondamentale dell’ebraismo” e “dev’essere distinta dalla credenza . . . nell’immortalità dell’anima”. * Oggi, comunque, mentre l’immortalità dell’anima è accettata da tutte le correnti dell’ebraismo, la risurrezione dei morti non lo è.

34. In contrasto con il punto di vista biblico, in che modo il Talmud descrive l’anima? Quali commenti fanno scrittori successivi?

34 In contrasto con la Bibbia, il Talmud, influenzato dall’ellenismo, è pieno di spiegazioni, storie e perfino descrizioni dell’anima immortale. La successiva letteratura mistica ebraica, la Cabala, arriva addirittura ad insegnare la reincarnazione (trasmigrazione delle anime), che in realtà è un’antica dottrina indù. (Vedi Capitolo 5). Oggi in Israele viene estesamente accettata come dottrina ebraica, ed ha anche un ruolo importante nel credo e nella letteratura hasidica. Per esempio, nel suo libro I racconti dei Chassidim, Martin Buber include un racconto sull’anima proveniente dalla scuola di Elimelech, un rabbino di Lisensk: “Quando Rabbi Abramo Jehoshua il Giorno del Perdono [dell’espiazione] ripeteva la descrizione del servizio del grande sacerdote nel Santissimo e arrivava al punto dove è detto: ‘E così disse,’ ogni volta non diceva queste parole, ma diceva: ‘E così dissi.’ Poiché non aveva dimenticato il tempo in cui la sua anima era in un gran sacerdote a Gerusalemme”. — Traduzione di G. Bemporad, Garzanti, 1979, pagina 438.

35. (a) Quale posizione ha assunto l’ebraismo riformato nei confronti della dottrina dell’anima immortale? (b) Qual è il chiaro insegnamento biblico circa l’anima?

35 L’ebraismo riformato è arrivato al punto di rigettare la credenza nella risurrezione. Ha eliminato la parola dai suoi libri di preghiere, e riconosce solo la credenza dell’anima immortale. È senz’altro più chiaro il concetto biblico, espresso in Genesi 2:7: “Il SIGNORE Dio formava l’uomo dalla polvere del suolo, e soffiava nelle sue narici l’alito della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente”. (JP) La combinazione del corpo con lo spirito, o energia vitale, costituisce “un’anima vivente”. * (Genesi 2:7; 7:22; Salmo 146:4) Viceversa, quando il peccatore umano muore, l’anima muore. (Ezechiele 18:4, 20) Così alla morte l’uomo cessa di avere qualsiasi esistenza cosciente. La sua forza vitale torna a Dio che l’aveva data. (Ecclesiaste 3:19; 9:5, 10; 12:7) La speranza per i morti realmente fondata sulla Bibbia è la risurrezione, in ebraico techiyàth hammethìm, “ravvivamento dei morti”.

36, 37. Cosa credevano gli ebrei fedeli dei tempi biblici circa la vita futura?

36 Benché questa conclusione possa sorprendere persino molti ebrei, la risurrezione è stata la vera speranza degli adoratori del vero Dio per migliaia d’anni. Circa 3.500 anni fa il fedele e sofferente Giobbe parlò di un tempo futuro in cui Dio lo avrebbe destato dallo Sceol, la tomba. (Giobbe 14:14, 15) Al profeta Daniele fu pure assicurato che sarebbe stato destato “alla fine dei giorni”. — Daniele 12:2, 13.

37 Nelle Scritture non c’è alcuna base per affermare che quei fedeli ebrei credessero di possedere un’anima immortale che sarebbe vissuta in un aldilà. È chiaro che avevano motivo sufficiente per credere che il Sovrano Signore, che numera e governa le stelle dell’universo, avrebbe ricordato anche loro al tempo della risurrezione. Erano stati fedeli a lui e al suo nome, ed egli sarebbe stato fedele verso di loro. — Salmo 18:26 (25, NM); 147:4; Isaia 25:7, 8; 40:25, 26.

