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Davide

Davide

[prob., diletto].

Nella Traduzione del Nuovo Mondo questo nome ricorre 1.079 volte nelle Scritture Ebraiche, incluse 75 volte nelle soprascritte di 73 salmi, e 59 volte nelle Scritture Greche Cristiane. Di tutti i personaggi delle Scritture Ebraiche, solo Mosè e Abraamo sono menzionati più spesso dagli scrittori cristiani della Bibbia. Nei 1.138 casi in cui ricorre, il nome Davide si riferisce a un solo personaggio, il secondo re d’Israele, o a colui di cui Davide fu a volte un tipo profetico: “Gesù Cristo, figlio di Davide”. — Mt 1:1.

Questo pastore, musicista, poeta, soldato, statista, profeta e re è una figura di primissimo piano nelle Scritture Ebraiche. Focoso combattente sul campo di battaglia, perseverò nelle avversità, fu un valoroso condottiero il cui coraggio e la cui forza non vennero mai meno, eppure fu abbastanza umile da riconoscere i propri errori e pentirsi di gravi peccati. Era un uomo capace di provare tenera compassione e misericordia, amante della verità e della giustizia, e, soprattutto, aveva assoluta fiducia in Geova suo Dio.

Davide era discendente di Boaz e Rut, e, attraverso Perez, aveva come antenato Giuda. (Ru 4:18-22; Mt 1:3-6) Era il minore degli otto figli di Iesse e aveva anche due sorelle o sorellastre. (1Sa 16:10, 11; 17:12; 1Cr 2:16) Uno dei fratelli di Davide morì evidentemente senza figli e non è più menzionato nelle genealogie successive. (1Cr 2:13-16) Della madre di Davide non viene fatto il nome. Alcuni hanno pensato che Naas fosse sua madre, ma è più probabile che fosse il padre delle sorellastre di Davide. — 2Sa 17:25; vedi NAAS n. 2.

Betleem, circa 9 km a SSO di Gerusalemme, era il paese nativo di Davide, dove avevano vissuto i suoi antenati Iesse, Obed e Boaz, e che a volte era chiamato “città di Davide” (Lu 2:4, 11; Gv 7:42), da non confondere con “la Città di Davide”, cioè Sion a Gerusalemme. — 2Sa 5:7; vedi CITTÀ DI DAVIDE.

Ragazzo. Incontriamo Davide per la prima volta mentre bada alle pecore del padre in un campo presso Betleem. Questo ci ricorda che sempre in un campo presso Betleem, oltre un millennio dopo, dei pastori rimasero sbigottiti per essere stati scelti per udire l’angelo di Geova che annunciava la nascita di Gesù. (Lu 2:8-14) Samuele, inviato da Dio a casa di Iesse per ungerne uno dei figli come futuro re, esclude i sette fratelli maggiori di Davide, dicendo: “Geova non ha scelto questi”. Alla fine si manda a chiamare Davide dal campo. C’è un’atmosfera di grande aspettativa quando egli entra — “un giovane dal colorito roseo, con begli occhi e di bell’aspetto” — dato che finora nessuno sa perché Samuele sia venuto. “Levati”, è il comando di Geova a Samuele, “ungilo, poiché è questo!” Di lui Geova dice: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, che farà tutte le cose che desidero”. — 1Sa 16:1-13; 13:14; At 13:22.

Gli anni che Davide trascorse facendo il pastore esercitarono una profonda influenza sul resto della sua vita. La vita all’aria aperta lo preparò a vivere come fuggiasco quando, più tardi, dovette sottrarsi all’ira di Saul. Divenne abile nel tirare pietre con la fionda, e manifestò perseveranza, coraggio e prontezza nel cercare e salvare le pecore che si allontanavano dal gregge, senza esitare a uccidere un orso o un leone quando fu necessario. — 1Sa 17:34-36.

