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Legge

Legge

“1. Norma di condotta etica, sociale o giuridica . . . [legge] morale, regola d’azione che l’uomo trova nella propria coscienza, e che gli serve di guida per discernere il bene dal male; [legge] divina, la somma dei principî religiosi dati da Dio all’uomo mediante la Rivelazione; . . . 2. a. In senso più strettamente giuridico, ogni prescrizione che costituisce elemento dell’ordinamento giuridico . . . b. Con sign[ificato] collettivo, il complesso di tutte le leggi di uno stato”. — Vocabolario della lingua italiana (Treccani).

Nelle Scritture Ebraiche il termine “legge” nella maggioranza dei casi traduce l’ebraico tohràh, affine al verbo yaràh, “dirigere, insegnare, istruire”. In alcuni casi traduce l’aramaico dath. (Da 6:5, 8, 15) Altri vocaboli resi a volte “legge” (KJ) sono mishpàt (decisione giudiziaria, giudizio) e mitswàh (comandamento). Nelle Scritture Greche il sostantivo tradotto “legge” è nòmos, dal verbo nèmo (ripartire, distribuire).

Geova Dio è il Supremo Legislatore (Isa 33:22), il Sovrano che delega autorità (Sl 73:28; Ger 50:25; Lu 2:29; At 4:24; Ri 6:10), senza il cui permesso o beneplacito non si può esercitare autorità alcuna. (Ro 13:1; Da 4:35; At 17:24-31) Il suo trono è fondato su giustizia e giudizio. (Sl 97:1, 2) La dichiarata volontà di Dio è legge per le sue creature. — Vedi CAUSA.

Legge data agli angeli. Gli angeli, superiori all’uomo, sono soggetti alla legge e ai comandamenti di Dio. (Eb 1:7, 14; Sl 104:4) Geova diede ordini e impose restrizioni anche al suo avversario, Satana. (Gb 1:12; 2:6) Quando disputò col Diavolo, l’arcangelo Michele riconobbe e rispettò la posizione di Geova quale supremo Giudice, dicendo: “Ti rimproveri Geova”. (Gda 9; cfr. Zac 3:2). Geova Dio ha sottoposto tutti gli angeli all’autorità del glorificato Gesù Cristo. (Eb 1:6; 1Pt 3:22; Mt 13:41; 25:31; Flp 2:9-11) Infatti, per ordine di Gesù, un messaggero angelico fu inviato a Giovanni. (Ri 1:1) Eppure in 1 Corinti 6:3 l’apostolo Paolo dice che i fratelli spirituali di Cristo sono destinati a giudicare gli angeli, evidentemente perché parteciperanno in qualche modo all’esecuzione del giudizio contro gli spiriti malvagi.

Legge della creazione. Una delle definizioni di legge è “norma costante che regola fatti o fenomeni naturali”. (Dizionario Garzanti della lingua italiana) Essendo il Creatore di tutte le cose in cielo e sulla terra (At 4:24; Ri 4:11), Geova ha stabilito leggi che regolano ogni cosa creata. Giobbe 38:10 parla di un “regolamento” imposto al mare, Giobbe 38:12 di ‘comandare al mattino’ e Giobbe 38:31-33 richiama l’attenzione sulle costellazioni e sugli “statuti dei cieli”. Lo stesso capitolo indica che Dio controlla luce, neve, grandine, nuvole, pioggia, rugiada e lampi. Poi ai capitoli 39–41 si parla della cura che Dio ha del regno animale; la nascita, i cicli vitali e le abitudini degli animali sono attribuiti a regole stabilite da Dio, non a un “adattamento” evoluzionistico. Infatti nel creare le diverse forme di vita Dio stabilì la legge che ciascuna forma doveva riprodursi “secondo la sua specie”, rendendo così impossibile un’evoluzione. (Ge 1:11, 12, 21, 24, 25) Anche l’uomo ha generato figli “a sua somiglianza, a sua immagine”. (Ge 5:3) In Salmo 139:13-16 si parla dello sviluppo dell’embrione di un bambino nel grembo materno; le sue parti sono ‘scritte nel libro di Geova’ ancor prima che si formino effettivamente. Giobbe 26:7 dice che Geova “sospende la terra sul nulla”. Oggi gli scienziati attribuiscono la posizione della terra nello spazio principalmente all’interazione fra la legge di gravità e la legge della forza centrifuga.

Legge data ad Adamo. Nel giardino di Eden Adamo ed Eva ricevettero da Dio comandi relativi al loro compito: (1) riempire la terra, (2) soggiogarla, (3) tenere sottoposte tutte le altre creature viventi sulla terra, nel mare e nell’aria. (Ge 1:28) Ricevettero leggi dietetiche che consentivano loro di nutrirsi di frutta e di vegetazione che faceva seme. (Ge 1:29; 2:16) Tuttavia ad Adamo fu dato un comando che vietava di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male (Ge 2:17), comando trasmesso anche a Eva. (Ge 3:2, 3) Adamo è definito trasgressore e peccatore perché violò una legge stabilita. — Ro 5:14, 17; 4:15.

Leggi date a Noè; legge patriarcale. Noè ricevette comandamenti relativi alla costruzione dell’arca e alla salvezza della sua famiglia. (Ge 6:22) Dopo il Diluvio gli furono date leggi che permettevano di aggiungere la carne all’alimentazione dell’uomo; che affermavano la santità della vita e perciò del sangue, in cui è la vita; che proibivano di mangiare sangue; che condannavano l’assassinio e istituivano la pena capitale per questo delitto. — Ge 9:3-6.

Il patriarca era capo e signore della famiglia. Geova Dio è definito il grande Capofamiglia o Patriarca, il “Padre, al quale ogni famiglia in cielo e sulla terra deve il proprio nome”. (Ef 3:14, 15) Noè, Abraamo, Isacco e Giacobbe sono fra i patriarchi più notevoli. Con loro Geova ebbe un rapporto speciale. Abraamo ricevette il comando di circoncidere tutti i maschi della famiglia come segno del patto che Dio aveva fatto con lui. (Ge 17:11, 12) Egli osservò i “comandi”, gli “statuti” e le “leggi” di Geova. Sapeva in che modo Geova praticava giustizia e giudizio e trasmise questi comandi alla sua famiglia. — Ge 26:4, 5; 18:19.

Le leggi osservate dai patriarchi erano generalmente riconosciute e in parte si riflettevano anche nelle leggi delle nazioni dell’epoca, nazioni che discendevano tutte dai tre figli del patriarca Noè. Per esempio, il faraone d’Egitto sapeva che era sbagliato prendere la moglie di un altro (Ge 12:14-20), come lo sapevano i re filistei nel caso di Sara e di Rebecca. — Ge 20:2-6; 26:7-11.

Ai giorni di Mosè gli israeliti erano schiavi in Egitto. Erano andati volontariamente in Egitto mentre era ancora in vita Giacobbe, ma dopo la morte del primo ministro Giuseppe, figlio di Giacobbe, furono resi schiavi. Quindi in effetti furono venduti schiavi per niente. Geova, secondo la legge patriarcale della redenzione e della priorità del primogenito, per bocca di Mosè e Aaronne disse al faraone: “Israele è mio figlio, il mio primogenito. E io ti dico: Manda via mio figlio perché mi serva. Ma se rifiuti di mandarlo via, ecco, ucciderò tuo figlio, il tuo primogenito”. (Eso 4:22, 23) Per questa liberazione non era necessario pagare all’Egitto un prezzo di redenzione, né fu pagato. Anzi, quando gli israeliti lasciarono i loro padroni, gli egiziani, “Geova diede favore al popolo agli occhi degli egiziani, così che questi concessero loro ciò che fu chiesto; e spogliarono gli egiziani”. (Eso 3:21; 12:36) Erano entrati nel paese col consenso del faraone non come prigionieri di guerra resi schiavi, ma come popolo libero. La schiavitù era stata ingiusta, per cui evidentemente Geova fece in modo che ora ricevessero il salario per le loro fatiche.

