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Viviamo in aspettazione dell’adempimento della promessa

Viviamo in aspettazione dell’adempimento della promessa

Capitolo 11

Viviamo in aspettazione dell’adempimento della promessa

1, 2. (a) Che cosa accadrà secondo l’immutabile “parola di Dio”, che dà luogo a quali domande? (b) Come l’apostolo Pietro descrive ciò che accadrà all’ordine attuale?

UN INTERO ordine mondiale deve cambiare. Ne dovrà risentire ogni aspetto della vita umana. Questo cambiamento è inevitabile poiché l’infallibile “parola di Dio” ha decretato la fine dei cieli e terra attuali e la loro sostituzione mediante nuovi cieli e nuova terra gloriosi. Che significheranno per noi questi avvenimenti? Come possiamo mostrare di vivere in aspettazione dell’adempimento di ciò che Geova Dio ha promesso?

2 Dopo aver fatto riferimento al diluvio universale dei giorni di Noè, l’apostolo Pietro scrive: “I cieli e la terra che sono ora son custoditi per il fuoco e sono riservati al giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi”. (II Pietro 3:7) L’apostolo prosegue, dicendo che “i cieli passeranno con rumore sibilante, ma gli elementi, essendo intensamente caldi, saranno dissolti, e la terra e le opere che sono in essa saranno scoperte”. — II Pietro 3:10.

3. In base al racconto di Genesi, che dobbiamo logicamente concludere circa l’universo materiale, inclusa la nostra terra?

3 In base a queste parole ispirate, dobbiamo forse concludere che sia la nostra terra letterale che il sole, la luna e le stelle saranno distrutti? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare come Dio giudica le sue proprie opere. In riferimento alla fine del periodo creativo, il racconto di Genesi ci dice: “Dio vide poi tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”. (Genesi 1:31) Dinanzi ai primi uomini era la prospettiva di un’eternità di vita felice sulla terra, purché rimanessero ubbidienti. (Genesi 2:16, 17; 3:3) Nel racconto di Genesi non c’è nulla che faccia pensare che la terra sarebbe stata per l’uomo solo una dimora temporanea, per essere infine distrutta in qualche futuro giorno di giudizio. Logicamente ne consegue che il proposito di Dio è che l’universo materiale, inclusa la terra, continui a esistere senza fine.

4. (a) Quale distinzione fece Pietro riguardo alla situazione esistente prima e dopo il Diluvio? (b) Che cosa fu fatto dal Diluvio?

4 Inoltre, l’apostolo Pietro fece una distinzione fra (1) i ‘cieli dei tempi antichi e la terra che era solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua’ e (2) “i cieli e la terra che sono ora”. (II Pietro 3:5, 7) Tuttavia, la terra che esisté prima del Diluvio è lo stesso pianeta che esiste ancora. È vero che il diluvio portò in effetti dei cambiamenti negli aspetti fisici della terra. Poiché non c’era più acqua in sospensione al di sopra della superficie della terra, questo influì sull’aspetto dell’universo visibile dal punto di vista dell’osservatore umano. Comunque, questi cambiamenti furono semplicemente effetti collaterali del Diluvio. Il suo scopo non fu di distruggere il pianeta letterale ma di distruggere la società umana empia fuori dell’arca. Per mezzo del diluvio, tutte le opere e le disposizioni edificate dalla società umana empia perirono.

5. Perché ci sia qualcosa che corrisponda al diluvio universale, cosa deve accadere nel giorno della resa dei conti?

5 Quindi, perché ci sia qualcosa che corrisponda al diluvio universale, tutto ciò che ha relazione con la società umana malvagia attuale deve perire, come se fosse consumato dal fuoco. Sì, l’intera struttura delle cose umane venuta all’esistenza dopo il Diluvio è stata riservata alla distruzione e al giorno del giudizio o della resa dei conti.

6. È letterale il “fuoco” per mezzo del quale finisce il vecchio ordine?

6 Che il “fuoco” sia qui usato in maniera rappresentativa della completezza della distruzione è confermato nel libro biblico di Rivelazione, dove il Signore Gesù Cristo è raffigurato come un re guerriero. Si dice che l’azione della sua battaglia lasci molti cadaveri sparsi sulla superficie della terra, perché siano consumati da uccelli necrofagi. (Rivelazione 19:15-18) Tale quadro non potrebbe essere adempiuto in nessun grado se questo pianeta dovesse essere letteralmente ridotto a un tizzone spento privo di vita.

