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Sovranità

Sovranità

Potere o autorità suprema; dominio o autorità di un signore, re, imperatore o simili; il potere che, in ultima analisi, determina il governo di uno stato.

Nelle Scritture Ebraiche il termine ʼAdhonài ricorre spesso, e l’espressione ʼAdhonài Yehwìh 285 volte. ʼAdhonài è una forma plurale di ʼadhòhn, “signore; padrone”. Il plurale ʼadhonìm si può riferire semplicemente a uomini, come “signori” o “padroni”. Invece il termine ʼAdhonài, senza altri suffissi, nelle Scritture si riferisce sempre a Dio, ed è plurale per indicare eccellenza o maestà. Il più delle volte i traduttori lo rendono “Signore”. Quando ricorre insieme al nome di Dio (ʼAdhonài Yehwìh), come per esempio in Salmo 73:28, l’espressione viene tradotta “Signore Dio (Iddio)” (CEI, Di, PIB); “Dio Signore” (Ma [72:27]); “Signore, Iaveh [Jahveh]” (Co, Luz); “Sovrano Signore Geova” (NM). Nei Salmi 47:9; 138:5 e 150:2, Moffatt usa il termine “sovrano”, ma non per tradurre ʼAdhonài.

Il sostantivo greco despòtes significa colui che ha autorità suprema, o proprietà assoluta e potere incontrastato. (Vine’s Expository Dictionary of Old and New Testament Words, 1981, vol. 3, pp. 18, 46) Viene tradotto “signore”, “padrone”, “proprietario”, e quando è rivolto in modo diretto a Dio viene reso “Signore” (Di, VR e altri), “Sovrano” (Co), “Sovrano Signore” (NM) in Luca 2:29; Atti 4:24 e Rivelazione (Apocalisse) 6:10. La versione della CEI lo rende “Signore” nei primi due versetti e “Sovrano” nell’ultimo. In quest’ultimo versetto è reso anche “Sovrano Signore” (Mo, NE, RS) e “padrone” (Ga, Int).

Quindi, anche se nel testo ebraico e in quello greco delle Scritture non c’è un termine specifico per “sovrano”, le parole ʼAdhonài e despòtes rendono questa sfumatura quando si riferiscono a Geova Dio, per indicare l’eccellenza della sua signoria.

Sovranità di Geova. Geova Dio è il Sovrano dell’universo (“sovrano del mondo”, Salmo 47:9, Mo) per il fatto che ne è il Creatore, e per la sua divinità e supremazia quale Onnipotente. (Ge 17:1; Eso 6:3; Ri 16:14) A lui appartengono tutte le cose e da lui, Supremo Governante, deriva ogni autorità e potenza. (Sl 24:1; Isa 40:21-23; Ri 4:11; 11:15) Il salmista cantò di lui: “Geova stesso ha fermamente stabilito il suo trono nei medesimi cieli; e su ogni cosa il suo proprio regno ha esercitato dominio”. (Sl 103:19; 145:13) Rivolgendosi a Dio, i discepoli di Gesù pregarono: “Sovrano Signore, tu sei Colui che ha fatto il cielo e la terra”. (At 4:24, NM, Mo) Per la nazione di Israele, Dio stesso rappresentava i tre rami del potere governativo: giudiziario, legislativo ed esecutivo. Il profeta Isaia disse: “Geova è il nostro Giudice, Geova è il nostro Legislatore, Geova è il nostro Re; egli stesso ci salverà”. (Isa 33:22) In Deuteronomio 10:17 Mosè fece una mirabile descrizione di Dio quale Sovrano.

Nella sua posizione sovrana Geova ha il diritto e l’autorità di delegare incarichi governativi. Davide fu fatto re di Israele, e le Scritture parlano del ‘regno di Davide’ come se fosse il suo regno. Ma Davide riconobbe Geova quale Supremo Sovrano, dicendo: “Tue, o Geova, sono la grandezza e la potenza e la bellezza e l’eccellenza e la dignità; poiché ogni cosa nei cieli e sulla terra è tua. Tuo è il regno, o Geova, che pure ti innalzi come capo sopra tutto”. — 1Cr 29:11.

