Vai direttamente al contenuto

Vai direttamente all’indice

Scintoismo: Ricerca di Dio in Giappone

Scintoismo: Ricerca di Dio in Giappone

Capitolo 8

Scintoismo: Ricerca di Dio in Giappone

“Poiché mio padre era un sacerdote scintoista, ci era stato insegnato a offrire sul kamidana [santuario di famiglia nelle case scintoiste] ogni mattina, prima di colazione, un bicchiere d’acqua e una ciotola di riso cotto al vapore. Compiuto questo atto religioso, prendevamo la ciotola e mangiavamo il riso. Così facendo avevo fiducia che gli dèi ci avrebbero protetto.

“Quando acquistammo una casa, consultammo un indovino sciamano per essere più che sicuri che la nuova casa fosse situata in un luogo propizio rispetto a quella vecchia. Lui ci avvertì riguardo a tre porte dei demoni e ci disse che dovevamo compiere il rito di purificazione prescritto da mio padre. Così una volta al mese purificavamo quelle stanze col sale”. — Mayumi T.

1. (Compresa l’introduzione). Principalmente dove è praticato lo scintoismo, e cosa comporta esso per alcuni suoi seguaci?

LO SCINTOISMO, o shintō, è una religione prevalentemente giapponese. Secondo un’enciclopedia delle religioni giapponesi (Nihon Shukyo Jiten), “lo sviluppo dello scintoismo è quasi identico a quello della cultura etnica giapponese, ed è una cultura religiosa che non è mai stata praticata separatamente da questa etnia”. Ma l’influenza economica e culturale esercitata dai giapponesi è ormai così estesa che dovrebbe interessarci sapere quali fattori religiosi hanno plasmato la storia del Giappone e la personalità giapponese.

2. Fino a che punto lo scintoismo influisce sulla vita dei giapponesi?

2 Benché lo scintoismo vanti oltre 91.000.000 di aderenti in Giappone, ovvero circa tre quarti della popolazione del paese, un sondaggio ha rivelato che solo 2.000.000 di persone, cioè il 3 per cento della popolazione adulta, professa in effetti di credere nello scintoismo. Comunque, Sugata Masaaki, studioso di scintoismo, dice: “Lo scintoismo fa così intimamente parte della vita quotidiana giapponese che la gente è a malapena consapevole della sua esistenza. Per i giapponesi, più che una religione è una parte permanente e impercettibile dell’ambiente che li circonda, come l’aria che respirano”. Anche coloro che si dicono apatici nei confronti della religione sono soliti acquistare amuleti scintoisti contro gli incidenti stradali, celebrare il matrimonio secondo la tradizione scintoista e profondere denaro nelle feste scintoiste annuali.

Come ebbe inizio?

3, 4. Quando e come la religione giapponese divenne nota come shintō?

3 Il nome “shintō”, da cui “scintoismo”, fu coniato nel VI secolo E.V. per differenziare la religione indigena dal buddismo, che andava introducendosi in Giappone. “Naturalmente ‘la religione dei giapponesi’ . . . esisteva prima dell’introduzione del buddismo”, spiega Sachiya Hiro, studioso di religioni giapponesi, “ma era una religione subconscia, consistente di ‘usi e costumi’. Con l’introduzione del buddismo, però, la popolazione prese coscienza del fatto che quelle usanze costituivano una religione giapponese, diversa dal buddismo, che era una religione straniera”. Come si sviluppò questa religione giapponese?

4 È difficile individuare con precisione la data in cui emerse lo scintoismo originario, o “religione dei giapponesi”. Con l’avvento dell’arte di coltivare il riso in risaie, “la risicoltura necessitava di comunità bene organizzate e stabili”, spiega un’enciclopedia, “e così si svilupparono i riti agrari che ebbero poi un ruolo tanto importante nello scintoismo”. (Kodansha Encyclopedia of Japan) Quelle antiche popolazioni concepirono e venerarono numerosi dèi della natura.