L’ebraismo e il nome di Dio

38. (a) Cos’è accaduto nel corso dei secoli per quanto riguarda l’uso del nome di Dio? (b) Che base ha il nome di Dio?

38 L’ebraismo insegna che il nome di Dio, pur esistendo in forma scritta, è troppo sacro per essere pronunciato. * Di conseguenza, nel corso dei passati 2.000 anni la corretta pronuncia è andata perduta. Tuttavia non è sempre stato questo l’atteggiamento degli ebrei. Circa 3.500 anni fa Dio parlò a Mosè dicendo: “Annunzia ai figli d’Israele che è il Signore [ebraico: יהוה, YHWH] dei vostri padri, Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe che m’invia a voi. Questo è il Mio nome in perpetuo, questo il modo di designarmi attraverso le generazioni”. (Esodo 3:15; Salmo 135:13, Con) Qual era questo nome e il modo di designare Dio? La nota in calce nella traduzione biblica Tanakh (inglese) dichiara: “Il nome YHWH (tradizionalmente letto Adonai, “il SIGNORE”) si collega qui con la radice hayah, ‘essere’”. Pertanto qui abbiamo il sacro nome di Dio, il Tetragramma, le quattro consonanti ebraiche YHWH (Yahweh) da cui, attraverso la forma latinizzata Jehovah, deriva quella italiana GEOVA, conosciuta da secoli.

39. (a) Perché il nome divino è importante? (b) Perché gli ebrei smisero di pronunciare il nome divino?

39 La storia mostra che gli ebrei hanno sempre attribuito grande importanza al nome personale di Dio, anche se l’enfasi che si dà al suo uso è drasticamente cambiata rispetto al passato. Il dott. A. Cohen afferma: “Una venerazione speciale circondava il ‘Nome distintivo’ (Shem Hamephorash) della Divinità, quale era stato rivelato al popolo d’Israele, cioè il tetragramma JHVH”. (Il Talmud, traduzione di A. Toaff, Laterza, 1986, pagine 50-1) Il nome divino era venerato perché rappresentava e distingueva la persona stessa di Dio. Dopo tutto, fu Dio stesso ad annunciare il suo nome e a dire ai suoi adoratori di usarlo. Questo è sottolineato dal fatto che il nome compare nella Bibbia ebraica 6.828 volte. Gli ebrei devoti, però, pensano sia irriguardoso pronunciare il nome personale di Dio. *

40. Cosa affermano alcune autorevoli fonti ebraiche riguardo all’uso del nome divino?

40 Riguardo all’antica proibizione rabbinica (non biblica) di pronunciare il nome divino, il rabbino A. Marmorstein scrisse: “C’era un tempo in cui questa proibizione [di usare il nome divino] era del tutto sconosciuta agli ebrei . . . Né in Egitto, né in Babilonia, gli ebrei conoscevano od osservavano una legge che proibisse l’uso del nome di Dio, il Tetragramma, nella comune conversazione o nei saluti. Ma dal III secolo a.E.V. fino al III secolo E.V. tale proibizione vigeva ed era in parte osservata”. (The Old Rabbinic Doctrine of God) Non solo l’uso del nome era permesso in epoca anteriore, ma, come dice il dott. Cohen, “ci fu un tempo in cui si sostenne che anche i laici potessero usare liberamente e apertamente il Nome divino. . . . Si è supposto che questa raccomandazione fosse ispirata dal desiderio di distinguere l’ebreo dal [non ebreo]”. — Op. cit., pagina 52.

41. Secondo un rabbino, quali influenze portarono alla proibizione dell’uso del nome di Dio?

41 Cosa portò allora alla proibizione dell’uso del nome divino? Il dott. Marmorstein risponde: “L’opposizione ellenistica [di influsso greco] alla religione degli ebrei e l’apostasia dei sacerdoti e dei nobili introdussero e stabilirono la regola di non pronunciare il Tetragramma nel Santuario [tempio di Gerusalemme]”. Nel loro zelo eccessivo di evitare di nominare il nome di Dio invano, ne soppressero completamente l’uso nella conversazione e resero difficile, se non impossibile, identificare il vero Dio. Sotto la doppia pressione dell’opposizione religiosa e dell’apostasia, il nome divino cadde in disuso fra gli ebrei.