Governanti terreni. Coloro che governano le nazioni della terra esercitano il loro limitato potere perché il Sovrano Signore Geova lo permette o lo tollera. Che i governi politici non ricevano la loro autorità da Dio, cioè che non agiscano grazie ad alcuna autorità o potenza da lui concessa, è mostrato in Rivelazione 13:1, 2, dove viene detto che la bestia selvaggia con sette teste e dieci corna riceve “la sua potenza e il suo trono e grande autorità” dal Dragone, Satana il Diavolo. — Ri 12:9; vedi BESTIE SIMBOLICHE.

Perciò, anche se Dio ha tollerato il succedersi di vari governi umani, un potente re, dopo avere avuto personalmente la dimostrazione dell’effettiva sovranità di Geova, fu indotto a dire: “Il suo dominio è un dominio a tempo indefinito e il suo regno è di generazione in generazione. E tutti gli abitanti della terra sono considerati semplicemente come nulla, ed egli fa secondo la sua propria volontà fra l’esercito dei cieli e gli abitanti della terra. E non esiste nessuno che possa fermare la sua mano o che gli possa dire: ‘Che cosa hai fatto?’” — Da 4:34, 35.

Perciò, finché Dio permetterà che siano al potere governi di fattura umana, rimarrà valido il comando dato dall’apostolo Paolo ai cristiani: “Ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c’è autorità se non da Dio; le autorità esistenti sono poste nelle loro rispettive posizioni da Dio”. Quindi Paolo prosegue facendo notare che quando questi governi intervengono per punire chi fa il male, l’‘autorità superiore’ o il governante (pur non essendo un fedele adoratore di Geova) agisce indirettamente quale ministro di Dio in questa veste particolare, esprimendo ira su chi pratica il male. — Ro 13:1-6.

In quanto al fatto che queste autorità sono “poste nelle loro rispettive posizioni da Dio”, le Scritture indicano che ciò non significa che Dio abbia formato questi governi o che li sostenga. Piuttosto egli ha fatto in modo che assecondassero il suo buon proposito, in relazione alla sua volontà per i suoi servitori sulla terra. Mosè disse: “Quando l’Altissimo diede alle nazioni un’eredità, quando separò l’uno dall’altro i figli di Adamo, egli fissava la linea di confine dei popoli rispetto al numero dei figli d’Israele”. — De 32:8.

Il Figlio di Dio quale Re. Dopo la caduta dell’ultimo re che sedette sul “trono di Geova” a Gerusalemme (1Cr 29:23), il profeta Daniele ebbe una visione della futura intronizzazione dello stesso Figlio di Dio. La posizione di Geova si distingue nettamente quando egli, l’Antico di Giorni, conferisce il potere al Figlio. La Bibbia dice: “Continuai a guardare nelle visioni della notte, ed ecco, con le nubi dei cieli veniva qualcuno simile a un figlio dell’uomo; e ottenne accesso presso l’Antico di Giorni, e lo fecero accostare proprio davanti a Lui. E gli furono dati dominio e dignità e regno, affinché tutti i popoli, i gruppi nazionali e le lingue servissero proprio lui. Il suo dominio è un dominio di durata indefinita che non passerà, e il suo regno un regno che non sarà ridotto in rovina”. (Da 7:13, 14) Confrontando questo brano con Matteo 26:63, 64 non c’è dubbio che il “figlio dell’uomo” della visione di Daniele è Gesù Cristo. Egli viene introdotto alla presenza di Geova e riceve il dominio. — Cfr. Sl 2:8, 9; Mt 28:18.

Sfida alla sovranità di Geova. Da quando l’uomo è sulla terra, c’è stata quasi sempre malvagità. Tutto il genere umano ha continuato a morire, e peccati e trasgressioni contro Dio si sono moltiplicati. (Ro 5:12, 15, 16) Dato che la Bibbia indica che Dio diede all’uomo un inizio perfetto, si pongono le domande: Come ebbero inizio il peccato, l’imperfezione e la malvagità? E perché l’Iddio Onnipotente ha permesso che questo stato di cose continuasse per secoli? Le risposte stanno nella sfida alla sovranità di Dio che ha dato origine a un’importantissima contesa che riguarda il genere umano.