Ma, oltre che come valoroso guerriero, Davide sarà sempre ricordato anche come abile suonatore di arpa e compositore di cantici, attitudini che forse sviluppò nelle lunghe ore trascorse a pascolare le pecore. Davide era noto anche per avere inventato nuovi strumenti musicali. (2Cr 7:6; 29:26, 27; Am 6:5) L’amore di Davide per Geova elevò le sue liriche molto al di sopra del comune livello di semplice divertimento e ne fece dei capolavori dedicati all’adorazione e alla lode di Geova. Le soprascritte di almeno 73 salmi indicano che Davide ne fu il compositore, ma anche altri salmi gli sono altrove attribuiti. (Cfr. Sl 2:1 con At 4:25; Sl 95:7, 8 con Eb 4:7). Alcuni, per esempio i Salmi 8, 19, 23 e 29, molto probabilmente riflettono le esperienze di Davide mentre era pastore.

Tutta l’esperienza fatta mentre custodiva le pecore preparò Davide per il ruolo più grande quale pastore del popolo di Geova, come è scritto: “[Geova] scelse dunque Davide suo servitore e lo prese dai recinti del gregge. Dal seguire le femmine che allattavano lo condusse per esser pastore su Giacobbe suo popolo e su Israele sua eredità”. (Sl 78:70, 71; 2Sa 7:8) Tuttavia, la prima volta che Davide lasciò le pecore di suo padre non fu per assumere il regno. Divenne invece musicista di corte dietro raccomandazione di un consigliere di Saul, il quale aveva detto che Davide non solo era “esperto nel suonare”, ma era anche “uomo potente e valoroso, e uomo di guerra e oratore intelligente e uomo ben formato, e Geova è con lui”. (1Sa 16:18) Quindi Davide diventò l’arpista dell’inquieto Saul, e anche il suo scudiero. — 1Sa 16:19-23.

In seguito, non si sa per quali ragioni, Davide torna a casa di suo padre per un periodo di tempo indeterminato. Nel portare le provviste ai fratelli che facevano parte dell’esercito di Saul, in quel momento sulla difensiva di fronte ai filistei, Davide si adira vedendo e sentendo Golia schernire Geova. “Chi è questo incirconciso filisteo che debba biasimare le linee di battaglia dell’Iddio vivente?” (1Sa 17:26), chiede; poi aggiunge: “Geova, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, mi libererà dalla mano di questo filisteo”. (1Sa 17:37) Ottenuto il permesso, l’uccisore del leone e dell’orso si avvicina a Golia con queste parole: “Vengo a te nel nome di Geova degli eserciti, l’Iddio delle linee di battaglia d’Israele, che tu hai biasimato”. D’un tratto Davide lancia la pietra con la fionda e abbatte il campione nemico. Poi con la spada dello stesso Golia, Davide lo decapita e torna al campo coi suoi trofei di guerra: la testa e la spada del gigante. — 1Sa 17:45-54; ILLUSTRAZIONE, vol. 1, p. 745.

Va notato che la Settanta, come risulta dal manoscritto greco Vaticano 1209, del IV secolo, omette il brano che va da 1 Samuele 17:55 fino a “filistei” in 18:6a. Perciò Moffatt mette tutti questi versetti tranne l’ultimo fra doppie parentesi quadre, indicandoli come “aggiunte del compilatore o interpolazioni più tarde”. Comunque esistono prove a favore della lezione del testo masoretico. — Vedi SAMUELE, LIBRI DI (Brani mancanti nella Settanta greca).

Fuggiasco. (CARTINA, vol. 1, p. 746) Il rapido susseguirsi degli avvenimenti portò improvvisamente Davide dall’oscura esistenza nel deserto all’attenzione di tutto Israele. Preposto agli uomini di guerra, Davide fu accolto con giubilo e danze al suo ritorno da una vittoriosa spedizione contro i filistei; in quei giorni si cantava: “Saul ha abbattuto le sue migliaia, e Davide le sue decine di migliaia”. (1Sa 18:5-7) “Tutto Israele e Giuda amavano Davide”, e lo stesso Gionatan figlio di Saul concluse con lui un patto di reciproco amore e amicizia per tutta la vita, i cui benefìci si estesero a Mefiboset figlio di Gionatan e al nipote Mica. — 1Sa 18:1-4, 16; 20:1-42; 23:18; 2Sa 9:1-13.