5. (a) Qual è la concezione scintoista dei morti? (b) Facendo un confronto, cosa dichiara la Bibbia circa i morti?

5 A questa venerazione si aggiunse il timore delle anime dei defunti, che portò a riti intesi a placarle. Questo si trasformò poi in culto degli spiriti degli antenati. Secondo la fede scintoista, l’anima del “trapassato” conserva la sua personalità ed è contaminata dall’impurità della morte. Quando i superstiti celebrano riti commemorativi, l’anima viene purificata finché tutto il male è stato eliminato, e assume un carattere pacifico e benevolo. Dopo un certo tempo lo spirito dell’avo assurge alla posizione di divinità ancestrale o tutelare. Vediamo così che quella dell’anima immortale è la credenza base di un’altra religione ancora, e condiziona gli atteggiamenti e il comportamento dei credenti. — Salmo 146:4; Ecclesiaste 9:5, 6, 10.

6, 7. (a) Che idea avevano gli scintoisti dei loro dèi? (b) Cos’è lo shintai, e che importanza ha nello scintoismo? (Confronta Esodo 20:4, 5; Levitico 26:1; 1 Corinti 8:5, 6).

6 Si riteneva che gli dèi della natura e gli dèi ancestrali fossero spiriti che “vagavano” nell’aria popolandola. Durante le feste la gente invocava gli dèi perché discendessero nei siti appositamente santificati per l’occasione. Si pensava che gli dèi prendessero temporanea dimora negli shintai, oggetti di culto quali alberi, pietre, specchi e spade. Gli indovini sciamani presiedevano a queste cerimonie per far discendere gli dèi.

7 Col passar del tempo questi shintai o “corpi divini”, che venivano temporaneamente purificati in occasione delle feste, assunsero una forma più permanente. I devoti costruirono santuari per gli dèi benevoli, quelli che pareva li beneficassero. Dapprima essi non facevano immagini scolpite degli dèi, ma adoravano lo shintai, in cui si diceva risiedessero gli spiriti degli dèi. Persino un’intera montagna, come il Fuji, poteva servire da shintai. A lungo andare finirono per esserci così tanti dèi che i giapponesi coniarono l’espressione yaoyorozu-no-kami, che letteralmente significa “otto milioni di dèi” (“kami” significa “dèi” o “divinità”). Ora questa espressione è usata col senso di “miriadi di dèi”, visto che il loro numero nella religione scintoista continua ad aumentare.

8. (a) Secondo il mito scintoista, come fu generata Amaterasu Omikami e come fu costretta a brillare? (b) In che modo Amaterasu Omikami divenne la divinità nazionale, e che legame avevano con lei gli imperatori?

8 Via via che i riti scintoisti si concentravano intorno ai santuari, ciascun clan ne aveva uno dedicato alla propria divinità tutelare. Ma allorché la famiglia imperiale unificò la nazione nel VII secolo E.V., elevò la propria dea del sole, Amaterasu Omikami, alla posizione di divinità nazionale e figura centrale degli dèi scintoisti. (Vedi  pagina 191). Col passar del tempo fu presentato il mito secondo cui l’imperatore era un diretto discendente della dea del sole. Per rafforzare tale credenza, nell’VIII secolo E.V. furono redatti due importanti scritti scintoisti, il Kojiki e il Nihon shoki (o Nihongi). Con i loro miti che esaltavano la discendenza divina della famiglia imperiale, questi libri permisero di sancire la supremazia degli imperatori.

Una religione di feste e di riti

9. (a) Perché uno studioso definisce lo scintoismo la religione dei “senza”? (b) Quanto è rigoroso lo scintoismo per ciò che concerne le dottrine? (Confronta Giovanni 4:22-24).

