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Canaan

Canaan

(Cànaan) [paese mercantile; paese del trafficante], Cananeo.

1. Quarto figlio di Cam in ordine di menzione e nipote di Noè. (Ge 9:18; 10:6; 1Cr 1:8) Progenitore delle 11 tribù che infine si stabilirono nella regione del Mediterraneo orientale fra l’Egitto e la Siria, che fu perciò chiamata “il paese di Canaan”. — Ge 10:15-19; 1Cr 16:18; vedi n. 2.

In seguito all’episodio dell’ubriacatura di Noè, Canaan venne a trovarsi sotto la maledizione profetica di Noè, la quale prediceva che Canaan sarebbe diventato schiavo di Sem e di Iafet. (Ge 9:20-27) Poiché il racconto menziona solo che “Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e andò a riferirlo fuori ai suoi due fratelli”, è logico chiedersi perché oggetto della maledizione fu Canaan e non Cam. Commentando Genesi 9:24, dov’è detto che quando Noè si svegliò dal vino “seppe ciò che gli aveva fatto il suo figlio più giovane”, una nota in calce della traduzione di Rotherham dice: “Senza dubbio Canaan e non Cam: Sem e Iafet, per la loro pietà, sono benedetti; Canaan, per qualche innominata bassezza, è maledetto; Cam, per la sua trascuratezza, è trascurato”. Anche secondo una pubblicazione ebraica l’episodio “si riferisce a qualche azione abominevole in cui sembra sia stato implicato Canaan”. (The Pentateuch and Haftorahs, a cura di J. H. Hertz, Londra, 1972, p. 34) E, dopo aver fatto notare che la parola ebraica tradotta “figlio” al versetto 24 può significare anche “nipote”, la stessa pubblicazione dichiara: “Il riferimento riguarda evidentemente Canaan”. Un’altra opera fa pure rilevare che secondo alcuni Canaan “commise qualche atto osceno nei confronti di [Noè]”, e che l’espressione “figlio più giovane” si riferisce a Canaan, che era il figlio minore di Cam. — The Soncino Chumash, a cura di A. Cohen, Londra, 1956, p. 47.

Queste opinioni sono necessariamente congetturali dato che la Bibbia non fornisce particolari sulla parte avuta da Canaan nell’offendere Noè. Ma che vi abbia avuto una parte sembra decisamente indicato dal fatto che, subito prima del riferimento all’ubriacatura di Noè, Canaan viene improvvisamente introdotto nel racconto (Ge 9:18); inoltre, nel descrivere le azioni di Cam, la Bibbia lo menziona come “Cam, padre di Canaan”. (Ge 9:22) È ragionevole concludere che l’espressione “vide la nudità di suo padre” possa indicare qualche abuso o perversione da parte di Canaan. Quando la Bibbia parla di “scoprire la nudità” o ‘vedere la nudità’ di qualcuno si tratta quasi sempre di incesto o di altri peccati sessuali. (Le 18:6-19; 20:17) È dunque possibile che Canaan avesse abusato o tentato di abusare dell’inconscio Noè e che Cam, pur essendone a conoscenza, non l’avesse impedito né avesse preso qualche misura disciplinare contro l’offensore, e avesse aggravato la cosa rendendo nota ai fratelli la vergogna di Noè.

Si deve pure considerare l’elemento profetico della maledizione. Non c’è alcuna prova che Canaan stesso sia diventato schiavo di Sem o di Iafet durante la sua vita. Ma la prescienza di Dio era all’opera e, poiché la maledizione espressa da Noè era divinamente ispirata e il disfavore di Dio non è espresso senza giusta causa, probabilmente Canaan aveva già manifestato un carattere decisamente corrotto, forse una natura libidinosa, per cui Dio previde i cattivi risultati che questa caratteristica avrebbe alla fine determinato fra i discendenti di Canaan. Nel precedente caso di Caino, Geova aveva notato in lui una cattiva disposizione di cuore e lo aveva avvertito del pericolo di essere sopraffatto dal peccato (Ge 4:3-7); Dio aveva anche notato l’irriformabile tendenza al male della maggior parte della popolazione prediluviana, cosa che ne giustificò la distruzione. (Ge 6:5) La prova più chiara della giustezza della maledizione contro Canaan si ha quindi nella storia successiva dei suoi discendenti, in quanto essi si fecero una reputazione particolarmente sordida di immoralità e depravazione, attestata sia dalla storia biblica che da quella secolare. La maledizione contro Canaan si adempì circa otto secoli dopo essere stata pronunciata, quando i discendenti di Canaan furono soggiogati dagli israeliti, semiti, e in seguito vennero a trovarsi sotto il dominio di potenze iafetiche come la Media-Persia, la Grecia e Roma.