7. Che cosa indicano le parole di II Pietro 3:10 circa la distruzione avvenire?

7 Or dunque, la raffigurazione di Pietro della distruzione della terra e dei cieli attuali si riferisce all’annientamento della società umana empia. I governi istituiti dagli uomini che hanno dominato sulla società umana come “cieli” scompariranno dall’esistenza. (Confronta Isaia 34:2-5; Michea 1:3, 4). Il suono che si produrrà quando si dissolveranno nella rovina, descritto come un “rumore sibilante” simile a quello del vapore che sfugge sotto pressione, aumenterà di intensità. Gli “elementi”, cioè lo spirito che spinge l’empio genere umano a pensare, predisporre, parlare e agire nella loro maniera che disonora Dio, saranno dissolti o ridotti a nulla. (Confronta Atti 9:1; Efesini 2:1-3). Questo significherà la fine per tutte le filosofie, le teorie, le intese e gli schemi che riflettono lo spirito del genere umano alienato dall’Altissimo. “La terra e le opere che sono in essa saranno scoperte” o esposte come meritevoli di distruzione. Non ci sarà scampo per nessun membro della società umana malvagia, la “terra”. (Confronta Genesi 11:1; Isaia 66:15, 16; Amos 9:1-3; Sofonia 1:12-18). Tutte le opere degli uomini illegali — sia le istituzioni e le organizzazioni che quanto è stato edificato in relazione con queste — saranno rivelate come disapprovate da Dio, per essere eliminate come rifiuti senza valore.

8. Poiché ogni parte del sistema attuale sarà distrutta, quale consiglio di Pietro dovremmo prendere a cuore?

8 Noi servitori di Dio vogliamo perciò vivere in una maniera tale da mostrare che crediamo realmente che ogni parte di questo sistema empio attuale perirà per sempre. Questo è ciò che l’apostolo Pietro ci esorta a fare, dicendo:

“Giacché tutte queste cose devono quindi esser dissolte, quale sorta di persone dovete essere voi in santi atti di condotta e opere di santa devozione, aspettando e tenendo bene in mente la presenza del giorno di Geova, per cui i cieli essendo infuocati saranno dissolti e gli elementi essendo intensamente caldi si fonderanno!” — II Pietro 3:11, 12.

9. Solo chi sopravvivrà alla distruzione avvenire, con la prospettiva di benedizioni eterne?

9 Quando ogni parte di questo sistema sarà dissolta dal ‘fuoco’ dell’ira di Dio espressa per mezzo del Signore Gesù Cristo, scamperanno solo le persone che avranno tenuto una condotta retta e che avranno mostrato santa devozione. La vera adorazione non è passiva, riflettendosi unicamente nella propria astinenza da certi errori. Mentre è essenziale mantenere la purezza morale e spirituale, abbiamo anche l’obbligo di dimostrare amore ai nostri simili e di essere disposti e desiderosi di appagare le loro necessità fisiche e spirituali. E questo contribuisce a una grande gioia, poiché “vi è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Atti 20:35.

AZIONI INDICANTI CHE RICONOSCIAMO L’AVVICINARSI DELLA FINE

10. A causa dell’appressarsi della “fine di ogni cosa”, quale ammonimento diede Pietro?

10 Le seguenti parole dell’apostolo Pietro ampliano ciò che dobbiamo fare in vista dell’appressarsi della “fine di ogni cosa”: “Siate di mente sana, perciò, e siate vigilanti in vista delle preghiere. Soprattutto, abbiate intenso amore gli uni per gli altri, perché l’amore copre una moltitudine di peccati. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza brontolii”. — I Pietro 4:7-9.

11. Per rimanere di “mente sana” che cosa si richiede?

11 In armonia con questo ammonimento, per rimanere moralmente puri o retti nella condotta e per essere attivi promuovendo il benessere spirituale di altri, dobbiamo essere di “mente sana”. Questo richiede che badiamo di non farci dominare dalle emozioni lasciando che ci facciano perdere l’equilibrio emotivo. È essenziale riconoscere le cose veramente importanti nella vita, avere un equilibrato senso di ciò che ha la precedenza. — Filippesi 1:9, 10.

