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Scritti sacri dell’India

Scritti sacri dell’India

Capitolo 3

Scritti sacri dell’India

IL GURU NANAK E L’ADI GRANTH

Secondo l’Adi Granth il guru Nanak, fondatore del sikhismo, non riconobbe mai pienamente l’autorità degli scritti indù perché non approvava le cerimonie vediche, il sistema delle caste e l’adorazione di molti dèi. Tuttavia, risalendo alla fonte delle credenze di Nanak, lo scrittore sikh Khushwant Singh osserva: “Anche una lettura superficiale dei suoi inni rivela l’influenza del Rigveda, delle Upanisad . . . e della Bhagavad-gita”. Quindi per comprendere l’Adi Granth dobbiamo esaminare le fonti dei suoi insegnamenti: i Veda, le Upanisad e la Bhagavad-gita. — The Sikh Gurus and the Sikh Religion, Anil Chandra Banerjee, 1983, pagine 133-4.

BRAHMI: LA SCRITTURA ORIGINARIA DELL’INDIA

Tutti i sistemi di scrittura delle lingue indiane, quali sanscrito, indi, punjabi, marathi, malayalam, tamil e bengali, “derivano in definitiva dalla brahmi, la scrittura usata dall’imperatore Ashoka nel III secolo a.C. nelle più antiche iscrizioni indiane pervenuteci”. — Indian Manuscripts, The British Library, 1977, pagina 1.

“La brāhmī, il prototipo tradizionale di tutti i sistemi di scrittura indo-arii, potrebbe essere stata introdotta nell’VIII o nel VII secolo a.C.” — A Dictionary of Hinduism, Margaret e James Stutley, 1977, pagina 267.

I VEDA

Gli inni più antichi contenuti nei quattro Veda (Rigveda, Yajurveda, Samaveda e Atharvaveda) furono composti quasi 3.000 anni fa e furono tramandati oralmente da maestro ad allievo. “Solo nel XIV secolo d.C. il Veda fu messo per iscritto”. — A History of India, P. K. Saratkumar, 1978, pagina 24.

LE UPANISAD

Oltre un centinaio di trattati sulla filosofia e il misticismo indù furono composti circa 2.500 anni fa. “Le più antiche Upaniṣad furono composte verso il 500 a.C., ma si continuò a scriverne anche in tempi posteriori alla diffusione della cultura musulmana in India”. — A History of Indian Philosophy, Surendranath Dasgupta, edizione indiana 1975, volume 1, pagina 39.

I PURANA

Testi in sanscrito che contengono antiche favole e mitologia indù. “Nessuno dei diciotto Purana principali è anteriore al Periodo Gupta (320-480 d.C.), anche se gran parte del materiale leggendario è più antico”. — Hinduism, M. Stutley, 1985, pagina 37.

MAHAVIRA E GLI AGAMA

Gli insegnamenti racchiusi negli scritti giaini, chiamati collettivamente Agama, sono attribuiti in parte a Mahavira e ai suoi discepoli. Qual è la fonte della loro dottrina?

“La filosofia del giainismo trae ispirazione principalmente dal sistema ateistico Sankhya”. (Epics, Myths and Legends of India, P. Thomas, 1980, pagina 132) La filosofia Sankhya (anche Samkhya) a sua volta si basa sulle Upanisad e insegna che la liberazione dalla sofferenza e dalla rinascita è possibile attraverso condotta retta e pratiche ascetiche. Quindi per comprendere le credenze del giainismo, dobbiamo prendere in considerazione la loro fonte: le Upanisad.

L’ADI GRANTH

Raccolta di quasi 6.000 inni composti da vari guru sikh oltre che da mistici indù e musulmani. “L’Adi Granth fu compilato dal quinto guru sikh, Arjun, nel 1604 d. C.” — Sri Guru Granth Sahib, traduzione inglese di Gopal Singh, 1987, volume 1, pagina XVIII.

LE EPOPEE

Il Ramayana narra le gesta di Rama, principe che in seguito regnò nella capitale Ayodhya, nell’India settentrionale, e fu deificato quale settima incarnazione (avatara) di Vishnu.

Il Mahabharata descrive il conflitto tra due famiglie per il dominio dell’India settentrionale divampato circa 3.000 anni fa.

“Sia il Rāmāyaṇa di Vālmiki che il Mahābhārata di Vyāsa devono essere stati completati tra il 500 a.C. e il 200 d.C., l’uno nella prima metà di questo periodo e l’altro nella seconda metà”. — Advanced History of India, K. A. Nilakanta Sastri e G. Srinivasachari, 1982, pagina 59.

GLI AGAMA

Scritti giaini compilati in sanscrito e in pracrito sulla vita e gli insegnamenti di Mahavira, vissuto più di 2.400 anni fa “Il canone Śvetāmbara, che non raggiunse la forma definitiva che verso il 500 d.C., consiste di circa quarantacinque testi, divisi in sei gruppi”. — Abingdon Dictionary of Living Religions, a cura di Keith Crim, 1981, pagina 371.