2. Il nome Canaan si applica anche ai discendenti del figlio di Cam e al paese in cui abitavano. Canaan era l’antico nome indigeno di quella parte della Palestina che si trova a O del Giordano (Nu 33:51; 35:10, 14), benché anche il paese a E del Giordano fosse stato invaso dagli amorrei di origine cananea qualche tempo prima della conquista israelita. — Nu 21:13, 26.

Confini e storia antica. La più antica descrizione dei confini di Canaan indica che il paese si estendeva da Sidone a N fino a Gherar presso Gaza a SO, e in direzione SE fino a Sodoma e alle città vicine. (Ge 10:19) All’epoca di Abraamo, però, sembra che Sodoma e le altre “città del Distretto” fossero ormai distinte dal paese di Canaan vero e proprio. (Ge 13:12) In seguito pare che anche i territori di Edom e Moab, abitati da discendenti di Abraamo e Lot, fossero considerati al di fuori del paese di Canaan. (Ge 36:6-8; Eso 15:15) Il territorio di Canaan promesso alla nazione d’Israele è descritto più particolareggiatamente in Numeri 34:2-12. Evidentemente esso iniziava molto più a N di Sidone, e si estendeva a S fino alla “valle del torrente d’Egitto” e a Cades-Barnea. I filistei, che non erano cananei (Ge 10:13, 14), avevano occupato la regione costiera a S della pianura di Saron, ma anche questa un tempo “si considerava” parte del paese di Canaan. (Gsè 13:3) Altre tribù, come i cheniti (una famiglia dei quali è in seguito messa in relazione con Madian; Nu 10:29; Gdc 1:16) e gli amalechiti (discendenti di Esaù; Ge 36:12), erano pure penetrate nel territorio. — Ge 15:18-21; Nu 14:45.

La Bibbia non dice se i discendenti di Canaan migrarono in questo paese e vi si stabilirono subito dopo lo scompiglio di Babele (Ge 11:9) o se prima accompagnarono il grosso dei camiti in Africa e poi tornarono indietro in Palestina. In ogni caso, nel 1943 a.E.V., quando Abraamo lasciò Haran in Paddan-Aram e si diresse verso quella terra, i cananei già vi risiedevano, e Abraamo ebbe certi rapporti sia con gli amorrei che con gli ittiti. (Ge 11:31; 12:5, 6; 13:7; 14:13; 23:2-20) Abraamo ricevette da Geova Dio ripetute promesse che il suo seme, i suoi discendenti, avrebbero ereditato quel paese, e gli fu detto di ‘percorrere il paese in lungo e in largo’. (Ge 12:7; 13:14-17; 15:7, 13-21; 17:8) A motivo di questa promessa e per rispetto verso la maledizione di Dio, Abraamo si assicurò che suo figlio Isacco non sposasse una cananea. — Ge 24:1-4.

La relativa facilità con cui Abraamo e più tardi Isacco e Giacobbe andavano e venivano nel paese con i loro greggi e armenti indica che la regione non era ancora densamente popolata. (Cfr. Ge 34:21). Anche le ricerche archeologiche dimostrano che a quell’epoca gli insediamenti erano piuttosto sparsi, e quasi tutti i villaggi si trovavano lungo la costa, nella regione del Mar Morto, lungo la valle del Giordano e nella pianura di Izreel. Parlando della Palestina nella prima parte del secondo millennio a.E.V., W. F. Albright dice che la zona collinosa per lo più non era ancora occupata da una popolazione sedentaria, per cui la tradizione biblica è assolutamente esatta quando dice che i patriarchi si spostavano sulle colline della Palestina centrale e nelle aride zone meridionali, dove c’erano ancora vasti spazi a loro disposizione. (Archaeology of Palestine and the Bible, 1933, pp. 131-133) A quel tempo, come è indicato in Genesi 14:1-7, Canaan doveva essere in qualche modo soggetta all’influenza e alla dominazione elamita (e quindi semitica).

Fra i villaggi nei cui pressi Abraamo, Isacco e Giacobbe si accamparono c’erano Sichem (Ge 12:6), Betel e Ai (Ge 12:8), Ebron (Ge 13:18), Gherar (Ge 20:1) e Beer-Seba (Ge 22:19). Anche se non sembra che i cananei manifestassero particolare ostilità nei confronti dei patriarchi ebrei, ciò che principalmente li proteggeva dall’essere attaccati era la protezione divina. (Sl 105:12-15) Infatti, dopo l’aggressione compiuta dai figli di Giacobbe contro la città ivvea di Sichem, fu a motivo del “terrore di Dio” abbattutosi sulle città vicine che gli abitanti “non inseguirono i figli di Giacobbe”. — Ge 33:18; 34:2; 35:5.