Questa popolarità suscitò l’invidia di Saul, che ‘da quel giorno in poi guardava Davide con sospetto’. Per due volte, mentre Davide suonava come un tempo, Saul scagliò una lancia con l’intento di inchiodarlo alla parete, e tutt’e due le volte Geova lo salvò. Saul aveva promesso di dare sua figlia a chiunque avesse ucciso Golia, ma ora era riluttante a darla a Davide. Alla fine Saul acconsentì al matrimonio di un’altra figlia a patto che Davide gli portasse “cento prepuzi dei filistei”, richiesta irragionevole che secondo i calcoli di Saul avrebbe significato la morte di Davide. Ma il coraggioso Davide raddoppiò la dote, presentò a Saul 200 prepuzi e sposò Mical. Così ora due figli di Saul avevano stretto per amore patti con Davide, circostanze che indussero Saul a odiarlo sempre di più. (1Sa 18:9-29) Mentre Davide suonava, per la terza volta il re Saul cercò di inchiodarlo alla parete con la lancia. Col favore delle tenebre Davide fuggì, e rivide Saul solo in circostanze diverse e davvero strane. — 1Sa 19:10.

Per diversi anni Davide visse come un fuggiasco, costretto costantemente a spostarsi da un luogo all’altro, inseguito senza posa da un re malvagio e ostinato, deciso a ucciderlo. Davide in un primo tempo trovò rifugio presso il profeta Samuele a Rama (1Sa 19:18-24), ma quando quello non fu più un nascondiglio sicuro, si diresse verso la città filistea di Gat, fermandosi a Nob per vedere il sommo sacerdote Ahimelec e farsi dare la spada di Golia. (1Sa 21:1-9; 22:9-23; Mt 12:3, 4) Tuttavia solo fingendosi matto, disegnando come un bambino croci sulla porta e lasciandosi colare la saliva lungo la barba, riuscì a fuggire da Gat. (1Sa 21:10-15) In seguito a quest’esperienza Davide compose i Salmi 34 e 56. Poi si rifugiò nella caverna di Adullam, dove la sua famiglia e circa 400 uomini sventurati e afflitti si unirono a lui. Il Salmo 57 o il 142, o entrambi, forse ricordano il soggiorno in quella caverna. Davide continuò a spostarsi: di là a Mizpe in Moab e poi di nuovo nella foresta di Eret in Giuda. (1Sa 22:1-5) Mentre si trovava a Cheila apprese che Saul si preparava all’attacco, per cui, insieme ai suoi uomini, che ora erano circa 600, partì per il deserto di Zif. Saul continuò a dargli la caccia da un luogo all’altro, da Ores nel deserto di Zif al deserto di Maon. Quando stava per raggiungere la sua preda, Saul fu informato di un’incursione filistea, perciò per qualche tempo abbandonò l’inseguimento, consentendo al fuggiasco di rifugiarsi a En-Ghedi. (1Sa 23:1-29) Splendidi salmi di lode a Geova per averlo liberato miracolosamente (Sl 18, 59, 63, 70) furono il frutto di simili esperienze.

A En-Ghedi Saul entrò in una caverna per fare i suoi bisogni. Davide, che era nascosto in fondo alla caverna, si avvicinò furtivamente a Saul e gli tagliò il lembo della veste, ma gli risparmiò la vita, dicendo che era impensabile da parte sua fare del male al re, “poiché è l’unto di Geova”. — 1Sa 24:1-22.

Dopo la morte di Samuele. Dopo la morte di Samuele, Davide, ancora in esilio, si stabilì nel deserto di Paran. (vedi PARAN). Lui e i suoi uomini mostrarono benignità a Nabal, un ricco allevatore di bestiame che lavorava nella città di Carmelo, a S di Ebron; ma da quell’ingrato ricevettero solo mortificazioni. La prontezza di Abigail moglie di Nabal trattenne la mano di Davide dallo sterminare tutti i maschi della famiglia, ma Nabal fu colpito da Geova e morì. Allora Davide sposò la vedova, così che oltre ad Ahinoam di Izreel, aveva ora un’altra moglie, Abigail di Carmelo; durante la lunga assenza di Davide, Saul aveva dato Mical a un altro uomo. — 1Sa 25:1-44; 27:3.

