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Creazione

Creazione

L’atto del creare o portare all’esistenza qualcuno o qualcosa. Può anche indicare ciò che è stato creato o portato all’esistenza. L’ebraico baràʼ e il greco ktìzo significano entrambi “creare” e sono usati esclusivamente con riferimento alla creazione divina.

Nelle Scritture Geova Dio è identificato come il Creatore. Egli è “il Creatore dei cieli, . . . il Formatore della terra e il suo Fattore”. (Isa 45:18) È “il Formatore dei monti e il Creatore del vento” (Am 4:13) ed è “Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e tutte le cose che sono in essi”. (At 4:24; 14:15; 17:24) “Dio . . . creò tutte le cose”. (Ef 3:9) Gesù Cristo riconobbe Geova come Colui che aveva creato gli uomini, facendoli maschio e femmina. (Mt 19:4; Mr 10:6) Geova è pertanto il solo ad essere giustamente chiamato “il Creatore”. — Isa 40:28.

È a motivo della volontà di Dio che tutte le cose “esisterono e furono create”. (Ri 4:11) Prima che la creazione avesse inizio, Geova, che è sempre esistito, era solo. — Sl 90:1, 2; 1Tm 1:17.

Mentre Geova, che è uno Spirito (Gv 4:24; 2Co 3:17), è sempre esistito, non si può dire altrettanto della materia che compone l’universo. Perciò, nel creare i cieli fisici e la terra, Geova non usò materia preesistente. Lo si comprende da Genesi 1:1, che dice: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. Se la materia fosse sempre esistita, non sarebbe stato esatto usare la parola “principio” in relazione alle cose materiali. Invece, dopo aver creato la terra, Dio formò in effetti “dal suolo ogni bestia selvaggia del campo e ogni creatura volatile dei cieli”. (Ge 2:19) Formò inoltre l’uomo “dalla polvere del suolo”, soffiandogli nelle narici l’alito della vita affinché l’uomo divenisse un’anima vivente. — Ge 2:7.

Appropriatamente Salmo 33:6 dice: “Mediante la parola di Geova furono fatti gli stessi cieli, e mediante lo spirito della sua bocca tutto il loro esercito”. Mentre la terra era ancora “informe e vuota”, e “c’erano tenebre sulla superficie delle acque dell’abisso”, la forza attiva di Dio si muoveva sulla superficie delle acque. (Ge 1:2) Perciò Dio usò la sua forza attiva, o “spirito” (ebr. rùach), per realizzare la sua creazione. Le cose che ha creato testimoniano non solo la sua potenza ma anche la sua Divinità. (Ger 10:12; Ro 1:19, 20) E poiché Geova “non è un Dio di disordine, ma di pace” (1Co 14:33), le sue opere creative sono caratterizzate dall’ordine anziché dal caos o dal caso. Geova ricordò a Giobbe che Egli aveva compiuto passi specifici nel fondare la terra e nel barricare il mare, e indicò che esistevano “statuti dei cieli”. (Gb 38:1, 4-11, 31-33) Tutte le opere di Dio, incluse quelle creative, sono perfette. — De 32:4; Ec 3:14.

La prima creazione di Geova fu il suo “unigenito Figlio” (Gv 3:16), “il principio della creazione di Dio”. (Ri 3:14) Questi, “il primogenito di tutta la creazione”, fu impiegato da Geova nel creare tutte le altre cose, nei cieli e sulla terra, “le cose visibili e le cose invisibili”. (Col 1:15-17) L’ispirata testimonianza dell’apostolo Giovanni circa questo Figlio, la Parola, è che “tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza”; e la Parola, divenuta carne, è identificata con Gesù Cristo. (Gv 1:1-4, 10, 14, 17) Rappresentato dalla sapienza personificata, questi dice: “Geova stesso mi produsse come il principio della sua via”, e rivela di essere stato accanto a Geova Dio, il Creatore, in qualità di “artefice”. (Pr 8:12, 22-31) Data l’intima collaborazione che ci fu tra Geova e il suo unigenito Figlio nelle opere creative, e poiché il Figlio è “l’immagine dell’invisibile Iddio” (Col 1:15; 2Co 4:4), Geova si stava evidentemente rivolgendo al Suo unigenito Figlio e artefice quando disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”. — Ge 1:26.