La storia secolare indica che prima della conquista israelita l’Egitto esercitò l’egemonia su Canaan per circa due secoli. Durante questo periodo, messaggi (noti come lettere di Tell el-Amarna) inviati da vassalli in Siria e Palestina ai faraoni Amenofi III ed Ekhnaton presentano un quadro di notevoli lotte fra le città e di intrighi politici nella regione. Quando Israele giunse alla frontiera (1473 a.E.V.), Canaan era un paese con numerose città-stato o piccoli regni, che però erano ancora legati da rapporti tribali. Gli esploratori inviati nel paese quasi 40 anni prima l’avevano trovato ricco di frutti e con città ben fortificate. — Nu 13:21-29; cfr. De 9:1; Ne 9:25.

Le tribù di Canaan. Fra le 11 tribù cananee (Ge 10:15-19), gli amorrei pare occupassero nel paese la posizione principale. (Vedi AMORREO). Oltre alle terre da essi conquistate a E del Giordano in Basan e Galaad, i riferimenti agli amorrei indicano che erano forti sulle alture del paese di Canaan vero e proprio, sia a N che a S. (Gsè 10:5; 11:3; 13:4) Secondi in quanto a forza erano forse gli ittiti, i quali, pur arrivando a S fino a Ebron all’epoca di Abraamo (Ge 23:19, 20), in seguito a quanto pare si stabilirono principalmente a N, verso la Siria. — Gsè 1:4; Gdc 1:23-26; 1Re 10:29.

Delle altre tribù, i gebusei, gli ivvei e i ghirgasei sono quelli più spesso menzionati all’epoca della conquista. I gebusei evidentemente abitavano nella regione montagnosa intorno a Gerusalemme. (Nu 13:29; Gsè 18:16, 28) Gli ivvei erano sparsi da Gabaon a S (Gsè 9:3, 7) fino ai piedi del monte Ermon a N. (Gsè 11:3) Il territorio dei ghirgasei non è indicato.

Le altre sei tribù, i sidoni, gli arvadei, gli amatei, gli archei, i sinei e gli zemarei, potevano essere incluse nel termine collettivo “cananei” usato spesso insieme ai nomi di altre tribù, a meno che l’espressione non voglia semplicemente indicare città o gruppi con popolazione cananea mista. (Eso 23:23; 34:11; De 7:1; Nu 13:29) Sembra che queste sei tribù si fossero stabilite tutte a N della regione conquistata inizialmente dagli israeliti, e non sono menzionate all’epoca della conquista.

Conquista di Canaan da parte di Israele. (CARTINE, vol. 1, pp. 737,738) Nel secondo anno dopo l’Esodo gli israeliti avevano fatto un primo tentativo di penetrare entro i confini meridionali di Canaan, ma senza l’approvazione divina, ed erano stati respinti dai cananei e dagli amalechiti loro alleati. (Nu 14:42-45) Verso la fine dei 40 anni di peregrinazione Israele mosse di nuovo contro i cananei e fu attaccato dal re di Arad nel Negheb, ma questa volta gli eserciti cananei furono sconfitti e le loro città distrutte. (Nu 21:1-3) Comunque gli israeliti non approfittarono di questa vittoria invadendo il paese da S, ma fecero un giro per avvicinarsi da E. Così vennero a conflitto con i regni amorrei di Sihon e Og. In seguito alla sconfitta di questi re, Basan e Galaad passarono interamente sotto la dominazione israelita, incluse 60 città “con alte mura, porte e sbarre” soltanto in Basan. (Nu 21:21-35; De 2:26–3:10) La sconfitta di quei potenti re ebbe l’effetto di indebolire i regni cananei a O del Giordano, e il successivo passaggio miracoloso del Giordano a piedi asciutti da parte degli israeliti fece ‘struggere’ il cuore dei cananei. Infatti non fecero alcun tentativo di attaccare il campo d’Israele a Ghilgal mentre molti degli israeliti si rimettevano dopo essere stati circoncisi né durante la successiva celebrazione della Pasqua. — Gsè 2:9-11; 5:1-11.