Cosa richiede Dio da quelli che lo servono. Nel corso dei secoli Geova Dio, con le parole e le azioni, ha dimostrato di essere un Dio di amore e di immeritata benignità, che manifesta giustizia e giudizio perfetti e che è misericordioso verso coloro che cercano di servirlo. (Eso 34:6, 7; Sl 89:14; vedi GIUSTIZIA; MISERICORDIA). Ha mostrato benignità anche agli ingrati e agli sleali. (Mt 5:45; Lu 6:35; Ro 5:8) E prova diletto nell’esercitare la sua sovranità con amore. — Ger 9:24.

Quindi le persone che Dio desidera nel suo universo sono persone che lo servono a motivo dell’amore che hanno per lui e per le sue eccelse qualità. Devono amare prima Dio e poi il prossimo. (Mt 22:37-39) Devono amare la sovranità di Geova; devono desiderarla e preferirla a ogni altra. (Sl 84:10) Devono essere persone che, anche se avessero la possibilità di diventare indipendenti, preferirebbero la sua sovranità perché sanno che il suo dominio è di gran lunga il più saggio, il più giusto e il migliore in assoluto. (Isa 55:8-11; Ger 10:23; Ro 7:18) Queste persone servono Dio non semplicemente per timore della sua onnipotenza né per ragioni egoistiche, ma per amore della sua rettitudine, giustizia e sapienza, e perché conoscono la sua grandezza e la sua amorevole benignità. (Sl 97:10; 119:104, 128, 163) Si uniscono all’apostolo Paolo nell’esclamare: “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Poiché ‘chi ha conosciuto la mente di Geova, o chi è divenuto suo consigliere?’ O: ‘Chi gli ha dato per primo, così che gli debba essere reso?’ Poiché da lui e mediante lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria per sempre. Amen”. — Ro 11:33-36.

Riescono a conoscere Dio, e conoscerlo realmente significa amarlo ed essere fedeli alla sua sovranità. L’apostolo Giovanni scrive: “Chiunque rimane unito a lui non pratica il peccato; chiunque pratica il peccato non l’ha visto né l’ha conosciuto”. E anche: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. (1Gv 3:6; 4:8) Gesù conosceva il Padre suo meglio di chiunque altro, e disse: “Ogni cosa mi è stata consegnata dal Padre mio, e nessuno conosce pienamente il Figlio eccetto il Padre, né alcuno conosce pienamente il Padre eccetto il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. — Mt 11:27.

Mancanza di amore e di apprezzamento. Perciò, la sfida lanciata contro la sovranità di Geova proveniva da uno che, pur godendo i benefìci della sua sovranità, non apprezzava né ricercava la conoscenza di Dio e quindi non aveva approfondito il suo amore per lui. Si trattava di una creatura spirituale di Dio, un angelo. Quando la coppia umana, Adamo ed Eva, venne posta sulla terra, costui colse l’opportunità per lanciare un attacco contro la sovranità di Dio. Per prima cosa fece un tentativo (riuscito) per allontanare Eva e poi Adamo dalla sottomissione alla sovranità di Dio. Sperava di stabilire una sovranità rivale.

Eva, la prima persona interpellata, certo non aveva apprezzato il proprio Creatore e Dio, e non aveva approfittato dell’opportunità di conoscerlo. Essa ascoltò la voce di un essere inferiore a Dio, apparentemente il serpente, in realtà l’angelo ribelle. La Bibbia non dice che Eva rimase sorpresa nell’udire parlare il serpente. Dice comunque che il serpente era “il più cauto di tutte le bestie selvagge del campo che Geova Dio aveva fatto”. (Ge 3:1) Non è indicato se il serpente avesse mangiato il frutto proibito dell’“albero della conoscenza del bene e del male” e quindi, in apparenza, fosse divenuto saggio, capace di parlare. L’angelo ribelle, servendosi del serpente per parlare a Eva, le offrì (come credette lei) l’opportunità di diventare indipendente, ‘di essere simile a Dio, conoscendo il bene e il male’, e riuscì a convincerla che non sarebbe morta. — Ge 2:17; 3:4, 5; 2Co 11:3.

