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Taoismo e confucianesimo: Ricerca della via del cielo

Taoismo e confucianesimo: Ricerca della via del cielo

Capitolo 7

Taoismo e confucianesimo: Ricerca della via del cielo

Taoismo, confucianesimo e buddismo sono le tre religioni principali in Cina e nell’Estremo Oriente. A differenza del buddismo, però, il taoismo e il confucianesimo non sono diventati religioni universali, ma sono rimasti basilarmente in Cina e ovunque la cultura cinese si sia affermata. Anche se non sono disponibili cifre ufficiali del numero attuale dei loro seguaci in Cina, messi insieme il taoismo e il confucianesimo hanno dominato negli ultimi 2.000 anni la vita religiosa di quasi un quarto della popolazione mondiale.

1. (Compresa l’introduzione). (a) Dove sono praticati il taoismo e il confucianesimo, e che diffusione hanno? (b) A quale epoca risaliamo ora per esaminare queste dottrine?

‘CHE cento fiori sboccino; che cento scuole competano’. Questo detto, reso famoso da Mao Tse-tung della Repubblica Popolare della Cina in un suo discorso del 1956, parafrasava in effetti l’espressione usata dagli studiosi cinesi per descrivere l’epoca della storia cinese che andò dal V al III secolo a.E.V., chiamata periodo degli Stati combattenti. A quel tempo la potente dinastia Chou (ca. 1122-256 a.E.V.) era decaduta a un sistema di stati feudali disgregati e perennemente in lotta tra loro, con grandi disagi per il popolo.

2. (a) Cosa portò alle “cento scuole” di pensiero? (b) Cos’è rimasto delle “cento scuole”?

2 L’agitazione e le sofferenze provocate dalle guerre indebolirono seriamente l’autorità della classe dirigente tradizionale. Il popolo non si accontentava più di sottostare ai capricci e agli inganni dell’aristocrazia e di sopportare in silenzio le conseguenze. Il risultato fu che idee e aspirazioni a lungo soffocate sbocciarono d’un tratto come “cento fiori”. Svariate scuole di pensiero proposero le loro idee circa governo, legge, ordine sociale, comportamento ed etica e in campi quali agricoltura, musica e letteratura quali mezzi per riportare la vita a una certa normalità. Divennero note come le “cento scuole”. La maggior parte d’esse non produssero effetti durevoli. Due scuole comunque si distinsero al punto tale da influire sulla vita in Cina per oltre 2.000 anni. Si trattava di quelle che divennero poi famose col nome di taoismo e confucianesimo.

Tao: che cos’è?

3. (a) In che consiste il concetto cinese del Tao? (b) Anziché un Creatore, cosa credevano i cinesi che fosse la causa prima? (Confronta Ebrei 3:4).

3 Per capire perché il taoismo e il confucianesimo finirono per esercitare un’influenza così profonda e durevole sul popolo cinese, come pure sugli abitanti del Giappone, della Corea e di altre nazioni vicine, è necessario avere qualche idea del fondamentale concetto cinese del Tao (in cinese si pronuncia dao). La parola in sé significa “via, strada o sentiero”. In senso lato può significare anche “metodo, principio o dottrina”. Per i cinesi l’armonia e l’ordine che essi percepivano nell’universo erano manifestazioni del Tao, una specie di legislazione o volontà divina che esiste nell’universo e lo regola. In altre parole, anziché in un Dio Creatore che governa l’universo, credevano in una provvidenza, in una volontà del cielo, o semplicemente nel cielo stesso come causa prima.

4. Come applicavano i cinesi il concetto del Tao alle vicende umane? (Confronta Proverbi 3:5, 6).

4 Applicando il concetto del Tao alle vicende umane, i cinesi credevano che ci fosse un modo naturale e corretto di fare ogni cosa e che tutto e tutti avessero il proprio posto e la propria funzione. Credevano, ad esempio, che se il governante assolveva il suo compito trattando con giustizia il popolo e attendendo ai riti sacrificali che spettavano al cielo, potevano esserci pace e prosperità per la nazione. In modo analogo, se i sudditi erano disposti a perseguire la via, o Tao, e a seguirla, tutto poteva essere armonioso, pacifico ed efficiente. Ma nel caso avessero agito contrariamente ad essa o vi si fossero opposti, il risultato sarebbe stato il caos e il disastro.

5. (a) Com’è inteso il Tao dal taoismo? (b) Com’è inteso il Tao dal confucianesimo? (c) A quali domande si deve rispondere?

5 Questa idea di seguire il Tao e di non interferire col suo corso è un elemento centrale del pensiero filosofico e religioso cinese. Si può dire che taoismo e confucianesimo sono due espressioni diverse dello stesso concetto. Il taoismo segue un orientamento mistico e, nella sua forma originaria, raccomanda inazione, tranquillità e passività, l’evasione dalla società e il ritorno alla natura. Il suo principio base è che tutto riesce bene se ci si rilassa, se non si fa nulla e si lascia che la natura segua il suo corso. Il confucianesimo, invece, segue un orientamento pragmatico. Insegna che l’ordine sociale verrà mantenuto se ciascuno svolge il ruolo che gli spetta e fa il suo dovere. A tal fine esso codifica tutte le relazioni umane e sociali — governante-suddito, padre-figlio, marito-moglie, e via dicendo — e fornisce regole per ognuna di esse. Questo, naturalmente, fa sorgere le seguenti domande: Come vennero all’esistenza questi due sistemi? Chi ne furono i fondatori? Come vengono attuati oggi? E come hanno influito sulla ricerca di Dio da parte dell’uomo?

