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Rimuneratrice sottomissione all’autorità

Rimuneratrice sottomissione all’autorità

Capitolo 6

Rimuneratrice sottomissione all’autorità

1. Perché possiamo dire che la sottomissione alle disposizioni esistenti è saggia e utile?

PUÒ esserci saggezza nella sottomissione, nel mostrare subordinazione alle disposizioni esistenti. Per quanto possa sembrare attraente, l’indipendenza totale non è né desiderabile né realistica. Nessuno sulla terra può fare o sapere tutto. Proprio come dipendiamo da aria, sole, cibo e acqua per vivere, così per trarre beneficio dalla vita e goderla abbiamo anche bisogno di altre persone e di ciò che possono fare per noi.

2. Come dovrebbe influire sulla nostra vita il fatto che Geova è il Supremo Sovrano?

2 Le disposizioni governative, le relazioni fra datori di lavoro e lavoratori, i legami familiari, l’associazione con la congregazione cristiana, il fatto stesso che viviamo fra la gente, ci impongono tutti certi doveri. Dobbiamo dare qualcosa in cambio di ciò che riceviamo da altri. Nell’assolvere queste responsabilità verso gli uomini è di primaria importanza che riconosciamo la posizione di Geova Dio. Come Creatore, egli è giustamente il Supremo Sovrano a cui dobbiamo ogni cosa. In una visione, l’apostolo Giovanni udì 24 anziani dichiarare: “Degno sei, Geova, Dio nostro, di ricevere la gloria e l’onore e la potenza, perché tu creasti tutte le cose, e a causa della tua volontà esse esisterono e furon create”. (Rivelazione 4:11) Che facciamo un riconoscimento simile di Geova come Altissimo non è solo questione di parole. In tutte le nostre relazioni possiamo dimostrare che siamo sottomessi a quella che è la volontà di Dio per noi e che riconosciamo Gesù Cristo come il nostro costituito Signore.

“PER AMORE DEL SIGNORE”

3, 4. Che cosa sono le ‘creazioni umane’ a cui dovremmo essere sottoposti, e perché possono essere così identificate?

3 L’apostolo Pietro presentò vigorosamente questa veduta elevata della più importante ragione per sottoporci all’autorità umana. Egli scrisse: “Per amore del Signore sottoponetevi a ogni creazione umana: sia al re come superiore sia ai governatori come mandati da lui per infliggere la punizione ai malfattori ma per lodare gli operatori di bene”. — I Pietro 2:13, 14.

4 Le ‘creazioni umane’ a cui dovremmo essere sottoposti sono le autorità governanti costituite dagli uomini. Esse sono ‘creazioni umane’ perché le posizioni di re e governanti o governatori minori sono state create dagli uomini, non da Dio. L’Altissimo ha semplicemente permesso che queste venissero all’esistenza e le tollera, poiché servono in effetti a uno scopo utile nelle condizioni attuali. Siccome le autorità governative esistono per suo permesso, le persone che si ribellano contro di esse si rivoltano contro la “disposizione di Dio”, provvedimento a cui finora non ha ritenuto bene porre fine per sostituirlo con un regno celeste per mezzo del Figlio suo. (Romani 13:1, 2) Ai giorni dell’apostolo Pietro l’imperatore romano o Cesare nominava governatori per amministrare le province imperiali, inclusa la Giudea. Questi governatori erano direttamente responsabili verso l’imperatore per il mantenimento della legge e l’ordine nel territorio sotto la loro giurisdizione. Mentre adempivano i loro doveri, i governatori ‘infliggevano la punizione ai malfattori’: predoni, rapinatori, ladri e sediziosi. Ma anche ‘lodavano quelli che facevano il bene’, cioè onoravano le persone rette dando loro pubblico riconoscimento come uomini di merito e proteggendone la persona, la proprietà e i diritti.

5. Per amore di chi dovremmo essere sottoposti, e perché è giustamente chiamato “Signore”?

5 Non è primariamente per sfuggire alla punizione e per procurarsi ‘lode’ che i cristiani sono esortati ad essere sottoposti. Ma è “per amore del Signore”. Questo Signore è Gesù Cristo, poiché l’apostolo Pietro l’aveva prima identificato come tale. (I Pietro 1:3) Le Scritture parlano del Figlio di Dio come “Signore sia dei morti che dei vivi”. (Romani 14:9) Egli occupa, perciò, una posizione che nessun governante umano ha mai avuto. Come ‘Signore dei morti’, Gesù Cristo li può convocare dinanzi a sé facendoli tornare in vita. Il potere della signoria di Gesù si estende anche al di là degli uomini vivi e morti. Dopo la sua propria risurrezione, il Figlio di Dio disse: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra”. (Matteo 28:18) Di sicuro, è saggio da parte nostra sottoporci ai governanti umani per amore di Colui che ha un’autorità molto, molto più grande della loro.

6, 7. Come ci sottoponiamo ai governanti umani “per amore del Signore”?

6 Che cosa si intende con la nostra sottomissione “per amore del Signore” a uomini che hanno alti incarichi governativi? Il motivo della dovuta sottomissione ai governanti è che riconosciamo Gesù Cristo come nostro Signore. Il Figlio di Dio diede a questo riguardo l’esempio perfetto. Egli non si rivoltò contro le richieste dell’autorità governativa né lo insegnò ad altri. Piuttosto, esortò: “Se qualcuno sottoposto ad autorità ti forza a servirlo per un miglio, va con lui per due miglia”. (Matteo 5:41) ‘Rendete a Cesare le cose di Cesare’. — Matteo 22:21.

7 A volte i governi possono ordinare ai cittadini di registrarsi per vari scopi, o possono invitarli a sostenere certe imprese di costruzione o di lavori agricoli della comunità, forse in relazione con la costruzione di strade, dighe o scuole. (Confronta Luca 2:1-3). In tutte queste cose, si deve considerare, naturalmente, la coscienza cristiana. Comunque, dove non vi è implicata nessuna contesa che offenderebbe la coscienza di uno educato scritturalmente, può contribuire al progresso della “buona notizia” se il cristiano fa quello che può per mostrarsi sia sottoposto che pronto a cooperare. Sarebbe del tutto fuori luogo fare un’agitazione contro qualsiasi particolare impresa o divenire del tutto ribelli verso l’autorità governativa di qualsiasi livello. La Bibbia ingiunge “d’esser sottoposti e di essere ubbidienti ai governi e alle autorità quali governanti, [di] esser pronti per ogni opera buona”. Un atteggiamento bellicoso, arrogante, non è in armonia con l’insegnamento e l’esempio del Figlio di Dio. — Tito 3:1, 2.

“COME SCHIAVI DI DIO”

8. Quali benefici possono venire dalla dovuta sottomissione ai governanti?

8 Mostrando come la dovuta sottomissione all’autorità può servire a promuovere la causa della vera adorazione, l’apostolo Pietro scrive: “Poiché questa è la volontà di Dio, che facendo il bene mettiate a tacere il parlar da ignoranti degli uomini irragionevoli”. (I Pietro 2:15) I cristiani possono ricevere lode, facendo ciò che i governanti considerano buono, decoroso, conforme alla legge, mentre nello stesso tempo conservano dinanzi a Dio una buona coscienza. Ne consegue che questo fa tacere gli uomini ignoranti che forse accusano falsamente i servitori dell’Altissimo di essere ostinati, insubordinati, antisociali, sediziosi o sovversivi. Così risulta che la lodevole condotta dei cristiani è la migliore difesa contro la diffamazione del loro buon nome.

9, 10. Perché la nostra sottomissione alle autorità governative non è come la sottomissione di uno schiavo asservito al suo padrone?

9 Ma la sottomissione del cristiano ai governanti significa forse abietta schiavitù sotto di loro, essere totalmente asservito? La risposta ispirata è No. L’apostolo Pietro continua, dicendo: “Siate come liberi, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per la malizia, ma come schiavi di Dio”. — I Pietro 2:16NW.