9 Questi due libri di mitologia scintoista, comunque, non venivano considerati scritture ispirate. È interessante il fatto che lo scintoismo non ha un fondatore noto e neppure una Bibbia. “Lo scintoismo è una religione fatta di ‘senza’”, spiega lo studioso scintoista Shouichi Saeki: “senza specifiche dottrine e senza una dettagliata teologia, in pratica senza nessun precetto da osservare. . . . Benché io sia stato allevato in una famiglia che aderisce tradizionalmente allo scintoismo, non ricordo che mi sia mai stata impartita una seria istruzione religiosa”. (Il corsivo è nostro). Per gli scintoisti, dottrine, precetti, e a volte anche l’oggetto del loro culto, non hanno importanza. “Spesso”, dice un ricercatore scintoista, “perfino nello stesso santuario il dio ivi custodito veniva scambiato con un altro, e talvolta i devoti che andavano lì a pregare quegli dèi non si accorgevano neppure del cambiamento”.

10. Cos’è di capitale importanza per gli scintoisti?

10 Cos’è allora di capitale importanza per gli scintoisti? “In origine”, dice un libro di cultura giapponese, “lo scintoismo giudicava ‘buone’ le azioni che promuovevano l’armonia e il benessere di una piccola comunità e ‘cattive’ quelle che li ostacolavano”. L’armonia con gli dèi, con la natura e con la comunità era la cosa ritenuta di sommo valore. Tutto ciò che infrangeva la pacifica armonia della comunità era cattivo, a prescindere dal suo valore morale.

11. Che ruolo hanno le feste nel culto scintoista e nella vita quotidiana dei suoi aderenti?

11 Poiché lo scintoismo non ha nessun insegnamento o dottrina formale, è attraverso riti e feste che promuove l’armonia della comunità. “Nello scintoismo”, spiega l’enciclopedia Nihon Shukyo Jiten, “la cosa più importante è se celebriamo o no le feste”. (Vedi  pagina 193). La partecipazione collettiva alle feste consacrate agli dèi ancestrali contribuiva a rafforzare lo spirito comunitario dei lavoratori delle risaie. Le feste più importanti avevano ed hanno tuttora relazione con la risicoltura. In primavera gli abitanti del villaggio invitano il “dio della risaia” a discendere nel loro villaggio, e pregano per sollecitare un raccolto abbondante. In autunno ringraziano i loro dèi per i prodotti della terra. Durante le feste portano in processione i loro dèi su un mikoshi, o palanchino sacro, e tengono un pasto di comunione con i loro dèi in cui si consumano vino di riso (sakè) e vari cibi.

12. Che genere di riti purificatori vengono eseguiti nello scintoismo, e che scopo hanno?

12 Per essere in comunione con gli dèi, però, gli scintoisti credono che si debba essere purificati da ogni impurità morale e da ogni peccato. È qui che entrano in gioco i riti. Ci sono due modi per purificare una persona o un oggetto. Uno è l’o-harai e l’altro è il misogi. L’o-harai è eseguito da un prete scintoista, che scuote sull’oggetto o sulla persona da purificare un ramo di sakaki (un sempreverde) al quale sono legati pezzetti di carta o lino, mentre il misogi si compie per mezzo dell’acqua. Questi riti purificatori sono così essenziali per la religione scintoista che un giapponese competente in materia afferma: “Si può tranquillamente dire che senza questi riti lo scintoismo [come religione] non può reggersi”.

Adattabilità dello scintoismo

13, 14. Come si è adattato lo scintoismo ad altre religioni?

13 Feste e riti hanno continuato a far parte dello scintoismo nonostante la trasformazione subita da questa religione nel corso degli anni. Quale trasformazione? Un ricercatore scintoista paragona i cambiamenti avvenuti nello scintoismo ai vestiti di una bambola. Quando fu introdotto il buddismo, lo scintoismo mise la veste della dottrina buddista. Quando il popolo ebbe bisogno di norme morali, indossò il confucianesimo. Lo scintoismo è stato estremamente adattabile.