42. Cosa mostra il racconto biblico circa l’uso del nome divino?

42 Comunque, spiega il dott. Cohen, “sembra che nel periodo biblico non si avesse alcuno scrupolo ad usarlo nel linguaggio corrente”. (Op. cit., pagina 51) Il patriarca Abraamo ‘invocò il nome del Signore’. (Genesi 12:8) Quasi tutti gli scrittori della Bibbia ebraica usarono liberamente ma con rispetto il nome divino fino alla stesura di Malachia, nel V secolo a.E.V. — Rut 1:8, 9, 17NM.

43. (a) Cosa è più che evidente per quanto riguarda l’uso ebraico del nome divino? (b) Qual è stata una conseguenza indiretta del fatto che gli ebrei smisero di usare il nome divino?

43 È più che evidente che gli antichi ebrei usavano e pronunciavano il nome divino. Marmorstein ammette per quanto riguarda il cambiamento avvenuto in seguito: “In questo tempo, infatti, nella prima metà del III secolo [a.E.V.], si registra un grande cambiamento nell’uso del nome di Dio, che diede luogo a molti cambiamenti nella cultura teologica e filosofica ebraica, dei quali si risentono ancor oggi gli effetti”. Una delle conseguenze della sparizione del nome divino è che il concetto di un Dio anonimo contribuì a creare un vuoto teologico nel quale si sviluppò più facilmente la dottrina trinitaria della cristianità. * — Esodo 15:1-3.

44. Quali sono alcune altre conseguenze dovute all’eliminazione del nome di Dio?

44 Il rifiuto di usare il nome divino sminuisce l’adorazione del vero Dio. Un commentatore disse: “Purtroppo, quando si parla di Dio come del ‘Signore’, la frase, benché accurata, è fredda e insignificante . . . Bisogna ricordare che traducendo YHWH o Adonai ‘il Signore’, si introduce in molti brani del Vecchio Testamento una nota di astrazione, di formalità e di distacco che è completamente estranea al testo originale”. (The Knowledge of God in Ancient Israel) Com’è triste vedere che il sublime e significativo nome Yahweh, o Geova, manca in molte traduzioni bibliche quando invece compare chiaramente migliaia di volte nel testo originale ebraico! — Isaia 43:10-12.

Gli ebrei aspettano ancora il Messia?

45. Qual è la base biblica per credere in un Messia?

45 Vi sono numerose profezie nelle Scritture Ebraiche da cui, oltre 2.000 anni fa, gli ebrei derivavano la loro speranza messianica. Secondo Samuele 7:11-16 indicava che il Messia sarebbe stato della discendenza di Davide. Isaia 11:1-10 profetizzava che avrebbe recato giustizia e pace a tutta l’umanità. Daniele 9:24-27 permetteva di calcolare il tempo in cui il Messia sarebbe comparso e sarebbe stato stroncato nella morte.

46, 47. (a) Che genere di Messia attendevano gli ebrei che si trovavano sotto la dominazione romana? (b) Quale cambiamento ha avuto luogo nelle aspirazioni ebraiche relative al Messia?

46 Come spiega l’Encyclopaedia Judaica, nel I secolo l’attesa messianica era grande. Ci si aspettava che il Messia fosse ‘un discendente di Davide dotato di doni carismatici, che gli ebrei del periodo romano credevano sarebbe stato suscitato da Dio per spezzare il giogo dei pagani e regnare in un ristabilito regno d’Israele’. Comunque, il Messia militante che gli ebrei attendevano non era affatto in vista.