12. (a) Perché è importante essere “vigilanti in vista delle preghiere”? (b) Come Pietro ne apprese l’importanza dalla sua propria esperienza?

12 Se vogliamo rimanere fedeli servitori di Dio, non possiamo sperar di riuscire con la nostra propria forza. Ci dobbiamo rivolgere a Geova Dio per aiuto, essendo “vigilanti in vista delle preghiere”. Dall’esperienza personale, l’apostolo Pietro aveva appreso l’importanza d’essere ‘vigilante’, di stare in guardia o di esser desto riguardo alle preghiere. Poco prima che Gesù Cristo fosse arrestato da una turba armata nel giardino di Getsemani, il Figlio di Dio aveva incoraggiato Pietro, Giacomo e Giovanni a pregare perché non cadessero vittime della tentazione. Comunque, tutt’e tre si addormentarono in questo tempo critico. (Matteo 26:36-46; Marco 14:32-42; Luca 22:39-46) Indebolito per il fatto che non era rimasto ‘vigilante’ riguardo alla preghiera, Pietro rinnegò poi Gesù Cristo tre volte. (Giovanni 18:17, 18, 25-27) Eppure in precedenza Pietro aveva dichiarato fiduciosamente: “Signore, sono pronto ad andare con te sia in prigione che alla morte”. (Luca 22:33) “Benché tutti gli altri inciampino riguardo a te, io non inciamperò mai!” — Matteo 26:33.

13. Cosa possiamo imparare dall’esperienza che Pietro ebbe quando mancò di ‘vigilare in vista delle preghiere’?

13 In ciò che accadde a Pietro è per noi una lezione essenziale. Può imprimere nella nostra mente il pericolo dell’eccessiva fiducia. A causa delle nostre limitazioni e debolezze, possiamo riuscire a resistere alla tentazione solo con l’aiuto divino. Perciò, continuiamo a pregare tenendo la mente e il cuore desti, cioè con incrollabile affetto verso Geova Dio e Gesù Cristo.

14. Quale dovrebbe essere il nostro motivo nell’adempimento della nostra responsabilità cristiana, e come questo è manifestato da come trattiamo i nostri conservi credenti?

14 Oltre a rimanere desti ed equilibrati riguardo alla nostra condizione di discepoli cristiani, facciamo bene a considerare se l’amore è il motivo che ci spinge ad agire per adempiere le nostre responsabilità. (I Corinti 13:1-3) L’apostolo Pietro esortò ad avere “intenso amore” per i nostri conservi credenti. Tale intenso amore lo mostriamo essendo pronti a perdonare. In tal caso non esageriamo le mancanze dei nostri fratelli né richiamiamo indebita attenzione sulle loro trasgressioni. Non andiamo in cerca di errori, mettendo le infrazioni di altri sotto la peggiore luce possibile. Concedendo così perdono, il nostro amore coprirà una moltitudine di peccati invece di esporli alla piena vista di altri.

15. Perché può essere necessario mostrare ospitalità, e con quale atteggiamento si dovrebbe offrire?

15 Anche la manifestazione di ospitalità è un’espressione di amore. Com’è bello quando condividiamo il nostro cibo e le nostre cose necessarie con altri, specialmente con quelli che ne hanno necessità! (Luca 14:12-14) Quando i conservi credenti perdono tutto a causa di disastri naturali o di persecuzione, questo può significare aprire loro la nostra casa per prolungati periodi di tempo. Ciò può essere per noi molto scomodo, e potremmo essere inclini a lamentarci per le straordinarie richieste di nostri beni ed energie. In tali tempi facciamo bene a guardarci dal brontolare se dobbiamo mostrare ospitalità ripetute volte, riconoscendo che questo è un ottimo modo in cui possiamo manifestare il nostro amore a quelli che Dio ama.

16, 17. (a) Come dovremmo considerare i doni che abbiamo? (b) Quale ottimo atteggiamento raccomandò e manifestò Paolo stesso?