Di nuovo braccato, Davide si rifugiò per la seconda volta nel deserto di Zif, e paragonò Saul e i suoi 3.000 uomini a gente che cerca “una singola pulce, proprio come si insegue una pernice sui monti”. Una notte Davide e Abisai s’introdussero nell’accampamento di Saul mentre tutti dormivano e gli portarono via la spada e la brocca dell’acqua. Abisai voleva uccidere Saul, ma Davide gli risparmiò la vita per la seconda volta, dicendo che, dal punto di vista di Geova, per lui era impensabile stendere la mano contro l’unto di Dio. (1Sa 26:1-25) Quella fu l’ultima volta che Davide vide il suo avversario.

Davide rimase per 16 mesi a Ziclag in territorio filisteo, lontano da Saul. Diversi uomini potenti disertarono dall’esercito di Saul e si unirono agli esiliati a Ziclag, permettendo a Davide di fare incursioni nei villaggi dei nemici d’Israele a S, rendendo così più sicuri i confini di Giuda e consolidando la sua futura posizione di re. (1Sa 27:1-12; 1Cr 12:1-7, 19-22) Quando i filistei si preparavano ad assalire l’esercito di Saul, il re Achis, pensando che Davide fosse diventato “un fetore fra il suo popolo Israele”, lo invitò ad accompagnarlo. Ma gli altri signori dell’asse fecero allontanare Davide considerandolo un pericolo. (1Sa 29:1-11) Nella battaglia che si concluse sul monte Ghilboa trovarono la morte Saul e tre suoi figli, fra cui Gionatan. — 1Sa 31:1-7.

Nel frattempo gli amalechiti avevano depredato e incendiato Ziclag, portando via tutte le donne e i bambini. Immediatamente gli uomini di Davide inseguirono e raggiunsero i predoni ricuperando mogli e figli e tutti i beni. (1Sa 30:1-31) Tre giorni dopo un amalechita portò il diadema e il braccialetto di Saul, vantandosi falsamente di avere messo a morte il re ferito nella speranza di ricevere una ricompensa. Anche se non era vero, Davide ordinò che fosse ucciso perché aveva dichiarato di avere ‘messo a morte l’unto di Geova’. — 2Sa 1:1-16; 1Sa 31:4, 5.

Re. (CARTINA, vol. 1, p. 746) La tragica notizia della morte di Saul addolorò moltissimo Davide. Non gli importava tanto che il suo acerrimo nemico fosse morto, quanto che l’unto di Geova fosse caduto. Nel suo dolore, Davide compose un canto funebre, intitolato “L’Arco”, nel quale piangeva la morte del suo peggiore nemico e del suo migliore amico, caduti insieme in battaglia: “Saul e Gionatan, gli amabili e i piacevoli durante la loro vita, e nella loro morte non furono separati”. — 2Sa 1:17-27.

Davide si trasferì quindi a Ebron, dove nel 1077 a.E.V., all’età di 30 anni, gli anziani di Giuda lo unsero re della loro tribù. Is-Boset figlio di Saul fu fatto re delle altre tribù. Circa due anni dopo però Is-Boset fu assassinato e i suoi assalitori ne portarono la testa a Davide sperando di ricevere una ricompensa, ma anch’essi furono messi a morte come il sedicente uccisore di Saul. (2Sa 2:1-4, 8-10; 4:5-12) Questo permise alle tribù che fino a quel momento erano state fedeli al figlio di Saul di unirsi a Giuda e, a suo tempo, si radunò un esercito di 340.822 uomini che acclamò Davide re di tutto Israele. — 2Sa 5:1-3; 1Cr 11:1-3; 12:23-40.