La famiglia era ritenuta responsabile delle violazioni della legge da parte dei singoli componenti. Il capo patriarcale rappresentava la famiglia; doveva rendere conto degli errori commessi dai familiari e punire i colpevoli. — Ge 31:30-32.

Matrimonio e primogenitura. I genitori prendevano disposizioni per il matrimonio dei figli e delle figlie. (Ge 24:1-4) Era comune pagare un prezzo per la sposa. (Ge 34:11, 12) Per gli adoratori di Geova il matrimonio con gli idolatri costituiva una disubbidienza e nuoceva agli interessi della famiglia. — Ge 26:34, 35; 27:46; 28:1, 6-9.

La primogenitura spettava per eredità al primogenito, che riceveva una parte doppia del patrimonio. Tuttavia il capofamiglia, il padre, poteva trasferirla a un altro figlio. (Ge 48:22; 1Cr 5:1) Alla morte del padre, il figlio maggiore normalmente diventava il capo patriarcale. Una volta sposati, i figli potevano avere una famiglia propria non soggetta all’autorità del padre, e loro stessi potevano diventare capifamiglia.

Moralità. La fornicazione era una vergogna ed era punita, specie nel caso di persone fidanzate o sposate (adulterio). (Ge 38:24-26; 34:7) Il matrimonio del cognato aveva luogo quando un uomo moriva senza figli. Suo fratello aveva il dovere di prendere in moglie la vedova, e il primo figlio che sarebbe nato dalla loro unione avrebbe ereditato il patrimonio del defunto e avrebbe portato il suo nome. — De 25:5, 6; Ge 38:6-26.

Proprietà. Sembra che generalmente non esistesse proprietà privata, a parte pochi effetti personali: la famiglia aveva in comune il bestiame, i beni, e gli arredi domestici. — Ge 31:14-16.

Sulla base di documenti storici dell’epoca, alcuni studiosi ritengono che, quando si cedeva della terra, questa venisse mostrata all’acquirente da una posizione elevata, specificandone i confini esatti. Il compratore indicava che si assumeva legalmente la responsabilità dicendo: “Ho visto”. Quando Geova promise ad Abraamo il paese di Canaan, prima gli disse di guardare in tutte le direzioni. Abraamo non disse “ho visto”, forse perché Dio aveva detto che avrebbe dato la Terra Promessa al seme di Abraamo, in seguito. (Ge 13:14, 15) A Mosè, rappresentante legale di Israele, fu detto di ‘vedere’ il paese, cosa che, se quanto detto sopra è corretto, avrebbe costituito il legale passaggio di proprietà della terra a Israele, perché se ne impadronisse al comando di Giosuè. (De 3:27, 28; 34:4; vedi anche l’offerta che Satana fece a Gesù in Mt 4:8). Un’altra azione che pare avesse simile valore legale era quella di percorrere a piedi la terra o entrarvi per prenderne possesso. (Ge 13:17; 28:13) In certi documenti antichi il numero degli alberi che c’erano in un pezzo di terra veniva indicato a ogni passaggio di proprietà. — Cfr. Ge 23:17, 18.

Custodia. Chi prometteva di ‘custodire’ una persona, un animale o una cosa ne era responsabile per legge. (Ge 30:31) Ruben, primogenito di Giacobbe, doveva rispondere della scomparsa di Giuseppe. (Ge 37:21, 22, 29, 30) Colui al quale veniva affidato qualcosa da custodire doveva averne sufficiente cura. Doveva risarcire i danni per gli animali che fossero stati rubati, ma non per quelli morti di morte naturale o perduti per cause indipendenti da lui, per esempio sottratti da predoni armati. Se un animale veniva ucciso da una bestia feroce, chi l’aveva in custodia doveva esibire come prova i resti dell’animale ucciso per essere esonerato da ogni responsabilità. — Ge 37:12-30, 32, 33; Eso 22:10-13.

Schiavitù. Gli schiavi potevano essere acquistati o essere tali perché nati da genitori già schiavi. (Ge 17:12, 27) Nella casa patriarcale gli schiavi potevano avere una posizione di grande onore, come l’aveva Eliezer servitore di Abraamo. — Ge 15:2; 24:1-4.

Legge data da Dio a Israele (Legge mosaica). Geova diede la Legge a Israele nel 1513 a.E.V., nel deserto del Sinai, per mezzo di Mosè quale mediatore. All’inaugurazione della Legge presso il monte Horeb ci fu un’imponente manifestazione della potenza di Geova. (Eso 19:16-19; 20:18-21; Eb 12:18-21, 25, 26) Il patto fu convalidato col sangue di tori e capri. Il popolo portò offerte di comunione e sentì leggere il libro del patto, dopo di che si impegnò a ubbidire a tutto ciò che Geova aveva detto. Molte delle antiche leggi patriarcali furono incorporate nella Legge data per mezzo di Mosè. — Eso 24:3-8; Eb 9:15-21; vedi PATTO.

I primi cinque libri della Bibbia (da Genesi a Deuteronomio) sono spesso chiamati la Legge. A volte questo termine si riferisce alle intere Scritture Ebraiche ispirate. Generalmente però gli ebrei dividevano le Scritture Ebraiche in tre parti: la “legge di Mosè”, i “Profeti”, e i “Salmi”. (Lu 24:44) Israele era tenuto a ubbidire anche ai comandi avuti per mezzo dei profeti.

La Legge riconosceva Geova quale Sovrano assoluto e anche quale Re in senso speciale. Poiché Geova era sia Dio che Re d’Israele, la disubbidienza alla Legge era una trasgressione religiosa e anche un reato di lesa maestà, un’offesa al Capo dello Stato, in questo caso a Geova il Re. Si diceva che Davide, Salomone e i loro successori al trono di Giuda sedevano sul “trono di Geova”. (1Cr 29:23) In Israele i governanti e i re umani erano soggetti alla Legge, e se diventavano dispotici dovevano rendere conto a Dio per questa violazione della legge. (1Sa 15:22, 23) Regno e sacerdozio erano separati. Questa separazione costituiva un equilibrio di potere ed era una salvaguardia contro la tirannia; ricordava di continuo agli israeliti che Geova era il loro Dio e il loro vero Re. La Legge definiva la relazione di ciascuno con Dio e col prossimo, e ciascuno poteva avvicinarsi a Dio grazie alla disposizione del sacerdozio.

La Legge offriva agli israeliti l’opportunità di diventare “un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Eso 19:5, 6) La Legge — che esigeva esclusiva devozione a Geova, proibiva nel modo più assoluto qualsiasi forma di unione delle fedi e conteneva regole precise circa l’alimentazione e la purezza religiosa — costituiva un “muro” che teneva la nazione nettamente separata dalle altre nazioni. (Ef 2:14) Un ebreo non poteva neanche entrare nella tenda o nella casa di un gentile né mangiare insieme ai gentili senza diventare religiosamente impuro. Infatti, quando Gesù era sulla terra, bastava che un ebreo entrasse in un edificio o in una casa gentile per essere considerato impuro. (Gv 18:28; At 10:28) Erano protetti la santità della vita e la dignità e l’onore della famiglia, del matrimonio e della persona. Altri vantaggi derivanti dalla separazione religiosa prodotta dal patto della Legge erano i benefìci per la salute e la protezione da malattie comuni nelle nazioni circostanti. Le leggi sulla purezza morale, sull’alimentazione e sull’igiene fisica avevano senza dubbio un effetto molto salutare quando gli israeliti le osservavano.