10 Come cristiani, siamo stati liberati dalla schiavitù al peccato e alla morte. (Giovanni 8:31-36) Il Figlio di Dio ci ha emancipati perfino dal timore della morte violenta, mediante cui Satana il Diavolo è stato in grado di tenere gli uomini schiavi, cercando, con gli ordini dittatoriali di uomini, di indurli ad agire contro la loro propria coscienza. (Ebrei 2:14, 15) Poiché siamo comunque un popolo libero, la nostra coscienza non può essere asservita alle imposizioni e alle minacce di qualsiasi uomo o gruppo di uomini. La nostra sottomissione ai governanti è volontaria ed è limitata dai comandi superiori del Supremo Sovrano, Geova Dio. Non possiamo divenire gli spregevoli schiavi di alcun uomo, rendendo ubbidienza cieca senza riguardo per la legge divina. Come indicò l’apostolo Pietro, i cristiani sono “schiavi di Dio”. Quindi, ci sottoponiamo lietamente ai desideri delle autorità governative finché non ci sia un diretto conflitto con la nostra adorazione dell’Altissimo. Altrimenti, dobbiamo assumere la posizione espressa da Pietro e dagli altri apostoli quando furono davanti alla corte suprema dei giudei: “Dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.

LIBERTÀ, CON LIMITI

11. Quale atteggiamento verso l’autorità governativa costituirebbe un cattivo uso della libertà cristiana?

11 Comunque, sarebbe un errore per noi vivere come se i governi politici non avessero su di noi autorità, sfidandoli nelle questioni che non sono in disarmonia con la legge divina. Tale condotta irrispettosa costituisce un cattivo uso della libertà cristiana. La libertà che godiamo è limitata dal fatto che siamo schiavi di Dio. Essa non provvede alcuna licenza per abolire le dovute restrizioni, fare il male o considerare con disprezzo le leggi che ci siano sconvenienti ma che sono destinate a proteggere la vita e l’ambiente. Piuttosto, con la nostra condotta dovremmo mostrare che apprezziamo lo scopo buono delle leggi sul traffico, delle norme sull’inquinamento, delle restrizioni sulla caccia e sulla pesca e simili.

12. Che cosa determina il genere di obblighi che abbiamo verso altri?

12 Sì, abbiamo obblighi verso altri. La natura di questi doveri risente della particolare relazione che abbiamo con Geova Dio e con i nostri simili. L’apostolo Pietro indica questi obblighi e ammonisce: “Onorate uomini d’ogni sorta, abbiate amore per l’intera associazione dei fratelli, abbiate timore di Dio, mostrate onore al re”. — I Pietro 2:17.

13. (a) Perché tutti gli uomini meritano onore? (b) Che cosa dobbiamo ai nostri fratelli spirituali? (c) Che cosa determina la specie di onore che è dovuto agli uomini? (d) Che cosa dobbiamo solo a Dio?

13 Tutti gli uomini sono il prodotto della creazione di Dio e sono stati acquistati con il prezioso sangue di Gesù Cristo. Ecco perché giustamente li onoriamo, trattandoli con rispetto e imparzialità. (Atti 10:34, 35; I Timoteo 2:5, 6) L’intera “associazione dei fratelli” merita comunque assai più che il semplice rispetto formale dovuto agli uomini in genere. Ai nostri fratelli dobbiamo in più profondo amore, affetto. Oltre a ciò, mentre a un sovrano e a funzionari minori della terra si deve rendere l’onore richiesto dalla loro posizione, solo l’Iddio Altissimo merita timore riverente e adorazione. Di conseguenza, l’onore che è dovuto a ogni uomo dev’essere sempre limitato dal salutare riguardo per Geova Dio e i suoi comandi. Non c’è obiezione, per esempio, quando i governanti sono chiamati con i loro soliti titoli se questi non attribuiscono loro la specie di onore che appartiene solo a Dio. Ma gli uomini mortali non sono i salvatori dei cristiani né quelli per mezzo dei quali vengono tutte le benedizioni. (Salmo 146:3, 4; Isaia 33:22; Atti 4:12; Filippesi 2:9-11) Quindi, un vero cristiano non si rivolge agli uomini in un modo che metta in dubbio il suo proprio timore di Dio ed esalti i governanti molto al di sopra di quanto la loro posizione richiede.

TUTTI I FUNZIONARI MERITANO ONORE?

14, 15. (a) Perché la condizione morale di un governante o funzionario non determina se il cristiano gli renderà onore? (b) Cosa possiamo imparare da come l’apostolo Paolo si comportò con i funzionari?

14 Considerata l’ingiunzione biblica di onorare i governanti, alcuni chiederanno riguardo a un certo funzionario: ‘Come posso rispettare e onorare qualcuno che è moralmente corrotto?’ La cosa da tener presente è che la condizione morale del funzionario non è la base di tale onore. Piuttosto, l’autorità che rappresenta ed esercita richiede una certa specie di rispetto. Se non ci fosse nessun riguardo per l’autorità dovutamente costituita, regnerebbe l’anarchia, con conseguente danno per la società, inclusi i cristiani.

15 Il modo in cui l’apostolo Paolo si comportò con i funzionari illustra che quello che i governanti sono come persone non influisce sul tipo di onore da rendere loro. L’antico storico Tacito descrisse il governatore romano Felice come un uomo che “pensava di poter fare impunemente qualsiasi azione malvagia”, e che “si abbandonava a ogni specie di barbarie e concupiscenza, esercitando il potere di un re con lo spirito di uno schiavo”. Tuttavia, per riguardo verso il posto che Felice occupava, Paolo cominciò rispettosamente la sua difesa davanti a quest’uomo con le parole: “Sapendo bene che questa nazione ti ha avuto quale giudice per molti anni, parlo prontamente in mia difesa delle cose che mi riguardano”. (Atti 24:10) Nonostante il fatto che il re Erode Agrippa II avesse una relazione incestuosa, Paolo gli mostrò il dovuto onore, dicendo: “Mi ritengo felice di potermi in questo giorno difendere dinanzi a te, specialmente perché tu sei esperto di tutte le usanze e le controversie dei Giudei”. (Atti 26:2, 3) Quantunque il governatore Festo fosse un adoratore di idoli, tuttavia Paolo si rivolse a lui come “eccellentissimo”. — Atti 26:25.

PAGARE LE TASSE

16. Quale consiglio viene dato ai cristiani in Romani 13:7?

16 Oltre a rendere agli uomini la specie di onore che si addice alla loro autorità, i cristiani hanno anche il comando divino di essere coscienziosi circa il pagamento delle tasse. Le Scritture ci dicono: “Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo; a chi chiede timore [a causa della sua autorità, incluso il potere di vita e di morte], tale timore; a chi chiede onore, tale onore”. (Romani 13:7) Perché è giusto pagare le tasse ed essere onesti nella dichiarazione dei redditi?

17. (a) Perché i cristiani dovrebbero considerare il pagamento delle tasse come il pagamento dei debiti? (b) Perché i cristiani dovrebbero essere esemplari nel pagare tutte le tasse?

17 Le autorità governanti rendono servizi essenziali per garantire la sicurezza, l’assistenza sociale e il benessere dei loro sudditi. Sono inclusi mantenimento stradale, provvedere organismi per far rispettare le leggi, tribunali, scuole, servizi sanitari, sistemi postali e simili. Per i servizi resi, il governo ha diritto a un compenso. Quindi i cristiani considerano giustamente il pagamento di tasse o tributi come il pagamento di un debito. Come le autorità governanti useranno poi esattamente le tasse ricevute non è responsabilità del cristiano. Il cattivo uso che i funzionari fanno delle tasse o dei tributi riscossi non dà diritto al cristiano di rifiutarsi di pagare il suo debito. Secondo l’attuale disposizione delle cose, egli ha bisogno dei servizi governativi e, perciò, paga con buona coscienza ciò che è richiesto. Quando si tratta di pagare un debito a un individuo, il cattivo uso che quella persona fa del denaro non annulla il proprio debito. Similmente, qualunque cosa facciano i governi, il cristiano non è esente dal suo dovere di pagare tasse e tributo. Dev’essere esemplare nel conformarsi alle esigenze legali quando fa la denuncia dei redditi o dell’acquisto di beni per cui bisogna pagare le tasse. In queste cose la sua coscienza gli impedisce di recare biasimo su di sé e sulla congregazione cristiana. Inoltre, questo pone la vera adorazione in una luce favorevole, a onore di Dio e di Cristo.