Adamo, che pure non mostrò apprezzamento e amore per il suo Creatore e Provveditore di fronte alla ribellione nella sua famiglia, e che non mostrò lealtà prendendo le parti del suo Dio nella prova, cedette alla forza di persuasione di Eva. Evidentemente perse la fede in Dio e nella Sua capacità di provvedere ogni cosa buona al Suo leale servitore. (Cfr. le parole che Geova rivolse a Davide dopo il peccato con Betsabea, in 2Sa 12:7-9). Sembra inoltre che Adamo pensasse che Geova gli aveva fatto un torto, come è indicato dalla risposta che diede quando gli venne chiesto conto del suo errore: “La donna che desti perché fosse con me, essa mi ha dato del frutto dell’albero e così ho mangiato”. (Ge 3:12) Adamo, a differenza di Eva, non credette alla menzogna del Serpente secondo la quale non sarebbe morto, ma sia lui che Eva intrapresero volontariamente un corso di autodeterminazione, di ribellione contro Dio. — 1Tm 2:14.

Adamo non poté dire: “Sono provato da Dio”. Si applicava piuttosto il principio: “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio. Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”. (Gc 1:13-15) Così i tre ribelli — l’angelo, Eva e Adamo — usarono il libero arbitrio di cui Dio li aveva dotati, per passare dall’innocenza a un corso di peccato volontario. — Vedi PECCATO; PERFEZIONE.

La questione in gioco. Cosa fu messo in discussione? Chi venne vituperato e diffamato dalla sfida dell’angelo che fu poi chiamato Satana il Diavolo, sfida che Adamo sostenne con la sua azione ribelle? Venne forse sfidata la realtà stessa della supremazia di Geova, l’esistenza della sua sovranità? La sovranità di Dio era in pericolo? No, perché Geova è supremo in potenza e autorità, e nessuno in cielo o sulla terra può strappargliele di mano. (Ro 9:19) A essere sfidati furono dunque la legittimità, il merito e la giustezza della sovranità di Dio: la sua sovranità era o no esercitata in modo degno e giusto, e nell’interesse dei suoi sudditi? Ne sono una prova le parole rivolte a Eva: “È realmente così che Dio ha detto, che non dovete mangiare di ogni albero del giardino?” Il Serpente insinuò che una cosa del genere era incredibile, che Dio era eccessivamente rigido nel negare alla coppia umana qualcosa a cui questa aveva diritto. — Ge 3:1.

Che cos’era l’“albero della conoscenza del bene e del male”?

Prendendo il frutto dell’“albero della conoscenza del bene e del male” Adamo ed Eva si ribellarono. Il Creatore, quale Sovrano Universale, aveva pieno diritto di stabilire la legge relativa all’albero, poiché Adamo, essendo una persona creata, e non sovrana, aveva delle limitazioni, e doveva riconoscerlo. Per amore dell’armonia e della pace universale, tutte le creature ragionevoli avrebbero dovuto riconoscere e sostenere la sovranità del Creatore. Adamo avrebbe dimostrato di riconoscere questo fatto astenendosi dal mangiare il frutto di quell’albero. Come futuro padre della popolazione della terra, doveva dimostrarsi ubbidiente e leale, anche nelle minime cose. Il principio era: “Chi è fedele nel minimo è anche fedele nel molto, e chi è ingiusto nel minimo è anche ingiusto nel molto”. (Lu 16:10) Adamo era capace di tale ubbidienza perfetta. Evidentemente nel frutto dell’albero non c’era intrinsecamente nulla di male. (La cosa proibita non erano i rapporti sessuali, poiché Dio aveva comandato alla coppia di ‘riempire la terra’. [Ge 1:28] Era il frutto di un albero vero e proprio, come dice la Bibbia). Quello che l’albero rappresentava è ben espresso in una nota in calce a Genesi 2:17 nella Bibbia di Gerusalemme:

“Questa conoscenza è un privilegio che Dio si riserva e che l’uomo usurperà con il peccato (3,5.22). Non è dunque né l’onniscienza, che l’uomo decaduto non possiede, né il discernimento morale, che l’uomo innocente aveva già e che Dio non può rifiutare alla sua creatura ragionevole. È, invece, la facoltà di decidere da se stessi ciò che è bene e male, e di agire di conseguenza: una rivendicazione di autonomia morale con la quale l’uomo rinnega il suo stato di creatura (cf. Is 5,20). Il primo peccato è stato un attentato alla sovranità di Dio, una colpa di orgoglio”.