Dopo aver creato il suo unigenito Figlio, Geova si servì di lui per portare all’esistenza gli angeli celesti. Questo precedette la fondazione della terra, come rivelò Geova quando interrogò Giobbe e gli chiese: “Dov’eri tu quando io fondai la terra . . . quando le stelle del mattino gridarono gioiosamente insieme, e tutti i figli di Dio emettevano urla di applauso?” (Gb 38:4-7) I cieli, la terra e tutti gli elementi materiali vennero quindi fatti o portati all’esistenza dopo la creazione di tali creature spirituali celesti. Ed essendo Geova il principale responsabile di tutta quest’opera creativa, essa è attribuita a lui. — Ne 9:6; Sl 136:1, 5-9.

Dicendo “In principio Dio creò i cieli e la terra” (Ge 1:1), le Scritture lasciano indefinita la questione tempo. Il riferimento al “principio” è perciò inoppugnabile, qualunque sia l’età che gli scienziati vogliano attribuire al globo terrestre, ai vari pianeti e ad altri corpi celesti. L’effettiva creazione dei cieli fisici e della terra può risalire a miliardi d’anni fa.

Altre attività creative riguardanti la terra. Genesi, dal capitolo 1 fino al capitolo 2, versetto 3, dopo aver parlato della creazione dei cieli fisici e della terra (Ge 1:1, 2), fornisce uno schema delle ulteriori attività creative riguardanti la terra. Il capitolo 2 di Genesi, dal versetto 5 in poi, è un racconto parallelo che inizia a un certo punto del terzo “giorno”, dopo la comparsa dell’asciutto ma prima della creazione della vegetazione terrestre. Tratta particolari che non sono menzionati nello schema generale di Genesi capitolo 1. La Bibbia parla di sei periodi creativi chiamati “giorni” e di un settimo periodo o “settimo giorno” in cui Dio, sospese le opere creative terrestri, si riposava. (Ge 2:1-3) Sebbene il racconto di Genesi circa l’attività creativa riguardante la terra non contenga classificazioni botaniche e zoologiche particolareggiate come quelle in uso oggi, i termini che vi sono impiegati abbracciano adeguatamente le principali suddivisioni della vita e mostrano che queste furono create e fatte in modo tale da riprodursi solo secondo le rispettive “specie”. — Ge 1:11, 12, 21, 24, 25; vedi SPECIE.

Il seguente prospetto riassume le attività creative di Dio nei sei “giorni” menzionati in Genesi.

OPERE CREATIVE DI GEOVA SULLA TERRA

Giorno

Opere creative

Riferimento

Luce; divisione fra giorno e notte

Ge 1:3-5

Distesa, divisione fra acque sotto la distesa e acque sopra la distesa

Ge 1:6-8

Terra asciutta; vegetazione

Ge 1:9-13

Luminari celesti divengono visibili dalla terra

Ge 1:14-19

Anime acquatiche e creature volatili

Ge 1:20-23

Animali terrestri; uomo

Ge 1:24-31

Genesi 1:1, 2 si riferisce a un periodo anteriore ai sei “giorni” descritti sopra. Quando questi “giorni” cominciarono, il sole, la luna e le stelle esistevano già, in quanto alla loro creazione si accenna in Genesi 1:1. Comunque, prima di questi sei “giorni” creativi ‘la terra era informe e vuota e c’erano tenebre sulla superficie delle acque dell’abisso’. (Ge 1:2) Probabilmente la terra era ancora avvolta da strati di nuvole che impedivano alla luce di raggiungerne la superficie.

Quando il 1º giorno Dio disse: “Si faccia luce”, evidentemente una luce diffusa penetrò attraverso gli strati di nuvole, sebbene le fonti di quella luce non fossero ancora visibili dalla superficie della terra. A quanto pare si trattò di un processo graduale, come indica la traduzione di J. W. Watts: “E la luce venne gradualmente all’esistenza”. (Ge 1:3, A Distinctive Translation of Genesis) Dio operò una divisione fra la luce e le tenebre, chiamando la luce Giorno e le tenebre Notte. Questo indica che la terra ruotava sul proprio asse nel suo moto di rivoluzione attorno al sole, così che i suoi emisferi, orientale e occidentale, potevano beneficiare di periodi di luce e di tenebre. — Ge 1:3, 4.