RELAZIONI FRA DATORE DI LAVORO E LAVORATORE

18. A quale circostanza attuale si possono applicare i principi scritturali circa la relazione fra padrone e schiavo?

18 La relazione che il cristiano ha con l’autorità governativa non è la sola che richiede dovuta sottomissione. Nel suo luogo di lavoro, per esempio, può esser tenuto a rendere conto a un sorvegliante o superiore. Nel primo secolo E.V., quando nell’Impero Romano era comune la schiavitù, molti cristiani si trovavano a lavorare come schiavi o servi. Appropriatamente, la Parola di Dio ne considera gli obblighi verso i loro padroni. Oggi possiamo applicare i principi di condotta della relazione fra padrone e schiavo alla relazione fra datore di lavoro e lavoratore.

19. Quale consiglio diede Pietro ai domestici cristiani?

19 Rivolgendo il suo consiglio ai domestici, l’apostolo Pietro scrisse:

“I servi sian sottoposti ai loro padroni con ogni debito timore, non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche ai difficili da accontentare. Poiché se qualcuno, per coscienza verso Dio, sopporta cose dolorose e soffre ingiustamente, questa è cosa grata. Poiché quale merito vi è se, quando peccate e siete schiaffeggiati lo sopportate? Ma se, quando fate il bene e soffrite, lo sopportate, questa è cosa grata presso Dio”. — I Pietro 2:18-20.

20. (a) Come il domestico era sottoposto “con ogni debito timore”? (b) Quali situazioni avrebbero potuto dar luogo a sofferenza per lo schiavo cristiano?

20 Per prestare attenzione a questo consiglio che cosa si richiedeva? Mentre assolveva le sue responsabilità come schiavo, il cristiano doveva manifestare dovuto timore o riguardo per il suo padrone, non volendo dispiacergli. Questo timore doveva essere mostrato anche se il padrone era sconsiderato, aspro o irragionevole nelle sue richieste. Il padrone poteva essere un uomo che trovava da ridire anche sul lavoro fatto bene. Poteva esigere che lo schiavo cristiano facesse cose contrarie alla legge di Dio. Siccome ubbidiva fedelmente a ciò che gli imponeva la sua devota coscienza, lo schiavo cristiano poteva soffrire ingiustamente perché si rifiutava di rubare o di mentire per il suo padrone. E altre volte lo schiavo poteva essere oggetto di maltrattamenti fisici e verbali.

21. Quale bene sarebbe potuto risultare dalla paziente sopportazione del maltrattamento da parte dello schiavo?

21 In armonia con il consiglio di Pietro, lo schiavo cristiano non si ribellava al suo severo padrone. Continuava a fare coscienziosamente il suo lavoro e a sopportare con pazienza il maltrattamento. Questa condotta era piacevole agli occhi di Dio, poiché non si rifletteva sfavorevolmente sul cristianesimo. Altri potevano vedere che la vera adorazione aveva esercitato sullo schiavo un’influenza benefica. Avrebbe potuto spingerli a investigare il cristianesimo per scoprire come uno schiavo maltrattato era in grado di esercitare tale lodevole padronanza di sé. In contrasto, se uno schiavo faceva torto al suo padrone e ne era severamente disciplinato, le persone non vedevano particolare merito nel fatto che accettava quietamente la punizione.

22. Come si vorrà comportare il lavoratore cristiano nel suo lavoro?

22 Il cristiano che oggi affronta una situazione particolarmente difficoltosa nel luogo di lavoro può forse procurarsi un’altra occupazione. Ma questo può non essere sempre possibile. Forse ha un contratto di lavoro o è costretto a continuare il duro lavoro in condizioni indesiderabili semplicemente perché non si trova altro lavoro. La sua situazione può dunque essere poco diversa da quella di un domestico del primo secolo E.V. che non si poteva sottrarre a un padrone irragionevole. Perciò, finché il cristiano continua a lavorare per qualcun altro, farà tutto il possibile per compiere un lavoro di qualità, e sopporterà con pazienza e senza lamentarsi qualsiasi maltrattamento a cui sia soggetto e a cui non si possa porre fine con mezzi scritturali. Inoltre, continuerà a trattare il suo datore di lavoro con dovuto rispetto e considerazione.

INCORAGGIAMENTO DALL’ESEMPIO DI GESÙ

23, 24. (a) L’esempio di chi ci può incoraggiare quando siamo assoggettati a maltrattamento per aver fatto ciò che è giusto? (b) Che cosa sopportò egli, e come si comportò?

23 È chiaro che dover sopportare l’ingiustizia non è mai facile per nessuno. Felicemente abbiamo comunque un modello perfetto da seguire, cioè il nostro Signore Gesù Cristo. Il suo esempio può essere una vera fonte di incoraggiamento. Consolando i maltrattati schiavi cristiani, l’apostolo Pietro indicò l’esempio di Gesù, dicendo:

“Infatti, a questa condotta foste chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello, onde seguiate attentamente le sue orme. Egli non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca. Quando era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò, ma continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente”. — I Pietro 2:21-23.

24 Così l’apostolo rammentò agli schiavi cristiani che una delle ragioni per cui erano chiamati ad essere discepoli del Figlio di Dio era di dimostrare uno spirito simile al suo mentre si assoggettavano a ingiuste sofferenze. In special modo l’ultimo giorno della sua vita come uomo sulla terra, Gesù Cristo sopportò molto. Fu schiaffeggiato, preso a pugni, gli sputarono addosso, fu fustigato con una sferza (che era probabilmente fornita di pezzi di piombo o osso o metallo per lacerare la carne), e, infine, inchiodato a un palo come un criminale della peggiore specie. Tuttavia, si sottopose a tutti questi trattamenti indegni, non disprezzando o maltrattando mai gli uomini responsabili di infliggere tale trattamento non meritato. Gesù Cristo sapeva che il corso della sua vita era stato puro, ma non si vendicò facendo giustizia da sé. Affidò la propria causa al Padre, fiducioso che il suo Dio e Padre avrebbe reso un giusto giudizio a suo favore. Anche noi possiamo essere certi che l’Onnipotente nota ogni ingiustizia che subiamo. Egli farà giustizia con equità, se continuiamo a sopportare pazientemente le sofferenze. Sicuramente, se l’immacolato Figlio di Dio fu disposto a sopportare i maltrattamenti, noi che siamo suoi seguaci ne abbiamo ancor più ragione, riconoscendo che siamo creature peccaminose.

25. Come abbiamo ricevuto beneficio dalle sofferenze di Cristo?

25 Le sofferenze che Gesù Cristo subì furono in realtà per il nostro beneficio, dandoci ulteriore motivo di imitarlo. Questo aspetto è messo in risalto nelle successive parole dell’apostolo Pietro:

“Egli stesso portò i nostri peccati nel proprio corpo, sul legno, onde morissimo ai peccati e vivessimo alla giustizia. E ‘per le sue vergate siete stati sanati’. Poiché eravate come pecore sviate; ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. — I Pietro 2:24, 25.

26, 27. Come dovrebbe influire su di noi la sofferenza che Cristo subì a nostro favore?

26 Per il fatto che siamo peccatori, siamo immeritevoli del dono della vita. La Bibbia ci dice: “Il salario che il peccato paga è la morte”. (Romani 6:23) Gesù Cristo, comunque, prese volontariamente su di sé la punizione per i nostri peccati, morendo a nostro favore di una morte di sacrificio come un agnello irriprovevole e rassegnato. Subendo la punizione estrema di una morte vergognosa su un palo, il Figlio di Dio permise che gli uomini credenti fossero liberati dal peccato e cominciassero a vivere una vita di giustizia. Avendo considerato le sofferenze di Gesù Cristo a nostro favore, dovremmo per certo essere spinti a mostrare profondo apprezzamento per ciò che egli ha fatto per noi. Questo richiede che imitiamo Gesù in ogni aspetto della vita, incluso quello di voler subire maltrattamenti per amore di giustizia, come fece lui. Ogni qualvolta siamo soggetti a ingiustizie, facciamo bene a pensare a ciò che soffrì il nostro Signore.