Ma, come dichiarò l’apostolo Paolo, il vero scopo della Legge era quello di “rendere manifeste le trasgressioni, finché arrivasse il seme”. La Legge era un “tutore che conduce a Cristo”. Cristo era il vero obiettivo a cui mirava (“Cristo è il fine della Legge”). La Legge rivelava che tutti gli esseri umani, inclusi gli ebrei, sono sotto il peccato e che la vita non si può ottenere mediante “le opere della legge”. (Gal 3:19-24; Ro 3:20; 10:4) Era “spirituale”, da Dio, e “santa”. (Ro 7:12, 14) In Efesini 2:15 è chiamata “la Legge di comandamenti consistente in decreti”. Era la norma perfetta, perciò chi fosse stato in grado di osservarla sarebbe stato perfetto, meritevole di vita. (Le 18:5; Gal 3:12) Dal momento che esseri umani imperfetti non erano in grado di osservarla, la Legge dimostrava che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. (Ro 3:23) Solo Gesù Cristo la osservò in modo ineccepibile. — Gv 8:46; Eb 7:26.

La Legge serviva inoltre come “ombra delle buone cose avvenire”, e le cose a essa connesse erano “rappresentazioni tipiche”, tanto che Gesù e gli apostoli vi ricorsero spesso per spiegare cose celesti e questioni relative alla dottrina e alla condotta cristiana. Per il cristiano la Legge costituisce dunque un’importante e necessaria materia di studio. — Eb 10:1; 9:23.

Gesù disse che l’intera Legge dipendeva da due comandamenti: amare Dio e amare il prossimo. (Mt 22:35-40) È interessante che nel libro di Deuteronomio (dove la Legge fu leggermente modificata tenendo conto della nuova situazione in cui si sarebbe trovato Israele una volta stabilitosi nella Terra Promessa) il verbo “amare” ricorre più di 20 volte.

Le Dieci Parole (Eso 34:28), o Dieci Comandamenti, erano la parte fondamentale della Legge, ma erano inseparabilmente unite ad altre 600 leggi circa, tutte altrettanto valide e vincolanti per gli israeliti. (Gc 2:10) I primi quattro dei Dieci Comandamenti definivano la relazione dell’uomo con Dio; il quinto, con Dio e con i genitori; gli ultimi cinque, con i propri simili. Questi ultimi a quanto pare erano elencati in ordine decrescente secondo la gravità del danno arrecato al prossimo: assassinio, adulterio, furto, falsa testimonianza e concupiscenza o desiderio egoistico. Il decimo comandamento distingueva nettamente la Legge dalle leggi di tutte le altre nazioni in quanto proibiva il desiderio egoistico, divieto che solo Dio in realtà poteva far rispettare. Esso in effetti andava alla radice della violazione di tutti gli altri comandamenti. — Eso 20:2-17; De 5:6-21; cfr. Ef 5:5; Col 3:5; Gc 1:14, 15; 1Gv 2:15-17.

La Legge conteneva molti princìpi e norme fondamentali. I giudici avevano ampia libertà di investigare e considerare i motivi e l’atteggiamento dei violatori, insieme alle circostanze in cui era avvenuta la violazione. Il trasgressore volontario, irrispettoso o impenitente era trattato con la massima severità. (Nu 15:30, 31) In altri casi si poteva infliggere una condanna più mite. Per esempio, mentre l’assassino doveva senz’altro essere messo a morte, per l’omicida involontario si poteva avere misericordia. (Nu 35:15, 16) Se un toro che aveva l’abitudine di cozzare uccideva un uomo, il suo proprietario poteva essere messo a morte; oppure i giudici potevano esigere un riscatto. (Eso 21:29-32) La differenza tra il furto premeditato e la trasgressione confessata spontaneamente spiega perché la pena stabilita in Esodo 22:7 differisce da quella di Levitico 6:1-7.

Legge della coscienza. La Bibbia spiega che questa deriva dall’avere ‘la legge scritta nel proprio cuore’. Coloro che non sono sotto una diretta legge di Dio, come la Legge data per mezzo di Mosè, sono “legge a se stessi”, in quanto la loro coscienza ‘li accusa o li scusa’ nei loro stessi pensieri. (Ro 2:14, 15) Molte leggi giuste del mondo pagano riflettono questa coscienza, posta in origine nel comune antenato Adamo e tramandata per mezzo di Noè. — Vedi COSCIENZA.

In 1 Corinti 8:7 l’apostolo Paolo dice che la mancanza di accurata conoscenza può rendere debole la coscienza del cristiano. La coscienza può essere una guida buona o cattiva, a seconda della conoscenza ed esperienza di ciascuno. (1Tm 1:5; Eb 5:14) La coscienza può essere contaminata e perciò può trarre in inganno. (Tit 1:15) Alcuni, agendo continuamente contro coscienza, la rendono insensibile come un tessuto cicatrizzato, così che non è più una guida sicura. — 1Tm 4:1, 2.

“Legge del Cristo”. Paolo scrisse: “Continuate a portare i pesi gli uni degli altri, e così adempite la legge del Cristo”. (Gal 6:2) Anche se il patto della Legge ebbe termine alla Pentecoste del 33 E.V. (“siccome è cambiato il sacerdozio, c’è per necessità anche un cambiamento di legge”; Eb 7:12), i cristiani sono “sotto la legge verso Cristo”. (1Co 9:21) Questa legge è definita la “legge perfetta che appartiene alla libertà”, la “legge di un popolo libero”, la “legge della fede”. (Gc 1:25; 2:12; Ro 3:27) Dio aveva fatto predire dal profeta Geremia questa nuova legge parlando di un nuovo patto e di scrivere la sua legge nel cuore del suo popolo. — Ger 31:31-34; Eb 8:6-13.

A somiglianza di Mosè, mediatore del patto della Legge, Gesù Cristo è il Mediatore del nuovo patto. Mosè mise per iscritto la Legge, mentre Gesù non scrisse personalmente una legge. Parlò e impresse la sua legge nella mente e nel cuore dei discepoli. Neanche i suoi discepoli stabilirono un codice di leggi per i cristiani, con articoli e commi vari. Comunque le Scritture Greche Cristiane sono piene di leggi, comandi e decreti che il cristiano deve osservare. — Ri 14:12; 1Gv 5:2, 3; 4:21; 3:22-24; 2Gv 4-6; Gv 13:34, 35; 14:15; 15:14.

Gesù diede ai discepoli il comando di predicare la ‘buona notizia del regno’. Questo comando si trova in Matteo 10:1-42; Luca 9:1-6; 10:1-12. In Matteo 28:18-20 Gesù diede ai discepoli il nuovo comando di predicare non solo agli ebrei, ma a tutte le nazioni, per fare discepoli e battezzarli con un nuovo battesimo, “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che [aveva] comandato”. Perciò, con l’autorizzazione di Dio, Gesù insegnò e diede ordini finché fu sulla terra (At 1:1, 2) e anche dopo l’ascensione. (At 9:5, 6; Ri 1:1-3) L’intero libro di Rivelazione consiste di profezie, comandi, esortazioni e istruzioni per la congregazione cristiana.