47 Un’altra enciclopedia fa notare però che la speranza messianica fu essenziale per la coesione del popolo ebraico durante le sue numerose e durissime prove: “L’ebraismo deve senz’altro la sua sopravvivenza, in considerevole misura, alla sua fede salda nella promessa e nel futuro messianici”. (The New Encyclopædia Britannica) Ma con l’avanzare dell’ebraismo moderno tra il XVIII e il XIX secolo, molti ebrei smisero di aspettare passivamente il Messia. Infine, in seguito all’Olocausto nazista, molti persero la pazienza e la speranza. Cominciarono a considerare un peso il messaggio messianico e così lo reinterpretarono come nient’altro che una nuova era di prosperità e di pace. Da allora, pur essendoci delle eccezioni, difficilmente si può dire che gli ebrei nel loro insieme stiano aspettando un Messia personale.

48. Quali domande possono ragionevolmente sorgere riguardo all’ebraismo?

48 Questa trasformazione in una religione non messianica fa sorgere serie domande. L’ebraismo è stato in errore per migliaia d’anni credendo che il Messia fosse una persona? Quale forma di ebraismo aiuterà l’individuo nella sua ricerca di Dio? L’ebraismo antico contornato di filosofia greca? O forse una delle forme di ebraismo non messianiche che si sono sviluppate durante gli scorsi 200 anni? Oppure c’è un’altra via ancora che con fedeltà e accuratezza mantiene viva la speranza messianica?

49. Quale invito è rivolto agli ebrei sinceri?

49 Con queste domande in mente, incoraggiamo gli ebrei sinceri a riesaminare il soggetto del Messia, investigando le asserzioni riguardanti Gesù il Nazareno non come lo rappresenta la cristianità, ma come lo presentano gli scrittori ebrei delle Scritture Greche. C’è un’enorme differenza. Le religioni della cristianità hanno contribuito al rigetto di Gesù da parte degli ebrei con la loro dottrina non biblica della Trinità, che è ovviamente inaccettabile per qualsiasi ebreo che abbia a cuore il puro insegnamento secondo cui “il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno”. (Deuteronomio 6:4) Vi invitiamo perciò a leggere con mente aperta il prossimo capitolo per conoscere il Gesù delle Scritture Greche.

[Note in calce]

^ par. 4 Confronta Genesi 5:22-24, Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti, seconda nota in calce al versetto 22.

^ par. 5 Salvo diversa indicazione, tutte le citazioni contenute in questo capitolo sono tratte dall’Antico Testamento, Bibbia rabbinica (ATE), Marietti, 1964-78.

^ par. 7 La cronologia qui esposta è basata sul testo biblico. (Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Studio 3, “Come si misurano gli avvenimenti nel corso del tempo”).

^ par. 17 Lo storico ebreo del I secolo Yoseph ben Mattityahu (Giuseppe Flavio) narra che quando Alessandro arrivò a Gerusalemme, i giudei gli aprirono le porte della città e gli mostrarono la profezia contenuta nel libro di Daniele, scritta oltre 200 anni prima, che descriveva chiaramente le conquiste di Alessandro chiamandolo “re della Grecia”. — Antichità giudaiche, Libro XI, Capitolo VIII 5; Daniele 8:5-8, 21.

^ par. 18 Durante il periodo dei Maccabei (Asmonei, dal 165 al 63 a.E.V.), capi giudaici come Giovanni Ircano imposero perfino la conversione in massa all’ebraismo mediante le loro conquiste. È interessante il fatto che, all’inizio dell’era volgare, il 10 per cento del mondo mediterraneo era ebraico. Questa cifra indica chiaramente quanto fu efficace il proselitismo giudaico.

^ par. 30 Secondo la New Encyclopædia Britannica, “il credo trinitario . . . differenzia il cristianesimo dalle altre due religioni classiche monoteistiche [ebraismo e Islām]”. La Trinità fu elaborata dalla chiesa nonostante “la Bibbia dei cristiani non contenga nessuna dichiarazione riguardo a Dio che sia particolarmente trinitaria”.

^ par. 33 Oltre che dalla Bibbia, la fonte più autorevole, la risurrezione veniva insegnata come articolo di fede dalla Mishnah (Sanhedrin 10:1) ed era inclusa nel credo di Maimonide come l’ultimo di 13 articoli di fede. Fino al XX secolo negarla era considerato un’eresia.