14 Il sincretismo, cioè il confluire di elementi di una religione in un’altra, avvenne molto presto nella storia dello scintoismo. Benché il confucianesimo e il taoismo, che in Giappone sono chiamati la “via del yin e del yang”, si fossero infiltrati nella religione scintoista, il principale ingrediente che si fuse con lo scintoismo fu il buddismo.

15, 16. (a) Come reagirono gli scintoisti al buddismo? (b) Come ebbe luogo la fusione scinto-buddista?

15 Quando il buddismo fu introdotto attraverso la Cina e la Corea, i giapponesi diedero alle loro pratiche religiose tradizionali il nome di shintō, o “via degli dèi”. Comunque, con l’avvento di questa nuova religione, il Giappone fu diviso sulla questione se accettare o no il buddismo. Lo schieramento di tendenza buddista insisteva: ‘Tutti i paesi vicini adorano in quel modo. Perché il Giappone dovrebbe essere diverso?’ La fazione contraria argomentava: ‘Se adoriamo gli dèi dei nostri vicini, provocheremo l’ira dei nostri dèi’. Il contrasto durò decenni, ma infine prevalsero i sostenitori del buddismo. Alla fine del VI secolo E.V., quando il principe Shōtoku abbracciò il buddismo, la nuova religione aveva ormai attecchito.

16 Man mano che si diffondeva nelle comunità rurali, il buddismo si trovava di fronte alle divinità locali scintoiste la cui esistenza era fortemente radicata nella vita quotidiana della gente. Per coesistere le due religioni dovevano venire a un compromesso. Gli asceti di montagna buddisti contribuirono a fondere le due religioni. Poiché le montagne erano viste come dimore delle divinità scintoiste, l’ascetismo praticato dai monaci sui monti fece nascere l’idea di unire buddismo e scintoismo, il che portò fra l’altro alla costruzione dei jinguji o “templi-santuario”. * La fusione delle due religioni ebbe luogo man mano che il buddismo prendeva l’iniziativa di formulare teorie religiose.

17. (a) Qual è il significato di kamikaze? (b) Che relazione aveva il kamikaze con l’idea che il Giappone fosse una nazione divina?

17 Intanto metteva radice la convinzione che il Giappone era una nazione divina. Quando nel XIII secolo i mongoli attaccarono il Giappone, nacque la credenza del kamikaze, letteralmente “vento divino”. Due volte i mongoli attaccarono l’isola di Kyushu con flotte gigantesche, e due volte furono ricacciati dalle tempeste. I giapponesi attribuirono queste tempeste, o venti (kaze), ai loro dèi scintoisti (kami), che in seguito a questo fatto furono tenuti in maggiore onore.

18. Come rivaleggiò lo scintoismo con altre religioni?

18 Man mano che la fiducia nelle divinità scintoiste cresceva, queste venivano viste come gli dèi originari, mentre i Budda (“illuminati”) e i bodhisattva (futuri Budda che aiutano altri a raggiungere l’illuminazione; vedi pagine 136-8, 144-5) erano considerati solo temporanee manifestazioni locali della divinità. Come risultato di questo conflitto tra scintoismo e buddismo si svilupparono varie scuole scintoiste. Alcune davano risalto al buddismo, altre esaltavano il pantheon scintoista, e altre ancora attinsero a una nuova forma di confucianesimo per abbellire le loro dottrine.

Culto dell’imperatore e scintoismo di Stato

19. (a) A cosa miravano gli scintoisti della Restaurazione? (b) Quale pensiero fu il frutto degli insegnamenti di Norinaga Motoori? (c) Dio cosa ci invita a fare?