I servitori di Dio accusati di egoismo. Un’ulteriore espressione della contesa si ha nelle parole che Satana rivolse a Dio a proposito del fedele servitore Giobbe: “È per nulla che Giobbe ha temuto Dio? Non hai tu stesso posto una siepe attorno a lui e attorno alla sua casa e attorno a ogni cosa che ha tutt’intorno? Hai benedetto l’opera delle sue mani, e il suo stesso bestiame si è sparso sulla terra. Ma, per cambiare, stendi la tua mano, ti prego, e tocca tutto ciò che ha e vedi se non ti maledirà nella tua medesima faccia”. Poi l’accusa: “Pelle per pelle, e l’uomo darà tutto ciò che ha per la sua anima”. (Gb 1:9-11; 2:4) Satana accusò dunque Giobbe di non essere di tutto cuore in armonia con Dio, di ubbidire a Dio solo per considerazioni egoistiche, per interesse. Satana in tal modo calunniò Dio circa la sua sovranità, e i servitori di Dio circa la lealtà a quella sovranità. In effetti disse che non ci poteva essere uomo sulla terra che sarebbe rimasto leale alla sovranità di Geova se lui, Satana, avesse avuto la possibilità di metterlo alla prova.

Geova accettò la sfida. Ma non perché dubitasse della giustezza della propria sovranità. Non aveva bisogno che gli venisse provato alcunché. Solo per amore verso le sue creature intelligenti concesse tempo per provare a fondo la cosa. Permise che gli uomini venissero messi alla prova da Satana, di fronte a tutto l’universo. E diede alle sue creature il privilegio di dimostrare che il Diavolo è bugiardo, e di smentire la calunnia che ha diffamato non solo il nome di Dio ma anche il loro. Satana, nel suo atteggiamento egotistico, fu ‘abbandonato a un disapprovato stato mentale’. Nel rivolgersi a Eva chiaramente contraddisse il suo stesso ragionamento. (Ro 1:28) Infatti accusava Dio di esercitare la sovranità in modo ingiusto, sleale, ma nello stesso tempo evidentemente contava sulla lealtà di Dio: probabilmente pensava che Dio si sarebbe sentito obbligato a lasciarlo in vita se lui avesse provato le accuse circa l’infedeltà delle creature.

Indispensabile la soluzione della contesa. La soluzione della contesa era realmente indispensabile per tutti i viventi, poiché riguardava la loro posizione rispetto alla sovranità di Dio. Infatti, una volta definita, una contesa del genere non sarebbe stata mai più riproponibile. Chiaramente Geova desiderava che tutte le questioni relative alla contesa fossero rese pienamente note e fossero ben comprese. L’azione che Dio intraprese genera fiducia nella sua immutabilità, magnifica la sua sovranità e la rende ancor più desiderabile e saldamente radicata nella mente di tutti coloro che la scelgono. — Cfr. Mal 3:6.

Una contesa morale. Non è dunque questione di potenza, di forza bruta: si tratta primariamente di una contesa morale. Tuttavia, dato che Dio è invisibile, e dato che Satana ha fatto di tutto per accecare la mente degli uomini, la potenza di Geova e perfino la sua esistenza sono state a volte messe in dubbio. (1Gv 5:19; Ri 12:9) Gli uomini hanno frainteso la ragione della pazienza e della benignità di Dio e sono diventati più ribelli. (Ec 8:11; 2Pt 3:9) Perciò servire Dio con integrità richiede fede, e comporta sofferenze. (Eb 11:6, 35-38) Comunque Geova si propone di far conoscere a tutti il suo nome e la sua sovranità. In Egitto disse al faraone: “In realtà, per questo ti ho tenuto in esistenza, al fine di mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia dichiarato in tutta la terra”. (Eso 9:16) Similmente Dio ha concesso a questo mondo e al suo dio, Satana il Diavolo, un tempo per esistere e manifestare la loro malvagità, e ha stabilito un tempo per la loro distruzione. (2Co 4:4; 2Pt 3:7) Il salmista pregò profeticamente: “Affinché conoscano che tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. (Sl 83:18) Geova stesso ha giurato: “A me si piegherà ogni ginocchio, giurerà ogni lingua, dicendo: ‘Sicuramente in Geova sono piena giustizia e forza’”. — Isa 45:23, 24.