Il 2º giorno Dio fece una distesa producendo una divisione “fra le acque e le acque”. Una parte delle acque rimase sulla terra, mentre una gran quantità d’acqua fu sollevata molto al di sopra della superficie terrestre; fra le due masse d’acqua si produsse una distesa. Dio chiamò la distesa Cielo, ma questo in relazione alla terra, in quanto non è detto che le acque sospese sopra la distesa racchiudessero stelle o altri corpi celesti. — Ge 1:6-8; vedi DISTESA.

Il 3º giorno, con un miracolo dovuto alla potenza divina, le acque che erano sulla terra furono raccolte insieme e apparve l’asciutto, che Dio chiamò Terra. Sempre in questo giorno, non per caso né tramite processi evolutivi, Dio intervenne per imprimere il principio vitale sugli atomi della materia, così che vennero all’esistenza erba, vegetazione e alberi da frutto. Ciascuna di queste tre suddivisioni generali era in grado di riprodursi secondo la sua “specie”. — Ge 1:9-13.

La volontà divina riguardante i luminari si adempì il 4º giorno, come è scritto: “Dio faceva i due grandi luminari, il luminare maggiore per dominare il giorno e il luminare minore per dominare la notte, e anche le stelle. Così Dio li pose nella distesa dei cieli per splendere sopra la terra, e per dominare di giorno e di notte e per fare una divisione fra la luce e le tenebre”. (Ge 1:16-18) In base alla descrizione di questi luminari, il luminare maggiore era evidentemente il sole e quello minore la luna, anche se nella Bibbia il sole e la luna non sono esplicitamente menzionati se non dopo il racconto del Diluvio dei giorni di Noè. — Ge 15:12; 37:9.

Precedentemente, nel primo “giorno”, è usata l’espressione “Si faccia luce”. Lì la parola ebraica tradotta “luce” è ʼohr, che significa luce in senso generale. Ma il quarto “giorno” la parola ebraica diventa maʼòhr, che si riferisce a un corpo luminoso, a una fonte di luce. (Ge 1:14) Evidentemente, quindi, il primo “giorno” una luce diffusa penetrò attraverso le fasce di nuvole che avvolgevano la terra, ma le fonti di quella luce non sarebbero state visibili a un osservatore che si fosse trovato sulla terra. Ora, il quarto “giorno”, la situazione era evidentemente cambiata.

È pure degno di nota il fatto che in Genesi 1:16 non è usato il verbo ebraico baràʼ, che significa “creare”. Troviamo invece il verbo ebraico ʽasàh, che significa “fare”. Dato che il sole, la luna e le stelle fanno parte dei “cieli” menzionati in Genesi 1:1, essi furono creati molto prima del quarto giorno. Nel quarto giorno Dio ‘fece’ occupare a questi corpi celesti un nuovo ruolo rispetto alla superficie della terra e alla distesa sopra di essa. Infatti si legge: “Dio li pose nella distesa dei cieli per splendere sopra la terra”. Ciò indicherebbe che ora erano diventati visibili dalla superficie della terra, come se si trovassero nella distesa. Inoltre, i luminari dovevano “servire come segni e per le stagioni e per i giorni e gli anni”, provvedendo in vari modi una guida per l’uomo. — Ge 1:14.

Il 5º giorno fu contrassegnato dalla creazione delle prime anime non umane sulla terra. Grazie alla potenza divina, venne allora all’esistenza non una sola creatura che per volere di Dio si sarebbe evoluta in altre forme di vita, ma letteralmente un brulichio di anime viventi. Si legge: “Dio creava i grandi mostri marini e ogni anima vivente che si muove, di cui le acque brulicarono secondo le loro specie, e ogni alata creatura volatile secondo la sua specie”. Compiaciuto della propria opera, Dio li benedisse e, in effetti, disse loro di ‘moltiplicarsi’, cosa possibile perché queste creature di molte famiglie diverse erano state dotate da Dio della facoltà di riprodursi “secondo le loro specie”. — Ge 1:20-23.

Il 6º giorno “Dio faceva la bestia selvaggia della terra secondo la sua specie e l’animale domestico secondo la sua specie e ogni animale che si muove sul suolo secondo la sua specie”. Anche quest’opera fu buona, come tutte le precedenti opere creative di Dio. — Ge 1:24, 25.