19 Dopo molti anni di compromessi, i teologi scintoisti risolsero che la loro religione era stata contaminata dal pensiero religioso cinese. Insisterono quindi su un ritorno all’Antica Via giapponese. Sorse una nuova corrente scintoista detta “Scuola di Restaurazione Scintoista”, di cui Norinaga Motoori (si pronuncia Motòori), uno studioso del XVIII secolo, fu uno dei teologi più preminenti. Ricercando le origini della cultura giapponese, Motoori studiò i classici, in particolare gli scritti scintoisti detti Kojiki. Egli sostenne la superiorità della dea-sole Amaterasu Omikami, ma attribuì la causa dei fenomeni della natura in maniera vaga agli dèi. Inoltre, secondo la sua dottrina, la provvidenza divina è imprevedibile, ed è irrispettoso da parte degli uomini cercare di capirla. Il suo pensiero era: non fare domande e sii sottomesso alla provvidenza divina. — Isaia 1:18.

20, 21. (a) In che modo un teologo scintoista cercò di purificare lo scintoismo dagli elementi “cinesi”? (b) La filosofia di Hirata fece nascere quale movimento?

20 Un allievo di Norinaga, Atsutane Hirata, sviluppò l’idea del maestro e cercò di purificare lo scintoismo da ogni elemento “cinese”. Cosa fece Hirata? Fuse lo scintoismo con la teologia “cristiana” apostata! Paragonò Ame-no-minaka-nushi-no-kami, dio citato nel Kojiki, al Dio del “cristianesimo” e descrisse questo Signore Celeste Centrale come avente due dèi subordinati, “la grande Forza generatrice (Takami-musubi) e la Forza generatrice divina (Kami-musubi), che sembra rappresentino il principio maschile e quello femminile”. (Religions in Japan) Sì, assunse dal cattolicesimo romano la dottrina di un dio trino, anche se questa non è mai diventata la dottrina centrale dello scintoismo. Ad ogni modo, questa fusione del cosiddetto cristianesimo con lo scintoismo compiuta da Hirata innestò infine la forma di monoteismo della cristianità nel pensiero scintoista. — Isaia 40:25, 26.

21 La teologia di Hirata pose le basi del movimento per “onorare l’imperatore”, che portò al rovesciamento dei dittatori militari feudali, gli shogun, e alla restaurazione dell’impero nel 1868. Con l’istituzione del regime imperiale, i discepoli di Hirata vennero nominati commissari governativi del culto scintoista, e promossero un movimento volto a fare dello scintoismo la religione di Stato. Sotto la nuova costituzione l’imperatore, ritenuto un diretto discendente della dea-sole Amaterasu Omikami, fu considerato “sacro e inviolabile”. Egli divenne così il dio supremo dello scintoismo di Stato. — Salmo 146:3-5.

Lo “scritto sacro” scintoista

22, 23. (a) Quali due decreti furono promulgati dall’imperatore? (b) Perché quei decreti erano ritenuti sacri?

22 Nonostante lo scintoismo avesse già le sue fonti scritte, il Kojiki, il Nihongi e l’Engi-shiki (Yengishiki), raccolte di antichi racconti, rituali e preghiere, lo scintoismo di Stato aveva bisogno di un libro sacro. Nel 1882 l’imperatore Meiji emanò il Rescritto Imperiale ai Soldati e ai Marinai. Poiché veniva dall’imperatore, era considerato dai giapponesi uno scritto sacro, e divenne il testo usato dagli uomini delle forze armate per la meditazione quotidiana. Esso sottolineava che il dovere dei sudditi di adempiere gli obblighi nei confronti dell’imperatore divino era supremo rispetto a qualsiasi altro.

23 A questo scritto sacro ne fu aggiunto un altro quando, il 30 ottobre 1890, l’imperatore promulgò il Rescritto Imperiale sull’Istruzione. Esso “non solo enunciava i fondamenti dell’istruzione scolastica, ma divenne in sostanza la sacra scrittura dello scintoismo di Stato”, spiega Shigeyoshi Murakami, un ricercatore dello scintoismo di Stato. Il rescritto affermava esplicitamente che nella relazione “storica” tra i mitici antenati imperiali e i loro sudditi era riposta la fonte dell’istruzione. I giapponesi come consideravano questi decreti?

24. (a) Fate un esempio di come il popolo considerava i rescritti imperiali. (b) In che modo lo scintoismo di Stato portò al culto dell’imperatore?