27 Tale considerazione può imprimere nella nostra mente l’importanza di conformarci all’esempio di Cristo così che non veniamo meno allo scopo per cui egli subì grandi sofferenze per noi. Nel nostro stato peccaminoso, eravamo in una condizione pietosa, paragonabile a quella di una pecora smarrita senza la guida di un pastore amorevole. Questo accadeva perché, come peccatori, eravamo alienati dal nostro grande Pastore, Geova Dio. Comunque, in base al sacrificio di Gesù e alla nostra fede in esso, è stata effettuata una riconciliazione. (Colossesi 1:21-23) Per questa ragione, siamo venuti sotto la cura, la protezione e la guida amorevole del sorvegliante delle nostre anime, cioè Geova Dio, e del suo “capo pastore”, Gesù Cristo. (I Pietro 5:2-4) Veramente, dunque, nessuna quantità di afflizione per amore di giustizia sarebbe troppo grande da sopportare nel dimostrare il nostro apprezzamento per ciò che Gesù Cristo ha fatto. Quanto la sofferenza di Cristo a nostro favore fu assai più grande di qualsiasi maltrattamento che noi subiamo per amore suo!

ACCORDI DI LAVORO CON I CREDENTI

28, 29. (a) Quale consiglio diede l’apostolo Paolo agli schiavi cristiani che avevano padroni credenti? (b) Perché tale consiglio fu necessario?

28 Nel primo secolo E.V. non tutti gli schiavi cristiani avevano comunque padroni irragionevoli per mano dei quali subissero maltrattamenti. A causa delle condizioni sociali esistenti in quel tempo, anche alcuni cristiani avevano schiavi. Quando lo schiavo e il suo padrone erano discepoli del Figlio di Dio, entrambi gli uomini dovevano considerare la loro relazione spirituale in modo corretto. Rivolgendo il suo ammonimento agli schiavi che avevano padroni credenti, l’apostolo Paolo dichiarò: “Quelli che hanno proprietari credenti non li disprezzino, perché sono fratelli. Al contrario, siano più prontamente schiavi, perché quelli che ricevono il beneficio del loro buon servizio sono credenti e diletti”. — I Timoteo 6:2.

29 Perché fu necessario questo consiglio? Lo schiavo credente era coerede di Cristo e godeva perciò una parità spirituale con il suo padrone credente. Di conseguenza, lo schiavo si doveva guardare dal ragionare che tale parità spirituale annullasse la relazione secolare esistente fra loro e l’autorità del padrone in tale relazione. Un tale atteggiamento avrebbe potuto facilmente indurre uno schiavo ad approfittare del suo padrone, non facendo il suo meglio nello svolgimento dei suoi doveri. Il consiglio dell’apostolo Paolo considerò ogni conclusione errata che gli schiavi avessero potuto trarre dalla loro relazione fraterna con altri membri della congregazione. Siccome erano in tale relazione con i loro padroni, essi avevano ancor più ragione di assolvere i loro doveri in maniera eccellente. Avevano il privilegio di fare qualcosa per un loro fratello cristiano, e questo doveva essere per loro fonte di grande gioia.

30. Perché oggi un cristiano dovrebbe fare il suo meglio se lavora sotto la direttiva di un credente?

30 Similmente oggi, se un cristiano lavora sotto la direttiva di un credente o alle dipendenze di un credente dovrebbe fare il suo meglio. È il suo fratello a ricevere i benefici del suo lavoro. Se dovesse fare un lavoro di qualità scadente o risparmiasse i suoi sforzi, sarebbe una delusione e una fonte di irritazione per questo fratello. (Proverbi 10:26) Quale mancanza di affetto mostrerebbe al fratello verso cui ha obblighi di amore! — I Giovanni 4:11.

31. Quale consiglio dovevano tener presente i padroni cristiani?

31 D’altra parte, i padroni o datori di lavoro cristiani non dovevano trascurare il fatto che essi pure avevano un padrone, Cristo. La consapevolezza di dover rendere conto al Figlio di Dio doveva influire sul modo in cui trattavano i loro schiavi o lavoratori. Commentando questo, l’apostolo Paolo scrisse: “Signori, continuate a trattare i vostri schiavi con giustizia ed equità, sapendo che anche voi avete un Signore in cielo”. — Colossesi 4:1.

32. Quale responsabilità abbiamo in effetti verso i credenti che faticano per noi o ci rendono servizi?

32 Inoltre, se fratelli cristiani faticano o ci rendono servizio in qualità di medici, avvocati, elettricisti, falegnami, idraulici, riparatori e simili, vorremo certamente dare loro un compenso giusto. Non sarebbe forse inappropriato approfittare della nostra relazione spirituale per rimandare il pagamento dovuto a un fratello cristiano mentre usiamo gran parte dei nostri guadagni per dispendiosi trattenimenti, lussi o vacanze costose? Negli affari, non dovremmo volere che i nostri conservi credenti abbiano qualunque cosa hanno diritto di ricevere? Certo è eccellente quando possiamo in tal modo aiutare i nostri fratelli a guadagnarsi da vivere. Se ci è mostrata speciale considerazione, in maniera corretta la stimiamo con apprezzamento, riconoscendo che i nostri conservi credenti non sono obbligati a farci prezzi speciali o a favorirci più degli altri. In tutte queste cose possiamo quindi mostrare che vogliamo fare tutto in modo da piacere al nostro Capo celeste, il Figlio di Dio.

SOTTOMISSIONE DELLA MOGLIE

33. (a) Quale ammonimento viene dato alle mogli cristiane? (b) In I Pietro 3:1, che cosa è significativo circa la parola che vuol dire “in maniera simile”?

33 Il matrimonio è un’altra relazione ancora che richiede la sottomissione a un capo. Perciò, Pietro collega il suo esame della sottomissione della moglie al suo ammonimento precedente circa la sottomissione in condizioni avverse, cominciando con la parola greca che significa “in maniera simile”. Leggiamo:

“In maniera simile, voi mogli, siate sottoposte ai vostri mariti, affinché, se alcuni non sono ubbidienti alla parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli, essendo stati testimoni oculari della vostra condotta casta insieme a profondo rispetto”. — I Pietro 3:1, 2.

34. In quale circostanza l’apostolo Pietro incoraggia la moglie a essere sottoposta, e perché questo può non essere facile?

34 La circostanza in cui le mogli cristiane sono qui incoraggiate a mostrarsi sottoposte è una circostanza sfavorevole. Quando un marito non accetta i principi della Parola di Dio, può rendere la vita molto difficile alla moglie cristiana, essendo con lei severo e irragionevole. Ma questo non la dispensa dall’agire in armonia col fatto che il marito è il capo della famiglia. Perciò, ogni volta che le sue richieste non contrastano con la legge divina, la moglie cristiana sia disposta a fare il suo meglio per piacere a suo marito.

35. Come una moglie potrebbe guadagnare suo marito “senza parola”?

35 Come indicò l’apostolo Pietro, il suo eccellente esempio può aiutare il marito a divenire credente. Che la moglie guadagni così suo marito “senza parola” non significa comunque che essa non condivida mai con lui pensieri scritturali, ma che lascia che le sue lodevoli azioni parlino più eloquentemente delle parole. Il marito è così in grado di vedere che la condotta di sua moglie è casta o pura in parole e azioni e che ha per lui profondo rispetto.

36, 37. Secondo Tito 2:3-5, a cosa dovrebbe prestare attenzione la donna cristiana per essere una moglie esemplare?

36 Ciò che l’apostolo Paolo scrisse intorno alle donne provvede altri particolari ancora circa quanto ci si può attendere da una moglie cristiana. Nella sua lettera a Tito, egli dichiarò:

“Le donne di età avanzata siano di condotta riverente, non calunniatrici, né schiave di molto vino, maestre di ciò che è bene; affinché facciano tornare in sé le giovani per amare i loro mariti, per amare i loro figli, per esser di mente sana, caste, casalinghe, buone, sottoposte ai loro propri mariti, onde non si parli ingiuriosamente della parola di Dio”. — Tito 2:3-5.