Potendo ora attingere acqua in abbondanza al Giordano e procurarsi generi alimentari nella regione conquistata a E del fiume, gli israeliti avevano a Ghilgal un’ottima base da cui procedere alla conquista del paese. Un vicino avamposto, la città di Gerico, che aveva sbarrato le porte, fu il loro primo obiettivo, e le sue possenti mura caddero grazie alla potenza di Geova. (Gsè 6:1-21) Allora l’esercito invasore superò oltre 1000 m di dislivello penetrando nella regione montuosa a N di Gerusalemme e, dopo un primo insuccesso, conquistò Ai e la incendiò. (Gsè 7:1-5; 8:18-28) Mentre in tutto il paese i regni cananei si accingevano a formare una massiccia coalizione per respingere gli israeliti, alcune città ivvee con uno stratagemma fecero la pace con Israele. Tale secessione di Gabaon e di altre tre città vicine fu evidentemente considerata dagli altri regni cananei un tradimento che metteva a repentaglio l’unità dell’intera ‘lega cananea’. Cinque re cananei si coalizzarono quindi per combattere non contro Israele, ma contro Gabaon; tuttavia, marciando per tutta la notte, le truppe israelite al comando di Giosuè accorsero a salvare la città assediata. La sconfitta inflitta da Giosuè ai cinque re fu favorita da una miracolosa pioggia di enormi chicchi di grandine e dal fatto che Dio ritardò il tramonto del sole. — Gsè 9:17, 24, 25; 10:1-27.

Il vittorioso esercito israelita compì allora una rapida avanzata in tutto il meridione di Canaan (ad eccezione delle pianure della Filistea), conquistando varie città della Sefela, la regione montuosa e il Negheb, e fece poi ritorno al campo base di Ghilgal presso il Giordano. (Gsè 10:28-43) Allora i cananei della regione settentrionale al comando del re di Hazor cominciarono ad ammassare truppe e carri da guerra, radunandosi presso le acque di Merom, a N del Mar di Galilea. Ma l’esercito di Giosuè attaccò di sorpresa la confederazione dei cananei e li mise in fuga, marciando poi alla conquista delle loro città fino a Baal-Gad ai piedi del monte Ermon a N. (Gsè 11:1-20) La campagna probabilmente richiese un considerevole periodo di tempo e fu seguita da un’altra offensiva nella regione montuosa a S, attacco sferrato questa volta contro i giganteschi anachim e le loro città. — Gsè 11:21, 22; vedi ANACHIM.

Erano ormai trascorsi circa sei anni dall’inizio dei combattimenti. La maggior parte di Canaan era stata conquistata, e la potenza delle tribù cananee era stata infranta, cosa che permise di iniziare la ripartizione del paese fra le tribù d’Israele. (Vedi CONFINE, LINEA DI). Tuttavia alcune regioni erano ancora da soggiogare, incluse zone importanti come il territorio dei filistei — i quali, pur non essendo cananei, avevano nondimeno usurpato il paese promesso agli israeliti — il territorio dei ghesuriti (cfr. 1Sa 27:8), il territorio che andava dalla zona di Sidone su fino a Ghebal (Biblos), e tutta la regione del Libano. (Gsè 13:2-6) Inoltre c’erano delle sacche di resistenza sparse in tutto il paese, alcune delle quali furono poi sgominate dalle tribù d’Israele cui era spettata in eredità la zona, mentre altri cananei rimasero indisturbati o furono lasciati rimanere dagli israeliti e assoggettati ai lavori forzati. — Gsè 15:13-17; 16:10; 17:11-13, 16-18; Gdc 1:17-21, 27-36.

Anche se numerosi cananei sopravvissero alla conquista principale e opposero resistenza ai tentativi di soggiogarli, si poteva ugualmente dire che ‘Geova aveva dato a Israele tutto il paese che aveva giurato di dare ai loro antenati’, che aveva dato loro “riposo d’ogni intorno” e che ‘nemmeno una promessa era venuta meno di tutta la buona promessa che Geova aveva fatto alla casa d’Israele; si era avverata tutta’. (Gsè 21:43-45) Tutt’intorno agli israeliti i popoli nemici erano atterriti e non costituivano una vera minaccia per la loro sicurezza. In precedenza Geova aveva detto che avrebbe cacciato i cananei “a poco a poco” affinché le bestie selvagge non si moltiplicassero in un paese rimasto improvvisamente disabitato. (Eso 23:29, 30; De 7:22) Nonostante la superiorità dell’equipaggiamento bellico dei cananei, dotati fra l’altro di carri da guerra muniti di falci di ferro, alla fine qualsiasi mancata conquista da parte israelita di determinate zone non poteva attribuirsi a Geova, come se egli avesse mancato di adempiere la sua promessa. (Gsè 17:16-18; Gdc 4:13) Piuttosto, la Bibbia mostra che le poche sconfitte subite dagli israeliti furono dovute alla loro infedeltà. — Nu 14:44, 45; Gsè 7:1-12.