Il taoismo: un inizio filosofico

6. (a) Cosa si sa del fondatore del taoismo? (b) Come mai il fondatore del taoismo divenne noto col nome di Lao-tzu?

6 Ai suoi esordi il taoismo era più una filosofia che una religione. Il suo fondatore, Lao-tzu, era scontento del caos e delle agitazioni sociali che caratterizzavano la sua epoca e cercò sollievo ritirandosi dalla società e tornando alla natura. Di lui come persona non si sa molto; si dice sia vissuto nel VI secolo a.E.V., ma anche questa informazione non è sicura. Era abitualmente chiamato Lao-tzu, o Lao-tse, che significa “Vecchio Maestro” o “Vecchio”, perché, come narra la leggenda, sua madre lo portò in grembo così a lungo che quando nacque aveva già i capelli bianchi.

7. Cosa apprendiamo su Lao-tzu dalle “Memorie storiche”?

7 Le uniche notizie ufficiali su Lao-tzu sono contenute nello Shih Chi (Memorie storiche), di Ssu-ma Ch’ien, uno stimato storico di corte del II e I secolo a.E.V. Secondo questa fonte, il vero nome di Lao-tzu era Li Erh. Egli era conservatore degli archivi imperiali di Loyang, nella Cina centrale. Ma ancor più significative sono queste informazioni su Lao-tzu ivi contenute:

“Lao Tzu trascorse la maggior parte della sua vita nel [paese di] Chou. Avendo previsto la decadenza di Chou, partì e andò alla frontiera. L’ufficiale doganale, Yin Hsi, disse: ‘Signore, poiché vi compiacete di ritirarvi, vi prego di scrivere un libro per me’. Allora Lao Tzu scrisse un libro in due parti, di oltre cinquemila parole, in cui discusse i concetti della Via [Tao] e del Potere [Te]. Poi partì, e nessuno sa dove morì”.

8. (a) Quale libro viene attribuito a Lao-tzu? (b) Perché questo libro è soggetto a svariate interpretazioni?

8 Molti studiosi dubitano dell’autenticità di questo racconto. Ad ogni modo il libro attribuito a Lao-tzu è noto col nome di Tao Te Ching (generalmente tradotto “Libro della Via e della Virtù-Potere”, o “del principio e della sua efficienza”) ed è considerato il principale testo del taoismo. È scritto in versi concisi ed enigmatici, alcuni dei quali contengono solo tre o quattro parole. Per questa ragione, e dato che il significato di certi caratteri è cambiato considerevolmente dal tempo di Lao-tzu, il libro è soggetto a svariate interpretazioni.

Un’idea del “Tao Te Ching”

9. Lao-tzu come descrisse il Tao nel Tao Te Ching?

9 Nel Tao Te Ching Lao-tzu espose il Tao, il principio fondamentale della natura, e lo applicò a ogni campo dell’attività umana. Citiamo qui alcuni brani dall’opera Storia delle Religioni (Volume V, pagine 581, 584, 586) che ci danno un’idea del Tao Te Ching. Riguardo al Tao, dice quanto segue:

“Vi è un essere completo,

Che esisteva prima del cielo e della terra. . . .

Lo si può considerare come la madre dell’universo.

Io però non so il suo nome;

Lo chiamerò principio (tao)”. — Capitolo 25.

“Il principio (tao) li produsse [gli esseri],

L’efficienza () li nutrì.

Le cose dettero loro la forma,

Il prestigio li completò.

Perciò non c’è un essere che non onori il principio [Tao]

e non apprezzi l’efficienza [Te]”. — Capitolo 51.

10. (a) Qual è il fine del taoismo? (b) Come viene applicato alla condotta umana questo concetto taoistico?

10 Cosa possiamo dedurre da questi brani enigmatici? Che per i taoisti il Tao è una misteriosa forza cosmica da cui dipende l’esistenza dell’universo fisico. Il fine del taoismo è ricercare il Tao, staccarsi dal mondo e conformarsi alla natura. Questo concetto si riflette anche nel modo in cui i taoisti considerano la condotta umana. Ecco come il Tao Te Ching esprime questo ideale:

“Se lo riempi, [Troverai] che era meglio fermarsi prima.

Se lo temperi a punta, Non potrai proteggerlo sempre.

Se la sala è piena di oro e di giada, Non ci sarà nessuno che voglia custodirla.

Le ricchezze e gli onori portano all’orgoglio: Di là viene la propria rovina.

Finito il lavoro, tìrati indietro.

Tale è la via del Cielo”. — Capitolo 9.

11. Come si può descrivere l’ideale taoista?

11 Questi pochi esempi dimostrano che, almeno all’inizio, il taoismo era basilarmente una scuola filosofica. A causa delle ingiustizie, delle sofferenze, delle devastazioni e della futilità derivanti dal dominio spietato del sistema feudale di quel tempo, i taoisti credevano che per trovare pace e armonia bisognava tornare alla tradizione degli antichi, al tempo in cui non c’erano né re né ministri a dominare il popolo. Il loro ideale era vivere una tranquilla vita di campagna a contatto con la natura. — Proverbi 28:15; 29:2.

Il secondo saggio del taoismo

12. (a) Chi era Chuang Chou? (b) Cosa aggiunse egli alla dottrina originaria di Lao-tzu?