24 “Quando ero ragazza, [a scuola] il vicepreside prendeva una scatola di legno e, tenendola all’altezza degli occhi, la portava con riverenza sulla cattedra”, ricorda Asano Koshino. “Il preside prendeva la scatola dalle sue mani e ne estraeva il rotolo contenente il Rescritto Imperiale sull’Istruzione. Durante la lettura del rescritto noi dovevamo rimanere a capo chino finché non sentivamo le parole conclusive: ‘Il Nome di Sua Maestà e il Suo sigillo’. Lo sentimmo così tante volte che lo imparammo a memoria”. Fino al 1945, e attraverso un metodo didattico basato sulla mitologia, all’intera nazione fu inculcata la completa dedizione all’imperatore. Lo scintoismo di Stato fu assunto come una super-religione, e le altre 13 sette scintoiste che insegnavano dottrine diverse furono declassate alla categoria di scintoismo delle Sette.

La missione religiosa del Giappone: conquistare il mondo

25. Com’era considerato l’imperatore dal popolo giapponese?

25 Lo scintoismo di Stato aveva inoltre il suo idolo. “Ogni mattina battevo le mani in direzione del sole, simbolo della dea Amaterasu Omikami, e poi guardando a est verso il Palazzo Imperiale adoravo l’imperatore”, ricorda Masato, un vecchio giapponese. L’imperatore veniva adorato come dio dai suoi sudditi. Era considerato la persona suprema sia politicamente che religiosamente a motivo della sua discendenza dalla dea del sole. Un professore giapponese affermò: “L’Imperatore è dio rivelato in forma umana. È la Divinità manifesta”.

26. Quale dottrina derivò dalla venerazione dell’imperatore?

26 Di conseguenza si sviluppò la dottrina secondo cui “il fulcro di questo mondo fenomenico è il paese del Mikado [dell’imperatore]. Da questo fulcro dobbiamo espandere in tutto il mondo questo Grande Spirito. . . . L’espansione mondiale del Grande Giappone e l’elevazione del mondo intero alla dignità di paese degli Dèi è l’urgente impresa del momento ed è, inoltre, il nostro obiettivo eterno e immutabile”. (The Political Philosophy of Modern Shinto, di D. C. Holtom) Non vi era certo nessuna separazione tra Chiesa e Stato!

27. In che modo i militaristi strumentalizzarono il culto dell’imperatore giapponese?

27 In un suo libro, John B. Noss fa questo commento: “Le forze armate giapponesi non tardarono a valersi di questo concetto. Quando parlavano di guerra, non mancavano di menzionare che la conquista era la missione santa del Giappone. Di certo in queste parole possiamo vedere il risultato logico di un nazionalismo ispirato da tutti i valori di un’etica religiosa”. (Man’s Religions) Quale tragedia si stava preparando per i giapponesi e per altri popoli, dovuta soprattutto al mito scintoista della divinità dell’imperatore e alla mescolanza di religione e nazionalismo!

28. Che ruolo ebbe lo scintoismo nello sforzo bellico nipponico?

28 Sotto lo scintoismo di Stato e il suo sistema imperiale i giapponesi generalmente non avevano altra scelta che adorare l’imperatore. Il precetto di Norinaga Motoori di ‘non fare domande, ma sottomettersi alla provvidenza divina’ permeava e dominava il pensiero giapponese. Nel 1941 l’intera nazione fu mobilitata nello sforzo bellico della seconda guerra mondiale sotto il vessillo dello scintoismo di Stato e in nome della consacrazione all’“uomo-dio vivente”. ‘Il Giappone è una nazione divina’, pensavano i suoi abitanti, ‘e il kamikaze, il vento divino, soffierà quando ci sarà una crisi’. I soldati e le loro famiglie pregavano i loro dèi protettori per il buon esito della guerra.