Perché Geova decretò lo sterminio dei cananei?

La storia biblica rivela che la popolazione delle città cananee conquistate dagli israeliti fu completamente votata alla distruzione. (Nu 21:1-3, 34, 35; Gsè 6:20, 21; 8:21-27; 10:26-40; 11:10-14) Questo fatto ha indotto alcuni critici a sostenere che le Scritture Ebraiche, o “Vecchio Testamento”, siano imbevute di uno spirito di crudeltà e sfrenato massacro. La questione però verte chiaramente sul riconoscere o meno la sovranità di Dio sulla terra e sui suoi abitanti. Egli aveva promesso in eredità il paese di Canaan al ‘seme di Abraamo’, confermando la promessa con un patto giurato. (Ge 12:5-7; 15:17-21; cfr. De 32:8; At 17:26). Ma Dio non si proponeva semplicemente di scacciare o spodestare gli abitanti del paese. Vi era implicato anche il suo diritto di agire quale “Giudice di tutta la terra” (Ge 18:25) e di condannare alla pena capitale coloro che lo meritavano, come pure il suo diritto di far rispettare e far eseguire tale condanna.

L’equità della maledizione profetica di Dio su Canaan trovò piena conferma nelle condizioni prevalenti nel paese all’epoca della conquista israelita. Dal tempo di Abraamo Geova aveva concesso 400 anni affinché ‘l’errore degli amorrei giungesse a compimento’. (Ge 15:16) Il fatto che le mogli ittite di Esaù fossero “fonte di amarezza di spirito per Isacco e Rebecca” al punto che Rebecca era giunta ad ‘aborrire la sua vita per causa loro’ è certo una prova della cattiveria già manifesta fra i cananei. (Ge 26:34, 35; 27:46) Nei secoli successivi il paese di Canaan giunse agli estremi nel praticare cose detestabili come idolatria, immoralità e spargimento di sangue. La religione cananea era straordinariamente ignobile e degradata: i “pali sacri” e le “colonne sacre” erano evidentemente simboli fallici e molti dei riti compiuti sugli “alti luoghi” comportavano gravi sfrenatezze sessuali e depravazione. (Eso 23:24; 34:12, 13; Nu 33:52; De 7:5) Incesto, sodomia e bestialità facevano parte del ‘modo di fare del paese di Canaan’ che rendeva il paese impuro, e per il suo errore il paese era destinato a ‘vomitare i suoi abitanti’. (Le 18:2-25) Fra le cose detestabili praticate dai cananei c’erano magia, incantesimi, spiritismo e l’usanza di sacrificare i propri figli nel fuoco. — De 18:9-12.

Colonne sacre (stele) e tavola sacrificale rinvenute ad Hazor. Le incisioni sulla stele centrale potrebbero rappresentare un’invocazione al dio-luna

La principale divinità adorata dai cananei era Baal. (Gdc 2:12, 13; cfr. Gdc 6:25-32; 1Re 16:30-32). Le dee cananee Astoret (Gdc 2:13; 10:6; 1Sa 7:3, 4), Asheràh e Anat sono presentate in un testo egiziano sia come dee madri che come prostitute sacre, le quali, paradossalmente, rimanevano sempre vergini (alla lettera, “le grandi dee che concepiscono ma non generano”). Sembra che il loro culto implicasse invariabilmente i servigi di prostitute sacre. Queste dee non erano soltanto simbolo di libidine, ma anche di violenza sadica e di guerra. Ad esempio, nell’epica ugaritica di Baal la dea Anat è descritta mentre fa strage di uomini, dopo di che si adorna di teste penzolanti, si appende alla cintola le mani delle vittime e cammina nel loro sangue che le arriva fino alle ginocchia. Le statuine della dea Astoret rinvenute in Palestina rappresentano una donna nuda dagli attributi sessuali molto accentuati. Del culto fallico praticato dai cananei, l’archeologo W. F. Albright osserva: “Nel suo momento peggiore, . . . l’aspetto erotico del loro culto dovette sprofondare a livelli estremamente sordidi di degradazione sociale”. — Archaeology and the Religion of Israel, 1968, pp. 76, 77; vedi ASTORET; BAAL n. 4.