12 La filosofia di Lao-tzu fu ulteriormente sviluppata da Chuang Chou, o Chuang-tzu, che significa “Maestro Chuang” (369-286 a.E.V.), considerato il più eminente continuatore di Lao-tzu. Nel suo libro, Chuang-tzu, egli non solo elaborò il Tao, ma spiegò anche i concetti di yin e yang, già sviluppati nello I Ching. (Vedi pagina 83). A suo avviso, nulla è veramente permanente o assoluto, ma tutto è in uno stato di continuo mutamento fra due opposti. Nel capitolo intitolato “Acqua autunnale” scrisse:

“Nell’universo nulla è permanente, poiché ogni cosa vive solo quel tanto fino alla morte. Solo il Tao, non avendo né principio né fine, dura per sempre. . . . La vita può paragonarsi a un agile destriero che galoppa velocemente: cambia di frequente e di continuo, a ogni frazione di secondo. Cosa dovresti fare? Cosa non dovresti fare? In realtà, non importa”.

13. (a) In seguito all’elaborazione di Chuang-tzu, qual è la concezione taoistica della vita? (b) Per quale sogno Chuang-tzu viene maggiormente ricordato?

13 In base a questa filosofia dell’inerzia, il pensiero taoistico è che non ha senso fare alcunché per interferire nel corso naturale delle cose. Prima o poi tutto tornerà allo stato opposto. Non importa quanto sia insostenibile una situazione, presto migliorerà. Non importa quanto sia piacevole una situazione, presto avrà termine. (Nota il contrasto con Ecclesiaste 5:18, 19). Questa concezione filosofica della vita è esemplificata da un sogno di Chuang-tzu, caro alla tradizione popolare:

“Una volta Chuang Chou sognò di essere una farfalla, una farfalla volteggiante qua e là, felice e libera. Egli non sapeva di essere Chuang Chou. Improvvisamente egli si svegliò e si trovò ad essere là, proprio lui, Chuang Chou, senz’ombra di dubbio. Ma egli non sapeva se era Chuang Chou che aveva sognato d’essere una farfalla, o se era una farfalla che sognava d’essere Chuang Chou”. — Storia delle Religioni, Volume V, pagina 503, nota in calce.

14. Quali campi riflettono l’influenza del taoismo?

14 Questa filosofia ha un riflesso nello stile sviluppato dai poeti e dai pittori cinesi delle generazioni successive. (Vedi pagina 171). Il taoismo comunque non sarebbe rimasto a lungo una filosofia passiva.

Da filosofia a religione

15. (a) La passione per la natura portò i taoisti a quale idea? (b) Quali affermazioni contenute nel Tao Te Ching concorsero a questa idea?

15 Nel loro tentativo di accordarsi con la natura, i taoisti finirono per essere ossessionati dalla sua immutabilità e dalla sua capacità di ricupero. Congetturarono che forse vivendo in armonia col Tao, o via della natura, si potessero in qualche modo carpire i segreti della natura e diventare immuni dal danno fisico, dalle malattie e perfino dalla morte. Benché Lao-tzu non si fosse posto questo problema, brani del Tao Te Ching sembravano suggerire questa idea. Ad esempio, il capitolo 16 dice: “(Se conosce) il Tao, egli permane; e non sarà in pericolo fino alla fine della sua vita”. — Op. cit., pagina 560.

16. In che modo gli scritti di Chuang-tzu accrebbero le credenze magiche del taoismo?

16 Anche Chuang-tzu contribuì ad approfondire tali speculazioni. Ad esempio, in un dialogo contenuto nel Chuang-tzu un personaggio mitico chiede a un altro: “Tu sei vecchio, eppure hai la carnagione di un bambino. Come mai?” Quest’ultimo risponde: “Ho imparato il Tao”. Riguardo ad un altro filosofo taoista, Chuang-tzu scrisse: “Ora Lie-tse era capace di cavalcare il vento. Lietamente portato dalla fresca brezza, proseguì il suo viaggio per quindici giorni prima di fare ritorno. Fra i mortali che raggiungono la felicità, questo è un uomo raro”.

17. A quali pratiche taoistiche portarono le precedenti speculazioni, e con quale risultato? (Confronta Romani 6:23; 8:6, 13).

17 Storie di questo genere accesero l’immaginazione dei taoisti, che cominciarono a sperimentare meditazione e pratiche dietetiche e respiratorie che si supponeva potessero ritardare il decadimento fisico e la morte. Ben presto cominciarono a circolare leggende su immortali capaci di volare sulle nubi e di apparire e scomparire a piacere, vissuti su montagne sacre o su isole remote per un incalcolabile numero di anni nutrendosi di rugiada o frutti magici. La storia cinese riferisce che nel 219 a.E.V. l’imperatore di Ch’in, Shih Huang-ti, inviò una flotta con a bordo 3.000 ragazzi e ragazze alla ricerca della leggendaria isola di P’eng-lai, dimora degli immortali, perché riportassero in patria il filtro dell’immortalità. Inutile dirlo, essi non fecero ritorno con l’elisir, ma la tradizione dice che popolarono le isole conosciute in seguito come Giappone.

18. (a) Le ‘pillole dell’immortalità’ furono il frutto di quale idea taoista? (b) Quali altre pratiche magiche vennero sviluppate dal taoismo?