37 Secondo questo ammonimento, una donna dovrebbe cercare in coscienza di comportarsi in modo da rivelare che comprende come l’intero corso della sua vita è osservato da Geova Dio e dal Signore Gesù Cristo. Essa opererà strenuamente per usare la propria lingua così da edificare e incoraggiare altri, non ricorrendo a calunnie o a pettegolezzo offensivo. La moderazione nel mangiare e nel bere è certamente da osservare. Come moglie e madre, la donna cristiana dev’essere esemplare nel suo amore, in modo da svolgere la sua parte provvedendo pasti nutrienti e facendo della casa un luogo pulito e accogliente. L’amore per suo marito e per i suoi figli include che sia disposta a mettere gli interessi della famiglia al di sopra dei propri. Il marito non dovrebbe avere validi motivi per credere che sua moglie trascuri seriamente i propri doveri. Ma dovrebbe poter vedere che, quando viene paragonata con le donne incredule, è davvero esemplare.

VEDUTA EQUILIBRATA DELL’ORNAMENTO

38. Quale consiglio troviamo sull’ornamento in I Pietro 3:3, e come si dovrebbe capire?

38 È anche importante che la moglie abbia dell’ornamento la veduta giusta. L’apostolo Pietro mise in risalto che la moglie cristiana non deve dare la massima importanza al rendersi attraente per mezzo di ornamenti vistosi. Egli disse: “Il vostro ornamento non sia quello dell’esteriore intrecciatura dei capelli e del coprirsi di oggetti d’oro o dell’indossar mantelli”. (I Pietro 3:3) Nel primo secolo E.V., per attirare l’attenzione le donne impiegavano molto tempo e sforzo per intrecciare i loro lunghi capelli in acconciature elaborate, incluse fogge di arpe, trombe, serti e corone. In aggiunta, si abbigliavano con abiti molto ornati e abbondanza di collane, anelli e braccialetti d’oro. Per una donna cristiana, tale estrema attenzione all’ornamento fisico non era appropriata, poiché faceva pensare che il suo principale obiettivo nella vita fosse la propria persona anziché piacere a Geova Dio e al Signore Gesù Cristo. Inoltre, le donne che si preoccupano principalmente di mettersi in mostra e seguire la moda sono spesso vittime di orgoglio, invidia e ricerca di una posizione sociale, che privano la mente e il cuore di uno spirito calmo e generano frustrazione e irritabilità.

39. Perché una moglie non dovrebbe trascurare il suo aspetto?

39 Comunque, questo non significa che la moglie cristiana presti poca attenzione al suo aspetto. Quando similmente consigliò di evitare gli abiti vistosi, l’apostolo Paolo pure disse: “Desidero che le donne si adornino con veste convenevole, con modestia e sanità di mente”. (I Timoteo 2:9) Quindi la moglie cristiana fa bene a guardarsi dal presentare al marito un aspetto spiacevole essendo trascurata in quanto a vestire, cura della persona e aspetto fisico. Inoltre, la Bibbia dice che “la donna è gloria dell’uomo”. (I Corinti 11:7) Chiaramente, una donna pigra e spettinata non è per suo marito un onore o una gloria. Essa ne degrada l’aspetto agli occhi di altri. E se il marito prova ragionevole orgoglio per il suo proprio aspetto, la trascuratezza di sua moglie potrebbe essere fonte di molta irritazione. Perciò, è molto consigliabile che l’abbigliamento e l’ornamento della donna cristiana ne indichino il buon giudizio nella scelta di ciò che è modesto o conveniente e si addice alla sua persona.

LO “SPIRITO QUIETO E MITE”

40. (a) Che cosa rende una donna cristiana veramente bella? (b) Con che cosa non si dovrebbe confondere lo “spirito quieto e mite”?

40 Tuttavia, la vera bellezza della moglie cristiana sta in ciò che è nel cuore. L’apostolo Pietro saggiamente esortò che il suo ornamento “sia la persona segreta del cuore nella veste incorruttibile dello spirito quieto e mite, che è di grande valore agli occhi di Dio”. (I Pietro 3:4) Questo “spirito quieto e mite” non deve confondersi con la maschera di dolcezza esteriore. Per esempio, una donna può parlare teneramente e sottomettersi con mansuetudine, con le parole, ai desideri del capofamiglia. Ma, in cuore, potrebbe cercar di dominare suo marito ricorrendo a ribellione, trame e macchinazioni.

41. Come potrebbe una donna determinare se lo “spirito quieto e mite” fa parte del suo ornamento permanente?

41 Nel caso della donna che veramente ha lo “spirito quieto e mite”, questo spirito umile si riflette sul suo stesso intimo. Come può una donna determinare se questo “spirito” fa parte del suo ornamento permanente? Potrebbe chiedersi: ‘Che accade quando mio marito, a volte, è sconsiderato, irragionevole o si sottrae alla sua responsabilità? Spesso mi accendo d’ira, mi infurio e lo biasimo aspramente per le sue mancanze? Oppure, di consueto cerco di rimanere calma dentro di me evitando un aperto confronto?’ La donna con lo “spirito quieto e mite” non è solo apparentemente pacifica in superficie ma dentro di sé attiva come un vulcano, pronto a eruttare. No, nelle circostanze difficili, essa cerca di mantenere un temperamento calmo e costante sia esternamente che internamente, facendo profonda impressione agli osservatori per la forza interiore che mostra e per la maniera gentile in cui si comporta.

42. Conforme a I Pietro 3:5, 6, chi ebbe uno “spirito quieto e mite”?

42 Tale “spirito quieto e mite” distinse le donne che temevano Dio nei tempi precristiani. Richiamando l’attenzione su questo fatto, l’apostolo Pietro scrisse:

“Poiché così si adornavano una volta anche le sante donne che speravano in Dio, sottoponendosi ai propri mariti, come Sara ubbidiva ad Abraamo, chiamandolo ‘signore’. E voi siete divenute sue figlie, se continuate a fare il bene e non temete alcuna causa di terrore”. — I Pietro 3:5, 6.

43. Cosa mostra che Sara fu una ‘santa donna’ che sperava in Dio?

43 Come una delle “sante donne” dei tempi precristiani, Sara ripose la sua speranza e la sua fiducia in Geova. A differenza della moglie di Lot che con grande desiderio si voltò per guardare Sodoma, solo per perire, Sara lasciò volontariamente le comodità di Ur e continuò a dimorare in tende con suo marito, Abraamo, per il resto della sua vita. Insieme ad Abraamo, essa attese un luogo di dimora permanente sotto il governo divino. (Ebrei 11:8-12) Per certo Sara non attribuì troppa importanza ai possedimenti e alle comodità materiali. Visse in una maniera che ne rivelò la prospettiva spirituale. Sara comprese che Dio l’avrebbe riccamente ricompensata al tempo della risurrezione. Similmente, oggi le donne cristiane con saggezza fanno del piacere a Geova Dio il principale obiettivo della loro vita. — Confronta Proverbi 31:30.

44. Cosa prova che Sara ebbe profondo rispetto per suo marito?

44 La bella Sara ebbe profondo rispetto per suo marito. Quando arrivarono visitatori inattesi, Abraamo non provò esitazione dicendo alla sua fedele compagna: “Presto! Prendi tre misure di sea [22 litri] di fior di farina, intridi la pasta e fanne dei pani tondi”. (Genesi 18:6) Quello stesso giorno Sara si riferì ad Abraamo come al suo “signore”. Poiché fece questo dentro di sé e non in modo da essere udita da altri, ciò mostra chiaramente che, nel suo cuore, era sottomessa al marito. — Genesi 18:12.

45. Cosa mostra che Sara non ebbe una personalità debole?

45 Comunque, Sara non aveva una personalità debole. Quando notò che Ismaele, figlio di Agar la schiava egiziana, “si prendeva gioco” del suo proprio figlio Isacco, Sara parlò vigorosamente ad Abraamo, dicendo: “Caccia questa schiava e suo figlio, poiché il figlio di questa schiava non sarà erede con mio figlio, con Isacco!” Ma che rivolgesse ad Abraamo una richiesta vigorosa, non esigendo o comandando indebitamente, è mostrato dal fatto che Geova approvò la richiesta di Sara. L’Onnipotente notò la richiesta fatta con lo spirito giusto, e ordinò ad Abraamo di esaudirla. — Genesi 21:9-12.

46, 47. (a) Come una donna che esprime vedute vigorose e prende l’iniziativa può dimostrare di essere sottoposta? (b) Che cosa dovremmo attenderci dalla donna che teme Dio?