Un’altra delle loro pratiche degradanti era il sacrificio dei bambini. Merrill F. Unger scrive: “Scavi eseguiti in Palestina hanno portato alla luce mucchi di cenere e resti di scheletri infantili in cimiteri adiacenti ad altari pagani, a conferma della diffusione di questa crudele e abominevole usanza”. (Archaeology and the Old Testament, 1964, p. 279) L’Halley’s Bible Handbook (1964, p. 161) afferma: “I cananei praticavano il culto dandosi all’immoralità come rito religioso in presenza dei loro dèi; quindi assassinavano i loro primogeniti come sacrificio a quegli stessi dèi. Sembra che in gran parte il paese di Canaan fosse divenuto una specie di Sodoma e Gomorra a livello nazionale. . . . Una civiltà così abominevole, sordida e brutale aveva ancora il diritto di esistere? . . . Gli archeologi che scavano fra le rovine delle città cananee si chiedono perché Dio non li abbia distrutti prima”. — ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 739.

All’epoca del Diluvio universale Geova aveva esercitato il suo diritto sovrano di eseguire la condanna a morte sulla malvagia popolazione del mondo intero; l’aveva esercitato nell’intero Distretto di Sodoma e Gomorra a motivo ‘dell’alto grido di lamento per le loro città e del loro gravissimo peccato’ (Ge 18:20; 19:13); aveva eseguito il decreto di distruzione delle forze militari del faraone al Mar Rosso; inoltre aveva sterminato la famiglia di Cora e altri ribelli fra gli israeliti stessi. In quei casi Dio era ricorso a forze naturali per compiere la distruzione. Ma ora Geova affidò agli israeliti, guidati dal suo messaggero angelico e sostenuti dalla sua onnipotente forza, il sacro compito di essere i principali esecutori del decreto divino. (Eso 23:20-23, 27, 28; De 9:3, 4; 20:15-18; Gsè 10:42) Comunque, per i cananei il risultato sarebbe stato esattamente lo stesso anche se Dio avesse deciso di distruggerli mediante qualche fenomeno naturale come un’inondazione, una conflagrazione o un terremoto. Il fatto che fossero impiegati agenti umani per mettere a morte i popoli condannati, per quanto il loro compito possa sembrare spiacevole, non può alterare la giustezza dell’azione ordinata da Dio. (Ger 48:10) Servendosi di questo strumento umano, contrapposto a “sette nazioni più popolose e potenti” di loro, Geova magnificò la sua potenza e dimostrò la sua Divinità. — De 7:1; Le 25:38.

I cananei non erano all’oscuro delle vigorose prove che Israele era lo strumento e il popolo eletto di Dio. (Gsè 2:9-21, 24; 9:24-27) Tuttavia, ad eccezione di Raab e della sua famiglia, e delle città dei gabaoniti, coloro che subirono la distruzione non cercarono misericordia né si valsero delle opportunità di scampare, anzi preferirono ostinarsi nella ribellione contro Geova. Egli non li costrinse a piegarsi e a cedere alla sua espressa volontà, ma piuttosto lasciò “che il loro cuore divenisse ostinato in modo da dichiarare guerra contro Israele, per votarli alla distruzione, affinché non fossero considerati con favore, ma per annientarli” nell’esecuzione del suo giudizio contro di loro. — Gsè 11:19, 20.

Saggiamente Giosuè “non tolse una parola di tutto ciò che Geova aveva comandato a Mosè” in quanto alla distruzione dei cananei. (Gsè 11:15) Ma la nazione israelita non seguì il suo buon esempio e non eliminò completamente la fonte di contaminazione del paese. La continua presenza dei cananei in mezzo agli israeliti li contagiò al punto che, con l’andar del tempo, senza dubbio provocò maggiori perdite di vite umane (per non menzionare delitti, immoralità e idolatria) di quante non ne avrebbe provocate il decreto di sterminio dei cananei se fosse stato fedelmente eseguito. (Nu 33:55, 56; Gdc 2:1-3, 11-23; Sl 106:34-43) Geova aveva avvertito gli israeliti che la sua giustizia e i suoi giudizi non sarebbero stati parziali, e che se essi avessero stretto relazioni con i cananei, contratto matrimoni con loro e praticato l’unione delle fedi, e se ne avessero adottato le usanze religiose e le abitudini degenerate, ciò li avrebbe inevitabilmente fatti incorrere nello stesso decreto di sterminio, e di conseguenza anch’essi sarebbero stati ‘vomitati dal paese’. — Eso 23:32, 33; 34:12-17; Le 18:26-30; De 7:2-5, 25, 26.