18 Durante la dinastia Han (206 a.E.V.–220 E.V.) fu dato grande impulso alle pratiche magiche del taoismo. Si narra che l’imperatore Wu Ti, pur promuovendo il confucianesimo come dottrina di Stato ufficiale, fosse molto attratto dall’idea taoista dell’immortalità del corpo. Fu particolarmente affascinato dalla preparazione di ‘pillole dell’immortalità’ mediante pratiche alchimistiche. Nella concezione taoistica, la vita nasce dall’interazione di due forze opposte, yin e yang (femminile e maschile). Pertanto, fondendo insieme piombo (oscuro, yin) e mercurio (chiaro, yang), gli alchimisti imitavano il processo della natura e pensavano così di ottenere la pillola dell’immortalità. I taoisti svilupparono anche esercizi tipo yoga, tecniche della respirazione, regimi dietetici e pratiche sessuali che si credeva accrescessero l’energia vitale e prolungassero la vita della persona. Tra gli oggetti di cui facevano uso c’erano talismani magici che si diceva rendessero la persona invisibile e invulnerabile oppure capace di camminare sull’acqua o di librarsi nello spazio. Apponevano inoltre sigilli magici, di solito contenenti il simbolo yin-yang, sugli edifici e sugli ingressi per tenere lontani spiriti maligni e animali selvaggi.

19. In che modo il taoismo divenne una religione organizzata?

19 Nel II secolo E.V. il taoismo divenne una religione organizzata. Un certo Chang Ling, o Chang Tao-ling, fondò una società segreta taoista nella Cina occidentale e praticò guarigioni magiche e l’alchimia. Poiché a ciascun membro veniva imposta una tassa-obolo di cinque tou di riso, il suo movimento prese il nome di “taoismo dei cinque tou di riso” (wu-tou-mi tao). * Giacché asseriva di avere ricevuto una rivelazione personale da Lao-tzu, Chang divenne il primo “maestro celeste”. Si dice che infine, riuscito a preparare l’elisir di lunga vita, ascese vivo al cielo, cavalcando una tigre, dal monte Lung-hu (monte del Drago-tigre) nella provincia del Kiangsi. Con Chang Tao-ling ebbe inizio una successione secolare di “maestri celesti” taoisti, ciascuno dei quali era ritenuto una reincarnazione di Chang.

L’incontro col buddismo

20. Come cercò il taoismo di contrapporsi all’influenza del buddismo?

20 Nel VII secolo, durante la dinastia T’ang (618-907 E.V.), il buddismo si stava facendo strada nella vita religiosa cinese. Per contrapporsi a questa avanzata, il taoismo si raccomandò come religione cinese indigena. Lao-tzu fu deificato e gli scritti taoisti vennero canonizzati. Si costruirono templi, monasteri e conventi, e vennero fondati ordini monastici maschili e femminili, più o meno alla maniera buddista. Oltre a ciò, il taoismo accolse nel suo pantheon numerosi dèi, dee, fate e immortali del folclore cinese, quali gli Otto Immortali (Pa Hsien), il dio del focolare domestico (Tsao Shen), gli dèi protettori della città (Ch’eng Huang) e i guardiani della porta (Men Shen). Ne risultò un amalgama di elementi buddisti, superstizioni tradizionali, spiritismo e culto degli antenati. — 1 Corinti 8:5.

21. Infine in che cosa si trasformò il taoismo, e come?

21 Nel corso del tempo il taoismo degenerò pian piano in un sistema impregnato di idolatria e superstizioni. Ognuno si limitava ad adorare nei templi locali i propri dèi e dee preferiti e a invocarne la protezione dal male e l’aiuto per ottenere la prosperità terrena. I sacerdoti si facevano pagare per celebrare funerali, scegliere luoghi propizi per tombe, case e negozi, comunicare con i morti, allontanare spiriti maligni e spettri, celebrare feste e compiere diverse altre cerimonie. In tal modo ciò che era cominciato come scuola mistico-filosofica aveva finito per diventare una religione sprofondata nella credenza di spiriti immortali, inferno di fuoco e semidèi, concetti attinti alle acque stagnanti di false dottrine dell’antica Babilonia.

Un altro famoso saggio cinese

22. Quale scuola di pensiero prevalse in Cina, e quali domande dobbiamo prendere in esame?

22 Dopo aver descritto la nascita, lo sviluppo e la decadenza del taoismo, non dovremmo dimenticare che esso fu solo una delle “cento scuole” che fiorirono in Cina durante il periodo degli Stati combattenti. Un’altra scuola che infine si distinse, anzi, prevalse, fu il confucianesimo. Ma perché il confucianesimo acquistò tale preminenza? Di tutti i saggi cinesi, senza dubbio Confucio è il più conosciuto fuori della Cina. Ma chi era, e che cosa insegnò?

23. Quali dettagli biografici su Confucio sono contenuti nelle “Memorie storiche”?

23 Per avere informazioni su Confucio, rivolgiamoci di nuovo allo Shih Chi (Memorie storiche) di Ssu-ma Ch’ien. In contrasto col breve profilo di Lao-tzu, vi troviamo un’estesa biografia di Confucio. Citiamo alcuni dettagli biografici da una traduzione (inglese) fatta dallo studioso cinese Lin Yutang:

“Confucio nacque nella città di Tsou, nella contea di Ch’angping, nel paese di Lu. . . . [Sua madre] pregò presso il colle di Nich’iu, e nel ventiduesimo anno del duca Hsiang di Lu (551 a.C.) generò Confucio in risposta alla sua preghiera. Alla nascita egli aveva sulla testa una protuberanza piuttosto vistosa, e per questo motivo fu chiamato ‘Ch’iu’ (cioè “collina”). Il suo soprannome era Chung-ni, e il suo cognome K’ung”. *

24. Cosa si sa della giovinezza di Confucio?

24 Poco tempo dopo la sua nascita il padre morì, ma la madre, benché povera, riuscì a dargli un’istruzione adeguata. Crescendo, il ragazzo divenne appassionato di storia, poesia e musica. Secondo i Dialoghi, uno dei Quattro libri confuciani, all’età di 15 anni si dedicò agli studi accademici. A 17 anni ricoprì un modesto incarico amministrativo nel suo stato natale di Lu.