La portata della contesa. Che portata aveva la contesa? Dal momento che l’uomo era stato indotto a peccare, e dal momento che un angelo aveva peccato, la questione toccava e coinvolgeva anche le creature celesti di Dio, persino il suo unigenito Figlio, il più vicino a Geova Dio. Questi, che aveva sempre fatto ciò che piaceva al Padre, doveva essere molto desideroso di contribuire a rivendicare la sovranità di Dio. (Gv 8:29; Eb 1:9) Dio lo scelse per questo incarico, mandandolo sulla terra, dove nacque come figlio maschio per mezzo della vergine Maria. (Lu 1:35) Era perfetto, e conservò questa perfezione e innocenza per tutta la vita, fino a una morte infamante. (Eb 7:26) Prima di morire disse: “Ora vi è il giudizio di questo mondo; ora il governante di questo mondo sarà cacciato fuori”. E anche: “Viene il governante del mondo. Ed egli non ha presa su di me”. (Gv 12:31; 14:30) Satana non riuscì a far presa su Cristo in modo da infrangerne l’integrità, e fu giudicato perdente, pronto per essere eliminato. Gesù aveva “vinto il mondo”. — Gv 16:33.

Gesù Cristo, Rivendicatore della giustezza della sovranità di Dio. Così Gesù Cristo, in modo veramente perfetto, dimostrò che il Diavolo è bugiardo, rispondendo in maniera esauriente alla domanda: Qualche uomo sarà fedele a Dio qualunque sia la prova a cui possa essere sottoposto? Perciò il Sovrano Dio lo nominò Esecutore dei Suoi propositi, colui che sarà impiegato per eliminare la malvagità, incluso il Diavolo, dall’universo. Egli eserciterà questa autorità, e ‘ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre’. — Flp 2:5-11; Eb 2:14; 1Gv 3:8.

Nel dominio concessogli, il Figlio governa in nome del Padre, ‘riducendo a nulla’ ogni governo e ogni autorità e potenza che si oppongono alla sovranità di Geova. L’apostolo Paolo rivela che Gesù Cristo rende quindi il massimo tributo alla sovranità di Geova, poiché, “quando tutte le cose gli saranno state sottoposte, allora anche il Figlio stesso si sottoporrà a Colui che gli ha sottoposto tutte le cose, affinché Dio sia ogni cosa a tutti”. — 1Co 15:24-28.

Il libro di Rivelazione mostra che dopo la fine del Regno millenario di Cristo, durante il quale egli ridurrà al silenzio ogni autorità che tenti di rivaleggiare con la sovranità di Geova, il Diavolo sarà sciolto per breve tempo. Egli cercherà di risollevare la contesa, ma non sarà concesso un lungo periodo di tempo per definire una questione già risolta. Satana e quelli che lo seguono saranno completamente annientati. — Ri 20:7-10.

Altri sostenitori della sovranità di Geova. Anche se la fedeltà di Cristo ha dimostrato in modo inequivocabile che Dio è nel giusto, ad altri è concesso di fare altrettanto. (Pr 27:11) L’apostolo Paolo descrive il risultato della vita integerrima di Cristo, inclusa la sua morte sacrificale: “Per mezzo di un solo atto di giustificazione è risultato a uomini di ogni sorta che sono dichiarati giusti per la vita”. (Ro 5:18) Cristo è stato costituito Capo di una congregazione o “corpo” (Col 1:18), i cui componenti partecipano alla sua morte d’integrità, ed egli è lieto di averli quali suoi coeredi, re associati nel suo Regno. (Lu 22:28-30; Ro 6:3-5; 8:17; Ri 20:4, 6) Gli uomini fedeli dell’antichità, che attendevano ansiosamente il provvedimento di Dio, mantennero l’integrità pur essendo fisicamente imperfetti. (Eb 11:13-16) E i molti altri che si inginocchieranno riconoscenti lo faranno anch’essi con sincero apprezzamento per la degna e giusta sovranità di Dio. Perciò il salmista cantò profeticamente: “Ogni cosa che respira, lodi Iah. Lodate Iah!” — Sl 150:6.