29. Cosa fece perdere la fede a molti dopo la seconda guerra mondiale?

29 Quando nel 1945 la nazione “divina” fu sconfitta sotto il duplice colpo inferto dall’annientamento atomico di Hiroshima e di gran parte di Nagasaki, lo scintoismo fu messo gravemente in crisi. Da un giorno all’altro Hirohito, il presunto sovrano divino invincibile, divenne un semplice imperatore umano sconfitto. La fede dei giapponesi fu distrutta. Il kamikaze aveva piantato in asso la nazione. La già citata enciclopedia giapponese afferma: “Un motivo era la delusione della nazione per essere stata tradita. . . . Peggio ancora, il mondo scintoista non offriva nessuna spiegazione religiosa esauriente e soddisfacente dei dubbi sorti in seguito alla [sconfitta]. Perciò la generale tendenza cui ciò diede luogo fu la reazione religiosamente immatura che ‘non esiste nessun dio e nessun Budda’”. — Nihon Shukyo Jiten.

La via che porta alla vera armonia

30. (a) Che lezione si può imparare dalle vicende dello scintoismo durante la seconda guerra mondiale? (b) Perché è essenziale che usiamo la facoltà di ragionare per quanto riguarda la nostra adorazione?

30 La direzione seguita dallo scintoismo di Stato sottolinea la necessità di investigare di persona le credenze tradizionali a cui si aderisce. Può darsi che sostenendo il militarismo gli scintoisti cercassero di perseguire una “via dell’armonia” con i loro compatrioti giapponesi. Ciò, naturalmente, non contribuì all’armonia mondiale, ed essendo stati uccisi in battaglia i loro padri di famiglia e i loro giovani, non portò neppure l’armonia nel loro paese. Prima di dedicare a qualcuno la nostra vita, dobbiamo accertarci a chi e a quale causa ci stiamo votando. “Vi supplico”, disse un insegnante cristiano ad alcuni romani che un tempo erano dediti al culto dell’imperatore, “di presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la vostra facoltà di ragionare”. Come i cristiani di Roma dovevano usare la propria facoltà di ragionare per stabilire a chi dedicarsi, così è essenziale che noi usiamo la nostra facoltà di ragionare per determinare chi dovremmo adorare. — Romani 12:1, 2.

31. (a) Cosa è bastato a gran parte dei credenti scintoisti? (b) A quale domanda si deve rispondere?

31 Per gli scintoisti in generale il fattore importante nella loro religione non era la precisa identificazione di un dio. “Per la gente comune”, dice Hidenori Tsuji, insegnante di storia della religione giapponese, “dèi o Budda non facevano nessuna differenza. Che fossero dèi o Budda, finché esaudivano le suppliche rivolte loro per ottenere un buon raccolto, la guarigione fisica e l’incolumità della famiglia, al popolo bastava”. Ma questo li condusse al vero Dio e al suo beneplacito? La storia risponde chiaramente.

32. Cosa tratterà il prossimo capitolo?

32 Nella loro ricerca di un dio gli scintoisti, basando le proprie credenze sulla mitologia, trasformarono un semplice uomo, l’imperatore, in un dio, il cosiddetto discendente della dea-sole Amaterasu Omikami. Tuttavia, migliaia di anni prima che lo scintoismo avesse inizio, il vero Dio si era rivelato in Mesopotamia a un uomo di fede, un semita. Il prossimo capitolo tratterà questo significativo avvenimento e i suoi effetti.

[Nota in calce]

^ par. 16 In Giappone gli edifici religiosi scintoisti sono considerati santuari, mentre quelli buddisti templi.