^ par. 35 “La Bibbia non dice che abbiamo un’anima. ‘Nefesh’ è la persona stessa, il suo bisogno di cibo, il sangue che scorre nelle sue vene, il suo stesso essere”. — H. M. Orlinsky, del Hebrew Union College.

^ par. 38 Vedi Esodo 6:3 nella versione biblica Tanakh, dove il Tetragramma ebraico compare nel testo inglese. Vedi anche Salmo 83:19 [18, NM] nella Bibbia Concordata, dove ricorre il nome Iavè.

^ par. 39 L’Encyclopaedia Judaica dice: “Si evita di pronunciare il nome YHWH . . . a causa del fatto che si è mal compreso il Terzo Comandamento (Eso. 20:7; Deut. 5:11), ritenendo che significhi ‘non devi nominare il nome di YHWH tuo Dio invano’, mentre in realtà significa ‘non devi giurare falsamente nel nome di YHWH tuo Dio’”. — Vedi anche Esodo 20:7, nota in calce, ATE.

^ par. 43 George Howard, professore di religione e di ebraico all’Università della Georgia (USA), afferma: “Col passar del tempo queste due figure [Dio e Cristo] furono unite sempre più strettamente finché divenne quasi impossibile distinguerle. Quindi può darsi che l’eliminazione del Tetragramma abbia contribuito in maniera significativa ai dibattiti cristologici e trinitari posteriori, che piagarono la chiesa dei primi secoli. Ad ogni modo, l’eliminazione del Tetragramma creò probabilmente un clima teologico diverso da quello che esisteva nel periodo neotestamentario del I secolo”. — Biblical Archaeology Review, marzo 1978.

[Domande per lo studio]

[Testo in evidenza a pagina 217]

Si formarono due comunità: la sefardita e la ashkenazita

[Riquadro/Immagine a pagina 211]

 Dieci Comandamenti per l’adorazione e la condotta

Milioni di persone hanno sentito parlare dei Dieci Comandamenti, ma poche li hanno mai letti. Perciò riportiamo di seguito la parte principale del testo.

“Non avrai altri dèi al Mio cospetto.

“Non ti farai alcuna scultura né immagine qualsiasi di tutto quanto esiste in cielo al di sopra o in terra al di sotto o nelle acque al di sotto della terra. Non ti prostrare loro e non adorarli . . . [In epoca così arcaica, nel 1513 a.E.V., questo comando col suo rifiuto dell’idolatria era unico nel suo genere].

“Non pronunziare il nome del Signore [ebraico: יהוה] Dio tuo invano. . . .

“Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo. . . . il Signore ha benedetto il giorno del Sabato e lo ha santificato.

“Onora tuo padre e tua madre . . .

“Non uccidere.

“Non commettere adulterio.

“Non rubare.

“Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.

“Non desiderare la casa del tuo prossimo [né] la moglie di lui né il suo schiavo e la sua schiava né il suo bue né il suo asino né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”. — Esodo 20:3-17.

Solo i primi quattro comandamenti riguardavano direttamente il credo religioso e l’adorazione, mentre gli altri mostravano la connessione tra la giusta condotta e un’appropriata relazione con il Creatore.

[Immagine]

Nonostante l’incomparabile legge ricevuta da Dio, Israele imitò il culto del vitello praticato dai suoi vicini pagani (Vitello d’oro, Biblos)

[Riquadro/Immagini alle pagine 220 e 221]

  Gli scritti sacri degli ebrei

Gli scritti sacri ebraici cominciarono con ciò che è chiamato “Tanak”. Questo termine deriva dalle tre divisioni del canone ebraico della Bibbia in lingua ebraica: Torah (la Legge), Nevi’im (i Profeti) e Kethuvim (gli Scritti, o Agiografi), le cui lettere iniziali formano la sigla TaNaK. Questi libri furono redatti in ebraico e aramaico tra il XVI e il V secolo a.E.V.