25. Che effetto ebbe su Confucio la morte della madre? (Confronta Ecclesiaste 9:5, 6; Giovanni 11:33, 35).

25 A quanto pare le sue condizioni finanziarie migliorarono, così a 19 anni si sposò e l’anno dopo ebbe un figlio. Aveva circa 25 anni quando sua madre morì, e questo dovette incidere notevolmente su di lui. Essendo un meticoloso osservante delle tradizioni degli antichi, Confucio si ritirò dalla vita pubblica e pianse sulla tomba della madre per 27 mesi, dando in tal modo ai cinesi un classico esempio di pietà filiale.

Confucio, il maestro

26. Quale professione intraprese Confucio dopo la morte della madre?

26 Dopo ciò abbandonò la famiglia e intraprese la carriera di maestro itinerante. Fra le discipline da lui insegnate c’erano musica, poesia, letteratura, educazione civica, etica e scienze, almeno quel tanto che si conosceva allora. Dovette acquistare una certa fama, poiché si dice che ci fu un tempo in cui ebbe addirittura 3.000 studenti.

27. Cosa si sa di Confucio come insegnante? (Confronta Matteo 6:26, 28; 9:16, 17; Luca 12:54-57; Giovanni 4:35-38).

27 In Oriente Confucio è venerato più che altro come maestro. Infatti l’epitaffio posto sulla sua tomba a Ch’ü-fou, nella provincia dello Shantung, lo chiama semplicemente: “Antico, Venerabile Maestro”. Uno scrittore occidentale descrive così il suo metodo didattico: “Andava ‘da un posto all’altro accompagnato da coloro che assimilavano i suoi princìpi di vita’. Quando dovevano percorrere molta strada, egli viaggiava su un carro trainato da un bue. L’andatura lenta dell’animale permetteva ai suoi allievi di seguire a piedi, ed è evidente che spesso il tema dei suoi discorsi si richiamava a quanto accadeva lungo il cammino”. È interessante che Gesù, in un’epoca successiva e indipendentemente da lui, seguì un metodo simile.

28. Secondo lo scrittore cinese Lin Yutang, cosa fece di Confucio un maestro rispettato?

28 A fare di Confucio un maestro rispettato fra gli orientali fu senza dubbio il fatto che era egli stesso un bravo studente, in special modo di storia e di etica. “La gente era attratta da Confucio non tanto perché era l’uomo più saggio del suo tempo, ma perché era lo studioso più colto, l’unico a quel tempo che potesse insegnare loro in merito ai testi antichi e all’erudizione del passato”, scrisse Lin Yutang. Indicando questo amore per la cultura come probabile motivo determinante per cui il confucianesimo trionfò sulle altre scuole di pensiero, Lin riassunse la cosa in questo modo: “Gli insegnanti confuciani avevano qualcosa di specifico da insegnare e gli allievi confuciani avevano qualcosa di specifico da imparare, cioè la cultura storica, mentre le altre scuole erano costrette a fare semplicemente sfoggio delle proprie opinioni”.

“C’è il Cielo che mi conosce!”

29. (a) Qual era la vera ambizione di Confucio? (b) Come cercò di ottenere ciò a cui ambiva, e con quale risultato?

29 Benché avesse successo come maestro, Confucio non considerava l’insegnamento la sua missione. Pensava che le sue dottrine etico-morali avrebbero potuto salvare il mondo travagliato del suo tempo se solo i governanti le avessero applicate impiegando lui o i suoi allievi nelle loro amministrazioni. A tal fine lui e un gruppetto di suoi intimi discepoli lasciarono il suo stato natale di Lu e viaggiarono da uno stato all’altro in cerca del governante saggio disposto ad adottare le sue idee in quanto a governo e ordine sociale. Il risultato? Lo Shih Chi dichiara: “Infine egli partì da Lu, fu abbandonato in Ch’i, scacciato da Sung e da Wei, visse in povertà tra Ch’en e Ts’ai”. Dopo 14 anni di vagabondaggi, fece ritorno a Lu, deluso ma non ridotto alla disperazione.

30. Su quali opere letterarie si basa il confucianesimo?

30 Per il resto dei suoi giorni si dedicò agli studi letterari e all’insegnamento. (Vedi  pagina 177). Pur lamentando senza dubbio la sua scarsa notorietà, disse: “Io non mormoro contro il Cielo. Non brontolo contro l’uomo. Compio i miei studi qui sulla terra, e sono in contatto col Cielo. C’è il Cielo che mi conosce!” Morì infine nel 479 a.E.V., all’età di 73 anni.

L’essenza del pensiero confuciano

31. Quale insegnò Confucio che fosse la via per conseguire l’ordine sociale?

31 Benché Confucio eccellesse come studioso e insegnante, la sua influenza non fu affatto ristretta agli ambienti scolastici. Infatti Confucio non aveva solo la mira di insegnare regole di comportamento o norme morali, ma anche di ristabilire pace e ordine nella società, all’epoca dilaniata da continue guerre feudali. Confucio insegnò che, per conseguire questo obiettivo, ognuno, dall’imperatore al popolano, doveva imparare quale ruolo gli competeva nella società e vivere conformemente.