[Domande per lo studio]

[Riquadro a pagina 191]

 La dea-sole nel mito scintoista

Il mito scintoista narra che nel lontano passato il dio Izanagi “si lavò l’occhio sinistro, e così generò la grande dea Amaterasu, dea del Sole”. In seguito Susanoo, dio delle pianure del mare, spaventò talmente Amaterasu che questa “si nascose in una caverna rocciosa del Cielo, e ne chiuse l’ingresso con un macigno. Il mondo piombò nelle tenebre”. Allora gli dèi escogitarono un piano per far uscire Amaterasu dalla grotta. Radunarono galli che con il loro canto annunciano l’alba e fecero un grande specchio. Sugli alberi di sakaki appesero gioielli e stoffe. Poi la dea Ama no Uzume si mise a danzare e a battere i piedi su un mastello. Nel parossismo della danza si denudò, e gli dèi scoppiarono a ridere. Tutta quella baldoria incuriosì Amaterasu, che socchiuse la porta e guardando fuori scorse la propria immagine nello specchio. Questo la indusse a uscire dalla grotta, al che il dio della Forza la afferrò per la mano e la portò allo scoperto. “Ancora una volta il mondo fu illuminato dai raggi della dea del Sole”. — New Larousse Encyclopedia of Mythology. — Confronta Genesi 1:3-5, 14-19; Salmo 74:16, 17; 104:19-23.

[Riquadro a pagina 193]

 Shintō: una religione di feste

L’anno giapponese è ricco di feste religiose, o matsuri. Segue un elenco di alcune fra le più importanti:

Sho-gatsu, o Festa dell’anno nuovo, 1-3 gennaio.

Setsubun, lancio di fave fuori e dentro le case, mentre si grida: “I demoni fuori, la fortuna dentro”; 3 febbraio.

Hina matsuri, o Festa delle bambole, in onore delle bambine; si tiene il 3 marzo. Su un palco sono esposte delle bambole, che rappresentano l’antica famiglia imperiale.

Festa dei fanciulli, il 5 maggio; sulle aste svolazzano i koi-nobori (bandiere che simboleggiano la forza).

Tsukimi, in segno di ammirazione per la luna piena di mezzo autunno; vengono offerti piccoli dolci rotondi di riso e primizie dei raccolti.

Kanname-sai, o offerta del riso del nuovo raccolto da parte dell’imperatore, in ottobre.

Niiname-sai, celebrata dalla famiglia imperiale a novembre, quando il riso del nuovo raccolto viene assaggiato dall’imperatore, che presiede come capo sacerdote dello scintoismo imperiale.

Shichi-go-san, che significa “sette-cinque-tre”, celebrata dalle famiglie scintoiste il 15 novembre. Il settimo, il quinto e il terzo anno di età sono considerati importanti anni di transizione; i bambini in pittoreschi kimono visitano il santuario della famiglia.

Vengono celebrate anche molte feste buddiste, tra cui l’anniversario della nascita del Budda l’8 aprile, e la festa di Obon, il 15 luglio, al termine della quale migliaia di lanterne vengono abbandonate a galleggiare sul mare o sui fiumi, “affinché guidino gli spiriti degli antenati che tornano nell’altro mondo”.

[Immagine a pagina 188]

Una devota scintoista fa richiesta di grazie agli dèi

[Immagine a pagina 189]

Shintō, “via degli dèi”

[Immagine a pagina 190]

Un’intera montagna, come il Fuji, può essere considerata shintai, o oggetto di culto

[Immagini a pagina 195]

Scintoisti che trasportano un mikoshi, o palanchino sacro, e, in alto, altri che celebrano la Festa dell’Aoi a Kyoto, adorni di foglie di malvone (aoi)

[Immagine a pagina 196]

Si crede che lo scuotimento di pezzetti di carta o lino legati a un ramo di sempreverde serva a purificare uomini e oggetti e assicuri loro l’incolumità

[Immagini a pagina 197]

Il giapponese non vede nessuna contraddizione nel pregare sia dinanzi a un santuario scintoista, a sinistra, che dinanzi a un altare buddista

[Immagine a pagina 198]

L’imperatore Hirohito (sulla pedana) veniva adorato come discendente della dea del sole

[Immagine a pagina 203]

Una giovane affigge al santuario un ema, o tavoletta di legno contenente una preghiera, da lei acquistato