La “legge del Cristo” riguarda l’intera vita e attività del cristiano. Con l’aiuto dello spirito di Dio il cristiano può seguire i comandi e ricevere un giudizio favorevole in base a tale legge, “la legge di quello spirito che dà vita unitamente a Cristo Gesù”. — Ro 8:2, 4.

“Legge di Dio”. L’apostolo Paolo dice che due fattori influiscono sul combattimento del cristiano, la “legge di Dio” o “legge di quello spirito che dà vita” da una parte e la “legge del peccato” o “legge del peccato e della morte” dall’altra. Paolo descrive il conflitto, dicendo che la carne decaduta soggetta al peccato è schiava della “legge del peccato”. “Rivolgere la mente alla carne significa morte”, ma “Dio, mandando il suo proprio Figlio nella somiglianza della carne peccaminosa e riguardo al peccato, condannò il peccato nella carne”. Con l’aiuto dello spirito di Dio il cristiano — esercitando fede in Cristo, mettendo a morte “le pratiche del corpo” e vivendo secondo i dettami dello spirito — può vincere la battaglia e avere la vita. — Ro 7:21–8:13.

“Legge del peccato e della morte”. L’apostolo Paolo sostiene che, a motivo del peccato di Adamo, padre del genere umano, “la morte regnò” da Adamo fino al tempo di Mosè (quando venne data la Legge), e che la Legge rese manifeste le trasgressioni, imputando agli uomini il peccato. (Ro 5:12-14; Gal 3:19) Questo dominio o legge del peccato, che opera nella carne imperfetta, ha potere su di essa e la spinge a violare la legge di Dio. (Ro 7:23; Ge 8:21) Il peccato provoca la morte. (Ro 6:23; 1Co 15:56) La Legge di Mosè non poteva vincere il peccato e la morte, ma la vittoria e la libertà si hanno grazie all’immeritata benignità di Dio mediante Gesù Cristo. — Ro 5:20, 21; 6:14; 7:8, 9, 24, 25.

“Legge della fede”. La “legge della fede” è contrapposta a “quella delle opere”. L’uomo non può conseguire la giustizia con le proprie opere o con quelle della Legge di Mosè, come se la giustizia fosse una ricompensa per le opere. La giustizia deriva invece dalla fede in Gesù Cristo. (Ro 3:27, 28; 4:4, 5; 9:30-32) Giacomo dice però che tale fede dev’essere accompagnata da opere che siano il risultato della fede e in armonia con la fede. — Gc 2:17-26.

“Legge del marito”. La donna sposata deve osservare la “legge del marito”. (Ro 7:2; 1Co 7:39) Il principio dell’autorità del marito è rispettato nell’intera organizzazione di Dio e vige sia presso gli adoratori di Dio che presso molti altri popoli. Dio ha la posizione di un marito nei confronti della sua “donna”, “la Gerusalemme di sopra”. (Gal 4:26, 31; Ri 12:1, 4-6, 13-17) L’organizzazione nazionale ebraica aveva con Geova la relazione che una moglie ha col proprio marito. — Isa 54:5, 6; Ger 31:32.

Sotto la legge patriarcale il marito era il capo indiscusso della famiglia, e la moglie era sottomessa, anche se poteva dare suggerimenti soggetti all’approvazione del marito. (Ge 21:8-14) Sara chiamava Abraamo “signore”. (Ge 18:12; 1Pt 3:5, 6) La donna si copriva il capo in segno di sottomissione al suo marito e capo. — Ge 24:65; 1Co 11:5.

La Legge data a Israele prevedeva la sottomissione della moglie. I voti che faceva potevano essere approvati o annullati dal marito. (Nu 30:6-16) La moglie non riceveva eredità, anzi accompagnava l’eredità terriera, e nel caso in cui l’eredità veniva ricomprata da un parente prossimo, lei vi era inclusa. (Ru 4:5, 9-11) Non poteva divorziare dal marito, mentre il marito aveva il diritto di divorziare dalla moglie. — De 24:1-4.

Nell’ordinamento cristiano la donna deve riconoscere la posizione dell’uomo e non usurparla. L’apostolo Paolo dice che la donna sposata è sotto la legge del marito finché questi è in vita, ma spiega che alla morte di lui essa è libera, e quindi non è adultera se si risposa. — Ro 7:2, 3; 1Co 7:39.

“Legge regale”. Rispetto alle altre leggi che governano le relazioni umane, la “legge regale” ha giustamente la priorità e l’importanza che un re avrebbe fra gli uomini. (Gc 2:8) Il filo conduttore del patto della Legge era l’amore; e “devi amare il tuo prossimo come te stesso” (la legge regale) era il secondo comandamento da cui dipendevano tutta la Legge e i Profeti. (Mt 22:37-40) I cristiani, pur non essendo sotto il patto della Legge, sono soggetti alla legge del Re Geova e di suo Figlio, il Re Gesù Cristo, in relazione al nuovo patto.

[Riquadro alle pagine 111-116]

ALCUNI ASPETTI DEL PATTO DELLA LEGGE

GOVERNO TEOCRATICO

Geova Dio è il Sovrano supremo (Eso 19:5; 1Sa 12:12; Isa 33:22)

Il re sedeva sul “trono di Geova”, quale Suo rappresentante (1Cr 29:23; De 17:14, 15)

Altri funzionari (capi principali delle tribù; capi di migliaia, di centinaia, di cinquantine e di decine) venivano scelti per il loro timore di Dio, e anche perché degni di fiducia e incorruttibili (Eso 18:21, 25; Nu 1:44)

Si dovevano rispettare tutti coloro che esercitavano l’autorità data da Dio: funzionari, sacerdoti, giudici, genitori (Eso 20:12; 22:28; De 17:8-13)

DOVERI RELIGIOSI

(Questi erano riassunti nel più grande comandamento della Legge: amare Geova con tutto il cuore, con tutta la mente, l’anima e la forza; De 6:5; 10:12; Mr 12:30)

Solo a Geova spettava l’adorazione (Eso 20:3; 22:20; De 5:7)

L’amore doveva essere un potente fattore motivante nella propria relazione con Dio (De 6:5, 6; 10:12; 30:16)

Tutti dovevano temere Dio e non disubbidirgli (Eso 20:20; De 5:29)

Non si doveva mancare di rispetto al nome di Dio (Eso 20:7; De 5:11)

Ci si poteva accostare a lui solo nel modo che egli approvava (Nu 3:10; Le 10:1-3; 16:1)

Tutti dovevano osservare il sabato (Eso 20:8-11; 31:12-17)

Radunarsi per l’adorazione (De 31:10-13)

Tutti i maschi si dovevano radunare tre volte l’anno: Pasqua e festa dei pani non fermentati, festa delle settimane e festa delle capanne (De 16:16; Le 23:1-43)

L’uomo che volutamente trascurava di osservare la Pasqua veniva ‘stroncato’ (Nu 9:13)

Sostenere il sacerdozio

I leviti ricevevano dalle altre tribù la decima parte di tutto il prodotto del paese (Nu 18:21-24)

I leviti a loro volta dovevano dare ai sacerdoti una decima, costituita dal meglio di ciò che avevano ricevuto (Nu 18:25-29)

Offrire sacrifici (Eb 8:3-5; 10:5-10)