A Gerusalemme. Davide regnò a Ebron per sette anni e mezzo prima di trasferire, per volere di Geova, la capitale nella roccaforte gebusea conquistata: Gerusalemme. Là sul monte Sion costruì la Città di Davide e continuò a regnare per altri 33 anni. (2Sa 5:4-10; 1Cr 11:4-9; 2Cr 6:6) Mentre dimorava a Ebron, il re Davide aveva preso altre mogli, si era fatto restituire Mical, e aveva avuto figli e figlie. (2Sa 3:2-5, 13-16; 1Cr 3:1-4) Dopo essersi trasferito a Gerusalemme, prese ancora altre mogli e concubine che, a loro volta, gli diedero altri figli. — 2Sa 5:13-16; 1Cr 3:5-9; 14:3-7.

Quando i filistei seppero che Davide era re di tutto Israele, mossero contro di lui. Come in passato (1Sa 23:2, 4, 10-12; 30:8), Davide interrogò Geova per sapere se doveva attaccarli. “Sali”, fu la risposta, e Geova sbaragliò il nemico con forza irresistibile, tanto che Davide chiamò il luogo Baal-Perazim, che significa “proprietario delle brecce”. Nello scontro successivo la strategia di Geova mutò e Davide ebbe ordine di accerchiare i filistei e colpirli alle spalle. — 2Sa 5:17-25; 1Cr 14:8-17.

Davide tentò di portare l’arca del patto a Gerusalemme, ma il tentativo fallì quando Uzza la toccò e fu abbattuto. (2Sa 6:2-10; 1Cr 13:1-14) Fu portata a Gerusalemme circa tre mesi più tardi, dopo scrupolosi preparativi, fra cui quello di far santificare i sacerdoti e i leviti e assicurarsi che fossero loro a portare l’Arca sulle spalle invece di metterla su un carro come la prima volta. Davide, vestito di abiti semplici, manifestò la sua gioia e il suo entusiasmo per quella grande occasione ‘saltando e danzando in giro dinanzi a Geova’. Ma la moglie Mical lo rimproverò dicendo che si comportava come “uno degli uomini dalla testa vuota”. Per questa accusa ingiustificata Mical “non ebbe nessun figlio fino al giorno della sua morte”. — 2Sa 6:11-23; 1Cr 15:1-29.

Davide prese anche nuove disposizioni per l’adorazione di Geova nella nuova dimora dell’Arca, nominando portinai e musicisti e provvedendo affinché si offrissero “olocausti . . . di continuo, mattina e sera”. (1Cr 16:1-6, 37-43) Inoltre pensò di costruire un grandioso tempio di cedro per ospitare l’Arca, invece della tenda. Ma non gli fu permesso di costruirlo, perché Dio disse: “Hai sparso sangue in gran quantità, e hai fatto grandi guerre. Non edificherai una casa al mio nome, poiché hai sparso una gran quantità di sangue sulla terra dinanzi a me”. (1Cr 22:8; 28:3) Tuttavia Geova fece un patto con Davide promettendo che il regno sarebbe rimasto per sempre nella sua famiglia, e in relazione a questo patto Dio gli assicurò che suo figlio Salomone, il cui nome deriva da un termine che significa “pace”, avrebbe costruito il tempio. — 2Sa 7:1-16, 25-29; 1Cr 17:1-27; 2Cr 6:7-9; Sl 89:3, 4, 35, 36.

In armonia con questo patto del regno Geova permise a Davide di estendere il suo dominio dal fiume d’Egitto all’Eufrate, rendendo più sicure le frontiere, mantenendo la pace col re di Tiro, combattendo e vincendo i nemici da ogni parte: filistei, siri, moabiti, edomiti, amalechiti e ammoniti. (2Sa 8:1-14; 10:6-19; 1Re 5:3; 1Cr 13:5; 14:1, 2; 18:1–20:8) Queste vittorie concessegli da Dio fecero di Davide uno dei sovrani più potenti. (1Cr 14:17) Comunque Davide era sempre consapevole che non godeva di tale posizione per conquista o eredità, ma per volontà di Geova, che l’aveva posto sul trono di quella teocrazia tipica. — 1Cr 10:14; 29:10-13.