16 Tutti abbiamo doni o doti che possiamo usare per il beneficio di altri. Che rimaniamo approvati servitori di Dio dipende dall’uso zelante e gioioso che faremo di questi doni. Saggiamente, eviteremo di paragonarci con altri. Questo può impedire che ci scoraggiamo quando vediamo che altri possono fare molto più di noi. D’altra parte non cederemo a nessun sentimento di superiorità quando in qualche campo di attività potremo fare più di altri. (Galati 6:3, 4) Notate ciò che disse l’apostolo Pietro: “Nella proporzione in cui ciascuno ha ricevuto un dono, usatelo, servendo gli uni gli altri, quali eccellenti economi dell’immeritata benignità di Dio espressa in vari modi”. (I Pietro 4:10) Conformemente, abbiamo la responsabilità di fare pieno uso di qualsiasi dono abbiamo. Per immeritata benignità di Dio siamo ciò che siamo e abbiamo ciò che abbiamo. Perciò, tutte le nostre energie, capacità e talenti possono essere considerati come doni che ci sono stati concessi per immeritata benignità di Geova, onde li usiamo per recare lode e onore all’Altissimo.

17 L’apostolo Paolo diede risalto al giusto atteggiamento per mezzo delle seguenti domande: “Chi ti fa differire da un altro? In realtà, che cosa hai che tu non abbia ricevuto? Se, ora, in realtà lo hai ricevuto, perché ti vanti come se non lo avessi ricevuto?” (I Corinti 4:7) Benché Paolo stesso potesse dire di aver “faticato più” di tutti gli altri apostoli, non ne attribuì il merito a se stesso, ma aggiunse: “non io, però, ma l’immeritata benignità di Dio che è in me”. — I Corinti 15:10.

18. In quale maniera dovremmo impiegare i nostri doni?

18 Come fedeli economi, vorremo interessarci per fare pieno uso dei doni che abbiamo, aiutando altri spiritualmente e materialmente. Anche la maniera in cui facciamo questo è molto importante. A questo riguardo, Pietro scrisse:

“Se uno parla, parli come se fossero i sacri oracoli di Dio; se uno serve, serva come dipendendo dalla forza che Dio fornisce; onde in ogni cosa Dio sia glorificato per mezzo di Gesù Cristo. La gloria e il potere sono suoi per i secoli dei secoli. Amen”. — I Pietro 4:11, NW.

19. Come possiamo glorificare Dio quando aiutiamo altri spiritualmente e materialmente?

19 Perciò, se aiutiamo spiritualmente altri, vorremo parlare in modo tale da mostrare che la fonte delle nostre parole di conforto e amore è Geova Dio. Quando ciò avviene, la nostra predicazione e il nostro insegnamento saranno edificanti e non genereranno sentimenti di inferiorità e vergogna in quelli che stiamo cercando di aiutare. Similmente, se diamo il nostro tempo e le nostre energie nel rendere aiuto fisico, vorremo confidare in Dio per la forza. Questo non darebbe risalto alle nostre proprie capacità ed esalterebbe l’impiego che Dio fa delle nostre capacità per operare il bene. In questo modo, sarà glorificato il nostro Padre celeste. (I Corinti 3:5-7) Poiché al Padre sono resi tali gloria e onore perché siamo discepoli del Figlio suo, Geova Dio è “glorificato per mezzo di Gesù Cristo”. Sì, l’Altissimo ci ha dato la capacità e la forza di fare il bene.

20. Perché dovremmo attendere la venuta del grande giorno di Geova, e quindi cosa dovremmo fare?

20 Impiegando il nostro tempo, i nostri beni e le nostre energie per aiutare altri, mostriamo di essere in uno stato di preparazione spirituale, pronti ad affrontare il grande giorno di Geova. Infatti, riconoscendo che il Signore Gesù Cristo potrebbe venire in qualsiasi tempo come esecutore della vendetta divina potremo essere incitati a rimanere spiritualmente svegli. Ecco perché vorremo tenere sempre presente la certezza della venuta del grande giorno di Geova. Siccome offrirà splendide opportunità a tutti i leali discepoli di Gesù Cristo, possiamo giustamente attenderlo con viva aspettazione. Il giorno di Geova significherà essere liberati per sempre dall’ingiustizia e dalle pressioni del sistema di cose attuale, per godere le benedizioni dei “nuovi cieli e nuova terra”. Com’è essenziale che teniamo “bene in mente” questo giorno, desiderandolo ardentemente! (II Pietro 3:12, 13) La nostra zelante partecipazione all’opera di far conoscere ad altri il proposito di Dio prova l’atteggiamento corretto. Mostra che siamo convinti che il giorno di Geova verrà e che altri hanno bisogno di conoscerlo e agire in armonia con questa essenziale conoscenza.