Offerte prescritte dalla Legge: olocausti regolari (Le 1; Nu 28), offerte di comunione (Le 3; 19:5), offerte per il peccato (Le 4; Nu 15:22-29), offerte per la colpa (Le 5:1–6:7), offerte di cereali (Le 2), libazioni (Nu 15:5, 10), offerte agitate (Le 23:10, 11, 15-17)

Vietate le pratiche della falsa religione

Idolatria (Eso 20:4-6; De 5:8-10)

Praticarsi incisioni nella carne per i morti o tatuarsi il corpo (Le 19:28)

Piantare alberi con funzione di pali sacri (De 16:21)

Portare in casa propria cose detestabili, votate alla distruzione (De 7:26)

Parlare di rivolta contro Geova (De 13:5)

Promuovere la falsa adorazione (De 13:6-10; 17:2-7)

Volgersi alla falsa adorazione (De 13:12-16)

Votare i figli a falsi dèi (Le 18:21, 29)

Spiritismo, stregoneria (Eso 22:18; Le 20:27; De 18:9-14)

COMPITI DEL SACERDOZIO

(Nello svolgimento dei loro compiti, i sacerdoti erano assistiti dai leviti; Nu 3:5-10)

Insegnare la Legge di Dio (De 33:8, 10; Mal 2:7)

Servire come giudici, facendo rispettare la legge divina (De 17:8, 9; 19:16, 17)

Offrire sacrifici a favore del popolo (Le 1–7)

Usare gli Urim e i Tummim per interrogare Dio (Eso 28:30; Nu 27:18-21)

APPARTENENZA ALLA CONGREGAZIONE D’ISRAELE

L’appartenenza alla congregazione d’Israele non era limitata ai soli israeliti

Persone di altre nazioni potevano diventare adoratori circoncisi

Tali residenti forestieri erano tenuti a osservare tutte le esigenze del patto della Legge (Le 24:22)

Erano esclusi dalla congregazione d’Israele

Gli uomini evirati mediante schiacciamento dei testicoli o recisione del pene (De 23:1)

Tutti i figli illegittimi o i loro discendenti fino alla “decima generazione” (De 23:2)

Gli ammoniti e i moabiti (evidentemente maschi) a tempo indefinito, perché non avevano mostrato ospitalità ma si erano opposti a Israele al tempo dell’esodo dall’Egitto (De 23:3-6)

I figli nati a egiziani “come terza generazione” potevano essere ammessi (De 23:7, 8)

ORDINAMENTO GIUDIZIARIO

(Le leggi in materia giudiziaria davano risalto alla giustizia e alla misericordia di Geova. I giudici avevano la facoltà di mostrare misericordia, secondo le circostanze. Queste leggi impedivano inoltre che la nazione si contaminasse e tutelavano il benessere di ogni israelita)

Giudici

Sacerdoti, re e altri costituiti come giudici (Eso 18:25, 26; De 16:18; 17:8, 9; 1Re 3:6, 9-12; 2Cr 19:5)

Essere davanti ai giudici era come essere davanti a Geova (De 1:17; 19:16, 17)

Udienze

I casi ordinari erano sottoposti ai giudici (Eso 18:21, 22; De 25:1, 2; 2Cr 19:8-10)

Se il tribunale inferiore non poteva pervenire a una decisione, il caso era deferito a un tribunale superiore (Eso 18:25, 26; 1Re 3:16, 28)

Casi eccezionali o difficili che venivano sottoposti ai sacerdoti:

Casi di gelosia o di infedeltà della moglie (Nu 5:12-15)

Se un testimone accusava qualcuno di rivolta (De 19:16, 17)

Se era stata commessa un’azione violenta, o qualcuno aveva provocato spargimento di sangue, o c’era disaccordo ed era difficile pervenire a una decisione (De 17:8, 9; 21:5)

Se un uomo veniva trovato ucciso in un campo e l’assassino non poteva essere identificato (De 21:1-9)

Testimoni

Ci volevano almeno due testimoni per stabilire la verità (De 17:6; 19:15; cfr. Gv 8:17; 1Tm 5:19)

I testimoni dovevano essere i primi a colpire e mettere a morte il colpevole. Questo scoraggiava testimonianze false, frettolose o poco accurate (De 17:7)

Falsa testimonianza

Lo spergiuro era assolutamente vietato (Eso 20:16; 23:1; De 5:20)

Il testimone che accusava falsamente qualcuno doveva ricevere la punizione prevista per l’accusato (De 19:16-19)

Corruzione, parzialità in giudizio

Era vietato corrompere con regali (Eso 23:8; De 27:25)

Era vietato pervertire la giustizia (Eso 23:1, 2, 6, 7; Le 19:15, 35; De 16:19)

Si ricorreva alla detenzione solo nei casi difficili che dovevano essere risolti da Geova (Le 24:11-16, 23; Nu 15:32-36)

Punizioni

Percosse: limitate a 40 colpi, per evitare di svergognare colui che veniva punito (De 25:1-3; cfr. 2Co 11:24)

Lapidazione, poi il cadavere poteva essere appeso a un palo in quanto maledetto (De 13:10; 21:22, 23)

Legge del taglione: punizione uguale al danno arrecato (Le 24:19, 20)

Risarcimento: se un animale danneggiava la proprietà altrui (Eso 22:5; 21:35, 36); se si appiccava un fuoco che danneggiava la proprietà altrui (Eso 22:6); se qualcuno uccideva un animale domestico di un altro (Le 24:18, 21; Eso 21:33, 34); se involontariamente si faceva uso personale di “cose sante”, come decime o sacrifici (Le 5:15, 16); se qualcuno ingannava il proprio compagno giurando il falso circa cose a lui affidate o depositate presso di lui, o circa una rapina o qualcosa che aveva trovato (Le 6:2-7; Nu 5:6-8)

Città di rifugio

L’omicida involontario poteva fuggire a quella più vicina (Nu 35:12-15; De 19:4, 5; Gsè 20:2-4)

Poi veniva processato dall’assemblea che aveva giurisdizione sul luogo dell’incidente

L’omicida involontario doveva rimanere nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote (Nu 35:22-25; Gsè 20:5, 6)

L’assassino veniva messo a morte (Nu 35:30, 31)

MATRIMONIO, RAPPORTI FAMILIARI, MORALITÀ SESSUALE

(La Legge salvaguardava Israele tutelando la santità del matrimonio e della famiglia)

Matrimonio: il primo fu celebrato da Geova (Ge 2:18, 21-24)

Il marito era proprietario della moglie ma doveva rispondere a Dio per come la trattava (De 22:22; Mal 2:13-16)

La poligamia era permessa, ma era regolata per tutelare la moglie e i suoi figli (De 21:15-17; Eso 21:10)

Il matrimonio era obbligatorio dopo la seduzione (a meno che il padre della ragazza non lo vietasse) (Eso 22:16, 17; De 22:28, 29)

Il levirato prevedeva che un uomo sposasse la vedova di suo fratello se questi era morto senza figli; l’uomo che non lo faceva era disonorato (De 25:5-10)

Erano vietate le alleanze matrimoniali con stranieri (Eso 34:12-16; De 7:1-4), ma era permesso sposare donne prigioniere (De 21:10-14)

Le donne che ereditavano della terra dovevano sposarsi solo con uomini della loro stessa tribù (Nu 36:6-9)

Divorzio

Solo il marito poteva divorziare (per comportamento indecente della moglie); doveva darle un certificato di divorzio (De 24:1-4)

Non poteva divorziare chi aveva sposato una donna dopo averla sedotta (De 22:28, 29)