Peccati che causano calamità. Durante le continue ostilità contro gli ammoniti accadde uno dei più tristi episodi della vita di Davide. Tutto cominciò quando il re, osservando dalla sua terrazza la bella Betsabea che faceva il bagno, nutrì desideri sbagliati. (Gc 1:14, 15) Saputo che il marito Uria era in guerra, Davide fece condurre la donna nel suo palazzo ed ebbe rapporti con lei. A suo tempo il re fu avvertito che era incinta. Senza dubbio per timore che Betsabea venisse denunciata pubblicamente e messa a morte per la sua condotta immorale, Davide mandò subito al fronte l’ordine che Uria doveva presentarsi a lui a Gerusalemme, con la speranza che passasse la notte con la moglie. Ma benché Davide lo facesse ubriacare, Uria rifiutò di dormire con Betsabea. Disperato, Davide lo rimandò al fronte ordinando in segreto al comandante Gioab di metterlo in prima linea, dove sarebbe stato sicuramente ucciso. Le cose andarono proprio così. Uria morì in combattimento, la vedova osservò il consueto periodo di lutto e Davide la sposò prima che la gente si accorgesse che era incinta. — 2Sa 11:1-27.

Geova però osservava e smascherò l’intera riprovevole faccenda. Se Geova avesse permesso che la questione riguardante Davide e Betsabea venisse affidata a giudici umani sotto la Legge di Mosè, entrambi i colpevoli sarebbero stati messi a morte, e naturalmente il figlio non ancora nato del loro adulterio sarebbe morto insieme alla madre. (De 5:18; 22:22) Ma Geova si occupò personalmente della cosa e mostrò misericordia a Davide a motivo del patto del Regno (2Sa 7:11-16), senza dubbio perché Davide aveva a sua volta mostrato misericordia (1Sa 24:4-7; cfr. Gc 2:13) e perché Dio aveva visto il pentimento dei due peccatori. (Sl 51:1-4) Ma essi non evitarono del tutto la punizione. Per bocca del profeta Natan, Geova sentenziò: “Ecco, farò sorgere contro di te la calamità dalla tua propria casa”. — 2Sa 12:1-12.

E così fu. Il figlio adulterino nato a Betsabea morì poco dopo, benché Davide digiunasse e vegliasse per sette giorni il bambino malato. (2Sa 12:15-23) Poi Amnon, figlio primogenito di Davide, violentò la sua stessa sorellastra Tamar, e fu successivamente assassinato dal fratello di lei, con gran dolore del padre. (2Sa 13:1-33) Più tardi Absalom, il terzo e diletto figlio di Davide, non solo tentò di usurpare il trono, ma disprezzò apertamente il padre e lo disonorò pubblicamente avendo rapporti con le concubine di lui. (2Sa 15:1–16:22) Infine, al colmo dell’umiliazione, la lotta fra figlio e padre trascinò il paese nella guerra civile, che terminò con la morte di Absalom, contrariamente ai desideri di Davide e con suo grande dolore. (2Sa 17:1–18:33) Durante la sua fuga a causa di Absalom, Davide compose il Salmo 3, in cui dice: “La salvezza appartiene a Geova”. — Sl 3:8.

Ma nonostante tutti i suoi errori e i suoi gravi peccati, Davide manifestò sempre la giusta condizione di cuore pentendosi e implorando il perdono di Geova. Lo dimostrò nell’episodio di Betsabea, dopo il quale scrisse il Salmo 51, dove dichiarò: “Con errore fui dato alla luce . . . mia madre mi concepì nel peccato”. (Sl 51:5) Un’altra volta Davide confessò umilmente i suoi peccati quando Satana lo incitò a fare il censimento degli uomini abili alla guerra. — 2Sa 24:1-17; 1Cr 21:1-17; 27:24; vedi REGISTRAZIONE.