21. (a) Di che cosa possiamo essere sicuri riguardo alla promessa di Dio di “nuovi cieli e nuova terra”? (b) Come questo dovrebbe influire su di noi?

21 La promessa di Dio di “nuovi cieli e nuova terra”, dichiarata prima per mezzo del profeta Isaia, si compirà nel suo più pieno significato. (Isaia 65:17; 66:22) Un giusto governo retto da Gesù Cristo e da re-sacerdoti a lui associati sopra una società terrestre conforme alla legge divina deve divenire una realtà. (Rivelazione 5:9, 10; 20:6) La certezza di ciò può spronarci all’azione, spingendoci a fare tutto il possibile per essere fra quelli che parteciperanno alle risultanti benedizioni. L’apostolo Pietro ammonì: “Diletti, giacché aspettate queste cose, fate tutto il possibile per essere infine trovati da lui immacolati e senza difetto e in pace”. (II Pietro 3:14) Come servitori di Dio, la nostra preoccupazione è quella di essere approvati dal Signore Gesù Cristo, non avendo macchie o difetti dovuti ad atteggiamenti, modi di fare e azioni mondani. Vogliamo essere liberi dalla sozzura del peccato. Poiché il peccato infrange la nostra pace con Dio, solo rimanendo in uno stato in cui i nostri peccati possono essere espiati potremo esser trovati “in pace” alla venuta del suo grande giorno.

APPREZZIAMO LA PAZIENZA DIVINA

22. Perché non dovremmo divenire impazienti circa l’adempimento della promessa di Dio?

22 Mentre attendiamo giustamente i “nuovi cieli e nuova terra”, non vogliamo divenire impazienti circa l’adempimento della promessa. Il fatto che il grande giorno di Geova non venne molto tempo fa ha permesso la nostra propria salvezza. L’apostolo Pietro dichiarò:

“Considerate la pazienza del nostro Signore come salvezza, come il nostro diletto fratello Paolo pure vi scrisse secondo la sapienza datagli, parlando di queste cose come fa anche in tutte le sue lettere. In esse, comunque, vi sono alcune cose difficili a capirsi, che i non istruiti e gli instabili torcono, come fanno pure del resto delle Scritture, alla propria distruzione”. — II Pietro 3:15, 16.

23. (a) Perché non dovremmo approfittare della pazienza di Dio? (b) Come nel primo secolo alcuni non riconobbero la ragione della pazienza di Dio?

23 Come persone che apprezzano la pazienza di Geova, vorremo stare attenti a non approfittarne, giustificando una particolare condotta di egoismo in base alla supposizione che il grande giorno di Dio sia ancora molto lontano. Nel primo secolo E.V., ci furono credenti che evidentemente fecero questo. L’apostolo Pietro li descrisse come ‘non istruiti e instabili’, privi del chiaro intendimento della Parola di Dio e instabili riguardo alla dottrina e alla pratica cristiane. Questi cercarono perfino di usare dichiarazioni delle lettere dell’ispirato apostolo Paolo e altre parti delle Scritture per scusare la loro condotta errata. Può darsi che indicassero ciò che Paolo aveva scritto sull’esercizio della coscienza e sull’esser dichiarati giusti per mezzo della fede e non per mezzo delle opere della legge mosaica come qualcosa che consentisse libertà di azioni di ogni genere contrarie alla volontà di Dio. (Confronta Romani 3:5-8; 6:1; 7:4; 8:1, 2; Galati 3:10). Forse fecero uso errato di punti come i seguenti:

“Cristo ci rese liberi. Perciò state saldi e non vi fate confinare di nuovo in un giogo di schiavitù”. (Galati 5:1) “Ogni cosa mi è lecita”. (I Corinti 6:12) “Tutte le cose sono pure alle persone pure”. (Tito 1:15)

Comunque, non tennero conto che Paolo disse anche:

“Non usate questa libertà come un’occasione per la carne, ma per mezzo dell’amore fate gli schiavi gli uni agli altri. Poiché l’intera Legge è adempiuta in una sola parola, cioè: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. (Galati 5:13, 14) “Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. — I Corinti 10:24.