46 Similmente, la donna cristiana sottoposta non dev’essere priva di carattere o di poco spirito. Può esprimere determinate vedute personali e prendere l’iniziativa nel fare certe cose che sono importanti per la felicità della famiglia. Ma cerca di tenere presenti i desideri e i sentimenti del marito, e da questi sarà guidata quando farà acquisti, adornerà la casa o svolgerà altre attività domestiche. Se è incerta circa la sua opinione su una particolare attività o acquisto importante, può evitare i problemi consultandolo in precedenza. Cercando di assolvere i suoi compiti di moglie in modo da piacere a Dio, farà piacere anche a suo marito, non dandogli alcuna valida ragione per trovare da ridire. Di solito una tale moglie acquista nella famiglia un posto di onore e dignità. Si trova in una posizione simile a quella della moglie capace descritta in Proverbi 31:11, 28: “In lei ha confidato il cuore del suo proprietario . . . I suoi figli si sono levati e l’han dichiarata felice; il suo proprietario si leva, e la loda”. Il marito che ha fiducia che sua moglie agirà saggiamente e non metterà in pericolo il benessere della famiglia non ha bisogno di stabilire numerose regole per controllarne le azioni imprudenti. Fra loro ci sarà semplicemente un’ottima intesa. Avendo cura delle cose della famiglia, essa farà lietamente uso di ogni sua capacità e iniziativa.

47 Per essere una donna che tema Dio in senso biblico, la moglie cristiana dev’essere laboriosa e in grado di prendere l’iniziativa nell’aiutare altri. Così non sarà una donna che viva virtualmente ‘all’ombra’ di suo marito. (Confronta Proverbi 31:13-22, 24, 27). Questo si comprende dalla descrizione di donne cristiane che nel primo secolo E.V. erano idonee per essere incluse in un elenco speciale. Leggiamo: “Si metta nell’elenco la vedova che non abbia meno di sessant’anni, moglie di un solo marito, cui sia resa testimonianza di opere eccellenti, se ha allevato figli, se ha ospitato estranei, se ha lavato i piedi dei santi, se ha soccorso quelli in tribolazione, se ha diligentemente seguito ogni opera buona”. (I Timoteo 5:9, 10) Notate che la sua testimonianza di opere eccellenti risaliva al tempo in cui era “moglie di un solo marito”. Quindi non vogliamo confondere lo “spirito quieto e mite” con ciò che in realtà può essere solo mancanza di iniziativa e laboriosità.

BENEFICI DERIVANTI DAL MOSTRARE UNO SPIRITO CRISTIANO

48. Come una moglie cristiana può divenire più simile al Figlio di Dio?

48 Poiché Cristo è ‘un modello che tutti i suoi discepoli devono seguire’, la moglie cristiana vorrà applicarsi per divenire più simile a lui quando affronta circostanze sfavorevoli. (I Pietro 2:21) Questo richiede che sia sincera con se stessa nel valutare le proprie parole e azioni. Considerando quindi con devozione l’esempio di Gesù Cristo e continuando a chiedere a Geova Dio l’aiuto del suo spirito per divenire una moglie migliore, avrà la “mente di Cristo” in maggior grado. (I Corinti 2:16) Il suo progresso diverrà evidente ad altri. Ciò avverrà perché più pensiamo alle qualità eccellenti e alle azioni degne di lode di qualcuno che amiamo, più vorremo essere simili a lui.

49-51. (a) Perché è sempre saggio che la moglie applichi i principi biblici? (b) Quali eccellenti benefici possono derivare dalla fedele adesione alle Scritture? (c) Quale “causa di terrore” la donna cristiana non dovrebbe temere, e perché?

49 Anche quando il marito è sconsiderato e irragionevole, o si sottrae alla responsabilità, la moglie può avere ogni fiducia che applicando i principi biblici otterrà i migliori risultati che le circostanze permettono. C’è poco da guadagnare se la moglie fa una grossa questione di ogni decisione sbagliata presa da suo marito, trascurando così il consiglio scritturale di essere sottomessa. Gli esseri umani sono inclini a difendersi anche quando hanno torto. Così, se una moglie fa una grossa questione ogni volta che suo marito usa scarso giudizio, può avere una reazione contraria a quella sperata. Egli può divenire più risoluto a ignorare quello che essa dice, per mostrarle che non ha bisogno dei suoi consigli. D’altra parte, se essa reagisce in modo da riflettere la convinzione che essendo esseri umani peccatori non possiamo evitare completamente gli errori di giudizio, egli potrà essere molto più propenso a prenderne in considerazione i pensieri la prossima volta. Troverà più facile impedire che il suo orgoglio abbia troppo il sopravvento.

50 Incoraggiando suo marito in maniera benevola e gentile, la moglie cristiana può indurlo a pensare seriamente a come si comporta e quindi a cominciare a cambiare la propria vita. Sebbene il progresso sia lento, la moglie riceve in effetti una ricompensa immediata. Quale? Evita l’enorme tensione emotiva, l’amarezza e il dispiacere che deriverebbero da un aperto contrasto con suo marito. — Proverbi 14:29, 30.

51 La fedele adesione di una moglie alle Scritture nella condotta e nel parlare forse non farà sempre divenire cristiano un marito incredulo. Ma essa ha ancora la soddisfazione di sapere che la sua condotta ‘piace a Dio’. La maniera lodevole in cui assolve le sue responsabilità di moglie e madre fa parte delle opere eccellenti che sono come un tesoro depositato in cielo. Questo tesoro frutterà ricchi dividendi nella forma di benedizioni divine. (Matteo 6:20) Comprendendo l’importanza di mantenere dinanzi a Dio una buona posizione, essa dovrebbe continuare a “fare il bene” e a non temere alcuna “causa di terrore”, alcuna ingiuria, minaccia o opposizione derivante dal fatto che è una discepola di Gesù Cristo. Invece di cedere al timore e perdere la sua relazione con Geova e il suo Figlio, può considerare la sua esperienza come una sofferenza per amore di Cristo. In questo modo dimostra di essere una figlia della sottomessa Sara, una devota donna di fede.

“SECONDO CONOSCENZA”

52. Che cosa è significativo circa l’uso che fa Pietro della parola greca che vuol dire “in maniere simile” quando dà consigli ai mariti cristiani?

52 Proprio come una moglie ha certi doveri a causa della sua relazione col marito, così li ha il marito a causa della sua relazione con la moglie. L’apostolo Pietro rammenta questo ai mariti, usando la parola greca che vuol dire “in maniera simile” per collegare l’ammonimento che dà loro con il consiglio che aveva dato precedentemente alle mogli, dicendo:

“Voi, mariti, continuate a dimorare in maniera simile con loro secondo conoscenza, assegnando loro onore come a un vaso più debole, il femminile, giacché siete anche eredi con loro dell’immeritato favore della vita, onde le vostre preghiere non siano impedite”. — I Pietro 3:7.

53. Cosa dovrebbe regolare la maniera in cui un marito dimora con sua moglie?

53 È degno di nota che l’ispirato apostolo, egli stesso un uomo sposato, prima richiama l’attenzione sul fatto che la maniera in cui il marito dimora o vive con sua moglie dev’essere regolata dalla “conoscenza”. (Marco 1:30; I Corinti 9:5) Di sicuro il marito desidera conoscere bene sua moglie: i suoi sentimenti, le sue energie, le sue limitazioni, ciò che le piace e ciò che non le piace. Ma è ancor più importante che sappia quali sono le sue responsabilità come marito cristiano. Conoscendo realmente sua moglie e conoscendo anche il ruolo che Dio gli ha assegnato, il marito può ‘continuare a dimorare con sua moglie secondo conoscenza’.