Gli ebrei credono che furono scritti sotto gradi di ispirazione diversi e decrescenti. Perciò li elencano in questo ordine di importanza:

Torah: I cinque libri di Mosè, o Pentateuco (dalla parola greca per “cinque rotoli”), la Legge, che consiste di Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Comunque il termine “Torah” (Torà) può essere usato anche in riferimento alla Bibbia ebraica nel suo insieme come pure alla legge orale e al Talmud (vedi pagina accanto).

Nevi’im: I Profeti, che vanno da Giosuè a tutti i profeti maggiori, Isaia, Geremia ed Ezechiele, e a tutti i 12 profeti “minori”, da Osea a Malachia.

Kethuvim: Gli Scritti o Agiografi, che consistono delle opere poetiche, Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici e Lamentazioni (Echà). Vi sono inclusi anche Rut, Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra, Neemia e Primo e Secondo Cronache.

 Il Talmud

Dal punto di vista dei gentili o non ebrei, la Bibbia ebraica (“Tanak”) è la parte più importante degli scritti ebraici. Ma la veduta ebraica è diversa. Molti ebrei converrebbero con questo commento di Adin Steinsaltz, un rabbino: “Se la Bibbia è la pietra angolare dell’ebraismo, il Talmud ne è il pilastro centrale, che si innalza dalle fondamenta e sostiene l’intero edificio spirituale e intellettuale . . . Nessun’altra opera ha mai avuto un’influenza simile sulla teoria e la pratica della vita ebraica”. (The Essential Talmud) Cos’è dunque il Talmud?

Gli ebrei ortodossi credono che Dio non solo abbia dato a Mosè sul monte Sinai la legge scritta, o Torà, ma che gli abbia anche rivelato specifiche spiegazioni su come applicare quella Legge, le quali dovevano essere trasmesse a voce. Questa fu chiamata legge orale. Perciò il Talmud è il compendio scritto, con commenti e spiegazioni posteriori, di quella legge orale, redatto da rabbini tra il II secolo E.V. e il Medioevo.

Il Talmud si divide di solito in due parti principali:

La Mishnah: Raccolta di commenti che integrano la Legge scritturale, basati sulle spiegazioni di rabbini chiamati Tannaim (maestri). La stesura avvenne tra la fine del II e l’inizio del III secolo E.V.

La Gemara (Ghemarà, in origine chiamata Talmud): Raccolta di commenti alla Mishnah da parte di rabbini di un periodo successivo (dal III al VI secolo E.V.).

Oltre a queste due sezioni principali, il Talmud può anche includere commenti alla Ghemarà fatti da rabbini fino al Medioevo. Tra questi si distinsero i rabbini Rashi (Shelomoh ben Yishaq, 1040-1105), che rese molto più comprensibile il difficile linguaggio del Talmud, e Rambam (Mosheh ben Maymon, meglio conosciuto come Maimonide, 1135-1204), che rielaborò il Talmud facendone un compendio (“Mishneh Torah”) e rendendolo così accessibile a tutti gli ebrei.

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Sotto, antica Torà, dalla cosiddetta Tomba di Ester, in Iran; a destra, inno di lode in ebraico e yiddish basato su versetti scritturali

[Riquadro/Immagini alle pagine 226 e 227]

 Ebraismo, religione dalle molte voci

Esistono importanti differenze tra le varie correnti dell’ebraismo. Tradizionalmente l’ebraismo pone l’accento sulla pratica cultuale. Discussioni su questa materia anziché sulle credenze hanno causato serie tensioni fra gli ebrei e hanno portato alla formazione di tre principali movimenti in seno all’ebraismo.

EBRAISMO ORTODOSSO: Questo movimento non solo accetta che la Bibbia ebraica (Tanak) è Scrittura ispirata, ma crede anche che Mosè abbia ricevuto la legge orale da Dio sul monte Sinai insieme alla legge scritta. Gli ebrei ortodossi osservano scrupolosamente i comandamenti di entrambe le leggi. Credono che il Messia debba ancora venire e condurre Israele a un’età aurea. A motivo delle divergenze di opinione all’interno del gruppo ortodosso, sono emerse varie correnti. Un esempio è il hasidismo.