Giudici 3:1, 2 afferma che Geova lasciò sussistere alcune nazioni cananee “per provare mediante esse Israele, cioè tutti quelli che non avevano fatto l’esperienza di nessuna delle guerre di Canaan; fu solo perché le generazioni dei figli d’Israele avessero esperienza, per insegnare loro la guerra, cioè solo quelli che prima non avevano avuto esperienza di tali cose”. Questo non contraddice la precedente dichiarazione (Gdc 2:20-22) secondo cui Geova aveva permesso a queste nazioni di rimanere a causa dell’infedeltà d’Israele e anche per “provare mediante esse Israele, se osserveranno la via di Geova”. Anzi è in armonia con quella dichiarazione e mostra che le successive generazioni degli israeliti avrebbero così avuto l’opportunità di dimostrare ubbidienza ai comandi di Dio relativi ai cananei, provando la loro fede fino al punto di mettere a repentaglio la vita in guerra per dimostrarsi ubbidienti.

Tenuto conto di ciò, è chiaro che l’opinione di alcuni critici della Bibbia, secondo cui la distruzione dei cananei da parte di Israele non sarebbe in armonia con lo spirito delle Scritture Greche Cristiane, non corrisponde ai fatti, come dimostrerà un esame dei versetti di Matteo 3:7-12; 22:1-7; 23:33; 25:41-46; Marco 12:1-9; Luca 19:14, 27; Romani 1:18-32; 2 Tessalonicesi 1:6-9; 2:3; Rivelazione 19:11-21.

Storia dei secoli successivi. Dopo la conquista, fra cananei e israeliti si stabilì una coesistenza relativamente pacifica, ma a scapito di Israele. (Gdc 3:5, 6; cfr. Gdc 19:11-14). Sovrani siri, moabiti e filistei si susseguirono nel dominare temporaneamente sugli israeliti, ma solo all’epoca di Iabin, chiamato “re di Canaan”, i cananei riacquistarono sufficiente potenza da riuscire a soggiogare Israele per 20 anni. (Gdc 4:2, 3) Dopo la definitiva sconfitta di Iabin ad opera di Barac, le difficoltà di Israele nel periodo precedente al regno vennero principalmente da fonti non cananee: da madianiti, ammoniti e filistei. Anche al tempo di Samuele, delle tribù cananee sono menzionati brevemente solo gli amorrei. (1Sa 7:14) Il re Davide scacciò i gebusei da Gerusalemme (2Sa 5:6-9), ma le sue campagne più importanti furono quelle contro filistei, ammoniti, moabiti, edomiti, amalechiti e siri. Quindi i cananei, pur essendo ancora in possesso di alcune città e terre nel territorio di Israele (2Sa 24:7, 16-18), non costituivano più una minaccia dal punto di vista militare. Due guerrieri ittiti sono menzionati fra gli uomini di Davide. — 1Sa 26:6; 2Sa 23:39.

Durante il suo regno Salomone mise quanti rimanevano delle tribù cananee ai lavori forzati in molte sue imprese (1Re 9:20, 21), estendendo i lavori di costruzione fino alla città cananea di Amat molto più a N. (2Cr 8:4) Ma le mogli cananee contribuirono poi alla rovina di Salomone, alla perdita di gran parte del regno sotto il suo erede e alla corruzione religiosa della nazione. (1Re 11:1, 13, 31-33) Dal regno di Salomone (1037-998 a.E.V.) fino a quello di Ieoram su Israele (ca. 917-905 a.E.V.) sembra che solo gli ittiti abbiano conservato una certa importanza e forza come tribù, pur trovandosi evidentemente a N del territorio d’Israele e in Siria o nelle vicinanze. — 1Re 10:29; 2Re 7:6.

I matrimoni con cananee costituivano ancora un problema fra gli israeliti tornati dall’esilio in Babilonia (Esd 9:1, 2), ma i regni cananei, inclusi quelli ittiti, erano evidentemente scomparsi sotto l’impatto dell’invasione sira, assira e babilonese. Il nome “Canaan” finì per riferirsi principalmente alla Fenicia, come nella profezia di Isaia relativa a Tiro (Isa 23:1, 11, nt.) e nel caso della donna “fenicia” (lett. “cananea” [gr. chananàia]) della regione di Tiro e Sidone che si era rivolta a Gesù. — Mt 15:22, nt.; cfr. Mr 7:26.