54. Che cosa richiede l’esercizio dell’autorità?

54 Le Scritture mostrano che il marito è il capo di sua moglie. Ma non è un capo assoluto, poiché si richiede che sia sottoposto all’autorità di Gesù Cristo nello svolgere le attività familiari. “Il capo di ogni uomo è il Cristo”, ci dice la Bibbia. (I Corinti 11:3) “Mariti”, scrisse l’apostolo Paolo, “continuate ad amare le vostre mogli, come anche il Cristo amò la congregazione e si consegnò per essa”. (Efesini 5:25) Così, il modo in cui il Figlio di Dio tratta la congregazione cristiana serve come un modello per i mariti nell’assolvere i loro obblighi familiari. Certamente non c’è nulla di tirannico o di crudele nel modo in cui Gesù Cristo esercita autorità sulla congregazione. Perfino diede la sua vita per essa. Perciò, l’autorità del marito non gli permette di dominare sulla moglie, ponendola in una condizione bassa, degradata. Invece, pone su di lui la responsabilità di sacrificarsi nel suo amore, essendo disposto a porre il benessere e gli interessi della moglie al di sopra dei propri desideri e preferenze personali.

55. Poiché Gesù Cristo è l’esempio, che dovrebbero fare i mariti cristiani?

55 Poiché Gesù Cristo è l’esempio perfetto per loro, i mariti fanno bene a informarsi su ciò che egli fece nell’agire con i suoi discepoli. Primariamente, i mariti dovrebbero cercare di conformarsi al modello del Figlio di Dio nell’assolvere le loro responsabilità familiari. Considerate solo alcune delle molte cose che Gesù Cristo fece mentre sulla terra ebbe cura dei suoi discepoli.

56, 57. (a) Come il Figlio di Dio mostrò genuino interesse per il benessere spirituale dei suoi discepoli? (b) Tenendo conto dell’esempio di Gesù, cosa potrebbe chiedersi un marito?

56 Il Figlio di Dio si interessò genuinamente del benessere spirituale dei suoi seguaci. Anche quando erano lenti ad afferrare le cose essenziali, non divenne impaziente con loro. Prese il tempo di chiarire loro le cose e fece in modo che realmente capissero il suo insegnamento. (Matteo 16:6-12; Giovanni 16:16-30) Quando mostrarono di non apprezzare dovutamente la loro reciproca relazione, Gesù ripeté gli argomenti sulla necessità di servire umilmente gli uni gli altri. (Marco 9:33-37; 10:42-44; Luca 22:24-27) L’ultima notte che fu con loro fortificò il suo insegnamento sull’umiltà lavando loro i piedi, e così diede loro l’esempio. (Giovanni 13:5-15) Gesù prese in considerazione anche le limitazioni dei suoi discepoli e non diede loro più informazioni di quante al momento ne potessero comprendere. — Giovanni 16:4, 12.

57 Un marito cristiano potrebbe perciò chiedersi: ‘Quanto mi interesso del benessere spirituale di mia moglie e dei miei figli? Mi assicuro che capiscano realmente i princìpi biblici? Quando noto azioni e atteggiamenti sbagliati, mostro esattamente perché sono sbagliati e perché si dovrebbero fare cambiamenti? Tengo conto delle loro limitazioni e bado di non richiedere troppo?’

58. Come un marito potrebbe imitare l’esempio di Gesù considerando le esigenze fisiche della sua famiglia?

58 Il Figlio di Dio fu vigilante anche nel prendere nota di ciò che occorreva ai suoi discepoli dal punto di vista fisico. Quando gli apostoli tornarono da Gesù dopo un giro di predicazione e fecero rapporto della loro attività, egli disse: “Venite in privato, voi, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”. (Marco 6:31) In maniera simile, il marito disporrà saggiamente che sua moglie e i suoi figli abbiano il tempo di riposarsi e ristorarsi dopo le loro attività regolari.

59, 60. (a) Come Gesù Cristo ha mostrato fiducia nei suoi discepoli? (b) Come questo può aiutare un marito a esercitare autorità?

59 Nell’esercitare autorità, Gesù Cristo non impone ai membri della congregazione un elenco di regole complicate. Egli diede loro i comandi e le norme realmente importanti come base per trarre giuste decisioni quando trattano i problemi della vita. Il suo amore fino al sacrificio, accompagnato dalla sua fiducia nei discepoli, in effetti li “costringe” a mostrare un amore simile, facendo il possibile per piacergli. — II Corinti 5:14, 15; confronta I Timoteo 1:12; I Giovanni 5:2, 3.

60 In modo simile, che un marito mostri fiducia in sua moglie può contribuire molto a mantenere felice un matrimonio. Una moglie che ha poche possibilità di usare iniziativa, quando assolve le sue responsabilità, presto perderà gioia nel suo lavoro. Si sentirà soffocare nell’uso della sua conoscenza, del suo talento e delle sue capacità, con conseguente frustrazione. D’altra parte, quando suo marito affida al suo buon giudizio certe cose importanti, essa proverà piacere facendo le cose in modo da dilettare il marito.

“ASSEGNANDO LORO ONORE COME A UN VASO PIÙ DEBOLE”

61-63. (a) Che dicono le Scritture circa il modo in cui il marito dovrebbe trattare sua moglie? (b) Quali cose il marito evita se veramente assegna a sua moglie un posto onorevole? (c) Quando si tratta di importanti cose familiari, un marito cosa dovrebbe essere disposto a fare? (d) Perché quando si prendono decisioni finali non basta tenere in considerazione semplicemente le parole espresse?

61 Dimorando con la moglie secondo la conoscenza che ha di lei come persona e delle proprie responsabilità nei suoi riguardi, il marito le assegna anche “onore come a un vaso più debole, il femminile”. Poiché la costituzione del corpo impone alla donna più limitazioni fisiche di quante non ne abbiano di solito gli uomini, essa è il “vaso più debole”. Ma nella famiglia deve occupare una posizione onorevole e dignitosa. Le seguenti parole dell’apostolo Paolo illustrano come il marito può assegnare onore a sua moglie: “In questo modo i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi. Chi ama la moglie ama se stesso, poiché nessun uomo odiò mai la propria carne; ma la nutre e ne ha tenera cura, come anche il Cristo fa per la congregazione”. — Efesini 5:28, 29.

62 In genere i mariti non sminuiscono le proprie doti, non cercano di mostrarsi incompetenti, non assoggettano il loro corpo a crudeli trattamenti e non trascurano il proprio bisogno di riposo e ristoro. Non vogliono avere la reputazione di essere “buoni a nulla”, ma desiderano una posizione dignitosa agli occhi di altri. Se un marito è veramente cristiano, non parlerà con leggerezza di qualsiasi debolezza della moglie, schernendola o facendola sentire debole e disprezzata. Accorderà a sua moglie lo stesso grado di dignità e considerazione che vuole per sé, facendola sentire desiderata, apprezzata e necessaria.

63 Perché la moglie abbia una posizione onorevole nella casa, suo marito dev’essere disposto a considerare con lei le cose della famiglia in modo calmo e ragionevole, ascoltandone i pensieri e le idee. La moglie dev’essere in grado di esprimersi liberamente, con la certezza che quello che dice quando parla di cose serie non sarà messo da parte con leggerezza ma sarà preso da suo marito nella dovuta considerazione. (Confronta Giudici 13:21-23; I Samuele 25:23-34; Proverbi 1:5, 6, 8, 9). Inoltre, il marito dev’essere desto per notare più che le semplici parole espresse. Profondi sentimenti intimi possono essere rivelati dal tono della voce, dalle espressioni facciali o dalla mancanza di entusiasmo o spontaneità. (Confronta Proverbi 15:13). Il marito che conosce sua moglie non ignorerà tali cose andando ciecamente avanti in qualche cosa che potrebbe far sorgere inutile irritazione.

64. Quando il marito non cederà a sua moglie, e perché questo è utile?

64 Naturalmente, quando il marito, come capo della famiglia, si forma nella sua propria mente la piena convinzione che ne sarebbero danneggiati gli interessi della famiglia nel suo insieme, non cederà ai desideri di sua moglie. (Confronta Numeri 30:6-8). Riconosce che ha l’obbligo scritturale di sostenere ciò che sinceramente crede giusto, nonostante qualsiasi manifestazione emotiva di sua moglie. Che il marito si conformi ai desideri di sua moglie contro il suo miglior giudizio significa disonorare Dio, che ha affidato all’uomo la posizione di capofamiglia. E se in seguito sorgono difficoltà per la famiglia, questo potrà amareggiarlo verso sua moglie. D’altra parte, se rimane fermo per ciò che senz’altro crede sia la condotta giusta recherà beneficio alla famiglia. Se la sua decisione viene presa con devozione e in armonia con i principi scritturali, sua moglie potrà ben vedere la saggezza della decisione presa e rallegrarsi della fermezza del marito. Questo dovrebbe accrescere il rispetto che essa ha per lui e contribuire alla felicità sua e dell’intera famiglia.