24. Perché dobbiamo guardarci dalle nostre compagnie anche dentro la congregazione?

24 Come nella congregazione del primo secolo, così oggi ci sono quelli che estenderebbero i limiti della libertà cristiana fino al punto di divenire schiavi del peccato. Perciò, facciamo bene a badare alle nostre compagnie, per non venire sotto un’influenza non salutare ed essere sviati. Richiamando l’attenzione su questo fatto l’apostolo Pietro scrisse: “Voi perciò, diletti, avendo questa anticipata conoscenza, state in guardia, affinché non siate trascinati con loro dall’errore delle persone che sfidano la legge e non cadiate dalla vostra propria saldezza”. — II Pietro 3:17.

FATE PROGRESSO COME CRISTIANI

25, 26. Dopo aver ottenuto la fede, che dovremmo fare in armonia con II Pietro 1:5-7?

25 Per evitar di perdere le benedizioni che Geova Dio ha in serbo per noi, dovremmo voler fare progresso nel modo di vivere e nell’attività cristiani. (II Pietro 3:18) Che facciamo ciò è in armonia con l’incoraggiamento dell’apostolo Pietro:

Sì, per questa stessa ragione, compiendo in risposta ogni premuroso sforzo, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi, alla padronanza di voi stessi la perseveranza, alla perseveranza la santa devozione, alla santa devozione l’affetto fraterno, all’affetto fraterno l’amore”. — II Pietro 1:5-7.

26 Per mezzo del Figlio suo, Geova Dio ci ha dato la capacità della fede. Quindi, in corrispondenza, o in conseguenza, di ciò che è stato fatto a nostro favore, dovremmo voler acquisire altre eccellenti qualità che diano prova che abbiamo fede genuina. Possiamo far questo lasciando che la Parola e lo spirito di Dio esercitino nella nostra vita tutto il loro vigore. (II Pietro 1:1-4) L’apostolo Pietro ammonì di ‘compiere ogni premuroso sforzo’, esercitandoci diligentemente con tutte le energie che abbiamo, cooperando nell’opera che il nostro Padre celeste compie per renderci cristiani completi. — Confronta I Corinti 3:6, 7; Giacomo 1:2-4.

27. Che significa che alla nostra fede si aggiunga la virtù?

27 Che aggiungiamo la virtù alla fede significa che ci sforziamo di essere persone di eccellenza morale a imitazione del nostro Esempio, Cristo. Tale virtù o eccellenza morale è una qualità positiva. Chi la possiede non solo si trattiene dal fare il male o dal causare danno ai suoi simili ma cerca anche di fare il bene, rispondendo positivamente alle necessità spirituali, fisiche ed emotive di altri.

28. Perché è importante crescere nella conoscenza?

28 L’eccellenza morale non può esistere separatamente dalla conoscenza. Abbiamo bisogno di conoscenza per distinguere il bene e il male. (Ebrei 5:14) È anche essenziale per valutare esattamente quanto il bene sia positivo se espresso in una data situazione. (Filippesi 1:9, 10) A differenza della credulità, che rende la conoscenza insignificante oppure le resiste, la fede che ha una base solida poggia sulla conoscenza e ne trae sempre beneficio. Se siamo dunque diligenti nell’applicare le Sacre Scritture, la nostra fede ne sarà rafforzata mentre continueremo a crescere nella conoscenza di Geova Dio e del Figlio suo.

29. (a) Perché la conoscenza è essenziale nel coltivare la padronanza di sé? (b) Che relazione c’è fra la padronanza di sé e la perseveranza?

29 Questa conoscenza serve a impedire che cediamo alle passioni peccaminose, divenendo smoderati e sfrenati nella condotta, o che in altri modi diveniamo colpevoli mancando gravemente di riflettere l’immagine divina nel nostro modo di pensare, parlare e agire. La conoscenza fa avere padronanza di sé, la capacità di frenare la propria persona, le proprie azioni e le proprie parole. Continuando a esercitare la padronanza di sé, si acquista l’essenziale qualità della perseveranza. La forza interiore che la perseveranza genera può anche aiutarci a resistere in modo da non cedere alle passioni peccaminose, facendo compromesso quando subiamo persecuzione o divenendo preoccupati delle cure quotidiane, dei piaceri o dei beni materiali. Questa perseveranza sorge dal confidare nell’Altissimo per avere forza e guida. — Confronta Filippesi 4:12, 13; Giacomo 1:5.