Verso la fine del sesto giorno creativo, Dio portò all’esistenza un genere di creatura interamente nuovo, superiore agli animali anche se inferiore agli angeli: l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Mentre Genesi 1:27 dice in sintesi riguardo al genere umano che Dio “li creò maschio e femmina”, il passo parallelo di Genesi 2:7-9 mostra che Geova Dio formò l’uomo dalla polvere del suolo, gli soffiò nelle narici l’alito della vita e l’uomo divenne un’anima vivente, a cui furono provveduti una dimora paradisiaca e cibo. In questo caso Geova usò nell’opera creativa gli elementi della terra e poi, formato l’uomo, creò la femmina del genere umano utilizzando una delle costole di Adamo. (Ge 2:18-25) Con la creazione della donna, l’uomo fu completo come “specie”. — Ge 5:1, 2.

Poi Dio benedisse il genere umano, dicendo al primo uomo e a sua moglie: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, e tenete sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e ogni creatura vivente che si muove sopra la terra”. (Ge 1:28; cfr. Sl 8:4-8). Dio prese opportuni provvedimenti per il genere umano e le altre creature terrestri dando loro “tutta la verde vegetazione per cibo”. Riferendo i risultati di tale opera creativa, la Bibbia dice: “Dio vide poi tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”. (Ge 1:29-31) Il sesto giorno era così giunto felicemente a termine e Dio, avendo completato la sua opera creativa, “si riposava il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatto”. — Ge 2:1-3.

A conclusione della rassegna di ciò che era stato fatto in ciascuno dei sei giorni creativi troviamo le parole: “E si faceva sera e si faceva mattina”, un primo, secondo, terzo giorno, ecc. (Ge 1:5, 8, 13, 19, 23, 31) Poiché, come viene spiegato in seguito, la durata di ciascun giorno creativo superava le 24 ore, quest’espressione non si applica alla notte e al giorno letterali, ma è figurativa. Nel periodo serale le cose sarebbero apparse indistinte; ma al mattino sarebbero state ben visibili. Durante la “sera”, o principio, di ciascun periodo o “giorno” creativo il proposito di Dio per quel giorno, pur essendo pienamente noto a Lui, sarebbe risultato indistinto a qualsiasi osservatore angelico. Tuttavia, al sopraggiungere della “mattina” ci sarebbe stata piena luce su ciò che Dio si era proposto per quel giorno, essendo ormai compiuto. — Cfr. Pr 4:18.

Durata dei giorni creativi. La Bibbia non precisa la durata di ciascuno dei periodi creativi. Comunque tutti e sei sono terminati, in quanto del sesto giorno (come di ciascuno dei cinque giorni precedenti) è detto: “E si faceva sera e si faceva mattina, un sesto giorno”. (Ge 1:31) Ma queste parole non compaiono a proposito del settimo giorno, in cui Dio si accinse a riposare, indicando che continuava. (Ge 2:1-3) Inoltre, più di 4.000 anni dopo l’inizio del settimo giorno o giorno di riposo di Dio, Paolo spiegò che esso era ancora in corso. In Ebrei 4:1-11, dopo aver citato le parole di Davide (Sl 95:7, 8, 11) e Genesi 2:2, diede questa esortazione: “Facciamo perciò tutto il possibile per entrare in quel riposo”. All’epoca dell’apostolo il settimo giorno durava da migliaia d’anni, e non era ancora terminato. Il Regno millenario di Gesù Cristo, che le Scritture identificano come “Signore del sabato” (Mt 12:8), fa evidentemente parte del grande sabato, il giorno di riposo di Dio. (Ri 20:1-6) Questo indicherebbe che dall’inizio alla fine del giorno di riposo di Dio trascorrono migliaia di anni. La settimana di giorni descritta in Genesi 1:3–2:3, che termina con un giorno di riposo o sabato, sembrerebbe corrispondere alla settimana in cui gli israeliti dividevano il tempo, osservando un sabato nel suo settimo giorno, in armonia con la volontà divina. (Eso 20:8-11) E poiché il settimo giorno è in corso da migliaia di anni, si può ragionevolmente concludere che ciascuno dei sei periodi o giorni creativi sia lungo come minimo migliaia di anni.

Che un giorno possa essere più lungo di 24 ore è indicato da Genesi 2:4, dove si parla di tutti i periodi creativi come di un unico “giorno”. Ciò è confermato anche dall’ispirata osservazione di Pietro che “un giorno è presso Geova come mille anni e mille anni come un giorno”. (2Pt 3:8) Considerare ciascun giorno creativo non come un giorno di 24 ore ma come un periodo molto più lungo, di migliaia di anni, concorda meglio con le testimonianze geologiche.