32, 33. (a) In che consisteva il concetto confuciano del li? (b) Secondo Confucio, quale risultato si sarebbe avuto praticando il li?

32 Nel confucianesimo questo concetto è chiamato li, che significa condotta appropriata, cortesia, l’ordine delle cose e, per estensione, riti, cerimonie e riverenza. In risposta alla domanda “Che cos’è questo grande li?”, Confucio spiegò:

“Di tutte le cose che regolano la vita del popolo, li è la più grande. Senza li non sappiamo come praticare una corretta adorazione degli spiriti dell’universo; né come stabilire la giusta posizione del re e dei ministri, del governante e dei governati, e degli anziani e dei giovani; né come stabilire le relazioni morali tra i sessi, tra genitori e figli e tra fratelli; né come distinguere le relazioni familiari ai vari livelli. Ecco perché il gentiluomo tiene il li in così alta considerazione”.

33 Pertanto, li è la norma di comportamento che regola tutti i rapporti umani del vero gentiluomo (chün-tzu, tradotto anche “uomo superiore”). Se ognuno si sforza in tal senso, “tutto si perfeziona nella famiglia, nello stato e nel mondo”, disse Confucio, ed è allora che si compie il Tao, o via del cielo. Ma come si deve esprimere il li? Questo ci porta a un altro concetto fondamentale del confucianesimo: jen (si pronuncia ren), umanità o benevolenza.

34. Qual è il concetto confuciano del jen, e di che utilità è per risolvere i mali sociali?

 34 Mentre “li” dà risalto al freno imposto da regole estrinseche, “jen” ha a che fare con la natura umana, con l’intimo della persona. Il concetto confuciano, in particolar modo come viene espresso da Mencio, il principale discepolo di Confucio, è che la natura umana è essenzialmente buona. Perciò la soluzione di tutti i mali sociali sta nel coltivare se stessi, cosa che inizia con l’istruzione e la conoscenza. Nel capitolo introduttivo della Grande Dottrina si legge:

“Una volta ottenuta la vera conoscenza, i pensieri sono sinceri; quando i pensieri sono sinceri, il cuore è corretto . . . ; quando il cuore è corretto, la personalità è coltivata; quando è coltivata la personalità, la famiglia è regolata; quando la famiglia è regolata, la nazione è disciplinata; quando la nazione è disciplinata, c’è pace in questo mondo. Dall’imperatore all’uomo comune, ognuno deve tener conto del fatto che coltivare la propria personalità sta alla base di tutto”.

35. (a) Come si possono riassumere i princìpi del li e del jen? (b) Come si riflette tutto questo nella concezione cinese della vita?

35 Così vediamo che secondo Confucio osservando il li gli uomini terranno un comportamento corretto in ogni occasione, e coltivando il jen tratteranno chiunque in modo amabile. Il risultato, in teoria, sarà armonia e pace nella società. L’ideale confuciano, basato sui princìpi del li e del jen, si può così riassumere:

“Benignità nel padre, pietà filiale nel figlio

Dignità nel fratello maggiore, umiltà e rispetto

nel minore

Comportamento virtuoso nel marito, ubbidienza

nella moglie

Comprensione negli anziani, deferenza nei giovani

Benevolenza nei governanti, lealtà nei ministri e nei sudditi”.

Tutto questo aiuta a spiegare perché quasi tutti i cinesi, e anche altri orientali, danno tanta importanza ai vincoli familiari, all’operosità, all’istruzione e al conoscere e rispettare il proprio posto. Nel bene e nel male, questi concetti confuciani sono stati profondamente inculcati per secoli nella coscienza cinese.

Il confucianesimo diventa culto di Stato

36. Come raggiunse il confucianesimo la posizione di culto di Stato?

36 Col fiorire del confucianesimo ebbe termine il periodo delle “cento scuole”. Gli imperatori della dinastia Han trovarono nella dottrina confuciana della lealtà al governante proprio la formula di cui avevano bisogno per consolidare la loro corona. Sotto l’imperatore Wu Ti, al quale abbiamo già fatto riferimento in relazione al taoismo, il confucianesimo fu elevato alla dignità di culto di Stato. Solo coloro che erano versati nei classici confuciani venivano scelti come funzionari di Stato, e chiunque sperasse di ottenere un impiego governativo doveva superare esami a carattere nazionale basati sui classici confuciani. I riti e le cerimonie confuciane divennero la religione della casa reale.

37. (a) In che modo il confucianesimo divenne una religione? (b) Perché in realtà il confucianesimo è più che una semplice filosofia?

37 Questo evolversi degli eventi contribuì molto a elevare la posizione di Confucio nella società cinese. Gli imperatori Han diedero inizio alla tradizione di offrire sacrifici presso la tomba di Confucio, al quale vennero conferiti titoli onorifici. Poi, nel 630 E.V., l’imperatore T’ai Tsung della dinastia T’ang decretò che in ogni provincia e contea dell’impero si erigesse un tempio di Stato a Confucio e che vi si offrissero regolarmente sacrifici. A tutti gli effetti, Confucio fu elevato al rango di dio, e il confucianesimo divenne una religione difficilmente distinguibile dal taoismo o dal buddismo. — Vedi  pagina 175.

Il retaggio della saggezza orientale

38. (a) Che ne è stato del taoismo e del confucianesimo dal 1911? (b) Ma cosa si può dire ancor oggi dei concetti fondamentali di queste religioni?