UNA RAGIONE SPIRITUALE

65. Quale ragione spirituale c’è perché il marito cristiano viva con la propria moglie credente “secondo conoscenza”?

65 C’è una ragione impellente perché il marito cristiano viva con la propria moglie credente “secondo conoscenza”, assegnandole onore. Non è semplicemente per il beneficio dell’accresciuta pace nella famiglia. L’apostolo cristiano Pietro mostrò ai suoi conservi credenti una ragione ancora più grande. Indicò che i mariti sono ‘eredi con le loro mogli dell’immeritato favore della vita’. A causa della sua morte di sacrificio, Gesù Cristo offrì sia a uomini che a donne l’opportunità d’esser liberati dalla condanna del peccato e della morte, in vista della vita eterna. Perciò, la moglie può avere dinanzi a Dio e a Cristo una posizione approvata come l’ha suo marito. C’è dunque una seria ragione perché il marito abbia cura di non trattare sua moglie come se fosse una persona inferiore avente agli occhi di Dio minor valore di lui.

66. Quando le questioni coniugali non sono trattate scritturalmente, perché ne deriva effettivamente un grave danno spirituale?

66 Quando le questioni coniugali non sono trattate secondo l’esempio di come Gesù Cristo si comporta con la congregazione, questo ha un effetto dannoso sulla condizione sia del marito che della moglie. Sì, ‘le preghiere potrebbero essere impedite’. In una casa dove è facile litigare, offendersi, nutrire rancore e agire in modo duro e irragionevole, è difficile rivolgersi a Dio in preghiera. Poiché in cuor suo una persona si sente condannata, non avrebbe libertà di parola. (I Giovanni 3:21) E poi Geova Dio ha stabilito esigenze per udire le preghiere. Non ascolterà le richieste d’aiuto di persone che sono spietate, non disposte a perdonare le offese di altri. (Matteo 18:21-35) Solo quelli che cercano di mettere la loro vita in armonia con i suoi comandi sono favorevolmente esauditi. (I Giovanni 3:22) Né i mariti né le mogli che nel loro matrimonio non imitano l’esempio di Gesù Cristo con la sua congregazione possono attendersi di avere l’assistenza divina nel risolvere i loro problemi. D’altra parte, la fedele ubbidienza all’ammonimento scritturale garantisce l’approvazione e la benedizione divina. Questa è sicuramente un’eccellente ricompensa che viene dalla sottomissione all’autorità del Figlio di Dio.

SOTTOMISSIONE NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA

67. Secondo Matteo 23:8-11, quale attitudine dovrebbe esistere dentro la congregazione cristiana?

67 Dentro la congregazione cristiana, c’è pure bisogno di riconoscere l’autorità di Cristo. Questo riconoscimento influirà sull’attitudine e sulla condotta che i singoli membri terranno gli uni verso gli altri. Secondo le stesse parole di Gesù, la sua congregazione doveva essere una fratellanza. Disse ai suoi discepoli: “Voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, perché uno è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo. Ma il più grande fra voi dev’essere vostro ministro [servitore, Traduzione Interlineare del Regno, inglese]”. — Matteo 23:8-11.

68, 69. (a) Poiché la congregazione è una fratellanza, quali libertà non ci dovremmo prendere? (b) Che cosa doveva tener presente Timoteo quando trattava con i membri della congregazione?

68 Nessuno deve perciò agire da principe nella congregazione. Ma quelli che in essa prestano servizio come anziani e insegnanti devono imitare il Signore, Cristo, facendo umilmente gli schiavi per i loro fratelli. Comunque, poiché la congregazione è una fratellanza composta sia di giovani che di vecchi, maschi e femmine, i singoli membri della congregazione non possono prendersi libertà che violerebbero il naturale senso del decoro. L’apostolo Paolo consigliò a Timoteo: “Non criticare severamente l’anziano. Al contrario, supplicalo come un padre, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le giovani come sorelle con ogni castità”. — I Timoteo 5:1, 2.

69 Nel tempo in cui l’apostolo scrisse queste parole, Timoteo aveva forse poco più di trent’anni. Benché prestasse servizio come anziano nominato, fu ammonito di tener presente che era ancora comparativamente giovane. Se un uomo anziano aveva bisogno di correzione, Timoteo non doveva essere severo con lui ma gli si doveva rivolgere con rispetto come un figlio dinanzi a suo padre. (Confronta il modo rispettoso in cui Giacobbe fu supplicato dai suoi figli, come narra Genesi 43:2-10). Alle donne anziane si dovevano pure mostrare la considerazione e la benignità dovute a una madre. Nemmeno con i giovani Timoteo poteva prendersi libertà, ma li doveva trattare come avrebbe trattato diletti fratelli carnali. A causa della forte attrazione che gli uomini sentono per l’altro sesso, fu molto appropriato che a Timoteo si raccomandasse di trattare le giovani come sue proprie sorelle carnali “con ogni castità”. Ciò significava che, quando era in compagnia di giovani cristiane, doveva rimanere casto, pulito e puro in pensieri, parole e azioni.

70. (a) Perché c’è bisogno di uno spirito di sottomissione per mantenere nella congregazione la condotta corretta? (b) Che cosa può aiutare uno a mantenere uno spirito di sottomissione?

70 Nella nostra relazione con gli altri membri della congregazione, abbiamo bisogno di uno spirito di umiltà per mantenere il nostro posto e non violare il naturale senso della modestia e del decoro. Giustamente, dunque, l’apostolo Pietro ammonì: “Voi giovani, siate sottoposti agli anziani”. (I Pietro 5:5) I giovani dovrebbero cercar di cooperare con gli anziani, specialmente gli anziani nominati della congregazione. Sarebbe sicuramente non appropriato per un giovane parlare agli anziani o agire verso di loro in un modo che sarebbe impensabile se trattasse con il suo proprio padre carnale. Ma che può fare un giovane per mantenere uno spirito di sottomissione? Può trovare utile pensare alle lodevoli qualità dei fratelli anziani e al fedele servizio che hanno compiuto. Questo può contribuire ad approfondire il suo amore e il suo apprezzamento per loro. — Confronta Ebrei 13:7, 17.

71. Che si intende per ‘cingerci di modestia di mente’?

71 Naturalmente, Pietro fece più che incoraggiare solo i giovani ad essere sottoposti agli anziani. Egli continuò: “Voi tutti cingetevi di modestia di mente gli uni verso gli altri”. L’espressione nella lingua originale per “cingetevi di modestia di mente” esprime il pensiero di legare a sé tale modestia di mente con nodi. Tale “modestia di mente” doveva essere come un grembiule o indumento cinto da uno schiavo. Quindi, lo spirito che Pietro incoraggiò è uno spirito volenteroso per servire e recare beneficio ad altri. Com’è eccellente quando nella congregazione trattiamo tutti con rispetto e deferenza, assegnando loro la dignità che meritano! Questa condotta conduce alla benedizione e al favore di Geova, poiché Pietro aggiunge: “Dio si oppone ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. — I Pietro 5:5.

72. Quali ricompense vengono dal mostrare dovuta sottomissione?

72 Veramente, che mostriamo la sottomissione che è in armonia con le Sacre Scritture reca una ricca ricompensa. Non peggiorerà mai una situazione cattiva ma ci farà avere una buona coscienza dinanzi a Dio e agli uomini. La sottomissione alle autorità governative, ai datori di lavoro, ai sorveglianti o a un marito incredulo può fornire un’eccellente testimonianza rispetto al valore del vero cristianesimo e può aiutare altri a divenire discepoli del Figlio di Dio, con la prospettiva della vita eterna. Nel nostro proprio caso, possiamo essere certi che Geova Dio ci ricompenserà riccamente per aver seguito la condotta che è piacevole ai suoi occhi. Sì, la giusta sottomissione all’autorità è ora una parte essenziale del nostro miglior modo di vivere.

[Domande per lo studio]