Precedute le invenzioni umane. Migliaia di anni prima che le invenzioni umane facessero la loro comparsa, Geova aveva dotato le sue creature di facoltà analoghe. Per esempio, il volo degli uccelli precedette di millenni l’invenzione dell’aeroplano. Il nautilo perligeno e la seppia impiegano serbatoi di galleggiamento per salire e scendere nei mari come i sottomarini. Il polpo e il calamaro sfruttano la propulsione a getto. Pipistrelli e delfini sono dotati di sonar. Vari rettili e uccelli marini hanno “impianti di dissalazione” che permettono loro di bere l’acqua di mare.

Grazie all’ingegnosa costruzione del nido e all’impiego dell’acqua, le termiti hanno l’aria condizionata in casa. Piante microscopiche, insetti, pesci e alberi producono una specie di “antigelo”. Grazie a termometri incorporati, alcuni serpenti, zanzare, fagiani australiani e tacchini di boscaglia sono in grado di percepire variazioni termiche infinitesimali. Vespe e calabroni fabbricano carta.

A Thomas Edison è attribuita l’invenzione della lampadina elettrica, un cui difetto è però la dispersione di energia sotto forma di calore. Alcune creature di Geova — spugne, funghi, batteri, lucciole, bruchi, pesci — sono in grado di produrre luce fredda e di vari colori.

Molti uccelli migratori non solo hanno delle bussole nella testa, ma possiedono anche degli orologi biologici. Alcuni batteri microscopici sono muniti di motore rotativo che possono far girare in avanti o all’indietro.

A ragione Salmo 104:24 dice: “Quanto sono numerose le tue opere, o Geova! Le hai fatte tutte con sapienza. La terra è piena delle tue produzioni”.

Alcuni vorrebbero collegare il racconto biblico della creazione con racconti mitologici pagani, come il ben noto poema babilonese della creazione. In effetti nell’antica Babilonia c’erano vari racconti della creazione, ma il più conosciuto è un mito incentrato su Marduk, divinità nazionale babilonese. In breve la storia parla della dea Tiamat e del dio Apsu, che divengono i genitori di altre divinità. Apsu se la prende con questi dèi per il loro comportamento, al punto che decide di distruggerli. Se non che Apsu viene ucciso da uno di questi dèi, Ea, e quando Tiamat cerca di vendicarlo, viene a sua volta uccisa dal figlio di Ea, Marduk, che ne divide a metà il corpo, usandone una parte per formare il cielo e l’altra per fondare la terra. Le successive opere di Marduk includono la creazione dell’umanità (con l’aiuto di Ea), attuata utilizzando il sangue di un altro dio, Kingu, capo dell’esercito di Tiamat.

La Bibbia ha copiato dai racconti della creazione babilonesi?

P. J. Wiseman fa rilevare in un suo libro che, quando furono scoperte le tavolette babilonesi sull’epopea della creazione, alcuni studiosi si aspettavano che nuovi studi e scoperte avrebbero dimostrato le analogie fra queste e il racconto della creazione contenuto in Genesi. Alcuni pensavano che si sarebbe visto chiaramente che il racconto di Genesi era un’imitazione dei racconti babilonesi. Tuttavia nuovi studi e scoperte non hanno fatto altro che evidenziare l’abisso che separa i due racconti, i quali non sono affatto simili fra loro. Wiseman cita uno studio sulle leggende babilonesi della creazione e sulla lotta fra Bel e il dragone, edito dai curatori del British Museum (The Babylonian Legends of the Creation and the Fight between Bel and the Dragon), secondo cui “i concetti fondamentali dei documenti babilonesi ed ebraici sono essenzialmente diversi”. Egli stesso osserva: “È davvero un peccato che molti teologi, invece di tenersi al corrente delle moderne scoperte archeologiche, continuino a ripetere l’ormai confutata teoria delle ‘imitazioni’ di fonti babilonesi da parte degli ebrei”. — Creation Revealed in Six Days, Londra, 1949, p. 58.