Acquistata l’area del tempio. Quando si arrestò la pestilenza dovuta al suo errore in quest’ultima circostanza, Davide acquistò l’aia di Ornan e, in sacrificio a Geova, immolò i bovini insieme alla treggia usata per trebbiare. In quel luogo Salomone costruì poi il sontuoso tempio. (2Sa 24:18-25; 1Cr 21:18-30; 2Cr 3:1) Davide aveva sempre desiderato costruire il tempio, e anche se non gli fu permesso, poté inviare una grossa squadra a tagliare pietre e a raccogliere i materiali che includevano 100.000 talenti d’oro e 1.000.000 di talenti d’argento, e rame e ferro in quantità smisurata. (1Cr 22:2-16) Dal suo patrimonio personale Davide contribuì oro di Ofir e argento raffinato per un valore ingente. Inoltre provvide i piani architettonici, ricevuti per ispirazione, e organizzò il servizio di decine di migliaia di leviti nelle loro numerose divisioni, incluso un grande coro di musicisti e cantori. — 1Cr 23:1–29:19; 2Cr 8:14; 23:18; 29:25; Esd 3:10.

Periodo finale del suo regno. Negli ultimi anni della sua vita il re settantenne, ormai costretto a letto, continuò a essere colpito da calamità nella sua famiglia. Il quarto figlio, Adonia, all’insaputa del padre o senza il suo consenso e, cosa ancor più grave, senza l’approvazione di Geova, tentò di diventare re. Quando ne ebbe notizia, Davide si affrettò a far insediare come re il figlio Salomone, scelto da Geova, facendolo salire ufficialmente al trono. (1Re 1:5-48; 1Cr 28:5; 29:20-25; 2Cr 1:8) Davide consigliò quindi a Salomone di camminare nelle vie di Geova, di osservare i suoi statuti e i suoi comandamenti e di agire con prudenza in ogni cosa; così avrebbe avuto successo. — 1Re 2:1-9.

Dopo 40 anni di regno Davide morì e fu sepolto nella Città di Davide. Meritò l’onore di essere incluso da Paolo nell’elenco dei testimoni che si erano distinti per la loro fede. (1Re 2:10, 11; 1Cr 29:26-30; At 13:36; Eb 11:32) Gesù, citando il Salmo 110, disse che Davide l’aveva scritto “per ispirazione”. (Mt 22:43, 44; Mr 12:36) Gli apostoli e altri scrittori biblici riconobbero più volte che Davide era un ispirato profeta di Dio. — Cfr. Sl 16:8 con At 2:25; Sl 32:1, 2 con Ro 4:6-8; Sl 41:9 con Gv 13:18; Sl 69:22, 23 con Ro 11:9, 10; Sl 69:25 e 109:8 con At 1:16, 20.

Nella profezia. I profeti hanno menzionato spesso Davide e la sua casa reale, a volte in relazione con gli ultimi re d’Israele che sedettero sul “trono di Davide” (Ger 13:13; 22:2, 30; 29:16; 36:30) e a volte in senso profetico. (Ger 17:25; 22:4; Am 9:11; Zac 12:7-12) In certe profezie messianiche l’attenzione è rivolta al patto del regno che Geova aveva fatto con Davide. Per esempio, Isaia dice che colui che è chiamato “Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace” sarà fermamente stabilito sul “trono di Davide” a tempo indefinito. (Isa 9:6, 7; cfr. anche 16:5). Geremia paragona il Messia a “un germoglio giusto” che Geova ‘susciterà a Davide’. (Ger 23:5, 6; 33:15-17) Per mezzo di Ezechiele, Geova parla del Pastore messianico come del “mio servitore Davide”. — Ez 34:23, 24; 37:24, 25.

Nell’annunciare a Maria che avrebbe avuto un figlio chiamato Gesù, l’angelo disse: “Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre”. (Lu 1:32) “Gesù Cristo, figlio di Davide”, era l’erede sia legittimo che naturale al trono di Davide. (Mt 1:1, 17; Lu 3:23-31) Paolo disse che Gesù era progenie di Davide secondo la carne. (Ro 1:3; 2Tm 2:8) Anche il popolo comune identificò Gesù come il “Figlio di Davide”. (Mt 9:27; 12:23; 15:22; 21:9, 15; Mr 10:47, 48; Lu 18:38, 39) Era importante stabilirlo, perché, come ammisero i farisei, il Messia doveva essere figlio di Davide. (Mt 22:42) Anche il risuscitato Gesù attestò: “Io, Gesù, . . . sono la radice e la progenie di Davide”. — Ri 22:16; anche Ri 3:7; 5:5.