Un uomo non poteva risposare la donna da cui aveva divorziato, neanche se il secondo marito aveva divorziato da lei o era morto (De 24:1-4)

L’adulterio comportava la pena di morte per entrambi i colpevoli (Eso 20:14; De 22:22)

Incesto

L’uomo israelita non poteva sposare la propria madre o matrigna, né una moglie secondaria del padre (Le 18:7, 8; 20:11; De 22:30; 27:20); una sorella o sorellastra (Le 18:9, 11; 20:17; De 27:22); la figlia di suo figlio o di sua figlia (Le 18:10); una zia (sorella di sua madre o di suo padre) (Le 18:12, 13; 20:19); una zia acquisita (moglie del fratello di suo padre o di sua madre) (Le 18:14; 20:20); una nuora (Le 18:15; 20:12); una figlia, figliastra, figlia di un figliastro o di una figliastra, la suocera (Le 18:17; 20:14; De 27:23); la moglie di suo fratello (Le 18:16; 20:21), se non per levirato (De 25:5, 6); una sorella della moglie mentre la moglie era in vita (Le 18:18)

La donna israelita non poteva sposare un figlio o figliastro (Le 18:7, 8; 20:11; De 22:30; 27:20); un proprio fratello o fratellastro (Le 18:9, 11; 20:17; De 27:22); suo nonno (Le 18:10); un nipote (figlio di suo fratello o di sua sorella, o figlio di un fratello o di una sorella del marito (Le 18:12-14; 20:19, 20); il suocero (Le 18:15; 20:12); il padre, il patrigno, il patrigno del padre o della madre, il genero (Le 18:7, 17; 20:14; De 27:23); il fratello del marito (Le 18:16; 20:21), se non per levirato (De 25:5, 6); il marito di sua sorella mentre questa era in vita (Le 18:18)

L’incesto comportava la pena di morte (Le 18:29; 20:11, 12, 14, 17, 20, 21)

Rapporti sessuali durante la mestruazione

Se un uomo aveva volontariamente rapporti con una donna mestruata, entrambi venivano stroncati nella morte (Le 18:19; 20:18)

Il marito che avesse involontariamente avuto rapporti con la moglie durante tale impurità (forse per l’inaspettato inizio della mestruazione) era impuro per 7 giorni (Le 15:19-24)

Genitori e figli

I genitori (specie il padre) avevano l’obbligo di insegnare ai figli la Legge di Dio (De 6:6-9, 20-25; 11:18-21; Isa 38:19)

I figli dovevano onorare i genitori (Eso 20:12; 21:15, 17; Le 19:3; De 5:16; 21:18-21; 27:16)

Era vietato indossare abiti del sesso opposto (onde ingannare per scopi immorali) (De 22:5)

La sodomia comportava la pena di morte per entrambi (Le 18:22; 20:13)

La bestialità comportava la morte della persona e della bestia (Eso 22:19; Le 18:23, 29; 20:15, 16; De 27:21)

Un’azione violenta indecente (se una donna afferrava i genitali di un uomo che lottava con suo marito) era punita con l’amputazione della mano della donna anziché in base alla legge del taglione, perché Geova aveva riguardo per la sua facoltà procreativa e per il diritto del marito di avere figli da lei (De 25:11, 12)

RAPPORTI D’AFFARI

(La Legge incoraggiava sia l’onestà negli affari che il rispetto per la casa e la proprietà altrui)

Proprietà terriera

La terra era assegnata alle famiglie (Nu 33:54; 36:2)

La terra non si vendeva in perpetuo ma al Giubileo tornava al proprietario; il suo valore veniva calcolato in base al numero dei raccolti fino al Giubileo (Le 25:15, 16, 23-28)

In caso di vendita, il parente più prossimo aveva il diritto di ricompra (Ger 32:7-12)

Lo stato non aveva diritto di confiscare per uso pubblico la terra ereditata da qualcuno limitandosi a compensarlo (1Re 21:2-4)

La parte dei leviti consisteva di città con i loro pascoli

Delle 48 città levitiche, 13 furono assegnate ai sacerdoti (Nu 35:2-5; Gsè 21:3-42)

I pascoli di una città levitica non si potevano vendere; appartenevano alla città, non ai singoli (Le 25:34)

Se un uomo santificava (destinava l’uso o il prodotto di) parte di un campo a Geova (al santuario, al sacerdozio), il valore era calcolato in base all’estensione del terreno che si poteva seminare con un homer d’orzo e che valeva 50 sicli d’argento. Il valore diminuiva in proporzione al numero degli anni rimasti fino al Giubileo (Le 27:16-18)

Se voleva ricomprarlo, doveva aggiungere al valore stabilito il 20 per cento (Le 27:19)

Se non ricomprava il campo ma questo veniva venduto a un altro, al Giubileo diventava proprietà dei sacerdoti in quanto santo a Geova (Le 27:20, 21)

Se un uomo santificava a Geova parte di un campo che aveva acquistato, al Giubileo il campo tornava al proprietario originale (Le 27:22-24)

Se un uomo ‘votava’ qualche cosa di sua proprietà (le ‘cose votate’ erano destinate unicamente e permanentemente all’uso del santuario o alla distruzione; Gsè 6:17; 7:1, 15; Ez 44:29), questa non poteva essere venduta o ricomprata; era di Geova (Le 27:21, 28, 29)

Riscatto della proprietà

Al Giubileo tutta la terra tornava al proprietario originale (con le suddette eccezioni) (Le 25:8-10, 15, 16, 24-28)

I leviti potevano riscattare in ogni momento le loro case nelle città levitiche (Le 25:32, 33)

L’anno del Giubileo iniziava il giorno d’espiazione del 50º anno; si iniziò a contare dall’anno in cui gli israeliti erano entrati nella Terra Promessa (Le 25:2, 8-19)

Eredità

Il primogenito ereditava una parte doppia del patrimonio (De 21:15-17)

In assenza di un figlio maschio, l’eredità andava alle figlie. (Nu 27:6-8) Se un uomo non aveva figli né figlie, l’eredità andava ai suoi fratelli, ai fratelli di suo padre o al parente consanguineo più prossimo (Nu 27:9-11)

Bilance, pesi e misure

Geova esigeva onestà e precisione (Le 19:35, 36; De 25:13-15)

Detestava l’inganno (Pr 11:1)

Debiti

Ogni sette anni i debiti dei fratelli ebrei venivano rimessi (De 15:1, 2)

Si poteva esigere il pagamento di un debito dallo straniero (De 15:3)

Garanzia per un prestito

Se si prendeva un mantello in pegno per un prestito, bisognava restituirlo prima di sera (per mancanza di coperte spesso il povero dormiva col mantello) (Eso 22:26, 27; De 24:12, 13)

Non si poteva entrare in casa d’altri per farsi dare un pegno come garanzia di un prestito. Si doveva restare fuori di casa e aspettare che il pegno venisse portato fuori (ciò garantiva il rispetto dei fondamentali diritti umani) (De 24:10, 11)

Non si poteva prendere come garanzia la macina a mano o la sua mola superiore (la persona non avrebbe potuto macinare il grano per sfamare sé e la sua famiglia) (De 24:6)

LEGGI MILITARI

(Queste leggi regolavano le guerre combattute per ordine di Dio da Israele nella Terra Promessa. Le guerre di aggressione o di conquista oltre i limiti stabiliti da Dio erano rigorosamente vietate)

Guerre

Erano ammesse solo le guerre di Geova (Nu 21:14; 2Cr 20:15)