38 Da che nel 1911 in Cina ha avuto fine il governo dinastico, il confucianesimo e il taoismo sono stati sottoposti a molte critiche, perfino a persecuzioni. Il taoismo fu screditato a motivo delle sue pratiche magiche e superstiziose. E il confucianesimo fu giudicato feudale, accusato di promuovere una mentalità servile per tenere in soggezione il popolo, e in particolare le donne. Nonostante queste denunce ufficiali, comunque, i concetti fondamentali di queste religioni sono così profondamente radicati nel pensiero cinese da avere tuttora una forte presa su gran parte della popolazione.

39. Cosa dice una notizia giornalistica delle pratiche religiose superstiziose in Cina?

39 Ad esempio nel 1987, sotto l’intestazione “Riti religiosi cinesi rari a Pechino ma fiorenti nelle regioni costiere”, il giornale canadese Globe and Mail riferiva che dopo circa 40 anni di regime ateo in Cina, riti funebri, cerimonie nei templi e molte pratiche superstiziose sono ancora comuni nelle zone rurali. “Quasi tutti i villaggi hanno un maestro dell’arte del feng-shui, di solito un componente anziano della comunità che sa interpretare le forze del vento (feng) e dell’acqua (shui) per stabilire di ogni cosa qual è la collocazione più propizia, sia che si tratti della tomba avita, di una casa nuova o dei mobili di un soggiorno”, dice la notizia.

40. Quali pratiche superstiziose si notano a Taiwan?

40 Altrove troviamo il taoismo e il confucianesimo ovunque sia ancora vivente la cultura tradizionale cinese. A Taiwan c’è un uomo che asserisce di essere discendente di Chang Tao-ling e mantiene in qualità di “maestro celeste” la direzione del taoismo col potere di ordinare sacerdoti (detti Tao Shih). La popolare dea Matsu, sotto il titolo di “Madre Santa del Cielo”, è venerata come santa patrona dell’isola, dei naviganti e dei pescatori. La gente del popolo è per lo più intenta a fare offerte e sacrifici agli spiriti dei fiumi, dei monti e delle stelle, alle divinità protettrici di tutti i mestieri, e agli dèi della salute, della fortuna e della ricchezza. *

41. In quali modi è perpetuato oggi il confucianesimo come religione?

41 Che dire del confucianesimo? Il suo ruolo come religione è stato ridotto a quello di monumento nazionale. In Cina a Ch’ü-fou, in cui ebbe i natali Confucio, lo Stato mantiene come attrazioni turistiche il Tempio di Confucio e i terreni appartenuti alla sua famiglia. Lì, secondo una rivista (China Reconstructs), vengono allestiti spettacoli che “fanno rivivere una cerimonia cultuale in onore di Confucio”. E a Singapore, Taiwan, Hong Kong, e in altre località dell’Asia orientale, si celebra ancora l’anniversario della sua nascita.

42. Come mai il taoismo e il confucianesimo sono guide deludenti nella ricerca del vero Dio?

42 Nel confucianesimo e nel taoismo vediamo quanto in definitiva sia deludente nella ricerca del vero Dio un sistema basato sulla sapienza e sul ragionamento umani, non importa quanto siano logici e bene intenzionati. Perché? Perché trascura un elemento essenziale, cioè la volontà e le norme di un Dio personale. Il confucianesimo indirizza alla natura umana come forza motivante per fare il bene, e il taoismo indirizza alla natura stessa. Ma questa è fiducia mal riposta, perché equivale ad adorare cose create anziché il Creatore. — Salmo 62:9; 146:3, 4; Geremia 17:5.

43. In che modo le tradizioni religiose hanno ostacolato i cinesi in generale nella ricerca del vero Dio?

43 D’altra parte, le tradizioni del culto degli antenati e degli idoli, la riverenza verso un cielo cosmico e la venerazione di spiriti della natura, come pure i relativi riti e cerimonie, sono ormai così radicati nel pensiero cinese che vengono tacitamente accettati come verità. Spesso è molto difficile parlare a un cinese di un Dio personale o di un Creatore perché il concetto gli è del tutto estraneo. — Romani 1:20-25.

44. (a) Come reagiscono le menti ragionevoli alle meraviglie del mondo della natura? (b) Cosa siamo incoraggiati a fare?

44 Non si può negare che la natura abbonda di grandiosi prodigi e di sapienza e che noi uomini siamo dotati delle meravigliose facoltà della ragione e della coscienza. Ma, come è stato fatto notare nel capitolo sul buddismo, le meraviglie che vediamo nel mondo della natura hanno indotto le menti ragionevoli a concludere che deve esserci un Progettista, un Creatore. (Vedi pagine 151-2). Stando così le cose, quindi, non è logico che dovremmo sforzarci di trovare il Creatore? Questo è infatti ciò che Egli ci invita a fare: “Alzate gli occhi in alto e vedete. Chi ha creato queste cose? Colui che ne fa uscire l’esercito perfino a numero, che tutte chiama perfino per nome”. (Isaia 40:26) Così facendo non solo potremo conoscere chi è il Creatore, cioè Geova Dio, ma anche cosa egli ha in serbo per il nostro futuro.

45. Quale altra religione orientale prenderemo ora in esame?

45 Oltre al buddismo, al confucianesimo e al taoismo, che hanno giocato un ruolo primario nella vita religiosa degli orientali, c’è un’altra religione, propria del popolo giapponese: lo scintoismo. Sotto quali aspetti è diversa? Quali sono le sue origini? Ha condotto gli uomini al vero Dio? Lo tratteremo nel prossimo capitolo.