Sebbene alcuni abbiano indicato presunte somiglianze fra il poema babilonese e il racconto della creazione contenuto in Genesi, dalla precedente disamina del racconto biblico della creazione e dal breve sunto del mito babilonese è chiaro che i due in realtà non sono simili. Non è quindi necessario fare una minuziosa analisi comparata dei due testi. Tuttavia, esaminando apparenti somiglianze e differenze (ad esempio nell’ordine degli avvenimenti) fra questi documenti, George A. Barton osserva: “Una differenza più importante si nota nelle due concezioni religiose. Il poema babilonese è mitologico e politeistico. La sua concezione della divinità non è affatto elevata. I suoi dèi amano e odiano, tramano e complottano, lottano e distruggono. Marduk, il campione, ha la meglio solo dopo una lotta spietata, che lo lascia sfinito. Genesi, invece, rispecchia il più elevato monoteismo. Dio è il sovrano assoluto di tutti gli elementi dell’universo, che gli ubbidiscono al minimo cenno. Egli domina tutto senza sforzo. Parla, e le cose avvengono. Ammettendo, come fa la maggioranza degli studiosi, che ci sia un nesso fra le due narrazioni, non c’è prova migliore dell’ispirazione del racconto biblico che il confronto con quello babilonese. Ancor oggi la lettura del capitolo di Genesi ci rivela la maestà e la potenza dell’unico Dio, e suscita nell’uomo moderno, come nell’antico ebreo, un atteggiamento riverente nei confronti del Creatore”. — Archaeology and the Bible, 1949, pp. 297, 298.

Riguardo agli antichi miti della creazione in generale, è stato detto: “Finora non è stato trovato nessun mito che si riferisca esplicitamente alla creazione dell’universo, e quelli che trattano l’organizzazione dell’universo . . . , la creazione dell’uomo e l’istituzione della civiltà sono caratterizzati dal politeismo e dalle lotte fra gli dèi per la supremazia, in netto contrasto col monoteismo ebr. di Gn 1-2”. — New Bible Dictionary, a cura di J. D. Douglas, 1985, p. 247.

La “nuova creazione”. Dopo il sesto “giorno” o periodo creativo, Geova sospese ogni attività creativa sulla terra. (Ge 2:2) Ma ha fatto grandi cose in campo spirituale. Per esempio, l’apostolo Paolo scrisse: “Se qualcuno è unito a Cristo, è una nuova creazione”. (2Co 5:17) Essere “uniti a Cristo” o “in Cristo” significa essere uno con lui come membra del suo corpo, della sua sposa. (Gv 17:21; 1Co 12:27) Perché possa esistere questo rapporto, Geova Dio attira l’individuo a suo Figlio e lo genera mediante lo spirito santo. Come figlio di Dio generato dallo spirito egli è una “nuova creazione”, e ha la prospettiva di regnare con Gesù Cristo nel Regno celeste. — Gv 3:3-8; 6:44.

La ricreazione. Agli apostoli Gesù parlò anche di una “ricreazione”, mettendola in relazione col tempo in cui ‘il Figlio dell’uomo si sarebbe seduto sul suo glorioso trono’. (Mt 19:28; Lu 22:28-30) Il termine greco tradotto “ricreazione”, palingenesìa, è formato da due parole che significano rispettivamente “di nuovo; un’altra volta” e “nascita; origine”. Filone usa questo vocabolo per indicare il rinnovamento del mondo dopo il Diluvio. Giuseppe Flavio lo usa riferendosi alla rinascita di Israele dopo l’esilio. Secondo il Grande Lessico del Nuovo Testamento, di G. Kittel, in Matteo 19:28 palingenesìa “ha esattamente il medesimo significato che in Giuseppe Flavio e in Filone”. (Brescia, 1966, vol. II, col. 458) Non si tratta quindi di una nuova creazione, ma di una rigenerazione, o rinnovamento, mediante cui il proposito di Geova per la terra sarà pienamente adempiuto. — Vedi TRIBÙ (“Giudicando le dodici tribù d’Israele”).

Grandi benedizioni sotto il dominio del Regno sono assicurate al genere umano ubbidiente, “la creazione” che sarà “resa libera dalla schiavitù della corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Ro 8:19-21; vedi FIGLIO [FIGLI] DI DIO [La gloriosa libertà dei figli di Dio]). Nel sistema di cose promesso e creato da Dio “dimorerà la giustizia”. (2Pt 3:13) La certezza della sua istituzione è sottolineata dalla visione apocalittica di Giovanni e dalla sua dichiarazione: “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra”. — Ri 21:1-5.