I soldati si santificavano prima di andare in battaglia (1Sa 21:1-6; cfr. Le 15:16, 18)

Età dei soldati

Dai 20 anni in su (Nu 1:2, 3; 26:1-4)

Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, III, 288 [xii, 4]), prestavano servizio fino a 50 anni

Esonerati dal servizio militare:

I leviti in quanto ministri di Geova (Nu 1:47-49; 2:33)

L’uomo che non aveva inaugurato una casa appena costruita o non aveva usufruito di una vigna appena piantata (De 20:5, 6; cfr. Ec 2:24; 3:12, 13)

L’uomo che si era fidanzato ma non si era ancora sposato. Appena sposato era esonerato ancora per un anno (aveva diritto di avere un erede e vederlo) (De 20:7; 24:5)

L’uomo che aveva paura (poteva abbattere il morale degli altri soldati) (De 20:8; Gdc 7:3)

L’accampamento doveva essere puro (poiché i soldati erano santificati per la guerra) (De 23:9-14)

Nell’accampamento non erano ammesse donne; durante le campagne non si potevano avere rapporti sessuali. Ciò assicurava la purezza religiosa e fisica (Le 15:16; 1Sa 21:5; 2Sa 11:6-11)

Non si doveva usare violenza alle donne del nemico, perché ciò sarebbe stato fornicazione; non si potevano sposare tali donne sino alla fine della campagna. Questo assicurava la purezza religiosa e favoriva anche la resa del nemico, sicuro che le donne non sarebbero state molestate (De 21:10-13)

Misure militari contro le città nemiche

Se la città attaccata faceva parte di una delle sette nazioni di Canaan (menzionate in De 7:1), tutti gli abitanti si dovevano votare alla distruzione. (De 20:15-17; Gsè 11:11-14; De 2:32-34; 3:1-7) Se fossero rimasti nel paese avrebbero potuto mettere a repentaglio la relazione di Israele con Geova Dio. Egli li aveva lasciati vivere nel paese finché la loro iniquità era giunta a compimento (Ge 15:13-21)

Alle città che non appartenevano alle sette nazioni si dovevano prima annunciare condizioni di pace. (De 20:10, 15) Se la città si arrendeva, gli abitanti erano messi ai lavori forzati. Se non si arrendeva, tutti i maschi e le donne non più vergini venivano uccisi. Le altre venivano risparmiate e prese prigioniere. (De 20:11-14; cfr. Nu 31:7, 17, 18). Uccidendo tutti gli uomini si evitava il pericolo che sposassero donne israelite e che poi la città si ribellasse. Queste misure aiutavano gli israeliti anche a evitare l’adorazione fallica e le malattie

Non si dovevano abbattere e usare per opere d’assedio gli alberi da frutto (De 20:19, 20)

I carri venivano bruciati; i cavalli venivano azzoppati, perché non fossero utilizzati in combattimento, e in seguito uccisi (Gsè 11:6)

LEGGI SANITARIE E DIETETICHE

(Queste servivano a tenere gli israeliti separati dalle nazioni pagane, favorivano purezza e salute, e ricordavano loro che si dovevano mostrare santi a Geova; Le 19:2)

Uso del sangue

Era assolutamente vietato mangiare sangue. (Ge 9:4; Le 7:26; 17:12; De 12:23-25) La violazione era punita con la morte (Le 7:27; 17:10)

La vita (l’anima) è nel sangue (Le 17:11, 14)

Il sangue dell’animale macellato si doveva versare per terra come acqua e coprire di polvere (Le 17:13; De 12:16)

Non si poteva mangiare nessun animale morto di morte naturale o trovato morto (perché impuro e non dovutamente dissanguato) (De 14:21)

Unici usi legittimi: sull’altare per fare espiazione; nelle purificazioni prescritte (Le 17:11, 12; De 12:27; Nu 19:1-9)

Uso del grasso

Non si poteva mangiare il grasso; apparteneva a Geova (Le 3:16, 17; 7:23, 24)

Mangiare il grasso delle offerte comportava la pena di morte (Le 7:25)

Animali macellati

Nel deserto, gli animali da macellare si dovevano portare al tabernacolo. Si mangiavano come sacrifici di comunione (Le 17:3-6)

La violazione comportava la pena di morte (Le 17:4, 8, 9)

Gli animali selvatici puri presi durante la caccia si potevano ammazzare sul posto; il sangue si doveva versare (Le 17:13, 14)

Nella Terra Promessa, gli animali puri da mangiare si potevano macellare nel luogo dove si abitava se era lontano dal santuario, ma il sangue si doveva versare per terra (De 12:20-25)

Animali, pesci e insetti di cui era lecito cibarsi:

Qualunque animale con lo zoccolo spartito da una fenditura e che rumina (Le 11:2, 3; De 14:6)

Ogni animale acquatico con pinne e scaglie (Le 11:9-12; De 14:9, 10)

Insetti e creature alate sciamanti che camminano su tutt’e quattro e hanno zampe per saltare: locuste migratorie, acridi commestibili, grilli e cavallette (tutti secondo le loro specie) (Le 11:21, 22)

Animali, pesci, uccelli e creature sciamanti di cui era vietato cibarsi:

Animali: cammello, procavia, lepre, porco (Le 11:4-8; De 14:7, 8)

Pesci e altre creature acquatiche sciamanti senza pinne o scaglie (Le 11:10)

Uccelli e volatili: aquila, ossifraga, avvoltoio nero, nibbio reale, nibbio bruno, corvo, struzzo, civetta, gabbiano, falco, civetta nana, gufo comune, cigno, pellicano, avvoltoio, cormorano, cicogna, airone, upupa, pipistrello e ogni creatura alata sciamante che cammina su tutt’e quattro (cioè alla maniera degli animali che camminano a quattro zampe). La Bibbia non indica espressamente i fattori che determinavano quali volatili fossero cerimonialmente ‘impuri’. Molti uccelli ‘impuri’ erano uccelli da preda o necrofagi, ma non tutti (De 14:12-19; Le 11:13-20; vedi UCCELLI e le voci sui singoli uccelli)

Creature sciamanti terrestri: talpa, gerboa, lucertola, geco, varano, salamandra, lucertola della sabbia, camaleonte e qualsiasi animale che strisci sul ventre o cammini su quattro o più zampe (Le 11:29, 30, 42)

Animali morti di morte naturale, trovati morti o sbranati da bestie feroci (Le 17:15, 16; De 14:21; Eso 22:31)

Gli animali presentati come voto, offerta volontaria o sacrificio di comunione si potevano mangiare quel giorno e il giorno dopo, ma non il terzo giorno; la violazione comportava la pena di morte. I sacrifici di rendimento di grazie andavano mangiati il giorno stesso; non si dovevano conservare fino alla mattina (secondo giorno). La pasqua non doveva avanzare; quello che non si mangiava doveva essere bruciato (Le 7:16-18; 19:5-8; 22:29, 30; Eso 12:10)

Cose che rendevano impuri:

Emissione seminale

La persona doveva fare il bagno ed era impura fino alla sera (Le 15:16; De 23:10, 11)

L’indumento che veniva in contatto con l’emissione seminale andava lavato ed era impuro fino alla sera (Le 15:17)

Marito e moglie, dopo aver avuto rapporti sessuali, dovevano fare il bagno ed erano impuri fino alla sera (Le 15:18)