[Note in calce]

^ par. 19 Il tou è una misura di capacità per aridi equivalente a circa 10 litri.

^ par. 23 Il nome “Confucio” deriva dalla traslitterazione latina Confucius del cinese K’ung-fu-tzu, che significa “Maestro K’ung”. Sacerdoti gesuiti giunti in Cina nel XVI secolo coniarono il nome latinizzato quando raccomandarono al papa di Roma la canonizzazione di Confucio quale “santo” della Chiesa Cattolica Romana.

^ par. 40 Un gruppo taoista a Taiwan, chiamato T’ien Tao (Via del Cielo), asserisce di essere un amalgama di cinque grandi religioni: taoismo, confucianesimo, buddismo, cristianesimo e islamismo.

[Domande per lo studio]

[Riquadro a pagina 162]

Pronuncia delle parole cinesi

In questo libro, per essere coerenti con la maggior parte delle opere letterarie, si è seguito il sistema Wade-Giles di traslitterazione del cinese. Qui di seguito è indicata la trascrizione fonetica in italiano:

ch g (dolce), come in Tao Te Ching (ging)

ch’ c (dolce), come nella dinastia Ch’in (cin)

hs sc(i), come in Ta Hsüeh (sciu-eh), Grande Dottrina

j r, come in jen (ren), benevolenza

k g (dura), come nella dea buddista Kuan-yin (guan-yin)

k’ k, come in K’ung-fu-tzu (kung-fu-tzu), o Confucio

t d, come in Tao (dao), la Via

t’ t, come nella dinastia T’ang (tang)

[Riquadro a pagina 175]

 Confucianesimo: filosofia o religione?

Siccome Confucio ebbe pochissimo da dire su Dio, molti considerano il confucianesimo unicamente una filosofia e non una religione. Eppure quanto egli disse e fece dimostrò che era religioso. Ciò è reso evidente da due particolari. Primo, egli nutriva riverente timore di una suprema forza spirituale cosmica, ciò che i cinesi chiamano T’ien, Cielo, che egli considerava la fonte di ogni virtù e bontà morale e la cui volontà, egli credeva, dirige tutte le cose. Secondo, attribuiva grande importanza all’osservanza meticolosa dei riti e delle cerimonie relativi al culto del cielo e degli spiriti degli antenati estinti.

Anche se Confucio non propugnò mai queste idee come forma di religione, per generazioni esse sono state il contenuto di ciò che i cinesi hanno inteso per religione.

[Riquadro/Immagini a pagina 177]

 I Quattro libri e i Cinque classici confuciani

I Quattro libri

1. Grande Dottrina (Ta Hsüeh), l’essenza dell’educazione del gentiluomo, il primo testo che si studiava a scuola nella vecchia Cina

2. Dottrina del Mezzo (Chung Yung), trattato sullo sviluppo della natura umana attraverso la moderazione

3. Discorsi e Dialoghi (Lun Yü), raccolta delle massime di Confucio, considerata il testo base del pensiero confuciano

4. Libro di Mencio (Meng-tzu), scritti e massime del più grande discepolo di Confucio, Meng-tzu, o Mencio

I Cinque classici

1. Libro delle Odi (Shih Ching), 305 componimenti lirici che fanno un quadro della vita quotidiana all’inizio dell’epoca Chou (1000-600 a.E.V.)

2. Libro della Storia (Shu Ching), che abbraccia 17 secoli di storia cinese a partire dalla dinastia Shang (1766-1122 a.E.V.)

3. Libro dei Mutamenti (I Ching), manuale di divinazione, basato sull’interpretazione delle 64 combinazioni possibili di sei linee spezzate o intere

4. Raccolta di Riti (Li Chi), raccolta di regole su cerimonie e rituali

5. Annali di Primavera e di Autunno (Ch’un Ch’iu), cronaca dello stato di Lu, patria di Confucio, che abbraccia il periodo 721-478 a.E.V.

[Immagini]

I Cinque classici, in alto, e, a sinistra, un brano della Grande Dottrina (uno dei Quattro libri), l’opera citata a  pagina 181

[Immagine a pagina 163]

Tao: ‘la via da seguire’

[Immagine a pagina 165]

Lao-tzu, il filosofo del taoismo, in groppa a un bufalo

[Immagine a pagina 166]

Tempio taoista dedicato a Matsu, “Madre Santa del Cielo”, a Taiwan

[Immagine a pagina 171]

Montagne brumose, acque tranquille, alberi con le chiome al vento e studiosi solitari — temi frequenti nella paesaggistica cinese — rispecchiano l’ideale taoista di vivere in armonia con la natura

[Immagini a pagina 173]

A sinistra, antica statua lignea taoista del dio della Longevità con gli Otto Immortali.

A destra, sacerdote taoista in paramenti sacri che officia a un funerale

[Immagine a pagina 179]

Confucio, il massimo saggio cinese, viene onorato come maestro di etica e di morale

[Immagine a pagina 181]

Manifestazioni celebrative e musiche nel Sung Kyun Kwan, centro educativo confuciano del XIV secolo a Seoul (Corea), perpetuano i riti confuciani

[Immagini a pagina 182]

Sia egli buddista, taoista o confuciano, il cinese tipico, da sinistra, compie riti domestici in onore degli antenati, adora il dio della ricchezza e offre sacrifici nei templi nei giorni festivi