Importanza commerciale e geopolitica. Il paese di Canaan costituiva un ponte fra l’Egitto e l’Asia, e, più in particolare, la Mesopotamia. Benché l’economia del paese fosse fondamentalmente agricola, anche il commercio era fiorente e le città portuali di Tiro e Sidone divennero importanti centri commerciali, le cui flotte navali erano famose in tutto il mondo allora conosciuto. (Cfr. Ez 27). Infatti, fin dal tempo di Giobbe, il nome “cananeo” era diventato sinonimo di “trafficante” ed è così tradotto. (Gb 41:6; Sof 1:11; nota anche il riferimento a Babilonia come al “paese di Canaan”, Ez 17:4, 12). Canaan occupava perciò una posizione davvero strategica nella Mezzaluna Fertile e fu un obiettivo ambìto dai grandi imperi della Mesopotamia, dell’Asia Minore e dell’Africa che cercavano di controllare il traffico militare e commerciale che avveniva entro i suoi confini. Il fatto che Dio pose il suo popolo eletto in questo paese doveva perciò attirare senz’altro l’attenzione delle nazioni e avere effetti di vasta portata; in senso geografico e, cosa ancor più importante, in senso religioso, si poteva ben dire che gli israeliti dimoravano “al centro della terra”. — Ez 38:12.

Lingua. Sebbene la Bibbia indichi chiaramente che i cananei erano camiti, la maggioranza delle opere di consultazione attribuisce loro un’origine semitica, e questo in base a testimonianze secondo cui i cananei parlavano una lingua semitica. I documenti ai quali più spesso si fa riferimento sono i numerosi testi rinvenuti a Ras Shamra (Ugarit), scritti in una lingua o dialetto semitico e datati al XIV secolo a.E.V. Non sembra, però, che Ugarit si trovasse entro i confini biblici di Canaan. In un articolo di A. F. Rainey pubblicato in The Biblical Archaeologist (1965, p. 105) si afferma che sotto l’aspetto etnico, politico e probabilmente linguistico “è ora sicuramente inesatto definire Ugarit una città ‘cananea’”. Egli fornisce altre prove indicanti che “Ugarit e il paese di Canaan erano entità politiche separate e distinte”. Perciò queste tavolette non costituiscono un criterio sicuro per determinare quale fosse la lingua dei cananei.

Molte delle tavolette di Tell el-Amarna trovate in Egitto provengono in effetti dal paese di Canaan, e queste tavolette, anteriori alla conquista israelita, sono redatte per lo più con scrittura cuneiforme babilonese, quindi in una lingua semitica. Si trattava comunque della lingua della diplomazia dell’epoca in tutto il Medio Oriente, tanto che fu adoperata per scrivere persino alla corte d’Egitto. È perciò molto interessante notare quanto afferma l’Interpreter’s Dictionary of the Bible (a cura di G. A. Buttrick, 1962, vol. 1, p. 495), e cioè che “le lettere di Tell el-Amarna sostengono l’opinione secondo cui elementi etnici non semiti si stabilirono in Palestina e in Siria in epoca piuttosto antica, dal momento che diverse di queste lettere rivelano una notevole influenza di lingue non semitiche”. (Il corsivo è nostro). La realtà è quindi che c’è ancora molta incertezza su quale fosse la lingua originale dei primi abitanti di Canaan.

È vero comunque che la Bibbia stessa sembra indicare che Abraamo e i suoi discendenti erano in grado di conversare con gli abitanti di Canaan senza bisogno di un interprete, e si può anche notare che, sebbene alcuni toponimi non fossero di tipo semitico, la maggioranza dei villaggi e delle città conquistati dagli israeliti avevano già nomi semitici. Comunque, re filistei ai giorni di Abraamo, ed evidentemente anche al tempo di Davide, erano chiamati “Abimelec” (Ge 20:2; 21:32; Sl 34:sopr), nome (o titolo) prettamente semitico, ma nessuno sostiene che i filistei fossero di razza semitica. Pare quindi che le tribù cananee, nell’arco di alcuni secoli a partire dalla confusione delle lingue a Babele (Ge 11:8, 9), siano passate dalla loro originale lingua camitica a una lingua semitica. Questo può essere stato determinato dagli stretti contatti con le popolazioni di lingua aramaica della Siria, conseguenza di una temporanea dominazione mesopotamica, o da altri motivi oggi ignoti. Un simile cambiamento non sarebbe maggiore di quello avvenuto in altre nazioni antiche, ad esempio presso gli antichi persiani, i quali, pur essendo di razza indoeuropea (iafetica), adottarono in seguito l’arameo, una lingua semitica, come lingua parlata e scritta.

“La lingua di Canaan” menzionata in Isaia 19:18 doveva essere a quel tempo (VIII secolo a.E.V.) l’ebraico, lingua principale del paese.