Parto

Dopo aver partorito un maschio, la donna era impura per 7 giorni, più 33 giorni (i primi 7 giorni, impura a tutti gli effetti, come durante la mestruazione; 33 giorni impura solo in quanto a toccare cose sante come sacrifici o a entrare nel luogo santo) (Le 12:2-4)

Se partoriva una femmina, la donna era impura per 14 giorni, più 66 (Le 12:5)

Mestruazione (Le 12:2)

La donna era impura per 7 giorni in caso di mestruazione regolare; durante l’intero periodo di una prolungata o anormale perdita di sangue, più 7 giorni (Le 15:19, 25, 28)

Durante la sua impurità, qualunque cosa su cui si fosse seduta o sdraiata era impura (Le 15:20)

Chi toccava lei, il suo letto o il suo sedile doveva lavarsi gli abiti e fare il bagno ed era impuro fino alla sera (Le 15:21-23)

L’uomo che veniva in contatto con l’impurità mestruale di una donna era impuro per 7 giorni, e qualsiasi giaciglio su cui si fosse sdraiato era impuro (Le 15:24)

Ogni volta che aveva una perdita la donna era impura (Le 15:25)

Difesa dalle malattie

Lebbra e altre piaghe

Il sacerdote stabiliva se si trattava di lebbra o no (Le 13:2)

La persona era messa in quarantena per 7 giorni e poi esaminata; se la piaga si era arrestata, rimaneva in quarantena altri 7 giorni (Le 13:4, 5, 21, 26); se la piaga non si era diffusa, veniva dichiarata pura (Le 13:6); se la piaga si era diffusa, era lebbra (Le 13:7, 8)

Il lebbroso doveva avere gli abiti strappati, i capelli incolti e doveva coprirsi i baffi (o il labbro superiore), e gridare: “Impuro, impuro!” Rimaneva isolato fuori dell’accampamento finché la piaga non fosse guarita (Le 13:45, 46; Nu 5:2-4)

Scolo genitale (Le 15:2, 3)

Il letto o ciò su cui il malato si fosse seduto o sdraiato era impuro (Le 15:4)

Chiunque toccasse il malato, il suo letto o il suo sedile era impuro; anche sputando su qualcun altro, il malato lo rendeva impuro (Le 15:5-11)

I vasi di terracotta toccati da qualcuno affetto da scolo si dovevano frantumare, quelli di legno lavare con acqua (Le 15:12)

Cessato lo scolo, uno era impuro per 7 giorni (Le 15:13)

La purezza dell’accampamento militare era tutelata esigendo che gli escrementi venissero depositati fuori dell’accampamento e coperti (De 23:12, 13)

Regolamenti relativi ai defunti

Chi toccava un cadavere, un osso o un luogo di sepoltura era impuro per 7 giorni (anche in aperta campagna). (Nu 19:11, 16) Chi rifiutava di purificarsi era punito con la morte (Nu 19:12, 13) (Vedi la procedura di purificazione in Nu 19:17-19)

Chiunque si trovasse o entrasse nella tenda in cui c’era un morto era impuro, come lo era ogni vaso aperto su cui non fosse legato un coperchio (Nu 19:14, 15)

Regolamenti relativi agli animali morti

Il corpo di un animale puro, morto di morte naturale, rendeva impuro chi lo avesse portato, toccato o mangiato; la carogna di un animale impuro rendeva impuro chi la toccava. Era richiesta una purificazione (Le 11:8, 11, 24-31, 36, 39, 40; 17:15, 16)

Il contatto con carogne di animali impuri rendeva impuri vasi, sostegni di giare, forni, indumenti, pelli e sacchi (Le 11:32-35)

Bottino preso da una città

Tutto ciò che si poteva trattare col fuoco (metalli) andava così trattato, quindi purificato con acqua di purificazione; le altre cose si dovevano lavare (Nu 31:20, 22, 23)

ALTRI DOVERI VERSO IL PROSSIMO

(La Legge precisava: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”; Le 19:18. Gesù indicò che questo era il secondo dei due più grandi comandamenti della Legge; Mt 22:37-40)

Verso altri israeliti

Si doveva mostrare amore; era vietato l’assassinio (Eso 20:13; Ro 13:9, 10)

Non si doveva fare vendetta né nutrire rancore contro il prossimo (Le 19:18)

Responsabilità verso i poveri (Eso 23:6; Le 25:35, 39-43)

Responsabilità verso le vedove e gli orfani (Eso 22:22-24; De 24:17-21; 27:19)

Rispetto per la proprietà

Era vietato rubare; veniva richiesto il risarcimento (Eso 20:15; 22:1-4, 7)

Era vietato l’illecito desiderio di proprietà e possedimenti altrui (Eso 20:17)

Considerazione per i portatori di handicap

Non si doveva schernire o invocare il male su un sordo: non poteva difendersi da affermazioni che non era in grado di udire (Le 19:14)

Chi poneva un ostacolo davanti a un cieco o lo sviava era maledetto (Le 19:14; De 27:18)

Verso i residenti forestieri: non si dovevano maltrattare (Eso 22:21; 23:9; Le 19:33, 34; De 10:17-19; 24:14, 15, 17; 27:19)

Verso gli schiavi

Lo schiavo ebreo veniva affrancato nel settimo anno di schiavitù o nell’anno del Giubileo, se veniva prima. Mentre era schiavo doveva essere trattato come un lavoratore salariato, con considerazione (Eso 21:2; De 15:12; Le 25:10)

Se uno schiavo era già sposato, la moglie veniva rimessa in libertà insieme a lui (Eso 21:3)

Se il padrone gli dava moglie (evidentemente una straniera) mentre era schiavo, veniva affrancato solo lui; se aveva avuto figli da questa moglie, lei e i figli rimanevano proprietà del padrone (Eso 21:4)

Nel liberare uno schiavo ebreo, il padrone gli doveva fare un dono secondo le sue possibilità (De 15:13-15)

Lo schiavo poteva essere bastonato dal padrone. (Eso 21:20, 21) Se rimaneva storpiato, veniva rimesso in libertà. (Eso 21:26, 27) Se lo schiavo moriva sotto le percosse, il padrone poteva essere punito con la morte; i giudici stabilivano la pena (Eso 21:20; Le 24:17)

Verso gli animali

Chi si imbatteva in un animale domestico in difficoltà, aveva l’obbligo di aiutarlo, anche se apparteneva a un suo nemico (Eso 23:4, 5; De 22:4)

Non si dovevano sovraccaricare o maltrattare gli animali da soma (De 22:10; cfr. Pr 12:10)

Non si doveva mettere la museruola al toro che trebbiava, affinché potesse mangiare i cereali che trebbiava (De 25:4; cfr. 1Co 9:7-10)

Non si doveva prendere un uccello con le sue uova, per non distruggere una famiglia (De 22:6, 7)

Non si doveva macellare lo stesso giorno un toro o una pecora con il suo piccolo (Le 22:28)

OBIETTIVI DELLA LEGGE

Rendeva manifeste le trasgressioni; dimostrava che gli israeliti avevano bisogno di essere perdonati delle loro trasgressioni e che era necessario un sacrificio più grande che potesse realmente espiare i loro peccati (Gal 3:19)

Come un tutore o precettore, proteggeva e disciplinava gli israeliti, preparandoli alla venuta del Messia (Gal 3:24)

Vari aspetti della Legge erano ombre che rappresentavano cose più grandi avvenire; queste ombre aiutarono gli israeliti dalla giusta disposizione a identificare il Messia, poiché poterono vedere come egli adempiva quei modelli profetici (Eb 10:1; Col 2:17)