30. (a) Che cos’è la santa devozione, e come si manifesta? (b) Che cosa mostra che la devozione non può esistere separatamente dall’affetto fraterno?

30 La santa devozione o il senso della riverenza dovrebbe aggiungersi alla perseveranza. Tale atteggiamento distingue l’intera condotta del vero cristiano. Si manifesta con salutare riguardo e onore per il Creatore e con profondo rispetto e considerazione per i genitori o altri cui è dovuta la devozione. (I Timoteo 5:4) Senza affetto fraterno, comunque, la devozione non può esistere. L’apostolo Giovanni afferma:

“Se alcuno fa la dichiarazione: ‘Io amo Dio’, eppure odia il suo fratello, è bugiardo. Poiché chi non ama il suo fratello, che ha visto, non può amare Dio, che non ha visto”. (I Giovanni 4:20)

Chiunque si vantasse della propria riverenza e della propria devozione sarebbe ancora miseramente manchevole se non mostrasse ai suoi fratelli affetto, benignità e amicizia. Non possiamo essere calorosi verso Dio e freddi verso i nostri fratelli.

31. A chi si deve mostrare amore, e perché?

31 L’amore è la notevole qualità che dovrebbe essere specialmente evidente nella nostra vita. Questa specie di amore non si deve limitare ai nostri fratelli cristiani. Sebbene dobbiamo avere affetto per i nostri fratelli spirituali, si deve mostrare amore a tutto il genere umano. Questo amore non dipende dalla posizione morale dell’individuo. Dev’esser mostrato anche verso i nemici, esprimendosi particolarmente nel desiderio di aiutarli in modo spirituale. — Matteo 5:43-48.

32. Qual è il risultato quando applichiamo il consiglio di II Pietro 1:5-7?

32 Qual è il risultato quando alla fede si aggiungono virtù, conoscenza, padronanza di sé, perseveranza, santa devozione, affetto fraterno e amore? L’apostolo Pietro risponde: “Se queste cose esistono in voi e traboccano, v’impediranno d’essere inattivi o infruttuosi riguardo all’accurata conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo”. (II Pietro 1:8) Quindi non staremo fermi, inattivi, spiritualmente morti. Con le sante qualità dimoranti nei nostri cuori, essendo esse davvero parte di noi, saremo spinti a pensare, parlare e agire in una maniera approvata da Dio. (Confronta Luca 6:43-45). Allorché questo avverrà nel nostro caso, la venuta del Signore Gesù Cristo per assumere il pieno controllo delle attività della terra sarà l’inizio di benedizioni assai più grandi di quanto ora possiamo immaginare.

33-35. Quale beneficio si riceve vivendo come discepoli di Gesù Cristo?

33 Perciò, non diveniamo mai incuranti nella condotta o nell’assolvere le nostre responsabilità cristiane, inclusa l’essenziale opera di far conoscere ad altri il messaggio di Dio. Se abbiamo scelto di vivere come discepoli di Gesù Cristo, possiamo avere una coscienza pura e la sana compagnia di conservi credenti. Possiamo avere nei tempi di prova il rafforzante aiuto di Dio, e mentre mettiamo coscienziosamente in pratica i principi biblici la nostra relazione con altri migliorerà.

34 Non c’è aspetto della vita — nella casa, nel lavoro, nei nostri rapporti con le autorità governative di ogni livello — che non riceva un utile beneficio se cerchiamo di seguire la Parola di Dio. Saremo inoltre più consapevoli dell’importanza di impegnarci con tutto il cuore per raggiungere quanti più è possibile con il confortante messaggio della Bibbia. Proveremo grande felicità e un vero senso di soddisfazione appagando i bisogni dei nostri simili, specialmente i loro bisogni spirituali.

35 Prima di tutto, solo vivendo come veri discepoli di Gesù Cristo si può conseguire la promessa di un futuro eterno di vita felice. Certamente non vorremo perdere ciò che abbiamo guadagnato. Ogni giorno che passa ci trovi pronti per la venuta del nostro Signore col potere di un re completamente vittorioso. Solo allora potremo partecipare alla sconfinata gioia che deriverà dall’avere scelto di attenerci al nostro impegno di servire fedelmente Geova Dio.

[Domande per lo studio]