Hasidim (chassidim, che significa “i pii”): Questo gruppo, considerato ultraortodosso, fu fondato nell’Europa orientale da Israel ben Eliezer, noto come Baʽal Shem Tov (“Signore del Buon Nome”), verso la metà del XVIII secolo. Professano una dottrina che dà risalto alla musica e alla danza, da cui deriva una gioia mistica. Molte loro credenze, compresa la reincarnazione, si basano sulla letteratura mistica ebraica conosciuta col nome di Kabbala (Cabala). Sono guidati da rebbe (parola yiddish che significa rabbini), o zaddikim, considerati dai loro discepoli uomini estremamente giusti o santi.

Oggi i hasidim si trovano soprattutto negli Stati Uniti e in Israele. Indossano un abito particolare, generalmente nero, di stile europeo orientale dei secoli XVIII-XIX, per cui non passano inosservati, specie in un ambiente cittadino moderno. Attualmente sono divisi in sette al seguito di diversi rebbe preminenti. Un gruppo molto attivo è quello di Lubavitch, che svolge una vigorosa opera di proselitismo fra gli ebrei. Alcuni gruppi credono che solo il Messia abbia il diritto di ricostituire Israele come nazione di ebrei e sono quindi contrari allo Stato secolare di Israele.

EBRAISMO RIFORMATO (chiamato anche “liberale” o “progressista”): Questo movimento sorse nell’Europa occidentale all’inizio del XIX secolo. Si fonda sulle idee di Moses Mendelssohn, intellettuale ebreo del XVIII secolo, il quale credeva che gli ebrei avrebbero dovuto assimilare la cultura occidentale anziché separarsi dai gentili. Gli ebrei riformati negano che la Torà sia verità rivelata da Dio. Considerano obsolete le leggi ebraiche riguardanti dieta, purezza e abbigliamento. Credono in ciò che essi definiscono un’“era messianica di fratellanza universale”. Negli ultimi anni sono tornati a un ebraismo più tradizionale.

EBRAISMO CONSERVATORE: Ebbe inizio in Germania nel 1845 come diramazione dell’ebraismo riformato, che si riteneva avesse rigettato troppe pratiche ebraiche tradizionali. L’ebraismo conservatore non accetta che la legge orale sia stata data a Mosè da Dio, ma ritiene che i rabbini, cercando di adattare l’ebraismo a una nuova era, abbiano inventato la Torà orale. Gli ebrei conservatori si sottomettono ai precetti biblici e alla legge rabbinica se questi “sono consoni alle esigenze moderne della vita ebraica”. (The Book of Jewish Knowledge) Usano l’ebraico e l’inglese nella liturgia e osservano rigide leggi dietetiche (kashruth). Agli uomini e alle donne è permesso sedere insieme durante il culto, cosa che non è permessa dagli ortodossi.

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A sinistra, ebrei presso il Muro del pianto a Gerusalemme e, sopra, un ebreo orante sullo sfondo di Gerusalemme

[Riquadro/Immagini alle pagine 230 e 231]

 Alcune importanti feste e usanze ebraiche

La maggioranza delle feste ebraiche si basano sulla Bibbia e, in genere, o sono feste stagionali a carattere agricolo o hanno relazione con avvenimenti storici.

▪ Shabbat (Sabato): Si ritiene che il settimo giorno della settimana ebraica (dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato) santifichi la settimana, e la speciale osservanza di questo giorno è una parte essenziale del culto. Gli ebrei partecipano al servizio sinagogale che consiste nella lettura della Torà e nella preghiera. — Esodo 20:8-11.

▪ Yom kippur: Giorno dell’espiazione, festa solenne caratterizzata dal digiuno e dall’esame di coscienza. È l’ultimo di dieci giorni penitenziali che iniziano con Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico, che cade a settembre secondo il calendario secolare ebraico. — Levitico 16:29-31; 23:26-32.

▪ Sukkot (in alto a destra): Festa delle capanne, o dei tabernacoli, o della raccolta. Celebra la raccolta e il termine della parte principale dell’anno agricolo. Si tiene in ottobre. — Levitico 23:34-43; Numeri 29:12-38; Deuteronomio 16:13-15.

▪ Hanukkah (Chanukkàh): Festa della dedicazione. Festa popolare che si tiene a dicembre e commemora la liberazione degli ebrei dalla dominazione siro-greca per opera dei Maccabei e la ridedicazione del tempio di Gerusalemme avvenuta nel dicembre 165 a.E.V. Di solito è famosa per l’accensione di candele per la durata di otto giorni.

▪ Purim: Festa delle sorti. Si celebra verso la fine di febbraio o ai primi di marzo a ricordo della liberazione degli ebrei in Persia (V secolo a.E.V.) da Aman e dal complotto da lui ordito per sterminarli. — Ester 9:20-28.

▪ Pesach: Pasqua. Istituita per commemorare la liberazione di Israele dalla schiavitù in Egitto (1513 a.E.V.). È la massima e la più antica festa ebraica. Si tiene il 14 nisan (calendario ebraico), che cade di solito tra la fine di marzo e i primi di aprile. Ciascuna famiglia ebraica si raduna per celebrare la cena pasquale, o Sèder. Durante i successivi sette giorni non si può mangiare nulla di lievitato. Questo periodo è chiamato Festa degli azzimi (matzot). — Esodo 12:14-20, 24-27.

 Alcune usanze ebraiche

▪ Circoncisione: Praticata ai maschietti ebrei; è una cerimonia importante che si compie quando il neonato ha otto giorni. È chiamata anche Patto di Abraamo, poiché la circoncisione fu il segno del patto che Dio fece con lui. Anche i maschi che si convertono all’ebraismo devono circoncidersi. — Genesi 17:9-14.

▪ Bar mitzvah (sotto): Altro rito ebraico fondamentale, che letteralmente significa “figlio del comandamento”, “espressione che denota il raggiungimento della maturità sia religiosa che legale nonché l’occasione in cui i ragazzi che hanno compiuto 13 anni e un giorno acquisiscono formalmente questa condizione”. Divenne un’usanza ebraica solo nel XV secolo E.V. — Encyclopaedia Judaica.

▪ Mezuzah (sopra): Una casa abitata da ebrei di solito è facilmente riconoscibile dalla mezuzah, o capsula contenente un rotolino, applicata sullo stipite della porta a destra di chi entra. In pratica la mezuzah è una striscetta di pergamena su cui sono trascritti i brani di Deuteronomio 6:4-9 e 11:13-21. Questa, arrotolata e conservata in una capsula, viene applicata ad ogni porta di ciascuna stanza abitata.

▪ Yarmulke (zucchetto per i maschi): “Gli ebrei ortodossi . . . considerano il coprirsi la testa, sia fuori che dentro la sinagoga, un segno di lealtà alla tradizione ebraica”. (Encyclopaedia Judaica) In nessun punto della Tanak si parla di coprirsi la testa durante il culto, quindi il Talmud ne fa menzione come di un’usanza facoltativa. Le donne ebree hasidiche o portano sempre un copricapo o si rapano e mettono la parrucca.

[Immagine a pagina 206]

Già circa 4.000 anni fa Abramo (Abraamo), il capostipite degli ebrei, adorava Geova Dio

[Immagine a pagina 208]

La stella di Davide: un simbolo non biblico di Israele e dell’ebraismo

[Immagine a pagina 215]

Un copista ebreo al lavoro

[Immagine a pagina 222]

Una famiglia ebraica hasidica mentre celebra il sabato

[Immagine a pagina 233]

Ebrei devoti che portano legati sulla fronte e al braccio i filatteri, astucci contenenti strisce di pergamena su cui sono scritte delle preghiere